Dossier Friuli 02 2012

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Dossier Friuli

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10 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

L’INTERVENTO.........................................13Alessandro CalligarisPietro Ichino

PRIMO PIANO

IN COPERTINA ..................................... 16Renzo Tondo

BILANCI COMUNALI .......................... 22Furio Honsell

ECONOMIA E FINANZA

COMMERCIO ESTERO .................... 26Giovanni Da Pozzo Renato Pujatti Lucia Pilutti

INTERNAZIONALIZZAZIONE ......... 34Ugo Frata

EXPORT ................................................. 38Daniele Filippo e Lino Sfiligoi

DISTRETTI ............................................ 42Giorgio CostacurtaGiusto MaurigMauro Manassero Luciano Biscontin

RICERCA E SVILUPPO ..................... 52Roberto Molinaro Enzo Moi

INNOVAZIONE ..................................... 58Lucio TomasellaVanni Snidero

TECNOLOGIE ....................................... 64Niveo ParavanoGiuseppe BuonisMichelangelo AgrustiStefano Dal PozRemigio Del Col

MERCATO DEL LAVORO ................. 76Giovanni Pavan Massimiliano FabianGiovanni Fania

LIBERALIZZAZIONI .......................... 84Giovanni Cobolli GigliAngela BrandiEttore Romoli

MODELLI D’IMPRESA ...................... 94Edi SnaideroLuigi Cimolai Riccardo IllyRoberto BissaccoLuca SolariAdriano Casasola

PRODOTTI ALIMENTARI ................ 110Stefano Petris

OSSIERFRIULI VENEZIA GIULIA

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AMBIENTE

RINNOVABILI ..................................... 114Francesco Cestaro

FOTOVOLTAICOE BIOEDILIZIA .................................. 118Mara Gallo e Danilo Todeschini

IMPIANTI ............................................. 122Paolo Costantin e Paolo Siega

GESTIONE RIFIUTI ......................... 124Roberto e Michela Nadalutti

TERRITORIO

EDILIZIA .............................................. 128Walter Lorenzon Giuseppe Graffi BrunoroAntonio Manzato e Federico ZatAndrea Ursella

DESIGN ................................................ 136Fabio SimonellaLuigi TomasellaGianni Urbancig

MATERIALI ........................................ 146Giuseppe PresottoLuciano BertiNicola PlazzottaElia Passoni

INTERNI ............................................... 156Giacomo Zanette

LOGISTICA ......................................... 158Guido Valenzin

TURISMO ............................................ 162Piero GnudiFerruccio DardanelloPaolo RubiniFederica SegantiBruno Vesnaver

GIUSTIZIA

DIRITTO FALLIMENTARE ............ 180Enrico BranWalter Manzon

SANITÀ

BENESSERE ..................................... 188Paola Pizzirani

Sommario

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

Quando parliamo di rilancio dell’economia re-gionale, ci addentriamo in una problematicamolto complessa, che per essere risolta ri-chiederebbe uno sforzo congiunto, una vi-

sione comune e interventi a tutti i livelli. Tale riflessionenon può, quindi, rimanere confinata a una dimensioneesclusivamente produttiva, ma deve considerare in primisle potenzialità di questo nostro territorio, i suoi punti diforza e le sue aspirazioni. Il Friuli Venezia Giulia può diventare il cuore dell’Europase sfrutterà la sua posizione geografica di regione di con-fine con i paesi dell’Est, sviluppando rapporti economicie commerciali con questi “nuovi” Stati europei: il nostromare può fare da hub a tutti questi paesi, ma occorreanche potenziare i collegamenti autostradali e ferroviari,realizzando quei progetti infrastrutturali di cui il territo-rio necessita da molto tempo. Molte le proposte dei di-versi governi regionali, ma nessuna che – a oggi – abbiatrovato una concretizzazione.Il governo nazionale forse non ha creduto nelle poten-zialità di sviluppo della nostra economia oltre confine e,a ogni modo, non ha supportato lo sviluppo di tali in-frastrutture; sono certamente investimenti importantianche sotto il profilo finanziario, ma occorreva e occorreagire senza indugi. Priorità per Confindustria sono in-nanzitutto la terza corsia della Venezia-Trieste e lo svi-luppo di questa tratta fino a Kiev; un corridoioAdriatico-Baltico che colleghi il Nord e il Sud dell’Eu-ropa per trasportare le merci nei porti di Trieste e Mon-falcone, che pure devono essere adeguatamente potenziatie ristrutturati. Servono poi un rigassificatore per ridurrei costi energetici e infrastrutture per la distribuzione del-

