Dramma storico – religioso in scena ogni dieci anni dal 1878 · Godimondo” è profondamente...

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Comune di Canal San Bovo Comune Primiero San Martino di Castrozza Comunità di Primiero Provincia Autonoma di Trento Regione Trentino Alto Adige Pro Loco Prade Cicona e Zortea Estate 2018 - Ritorna a Prade, nella Valle del Vanoi Dramma storico – religioso in scena ogni dieci anni dal 1878 www.godimondoefortunato.it AZIENDA CONSORZIALE MUNICIPALIZZATI SERVIZI S.P.A.

Transcript of Dramma storico – religioso in scena ogni dieci anni dal 1878 · Godimondo” è profondamente...

Comune di Canal San Bovo

Comune PrimieroSan Martinodi Castrozza

Comunità di Primiero

Provincia Autonoma di Trento

Regione Trentino Alto Adige

Pro LocoPrade Ciconae Zortea

Estate 2018 - Ritorna a Prade, nella Valle del Vanoi

Dramma storico – religiosoin scena ogni dieci anni dal 1878

www.godimondoefortunato.it

AZIENDACONSORZIALE

MUNICIPALIZZATISERVIZI

S.P.A.

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Saluto del Presidente

L’Antica tradizione rivive a Prade nel Vanoi

Si alzi il sipario e si spenga il cellulare per una sera

Torna in scena a Prade, durante l’estate 2018, una tradizione antichissima, che si tramanda di

padre in fi glio da fi ne 1700. “La Tragedia di Godimondo”, meglio nota anche come “Godimondo e

Fortunato” o “L’opara dé Prade”, rivive grazie allo sforzo di molti attori, volontari e collabora-

tori. Un evento realizzato con il prezioso sup-

porto di Enti pubblici, Aziende e privati, ai quali

estendiamo il nostro ringraziamento. Perchè

solo con l’aiuto di tutti, questa tradizione non

si spegne e ogni dieci anni diventa protagoni-

sta di una piccola comunità. Ho accettato con-

vintamente di far parte del Comitato, perchè

la mia famiglia ha sempre creduto - come

ogni abitante del paese e della Valle - nel si-

gnifi cato di questa iniziativa.

Il fi lo che tesse la trama de “La Tragedia di

Godimondo” è profondamente religioso, ma

sempre più attuale in un momento storico in

cui tutto si fa fugace, effi mero, istantaneo.

Proprio oggi, un vecchio copione conservato

in un cassetto, tramandato di famiglia in fami-

glia dal 1800, ci insegna sempre più, il valore

della nostra storia. Solo con grandi sforzi e

profonda dedizione, gli abitanti di questo pic-

colo paese e dell’intera Valle, sono riusciti negli ultimi anni a far sopravvivere questo patrimonio

culturale.

Le cinque rappresentazioni in scena nel 2018 si terranno da giugno a settembre a Prade. Accan-

to all’evento principale, non mancheranno iniziative collaterali per spiegare il messaggio dell’o-

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#godimondoefortunato2018

pera, con momenti dedicati ai piccoli e grandi spettatori. Il Comitato organizzatore ha cercato di

massimizzare i risultati, contenendo i costi organizzativi, ma soprattutto valorizzando il territorio

anche nella realizzazione del palco e delle scenografi e. Utilizzando il legno locale e le materie della

nostra terra, in pieno stile ‘green’.

Dalla Stanza del sacro al suggestivo Sentiero etnografi co del Vanoi, per citarne solo alcuni, i per-

corsi culturali a disposizione degli ospiti, non mancano. Chi volesse trascorrere alcuni giorni nella

verde Valle del Vanoi o nelle suggestive località

di Primiero e San Martino di Castrozza, potrà

approfi ttare dei pacchetti preparati apposita-

mente per l’evento, per una vacanza all’insegna

di natura e cultura. Gli eventi che coinvolgono i

due cavalieri: Fortunato e Godimondo sono in

fondo lo specchio della nostra vita quotidiana,

anche in un’epoca condivisa sui social, domina-

ta da internet e dalla tecnologia imperante.

