Dove i Marchesi di Monferrato non vinsero mai

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DIARI DI VIAGGIO Dove i Marchesi di Monferrato non vinsero mai di Roberto Maestri Presidente del Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato” di Alessandria

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Diario di viaggio di Roberto Maestri (Presidente del Circolo Culturale "I Marchesi del Monferrato" di Alessandria)

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diari di viaggio

Dove i Marchesi di Monferrato non vinsero mai

di roberto MaestriPresidente del Circolo Culturale

“i Marchesi del Monferrato” di alessandria

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La meta era Canevino, paese che, per me, ligure di rapallo per origine e residenza, significava un nome un po� strano e nulla più. Come mia consuetudine, prima di partire cercai se la valle versa o i paesi vicini avessero avuto a che fare nella loro storia con i Marchesi di Monferrato. E infatti scoprii che aualche riferimento, in particolare in un periodo compreso tra la metà del Trecento e l’inizio del Quattrocento, esisteva ed anche piuttosto stimolante. Era stato un momento glorioso per “i miei” marchesi: giovanni ii Paleologo, nei pressi di Torino, aveva sconfitto l’esercito angioino segnando la fine del loro potere nell’italia Settentrionale; fu una delle più sanguinose battaglie del Trecento la cui eco risuonò a lungo presso tutte le corti italiane; ma un fatto particolare si ricollegava al mio viaggio verso la valle versa… al seguito del marchese giovanni era presente un consistente contingente di pavesi! a rafforzare un rapporto di amicizia tra Monferrato e Pavese avviato già nel corso del duecento.

Le conseguenze della grande vittoria monferrina furono, principalmente, l’avvio di una politica espansionistica verso l’area Pavese ed in particolare l’oltrepò; entrarono così nell’orbita monferrina, una dopo l’altra, voghera, rivanazzano, garlasco, Codevilla e… Stradella.

il fatto che i marchesi di Monferrato si fossero spinti fino a Stradella mi aveva sempre incuriosito, ma i molti impegni, ed una certa pigrizia, non mi hanno mai consentito di approfondire la vicenda; restava solo una data: 1361, nulla di più. Eppure Stradella era stata per me una città decisamente importante, non per vicende storiche, ma per la mia attività ventennale di funzionario della Croce rossa italiana che mi aveva portato – in particolare tra il 1985 ed il 1995 – a collaborare frequentemente con gli amici della Cri di Stradella. vabbè a Stradella, sempre in quegli anni, avevo avuto anche una fidanzata… ma questo non c’entra nulla con la Storia (almeno quella con la “S” maiuscola).

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dopo l’episodio collegato alla grande battaglia del Trecento, i rapporti erano proseguiti fino ad arrivare all’epoca di uno dei personaggi più violenti e discussi dell’inizio del Quattrocento: il capitano di ventura monferrino Facino Cane. anche lui aveva percorso le mie stesse strade… lui a cavallo di un possente destriero, io al volante della mia vecchia utilitaria che si chiama come la moglie dell’attuale Presidente della repubblica… Certo Facino, come in molte altre occasioni, aveva seminato il terrore nelle popolazioni dell’oltrepò; non era certo uomo da “mezze misure”: assediava i borghi e chiedeva il pagamento di ingenti somme e se le cose non andavano come voleva si procedeva a saccheggiare ed incendiare le località e i castelli… anni duri. Facino aveva assalito l’oltrepò per almeno nove anni: chissà se era passato anche da questa panoramica via che da Stradella raggiunge Santa Maria della versa? Magari proprio

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qui dove abitano guido e Linda che giocavano con me a golf negli anni novanta, ma nemmeno questo c’entra con la Storia…

L’obiettivo del viaggio non era la storia, però. Era la conoscenza diretta con luoghi che non conoscevo e che mi erano stati descritti come interessanti. Una sorgente, i boschi, un ristorante di quelli che amo, che definirei �di una volta� e non per deformazione storica ma per scelta di sapori e immediatezza. La prima impressione fu il mare. Non il mio mare di rapallo: un mare di vigneti. da Stradella, salendo nella valle, che è una valle ampia, soltanto colline e un infittirsi di vigne. Chiedevo come si potessero coltivare vigneti così erti ed erano quelli di Montù Beccaria. Poi mi spiegarono, passando nel territorio di Canneto, che lì e in una ristretta zona si producono il Buttafuoco e il Sangue di giuda.

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Conoscevo il primo, ma non il secondo e mi stupii nello scoprire che è un vino rosso ma dolce, a bassa gradazione. Poi Santa Maria della versa e questa sì già la conoscevo di nome, sempre per il vino. vigneti e poi boschi, che ricordavano luoghi di lotta e di battaglia saputi. Ma lo stupore più grande fu scoprire che il mare, il mio mare di rapallo, non è lontano e che basterebbe valicare le colline verso sud per vederlo. allora capii perché, malgrado la vicinanza, il Monferrato non aveva mai compreso questo territorio e s�era fermato a Tortona, la sua porta reale e ideale: in questo mare di colline, di piccole valli e, penso, anticamente di boschi e foreste sarebbe stato impossibile conquistare ma, soprattutto, mantenere un castello, una rocca, minacciati da ogni direzione. il fascino di un ambiente imprendibile, sicuramente conteso perché strategico, un luogo evocativo di passaggi e di lotte. dove non vinsero mai i Marchesi del Monferrato.

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foto: Pino abelli