Duc a to 6

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il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Quindicinale - 20 aprile 2010 - Anno 20 - Numero 6 Ducato on line: www.uniurb.it/giornalismo Distribuzione gratuita Poste Italiane Spa-Spedizione in a.p. - 70% - DCB Pesaro Dopo la riforma Berlinguer, che dieci anni fa ha introdotto il siste- ma del 3+2 (triennio di base e biennio di specializzazione) “fa- re la tesi è diventato facile. Alme- no quella della triennale”. Lo hanno detto professori di diverse università appartenenti alle più disparate facoltà: “la prova finale non è più quella di una volta”. a pagina 13 Tesi di laurea facili e inutili Università Pettorina rossa e colpo in canna: gli addetti di una ditta incaricata dal Comune hanno setacciato i parchi cittadini per eliminare i nidi di processionaria. Ma questo metodo - economico e immediato - non è certamente il più sicuro: nell’aria viene in- fatti liberato un pulviscolo alta- mente urticante, che si diffonde per decine di metri. a pagina 3 Giorgio Cancellieri, primo citta- dino di Fermignano dal 2006, è l’unico sindaco leghista del cen- tro Italia. Medico odontoiatra, ha dichiarato di essere un uomo libero da ogni ideologia, di non appartenere nè alla classe politi- ca di destra, nè a quella di sini- stra. Le sue priorità: federalismo e immigrazione. Severità con i clandestini e vicinanza ai citta- dini. a pagina 5 “ Io, il leghista più a Sud” Personaggi Crisi grave, ripresa lontana Cassaintegrati: quest’anno +761% . Molti destinati alla disoccupazione In provincia 4000 licenziamenti, e raddoppiano le liste di mobilità L’EDITORIALE L a Scuola di giornalismo di Urbino ha vent’anni. In verità, già subito dopo la guerra, il ret- tore Carlo Bo insieme con Enrico Mascilli Migliorini, nell’università (Sociologia) misero le radici che oggi arrivano nella palazzina di via della Stazione (senza treni) da dove, dopo diciotto mesi di vita monaca- le, escono pronti trenta cronisti. Solo nel 1990 l’Ordine dei giornalisti ha messo nero su bianco la svolta: il famoso “praticantato”, che si porta a termine nelle aziende giornalistiche e apre le porte, con l’esame, alla professione, poteva essere fatto anche in questa forma di Scuola. Ma Urbino era già preparata da tempo, e al massimo livello. Durante il primo biennio, venne a Urbino per ricevere dalle mani di Carlo Bo la laurea honoris causa Ralf Dahrendorf. Nel pomeriggio, Mascilli lo portò alla Scuola per un incontro con gli allievi. Dahrendorf, ormai più inglese che tedesco per scelta, si meravigliò non poco a sen- tirsi fare le domande nella sua lin- gua madre. Fu in questa fusione di cultura e professione che il direttore Silvano Rizza, storico capocronista, condirettore e uomo-chiave del “Messaggero”, creò anche "il Ducato”, con Pino Geraci grande uomo-macchina rimasto nel ricor- do di tutti. Condizioni singolari dunque: non rapporto di dipendenza con gli edi- tori presso i quali gli allievi fanno pratica con gli stage, autonomia anche dal proprio editore, l’Università. “Il Ducato” presto diventa il giornale degli urbinati. 4500 copie ogni quindici giorni quando la Scuola è aperta. La città lo sente che il giornale è suo, rispon- de alla comunità. Le “autorità” lo vivono con rispetto, talvolta con un garbato fastidio. E questo non gua- sta. Un libero giornale è lo strumen- i lettori trovano, appena sono lan- ciate dagli allievi giornalisti, le “agenzie” di “Ducato notizie”. Tutte queste produzioni dei diversi media finora sono state realizzate in tempi separati. (Questo spiega peraltro perché “il Ducato” non esce ogni settimana). Gli allievi alterna- no una settimana di carta stampata e una di radio-televisione. Quest’ultima settimana, la novità è stata la produzione contempora- nea e integrata di tutti i media. Operazione non semplice, ma una bella sfida di allievi e docenti. Un tentativo in linea con i cambiamen- ti che in tutto il mondo non hanno ancora trovato modi certi, ma che già sono evidenti. Oggi un giornali- sta dall’Afganistan manda in rapida successione una intervista audio, un articolo, un video. Anche in questa occasione si scopre che Urbino ha qualcosa in più: viene da lontano, dalla cultura, dagli uomini e dalla città, ma prende corpo oggi. E’ dentro le mura, ma può anche andare fuori. Dipende. [email protected] La scuola dei cronisti venti anni dopo Il 2009, l’anno nero dell’econo- mia, ha travolto la provincia di Pesaro-Urbino portando con sé 4000 licenziamenti, quasi un terzo di quelli dell’intera regio- ne. Le ore di cassaintegrazione sono il 761% in più dell’anno precedente. Il 2010 non sembra essere partito con un passo migliore, se si pensa che le ore nei mesi di gennaio e febbraio segnano +223% rispetto allo stesso periodo del 2009. Una situazione preoccupante soprattutto perché mancano segnali di ripresa e perché con il trascorrere del tempo aumenta il rischio che i cas- saintegrati si trasformino in disoccupati. Tra il 2008 e il 2009 gli urbinati iscritti alle liste di mobilità sono passati da 51 a 114. E nei primi due mesi del 2010 se ne sono aggiunti altri 10. La crisi economica che ha coin- volto l’Italia e più in particolare la provincia di Pesaro-Urbino, come sempre accade, non è fatta solo di numeri e percen- tuali. C’è chi oggi, dopo anni di servizio presso una grande fab- brica, si ritrova a cercare lavoro in un momento in cui il merca- to è totalmente stagnante. Davide Santi, 51 anni, di Urbino, è uno dei volti di que- sta crisi. a pagina 6 I l“San Rocco” del pittore veneziano Lorenzo Lotto (1480 - 1556) entra nella collezione di Palazzo Ducale. Il quadro è fra le nuove opere acquistate in occasione della Settimana della cultura. San Rocco arriva a Palazzo Per abortire a Urbino bisogna an- cora sottoporsi all’intervento chi- rurgico. Da dicembre si può ricor- rere all’interruzione di gravidan- za per via farmacologica, ma la pillola, in questo ospedale, per ora non c’è. Il primario di gineco- logia assicura che tra qualche mese arriveranno le scorte, ma avverte le donne che non si tratta di un intervento sempre efficace. a pagina 4 La legge esiste ma la Ru-486 non si vede Pillola abortiva Processionarie abbattute a colpi di fucile Ambiente to dei cittadini per essere loro a governare. Proprio in coincidenza con i ven- t’anni, la Scuola ha messo in cantie- re una sperimentazione innovativa che discende dai grandi cambia- menti in corso nel giornalismo. Una forma di integrazione totale. Come molti di voi già sanno, “il Ducato” non esce solo dalle storiche rotative delle “Arti grafiche editoriali”. Si legge anche su internet, all’indirizzo http://ifg.uniurb.it. E, su quel sito dinamico, c’è “il Ducato online” che offre informazioni e servizi in più (come avviene per il “Corriere.it” e per “Repubblica.it”). Sempre lì, si ascolta anche il giornale radio dopo che è andato in onda e si vede il set- timanale tv “Insider” dopo la tra- smissione via etere. Sullo stesso sito,

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il DucatoP e r i o d i c o d e l l ’ I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

Quindicinale - 20 aprile 2010 - Anno 20 - Numero 6Ducato on line: www.uniurb.it/giornalismo

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Dopo la riforma Berlinguer, chedieci anni fa ha introdotto il siste-ma del 3+2 (triennio di base ebiennio di specializzazione) “fa-re la tesi è diventato facile. Alme-no quella della triennale”. Lohanno detto professori di diverseuniversità appartenenti alle piùdisparate facoltà: “la prova finalenon è più quella di una volta”.

a pagina 13

Tesi di laureafacili e inutili

Università

Pettorina rossa e colpo in canna:gli addetti di una ditta incaricatadal Comune hanno setacciato iparchi cittadini per eliminare inidi di processionaria.Ma questo metodo - economicoe immediato - non è certamenteil più sicuro: nell’aria viene in-fatti liberato un pulviscolo alta-mente urticante, che si diffondeper decine di metri.

a pagina 3

Giorgio Cancellieri, primo citta-dino di Fermignano dal 2006, èl’unico sindaco leghista del cen-tro Italia. Medico odontoiatra,ha dichiarato di essere un uomolibero da ogni ideologia, di nonappartenere nè alla classe politi-ca di destra, nè a quella di sini-stra. Le sue priorità: federalismoe immigrazione. Severità con iclandestini e vicinanza ai citta-dini.

a pagina 5

“ Io, il leghistapiù a Sud”

Personaggi

Crisi grave, ripresa lontanaCassaintegrati: quest’anno +761% . Molti destinati alla disoccupazione

In provincia 4000 licenziamenti, e raddoppiano le liste di mobilità

L’EDITORIALE

La Scuola di giornalismo diUrbino ha vent’anni. In verità,già subito dopo la guerra, il ret-

tore Carlo Bo insieme con EnricoMascilli Migliorini, nell’università(Sociologia) misero le radici cheoggi arrivano nella palazzina di viadella Stazione (senza treni) da dove,dopo diciotto mesi di vita monaca-le, escono pronti trenta cronisti.Solo nel 1990 l’Ordine dei giornalistiha messo nero su bianco la svolta: ilfamoso “praticantato”, che si porta atermine nelle aziende giornalistichee apre le porte, con l’esame, allaprofessione, poteva essere fattoanche in questa forma di Scuola.Ma Urbino era già preparata datempo, e al massimo livello.Durante il primo biennio, venne aUrbino per ricevere dalle mani diCarlo Bo la laurea honoris causaRalf Dahrendorf. Nel pomeriggio,Mascilli lo portò alla Scuola per unincontro con gli allievi. Dahrendorf,ormai più inglese che tedesco perscelta, si meravigliò non poco a sen-tirsi fare le domande nella sua lin-gua madre. Fu in questa fusione di

cultura e professione che il direttoreSilvano Rizza, storico capocronista,condirettore e uomo-chiave del“Messaggero”, creò anche "ilDucato”, con Pino Geraci grandeuomo-macchina rimasto nel ricor-do di tutti.Condizioni singolari dunque: nonrapporto di dipendenza con gli edi-tori presso i quali gli allievi fannopratica con gli stage, autonomiaanche dal proprio editore,l’Università. “Il Ducato” prestodiventa il giornale degli urbinati.4500 copie ogni quindici giorniquando la Scuola è aperta. La cittàlo sente che il giornale è suo, rispon-de alla comunità. Le “autorità” lovivono con rispetto, talvolta con ungarbato fastidio. E questo non gua-sta. Un libero giornale è lo strumen-

i lettori trovano, appena sono lan-ciate dagli allievi giornalisti, le“agenzie” di “Ducato notizie”.Tutte queste produzioni dei diversimedia finora sono state realizzate intempi separati. (Questo spiegaperaltro perché “il Ducato” non esceogni settimana). Gli allievi alterna-no una settimana di carta stampatae una di radio-televisione.Quest’ultima settimana, la novità èstata la produzione contempora-nea e integrata di tutti i media.Operazione non semplice, ma unabella sfida di allievi e docenti. Untentativo in linea con i cambiamen-ti che in tutto il mondo non hannoancora trovato modi certi, ma chegià sono evidenti. Oggi un giornali-sta dall’Afganistan manda in rapidasuccessione una intervista audio,un articolo, un video.Anche in questa occasione si scopreche Urbino ha qualcosa in più:viene da lontano, dalla cultura, dagliuomini e dalla città, ma prendecorpo oggi. E’ dentro le mura, mapuò anche andare fuori. Dipende.

[email protected]

La scuola dei cronistiventi anni dopo

Il 2009, l’anno nero dell’econo-mia, ha travolto la provincia diPesaro-Urbino portando con sé4000 licenziamenti, quasi unterzo di quelli dell’intera regio-ne. Le ore di cassaintegrazionesono il 761% in più dell’annoprecedente. Il 2010 non sembraessere partito con un passomigliore, se si pensa che le orenei mesi di gennaio e febbraiosegnano +223% rispetto allostesso periodo del 2009.

Una situazione preoccupantesoprattutto perché mancanosegnali di ripresa e perché conil trascorrere del tempoaumenta il rischio che i cas-saintegrati si trasformino indisoccupati. Tra il 2008 e il 2009gli urbinati iscritti alle liste dimobilità sono passati da 51 a114. E nei primi due mesi del2010 se ne sono aggiunti altri10.

La crisi economica che ha coin-volto l’Italia e più in particolarela provincia di Pesaro-Urbino,come sempre accade, non èfatta solo di numeri e percen-tuali. C’è chi oggi, dopo anni diservizio presso una grande fab-brica, si ritrova a cercare lavoroin un momento in cui il merca-to è totalmente stagnante.Davide Santi, 51 anni, diUrbino, è uno dei volti di que-sta crisi.

a pagina 6 Il“San Rocco” del pittore veneziano Lorenzo Lotto (1480 - 1556) entra nella collezione di PalazzoDucale. Il quadro è fra le nuove opere acquistate in occasione della Settimana della cultura.

San Rocco arriva a Palazzo

Per abortire a Urbino bisogna an-cora sottoporsi all’intervento chi-rurgico. Da dicembre si può ricor-rere all’interruzione di gravidan-za per via farmacologica, ma lapillola, in questo ospedale, perora non c’è. Il primario di gineco-logia assicura che tra qualchemese arriveranno le scorte, maavverte le donne che non si trattadi un intervento sempre efficace.

a pagina 4

La legge esistema la Ru-486non si vede

Pillola abortiva

Processionarieabbattute acolpi di fucile

Ambiente

to dei cittadini per essere loro agovernare.Proprio in coincidenza con i ven-t’anni, la Scuola ha messo in cantie-re una sperimentazione innovativache discende dai grandi cambia-menti in corso nel giornalismo. Unaforma di integrazione totale. Comemolti di voi già sanno, “il Ducato”non esce solo dalle storiche rotativedelle “Arti grafiche editoriali”. Silegge anche su internet, all’indirizzohttp://ifg.uniurb.it. E, su quel sitodinamico, c’è “il Ducato online” cheoffre informazioni e servizi in più(come avviene per il “Corriere.it” eper “Repubblica.it”). Sempre lì, siascolta anche il giornale radio dopoche è andato in onda e si vede il set-timanale tv “Insider” dopo la tra-smissione via etere. Sullo stesso sito,

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il Ducato

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Ripopolare il centro, si puòComune, Università e Curia: i poteri forti da cui dipende il futuro dentro le mura

Una proposta: aprire nuove botteghe artigianali e aumentare le abitazioni. Emiliani: “Basta pollai per studenti”