Non perdiamo questa occasione, condividiamo

davvero questa esperienza, cogliendone il va-

lore più profondo. L’invito è a spegnere il cellu-

lare per una sera e ad immergervi nella storia

che vogliamo raccontarvi. Perchè oggi come

ieri, c’è un mondo di grandi emozioni a far muo-

vere gli attori non professionisti, che con molta

tenacia riescono a far vivere negli occhi di gio-

vani ed anziani, un racconto d’altri tempi.

Non ci resta che mettere il nostro “mi piace”

all’evento, partecipando numerosi ad ogni rappresentazione, unendoci agli attori con un applauso

che viene dal cuore...

Giacobbe Zortea

Presidente Comitato Organizzatore Godimondo e Fortunato 2018

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A Prade si rinnova la tradizione

A Prade, nella Valle del Vanoi, si torna in scena nel 2018, con la rappresentazione della “Trage-dia di Godimondo”, più nota come “Godimondo e Fortunato”. Il dramma religioso, rappresentato come vuole la tradizione solo ogni dieci anni, si colloca all’interno di quel fi lone di teatro Ge-suitico con scopi moralizzatori, indicato dallo stesso Concilio di Trento (1545-1563). L’opera, rappresenta la storia di due cavalieri che condu-cono una vita sregolata e peccaminosa. Fortu-nato si ravvede, mentre Godimondo sprezzante

del pentimento dell’amico fi nisce tra i demoni. In un’epoca imprecisata, si raccontano le vicen-de del cavaliere gaudente Godimondo e di For-tunato, suo compagno di sventura. Su di loro sta per cadere il fatale decreto di dannazione eterna da parte della Giustizia, ma nelle loro vite interviene la Misericordia. Ad intralciare l’operato degli angeli, provvede un gruppo di demoni capeggiati da Belzebù. L’ambiente ri-proposto dall’opera, rievoca suggestioni e par-ticolari emozioni. Tra i vari personaggi, rivivono anche cavalieri di ogni sorta: spiriti divini e de-moni, poveri, anime del paradiso e dell’inferno, servi, mercanti e giardinieri fi no a Don Colomba-no, il sacerdote. Questa tradizione, rappresenta l’unico esempio rimasto ancora oggi in vita in Trentino, di una consuetudine popolare drammatica diffusa nel passato su tutto il territorio provinciale.

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Le datedegli spettacoli

Sabato 30 Giugno

Venerdì 20 Luglio

Giovedì 9 Agosto

Giovedì 23 Agosto

Venerdì 21 Settembre

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COMITATO

PRESIDENTE Zortea Giacobbe

VICE-PRESIDENTE Loss Mario Roberto

Beccalli Stefano

Bollini Enrico

Zurlo Christian

SEGRETARIE

Scalet Claudia

Turra Nicol

DEMONI

BELZEBU Orsingher Walter

ASMODEO Zortea Francesco Gaio Giovanni

ASTAROT Loss Donatello

CHIUDIBOCCA Corona Giampietro

BEEMOT Beccalli Stefano

BELIAL Micheli Walter

TENTAZIONE Rattin Marco

SPIRITI DIVINI

MISERICORDIA Fontana Annalisa

GIUSTIZIA Furlan Giovanni

ANGELO DI GODIMONDO Venzo Zaira

ANGELO DI FORTUNATO Fabbris Elisabetta

CAVALIERIGODIMONDO Loss Mario Roberto FORTUNATO Perotto Danilo AURELIO Bolzon Umberto DEMETRIO Corona Diego

