DUE CARRARE Percorso storico aneddotico di una fusione · paesi, è stata ratificata con la Legge...

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DUE CARRARE Percorso storico aneddotico di una fusione a cura di Gabriella Calderini Come nasce il nuovo comune Il 26 febbraio 1995, i cittadini residenti in Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano furono chiamati alle urne per esprimere, con un voto referendario, il loro parere sulla proposta di fusione dei due Comuni, avanzata concordemente dai due Consigli comunali. Tale proposta trovava una base giuridica nella legge n°142 dell’8 giugno 1990 relativa all’ordinamento delle autonomie locali, e in particolare nell’articolo 11 dedicato a “Modifiche territoriali, fusione e istituzione di comuni”. In tale articolo veniva esplicitata la differenza tra “unione” e “ fusione” comunale e veniva anche trattato il delicato tema dei contributi straordinari messi a disposizione dallo Stato per favorire la fusione dei Comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti. Il referendum consultivo era stato indetto dopo ampio dibattito pubblico e dopo la presentazione di un dettagliato studio di fattibilità, elaborato dalle Commissioni Consiliari nominate dai due Comuni, le quali avevano esaminato accuratamente vantaggi e svantaggi di un tale cambiamento amministrativo. Le discussioni sull’argomento erano state numerose, vivaci e partecipate, dal momento che era chiaro a tutti che il processo di fusione tra i due Comuni avrebbe portato non solo cambiamenti tecnico-amministrativi ma anche nuove problematiche in ambito sociale, politico e culturale. I vantaggi che l’unione dei due Comuni poteva arrecare relativamente all’ottimizzazione delle risorse disponibili e all’efficienza della macchina amministrativa, sembravano essere più rilevanti rispetto all’eventuale perdita di identità legata alla denominazione geografica dei luoghi. D’altra parte i due Comuni avevano da anni in gestione comune i servizi di segreteria, biblioteca, scuola media e fognature; con l’entrata in vigore della già menzionata legge n°142 avevano inoltre provveduto a istituire la “unione tra comuniper la gestione di altri importanti servizi tra cui la raccolta dei rifiuti solidi urbani, la polizia municipale, l’edilizia scolastica, le attività sportive e ricreative ed il coordinamento urbanistico. Tale unione necessitava però di una sua propria organizzazione sovra-comunale e ciò costituiva un ulteriore appesantimento burocratico. Secondo le legge n°142, la cosiddetta unione tra comuni” doveva trovare entro 10 anni il suo sbocco naturale nella fusione dei Comuni che l’avevano costituita, ma ciò doveva avvenire con il consenso degli abitanti espresso in una pubblica consultazione referendaria. Il referendum consultivo della popolazione, svoltosi il 26 febbraio 1995, diede i seguenti risultati: Comuni interessati Carrara San Giorgio % Carrara Santo Stefano % Risultato globale % Elettori aventi diritto al voto 4.226 1.648 5.874 Votanti 3.208 1.389 4.587 Voti validi 3.167 1.367 4.534 Voti favorevoli 2.102 66,4 688 50,3 2.790 61,5 Voti contrari 1.065 33,6 679 49,7 1744 38,5 I dati riportati nella tabella mettono chiaramente in evidenza l’esistenza nei due Comuni di una diversa percezione della fusione; lo scarto di soli 9 voti tra favorevoli e contrari riscontrato a Santo Stefano, indica che forse lì gli abitanti la vivevano più come una perdita di identità storica che non come un’opportunità.

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DUE CARRARE

Percorso storico aneddotico di una fusione a cura di Gabriella Calderini

Come nasce il nuovo comune

Il 26 febbraio 1995, i cittadini residenti in Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano furono

chiamati alle urne per esprimere, con un voto referendario, il loro parere sulla proposta di fusione

dei due Comuni, avanzata concordemente dai due Consigli comunali. Tale proposta trovava una

base giuridica nella legge n°142 dell’8 giugno 1990 relativa all’ordinamento delle autonomie locali,

e in particolare nell’articolo 11 dedicato a “Modifiche territoriali, fusione e istituzione di comuni”.

In tale articolo veniva esplicitata la differenza tra “unione” e “ fusione” comunale e veniva anche

trattato il delicato tema dei contributi straordinari messi a disposizione dallo Stato per favorire la

fusione dei Comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti.

Il referendum consultivo era stato indetto dopo ampio dibattito pubblico e dopo la presentazione di

un dettagliato studio di fattibilità, elaborato dalle Commissioni Consiliari nominate dai due

Comuni, le quali avevano esaminato accuratamente vantaggi e svantaggi di un tale cambiamento

amministrativo.

Le discussioni sull’argomento erano state numerose, vivaci e partecipate, dal momento che era

chiaro a tutti che il processo di fusione tra i due Comuni avrebbe portato non solo cambiamenti

tecnico-amministrativi ma anche nuove problematiche in ambito sociale, politico e culturale.

I vantaggi che l’unione dei due Comuni poteva arrecare relativamente all’ottimizzazione delle

risorse disponibili e all’efficienza della macchina amministrativa, sembravano essere più rilevanti

rispetto all’eventuale perdita di identità legata alla denominazione geografica dei luoghi.

D’altra parte i due Comuni avevano da anni in gestione comune i servizi di segreteria, biblioteca,

scuola media e fognature; con l’entrata in vigore della già menzionata legge n°142 avevano inoltre

provveduto a istituire la “unione tra comuni” per la gestione di altri importanti servizi tra cui la

raccolta dei rifiuti solidi urbani, la polizia municipale, l’edilizia scolastica, le attività sportive e

ricreative ed il coordinamento urbanistico. Tale unione necessitava però di una sua propria

organizzazione sovra-comunale e ciò costituiva un ulteriore appesantimento burocratico. Secondo le

legge n°142, la cosiddetta “unione tra comuni” doveva trovare entro 10 anni il suo sbocco naturale

nella fusione dei Comuni che l’avevano costituita, ma ciò doveva avvenire con il consenso degli

abitanti espresso in una pubblica consultazione referendaria.