GIORGIO MOTTOLA

In tutto Palazzo Lucciarini,ora ci abita soltanto una si-gnora. E nell’intera zona diPalazzo Ducale i residentisono rimasti in sedici. «Die-ci anni fa eravamo 350», ri-

corda uno degli abitanti superstiti.Lo spopolamento del centro stori-co è uno dei refrain che negli ulti-mi vent’anni gli urbinati hannoimparato a memoria. Ma per tro-vare una soluzione, secondo alcu-ni, non c’è bisogno di girare tantoin lungo. Basterebbe bussare allaporta del Comune. Dentro le mu-ra, infatti, il Muni-cipio possiede piùdi un terzo degliimmobili presen-ti. Un patrimonioa m m i n i s t r a t ospesso con diffi-coltà e non sem-pre adeguata-mente valorizza-to. All’occorrenza,per far cassa, mes-so anche all’asta.Molte le propostesu una differentegestione. C’è chivorrebbe che nei palazzi munici-pali del centro tornassero le attivi-tà artigianali. E chi invece vorreb-be che dentro le mura il Comunesperimentasse il residenzialismopopolare.Il crollo demografico nella città delDuca Federico è ormai una ten-denza storica. Nel 1951 gli abitantierano quasi 23 mila. Cinquantaanni dopo sono scesi a 14.400. Enel 2009, il dato è ancora più bas-so: 14.010, ma più del 10% (esatta-mente 1600) sono immigrati. Al-l’interno del centro storico si è pas-sati invece dai 3000 del 1971 ai 1161dello scorso anno. I residenti, e leattività economiche, si sono spo-state sempre più fuori dalle mura epoi sempre più a valle, verso Fer-mignano e verso Pesaro. Nel cen-tro storico sono rimasti soltanto ilComune e l’Università. Come ab-biamo raccontato nelle altre duepuntate dell’inchiesta del Ducatosulle proprietà immobiliari a Urbi-no, la Curia negli ultimi 50 anni, siè liberata di quasi tutti gli immobi-

li che le appartenevano. Gli acqui-renti sono stati quasi esclusiva-mente due: il rettore (Carlo Bo) e isindaci. La Chiesa locale, dallacreazione degli Istituti di sostenta-mento del clero in poi, quindi da-gli anni ’80, ha smesso di gestire leimmense risorse patrimoniali delterritorio e ha così perso semprepiù potere. La figura di Carlo Bo hainvece conferito all’Universitàun’autorevolezza e un carico diaspettative tale da renderla perquarant’anni l’istituzione più po-tente della città. Capace di condi-zionare i consensi elettorali e dun-que le scelte politiche: basti consi-derare l’enorme numero di urbi-

nati impiegati nel-l’Università. Apartire dalla metàdegli anni ‘90, conla morte di Bo e ilcalo delle iscrizio-ni, si riequilibra ilrapporto di forzecon il Comune.L’ateneo di Urbinodipende sempredi più dai fondipubblici. E le scel-te urbanistiche delComune possonodunque condizio-

narlo come mai è avvenuto in pas-sato. Ora è infatti soprattutto l’U-niversità a chiedere tavoli tecnicicon il Municipio. «Prima degli anni ’60 il centro sto-rico cadeva a pezzi. Per fortuna leamministrazioni comunali, diconcerto con l’Università, hannofatto una scelta che andava nelladirezione del recupero e della ri-funzionalizzazione dei beni cultu-rali cittadini», spiega Sergio Feli-giotti, architetto tra i più informatisulla storia urbanistica della città.I vecchi palazzi, da conventi o cap-pelle in disfacimento, si sono tra-sformati in facoltà universitarie,biblioteche e uffici. Gli abitanti so-no scappati ma in pochi hannovenduto. Le vecchie case del cen-tro storico sono state riadattate a“remunerativi pollai per studenti”,come le definisce Vittorio Emilia-ni, già direttore del Messaggero,deputato, ma soprattutto ex resi-dente della centro rinascimentale.Ora che anche la popolazione stu-dentesca cala, il notevole patrimo-

nio immobiliare del Comune puòdiventare strategico per ripensarelo sviluppo della città dentro lemura. Anche perché i costi di ge-stione non sono sempre sosteni-bili. “Importanti strutture comePalazzo Chioggi, Palazzo Gherardie la Fortezza Albornoz sono ab-bandonate a loro stesse. Se inseri-te invece nel sistema museale po-trebbero essere un valore aggiun-to per questa città”, spiega Feli-giotti. La cosa che preme di più agliurbinati è, però, il ripopolamentodel centro storico. Vittorio Emilia-ni lancia una proposta: “Riportia-mo le vecchie botteghe artigianaliin centro e diamo la casa a prezziagevolati alle giovani coppie comesi è fatto in posti come Cesena. Lìl’esperimento ha funzionato”. É ilmomento di aprire un dibattito al-l’interno di tutta la città, secondo ilthink tank urbinate “Insieme perUrbino”: “Vogliamo che si avvii su-bito un tavolo tra Comune, Uni-versità, Ersu e società civile. Tra-sformiamo immediatamente la

Data in “urban center”, centromultimediale, luogo di confrontoe di libera aggregazione”. Il primopasso, secondo l’associazione na-ta due anni fa, potrebbe essere “co-involgere i privati nella gestione dialcune strutture sottoutilizzate,facendo però attenzione alle pos-sibili speculazioni”.Nonostante il calo demografico,l’interesse degli investitori privatiper il centro storico è rimasto co-munque molto forte. “Spenderenel mattone all’interno delle muraè molto più conveniente che de-positare i soldi in banca. Diversa-mente che fuori dalle mura, il valo-re degli immobili non cala, ma cre-sce costantemente di 4-5 puntipercentuali all’anno”, spiega Igna-zio Pucci di “Insieme per Urbino”.Negli ultimi due anni ci sono statialmeno 6 importanti investimen-ti: acquisti di immobili finalizzatialla creazione di residenze univer-sitarie. Il Comune è dovuto corre-re ai ripari, imponendo che gli ap-partamenti avessero una superfi-

cie non inferiore ai 70 metri qua-drati. Altrimenti ci sarebbe stato ilproliferare di altri “pollai per stu-denti”.Dal suo canto però, l’amministra-zione Corbucci per “fare cassa” hacominciato a vendere da qualcheanno parte del suo patrimonio.Solo nel 2009 sono stati vendutibeni, tutti fuori dalle mura, perquasi 4 milioni di euro. Ma l’asses-sore ai Lavori Pubblici, Maria Cre-spini, ci tiene a precisare: “Non ab-biamo in programma la vendita dialcun palazzo storico”. In un’inter-vista rilasciata mesi fa al Ducato, ilsindaco Franco Corbucci aveva ri-assunto il suo progetto per il cen-tro cittadino nella formula “centrocommerciale naturale”. Vale a direpiù negozi e botteghe, meno cen-tralità dell’Università nella pianifi-cazione dello sviluppo cittadino.“Però senza una seria politica di ri-popolamento – sottolinea “Insie-me per Urbino” – non si va da nes-suna parte”.

[email protected]

Il Municipiopossiede unterzo delleproprietà

immobiliaridel nucleo

storico La sede dell’ex Tribunale, Palazzo Gherardi. Sopra a sinistra Palazzo Boghi, a destra via Mazzini

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CITTÀ

VERONICA ULIVIERI

MATTEO FINCO

Singolare lotta armata all’insetto che nidifica sui pini d’Austria

Bagni pubblici, chi li ha visti?I servizi funzionanti sono tre, ma solo quello in via San Domenico è segnalato

Commercianti d’accordo sulle nuove toilette a Borgo Mercatale, ma fino a ora sul posto degrado e immondizia

Dove fanno la pipìi turisti che ven-gono a Urbino?L a d o m a n d asembra stupida,persino un po’

prosaica. Ma pensate a quandosiete andati in gita in una cittàd’arte: il problema dei bisognifisiologici vi è sembrato sicura-mente molto concreto. La questione dei bagni pubbli-ci torna alla ribalta proprio inquesti giorni, visto che final-mente il Comune ha deciso dirifare i bagni a Borgo Mercata-le, chiusi da più di vent’anni.Ne saranno costruiti otto, en-tro la fine di maggio. Costo:41.000 euro, soldi provenientida fondi regionali. E quandosaranno pronti, per usarli si do-vranno pagare 20 centesimi. Lamanutenzione sarà sicura-mente affidata alla società Ur-bino servizi, che già si occupadi tutti gli altri bagni pubblici.Ma per adesso, i turisti dovefanno pipì? Nei bar, nei risto-ranti, o magari nelle toilette diPalazzo Ducale. Ci sarebberoanche dei bagni pubblici gra-tutiti in città ma, ad eccezionedi quelli in via San Domenico,non sono segnalati. Salendodal Mercatale a piazza della Re-pubblica, i servizi sono sulladestra, in cima a via Mazzini.Hanno una porta scorrevole,ma fuori non c’è nessuna indi-cazione. Dentro, tre bagni ab-bastanza puliti, di cui uno per idisabili edue alla turca, difficilida usare per le persone anzia-ne.I turisti che poi continuano fi-no al monumento a Raffaello,trovano le toilette in cima allasalita, sulla sinistra. I bagni,non segnalati, ma facilmentevisibili, sono due. In realtà pe-rò, solo uno è funzionante; laporta dell’altro è chiusa con unlucchetto. Qui troviamo un wa-ter normale, abbastanza in or-dine, ma la porta non ha lachiusura e il turista deve far pi-pì mentre con una mano si pro-tende a tenere la maniglia. Le comitive che da piazza dellaRepubblica vanno verso il Pa-lazzo Ducale trovano i bagni invia San Domenico, vicino al-l’ufficio turistico. I servizi sonosegnalati e puliti. Ci sono duebagni per le donne e due per gliuomini, ma anche qui uno deidue è alla turca. E poi, bruttasorpresa, manca il bagno per idisabili. C’è un servizio piùgrande, ma non è attrezzato innessun modo per chi ha diffi-coltà di movimento.Le toilette di Borgo Mercatalesono inutilizzabili da decennima, in realtà, sono quella degliuomini è chiusa. Il cancello deiservizi delle donne è aperto edentro c’è un grosso degrado.Per terra, oltre all’immondizia,anche assorbenti igenici e faz-zolettini. Segno che quello spa-zio, grazie anche alla sua posi-zione appartata, viene ancorausato da molti per i bisogni fi-siologici. Sul rifacimento deibagni al Mercatale, i commer-

Schioppettate in pienogiorno in città. La scorsasettimana a Urbinoqualcuno avrà udito de-gli spari o avrà incontra-to due uomini con la

pettorina rossa armati di fucile,pronti a colpire i nidi di processio-naria.Il Comune infatti come ogni annosi è fatto carico di eliminare i nididel parassita che danneggia inquesta zona i pini d’Austria, unaspecie non autoctona. Una spesadi poche migliaia di euro, attintidai fondi destinati alla manuten-zione delle aree verdi: 30 centesi-mi il costo di una cartuccia dipiombo a grana fine, 2000 circa icolpi previsti, dicono dall’ufficiotecnico. Se fino a qualche anno faci pensavano i dipendenti comu-nali, dall’anno scorso il compito dieliminare le grigie matasse è statoaffidato ad una ditta esterna, conaddetti muniti di licenza e auto-rizzati dal Commissariato di Poli-zia. Sparare ai nidi “è il metodo piùefficace”, fanno sapere in Comu-ne. Di certo è una maniera piutto-sto brutale. Ma davvero non ci so-no metodi alternativi praticabili?L’abbiamo chiesto al professorMario Zunino, ordinario di Biolo-gia Animale all’università di Urbi-no. “Sulla pratica delle fucilazioni– dice Zunino – ho tutte le mie ri-serve, perché ci sono buoni moti-vi per evitarla”. Se infatti nell’im-mediato è il metodo meno costo-so, non è certo scevro di pericoli:“Se uno spara una fucilata nel ni-do – spiega – questo esplode dif-fondendo nell’aria un pulviscolodi peli altamente urticanti. Sequesti finiscono sulla cute posso-no causare eritemi fastidiosi, gon-fiori, edemi sottocutanei, ma se fi-niscono negli occhi o peggio an-cora se vengono respirati possono

provocare delle ulcere alla cornea oagli alveoli polmonari, dalle quali siguarisce dopo molto tempo”. Fra l’al-tro si rischia di mandare a miglior vitaanche qualche incolpevole volatile.“Ma il peggio – continua il professore– è che questo pulviscolo si diffondenell’aria. Se l’operatore si trova sotto-vento rischia”.L’intervento ha riguardato 12 zonedella città: le aree verdi e quelle vicinoalle scuole. Ma, avverte Zunino, “se siagisce in modo massiccio si riempiel’aria, anche a decine di metri di di-stanza, di questo pulviscolo urtican-te”.Ma allora come si potrebbe agire conmaggiore efficacia e soprattutto conmeno rischi?“Il metodo più collaudato – continua– è quello della potatura dei rami do-ve si trovano i nidi”. Rami che vannopoi distrutti “con le dovute precauzio-ni. Altri metodi sono l’irrorazione consostanze chimiche, la lotta biologica,tramite irrorazione in sospensioneacquosa di bacillus thuringiensis (unbatterio sporigeno), che funzionamolto bene; altri propongono delleiniezioni di sostanze chimiche neltronco degli alberi: queste sostanze,tossiche per la larva della processio-naria, risalgono lungo la linfa ascen-dente e finiscono nei aghi”, neutraliz-zando il parassita. Tutti metodi piùcostosi di quello attualmente usato,questo è certo.E forse anche meno immediati di“uno sparo e via”.

[email protected]

cianti sono d’accordo, anchese, precisa Paola Vitali, titolaredell’alimentari Coal, “non sia-mo stati interpellati, né infor-mati sull’inizio e la fine dei la-vori”. In un luogo di passaggiocome questo, le toilette sonoindispensabili: “Ben vengano ilavori ai bagni. Quando le per-sone scendono dal pulmann enon trovano le toilette, vengo-no a fare i loro bisogni nei bar.Da me, su 30 persone che en-trano per i servizi, solo dieciconsumano”, spiega MarioMaggini, titolare del Mama’scafé. Le spese per mantenere ibagni puliti e funzionanti,spiegano gli esercenti, nonhanno un ritorno, ed “è giustoche anche il Comune si facciacarico di questo bisogno dei vi-sitatori”.

[email protected]

Un colpo e la processionaria va ko

Il parassitache viaggiain fila indiana

La processionaria è una farfalla notturna. Ne esistono

varie specie, la più nota è quella del pino. Allo stato

larvale, gli esemplari creano con materiale setoso dei

nidi collettivi dove abita la discendenza di un'unica

ovatura. Le larve ogni giorno abbandonano il nido, e

si spostano in fila (da qui il nome) per cibarsi degli

aghi di conifere, lasciando un filo che permette loro di

recuperare il cammino fino al nido. In primavera

abbandonano definitivamente il nido per portarsi nel

suolo, quindi si imbozzolano e verso maggio-giugno

schiudono le farfalle adulte.

