E-book campione Liber Liber · IL MERCATO DELLE VOCI 4. Innegabilmente il colmo per un artista...

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Giuseppe Adami Il mercato delle voci www.liberliber.it Giuseppe Adami Il mercato delle voci www.liberliber.it

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  • Giuseppe AdamiIl mercato delle voci

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    QUESTO E-BOOK:

    TITOLO: Il mercato delle vociAUTORE: Adami, GiuseppeTRADUTTORE: CURATORE: NOTE:

    CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

    TRATTO DA: Il mercato delle voci / Adami Giuseppe. -La lettura : Rivista mensile del Corriere della Sera(1913:A. 13, dic., 1, fasc. 12)

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 14 settembre 2017

    INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa

    2

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  • 1: affidabilità standard 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:MUS052000 MUSICA / Lirica*

    DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

    REVISIONE:Mario Sciubba Caniglia, [email protected]

    IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

    PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

    Informazioni sul "progetto Manuzio"Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associa-zione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque vo-glia collaborare, si pone come scopo la pubblicazio-ne e la diffusione gratuita di opere letterarie informato elettronico. Ulteriori informazioni sono di-sponibili sul sito Internet:http://www.liberliber.it/

    Aiuta anche tu il "progetto Manuzio"Se questo "libro elettronico" è stato di tuo gradi-mento, o se condividi le finalità del "progetto Ma-nuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuosostegno ci aiuterà a far crescere ulteriormente lanostra biblioteca. Qui le istruzioni:http://www.liberliber.it/online/aiuta/

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    1: affidabilità standard 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

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  • GIUSEPPE ADAMI

    IL MERCATO DELLE VOCI

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    GIUSEPPE ADAMI

    IL MERCATO DELLE VOCI

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  • Innegabilmente il colmo per un artista analfabeta è diavere una bella scrittura. Ma l'ottenere una bella scrittu-ra è il sogno persistente, continuo, indistruttibile d'ogniartista anche non analfabeta.

    Ora una scrittura si ottiene un poco per il valore in-trinseco della merce cantante, e molto per l'abilità di chirappresenta o tutela questa merce, ossia dell'agente tea-trale.

    Il pubblico ne sente parlare spesso. Sa che si formanodelle compagnia liriche, si firmano dei contratti, si paga-no delle percentuali. Sa che spesso la fortuna di un arti-sta è nelle mani di questo individuo che agiscenell'ombra, ma costituisce l'elemento indispensabile alnascere o al divenire di chi si dà all'arte canora. Ma qua-le esattamente sia la funzione dell'agente, quali le sue at-tribuzioni, come si esercitino, a quale prezzo, entro qua-li limiti, sotto il regime di quali leggi particolari, non sao sa male.

    Avrete sentito spesso parlare di sfruttati e di sfruttato-ri, di favoriti e di combattuti, di fortunati o disgraziatis-simi che devono appunto all'agente teatrale la loro gloriao la loro oscurità. C'è senza dubbio dell'esagerazione intutto questo, ma c'è anche della verità. Nell'alta e bassa

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    Innegabilmente il colmo per un artista analfabeta è diavere una bella scrittura. Ma l'ottenere una bella scrittu-ra è il sogno persistente, continuo, indistruttibile d'ogniartista anche non analfabeta.

    Ora una scrittura si ottiene un poco per il valore in-trinseco della merce cantante, e molto per l'abilità di chirappresenta o tutela questa merce, ossia dell'agente tea-trale.

    Il pubblico ne sente parlare spesso. Sa che si formanodelle compagnia liriche, si firmano dei contratti, si paga-no delle percentuali. Sa che spesso la fortuna di un arti-sta è nelle mani di questo individuo che agiscenell'ombra, ma costituisce l'elemento indispensabile alnascere o al divenire di chi si dà all'arte canora. Ma qua-le esattamente sia la funzione dell'agente, quali le sue at-tribuzioni, come si esercitino, a quale prezzo, entro qua-li limiti, sotto il regime di quali leggi particolari, non sao sa male.

    Avrete sentito spesso parlare di sfruttati e di sfruttato-ri, di favoriti e di combattuti, di fortunati o disgraziatis-simi che devono appunto all'agente teatrale la loro gloriao la loro oscurità. C'è senza dubbio dell'esagerazione intutto questo, ma c'è anche della verità. Nell'alta e bassa

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  • marea che circonda il mondo lirico navigano pesci gros-si e pesci piccoli, uomini d'affare o uomini di malaffare,alla mercè dei quali devono abbandonare la loro sortetutti quelli che dal teatro aspettano la gloria e le paghe.

    Ma, generalmente, il funzionamento esteriore di que-sto complesso meccanismo che si chiama «l'affare tea-trale» è assai più semplice di quello che a prima vistanon possa sembrare.

    L'impresario o i vari impresari d'un qualunque teatrod'Italia o dell'estero, arrivano a Milano per comporreuna compagnia di canto per la determinata stagione, conun determinato repertorio. Naturalmente si recanonell'ufficio dell'agente di fiducia, espongono i loro desi-derata, la somma di denaro che hanno disponibile, i gu-sti e le predilezioni della cittadinanza, i nomi degli arti-sti vagheggiati, e si affidano poi completamente al lorouomo per la risoluzione dell'affare, nel quale sono sem-pre in conflitto questi due estremi: ottenere con i minimimezzi quanto di meglio può offrire il mercato.

    E allora, si incomincia. L'agente ha già tracciato unvasto elenco di nomi. Sa press'a poco quali sono le pre-tese dei cantanti che tratta. Uno per uno li fa sentire inparticolari audizioni, o nell'agenzia stessa o in un teatrodove la voce si può meglio giudicare, ai componentil'impresa. I prescelti sono chiamati ad intimo colloquiodall'agente. Si offre una somma, si discute, si aumentase ne vale la pena, si conclude o si passa a trattarne unaltro. Tutto ciò pare di una semplicità incredibile, ma ef-fettivamente è il risultato complesso di molta abilità e di

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    marea che circonda il mondo lirico navigano pesci gros-si e pesci piccoli, uomini d'affare o uomini di malaffare,alla mercè dei quali devono abbandonare la loro sortetutti quelli che dal teatro aspettano la gloria e le paghe.

    Ma, generalmente, il funzionamento esteriore di que-sto complesso meccanismo che si chiama «l'affare tea-trale» è assai più semplice di quello che a prima vistanon possa sembrare.

    L'impresario o i vari impresari d'un qualunque teatrod'Italia o dell'estero, arrivano a Milano per comporreuna compagnia di canto per la determinata stagione, conun determinato repertorio. Naturalmente si recanonell'ufficio dell'agente di fiducia, espongono i loro desi-derata, la somma di denaro che hanno disponibile, i gu-sti e le predilezioni della cittadinanza, i nomi degli arti-sti vagheggiati, e si affidano poi completamente al lorouomo per la risoluzione dell'affare, nel quale sono sem-pre in conflitto questi due estremi: ottenere con i minimimezzi quanto di meglio può offrire il mercato.

    E allora, si incomincia. L'agente ha già tracciato unvasto elenco di nomi. Sa press'a poco quali sono le pre-tese dei cantanti che tratta. Uno per uno li fa sentire inparticolari audizioni, o nell'agenzia stessa o in un teatrodove la voce si può meglio giudicare, ai componentil'impresa. I prescelti sono chiamati ad intimo colloquiodall'agente. Si offre una somma, si discute, si aumentase ne vale la pena, si conclude o si passa a trattarne unaltro. Tutto ciò pare di una semplicità incredibile, ma ef-fettivamente è il risultato complesso di molta abilità e di

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  • alquanto interesse messi insieme. I tre interessi da con-ciliare sono insomma: quello dell'impresa, quellodell'artista, e quello dell'agente.

    Procurare l'interesse dell'impresa cercando di darle unartista sicuro a prezzo conveniente, significa assicurar-sene la clientela; tutelare l'interesse dell'artista ottenen-dogli una paga massima vuol dire guadagnare su questapaga una maggiore somma di percentuale. Nel biviol'abilità dell'agente sta in un discreto barcamenarsi adanno dell'una o dell'altra parte, facendo però convintitanto gli uni che gli altri d'aver concluso un affare eccel-lente.

