E-book campione Liber Liber · Carlo Darwin ha fatto un viaggio intorno al mondo: nessuno più di...

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    QUESTO E–BOOK:

    TITOLO: Diario di un naturalista giramondoAUTORE: Darwin, CharlesTRADUTTORE: Lessona, MicheleCURATORE:NOTE:

    CODICE ISBN E-BOOK: 9788828100027

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

    COPERTINA: [elaborazione da] "Portrait of CharlesDarwin" di George Richmond (1809–1896) -https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Charles_Dar-win_by_G._Richmond.jpg. - Pubblico Dominio.

    TRATTO DA: Diario di un naturalista giramondo / Car-lo Darwin ; traduzione di Michele Lessona. -Milano : Gamma, 1945. - 490 p. ; 22 cm.

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 18 dicembre 2005

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    COPERTINA: [elaborazione da] "Portrait of CharlesDarwin" di George Richmond (1809–1896) -https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Charles_Dar-win_by_G._Richmond.jpg. - Pubblico Dominio.

    TRATTO DA: Diario di un naturalista giramondo / Car-lo Darwin ; traduzione di Michele Lessona. -Milano : Gamma, 1945. - 490 p. ; 22 cm.

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  • 2a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 22 febbraio 20133a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 4 agosto 20134a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 29 settembre 2016

    INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità standard 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:TRV028000 VIAGGI / Crociere

    DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

    REVISIONE:Alessandro Raggi, [email protected] Righi, [email protected] Santamaria (ePub)

    IMPAGINAZIONE:Mario Sciubba Caniglia, [email protected] Mazzolini (ePub)

    PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected] Santamaria

    Informazioni sul "progetto Manuzio"Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associa-zione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque vo-glia collaborare, si pone come scopo la pubblicazio-ne e la diffusione gratuita di opere letterarie informato elettronico. Ulteriori informazioni sono di-sponibili sul sito Internet:http://www.liberliber.it/

    Aiuta anche tu il "progetto Manuzio"Se questo "libro elettronico" è stato di tuo gradi-

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    DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

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  • Indice generale

    Prefazione del Traduttore................................................7Capitolo I. Sant’Iago – Isole del Capo Verde………….9Capitolo II. Rio Janeiro................................................38Capitolo III. Maldonado...............................................69Capitolo IV. Da Rio Negro a Bahia Blanca................106Capitolo V. Bahia Blanca............................................134Capitolo VI. Da Bahia Blanca a Buenos-Ayres..........172Capitolo VII. Da Buenos-Ayres a Santa Fè................198Capitolo VIII. Banda Oriental e Patagonia.................229Capitolo IX. Santa Cruz, Patagonia e Isole Falkland. 284Capitolo X. Terra del Fuoco.......................................327Capitolo XI. Stretto di Magellano clima delle coste me-ridionali.......................................................................371Capitolo XII. Chilì centrale........................................405Capitolo XIII. Chiloe e Isole Chonos.........................437Capitolo XIV. Chiloe e Concezione; grande terremoto.....................................................................................466Capitolo XV. Passaggio delle Cordigliere..................501Capitolo XVI. Chilì settentrionale e Perù...................539Capitolo XVII. Arcipelago Galapagos.......................595Capitolo XVIII. Tahiti e la Nuova Zelanda................641Capitolo XIX. Australia..............................................687Capitolo XX. Isola Keeling: formazione di coralli.....720Capitolo XXI. Dall’Isola Maurizio all’Inghilterra......770

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    Indice generale

    Prefazione del Traduttore................................................7Capitolo I. Sant’Iago – Isole del Capo Verde………….9Capitolo II. Rio Janeiro................................................38Capitolo III. Maldonado...............................................69Capitolo IV. Da Rio Negro a Bahia Blanca................106Capitolo V. Bahia Blanca............................................134Capitolo VI. Da Bahia Blanca a Buenos-Ayres..........172Capitolo VII. Da Buenos-Ayres a Santa Fè................198Capitolo VIII. Banda Oriental e Patagonia.................229Capitolo IX. Santa Cruz, Patagonia e Isole Falkland. 284Capitolo X. Terra del Fuoco.......................................327Capitolo XI. Stretto di Magellano clima delle coste me-ridionali.......................................................................371Capitolo XII. Chilì centrale........................................405Capitolo XIII. Chiloe e Isole Chonos.........................437Capitolo XIV. Chiloe e Concezione; grande terremoto.....................................................................................466Capitolo XV. Passaggio delle Cordigliere..................501Capitolo XVI. Chilì settentrionale e Perù...................539Capitolo XVII. Arcipelago Galapagos.......................595Capitolo XVIII. Tahiti e la Nuova Zelanda................641Capitolo XIX. Australia..............................................687Capitolo XX. Isola Keeling: formazione di coralli.....720Capitolo XXI. Dall’Isola Maurizio all’Inghilterra......770

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  • CARLO DARWIN

    DIARIODI UN NATURALISTA GIRAMONDO

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    CARLO DARWIN

    DIARIODI UN NATURALISTA GIRAMONDO

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  • PREFAZIONE DEL TRADUTTORE

    Carlo Darwin, di cui si parla oggi in tutto il mondo ci-vile, va segnalato per due meriti singolarmente diversi,e mirabilmente concorrenti ad un medesimo effetto.Egli è osservatore diligente, paziente, acuto, originale,profondo, pieno di dottrina e di erudizione: tutto poi iltesoro del suo sapere egli volge a trarre dalle sue osser-vazioni e dalle sue comparazioni inaspettate conclusio-ni e grandiose, per cui veggiamo, la sua mercè, ripresaoggi l’opera di Galileo e di Newton, ed applicata ai vi-venti.Finora il Darwin fra noi, come pure in Francia, non fuconosciuto che per questo secondo rispetto. In Inghil-terra invece ed in Germania esso fu apprezzato ancheper quelle qualità sue che hanno preceduto e fecondatole altre, ed il viaggiatore fu ammirato e lodato nonmeno del filosofo.Carlo Darwin ha fatto un viaggio intorno al mondo:nessuno più di lui poteva compiere fruttuosamente untal viaggio. Ricco di sode cognizioni scientifiche e lette-rarie, di studio profondo delle cose naturali e civili delsuo paese, animo forte e gentile, amore all’umanità,culto del vero. Il viaggio del Darwin ha portata tantaluce intorno ai fatti naturali delle varie regioni dellaterra, che nulla più: molte questioni che tenevan divisi i

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    PREFAZIONE DEL TRADUTTORE

    Carlo Darwin, di cui si parla oggi in tutto il mondo ci-vile, va segnalato per due meriti singolarmente diversi,e mirabilmente concorrenti ad un medesimo effetto.Egli è osservatore diligente, paziente, acuto, originale,profondo, pieno di dottrina e di erudizione: tutto poi iltesoro del suo sapere egli volge a trarre dalle sue osser-vazioni e dalle sue comparazioni inaspettate conclusio-ni e grandiose, per cui veggiamo, la sua mercè, ripresaoggi l’opera di Galileo e di Newton, ed applicata ai vi-venti.Finora il Darwin fra noi, come pure in Francia, non fuconosciuto che per questo secondo rispetto. In Inghil-terra invece ed in Germania esso fu apprezzato ancheper quelle qualità sue che hanno preceduto e fecondatole altre, ed il viaggiatore fu ammirato e lodato nonmeno del filosofo.Carlo Darwin ha fatto un viaggio intorno al mondo:nessuno più di lui poteva compiere fruttuosamente untal viaggio. Ricco di sode cognizioni scientifiche e lette-rarie, di studio profondo delle cose naturali e civili delsuo paese, animo forte e gentile, amore all’umanità,culto del vero. Il viaggio del Darwin ha portata tantaluce intorno ai fatti naturali delle varie regioni dellaterra, che nulla più: molte questioni che tenevan divisi i

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  • dotti, come quella della formazione delle isole del co-rallo nel Pacifico, ebbero da lui scioglimento: nuovifatti nella vita e nei costumi degli animali furono rivela-ti ed interpretati in modo che la scienza ne ha fatto te-soro. E la brevità energica ed incisiva, i tocchi maestri,il lampo di certi giudizii intorno a cose di costumi e distoria, hanno fatto sì che del viaggio del Darwin si sia-no innamorati non solo i dotti, ma tutti i lettori. Fuscritto a mo’ di giornale, si legge col diletto con cui silegge un romanzo, e chi sa pensare trova ad ogni trattoda soffermarsi.Il modo con cui furono accolte in Italia le versioni dellealtre opere del Darwin non mi lascia dubbio intornoallo accoglimento che sarà per avere questa, e perciòmi sono accinto a tradurla, colla certezza che dalla let-tura di essa saranno i miei connazionali per ricavaregrande diletto e più grande ammaestramento.

    M. L.

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    dotti, come quella della formazione delle isole del co-rallo nel Pacifico, ebbero da lui scioglimento: nuovifatti nella vita e nei costumi degli animali furono rivela-ti ed interpretati in modo che la scienza ne ha fatto te-soro. E la brevità energica ed incisiva, i tocchi maestri,il lampo di certi giudizii intorno a cose di costumi e distoria, hanno fatto sì che del viaggio del Darwin si sia-no innamorati non solo i dotti, ma tutti i lettori. Fuscritto a mo’ di giornale, si legge col diletto con cui silegge un romanzo, e chi sa pensare trova ad ogni trattoda soffermarsi.Il modo con cui furono accolte in Italia le versioni dellealtre opere del Darwin non mi lascia dubbio intornoallo accoglimento che sarà per avere questa, e perciòmi sono accinto a tradurla, colla certezza che dalla let-tura di essa saranno i miei connazionali per ricavaregrande diletto e più grande ammaestramento.

    M. L.

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  • CAPITOLO I.SANT’IAGO – ISOLE DEL CAPO VERDE.

    Porto Praya – Ribeira Grande – Polvere atmosferica con Infusorii– Costumi di una Aplisia, e di una Seppia – Roccie di S. Paolo,non vulcaniche – Singolari incrostazioni – Gl’insetti, primi colonidelle isole Fernando Noronha – Bahia – Roccie brunite – Costumidi un Diodonte – Conferve ed Infusorii – Pelagia – Cause delloscoloramento del mare.

    Respinto indietro due volte, da un forte vento di sud-ovest, il brigantino da guerra Beagle della regia marinainglese, comandato dal capitano Fitz-Roy, salpò final-mente da Devonport il 27 dicembre 1831. La spedizioneaveva per iscopo di fare una ispezione compiuta dellaPatagonia e della Terra del Fuoco, ispezione cominciatadal capitano King dal 1826 al 1830 – esaminare lespiaggie del Chilì, del Perù e quelle di alcune isole delPacifico – e fare una serie di misure cronometriche in-torno al mondo. Giungemmo il 6 gennaio a Teneriffa,ma non ci fu permesso sbarcare, perchè si temeva a terrache noi portassimo loro il cholera. L’indomani mattinavedemmo spuntare il sole dietro lo scosceso profilo del-la grande isola delle Canarie, ed illuminare repentina-mente il Picco di Teneriffa, mentre le parti più basseerano velate da leggere nubi. Questo fu il primo di unalunga serie di giorni deliziosissimi che non ho mai più

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    CAPITOLO I.SANT’IAGO – ISOLE DEL CAPO VERDE.

