Dossier Voglio diventare grande

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Quarto obiettivo di sviluppo del millennio Ridurre la mortalità infantile. Salute e benessere dell’infanzia Nel 2010 sono morti 5 milioni di bam- bini in meno rispetto al 1990, anno di riferimento degli Obiettivi del millen- nio. Erano 12 milioni, ora sono “solo” 7,5, 21 mila al giorno. Numeri. Una città come Londra che ogni anno non sopravvive. Progressi che non bastano per arrivare ai due-terzi in me- no per il 2015 e molto diseguali nel mondo: 53 per cento in me- no nei paesi più sviluppati, solo 32 per cento nei paesi meno sviluppati. Le differenze non si riducono, si amplificano. Eppure è uno degli argo- menti più abusati, con dovizia di foto e storie, per raccogliere fondi per i molti progetti di cooperazione in- ternazionale a questo dedicati. Un bambino malato fa tenerezza e fa breccia nella sensi- bilità – e nel portafoglio – dei donatori. Così facendo si rischia però di scivolare dalla salute come diritto, sancito dalla Di- chiarazione universale dei diritti dell’uomo, alla salute come risultato dell’aiuto di dona- tori magnanimi. Ma può la salute globale di- pendere dalla buona volontà dei donatori, che spesso chiedono risultati a breve termi- ne e hanno priorità basate sul ritorno d’im- magine? È preoccupante pensare che la Bill & Melinda Gates foundation negli ultimi an- ni ha messo a disposizione un budget pari o addirittura superiore a quello dell’Organiz- zazione mondiale della sanità. È risaputo che la salute del bambino si migliora soprattutto agendo sulle “condizio- ni al contorno” che gli rendono la vita diffi- cile fin dalla nascita: mancanza di acqua de- cente, assenza di fognature e servizi igienici, presenza di conflitti, sottonutrizione, che da sola è causa di fondo di malattie che causa- no il 53 per cento dei decessi. Facendo in modo che non si ammali, né lui né la sua mamma. Se un neonato perde la mamma la sua vita è a rischio. Eppure si in- veste molto meno – o male – sulla salute materna: il 5° obiettivo, Mi- gliorare la salute materna, è il più lontano dal risultato. Non mancano iniziative delle ong come quella recente di Medici con l’Africa Cuamm, ma siamo solo al 35 per cento e il rag- giungimento dell’obiettivo non è più previsto neanche dai più ottimisti. Eppure è provato che una migliore salute, nutrizione e istruzione della madre, che le permetta di affrontare una maternità responsabile e di partorire con una minima assi- stenza, può migliorare di molto la salute del bambino. Oltre che della madre, quasi sempre per- no dell’economia, dell’alimen- tazione e della salute dell’intera famiglia. È poi necessario tener conto della “legge delle cure inverse” che afferma: «La disponibilità di cure adeguate tende a variare inversamente al bisogno di esse». In alcuni paesi che vantano significativi progressi il fenomeno è evidente: i vantaggi non sono ben distribuiti ma accessibili soprattutto ai redditi medio alti. La differenza fra la morta- lità infantile del 20 per cento più ricco e del 20 per cento più povero non solo non dimi- nuisce, ma aumenta sensibilmente. La me- dia migliora, ma qualcuno come al solito ha mangiato la metà del pollo di qualcun altro. Ci sono delle eccezioni che mostrano chiaramente un fatto. Per essere efficace qualsiasi opzione sanitaria deve essere ac- compagnata da azioni di ridistribuzione del- la ricchezza. Come in Brasile dove questa differenza è praticamente scomparsa in alcu- ni indicatori grazie ad azioni semplici, come il sussidio diretto alle mamme per acquistare latte e pane (e solo quelli) per i figli, o il col- legamento di tale diritto alla frequenza sco- lastica. Esperienze simili si hanno in Costa Rica e in India, nel Kerala. Questi casi di successo vanno studiati e diffusi. Anche dai nostri ragazzi che, grazie alla World Social Agenda, hanno messo testa e cuore su questo tema, accompagnati dagli insegnanti. Collegando la salute infantile nel mondo con la loro esperienza di salute e di malattia. Non è stato semplice parlare di malattia, di dolore, in qualche caso di morte del bambino che conosciamo e che abita nella stessa via, anche se la nostra città vanta un centro di eccel- lenza per chi deve affrontare queste esperienze. Ancora una volta però i ragazzi ci hanno in- segnato qualcosa, collegando le storie di salute e malattia del- l’Africa e della nostra terra. Ci hanno fatto capire che non si tratta “solo“ di salvare un bambino. Che ci assumiamo co- me cittadini del mondo una responsabilità in più: garantirgli un futuro da adulto. Perché quel bambino che sopravvive in Somalia potrebbe essere l’uomo o la donna che uno di questi giorni, con un barcone scassato, ar- riva a Lampedusa a cercare proprio quello. Pierino Martinelli direttore generale Fondazione Fontana Voglio diventare grande 3 Gli obiettivi voluti dall’Onu Il punto sugli impegni assunti da 189 paesi nel 2000 4 Esperienze “Cura” della salute dei piccoli in Italia, Ecuador e Kenya 6 Nelle scuole Il quarto obiettivo secondo gli studenti di Padova e provincia La salute è un diritto e non deve dipendere dalla buona volontà di donatori magnanimi, che spesso chiedono risultati a breve termine e hanno priorità basate sul ritorno d’immagine Non si tratta “solo” di salvare un bambino – hanno capito i ragazzi partecipanti alla World Social Agenda di quest’anno – ma di garantirgli un futuro da adulto

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Riflessioni e racconti sulle attività svolte nell'anno di WSA dedicato al Quarto Obiettivo di Sviluppo del Millenio

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Page 1: Dossier Voglio diventare grande

Quarto obiettivo di sviluppo del millennio Ridurre la mortalità infantile. Salute e benessere dell’infanzia

� Nel 2010 sono morti 5 milioni di bam-bini in meno rispetto al 1990, anno diriferimento degli Obiettivi del millen-

nio. Erano 12 milioni, ora sono “solo” 7,5,21 mila al giorno. Numeri. Una città comeLondra che ogni anno non sopravvive.

Progressi che non bastanoper arrivare ai due-terzi in me-no per il 2015 e molto disegualinel mondo: 53 per cento in me-no nei paesi più sviluppati, solo32 per cento nei paesi menosviluppati. Le differenze non siriducono, si amplificano.

Eppure è uno degli argo-menti più abusati, con doviziadi foto e storie, per raccoglierefondi per i molti progetti di cooperazione in-ternazionale a questo dedicati. Un bambinomalato fa tenerezza e fa breccia nella sensi-bilità – e nel portafoglio – dei donatori.

Così facendo si rischia però di scivolaredalla salute come diritto, sancito dalla Di-chiarazione universale dei diritti dell’uomo,alla salute come risultato dell’aiuto di dona-tori magnanimi. Ma può la salute globale di-pendere dalla buona volontà dei donatori,che spesso chiedono risultati a breve termi-ne e hanno priorità basate sul ritorno d’im-magine? È preoccupante pensare che la Bill& Melinda Gates foundation negli ultimi an-ni ha messo a disposizione un budget pari oaddirittura superiore a quello dell’Organiz-zazione mondiale della sanità.

È risaputo che la salute del bambino simigliora soprattutto agendo sulle “condizio-ni al contorno” che gli rendono la vita diffi-cile fin dalla nascita: mancanza di acqua de-cente, assenza di fognature e servizi igienici,presenza di conflitti, sottonutrizione, che da

sola è causa di fondo di malattie che causa-no il 53 per cento dei decessi.

Facendo in modo che non si ammali, nélui né la sua mamma. Se un neonato perde lamamma la sua vita è a rischio. Eppure si in-veste molto meno – o male – sulla salute

materna: il 5° obiettivo, Mi-gliorare la salute materna, è ilpiù lontano dal risultato. Nonmancano iniziative delle ongcome quella recente di Medicicon l’Africa Cuamm, ma siamosolo al 35 per cento e il rag-giungimento dell’obiettivo nonè più previsto neanche dai piùottimisti. Eppure è provato cheuna migliore salute, nutrizione

e istruzione della madre, che le permetta diaffrontare una maternità responsabile e dipartorire con una minima assi-stenza, può migliorare di moltola salute del bambino. Oltre chedella madre, quasi sempre per-no dell’economia, dell’alimen-tazione e della salute dell’interafamiglia.

È poi necessario tener contodella “legge delle cure inverse”che afferma: «La disponibilitàdi cure adeguate tende a variareinversamente al bisogno di esse». In alcunipaesi che vantano significativi progressi ilfenomeno è evidente: i vantaggi non sonoben distribuiti ma accessibili soprattutto airedditi medio alti. La differenza fra la morta-lità infantile del 20 per cento più ricco e del20 per cento più povero non solo non dimi-nuisce, ma aumenta sensibilmente. La me-dia migliora, ma qualcuno come al solito hamangiato la metà del pollo di qualcun altro.

Ci sono delle eccezioni che mostranochiaramente un fatto. Per essere efficacequalsiasi opzione sanitaria deve essere ac-compagnata da azioni di ridistribuzione del-la ricchezza. Come in Brasile dove questadifferenza è praticamente scomparsa in alcu-ni indicatori grazie ad azioni semplici, comeil sussidio diretto alle mamme per acquistarelatte e pane (e solo quelli) per i figli, o il col-legamento di tale diritto alla frequenza sco-lastica. Esperienze simili si hanno in CostaRica e in India, nel Kerala. Questi casi disuccesso vanno studiati e diffusi.

Anche dai nostri ragazzi che, grazie allaWorld Social Agenda, hanno messo testa ecuore su questo tema, accompagnati dagliinsegnanti. Collegando la salute infantile nelmondo con la loro esperienza di salute e dimalattia. Non è stato semplice parlare di

malattia, di dolore, in qualchecaso di morte del bambino checonosciamo e che abita nellastessa via, anche se la nostracittà vanta un centro di eccel-lenza per chi deve affrontarequeste esperienze. Ancora unavolta però i ragazzi ci hanno in-segnato qualcosa, collegando lestorie di salute e malattia del-l’Africa e della nostra terra. Ci

hanno fatto capire che non si tratta “solo“ disalvare un bambino. Che ci assumiamo co-me cittadini del mondo una responsabilità inpiù: garantirgli un futuro da adulto. Perchéquel bambino che sopravvive in Somaliapotrebbe essere l’uomo o la donna che unodi questi giorni, con un barcone scassato, ar-riva a Lampedusa a cercare proprio quello.

�Pierino Martinellidirettore generale Fondazione Fontana

Voglio diventare grande3 �Gli obiettivi voluti dall’Onu

Il punto sugli impegni assunti da 189 paesi nel 2000

4 �Esperienze“Cura” della salute dei piccoli

in Italia, Ecuador e Kenya

6 �Nelle scuoleIl quarto obiettivo secondo

gli studenti di Padova e provincia

La salute è un diritto e non deve dipenderedalla buona volontà

di donatori magnanimi,che spesso chiedono

risultati a breve termine e hanno priorità basatesul ritorno d’immagine

Non si tratta “solo” di salvare un bambino –hanno capito i ragazzipartecipanti alla World

Social Agenda di quest’anno – ma

di garantirgli un futuro da adulto

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�LA DIFESA DEL POPOLO

20 MAGGIO 2012II � WorldSocialAgenda

� Cos’è Fondazione Fontana e comefunziona?