Il referendum consultivo della popolazione, svoltosi il 26 febbraio 1995, diede i seguenti risultati:

Comuni interessati Carrara San Giorgio

%

Carrara Santo Stefano

%

Risultato globale

%

Elettori aventi diritto al voto 4.226 1.648 5.874

Votanti 3.208 1.389 4.587

Voti validi 3.167 1.367 4.534

Voti favorevoli 2.102 66,4 688 50,3 2.790 61,5

Voti contrari 1.065 33,6 679 49,7 1744 38,5

I dati riportati nella tabella mettono chiaramente in evidenza l’esistenza nei due Comuni di una

diversa percezione della fusione; lo scarto di soli 9 voti tra favorevoli e contrari riscontrato a Santo

Stefano, indica che forse lì gli abitanti la vivevano più come una perdita di identità storica che non

come un’opportunità.

I dati relativi al numero dei potenziali elettori evidenziano inoltre le ridotte dimensioni dei due

Comuni che se avessero continuato a procedere divisi, avrebbero dovuto faticare non poco per

garantire alle loro comunità servizi, infrastrutture, assistenza, istruzione, ambiente, beni culturali,

attività produttive, socialità; fattori questi che tutti insieme determinano il livello di “benessere” di

un paese ma che richiedono grandi risorse, economiche e culturali, per far fronte alle necessità. A

posteriori si può ben dire che tale scelta, sebbene sofferta, si è poi rivelata oculata.

La fusione dei Comuni di Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano costituisce uno dei primi

esempi di utilizzo del nuovo istituto previsto dalla legge n°142 dell’8 giugno 1990. La nascita del

nuovo comune di Due Carrare, nome proposto congiuntamente dai Consigli comunali dei due

paesi, è stata ratificata con la Legge regionale n°14 del 21 marzo 1995 e pubblicata sul Bollettino

Ufficiale della Regione Veneto in data 24 marzo dello stesso anno.

Il processo di fusione ha determinato l’estinzione dei due Comuni pre-esistenti e la nascita di una

nuova entità giuridica, con un suo proprio Stemma e un suo nuovo Gonfalone Lo stemma del

nuovo comune di Due Carrare è stato disegnato selezionando gli elementi più significativi presenti

negli stemmi dei Comuni precedenti, per non perdere l’identità storica e il ricordo di ciò che è stato.

E’ anche con i simboli infatti che si lascia traccia del percorso intrapreso e si onora la memoria di

chi è vissuto prima di noi.

Il carro rosso su base argento riportato nel nuovo Stemma rimanda allo stemma dei Carraresi che

per secoli furono Signori di questa zona mentre la corona antica, d’oro liscio con punte, che già

campeggiava su fondo rosso nello Stemma di Carrara Santo Stefano simboleggia il nome “Stefano”

che in greco significa proprio corona.

Il nuovo Stemma comunale sintetizza così nella sua simbologia la storia dei due paesi che trova il

suo denominatore comune nel ruolo svolto dalla signoria dei Carraresi su queste terre. Altro

importante simbolo comunale è il Gonfalone che attualmente è costituito da un “Drappo di bianco

con la bordatura di rosso, riccamente ornato di ricami di argento" mentre prima quello di Carrara

S. Giorgio era solo bianco e quello di Carrara S. Stefano era metà bianco e metà rosso.

Stemma e Gonfalone del Nuovo Comune di Due Carrare sono stati adottati dal Consiglio Comunale

con la delibera n°36 del 17 Ottobre 1997 e sono stati poi approvati ufficialmente il 3 Febbraio 1998

con un Decreto del Presidente della Repubblica.

Carrara S. Giorgio Carrara S. Stefano

Due Carrare

Questa è la cronaca pura e semplice dell’evento; ma dietro l’evento c’è l’evoluzione storica del

territorio comunale, un percorso che si sviluppa con un tracciato tortuoso, ricco di aspetti curiosi e

qualche volta esilaranti. E noi ve lo vogliamo raccontare.

C’era una volta …..

Tutti sanno ormai che i territori su cui ora sorge il comune di Due Carrare sono anticamente

appartenuti alla famiglia dei Da Carrara, che da qui partirono per la scalata politico/militare che li

portò a dominare Padova e molti altri territori veneti.

È grazie a questa potente famiglia che la comunità di Carraria si svilupperà, suddivisa già da allora

nel nucleo di San Giorgio, centro del potere civile e militare rappresentato dal Castello Carrarese, e

in quello di Santo Stefano, centro del potere religioso rappresentato dall’Abbazia benedettina e dal

monastero. L’area dell’odierna Due Carrare costituiva quindi il centro del potere economico,

amministrativo, militare e religioso della famiglia Da Carrara, che proprio nell’abbazia da loro

voluta avrebbero, secondo alcuni, desiderato essere sepolti.

La fortuna politica dei Carraresi durò, con alti e bassi, fino al 1405 anno in cui, in seguito alle lotte

scatenatesi per il possesso delle terre milanesi, i veneziani della Serenissima conquistarono la città.

Tutti i possedimenti dei Da Carrara furono requisiti, tutti i discendenti furono imprigionati e poi

uccisi, tutti i simboli della famiglia cancellati da chiese e palazzi.

Con la fine dei Carraresi, cominciò per la comunità locale un periodo di profondo declino che

coinvolse anche l’Abbazia. Il dominio veneziano sul territorio ebbe conseguenze devastanti e

durature, poiché provocò una forte recessione economica e un calo significativo della popolazione,

che si allontanava da Carrara per fuggire dallo stato di povertà in cui era caduta.