    Un artista fa la sua brava audizione, piace molto, sideve scritturare ad ogni costo. L'agente ha capito ciò avolo, da una semplice e furtiva occhiata scambiata con isuoi clienti. Ma tace, impassibile. Sa, per esempio, chel'impresa può arrivare ad un massimo di cinquemilafranchi, ma che l'artista ha pretese superiori. Chiamal'artista a tu per tu:

    — Dunque, firmiamo questa scrittura?— Firmiamo pure.— Badate però che più di tremila, tremilacinquecento

    non possono pagare.— Allora non firmiamo. O seimila o resto a casa.— Siete proprio deciso?— Decisissimo.— Pazienza – conclude serenamente l'agente, – Io ho

    fatto quanto ho potuto per sostenervi. L'impresa vorreb-

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    alquanto interesse messi insieme. I tre interessi da con-ciliare sono insomma: quello dell'impresa, quellodell'artista, e quello dell'agente.

    Procurare l'interesse dell'impresa cercando di darle unartista sicuro a prezzo conveniente, significa assicurar-sene la clientela; tutelare l'interesse dell'artista ottenen-dogli una paga massima vuol dire guadagnare su questapaga una maggiore somma di percentuale. Nel biviol'abilità dell'agente sta in un discreto barcamenarsi adanno dell'una o dell'altra parte, facendo però convintitanto gli uni che gli altri d'aver concluso un affare eccel-lente.

    Un artista fa la sua brava audizione, piace molto, sideve scritturare ad ogni costo. L'agente ha capito ciò avolo, da una semplice e furtiva occhiata scambiata con isuoi clienti. Ma tace, impassibile. Sa, per esempio, chel'impresa può arrivare ad un massimo di cinquemilafranchi, ma che l'artista ha pretese superiori. Chiamal'artista a tu per tu:

    — Dunque, firmiamo questa scrittura?— Firmiamo pure.— Badate però che più di tremila, tremilacinquecento

    non possono pagare.— Allora non firmiamo. O seimila o resto a casa.— Siete proprio deciso?— Decisissimo.— Pazienza – conclude serenamente l'agente, – Io ho

    fatto quanto ho potuto per sostenervi. L'impresa vorreb-

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  • be il Tale che è piaciuto più di voi. È di là; l'avete visto.Se non firmate voi, firma lui, e non ne parliamo più.

    Il gioco è primitivo, ma di effetto immancabile. IlTale che non è di là, e che l'impresa ha già scartato, pen-de come la spada di Damocle sull'indecisione dell'arti-sta. Sulla bilancia del pro l'agente enumera i vantaggidell'opera, del teatro, della stagione. Su quella del con-tro l'artista elimina una parte delle sue pretese. Breve:fra le seimila che l'artista domanda, le tremila chel'agente offre, le cinquemila che l'impresa è disposta apagare, a quattromila lire si firma. Contenti tutti.

    Stavolta si è fatto principalmente l'interessedell'impresa.

    L'agente si rifarà sulla paga di un altro artista della di-minuita percentuale. Ma altra volta è l'interesse dell'arti-sta che, abilmente e sempre non parendo, viene tutelato.Un agente ha prima di tutto un certo numero di cantantiche egli rappresenta. Il cosidetto rappresentato, oltrealla percentuale d'obbligo, paga al suo tutore la percen-tuale di rappresentanza, ed è di conseguenza primad'ogni altro proposto, e a condizioni superiori a quelle diun altro. Spesso, oltre a queste tangenti, l'artista offrepersonalmente all'agente una somma particolare, perpremiarlo della particolare sua opera, quando la scritturasia di prim'ordine. Spesso è l'agente che esige questotrattamento speciale, per il quale non ci sono limiti enon ci sono controlli.

    Non molto tempo fa un tenore di magnifica voce, maall'assoluto inizio della carriera, fu scritturato a queste

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    be il Tale che è piaciuto più di voi. È di là; l'avete visto.Se non firmate voi, firma lui, e non ne parliamo più.

    Il gioco è primitivo, ma di effetto immancabile. IlTale che non è di là, e che l'impresa ha già scartato, pen-de come la spada di Damocle sull'indecisione dell'arti-sta. Sulla bilancia del pro l'agente enumera i vantaggidell'opera, del teatro, della stagione. Su quella del con-tro l'artista elimina una parte delle sue pretese. Breve:fra le seimila che l'artista domanda, le tremila chel'agente offre, le cinquemila che l'impresa è disposta apagare, a quattromila lire si firma. Contenti tutti.

    Stavolta si è fatto principalmente l'interessedell'impresa.

    L'agente si rifarà sulla paga di un altro artista della di-minuita percentuale. Ma altra volta è l'interesse dell'arti-sta che, abilmente e sempre non parendo, viene tutelato.Un agente ha prima di tutto un certo numero di cantantiche egli rappresenta. Il cosidetto rappresentato, oltrealla percentuale d'obbligo, paga al suo tutore la percen-tuale di rappresentanza, ed è di conseguenza primad'ogni altro proposto, e a condizioni superiori a quelle diun altro. Spesso, oltre a queste tangenti, l'artista offrepersonalmente all'agente una somma particolare, perpremiarlo della particolare sua opera, quando la scritturasia di prim'ordine. Spesso è l'agente che esige questotrattamento speciale, per il quale non ci sono limiti enon ci sono controlli.

    Non molto tempo fa un tenore di magnifica voce, maall'assoluto inizio della carriera, fu scritturato a queste

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  • condizioni: l'impresa lo pagava quattromila lire per lastagione, l'agente ne dava mille e cinquecento al cantan-te e ne intascava duemila e cinquecento per il suo perso-nale disturbo. Tutto questo che pare a prima vistaun'enormità non contemplata – purtroppo – dalla legge,si è convertito in un eccellente affare per tutti e tre icontraenti: quell'impresa ha avuto per una somma mo-desta un eccellente artista, quell'artista ha avuto dal suc-cesso di quella stagione una scrittura magnifica in ungran teatro per l'anno successivo; quell'agente oggi gua-dagna regolarmente la percentuale sulle forti paghe cheil tenore da lui lanciato va intascando in Italia e in Ame-rica. Gli affari di teatro si fanno così.

    ** *

    Ma si fanno anche in un altro modo.Gli agenti teatrali che hanno veramente una notevole

    importanza ed esercitano il loro ufficio con relativa one-stà sono pochissimi. Ma vicino a questi ne vivono deci-ne di inutili e intraprendenti, che accampano un potereche non hanno consumando le loro gesta spesso deplo-revoli sugli ingenui che cadono facilmente nella lororete.

    Una di queste agenzie di infimo ordine riusciva a ca-vare talvolta un discreto utile con un trucco di questogenere: nei mesi d'estate, mesi di miseria e di attesa peril piccolo mondo lirico, l'agenzia propagava la notizia diun affare d'America, per una lunga tournée che richiede-va non meno di tre compagnie complete. Decine di so-

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    condizioni: l'impresa lo pagava quattromila lire per lastagione, l'agente ne dava mille e cinquecento al cantan-te e ne intascava duemila e cinquecento per il suo perso-nale disturbo. Tutto questo che pare a prima vistaun'enormità non contemplata – purtroppo – dalla legge,si è convertito in un eccellente affare per tutti e tre icontraenti: quell'impresa ha avuto per una somma mo-desta un eccellente artista, quell'artista ha avuto dal suc-cesso di quella stagione una scrittura magnifica in ungran teatro per l'anno successivo; quell'agente oggi gua-dagna regolarmente la percentuale sulle forti paghe cheil tenore da lui lanciato va intascando in Italia e in Ame-rica. Gli affari di teatro si fanno così.

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    Ma si fanno anche in un altro modo.Gli agenti teatrali che hanno veramente una notevole

    importanza ed esercitano il loro ufficio con relativa one-stà sono pochissimi. Ma vicino a questi ne vivono deci-ne di inutili e intraprendenti, che accampano un potereche non hanno consumando le loro gesta spesso deplo-revoli sugli ingenui che cadono facilmente nella lororete.

