Dove sono i voti degli italiani?

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Dove sono i voti degli italiani? Democrazia senza fiducia, comunicazione extramediale, il ruolo di Internet: le nuove dinamiche di socializzazione elettorale di Dino Amenduni Reggio Emilia PolitiCamp – W la libertà 6 Luglio 2013

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Democrazia senza fiducia, comunicazione extramediale, il ruolo di Internet: le nuove dinamiche di socializzazione elettorale. Reggio Emilia PolitiCamp – W la libertà 6 Luglio 2013

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Dove sono i voti degli italiani?Dove sono i voti degli italiani?

Democrazia senza fiducia, comunicazione extramediale, il ruolo di Internet: le nuove dinamiche di socializzazione elettorale

Democrazia senza fiducia, comunicazione extramediale, il ruolo di Internet: le nuove dinamiche di socializzazione elettorale

di Dino Amenduni

Reggio EmiliaPolitiCamp – W la libertà

6 Luglio 2013

di Dino Amenduni

Reggio EmiliaPolitiCamp – W la libertà

6 Luglio 2013

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Chi sonoMi chiamo Dino Amenduni([email protected] - http://about.me/dinoamenduni)

Sono il responsabile dei nuovi media e consulente per la comunicazione politica per l’agenzia Proforma di Bari (www.proformaweb.it)

Sono collaboratore e blogger per Finegil-Gruppo Espresso e formatore (su social media marketing e comunicazione politica)

Tutte le mie presentazioni sono disponibili gratuitamente (sia consultazione che download) all’indirizzo: www.slideshare.net/doonie

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SommarioA. Analisi dei dati della ricerca Censis “Il primato

dell’opinione nella comunicazione orizzontale” (18 giugno 2013)

- Calo della fiducia nei media, in Italia e in Europa

- Nuovi agenti di socializzazione elettorale

- Internet e democrazia: un’alleanza non automatica

B. Come cambia l’organizzazione e la comunicazione politica: cinque idee per “aggiornare” i partiti

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Introduzione

La fine del mondo è quando si cessa

di aver fiducia.

(Madeleine Ouellette-Michalska)

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Premessa (1): i media sono ioLe nuove modalita di comunicazione si sono definite con l’affermazione su vasta scala in seno alla societa di due paradigmi fondamentali:

- da una parte, la moltiplicazione e l’integrazione dei mezzi di informazione e comunicazione di cui disponiamo;- dall’altra, una finora inedita centralita dell’utente, che oggi è tendenzialmente in grado di comporre attivamente i propri palinsesti fatti su misura, in base ai propri gusti e desideri, e di realizzare e diffondere con grande facilita, grazie alle tecnologie digitali, contenuti autoprodotti.

(Censis, giugno 2013)

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Premessa (2): non mi fido piùSolo tre istituzioni, in Italia, superano il 50% di fiducia.

Il problema di fiducia riguarda la politica, ma non è l’unica “malata”

(dati Demos-Repubblica, 31 dicembre 2012)

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ScenarioLe nuove campagne elettorali si giocheranno su un

terreno caratterizzato dalle seguenti tendenze:

- Sfiducia generalizzata nei “mittenti” (politici e non politici)- Fiducia crescente nei “vicini” (reti prossimali di relazioni)- Controllo crescente dell’attendibilità dei messaggi dei mittenti da parte dei destinatari: fine delle promesse, fine della stagione degli annunci, fine della retorica - Aumento della mediatizzazione della politica, anche se i media sembrano sempre più deboli- Autocomunicazione di massa come nuovo, cruciale, obiettivo delle campagne elettorali: tutti devono poter parlare con la stessa voce e gli stessi contenuti, ma ogni sostenitore deve poter scegliere quando e come farlo

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1. Democrazia senza fiducia

Meno tv generalista, meno giornali,

meno fiducia nelle istituzioni: le conseguenze

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1a Fiducia nei media (2011-2012)-11%: fiducia nella televisione in Italia vs media europea(in Italia la televisione è vista dal 98.3% della popolazione)

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1a Fiducia nei media (2011-2012)Fiducia nell’informazione radiofonica in Svezia: 80% (Italia: 39%)

Fiducia nell’informazione televisiva in Austria: 70% (Italia: 37%)