    Porto Praya – Ribeira Grande – Polvere atmosferica con Infusorii– Costumi di una Aplisia, e di una Seppia – Roccie di S. Paolo,non vulcaniche – Singolari incrostazioni – Gl’insetti, primi colonidelle isole Fernando Noronha – Bahia – Roccie brunite – Costumidi un Diodonte – Conferve ed Infusorii – Pelagia – Cause delloscoloramento del mare.

    Respinto indietro due volte, da un forte vento di sud-ovest, il brigantino da guerra Beagle della regia marinainglese, comandato dal capitano Fitz-Roy, salpò final-mente da Devonport il 27 dicembre 1831. La spedizioneaveva per iscopo di fare una ispezione compiuta dellaPatagonia e della Terra del Fuoco, ispezione cominciatadal capitano King dal 1826 al 1830 – esaminare lespiaggie del Chilì, del Perù e quelle di alcune isole delPacifico – e fare una serie di misure cronometriche in-torno al mondo. Giungemmo il 6 gennaio a Teneriffa,ma non ci fu permesso sbarcare, perchè si temeva a terrache noi portassimo loro il cholera. L’indomani mattinavedemmo spuntare il sole dietro lo scosceso profilo del-la grande isola delle Canarie, ed illuminare repentina-mente il Picco di Teneriffa, mentre le parti più basseerano velate da leggere nubi. Questo fu il primo di unalunga serie di giorni deliziosissimi che non ho mai più

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  • dimenticato. Il 16 gennaio 1832, gettammo l’àncora aPorto Praya, a Sant’Iago, la principale isola dell’arcipe-lago del Capo Verde.

    Veduto dal mare il contorno di Porto Praya ha unaspetto desolato. Il fuoco dei vulcani di epoche remote,ed il calore ardentissimo del sole dei tropici, hanno resoin molti punti il suolo inetto alla vegetazione. Il paesesale con successivi altipiani, frammisti ad alcune colli-nette a cono tronco, e l’orizzonte è limitato da una cate-na irregolare di monti più alti. La scena veduta attraver-so alla fosca atmosfera del clima, è interessantissima, sepure una persona che ha lasciato da poco il mare e per laprima volta passeggia in un bosco di alberi di cocco,può essere buon giudice di qualsiasi cosa tranne che delgodimento che prova. In generale l’isola non può essereconsiderata come molto attraente; ma per chi non cono-sce che un paesaggio d’Inghilterra, l’aspetto nuovo diuna terra al tutto sterile ha un non so che di grandioso,che forse una maggiore vegetazione potrebbe toglierle.Per grandi tratti di pianure coperte di lava non si incon-tra un filo d’erba; tuttavia gregge di capre ed alcunevacche riescono a trovare di che vivere. Piove molto dirado, ma durante una breve parte dell’anno hanno luogoviolenti acquazzoni, dopo i quali spunta immediatamen-te da ogni crepaccio del terreno una scarsa vegetazione.Questa apparisce in breve, e gli animali vivono del fienoche per tal modo si forma naturalmente. Ora è un annoche non piove. Quando l’isola fu scoperta il contorno

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    dimenticato. Il 16 gennaio 1832, gettammo l’àncora aPorto Praya, a Sant’Iago, la principale isola dell’arcipe-lago del Capo Verde.

    Veduto dal mare il contorno di Porto Praya ha unaspetto desolato. Il fuoco dei vulcani di epoche remote,ed il calore ardentissimo del sole dei tropici, hanno resoin molti punti il suolo inetto alla vegetazione. Il paesesale con successivi altipiani, frammisti ad alcune colli-nette a cono tronco, e l’orizzonte è limitato da una cate-na irregolare di monti più alti. La scena veduta attraver-so alla fosca atmosfera del clima, è interessantissima, sepure una persona che ha lasciato da poco il mare e per laprima volta passeggia in un bosco di alberi di cocco,può essere buon giudice di qualsiasi cosa tranne che delgodimento che prova. In generale l’isola non può essereconsiderata come molto attraente; ma per chi non cono-sce che un paesaggio d’Inghilterra, l’aspetto nuovo diuna terra al tutto sterile ha un non so che di grandioso,che forse una maggiore vegetazione potrebbe toglierle.Per grandi tratti di pianure coperte di lava non si incon-tra un filo d’erba; tuttavia gregge di capre ed alcunevacche riescono a trovare di che vivere. Piove molto dirado, ma durante una breve parte dell’anno hanno luogoviolenti acquazzoni, dopo i quali spunta immediatamen-te da ogni crepaccio del terreno una scarsa vegetazione.Questa apparisce in breve, e gli animali vivono del fienoche per tal modo si forma naturalmente. Ora è un annoche non piove. Quando l’isola fu scoperta il contorno

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  • immediato di Porto Praya era rivestito di alberi1, di cuila imprevidente distruzione ha cagionato qui come aSant’Elena ed in qualche altra isola delle Canarie, unaquasi assoluta sterilità. Le valli larghe, profonde, di cuimolte fanno ufficio solamente per pochi giorni in unastagione di corsi d’acqua, sono rivestite di boschetti diarbusti senza foglie. Pochi esseri viventi abitano quellevalli. L’uccello che vi s’incontra più comune è un martinpescatore (Dacelo Jagoensis), il quale si posa tutto fidu-cioso sui rami della pianta detta olio di castoro, e di làpiomba sulle lucertole e sui grilli. Ha colori brillanti, manon è così bello come le specie d’Europa; differiscepure grandemente da questi pel volo, pei costumi e pelluogo ove abita, che in generale è una qualche aridissi-ma valle.

    Un giorno andammo due ufficiali ed io a cavallo finoa Ribeira Grande, villaggio poche miglia all’est di PortoPraya. Fino alla valle di San Martino, il paese avevasempre il suo aspetto brutto e scolorito; ma a quel puntoun piccolissimo filo d’acqua produce un freschissimomargine di lussureggiante vegetazione. Nel corso diun’ora giungemmo a Ribeira Grande e ci sorprese la vi-sta di una grande fortezza e di una cattedrale, entrambediroccate. Questa piccola città era, prima che il suo por-to si fosse colmato, il luogo principale dell’isola; ora haun aspetto melanconico ma molto pittoresco. Essendociprocurati un frate nero per guida ed uno spagnuolo che

    1 Affermo ciò sulla autorità del dottor E. Dieffenbach, che lo disse nella suatraduzione tedesca della prima edizione di questo Giornale.

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    immediato di Porto Praya era rivestito di alberi1, di cuila imprevidente distruzione ha cagionato qui come aSant’Elena ed in qualche altra isola delle Canarie, unaquasi assoluta sterilità. Le valli larghe, profonde, di cuimolte fanno ufficio solamente per pochi giorni in unastagione di corsi d’acqua, sono rivestite di boschetti diarbusti senza foglie. Pochi esseri viventi abitano quellevalli. L’uccello che vi s’incontra più comune è un martinpescatore (Dacelo Jagoensis), il quale si posa tutto fidu-cioso sui rami della pianta detta olio di castoro, e di làpiomba sulle lucertole e sui grilli. Ha colori brillanti, manon è così bello come le specie d’Europa; differiscepure grandemente da questi pel volo, pei costumi e pelluogo ove abita, che in generale è una qualche aridissi-ma valle.

    Un giorno andammo due ufficiali ed io a cavallo finoa Ribeira Grande, villaggio poche miglia all’est di PortoPraya. Fino alla valle di San Martino, il paese avevasempre il suo aspetto brutto e scolorito; ma a quel puntoun piccolissimo filo d’acqua produce un freschissimomargine di lussureggiante vegetazione. Nel corso diun’ora giungemmo a Ribeira Grande e ci sorprese la vi-sta di una grande fortezza e di una cattedrale, entrambediroccate. Questa piccola città era, prima che il suo por-to si fosse colmato, il luogo principale dell’isola; ora haun aspetto melanconico ma molto pittoresco. Essendociprocurati un frate nero per guida ed uno spagnuolo che

    1 Affermo ciò sulla autorità del dottor E. Dieffenbach, che lo disse nella suatraduzione tedesca della prima edizione di questo Giornale.

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  • aveva servito nella guerra peninsulare come interprete,visitammo molti fabbricati, di cui la parte principale sicomponeva di una chiesa. Qui sono stati sepolti i gover-natori ed i capitani generali delle isole2. Alcune delle la-pidi hanno la data del secolo decimosesto. Gli ornamen-ti araldici erano le sole cose in quel luogo remoto che ciricordassero l’Europa. La chiesa o cappella formava unlato di un quadrilatero, nel mezzo del quale cresceva unboschetto di alberi di banane. Un altro lato era compostodell’ospedale, che ricoverava una dozzina di miserabili.

    Tornammo alla Venda pel pranzo. Un gran numero diuomini, di donne e di bambini, tutti neri come l’inchio-stro, si raccolsero per vederci. Essi erano sommamenteallegri; ad ogni nostra parola, ad ogni nostro cenno,scoppiavano dalle risa. Prima di lasciare la città andam-mo a visitare la cattedrale. Non vi sono tante ricchezzecome nella chiesa più piccola, ma vanta un piccolo or-gano, che manda suoni singolarmente disarmonici. Do-nammo qualche scellino al frate nero, e lo spagnuolo,posandogli la mano sul capo, disse, molto ingenuamen-te, che non credeva che il colore facesse poi una troppogrande differenza. Tornammo allora il più speditamentepossibile coi nostri cavallini a Porto Praya.

    Un altro giorno dirigemmo le nostre escursioni versoil villaggio di San Domingo, collocato quasi nel centrodell’isola. Sopra una piccola pianura che attraversammo

    2 Le isole del Capo Verde furono scoperte nel 1449. Vi era la lapide di unvescovo colla data del 1571: ed un rilievo di una mano con un pugnale col-la data del 1497.

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    aveva servito nella guerra peninsulare come interprete,visitammo molti fabbricati, di cui la parte principale sicomponeva di una chiesa. Qui sono stati sepolti i gover-natori ed i capitani generali delle isole2. Alcune delle la-pidi hanno la data del secolo decimosesto. Gli ornamen-ti araldici erano le sole cose in quel luogo remoto che ciricordassero l’Europa. La chiesa o cappella formava unlato di un quadrilatero, nel mezzo del quale cresceva unboschetto di alberi di banane. Un altro lato era compostodell’ospedale, che ricoverava una dozzina di miserabili.

    Tornammo alla Venda pel pranzo. Un gran numero diuomini, di donne e di bambini, tutti neri come l’inchio-stro, si raccolsero per vederci. Essi erano sommamenteallegri; ad ogni nostra parola, ad ogni nostro cenno,scoppiavano dalle risa. Prima di lasciare la città andam-mo a visitare la cattedrale. Non vi sono tante ricchezzecome nella chiesa più piccola, ma vanta un piccolo or-gano, che manda suoni singolarmente disarmonici. Do-nammo qualche scellino al frate nero, e lo spagnuolo,posandogli la mano sul capo, disse, molto ingenuamen-te, che non credeva che il colore facesse poi una troppogrande differenza. Tornammo allora il più speditamentepossibile coi nostri cavallini a Porto Praya.