SACERDOTE DON COLOMBANO Zortea Robert

POVERI OLIBRIO Rattin Flavio DOROTEA Orsingher Tiziana

ANIME DEL PARADISO ABRAMO Maccagnan Daniel LAZZARO Zortea Giacobbe

Il cast

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ANIMA DELL’INFERNO

EPULONE Mott Ivano

PAGGIO VICENTINO Zortea Fulvio

SERVO TEODORO Bollini Enrico

GIARDINIERE SILVANO Zurlo Christian

MERCANTE LEONZIO Bollini Carlo

REGIA Tavernaro Celestino

SCENOGRAFIA Rattin Giuliano

AIUTO SCENOGRAFI

COSTUMISTEFrisanco GemmaConte VaniaZortea Palma

TRUCCATRICIAntoniol ElisaRattin Teresa

LUCI ED EFFETTILoss DinoRattin Ivano

SUGGERITRICIDepaoli Sara

PRESENTATRICE Cecco Lara

Il cast

Le foto di questo libretto sono di Alex e Celestino Tavernaro

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I personaggi di ieri e di oggi di Christian Zurlo

È una lunga storia che prende vita dalle voci del passato, in scena ancora oggi: più viva di allo-ra, più intensa che mai. Nelle vicende che si in-trecciano, del maestro Antonio Ceccon e della “scrivante” Libera Zortea, rivive poco a poco la secolare “Tragedia di Godimondo”. Nel 1878, il maestro Ceccon fi rma di suo pugno il copione più antico in nostro possesso, ma le origini sono certamente precedenti a quel perio-do. Ceccon, è stato il direttore e uno dei protag-onisti di primo piano nelle edizioni di fi ne 1800 della rappresentazione di Prade.A Canal San Bovo con don Pietro Viani nasce la “Scuola di intreccio e fabbrica di cappelli di paglia” (1882/1893), che raccoglie materie prime da Caoria a Zortea, da Imèr (“Nicolao, Tomas, Bortolo Sotta”) fi no a Transacqua con “Trotterin, la canonica, Libera dei Pradei” e poi a Pieve e Siror con “Maria Cemin e Checco mulinèr”.Sono gli anni in cui Prade riscopre anche la Sa-cra Passione di Cristo (1891) lungo la ripida sali-ta del “Col Rattin”. Ma in quel periodo, nella Val-le del Vanoi si rappresentano tra gli altri, anche altri drammi religiosi: il “Giudizio Universale” a Ronco e la “Vita martirio e morte del glorioso apostolo San Bartolomeo” a Canal San Bovo. Dal 1921 in poi, Libera Zortea, nota in paese come “Bota Giacometa”, diventa la custode di quel manoscritto di Prade, trascrivendolo inter-amente e stimolando la comunità a ripetere la rappresentazione solo ogni dieci anni.Si inizia fi nalmente a dimenticare la paura del-la guerra e si fanno progetti per il futuro. Era

infatti il 23 agosto 1921 quando l’allora sindaco della vicina cittadina di Feltre (nel Bellunese), in-vitava tutti gli amministratori della zona a rifl et-tere sulla possibile realizzazione di una “Tramvia elettrica che unisca il Feltrino con il distretto di Primiero”. L’edizione di “Godimondo” del 1932 fu “memo-rabile”: in piazza a Prade, “Gente arrivata da ogni luogo con i carri, una vera e propria processione per assistere al dramma religioso”. Un’intera pagina sul Gazzettino di allora, ne conferma il

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successo quasi inaspettato per la “fi lodram-matica di Prade”. Nella trascrizione su un libric-cino del 1948, Libera Zortea era “scrivante e sugiritore”.Nel 1962 è invece il grande lavoro di don Dario Marzadri a riportare in vita la rappresentazi-one, mentre nel 1978, 1988, 1998, 2008 e 2018 l’evento – pur tra mille diffi coltà – ripren-de la sua cadenza naturale con una grande partecipazione popolare. Gli abitanti di Prade, raccontano di aver visto arrivare nel passa-to, centinaia di persone con i carri o a piedi dal Primiero, Tesino, Valsugana, dalla Val di Fiemme e Fassa, dal Bellunese, per assistere al dramma religioso. Per molti di questi, la partecipazione allo spettacolo diventava una vera e propria festa. Dopo essersi entusiasma-

ti e aver sofferto per la sorte dei due eroi, tutti se ne tornavano a casa al tramonto ripetendo ad alta voce: “Anca stavolta i pradaròti, i ha fat la sò bèla Comèdia”.

