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E ceto imprenditoriale nel primo decennio repubblicano. Anticipazioni su un campione di ricerca
F. Ferratini Tosi, G. Grassi, M. Legnani,M. Maffeis, P. Pirzio, A. Zancanaro
Questo testo anticipa i risultati di un’indagine condotta su un campione di 1.245 imprenditori che, nel 1949 e /o nel 1953, hanno ricoperto le più alte cariche nelle maggiori società industriali e finanziario-creditizie. I dati hanno carattere parziale: le loro quantità e qualità consentono di fissare alcuni connotati tipologici del campione, non ancora di elaborare in modo sistematico ed esauriente i profili biografici individuali e quindi di formulare veri e propri ‘modelli di carriera’.
Pur nei limiti segnalati, il campione presenta motivi di sicuro interesse. Anzitutto per la sua ampiezza. I 1.245 personaggi censiti comprendono i presidenti, i vicepresidenti, gli amministratori delegati e i consiglieri delle società per azioni che nel 1949 e /o nel 1953 disponevano di un capitale sociale non inferiore a 1.500.000.000. Il numero delle Spa considerate è estremamente ridotto (72 nel 1949 e 175 nel 1953, rispettivamente lo 0,34 per cento e lo 0,72 del totale), ma la somma di capitale sociale da esse detenuto ammonta ad oltre il 65 per cento del totale generale per il 1949 e ad oltre il 72 per cento per il 1953. L’area societaria assunta come
base per la individuazione della dirigenza presenta quindi una notevole ampiezza; e, quel che più conta, si allarga ulteriormente, e sensibilmente, nell’intervallo tra le due rilevazioni.
La circostanza va almeno sommariamente commentata. Nel periodo tra le due guerre la parabola delle Spa riflette con buona approssimazione l’evolversi della congiuntura economica. Al forte incremento degli anni relativi alla prima guerra mondiale e all’immediato dopoguerra seguono la battuta d’arresto del 1922 e una ripresa a fasi alterne tra il 1923 e il 1930. I contraccolpi della crisi sono macroscopici. Nel quinquennio 1931-35, le Spa aumentano di numero (anche in forza delle disposizioni legislative che regolamentano il settore) ma il loro capitale complessivo si riduce drasticamente, da 50.852.000.000 a 44.095.000.000 calcolati in lire correnti. Il quinquennio 1936-41 è di deciso rilancio, in termini di numero (da 19.353 a 27.062) come di capitale (da44.805.000.000 a 67.785.000.000). Nel 1942 assistiamo a una brusca inversione di tendenza, che si inasprisce negli anni successivi1; nel
L ’indagine, coo rd inata da M assim o Legnani, ed e ffe ttu a ta con il con tribu to della Regione L om bard ia , rappresen ta uno sviluppo settoriale dello “ Schedario bio-bibliografico della classe d irigente dell’I ta lia repubblicana” , che l ’Istitu to nazionale per la storia del m ovim ento di liberazione in Ita lia ha in corso da tem po. Essa si p resenta quindi come una so rta di estrapolazione, con la conseguenza di so ttrarsi a quell’analisi com parata delle diverse com ponenti delle classi dirigenti che costituisce uno degli aspetti qualificanti dello “ Schedario” .1 Sulla cadu ta del num ero delle Spa influiscono anche alcuni provvedim enti quali: le agevolazioni fiscali concesse per lo scioglim ento di alcuni tipi di società; la fissazione di un capitale minim o di un m ilione per la costituzione delle Spa; l’in troduzione della figura delle società a responsabilità lim itata.
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1945 le Spa sono 19.077 per un capitale complessivo di 72.039.000.000 che, a lire perequate, è prossimo ai valori del 1938. Il 1946- 48 ha carattere di fase di assestamento, mentre dal 1949 le nuove costituzioni e, soprattutto, gli aumenti di capitale assumono un ritmo costante e accelerato. Il numero delle società passa, nel 1949-53, da 20.751 a 24.006 e il capitale da 811.697.000.000 a 1.926.081.000.000 (a lire perequate da87.164.000.000 a 92.857.000.000)2.
Gli anni prescelti per il rilevamento coincidono pertanto con la conclusione della riorganizzazione postbellica e l’ingresso nel ciclo espansivo che culminerà tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta. Pur evitando ogni meccanico parallelismo tra andamento delle Spa e indici economici complessivi, il raccordo tra i due fattori è tale da dilatare il significato del campione oltre l’ambito cronologico del rilevamento. Si può ragionevolmente ipotizzare che nel 1949-53 incominci ad assumere contorni precisi la dirigenza economica che sarà protagonista del successivo, nevralgico decennio. La correlazione tra andamento del quadro societario da un lato, distribuzione dei personaggi e delle cariche dall’altro risulterà quindi centrale per l’interpretazione dei risultati dell’indagine.
Non meno rilevante della sua ampiezza e rappresentatività è l’articolazione del campione. I 1.245 personaggi in esso compresi
sono costituiti — s’è detto — da imprenditori del settore industriale e finanziario privato e drizzato’ (ovvero a prevalente partecipazione statale). Questo campione, che chiameremo generale, è stato sottoposto a livelli di lettura differenziati, così da rendere evidenti le interrelazioni che presenta sia a livello imprenditoriale (rapporto tra imprenditori privati e imprenditori pubblici) sia verso l’esterno, nelle sedi sindacali (identificate con la Confindustria), come in quelle politiche (identificate con l’assunzione di cariche parlamentari). Per l’imprenditoria pubblica sono stati censiti i 197 dirigenti di tredici enti pubblici inclusi nei repertori dell’Assonime impiegati per il campione generale3; per le cariche sindacali sono stati considerati, da un lato, i presidenti e vicepresidenti delle associazioni territoriali e nazionali di categoria della Cgii e, dall’altro, i componenti della Giunta esecutiva della stessa Confindustria in carica nel 1947, 1952 e 19584; per le cariche politiche si sono estratti dal campione generale i membri del Parlamento, elettivi e no, sino alla seconda legislatura repubblicana compresa5. Pur registrando difformità di costruzione, i sottocampioni svolgono una funzione convergente: di verificare la presenza dei personaggi del campione generale al di fuori dell’ambito imprenditoriale stretta- mente privato (dirigenti degli enti pubblici) e /o al di fuori del campo esclusivamente professionale (cariche sindacali e politico-
2 C fr. F . C oppola D ’A nna, L e società p er azioni in Italia, in M inistero p e r la C ostituente , R app o rto della C om m issione econom ica, II, Industria , III, A ppend ice alla relazione (Q uestionari e m onogra fie ) , R om a, 1946; L e società italiane p er azioni al 31 dicem bre 1938, 1945, 1951, R om a, 1952, a cura dell’A ssociazione fra le società italiane per azioni (A ssonim e), dove sono indicati (pp. 6-7) anche i criteri seguiti per il calcolo delle perequazioni.3 A ssonim e, N otiz ie statistiche, ed. X V II (1949) e X V III (1953), che p rendono rispettivam ente in considerazione le 2.539 e le 6.154 Spa con capitale nom inale di alm eno 10.000.000 di lire.4 I dati sono estratti dagli A n n u a ri della C onfindustria agli anni indicati.5 Per un riferim ento generale cfr. Francesco B arto lo tta , P arlam enti e governi d 'Ita lia dal 1848 al 1970, R om a, Vito B ianco, 1971; per le notizie b iografiche e i diversi periodi: C am era dei fasci e delle corporazion i, A nnu a rio 1939- 1940, R om a, 1939; C am era dei depu ta ti, L a Consulta nazionale, R om a, 1948; A ssem blea C ostituente , A tt i - A ttiv ità dei depu ta ti, R om a, s .d .; I depu ta ti e senatori dei p rim o P arlam ento repubblicano, R om a, s . d I depu ta ti e senatori del p r im o Parlam ento repubblicano, R om a, La Navicella, 1949; C am era dei depu tati (Segretariato generale), A n nuario parlam entare 1956-1957 e successivi.