Nasce nel 1998 da un’idea di don Ga-briele Pipinato, prete diocesano di Padova,ed è fin da subito strettamente collegata al-l’esperienza del St Martin a Nyahururu in Ke-nya (vedi articoli a pagina 4). La sua missionè di sensibilizzare a una cultura della colla-borazione, della solidarietà, del valore chel’altro ha in sé e della ricchezza che ognunorappresenta per la propria comunità. �Come opera e quali sono i suoi princi-pali progetti?

Per statuto Fondazione Fontana lavora inrete con altre realtà presenti nei territori incui opera, principalmente le province di Pa-dova e Trento, con programmi di tipo cultura-le e formativo. In particolare propone progettieducativi alle scuole, si occupa di informa-zione attraverso il portale Unimondo, parteci-pa ai programmi dei propri partner interna-zionali in particolare in Kenya, Ecuador e Bo-snia, impegna una parte del proprio capitalenel microcredito.�Come interagisce con le scuole?

Oltre al percorso di World social agenda,Fondazione Fontana propone un progetto de-nominato “Partecipazione e territori”, realiz-zato insieme con il St. Martin Csa, e l’Atlanteonline, realizzato in collaborazione con il mi-nistero dell’istruzione, università e ricerca.�Dunque World social agenda (Wsa) è

uno dei progetti di Fondazione Fontanadedicati all’educazione: che tipo di te-matiche propone?

Wsa è uno dei percorsi culturali e forma-tivi che Fondazione Fontana propone allescuole e alle comunità. Si tratta di un proget-to consolidato da anni che ha avuto due pri-mi cicli dedicati all’Africa, all’America Latina,all’Asia e all’Europa. A partire dal 2008, laWsa ha avviato una programmazione centra-ta sugli Obiettivi di sviluppo del millennio de-finiti nel 2000 dall’Onu.�Come mai questa scelta?

La scelta raccoglie l’indicazione datadall’Onu di sensibilizzare e coinvolgere la so-cietà civile quale soggetto attivo indispensa-bile per la realizzazione degli obiettivi. Ci èsembrato che questa indicazione ben si ac-compagnasse alla nostra mission di crearecultura della cooperazione e della solidarietà.E poiché siamo convinti che la cultura partadalla scuola e dai territori in cui ciascuno dinoi vive quotidianamente, il progetto Worldsocial agenda, che si rivolge proprio a tali ambiti, è stato il naturale veicolo di questitemi.�Come vengono proposti gli Otto obiet-tivi di sviluppo del millennio nella pro-grammazione?

A Padova ogni anno viene approfonditouno degli otto temi indicati dall’Onu. La scel-ta, cinque anni fa, è stata di partire dall’ulti-

mo obiettivo che parla della collaborazionetra paesi, del “partenariato globale per lo svi-luppo”: ci è sembrato che potesse essereletto come l’obiettivo che indica un metododi lavoro fondamentale, quello del fare rete,dell’unire le forze. Seguendo questo filo ab-biamo percorso gli obiettivi fino al quarto. Nel2015, anno indicato dall’Onu per la realizza-zione dei target individuati, arriveremo adapprofondire il primo di tutti gli obiettivi,quello che riguarda la lotta alla fame e allapovertà. �Non è un po’ ambizioso portare questitemi nelle scuole, non sono troppo lon-tani dalla realtà soprattutto dei più pic-coli?

La sfida di questo progetto è proprioquella di avvicinare tutti, anche i più piccoli,ai grandi temi. Anzi, siamo convinti che soloiniziando a conoscere fin da piccoli il mondoin cui viviamo, con le sue sfide e le sue risor-se, sarà possibile sentirsene parte e diventa-re cittadini consapevoli e appassionati. Que-sto è il significato del fare cultura per Fonda-zione Fontana.

�Francesca Benciolini

FONDAZIONE FONTANA E WSA La mission

� La Fondazione Fontana de-dica all’educazione un im-pegno crescente in vari

contesti. Proprio quarant’anni fa, nel

1972, il rapporto Faure sul-l’educazione, Imparare ad esse-re, sottolineava l’urgenza dipromuovere a livello planetariol’educazione, definita “capitaleinvisibile”. L’argomento è statoripreso nel 1997 dal rapportoDelors, Nell’educazione un te-soro: un titolo che ribadiva chenell’educazione sta la vera ric-chezza.

Come sappiamo, all’alba delterzo millennio molte speranzesi sono rivelate illusioni. Oggi ititoli di prima pagina parlano

quasi esclusivamente della crisieconomica. Tuttavia, in ambien-ti forse minoritari, prima ancorache di crisi economica, da piùanni si parla di “crisi dell’edu-cazione”, anzi, di “emergenzaeducativa”.

Dov’è finito il “capitale in-visibile”? Come abbiamo potu-to sperperare ulteriormente quel“tesoro”? Questi anni ci hannoproposto un’anestetizzazioneetico-esistenziale-culturale-poli-tica e le più reclamizzate utopiesono state “isole dei famosi” e“residenze del narcisismo” ele-vate a rappresentazioni fedeliperfino delle istituzioni politi-che più rilevanti. La situazioneè di particolare “emergenza” sulpiano culturale/educativo. È ne-cessario un colpo d’ala culturaleche non si limiti a un liftingesterno. La parola “emergenza”è opportuna, anche perché eti-mologicamente include speran-za-cambiamento: è dalla realtàattuale che deve emergere unanuova progettualità.

La questione cruciale sta nelsuperamento del paradigma in-dividualistico su cui si fondal’attuale crisi globale, per pro-muovere il paradigma della so-lidarietà/fraternità, secondo ilquale l’identità autentica è dia-logica, solidale, altruistica. L’ionon si completa nella sua indi-

vidualità chiusa, bensì diventase stesso dal “tu” e dal “noi”: inquesta sinergia identitaria io-tu-noi sta l’autentico “capitale in-visibile”, la creatività in ogniambito, in quello educativo-cul-turale e perfino in quello politi-co-economico.

In questa prospettiva, laFondazione Fontana investe inprogetti educativi, come laWorld Social Agenda, che han-no come protagonisti bambini/ee ragazzi/e e che conservano la caratteristica di essere “invi-sibili”, non eclatanti né atti adare risposte immediate e sem-plicistiche. Si tratta, appunto, dipercorsi poco visibili, non di-sponibili al richiamo dell’espo-sizione massmediale, ma che –

bisogna dirlo – necessitano dicapitale questa volta sì “visibi-le”, cioè di risorse finanziarieconcrete.

Anche la Fondazione Fonta-na vive questo “apparente para-dosso”: per promuovere il “ca-pitale invisibile” necessita di“capitale visibile” e, conseguen-temente, di istituzioni capaci dicogliere che il paradosso è sol-tanto apparente. È infatti dandocontributi concreti a chi operaper far emergere i tesori invisi-bili che è possibile aprire gli oc-chi sull’attuale crisi globale, in-dividuare percorsi di supera-mento e, finalmente, vedereorizzonti culturali nuovi.

�Giuseppe Milanuniversità di Padova

EDUCAZIONE Fondazione Fontana investe in progetti che si propongono di aprire orizzonti culturali nuovi

culturain rete

Un “capitale invisibile” contro la crisi

La comunità soprattutto� Questa edizione della

World Social Agenda(Wsa) si è realizzata gra-

zie a molte collaborazioni, conpartner consolidati e con sog-getti che si dedicano alla salutedell’infanzia.

La Wsa è coordinata daFrancesca Benciolini e LuciaGennaro della Fondazione Fon-tana onlus, che hanno anchecurato il progetto editoriale diquesto inserto.

L’edizione 2011-2012 èstata sostenuta dai comuni diPadova, Limena e Cadoneghe,Banca Popolare Etica, Farmaciecomunali di Padova, Creditocooperativo Veneto, Bcc San-t’Elena, Bcc dei colli Euganei, leimprese aderenti a Impresa soli-dale e l’Ufficio scolastico territo-riale di Padova. Ringraziamo an-che il St Martin Csa, Asa Ecua-dor e Asa onlus.

Per i laboratori nelle scuoleprimarie e secondarie di 1° gra-do si ringraziano: associazioneAmici dei Popoli, Casa famigliaIn-con-tra, Caritas diocesana diPadova, associazione Fare. Per ilpercorso delle scuole superiori

si ringraziano: cinema TeatroMpx, Zelda srl, Punto video To-selli-Progetto giovani di Padova.

Per la formazione ringrazia-mo Mauro Anselmi, Homero Vi-teri, James Njoroge, GianpieroDalla Zuanna, Carlo Moretti eLuciano Franceschi.

Un ringraziamento va a Giu-lio Mozzi, Marco Zuin, Filippo To-gnazzo, Piero Erle, Anna Berton,Marianna Martinoni, Stella Care-gnato, Michele Frasson e LucaFerraris per il loro contributo alprogetto; a Matteo Dittadi per ilgenio grafico; a Tamara Littamè,Sara Bin, Luca Ramigni, Massi-mo Nacchi, Pierino Martinellidella Fondazione Fontana per illavoro svolto nell’ambito (anche)della Wsa.

Ringraziamo l’associazioneVip Padova onlus e l’associazio-ne Gioco e benessere onlus.

Un grazie a Antescena, As-semblea teatro e a tutti coloroche hanno contribuito allo spetta-colo “Aiutami a non avere paura”.

Un ringraziamento specialeai bambini/e, i ragazzi/e, gli/leinsegnanti di tutte le scuole chehanno partecipato alla Wsa.

WSA 2011-12 Numerosi i partner e le collaborazioni

Un grazie speciale a bambini,ragazzi e insegnanti

In alto, fotodel convegno“Educazione e istruzione”del dicembre2011; asinistra,Pace…di AlessiaLazzaretto, 3D del liceoartisticoModigliani; qui sotto, lo staff di FondazioneFontana con JamesNjoroge del SaintMartin.

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LA DIFESA DEL POPOLO20 MAGGIO 2012 FondazioneFontana � III

� Anno 2000. Alla sogliadel nuovo millennio,le Nazioni unite hanno

messo in cantiere un’agendaprogrammatica per Obiettividi sviluppo da raggiungereentro il 2015. Gli impegniassunti dai 189 paesi pre-senti alla riunione rappre-sentano un’autentica sfidainternazionale, considerati ildivario e le disuguaglianzedi risorse e poteri che carat-terizzano la geografia mon-diale. Tutti hanno affermatodi riconoscersi nei principidi dignità umana, ugua-glianza ed equità.

Manca poco alla presen-tazione del bilancio finale.