l’energia. Fondamentali la banda larga e lo sviluppo dellarete internet in tutta la regione. Queste opere darebberofinalmente identità al nostro territorio, agevolando in ma-niera rilevante lo sviluppo dell’export da parte delle im-prese. Export che deve essere affrontato dalle aziende conun approccio strategico e con investimenti specifici, de-dicati e adeguati a ogni singolo mercato di riferimento.Occorrono, infatti, strategie aziendali, commerciali e di-stributive differenziate. Questo approccio presuppone chel’impresa abbia ben chiara la propria scala di priorità, in-dividuando i mercati con le maggiori potenzialità di cre-scita da affrontare anno per anno. In tutto questo,l’innovazione in senso stretto, vale a dire l’innovazione diprodotto, ha un peso ovviamente importante ma non de-terminante; rappresenta una condizione necessaria manon sufficiente al successo di un’azienda sui mercati esteri. L’innovazione da perseguire identifica un concetto piùampio che deve coinvolgere i processi organizzativi in-terni, così come quelli produttivi e logistici, per otte-nere maggiore efficienza, migliorando il servizio alcliente, perseguendo politiche commerciali e distribu-tive in un’ottica di partnership con il retail finalizzataal raggiungimento e alla soddisfazione del cliente fi-nale. In una regione con una struttura industrialecomposta da moltissime aziende di piccole e medie di-mensioni, sarebbe innovativo un approccio che perse-gua l’aggregazione tra aziende e la loro conseguentecrescita dimensionale. In questo modo, le aziendeavrebbero a disposizione maggiori risorse da investireper affrontare i sempre più veloci cambiamenti e leevoluzioni del mercato nonché per costruire successinei mercati esteri.

Infrastruttureper la crescitadi Alessandro CalligarisPresidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

Il diritto del lavoro necessita di una drasticasemplificazione della normativa vigente: èun’operazione che si può compiere immedia-tamente, a costo zero, con il varo del Codicedel lavoro semplificato, contenuto nel disegno

di legge n. 1873/2009. Il testo sostituisce più dicento leggi attualmente in vigore con 70 articolibrevi, chiari e facilmente traducibili in inglese. Inquesto quadro rientra anche la seconda priorità: la ri-forma della materia dei licenziamenti per i nuovi rap-porti di lavoro, secondo il modello della flexsecurity.Occorre puntare al superamento dell’attuale regimedi apartheid che divide i lavoratori protetti da quellinon protetti. È un’operazione che si può compieresoltanto sostituendo la vecchia tecnica protettiva conuna nuova.Quello della flexsecurity è il regime che offre ai lavo-ratori il massimo di sicurezza economica e professio-nale nel contesto di mercato odierno. È unaprotezione migliore anche rispetto all’articolo 18, che

ingessa i posti di lavoro. Ricordiamoci che quandoviene l’acquazzone anche il gesso si scioglie, e il la-voratore si ritrova con un pugno di mosche in mano.La flexsecurity rappresenta il solo regime suscettibiledi essere esteso davvero a tutti i lavoratori: altrimentila protezione rigida resta necessariamente limitata auna parte di essi, mentre la flessibilità di cui il sistemaha bisogno si scarica interamente sull’altra.In materia di amministrazione della giustizia, il pro-blema non è tanto di cambiare le norme processuali,quanto di governare meglio l’organizzazione del la-voro dei magistrati, responsabilizzare i dirigenti e isti-tuire gli incentivi giusti per l’efficienza. In materia dilavoro, l’obiettivo che ci viene indicato dalle istitu-zioni europee è sostanzialmente questo: conciliare ilmassimo possibile di flessibilità delle strutture pro-duttive con il massimo possibile di sicurezza per il la-voratore. Si torna, così, alla flexsecurity. È ora che cicimentiamo seriamente su questo fronte, senza pauree con molto buon senso.

di Pietro Ichino, giuslavorista

Ristrutturareil diritto del lavoro

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IN COPERTINA

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Renzo Tondo

Il Friuli Venezia Giulia rivendica la sua capacità di saper gestire un’autonomia responsabile,

interpretata come un servizio della regione a tutto il Paese. Partendo da questo presupposto,

il governatore Renzo Tondo illustra le priorità per il 2012: lavoro, piccole e medie imprese,

innovazione, ambiente, infrastrutture, sanità. Ottimizzando le risorse

Francesca Druidi

RIPRESA E AUTONOMIA,PAROLE D’ORDINE PER LA REGIONE

Il Friuli Venezia Giulia nonsi abbatte di fronte all’in-stabilità economica e finan-ziaria che attanaglia i mer-cati mondiali incidendo in

maniera evidente sulla situazionegenerale italiana. Consapevoledelle criticità, il territorio guardacon ottimismo al 2012, forte delleproprie peculiarità e prospettive disviluppo. L’amministrazione regio-nale guidata da Renzo Tondopunta sul sostegno all’occupazione,alle pmi e all’innovazione, intesacome fondamentale valore ag-giunto alla produzione. A fiancodelle misure rivolte alla crescitaeconomica, è stata improntata una

linea di governo finalizzata al ri-gore nella spesa, alla riduzione deicosti e al potenziamento dell’effi-cienza della pubblica amministra-zione. La giunta presieduta daTondo punta poi a vincere la deli-cata quanto cruciale partita delleinfrastrutture e a completare lariorganizzazione del sistema sani-tario. La strada verso una ripresache sia realmente solida non po-trebbe però avvenire senza la sal-vaguardia di quella autonomia e diquella particolarità che contraddi-stingue il Friuli Venezia Giulia. Inun recente incontro svoltosi a Pa-lazzi Chigi con il presidente delConsiglio Monti Tondo ha illu-

strato le ragioni del territorio chie-dendo - e ottenendo - un tavoloper ridefinire i rapporti finanziaritra Stato e Regione.