LA SCHEDA

Degrado e immondizia dentro i vecchi bagni pubblici a Borgo Mercatale

L’abbattimento di un nido di processionaria con un fucile da caccia

Vedi consmart-phone lacacciaalle pro-cessiona-rie

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il Ducato

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A Cà Gulino l’Anas chiude 3 km di bretella per controlli

Qui ancora nessuno l’-ha vista. La pillolaabortiva, Ru-486, aUrbino non c’è e perinterrompere unagravidanza si può ri-

correre solo all’operazione chi-rurgica. Per averla ci vorrà qual-che mese. A dicembre, il nostro paese ha le-galizzato l’aborto farmacologicoanche se al momento è praticatosolo nei grandi centri ospedalie-ri. “A Urbino - spiega Eugenio Fu-sco, primario di ginecologia - ab-biamo disposizioni solo per lasomministrazione e il ricovero.Per quanto riguarda l’approvvi-gionamento deve essere allestitoun centro regionale che riforniràle province”. Ma anche le richie-ste non ci sono state finora, “masicuramente arriveranno - spie-ga Leone Condemi, vice primariodi ginecologia - perché le donnesaranno informate e avranno ildiritto di scegliere come interve-nire sul proprio corpo”. Scoperta nel 1982 e sperimenta-ta da circa venti anni all’estero, inItalia il suo utilizzo suscita anco-ra polemiche. La Ru-486 è un me-todo abortivo “meno invasivo diquello tradizionale - spiega Con-demi - perché evita l’interventochirurgico”. La pillola può esseresomministrata fin dalle primesettimane di gestazione, mentrel’operazione si fa dopo un mese emezzo . Secondo Fusco, però, “inun 10-15% dei casi la pillola nonespelle completamente il feto ebisogna ricorrere alla chirurgia”. Un altro argomento che tocca laRu-486 è quello economico. Se,come dice Condemi, “l’abortotradizionale si fa in un day-ho-spital e costa tra i 700-800 euro,per la pillola la legge prevede un

Perché a un anno dall’inaugurazionedella galleria di Ca’ Gulino e della sta-tale che collega Urbino e Fermigna-

no si continuano a fare rilievi della strada?Per l’Anas, che gestisce la via, si tratta di“collaudi definitivi”. Mercoledì mattina gli automobilisti diret-ti a Fermignano hanno dovuto deviare al-l’altezza della rotonda de Le Conce, per ilvecchio percorso. In galleria, chiusa altransito per quattro ore, c’erano i tecniciche, secondo quanto riportato dall’ufficiostampa dell’ente nazionale che gestisce lestrade, stavano facendo dei rilievi e dei ca-rotaggi sull’asfalto, ossia dei prelievi deimateriali utilizzati per costruire la strada. Sono “lavori frequenti” che hanno “valoredi collaudo” hanno fatto sapere dall’Anas.Ma i dubbi rimangono. Secondo i geologidell’università di Urbino la zona, come il

resto del territorio circostante, è stata in-teressata in passato da frane. Per questo,durante la progettazione e la realizzazio-ne dell’opera, erano state prese molte pre-cauzioni. Il fatto che stiano facendo dei carotaggi, fapensare che l’Anas voglia accertare chenon siano state commesse delle irregola-rità. In attesa di notizie certe fioriscono leipotesi sui motivi di queste verifiche: infil-trazioni d’acqua o magari contenziosi conla ditta appaltatrice dei lavori. Secondo l’art.5 della legge n.741 del 10 di-cembre 1981, però, il collaudo dei lavoripubblici deve essere concluso entro seimesi dalla fine dei lavori. Al massimo, incasi particolari, può esserci un prolunga-mento per un periodo, comunque, nonsuperiore ad un anno dalla fine dell’opera.Quindi, perché proprio oggi, quando daun anno autobus, macchine e camion cir-colano quotidianamente su questa stra-da? “Forse stanno cercando di capire qua-

li materiali sono stati utilizzati, perché laprova strutturale viene fatta con i carichi”ha detto l’ingegnere Lorenzo Bolognese, acui è stato chiesto un parere tecnico. “Siusano martinetti – ha continuato Bolo-gnese - prove di carico con blocchi di ce-mento. Se la strada è di notevole impor-tanza, si fanno passare i carri armati op-pure si simulano dei sismi. Tutto questoviene fatto in maniera preventiva, perchése c’è qualche errore sui materiali non sipossono fare dopo che la strada è stataaperta al pubblico. Creerebbero una stra-ge, perché i collaudi servono per vedere setutto quello che era previsto da progetto èstato realizzato. Molte volte la Corte deiConti manda dei controlli per verificare ecollaudare se il progetto, avallato e pagatodall’amministrazione, è stato realmentemesso in opera. Ma questa è una verificaamministrativa e non statica”. Stiamo a ve-dere se questi “controlli” continueranno.

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personale per garantire il servi-zio, come impone la legge”. Untempo era reato e i bambini natifuori dal matrimonio erano deibastardi. Le donne ricorrevanoalle mammane e spesso moriva-no sotto i loro ferri rudimentali.Poi il femminismo, la legge 194 ela sua conferma con il referen-dum del 1981, legalizzarono l’in-terruzione di gravidanza purconsentendo ai medici l’obiezio-ne di coscienza. “Con la Ru-486non cambia nulla. Chi non èobiettore, come chi lo è, si com-porterà in base alla legge 194”.

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ricovero di tre giorni”. A fronte di un migliaio di nascite,ogni anno a Urbino ci sono circa350 aborti chirurgici. Quasi uno algiorno. “Gli interventi avvengonodi lunedì nel nostro ospedale – di-ce Condemi – e ogni volta ci sono6 o 7 donne”.Ma chi ricorre di più all’aborto?Secondo Condemi, “soprattuttole donne extracomunitarie per-ché sono meno informate su con-traccezione e pillola del giornodopo. Su 10 persone, 7 sono stra-niere e 3 italiane”.A Urbino, comespiega Condemi, “quasi tutti i me-dici hanno deciso di non pratica-re l’aborto, ma c’è comunque il

SILVIA SACCOMANNOGIULIA TORBIDONI

Quei continui collaudi “di routine”

Ru-486: è legalema in città non c’è

La pillola abortiva da quattro mesi in Italia

Ginecologia: “Metodo meno invasivo, ma non sempre efficace”

Ru-486: si può usare fin dalle prime settimane di gestazione

GIULIA AGOSTINELLI

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CITTÀ

Come se il Metaurofosse un affluentedel Po. Fermignanoè il comune italianopiù a sud con un sin-daco leghista. “Io

non sono un uomo di destra né disinistra, sono un uomo libero,pragmatico e senza retaggi cul-turali”. È l’autoritratto di GiorgioCancellieri, l’odontoiatra dellaLega Nord che nel 2006 è riuscitoa strappare la guida del comunealla sinistra dopo 36 anni di go-verno ininterrotto. Baffi da lotta-tore di wrestling, taglio di capellianni Ottanta e una passione peril calcio rimasta da quando gio-cava terzino in Promozione, ilsindaco cinquantaduenne si di-ce “fiero di stare tra la gente”. I cit-tadini possono riceverlo ognimartedì e giovedì in comune. Se-condo il coordinatore del Pd lo-cale Matteo Bastianelli “grazie alsuo carisma a Cancellieri è ri-uscito in piccolo quello che Ber-lusconi ha fatto in grande”. Ma ilsindaco ci scherza su: “Sono unapersona più semplice”. Anche sei suoi oppositori ne sono convin-ti: a Fermignano la Lega c’è per-ché c’è lui, il “medico della portaaccanto”.Cancellieri è convinto che “leaspettative di Fermignano sonole stesse di un piccolo comunedel Nord”. Qui alle ultime elezio-ni regionali il verde padano haportato a casa il 15 per cento deiconsensi, contro il 6 per centoraccolto nelle Marche. Cinqueanni fa il partito di Bossi non ar-rivò al 5 per cento. I cavalli di bat-taglia sono sempre gli stessi: im-migrazione e federalismo. Nelcomune risiede il 15 per cento dipopolazione straniera. Per que-sto Cancellieri aveva promessouna commissione comunale digoverno dell’immigrazione, cheperò non è mai stata istituita:“Parliamo con i capi carismaticidella 37 etnie della città – si giu-stifica – e non abbiamo proble-mi”. E che ne pensa dell’opera-zione White Christmas volutadal suo omologo leghista di Coc-caglio, in provincia di Brescia,che ha mandato i vigili casa percasa a suonare il campanello de-gli extracomunitati per chiederei documenti? “Anche noi abbia-mo controllato insieme ai cara-binieri gli appartamenti degliimmigrati che ci segnalavano glistessi cittadini”, racconta Can-cellieri. È la linea della “cattive-ria” voluta dal ministro dell’In-terno Roberto Maroni che il sin-daco considera attualmente“l’uomo di punta della Lega”. Nel2009 Cancellieri ha proposto epoi bloccato un’ordinanza in cuisi vietava alle donne islamiche digirare in burqa. Ma poi, nel suostudio dentistico, puoi incontra-re il Kuyu Lama tibetano di Urbi-no che, divertito, viene a trovarlocon un regalo.Sul federalismo Cancellieri è la-pidario: “Non è possibile che i co-muni virtuosi debbano pagareper chi se ne frega della spesapubblica”. Come molti sindacidel Nord, si sta battendo contro ilcosiddetto “patto di stabilità”,

che impone ai comuni di chiude-re i bilanci con un avanzo di am-ministrazione: “Quei soldi do-vrebbero essere spesi per i servizilocali”. Il comune di Fermignanoa guida leghista spende di più deisuoi predecessori di sinistra. Malo fa per i capitoli che riguardanola polizia municipale, i trasportiscolastici e l’assistenza e i servizialla persona. Temi sensibili per icittadini. Come anche l’ambien-te, per cui Cancellieri si è battutoparallelamente al Pd dicendo dino al possibile insediamento diun nuovo impianto di zincaturada parte dell’azienda Fratelli Ros-si. Ma i riti celtici padani legati al-l’acqua del Po? Cancellieri non ri-esce a celare l’imbarazzo: “Solofolklore e tradizione che servonoa risvegliare l’identità”. Forse,nelle Marche, è possibile per oraliquidare così la faccenda.

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“Sarà un evento straordinario, perché nelnostro territorio non è mai successoche una banda di paese si presenti con

un repertorio lirico”.Diego Pandolfi, presidente del Concerto cittadi-no di Fermignano (fondato nel 1875), non sem-bra scalfito dall’emozione mentre dice che la suabanda “correrà un rischio” sabato 24 aprile, alleore 21, nel salone comunale di Fermignano: ilConcerto cittadino, nell’evento “Serata all’ope-ra”, eseguirà celebri romanze della lirica, affian-cato dalle voci soliste del soprano Annalisa Can-cellieri e del tenore Jesus Maria Francisco Cia-batti (“ragazzi alle prime esperienze ma moltobravi”, dice Pandolfi) e dal coro polifonico “Gior-gio Giovannini” di Fermignano, curato dal mae-stro Massimo Sabbatini.Tra le romanze eseguite dal Concerto cittadino,diretto dal prof. Daniele Bianchi, si potrannoascoltare “Voi che non sapete” (da “Le nozze diFigaro” di Mozart), “La donna è mobile” (dal “Ri-goletto” di Verdi), “Nessun dorma” (da “Turan-dot” di Puccini) e molte altre ancora.È da gennaio che la banda di Fermignano - for-

mata da un gruppo di volontari tra i 9 e i 75 anni- si sta esercitando per l’evento. Ma l’idea di unaserata lirica è nata ben prima. “L’ho proposta almaestro Bianchi un anno fa - spiega Pandolfi -dopo averci pensato a lungo, e da quel momen-to è iniziata la ricerca degli spartiti che non ave-vamo già a disposizione”.All’evento sono state invitate tutte le 31 bandedella provincia: “Sono convinto - dice il presi-dente del Concerto cittadino - che se la serataandrà bene prenderanno esempio da noi, e an-che loro correranno il rischio di eseguire un re-pertorio lirico. La nostra banda si è preparatacon entusiasmo e speriamo che Fermignanonon farà mancare la partecipazione, vogliamocome sempre coinvolgere la cittadinanza”.Pandolfi non nasconde l’ambizione della banda:“Se la serata dovesse avere successo potremmoripeterla in un teatro, a Cagli o a Urbino. Ancheper questo cercheremo di suonare al meglio”.La “Serata all’opera” è patrocinata dal Comunedi Fermignano, con la partecipazione dell’asses-sorato alla Cultura della Regione e la collabora-zione dell’Associazione nazionale bande italia-ne musicali autonome delle Marche.

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Il confine Sud della LegaIncontro con Giorgio Cancellieri, dal 2006 sindaco del Carroccio

“I comuni virtuosi non debbono pagare per chi se ne frega della spesa pubblica”

LORENZO ALLEGRINI

La banda suona la liricaSabato 24 “Serata all’opera” a Fermignano

Il Concerto cittadino di Fermignano

Bocca di rosanon abita qui

Il night riapre

Il sindaco leghista Giorgio Cancellieri insieme al Kuyu Lama

DANIELE FERRO

Io per lei sono Francesco. Leiper voi sarà Nadia. Non è né ilsuo nome di battesimo, néquello che ha scelto per i suoiclienti. Riceve solo di mattina.Al telefono non dice chi è, macom’è. “Sono bionda, occhiverdi, seno prosperoso”. Poi lecondizioni: “Abito a questo in-dirizzo e prendo tot euro”. Lasicurezza con cui parla dell’ap-puntamento, la precisione abi-tudinaria con cui scandisce ta-riffa e orari fanno capire cheesercita il mestiere da tempo. Una prostituta a Urbino, un ca-so rarissimo. A differenza dellecittà della costa, dove prolife-rano le Bambola, le Pamela, leNicole e le Belen, la città duca-le rimane un’area off limits perl’esercizio del mestiere piùvecchio del mondo. Il paese, sisa, è piccolo e la gente mormo-ra: quando una donna si stabi-lisce in un appartamento dellacittà per prostituirsi, in pochetempo lo vengono a sapere inmolti. Tra i molti c’è chi consi-dera il fatto inaccettabile e inun modo o nell’altro la ragazzasi trasferisce altrove nel giro dipoco. Ad intervenire diretta-mente sono più spesso le moglitradite, che gli agenti in divisa. La frontiera del divertimento aluci rosse ducale ha conosciu-to persino l’ebbrezza del night.Due volte, con due epiloghi tu-multuosi. La prima circa ven-t’anni fa nei pressi di Castel Ca-vallino, l’ultima il 16 novembrescorso, quando i carabinierisono riusciti ad accertare che illocale che sorge in zona Sassonascondeva un privé dove ve-nivano consumati rapporti apagamento. Stimati professio-nisti, operai e studenti: clientidi ogni genere. Intercettazionie telecamere avevano svelatocome le ragazze, per lo più stra-niere, dividessero il guadagnodella prestazione a metà con iquattro gestori, tutti condan-nati in primo grado dopo il pat-teggiamento: da 1 anno e 6 me-si a 1 anno e 9 mesi. Al posto del chiacchierato “Blunotte”, tra meno di un mese,aprirà un nuovo locale nottur-no, che naturalmente si propo-ne di offrire divertimento “sen-za commettere alcun tipo direato”. Nadia intanto continua ad ar-rotondare in casa sua, preci-sando che l’atmosfera delnight è quanto di più distantedalla sua concezione del me-stiere: “Non avendo alcun tipodi legame sentimentale”, fac-cio quello che “farebbero tuttele ragazze del mondo, ma mifaccio pagare”[email protected]

GIORGIO BERNARDINI

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il Ducato

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FRANCESCO CIARAFFO

La lista di mobilità si allungaA Pesaro-Urbino si è registrato il maggior aumento di ore di cassaintegrazione

Nel 2008 le iscrizioni erano state 51, nel 2009 114. A gennaio-febbraio 2010 se ne sono aggiunte 10

colpito proprio questi settori”,dice Roberto Ghiselli, segreta-rio generale Cgil di Pesaro-Ur-bino. “Noi, forse più di altri, pa-ghiamo il fatto che elementi didebolezza sono stati aggravatidalla crisi. Il nostro tessutoproduttivo è caratterizzato dabassa capitalizzazione delleimprese e forte esposizione de-bitoria nei confronti degli isti-tuti di credito”, continua Ghi-selli. Per ora segnali di ripresa non cisono. Nei primi due mesi del2010 le ore di cassaintegrazio-ne sono ancora aumentate ri-

spetto allo stessoperiodo dell’an-no precedente e laprovincia di Pesa-ro-Urbino è risul-tata sempre pri-ma. Le ore sonop a s s a t e d a3 8 9 . 7 6 6 a1.258.610 con unbalzo del 223% ri-spetto al 138%nelle Marche. Il rischio ora è chei cassaintegrati sitrasformino in

disoccupati. La cassaintegra-zione infatti ha una durata li-mitata: 52 settimane quella or-dinaria e massimo 36 in unquinquennio quella straordi-naria. “Il rischio è concreto. Noinon torneremo ai livelli pro-duttivi precedenti alla crisi pri-ma di 4-5 anni. La ripresa,quindi, ancora non c’è e molteaziende stanno trasformandol’utilizzo della cassaintegrazio-ne in procedure di mobilità.Questa è la cronaca di tutti i gior-ni”, spiega il segretario Ghiselli.Per Urbino quindi l’incognita èche al centro per l’impiego la fi-la si allunghi. E alle 10 iscrizio-ni alle liste di mobilità di gen-naio e febbraio se ne aggiunga-no presto altre.