Saranno raggiunti gli obiet-tivi di:1° eliminare la povertàestrema e la fame;2° garantire l’istruzione pri-maria universale;3° promuovere la parità digenere e il ruolo delle don-ne;4° ridurre la mortalità infan-tile;5° migliorare la salute ma-terna;6° combattere l’Hiv-Aids, latubercolosi, la malaria e al-tre malattie;7° assicurare la sostenibilitàambientale;8° promuovere un partena-riato globale per lo svilup-po?

A oggi, i risultati sonoincoraggianti ma non suffi-cienti. Sembra che alcunitraguardi siano stati rag-giunti. Come il dimezza-mento delle persone prive diun accesso all’acqua potabi-le, uno dei parametri dellasostenibilità ambientale; allafine del 2010, l’89 per centodella popolazione mondiale,cioè circa 6,1 miliardi dipersone, ha potuto benefi-ciare di fonti migliorated’acqua potabile (dati delrapporto 2012 Progress onDrinking Water and Sanita-

tion realizzato da Unicef eOms). Anche il numero didecessi sotto i cinque anniha conosciuto un’importan-te riduzione ed è aumentatala copertura vaccinale con-tro il morbillo.

Ai dati globali seguonoprofonde differenze geogra-fiche. La promessa di di-mezzare povertà e famesembra lontana dal realiz-zarsi, come pure la riduzio-ne del tasso di mortalità ma-terna, uno degli obiettivimeno raggiunti. La crisieconomica globale ha fattovenir meno le promesse delG8 di stanziare fondi e quel-la dei paesi ricchi di destina-re una percentuale minimadel Pil agli aiuti allo svilup-po, cioè lo 0,7 per cento,che solo i paesi scandinavihanno mantenuto. Nel 2009l’Italia non ha superato lo0,16 per cento (3,31 miliardidi dollari) a fronte di unamedia dello 0,31. Per nondichiarare fallimento fra treanni, è urgente una ripro-grammazione degli impegnipolitici ed economici di tuttii paesi. L’impressione, però,è che le decisioni strategi-che internazionali vadano inun’altra direzione.

�pagina di Sara Bin

OBIETTIVI DEL MILLENNIO Il punto sull’agenda per lo sviluppo voluta dall’Onu

Saranno raggiunti entro il 2015?IN ITALIA Salute e mortalità infantile

� Il diritto alla salute dei bambini viene sancito dallaConvenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

approvata dall’assemblea generale delle Nazioni unite nel1989 e inserita nell’ordinamento italiano nel 1991. I bisogni

e i diritti dell’infanzia dovrebbero rap-presentare le priorità di ogni sforzo ri-volto allo sviluppo. L’Italia ha registra-to una notevole riduzione dei tassi dimortalità infantile negli ultimi sessan-t’anni. Fattori biologici, una maggioreassistenza qualificata al parto, il mi-glioramento dell’ambiente e dellaqualità di vita, l’accesso all’istruzionee ai servizi hanno influenzano positi-vamente il tasso di mortalità. Nel2010, in Italia 3 bambini (maschi efemmine) ogni mille nati vivi sonomorti prima del compimento del pri-mo compleanno; 4 prima del compi-mento del quinto.

I dati nazionali sono incoraggianti,ma nascondono molteplici problema-

tiche (obesità, sovrappeso, salute mentale, incidenti), pro-fonde disuguaglianze sociali e carenze del sistema sanitarioa livello regionale (la mortalità infantile è più alta nelle re-gioni del Sud). Si spende poco per l’infanzia: gli investimentipolitico-economici sulle famiglie e i minori sono tra i piùbassi in Europa (0,7 per cento del Pil contro una media eu-ropea di 2,1). Secondo i dati Istat del 2010, 1 milione e876 mila bambini e ragazzi (1 su 5) vivono in condizioni dipovertà relativa, cioè in famiglie con una bassa capacità dispesa pro-capite e 653 mila (1 su 16) in condizioni di po-vertà assoluta, privi dei beni essenziali per il conseguimentodi uno standard di vita minimamente accettabile. Sicilia,Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sardegna detengo-no le percentuali più alte di minori “poveri”. Quali sforzi faràl’Italia per il suo futuro?�

alcu

nida

ti

Si investe troppo poco

� Geograficamente comprende 47 paesiche si trovano a sud del deserto del Sahara.Qui i tassi di natalità sono tra i più alti al

mondo (malgrado la tendenza alla diminuzione): alprimo posto c’è il Niger dove nascono 7,1 figli perdonna (dato 2009, rapporto Oms 2011). Il primatoè detenuto anche nei tassi di mortalità sotto i cin-que anni – un bambino su otto muore prima delquinto compleanno – un indicatore dello stato diun paese strettamente legato a condizioni politi-che, ambientali, alimentari e igienico-sanitarie.

Nel 2010, in Somalia sono deceduti 180 bam-bini ogni mille nati vivi, in Mali 178, in Burkina Fa-so 176, in Ciad 173 (rapporto 2011 del Gruppo in-teragenzia delle Nazioni unite “Levels & Trends inChild Mortality”). La dipendenza economica e ladebolezza sociale nelle quali versano molti di que-sti paesi fungono da ostacoli al miglioramento del-la salute materna e infantile.

Circa la metà dei decessi sotto i cinque anniavviene nel corso del primo anno di vita ed è quin-di legata alle condizioni del parto, della salute ma-terna e del livello di istruzione delle madri. Ne con-segue che i progressi nel miglioramento della salu-te materna si riflettono sulla riduzione della morta-lità entro il primo anno di vita e sulla salute infanti-le. Questi progressi riguardano una corretta nutri-zione e alimentazione, adeguati controlli prima edopo la nascita, parti assistiti da personale qualifi-cato come ostetriche e medici, trattamenti per evi-tare la trasmissione dell’Aids da madre a figlio/a,allattamento al seno, servizi di pianificazione fami-liare. L’altra metà dei decessi è invece causata damalnutrizione o da malattie prevenibili e/o curabilicome polmonite, diarrea, malaria, morbillo e Aids.

Oltre i dati negativi, ci sono anche i casi disuccesso. Il Botswana, paese a elevata diffusionedell’Hiv, il Malawi, il Mozambico, il Niger, l’Etiopiahanno ridotto del 40 per cento il tasso di mortalitàsotto i cinque anni negli ultimi vent’anni (fonte Uni-cef). Questi successi dipendono dall’investimentoin politiche di sviluppo e lotta alla povertà, ma so-prattutto dalla costruzione della democrazia dovela sfida è tutta da giocare.

AFRICA SUB-SAHARIANA Focus

Le difficoltà ci sono, ma anche i successi

QUARTO OBIETTIVO DEL MILLENNIO Ridurre la mortalità infantile. Tasso in calo nel mondo

� Attraverso il quarto Obietti-vo di sviluppo del millennio, leNazioni unite puntano a ridurre

di due terzi (dal dato del 1990) lapercentuale di mortalità sotto i cin-que anni entro il 2015. Nel 1990, nelmondo morivano oltre 12 milioni dibambini e bambine sotto i cinque an-ni; nel 2006, il numero dei decessi èsceso sotto la soglia dei 10 milioni.Nel 2010 erano circa 7,5 milioni suuna popolazione totale di maschi efemmine sotto i cinque anni di635,838 milioni.

Le Nazioni unite effettuano il mo-nitoraggio dello stato di avanzamentodell’obiettivo attraverso degli indica-tori specifici per ognuno dei quali, alivello globale, i progressi sono evi-denti (rapporto 2011 delle Nazioniunite sugli Obiettivi di sviluppo delmillennio):

◆ tasso di mortalità sotto i cin-que anni, cioè il numero di decessisotto i cinque anni ogni mille nati vivi:nel 1990 erano 89 su mille; nel2009, 60 su mille;

◆ tasso di mortalità infantile,cioè il numero di decessi entro il pri-mo anno ogni mille nati vivi: nel1990 erano 62 su mille; nel 2009,

44 su mille;◆ percentuale di bambini sotto

l’anno di età vaccinati contro il mor-billo: 72 per cento nel 1990; 82 percento nel 2009.

La mortalità sotto i cinque anni èun fenomeno che interessa i paesidel mondo in maniera diseguale e al-l’interno degli stessi si presentano di-sparità regionali (vedi articolo relativoall’Italia in questa pagina). I risultatipositivi ci sono, ovunque, ma in alcu-ne regioni geografiche il numero deidecessi permane ancora troppo alto.È il caso dell’Africa Sub-sahariana(vedi articolo a sinistra), ma anchedell’Asia meridionale. Insieme, que-ste regioni detengono il 90 per centodei decessi mondiali sotto i cinqueanni. Circa la metà del totale dei de-cessi avviene nel corso del primo an-no di vita; l’altra metà nei successivianni per malattie prevenibili e/o cura-bili come polmonite, diarrea, malaria,morbillo e Aids; una piccola percen-tuale per malattie rare o incurabili.

Una prima constatazione è legataal fatto che la riduzione della mortali-tà di bambini e bambine sotto i cin-que anni e il miglioramento della sa-lute materna (quinto Obiettivo di svi-

luppo del millennio, oggetto dellaWorld social agenda dell’anno 2010-2011) rappresentano le due facce diuna stessa medaglia. Se da un lato èincontestabile che assicurando alledonne in gravidanza un percorso dicure e un buono stato di salute si ab-biano effetti positivi soprattutto sullenascite, dall’altro l’obiettivo sul mi-glioramento della salute materna è ilmeno raggiunto. Diversamente, il fe-nomeno della mortalità infantile con-tinua ad attirare l’attenzione e a farconvogliare finanziamenti ingenti einterventi mirati al raggiungimentodel quarto obiettivo.

Una seconda constatazione ci ri-porta alla questione del diritto alla vi-ta sancito dalla Convenzione sui dirit-ti dell’infanzia e dell’adolescenza ap-provata dall’assemblea generale del-le Nazioni unite nel 1989. “Diventaregrande” dovrebbe essere un impera-tivo per ogni nuova vita da difenderecon ogni misura possibile. Nessunminore dovrebbe essere privato deldiritto di accedere alle cure sanitariee di beneficiare di un livello di vitasufficiente per consentire il suo svi-luppo fisico, mentale, spirituale, mo-rale e sociale. 193 sono gli stati che

riconoscono i principi della conven-zione, ma la situazione dell’infanziain alcuni di questi è particolarmentedrammatica: minori impiegati neglieserciti di paesi in conflitto, bambini,bambine e adolescenti sfruttati comelavoratori ai quali non è riconosciutoalcun diritto, vittime dei traffici piùbarbari (commercio di organi, prosti-tuzione, pedofilia).

Se il pensiero comune collocaqueste situazioni nei paesi del suddel mondo più vulnerabili, i dati delleagenzie internazionali non risparmia-no neppure i paesi più avanzati eco-nomicamente come l’Europa dove, inparticolare ad Est, il lavoro minorile èun fenomeno assai diffuso.