Quali sono, nello specifico, itemi che ha sottoposto all’atten-zione del premier Monti e chel’hanno portata a sollevare criti-che nei confronti della manovra“Salva Italia”?«Non ho criticato la manovra delGoverno Monti, ma ho anzi rico-nosciuto che sono stati assuntiprovvedimenti dolorosi ma neces-sari, di fronte alla situazione dellafinanza pubblica, per bloccare lapericolosa deriva della credibilitàdel Paese sui mercati finanziari. Su

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alcune questioni, come l’addizio-nale sull’energia elettrica e l’Imu,non si è tenuto conto che le Re-gioni a statuto speciale hanno inqueste materie meccanismi diversirispetto a quelle ordinarie, con unasperequazione a nostro danno e pe-santi conseguenze per i cittadini. IlFriuli Venezia Giulia è, inoltre, re-gione di confine. L’aumento dellabenzina e l’introduzione della tassadi stazionamento per i natanti pro-ducono una fuga immediata versoi distributori e i porti nautici dellavicina Slovenia con la conseguenteperdita di posti di lavoro e dannigravi non solo per alcune categorieeconomiche ma, in definitiva, an-che per le casse dello Stato».

Per questo lei ha sottolineato piùvolte l’importanza della difesa del-l’autonomia della Regione. «È una questione che va al di là dei

singoli provvedimenti del cosid-detto decreto “Salva Italia” e delGoverno Monti, per coinvolgere irapporti con lo Stato centrale.Dobbiamo riconfermare che la no-stra autonomia speciale non è unprivilegio, ma una responsabilitàche abbiamo sempre esercitato nel-l’interesse del Paese. Ricordo che lenostre entrate non derivano da tra-sferimenti dello Stato, ma da com-partecipazioni ai tributi riscossi sulnostro territorio. Con queste ri-sorse, e senza chiedere nulla in più,gestiamo in proprio e in piena au-tonomia la sanità e gli enti locali.Stiamo, inoltre, realizzando alcunegrandi infrastrutture al servizio del-l’Italia. Con la diminuzione delleentrate tributarie, a causa dellacrisi, abbiamo dovuto tirare la cin-ghia, ma siamo riusciti lo stesso,dopo aver messo in sicurezza la sa-

nità, a ridurre il nostro debito di600 milioni di euro, 500 euro perogni cittadino della regione, dandoun contributo rilevante al risana-mento della finanza pubblica na-zionale. Crediamo, anzi, che la no-stra autonomia sia un modelloanche per le altre Regioni. Nonpretendiamo l’esclusiva».

Quali le misure prioritarie chevanno adottate in questi primimesi del 2012?«Siamo consapevoli delle difficoltàche ci aspettano quest’anno. Ma losiamo anche della solidità delle no-stre imprese, della coesione socialedella nostra comunità e delle ener-gie che il Friuli Venezia Giulia puòmettere in campo. Perciò possiamoguardare con fiducia al futuro. Ilnostro obiettivo principale è quellodi mantenere alta la fiducia dei cit-tadini e delle imprese, che qui da

Sopra, Renzo Tondo

con il presidente

del Consiglio Mario Monti

il 2 febbraio a Roma.

A fianco, l’aula

del consiglio regionale

del Friuli Venezia Giulia

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IN COPERTINA

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noi continuano a esportare e pre-sentano l’incremento più alto tra leregioni italiane nel volume di in-vestimenti. Questo vuol dire che cisono ancora imprenditori che pro-ducono e che ci credono. Le lineedi intervento dell’amministrazioneregionale sono comunque chiare:rafforzamento degli ammortizza-tori sociali e sostegno allo sviluppodell’economia, utilizzando soprat-tutto la nuova programmazionedelle risorse comunitarie. Pun-tiamo su tre filoni principali: pic-cole e medie imprese, innovazione,ambiente».

A che punto è la realizzazionedella terza corsia dell’autostradaA4 Venezia-Trieste? Il nodo infra-strutture resta sempre centrale par-lando della regione. Quali gli ul-timi sviluppi?«Il presidente del Consiglio MarioMonti e il ministro delle Infra-strutture Corrado Passera hannofirmato l’atto aggiuntivo tra l’Anase Autovie Venete, concessionaria

della A4: una misura che ci per-mette adesso di reperire le risorsefinanziarie mancanti. Al di là delpassaggio tecnico, la firma del-l’atto aggiuntivo dimostra che nelgoverno c’è consapevolezza del-l’importanza di quest’opera, nonsolo per il Friuli Venezia Giuliama per l’Italia. Le infrastrutturecontinuano a essere una priorità:finora abbiamo aperto cantieri per750 milioni di euro, tra cui ilprimo lotto della A4 e la Villesse-Gorizia. Ma non ci sono soltantole strade: porti, piattaforma logi-stica, banda larga. L’Unione euro-

Finora abbiamoaperto cantieri per750 milioni di euro,tra cui il primolotto della A4

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pea ha appena riconosciuto il ca-rattere strategico del corridoioAdriatico-Baltico, che interseca ilCorridoio V proprio in Friuli Ve-nezia Giulia, ponendoci al centrodella rete degli scambi in Europa.È questa la nostra vera opportu-nità per il futuro».