Non era la prima volta che le sventure della famiglia dei Da Carrara coinvolgevano la comunità

locale. Nel 1214 Ezzelino da Romano si impadronì del castello di Carrara, lo rase al suolo e

confiscò molte proprietà; più tardi, nel 1251, fece incarcerare e uccidere l’abate dell’Abbazia.

Durante i secoli della dominazione veneziana, la Serenissima abbandonò l’area carrarese a sé stessa,

in uno stato di incuria e degrado che culminò nel 1779, con la vendita all’asta dell’Abbazia. La

comprò il nobile veneziano Nicolò Erizzo, che fece demolire gran parte dei suoi fabbricati per

ottenere materiale da costruzione e che poi alla fine rivendette la chiesa ed il campanile all’abate

Ceoldo. Ma siamo già nel 1794 e si stanno preparando grandi eventi.

E poi arrivano i …...foresti

Nel 1797 l’invasione dei Francesi guidati da Napoleone mise fine alla gloriosa Repubblica Veneta

“Serenissima” che, con il trattato di Campoformio del 17 ottobre, fu ceduta, con tutti i suoi territori,

all’Austria. Nel dicembre del 1805, con la Pace di Presburgo, fu poi riassegnata ai francesi e

annessa al Regno D’Italia fino alla sconfitta di Napoleone del 1814.

Con l’arrivo dei francesi inizia la storia moderna delle amministrazioni locali. Napoleone abolì le

vecchie istituzioni veneziane e istaurò una nuova gestione amministrativa basata su una ben definita

gerarchia di poteri; una organizzazione che suddivideva il territorio in Dipartimenti, Distretti,

Cantoni e Comuni, ciascuno con una propria struttura operativa costituita da:

Dipartimento Prefetto nominato dal Ministro dell’Interno,

Consiglio di prefettura

Consiglio generale dipartimentale;

Distretto Viceprefetto

Consiglio distrettuale;

Cantone Giudice di Pace

Cancelliere del Censo;

Comune Podestà per i comuni di prima e seconda classe

Sindaco per i comuni di terza classe

Consiglio comunale

Municipalità

Si tratta di una funzione amministrativa efficiente e moderna in grado, da una parte di soddisfare le

esigenze di partecipazione dei ceti borghesi in ascesa, dall’altra, di garantire il controllo politico e

amministrativo del territorio. Si costruiscono proprio allora le basi organizzative per la creazione di

uno Stato moderno e contemporaneamente inizia, con l’istituzione di Congregazioni di Carità in

ogni capoluogo di Dipartimento, anche l’organizzazione dell’assistenza pubblica ai bisognosi.

La ristrutturazione dell’ordinamento amministrativo costituisce una vera e propria rivoluzione

poiché il vecchio tipo di comune, privo di strutture burocratiche e spesso coincidente con la

parrocchia, viene sostituito da un comune di tipo “laico”, ben strutturato ed amministrato come una

impresa economica fondata sul bilancio. Ad esso vengono affidati compiti del tutto nuovi come

stato civile, istruzione, ruolo delle tasse, ornato pubblico, strade comunali, polizia, leva militare.

Dopo la pace di Presburgo (dicembre 1805) i francesi, con decreto vicereale 9 aprile 1806,

estendono agli Stati Veneti le leggi già varate per le altre terre del Regno, incluso il decreto 8

giugno 1805 sull’amministrazione pubblica e sulla divisione del territorio. Immediatamente dopo, il

29 aprile 1806, con il “Decreto riguardante l’organizzazione in dipartimenti degli Stati Veneti”

Napoleone organizza il territorio in 7 Dipartimenti e chiede ufficialmente ai prefetti di presentare

entro 10 giorni un progetto di divisione degli stessi in Cantoni e Distretti.

Si instaura così una prima organizzazione provvisoria del cessato stato Austro-Veneto, premessa

indispensabile per la realizzazione del catasto territoriale.

Successivamente, con il “Decreto sulla divisione dei nuovi dipartimenti ex veneti” del 22 dicembre

1807, viene ufficializzato l’assetto amministrativo della zona e la relativa suddivisione in Distretti,

Cantoni e Comuni.

Il territorio carrarese viene a ricadere nel Dipartimento della Brenta, in particolare nel Distretto di

Padova e più precisamente nel Cantone IV di Battaglia il quale, tra i vari comuni di sua competenza

inizialmente annovera quelli di Carrara, Abbazia di Carrara, Figarolli, Cornegliana, Terradura.

Ma in realtà, già alla fine del 1806, nei registri dei nostri due Comuni compaiono le denominazioni

di Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano. Inoltre subito dopo, nel marzo 1807, il prefetto

del Dipartimento della Brenta, invitando i comuni più piccoli della zona ad aggregarsi con il

comune più popoloso per la stesura del bilancio del territorio, cita sia il Comune di Carrara San

Giorgio che, per la prima volta, quello di Carrara Santo Stefano ossia Abbazia.

Con il successivo decreto 14 luglio 1807, il Viceré Eugenio Napoleone dispone che i comuni più

piccoli si aggreghino con quelli vicini per raggiungere un adeguato livello di popolazione; tale

processo, formalizzato con il decreto vicereale del 28 settembre 1810, porta alla formazione in zona

di una entità comunale unica denominata CCaarrrraarraa cui concorrono i seguenti comuni: Carrara San

Giorgio che con Figarolli conta 1475 abitanti, Carrara Santo Stefano o sia Abazia con 618

abitanti e Cornegliana con 494 abitanti. EE’’ qquueessttaa èè iinn aassssoolluuttoo llaa pprriimmaa ““uunniiffiiccaazziioonnee”” ddii ccoommuunnii

cchhee aavvvviieennee ssuull tteerrrriittoorriioo ccaarrrraarreessee..