Un’ultima constatazione ci riportaal quarto Obiettivo di sviluppo delmillennio. Solo adeguati investimentisulla famiglia e sull’infanzia possonocontribuire al perseguimento del pie-no diritto alla sopravvivenza e alla vi-ta di bambini e bambine. È responsa-bilità di ogni governo. È responsabili-tà di ognuno di noi.

La salute dell’infanzia è un diritto

�gliobiettivi

Gioco della vita di ElenaBogana, classe 3D, liceo artistico Modigliani.

Loghi degli Obiettivi di sviluppo del millennio rielaborati da MatteoDittadi per Fondazione Fontana.

Page 4: Dossier Voglio diventare grande

� “Il sorriso cambia la vita, al-meno un po’, almeno per unistante, ma la cambia davve-

ro”. È questo lo spirito che anima iclown di corsia dell’associazioneViviamo in positivo Padova. Lostesso spirito che hanno consegnatoalle studentesse della 3C del liceoDuca D’Aosta di Padova – coinvol-te nella World Social Agenda diquest’anno – durante un laboratoriosu “Il clown di corsia e la salute delbambino”. «Attraverso alcune sem-plici simulazioni, prese dalla nostraesperienza diretta in corsia – spiegaAlberto Zanetti, clown Viki, presi-dente dell’associazione – abbiamovoluto far vivere “da dentro” le di-namiche che possono avvenire du-

rante i servizi di clownterapia.L’esperienza di immedesimazione,più che la sola testimonianza di noiclown, ha permesso alle studentessedi entrare in contatto con un canaledi comunicazione, quello delle emo-zioni, con cui ci relazioniamo incorsia».

E così, alcune ragazze si sono ri-trovare a “fare la parte” del bambi-no, altre del genitore, altre ancora –dopo un percorso graduale – delclown di corsia. A tutte è stato chie-sto di mettersi in gioco e di condivi-dere con le compagne le emozioniprovate di fronte al modo di affron-tare la malattia tipico della clownte-rapia. «Questo percorso ha permes-so, a un certo punto, di consegnarea tutte il naso rosso del clown, chepossiamo definire “la più piccolamaschera del mondo” – continuaZanetti – Il naso rosso rende simpa-tici, abbatte le barriere, riduce le di-stanze. Allo stesso tempo, indossan-do un naso rosso, il clown è provo-cato a buttare la maschera e a esserevero e autentico. Per me, che sonoclown di corsia da 5 anni e mezzo,il naso rosso rappresenta un paio diocchiali, che mi fanno vedere le co-se in maniera diversa. Mi permetto-no, ad esempio, di trasformare unastanza d’ospedale in un mondo “al-tro” dove il bambino può giocare epercepire un po’ di leggerezza ri-spetto alla situazione di fatica chesta vivendo».

L’approccio dei clown di corsiadi Viviamo in positivo Padova – cheoperano regolarmente nella pedia-tria dell’ospedale civile di Padova ein quasi tutti i reparti del Sant’Anto-nio (con adulti e anziani) – è rias-sunto in alcuni concetti chiave, chele studentesse del Duca D’Aostahanno “ricevuto” a conclusione dellaboratorio. «Per noi è fondamenta-le, come punto di partenza di ogniintervento di clownterapia, averechiaro che il benessere del bambinova di pari passo con quello del suonucleo familiare. Questo vuol direcreare delle dinamiche di gioco checoinvolgano genitori e figli e per-mettano a entrambi di provare unpo’ di sollievo. In alcuni casi, tra-sformando in clownuno dei genitori, si rie-sce a fare leva sulla vi-talità necessaria ad af-frontare la situazione disofferenza».

I clown, poi, sonomossi dalla convinzio-ne che, pur riconoscen-do e rispettando la con-dizione di disagio diciascuno, è con il suo essere perso-na che si relazionano. «Anche difronte a un bambino fortementeospedalizzato, giochiamo con lui acreare un mondo “altrove” – conl’aiuto della fantasia e di tutta unaserie di “ferri del mestiere”: un im-buto che diventa un megafono, una

paletta da spiaggia per giocare atennis con le bolle di sapone... – chegli permetta di essere prima di tuttobambino e poi paziente. Che gliconsenta di sorridere, ma anche diarrabbiarsi o piangere».

Un altro punto di forza deiclown di corsia è in quello che Al-

berto Zanetti chiama“elogio dell’imperfezio-ne”. «Il clown si donaper quello che è, quindianche con i suoi difettifisici. Spesso li sottoli-nea per strappare unsorriso. Siccome tuttisiamo imperfetti, cosìfacendo il clown si offrecome specchio. Mo-

strando la sua povertà umana simette sullo stesso piano di chi, tro-vandosi nella condizione della ma-lattia, è fragile e debole. In questomodo il clown gli dice: siamo moltopiù uguali di ciò che sembra».

Info: www.vippadova.org�Patrizia Parodi

Un naso rosso che dà sollievo

�Secondo i dati ufficiali dell’Unicef, l’Ecuadorha più che dimezzato dal 1990 al 2010 sia il

tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni dietà (si è passati da 52 a 20 decessi ogni mille nativivi), sia il tasso di mortalità dei bambini sotto l’an-no di età (da 41 a 18). I dati mostrano un progressonotevole verso il raggiungimento del quarto Obietti-vo di sviluppo del millennio, in linea con i dati riferitiall’intero continente sudamericano.

Nonostante questi progressi i livelli di povertà edi disuguaglianza, in particolare delle fasce di po-polazione più deboli, sono notevoli. Si stima adesempio che il 26 per cento dei bambini ecuadoria-ni sotto i 5 anni di età presenti una condizione didenutrizione cronica, e il 6,35 di denutrizione estre-ma, con grandi differenze a seconda del gruppo et-nico cui appartengono, della zona geografica in cuivivono e del livello di istruzione delle madri.

Homero Viteri è il direttore di Asa (Asociaciónsolidaridad y acción), un’organizzazione che da

vent’anni opera nei quartieri più poveri nella zonanord di Quito, capitale dell’Ecuador. Il fulcro dellesue attività è costituito dalla gestione di vari centriper bambini e adolescenti, biblioteche e centri do-poscuola. I bambini che frequentano questi centriprovengono da famiglie povere, il cui reddito nonsupera i 280 dollari al mese; molti soffrono di con-dizioni di denutrizione, hanno spesso problemi diapprendimento e sono a rischio di abbandono sco-lastico.

L’associazione si pone come obiettivo lo svilup-po di bambini e adolescenti sia dal punto di vista fi-sico sia da quello psicologico, intellettuale, emotivoe sociale: una visione ampia del benessere e dellasalute, in linea con l’approccio della Wsa.

L’alimentazione è uno degli aspetti che vengo-no seguiti con particolare attenzione. Vengono for-niti pasti preparati da personale specializzato coningredienti controllati provenienti da piccoli produt-tori della zona; pasti che in alcuni casi rappresenta-

no l’unica occasione che i bambini hanno di man-giare. I piccoli vengono inoltre pesati e visitati rego-larmente, tramite accordi con le strutture sanitariepubbliche, e vengono formati a una corretta nutri-zione. Vengono effettuati, infine, i vaccini necessarie realizzate campagne di salute preventiva.

Fondamentale in questo ambito è anche il con-tinuo dialogo con le famiglie. Homero Viteri spiegache «Asa mantiene un rapporto strettissimo con lacomunità locale: se da una parte l’associazione la-vora affinché bambini e adolescenti diventino citta-dini attivi e responsabili, dall’altra è la comunità chefornisce i facilitatori che lavorano all’interno deicentri, e che costituisce il contesto in cui i bambinicrescono e imparano». Una comunità partecipe ecoinvolta è la migliore garanzia che i diritti dei bam-bini vengano pienamente rispettati.

Info: www.asosolac.org e www.asa-onlus.org(gruppo di appoggio in Italia con sede a Thiene).

�Lucia Gennaro

ASA ECUADOR L’organizzazione gestisce centri, biblioteche e doposcuola per bambini e ragazzi nella zona nord di Quito

Obiettivo: lo sviluppo fisico, psicologico e sociale dei piccoli

VIP PADOVA La salute dei bambini secondo i clown di corsia

In ogni intervento di clownterapia è fondamentale

avere chiaro che il benessere

del bambino va di paripasso con quello dei suoi genitori

LA DIFESA DEL POPOLO20 MAGGIO 2012IV � WorldSocialAgenda

�storie

�Direttore del Saint Martin a Nya-hururu in Kenya, James Njoroge

lavora da diversi anni come volontarionella casa Talitha Kum che ospita piùdi 60 bambine e bambini orfani, malatidi Aids. Ogni settimana Njoroge dedicauna parte del suo tempo a incontrare eascoltare i ragazzi che vivono in questastruttura. “The talking help”, lo chiamalui, counseling è il nome tecnico. L’aiu-to, infatti, sta nel riuscire a farli parlare,questi bambini, nel dare loro la possi-bilità di raccontare le proprie paure, lapropria rabbia o la propria resa davantialle difficoltà della vita, davanti allasensazione di non valere più nulla per-ché non più capaci di attirare l’amoredi chi stava loro intorno. Non si tratta diun aiuto improvvisato: farsi carico dellasofferenza di chi, ancora piccolo, ha vi-

sto morire i genitori e gli amici di unamalattia di cui egli stesso è portatore,richiede grandi doti umane e una note-vole preparazione professionale. Ja-mes Njoroge, come gli altri volontaridel St Martin che si dedicano a questaattività, segue un filo sottile e chiaro inogni rapporto di counseling con questiragazzi: crea con loro una relazione difiducia e ascolto che li aiuti a esplorarele proprie emozioni perché, sentendosicompresi e rassicurati, siano capaci ditrovare il proprio posto nel mondo e ildesiderio di dare senso alla loro vita.

Il counseling, alla casa TalithaKum, è proposto non solo come attivitàindividuale ma anche di gruppo, per-ché è nella comunità che il St Martinvede la risorsa più importante: il sensodi appartenenza è infatti una delle mol-

le fondamentali per riacquistare l’auto-stima da parte di chi ha perso la fidu-cia in se stesso e nella vita. Questa di-mensione comunitaria accompagna illavoro di counseling anche grazie auna rete di solidarietà intessuta neglianni: intorno a ogni bambina e bambi-no che vive in questa casa, infatti, sonocoinvolti parenti e amici, persone di ri-ferimento e l’intera comunità che so-stiene e accompagna il lavoro dei pro-fessionisti.

«A Talitha Kum non si fanno mira-coli, aggiungere giorni alla vita di que-sti bambini è praticamente impossibi-le – racconta James Njoroge – ma nonsi rinuncia un solo giorno a fare delproprio meglio per aggiungere vita aigiorni che ognuno di loro ha».

�F. B.

SAINT MARTIN-KENYA L’esperienza della casa Talitha Kum per bambini orfani malati di Aids In alto a destra, un momentodell’incontrodei clown di corsia Vipdi Padova con la classe3C del Ducad’Aosta. Vipha curato,inoltre, un momento di formazioneper glieducatoricoinvolti nei laboratoridella Wsa.Qui sopra,due bambinidell’Ecuadorin un asilogestito daAsa a Quito.