Un altro filone fondamentaleper lo sviluppo è rappresentatodal taglio delle spese improdut-tive e dalla riduzione dei costi digestione della Pubblica ammini-strazione. Quali sono le iniziativepiù importanti che la Regione hapreso e prenderà su questo ver-sante?«Ci siamo subito messi al lavoro epossiamo vantare alcuni risultatisignificativi: in quattro anni i diri-genti sono passati da 145 a 114,con una diminuzione di 31 unità eun risparmio di quasi 5 milioni dieuro, pari al 25 per cento del totaledella spesa. I dipendenti pubblicisono calati di 1.400 unità, tra set-tore sanitario, Regione ed enti lo-cali, senza diminuire le prestazioni.Questo però, come ho più voltesottolineato, ancora non basta. Bi-sogna incidere su quelle struttureburocratiche che sono state createnel tempo per meglio amministrarela cosa pubblica, ma che poi sonodiventate fini a se stesse. Su questastrada mi sono già messo, fin datempi non sospetti, chiudendo nelmio primo mandato vari enti re-gionali, tra cui quelli dell’artigia-nato e della formazione, e ho con-tinuato in questa legislatura apartire dalle Comunità montane.Stiamo lavorando a una serie di ac-corpamenti e razionalizzazioni, da-gli enti per il diritto allo studiouniversitario alle 5 Ater, le aziende

territoriali per l’edilizia residen-ziale: in una regione con un mi-lione e 200mila abitanti forse nebasta una».

Anche sul fronte della sanità laRegione sta lavorando all’ottimiz-zazione delle risorse. Può illu-strarci i risultati e i prossimi obiet-tivi in questa direzione?«Possiamo considerarci soddisfattidei risultati sin qui raggiunti: sonodiminuiti i costi di regia; si registraun miglioramento nell’appropria-tezza dei ricoveri ospedalieri e unacrescita dell’attività territoriale; cisono più infermieri e operatori so-cio-sanitari a scapito del personaleamministrativo; la spesa comples-siva è stata contenuta senza inci-

dere sui servizi. Nel nuovo pianosanitario indichiamo nuovi e piùincisivi obiettivi: riorganizzazionecomplessiva dell’offerta della reteospedaliera e ricerca di una mag-giore efficienza complessiva del si-stema, attraverso l’eliminazione diinutili sovrapposizioni e la ricercadi sinergie tra le aziende sanitarie.Confermo la necessità di riorga-nizzare il sistema di governo dellasanità regionale, con la prospet-tiva di arrivare possibilmente aun’unica azienda territoriale re-gionale. Qualsiasi percorso di ri-forma deve partire, in ogni caso,dalla fotografia dei bisogni dei cit-tadini e non dalla difesa dei singoliterritori».

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Nel nuovo piano sanitario abbiamo indicatoobiettivi più incisivi, tra cui la riorganizzazionecomplessiva della rete ospedaliera

IN COPERTINA

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BILANCI COMUNALI

Nessun aumento previsto per l’addizionale Irpef

Le incertezze sui tagli che ilGoverno e la Regione fa-ranno al Comune, nonhanno permesso ancora

all’amministrazione comunale diUdine una previsione di bilancioper il 2012, ma ci sono alcunipunti fermi. «La mia amministra-zione – afferma Furio Honsell, sin-daco di Udine – non ha assoluta-mente intenzione di risolvere letensioni di bilancio incrementandol’addizionale Irpef».

La crisi economica non ac-cenna a placarsi. Qual è la situa-zione a Udine? «Dalla tragedia del terremoto ilFriuli aveva conosciuto un grandeperiodo di sviluppo economico -quasi un effetto paradosso - che

aveva trasformato una terra di emi-grazione a terra di immigrazione.La recessione economica iniziatanel 2008 è quindi stata un feno-meno nuovo, soprattutto per le ge-nerazioni più giovani del Friuli. Èuna crisi che colpisce settori chehanno poco praticato l’innova-zione ed è pertanto molto difficileda contrastare, anche perché molteaziende in difficoltà nel frattempohanno esternalizzato le loro pro-duzioni, ad esempio in Turchia oin Cina. I servizi sociali registranoun aumento di richieste non sol-tanto da parte delle fasce più po-vere, ma anche da persone che ma-nifestano criticità legate ai menagefamiliari. La stretta creditizia che siè verificata negli ultimi 6-9 mesi ha

ulteriormente irrigidito la capacitàdi reagire alla crisi economica».