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Celestino Tavernaro, da 30 anni regista “dell’Opera di Prade”

Celestino Tavernaro, primierotto di Transacqua, è da oltre 30 anni il regista della rappresen-tazione di Prade. Con una lunga esperienza alle spalle, ha debuttato con Godimondo nel 1988, proseguendo nel suo impegno nel 1998, 2008 e nel 2018. Grande appassionato di teatro, è legato da sempre alla fi lodrammatica “Giovanni Meneguz” di Primiero. “Nel 1988 – ci spiega Ce-lestino Tavernaro – è stato Luigi Zortea a chie-dermi di collaborare con la rappresentazione. Ricordo bene che me lo chiese un anno prima. Soprattutto per coordinare la recitazione e il movimento in scena. Affi ancai l’allora coordina-

tore/regista e da quel momento mi innamorai dell’evento”.

Quale è stata la sua prima impressione, leggendo il copione e incontrando gli at-

tori?“Rimasi sbalordito

dal numero ele-vato di per-

sonaggi. U n a

trentina di attori che si muovono in diversi momenti sul palco, non è per nulla facile co-ordinarsi. Non la conoscevo prima, ma in poco tempo ho avuto modo di apprezzarla. So di per certo, di persone che raccontavano di lunghe camminate a piedi da Primiero o con i cavalli per poterla vedere”.Quali sono i suoi ricordi della prima edizione del 1988?“Io ho sempre cercato di collaborare con tutti gli attori, per creare uno spirito di squadra, cercan-do di portare sul palco il vero messaggio del-la rappresentazione. Il 1988 è stato l’anno del palco esagonale ideato dall’eclettico Giovanni Valline. Bello, davvero originale, ma purtroppo molto scomodo per gli attori, soprattutto per le entrate laterali. Quell’edizione fu molto par-ticolare anche per me. La rappresentazione mi aiutò a superare un periodo non facile della mia vita. Ricordo in particolare alcuni attori anziani, che avevano un attaccamento quasi ‘morboso’ alla loro parte. La ripetevano ogni dieci anni e si ricordavano ogni dettaglio.Fu una edizione caratterizzata dalla pioggia, con molte pause durante l’evento”.Nel 1998 e nel 2008 la sua partecipazione diventa un punto di forza?“Ho incontrato un sacco di amici e ormai mi sento davvero molto legato a questa rappre-sentazione. Non ho ricordi particolari nel 1998, mentre il 2008 ha segnato certamente la storia della rappresentazione, per l’arrivo del tendone, che ha così scongiurato lunghe pause dovute al maltempo estivo. Un grande pubbli-

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co ha partecipato a tutte le rappresentazioni di dieci anni fa. Il palco più grande ha aiutato gli attori e tutto si è svolto nel migliore dei modi”.Ricorda qualche aneddoto particolare che ha caratterizzato la messa in scena?“Certo, lo ricordo come fosse ieri... in una rap-presentazione non funzionavano le fi amme, fortunatamente però tutto si sistemò con la recita successiva. Luigi Zortea - allora sinda-co di Canal San Bovo - mi strinse la mano e si complimentò per l’edizione, la più bella in as-soluto, con centinaia di persone ad ogni recita. Credo però sia fondamentale non dimenticarsi mai di chi prima di noi, ha portato avanti la tra-dizione”.Quale è oggi il signifi cato di questo evento? “Ho sempre tenuto fede al testo originale della Tragedia. Ci tenevano i vecchi attori e ci tengo

anche io, perchè altrimenti non sarebbe più la stessa tradizione. Come mi hanno dato il testo, io l’ho lasciato. Non credo sia corretto modifi -carlo, tranne per alcuni adattamenti scenici: dal fumo, ai suoni, alle luci, che rispettano però il senso della rappresentazione. Il mondo è cam-biato completamente, è vero. Qualcuno sorride oggi, sentendo parlare di Misericordia, Giusti-zia, Angeli e Demoni, Cavalieri e Diavoli. Però c’è una morale che non dovrebbe mai essere persa. Una morale legata al bene e al male, che sono sempre più attuali in ogni piccolo ris-volto della nostra vita quotidiana. E poi lasci-atemi dire, lo ripeto sempre anche agli attori: Pitost che perdàr na tradizion, l’é meio brusàr an paes... Pitost che bruse le Prade, meio andar avanti con Godimondo! (Piuttosto di perdere una tradizione, meglio bruciare un paese ndr).