Fiducia nella stampa in Olanda: 57% (Italia: 35%)

Internet è l’unico canale in cui in Italia c’è più fiducia rispetto alla media europea, ma è un dato comunque piuttosto basso (38%)

Conseguenze: dispersione della fiducia, atteggiamento dubbioso dei destinatari dell’informazione, riduzione della capacità di influenza del mittente sui destinatari

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1b Fuga dai giornali (2000-2012)-34.3%: calo delle vendite dei quotidiani negli ultimi dodici anni (due milioni di copie)

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1b Fuga dai giornali (2000-2012)Cause/conseguenze

A. Press divide: “cresce il numero di quelli che non hanno mai fatto uso dei media a stampa o non lo fanno più: non solo perche non si accostano alla lettura, ma anche, e specialmente, perche usano Internet per informarsi e per accedere a tutti gli strumenti che per comunicare si avvalgono della scrittura” (Censis)

B. Perdita del peso sociale dei quotidiani, da prima a ultima porta di accesso alle notizie: “le grandi aziende editoriali rischiano di andare incontro a un ridimensionamento di ruolo e di capacita d’influenza in ragione dei processi di frammentazione innescati dalla moltiplicazione dei media e dai percorsi individuali di acquisizione delle informazioni da parte del pubblico” (Censis)

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1c Meno tv generalista (2000-2012)-17.1%: calo dello share di Rai e Mediaset dal 2000 a oggi

(la somma degli ascolti resta comunque alta: 73.6%)

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1c Meno tv generalista (2000-2012)

Cause/conseguenze

A. Rai: -7.5%; Mediaset -9.6% negli ultimi 12 anni -> coda lunga della televisione

B. Stesso trend per i telegiornali: lo share medio del Tg1 è sceso dal 26,9% del 2010 al 22,6% del 2012, quello del Tg5 dal 22,4% al 19,2%

C. 1992-2011: incremento medio dei consumi del 20,3%, la spesa per computer e accessori e aumentata del 329,5%, mentre la spesa per libri e giornali ha segnato un -20,3% -> coda lunga dell’informazione, preferenza per mezzi “individuali” di produzione e ricezione di contenuti giornalistici

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1d Facebook, Twitter, popolo, elite

-35.9%: italiani che usano Twitter rispetto a quelli che usano Facebook (-68.1% tra gli under 30)

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1d Facebook, Twitter, popolo, eliteCause/conseguenze

A. Youtube popolare quanto Facebook tra gli under 30 -> “dominio del video” tra le fasce più giovani (42.4% degli italiani guarda programmi TV via Youtube, 56.6% tra gli under30)

B.La prevalenza di Facebook su Twitter è trasversale: tra i più giovani, tra i più istruiti, tra gli utenti attivi di Internet. Youtube, invece, tiene testa a Facebook in tutte le categorie -> Facebook e più utile a parlare con il grande pubblico online, Twitter e più utile a influenzare il dibattito sui media tradizionali

C. 80% degli under30 è iscritto a Facebook e usa Youtube (solo 11.6 è iscritto a Twitter) -> elettori 18-30 vanno raggiunti quasi esclusivamente sui social media

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1e Manipolazione vs indipendenza7 su 10: gli italiani che pensano che “gli apparati dell’informazione tradizionale tendono a manipolare le notizie”

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1e Manipolazione vs. indipendenzaCause/conseguenze

A.Gli italiani pensano di potersi informare senza alcun aiuto esterno: 85% -> facile informare, altrettanto facile disinformare

B.Pur considerandolo “manipolatorio” (70%), gli italiani non considerando il sistema dei media attuale “superato” (è così solo per il 36% della popolazione) -> la crisi di fiducia e nei confronti dei giornalisti italiani, non del giornalismo in genere

C.La partecipazione degli utenti garantisce l’indipendenza delle notizie per il 44% degli italiani -> fiducia in Internet come tecnologia, non nel giornalismo su Internet

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Sintesi e tendenze (1)Giornali mai così deboli, mai così forti

Anche se i giornali sono sempre meno letti, le loro storie sono la benzina necessaria per il dibattito, sui vecchi e sui nuovi media. Il dibattito può nascere da opinioni e non solo da fatti. Questo disperde la discussione pubblica in mille rivoli e la dispersione, paradossalmente, rimette al centro la capacità di sintesi dei grandi gruppi editoriali, specie se sono tra loro “alleati”.