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Davide Santi ha 51 anni ene ha trascorsi 25 lavo-rando alla Tvs, la fab-

brica di Fermignano specia-lizzata nella produzione dipentole antiaderenti. A segui-to di una ristrutturazioneaziendale, quasi un anno fa èstato licenziato insieme ad al-tre 30 persone e oggi rientrasul mercato cercando unanuova occupazione. “Lo stress è grande – raccontaSanti – perché a cinquant’an-ni nessuna azienda ti apre unaporta, nessuno ti cerca più.Anche mia moglie è disoccu-pata, siamo in mezzo a unguado. Abbiamo cercato diaprire un’attività per contonostro ma a Urbino non ci so-no possibilità, non ci sonosbocchi”. Oggi la famiglia vive grazieagli incentivi che gli passa l’a-zienda, “almeno con quelli vi-

vo decentemente. Mia mogliefa la spesa e sta molto attenta,cerca di risparmiare su tutto”. Davide ha due figli: il rappor-to con loro è “l’unico vantag-gio che c’è. Quando lavoravoerano meno in contatto conme. Adesso mi dedico a loro, liaccompagno a scuola, li ri-porto a casa, li porto a faresport, a giocare a calcio. E’davvero l’unica cosa positivadi questo periodo”.Delle trenta persone licenzia-te con Santi, solo alcuni han-no trovato una nuova occupa-zione: gli altri sono in cercaproprio come lui.Il 2009, l’anno nero dell’eco-nomia, sulla provincia di Pe-saro e Urbino è passato comeun uragano lasciando dietrodi sé quasi 4000 lavoratorimessi in mobilità. La crisi eco-nomica non è fatta solo di nu-meri e percentuali, ma anchee soprattutto di volti e [email protected]

Davide Santi

MANUELA BALDI

Licenziato a 51 anni dalla Tvs insieme ad altri 30

“La mia vita senza lavoro”

Codicesmart-phoneper vede-re lavideointervista

Se Urbino era stataconsiderata finoraun’isola felice perl’occupazione, biso-gnerà rivedere la de-finizione. Nell’ulti-

mo anno le iscrizioni alle listedi mobilità sono state 114, piùdel doppio rispetto all’annoprecedente quando erano sta-te 51. E nel 2010 la situazionenon migliora. A febbraio inprovincia ci sono state 665iscrizioni, 10 delle quali a Urbi-no (contandoanche gennaio) .Dei 14.194 licen-z i a m e n t i d e l2009 nelle Mar-che, quasi 4.000sono della pro-vincia di Pesaro-Urbino. A con-fermarlo ci sonoanche le ore dicassaintegrazio-ne: nel 2009 so-no state 6,5 mi-lioni, con un au-mento rispettoall’anno prima del 761%. Percapire le proporzioni bastipensare che l’aumento medionell’intera regione è stato del283%. Un quadro generalepreoccupante, che a differenzadi altri periodi, stavolta arrivaanche nella città ducale. “Urbi-no è tradizionalmente concen-trata sui servizi e sul terziariorispetto all’industria”, dice Fe-derico Fabbri, addetto allacontabilità della Cna. “Non bi-sogna però dimenticare gli ur-binati che lavorano nei distret-ti vicini, come Fermignano oUrbania”, continua Fabbri. Eforse la crisi ha colpito proprioloro. “L’attività produttiva provin-ciale si concentra su meccani-ca e manifatturiero e la crisi ha

Nel 2009nelle Marcheci sono stati

14.194 licenziati,

4.000 in provincia

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ECONOMIA

In estate case vuote,pochi gli studentie anche le attrattive

Cala la richiesta di affitti a luglio e agosto

“Che ci do-vrebberovenire afare i tu-r i s t i i nestate a

Urbino?”, dice Annarita Roma-ni, titolare dell’agenzia UrbinoLiving. Se a partire dalla metà di set-tembre si apre la caccia al mi-glior offerente per gli alloggistudenteschi , quando il popo-lo dei fuori sede se ne va, la si-tuazione si capovolge. Paroladi chi nel settore ormai ci lavo-ra da anni. Agenzie immobilia-ri, nella città ducale se ne con-tano una ventina. Sulla que-stione degli affitti nei mesi esti-vi, più o meno tutti gli addetti alsettore la pensano allo stessomodo: quando gli studenti sene vanno la maggior parte del-le case rimangono vuote. Maperché? “I ragazzi che frequentano icorsi estivi all’Università, sonodiminuiti – racconta Romanidell’agenzia in via Raffaello – epoi gli studenti stranieri per icorsi di italiano vengono in cit-tà al massimo per 15 giorni”. Ilproblema è proprio il fatto cheoltre al suo splendore naturale,Urbino, nei mesi estivi non of-fre molti appuntamenti: “ Inrealtà manca il concetto di atti-rare il turista. Nei mesi di lu-glio, agosto e fino alla metà disettembre si potrebbe affittareai turisti gli appartamenti doved’inverno stanno gli studenti –continua Romani - ma il pro-blema è che non ci sono puntid’incontro per il turismo”. Finoa qualche anno fa il mercato

che rappresentavano un ele-mento unico del nostro Ate-neo, adesso sono rimaste po-che attività”, spiega EgidioCecchini, titolare dell’agenziaimmobiliare S.g.i. Srl, in viaMazzini. Il suo è una degli eser-cizi più grandi della città che ri-esce a gestire fino a 200 postiletto; la maggior parte degli ap-partamenti che dà in affitto si

degli affitti, anche estivi, eraconsiderato un po’ come il fio-re all’occhiello dell’economiaurbinate, anche perché l’Uni-versità offriva numerosi corsiestivi che oggi non fanno piùpresa come una volta tra glistudenti. “Il mercato degli af-fitti estivi era particolarmentesignificativo qualche anno fa,quando c’erano i corsi estivi

in media i contratti di affittoche vanno dai dieci ai dodicimesi non vanno di certo incon-tro alle esigenze degli universi-tari fuori sede che non stanno aUrbino dodici mesi all’anno. Infondo in un modo o nell’altroanche nei mesi estivi chi ha unappartamento può sempreprovare ad affittarlo.

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trovano nel centro storico. Roberto Edera dell’agenziaMultigest, in corso Garibaldi,sottolinea: “ Non c’è la politicadi portare i turisti a Urbino: fi-nito l’effetto della mostra Raf-faello dovevano proseguirecon un altro punto di forza”. Tra chi affitta le case agli stu-denti c’è sempre un po’ di mal-contento. C’è da dire, però, che

Alberghi, si cercano grandi eventiIn Italia presenze in aumento. Ma dopo Raffaello è ancora crisi

Inumeri contro i fatti. Mentre i dati na-zionali dicono che per gli alberghi ita-liani la situazione sta migliorando, gli

operatori di Urbino protestano per il calodelle presenze nelle loro strutture. E con-tro la scarsa iniziativa del Comune per ri-sollevare le sorti di un turismo che nel do-po-Raffaello non ha ancora trovato unmodo concreto per rialzare la testa. Se-condo Federalberghi, per gli hotel italianiè già tempo di ripresa: più 4,4% di arrivi nelsolo mese di marzo, anche se gli occupatisono calati del 2,4%. Sarà pure vero, ma dicerto la città ducale non ha ingranato lastessa marcia. In certi casi si è fermata. Inaltri ha messo addirittura la retro.A soffrire sono soprattutto i più piccoli.Nell’ultimo anno sono stati in tre a chiu-dere i battenti: la pensione Fosca e gli ho-tel Fontespino e Panoramic non hannotrovato nessuno che volesse rilevare l’atti-vità. Tra i deterrenti, il dover mettere ma-no al portafogli per sistemare delle strut-ture ormai obsolete, ma anche l’idea “che

il gioco non valga la candela”, dice il segre-tario di Confcommercio Urbino EgidioCecchini.Mentre i dati di Federalberghi fanno pen-sare che per il settore sarà davvero prima-vera, il flop di Pasqua negli hotel ducaliracconta tutto il contrario. Giulio Lonzi,proprietario dello storico albergo del cen-tro che prende nome proprio dal celebreartista urbinate, denuncia un dimezza-mento delle presenze nel giro di un anno.Riempite soltanto sei camere su quattordi-ci nel periodo pasquale, ma ai pesci grossinon è andata tanto meglio. Fabrizio Mar-cucci Pinoli è il titolare di tre dei maggiori al-berghi della città: l’Hotel dei Duchi, il Bon-conte e l’Albergo San Domenico. In que-st’ultimo, il primo aprile erano occupatesoltanto dieci stanze su trentuno. Ed era giàGiovedì santo. Una cosa, a detta del pro-prietario, che “non era mai successa”. Raf-faello a parte. Calo anche all’Italia, dove sipunta il dito pure contro il clima avverso. AlSan Giovanni l’afflusso è stato costante, an-che se per il titolare Enzo Cecconi “la situa-zione non è rosea”. Il country house Colle-

verde, invece, è una piccola isola felice: direcente i soggiorni sono stati parecchi, an-che se non più lunghi di due o tre notti. E c’èstata pure una nuova assunzione part-time,in barba alla Federalberghi e alla presuntariduzione degli occupati nonostante la ri-presa. Al Mamiani il personale è stato otti-mizzato, ma il motivo sarebbe da ricondur-re a eccessi passati non legati alla crisi, men-tre al Raffaello è stato inevitabile il taglio didue dipendenti.Il turismo urbinate non decolla, e Cecchi-ni parla di uno “scricchiolio che non vasottovalutato”. Gli albergatori fanno fron-te comune per spronare l’amministrazio-ne a una maggiore progettualità. “Nonviene fatto nulla, non c’è un piano deglieventi”, dicono al Mamiani. Al Piero dellaFrancesca si chiedono più manifestazionie meno tasse (“Per l’acqua paghiamo piùdelle altre province”). Per Marcucci Pino-li, invece, “è inutile dire che va tutto bene”.E la mostra di Raffaello “non può essereuna lotteria che si vince solo una volta nel-la vita”.

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CLAUDIA BANCHELLI

SIMONE CELLI

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“Una mo-stra riccadi corpi,svelati oparzial-m e n t e

svelati o completamente messi alnudo. Il corpo della donna è al cen-tro, ed è l’icona di quello che è il Bel-lo oggi”. L’artista Grace Zanottospiega così la ragione dei tanti cor-pi femminili alla mostra Terzo Ri-nascimento, a Palazzo Ducale dal31 marzo.Zanotto, che è anche curatrice del-la mostra assieme a Angelo Crucia-ni, spiega che se nel primo Rinasci-mento, di cui Urbino è centro rap-presentativo in Italia, l’uomo eral’ideale della bellezza, oggi è la don-na a rappresentare l’icona esteticaper eccellenza.Il successo della mostra è andatooltre le aspettative: nei primi quin-dici giorni più di 10.000 persone so-no entrate nella Sala del Castellareche ospita pitture, sculture e foto-grafie di alcuni tra i più importantiartisti contemporanei italiani. Ed èper questo che gli artisti ringrazie-ranno la città e i visitatori il primomaggio con istallazioni e perfor-mance durante tutto l’arco dellagiornata. “È una data simbolica:rappresenta il nostro impegno so-ciale e nella cultura”, spiega Zanot-to.Il progetto parte dall’associazioneculturale Famiglia Margini con se-de a Milano, che ha scelto una tren-tina di artisti per poter ri-canoniz-zare il significato del Bello oggi at-traverso linguaggi diversi. La pittu-ra è quella tradizionale o attraversospray, la scultura si avvale del rici-clo di materiali di scarto e è fonda-mentale il contributo dei video-ar-tisti. Uno spazio importante ha la foto-grafia, attraverso le lenti dei princi-pali fotografi italiani. La mostraospita una delle immagini più con-troverse degli ultimi anni: la foto-grafia di un corpo femminile stesosu un letto che ricorda il corpo delCristo in croce, scattata da Rugge-ro Rosfer. La foto fu utilizzata nel2008 per la giornata contro la vio-lenza sulle donne e alcuni quoti-diani – l’Unità, Repubblica e il So-le24Ore – sostennero la campagna,mentre il comune di Milano ne vie-tò l’affissione. “Il pubblico femminile che ha vistola mia opera l’ha accettata e com-presa, invece gran parte del pub-blico maschile l’ha trovata oltrag-giosa”, racconta il fotografo Rosfer,e aggiunge “il Bello, inteso come ar-monia, può rendere la vita miglio-re”, rispondendo alla domanda do-stoevskiana che gli organizzatoridella mostra si sono posti: “Il Bellosalverà il mondo?”. Ma anche altre opere violentanol’immaginazione del visitatore. È ilcaso di “Happy shopping day” di

Paolo Cassarà, una scultura in cuiuna donna in nihab, il velo inte-grale, fa la spesa e mostra un pac-co di assorbenti interni. Un bam-bino attaccato al carrello gioca conun aeroplanino militare.Poi ci sono le sculture dei fratelliScuotto, eredi di una famiglia na-poletana che realizza i personaggidel presepe. Partendo dalla tradi-zione, i fratelli Scuotto hanno de-formato le figure umane trasfor-mandole in satanassi coi piercingal naso e a seni che sono mostratisu corpi con il sesso maschile.Per questo Rinascimento nuovonon c’è un ideale assoluto e unicodi bellezza. Un Gesù bambino infasce può esibire, legati al ventre,candelotti di tritolo a orologeria(Max Papeschi) mentre l’artistaVeronica Bellei si espone in foto-grafie ispirate dalle richieste difrequentatori di chat erotiche.Dal XIV secolo al XXI, cambiano lecarte in tavola: se nel primo Rina-scimento era l’arcangelo Gabrielead annunciare a Maria Vergine ladolce attesa, oggi è un test di gra-vidanza a informare una donnaperplessa dell’arrivo di un pargo-lo, nell’opera di Federica Gif “An-nunciazione”.