Parliamo del bilancio comu-nale, qual è la situazione, e cosasi prevede per il futuro? «Noi eravamo abituati ad approvareil bilancio di previsione entro feb-braio. Quest’anno invece c’è mol-tissima incertezza sull’entità dei ta-gli che il Governo e la Regionefaranno al Comune, quindi non ab-biamo ancora la possibilità di redi-gere il bilancio. La mia ammini-strazione non ha assolutamenteintenzione di risolvere le tensionidi bilancio incrementando l’addi-zionale Irpef. Per quanto riguardal’Imu, invece, stiamo scrivendo unregolamento mirato a sostenere icittadini più in difficoltà e a favorire

La crisi economica colpisce

anche i cittadini, e per questo

il Comune di Udine cerca di

adottare interventi che

favoriscano il risparmio.

Furio Honsell illustra le politiche

della sua amministrazione

in questo difficile momento

Nicolò Mulas Marcello

Furio Honsell, sindaco di Udine

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l’immissione di alloggi sfitti nelmercato immobiliare, con l’auspiciodi aiutare a risolvere il problemadella casa che, in seguito dellastretta creditizia, si è aggravato».

Quali interventi sono stati fattie quali sono necessari per aiutarelo sviluppo economico della città? «Gli interventi sono soprattuttolegati alla promozione dell’inno-vazione e alla cantierazione delmaggior numero di opere pubbli-che. La nostra politica di liquida-zione degli stati di avanzamentoentro 30 giorni ha permesso di so-stenere le imprese edili. Daquando abbiamo siglato il Pattoeuropeo dei sindaci, che vuole mi-gliorare l’efficienza energetica, ab-biamo promosso in città lo svi-

luppo di numerose attività legateall’edilizia sostenibile e alle fontirinnovabili. Ad esempio, siamol’unico Comune in Italia - oltrealla Provincia autonoma di Trento- che ha adottato lo standard CasaClima, ponendo come obbligato-rio nel regolamento edilizio lostandard di coibentazione CasaClima B. All’inizio questa sceltasembrava avversata dalle impreseche temevano una lievitazione deicosti, invece, a distanza di tre anni,Udine è diventata un laboratoriodi green buildings. I costruttorisono soddisfatti e i cittadini diUdine sono diventati molto esi-genti in fatto di dispersioni termi-che, tanto più che, anche in se-guito dell’incremento dei costi

dell’energia, i costi in più sono fa-cilmente ammortizzabili».

Per quanto riguarda infine lariduzione dei costi della politica,cosa ci può dire? «I costi della politica non sonocerto le indennità dei sindaci e de-gli amministratori comunali che,soprattutto nei piccoli Comuni,svolgono un’attività - anche ge-stionale - insostituibile, spesso divolontariato. Essi sono piuttostolegati ai costi delle aziende pubbli-che che, sia nelle figure dei revisoridei conti sia in quelle degli ammi-nistratori, sia spesso anche inquelle dei direttori, scelgono nonin base alle competenze ma sol-tanto in base a esigenze di colloca-zione per politici perdenti».

Furio Honsell

Abbiamo siglatoil Patto europeodei sindaci, chevuole migliorarel’efficienzaenergetica

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Il neo coordinatore di Unioncamere Friuli

Venezia Giulia, Giovanni Da Pozzo, indica

la strada maestra alle aziende regionali.

E annuncia il prossimo varo di una task

force fra le quattro Camere di Commercio

del territorio per mettere nuova benzina

sulla via dell’internazionalizzazione

Giacomo Govoni

Fare squadra per potenziare l’export Agganciare senza timori il treno del

mercato estero, aiutando gli im-prenditori a emanciparsi dall’istin-tiva vocazione al “fai da te”. Se esi-

ste una lezione che il tessuto produttivoregionale non ha ancora assorbito a pieno, èquesta. Lo attestano i dati riportati sul bollet-tino datato dicembre 2011 della Camera diCommercio di Udine, che mostrano come, perdue imprese su tre, affidarsi a istituti di sup-porto all’internazionalizzazione sia ancora unasorta di tabù. E ne è convinto Giovanni DaPozzo, presidente della Camera di Commercio

COMMERCIO ESTERO

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di Udine e dallo scorso gennaio in sella anche aUnioncamere, fermamente intenzionato a in-vertire questo trend. «Ci sembra importante farcapire al nostro sistema produttivo che per “con-quistare” il mercato mondiale, globalizzato eipercompetitivo, bisogna fare massa critica».Lavorare di squadra, in pratica, è l’imperativodel neo coordinatore dei quattro enti cameraliregionali, che ambisce a «sviluppare una taskforce assieme alle associazioni di categoria chediventi punto di riferimento per la regione».