    Una di queste agenzie di infimo ordine riusciva a ca-vare talvolta un discreto utile con un trucco di questogenere: nei mesi d'estate, mesi di miseria e di attesa peril piccolo mondo lirico, l'agenzia propagava la notizia diun affare d'America, per una lunga tournée che richiede-va non meno di tre compagnie complete. Decine di so-

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  • prani, mezzo-soprani, tenori, baritoni, bassi, e centinaiadi comprimari aprivano il cuore alla più rosea speranza.In quelli uffici dove l'affare d'America balenava, era unvia vai di gente, una pioggia di lettere, un imperversaredi telefonate.

    L'impresa c'era. Era lì, in carne ed ossa, rappresentatada un elegante segretario che parlava perfettamente ita-liano, ascoltava impassibile audizioni su audizioni e di-mostrava un'incontentabilità esasperante. Ogni artistachiamato per l'audizione pagava regolarmente due lireper il maestro che l'accompagnava al piano e venti otrenta lire d'abbonamento annuo al giornalucolo teatrale,organo dell'agenzia stessa. Tutto questo tramestio dura-va un mesetto. Poi, un bel giorno, proprio quando sitrattava di concludere, il segretario spariva. Nessuno nesapeva più niente. L'affare d'America? Sfumato. Effetti-vamente non era mai esistito. Un semplice inganno, condivisione proporzionale di utili: tanto all'agente truffal-dino, tanto al segretario per burla, tanto all'accompagna-tore da strapazzo.

    Ai truffati non restava che il periodico settimanale,che serviva a ricordare settimanalmente la loro incom-mensurabile ingenuità.

    Il giornale teatrale, annesso alle grandi e alle piccoleagenzie, ne è il complemento necessario. Esserne abbo-nato per un artista è un obbligo.

    C'era un agente che quando veniva richiesto al telefo-no a mezzo del suo fattorino, rispondeva:

    — Chi mi domanda?

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    prani, mezzo-soprani, tenori, baritoni, bassi, e centinaiadi comprimari aprivano il cuore alla più rosea speranza.In quelli uffici dove l'affare d'America balenava, era unvia vai di gente, una pioggia di lettere, un imperversaredi telefonate.

    L'impresa c'era. Era lì, in carne ed ossa, rappresentatada un elegante segretario che parlava perfettamente ita-liano, ascoltava impassibile audizioni su audizioni e di-mostrava un'incontentabilità esasperante. Ogni artistachiamato per l'audizione pagava regolarmente due lireper il maestro che l'accompagnava al piano e venti otrenta lire d'abbonamento annuo al giornalucolo teatrale,organo dell'agenzia stessa. Tutto questo tramestio dura-va un mesetto. Poi, un bel giorno, proprio quando sitrattava di concludere, il segretario spariva. Nessuno nesapeva più niente. L'affare d'America? Sfumato. Effetti-vamente non era mai esistito. Un semplice inganno, condivisione proporzionale di utili: tanto all'agente truffal-dino, tanto al segretario per burla, tanto all'accompagna-tore da strapazzo.

    Ai truffati non restava che il periodico settimanale,che serviva a ricordare settimanalmente la loro incom-mensurabile ingenuità.

    Il giornale teatrale, annesso alle grandi e alle piccoleagenzie, ne è il complemento necessario. Esserne abbo-nato per un artista è un obbligo.

    C'era un agente che quando veniva richiesto al telefo-no a mezzo del suo fattorino, rispondeva:

    — Chi mi domanda?

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  • — Il Tale.— È nostro abbonato?— Nossignore.— Allora non può parlare con me – E faceva togliere

    la comunicazione.Perchè un'altra cosa si deve bene stabilire: la grande,

    l'enorme distanza che l'agente teatrale ama porre fra lasua autorità di dispensatore di grazie e la folta schieradegli artisti postulanti. Il suo ufficio, arredato quasisempre con lusso e dignità, è accessibile a pochi e in de-terminate ore. Solo qualche tenore di buona fama e dibuona rendita, o qualche prima donna preferita hannouna certa confidenza con il loro uomo d'affari, Per gli al-tri tutti c'è una vasta anticamera. Là, si spera e si aspetta.In quei periodi che precedono le stagioni liriche più im-portarti, carnevale e quaresima, l'anticamera pullula digente in umiltà. In quelle sedie allineate, in una confu-sione indescrivibile di condizioni e di dialetti, ma in unaccomunamento di sorti sono affratellati uomini e don-ne, giovani e vecchi, eleganti e dimessi che attendono illoro turno per passare, per essere ammessi all'agognatapresenza. C'è del comico in queste anticamere d'agenzia,ma anche del pietoso. Talvolta lo spirito gigionesco vi facapolino. Ma più spesso, vi regna il silenzio, con scam-bio furtivo di sguardi in cagnesco,

    A un determinato momento l'usciere entra e ammoni-sce:

    — Non si riceve più nessuno. Abbiano la compiacen-za gli altri di ripassare domani.

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    — Il Tale.— È nostro abbonato?— Nossignore.— Allora non può parlare con me – E faceva togliere

    la comunicazione.Perchè un'altra cosa si deve bene stabilire: la grande,

    l'enorme distanza che l'agente teatrale ama porre fra lasua autorità di dispensatore di grazie e la folta schieradegli artisti postulanti. Il suo ufficio, arredato quasisempre con lusso e dignità, è accessibile a pochi e in de-terminate ore. Solo qualche tenore di buona fama e dibuona rendita, o qualche prima donna preferita hannouna certa confidenza con il loro uomo d'affari, Per gli al-tri tutti c'è una vasta anticamera. Là, si spera e si aspetta.In quei periodi che precedono le stagioni liriche più im-portarti, carnevale e quaresima, l'anticamera pullula digente in umiltà. In quelle sedie allineate, in una confu-sione indescrivibile di condizioni e di dialetti, ma in unaccomunamento di sorti sono affratellati uomini e don-ne, giovani e vecchi, eleganti e dimessi che attendono illoro turno per passare, per essere ammessi all'agognatapresenza. C'è del comico in queste anticamere d'agenzia,ma anche del pietoso. Talvolta lo spirito gigionesco vi facapolino. Ma più spesso, vi regna il silenzio, con scam-bio furtivo di sguardi in cagnesco,

    A un determinato momento l'usciere entra e ammoni-sce:

    — Non si riceve più nessuno. Abbiano la compiacen-za gli altri di ripassare domani.

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  • E gli altri ripassano, domani, e dopo, e sempre, perquella e per dieci altre agenzie, in una via crucis umi-liante e grottesca.

    Volete che seguiamo – così per divertimento – un'arti-sta nella lunga geremiade che precede il suo debutto, sequesto debutto arriva? Può servire a togliere qualcuna diquelle illusioni che sono il più grave e prezioso fardellodi chi arriva nel grande centro del mercato lirico, dopoaver compiuto lunghi anni di studi dispendiosi e diffici-li.

    L'artista sbarca a Milano: con madre, se preferite. Haqualche lettera di presentazione e un po' di risparmi. Pri-ma di essere riuscita a consegnare tutte le lettere i ri-sparmi se ne sono già andati. La madre che nella preoc-cupazione di dover ripartire subito per qualche piazzanon aveva osato disfare completamente i bauli, si decidea disfarli e a telegrafare a casa per nuovi fondi.Nell'espresso che segue – è naturale – al telegramma,spiega che per il momento, in seguito alla guerra di Li-bia, un'acuta crisi travaglia i teatri italiani. Ma annunciache all'indomani Enrichetta farà un'importante audizioneper un importantissimo affare in vista. L'audizione sicompie. È il primo passo. Enrichetta, – il nome vi va? –emozionatissima ha cantato l'aria della Wally

    ...Ebben... ne andrò lontana...

    mentre l'agente è stato distratto due o tre volte da chia-mate telefoniche. Ma al «fra le nubi d'or» eccolo riappa-rire nella sala.

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    E gli altri ripassano, domani, e dopo, e sempre, perquella e per dieci altre agenzie, in una via crucis umi-liante e grottesca.

    Volete che seguiamo – così per divertimento – un'arti-sta nella lunga geremiade che precede il suo debutto, sequesto debutto arriva? Può servire a togliere qualcuna diquelle illusioni che sono il più grave e prezioso fardellodi chi arriva nel grande centro del mercato lirico, dopoaver compiuto lunghi anni di studi dispendiosi e diffici-li.