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CHIARA ZAPPALÀ

Quel corpo femminilecrocifisso come Gesù

Braccia aperte a formare una croce e solo un velo a fasciare ifianchi. Non si tratta di Gesù Cristo ma della “donna croci-fissa”. Tra le opere del Terzo Rinascimento, la mostra nelle

sale del Castellare di Palazzo ducale, c’è anche lei, la tanto dis-cussa fotografia di Eugenio Rosfer che fece scandalo e fu censu-rata dal comune di Milano quando, nel 2008, venne utilizzata perla campagna di Telefono donna contro le violenze. “Fa riflettere –commenta l’autore – che il pubblico femminile che ha visto lamia opera l’ha accettata e compresa da subito, invece la gran par-te del pubblico maschile l’ha trovata oltraggiosa. Molto proba-bilmente all’estero non avrebbe fatto scalpore come in Italia, perovvi motivi”. Ma che cosa ha rappresentato per Eugenio Rosfer quest’opera?“La possibilità di parlare di un tema sociale molto delicato comequello della violenza sulle donne attraverso uno scatto fotografi-co; l’occasione di sensibilizzare l’opinione pubblica attraversouna similitudine con l’immagine del Cristo in croce, per riporta-re le persone a riflettere su quello che la donna soffre quando sub-isce una violenza”. Il corpo femminile, dunque, al centro del Ter-zo Rinascimento; un mezzo attraverso cui vedere il lato positivodella vita. “Sì e deve essere così; fa ancora troppo fatica la donnaoggi a raggiungere certe vette, perciò è giusto che le venga rico-nosciuta l’importanza che le spetta”. E dopo la donna crocifissa è la volta della sushi-girl, un tavolo ta-tami, simbolo della cultura giapponese, dove giace l’immaginefotografica della donna nuda usata per il banchetto. Sarà censu-rata anche questa? “Spero proprio di no! La donna utilizzata peril banchetto diventa un quadro: si assiste così a una resurrezionemorale della condizione della donna oggetto che viene elevatamoralmente e materialmente”.

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Una nuova bellezzache salva il mondo

L’arte italiana elabora l’estetica contemporanea

Mostra “Terzo Rinascimento” al palazzo Ducale fino all’1 maggio

BRUNELLA DI MARTINO

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CULTURA

Nella foto grande unparticolare di“Untitled” di FabrizioBellomo. Foto piccole(dall’alto in sensoantiorario): “Alteritàtemporanee” di ErikaPatrignani;“Annunciazione” diFederica Gif e “Senzaparole” di RuggeroRosfer.

Incontri per scoprire come sta la “terza pagina”

News, cultura e giornalistiLa mitica “terza pagina” del Giornale

d’Italia, uscita per la prima volta il10 dicembre 1901, dopo una prima

nazionale di Eleonora Duse. E la rubrica suilibri del Tg1, che forse casualmente, forseno, dal 18 ottobre 2009 si chiama “Billy”,come la più celebre libreria venduta dal-l’Ikea. Tra queste due date c’è un secolodi giornalismo culturale, un tempo fio-re all’occhiello dell’informazione italia-na e oggi solo una tra le tante categorie.A indagare sul suo stato attuale il ciclo diincontri “Cultura/Media. Gli scenaricontemporanei dell’informazione cul-turale”, organizzato dal dipartimento diScienze della comunicazione dell’Ate-neo.Giornalista Rai e conduttore della tra-smissione Per un pugno di libri, PieroDorfles vorrebbe che le trasmissioniavessero più cultura. “Sono molti iprogrammi - afferma- in cui, se fossi ilprogrammista, inserirei un po’ di cultu-ra. A partire da Bontà sua, la Prova delcuoco, per arrivare a Festa italiana e allaVita in diretta. Anche in un programmacome L’eredità, perché non spiegare l’o-rigine delle citazioni di cultura generalecon cui si fa il quiz? L’informazione offrepochi spunti critici anche per una que-

stione economica: il pensiero critico nonvende, invece la spettacolarizzazione è ilfunerale del giornalismo culturale. C’èuna caduta delle competenze specifichedegli ospiti: invece che un critico, si dicesempre di invitare in trasmissione ‘qual-cuno che non ne sa nulla’”.È ottimista Riccardo Chiaberge, che diri-

ge il domenicale del Sole24Ore. “Credo -afferma - che il giornalismo culturalenon sia affatto in estinzione: ci sono mol-ti validi colleghi che vi si dedicano, e in re-te c’è un fiorire di iniziative interessanti,come aNobii, il social network della let-tura. La crisi delle grandi testate è irre-versibile. Vengono tagliate le collabora-

zioni esterne, impiegando professiona-lità interne, ma anche un giornalista cheda tanti anni si occupa di cultura, come ilsottoscritto, non può avere la competen-za, il prestigio e l’autorevolezza di RemoBodei o Emilio Gentile”. In ogni caso, se-condo Chiaberge, “il futuro delle ‘grandicattedrali’ dell’informazione per me è

segnato. Il giornalismo culturale -conclude - sopravvivrà con struttureagili, con costi fissi minori, che si con-quisteranno l’autorevolezza con unasorta di selezione naturale”.Per Giorgio Zanchini, giornalista econduttore di “Tutta la città ne parla”su Radio3, “il giornalismo culturaleitaliano è ancora di alta qualità, so-prattutto quello sulla carta stampata.Le pagine di cultura - spiega - non ven-gono tanto lette dai giovani, che pre-feriscono usare internet, la dieta me-diatica è sicuramente molto cambia-ta”. Quanto alla radio, “non ha subìtomolte modifiche, soprattutto perquanto riguarda i Gr nazionali, quelli

classici. A cambiare - aggiunge Zanchini- è il ruolo degli attori, cioè dei giornalisticulturali. Non possono più basarsi solosui comunicati stampa, ma devono sa-per navigare in Internet e trarre le infor-mazioni da blog e siti web”.

[email protected]@gmail.com

Un giallo che si tinge di rosa. Il de-creto e la firma ancora non ci so-no, ma la nomina di Lorenza Mo-chi Onori a soprintendente ai be-ni storici e artistici delle Marcherappresenta l’epilogo positivo di

una vicenda interminabile che ha tenuto sco-perta la poltrona di palazzo ducale per un inte-ro mese. L’attesa firma sul contratto con il mini-stero peri Beni Culturali la colloca per la secon-da volta al vertice della tutela del patrimoniodella regione.Quello di Mochi Onori, infatti, è un inaspettatoritorno: la storica dell’arte ha già guidato la so-printendenza dal 2003 al 2009, quando ha la-sciato Urbino per approdare alla direzione delpolo museale napoletano. Per sostituirla erastato chiamato Aldo Cicinelli, rimasto al verticedell’ente per soli sei mesi. Il dirigente aretino èstato mandato “forzatamente” in pensione il 22marzo per aver “raggiunto i limiti massimi dicontribuzione”. Lui, che non se lo aspettava,non l’ha presa bene. Ancor prima di abbando-nare il palazzo di Federico ha deciso di ingag-giare una battaglia legale con il ministero gui-dato da Sandro Bondi. Le possibilità che il suoricorso abbia successo sono comunque risicatee il ministero ha dovuto provvedere alla sostitu-zione. A guidare la squadra urbinate, nell’otticadella continuità, è stata chiamata l’ultima per-sona che aveva saputo lasciare un buon ricordodi sé. I successi della mostra dello scorso anno su Raf-faello Sanzio hanno lasciato il segno nel cuoredei visitatori, nelle tasche degli operatori urbi-nati e nelle dissertazioni critiche sul progettoscientifico dell’esposizione. Ora Mochi Onori èchiamata alla prova delle Città ideali, l’eventodi cui si sta occupando da mesi nonostante lasua assenza dalla città. Nel 2011 la “nuova” so-printendente dovrà completare il suo progettoportando nel Montefeltro le opere di Baltimorae Berlino che portano lo stesso nome del quadrodi Piero della Francesca. La storica dell’artecontinuerà a mantenere il suo incarico napole-tano, occupando la sede urbinate con la formu-la dell’interim. Ma quali sono le attività e le competenze dellesoprintendenze nel nostro Paese? Si tratta di or-gani periferici del ministero per i Beni cultura-li. Le attività di competenza riguardano l’ambi-to territoriale in materia di beni culturali, pae-saggistici, museali e archivistici. Le soprinten-denze dipendono tutte dalle direzioni regiona-li. In base agli ambiti di competenza, se ne di-stinguono quattro tipi: quelle per i beniarcheologici, quelle per i beni architettonici epaesaggistici, quelle per i beni storici, artisticied etnoantropologici e quelle archivistiche. Perquanto riguarda le Marche, oltre alla direzioneregionale, ben tre soprintendenze hanno sedenel capoluogo di regione, ad Ancona. Una solatrova la sua sede naturale a Urbino, quella che sioccupa della tutela, della conservazione e dellavalorizzazione dei beni storici, artistici ed et-noantropologici, mobili, appartenenti a entipubblici ed ecclesiastici sul territorio regiona-le.A palazzo ducale spetta anche l’ultima parolaper quanto riguarda l’aspetto tecnico-scientifi-co sul patrimonio storico, artistico e di proprie-tà privata, se questo è dichiarato “di notevole in-teresse storico artistico”. La Soprintendenza ur-binate gestisce anche una serie di uffici e servi-zi che vanno dalla compilazione di schede di ca-talogazione delle opere esistenti sul territoriomarchigiano, all’ attività conservativa con lapromozione ed esecuzione di restauri, a quelladi tutela sulla circolazione delle opere, alla va-lorizzazione tramite manifestazioni espositivee attività didattica. Al suo ritorno, Mochi Onori ritroverà la città co-me l’aveva lasciata, pronta per cominciare a ri-solvere i problemi che ben conosce e a realizza-re i progetti lasciati in sospeso.

(g.b., f.d.a.)

Mochi Onoritorna

al comando

Soprintendenza “ad interim”

Il giornalista Rai Piero Dorfles

ALBERTO ORSINI..................EMILIANA PONTECORVO

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il Ducato

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Joe, re del vibrafonoAl Sanzio il jazzista Locke, “miglior strumentista del 2009”

Tre giovani musicisti - piano, contrabbasso, batteria - nel quartetto “Force of four”

Joe Locke è una personagentile, oltre ad essere,per la critica, il più grandevibrafonista jazz contem-poraneo. Appena primadel concerto che lo scorso

venerdì ha entusiasmato ilpubblico del teatro Sanzio,Locke ha dedicato al Ducato iltempo di un’intervista. Si è pre-sentato in italiano, con un forteaccento americano: “Pia-ci-ereio mi chia-mou Giou-vanni”. Joe Locke è un artista califor-niano poliedrico e pluripre-miato: ha pubblicato 30 cd epartecipato a più di 50 registra-zioni, ha suonato con grandis-simi musicisti jazz (come Diz-zie Gillespie, quando era anco-ra alle superiori) e fatto parte didiverse formazioni musicali.Ha suonato al Sanzio, la primadi 11 tappe italiane del tour“Force of four”. Locke, al vibra-fono (che assomiglia a uno xilo-fono, ma ha un suono più mor-bido), era accompagnato da

Cinema

IL PICCOLO NICHOLAS EI SUOI GENITORI

Cinema Nuova Lucefino al 21aprileFeriali: 21.00

Regia di Laurent Tirard.Il piccolo Nicolas è un bam-bino felice. I suoi genitori loadorano e ha un gruppo diamichetti con cui si diverte ascuola e fuori. Un giorno,però, Nicolas ascolta per

caso una conversazione tra isuoi genitori e si convinceche ben presto arriverà unfratellino a distruggere lasua felicità e a prendere ilsuo posto nel cuore dimamma e papà...

ALICE IN WONDERLAND

Cinema Ducaledal 20 al 22aprileF e r i a l i :20.00/22.00

Johnny Deep interpreta ilCappellaio matto, mentreMia Wasikowska veste i

panni di Alice, che dopotanti anni torna nelmondo incantato da leivisitato quando era bam-bina; lì ritrova i suoi indi-menticabili amici d'infan-zia: il Coniglio Bianco,Pinco Panco e PancoPinco, Toperchio, i lBrucaliffo e lo Stregatto.

SCONTRO TRA TITANIC i n e m aDucaledal 19 aprileFeriali: 20.30 / 22.30

Festivi: 16.30/18.30/20.30/ 22.30Regia di Louis Leterrier.Perseo sogna di sovvertirel'ordine delle cose e vuolecombattere gli dei stessi. Mail padre degli dei, aizzato dalfratello Ade, decide di ricor-dare agli umani il suo potereliberando la più grande dellepiaghe, il Kraken. L'unicomodo per evitare che Argovenga distrutta è sacrificareAndromeda, figlia del re.Perseo però non ci sta e,unitosi ai valorosi guerrieridi Argo, vuole trovare unmodo di sconfiggere ilmostro.

carte

llone

Robert Rodriguez al piano, Ri-cardo Rodriguez al contrab-basso e Terreon Gully alla bat-teria. Come è nato il progetto “Forceof four”?Ho sentito Robert Rodriguez eRicardo Rodriguez al jazz Lin-coln center di New York. Suona-vano in maniera emozionantee intelligente: mi sono dettoche volevo assolutamente faremusica con loro. Un anno emezzo fa abbiamo registrato,insieme al batterista JohnatanBlake, il cd “Force of four”. L’ab-biamo chiamato così perché laforza della nostra musica è l’e-nergia che nasce solo quandole persone si uniscono per crea-re qualcosa. Siete quattro musicisti origi-nari di tre paesi diversi chehanno tradizioni musicali dif-ferenti. Cosa significa per lavostra musica?Ciascuno di noi contribuiscecon qualcosa di suo. L’espe-rienza di Terreon, come la mia,è molto americana. Io sono an-che il prodotto dei viaggi che ho

fatto, dei luoghi dove ho suona-to. Vivendo a New York poi sonosottoposto a mille influenze di-verse. Robert, che è nato a NewYork, ha radici cubane e Ricar-do viene dal Portorico. Mi pareche insieme formiamo una bel-la miscela.Pensa che il vibrafono nel jazzmoderno sia meno importan-te rispetto a prima?È un grande momento per il vi-brafono: oggi, diversamentedal passato, ci sono alcuni gio-vani musicisti molto promet-tenti che lo stanno rilanciando.Uno strumento poco impor-tante nel jazz? No, direi propriodi no: storicamente, alcuni deimigliori improvvisatori jazzsono stati vibrafonisti. Penso aMilt Jackson, Bobby Hutcher-son, Garry Burden. L’unicoproblema è che i grandi vibra-fonisti non sono stati molti,mentre ad esempio ci sono sta-ti tanti grandissimi sassofoni-sti e pianisti, moltissimi trom-bettisti. Perché ha scelto il vibrafono?Più che altro è il vibrafono ad

aver scelto me. Quando avevootto anni ho cominciato a suo-nare la batteria e il piano, a 13sono passato al vibrafono, cheper me è perfetto, perché è unavia di mezzo tra il piano e la bat-teria: suoni melodie ma con lebacchette. Il vibrafono è arriva-to quasi per caso, in realtà: miamamma ne ha trovato uno insvendita, e me lo ha compera-to. È stata un’ottima idea ancheper lei, dato che è molto menorumoroso della batteria.È mai stato qui? Conosce qual-cosa di Urbino?È un ottimo inizio per il nostrotour italiano cominciare dauna città – è una città vero? Nonun paese? – così bella. Non pen-so... aspetti un attimo (si rivol-ge al suo manager), sono maistato a Urbino prima? No, è laprima volta. Non so nulla di Ur-bino, sono arrivato neancheun’ora fa, ma ho appena sco-perto che è rinascimentale.Bella architettura, bella atmo-sfera. Farò una passeggiata nelcentro storico.