Dialogo, ascolto e fiducia per “aggiungere” vita � Il Saint Martin Csa è una realtà sorta a Nyahururu, in Kenya,nel 1999 per iniziativa di don Gabriele Pipinato, presidentedi Fondazione Fontana. Il motto “Only through community”,

solo attraverso la comunità, riassume l’approccio del St Martin,che attualmente coinvolge una rete di oltre 1.300 volontari, tuttiprovenienti dalla comunità locale.

Il lavoro è organizzato in diversi programmi: diritti umani; per-sone con disabilità; bambini di strada; Hiv-Aids e abuso di alcol edroghe; microcredito. In tutte le attività vi è sempre un’attenzioneparticolare ai bambini: un esempio è la casa Talitha Kum, cheospita bambini orfani sieropositivi. Il programma che si occupa dibambini e bambine di strada li accoglie in tre centri in cui i piccolivengono aiutati a superare gli shock e a riguadagnare la fiducia insé stessi. La permanenza in questi centri è temporanea: i bambinivengono poi restituiti alla famiglia –quando possibile – o reintro-dotti nella comunità di provenienza. Il programma per le personedisabili, infine, offre un servizio di fisioterapia per molti bambini ededuca i genitori ad accettare e a valorizzare le fragilità dei figli e leproprie, facendole così diventare il fulcro della vita familiare e co-munitaria. Per informazioni: www.saintmartin-kenya.org

�L. G.

SOLO ATTRAVERSO LA COMUNITÀ Motto del Saint Martin

Nella foto qui sotto, Acqua per tutti di Iris Biasio,

4C del liceo artistico Modigliani.

Page 5: Dossier Voglio diventare grande

�Nonostante i temi che laWsa affronta possano sem-

brare di difficile comprensioneper i più piccoli, sono proprio lo-ro, gli alunni delle scuole ele-mentari e medie, che stupisconoper la capacità di cogliere lequestioni affrontate. Mai comequest’anno ci è sembrato impor-tante parlare a loro visto che ilquarto obiettivo si occupa pro-prio della salute e del benesseredell’infanzia. I laboratori nellescuole permettono ai bambini eai ragazzi di affrontare contenutidifficili con modalità giocose,senza per questo perdere lacomplessità dei temi trattati.

Per progettare i percorsi ab-biamo lavorato in rete. Attraver-so alcuni incontri di formazioneorganizzati dalla FondazioneFontana, Carolina Guzman del-l’associazione Amici dei Popoli(per i laboratori nelle classi 1e e2e della scuola primaria), Giorgio

Pusceddu della Caritas diocesa-na di Padova (per le classi 3e

della primaria), Sabrina Silvestrie Chiara Candeo di casa fami-glia In-con-tra (per le classi 4e e5e della primaria), Giorgia Bettiodi associazione Fare e LauraZordan dell’associazione Amicidei Popoli (per la scuola secon-daria di 1° grado) hanno ideatole attività da proporre nelle clas-si: laboratori differenziati in baseall’età, che hanno però in comu-ne lo stesso approccio e la stes-sa attenzione a proporre azioniconcrete che anche i bambinipossono realizzare nella loro vitadi tutti i giorni. Tutti i materialirelativi ai laboratori sono a di-sposizione sul sito della Wsa.

Per approfondire: www.amicideipopoli.orgwww.caritaspadova.itcasaincontra@libero.ite www.fare-pd.org

�L. G.

ASSOCIAZIONI PARTNER Quattro realtà padovane

Lavoro di rete per i laboratori

� Tappa imprescindibile del progetto Wsa, è stata anche quest’anno la formazione proposta aidocenti aderenti al percorso. Quattro gli incontri che hanno aiutato a inquadrare la tematicadella salute dell’infanzia e a leggere i numeri della mortalità infantile, proponendo alcune inte-

ressanti chiavi di lettura e arricchendo l’approccio generale e teorico con alcune esperienze concrete.Ad accompagnare i cento insegnanti in questo percorso di approfondimento si sono succeduti il dot-tor Mauro Anselmi, Homero Viteri, direttore di Asa in Ecuador, James Njoroge, direttore del St. Martinin Kenya, il professor Gianpiero Dalla Zuanna (nella foto) e il dottor Carlo Moretti.

FORMAZIONE INSEGNANTI Quattro incontri per inquadrare la tematica di quest’anno

LA DIFESA DEL POPOLO20 MAGGIO 2012 FondazioneFontana � V

� Sulla salute e sulla mortalità in-fantile è stato realizzato un dossiercon la funzione di guida didattica e di

materiale di supporto all’apprendimento pergli insegnanti (di tutti gli ordini e gradi scola-stici) e per gli studenti (in particolare quellidelle scuole secondarie di 2° grado) parteci-panti ai percorsi formativi proposti da Fonda-zione Fontana. Il dossier è disponibile on-linealla pagina www.worldsocialagenda.org/dossier-obiettivo-4 del sito dedicato al pro-getto World Social Agenda ed è suddiviso insei capitoli.

È una raccolta di testi (articoli, rapporti,statistiche) e di materiali (narrativi, audiovisi-vi, ludico-educativi) che mirano ad approfon-dire le due facce della problematica delquarto obiettivo: la mortalità infantile (capito-lo 1) e la salute dell’infanzia (capitolo 2).L’approccio con il quale sono stati selezionati

i dati, le informazioni e le fonti tiene contodei determinanti della salute, cioè di queifattori che influenzano lo stato di salute di unindividuo e di una comunità: fattori genetici,politici, socio-economici, ambientali, culturali(legati agli stili di vita), di accesso ai servizi.La geografia mondiale della salute restitui-sce un quadro profondamente disomogeneoe ineguale: le strategie di prevenzione, le po-litiche sanitarie, la disponibilità di risorse va-riano da un paese all’altro e molto spessoanche al loro interno i paesi mostrano pro-fonde differenze.

L’intento del dossier è anche quello didare un volto e una storia ai numeri e ai datistatistici, mostrando gli aspetti più umani divicende complesse e tragiche; ma anche dicollocare gli eventi nel loro contesto territo-riale. Per questa ragione, i capitoli 1 e 2 so-no stati organizzati in tre parti: una dedicata

alle statistiche, una ai casi di studio, alle sto-rie e ai racconti di vita e una alla cartografia.

Nei successivi capitoli (3, 4 e 5) è statodato ampio spazio alle proposte letterarie, ci-nematografiche e musicali nazionali e inter-nazionali legate alla malattia, all’ospedalizza-zione, al diritto alla salute, alle diversità-disa-bilità e alla salute nel mondo. Queste propo-ste sono state organizzate in modo tale daoffrire indicazioni adeguate per la scuola pri-maria, per la secondaria di primo e di secon-do grado. Infine, il capitolo 6 costruisce ottopercorsi tematici per la scuola secondaria di2° grado intrecciando i diversi contenuti pro-posti nell’intero dossier.

Il formato digitale del dossier ha consen-tito l’arricchimento del testo con collega-menti ipertestuali alle fonti e ai documentioriginali segnalati. Buona navigazione.

�S. B.

DOSSIER ON-LINE Guida didattica e materiale di supporto per insegnanti e studenti

Per navigare tra testi, statistiche, video, materiali educativi...

� Quando l’Onu ha redat-to la dichiarazione delmillennio, ha assegna-

to alla società civile un ruo-lo ben preciso: quello direndere responsabile e mo-bilitare la comunità intornoai grandi temi messi a fuocodagli otto Obiettivi di svi-luppo del millennio. Fonda-zione Fontana ha raccoltoanche quest’anno la sfida,perché di sfida si tratta se sicrede che la comunità siaformata da tutte le personeche vi appartengono, anchedai più piccoli, e si è con-vinti che la responsabilità èun valore che va coltivatoda sempre.

Così, per il quinto annoconsecutivo, il progettoWorld Social Agenda si èmesso in rete con il territo-rio padovano ed è entratonelle scuole per parlare diuno di questi otto obiettivi:il quarto, quello che chiededi ridurre la mortalità infan-tile. Ma da dove iniziare? Ilcammino ha di fatto prose-guito una strada già traccia-ta nei due anni passati,quando si è parlato di gran-di malattie e di salute ma-terna: parlare di mortalitàinfantile ha significato chie-dersi per quali cause i bam-bini muoiono e quali sono ifattori che ne determinanouna migliore o una peggioresalute.

L’approccio quindi, co-me nei due anni passati, èstato quello di leggere il te-ma della salute alla luce deisuoi fattori determinanti: stabene quel bambino che nonsolo ha l’accesso ai farmacie alle strutture sanitarie, mache è anche correttamentenutrito, vive in un ambientesano, ha una famiglia e unacomunità che gli voglionobene, vive in uno stato ca-pace di farsi carico del suofuturo garantendogli queidiritti che la Convenzione

dei diritti dell’infanzia edell’adolescenza ha sancito.E chi meglio dei bambinipuò parlare e riflettere suqueste cose, loro che bam-bini sono e che possono perprimi capire cosa significhila carenza anche di uno solodi questi determinanti? I laboratori dedicati allescuole primarie e seconda-rie di primo grado si sonoquindi strutturati intorno aqueste tematiche coinvol-gendo nella riflessione piùdi cento classi di Padova eprovincia.

Intenso è stato anchel’approfondimento avviatocon gli studenti delle scuolesuperiori: chiedere a ragaz-ze e ragazzi di quest’età diconfrontarsi con il tema del-la morte, di interrogarsi sul-la sofferenza e la malattiadei più piccoli, di cercare dicapire e conoscere situazio-ni vicine e lontane è statauna sfida davvero appassio-nante. E loro non si sono ti-rati indietro: con il supportodelle loro insegnanti, più di400 studenti hanno accetta-to il confronto e si sonomessi in gioco elaborando amodo loro queste difficilitematiche.

�F. B.

WORLD SOCIAL AGENDA 2011-12 Continua il percorso iniziato 5 anni fa

Focus sul quarto obiettivo di sviluppo

�progettoWsa

A sinistra,particolare della mappa che deforma i paesi rispetto al numero di bambini morti al di sotto delprimo anno di vita (www.worldmapper.org). In alto a sinistra,L’albero di ValeriaSette, 3D del liceoartisticoModigliani. In centro pagina,mappa dellaprovincia di Padova conindicazione dellescuole che hannopartecipato allaWsa 2011-2012.

Page 6: Dossier Voglio diventare grande

�LA DIFESA DEL POPOLO

20 MAGGIO 2012VI � WorldSocialAgenda

� Due esigenze hannoaccompagnato la propostadella Wsa sul 4° obiettivo

per le prime due classi dellescuole primarie: parlare di saluteinfantile, più che di mortalità,con il linguaggio adatto ma sen-za banalizzare; creare un conte-nitore che facesse da schermo aun tema che richiama dolore esofferenza. Carolina Guzman,dell’associazione Amici dei po-poli, ha trovato questo schermonello strumento della fiaba. «Conl’aiuto dei burattini, i bambinisono stati trasportati nel regnodi Teslau (anagramma di salute).Hanno conosciuto un principino,

a cui le fate del regno avevanofatto molti doni: rappresentavanole aspettative dei genitori verso ilfiglio. Non era stata invitata lafata degli imprevisti, ma lei co-munque aveva portato un dono:vedere lontanissimo. Questo, pe-rò, avrebbe fatto precipitare ilprincipino nelle tenebre, dovec’era tutto il malessere non cu-rabile con le medicine».