    L'artista sbarca a Milano: con madre, se preferite. Haqualche lettera di presentazione e un po' di risparmi. Pri-ma di essere riuscita a consegnare tutte le lettere i ri-sparmi se ne sono già andati. La madre che nella preoc-cupazione di dover ripartire subito per qualche piazzanon aveva osato disfare completamente i bauli, si decidea disfarli e a telegrafare a casa per nuovi fondi.Nell'espresso che segue – è naturale – al telegramma,spiega che per il momento, in seguito alla guerra di Li-bia, un'acuta crisi travaglia i teatri italiani. Ma annunciache all'indomani Enrichetta farà un'importante audizioneper un importantissimo affare in vista. L'audizione sicompie. È il primo passo. Enrichetta, – il nome vi va? –emozionatissima ha cantato l'aria della Wally

    ...Ebben... ne andrò lontana...

    mentre l'agente è stato distratto due o tre volte da chia-mate telefoniche. Ma al «fra le nubi d'or» eccolo riappa-rire nella sala.

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  • — Bene bene... La voce e carina. Graziosa anche lafigura... Vuol cantarmi qualche altra cosa?

    — Mi dica...— Quello che vuole.— La Bohème?— Ma sì, la Bohème.Quattro accordi del maestro e il «Mi chiamano Mimì»

    dell'Enrichetta è, stavolta, più franco, più espressivo, piùcolorito. Ha veramente una bella vocina di soprano liri-co. Potrà fare. L'agente la licenzia:

    — Si faccia vedere... Per ora non ho niente, ma capi-terà. Si faccia vedere... E lasci di là il suo indirizzo, casomai....

    In anticamera il fattorino domanda:— La signorina è nostra abbonata?No. Non lo è. Ma Enrichetta, che capisce a volo, ha

    tutto il desiderio di esserlo. Paga le quota, dà l'indirizzo,la mancia al fattorino e se ne ritorna a casa con la co-scienza tranquilla di chi ha compiuto il proprio dovere.

    Lungo periodo di speranza. Il teatro, la paga, il suc-cesso, la gloria. Verranno? Non verranno? Sì, verranno.

    Il giorno in cui legge sotto la rubrica «Scritture e di-sponibilità» che essa sarebbe un ottimo acquisto per lebuone imprese, trema di gioia al pensiero che all'indo-mani forse qualcuno l'acquisterà. Invece, niente. I giornipassano. Passano i mesi. «Si faccia vedere», le avevaraccomandato il suo agente. Altri agenti le avevano ri-petuto: «Si faccia vedere». E si è fatta vedere, con ma-

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    — Bene bene... La voce e carina. Graziosa anche lafigura... Vuol cantarmi qualche altra cosa?

    — Mi dica...— Quello che vuole.— La Bohème?— Ma sì, la Bohème.Quattro accordi del maestro e il «Mi chiamano Mimì»

    dell'Enrichetta è, stavolta, più franco, più espressivo, piùcolorito. Ha veramente una bella vocina di soprano liri-co. Potrà fare. L'agente la licenzia:

    — Si faccia vedere... Per ora non ho niente, ma capi-terà. Si faccia vedere... E lasci di là il suo indirizzo, casomai....

    In anticamera il fattorino domanda:— La signorina è nostra abbonata?No. Non lo è. Ma Enrichetta, che capisce a volo, ha

    tutto il desiderio di esserlo. Paga le quota, dà l'indirizzo,la mancia al fattorino e se ne ritorna a casa con la co-scienza tranquilla di chi ha compiuto il proprio dovere.

    Lungo periodo di speranza. Il teatro, la paga, il suc-cesso, la gloria. Verranno? Non verranno? Sì, verranno.

    Il giorno in cui legge sotto la rubrica «Scritture e di-sponibilità» che essa sarebbe un ottimo acquisto per lebuone imprese, trema di gioia al pensiero che all'indo-mani forse qualcuno l'acquisterà. Invece, niente. I giornipassano. Passano i mesi. «Si faccia vedere», le avevaraccomandato il suo agente. Altri agenti le avevano ri-petuto: «Si faccia vedere». E si è fatta vedere, con ma-

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  • dre e senza, ottenendo da tutti la stessa risposta alla stes-sa domanda:

    — Novità per me?— Non abbia fretta. Andrà a posto anche lei.— Mi raccomando.— Vedrà. E interesse mio.Enrichetta è fiera di poter rappresentare l'interesse di

    qualcuno. E il giorno in cui le viene recato con la primaposta l'invito di recarsi in ufficio alle quindici, per co-municazioni che la riguardano, non sa trattenere l'impe-to della sua commozione, Le sofferenze, le angosce, lelunghe attese penose non esistono più. Ora è sole e fe-sta: la prima scrittura!

    Stavolta, in agenzia, non è nemmeno costretta a fareanticamera. Passa subito, fra un mormorio d'invidia deisette od otto che aspettano. L'agente l'accoglie con il suomigliore ma pur sempre dignitoso sorriso.

    — Sareste disposta a fare un mesetto di bagni?Enrichetta sgrana gli occhi. Ha un tuffo al cuore. Cre-

    de a uno scherzo. I bagni? Cosa c'entrano i bagni con lascrittura? L'agente rassicura e spiega:

    — Un mese di bagni, a Senigallia. Stagione di fiera.Si dà il Faust con il celebre Coso. L'impresa è di là, di-sposta a sentirvi anche subito. L'aria dei gioielli l'avetein gola?

    Sì. Enrichetta l'aria dei gioielli l'ha in gola. L'impresal'approva. Ma non si può dare una gran paga. Il celebreCoso costa già un occhio e di Margherite che paghereb-bero per essere scritturate, c'è grande abbondanza. Ma

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    dre e senza, ottenendo da tutti la stessa risposta alla stes-sa domanda:

    — Novità per me?— Non abbia fretta. Andrà a posto anche lei.— Mi raccomando.— Vedrà. E interesse mio.Enrichetta è fiera di poter rappresentare l'interesse di

    qualcuno. E il giorno in cui le viene recato con la primaposta l'invito di recarsi in ufficio alle quindici, per co-municazioni che la riguardano, non sa trattenere l'impe-to della sua commozione, Le sofferenze, le angosce, lelunghe attese penose non esistono più. Ora è sole e fe-sta: la prima scrittura!

    Stavolta, in agenzia, non è nemmeno costretta a fareanticamera. Passa subito, fra un mormorio d'invidia deisette od otto che aspettano. L'agente l'accoglie con il suomigliore ma pur sempre dignitoso sorriso.

    — Sareste disposta a fare un mesetto di bagni?Enrichetta sgrana gli occhi. Ha un tuffo al cuore. Cre-

    de a uno scherzo. I bagni? Cosa c'entrano i bagni con lascrittura? L'agente rassicura e spiega:

    — Un mese di bagni, a Senigallia. Stagione di fiera.Si dà il Faust con il celebre Coso. L'impresa è di là, di-sposta a sentirvi anche subito. L'aria dei gioielli l'avetein gola?

    Sì. Enrichetta l'aria dei gioielli l'ha in gola. L'impresal'approva. Ma non si può dare una gran paga. Il celebreCoso costa già un occhio e di Margherite che paghereb-bero per essere scritturate, c'è grande abbondanza. Ma

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  • l'impresa è seria. Sfruttamenti niente. Si deve conclude-re? Trecento franchi per tutta la stagione. Se le cosevanno bene ci sarà anche un regalino per la serata d'ono-re: servizio di spazzole completo, in metallo bianco; oservizio da liquori, se proprio le cose andranno comedevono andare,

    Ed Enrichetta firma: con trecento lire un mese a Seni-gallia, lei e mamma, in albergo, quattro recite per setti-mana, bagni a volontà.

    Ma che importa? C'è la scrittura. Enrichetta se lo con-templa, a casa, lungamente, questo foglio di carta tantoagognato. Vediamolo un po', nei suoi articoli più interes-santi:

    «L'artista si obbliga salvo l'approvazione della dire-zione del teatro, o del maestro direttore e dell'editore, diprestare i suoi servigi nel teatro di...».