    Un altro giorno dirigemmo le nostre escursioni versoil villaggio di San Domingo, collocato quasi nel centrodell’isola. Sopra una piccola pianura che attraversammo

    2 Le isole del Capo Verde furono scoperte nel 1449. Vi era la lapide di unvescovo colla data del 1571: ed un rilievo di una mano con un pugnale col-la data del 1497.

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  • crescevano alcune acacie mezzo intisichite; le loro cimeeransi incurvate, per effetto dei continui venti alisei, inmodo singolare – alcune erano anche ad angolo retto colloro tronco. La direzione dei rami era esattamente N-E-N. e S-O-S., e queste banderuole naturali indicano la di-rezione prevalente dei venti regolari. I viaggiatori hannolasciato così poche traccie su quel suolo nudo, che per-demmo la strada, e ci volgemmo verso Fuentes. Non ciaccorgemmo di questo finchè non fummo giunti sul luo-go; ed in seguito rimanemmo contenti di questo sbaglio.Fuentes è un graziosissimo villaggio, con un piccolocorso d’acqua; ed ogni cosa vi sembra prosperosa, tran-ne invero, quello che era più importante, i suoi abitanti.I bambini neri, al tutto neri e macilenti, portavano fascidi legna da ardere grossi quasi come il loro corpo.

    Presso Fuentes vedemmo un grande strupo* di gallinedi Faraone – probabilmente erano in numero di cinquan-ta o sessanta. Erano timidissime e non ci potemmo avvi-cinare ad esse. Ci sfuggirono, come le pernici in ungiorno piovoso di settembre, correndo col capo solleva-to, e se erano inseguite, spiccavano immantinente ilvolo.

    * Si tratta di parola non frequentissima ma abbastanza usata a fine ottocento.Etimologicamente deriva dal tardo latino con la stessa radice di "truppa"per cui veniva usata nel significato oltre che di "manipolo" di uomini an-che in caso di raggruppamenti animali per i quali non si usa il termine piùspecifico di "gregge" "mandria" "stormo" "branco". A Lessona piacevaevidentemente molto perché la usa ripetutamente anche nella traduzione di"L'origine dell'uomo (due diverse edizioni nel progetto Manuzio) sempre aproposito di "gruppi" di scimmie. Oggi è solo sinonimo di stupro, nell'ori-ginale si trova "flock", gregge, stormo (NdR).

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    crescevano alcune acacie mezzo intisichite; le loro cimeeransi incurvate, per effetto dei continui venti alisei, inmodo singolare – alcune erano anche ad angolo retto colloro tronco. La direzione dei rami era esattamente N-E-N. e S-O-S., e queste banderuole naturali indicano la di-rezione prevalente dei venti regolari. I viaggiatori hannolasciato così poche traccie su quel suolo nudo, che per-demmo la strada, e ci volgemmo verso Fuentes. Non ciaccorgemmo di questo finchè non fummo giunti sul luo-go; ed in seguito rimanemmo contenti di questo sbaglio.Fuentes è un graziosissimo villaggio, con un piccolocorso d’acqua; ed ogni cosa vi sembra prosperosa, tran-ne invero, quello che era più importante, i suoi abitanti.I bambini neri, al tutto neri e macilenti, portavano fascidi legna da ardere grossi quasi come il loro corpo.

    Presso Fuentes vedemmo un grande strupo* di gallinedi Faraone – probabilmente erano in numero di cinquan-ta o sessanta. Erano timidissime e non ci potemmo avvi-cinare ad esse. Ci sfuggirono, come le pernici in ungiorno piovoso di settembre, correndo col capo solleva-to, e se erano inseguite, spiccavano immantinente ilvolo.

    * Si tratta di parola non frequentissima ma abbastanza usata a fine ottocento.Etimologicamente deriva dal tardo latino con la stessa radice di "truppa"per cui veniva usata nel significato oltre che di "manipolo" di uomini an-che in caso di raggruppamenti animali per i quali non si usa il termine piùspecifico di "gregge" "mandria" "stormo" "branco". A Lessona piacevaevidentemente molto perché la usa ripetutamente anche nella traduzione di"L'origine dell'uomo (due diverse edizioni nel progetto Manuzio) sempre aproposito di "gruppi" di scimmie. Oggi è solo sinonimo di stupro, nell'ori-ginale si trova "flock", gregge, stormo (NdR).

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  • Il paesaggio di San Domingo ha una bellezza al tuttoinaspettata, rispetto al carattere cupo che prevale in tuttoil rimanente dell’isola. Il villaggio sta in fondo ad unavalle, limitata da alti e dentati muri di lava stratificata.Le roccie nere fanno contrasto spiccato colla verde esplendida vegetazione che adorna le sponde di un picco-lo corso d’acqua limpidissima. Era un giorno di festa, edil villaggio era pieno di gente. Al nostro ritorno incon-trammo un drappello di una ventina circa di fanciullenere, vestite con molto buon gusto; la loro pelle nera edi candidi vestimenti spiccavano maggiormente pei scial-li e turbanti coloriti che portavano. Appena fummo lorovicini, esse si misero in circolo, e coprendo il sentierocoi loro scialli, cominciarono a cantare con grande ener-gia una selvaggia canzone, battendo il tempo colle manie coi piedi. Gettammo loro alcune vinteru, che ricevette-ro con scoppi di risa, e le lasciammo mentre cantavanocon lena raddoppiata.

    Un mattino il villaggio era singolarmente chiaro; lemontagne lontane spiccavano coi loro frastagliati profi-li, sopra una cupa striscia di nubi azzurrognole. Giudi-cando dall'apparenza, e da ciò che aveva osservato in In-ghilterra, supposi che l'aria fosse satura di umidità. Tut-tavia, il fatto, era interamente l’opposto. L’igrometrodava una differenza di 296 gradi, tra la temperaturadell’aria ed il punto a cui l’umidità si precipita. Questadifferenza era quasi il doppio di quella che io aveva os-servato le mattine precedenti. Questo insolito grado diasciuttezza atmosferica era accompagnato da continui

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    Il paesaggio di San Domingo ha una bellezza al tuttoinaspettata, rispetto al carattere cupo che prevale in tuttoil rimanente dell’isola. Il villaggio sta in fondo ad unavalle, limitata da alti e dentati muri di lava stratificata.Le roccie nere fanno contrasto spiccato colla verde esplendida vegetazione che adorna le sponde di un picco-lo corso d’acqua limpidissima. Era un giorno di festa, edil villaggio era pieno di gente. Al nostro ritorno incon-trammo un drappello di una ventina circa di fanciullenere, vestite con molto buon gusto; la loro pelle nera edi candidi vestimenti spiccavano maggiormente pei scial-li e turbanti coloriti che portavano. Appena fummo lorovicini, esse si misero in circolo, e coprendo il sentierocoi loro scialli, cominciarono a cantare con grande ener-gia una selvaggia canzone, battendo il tempo colle manie coi piedi. Gettammo loro alcune vinteru, che ricevette-ro con scoppi di risa, e le lasciammo mentre cantavanocon lena raddoppiata.

    Un mattino il villaggio era singolarmente chiaro; lemontagne lontane spiccavano coi loro frastagliati profi-li, sopra una cupa striscia di nubi azzurrognole. Giudi-cando dall'apparenza, e da ciò che aveva osservato in In-ghilterra, supposi che l'aria fosse satura di umidità. Tut-tavia, il fatto, era interamente l’opposto. L’igrometrodava una differenza di 296 gradi, tra la temperaturadell’aria ed il punto a cui l’umidità si precipita. Questadifferenza era quasi il doppio di quella che io aveva os-servato le mattine precedenti. Questo insolito grado diasciuttezza atmosferica era accompagnato da continui

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  • lampi. Non è forse un caso singolare, questo di trovareun notevole grado di trasparenza con un tempo cosifat-to?

    In generale l’atmosfera è fosca; e ciò è cagionato dauna pioggia di polvere impalpabile, che si trovò averelievemente danneggiato gl’istrumenti astronomici. Ilmattino prima di aver gettato l’àncora a Porto Praya, ioraccolsi un pizzico di quella polvere finissima color bru-no, che sembrava essere stata filtrata dal vento attraver-so la stoffa della banderuola dell’albero di maestra. Il si-gnor Lyell mi diede pure quattro involtini di polvere checaddero sopra una nave a qualche centinaio di miglia daquelle isole. Il professore Ehrenberg3 osserva che quellapolvere è composta in gran parte d’infusorii muniti diinvogli silicei e di tessuto siliceo di vegetali. Nei cinqueinvoltini che io gli mandai, egli riconobbe non meno disessantasette differenti forme organiche! Eccettuate duespecie marine, gl’infusori abitano tutti l’acqua dolce. Hotrovato non meno di quindici relazioni differenti di pol-vere caduta su navi al largo nell’Atlantico. Dalla dire-zione del vento mentre cadeva e dall’esser sempre cadu-ta durante quei mesi in cui si sa che l’harmattan sollevanuvoli di polvere nell’aria, possiamo dedurre con certez-za che viene dall’Africa. Tuttavia è un fatto singolarissi-mo che quantunque il professore Ehrenberg conoscamolte specie d’infusorii particolari all’Africa, egli non3 Colgo questa occasione per far nota la somma gentilezza colla quale que-

    sto illustre naturalista ha esaminato parecchi dei miei saggi. Io ho mandato(giugno 1845) un ragguaglio compiuto intorno alla caduta di questa polve-re alla Società Geologica di Londra.

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    lampi. Non è forse un caso singolare, questo di trovareun notevole grado di trasparenza con un tempo cosifat-to?

    In generale l’atmosfera è fosca; e ciò è cagionato dauna pioggia di polvere impalpabile, che si trovò averelievemente danneggiato gl’istrumenti astronomici. Ilmattino prima di aver gettato l’àncora a Porto Praya, ioraccolsi un pizzico di quella polvere finissima color bru-no, che sembrava essere stata filtrata dal vento attraver-so la stoffa della banderuola dell’albero di maestra. Il si-gnor Lyell mi diede pure quattro involtini di polvere checaddero sopra una nave a qualche centinaio di miglia daquelle isole. Il professore Ehrenberg3 osserva che quellapolvere è composta in gran parte d’infusorii muniti diinvogli silicei e di tessuto siliceo di vegetali. Nei cinqueinvoltini che io gli mandai, egli riconobbe non meno disessantasette differenti forme organiche! Eccettuate duespecie marine, gl’infusori abitano tutti l’acqua dolce. Hotrovato non meno di quindici relazioni differenti di pol-vere caduta su navi al largo nell’Atlantico. Dalla dire-zione del vento mentre cadeva e dall’esser sempre cadu-ta durante quei mesi in cui si sa che l’harmattan sollevanuvoli di polvere nell’aria, possiamo dedurre con certez-za che viene dall’Africa. Tuttavia è un fatto singolarissi-mo che quantunque il professore Ehrenberg conoscamolte specie d’infusorii particolari all’Africa, egli non3 Colgo questa occasione per far nota la somma gentilezza colla quale que-

    sto illustre naturalista ha esaminato parecchi dei miei saggi. Io ho mandato(giugno 1845) un ragguaglio compiuto intorno alla caduta di questa polve-re alla Società Geologica di Londra.