E’ quindi solo all’inizio dell’800, sotto la dominazione francese, che per la prima volta vengono

istituiti i Comuni intesi come entità locali di tipo amministrativo e, nella ripartizione territoriale

voluta da Napoleone i centri che ora fanno capo al comune di Due Carrare vanno prima a costituire

piccole entità locali distinte, poi vengono accorpate in una entità più ampia e funzionale.

Per quanto riguarda invece le condizioni di vita della comunità carrarese, esse continuarono ad

essere precarie anche sotto i francesi, che imponevano continui tributi di guerra per finanziare le

campagne napoleoniche. Forte reazione procurò a quel tempo il decreto Fortis 27 giugno 1797, con

il quale si ordinò la requisizione delle argenterie superflue. I furti e i saccheggi che ne seguirono,

assieme all’aumento delle tasse e alla coscrizione obbligatoria, contribuirono a creare nelle

campagne della bassa padovana quelle sacche di resistenza che diedero origine al fenomeno del

“brigantaggio”.

La sconfitta di Napoleone a Lipsia nell’ottobre del 1813, porta nel giro di pochi mesi alla caduta di

Parigi prima e all’esilio di Napoleone poi; si apre così la strada per la dominazione Austriaca sul

territorio del Veneto. Nel 1814 infatti, il Congresso di Vienna dà il via libera alla costituzione del

Regno Lombardo-Veneto, uno stato rigidamente controllato dall’Impero austriaco e ufficialmente

istituito con Sovrana Patente il 7 aprile 1815.

Il Regno, affidato all’Imperatore D’Austria, era governato da un Viceré ed era ripartito in due

territori amministrativi, Lombardia e Veneto, separati dal corso del Mincio; ogni territorio aveva un

proprio Consiglio di Governo affidato ad un Governatore e vari organi amministrativi chiamati

Congregazioni Centrali, Congregazioni Provinciali, Congregazioni Municipali, Comuni. I territori

del Regno erano suddivisi in province, distretti e comuni.

Era un modello di governo molto centralizzato; il Governatore, nominato da Vienna, aveva

competenze assai ampie che comprendevano: censura, amministrazione generale del censo e delle

imposizioni dirette, direzione delle scuole, lavori pubblici, nomine e controllo delle Congregazioni

Provinciali, comando dell’esercito. L’amministrazione finanziaria e la polizia, erano inoltre gestiti

direttamente dal governo Imperiale di Vienna, che agiva attraverso un Magistrato camerale che si

occupava di zecca, lotto, intendenza di finanza, Monte di Lombardia, cassa centrale, fabbricazione

di tabacchi ed esplosivi, uffici delle tasse e dei bolli, stamperia reale, ispettorato dei boschi e

agenzia dei Sali; c’era poi un Ufficio della Contabilità e una Direzione generale della Polizia.

Tutte le alte cariche del Regno erano di nomina regia, mai elettive. Per questo tutti i governatori, il

viceré e la grandissima parte degli ufficiali stanziati in Italia furono austro-tedeschi.

I Comuni Carraresi nel periodo austriaco

Con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto tutta la zona subisce una seconda riorganizzazione

territoriale. Nella prima stesura del nuovo “Compartimento territoriale delle province dipendenti

dal Governo Veneto” approvata dall’imperatore il 12 febbraio 1816 e notificata dal Governo di

Venezia in data 4 aprile 1816, tutto il territorio carrarese veniva considerato come un’unica entità.

IL REGNO LOMBARDO VENETO

Nella parte riguardante la Provincia di Padova - Distretto VII di Battaglia viene menzionato infatti il

solo Comune di Carrara San Giorgio che allora comprendeva Carrara Santo Stefano,

Cornegliana, Figaruoli, Mezzavia, Ponte Manco e Prati di Saletto.

In questa prima Sovrana Risoluzione era comunque prevista la possibilità di proporre all’Eccelsa

Aulica Commissione Centrale d’Organizzazione, eventuali rettifiche e cambiamenti all’assetto

proposto, in modo da poter disporre in tempi brevi della compartimentazione territoriale definitiva.

Ed infatti, nella seconda stesura del provvedimento, approvata con Sovrana Risoluzione 8 febbraio

1818, notificata in data 8 luglio 1818 in vigore dal 1 gennaio 1819, il territorio carrarese veniva di

nuovo diviso in due Comuni distinti:

Carrara S. Giorgio con aggregate le frazioni di Pontemanco, Mezzavia, Terradura e San

Pelagio

Carrara S. Stefano con aggregate le frazioni di Cornegliana, Figaruoli, Prati di Saletto e

Abbazia di Carrara

A quel tempo, i rappresentanti delle comunità venivano eletti in base al censo, cioè tra i più ricchi.

Nei comuni grandi le funzioni deliberative erano svolte dal Consiglio Comunale, i cui Consiglieri

dovevano essere per i due terzi costituiti da possidenti, mentre l’altro terzo poteva essere scelto tra

le persone che “abbiano nel comune un rilevante stabilimento di industria o di commercio”. Le

funzioni amministrative erano affidate alla Congregazione municipale che aveva a capo il podestà.

Nei comuni più piccoli le funzioni deliberative erano affidate invece al Convocato degli estimati,

costituito dalla totalità dei possessori “aventi estimo in testa propria nei registri del censo” mentre

l’amministrazione era gestita dalla Deputazione comunale formata solo dai Notabili.

Ma cosa succede poi?

La storia ci insegna che il 1800 fu un secolo di grossi sommovimenti politici e istituzionali. In tutta

Europa, ci fu la restaurazione post-Napoleonica, caratterizzata da un clima repressivo e censorio di

tutte le idee illuministiche, liberali e costituzionali abbracciate dalle borghesie emergenti. Un

completo ritorno al passato però non fu possibile, soprattutto a livello legislativo e amministrativo.