A questo punto i bambinisono stati chiamati ad agire: ilprincipino aveva bisogno di loroper superare questo malessere.«Attraverso il disegno, e attin-gendo alle loro esperienze, han-no proposto alcune soluzioni:

avere mamma e papà vicini, lapresenza degli amici, coinvolge-re un clown…». Il principino poispiegava ai bambini il motivodella sua tristezza: il dono rice-vuto dalla fata degli imprevisti,gli aveva mostrato il suo regno esoprattutto le situazioni di diffi-coltà per i bambini. Doveva par-tire, quindi, per visitare questesituazioni e li invitava con lui.

I bambini hanno preparato lavaligia con i determinanti dellasalute e hanno visitato tre cittàin cui l’infanzia era in pericoloper analfabetismo materno (lemamme non si ricordavano piùcome si crescevano i bambini),

guerra (mancava la libertà e, diconseguenza, molto altro), sba-dataggine (qui, in particolare, ibambini non venivano informatidei pericoli in casa e fuori).

«In questo percorso più voltei bambini si sono meravigliatidella disparità, nel mondo, trachi ha la salute e chi no. Mi hacolpito, inoltre, il loro approccioalla guerra: inizialmente reagiva-no come se fosse una prova dipotenza, poi ne capivano le con-seguenze. Era importante, so-prattutto, che cogliessero che cisono bambini che non possonodire: “Voglio diventare grande”».

«È fondamentale che un in-

segnante non si limiti alle quat-tro ore di attività previste dalprogetto della Wsa – sottolineaChiara Maracci, che insegna let-tere nella scuola media di Vigon-za – Fare qualcosa in più servea consolidare le informazioni».Dalla revisione fatta in classedopo l’esperienza, è emerso che«la proposta ha lasciato il segno.Un ragazzo di prima media hadetto: “Ho conosciuto il 4° obiet-tivo, ho capito che c’è interdi-pendenza tra tutti gli obiettivi eche sono tanti i fattori che con-corrono alla mortalità”».

Parlare di determinanti dellasalute non è stato facile, ma ha

EDUCATORI E INSEGNANTI Le attività in classe provocano a impegnarsi ogni giorno anche oltre la Wsa

� Di che cosa ha bisogno unbambino per stare bene?Intorno a questa domanda

è ruotato il percorso proposto,nell’ambito della Wsa di que-st’anno, agli alunni delle scuoleprimarie di Padova e provincia.Maria Chiara, Sofia e i lorocompagni della classe quartadella primaria Manzoni di Li-mena hanno risposto così: man-giare cibi sani, bere acqua pota-bile, avere una famiglia, gioca-re, vivere in un ambiente pulito,ricevere le cure necessarie...«Ma anche essere libero» sotto-linea Maria Chiara. «E non la-vorare» continua Sofia. In sinte-si, secondo le due compagne:essere felice.

Con l’aiuto di un alieno chevoleva diventare bambino, e so-prattutto con le proposte di dueeducatrici della casa famigliaIn-con-tra, Chiara Candeo e Sa-brina Silvestri, gli alunni dellequarte e quinte sono stati ac-compagnati ad affrontare un te-ma che li coinvolge in primapersona: salute e benessere del-l’infanzia. Hanno scoperto ciòche serve ai bambini per starebene, ma che ce ne sono tanti lacui salute non è garantita «per-ché, ad esempio, l’ospedale ètroppo lontano oppure le mam-me non sono informate sulle cu-re adatte per loro» sottolinea

Sofia. «Non pensavo che ognigiorno morissero così tantibambini» dice Maria Chiara. Enon solo nei paesi in via di svi-luppo: “qui da noi” la primacausa di mortalità per i bambinisono gli incidenti.

Ragionare sulla salute deibambini, per Maria Chiara e So-fia, è stata una tappa del percor-so iniziato in prima elementareapprofondendo il 7° obiettivo epoi, di anno in anno, fino al 4°.«Ci piacerebbe continuare an-che alle medie» dicono entram-be. «Perché è bella l’idea –spiega Sofia – che si possanoraggiungere gli obiettivi di svi-luppo entro il 2015. Anzi, sareb-be giusto che l’impegno andas-se oltre quella data». «Il mondova sempre migliorato – eviden-zia Maria Chiara – e noi possia-mo dare un contributo».

La classe di Eugenio e Fran-cesco – che sono in terza allamedia Mameli di Padova – èstata coinvolta nell’individuarele problematiche relative allasalute dei bambini e nell’inven-tare soluzioni a partire dai de-terminanti della salute: ambien-te, alimentazione, società, eco-nomia, politica, sanità, istruzio-ne. «Ci è stato chiesto, poi, divalutare le soluzioni – raccontaFrancesco – e hanno “vinto” lepiù realizzabili come, ad esem-

pio, vaccinare i bambini». Quest’approccio, curato da

Giorgia Bettio dell’associazioneFare, ha permesso ai ragazzi diaprire gli occhi sulle condizionidi salute dell’infanzia nel mon-do. Scoprire, ad esempio, checontro la malaria basterebbe unzanzariera o che, spesso, i bam-bini muoiono perché gli adultiignorano certe informazioni,porta Eugenio e Francesco a di-re: «Se lasciamo morire unbambino, che futuro ci sarà?».Secondo loro i bambini hannobisogno sì di cibo, istruzione,cure adeguate... «ma anche dinon essere in condizione dischiavitù, non solo in Africa»sottolinea Eugenio. «Sono espe-rienze che tolgono il sorriso e ladignità» evidenzia Francesco.Proprio lui, all’inizio dell’annoscolastico, ha dovuto fare i con-

ti con un problema di salute:durante un bivacco con gliscout ha avuto un incidente. «Èstato un grande shock per tutti.In classe ci siamo interrogati su cosa poteva farlo stare me-glio mentre era in ospedale»racconta Eugenio. «È stato im-portante – spiega Francesco –avere vicino i miei genitori e gliamici, ma anche poter contaresu medici che mi spiegavanocon pazienza le cure».

Di fronte a quest’esperienza,e dopo aver sentito quali sono lecondizioni di salute dei bambini nel mondo, i due compagnihanno chiaro come impegnarsiin favore del 4° obiettivo: «Stu-diare e informarci, prima di tut-to. Ma anche accorgerci che pu-re nel nostro piccolo i bambinichiedono salute e benessere».

�Patrizia Parodi

ELEMENTARI E MEDIE Alunni in prima linea per rispondere, a loro misura, a una domanda chiave

� Obiettivo 8: lavorare insieme per lo sviluppoumano. Obiettivo 7: migliorare la qualità dellavita e il rispetto per l’ambiente. Obiettivo 6:

combattere l’Aids, la malaria e le altre malattie.Obiettivo 5: migliorare la salute delle gestanti.Obiettivo 4: ridurre la mortalità infantile. Sono que-sti gli Obiettivi di sviluppo del millennio che la WorldSocial Agenda ha ripercorso dal 2007-2008 a og-gi, con gli insegnanti e gli studenti delle scuole pri-marie e secondarie di 1° e 2° grado della città edella provincia di Padova.

I percorsi nelle scuole primarie coinvolgonoogni anno circa 1.200 alunni. A Cadoneghe (Pado-va) in particolare, la risposta da parte delle scuole,del territorio e delle istituzioni è sempre stata estre-mamente positiva. Le scuole primarie Alberti, Galileie Zanon da lungo tempo partecipano alle attivitàproposte dalla Wsa: alcune classi hanno seguito ilpercorso dalla prima (obiettivo 8) alla quinta (obiet-tivo 4). Quest’anno si è deciso di valorizzare il lavo-

ro svolto finora con la realizzazione di un video cheha come protagonisti i bambini.

Le riprese sono state realizzate all’interno dellescuole: per preparare gli alunni, le docenti hannoripercorso con loro i temi affrontati nei laboratorisugli Obiettivi di sviluppo del millennio. La rispostadei bambini è stata di grande entusiasmo e com-petenza, non solo per quanto riguarda i percorsi piùrecenti ma anche per quelli degli anni passati: sisono organizzati e hanno preparato scenette, dise-gni, coreografie, che hanno riproposto di fronte allatelecamera. Il risultato è un mosaico di immagini incui i bambini raccontano dal loro punto di vista i te-mi relativi agli obiettivi.

Il video, realizzato da Marco Zuin, sarà visibilenel corso dell’evento “Voglio diventare grande”, cheavrà luogo nell’auditorium Ramin in via Rigotti aCadoneghe il 25 maggio dalle 18.30. Sono invitati ibambini, i genitori, gli insegnanti e la cittadinanza.

�L. G.

CADONEGHE Un video, tre scuole primarie e cinque edizioni della Wsa

aperto gli orizzonti: «Alcuni ra-gazzi sono rimasti impressionatidal fatto che la mortalità infanti-le dipenda anche da alcunescelte dei governi. E che la man-canza di istruzione impedisca dicurare i bambini e salvare loro lavita». Il lavoro su questo 4°obiettivo è stato, secondo l’inse-gnante, di ampio respiro: «I ra-gazzi hanno ricevuto molti dati ealcuni li hanno particolarmenteimpressionati, come quelli sullemorti giornaliere dei bambini.Tutte le informazioni, come neglianni precedenti, sono servite astravolgere lo stereotipo per cuisolo nel Sud del mondo si vivemale. L’infanzia va curata anchequi e noi adulti, per primi, nesiamo responsabili».

Per Chiara Maracci, che hamolto apprezzato il percorso diformazione per gli insegnanti, laproposta della Wsa è una vera epropria «formazione all’esserecittadini del mondo». Che, comedetto all’inizio, non può esaurirsinei due incontri previsti e va ac-compagnata da un mandatopreciso ai ragazzi, che lei ripetesempre: «Siete giovani e già po-tete fare qualcosa».

�P. P.

Nelle foto di questo articolo, due momenti dei laboratori

condotti da Giorgio Pusceddu di Caritas e Carolina Guzman

di Amici dei Popoli.

percorsiscuole

Di cosa ha bisogno un bambino per stare bene?

Formati all’essere cittadini del mondo

Il punto di vista degli alunni sugli obiettivi

Qui sotto, un dettagliodei materialiutilizzati nelle attivitàdelle scuolemedie. In bassoa sinistra, due fermi-immagine del videorealizzato con gli alunnidelle scuoleprimarie di Cadoneghe.