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parlamentari). L’esposizione dei dati dirà quanto questa scomposizione serva a meglio definire la dinamica di potere operante al- l’interno del campione generale.
Le indicazioni sull’ampiezza e le articolazioni del campione vanno infine riconsiderate alla luce della documentazione sinora raccolta e del trattamento cui è stata sottoposta. Le fonti e la letteratura disponibili sulle categorie oggetto dell’indagine non sono certo ricche di dati sistematici; d’altro canto il periodo prescelto impedisce di procedere tramite un questionario rivolto ai diretti interessati. Ci si è quindi rifatti a repertori, che solo in minima parte hanno carattere specialistico e che, in ogni caso, tendono ad assumere maggiore completezza negli anni successivi a quelli considerati6. Tutto ciò fa sì che la ricostruzione dei profili biografici individuali sia ancora lontana da una soddisfacente completezza, specialmente per quanto riguarda il retroterra familiare e sociale, che a ragione copre un ruolo preminente in molte indagini7. Non si troveranno pertanto in questa relazione contributi particolari sulle correlazioni tra estrazione sociale e mobilità imprenditoriale. Essi sono rinviati al completamento della ricerca. Si troverà invece — come effetto di una scelta già preannunciata — un approfondimento del rapporto società/
dirigenti. Esso è parso essenziale per impostare l’analisi del grado di ‘persistenza’ della dirigenza considerata e dei livelli di ‘concentrazione’ di poteri che essa realizza al proprio interno. È forse superfluo aggiungere che tali caratterizzazioni appaiono tanto più rilevanti quando si applicano a periodi che, come quello considerato, recano segni di importanti mutamenti sia nelle prospettive economiche che nell’assetto politico/istituzionale. Anticipando sulle conclusioni, si può affermare che preoccupazione centrale di questa fase del programma è stata quella (anche in armonia con la sede alla quale la relazione era destinata) di verificare quale tipo di dirigenza abbia governato il ‘cambiamento’ manifestatosi negli anni in questione.
Classificazione delle società e dei personaggi
Il quadro societario che è servito di base al censimento dei personaggi è riassunto dalla Tavola 1 (a p. 176).
Dalla tavola appare evidente come il limite di 1.500.000.000 di capitale sociale consenta non solo di includere nel campione le maggiori società, ma anche di riflettere la progressione che, nelTintervallo tra i due anni considerati, si registra in termini
6 Per i dati anagrafici essenziali e alcune notizie biografiche: L ’Italia e gli italiani d ’oggi, G enova, Il N uovo m ondo, 1947; C hi è, R om a, Scarano edizioni 1948, 1957, 1961; P anoram a biografico degli italiani d ’oggi, R om a, C urd o , 1956; W h o ’s W ho in Ita ly 1957 /58 , M ilano, Intercontinental Book & Publishing, 1958. Si tra tta di pubblicazioni che, per i loro criteri di com pilazione e per l’uso cui sono destinate , presentano cara ttere m olto vario e includono so p ra ttu tto personalità della cu ltu ra e dell’arte: rare sono in generale (tranne che nel W h o ’s W ho in Italy) le inform azioni sulle origini fam iliari e sullo sta to civile, nonché u n a datazione precisa che perm etta di ricostru ire cronologicam ente le varie fasi della carriera. Utili invece le segnalazioni inerenti la figura socio-culturale: opere edite, attività pubblicistica, partecipazioni a m issioni estere e convegni. P er l ’integrazione delle in form azioni nello specifico se tto re della dirigenza econom ica: I l chi è nella fin a n za italiana 1955, M ilano, Il M ercurio edito re , 1956; W h o ’s Who in the Italian E conom ie L ife , M ilano, C am era di com m ercio in ternazionale (Servizio inform azioni estero), 1959; A . Ferrari, P rofili, M ilano, tip . Pesa to ri, 1967; C hi è nella vita econom ica italiana p er il M E C 1967, M ilano, Nuova M ercurio, 1967. È sta to infine consulta to , per la ricostruzione di oltre c inquan ta biografie, l ’archivio del “C orriere della se ra” .7 C fr. per l’Italia so p ra ttu tto A lberto M artinelli, A nton io M . Chiesi e N ando D alla Chiesa, Ig ra n d i im prenditori italiani, M ilano, Feltrinelli, 1981, cap . II e per gli altri paesi A A .V V ., L e pa trona t de la seconde industrialisation, Paris, Les E ditions ouvrières, 1979.
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di capitale controllato. Calcolando il totale generale del capitale delle Spa si hanno, a lire perequate, 87.164.000.000 per il 1949 contro92.857.000.000 per il 1953, con un capitale medio che varia, tra i due anni, da 4.200.000 a3.900.000 e quindi con una contrazione proporzionale inferiore all’incremento del numero delle società (da 20.751 nel 1949a 24.006 nel 1953). Tuttavia quel che importa ai fini del nostro campione non è tanto la tendenza complessiva quanto il comportamento di alcuni specifici settori. La disaggregazione espressa dalla Tavola 2 (a p. 176) è indispensabile per intendere il significato del campione.
Si noti che la linea di evoluzione di ciascun settore è in parte occultata dalla aggregazione di componenti che seguono tra i due anni un cammino diverso. Ciò nonostante la mappa delle società censite si definisce secondo una gerarchia intersettoriale che sarà indispensabile tener presente per la lettura del campione dei personaggi.
La composizione dei consigli di amministrazione delle Spa indicate fornisce 1.245 nominativi (572 per il 1949 e 1.106 per il 1953). Di essi 139 (pari al 24,30 per cento di 572) sono presenti solo nel primo anno; 674 (pari al 60,94 per cento di 1.106) solo neU’ultimo. I personaggi che ricorrono in entrambi gli anni sono 433 (pari al 34,77 per cento del totale del campione). Se si considera che le cariche da ricoprire passano da 764 nel 1949 a 1.756 nel 1953, l’incremento dei personaggi risulta sensibilmente inferiore. Si può pertanto affermare che al maggiore aumento percentuale di capitale rispetto al numero delle società corrisponde un minore incremento dei personaggi rispetto ai posti (Tavola 3 a p. 177).
Il fenomeno di verticalizzazione nelle strutture societarie (Tavola 1) è pertanto accompagnato — e integrato — da un analogo processo di concentrazione delle funzioni dirigenti nelle mani di un gruppo proporzionalmente e progressivamente più ristretto di persone. Il rapporto persone/cariche, che è di 1,33 nel 1949, si alza a 1,58 nel 1953. An
che in questo caso, come già per le correlazioni tra numero delle Spa e loro capitale, è utile analizzare separatamente i singoli settori produttivi (cfr. Tavola 4 a p. 177).