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  • ne abbia trovato nessuno nella polvere che gli mandai:d’altra parte ne rinvenne in essa due specie che egli co-nosceva già siccome viventi soltanto nell’America meri-dionale. La polvere cade in tanta quantità da insudiciareogni cosa a bordo, e dà molestia alle persone negli oc-chi; vi furono navi che hanno dato in secco per l’oscuri-tà dell’atmosfera. Questa polvere è caduta sulle naviquando erano a qualche centinaio od a qualche migliaiodi miglia dalla costa dell’Africa, ed in certi punti lontanimille e seicento miglia in direzione del N-S. In un po' dipolvere che fu raccolta sopra una nave alla distanza ditrecento miglia dalla spiaggia, fui molto sorpreso di tro-vare particelle di pietra superiori ad un quarantesimo dimillimetro quadrato, miste con materia più fina. Dopoquesto fatto non v’è di che meravigliarsi della diffusionedelle ancor più leggere e più piccole spore delle piantecrittogame.

    La geologia di quest’isola è la parte più interessantedella sua storia naturale, Entrando nel porto, si può ve-dere una striscia bianca perfettamente orizzontale in fac-cia agli scogli, che corre per alcune miglia lungo la co-sta, ed all'altezza di circa 13 metri e mezzo sopral’acqua. Esaminato questo bianco strato, si scorge che sicompone di materia calcarea, nella quale stanno incor-porate moltissime conchiglie, la maggior parte dellequali o quasi tutte esistono ora sulla costa vicina. Essoriposa sopra antiche roccie vulcaniche, ed è stato coper-to da una corrente di basalto, che deve essere entrata nelmare quando lo strato bianco conchifero era ancora al

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    ne abbia trovato nessuno nella polvere che gli mandai:d’altra parte ne rinvenne in essa due specie che egli co-nosceva già siccome viventi soltanto nell’America meri-dionale. La polvere cade in tanta quantità da insudiciareogni cosa a bordo, e dà molestia alle persone negli oc-chi; vi furono navi che hanno dato in secco per l’oscuri-tà dell’atmosfera. Questa polvere è caduta sulle naviquando erano a qualche centinaio od a qualche migliaiodi miglia dalla costa dell’Africa, ed in certi punti lontanimille e seicento miglia in direzione del N-S. In un po' dipolvere che fu raccolta sopra una nave alla distanza ditrecento miglia dalla spiaggia, fui molto sorpreso di tro-vare particelle di pietra superiori ad un quarantesimo dimillimetro quadrato, miste con materia più fina. Dopoquesto fatto non v’è di che meravigliarsi della diffusionedelle ancor più leggere e più piccole spore delle piantecrittogame.

    La geologia di quest’isola è la parte più interessantedella sua storia naturale, Entrando nel porto, si può ve-dere una striscia bianca perfettamente orizzontale in fac-cia agli scogli, che corre per alcune miglia lungo la co-sta, ed all'altezza di circa 13 metri e mezzo sopral’acqua. Esaminato questo bianco strato, si scorge che sicompone di materia calcarea, nella quale stanno incor-porate moltissime conchiglie, la maggior parte dellequali o quasi tutte esistono ora sulla costa vicina. Essoriposa sopra antiche roccie vulcaniche, ed è stato coper-to da una corrente di basalto, che deve essere entrata nelmare quando lo strato bianco conchifero era ancora al

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  • fondo. È molto interessante segnare i mutamenti, pro-dotti dal calore della lava soprastante, sulla massa fria-bile, la quale in certe parti è stata convertita in un calca-re cristallino, ed in altre parti in una pietra compattamacchiettata. Dove il calcare è stato preso dai frammen-ti scoriacei della superfice inferiore della corrente, è sta-to convertito in gruppi di belle fibre raggiate somigliantiall’aragonite. Gli strati di lava salgono in successivi pia-ni dolcemente inclinati allo indentro, dai quali sono ve-nuti in origine diluvi di pietre fuse. Nei tempi storicinon si è manifestato, credo, nessun segno di attività vul-canica in nessuna parte di Santiago. E non è neppuretanto facile scoprire la forma di un cratere sulle cimedelle tante colline di ceneri rosse; tuttavia si possono di-stinguere sulla costa le correnti più recenti, che formanocatene di scogli meno alti, ma che sporgono in fuori daquelle che appartengono a serie più antiche: così l’altez-za degli scogli somministra un calcolo approssimativodell’età di quelle correnti.

    Durante la nostra stazione, osservai i costumi di qual-che animale marino. È comunissima colà una grossaAplisia. Essa è lunga circa dodici centimetri, ed è di co-lore gialliccio sudicio, venato di rosso. Da ogni lato del-la superficie inferiore, o piede, v’ha una larga membra-na, che sembra talora operare come ventilatore, facendoche una corrente d’acqua scorra sulle branchie dorsali opolmoni. Si nutre di delicate alghe marine che cresconofra i sassi, nell’acqua bassa e melmosa; e trovai nel suostomaco parecchie piccole ghiaie, come nel ventriglio di

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    fondo. È molto interessante segnare i mutamenti, pro-dotti dal calore della lava soprastante, sulla massa fria-bile, la quale in certe parti è stata convertita in un calca-re cristallino, ed in altre parti in una pietra compattamacchiettata. Dove il calcare è stato preso dai frammen-ti scoriacei della superfice inferiore della corrente, è sta-to convertito in gruppi di belle fibre raggiate somigliantiall’aragonite. Gli strati di lava salgono in successivi pia-ni dolcemente inclinati allo indentro, dai quali sono ve-nuti in origine diluvi di pietre fuse. Nei tempi storicinon si è manifestato, credo, nessun segno di attività vul-canica in nessuna parte di Santiago. E non è neppuretanto facile scoprire la forma di un cratere sulle cimedelle tante colline di ceneri rosse; tuttavia si possono di-stinguere sulla costa le correnti più recenti, che formanocatene di scogli meno alti, ma che sporgono in fuori daquelle che appartengono a serie più antiche: così l’altez-za degli scogli somministra un calcolo approssimativodell’età di quelle correnti.

    Durante la nostra stazione, osservai i costumi di qual-che animale marino. È comunissima colà una grossaAplisia. Essa è lunga circa dodici centimetri, ed è di co-lore gialliccio sudicio, venato di rosso. Da ogni lato del-la superficie inferiore, o piede, v’ha una larga membra-na, che sembra talora operare come ventilatore, facendoche una corrente d’acqua scorra sulle branchie dorsali opolmoni. Si nutre di delicate alghe marine che cresconofra i sassi, nell’acqua bassa e melmosa; e trovai nel suostomaco parecchie piccole ghiaie, come nel ventriglio di

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  • un uccello. Stuzzicata questa aplisia emette un finissimofluido rosso-porpora, che macchia l’acqua per lo spaziodi trenta centimetri all’intorno. Oltre a questo mezzo didifesa, essa ha una secrezione acida, di cui è spalmato ilsuo corpo, e che produce una sensazione astringentesgradevole, simile a quella prodotta dalla Fisalia.

    Mi procurò molto piacere l’osservare varie volte i co-stumi di un Octopus o seppia. Sebbene comuni nei rista-gni d’acqua lasciati dalla bassa marea, questi animalinon sono facili da prendere. Colle loro lunghe braccia ecolle loro ventose, possono insinuarsi fra i più stretticrepacci; e quando sono attaccati a quel modo ci vuoleuna grande forza per staccarneli. A momenti si slancia-no colla parte del corpo opposta al capo allo innanzi,colla rapidità di una freccia, da un lato all’altro dellostagnetto, facendo torbida l’acqua con un inchiostro co-lor castagno scuro. Questi animali riescono a sfuggirealla vista con una facoltà singolarissima, simile a quelladel camaleonte, quella di mutar colore. Sembrano variarla loro tinta secondo la natura del terreno sul quale pas-sano; nell’acqua profonda, la loro tinta generale erabruno-porpora, ma quando venivano poste sulla terra onell’acqua bassa, questa tinta oscura si mutava in verdegialliccio. Il colore, esaminato molto accuratamente, eragrigio, con moltissime macchiettine giallo-brillante: ilprimo variava di intensità: il secondo spariva al tutto ericompariva a tratti. Questi mutamenti seguivano cosi-fattamente che si vedevano passare sul suo corpo dicontinuo nuvole di una tinta che variava dal rosso al ca-

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    un uccello. Stuzzicata questa aplisia emette un finissimofluido rosso-porpora, che macchia l’acqua per lo spaziodi trenta centimetri all’intorno. Oltre a questo mezzo didifesa, essa ha una secrezione acida, di cui è spalmato ilsuo corpo, e che produce una sensazione astringentesgradevole, simile a quella prodotta dalla Fisalia.

    Mi procurò molto piacere l’osservare varie volte i co-stumi di un Octopus o seppia. Sebbene comuni nei rista-gni d’acqua lasciati dalla bassa marea, questi animalinon sono facili da prendere. Colle loro lunghe braccia ecolle loro ventose, possono insinuarsi fra i più stretticrepacci; e quando sono attaccati a quel modo ci vuoleuna grande forza per staccarneli. A momenti si slancia-no colla parte del corpo opposta al capo allo innanzi,colla rapidità di una freccia, da un lato all’altro dellostagnetto, facendo torbida l’acqua con un inchiostro co-lor castagno scuro. Questi animali riescono a sfuggirealla vista con una facoltà singolarissima, simile a quelladel camaleonte, quella di mutar colore. Sembrano variarla loro tinta secondo la natura del terreno sul quale pas-sano; nell’acqua profonda, la loro tinta generale erabruno-porpora, ma quando venivano poste sulla terra onell’acqua bassa, questa tinta oscura si mutava in verdegialliccio. Il colore, esaminato molto accuratamente, eragrigio, con moltissime macchiettine giallo-brillante: ilprimo variava di intensità: il secondo spariva al tutto ericompariva a tratti. Questi mutamenti seguivano cosi-fattamente che si vedevano passare sul suo corpo dicontinuo nuvole di una tinta che variava dal rosso al ca-

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  • stagno bruno4. Ogni parte, essendo sottoposta ad una lie-ve scossa galvanica, diveniva quasi nera: un effetto si-mile, ma in grado minore, veniva prodotto raschiando lapelle con un ago. Queste nubi, o rossori, come si potreb-bero chiamare, si dice siano prodotti da una alternaespansione e contrazione di minute vesciche che conten-gono fluidi variamente coloriti5.