    Dunque tre persone possono distruggere i suoi obbli-ghi e i suoi servizi. Speriamo bene.

    «L'artista sarà obbligato per ogni settimana di esegui-re quattro rappresentazioni, e non più di due di seguito».Toppo giusto. Ma nell'articolo addizionale si aggiunge,specie per chi è all'inizio della carriera, l'obbligo di can-tare tre sere di fila una volta almeno durante la stagione.E non si cancella, in questi casi, nemmeno quel circa in-clusivo che per la data della fine stagione significa unaproroga di cinque giorni del contratto, a tutto beneficiodell'impresa.

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    l'impresa è seria. Sfruttamenti niente. Si deve conclude-re? Trecento franchi per tutta la stagione. Se le cosevanno bene ci sarà anche un regalino per la serata d'ono-re: servizio di spazzole completo, in metallo bianco; oservizio da liquori, se proprio le cose andranno comedevono andare,

    Ed Enrichetta firma: con trecento lire un mese a Seni-gallia, lei e mamma, in albergo, quattro recite per setti-mana, bagni a volontà.

    Ma che importa? C'è la scrittura. Enrichetta se lo con-templa, a casa, lungamente, questo foglio di carta tantoagognato. Vediamolo un po', nei suoi articoli più interes-santi:

    «L'artista si obbliga salvo l'approvazione della dire-zione del teatro, o del maestro direttore e dell'editore, diprestare i suoi servigi nel teatro di...».

    Dunque tre persone possono distruggere i suoi obbli-ghi e i suoi servizi. Speriamo bene.

    «L'artista sarà obbligato per ogni settimana di esegui-re quattro rappresentazioni, e non più di due di seguito».Toppo giusto. Ma nell'articolo addizionale si aggiunge,specie per chi è all'inizio della carriera, l'obbligo di can-tare tre sere di fila una volta almeno durante la stagione.E non si cancella, in questi casi, nemmeno quel circa in-clusivo che per la data della fine stagione significa unaproroga di cinque giorni del contratto, a tutto beneficiodell'impresa.

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  • «L'artista donna, ha l'obbligo di indossare all'occor-renza abiti virili». Nel Faust, non è il caso. Margherita èdonna.

    Il contratto può essere sciolto per tutti i casi fortuiti:«incendio, guerra, rivoluzione, sconvolgimenti politici,malattie epidemiche, morte di Principi, sventure pubbli-che». Può essere sciolto «in caso di malattia» o di «gra-vidanza per l'artista donna». Per l'artista uomo la gravi-danza non è contemplata.

    «L'artista si obbliga d pagare direttamente ed esclusi-vamente all'Agenzia la provvigione del sei per cento,per l'Italia, dell'otto per l'estero».

    Altro cinque per cento all'agente che rappresental'artista. Nel caso di Enrichetta scaliamo dalle trecentole trentatrè lire di provvigione. Aggiungiamo le speseper «il basso vestiario» che comprende tutto ciò che ècomplemento del puro vestito: scarpe, calze, parrucche,gioielli.... C'è veramente da stare allegri. Un affarone.

    ** *

    Eppure, spesso, da uno scherzo di questo genere opress'a poco si determina la fortuna di un artista. Hannocominciato un po' tutti così. Se la cantante o il cantante«fanno successo», se qualche buon impresario li sente,se i compagni al ritorno a Milano ne parlano bene, lacarriera incomincia. Gradino per gradino le trecento lireper stagione possono diventare tremila, poi trecento perrecita, poi cinquecento, poi mille, Ma i casi sono rari.Ed oltre al valore intrinseco troppi elementi devono con-

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    «L'artista donna, ha l'obbligo di indossare all'occor-renza abiti virili». Nel Faust, non è il caso. Margherita èdonna.

    Il contratto può essere sciolto per tutti i casi fortuiti:«incendio, guerra, rivoluzione, sconvolgimenti politici,malattie epidemiche, morte di Principi, sventure pubbli-che». Può essere sciolto «in caso di malattia» o di «gra-vidanza per l'artista donna». Per l'artista uomo la gravi-danza non è contemplata.

    «L'artista si obbliga d pagare direttamente ed esclusi-vamente all'Agenzia la provvigione del sei per cento,per l'Italia, dell'otto per l'estero».

    Altro cinque per cento all'agente che rappresental'artista. Nel caso di Enrichetta scaliamo dalle trecentole trentatrè lire di provvigione. Aggiungiamo le speseper «il basso vestiario» che comprende tutto ciò che ècomplemento del puro vestito: scarpe, calze, parrucche,gioielli.... C'è veramente da stare allegri. Un affarone.

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    Eppure, spesso, da uno scherzo di questo genere opress'a poco si determina la fortuna di un artista. Hannocominciato un po' tutti così. Se la cantante o il cantante«fanno successo», se qualche buon impresario li sente,se i compagni al ritorno a Milano ne parlano bene, lacarriera incomincia. Gradino per gradino le trecento lireper stagione possono diventare tremila, poi trecento perrecita, poi cinquecento, poi mille, Ma i casi sono rari.Ed oltre al valore intrinseco troppi elementi devono con-

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  • correre ad attribuire all'artista anche un valore commer-ciale. Le spese che gravano sulla carriera d'un cantantesono enormi: percentuali, abbonamenti, inserzioni, co-stumi, claque e un'infinità di altri incerti proporzionatial teatro, alla stagione, alla città nella quale si canta.Nella cittadina di provincia, ancora ancora, con unapaga discreta si riesce a cavarsela. Ma un debutto a Mi-lano, per esempio, costa molto. E bisogna notare che unartista è difficilmente preso in considerazione se non hacantato a Milano. È qui che si fabbrica o si distrugge lafama di un cantante. Arrivare a Milano, in una stagioned'importanza, è nello stesso tempo una fortuna e un peri-colo. Se il pubblico sapesse quanti interessi occulti sonolegati a un tenore che si presenta al suo giudizio, locompiangerebbe. L'agente A che vuole accaparrarselo fala guerra all'agente B che gli ha già fatto firmare uncompromesso. Il rappresentante C che sostiene gli inte-ressi di un competitore sguinzaglia i suoi vassalli perdirne male e cercare di farlo andar peggio; il giornale Dche non l'annovera fra i sui abbonati si dispone a stron-carlo; e in mezzo a questo incrociarsi di piccolerivalità,ciascuna delle quali rappresenta veramente unocculto pericolo, il disgraziato si dibatte come può. Asuono di denaro, generalmente: due o tre persone sonoin vario modo cointeressate alla sua paga. Gli abbona-menti scaduti si rinnovano; se ne fanno degli altri; si al-lunga un cinquantino al capo claque; un po' di argento aquei quattro o cinque che in Galleria parlano o sparlano;si comperano dei biglietti, molti biglietti per gli amici;

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    correre ad attribuire all'artista anche un valore commer-ciale. Le spese che gravano sulla carriera d'un cantantesono enormi: percentuali, abbonamenti, inserzioni, co-stumi, claque e un'infinità di altri incerti proporzionatial teatro, alla stagione, alla città nella quale si canta.Nella cittadina di provincia, ancora ancora, con unapaga discreta si riesce a cavarsela. Ma un debutto a Mi-lano, per esempio, costa molto. E bisogna notare che unartista è difficilmente preso in considerazione se non hacantato a Milano. È qui che si fabbrica o si distrugge lafama di un cantante. Arrivare a Milano, in una stagioned'importanza, è nello stesso tempo una fortuna e un peri-colo. Se il pubblico sapesse quanti interessi occulti sonolegati a un tenore che si presenta al suo giudizio, locompiangerebbe. L'agente A che vuole accaparrarselo fala guerra all'agente B che gli ha già fatto firmare uncompromesso. Il rappresentante C che sostiene gli inte-ressi di un competitore sguinzaglia i suoi vassalli perdirne male e cercare di farlo andar peggio; il giornale Dche non l'annovera fra i sui abbonati si dispone a stron-carlo; e in mezzo a questo incrociarsi di piccolerivalità,ciascuna delle quali rappresenta veramente unocculto pericolo, il disgraziato si dibatte come può. Asuono di denaro, generalmente: due o tre persone sonoin vario modo cointeressate alla sua paga. Gli abbona-menti scaduti si rinnovano; se ne fanno degli altri; si al-lunga un cinquantino al capo claque; un po' di argento aquei quattro o cinque che in Galleria parlano o sparlano;si comperano dei biglietti, molti biglietti per gli amici;

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  • parecchie poltrone per i critici e affini.... Una vera rovi-na. Senza contare che il debutto, perchè abbia un carat-tere d'importanza, deve essere corredato di tutto un rela-tivo bluff che va dall'albergo di primo ordine al costumedi Caramba.