Nel Lombardo-Veneto i ceti emergenti mal sopportavano la mancanza di autonomia amministrativa,

la censura, la presenza dell’esercito di occupazione austriaco, l'imposizione di un sistema doganale

che gravava di dazi i traffici commerciali e l'iniquo sistema fiscale che favoriva lo Stato asburgico.

Da qui il sorgere di società segrete, la comparsa delle prime idee repubblicane, lo scoppio dei moti

insurrezionali, le tre guerre di indipendenza e la spedizione dei Mille, che portarono prima alla

costituzione del 1848 e poi, nel 1870, all’Unità d’Italia. In questo tumultuoso contesto va inserita

anche l’insurrezione di Venezia del 1848 quando i veneziani guidati da Daniele Manin restaurano

per poco più di un anno la Repubblica di San Marco.

E’ proprio in questo secolo che si andarono formando anche quei movimenti di pensiero liberal-

conservatore e radical-democratico che portarono poi alla formazione dei partiti di destra e di

sinistra. Nel 1882, fu modificata la legge elettorale che estese il diritto di voto, indipendentemente

dal censo, a tutti i cittadini di sesso maschile che avessero compiuto il ventunesimo anno di età,

sapessero leggere e scrivere, avessero superato l’esame di seconda elementare o, in alternativa

pagassero annualmente un’imposta diretta di almeno 19,80 lire.

Rimanevano comunque fuori dal diritto di voto le donne, gli analfabeti e i nullatenenti, cioè la

maggioranza della popolazione.

Nelle campagne la situazione continuava ad essere precaria, con una economia agricola arretrata e

una realtà sociale caratterizzata da degrado e povertà. Gran parte delle terre della bassa padana era

detenuta dalle famiglie nobiliari, dall’alta borghesia e dal clero, che aveva promosso una attiva

propaganda anti-unitaria.

Dopo l’Unità d’Italia le condizioni di vita delle popolazioni rurali per di più peggiorarono, sia per

l’aumentata pressione fiscale (famosa la tassa sul macinato del 1869 che suscitò numerosissime

proteste), che per una profonda crisi dell’agricoltura indotta da deprezzamento dei cereali, calamità

meteorologiche, malattie della vite e del baco da seta.

La famosa inchiesta sulla situazione dei lavoratori nelle campagne, condotta da una commissione

parlamentare presieduta dal senatore Stefano Jacini e pubblicata nel 1884, per quanto riguarda

l’area padovana riportava che nel 1875

“…. Le condizioni dei lavoratori sono tristi a Noventa, sono squallide a Saccolongo, misere a

Maserà, cattivissime a Carrara San Giorgio, infelicissime a Veggiano, peggiorano sempre di più a

Vigodarzere,con miseria sotto ogni rapporto a Saonara, miserabili ad Abano.”

Tra il 1884 e il 1886, le popolazioni rurali, in gran parte analfabete, dovettero affrontare epidemie di

vaiolo e di colera mentre la pellagra dilagava ovunque. Il brigantaggio era ormai considerato un

fenomeno endemico e in molti avevano cominciato ad emigrare oltreoceano sperando in condizioni

di vita migliori.

In questo contesto storico i due comuni procedono separatamente nella gestione amministrativa del

proprio territorio ma le due comunità rurali condividono ed affrontano gli stessi problemi e gli stessi

disagi, come ad esempio le emergenze verificatesi nel 1882 in seguito all’esondazione del canale

Biancolino.

E’ certo però che a quei tempi qualcosa non andava per il verso giusto dal momento che all’inizio

del XX secolo entrambi i comuni era privi di importanti servizi pubblici come ad es. l’acquedotto, il

telegrafo o un adeguato servizio postale. Le due amministrazioni, per poter far fronte alle necessità

sanitarie della popolazione, già da allora avevano dovuto procedere insieme, ed istituire Consorzi

per l’assistenza medica ed ostetrica. E fu così che si cominciò a parlare di unificazione.

1908-primo tentativo di unificazione

Tra la fine di Ottobre e gli inizi di novembre 1908, i giornali delle provincia veneta fanno un gran

parlare degli eventi relativi ai comuni di Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano.

Il Gazzettino del 28 Ottobre pubblica un articolo dal titolo “ DUE CARRARE provvida fusione dei

due comuni” nel quale riporta che, secondo fonti certe giunte in redazione, il processo di fusione

poteva darsi praticamente per certo in quanto il Consiglio di Carrara San Giorgio aveva già

deliberato in tal senso all’unanimità. Si attendeva a quel punto la delibera del Consiglio di Carrara

Santo Stefano che doveva riunirsi a giorni.

Nell’articolo si mettevano in evidenza i vantaggi che tale unione avrebbe apportato agli abitanti,

soprattutto per quanto riguardava la qualità dei servizi e si sottolineava come il processo avrebbe

determinato “rilevanti economie” per la pubblica amministrazione. Si riporta però anche che “…

alcuni interessati allo statu quo accampano erroneamente una eventuale preponderanza di Carrara

San Giorgio, come se non fosse già nota l’intenzione di creare un nuovo comune delle Due Carrare

che verrebbe a sovrapporsi imparziale ai vecchi nomi, e…..

Si fa inoltre intendere che tale unione era ben vista anche dalla prima Autorità della Provincia.

Pochi giorni dopo, il 2 novembre, il Corriere di Padova pubblica nella sezione Veneto un simpatico

e gustoso articoletto dal titolo ”La fusione delle Due Carrare” che, dopo aver fatto un po’ di

cronistoria sulla vicenda, fa un dettagliato resoconto degli ultimi eventi.

Si viene così a sapere che il giornale aveva inviato in zona un suo redattore per fare un sopraluogo e

raccogliere umori e opinioni della popolazione. Giunto nella piazza di Carrara S Giorgio l’inviato

aveva riscontrato tra i paesani a cui si era rivolto un chiaro atteggiamento di indifferenza. Qualcuno

aveva persino osato dire che per far andar meglio le cose in paese sarebbe bastato che la

rappresentanza municipale facesse meno studi e progetti e passasse ad una più intensa attività reale.