Nel suo recente discorso d’insediamento alvertice regionale di Unioncamere ha messo iltema dell’internazionalizzazione in cima allepriorità. Perché?«Abbiamo un mercato interno in difficoltà e leprevisioni non tendono ancora al sereno. Sonoconvinto pertanto che le aziende che sannopuntare all’estero con intelligenza e organizza-zione possano davvero continuare a crescerenonostante la situazione complessa dell’econo-mia mondiale. Visitando tante aziende ho avutomodo di appurarlo personalmente: chi ha avutoil coraggio di investire su nuovi mercati ha re-sistito alla crisi e ce l’ha fatta a restare competi-tivo, pur con un impegno enorme. L’interna-zionalizzazione dunque è una delle rarissimestrade percorribili per uno sviluppo concreto delnostro sistema produttivo e le nostre quattroCamere di Commercio vogliono essere in primalinea, con la loro esperienza e professionalità, suquesto tema cardine per le nostre imprese».

Al capitolo rapporti con l’estero, i dati del2011 dicono che le imprese udinesi (56,8per cento) viaggiano sopra la media rispettoall’intero Nordest (47,5 per cento). Si puòfare ancora meglio?«Certamente. Le nostre imprese, che benefi-ciano della posizione strategica al centro del-l’Europa, sono in questo senso davvero virtuose.Ma ancora molto si può fare: le aziende friulanesi sono sviluppate tendenzialmente su mercatiesteri piuttosto tradizionali, che restano e reste-ranno di certo un riferimento. A essi, però,

vanno aggiunti nuovi Paesi-obiettivo, magaripiù insoliti, ma con prospettive di crescita espo-nenzialmente più elevate. In questo senso cisiamo impegnati con un progetto specifico,portato avanti con i nostri imprenditori: lo stu-dio di mercati nuovi, più promettenti, su cuipuntare e investire. Penso al Vietnam, al sud-estAsiatico, alla Cina, alla Repubblica di Corea, al-l’Africa sub-sahariana».

Peraltro, nessuna azienda udinese ha op-tato per la chiusura degli stabilimenti “casa-linghi”. Un atteggiamento virtuoso: ma du-rerà?«È un segnale interessante, che distingue e qua-lifica il nostro sistema produttivo. Tutto dipen-

derà ovviamente anche dalla risoluzione dei bennoti problemi strutturali del nostro paese, a cuiil Friuli di certo non può sottrarsi. C’è da sot-tolineare però una forza particolare di questapiccola terra di confine: un legame speciale trauomo, prodotto e territorio. Un trinomio for-tissimo che contraddistingue la nostra societàanche culturalmente e che la nostra comunità,produttiva e non, difende con orgoglio. Ciò èevidente anche nei tratti d’eccellenza che sap-piamo esprimere in tanti campi. E ciò, dunque,ci permette di pensare e sperare che questo at-teggiamento possa durare ancora».

Giovanni Da Pozzo,

presidente di

Unioncamere

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiovanni Da Pozzo

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Un fronte su cui avete battuto molto ulti-mamente è l’Est Europa, Serbia in testa.Quali saranno i fronti strategici nel triennio2012-2014?«La Serbia è un mercato sempre più interes-sante, anche in prospettiva, guardando al suo av-vicinamento all’Europa. Il centro-est europeo,dato ancora in crescita, rimane un interessantemercato per le imprese friulane, così come c’è lanecessità di conquistare e presidiare i mercatidati in maggior crescita nei prossimi anni: Rus-sia, Africa, Sudest asiatico, Brasile. Dobbiamoperò rimarcare l’importante lavoro di squadra,a livello di Unioncamere regionale, che le quat-tro Camere di Commercio regionali porterannoavanti proprio in tema di internazionalizza-zione. Gli obiettivi per i prossimi anni sarannoperciò condivisi. A livello provinciale, decline-remo ovviamente le strategie sulle singole spe-cificità territoriali, ma l’azione sarà comune econnessa anche ai principali network nazionali,europei e internazionali».

Commercio estero, investimenti produt-tivi in nuovi paesi, creazione di partnership:in quale direzione convoglierete maggior-mente le vostre attività di supporto?«Le Camere di Commercio offrono un serviziodi prima internazionalizzazione: aiutiamo lenostre imprese ad aprirsi la strada, stabiliamo re-lazioni e contatti, le prepariamo al meglio. Per-tanto, oltre alle missioni, in cui organizziamospecifici matching con imprese del Paese-targetdi volta in volta interessato, continueremo ospi-tando incoming di operatori e imprenditoristranieri, stimolando l’analisi dei mercati estericon seminari, workshop, ma anche tramite con-sulenze e check up. A questo, aggiungo un’ini-ziativa a cui teniamo molto. Ovvero, due bandi:il primo, giunto alla terza annualità, a supportodelle spese sostenute dalle imprese per attività diinternazionalizzazione; il secondo, novità diquest’anno, a supporto delle aziende che si met-tono in rete per portare avanti insieme progettidi internazionalizzazione. Ci sembra impor-tante far capire al nostro sistema produttivo dasoli, se si è piccoli o minuscoli come nella stra-grande maggioranza dei casi in regione, non sipuò arrivare. Uniti sì, nel rispetto delle singole