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ALICE CASON

Concerti

Si chiude domenicaprossima, 25 aprile,la rassegna “Urbi-noinmusica”, orga-nizzata dagli asses-sorati comunali alla

Cultura e al Turismo e dall’or-chestra sinfonica GioacchinoRossini con la collaborazionedella Provincia di Pesaro e Ur-bino e della Regione Marche. Afar scendere il sipario sul ciclodi quattro concerti che da gen-naio ha animato il teatro “San-zio” sarà, a partire dalle 18 del-l’anniversario della Liberazio-ne, la “serata Mozart”, in cui sa-ranno eseguiti il concerto perviolino e orchestra K 216 e lasinfonia n°40 K 550 del compo-sitore austriaco. A dirigere l’or-chestra Rossini il maestro Da-niele Agiman, mentre il violinosolista sarà Alberto Maria Ruta.Il costo dei biglietti sarà di 10euro (intero) e 7 euro (ridotto,sopra i 65 anni e sotto i 25).La kermesse è cominciata il 3gennaio scorso con il concertodi Capodanno, la serata Cho-pin, con David Crescenzi diret-tore e Ilaria Baleani pianofortesolista. L’appuntamento suc-cessivo è stato nel giorno di SanValentino, il 14 febbraio, quan-do i solisti dell’orchestra Rossi-ni hanno eseguito Pierino e illupo di Proof’ev, con Noris Bor-gogelli direttore e voce recitan-te. Con l’ingresso della prima-vera, infine, il 21 marzo sul pal-coscenico del “Sanzio” è salitoil Trio Dmitrij della Rossini,composto da Michele Sampao-lesi (pianoforte), Henry Dome-nico Durante (violino) e Ales-sandro Francesco De Felice(violoncello), che hanno ese-guito musiche di Piazzolla,Rachmaninoff e Mendelssohn.La Rossini è l’orchestra dellaProvincia di Pesaro e Urbino eha doppia sede a Pesaro e a Fa-no; per il quarto anno consecu-tivo ha ottenuto il riconosci-mento dal ministero per i Benie le attività culturali. L’attivitàdell’orchestra, in crescita, con-ta di circa 70 esecuzioni l’annosu tutto il territorio nazionale.Nel 2005 l’orchestra si è esibitain Corea del Sud, nel 2007 aMalta e, nel 2008, in Turchia.

(alb.or.)

Da sinistra,Joe Locke,RobertRodriguez,RicardoRodriguez eTerreonGully

Si chiude“Urbino in musica”

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CULTURA E SPETTACOLI

Ma tu, che lavo-ro fai? Ciro Fa-nelli, fumetti-sta e illustrato-re di Fermi-gnano, odia

questa domanda. “La gente –spiega – parte dal presuppostoche il fumetto sia un hobby”. Ci-ro è anche tatuatore: in Italia nonè facile vivere di solo disegno. Loscorso weekend ha curato la ras-segna “Deragliamenti festival”,che ha portato nel Bar della sta-zione di Urbino tutte i maggiorifumettisti indipendenti italiani. Come mai il Bar della Stazione?Quella di un luogo con i binari in-terrotti è una scelta emblemati-ca. Come dire: dove non puoi piùpassare, costruisciti una strada.Che è quello che fanno tutti i fu-mettisti che si autoproducono.Qual è la difficoltà maggiore nelfarlo?La diffusione dei propri lavori,che è molto costosa. Oggi però,grazie ai blog e a internet, è più fa-cile pubblicizzarsi. L’ultimo pro-getto a cui ho partecipato lo ven-diamo solo sul web ed è quasiesaurito.In Italia il fumetto è poco nobili-tato.Assolutamente. Quello che quivale una nocciolina, per esempioin Francia ne vale quindici. Ma èuna questione di cultura: inFrancia il disegno è letteratura, inlibreria un giallo a fumetti lo tro-vi sullo stesso scaffale dei ro-manzi.I “Deragliamenti” però non so-no stati solo fumetto.Di rassegne del genere ce ne so-no tante. Noi abbiamo cercato diaggiungere anche un aspetto lu-dico con le proiezioni video e lamusica. E, soprattutto, è stataun’iniziativa che voleva premia-re i fumettisti, e non chi organiz-za gli eventi. Troppo spesso siparla solo degli assessori chepromuovono l’iniziativa e non dichi, poi, i disegni li fa.

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Mostre

TERZO RINA-SCIMENTOfino al 3 mag-gio PalazzoDucale, Saledel CastellareL'Associazione

culturale Famiglia Marginipresenta la collettiva "TerzoRinascimento", che punta suuna rosa di artisti contempo-ranei tesi all'evoluzione dellinguaggio estetico. Lamostra si propone l'obiettivoambizioso di riqualificare ilvalore del bello nella civiltàodierna, con codici di espres-

sione che si specchiano nellavelocità consumistica dell'at-tualità, estrapolando i verticidella sperimentazione con-cettuale.

Teatro

NUOVA DANZA ITALIANATeatro Sanzio

giovedì 22aprilePer la rasse-gna TeatrOltre, quattro pro-messe della

danza contemporanea italia-na portano in scena i loroultimi lavori: H10-H11 birth-

day party di Andreana Notaroe Maria Paola Zedda;Unbalance di MichelaMinguzzi; Se nn ricordo maledi Eleonora Gennari e ValeriaFiorini; Your girl di AlessandroSciarroni. Tutti talenti emersiper originalità e qualità dalla“Vetrina giovane danza d’au-tore” promossa dal NetworkAnticorpi XL.

Incontri

CULTURA/MEDIAGli scenari contemporaneidell’informazione cultura-le. Ciclo di conferenze delDipartimento di Scienze

della Comunicazione.Media, Linguaggi,

Spettacolo.Facoltà diSociologia,Magistero, viaSaffi 1521 e 28 aprile2010

Nell'ambito delle Attività culturali del Dipartimento di Scienze dellaComunicazione “Media,Linguaggi, Spettacolo”, sisvolgeranno gli incontri condue giornalisti culturali,Mario Sinibaldi (RadioRai) eDavide Paolini(Gastronauta/Sole 24 Ore).

Musica

SERATAMOZARTTeatro SanzioDomenica 25aprile Ore 18.00

L’orchestra Sinfonica G.Rossini, diretta da DanieleAgiman, eseguirà composizio-ni di Wolfgang AmadeusMozart. In programma:Concerto per violino e orche-stra K 216 in sol Maggiore,Sinfonia da definire. Violinosolista: Alberto Maria Ruta,che suona un violino JaquesBoquay del 1721.

Sto pensando di preparare unaserie di seminari. E spero di co-involgere altre persone dellaDreamworks. Più che altro èuno scambio: voglio ascoltaregli interessi dei ragazzi. C’è unagrande confusione nelle scuo-le europee e specialmente ita-liane per capire l’applicazionedell’arte e come si può applica-re l’arte senza comprometter-ne l’integrità etica. Molti consi-derano Hollywood come unavendita della legittimità del-l’arte. Secondo me è un’ideasbagliata.Quindi Hollywood non ha vo-cazione solo commercialeIl tuo lavoro può rimanere inte-gro e non necessariamente de-vi compromettere le tue scelte.Poi c’è un grande gioco di squa-dra a Hollywood, mentre l’Eu-ropa si basa sul cinema d’auto-re. Negli Stati Uniti hai un arti-sta che ti crea il design di unfilm, un regista che ti sa rac-

contare una storia, uno scritto-re che ti sviluppa quella storia etutti assieme lavorano per la ri-uscita di un film. Mentre l’Eu-ropa si basa molto sull’autoreche ha una visione, il Fellini o ilWim Wenders. C’è questo concetto che i soldisiano necessari per supportareil sistema statunitense. Certo, isoldi servono per fare film co-lossali, un film come Avatarnon si fa con due lire. Tuttavial’approccio alla struttura ge-rarchica o alla struttura creati-va di un film non ha effetto sulbudget. Un film di studio noncosta di più di un film d’autore.Sono semplicemente due modidiversi, come un James Joiceche scrive due parole al giornoe si spreme il cervello per cosacreare e uno scrittore russo chefa venti pagine al giorno. In Italia c’è cultura del film dianimazione?Non molto. Gli studi americani

riescono fare dei film facili daprodurre, non perché hannotanti soldi ma perché hanno al-le spalle altri venti film. In Italiaper fare un film si crea uno stu-dio, si chiamano i produttori,gli artisti, gli animatori, i ma-nager, si fa il film e poi tutti tor-nano a casa. Gli investitori do-vrebbero avere voglia di co-struire uno studio, creare que-sta struttura. In Europa si è fat-to qualcosa a Londra: ci sonostati grandi studi che creano ef-fetti speciali per lungometrag-gi, molti degli effetti speciali diHarry Potter sono stati fatti dastudi di Londra, che una voltaavviata questa struttura co-minciano a fare film loro. Lacultura del cinema deve basar-si su una struttura che cresce,non semplicemente su un au-tore e chiamare qualche arti-sta. A lungo termine non fun-ziona.

(c.z.)

Una scena dal film “Dragon trainer”

Volato a HollywoodAlessandro Carloni, animatore urbinate, lavora a Dreamworks

Molte le differenze tra i film disegnati negli Studios Usa e il cinema d’autore Europa

ANDREA TEMPESTINI

Ciro Fanelli e il dopofestival:ecco il nostro fumettoautoprodotto

“Deragliamenti”

Ritorna alla casa do-ve viveva quandoera adolescente, aUrbino, per le va-canze e per far visi-ta alla sua famiglia.

Ma Alessandro Carloni lavoradal 2001 negli Stati Uniti per lacasa di animazione hollywoo-diana Dreamworks. La sua ulti-ma fatica è Dragon Trainer,uscito un mese fa, di cui è capodella storia e dell’animazione.Ma un ruolo importante lo haavuto anche in Kung Fu Panda,uscito nel 2008 e candidato agliOscar 2009 come miglior filmdi animazione. In uno dei suoisoggiorni a Urbino ha deciso diincontrare gli alunni dell’Isti-tuto d’arte che studiano per fa-re il suo stesso mestiere.Come è diventato animatore?Io facevo l’illustratore e studia-vo filosofia. Mi pagavo il liceofacendo delle illustrazioni, poiho capito che c’è un mestiereche unisce il raccontare dellestorie con le immagini: il cine-ma. Il primo lavoro che ho fat-to è stato in uno studio in Ger-mania che si chiama MunichAnimation che mi ha assunto a17 anni. Stavo per iscrivermi al-l’università per fare filosofia eletteratura e invece ho smessoperché ho trovato lavoro.Cosa è successo dopo questaesperienza in Germania?Ho seguito il lavoro, ho fatto unpaio di lavori in Svizzera, inFrancia, in Danimarca, poi inInghilterra finché sono arriva-to a Los Angeles alla Dream-works.Qual è il prossimo lavoro?Sto aiutando a scrivere il segui-to di Kung Fu Panda. Ma è an-cora presto per dire come an-drà a finire. Se viene fatto benedovrebbe uscire nell’estate del2011. Poi vedremo. Ora il miolavoro è quello di presentarenuove idee alla Dreamworksper fare film futuri.Perché ha deciso di parlare ra-gazzi dell’Istituto d’arte chesaranno gli animatori di do-mani?

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il Ducato

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Vivere nei Collegi:muffe e infiltrazionima cibo di qualità

A breve inizieranno i lavori di messa a norma

Laurea in restauro, si cambia

Vivere in collegio èconveniente, manon sempre facile.Bisogna fare i conticon la muffa, le in-filtrazioni, le crepe,

gli insetti e i possibili allagamenti.Inconvenienti che gli studentifuori sede di Urbino conosconobene. Basta un giro veloce negli ottoCollegi cittadini per rendersi con-to di pregi e difetti. L’atmosfera dacampus e la mensa di discretaqualità non riescono a nasconde-re i problemi lamentati dagli uni-versitari. I servizi sono gestiti dal-l’Ersu ed è proprio all’ente regio-nale per il diritto allo studio che igiovani si rivolgono quando han-no un problema. Così hanno fat-to Adele Vitali e i suoi vicini del Tri-dente. “Nel mio blocco – raccontala ragazza – c’è stato un guasto al-le tubature. Siamo in 16 a condivi-dere un solo bagno e gli operai vihanno lavorato per un mese”. MaAdele è paziente e si adatta facil-mente: “A parte questo, mi sonosempre trovata bene, di riscalda-menti e pulizie non mi lamento.Quando c’è un problema inter-vengono velocemente, anche senon sempre riescono a risolverlocon altrettanta tempestività”.Il motivo principale di ansia deifuori sede è la muffa. “Mi sono la-mentata – sbotta Giada Mariotti,da 3 anni al Tridente – e hanno ri-verniciato le pareti, ma non si è ri-solto nulla: il muro si sta scrostan-do e ho sempre il piumone e i ve-stiti bagnati per l’umidità. Adessosulla finestra è ricomparsa un belpo’ di muffa. Non ho intenzione dipulirla!”. Neppure Giuseppe Lam-berti e i suoi amici fanno sconti sulTridente: “Organizzazione zero,pulizia oscena, muffa e infiltrazio-ni dappertutto, pericolo di allaga-mento quando piove, infissi fradi-

In arrivo un corso quinquennale per l’abilitazione

ci, mobili crepati, scale in griglia diferro a continuo rischio scivolo-ni… Per non parlare della quanti-tà di insetti, attirati dalla sporcizia,e della mancanza di sorveglianza,che facilita i furti”.In effetti, il Tridente sembra mes-so peggio, ma anche gli altri Col-legi non risparmiano agli studen-ti muffa, infiltrazioni, crepe, ra-gnatele e polveroni. Alla Vela sono stati eseguiti inter-venti per l’adeguamento dellastruttura ai disabili, ma per loro lavita non è ancora facile. “Ci sonosolo pedane di legno che collega-no le stanze ai bagni – spiega Eral-da Lamce, presidente dell’asso-ciazione Pantarei – e maniglioniper disabili, ma, oltre a questo,non ci sono attrezzature dedicatea noi. Ci sono scale dappertutto espostarsi è un’impresa. Anche ar-rivare alla mensa è complicato,per non parlare di quando nevi-ca… Una volta ho provato ad an-darci, ma sono caduta. Con la ne-ve, dobbiamo farci portare il pa-sto dal nostro assistente. Il pro-blema è che non possiamo socia-lizzare con gli altri ragazzi, dob-biamo stare segregati in camera.E poi davanti ai banchi della men-sa ci sono le sbarre di ferro e nonriusciamo a passare con la carroz-zina. Abbiamo provato a fare pre-sente le nostre esigenze, ma cihanno fatto capire che non si puòfare di più”.Nelle otto strutture ci sono 1508posti letto e, al 31 marzo, gli uni-versitari alloggiati erano 1358 fis-si e 150 temporanei. Tranne alColle, i prezzi sono bassi e dipen-dono dal reddito, ma non supera-no i 190 euro mensili. Tutti i Collegi avrebbero, però, bi-sogno di una ristrutturazione, mafinora ogni intervento è stato ri-mandato, con la scusa dei passag-gi di proprietà. L’Università, infat-ti, intende venderli e ha iniziato ilprocesso con il Tridente, ceduto

di recente alla Regione. Quest’ul-tima ne ha concesso il comodatod’uso gratuito all’Ersu, mentreper gli altri edifici l’ente per il di-ritto allo studio paga l’affitto al-l’Università. Dall’Ersu fanno sa-pere che vorrebbero occuparsidei problemi dei Collegi, ma dasoli, con il loro bilancio, non ce lafanno, per questo hanno bisognoche la Regione li acquisti. In quelcaso, potranno pensare a reperirei finanziamenti per la ristruttura-zione. Nel frattempo, il consigliodi amministrazione dell’ateneo,il 26 marzo, ha deliberato l’attua-zione dei lavori di messa in sicu-rezza delle strutture, che coste-ranno all’Università 4 milioni e100 mila euro e dovrebbero ini-ziare a breve.