Passando poi a Carrara San Stefano si era trovato di fronte ad un atteggiamento di totale avversione.

Nell’articolo l’inviato infatti riporta “ In fatto di fusione, Carrara San Stefano è il paese del no. E si

tratta di un plebiscito”. Sembra che gli abitanti non credessero ai benefici della fusione che secondo

loro avrebbe portato solo ad unire le “passività” dei due paesi e avrebbe sicuramente suscitato litigi

tra gli amministratori.

I fatti che si erano poi verificati in paese avevano confermato questo atteggiamento negativo. La

seduta del Consiglio comunale indetto per il giorno 30 ottobre con all’ordine del giorno anche la

fusione dei due comuni, avviene in un clima a dir poco surriscaldato. Gli abitanti di Carrara S.

Stefano avevano atteso l’arrivo dei consiglieri in atteggiamento ostile e subito affollato la sala

consigliare, la scala e il piazzale al grido di “Vogliamo il nostro Comune! Vogliamo la nostra

bandiera! Abbasso i promotori della fusione!”

Nel verbale di Deliberazione Del Consiglio Comunale si legge testualmente che “le dimostrazioni

ostili e clamorose ….. inducono il Presidente a proporre al Consiglio l’inversione dell’ordine del

giorno, perché sia trattato l’oggetto ottavo dopo il primo …… onde acquetare la popolazione

suddetta riversatasi nella sala Consigliare ansiosa di vedere il voto di questo consesso

sull’accennata riunione delle Due Carrare”. La proposta viene accolta all’unanimità e viene perciò

subito discussa la proposta precedentemente avanzata dai Consiglieri Talpo e Valentini per la

trasformazione dei due comuni in un unico comune. A quel punto, visto che i due proponenti non

erano in sala “… il consiglio senza discussione, su proposta del Consigliere Co: Guerra, approva

all’unanimità di abbandonare definitivamente la trattazione di tale oggetto.” E la popolazione,

finalmente tranquilla se ne torna a casa.

Dopo aver riportato i fatti il giornalista aggiunge il seguente commento: “… pensavamo che a

Carrara S. Stefano i promotori della fusione potevano aver sbagliato nella forma. Con tanta

avversione, il voto -per quanto di massima- aveva bisogno di una preparazione più abile. I nemici

non sempre vanno bruscamente affrontati”.

Qui sotto viene riportato l’iter cronologico di questa prima proposta di fusione messa all’ordine del

giorno dal Consiglio comunale di Carrara S. Stefano

8 Ottobre 1908

I Consiglieri Valentini e Talpo chiedono che sia posto all’ordine del giorno la

proposta seguente I due comuni di Carrara S. Stefano e Carrara S. Giorgio

devono formare un comune solo e che subito dopo sia nominata una

commissione per studiare la maniera di sollecitare tale soluzione proponendo

quelle modificazioni del caso.

21 Ottobre 1908 Il Consigliere Talpo propone di mettere la questione all’ordine del giorno per la

riunione di Giunta del 23 Ottobre.

23 Ottobre 1908 Il Consigliere Talpo protesta perché la Giunta comunale non ha messo all’ordine

del giorno l’unione dei due Comuni delle Carrare.

30 Ottobre 1908 La proposta di fusione viene inserita al punto 8 dell’ordine del giorno ma i

Consiglieri Talpo e Visentini non si presentano alla riunione.

Ma la storia di questa tentata fusione non finisce qui perché qualche tempo dopo si verifica un

curioso episodio.

Un imbarazzante …..colpo di coda

Nel 1910, sulla facciata del Comune di Carrara S. Stefano compare una lapide con la seguente

scritta:

riguardante l’apposizione di tale lapide sull’edificio di proprietà comunale, si pregava il Sig.

Sindaco di riferire sull’argomento e di inviare copia del relativo verbale. Imbarazzo totale!!!!!!

Il 10 maggio il Sindaco tenta di formulare una pasticciata risposta, con un testo in cui le parole

cancellate sono quasi pari a quelle leggibili; si capisce però che il Sindaco sulla vicenda della lapide

non è in grado di dare chiarimenti attendibili né tantomeno di esibire documenti.

Ma il Prefetto non demorde e in data 16 maggio invia una seconda missiva in cui manifesta la sua

insoddisfazione per l’evasività della risposta del Sindaco, soprattutto riguardo alla presenza o meno

della lapide. Ricordando che l’edificio comunale è una proprietà pubblica che deve essere tutelata, il

Prefetto scrive che “se la lapide esiste, non può essere stata collocata sulla facciata del Comune

all’insaputa della Autorità Comunale, la quale è perciò tenuta a dare chiarimenti e giustificazioni

per la mancata autorizzazione del Consiglio Comunale, al quale soltanto sarebbe spettata la

facoltà di autorizzare o no l’apposizione della lapide nel fabbricato di proprietà comunale.”

A questo punto il Sindaco è costretto con le spalle al muro e deve rispondere.

In data 18 maggio prende carta e penna e ribatte dicendo che “L’applicazione clandestina della

lapide sulla facciata dell’edificio non ha sotto alcun punto di vista quell’importanza che ad essa si

vuol attribuire ed è per questo che la risposta alla prima interrogazione della S.V. sull’argomento

non conteneva particolari oltre quelli richiesti.”

Dallo scritto emerge che la lapide è stata applicata senza alcuna delibera comunale e “in ore in cui

il Municipio era chiuso”. Secondo il Sindaco essa” non è scritta in modo da turbare il decoro e

l’ordine pubblico né porta nocumento al muro esterno ……. ed esprime solo un ideale che può

essere più o meno apprezzato …..ma che non può essere combattuto dal Consiglio Comunale, il

quale fino a prova contraria rappresenta la volontà della popolazione ….