Page 7: Dossier Voglio diventare grande

LA DIFESA DEL POPOLO20 MAGGIO 2012 FondazioneFontana � VII

� Il materiale prodottoquest’anno, nell’ambitodella Wsa, verrà portato

all’esame. «Per dimostrare –spiega Giacomo Frasson del-la 5A del liceo artistico Mo-digliani di Padova – che co-me classe abbiamo cercatospunti di formazione al difuori del percorso scolasti-co». “Faranno testo”, in par-ticolare, gli articoli che cia-scuno studente ha scritto ri-spetto al 4° obiettivo di svi-luppo. «Io, dopo aver ascol-tato alcuni racconti sul SaintMartin, in Kenya, e in parti-colare sui bambini morti di

Aids, ho scelto di approfondire il rapportotra l’approccio di questa realtà – che si basasul coinvolgimento della comunità – e il no-stro. Qui da noi, se abbiamo una capacità,ce la teniamo e la sviluppiamo da soli, per-ché non ce la rubino. Al Saint Martin la con-dividono con la comunità e la fanno diven-tare motivo di sviluppo». Giacomo ha scrit-to anche dell’esperienza di Emergency nelnostro territorio, della salute dei bambini inGiappone dopo il disastro di Fukushima edell’influenza del sistema delle caste sullasalute dei bambini indiani. Tutti i suoi arti-coli, come quelli degli altri studenti delle su-periori che hanno partecipato alla Wsa, sonostati pubblicati in un blog (vedi box a fian-co) con l’invito a dire la propria sui temiproposti dagli altri. «Mi ha fatto piacere leggere diversi punti di vista: è stato arric-chente».

Oltre agli articoli, le classi del Modiglia-ni hanno ricevuto un altro compito: realizza-re delle opere sul 4° obiettivo, che avesserocome destinatari i bambini. «È stato difficilecapire come parlare di mortalità infantile aipiù piccoli. Il lavoro è stato prima di tuttopersonale e poi di progettazione vera e pro-pria del libro». Giacomo ha realizzato un li-bro d’artista insieme a una compagna, SaraMagnetti. «Siamo partiti da un tema che leiaveva realizzato alle medie e che si collega-va alla mia ricerca sul Saint Martin. Unabambina del Kenya, Bakita, orfana dei geni-tori, parla con un’amica e le racconta, tra levarie cose, di suo fratello, che è un bambinosoldato. Abbiamo scelto di non soffermarciin particolare su un argomento, ma dare de-gli spunti». Giacomo e Sara volevano sti-molare la curiosità dei bambini e dare lorola possibilità di approfondire ciò che li col-pisce.

«Per attirare l’attenzione, abbiamo crea-to una copertina che riproduce un volto e haun turbante di stoffa. Le pagine sono realiz-zate in modalità pop up ed è stato dato rilie-vo alle figure». Con questa modalità, tuttada toccare, Giacomo e Sara hanno volutoraccontare della possibilità, per i bambini, disviluppare la propria coscienza personaleper comprendere la situazione che li circon-da. E di reagire di conseguenza. Ecco per-ché, per parlare di mortalità infantile, hannoconcluso il loro libro d’artista con un chiaromessaggio di vita: Bakita confida all’amicail suo desiderio di diventare una maestra.

I libri d’artista verranno messi in mostrae i bambini potranno “farne esperienza”.

�P. P.

SUPERIORI Articoli da condividere in rete e, per il Modigliani, anche libri d’artista

Provocati dalla salute dell’infanziaBLOG Con la supervisione di Giulio Mozzi

� La collaborazione tra lo scrittore Giulio Mozzi e Fon-dazione Fontana si è rinnovata quest’anno, all’interno

del percorso Wsa, attraverso l’apertura di un blog – visibilealla pagina www.worldsocialagenda.org/quartoobiettivopd –dedicato alle classi delle scuole superiori che hanno parte-cipato al progetto sul quarto Obiettivo di sviluppo del mil-lennio. Si chiama “blog” una pagina virtuale sulla quale chi

è autorizzato a intervenire puòpubblicare dei documenti e com-mentare quanto viene pubblicatodagli altri. L’invito rivolto alle classiè stato di cercare materiali che ri-guardassero la mortalità, la salutee il benessere dei bambini e dellebambine nel mondo, di pubblicarlisecondo criteri dati e di commen-tarli secondo regole prestabilitesotto la supervisione di Giulio Moz-zi, di Fondazione Fontana e degliinsegnanti. 11 le classi di sei di-versi istituti scolastici che hanno

raccolto la sfida con un totale di 319 articoli pubblicati, 705commenti condivisi, 14.175 visite al blog.

Le indicazioni di Giulio Mozzi – “fatevi delle domande” e“cercate di capire di cosa esattamente state parlando” – sisono tradotte nelle moltissime tematiche trattate dagli stu-denti: dai dati sulla mortalità infantile alle sue cause, dallacondizione dei bambini soldato alla situazione dei bambinilavoratori in Italia e nel mondo, dallo stato della ricerca ri-spetto a rare malattie genetiche alle malattie causate da di-sastri ambientali fino alla descrizione di casi di studio parti-colarmente significativi. Molto interessanti i commenti che iragazzi hanno “postato”, come si dice in termini tecnici, sulblog, arrivando ad aprire vere e proprie discussioni su alcu-ni temi particolarmente vicini a loro o scoperti per la primavolta grazie a questo strumento di condivisione.

�F. B.�su

lweb

319 articoli, 705 commenti

�Nel preparare “Voglio diventare grande” te-mevo che, parlando di bambini e mortalità, sa-

remmo finiti nelle sabbie mobili del sentimentali-smo, poiché è difficile raccontare il dolore dell’inno-cenza senza che la commozione prenda il soprav-vento. È stato nel lavoro preliminare di lettura che ciè venuto in soccorso il protagonista di Domani avròvent’anni di Alain Mabanckou. «Voglio vivere!» urlamentre viene alla luce. Quell’urlo rabbioso ma vitaleavrebbe rappresentato il fulcro del reading. Un rea-ding che non avrebbe parlato solo di sfruttamento emortalità ma soprattutto di diritti, di speranza, dirinnovamento. Un rinnovamento sociale che final-mente ponga al centro dell’agenda politica ed eco-nomica le nuove generazioni.

Anche la selezione musicale curata da OfficinaFrancavilla era volta a esaltare la vitalità di questestorie di bimbi che tentano di sopravvivere nono-stante le difficoltà. E così, perfino nel libro di SandraArenal Non c’è tempo per giocare, secco e terribilenel riportare le testimonianze dei bambini messica-ni, si ritrova un barlume di speranza nell’irriducibileforza d’animo dei piccoli.

Nella selezione abbiamo inserito anche l’artico-lo di Alessandra Ballerini sulle condizioni di perma-nenza dei profughi tunisini nel centro di soccorso eprima accoglienza di Contrada Imbriacola, a Lam-pedusa. Oscar e la dama in rosa di Eric-EmmanuelSchmitt ci ha offerto invece l’occasione per riflette-re sulla malattia e la morte infantile nel mondo oc-cidentale. Abbiamo voluto concludere con la letterain appendice a Le figlie perdute della Cina di Xin-ran, nella quale una madre olandese immagina diringraziare le madri cinesi delle sue due figlie adot-tive condividendo con loro la gioia nel veder cresce-re le loro figlie.

Il nostro intento non era certo quello di inse-gnare qualcosa ai ragazzi, quanto piuttosto di con-dividere con loro un percorso fatto di suggestioni eframmenti. Nella speranza che, assieme a loro, sipossa finalmente garantire ai bambini il diritto dicrescere. Info: www.zeldasrl.com

�Filippo Tognazzoattore

READING Filippo Tognazzo e Officina Francavilla

Parole e musicaper dire speranza

LABORATORIO Anna Berton e le opere d’arte create dagli studenti

Dalla paura all’energia creativa� L’esperienza laboratoriale

con le classi del liceo artisticoModigliani nell’ambito del pro-

getto Wsa sulla salute dell’infanzia èstata per me speciale, arricchente,profonda. Parlare con i giovani di unargomento così particolare non è co-sa da poco: attraversare la tematicadella malattia, farla propria, svisce-rarla per tradurla in opere artistichededicate ai più piccoli, è stata unavera sfida.

La prima reazione degli studentiè stata, infatti, in buona parte di pau-ra e diffidenza. Man mano però che ilprogetto artistico ha preso forma, lapaura e l’incomprensione si sono tra-sformate in energia creativa. Nel mo-

mento in cui la progettualità ha datospazio alla definizione chiara degliobiettivi, ogni studente ha saputo da-re il meglio di sé nell’esprimere mes-saggi comunicativi forti e chiari apartire da una prospettiva personalee utilizzando le proprie caratteristicheartistiche.

Fondamentale in questo percorsoè stato il lavoro delle insegnanti, chehanno seguito il percorso dei lorostudenti dedicando a ognuno un’at-tenzione particolare e permettendo,così, l’espressione del pensiero origi-nale di ciascuno.

Con il supporto di FondazioneFontana, ci si è concentrati sullo stu-dio della tematica, per trasformare le

proprie emozioni, i dati oggettivi e gliobiettivi comunicativi in un lavoromanuale creativo di qualità.

Per elaborare la propria operad’arte, ogni studente ha scelto quel-l’ambito della tematica della malattiadal quale si è sentito più attratto oche ha ritenuto in qualche modo piùvicino a sé. C’è chi si è espresso apartire dal proprio vissuto personale,chi ha voluto mettere in mostra i datioggettivi, chi si è concentrato più sullato estetico ed emozionale, chi haproposto delle soluzioni, chi ha mes-so in evidenza l’aspetto tragico dellamalattia e chi ha espresso dei sem-plici consigli pratici.

Molte le idee e gli argomenti toc-

cati e tutti interessanti: il connubiofra riflessione, creazione, fantasia emessaggio ha dato vita a opere d’ar-te e comunicazione davvero originalie funzionali.

Progetti come questo, realizzatiall’interno degli istituti scolastici, so-no garanzia di arricchimento intellet-tuale, creativo e sociale, proprio per igiovani che sono il futuro del mondo.

�Anna Bertonillustratrice per l’infanzia

� Anche quest’anno le classi dellescuole superiori partecipanti al per-corso Wsa hanno rielaborato i con-

tenuti approfonditi nel corso del progetto,facendoli diventare dei brevi video. Sottola guida del videomaker Marco Zuin, daanni collaboratore di Fondazione Fontanain questo e in altri progetti, sette classi dicinque diversi istituti scolastici di Padovae provincia hanno tradotto in immagini esuoni i temi legati alla salute e al benes-sere di bambine e bambini. Filo condutto-re di questi lavori è stata la Convenzionedei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza,promulgata dall’Onu nel 1989: diritti chevalgono per tutti i bambini e le bambine acui devono essere garantiti non solo cibo,cure e istruzione ma anche protezione intempo di guerra e rifugio in caso di ne-cessità. Visto che quest’anno la Wsa si è

occupata dell’infanzia, la scelta è stata dichiedere agli studenti delle superiori dielaborare dei messaggi comprensibili aipiù piccoli. Per facilitare questo contattosi è utilizzata la tecnica dello stop motion,che permette di dar vita a oggetti e im-magini creando storie animate. Ne sonorisultati sette brevi video che accompa-gnano lo spettatore, piccolo o grande chesia, alla scoperta di quelle attenzioni dicui ogni bambino ha il diritto di godere eche ne devono garantire benessere e sa-lute in qualsiasi parte del mondo e inqualsiasi situazione egli viva.