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L’università di Urbino potrebbe avere prestoun corso di laurea quinquennale che abili-terà direttamente alla professione di re-

stauratore. Niente da temere per gli studenti del-la Carlo Bo che attualmente seguono i corsi in re-stauro secondo lo schema del “tre più due”: il lo-ro titolo di studio sarà equiparato, tramite i credi-ti formativi, a quello a venire. Questa è la prospettiva aperta dal decreto dei mi-nisteri dell’Istruzione e dei Beni Culturali che abreve dovrebbe diventare operativo.L’ufficio legislativo del Miur ha infatti dato rispo-sta scritta all’interrogazione parlamentare del-l’on. Massimo Vannucci che domandava chiari-menti proprio in merito alle modalità d’attuazio-ne del nuovo decreto e al riconoscimento dell’at-tuale percorso di studi in restauro, attivo a Urbi-

no fin dal 2000.In verità il Miur non ha dato indicazioni chiare suitempi dell’entrata in vigore del decreto intermi-nisteriale, ma si è limitato a scrivere che la sua de-finizione “è in fase conclusiva”, tanto che il prof.Mauro Micheloni, presidente del corso di laureain Tecnologie per la conservazione e il restaurodei beni culturali, pensa che ci siano buone pro-babilità che il nuovo corso di laurea a ciclo unicopossa nascere già dal prossimo anno accademi-co.A prescindere dai tempi di attuazione del decre-to, una cosa è certa: i restauratori non nasceran-no più nelle botteghe ma nelle università e nellescuole di restauro riconosciute. Un cambiamento che non sarà di certo indolore.I circa 40.000 operatori del settore con alle spalleanni di formazione pratica difficilmente docu-mentabile, potrebbero domani non vedersi piùriconosciuta la loro professionalità.

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ANNALICE FURFARI

Infiltrazioni d’acqua ai collegi. In alto, sul soffitto vicino auna lampadina; in basso, sui muri di una doccia

ERNESTO PAGANO

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UNIVERSITÀ

Tesi triennale? Una formalitàLo dicono i professori a 10 anni dalla riforma che introdusse il sistema 3+2

Alla fine dei 3 anni una semplice “prova finale”. Solo la specialistica comporta un lavoro più approfondito

Scrivere una tesi? Ogginon è più un problema,ormai è facile. Sembre-rebbe lo spot di uno deifin troppo noti istitutiper l'assistenza allo stu-

dio universitario, invece è sem-plicemente la realtà degli ateneiitaliani. Da Urbino a Roma, daNapoli a Bologna, il ritornello èsempre lo stesso: le tesi di una vol-ta erano veri e propri lavori di ri-cerca portati avanti nel corso dialmeno un anno, con impegno einteresse da parte del laureando.Oggi invece, dopo la riforma Ber-linguer che dieci anni fa introdus-se il sistema del 3+2 (un trienniodi base e un biennio di specialisti-ca), l'università assomiglia sem-pre più a un esamificio, in cui bi-sogna fare la corsa per superarenel più breve tempo possibile tut-ti gli esami. “L'università, e cosìanche la tesi, sono viste dagli stu-denti con la mentalità dello scola-ro che deve fare i compiti a casa".A parlare è Giorgio Manfré, do-cente di Teoria Sociologica pressol'Università di Urbino, che affer-ma: "La situazione attuale è il ri-sultato della modularizzazionedel sapere, che è stato sempre piùframmentato. C'è un abisso fra glistudenti del vecchio e del nuovoordinamento. Una volta i ragazzierano abituati a un metodo scien-tifico, a un maggior rigore, all'ap-profondimento, elaboravano leconoscenze sedimentate nel cor-so degli studi". Oggi invece, alme-no per quanto riguarda la laureatriennale, la musica è cambiata: "iragazzi sono svogliati e vedono latesi di laurea solo come l'ultimarottura di scatole del percorso distudi - dice Ugo Barbara, docentedi Laboratorio di scritture giorna-listiche all'Università La Sapien-za di Roma. Per contro, "la tesi og-gi assume più valore perché è insede di discussione che lo stu-dente viene valutato veramentevisto che è stata ridotta l'impor-tanza degli esami. Prima invece,uno studente veniva valutato so-prattutto in base a quanto fattonel corso degli anni, dato che perstudiare un esame ci voleva qual-che mese di preparazione e non20 giorni come spesso accadeadesso". Oggi bastano pochi me-si per "scrivere" una tesi (si fa perdire, a volte la si copia, se non tut-ta, in parte). Sono sempre più fre-quenti infatti, gli episodi di copia-incolla da internet (ma anche daaltri libri o tesi) di interi testi. "Conme una volta - racconta ancoraUgo Barbara - si è laureata con 110e lode una ragazza alla cui tesivenne riconosciuta anche la di-gnità di pubblicazione da partedella commissione esaminatrice.Ma dopo i soliti controlli per veri-ficare l'originalità del testo, l'Uni-versità scoprì che era stata intera-mente copiata. Risultato? Revocadella laurea, che la ragazza nonpotrà più ottenere, e denunciapenale per truffa". Gian Italo Bi-schi, docente di Matematica ge-nerale e finanziaria presso la fa-coltà di Economia e commerciodell'università di Urbino, spiegaperché si è arrivati a questa situa-zione: "Nel sistema del 3+2 la tesidi laurea equivalente a quella del

Feste sì, però niente tuffi in fontana

vecchio ordinamento è previstaalla fine della specialistica; la pro-va finale della triennale ha pocovalore, tanto che in alcune uni-versità, ad esempio quella di Bo-logna, è stata eliminata. Sono glistessi professori che incoraggia-no gli studenti a lavorarci pocotempo ma ciò non vuol dire chesiano tesi fatte male". Bischi nonha problemi a spiegare anche ilperché di questo approccio allatesi della triennale da parte deiprofessori: "Con la riforma, cheha comportato un sensibile au-mento degli esami per ciascun

anno, con conseguente diminu-zione del tempo per lo studio, si èaccentuato il fenomeno dei fuori-corso. Un vero e proprio proble-ma per le università che, a secon-da del numero di ritardatari checonta, finisce indietro nella clas-sifica degli atenei più virtuosicompilata ogni anno dall'Anvur(Agenzia nazionale di valutazio-ne del sistema universitario e del-la ricerca) ma soprattutto ricevepiù o meno finanziamenti dal Mi-nistero. Pertanto l'università hatutto l'interesse a far laureare incorso quanti più studenti possi-

bile”. Ma la situazione è tragica so-lo riguardo alle tesi delle laureetriennali. "Le cose migliorano nelcaso di quelle specialistiche, an-che se la qualità dei lavori finali ècomunque più carente rispetto aquella di una volta" affermano incoro ancora Manfré e Paolo Mo-rozzo, docente di Diritto Privato aUrbino. Questo anche per il diver-so valore, in termini di crediti for-mativi, attribuito alla tesi dalla ri-forma. Valore che, tra l'altro, puòcambiare fra un ateneo e l'altro,ma anche fra corsi di laurea diver-si all'interno della stessa universi-

tà. A Urbino ad esempio, nel cor-so di laurea di Scienze della co-municazione, si va dai 5 creditidella triennale ai 18 della specia-listica. Il divario aumenta nel cor-so di laurea in Scienze geologiche,dove la triennale vale sempre 5crediti, ma le diverse specialisti-che variano dai 20 ai 25. ProprioScienze geologiche sembra esse-re un po' l'isola felice quanto me-no della Carlo Bo, se non dell'in-tero mondo universitario italia-no. "Da noi la qualità delle tesinon si è abbassata", dice il presi-dente del corso di laurea, AlbertoRenzulli, che poi ammette: "Oggiperò gli studenti arrivano alla tesimeno preparati di un tempo, siaperché il corso si studi è più breve,sia per rivoluzione dei program-mi"."Ma la tesi di laurea è in crisida molto tempo, non c’entra la ri-forma" assicura Paolo Morozzo,unica voce fuori dal coro. Almenoun paio i motivi alla base della cri-si. In primo luogo "la disabitudi-ne alla ricerca su carta alla quale sipreferisce la più facile e superfi-ciale ricerca su internet, che eli-mina la problematizzazione per-ché in rete si trovano solo testibrevi". Ma soprattutto, il fatto che"la tesi è l'unico momento, du-rante gli studi universitari, in cui iragazzi scrivono, e spesso nonsanno farlo". Ma "che non sap-piano scrivere, non è colpa dell'u-niversità - conclude Barbara -bensì della scuola di base che pro-muove studenti che fanno persi-no errori di punteggiatura".

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Due anni fa è scattata l’or-dinanza: vietato tuffarsinella fontana dopo il

conseguimento della laurea.Da allora, secondo la Poliziamunicipale, sono sempre me-no i temerari che si gettano nel-le acque di piazza della Repub-blica. Ma nessuno studentecinto d’alloro rinuncia al diver-timento: Urbino, da città uni-versitaria, ospita centinaia difeste di laurea all’anno.“Grazie alla nostra pagina Fa-cebook – racconta Claudio Ra-di, uno dei due soci del Canyon,bar e fast food in via delle Mura– ci siamo fatti molta pubblici-tà e riusciamo a ospitare 30-40persone all’interno del localein feste spesso improvvisate.Chiediamo 12 euro a bottiglia eoffriamo un buffet gratuito”.“Noi – confessa Mimmo Celi, ti-tolare del Cafè del Sol di viaMazzini – ne facciamo una cin-quantina all’anno: per ventipersone domandiamo in me-dia 100 euro e diamo bibite ebuffet. Ci sono periodi in cui lesessioni si accavallano e abbia-mo richieste per 4-5 feste algiorno. Non riusciamo, quindi,

Meno spese, ma l’alloro tiene

Nella mitologia greco romana l’alloro è una piantasacra, simbolo di sapienza e di gloria. Oggi l’alloro èfinito in cucina e negli armadi per allontanare le tarme,ma non ha abbandonato le fronti dei giovani studentiurbinati, che lo acquistano per festeggiare la fine deiloro studi universitari. 15 euro è il costo di una coronci-na, acquistabile da Galeotti Piero Fiori e Piante, in viaVeneto, o da Le Violette del colle, situato sulla circon-vallazione del giro dei debitori. “Ne venderemo circa 20al giorno – afferma Loredana Ambrosiani, proprietariadel negozio Le Violette del colle – nei giorni delle dis-cussioni: un netto calo rispetto alle coroncine che dis-tribuivamo in passato”.

LE CORONCINE

ad accontentare tutti e alcuninostri clienti vengono danneg-giati”.Anche altri gestori di bar, comeBrunella Ambrogiani del caffèdel Corso di via Garibaldi, av-vertono lo stesso problema: “Cisono periodi in cui, in due gior-ni, si accavallano le discussionidi sei facoltà e gli studenti, per

fare la festa, sono costretti auscire da Urbino.”Le scadenze dell’università, in-vece, non sono un grande pro-blema per molti commercianti.“Riusciamo a gestirci bene - harivelato Lucio Brignone, titola-re del bar della Stazione - per-ché il locale è grande e puòospitare anche due feste in

contemporanea. Ci voglionoalmeno cento euro per preno-tare il bar, mentre le cifre salgo-no se si richiede la presenza diun gruppo che suona”. Anche ilcircolo Acli mantiene un profi-lo più morbido. “E’ vero – spie-ga Alberto Sofia, uno dei diecigestori del locale e il primo a fe-steggiare la sua laurea dopo lariapertura del circolo, circa dueanni fa – che le discussioni siconcentrano a gennaio-feb-braio, settembre-ottobre e al-l’inizio di luglio, ma non si puòsconvolgere l’organizzazionedi un’università per una festa dilaurea. Per quanto ci riguarda,affittiamo la nostra sala a 150euro e permettiamo ai ragazzidi portarsi da bere e da mangia-re da casa”. Ma come festeggiano gli urbi-nati? “Feste e ubriacature inquantità - racconta Carlo, stu-dente di scienze della comuni-cazione – anche se adesso, congli alcol test fuori dalle mura, sista molto più attenti”. “Io sonostato buttato nella fontana –esclama Mauro, studente discienze politiche - ma in esta-te, non con questo dannatofreddo”.

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FEDERICO DELL’AQUILA

LUCA ROSSI

Da due anni l’ordinanza per evitare i festeggiamenti acquatici

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il Ducato

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C’è odore di Play out l’Urbino Calcio ora obbligato a vincere

La squadra ducale a rischio retrocessione

L’Urbino Calcio dovràconvivere ancora perun’altra settimanacon l’incubo retro-cessione. Ma il pro-blema non è rappre-

sentato soltanto dai paly outche i gialloneri potrebbero af-frontare. Il finale del Campio-nato di Eccelenza è reso ancorapiù incerto dal caos creato dallaLega nazionale dilettanti. Almomento, non si sa qual è il nu-mero preciso di squadre che re-trocederranno in Promozione.“Inizialmente avevano decisodue, poi, a campionato in corsoquattro. Però quasi tutte lesquadre hanno fatto ricorso equindi a una giornata dalla finedel torneo non sappiamo chedecisione verrà presa”, raccontaGiovanni Pagnoni, patron del-l’Urbino Calcio, imprenditore econsigliere comunale. Al di là diquello che stabilirà la Lega, ilpresidente è comunque sereno:“affronteremo le prossime garecome se fossero delle finali”.È ottimista?“Lo spirito deve rimanere quel-lo con cui abbiamo affrontato laReal Maceratese. Non solo ab-biamo vinto, ma abbiamo fattoanche una gran bella partita”.Ha dato qualche consiglio allasquadra e all’allenatore per laprossima partita con il Grotta-mara?“Non ce n’è bisogno sono tutticoncentratissimi. Il mister tienetutto sotto controllo con gli alle-namenti. Il gruppo è unito e i ra-gazzi sono molto stimolati. An-che quelli che l’anno prossimopotrebbero andar via. Per lorotrovare un’altra squadra sareb-be più difficile partendo da unaretrocessione”.Quindi si è trovato meglio conmister Crescentini, subentratoin panchina nel girone di ritor-no?

“Anche con l’allenatore prece-dente i rapporti erano ottimi. Ilproblema è stata la serie di risul-tati negativi. Purtroppo servivaun atto di discontinuità per da-re una scossa. ”.Se riuscirete a rimanere in Ec-cellenza, quali saranno le novi-tà per la prossima stagione?“Intanto finiamo questa stagio-ne, che è stata già molto trava-gliata. Abbiamo avuto calciato-ri che sono venuti in corso dicampionato. Altri che se ne so-no andati. Quindi l’anno prossi-mo proveremo innanzitutto a

confermare il maggior numeropossibile di giocatori e avere unsolido gruppo fin dai nastri dipartenza”.Molti contestano che in squa-dra ci sono troppi pochi urbina-ti?“E hanno ragione. Io ho rag-giunto la squadra da poco. Peraumentare il numero dei gioca-tori urbinati bisognerà investiresul settore giovanile. Quest’an-no abbiamo lavorato bene, peròbisognerà aspettare ancora dueo tre anni”.

(g.m.)