Comunque, qualora il prefetto ritenesse necessario far abbattere la lapide, il Sindaco si dichiara

pronto a convocare il Consiglio Comunale per deliberare in proposito.

Questo risulta dalla corrispondenza epistolare. Poiché la lapide è ancora lì, il Prefetto evidentemente

deve aver preso atto delle motivazioni del Sindaco e chiuso definitivamente la questione.

Anni ‘60: inizia un lento processo di assuefazione all’idea

Il tema della fusione dei due Comuni comincia a riprendere vigore verso la fine degli anni sessanta

e da allora viene regolarmente alla ribalta in occasione delle campagne elettorali per le elezioni

amministrative comunali. L’argomento sembra essere centrale sia per lo schieramento di destra che

per quello di sinistra ma inevitabilmente finisce per arenarsi quando portato in discussione nei

Consigli di entrambi i Comuni.

La prima volta che il problema della fusione viene ridiscusso ufficialmente sembra essere il 1969. Il

verbale del Consiglio Comunale di Carrara San Giorgio del 15 febbraio ci informa infatti di aver

dibattuto, su proposta dei Consiglieri Marcolongo, Toffano e Zanetti della minoranza di sinistra, sul

seguente oggetto “ Approvazione unificazione dei Comuni di Carrara S. Giorgio e Carrara S.

Stefano”. Secondo il Consigliere Marcolongo che illustra la proposta, essa è stata formulata per

appurare vantaggi e svantaggi di una eventuale unificazione in modo da farsi un’idea più precisa in

30 OTTOBRE 1908

CARRARA S. STEFANO PER VOLONTA’ DI POPOLO DALL’AVITA FEDE OGGI NEGAVA UNANIME LA

FUSIONE CON CARRARA S. GIORGIO

A PERENNE RICORDO POSE

La cosa non passa inosservata ed ecco che in data 8 maggio

il sindaco Carlo Altieri riceve dal Prefetto una letterina non

proprio diplomatica. Era giunta voce al prefetto che da

qualche tempo sulla facciata dell’edificio comunale era

stata apposta una lapide contenente un’epigrafe

commemorativa di un voto consigliare riguardante la

fusione del Comune con quello di Carrara S. Giorgio.

Poiché non era pervenuta in Prefettura alcuna deliberazione

del Consiglio Comunale

merito. Il Sindaco Rango Iles ritiene che l’argomento sia molto importante ma delicato, soprattutto

alla luce delle discussioni e delle più svariate reazioni da parte della cittadinanza. Sottolinea

inoltre che mentre i vantaggi economici sono facili da quantificare, molti altri importanti aspetti

richiedono un ulteriore approfondimento, per il quale il Consiglio Comunale non è al momento

preparato. Secondo il Sindaco i vantaggi sarebbero minori che in passato poiché tutti i servizi

principali sono già stati consorziati per cui non resterebbe che unificare i Comuni e questo aspetto

va esaminato non solo sotto l’aspetto economico ma anche sotto quello sociale e della tradizione.

Emerge quindi da questo verbale che il problema dell’unificazione dei due Comuni aveva già a quel

tempo coinvolto la popolazione e che in merito le discussioni erano vivaci e i pareri contrastanti.

Qualche mese dopo se ne discute anche a Carrara Santo Stefano e dopo ampio dibattito si giunge a

votare la seguente mozione: “Il Consiglio Comunale di Carrara Santo Stefano dopo ampio e

approfondito dibattito …..valuta che tale problema meriti la massima attenzione e rivesta somma

importanza per l’avvenire di una zona così manifestamente omogenea, …… constata la non ancora

raggiunta auspicabile uniformità di vedute e la necessità di approfondire ulteriormente il discorso

…. invita tutte le forze politiche e sociali ….. a far sentire la propria voce in modo che ogni futura

decisione sia confortata dall’apporto costruttivo di tutti i cittadini”.

La questione ritorna alla ribalta nel 1980 subito dopo le elezioni amministrative quando il giornale

L’Eco di Padova pubblica ben due articoli sull’argomento.

Il primo, pubblicato il 9 agosto con il titolo “Verso l’unificazione? Le due Carrare più vicine”,

riporta come nell’ultimo Consiglio comunale di Carrara Santo Stefano, in occasione del dibattito

sulla formazione delle Commissioni dei tre consorzi con il Comune di San Giorgio (segreteria,

scuola media, sanitario) la minoranza di sinistra, avesse sollevato la controversa questione

dell’unificazione dei due Comuni per bocca del Consigliere Graziano Burattin, e avesse poi chiesto

di metterla all’ordine del giorno di un prossimo Consiglio Comunale. Il Sindaco Massimo Valandro

rispondeva che la maggioranza democristiana già collaborava con il comune vicino e ancor più

avrebbe collaborato in futuro. Erano infatti in corso degli accordi con Carrara San Giorgio per

l’organizzazione di una Biblioteca unica. Il materiale librario acquistato dal Comune di Santo

Stefano sarebbe stato trasferito nella biblioteca della scuola media Due Carrare situata nel comune

di San Giorgio, la quale avrebbe dovuto soddisfare le necessità di entrambi i comuni.

Il secondo articolo viene pubblicato il 4 Novembre 1980 dopo che un volantino distribuito nei due

paesi da anonimi sostenitori della separazione, aveva cercato di mettere in guardia la popolazione

“contro le manovre delle due amministrazioni” entrambe a favore dell’unificazione. L’Eco di

Padova dedica quasi un’intera pagina all’argomento, riportando da una parte i conteggi relativi ai

potenziali risparmi gestionali indotti dall’unificazione, dall’altra le opinioni dei due sindaci e di

alcuni abitanti dei due comuni. Ne emerge un quadro alquanto contradditorio poiché, all’approccio

razionale delle due amministrazioni si contrappone, in particolare a Santo Stefano, una mentalità

campanilistica che mette al centro soprattutto gli interessi personali, della propria famiglia e della

propria parte politica. Il titolo dell’articolo “La difficile unione” non poteva essere più azzeccato.