Gli indici sinora illustrati ci inducono a ritenere che una delle caratterizzazioni principali del campione generale vada ricercata nella tendenziale ‘autoriproduzione’ dei dirigenti censiti. Per suffragare questa ipotesi si è cercato di decifrare la stratificazione interna al campione.
Pur consapevoli che qualsiasi classificazione degli imprenditori in base al loro livello di potere reale non può prescindere dalle ulteriori acquisizioni — biografiche, storiche, economiche — della ricerca, abbiamo isolato un livello alto ed un livello altissimo. Il primo è composto da tutti quei personaggi che, anche in uno soltanto dei due anni campione, abbiano ricoperto la carica di presidente, vicepresidente o amministratore delegato di una società, nonché da tutti coloro che, indipendentemente dal livello d’importanza (da presidente a semplice consigliere) abbiano ricoperto cariche in almeno due Spa contemporaneamente. In questo modo abbiamo inteso differenziare minimamente (e formalmente: non va dimenticato che si tratta di criteri puramente meccanici ed indicativi) gli imprenditori sia in base alla loro posizione gerarchica che all’estensione orizzontale delle loro funzioni dirigenti (la compresenza in due società rappresenta il livello minimo d’intreccio di poteri).
All’interno di questo “livello alto” (LA) dell’imprenditoria (che è risultato composto da 510 persone, pari al 40,96 per cento del totale) abbiamo considerato anche separata- mente la componente dei presidenti di società e quella dei personaggi presenti in almeno due Spa, per tentare di valutare quale delle due condizioni (elevatezza del potere o sua estensione) fosse più incidente come fattore di stabilità.
Il ristretto numero di personaggi sui quali i due parametri (presidenza di almeno una Spa
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e presenza con qualsiasi carica in almeno due) sono venuti a sovrapporsi è stato considerato come il “livello altissimo” , composto da 97 persone (7,79 per cento del totale), e trattato come campione a sé stante8 (cfr. la Tavola 5 a, p. 178).
Sull’insieme dei 1.245 personaggi la percentuale dei presenti in ambedue gli anni è del 34,77 per cento. Se la condizione dei singoli fosse ininfluente sulla loro permanenza in carica, la percentuale degli inamovibili di ciascuna categoria tenderebbe ad appiattirsi su quella media. Se ne discosta invece in misura nettissima: a parte l’altissimo 78,35 per cento di inamovibili del livello massimo, l’estensione orizzontale del potere sembra essere un fattore di stabilità più sicuro che non la carica di presidente.
Disaggregando le cifre in modo da eliminare le sovrapposizioni fra le tre categorie, e prendendo in considerazione anche il gruppo dei vicepresidenti (VP) e /o amministratori delegati (AD) non definiti da altre condizioni, la tendenza risulta molto più chiaramente dalla Tavola 5 b (a p. 178).
Va tenuto presente un fatto: dal momento che noi non seguiamo un gruppo di persone (e indirettamente di società) nella loro evoluzione dal 1949 al 1953, ma analizziamo la situazione del 1949 e quella del 1953 sulla base di un parametro esterno (il quorum minimo del miliardo e mezzo), che determina due campi d’indagine diversi, quella che definiamo ‘stabilità’ e che misuriamo con le nostre percentuali non è la semplice permanenza di un gruppo dirigente (e dei suoi livelli più elevati in particolare), quanto il grado di resi
stenza a tutti i fattori esterni che porterebbero ad un suo allargamento. La percentuale dei presenti in ambedue gli anni, infatti, non esclude solo i decaduti dal 1949 al 1953 (che sono solo 139, pari al 24,30 per cento dei presenti nel 1949), ma soprattutto i nuovi arrivati del 1953 (ben 674, pari al 60,94 per cento dei presenti nel 1953, e al 54,13 per cento dell’intero campione). Visto allora che il rapporto strutturale tra il 1949 ed il 1953 è di crescita e non di ricambio (le Spa passano da 72 a 175, ma una sola non sopravvive tra i due anni) la chiave di lettura delle percentuali di stabilità ai livelli alto e altissimo è quella del rapporto tra la loro fissità e l’allargamento della base societaria.
L’individuazione dei livelli alto e altissimo all’interno del campione generale conferma lo stretto parallelismo tra la verticalizzazione del sistema societario e quella delle gerarchie di potere nel senso della maggiore permanenza, nell’ordine, dei detentori di più d’una carica e dei detentori delle cariche più alte. A questo punto è necessario chiedersi — anche per attenuare la meccanicità di una valutazione puramente statistica — quale sia il corrispondente comportamento dei sottocampioni e in quale relazione si ponga con il campione generale.
Dirigenti pubblici. Il sottocampione comprende, come si è anticipato, i personaggi di 13 enti, 12 dei quali operanti nel settore fi- nanziario-creditizio e in quello estrattivo. A differenza che nel settore privato, il gruppo delle aziende pubbliche9 rimane invariato in ambedue gli anni del rilevamento, il che assi-
8 L ’appartenenza al ‘livello a lto ’ o a quello ‘altissim o’ è sta ta stab ilita in m aniera indipendente dal fa tto che quella condizione si fosse verificata nell’uno o nell’a ltro dei due anni, o in am bedue: le percentuali di stabilità, quindi, non im plicano necessariam ente il m antenim ento dello sta tus in base al quale il personaggio è classificato.9 Si tra tta di: Banca d ’Italia , Banco di N apoli, Istitu to San P ao lo di T orino , M onte dei Paschi di Siena, Banco di Sicilia, B anca nazionale del lavoro , Ina, Iri, Im i, Istitu to di credito delle Casse di risparm io italiane, C onsorzio di credito per le opere pubbliche e di pubblica u tilità , A m m i. P er la identificazione di questi en ti, o ltre al Rdl 12 m arzo 1936, n. 375, “ Disposizioni per la difesa del risparm io e per la disciplina della funzione creditizia” , c fr. 1 m odelli organizzatori degli en ti pubblici, a cura di D. C ori e F .P . Pugliese, M ilano, Ciriec, 1977.
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cura piena omogeneità ai raffronti inerenti sia alla posizione gerarchica e alla continuità in carica dei personaggi, sia alle variazioni nel rapporto tra l’area pubblica e la dinamica, che invece è molto accentuata (in termini di incremento delle unità amministrative e dei posti disponibili), delle Spa private. I personaggi così selezionati sono 197 (137 per il 1949 e 135 per il 1953). Di essi 62 (pari al 69,54 per cento di 137) sono presenti solo nel 1949 e 60 (pari al 44,44 per cento di 135) solo nel 1953. La continuità 1949-53 è pertanto rappresentata da 75 personaggi, pari al 38,07 per cento del sottocampione. La classificazione per livelli in analogia al trattamento del campione generale fornisce i prospetti illustrati nelle Tavole 6 a e 6 b (p. 178 e 179).
Dei 197 amministratori pubblici, 62 (31,47 per cento) risultano ricoprire cariche anche nelle Spa del campione generale. Il gruppo, numericamente esiguo ma molto significativo per la sua composizione, è stato analizzato sia in rapporto al campione generale (vedi Tavola 9) per identificare i modi di contatto tra le due aree, sia a sé stante per verificare la struttura gerarchica e il grado di continuità dei personaggi in esso compresi (cfr. Tavola 7, p. 179).