autonomie». Quali settori a oggi hanno saputo sfrut-

tare le possibilità offerte dal mercato estero?Per quali invece, oggi in ritardo, l’investi-mento all’estero potrebbe rivelarsi la ricettavincente?«I ritardi dipendono il più delle volte dalle diffi-coltà oggettive di internazionalizzare alcuni set-tori dell’economia. La meccanica e il vitivinicolosono di certo gli apripista, sono da sempre sen-sibili e attenti ai nuovi mercati e stanno proce-dendo bene su questa strada. Nel legno-arredoci possono essere notevoli possibilità nei paesi acrescita più elevata; la scelta vincente per le no-stre piccole imprese, ancor più nel contract chenel residenziale, può essere proprio l’aggrega-zione. Anche l’agroalimentare può sfruttare almeglio la sua specialità e l’eccellenza dei tanti ar-tigiani del gusto che devono farsi conosceresempre più all’estero. Penso poi alle tecnologie,in generale, e alla green growth. Una crescita chedobbiamo fare noi, ma che possiamo fare anche- e ancor meglio - insieme ai Paesi che si raffor-zeranno nei prossimi anni».

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COMMERCIO ESTERO

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La meccanicae il vitivinicolo sonoda sempre sensibilie attenti ai nuovi mercatie stanno procedendobene su questa strada

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Renato Pujatti

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Vento dell’Estper le piccole emedie imprese

Sorta per dare attuazione alla legge19/1991, che definiva il Friuli VeneziaGiulia quale regione frontaliera dellavecchia Cee, Finest è una società finan-

ziaria che della cooperazione economica conl’Est europeo e degli investimenti nei territoridell’ex blocco sovietico, ha fatto la sua mis-sione. Dal suo battesimo sono trascorsi dicias-sette anni, spesi a mettere in carniere 400 pro-getti a favore delle pmi del Triveneto e adallacciare rapporti con 29 paesi esteri. Tra lestrette di mano più recenti, quella arrivata ametà gennaio con la Camera di Commercio de-gli Urali del Sud, nell’ambito di un’intesa di svi-luppo economico il Friuli Venezia Giulia e i de-legati governativi della regione di Chelyabinsk.«Questo accordo di collaborazione ci consentiràdi rafforzare e sviluppare le relazioni economi-che tra i territori di nostra competenza e dellaregione russa – spiega il presidente di Finest, Re-nato Pujatti – ma soprattutto creare opportunitàdi proposte concrete per le nostre pmi, nonsolo nel campo degli investimenti».

Quali altri assi di sviluppo sono contenuti

in questo protocollo d’intesa con la Federa-zione russa? «Tra i capisaldi dell’accordo, definito alla pre-senza del governatore Mikhail Yurevich, si ri-marca la volontà di sviluppare una collabora-zione informativa, in ambito statistico eanalitico, dei principali orientamenti di svi-luppo e di regolamentazione legislativa dell’at-tività economica estera nel territorio delle parti.In secondo luogo, si mira a favorire lo scambiodi informazioni ed esperienze, anche in campoaccademico, fornendo assistenza nella parteci-pazione delle organizzazioni imprenditoriali aseminari, corsi organizzati nel territorio delleparti coinvolte al fine di consolidare rapportieconomici con le pmi del Triveneto».

Sviluppo dell’export e investimenti perincentivare la delocalizzazione nei Paesiemergenti: quale strada battete di più?«Tengo molto a precisare che Finest non pro-muove la delocalizzazione ma l’internaziona-lizzazione. Non si vuole, infatti, sradicare il pa-trimonio della nostra economia, cioé le pmiall’estero, ma si vuole dare un’opportunità a

Uno sbocco verso i mercati emergenti dell’Europa

orientale può rivelarsi decisivo per la tenuta

competitiva delle pmi friulane. Renato Pujatti

illustra le strategie con cui Finest

si adopera per accompagnarle al traguardo

dell’internazionalizzazione

Giacomo Govoni

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COMMERCIO ESTERO

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queste realtà di crescere anche all’estero. A talproposito stiamo sviluppando progetti al fine dipoter facilitare l’ingresso delle nostre imprese innuovi Paesi emergenti».

Il Ministero dello Sviluppo economico viha affidato anche la gestione del venture ca-pital. A quali progetti date la precedenza everso quali Paesi li indirizzate?«Riteniamo che la gestione di questo serviziovada a chiudere l’offerta di una serie di serviziche diamo alle aziende. Si tratta di un fondo ro-tativo finalizzato a sostenere gli investimentidelle imprese italiane nei Balcani, quindi in Al-bania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia,Serbia e Montenegro, attraverso l’acquisizioneda parte di Finest di quote del capitale di rischioin imprese da costituire o già costituite nei Paesicitati. Tali quote sono aggiuntive rispetto aquelle acquisite ai sensi della legge 19/91».

Oltre a una fervida collaborazione con laFederazione russa, un altro fronte caldo sem-bra essere la Serbia. Quali risultati avete ot-tenuto?