“La TV cerca nei giornali una legittimazione e i giornali si infilano nei palinsesti televisivi. In base a questa salda alleanza dell’informazione mainstream, se serve un commento autorevole, si invita il giornalista della carta stampata e il direttore di un quotidiano fa la sua comparsa nei talk show politici.” (Censis)

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Sintesi e tendenze (2)Twitter fa (e farà) notizia anche con meno pubblico

Se i giornali (e i giornalisti) hanno ancora un controllo molto forte sull’agenda del dibattito pubblico, soprattutto nazionale, è l’interazione tra organizzazione e media a favorire la notiziabilità di un’azione di comunicazione. Se giornali e giornalisti usano Twitter (più che Facebook) come strumento di reperimento e produzione di contenuti, è lì che in questa fase si gioca la partita della mediazione giornalistica.

La partita della disintermediazione (contatto diretto mittenti-destinatari), invece, si gioca su Facebook (24 milioni di utenti in Italia). Facebook e il luogo della conversazione, Twitter della relazione.

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2. Nuovi agenti di socializzazione politica

Le campagne elettorali del futuro prossimo:

extramediali (ma ipermediali)

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2a Non mi fido dei media, mi fido di te

+24.9%: italiani che acquisiscono informazioni da parenti e amici prima di votare (2009-2013)

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2a Non mi fido dei media, mi fido di teCause/conseguenze

A.I talk show politici (+6.6%) si avvicinano molto ai telegiornali (-14%) per capacità di influenza -> ogni apparizione televisiva può far perdere o guadagnare voti. L’impreparazione è nociva

B.Totale perdita di centralità della comunicazione istituzionale dei partiti come capacità di influenza (materiali di propaganda: 9%; siti Internet dei partiti 5.9%; eventi “fisici” 4%) -> non sprecare soldi in questo genere di attività

C.I social media non “spostano voti” (blog + Facebook + forum di discussione: 8.7%) -> Internet non e il luogo della propaganda, ma il luogo dell’organizzazione politica e dell’offerta di contenuti

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2b Non mi fido dei media, mi fido di te

Agenti di socializzazione elettorale nelle ultime elezioni politiche (2013) (dato disaggregato per coalizione)

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2b Non mi fido dei media, mi fido di teCause/conseguenze

A.Le differenze tra coalizioni ci sono, ma non sono così rilevanti. I telegiornali sono “primi” per tutti (tranne elettori M5S), il passaparola è “secondo” per tutti (primo per M5S) -> le differenze tra centrosinistra e centrodestra nel mix mediale degli agenti di socializzazione sono state sopravvalutate

B.Uniche differenze significative (e prevedibili): più peso della tv per il centrodestra, più peso degli eventi “fisici” per il centrosinistra -> al centrosinistra serve la buona televisione per vincere

C.I social media hanno pesato come strumento di propaganda diretta solo per il M5S -> dato stabile o volatile?

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Sintesi e tendenzeInternet non sposta un voto, ma fa molto di più

Se il paradigma fondamentale della comunicazione che si è affermato nella societa con la rivoluzione digitale è la moltiplicazione dei media e la personalizzazione del loro impiego, Internet è diventata la nuova spina dorsale dell’intero sistema della comunicazione. La caratteristica che meglio contraddistingue l’evoluzione dell’habitat mediatico nell’era digitale è la progressiva integrazione dei diversi strumenti di comunicazione: grazie alla diffusione di device sempre più piccoli e mobili e al successo dei social network, questa integrazione è ormai compiuta. (Censis)Produzione (digitale) del contenuto -> distribuzione sui nuovi media -> diffusione sui mezzi tradizionali-> interpretazione e dibattito sui nuovi media -> comunicazione extramediale

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3. Internet e democrazia: un’alleanza

non automatica

Più connessi, più scettici, più attivi, (più astenuti)

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3a Always on, everywhere on50.9%: percentuale di ricavi delle compagnie telefoniche (rapporto spese per telefonate/spese per navigazione – nel 2005 era 25.1%)