Si è quindi proceduto ad una ulteriore scomposizione del sottocampione, estraendo da esso quanti ricoprono cariche esclusiva- mente negli enti pubblici e che pertanto potremmo definire amministratori pubblici ‘puri’. Sono in totale 135 (pari al 68,52 per cento del sottocampione). La loro stratificazione mette in evidenza, come dato centrale,
il quasi totale appiattimento di questo gruppo sul livello minimo della scala gerarchica imprenditoriale: ben 120 dei 135 amministratori che limitano la loro attività agli enti pubblici ricoprono, aH’interno di questi, la carica di semplice consigliere d ’amministrazione.
Sindacalisti. Il sottocampione è formato dai membri, in carica nel 1949 e 1953, della Giunta esecutiva della Confindustria e dai presidenti e vicepresidenti delle associazioni territoriali e nazionali di categoria aderenti alla stessa Confindustria compresi nel campione generale. Essi sono 8410.
La coincidenza tra cariche sindacali e alta imprenditoria è quindi numericamente esigua (7,22 per cento). Essa si qualifica però sotto altri aspetti: particolarmente per ciò che riguarda i dirigenti nazionali della Confindustria l’intreccio avviene nelle zone più alte del potere, ed è anzi in netta progressione quanto più si sale.
Sul gruppo dei 33 alti imprenditori presenti nel 1949-53 nella Giunta esecutiva della Confindustria si concentrano tutti i valori massimi della scala gerarchica e della estensione di potere: oltre T81 per cento di essi appartiene al livello alto, oltre il 75 per cento è presente in ambedue gli anni, il 36,36 per cento è presidente di Spa. Anche le strutture locali e di categoria del sindacato padronale sono, con tutta evidenza, collegate non ai livelli medi dell’imprenditoria ma ai suoi vertici: i 51 presidenti e vicepresidenti di queste associazioni che si trovano nel nostro campione generale
10 U na verifica condo tta su un arco tem porale più am pio e nell’am bito della sola G iun ta esecutiva dà, sulla con tinu ità in carica e sulla classificazione dei m em bri, i seguenti risu ltati: escludendo il 1946, anno ch iaram ente di transizione e di assestam ento (su 52 m em bri ben 17, pari al 32 ,69% , non sono più presenti l ’anno successivo), i 526 posti com plessivi degli anni 1947-1960 (11) sono coperti da 170 nom inativ i, con un rap p o rto p e rso n e /c a ric h e di 3,09. A loro volta, 22 dei 170 sono presenti in tu tto il periodo e pur rappresen tando solo il 12,94% dei nom inativi coprono il 29,27% dei posti. Si tra t ta perciò di un gruppo in qualche m odo assim ilabile al ‘livello a lto ’ del cam pione generale. Così com e al ‘livello altissim o’ possono essere assim ilati i com ponenti del Consiglio di presidenza (che sono anche m em bri di d iritto della G iunta). I 120 posti complessivi del 1947-1960 sono coperti d a 36 persone, con un rap p o rto p e rso n e /ca rich e di 3,36. Il m assim o organo dirigente del sindacato p ad ronale m ostra pertan to , e in g rado fo rtem ente accentuato , u n a tendenza ‘au to rip ro d u ttiv a’ analoga a quella risco n tra ta per il cam pione generale.
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si collocano, secondo la classificazione che abbiamo seguito, in posizioni imprenditoriali di livello alto. Se poi si considera che anche la gran maggioranza dei dirigenti nazionali (26 su 31) detiene contemporaneamente cariche locali o di categoria, si ha una misura della compattezza con cui questo ristretto, selezio- natissimo gruppo di grandi industriali è presente ed attivo in tutte le articolazioni dell’organizzazione sindacale.
Un’ultima notazione riguarda l’eccezionale grado di continuità e di chiusura di questo gruppo, che è con tutta evidenza emanazione del nucleo più stabile e solido dell’alta imprenditoria: gli indici della decadenza e del rinnovamento (presenze nel solo 1949 e nel solo 1953) sono, per i nazionali, di tre e di due volte più bassi dei minimi degli altri sottocampioni, con valori che delineano quasi (pur con l’approssimazione dovuta al breve intervallo di tempo considerato) una casta immobile, in cui l’elevato ed esteso potere economico e la presenza nelle strutture confederali interagiscono rafforzandosi e stabilizzandosi a vicenda.
Politici. Diversa dai precedenti è la natura del sottocampione dei politici. Mentre per i dirigenti degli enti pubblici e della Confindu- stria si sono calcolati distintamente e il sottocampione nel suo complesso e la quota di esso rientrante nel campione generale, i politici sono forniti esclusivamente dal campione generale, estraendone i personaggi che in precedenza e /o nel 1949-53 hanno ricoperto cariche parlamentari. Non si affronta quindi il problema di quanti parlamentari abbiano qualifiche professionali di tipo imprenditoriale, ma solo quello di appurare se i parlamentari presenti nel campione generale manifestino comportamenti diversi da quelli del campione generale medesimo. Il gruppo così 11
costruito comprende 101 persone. Tolti 12 dirigenti pubblici e 2 direttori generali, esso scende a 87, pari al 6,98 per cento del campione generale. La ripartizione per periodi di attività politica è illustrata dalla Tavola 8 (a p. 179).
A ciascun personaggio è stata attribuita una sola qualifica, relativa all’ultimo periodo di attività politica, tranne che per i due gruppi principali (fascisti e politicamente attivi nel periodo 1949-53), a cui sono stati ricondotti anche i personaggi che hanno esteso la propria attività su un arco di tempo più lungo (operazione giustificata dalla peculiarità, ai fini della nostra ricerca, di questi due particolari campioni, e dal fatto che non c’è in pratica, tra loro, alcuna coincidenza: solo due personaggi su 39 passano dalla Camera fascista a quella repubblicana, e sono stati considerati fascisti).
Dal punto di vista statistico sono stati presi comunque in considerazione soltanto il gruppo b), parlamentari fascisti, e il gruppo c), parlamentari repubblicani (ricercando per questi ultimi non la meccanica coincidenza cronologica tra il mandato parlamentare e la posizione imprenditoriale nel 1949-53, quanto la connessione sostanziale e di fatto, nel periodo considerato, della dimensione politica e di quella economica della loro attività). La distribuzione dei parlamentari repubblicani del gruppo c) per partito vede al primo posto la De (13 rappresentanti), seguita dal Pii (12) e dal Gruppo misto (4)u .
Il comportamento dei gruppi b) e c) nel loro rapporto con la sfera imprenditoriale è radicalmente diverso.
Coloro che siedono nel Parlamento repubblicano e contemporaneamente nel Consiglio d ’amministrazione di qualche grossa impresa non si presentano come una fascia imprenditoriale particolarmente compatta o eminen-
11 Gli altri partiti sono così rappresen tati: Pei 2; P ri, P da, P siup , U dn 1; consultori non m em bri di p a rtito 2.