    Questa seppia spiegava la sua facoltà da camaleonte,tanto nell’atto del nuoto come quando stava immobile alfondo. Mi divertiva molto la vista di vari artifizi per na-scondersi, adoperati da un individuo che pareva rendersiben conto della mia presenza. Rimaneva per un certotempo immobile, poi si avanzava lentamente tre o quat-tro centimetri come fa il gatto dietro al topo; talora mu-tava colore: esso andava in tal modo finchè, giunto inuna parte profonda, guizzava via, lasciando dietro a sèuna fosca traccia d’inchiostro per nascondere il bucoove era scivolato.

    Mentre stava osservando gli animali marini, col capochinato sugli scogli all’altezza di un metro circa, venniuna volta salutato da uno zampillo d’acqua, accompa-gnato da un lieve rumore stridulante. Dapprima non po-teva capire che cosa fosse, ma poi m’avvidi che eraquella medesima seppia, la quale, sebbene nascosta inun buco, mi svelava in tal modo il suo nascondiglio.Non v’ha ombra di dubbio che essa abbia la facoltà dimandar fuori uno zampillo d’acqua, e mi parve quasi

    4 Così chiamato secondo la nomenclatura di Patrik Symer.5 Vedi Encyclop. of Anat. and Physiol. art. Cephalopoda.

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    stagno bruno4. Ogni parte, essendo sottoposta ad una lie-ve scossa galvanica, diveniva quasi nera: un effetto si-mile, ma in grado minore, veniva prodotto raschiando lapelle con un ago. Queste nubi, o rossori, come si potreb-bero chiamare, si dice siano prodotti da una alternaespansione e contrazione di minute vesciche che conten-gono fluidi variamente coloriti5.

    Questa seppia spiegava la sua facoltà da camaleonte,tanto nell’atto del nuoto come quando stava immobile alfondo. Mi divertiva molto la vista di vari artifizi per na-scondersi, adoperati da un individuo che pareva rendersiben conto della mia presenza. Rimaneva per un certotempo immobile, poi si avanzava lentamente tre o quat-tro centimetri come fa il gatto dietro al topo; talora mu-tava colore: esso andava in tal modo finchè, giunto inuna parte profonda, guizzava via, lasciando dietro a sèuna fosca traccia d’inchiostro per nascondere il bucoove era scivolato.

    Mentre stava osservando gli animali marini, col capochinato sugli scogli all’altezza di un metro circa, venniuna volta salutato da uno zampillo d’acqua, accompa-gnato da un lieve rumore stridulante. Dapprima non po-teva capire che cosa fosse, ma poi m’avvidi che eraquella medesima seppia, la quale, sebbene nascosta inun buco, mi svelava in tal modo il suo nascondiglio.Non v’ha ombra di dubbio che essa abbia la facoltà dimandar fuori uno zampillo d’acqua, e mi parve quasi

    4 Così chiamato secondo la nomenclatura di Patrik Symer.5 Vedi Encyclop. of Anat. and Physiol. art. Cephalopoda.

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  • certo che poteva prender la sua mira dirigendo il tubo osifone sulla parte inferiore del suo corpo. Per la difficol-tà che hanno questi animali a reggere il loro capo, nonpossono strisciare agevolmente sul terreno. Ne tenni unanel mio stanzino a bordo ed osservai che al buio era untantino fosforescente.

    Roccie di S. Paolo.– Il mattino del 16febbraio, veleggiandoattraverso l’Atlantico,bracciammo in panno*molto vicino all’isoladi San Paolo. Questogruppo di scogli è col-

    locato a 0°,58 latitudine nord, ed a 29°,15 longitudineovest. Dista 540 miglia dalla costa d’America, e 350 mi-glia dall’isola di Fernando Noronha. Il punto più alto èsolo quindici metri circa sopra il livello del mare, e laintera circonferenza è minore di tre quarti di un miglio.Questo piccolo punto sorge ad un tratto dal fondodell’Oceano. La sua costituzione mineralogica non èsemplice; in alcune parti la roccia è di natura quarzosa,in altre feldspatica, con qualche vena di serpentino. È unfatto notevole, che tutte quante le isolette che stannolungi da ogni continente nel Pacifico, nell’Oceano india-no e nell’Atlantico, eccettuate le isole Sechelles e questa

    * L'originale ha "hove-to" che significa mettersi alla cappa o mettersi allapanna (NdR).

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    certo che poteva prender la sua mira dirigendo il tubo osifone sulla parte inferiore del suo corpo. Per la difficol-tà che hanno questi animali a reggere il loro capo, nonpossono strisciare agevolmente sul terreno. Ne tenni unanel mio stanzino a bordo ed osservai che al buio era untantino fosforescente.

    Roccie di S. Paolo.– Il mattino del 16febbraio, veleggiandoattraverso l’Atlantico,bracciammo in panno*molto vicino all’isoladi San Paolo. Questogruppo di scogli è col-

    locato a 0°,58 latitudine nord, ed a 29°,15 longitudineovest. Dista 540 miglia dalla costa d’America, e 350 mi-glia dall’isola di Fernando Noronha. Il punto più alto èsolo quindici metri circa sopra il livello del mare, e laintera circonferenza è minore di tre quarti di un miglio.Questo piccolo punto sorge ad un tratto dal fondodell’Oceano. La sua costituzione mineralogica non èsemplice; in alcune parti la roccia è di natura quarzosa,in altre feldspatica, con qualche vena di serpentino. È unfatto notevole, che tutte quante le isolette che stannolungi da ogni continente nel Pacifico, nell’Oceano india-no e nell’Atlantico, eccettuate le isole Sechelles e questa

    * L'originale ha "hove-to" che significa mettersi alla cappa o mettersi allapanna (NdR).

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  • piccola punta di scogli, sono, credo, composte o di co-ralli o di materia vulcanica. La natura vulcanica di que-ste isole oceaniche è evidentemente una conseguenza diquella legge, e l’effetto delle stesse cause chimiche omeccaniche, dalle quali risulta che la maggior parte deivulcani ora in attività sono collocati presso le coste ma-rine o sorgono come isole in mezzo al mare.

    Le roccie di San Paolo appaiono da lontano di un co-lor bianco splendente. Questo fatto è dovuto in parteallo sterco di un gran numero di uccelli marini, ed inparte a ciò, che sono coperte di una sostanza dura bril-lante madreperlacea, che sta intieramente unita alla su-perficie delle roccie. Questa sostanza, esaminata collalente, si trova composta di un buon numero di strati sot-tilissimi, e la sua totale spessezza è di circa due millime-tri e mezzo. Contiene molta materia animale, e la suaorigine è dovuta senza dubbio all’azione della pioggia odella spuma marina sullo sterco degli uccelli. Sotto adalcune piccole masse di guano alla Ascensione, ed alleisolette Abrolhos, trovai certi corpi stalattitici ramificati,formati, secondo ogni apparenza, nello stesso modo del-lo strato bianco che ricopre quelle roccie. I corpi ramifi-cati somigliavano tanto nell’aspetto generale a certe nul-lipore (famiglia di piante marine dure e calcaree) che,avendo guardato in fretta la mia collezione, non mi ac-corsi della differenza. Le estremità globulari dei ramisono di una tessitura perlacea, come lo smalto dei denti,ma tanto dura da rigare il vetro. Io posso qui aggiunge-re, che in una parte della costa dell’Ascensione, ove

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    piccola punta di scogli, sono, credo, composte o di co-ralli o di materia vulcanica. La natura vulcanica di que-ste isole oceaniche è evidentemente una conseguenza diquella legge, e l’effetto delle stesse cause chimiche omeccaniche, dalle quali risulta che la maggior parte deivulcani ora in attività sono collocati presso le coste ma-rine o sorgono come isole in mezzo al mare.

    Le roccie di San Paolo appaiono da lontano di un co-lor bianco splendente. Questo fatto è dovuto in parteallo sterco di un gran numero di uccelli marini, ed inparte a ciò, che sono coperte di una sostanza dura bril-lante madreperlacea, che sta intieramente unita alla su-perficie delle roccie. Questa sostanza, esaminata collalente, si trova composta di un buon numero di strati sot-tilissimi, e la sua totale spessezza è di circa due millime-tri e mezzo. Contiene molta materia animale, e la suaorigine è dovuta senza dubbio all’azione della pioggia odella spuma marina sullo sterco degli uccelli. Sotto adalcune piccole masse di guano alla Ascensione, ed alleisolette Abrolhos, trovai certi corpi stalattitici ramificati,formati, secondo ogni apparenza, nello stesso modo del-lo strato bianco che ricopre quelle roccie. I corpi ramifi-cati somigliavano tanto nell’aspetto generale a certe nul-lipore (famiglia di piante marine dure e calcaree) che,avendo guardato in fretta la mia collezione, non mi ac-corsi della differenza. Le estremità globulari dei ramisono di una tessitura perlacea, come lo smalto dei denti,ma tanto dura da rigare il vetro. Io posso qui aggiunge-re, che in una parte della costa dell’Ascensione, ove

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  • v’ha un grande ammasso di sabbia conchifera, si deponesugli scogli coperti dalla marea una incrostazione, perl’acqua del mare, che somiglia, come lo mostra la nostraincisione, a certe piante crittogame (Marchantiæ), che siosservano soventi sulle muraglie umide. La superficiedelle fronde elegantemente levigata, e quelle parti giàformate che sono pienamente esposte alla luce sono diun bel color nero, ma quelle ombreggiate dagli altri stra-ti sono solamente bigie. Ho mostrato a vari geologi gliesemplari di queste incrostazioni, e tutti giudicarono chefossero di origine ignea o vulcanica. Per la sua durezzae pellucidità, per la sua levigatura pareggia le più belleconchiglie del genere Oliva; – pel cattivo odore chemanda e per la perdita del colore quando è sottoposta alcannello – mostra una stretta somiglianza colle conchi-glie marine viventi. Inoltre, si sa che nelle conchigliemarine, quelle parti che sono per solito coperte dal man-tello dell’animale, il colore è più pallido che non quelleche sono pienamente esposte alla luce, come è precisa-mente il caso di questa incrostazione. Quando pensiamoche la calce, sia come fosfato o come carbonato, entranella composizione delle parti dure, come le ossa o ilnicchio delle conchiglie, di tutti gli animali viventi, è unfatto fisiologico interessante6 trovare sostanze più dure6 Il signor Homer e sir David Brewster hanno descritto (Philosophical Tran-

    sactions, 1836, p. 65) una singolare sostanza artificiale somigliante alleconchiglie. Si depone in laminette più trasparenti, levigatissime, di colorbruno, che hanno speciali proprietà ottiche, nell’interno di un vaso, nelquale un pannolino preparato prima con colla e poi con calce, vien fattosciogliere rapidamente nell’acqua. È più morbida, più trasparente, e con-tiene maggior copia di materia animale che non la incrostazione naturale