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3a Always on, everywhere onCause/conseguenze

A.Comunicazione politica generativa -> si è (quasi) tutti in campagna elettorale su Internet sempre, comunque, dovunque, da qualsiasi dispositivo, che ci piaccia o meno

B.Era biomediatica -> ogni utente, produttore e consumatore di contenuti allo stesso tempo, può produrre contenuti capaci di “spostare voti”, senza la minima mediazione delle organizzazioni politiche tradizionali

C.I partiti devono comunicare 24 ore su 24, sette giorni su sette (esattamente come i loro elettori fanno gia da anni, senza chiedere il permesso a nessuno)

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3b Internet “peggiora” la politica? 35.3%: percentuale di italiani che ritiene che le nuove tecnologie digitali abbiano “peggiorato l’organizzazione dei movimenti politici” (solo il 15% pensa che sia migliorato)

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3b Internet “peggiora” la politica?Cause/conseguenze

A.Il settore maggiormente favorito dalle tecnologie digitali è l’informazione, secondo gli italiani -> giornalismo senza fiducia + Internet = percezione di emancipazione “collettiva” dai gruppi editoriali

B.Il 28.8% degli italiani ritiene che la formazione delle opinioni politiche sia peggiorata con Internet -> era biomediatica o solipsismo? Autocomunicazione di massa o populismo?

C.Il 53% degli elettori di centrosinistra parteciperebbe a referendum consultivi online (35.6% centrodestra, 69% MoVimento5Stelle) -> una quota non trascurabile di italiani chiede di ricostruire il rapporto tra tecnologie e volontà politica

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Sintesi e tendenze (1)Internet aiuta la democrazia solo se

la democrazia vuole farsi aiutare da Internet

Il rapporto ambivalente tra gli italiani e Internet (fiducia più alta della media europea vs. scarso ruolo dei social media nelle azioni di propaganda dirette; percezione di indipendenza vs. percezione di peggioramento della vita politica) è tale perché mediato da una terza variabile: la sfiducia nella politica.

Gli italiani vogliono partecipare, non trovano i luoghi giusti per farlo, hanno ascoltato per anni promesse vuote sulla partecipazione, ora rispondono con frustrazione. Conoscono la maturità degli strumenti, li usano giornalmente, ora si aspettano lo stesso da partiti e politici.

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Sintesi e tendenze (2)Non esiste alcuna correlazione tra accesso a Internet

e aumento della partecipazione diretta al voto

Affluenza politiche 2008-politiche 2013: -6%Accesso a Internet in Italia 2008-2013: +16%

Più informazione = più disillusione = più astensione?È una tendenza solo italiana o universale?

Le risposte a queste domande richiedono analisi continue e dettagliate, ma il solo fatto che ci si debba porre questi due interrogativi ci dice che Internet può favorire l’accesso a processi democratici, ma questo accesso non e affatto automatico. Serve delega politica e serve dare “un senso” misurabile alla partecipazione (io-militante dedico tempo alla partecipazione, la mia partecipazione contribuisce a cambiare le cose)

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Conclusioni

Cinque idee operative per “aggiornare i partiti”

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1 Da opinion maker a problem solverIl sistema dei media è aumentato per complessità e velocità. L’agenda può essere dettata da più attori. I media tradizionali, pur essendo più deboli, hanno comunque la possibilità di orientare il dibattito sui social e di “interpretarlo” secondo proprie logiche editoriali.

Per queste ragioni e quasi impossibile che un partito “detti l’agenda” attraverso sue iniziative (che, come abbiamo visto, non incidono neanche sulle intenzioni di voto). Più che provare a farsi sentire con proprie idee slegate dal contesto, i partiti dovrebbero sapere cosa dire, in qualsiasi momento, a commento e supporto di un fatto di attualità.