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te, ma (per quanto risulta dai nostri parametri, e fatte salve singole eccezioni) come una categoria sostanzialmente intermedia sia per quanto riguarda la continuità che la posizione gerarchica nel mondo industriale, confermando una volta di più come la rappresentatività politica di quest’ultimo non passi attraverso le istituzioni parlamentari.
Ben diverso il rapporto organico che il regime fascista attraverso l’ordinamento corporativo stabiliva con la dirigenza economica, e che si riflette fortemente sul gruppo di coloro che, pur occupando già durante il ventennio posizioni politiche a livello nazionale, si ritrovano anche nel 1949-53 negli strati più alti e più stabili del potere economico. Su questa fascia di personaggi (che tra l’altro, nonostante l’alta età media, la già lunga carriera e la rottura istituzionale, supera anche numericamente quella dei parlamentari repubblicani), si addensano valori altissimi di continuità e di scala gerarchica, secondi soltanto a quelli degli imprenditori- sindacalisti: ben il 35,89 per cento di essi, ad esempio, sono presidenti di società, il 28,20 per cento appartengono al livello altissimo della dirigenza e il 58,97 per cento sono presenti in ambedue gli anni.
Il riepilogo dei confronti tra campione generale e sottocampioni è illustrato nella Tavola 9 (a p. 180).
Indicazioni biografiche
L’attuale stato di avanzamento della ricerca non consente ancora la redazione di profili biografici sufficientemente completi e generalizzati da poter essere tradotti in ‘modelli di carriera’. Solo su alcune voci i dati raccolti sono significativi e li riferiamo sottolineando la parzialità delle indicazioni che da essi provengono.
Per la distribuzione geografica delle nascite i dati riguardano il 29,79 per cento del campione. Gli imprenditori nati nelle provin
ce settentrionali sono il 56,02 per cento (di cui il 62,6 per cento in capoluoghi); nelle province centrali il 21,46 per cento (di cui il 79,26 per cento nei capoluoghi); nelle province meridionali e insulari il 19,89 per cento (di cui il 55,26 per cento nei capoluoghi di provincia). Infine i nati in paesi stranieri sono 10. Vale notare che le regioni di nord- ovest (Piemonte, Liguria, Lombardia) rappresentano da sole il 78,50 per cento del totale settentrionale e il 45,16 per cento del totale generale.
La distribuzione geografica delle nascite varia sensibilmente nel sottocampione dirigenti pubblici, ‘misti’ e ‘puri’, registrando un aumento dell’origine meridionale e della somma centro-sud sul totale.
Per quanto riguarda i dirigenti attivi anche in Spa private, la provenienza risulta così ripartita: Italia settentrionale 36,58 per cento (di cui il 66,66 per cento in capoluoghi), Italia centrale 19,51 per cento (di cui il 62,50 per cento in capoluoghi), Italia meridionale e insulare 41,46 per cento (di cui il 47,05 per cento nei capoluoghi di provincia).
Tra gli amministratori ‘puri’ si registra un ulteriore spostamento verso il centro-sud della località di nascita, come qui di seguito risulta: Italia settentrionale 32,60 per cento (di cui il 60,00 per cento nei capoluoghi), Italia centrale 30,43 per cento (di cui il 64,28 nei capoluoghi), Italia meridionale e insulare 36,95 per cento (di cui il 32,94 nei capoluoghi di provincia).
Per quanto riguarda le età, mentre il campione generale, pur con l’ingresso nel 1953 del 60,94 per cento di nuovi personaggi, mantiene nei due anni una media di 58, i sottocampioni presentano le variazioni illustrate nella Tavola 10 (a p. 180). Si nota in linea generale per tutti i sottocampioni la correlazione tra l’età e la persistenza in carica.
Quanto ai titoli di studio, i laureati nel campione generale sono 776 (pari al 62,32 per cento del totale e all’84,34 per cento di coloro il cui titolo di studio è stato a tu tt’oggi
Il ceto imprenditoriale nel primo decennio repubblicano 173
verificato). I laureati il cui titolo sia specificato sono 606, pari al 78,09 per cento del totale dei laureati. La graduatoria dei tipi di laurea è riportata nella Tavola 11 a p. 18012
Interessante è a questo punto rilevare le variazioni che si manifestano nei sottocampioni dirigenti pubblici (‘misti’ e ‘puri’) e politici, per quanto riguarda la graduatoria tra i principali tipi di laurea. A differenza di quanto avviene per il campione generale si rileva (Tavola 12) il prevalere delle lauree nelle materie giuridiche ed economiche rispetto a quelle tecnico-scientifiche.
A queste indicazioni si può aggiungere, per il campione generale, l’individuazione di 95 ‘nobili’ (7,63 per cento del totale) e di 114 ‘professori’; di questi ultimi solo per 58 (4,65 per cento del campione) è specificata la qualifica di docente universitario.
Prime conclusioni e ipotesi interpretative
Se assumiamo gli anni 1949-53 come punto di passaggio dell’economia italiana dalla fase di ricostruzione/riorganizzazione a quella di espansione, non sembra dubbio che all’allargamento della base produttiva corrisponda la stabilizzazione di gruppi di comando che, ai livelli più alti di intreccio delle cariche, manifestano notevoli propensioni oligarchiche e crescente estensione delle proprie capacità di controllo.
È un fattore che, sia pur riferito a un campione e a un periodo limitati, condiziona fortemente quell’immagine di “industrializza
zione di massa” che molta letteratura storica ed economica attribuisce agli anni cinquanta e sessanta. Ma la stabilizzazione cui si è accennato in quale misura è frutto degli assetti postbellici e sin dove eredita comportamenti precedenti? Le risposte che si possono formulare non sono esaurienti, ma, quanto meno alcune di esse, largamente orientative. Va anzitutto osservato che i mutamenti politicoistituzionali conseguenti al passaggio dal regime fascista al regime repubblicano appaiono sostanzialmente ininfluenti. La smentita prodotta dal fatto che solo due imprenditori su 39 trasmigrano dalle camere fasciste a quelle repubblicane è solo apparente. In realtà la percentuale dei dirigenti che accedono alle cariche parlamentari resta esigua, a conferma del ‘disimpegno’ del ceto imprenditoriale dalle istituzioni rappresentative. Semmai è opportuno notare che, sia pure di poco, i parlamentari fascisti superano per quantità, nonostante lo scarto degli anni, i parlamentari repubblicani: segno evidente del minore interesse suscitato negli imprenditori dai modi di rappresentanza del nuovo regime rispetto a quelli del precedente. L’esilità delle cifre complessive sulla presenza in Parlamento di industriali e finanzieri è del resto una costante della vita italiana dall’Unità in poi13. Tale presa di distanza viene esplicitamente teorizzata, nel periodo in questione, dalla dirigenza del sindacato padronale, che identifica il proprio compito nel sottrarre il mondo dell’economia al mondo della politica14. Sono, queste, posizioni che debbono indurci a considerare con particola-
12 O ltre a quelli ripo rta ti nella tavola risultano: 5 laureati in agraria , 4 in lettere, 2 in m atem atica, 2 in fisica, 1 in scienze natu ra li, 1 in arch ite ttu ra .13 Nella C am era dei depu ta ti p refascista gli onorevoli designati com e “industriali, finanzieri, banch ieri” non avevano mai superato il 3,17% dell’assem blea (lim ite raggiunto nel 1900-1913). Nella C am era repubblicana la categoria resta m ediam ente al di so tto delle percentuali precedenti. È tu ttav ia interessante no tare com e per i parlam en tari non eletti (Senato del Regno), m entre nel periodo 1860-1924 gli industriali, finanzieri e banchieri superano di poco l’ l% , in periodo fascista raggiungono il 3% (elaborazioni sui dati degli A n n u a ri parlam entari).14 C fr. M assim o Legnani, L ’utopia grande-borghese. L ’associazionism o padronale tra ricostruzione e repubblica , in A A .V V . G li anni della C ostituente. Strategie dei governi e delle classi sociali, M ilano, Feltrinelli, 1983, pp . 129-226.