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    v’ha un grande ammasso di sabbia conchifera, si deponesugli scogli coperti dalla marea una incrostazione, perl’acqua del mare, che somiglia, come lo mostra la nostraincisione, a certe piante crittogame (Marchantiæ), che siosservano soventi sulle muraglie umide. La superficiedelle fronde elegantemente levigata, e quelle parti giàformate che sono pienamente esposte alla luce sono diun bel color nero, ma quelle ombreggiate dagli altri stra-ti sono solamente bigie. Ho mostrato a vari geologi gliesemplari di queste incrostazioni, e tutti giudicarono chefossero di origine ignea o vulcanica. Per la sua durezzae pellucidità, per la sua levigatura pareggia le più belleconchiglie del genere Oliva; – pel cattivo odore chemanda e per la perdita del colore quando è sottoposta alcannello – mostra una stretta somiglianza colle conchi-glie marine viventi. Inoltre, si sa che nelle conchigliemarine, quelle parti che sono per solito coperte dal man-tello dell’animale, il colore è più pallido che non quelleche sono pienamente esposte alla luce, come è precisa-mente il caso di questa incrostazione. Quando pensiamoche la calce, sia come fosfato o come carbonato, entranella composizione delle parti dure, come le ossa o ilnicchio delle conchiglie, di tutti gli animali viventi, è unfatto fisiologico interessante6 trovare sostanze più dure6 Il signor Homer e sir David Brewster hanno descritto (Philosophical Tran-

    sactions, 1836, p. 65) una singolare sostanza artificiale somigliante alleconchiglie. Si depone in laminette più trasparenti, levigatissime, di colorbruno, che hanno speciali proprietà ottiche, nell’interno di un vaso, nelquale un pannolino preparato prima con colla e poi con calce, vien fattosciogliere rapidamente nell’acqua. È più morbida, più trasparente, e con-tiene maggior copia di materia animale che non la incrostazione naturale

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  • dello smalto dei denti, e superfici colorite e brunitecome le conchiglie recenti, rifatte mercè mezzi inorgani-ci dalla materia organica morta – imitanti pure nella for-ma alcuni dei prodotti vegetali più bassi.

    Trovammo a San Paolo due sole specie di uccelli, laSula fosca, e la Sterna stolida. Entrambe hanno indolefamigliare e stupida, e così poco avvezze ai visitatori,che ne avrei potuto uccidere un numero grandissimosolo col mio martello geologico. La Sula fosca deponele sue uova sulla roccia nuda; ma la Sterna stolida si co-struisce un semplice nido con alghe marine. Accanto amolti di quei nidi stava un piccolo pesce volante, il qua-le suppongo fosse stato portato dal maschio alla suacompagna. Era cosa curiosissima osservare con quantasveltezza un grosso e vivace granchio (Graspus), che di-mora nei fessi della roccia, rubava il pesce che era ac-canto al nido, appena la nostra presenza aveva fatto al-lontanare gli uccelli adulti. Il signor W. Symonds, unadelle poche persone che sono sbarcate qui, mi ha dettodi aver veduto certi granchi trascinar via dal nido anchei giovani uccelli e divorarli. Su quella isoletta non cre-sce una pianta, neppure un lichene; tuttavia vi hanno po-sto dimora parecchi insetti e vari ragni. La lista seguentecompie, io credo, la fauna terrestre. Un dittero (Olfer-sia) vive sulla Sula, ed una zecca che è venuta qui comeparassita degli uccelli; una farfallina notturna di color

    dell’Ascensione; ma qui vediamo nuovamente la forte tendenza che mo-strano il carbonato di calce e la materia animale a formare una sostanza so-lida affine ai nicchi delle conchiglie.

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    dello smalto dei denti, e superfici colorite e brunitecome le conchiglie recenti, rifatte mercè mezzi inorgani-ci dalla materia organica morta – imitanti pure nella for-ma alcuni dei prodotti vegetali più bassi.

    Trovammo a San Paolo due sole specie di uccelli, laSula fosca, e la Sterna stolida. Entrambe hanno indolefamigliare e stupida, e così poco avvezze ai visitatori,che ne avrei potuto uccidere un numero grandissimosolo col mio martello geologico. La Sula fosca deponele sue uova sulla roccia nuda; ma la Sterna stolida si co-struisce un semplice nido con alghe marine. Accanto amolti di quei nidi stava un piccolo pesce volante, il qua-le suppongo fosse stato portato dal maschio alla suacompagna. Era cosa curiosissima osservare con quantasveltezza un grosso e vivace granchio (Graspus), che di-mora nei fessi della roccia, rubava il pesce che era ac-canto al nido, appena la nostra presenza aveva fatto al-lontanare gli uccelli adulti. Il signor W. Symonds, unadelle poche persone che sono sbarcate qui, mi ha dettodi aver veduto certi granchi trascinar via dal nido anchei giovani uccelli e divorarli. Su quella isoletta non cre-sce una pianta, neppure un lichene; tuttavia vi hanno po-sto dimora parecchi insetti e vari ragni. La lista seguentecompie, io credo, la fauna terrestre. Un dittero (Olfer-sia) vive sulla Sula, ed una zecca che è venuta qui comeparassita degli uccelli; una farfallina notturna di color

    dell’Ascensione; ma qui vediamo nuovamente la forte tendenza che mo-strano il carbonato di calce e la materia animale a formare una sostanza so-lida affine ai nicchi delle conchiglie.

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  • bruno, appartenente al genere che si nutre di piume; uncoleottero (Quedius), ed un centogambe venivano fuoridallo strato di guano; ed infine, moltissimi ragni, chesuppongo diano caccia a quei piccoli dipendenti e se-guaci degli uccelli d’acqua. È molto probabile che la de-scrizione tanto sovente ripetuta, dei maestosi palmizi edi altre nobili piante tropicali, degli uccelli, ed infinedell’uomo che prendeva possesso delle isolette di coral-lo del Pacifico, non sia al tutto esatta; temo molto di di-struggere la parte poetica di questa storia, dicendo chegli insetti che si nutrono di piume e di sudiciume,gl’insetti parassiti ed i ragni debbono essere i primi abi-tatori delle terre oceaniche di recente formazione.

    La più piccola roccia dei mari tropicali, presentandoun fondamento allo accrescersi di molte specie di alghemarine e di animali compositi, mantiene pure moltissi-mo pesce. Gli squali ed i marinai nelle barche lottavanocostantemente fra loro per conservare, ognuno per partesua, la maggior porzione della preda fatta cogli ami e lelenze. Ho sentito dire che una roccia presso alle Bermu-de, posta a molte miglia in alto mare e molto profondasotto acqua, fu scoperta per la prima volta dalla circo-stanza di avervi osservato molto pesce nel contorno.

    Fernando Noronha, 20 febbraio. – Da quanto ho po-tuto osservare nelle poche ore che rimanemmo in questoluogo, la costituzione dell’isola è vulcanica, ma proba-bilmente non di data recente. Il rilievo più notevole èuna collina a cono, alta circa trecento dieci metri, di cui

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    bruno, appartenente al genere che si nutre di piume; uncoleottero (Quedius), ed un centogambe venivano fuoridallo strato di guano; ed infine, moltissimi ragni, chesuppongo diano caccia a quei piccoli dipendenti e se-guaci degli uccelli d’acqua. È molto probabile che la de-scrizione tanto sovente ripetuta, dei maestosi palmizi edi altre nobili piante tropicali, degli uccelli, ed infinedell’uomo che prendeva possesso delle isolette di coral-lo del Pacifico, non sia al tutto esatta; temo molto di di-struggere la parte poetica di questa storia, dicendo chegli insetti che si nutrono di piume e di sudiciume,gl’insetti parassiti ed i ragni debbono essere i primi abi-tatori delle terre oceaniche di recente formazione.

    La più piccola roccia dei mari tropicali, presentandoun fondamento allo accrescersi di molte specie di alghemarine e di animali compositi, mantiene pure moltissi-mo pesce. Gli squali ed i marinai nelle barche lottavanocostantemente fra loro per conservare, ognuno per partesua, la maggior porzione della preda fatta cogli ami e lelenze. Ho sentito dire che una roccia presso alle Bermu-de, posta a molte miglia in alto mare e molto profondasotto acqua, fu scoperta per la prima volta dalla circo-stanza di avervi osservato molto pesce nel contorno.

    Fernando Noronha, 20 febbraio. – Da quanto ho po-tuto osservare nelle poche ore che rimanemmo in questoluogo, la costituzione dell’isola è vulcanica, ma proba-bilmente non di data recente. Il rilievo più notevole èuna collina a cono, alta circa trecento dieci metri, di cui

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  • la parte superiore è sommamente ripida, e da un latosporge in fuori dalla base. La roccia è di fenolite e si di-vide in colonne irregolari. Osservando una di quellemasse isolate, dapprima si è propensi a credere che siasorta repentinamente in uno stato semi-fluido. Tuttavia,a Sant’Elena, mi convinsi che alcune guglie di figura ecostituzione quasi simile sono state formate dalla inie-zione di roccia fusa in letti stratificati, i quali così hannoformato il modello di quei giganteschi obelischi. Tuttal’isola è boscheggiata; ma per la soverchia asciuttezzadel clima non vi si vede ricchezza di vegetazione. Amezza strada del monte, alcune grandi masse di roccie acolonna, ombreggiate da piante simili ai lauri, ed ornateda altre coperte di bei fiori rossi, ma senza una sola fo-glia, abbellivano le parti più vicine del paesaggio.

    Bahia o San Salvatore. Brasile, 29 febbraio. – Il gior-no che è trascorso è stato deliziosissimo. Tuttavia, il vo-cabolo delizia è ancor troppo debole per esprimere ciòche sente un naturalista che per la prima volta va in giroin una foresta del Brasile. L’eleganza delle erbe, la novi-tà delle piante parassite, la bellezza dei fiori, il verdebrillante del fogliame, ma sopratutto il lussureggiare ditutta la vegetazione, mi colmavano di maraviglia. Unmisto stranissimo di suoni e di silenzio domina nelleparti ombrose della foresta. Il ronzìo degli insetti è tantoforte, che si può udire anche da una nave ancorata aqualche centinaio di metri dalla spiaggia; tuttavia nelcentro della foresta sembra regnare un silenzio perfetto.

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    la parte superiore è sommamente ripida, e da un latosporge in fuori dalla base. La roccia è di fenolite e si di-vide in colonne irregolari. Osservando una di quellemasse isolate, dapprima si è propensi a credere che siasorta repentinamente in uno stato semi-fluido. Tuttavia,a Sant’Elena, mi convinsi che alcune guglie di figura ecostituzione quasi simile sono state formate dalla inie-zione di roccia fusa in letti stratificati, i quali così hannoformato il modello di quei giganteschi obelischi. Tuttal’isola è boscheggiata; ma per la soverchia asciuttezzadel clima non vi si vede ricchezza di vegetazione. Amezza strada del monte, alcune grandi masse di roccie acolonna, ombreggiate da piante simili ai lauri, ed ornateda altre coperte di bei fiori rossi, ma senza una sola fo-glia, abbellivano le parti più vicine del paesaggio.