    Necessità assolute, dal più al meno, tutte queste. E seperfino gli arrivati sono costretti a piegarvisi, figuratevise possono non farlo i principianti o quelli che nel mer-cato lirico non hanno ancora un valore determinato. Ècosì che l'arbitrio diventa sistema, il sistema un dovere.

    Fatto sta che nessun artista è mai riuscito a ribellarsi.E se qualcuno l'ha fatto e scomparso poco tempo dopodalla circolazione. Impossibile non assoggettarsi, peresempio, alla claque nei teatri dove esiste, organizzataed imposta perfino con regolarità di tariffe. L'applauso atariffa! Ci avete mai pensato? Eppure c'è, e con una di-stinzione bene specificata. Eccone uno di questi listinidi gloria comperata a spiccioli, tale e quale come m'ècapitato fra mano:

    Applauso di sortita.Applauso di sortita.

    UominiSignore

    L. 25L. 15

    Notata la delicatezza? Procediamo:Applauso regolare.Applauso insistenteApplauso caloroso

    Cadauno»»

    L. 10L. 15L. 17

    Interruzione con voci di «bene» «bravo»indistintamente L. 5

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    parecchie poltrone per i critici e affini.... Una vera rovi-na. Senza contare che il debutto, perchè abbia un carat-tere d'importanza, deve essere corredato di tutto un rela-tivo bluff che va dall'albergo di primo ordine al costumedi Caramba.

    Necessità assolute, dal più al meno, tutte queste. E seperfino gli arrivati sono costretti a piegarvisi, figuratevise possono non farlo i principianti o quelli che nel mer-cato lirico non hanno ancora un valore determinato. Ècosì che l'arbitrio diventa sistema, il sistema un dovere.

    Fatto sta che nessun artista è mai riuscito a ribellarsi.E se qualcuno l'ha fatto e scomparso poco tempo dopodalla circolazione. Impossibile non assoggettarsi, peresempio, alla claque nei teatri dove esiste, organizzataed imposta perfino con regolarità di tariffe. L'applauso atariffa! Ci avete mai pensato? Eppure c'è, e con una di-stinzione bene specificata. Eccone uno di questi listinidi gloria comperata a spiccioli, tale e quale come m'ècapitato fra mano:

    Applauso di sortita.Applauso di sortita.

    UominiSignore

    L. 25L. 15

    Notata la delicatezza? Procediamo:Applauso regolare.Applauso insistenteApplauso caloroso

    Cadauno»»

    L. 10L. 15L. 17

    Interruzione con voci di «bene» «bravo»indistintamente L. 5

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  • Qui, l'uguaglianza dei due sessi è portata come si suoldire sugli... scudi.

    «Bis» a qualunque costo L. 50La circolare reca in fondo, fra due mani nere con

    l'indice teso, questa avvertenza:«Fanatismo», prezzo da convenirsi.È comico tutto ciò? No. Pare che sia utile. Ecco, ad

    esempio, un aneddoto che riguarda il celebre Stagnoquando cantava la Cavalleria rusticana con la Bellin-cioni al Carlo Felice di Genova. Il suo successo eragrande. Specialmente al brindisi egli trascinava il pub-blico all'entusiasmo nella ripresa del «viva» e in una fa-mosa nota tenuta che aveva del miracoloso. Ma il mira-colo non era che un sapientissimo gioco di bussolotti,con la complicità necessaria della claque. A metà dellanota scoppiava un irrefrenabile tentativo d'applauso, su-bito represso. Era un attimo. Ma quell'attimo bastava aStagno per riprendere il fiato, tenere la nota per un altrobel tratto e risolvere quindi la frase tutta di seguito fra ildelirio del pubblico.

    ** *

    Il delirio del pubblico! Ecco una delle tante frasi con-sacrate al giornalismo teatrale. Nelle riviste liriche visfido a trovare meno di dieci città nelle quali il pubbliconon sia in delirio. Ogni teatro che si rispetti è un mani-comio. Se per caso il pubblico non delira è certo fanati-co. Se non è fanatico è elettrizzato. L'iperbole è la base

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    Qui, l'uguaglianza dei due sessi è portata come si suoldire sugli... scudi.

    «Bis» a qualunque costo L. 50La circolare reca in fondo, fra due mani nere con

    l'indice teso, questa avvertenza:«Fanatismo», prezzo da convenirsi.È comico tutto ciò? No. Pare che sia utile. Ecco, ad

    esempio, un aneddoto che riguarda il celebre Stagnoquando cantava la Cavalleria rusticana con la Bellin-cioni al Carlo Felice di Genova. Il suo successo eragrande. Specialmente al brindisi egli trascinava il pub-blico all'entusiasmo nella ripresa del «viva» e in una fa-mosa nota tenuta che aveva del miracoloso. Ma il mira-colo non era che un sapientissimo gioco di bussolotti,con la complicità necessaria della claque. A metà dellanota scoppiava un irrefrenabile tentativo d'applauso, su-bito represso. Era un attimo. Ma quell'attimo bastava aStagno per riprendere il fiato, tenere la nota per un altrobel tratto e risolvere quindi la frase tutta di seguito fra ildelirio del pubblico.

    ** *

    Il delirio del pubblico! Ecco una delle tante frasi con-sacrate al giornalismo teatrale. Nelle riviste liriche visfido a trovare meno di dieci città nelle quali il pubbliconon sia in delirio. Ogni teatro che si rispetti è un mani-comio. Se per caso il pubblico non delira è certo fanati-co. Se non è fanatico è elettrizzato. L'iperbole è la base

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  • del frasario teatrale. Il superlativo vi assume proporzionienormi. Se leggete «successo discreto» dovere tradurre:fischi, senz'altro. Se un tenore «egregio» si è appena«distinto» state sicuri che all'indomani non canterà più.Per un successo degno sono assolutamente necessari ildelirio o il fanatismo o l'elettricità. Per un artista chepiacque bisogna scrivere almeno «che superò l'esigenteaspettativa del pubblico».

    Ecco perchè difficilmente troverete in un giornale tea-trale un fiasco chiamato con il suo vero nome, ed eccoperchè un cantante per il quale non si sia adoperato unaggettivo mirabolante può, dopo un successo, respingereil giornale.

    Non esagero. Un baritono ha scritto testualmentecosì:

    «La prego, d'ora in avanti, di sospendere l'invio del suogiornale. Quando un artista mio pari viene qualificato, comenel numero precedente del suo periodico, ottimo Jago, nonc'è nessuna ragione che paghi l'abbonamento».

    Questo Jago che non vuole essere ottimo a nessun co-sto, tanto meno a costo d'un abbonamento annuo, non èche un piccolo rappresentante della incommensurabilevanità gigionesca, e va giustamente accoppiato aquell'amo che telegrafando al suo agente «Accetto affarepropostomi» firmava: «Celebre X. J.».

    Il giornale teatrale non è, in fondo, che un bollettinodi pubblicità artistica, a pagamento. I diritti all'elogio,sia come qualità che come quantità, variano soltanto in

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    del frasario teatrale. Il superlativo vi assume proporzionienormi. Se leggete «successo discreto» dovere tradurre:fischi, senz'altro. Se un tenore «egregio» si è appena«distinto» state sicuri che all'indomani non canterà più.Per un successo degno sono assolutamente necessari ildelirio o il fanatismo o l'elettricità. Per un artista chepiacque bisogna scrivere almeno «che superò l'esigenteaspettativa del pubblico».

    Ecco perchè difficilmente troverete in un giornale tea-trale un fiasco chiamato con il suo vero nome, ed eccoperchè un cantante per il quale non si sia adoperato unaggettivo mirabolante può, dopo un successo, respingereil giornale.