Così, fino ai primi anni ‘90 i due Comuni, pur dichiarandosi a favore dell’unificazione, di fatto non

arrivarono mai ad attivare il processo, tanto che nel 1992, per ottimizzare la gestione di alcuni

importanti servizi, invece di promuovere direttamente la fusione preferirono andare a formalizzare

la cosiddetta “Unione tra comuni”, entità peraltro già prevista dalla legge n°142 dell’8 giugno 1990.

Tale scelta, caldeggiata anche da una apposita commissione consiliare, comportava l’istituzione di

una ulteriore struttura burocratica, di natura sovra-comunale, che permetteva sì di gestire al meglio i

servizi ma distribuiva anche alcune importanti “posizioni di potere”.

L’Unione comincia ad operare nel gennaio 1993 ma ha vita breve poiché con l’elezione a Sindaco

di Carrara Santo Stefano di Oriella Burattin, prima e unica donna nella storia dei due Comuni ad

assumere questa importante carica, la situazione istituzionale dei due Comuni sembra finalmente

trovare il suo sbocco naturale nella fusione. Era il dicembre del 1993.

Da qui in poi il processo di fusione subirà una decisa accelerazione e i due comuni si troveranno a

portare avanti in parallelo i passi burocratici necessari per raggiungere lo scopo, in particolare:

Seguiranno incontri, discussioni, dibattiti e infine si arriverà al referendum che, nel febbraio del

1995, sancirà l’istituzione del nuovo Comune di Due Carrare.

Ne valeva la pena? Giudicate voi.

Chi adesso arriva alla rotonda principale del paese trova ad accoglierlo due giovani e armoniose

fanciulle, mollemente sedute su una grande sfera abbellita con i simboli storici del territorio;

entrambe hanno il capo rivolto nella stessa direzione come a guardare un comune orizzonte lontano

che si staglia al di là dei confini comunali.

E’ una grande scultura bronzea che pare sospesa nello spazio e che vuole rappresentare la fusione

tra due comunità che hanno da sempre condiviso vocazione economica, storia e tradizioni.

Un unione che sembra felice e che, a distanza di 20 anni dall’evento, pare aver dato dei buoni frutti.

La popolazione residente è aumentata, le attività produttive si sono sviluppate, le iniziative culturali,

ricreative e sportive sono andate crescendo nel tempo, le iniziative di volontariato sono sempre più

frequenti. Certo ci sono molti aspetti che possono ancora essere migliorati, ma possiamo ben

sperare. I giovani cresciuti nel nuovo Comune sono tanti, sono moderni e sono acculturati; come

cittadini sapranno certamente dare un nuovo impulso allo sviluppo di questo Comune e di questo

territorio.

Bibliografia di riferimento

- Archivio storico Comune di Due Carrare

- Decreto reale 8 giugno 1805 - Bollettino delle leggi del Regno d’Italia, 1805, parte I.

- Decreto vicereale 9 aprile 1806 - Bollettino delle leggi del Regno d’Italia, 1806, parte II.

- Decreto reale 29 aprile 1806 - Bollettino delle leggi del Regno d’Italia, 1807, parte I

- Decreto 25 marzo 1807 riguardante l’organizzazione provvisoria del Dipartimento della

Brenta. Biblioteca Civica di Padova (coll. BP 1945 LX)

- Decreto vicereale 14 luglio 1807 - Bollettino delle leggi del Regno d’Italia, 1807, parte II

- Decreto reale 22 dicembre 1807 - Bollettino delle leggi del Regno d’Italia, 1807, parte III

- Decreto Vicereale 28 settembre 1810 riguardante l’organizzazione del Dipartimento della

Brenta. Biblioteca Civica di Padova (coll. BP 1945 LXI)

Carrara S. Giorgio

18/4/1994

Il Consiglio comunale delibera con voto

unanime la “Richiesta alla regione veneto di

avvio procedura per la fusione con il Comune

di Carrara S. Stefano”.

29/06/ 1994

Il Consiglio comunale delibera a maggioranza

di indicare quale nome del comune unificato

quello di “Comune di Due Carrare”.

Carrara S. Stefano

22/4/1994

Il Consiglio comunale delibera con voto unanime

la “Richiesta alla regione veneto di avvio

procedura per la fusione con il Comune di Carrara

S. Giorgio”.

23/06/ 1994

Il Consiglio comunale delibera con voto unanime

di indicare quale nome del nuovo Comune che

sorgerà dalla fusione con Carrara S. Giorgio,

quello di “Comune di Due Carrare”.

- Patente sovrana 24 aprile 1815 - Collezione di leggi e regolamenti pubblicati dall’Imp.

Regio Governo delle provincie venete, 1815.

- Compartimento territoriale delle province venete approvato definitivamente da Sua Maestà

Imperiale Apostolica con Sovrana Risoluzione 8 febbraio 1818 e pubblicato dall’Imperiale

Regio Governo Generale con notificazione 8 luglio 1818 N.17497/1883.

- Lizzadri Oreste: La boje! Pag. 32-33. Ed. La Pietra, Milano 1974.

- Marino Salvatore: Unione e fusione di Comuni. Anci Veneto – i.ca spa

- Biasetto Sabrina: La fusione di Comuni come risposta a problemi di integrazione e di

efficienza degli enti locali italiani - Il caso di Due Carrare. Tesi di Laurea. Università degli

Studi di Padova. Anno Accademico 2001-2002.