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Sul palco di “Godimondo”

Nel passato: piacevano salti e urla, sberleffi e trovate geniali che intrattenevano e intimoriva-no il pubblico. Mentre gli altri attori vestono cos-tumi che si rifanno agli abiti dell’epoca in cui è ambientata l’opera, i demoni indossano una tuta nera con il viso e le mani tinte di scuro. Secondo alcune testimonianze, nel passato alcuni diavoli

tingevano la propria faccia di rosso anziché di nero. Il re dei diavoli è Belzebù che in testa porta anche una corona e in mano tiene una forca. Tra gli altri, Chiudibocca agita una tenaglia, mentre nel passato era normale utilizzare anche delle catene per spaventare maggiormente la platea. Non passano inosservati gli sberleffi e i salti del-la Tentazione, chiamata più volgarmente anche

la mandragola, da sempre al centro dell’atten-zione nell’opera.Il ricordo è di demoni in continuo movimento sul palco, più brillanti e incisivi nelle loro esternazi-oni. Misericordia e Giustizia indossano lunghe vesti bianche, con una stola ricamata di azzurro

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e l’altra di rosso. I due personaggi del paradiso siedono su due poltroncine: la Giustizia ha da-vanti a sé una antica bilancia e uno spadone, mentre An-geli, Misericordia e la stessa Giustizia, portano in testa anche una corona dorata. I due cavalieri protagonis-ti, Godimondo e Fortunato, devono essere l’uno sprez-zante e arrogante, mentre l’altro più tranquillo e mite. Indossano costumi sette-centeschi di colore molto vivace: nell’arrogante domi-na il rosso, mentre nel com-

pagno più bonaccione domina l’azzurro.Oltre alla morte dei cavalieri, un altro atto di grande fascino è rappresentato dall’inter-vento del ricco Epulone che si lamenta tra le fi amme (oggi sono fi nte, ma un tempo in scena il fuoco era vero a tutti gli effetti ndr) con le urla dei demoni nella visione dell’inferno. Il fi nale è ovviamente di grande impatto con l’entusiasmo del pubblico che accompagna Godimondo nella fossa infuocata dell’inferno e le sferzate fi nali dei diavoli alle signore. A confermare l’aspetto moralizzatore ed educativo dell’opera, ci sono i dialoghi diretti nei confronti del pubblico, da parte di Belzebù e don Colombano. Nel passa-to, i costumi venivano fatti in casa da mogli e sorelle, mentre gli uomini andavano nel bosco per tagliare il legname per costruire il palcosce-nico. Nelle edizioni più recenti hanno partecipato attivamente sarte di professione per migliora-re gli abiti di scena.

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10 giugno 2018FESTA DEL SORCAi Mulini di Ronco Cainari pranzo caratteristico con prodotti a km 0. Dimostrazione di molinatura, laboratori e tanto altro.

28 luglio 2018UNA MONTAGNA DI BIRRAIncontro con i Birrifi ci artigianali italiani che utilizzano i prodotti del territorio. Mercatini tipici, cucina con piatti locali e buona musica. 28 -29 luglio 2018UNA MONTAGNA DI BIRRA - IN GIRO TRA CIRCO E TOSELAFesta della birra rtigianale. Spettacolo di circo integrato nell’architettura del paesaggio del Vanoi, con le proprie tradizioni e i prodotti tipici locali.

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7 ottobre 2018COLORI E SAPORI D’AUTUNNOConcorso “La mia Torta in Piazza”, laboratori per grandi e piccini, degustazioni e mercatini d’autunno

2017

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