174 F. Ferratini Tosi, G. Grassi, M. Legnarli, M. Maffeis, P. Pirzio, A. Zancanaro
re attenzione il fenomeno dell’associazionismo padronale e dunque il grado di rappresentatività della Confindustria rispetto all’insieme del ceto imprenditoriale.
Due elementi appaiono particolarmente significativi anche per la loro concomitanza. Con il 1947 gli organi centrali della Confindustria ‘recuperano’ gran parte dei personaggi che — è da supporre anche per i ruoli preminenti coperti sotto il fascismo — erano rimasti in ombra all’atto della rifondazione della confederazione; e, soprattutto, gli stessi organi centrali esasperano la stretta correlazione tra i loro membri di più lunga permanenza e le cariche societarie da questi ricoperte.
L’immagine che se ne ricava ricalca quella suggerita dal rapporto, nell’imprenditoria privata, tra persone e cariche: accanto ad una fascia esterna relativamente mobile, è presente un nucleo interno fortemente omogeneo e persistente. Solo la possibilità di condurre comparazioni omogenee con altri campioni (partiti, sindacati, assemblee elettive)15, ci dirà sin dove l’associazionismo padronale accentui la tendenza alla verticalizzazione.
Diverso è il problema posto dall’accostamento tra l’area dell’imprenditoria privata e quella pubblica. Anche in questo caso è difficile oltrepassare la soglia delle ipotesi. Non è tuttavia casuale che l’impatto tra i due campioni si realizzi soprattutto sul terreno delle finanziarie, ovvero del controllo del credito, luogo di elezione della ‘spartizione concorrenziale’ tra le due aree.
Il fatto che gli indici di stabilità degli am
ministratori pubblici salgano per quella quota di essi che ricopre cariche anche in società private sottolinea una doppia legittimazione — pubblica/privata — di potere che, quanto meno nel periodo considerato, può difficilmente essere interpretata come penalizzazione del capitale privato. Ma è evidente che solo la disponibilità di informazioni complessive sui rapporti tra imprenditoria privata e apparati pubblici politici e amministrativi, sull’intreccio tra pratiche di governo a livello burocratico e pressioni del mondo imprenditoriale sulla classe politica, potranno fornire una chiave interpretativa sufficientemente fondata16.
Certo la presenza dei dirigenti pubblici contribuisce a rimodellare il retroterra del ceto imprenditoriale specialmente per quanto riguarda la sua provenienza geografica. La percentuale di 19,89 dirigenti nati al sud supera di gran lunga non solo i dati relativi al periodo prerepubblicano, ma anche quelli della metà degli anni settanta17. In ogni caso il valore indicativo di questo dato resta labile (e anche deviarne) se non è riportato alla struttura di potere complessivo entro la quale questa dirigenza opera. Di più sicuro interesse orientativo sono invece i dati relativi alle lauree e alle fasce d’età. Nel primo caso si può concludere che il 1949-53 si inserisce armonicamente entro un percorso secolare che vede, nella prima parte, la prevalenza nettissima delle lauree tecnico-scientifiche (gli ingegneri sono il 56 per cento sino alla seconda guerra mondiale, il 50 nel 1949-53, il 35 nel 1973)18 e nella seconda raffermarsi prima delle specializzazioni giuridiche (nei tre casi
15 Per quan to riguarda il Pei cfr. I l P artito com unista italiano. S tru ttu ra e storia d e ll’organizzazione 1921-1979, M ilano, “ A nnali della Fondazione G. Feltrinelli” , a. X X I, 1981, M ilano, Feltrinelli, 1982, e, ivi, G ianni Ferran te , In terscam bio di dirigenti tra p artito e sindacato.16 Dalla le tte ra tu ra disponibile, quale Joseph La P alom bara , Clientele e parentele. S tud io su i gruppi d i interesse in Italia, M ilano, C om unità , 1967, si possono ricavare solo indicazioni generiche ed episodiche.17 A. M artinelli, A .M . Chiesi, N . D alla Chiesa, Ig ra n d i im prenditori italiani, c it . , d à u n a percentuale per il 1973 del 12,7.18 Per il prim o e terzo rilevam ento vedi A. M artinelli, A .M . Chiesi, N . D alla Chiesa, op. c it., capp. I e II.
Il ceto imprenditoriale nel primo decennio repubblicano 175
sopra richiamati i laureati in legge passano dal 21 al 28, al 20 per cento), poi di quelle economico-commerciali (le lauree in economia passano dal 6 al 32 per cento)19. Il fenomeno che queste cifre richiamano è tipico di tutte le società industriali nel corso del processo di trasformazione delle gestioni aziendali. Riguardo all’Italia si può solo osservare che esso manifesta ‘ritardi’ che riflettono la diversità della struttura sociale complessiva.
Quanto ai dati sulle fasce di età la tendenza che essi rivelano è chiaramente collegata a quanto osservato sulle persistenze. L’età media del campione generale resta invariata nel 1949 e nel 1953, nonostante l’ingresso di un consistente numero di nuovi amministratori (60,94 per cento sui presenti nel 1953). Il fatto che il conseguente ‘invecchiamento’ non sia incidentale è dimostrato dalla sua maggiore accentuazione nel sottocampione il quale, come abbiamo visto, mostra i più alti indici di stabilità: quello della dirigenza centrale della Confindustria (la cui età media passa da 55 anni nel 1949 a 58 nel 1953). Il problema di
stabilire in qual misura su questi livelli incida la lunghezza delle carriere resta aperto (e qui solo le biografie potranno fornire risposte concludenti), ma è indubbio che per molta parte il fenomeno è determinato dalle alte percentuali delle permanenze in carica.
Si può pertanto concludere che se nel passaggio dagli anni quaranta agli anni cinquanta l’imprenditoria italiana mostra segni di modificazioni rispetto all’immagine tradizionale (peso crescente del titolo di studio, più equilibrata distribuzione geografica della sua provenienza, maggiore incidenza della carriera rispetto alla ereditarietà dettata dall’origine sociale), il carattere più proprio che essa rivela e quello di una sempre più rigida gerarchia nella distribuzione del potere al suo interno come risultante, insieme, delle scelte relative alla struttura economica e del suo atteggiamento nei confronti delle altre componenti delle categorie dirigenti.