    Bahia o San Salvatore. Brasile, 29 febbraio. – Il gior-no che è trascorso è stato deliziosissimo. Tuttavia, il vo-cabolo delizia è ancor troppo debole per esprimere ciòche sente un naturalista che per la prima volta va in giroin una foresta del Brasile. L’eleganza delle erbe, la novi-tà delle piante parassite, la bellezza dei fiori, il verdebrillante del fogliame, ma sopratutto il lussureggiare ditutta la vegetazione, mi colmavano di maraviglia. Unmisto stranissimo di suoni e di silenzio domina nelleparti ombrose della foresta. Il ronzìo degli insetti è tantoforte, che si può udire anche da una nave ancorata aqualche centinaio di metri dalla spiaggia; tuttavia nelcentro della foresta sembra regnare un silenzio perfetto.

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  • Ad una persona amante della storia naturale, una giorna-ta come quella da me goduta procura un piacere più pro-fondo di quello che egli possa mai sperare in avvenire.Dopo aver errato per alcune ore, tornai al luogo ove erasbarcato; ma prima di giungervi fui sorpreso da un tem-porale dei tropici. Cercai di ricoverarmi sotto un albero,tanto fitto che in Inghilterra mi avrebbe benissimo ripa-rato dalla pioggia; ma qui, in un paio di minuti un tor-rentello correva giù lungo il tronco. Si è precisamente aqueste pioggie violenti che va attribuita la verde vegeta-zione nel fitto dei boschi; se le pioggie fossero comequelle dei climi più freddi, la maggior parte dell’acquasarebbe assorbita o svaporata prima di giungere sul suo-lo. Non starò ora a descrivere la bella vista di questomagnifico golfo, perchè, al ritorno, torneremo a visitar-lo, ed allora avrò occasione di parlarne più distesamen-te.

    Lungo tutta la costa del Brasile, per un tratto di alme-no 2000 miglia, e certo molto dentro terra, ovunque sipresentano roccie solide, esse appartengono alla forma-zione granitica. Il fatto che questa enorme area è com-posta di materiali che la maggior parte dei geologi cre-dono essere stati cristallizzati mentre erano caldi o sottopressione, fa nascere nella mente molte curiose riflessio-ni. Questo effetto ebbe egli luogo negli abissi di un pro-fondo oceano? Oppure una copertura di strati venne daprima stesa sopra, e poi ritolta? Possiamo noi credereche una forza qualunque, operando per un tempo brevenell’infinito possa avere denudato il granito sopra uno

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    Ad una persona amante della storia naturale, una giorna-ta come quella da me goduta procura un piacere più pro-fondo di quello che egli possa mai sperare in avvenire.Dopo aver errato per alcune ore, tornai al luogo ove erasbarcato; ma prima di giungervi fui sorpreso da un tem-porale dei tropici. Cercai di ricoverarmi sotto un albero,tanto fitto che in Inghilterra mi avrebbe benissimo ripa-rato dalla pioggia; ma qui, in un paio di minuti un tor-rentello correva giù lungo il tronco. Si è precisamente aqueste pioggie violenti che va attribuita la verde vegeta-zione nel fitto dei boschi; se le pioggie fossero comequelle dei climi più freddi, la maggior parte dell’acquasarebbe assorbita o svaporata prima di giungere sul suo-lo. Non starò ora a descrivere la bella vista di questomagnifico golfo, perchè, al ritorno, torneremo a visitar-lo, ed allora avrò occasione di parlarne più distesamen-te.

    Lungo tutta la costa del Brasile, per un tratto di alme-no 2000 miglia, e certo molto dentro terra, ovunque sipresentano roccie solide, esse appartengono alla forma-zione granitica. Il fatto che questa enorme area è com-posta di materiali che la maggior parte dei geologi cre-dono essere stati cristallizzati mentre erano caldi o sottopressione, fa nascere nella mente molte curiose riflessio-ni. Questo effetto ebbe egli luogo negli abissi di un pro-fondo oceano? Oppure una copertura di strati venne daprima stesa sopra, e poi ritolta? Possiamo noi credereche una forza qualunque, operando per un tempo brevenell’infinito possa avere denudato il granito sopra uno

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  • spazio di parecchie migliaia di miglia quadrate?In un punto non lontano della città, ove un ruscello si

    scarica nel mare, osservai un fatto che ha rapporto conun soggetto discusso da Humboldt. Alle cateratte deigrandi fiumi Orenoco, Nilo e Congo, le rocce sienitichesono rivestite di una sostanza nera, che loro dà l’aspettodi essere state lustrate con piombaggine. Lo straticello èsottilissimo; ed analizzato da Berzelius fu trovato com-posto di ossidi di manganese e di ferro. Nell’Orenocoquesto fatto si presenta sulle rocce periodicamente ba-gnate dalle acque, ed in quelle parti sole ove la correnteè rapida, oppure, come dicono gl’Indiani, ove le acquesono bianche le rocce sono nere. Qui lo strato è di unbel bruno invece d’essere nero, e sembra composto sol-tanto di materia ferrugginosa. Gli esemplari non posso-no dare una giusta idea di quelle lucide pietre brune chebrillano ai raggi del sole. Si osservano solo nei limitidelle onde della marea; e siccome il ruscelletto scorrelentamente, i marosi debbono avere la facoltà di lustrareche hanno le cateratte dei grandi fiumi. In tal modo ilsalire e lo scendere della marea tien luogo probabilmen-te delle inondazioni periodiche; e così gli stessi effettisono prodotti in circostanze apparentemente differenti,ma in realtà consimili. Tuttavia, l’origine di questi rive-stimenti di ossidi metallici, che sembrano cementati col-le rocce, non si può spiegare; e non credo che si possadare una ragione al fatto che la loro spessezza rimansempre la stessa.

    Un giorno io ebbi diletto dall’osservare i maneggi di

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    spazio di parecchie migliaia di miglia quadrate?In un punto non lontano della città, ove un ruscello si

    scarica nel mare, osservai un fatto che ha rapporto conun soggetto discusso da Humboldt. Alle cateratte deigrandi fiumi Orenoco, Nilo e Congo, le rocce sienitichesono rivestite di una sostanza nera, che loro dà l’aspettodi essere state lustrate con piombaggine. Lo straticello èsottilissimo; ed analizzato da Berzelius fu trovato com-posto di ossidi di manganese e di ferro. Nell’Orenocoquesto fatto si presenta sulle rocce periodicamente ba-gnate dalle acque, ed in quelle parti sole ove la correnteè rapida, oppure, come dicono gl’Indiani, ove le acquesono bianche le rocce sono nere. Qui lo strato è di unbel bruno invece d’essere nero, e sembra composto sol-tanto di materia ferrugginosa. Gli esemplari non posso-no dare una giusta idea di quelle lucide pietre brune chebrillano ai raggi del sole. Si osservano solo nei limitidelle onde della marea; e siccome il ruscelletto scorrelentamente, i marosi debbono avere la facoltà di lustrareche hanno le cateratte dei grandi fiumi. In tal modo ilsalire e lo scendere della marea tien luogo probabilmen-te delle inondazioni periodiche; e così gli stessi effettisono prodotti in circostanze apparentemente differenti,ma in realtà consimili. Tuttavia, l’origine di questi rive-stimenti di ossidi metallici, che sembrano cementati col-le rocce, non si può spiegare; e non credo che si possadare una ragione al fatto che la loro spessezza rimansempre la stessa.

    Un giorno io ebbi diletto dall’osservare i maneggi di

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  • un Diodon antennatus, che stava montando presso laspiaggia. Tutti sanno che questo pesce, colla sua pellefloscia ha la singolar facoltà di distendersi in forma qua-si sferica. Tenuto fuori dell’acqua per un po’ di tempo, epoi rimesso nuovamente in essa, assorbiva notevolequantità di acqua e di aria dalla bocca, e forse anche da-gli orifici branchiali. Questo processo si compie in duemodi: l’aria è aspirata, poi viene spinta nella cavità delcorpo, ed una contrazione muscolare, che si può vedereesternamente, impedisce che torni ad uscire: ma l’acquaentra in una dolce corrente dalla bocca, che rimane aper-ta ed immobile; questa ultima azione deve tuttavia ope-rarsi col succiamento. La pelle dell’addome è molto piùfloscia che non quella del dorso; quindi, durante il ri-gonfiamento, la superficie inferiore vien molto più di-stesa della posteriore, ed in conseguenza, galleggia coldorso allo ingiù. Cuvier dubita che il Diodonte possanuotare in questa posizione; ma non solo può procederein linea retta, ma si volge da ogni lato. Quest’ultimomovimento si compie solo coll’aiuto delle pinne petto-rali; perchè la coda è rilasciata e non serve. Pel fatto cheil corpo è tanto pieno d’aria, le aperture branchiali stan-no fuori dell’acqua, ma una corrente di questa che entradalla bocca, scorre costantemente attraverso di esse.

    Il pesce, dopo di esser rimasto per un po’ di tempo inquesto stato di distensione, espelle generalmente aria edacqua con notevole forza dalle aperture branchiali e dal-la bocca. Volendo, potrebbe emettere una certa porzioned’acqua: e perciò sembra probabile che questo fluido

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    un Diodon antennatus, che stava montando presso laspiaggia. Tutti sanno che questo pesce, colla sua pellefloscia ha la singolar facoltà di distendersi in forma qua-si sferica. Tenuto fuori dell’acqua per un po’ di tempo, epoi rimesso nuovamente in essa, assorbiva notevolequantità di acqua e di aria dalla bocca, e forse anche da-gli orifici branchiali. Questo processo si compie in duemodi: l’aria è aspirata, poi viene spinta nella cavità delcorpo, ed una contrazione muscolare, che si può vedereesternamente, impedisce che torni ad uscire: ma l’acquaentra in una dolce corrente dalla bocca, che rimane aper-ta ed immobile; questa ultima azione deve tuttavia ope-rarsi col succiamento. La pelle dell’addome è molto piùfloscia che non quella del dorso; quindi, durante il ri-gonfiamento, la superficie inferiore vien molto più di-stesa della posteriore, ed in conseguenza, galleggia coldorso allo ingiù. Cuvier dubita che il Diodonte possanuotare in questa posizione; ma non solo può procederein linea retta, ma si volge da ogni lato. Quest’ultimomovimento si compie solo coll’aiuto delle pinne petto-rali; perchè la coda è rilasciata e non serve. Pel fatto cheil corpo è tanto pieno d’aria, le aperture branchiali stan-no fuori dell’acqua, ma una corrente di questa che entradalla bocca, scorre costantemente attraverso di esse.