I video accompagneranno la mostradelle tavole e dei libri d’artista prodottidagli studenti del liceo artistico Modiglianie saranno visibili sul sito www.worldsocialagenda.org/quartoobiettivopd

�F. B.

VIDEO Studenti accompagnati da Marco Zuin

Sette “messaggi” sui diritti dei piccoli

�percorsi

scuole

Qui sopra, un’immagine del video realizzato dalla classe 1B del liceoscientifico Curiel; nel box, Fumo e farfalle di Marta Fracasso, 4D delliceo artistico Modigliani. In alto, Storie in tasca di Martina Tonello,5A dello stesso istituto. A metà pagina, Fantasticando casa di LuisaCipolla e Nicole Parman, 5B dello stesso istituto.

Page 8: Dossier Voglio diventare grande

LA DIFESA DEL POPOLO20 MAGGIO 2012VIII � WorldSocialAgenda

� Dopo il video L’attesa fragile, presen-tato nel maggio 2011 a conclusionedel progetto Wsa sulla salute materna

(obiettivo 5), Fondazione Fontana tornaquest’anno con un nuovo documentario daltitolo Voglio diventare grande che parte an-cora dalla maternità per arrivare a parlaredella salute dell’infanzia (obiettivo 4). Lo fascegliendo di raccontare esperienze prove-nienti dai territori in cui opera direttamente:Padova, Trento e Nyahururu, in Kenya.

«Abbiamo scelto di raccontare storiesemplici, non eclatanti. Storie di quotidiani-tà e di speranze – racconta Marco Zuin, ilregista che da anni collabora con Fondazio-ne Fontana e che ha firmato anche questonuovo documentario – Abbiamo messo aconfronto esperienze di maternità tra nordItalia e Nyahururu e ci siamo accorti che,tolte le differenze evidenti tra i due paesi, lasperanza di veder crescere i propri figli che

unisce tutte le donne, resta la stessa».«L’idea è stata di mettere in evidenza i

punti in comune più che le differenze – ag-giunge Luca Ramigni di Fondazione Fonta-na, che ha accompagnato Marco Zuin inKenya per le riprese – È una scelta contro-corrente. L’Africa ci fa pensare a donne chemuoiono di parto, bambini malnutriti, disa-bili rinchiusi in casa perché maledetti. Lun-gi da noi negare che ciò avvenga o non pen-sare all’imbarazzante divario socio-sanitarioche continua a esserci tra i nord e i sud. Co-me Fondazione Fontana abbiamo, però, fat-to una scelta “altra” perché convinti checercare ciò che ci unisce sia la strada perl’incontro tra le differenze e per una realecooperazione. Ecco allora che Josphine èuna donna che aspetta un bambino con lestesse preoccupazioni di ogni altra donnanella sua stessa condizione a ogni latitudine.È l’essere che porta in grembo che occupa isuoi pensieri: andrà tutto bene? Sarò capacedi educarlo a diventare un bravo cittadino?Chissà se riuscirà a laurearsi e ad avere unafamiglia. Ogni donna “in stato interessante”ha questi pensieri. L’essere “abitata” è lacondizione che accomuna tutte le madri el’“abitante” è centro delle loro vite».

E dalle attese delle madri di veder na-scere e crescere i propri figli sani e sereni, ilvideo porta a loro, ai piccoli, in un intrecciodi esperienze che parlano della loro fragilevita. «La storia di Josphine – racconta il re-gista – si mescola a quella padovana di Eli-sabetta e a quella trentina di Cinzia e delleloro figlie; il racconto di Ester, che fa l’in-fermiera al dispensario di Ol Moran in Ke-nya, si lega all’esperienza lavorativa di Sa-

ra, psicologa in un ospedale pediatrico diTrento... e a quella di Grace, la prima stu-dentessa disabile di una scuola che oggi fre-quenta conseguendo i migliori risultati dellaclasse».

«In mezzo a tante difficoltà – commentaancora Zuin, cercando quei fili che collega-no tutte le esperienze raccolte – ti accorgi diquanto siano determinanti non solo le strut-ture ospedaliere ma anche l’essere informatie condividere con la propria comunità o ilproprio nucleo familiare le informazioni».Sull’importanza della comunità torna ancheRamigni: «L’Africa ci riporta, ancora unavolta, con i piedi per terra ricordandoci l’es-senziale, ricordandoci che siamo, comun-que, di passaggio su questa terra. Dove nonci sono strutture adeguate è la comunità chediventa il nido cui affidarsi prima di pren-dere il volo, non solo incubatrice delle pre-occupazioni, ma anche luogo privilegiatoper la formazione educativa dei futuri citta-dini».

�F. B.

VIDEO Dal racconto della maternità alla salute dell’infanzia

Nord e sud s’incontrano

MOSTRAVOGLIO DIVENTARE GRANDEPer continuare a parlaredi salute dell’infanzia� La mostra realizzata dagli studenti dellescuole superiori che hanno partecipato allaWsa, vuole parlare di salute dei bambini aibambini ma è indubbiamente accattivanteanche per un pubblico adulto. Comprendedelle tavole illustrate, dei libri d’artista e dei video realizzati con la tecnica dello stopmotion. Può essere allestita in qualsiasi spa-zio, è fornita di tutti i supporti necessari ed ègratuita.

La mostra resterà allestita all’Mpx, in viaBonporti 22 a Padova, fino al 21 maggio.Verrà poi esposta secondo il seguente calen-dario: dal 21 al 25 maggio al liceo Cornaro invia Riccoboni 14 a Padova; dal 25 maggioall’1 giugno alla scuola primaria Galilei in viaRigotti 2 a Cadoneghe; dall’1 al 7 giugno allascuola secondaria di primo grado Beato Ar-naldo da Limena (nella via omonima).

Nei prossimi mesi la mostra verrà ospita-ta in ulteriori spazi. Il calendario verrà aggior-nato sul sito www.worldsocialagenda.org/quartoobiettivopd e sulla pagina facebookWorld-Social-Agenda-Quarto-e-Quinto-Obiettivo

INCONTRICOMUNI DI CADONEGHE E LIMENAInsieme a Fondazione Fontana per fare rete sul territorio� Due gli incontri che proseguiranno il cam-mino della Wsa in alcuni dei territori i cuialunni seguono da anni questo percorso cul-turale. Il primo, fissato per il 25 maggio alle ore 18.30 nell’auditorium Ramin di Ca-doneghe, è nato dalla collaborazione tra lescuole primarie, il comune e la FondazioneFontana e racconterà alla cittadinanza il pro-getto World Social Agenda lasciando unospazio particolare alle voce dei piccoli prota-gonisti.

Il secondo, dal titolo “Voglio diventaregrande, storie di qui e altrove” avrà luogo ilgiorno 7 giugno alle ore 20.45 nella sala Fal-cone e Borsellino per iniziativa del comune di

Limena. Sarà un’occasione per mettere incontatto il territorio con l’esperienza comuni-taria del St Martin raccontata da don GabrielePipinato e attraverso il video Voglio diventaregrande di Marco Zuin. Ci sarà inoltre l’oppor-tunità di conoscere il percorso World SocialAgenda, grazie alla voce delle insegnanti del-la scuola primaria, e di gustare l’accompa-gnamento musicale a cura di Damiano Tonel-lo e Andrea Rigoni.

APPUNTAMENTOSIMONA ATZORIL’ambasciatrice di Fondazione Fontana è a Padova con il nuovo spettacolo� Dopo il grande successo dello scorso an-no, Fondazione Fontana ripropone alla cittàun nuovo appuntamento con Simona Atzori.La data è fissata per giovedì 20 settembre al-le ore 20.45 al teatro Verdi, in via dei Livello32 a Padova. “Cosa ti manca per essere feli-ce?” è il titolo di questo nuovo lavoro dellacelebre ballerina: un titolo che collega questomomento artistico all’omonimo libro uscitonel 2011.

Con questo appuntamento si rinnova lacollaborazione tra Fondazione Fontana e Si-mona Atzori, recentemente confermata dalviaggio in Kenya grazie al quale, per la se-conda volta, la giovane artista ha portato lasua abilità al Saint Martin.

Per qualsiasi informazione su progetti, per-corsi ed eventi: Fondazione Fontana onlus, via Francesco Scipione Orologio 3 a PadovaTelefono: 0498079391Indirizzo e-mail: [email protected]

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�Aiutami a non avere pauraè uno spettacolo teatrale co-

raggioso, che affronta con estre-ma delicatezza e a tratti con leg-gerezza e ironia un tema tal-mente doloroso e spaventoso daessere spesso allontanato: lamalattia e la morte nell’infanzia.Lo spettacolo fa parte di un pro-getto più ampio, che comprendeanche il libro omonimo e chenasce dall’esperienza diretta afianco dei bambini ospedalizzatie dall’incontro con il mondo diadulti che li circonda. Adulti chesi trovano sempre impreparati difronte alla malattia dei piccoli,incomprensibile e sconvolgente.

Il progetto raccoglie storie,

aneddoti e ricordi di grandi epiccini dentro e fuori dall’ospe-dale pediatrico: ciò che emergeè che «anche nel dolore i bam-bini non perdono mai il contattocon il mondo magico, e aiutanoanche gli adulti a non averepaura» (Fabrizio Serra).

A volte, invece, spaventati difronte al dolore di vedere i proprifigli stare male, gli adulti nontengono conto del benessere deipiccoli. Aiutami a non averepaura, di Cristiana Voglino e Gi-sella Bein, intende dare «unsenso individuale al dolore cheaccomuna l’esperienza di chi haun figlio malato, far riflettere sulvalore della condivisione e sti-

molare un processo di relazione,sottolineando l’importanza dinon sentirsi soli nel propriodramma» (info: www.aiutamianonaverepaura.it).

La Fondazione Fontana hascelto di proporre lo spettacoloAiutami a non avere paura pro-prio per le sue caratteristiche diprofondità e leggerezza che aiu-tano ad ampliare la riflessione diquest’anno sulla salute e sul be-nessere dell’infanzia.

Aiutami a non avere paura,prodotto da Antescena e Assem-blea Teatro, conclude il progettoWsa il 17 maggio all’Mpx di viaBonporti 22 a Padova.

�L. G.

SPETTACOLO TEATRALE Il progetto Wsa si conclude giovedì 17 maggio all’Mpx

Aiutami a non avere paura di Voglino e Bein

�video

Nella foto di MarcoZuin, unadonna neldispensario di Ol Moran,in Kenya.

Il percorso della World Social Agenda

proseguirà anche il prossimo anno

con una riflessione sul terzo obiettivo

di sviluppo del millennio,“Promuovere la parità

di genere”, che coinvolgerànuovamente le scuole

e il territorio di Padova e provincia

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