F. Ferratini Tosi, G. Grassi, M. Legnani, M . M affeis,P. Pirzio, A . Zancanaro.
19 Iv i, p. 70, tabella 8.
176 F. Ferratini Tosi, G. Grassi, M. Legnani, M. Maffeis, P. Pirzio, A. Zancanaro
Tavola 1 - Spa del campione: valori assoluti e percentuali sul totale
1949 1953 1953/49
Valori assoluti % Valori assoluti °7o %
n. 72 0,34 175 0,72 +143,05cap. 530.913.000.000 65,40 1.395.819.000.000 72,46 +162,90
Fonti: E laborazione su dati A ssonim e, N otiz ie sta tistiche, ed. XVII (1949) e X V III (1953) e L e società italiane per azion i al 1938, 1945, 1951, cit.
Tavola 2 - Distribuzione delle Spa del campione per settore
Settori1949 1953 1953/49
N. Capitale N. Capitale N. Capitale
ì. Elettricità gas acquedotti 23 253.613.000.000 39 496.135.754.900 + 69,56% + 95,62%2. Estrattive 2 5.500.000.000 5 19.076.000.000 + 150,00% + 246,85%3. Metallurgia siderurgia 6 27.040.505.000 11 65.987.500.000 4- 83,33% + 144,03%4. Meccanica 7 25.675.000.000 19 103.620.000.000 + 171,42% + 274,41%5. Chimica 6 60.838.980.000 31 203.058.500.000 + 416,66% + 233,76%6. Tessili abbigliamento 5 18.800.000.000 15 75.530.000.000 + 200,00% + 301,75%7. Costruzioni edili e mate
riali 1 4.000.000.000 4 16.785.000.000 + 300,00% + 319,62%8. Carta e stampa — 1 9.600.000 — —
9. Gomma 1 10.000.000.000 3 24.300.000.000 + 200,00% + 143,00%10. Alimentari 2 5.400.000.000 4 15.733.593.750 + 100,00% + 191,36%11. Spettacolo — — 2 5.100.000.000 — —12. Comunicazioni telefoni
che 5 19.000.000.000 6 69.160.000.000 + 20,00% + 264,00%13. Varie 2 6.500.000.000 5 15.014.500.000 + 150,00% + 130,99%14. Assicurazioni banche fi
nanziarie immobiliari 11 89.846.000.000 26 267.218.585.000 + 136,36% + 197,41%15. Alberghi commercio 1 2.700.000.000 4 9.500.000.000 + 300,00% + 251,85%
72 530.913.485.000 175 1.395.819.433.450 media: media:+ 176,71% + 214,97%
Fonte: E laborazione su dati A ssonim e, N o tiz ie statistiche, cit.N ota: I prim i 13 settori riguardano la p roduzione industriale; nelle “ varie” sono com prese: A litalia, Bonifiche sarde, Ferrovie N ord M ilano, Fondiaria agricola industriale, M arittim a nazionale. P er il raggruppam ento in settori non si è seguita la ripartizione A ssonim e bensì, perché più analitica, quella dell’A n n u a rio C on/industria , 1956, con le seguenti piccole m odifiche: i m arm i sono sta ti passati dalle estrattive ai m ateriali da costruzione; legno e sughero da settore au tonom o ai m ateriali da costruzione; gas da settore au tonom o al g ruppo 1 (energia); l’industria c inem atografica da settore au tonom o al settore spettacolo (che include la RA I); il gruppo 14 (finanza , credito , assicurazioni, im m obiliari) aggiunto in quan to non industriale; il gruppo 15 fo rm ato dall’accorpam ento di un so ttose tto re C onfin- dustria ad uno esterno (com m ercio).
Il ceto imprenditoriale nel primo decennio repubblicano 177
T a v o l a 3 - Numero, capitale, cariche e persone delle Spa: variazioni percentuali
Spa 1949 1953 % (1953/49)
N u m e r o 7 2 175 + 1 4 3 ,0 5
C a p i t a l e 5 3 0 .9 1 3 .0 0 0 .0 0 0 1 .3 9 5 .8 1 9 .0 0 0 .0 0 0 + 1 6 2 ,9 0
C a r ic h e 7 6 4 1 .7 5 6 + 1 2 9 , 8 4
P e r s o n e 5 7 2 1 .1 0 6 + 9 3 ,3 5
Fonte: E laborazione su dati N o tiz ie statistiche, cit.
T a v o l a 4 - Rapporto presenze-cariche-società-capitali per anno e per settore
1949 1953 1953/49
NA % T P /C NA % T P /C % NA °7o Spa °7o Cap.
ì. Elettricità gas acquedotti 201 29,42 1,33 294 20,10 1,54 + 46,26 + 69,56 + 95,622. Estrattive 17 2,63 1 48 3,28 1,02 +166,66 + 150,00 + 246,853. Metallurgia siderurgia 52 7,61 1,01 97 6,63 1,13 + 86,53 + 83,33 +144,034. Meccanica 64 9,37 1,03 145 9,91 1,20 + 126,56 + 171,42 + 274,415. Chimica 53 7,75 1 223 15,25 1,17 + 320,75 + 416,66 + 233,766. Tessili abbigliamento 53 7,75 1,16 143 9,78 1,11 + 169,81 + 200,00 + 301,757. Costruzioni edili e mate
riali 15 2,19 1 41 2,80 1 + 173,33 + 300,00 + 319,628. Carta e stampa — — — 15 1,02 1 — — —9. Gomma 12 1,75 1,08 21 1,43 1 + 75,00 + 200,00 +143,00
10. Alimentari 11 1,61 1 21 1,43 1 + 90,90 +100,00 + 191,3611. Spettacolo — — — 21 1,43 1 — — —12. Comunicazioni telefoni
che 40 5,85 1,32 54 3,62 1,20 + 35,00 + 20,00 + 264,0013. Varie 15 2,19 1 40 2,73 1 +166,66 + 150,00 + 130,9914. Assicurazioni banche fi
nanziarie immobiliari 138 20,20 1 253 17,30 1,15 + 63,33 + 136,36 + 197,4115. Alberghi commercio 11 1,61 1 4 6 3,14 1,02 + 318,10 + 300,00 + 251,85
Fonte: E laborazione su dati N o tiz ie statistiche, cit.NA = num ero delle persone attive dei C dA del settore; % T = percentuali sul to ta le delle presenze nei C dA nell’a n no; P / C = rap p o rto persone-cariche disponibili; 1953/49 : % NA = variazione in percentuale delle persone attive dei C dA del settore; % Spa = variazione in percentuale del num ero delle società; % C ap. = variazione in percen tuale nella som m a dei loro capitali.Nota: Il rap p o rto persone-cariche per settore non è com parabile al rap p o rto com plessivo per la presenza delle m edesime persone in settori diversi.
178 F. Ferratini Tosi, G. Grassi, M. Legnarli, M. Maffeis, P. Pirzio, A. Zancanaro
Tavola 5 a - Classificazione del livello alto e del livello altissimo8
Categoria N % LA % Tot. 49-53 % N % Tot. 49-53
Presidenti 141 27,59 7,13 89 63,12 20,64Membri di almeno 2 CdA 337 66,07 27,06 230 68,24 53,11Presidenti e membri di almeno 2 CdA 97 18,98 7,77 76 78,35 17,63
Fonte: E laborazione su dati N o tiz ie sta tistiche, cit.N = num ero; % LA = percentuale sul livello alto; % T o t. = percentuale sul totale; 49-53 = presenti in am bedue gli anni; % N = percentuale dei presenti in am bedue gli anni su N; % T o t. 49-53 = percentuale dei m em bri del livello alto presenti in am bedue gli anni sul to ta le dei personaggi presenti in am bedue gli anni.