Esempio: episodio di cronaca -> partito fa proposta di legge/iniziativa online sul tema entro 12 ore dal picco di attivazione. Partito = “servizio assistenza elettori”

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1 Da opinion maker a problem solver

Dalla democrazia del consenso…

(cioè) “riconoscimento di una pluralita e complessita di orientamenti e istanze sociali; sull’azione di soggetti di rappresentanza intermedi (i partiti di massa, il grande sindacato, l’associazionismo imprenditoriale) capaci di ampia rappresentativita e identificazione di interessi collettivi; su processi di costruzione del consenso attraverso il confronto nelle sedi istituzionali appropriate e la composizione delle diverse tensioni in gioco” (Censis)

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1 Da opinion maker a problem solver

…alla democrazia dell’opinione

…fondata, al contrario, sulla logica della semplificazione, che accentua l’importanza dei singoli eventi piuttosto che le strutture durevoli e i processi storico-sociali in cui si determinano; sulla immediatezza dei messaggi e la non mediazione dei contenuti (dall’uso spregiudicato dei sondaggi ai confronti televisivi dei leader di schieramento); sul legame a doppio filo con il sistema dei media, chiamati a essere i principali interpreti dell’opinione degli italiani e, al tempo stesso, i principali strumenti di formazione delle opinioni (Censis)

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2 Tutti i contenuti pronti, sempre

La velocità di risposta politica ai picchi di attivazione mediatica dipende dalla capacità di elaborazione politica pregressa. Se un partito non sa “cosa dire” su un tema diventato (improvvisamente) di attualità, sarà semplicemente oscurato dagli altri partiti e dagli altri attori mediatici. Non sarà percepito, e dunque, non sarà considerato utile.

Passaggio dalla logica delle “campagne” (tematiche, stagionali) alla logica Wiki: i documenti politico-programmatici devono essere sempre aggiornabili, da parte dei dirigenti e degli iscritti, anche contemporaneamente anche online, per garantire qualità e flessibilità. Se manca una delle due componenti, manca la capacità dell’iniziativa politica ai tempi della comunicazione orizzontale e diffusa.

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3 Partito instant: la “regola dello 0.1%”

Non si vive di sola tattica (per fortuna!), ma i voti si “spostano” ogni giorno e su diversi canali di comunicazione. Per questo le organizzazioni politiche devono dotarsi di strutture creative rapide, capaci di realizzare campagne di comunicazione “instant”, buone per inserirsi nel dibattito frenetico dei nuovi media per 24-36 ore, attraverso micro-campagne tematiche, azioni di satira o adottando maggiore aggressività nei confronti degli avversari rispetto al solito, allo scopo di capitalizzare i difetti di comunicazione degli altri o per sottolineare caratteristiche identitarie. Per provare a guadagnare (o a non perdere) lo 0.1% dei voti, tutti i giorni.Nota bene: tattica senza strategia = comunicazione senza contenuto = fuffa.

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4 Partecipazione = democrazia internaQualsiasi iniziativa che chieda ai cittadini di “partecipare” e che non porti alcun risultato concreto in termini politici equivale a una promessa non mantenuta. Anche se organizzata con i migliori auspici, la partecipazione frustrata genera disillusione, sfiducia, disinteresse, esattamente come una qualsiasi, cattiva, gestione politica. I processi di partecipazione possono funzionare solo se sono “obbligatori”, cioè se c’è una connessione certa tra attivazione e comportamenti.

LiquidFeedback non funzionerà se il dibattito gira a vuoto, così come progetti come TuParlamento possono diventare boomerang se i politici che promettono “democrazia” non possono poi garantirla a causa di vizi di democrazia interna nei loro partiti.

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5 Comunicare menoInterviste, dichiarazioni, promesse, aspettative: l’iperpresenza comunicativa della politica non ha portato consenso, ma sfiducia. Gli attuali livelli di sfiducia impongono uno stile di gestione pubblica completamente differente rispetto al recente passato:

- i politici dovrebbero parlare solo quando hanno qualcosa di nuovo da dire;- i politici dovrebbero parlare con i media solo quando devono annunciare grandi novità strategiche o informare su risultati acquisiti (no promesse, no polemiche);- i politici non dovrebbero fare annunci, perché oggi è troppo facile chiedere loro conto di eventuali fallimenti- ogni azione di comunicazione deve avere il fine principale di illustrare la ricaduta immediata di ciò che si propone sulla vita quotidiana dei cittadini.

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Conclusione

Le parole sono azioni. (Ludwig Wittgenstein)

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Grazie!Dino Amenduni

http://about.me/[email protected]