    Non esagero. Un baritono ha scritto testualmentecosì:

    «La prego, d'ora in avanti, di sospendere l'invio del suogiornale. Quando un artista mio pari viene qualificato, comenel numero precedente del suo periodico, ottimo Jago, nonc'è nessuna ragione che paghi l'abbonamento».

    Questo Jago che non vuole essere ottimo a nessun co-sto, tanto meno a costo d'un abbonamento annuo, non èche un piccolo rappresentante della incommensurabilevanità gigionesca, e va giustamente accoppiato aquell'amo che telegrafando al suo agente «Accetto affarepropostomi» firmava: «Celebre X. J.».

    Il giornale teatrale non è, in fondo, che un bollettinodi pubblicità artistica, a pagamento. I diritti all'elogio,sia come qualità che come quantità, variano soltanto in

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  • ragione del prezzo. E sono veramente divertenti e curio-si nella loro forma e nella loro espressione. Ne diamoqualche esempio? Ecco come si illustra il successo diuna Traviata che paghi bene:

    «Le rappresentazioni straordinarie sull'importanti scenedel massimo teatro di.... ebbero brillantissimo risultato arti-stico e finanziario. Il pubblico, entusiasmato fino dalla primasera, dalla voce calda e carezzevole, dalla dizione espressivaed appassionata e dall'arte potente e persuasiva della rinoma-ta prima donna – che corrispose, pienamente, alla vivissimaaspettativa – accorse affollato a festeggiare la stupenda«Violetta» dalla quale volle la replica della cavatina edell'«Amami Alfredo». Nella splendida interpretazione deidue difficilissimi brani, essa apparve cantatrice di sorpren-dente bravura – eseguendo la cabaletta «Sempre libera» convirtuosità ammirabile e di grande sentimento.

    «Acclamatissima al duetto con «Germont» – ottenendoviaccenti emozionanti – interessò all'invettiva d'«Alfredo»esprimendo, con sentito dolore, il cantabile «Alfredo, Alfre-do di questo cuore», destando poi profonda impressionenell'intero ultimo atto, in cui si dimostrò anche attrice valo-rosissima, poichè dopo aver miniato – è la parola – il melo-dioso adagio «Addio del passato» e resi con mirabili effetti ilfamoso «Gran Dio, morir sì giovane» e gli impressionanticanti «Prendi questa è l'immagine» e «Se una pudica vergi-ne», eseguì la scena della «morte» con straziante verità, de-stando in tutti gli spettatori immensa commozione».

    Gli spettatori, se non delirano... o giù di lì, sono«commossi», mentre invece, la stampa politica nonchèquotidiana «inneggia». Il tenore «impressiona»;la prima

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    ragione del prezzo. E sono veramente divertenti e curio-si nella loro forma e nella loro espressione. Ne diamoqualche esempio? Ecco come si illustra il successo diuna Traviata che paghi bene:

    «Le rappresentazioni straordinarie sull'importanti scenedel massimo teatro di.... ebbero brillantissimo risultato arti-stico e finanziario. Il pubblico, entusiasmato fino dalla primasera, dalla voce calda e carezzevole, dalla dizione espressivaed appassionata e dall'arte potente e persuasiva della rinoma-ta prima donna – che corrispose, pienamente, alla vivissimaaspettativa – accorse affollato a festeggiare la stupenda«Violetta» dalla quale volle la replica della cavatina edell'«Amami Alfredo». Nella splendida interpretazione deidue difficilissimi brani, essa apparve cantatrice di sorpren-dente bravura – eseguendo la cabaletta «Sempre libera» convirtuosità ammirabile e di grande sentimento.

    «Acclamatissima al duetto con «Germont» – ottenendoviaccenti emozionanti – interessò all'invettiva d'«Alfredo»esprimendo, con sentito dolore, il cantabile «Alfredo, Alfre-do di questo cuore», destando poi profonda impressionenell'intero ultimo atto, in cui si dimostrò anche attrice valo-rosissima, poichè dopo aver miniato – è la parola – il melo-dioso adagio «Addio del passato» e resi con mirabili effetti ilfamoso «Gran Dio, morir sì giovane» e gli impressionanticanti «Prendi questa è l'immagine» e «Se una pudica vergi-ne», eseguì la scena della «morte» con straziante verità, de-stando in tutti gli spettatori immensa commozione».

    Gli spettatori, se non delirano... o giù di lì, sono«commossi», mentre invece, la stampa politica nonchèquotidiana «inneggia». Il tenore «impressiona»;la prima

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  • donna entusiasma. Le prime notizie d'uno spettacolosono sempre date con ineffabile imitazione di stile tele-grafico:

    Revere, 15. – Prima, seconda Traviata, celebre X X X en-tusiasmò pubblico voce bellissima, padronanza scenica, ele-ganza figura, sfarzo toilettes, rese con grande efficacia pas-sionale parte Violetta, cantando squisito senso arte, strappan-do applausi interminabili, tutti pezzi salienti, specie cavatinaterminata bellissimo re bemolle, frase Amami Alfredo, dettagrande sentimento, impressionando scena morte, interrottagrida brava, evocata scena aperta e fine atti – Impresa.

    Chi firma è sempre l'Impresa. Ciò non perchè rispon-da a verità, ma per uno strano pudore che hanno gli arti-sti a firmare col proprio nome gli elogi che essi stessicompilano e diramano. La cosa produce talvolta delleincresciose controversie. Per esempio:

    «Teramo, 25. – Norma Sociale segnò grande trionfo ma-gnifica protagonista... Stampa concorde inneggia arte voceresistenza proclamandola vera colonna stagione».

    E subito più sotto:«Teramo, 25. – Pubblico enorme acclamò superbo Pollio-

    ne.... Egli concordemente giudicato voce intelligenza fraseg-gio gioco scenico assoluta colonna spettacolo».

    Tutti e due i dispacci sono firmati, si capisce, Impre-sa. Le colonne si innalzano dunque l'una dopo l'altra conincredibile rapidità. Ed è con queste varie colonne che siviene formando il pantheon degli artisti celebri.

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    donna entusiasma. Le prime notizie d'uno spettacolosono sempre date con ineffabile imitazione di stile tele-grafico:

    Revere, 15. – Prima, seconda Traviata, celebre X X X en-tusiasmò pubblico voce bellissima, padronanza scenica, ele-ganza figura, sfarzo toilettes, rese con grande efficacia pas-sionale parte Violetta, cantando squisito senso arte, strappan-do applausi interminabili, tutti pezzi salienti, specie cavatinaterminata bellissimo re bemolle, frase Amami Alfredo, dettagrande sentimento, impressionando scena morte, interrottagrida brava, evocata scena aperta e fine atti – Impresa.

    Chi firma è sempre l'Impresa. Ciò non perchè rispon-da a verità, ma per uno strano pudore che hanno gli arti-sti a firmare col proprio nome gli elogi che essi stessicompilano e diramano. La cosa produce talvolta delleincresciose controversie. Per esempio:

    «Teramo, 25. – Norma Sociale segnò grande trionfo ma-gnifica protagonista... Stampa concorde inneggia arte voceresistenza proclamandola vera colonna stagione».

    E subito più sotto:«Teramo, 25. – Pubblico enorme acclamò superbo Pollio-

    ne.... Egli concordemente giudicato voce intelligenza fraseg-gio gioco scenico assoluta colonna spettacolo».

    Tutti e due i dispacci sono firmati, si capisce, Impre-sa. Le colonne si innalzano dunque l'una dopo l'altra conincredibile rapidità. Ed è con queste varie colonne che siviene formando il pantheon degli artisti celebri.

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    Il calmiere di tanto entusiasmo ha scelta la sua vastis-sima sede in Galleria, in quel vivaio del mondo liricoche per molte ore della giornata si agita dentro e fuoridel Biffi o del Campari. Qui la verità vera non riesce amascherarsi in nessun modo. Qui, si sa tutto. Spesso sisa anzi di più di quello che effettivamente non sia, e ilpettegolezzo a volte gustoso, a volte sanguinosamenteatroce, dà origine ai commenti più indescrivibilmentecuriosi.