Tavola 5 b - Composizione del livello alto e livello altissimo
Categoria N % LA % Tot. 49-53 % N % Tot. 49-53
Presidenti 44 8,61 3,52 13 29,54 3,01Membri di almeno 2 CdA 240 46,96 19,24 154 64,16 35,49VP e AD 129 25,29 10,36 56 43,41 12,93Presidenti e membri di almeno 2 CdA 97 18,98 7,77 76 78,35 17,63Totale livello alto 510 100,00 40,89 299 58,12 68,91
Fonte: E laborazione su dati N o tiz ie statistiche, cit.
Tavola 6 a - Classificazione del sottocampione dirigenti pubblici: livello alto e livello altissimo
Categoria N % LA % Tot. 49-53 % N % Tot. 49-53
Presidenti 14 34,14 7,11 8 57,14 10,67Membri di almeno 2 CdA Presidenti e membri di
25 60,97 12,69 17 68,00 22,67
almeno 2 CdA 9 21,95 4,57 6 66,67 8,00
Fonte: E laborazione su dati N otizie statistiche, cit.
Il ceto imprenditoriale nel primo decennio repubblicano 179
Tavola 6 b - C o m p o sizio n e d e l livello a lto e livello a ltissim o d e l so tto ca m p io n e d irigen ti p u b b lic i
Categoria N % LA % Tot. 49-53 % N % Tot. 49-53
Presidenti 5 12,19 2,54 3 60,00 5,33Membri di almeno 2 CdA 15 36,58 7,61 10 66,66 13,33VP e AD 12 29,26 6,09 4 33,33 5,33Presidenti e membri dialmeno 2 CdA 9 21,95 4,57 6 66,67 8,00Totale livello alto 41 100,0 20,81 18 43,90 24,00
Fonte: e laborazione su dati Notizie statistiche, cit. I semplici consiglieri, non com presi nella tabella, sono 156, pari al 76,18% dei dirigenti publici, con una percentuale di con tinu ità del 36,53% .
Tavola 7 - R a p p o r to tra il so tto ca m p io n e d irigen ti p u b b lic i e la q u o ta d i esso p resen te anche n el ca m p io ne generale
Dirigenti pubblici (197) Dirigenti pubblici attivi anche in SpA (62)
Presenti nel 1949 69,54% 67,74%Solo nel 1949 45,26% 33,33%Presenti nel 1953 68,52% 77,41%Solo nel 1953 44,44% 41,66%Continuità 49-53 38,07% 45,16%Livello alto 20,81% 45,16%Presidenti 7,11% 17,74%Almeno 2 CdA 12,69% 33,87%Livello altissimo 4,57% 12,90%Consiglieri semplici 79,18% 54,83%
Tavola 8 - C o m p o sizio n e d e l so tto ca m p io n e p o litic i
a) Parlamentari prefascisti 4(deputati e senatori del Regno fino alla XXVI legislatura, 11 giugno 1921-25 gennaio1924; deputati eletti nella XXVII legislatura, 24 maggio 1924-21 gennaio 1929, e dichiarati decaduti nella seduta della Camera del 9 novembre 1926)
b) Parlamentari fascisti 39(deputati e senatori non decaduti della XXVII legislatura; eletti o nominati nella XXVIII, XXIX, XXX legislatura del Regno, 20 aprile 1929-2 agosto 1943; membri della Camera dei fasci e delle corporazioni)
c) Parlamentari repubblicani 37(consultori e deputati dell’Assemblea costituente; deputati e senatori per la I legislatura repubblicana, 8 maggio 1948-4 aprile 1953, e/o per la II, 25 giugno 1953-17 marzo 1958)
d) Parlamentari repubblicani di epoca posteriore 7(deputati e senatori eletti dalla III legislatura, 12 giugno 1958-18 febbraio 1963, in poi)
180 F. Ferratini Tosi, G. Grassi, M. Legnani, M. Maffeis, P. Pirzio, A. Zancanaro
Tavola 9 - Stabilità , ricam bio , classificazione p e r im portan za e p e r cum ulo d i cariche. R a p p o rto tra il cam pion e generale e i so tto ca m p io n i p iù sign ificativi
CategoriaCampione generale (1245) %
CGII (84) Parlamentari fascisti b)
(39) %
Parlamentari repubblicani c)
(37) %
Amministratori pubblici (62) %N (33) % LC (51) %
Presenti nel 1949 45,94 71,69 49,01 64,10 64,86 50,00Solo nel 1949 24,30 3 ,84 12,00 12,00 29,17 38,70Presenti nel 1953 88,84 100,00 92,15 82,05 78,38 80,64Solo nel 1953 60,94 24 ,24 53,19 40,62 41,38 62,00Continuità 49-53 34,77 75,75 43,13 58,97 49,95 29,03Livello alto 40,96 81,82 68,62 66,66 64,86 51,61Presidenti 11,33 36,36 23,52 35,89 27,03 16,12Almeno 2 CdA 27,06 66,67 47,05 43,58 37 ,84 40,32Livello altissimo 7,79 30,30 23,52 28,20 16,22 16,12
N ota: A ll’in terno del so ttocam pione C onfindustria si distingue u lteriorm ente tra dirigenti nazionali (N) e dirigenti locali o di categoria (LC). II num ero in nero evidenzia il da to m assim o di ogni categoria, il num ero in corsivo il da to m inim o quali risu ltano dal ra ffro n to tra i singoli so ttocam pion i. Il cam pione generale è da to com e term ine di riferim ento complessivo.
Tavola 10 - E tà m edia dei so tto ca m p io n i
1949 1953 % nuovi ingressi 1953
Dirigenti pubblici ‘puri’ 57 58 34,48Dirigenti pubblici ‘misti’ 60 57 62,00Sindacalisti (Confindustria Giunta esecutiva) 55 58 22,24Parlamentari fascisti 66 68 40,62Parlamentari repubblicani 58 60 41,38
Tavola 11 - Im pren d itori p riva ti: tip i d i laurea
Laurea N % L % LS
Ingegneria 390 50,25 64,35Giurisprudenza 223 28,73 36,79Scienze economiche e commerciali/Economia e commercio 48 6,18 7,92Chimica 11 1,41 1,81Medicina 6 0,77 0,99Scienze politiche e sociali 6 0,77 0,99
% L = percentuale sui laureati.% LS = percentuale sui laureati con specifica della m ateria.
Il ceto imprenditoriale nel primo decennio repubblicano 181
Tavola 12 - Im pren d itori p u b b lic i, p o litic i: tip i d i laurea (°7o LS)
LaureaDirigenti pubblici
Politicigenerale misti puri
Ingegneria 64,35 21,57 15,28 34,66Giurisprudenza 36,79 52,94 72,22 50,67Scienze economiche e commerciali/Economia e commercio 7,92 19,61 9,72 16,00Chimica 1,81 1,96 1,39 1,33Medicina 0,99 — — 2,66Scienze politiche e sociali 0,99 1,96 2,78 1,33Agraria 0,82 — 1,39 5,33Lettere e filosofia 0,66 — 5,56 1,33Matematica 0,33 1,96 2,78 1,33