Una schiacciata contro il cancroI team di pallavolo in campo per sostenere la lotta ai tumori

Due squadre di serie A1 e un campio-ne per sostenere la ricerca contro ilcancro nella città ducale. La Scavoli-

ni Pesaro e la Chateau d’Ax Urbino hannopartecipato al primo torneo di pallavolofemminile organizzato dall’Associazioneurbinate per la lotta contro i tumori (Aulct).Il testimonial dell’evento è stato Paolo To-foli, campione di pallavolo marchigianocon un lungo palmares di livello nazionalee internazionale. A fine torneo l’associazio-ne è riuscita a mettere in cassa oltre tre mi-la euro. Molta alta l’affluenza del pubblico,che oltre a pagare il biglietto della partita haacquistato gadget e magliete autografate daTofoli.“I soldi raccolti – spiega Ferdinando Man-nello, presidente dell’Aulct e professore aldipartimento di Biologia – serviranno perl’acquisto di attrezzature destinate al re-parto di oncologia dell’Ospedale di Urbino,per l’assistenza infermieristica e riabilita-tiva ai pazienti con tumore residenti nelMontefeltro e nella intera provincia”. Non è

la prima volta che l’associazione organizzaa Urbino eventi di sensibilizzazione e diraccolta fondi. Lo scorso dicembre si sonoesibite per beneficenza alcune compagnieteatrali e di ballo locali. “Proviamo a mante-nere un’attenziome sempre molto alta sultema. In questo modo oltre che raccoglierefondi riusciamo anche a fare informazio-ne”, dice Mannello.L’associazione è nata venticinque anni faad opera di Francesco Belbusti, all’epocaprimario di oncologia a Urbino. È riuscita amettere insieme medici, professionisti e li-beri cittadini della città ducale: il campo diazione è, però, esteso a tutto il territorio delMontefeltro. Molte sono le tipologie di tumore che colpi-scono i residenti della zona. “In special mo-do stiamo riscontrando un’altissima inci-denza di cancro allo stomaco e all’intestino.L’unica cosa che possiamo realisticamentefare è tenere alta l’attenzione sulla preven-zione e soprattutto finanziare la ricerca”.

(g.m.)

Nella foto piccola, il presidente dell’Urbino Calcio GiovanniPagnoni; in quella grande il calciatore Massimiliano Sabbatini

L’assegno donato all’Associazione

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SPORT

FEDERICO MASELLI

Una schiacciatasbagliata e Ma-rianna Masonigrida tutta la suarabbia. La gio-catrice è tesa.

Subito le compagne le si strin-gono intorno e la incoraggiano.“La prossima volta farai cen-tro”, le sussurra la palleggiatri-ce Marta, battendogli il cinque. Per fortuna è “soltanto” la par-tita di allenamento. Ancora.Ma tra pochi giorni si comince-rà a fare sul serio e nessun erro-re sarà permesso alle undicigiocatrici dello Chateau d’Ax diUrbino. La sfida contro la Mon-te Schiavo Banca Marche, l’o-stica squadra di Jesi che già neiprecedenti due incontri dicampionato si è imposta sem-pre con un netto 3-0, è alle por-te. Vincere vorrebbe dire acce-dere alle semifinali dove, conogni probabilità, la squadra diUrbino incontrerà una Scavoli-ni Pesaro in forma smagliante.Le ragazze allenate da RiccardoMarchesi, sulla panchina dellasquadra biancorossa da marzodi quest’anno, potrebbero su-perare senza troppe difficoltàla Asystel Volley Novara di Mar-co Paglialunga, reduce da unastrepitosa vittoria agli ottavi difinale sulla Cgf Recycle FlorensCastellana Grotte. Alla squadrapiemontese sono bastati sola-mente due incontri (sui tre pre-visti) per liquidare le avversa-rie. Al palazzetto dello sport dellacittà ducale si preannuncia iltutto esaurito. Gli striscioni so-no pronti, i cori pure. Ed è pro-prio dal tifo che potrebbe arri-vare l’aiuto per una vittoria in-sperata. “Il calore del pubblicoe della società – spiega un sod-disfatto Francois Salvagni, allasua prima qualificazione pla-yoff scudetto – sarà l’arma inpiù per questa sfida”. Arrivareperò alla partita con Jesi nonsoltanto in ottima forma psico-fisica, ma anche con una pre-parazione tecnico-tattica, èfondamentale. E questo misterSalvagni lo sa bene: “Quando siincontrano due squadre ad al-tissimo livello come Urbino eJesi, non bisogna tralasciarenessun aspetto. Per questo cer-co di far capire alle giocatriciquanto sia importante l’ap-proccio alla gara, la voglia divincere e l’aggressività”. Sulpiano più strettamente tatticol’allenatore punterà sulla ri-giocata (battuta, muro e difesa)e sulla pressione da mettere al-le avversarie.Francois Salvagni e il capitanoChiara Di Iulio, classe ’85 e tan-ti successi alle spalle (come laSupercoppa vinta nel 2006 conla Scavolini Pesaro), sanno cheil momento è delicatissimo. Latensione e l’emozione si mi-schiano in un cocktail che po-trebbe bloccare le gambe e lebraccia delle atlete. In più ibrutti risultati di fine stagione,con le due sconfitte contro laDespar Perugia e la Cgf Recycle

Florens Castellana Grotte,hanno contribuito a fiaccare iloro animi. Ma il gruppo è in-tatto e la voglia di riuscire nellastorica impresa le spinge a“sputare sangue e sudore inogni allenamento”, come dicecon fierezza Salvagn i. Sarà comunque un ottimo ri-sultato. Per la matricola Urbinoarrivare ai quarti di finale deiplay-off scudetto (la squadra,essendosi classificata quintanella regular season, è appro-data di diritto ai quarti) è statoun sogno. “Sognare non costanulla e nessuno ci può impedi-re di farlo. Passare in semifina-le non sarebbe altro che il pro-seguimento di questo sogno”,dice, quasi canticchiando, Sal-vagni. Lui, che in 18 anni dipanchine tra serie A1 e A2 nonera mai riuscito ad arrivare co-sì lontano. Pronto, ora, a rinno-vare il suo contratto se la socie-tà continuerà a perseguire glistessi obiettivi di una stagioneche senza mezzi termini defi-nisce favolosa.La partitella, ora, è quasi finita.La palla le viene alzata e con unperfetto diagonale tocca terra.Punto. Marianna esulta. Ora ilsuo volto è più disteso.

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I fans: “Siamo il 7° giocatore in campo”Il 24 i “Fedelissimi” saranno a Jesi per la trasferta dei playoff

La Chateau d’Ax in allenamento. In vista della partita si è corso poco, si è giocato tanto

Urbino” conta già 414 membri. Il vantaggio per la squadra?“Avere i Fedelissimi dalla loroparte è come avere un giocato-re in più in campo! Quando avolte ci fermiamo - raccontaBernardini - sono le ragazzestesse che ci chiedono di rico-minciare a cantare per incitar-le”. “Ma il nostro - ci tiene aspecificare Bernardini - è untifo senza violenza: non fac-ciamo cori contro le altresquadre, ma solo a sostegnodella nostra”. “Vogliamo fare in modo che leragazze non si sentano sole. ASan Valentino abbiamo riem-pito il palazzetto di palloncini aforma di cuore!”. E a sostenere le loro ragazze i ti-fosi ci saranno anche stavolta,per i playoff. Le accompagne-ranno sia per la gara uno in ca-sa, giorno 21, sia per la gara 2fuori casa. Giorno 24, per la tra-sferta, partiranno con i pull-man alle 18,15 dal parcheggiodel bocciodromo comunale al-la volta di Jesi.E se si arrivasse in finale percontendersi lo scudetto? “Sa-rebbe un sogno...e sognarenon è vietato!” dice con unpo’di speranza Bernardini.”Es-sere arrivati di diritto ai quartiè comunque un risultato otti-mo e meritatissimo”.

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“Si alza il grido dal pa-lazzo “forza Urbino”,con la forza e con il

cuore vinceremo. Fedelissimicantiam, le bandiere svento-liam. Urbino, forza Urbino,giallo blu!” Le note dell’innodei Fedelissimi, i fan dellasquadra di volley femminile diUrbino, risuoneranno anchenel Pala Triccoli di Jesi. Sabato24 Aprile ci saranno infatti an-che i tifosi urbinati a sostenerele ragazze della Chateau d’Axnella gara due dei quarti deiplay off scudetto contro laMonteschiavo Banca MarcheJesi. Sono già trenta gli iscrittiper la trasferta, ma se ne atten-dono ancora tanti altri. “Con-tiamo di riempire due pull-man” dice il presidente dei Fe-delissimi Michele Bernardini.Il fan club, nato pochi mesi fa,conta già 150 iscritti. Molti se-guivano la squadra già l’annoscorso, ma dopo il passaggio inA1, all’inizio della stagione,l’entusiasmo è cresciuto, e conl’entusiasmo anche il numerodei tifosi. “Per un gruppo cosìgiovane siamo veramente intanti” dice soddisfatto Bernar-dini, che è sicuro che i soci au-menteranno. Sulla pagina Fa-cebook creata dai fan, d’altraparte, il gruppo “FedelissimiLa sede dei “Fedelissimi”, dentro la Degusteria Raffaello

CHIARA BATTAGLIA

Volley, inizia il sogno scudettoLa Chateau d’Ax ai quarti sfida la Monte Schiavo Jesi. Servirà un’impresa

Mister Salvagni: “Siamo pronti. Aggressività e pressing le chiavi vincenti”. Tutto esaurito al Palazzetto

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il Ducato

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MASS MEDIA

ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: STEFANO PIVATO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo". Vice:GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIU-SEPPE PAIONI; per l'Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: SIMONE SOCIONOVO, LEONARDO FRATERNALE;per la Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRI-CO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore: RAFFAELE FIENGO

IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 www.uniurb.it/giornalismo; e-mail: [email protected] Direttore responsabile: RAFFAELE FIENGO Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Registrazione TribunaleUrbino n. 154 del 31 gennaio 1991

mediale di video, fotografie esuoni che fanno da approfondi-mento alla notizia. “Così da mez-zo statico la carta diventa dina-mico”, spiega Elia Blei di Rcs Me-diagroup. “E’ un modo per au-mentare la diffusione dei conte-nuti. L’utente medio è un po’ pi-gro, ma con un tocco sul proprioiPhone può scoprire qualcosache gli interessa sul serio”. Il codice QR è un esempio di quel-la “realtà aumentata” di cui i me-dia parlano da qualche tempo econ la quale ci si troverà a fare iconti in futuro. Ovvero un flussodi informazioni digitali destinatoa seguire l’utente ovunque, in gi-ro per la strada come davanti a unCaravaggio durante una mostra.In futuro probabilmente tutti fa-remo i conti con innovazioni delgenere. D’altra parte se neiMcDonald’s di Tokyo si trovanonelle confezioni di cheeseburgerper conoscerne gli ingredienti, seRoberto Formigoni li ha usati suimanifesti della campagna eletto-rale, se Giovanni Rana li ha volutisui pacchetti di tortellini al cioc-colato, se Baci e Abbracci ci ha in-farcito i cataloghi della propria li-nea di abbigliamento per giova-ni, vorrà pur dire che i codici QRservono a qualcosa. E che fannogirare quattrini, anche perchél’utilità commerciale di questisimboli è evidente: una volta fo-tografato il codice basta ad esem-pio far partire uno spot pubblici-tario prima del video richiestodall’utente. Forse anche per que-sto motivo qualche giornale si li-mita a guardare il fenomeno dalontano. Marco Pratellesi delCorriere della Sera ne parla condistacco:“Non abbiamo mai par-lato di introdurli in nessuna ri-unione. Per ora è solo una nic-chia: staremo a vedere”. AnnaMasera della Stampa spiega che ilsuo quotidiano ha altre priorità:“Sono cose che hanno uno scopopubblicitario fortissimo. In futu-ro non escludiamo nulla, ma peril momento puntiamo a realizza-re edizioni del giornale per qual-siasi piattaforma”. Poi aggiunge:“Se l’obiettivo è far vedere uncontenuto multimediale pazze-sco, allora questi codici ci posso-no stare. Ma molto spesso dannopoco valore aggiunto e servonosolo ad attirare pubblicità”.Che si tratti di un prodotto desti-nato per ora a una nicchia diutenti è evidente. Non tutti han-no uno smartphone e soprattut-to non tutti hanno il traffico in-ternet incluso nel piano tariffarioper accedere al web con il cellula-re. Però è anche vero che i codiciQR in Giappone e negli Stati Uni-ti hanno sfondato. “Nel 1997 -conclude Sgherza - anche inter-net era destinato a una cerchia dieletti. Poi abbiamo visto come so-no andate le cose”.

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Video sul giornale? Si puòLi ha inventati una multinazionale giapponese. Ora sono diffusi anche in Italia

Con i codici QR e un telefonino è possibile accedere a un intero universo multimediale di foto, audio e filmati

LUCA FABBRI

Alzi la mano chi sa co-sa sono i codici QR.In Italia quasi nes-suno li ha mai senti-ti nominare. InGiappone invece si

possono vedere nelle facciate deigrattacieli, la Pepsi in Danimarcali mette sul fondo delle lattine equalche temerario all’avanguar-dia li ha impressi pure sulle tom-be dei parenti. Attenzione: non sitratta dell’ennesima diavoleriaper smanettoni ossessionati dal-la tecnologia, ma di qualcosa chein certi casi può essere utile oltreche divertente. Questi eredi na-turali dei codici a barre – una spe-cie di etichette da fotografare conil telefonino per accedere a infor-mazioni multimediali di qualsia-si genere - da qualche anno sonospuntati come funghi un po’ovunque, al punto che nelle ulti-me settimane sono apparsi an-che in giornali e riviste italiane.Colossi come la Gazzetta delloSport prima, Panorama e MilanoFinanza poi e ora anche Repub-blica e L’Espresso, hanno decisodi sperimentare i codici QR (siglache sta per quick response, rispo-sta rapida) per allungare la vitadei propri prodotti cartacei, datempo in crisi di vendite. L’inno-vazione è un modo per dare al let-tore una serie di contenuti che al-trimenti non troverebbero spa-zio nel giornale di carta, realiz-zando un vero e proprio quoti-diano multimediale da acquista-re in edicola.“Proviamo apensare alla notizia di un trenoche deraglia e si schianta controun edificio in un centro abitato”,spiega Alessio Sgherza, viceca-poservizio di Kataweb. “Sul quo-tidiano un fatto simile lo si puòraccontare fin nei minimi parti-colari, ma nulla come un videodell’incidente in questo caso puòsoddisfare il bisogno di informa-zione del lettore. Le immaginipossono essere meglio di milleparole”. I codici QR sono stati inventati ol-tre 15 anni fa da Denso-Wave,una multinazionale giapponese.All’inizio erano impiegati nel set-tore automobilistico per identifi-care i pezzi dei veicoli. Poi hannofinito per accompagnare centi-naia di prodotti, dalle t-shirt ai bi-glietti da visita.A chi prende in mano un giorna-le alle volte sarà capitato di vede-re in fondo ad alcuni articoli unsimbolo che ricorda vagamentequello dei codici a barre. Fotogra-fando questa specie di disegninocon uno smartphone dotato diconnessione a internet e applica-zione per leggere il codice (si in-stalla in pochi minuti), è possibi-le accedere ad un universo multi-

Un cellulare con fotocamera e un programma di lettura. Per codi-ficare un Qr-Code, infatti, basta inquadrarlo con l’obiettivo del tele-fonino e il suo contenuto apparirà sul display. Molti cellulari di nuova generazione, come i Nokia o i Blackberry,hanno già al loro interno le applicazioni per leggere i codici. PeriPhone, Android o altri si possono scaricare dalla rete e istallaresul telefonino i software necessari. Come i.nigma, ma se si cercacon google se ne trovano tanti altri. Una volta installato il pro-gramma, non resta che scattare la foto del Qr-Code per vedere ilsuo contenuto.Altrettanto facile è creare un Qr-Code e tutti possono farlo. Peresempio, con www.quirify.com si può codificare un messaggio.Usando programmi come http://zxing.appspot.com/generator (oaltri che si possono trovare digitando su google Qr-code genera-tor) si può codificare l’indirizzo di una pagina web.

(g.t.)

ECCO COME SI FA A LEGGERE UN QR-CODE

I codici QR sono arrivati anche in Italia dopo aver spopolato in Giappone e Stati Uniti.