    Dal rettangolo della Galleria non soltanto si giudica-no le sorti dei vari teatri italiani, ma si varcano mari emonti, si va in America del sud e in America del nord, siconosce in ogni più sottile dettaglio la vita di una com-pagnia lirica dal suo imbarco a Genova al suo sbarco aBuenos Ayres, al suo debutto al Colon o al Coliseo allasua tournée al Cile, al suo ritorno: quanti amanti e qualiamanti hanno le prime donne, quale dei tenori faccia ve-ramente l'interesse dell'impresa; se il successo di un de-terminato baritono abbia o non abbia consistenza, se ildirettore d'orchestra esiga speciale gratitudine dal sopra-no drammatico, se la mezzo-soprano trascurata abbiaveramente svelata la tresca alla moglie del maestro... In-somma, si sa tutto. Di tratto in tratto con i vari corrierigiungono corrispondenze illustrative e segretissime, fa-sci di giornali e fasci di libelli; c'è il bene informato equello che conosce gli avvenimenti a un dipresso; il bo-nario che indulge e il maligno che insiste e propaga. A

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    Il calmiere di tanto entusiasmo ha scelta la sua vastis-sima sede in Galleria, in quel vivaio del mondo liricoche per molte ore della giornata si agita dentro e fuoridel Biffi o del Campari. Qui la verità vera non riesce amascherarsi in nessun modo. Qui, si sa tutto. Spesso sisa anzi di più di quello che effettivamente non sia, e ilpettegolezzo a volte gustoso, a volte sanguinosamenteatroce, dà origine ai commenti più indescrivibilmentecuriosi.

    Dal rettangolo della Galleria non soltanto si giudica-no le sorti dei vari teatri italiani, ma si varcano mari emonti, si va in America del sud e in America del nord, siconosce in ogni più sottile dettaglio la vita di una com-pagnia lirica dal suo imbarco a Genova al suo sbarco aBuenos Ayres, al suo debutto al Colon o al Coliseo allasua tournée al Cile, al suo ritorno: quanti amanti e qualiamanti hanno le prime donne, quale dei tenori faccia ve-ramente l'interesse dell'impresa; se il successo di un de-terminato baritono abbia o non abbia consistenza, se ildirettore d'orchestra esiga speciale gratitudine dal sopra-no drammatico, se la mezzo-soprano trascurata abbiaveramente svelata la tresca alla moglie del maestro... In-somma, si sa tutto. Di tratto in tratto con i vari corrierigiungono corrispondenze illustrative e segretissime, fa-sci di giornali e fasci di libelli; c'è il bene informato equello che conosce gli avvenimenti a un dipresso; il bo-nario che indulge e il maligno che insiste e propaga. A

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  • volte la maldicenza ha essa pure una base affaristica: de-molire uno per innalzare l'altro; denigrare un teatro persostenere il teatro concorrente. A volte anche la dicerianon ha nessun carattere; è fatta per passare il tempo, perla necessità di smuovere un poco la monotonia di questavita oziosa in apparenza e pur laboriosissima di intrighi,di sotterfugi, di trappole, di ingiustizie.

    C'è chi questa vita vive da anni e non sa e non puòpiù staccarsene.

    Qualche anno fa bazzicava al Campari il segretario diun tenore. Egli, morto di fame, aveva accettato questotitolo pomposo che nascondeva un più umile ufficio.Nella famiglia tenorile faceva un po' di tutto; dal lavare ipiatti all'accompagnare a scuola i bambini. Nei ritagli ditempo piombava in Galleria di tutta fretta, assumeva inpochi minati quante più indiscrezioni d'ogni genere riu-sciva a raccogliere e se ne ritornava alla casa ospitale,beato, allegro, soddisfatto. La sua vita era una gioia con-tinua, perchè ogni giorno qualcosa di nuovo, di gustoso,di appetitoso c'era da apprendere. Per una combinazioneun giorno gli fu offerto un buon posto in una aziendacommerciale: era l'avvenire assicurato e il segretariobambinaio e lavapiatti accettò. Ma il principale che loconosceva bene gli aveva imposta una sola condizione,atroce, terribile: non mettere più un piede in Galleria,pena il licenziamento immediato. Nel bivio tremendo,fra un avvenire onorato, e una rinuncia dolorosissima, ilgiovanotto riuscì a trovare una via d'uscita: ogni giorno,alle due precise, sull'angolo di via Meravigli egli aveva

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    volte la maldicenza ha essa pure una base affaristica: de-molire uno per innalzare l'altro; denigrare un teatro persostenere il teatro concorrente. A volte anche la dicerianon ha nessun carattere; è fatta per passare il tempo, perla necessità di smuovere un poco la monotonia di questavita oziosa in apparenza e pur laboriosissima di intrighi,di sotterfugi, di trappole, di ingiustizie.

    C'è chi questa vita vive da anni e non sa e non puòpiù staccarsene.

    Qualche anno fa bazzicava al Campari il segretario diun tenore. Egli, morto di fame, aveva accettato questotitolo pomposo che nascondeva un più umile ufficio.Nella famiglia tenorile faceva un po' di tutto; dal lavare ipiatti all'accompagnare a scuola i bambini. Nei ritagli ditempo piombava in Galleria di tutta fretta, assumeva inpochi minati quante più indiscrezioni d'ogni genere riu-sciva a raccogliere e se ne ritornava alla casa ospitale,beato, allegro, soddisfatto. La sua vita era una gioia con-tinua, perchè ogni giorno qualcosa di nuovo, di gustoso,di appetitoso c'era da apprendere. Per una combinazioneun giorno gli fu offerto un buon posto in una aziendacommerciale: era l'avvenire assicurato e il segretariobambinaio e lavapiatti accettò. Ma il principale che loconosceva bene gli aveva imposta una sola condizione,atroce, terribile: non mettere più un piede in Galleria,pena il licenziamento immediato. Nel bivio tremendo,fra un avvenire onorato, e una rinuncia dolorosissima, ilgiovanotto riuscì a trovare una via d'uscita: ogni giorno,alle due precise, sull'angolo di via Meravigli egli aveva

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  • un appuntamento con un amico della congrega. Collo-quio misterioso di dieci minuti. Notizie della giornata li-rica precise e complete. Stretta di mano vivissima. Di-stacco quasi felice: egli sapeva! poteva ritornare al suoufficio contento come una pasqua.

    ** *

    Ecco, in brevi tratti, un riflesso del retroscena delmondo canoro. Il riflesso che giunge ai nostri occhi,cioè a quelli del pubblico, è molto diverso. Tale infattida abbacinare miriadi di falene che vi si abbruciano mi-serevolmente le ali.

    Ma nessun esempio, nessuna verità potrà mai arre-starle. Il sogno è sempre quello, sempre radioso attra-verso ogni miseria e ogni difficoltà.

    Esso si riassume con efficacia assolutamente priva diortografia e di grammatica in questa dedica che riprodu-co esattamente dalla fotografia di una bella prima donnaa un influentissimo agente teatrale:

    «Vorrei che questo Immagine, col suo desiderio eaiuto prenderebbe posto fra i Stelli dell'Arte».

    GIUSEPPE ADAMI

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    un appuntamento con un amico della congrega. Collo-quio misterioso di dieci minuti. Notizie della giornata li-rica precise e complete. Stretta di mano vivissima. Di-stacco quasi felice: egli sapeva! poteva ritornare al suoufficio contento come una pasqua.

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    Ecco, in brevi tratti, un riflesso del retroscena delmondo canoro. Il riflesso che giunge ai nostri occhi,cioè a quelli del pubblico, è molto diverso. Tale infattida abbacinare miriadi di falene che vi si abbruciano mi-serevolmente le ali.

    Ma nessun esempio, nessuna verità potrà mai arre-starle. Il sogno è sempre quello, sempre radioso attra-verso ogni miseria e ogni difficoltà.

    Esso si riassume con efficacia assolutamente priva diortografia e di grammatica in questa dedica che riprodu-co esattamente dalla fotografia di una bella prima donnaa un influentissimo agente teatrale:

    «Vorrei che questo Immagine, col suo desiderio eaiuto prenderebbe posto fra i Stelli dell'Arte».

    GIUSEPPE ADAMI

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