    Il pesce, dopo di esser rimasto per un po’ di tempo inquesto stato di distensione, espelle generalmente aria edacqua con notevole forza dalle aperture branchiali e dal-la bocca. Volendo, potrebbe emettere una certa porzioned’acqua: e perciò sembra probabile che questo fluido

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  • venga preso in parte collo scopo di regolarizzare la gra-vità specifica. Questo Diodonte possiede vari mezzi didifesa. Può mordere fortemente e può spingere fuoridalla bocca l’acqua ad una certa distanza, facendo nellostesso tempo uno strano rumore colle mascelle. Enfian-do il corpo, le papille di cui è coperta la sua pelle si rad-drizzano e divengono pungenti. Ma il fatto più singolareè, che secerne dalla pelle del ventre, quando è preso inmare, una materia fibrosa di un bellissimo color rossocarmino, che macchia l’avorio e la carta in modo perma-nente, perchè la tinta ha conservato tutto il suo bel colo-re fino ad oggi: sono affatto all’oscuro della natura edell’uso di questa secrezione. Ho inteso dire dal dottoreAllan di Forres che egli ha spesso trovato un Diodontevivo galleggiante e disteso nello stomaco di uno squalo;e che in parecchi casi egli ha scorto che il pesce si eraaperta, divorando, una via, non solo attraverso le paretidello stomaco, ma anche attraverso i fianchi del mostro,che in tal modo rimaneva ucciso. Chi avrebbe mai potu-to immaginare che un debole pesciolino possa aver di-strutto il grande e fiero pesce-cane?

    18 marzo. – Siamo partiti da Bahia. Pochi giornidopo, non molto lungi dalle isolette Abrolhos, la mia at-tenzione fu desta dall’aspetto del mare che era colorerosso-bruno. Tutta la superficie dell’acqua veduta condeboli lenti pareva coperta di fieno sminuzzato collepunte frastagliate. Sono minute e cilindriche conferve,in mucchi o zattere composte ognuna di venti o sessanta

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    venga preso in parte collo scopo di regolarizzare la gra-vità specifica. Questo Diodonte possiede vari mezzi didifesa. Può mordere fortemente e può spingere fuoridalla bocca l’acqua ad una certa distanza, facendo nellostesso tempo uno strano rumore colle mascelle. Enfian-do il corpo, le papille di cui è coperta la sua pelle si rad-drizzano e divengono pungenti. Ma il fatto più singolareè, che secerne dalla pelle del ventre, quando è preso inmare, una materia fibrosa di un bellissimo color rossocarmino, che macchia l’avorio e la carta in modo perma-nente, perchè la tinta ha conservato tutto il suo bel colo-re fino ad oggi: sono affatto all’oscuro della natura edell’uso di questa secrezione. Ho inteso dire dal dottoreAllan di Forres che egli ha spesso trovato un Diodontevivo galleggiante e disteso nello stomaco di uno squalo;e che in parecchi casi egli ha scorto che il pesce si eraaperta, divorando, una via, non solo attraverso le paretidello stomaco, ma anche attraverso i fianchi del mostro,che in tal modo rimaneva ucciso. Chi avrebbe mai potu-to immaginare che un debole pesciolino possa aver di-strutto il grande e fiero pesce-cane?

    18 marzo. – Siamo partiti da Bahia. Pochi giornidopo, non molto lungi dalle isolette Abrolhos, la mia at-tenzione fu desta dall’aspetto del mare che era colorerosso-bruno. Tutta la superficie dell’acqua veduta condeboli lenti pareva coperta di fieno sminuzzato collepunte frastagliate. Sono minute e cilindriche conferve,in mucchi o zattere composte ognuna di venti o sessanta

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  • di esse. Il signor Berkeley mi disse che sono la stessaspecie (Trichodesmium erytræum) che si trova sopragrandi tratti del Mar Rosso, e dalla quale deriva il nomedi Mar Rosso.

    Il loro numero deve essere infinito: il bastimento pas-sava in mezzo a mucchi di esse, di cui uno era largo al-meno dieci metri, e, giudicando dal color di motadell’acqua, lungo almeno due miglia e mezzo. In quasitutti i viaggi di lungo corso, si parla di queste conferve.Sembrano comuni specialmente nel mare pressol’Australia; e passato il Capo Lesurvin* ne trovai unaspecie affine, ma più piccola, e da quanto pare differen-te. Nel suo terzo viaggio il capitano Cook avverte che inaviganti davano a quel fatto il nome di mare di segatu-ra.

    Presso Kecling Atoll, nell’Oceano Indiano, osservaimolte piccole masse di conferve di pochi millimetri qua-drati, composte di lunghi fili cilindrici sottilissimi, tantoda essere appena visibili ad occhio nudo, misti ad altricorpi più grandi, finamente conici ai due capi. Due diquesti sono disegnati uniti assieme nell’incisione qui an-nessa; variano in lunghezza da un centimetro ad un cen-timetro e mezzo, ed anche due centimetri; ed hanno ildiametro di un quarto o di un ottavo di millimetro. Pres-so una delle estremità della parte cilindrica si osservageneralmente un setto verde, formato di materia granu-losa più spesso nel mezzo. Io credo che questo sia ilfondo di un sacco delicatissimo e senza colore, compo-

    * Il Capo Leeuwin, la punta più a sud-ovest dell'Australia (NdR).

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    di esse. Il signor Berkeley mi disse che sono la stessaspecie (Trichodesmium erytræum) che si trova sopragrandi tratti del Mar Rosso, e dalla quale deriva il nomedi Mar Rosso.

    Il loro numero deve essere infinito: il bastimento pas-sava in mezzo a mucchi di esse, di cui uno era largo al-meno dieci metri, e, giudicando dal color di motadell’acqua, lungo almeno due miglia e mezzo. In quasitutti i viaggi di lungo corso, si parla di queste conferve.Sembrano comuni specialmente nel mare pressol’Australia; e passato il Capo Lesurvin* ne trovai unaspecie affine, ma più piccola, e da quanto pare differen-te. Nel suo terzo viaggio il capitano Cook avverte che inaviganti davano a quel fatto il nome di mare di segatu-ra.

    Presso Kecling Atoll, nell’Oceano Indiano, osservaimolte piccole masse di conferve di pochi millimetri qua-drati, composte di lunghi fili cilindrici sottilissimi, tantoda essere appena visibili ad occhio nudo, misti ad altricorpi più grandi, finamente conici ai due capi. Due diquesti sono disegnati uniti assieme nell’incisione qui an-nessa; variano in lunghezza da un centimetro ad un cen-timetro e mezzo, ed anche due centimetri; ed hanno ildiametro di un quarto o di un ottavo di millimetro. Pres-so una delle estremità della parte cilindrica si osservageneralmente un setto verde, formato di materia granu-losa più spesso nel mezzo. Io credo che questo sia ilfondo di un sacco delicatissimo e senza colore, compo-

    * Il Capo Leeuwin, la punta più a sud-ovest dell'Australia (NdR).

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  • sto di una sostanza polposa,che segna l’invoglio esterno,ma non si estende fino den-

    tro agli ultimi punti conici. In alcuni esemplari, certesfere piccole ma perfette di una materia granulosa bru-niccia tengon luogo dei setti; ed io osservai il curiosoprocesso con cui venivano prodotte. La materia polposadella guaina interna si raggruppava repentinamente as-sieme in linee, alcune delle quali assumevano una formaraggiante da un centro comune; continuava poi, con unmoto irregolare e rapido, a contrarsi, cosicchè nel corsodi un secondo il tutto era riunito in una perfetta sferici-na, che occupava il posto del setto ad un capo del saccoora al tutto vuoto. La formazione della sfera granulosaveniva affrettata da qualche guasto accidentale. Devosoggiungere, che sovente un paio di questi corpi eranoattaccati assieme, come sono rappresentati sopra, conocontro cono, dalla parte dove si presenta il setto.

    Aggiungerò qui alcune poche osservazioni riguardoallo scoloramento del mare per cause organiche. Sullacosta del Chilì, a poche miglia al nord della Concezione,la nostra nave passò un giorno in mezzo a grandi striscedi acqua melmosa, precisamente uguale a quella di unfiume molto gonfio; e parimenti ad un grado al sud diValparaiso, quando eravamo a cinquanta miglia dallaterra, si osservò lo stesso fatto in modo anche più esteso.Messo in un bicchiere due dita di quell’acqua, avevauna tinta rossiccia pallida; ed esaminata col microsco-pio, vi si vedevano guizzare dentro minutissimi animali,

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    sto di una sostanza polposa,che segna l’invoglio esterno,ma non si estende fino den-

    tro agli ultimi punti conici. In alcuni esemplari, certesfere piccole ma perfette di una materia granulosa bru-niccia tengon luogo dei setti; ed io osservai il curiosoprocesso con cui venivano prodotte. La materia polposadella guaina interna si raggruppava repentinamente as-sieme in linee, alcune delle quali assumevano una formaraggiante da un centro comune; continuava poi, con unmoto irregolare e rapido, a contrarsi, cosicchè nel corsodi un secondo il tutto era riunito in una perfetta sferici-na, che occupava il posto del setto ad un capo del saccoora al tutto vuoto. La formazione della sfera granulosaveniva affrettata da qualche guasto accidentale. Devosoggiungere, che sovente un paio di questi corpi eranoattaccati assieme, come sono rappresentati sopra, conocontro cono, dalla parte dove si presenta il setto.

    Aggiungerò qui alcune poche osservazioni riguardoallo scoloramento del mare per cause organiche. Sullacosta del Chilì, a poche miglia al nord della Concezione,la nostra nave passò un giorno in mezzo a grandi striscedi acqua melmosa, precisamente uguale a quella di unfiume molto gonfio; e parimenti ad un grado al sud diValparaiso, quando eravamo a cinquanta miglia dallaterra, si osservò lo stesso fatto in modo anche più esteso.Messo in un bicchiere due dita di quell’acqua, avevauna tinta rossiccia pallida; ed esaminata col microsco-pio, vi si vedevano guizzare dentro minutissimi animali,

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  • che spesso esplodevano. Hanno forma ovale, e contrattanel mezzo per un anello di ciglia vibratili ricurve. Tutta-via era difficilissimo esaminarli con cura, perchè quan-do il movimento attuale cessava, il loro corpo, anchepassando solo nel campo di visione, scoppiava. Talorascoppiavano i due capi in una volta, talora uno solo, e inquel caso una certa quantità di materia granulosa gros-solana, bruniccia, veniva gettata fuori. L’animale un mi-nuto prima di scoppiare si espandeva quasi il doppio delsuo volume naturale e l’esplosione seguiva quindici se-condi dopo che il movimento progressivo e rapido eracessato: in alcuni pochi casi era preceduto, per un breveintervallo, da un movimento rotatorio sopra l’asse piùlungo. Dopo circa due minuti tutti quelli che erano statiisolati in una goccia d’acqua erano cosifattamente periti.Questi animali si muovono coll’apice stretto allo innan-zi, coll’aiuto delle loro ciglia vibratili, ed in generalecon rapide scosse. Essi sono minutissimi, e al tutto invi-sibili ad occhio nudo, e coprono solo uno spazio ugualea 26 milionesimi di metro quadrato. Il loro numero erainfinito; perchè ogni gocciolina d’acqua che io potevasmuovere ne conteneva moltissimi. In un giorno attra-versammo due tratti d’acqua di quel colore, uno dei qua-li solo doveva avere una estensione di parecchie migliaquadrate. Quale numero sterminato di animali microsco-pici! Il colore dell’acqua, veduto a una certa distanza,era simi