«Nel corso del 2011 è statoattivato “Destinazione Kra-gujevac”, un importante pro-getto per rispondere all’esi-genza dell’imprenditoreoperante in Serbia di inter-facciarsi con un unico inter-locutore economico e istitu-zionale a sostegnodell’internazionalizzazione.Ideato e coordinato da Fi-nest, il progetto vede la col-laborazione di importantienti e istituzioni, tra cui l’am-basciata di Serbia in Italia, ilconsolato generale di Serbia,l’ambasciata d’Italia in Ser-bia e la regione Friuli VeneziaGiulia. Terminata la primafase, articolata su cinque ta-voli di lavoro (infrastrutture,edilizia, formazione, businesse finanza), quest’anno è inprevisione la seconda fase delprogetto, per dare continuità

e ancora maggior concretezza ai rapporti av-viati. Visti i buoni risultati conseguiti, ab-biamo deciso di riproporre il progetto anchealla Federazione russa, con il recente lancio di“Destinazione Chelyabinsk”. Un lavoro sud-diviso in tavoli tecnici dedicati a settori comela metallurgia, l’agroalimentare e il turismo,con l’obiettivo di individuare opportunità dibusiness interessanti per il nostro territorio.Quindi interventi mirati per risposte con-crete alle pmi».

Quali sono in comparti produttivi nel pros-simo futuro potranno trarre maggiori beneficida un processo di internazionalizzazione?«Da recenti analisi di mercato si nota come i set-tori di potenziale e significativo interesse siano:il settore energetico, inteso come rispetto am-bientale ed energia pulita; quello agroalimentarea 360°, vale a dire dalla produzione alla trasfor-mazione, fino alla distribuzione; il comparto le-gato alla tecnologia e innovazione; il settoremetallurgico, con know-how specifici di nic-chia, e il turismo».

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Si vuole dare allanostra economial’opportunità dicrescere ancheall’estero

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Rotta verso terre promettenti

«Di tutte le imprese udinesiche tra il 2009 e il 2011hanno deciso di osare, gio-candosi la carta internazio-

nalizzazione, nessuna lo ha fatto a discapitodegli stabilimenti radicati nel territorio no-strano». Un tratto virtuoso, confrontato al13 per cento di chiusure registrate dalleaziende del Nordest e che incoraggia la Ca-mera di Commercio di Udine a investire sem-pre più energie e risorse in chiave estera.

«Un’azione comune che con-durremo sotto il coordina-mento di Unioncamere regio-nale e in accordo con leassociazioni di categoria – citiene a precisare il vicesegre-tario generale della Cameradi Commercio, Maria LuciaPilutti – per poi affidare aisingoli enti camerali il com-pito di pianificare le strategiein base alle specificità di cia-scuna provincia».

Nel piano di internaziona-lizzazione 2012-2014 che

avete elaborato emergono direttrici ineditedi penetrazione commerciale. Come si tra-ducono operativamente queste scelte?«Premesso che oltre alla sinergia regionale, in-tendiamo valorizzare le più proficue collabo-razioni all’interno di reti camerali nazionali einternazionali, come ente camerale della pro-vincia di Udine abbiamo avviato un percorsoinedito insieme alle nostre imprese. Con ilprogetto “Network Imprese Mercati” ab-biamo costituito gruppi di imprenditori sud-

divisi per settori rappresentativi. Sotto laguida di esperti, hanno portato avanti un la-voro di studio e approfondimento dei mercatipiù promettenti, in linea con gli obiettivi e leesigenze reali degli imprenditori stessi. Ipaesi-target individuati sono perciò su misuraper il tessuto produttivo a cui ci rivolgiamo ene terremo conto nella predisposizione deinostri prossimi piani di attività verso l’estero».

In quali aree e da quali progetti sono arri-vati i migliori risultati nel 2011?«Uno dei progetti di maggior successo è statol’Ocm vino, una compartecipazione al 50 percento di fondi pubblici e fondi delle impreseper la promozione della produzione vinicolanel mercato degli Stati Uniti. Siamo arrivatialla terza annualità e abbiamo proceduto pun-tando sulla rete: abbiamo costituito un’asso-ciazione temporanea d’imprese (Ati) che ha laCamera di Commercio come capofila. Da 22imprese coinvolte nel 2010, siamo arrivatiquest’anno a ben 42. Estenderemo poi la pro-mozione anche ai mercati di Russia e Cina,che le imprese coinvolte hanno ritenuto par-ticolarmente interessanti. Ottimi riscontri sisono avuti anche dalla prima missione in Re-pubblica di Corea, e dalle iniziative di pro-mozione internazionale delle aziende dell’ar-redo design, dalla Russia al Canada,all’India».

Per affrontare mercati oggi poco esploratidi certo le imprese avranno bisogno di in-formazione e formazione: che supporto datein questo senso?«L’attività seminariale è praticamente conti-nua, con esperti del sistema camerale e delleistituzioni italiane presenti nei Paesi stranieri

«Solo chi saprà allearsi per cogliere le occasioni estere riuscirà a imporsi nel mercato globale».

Maria Lucia Pilutti sprona all’internazionalizzazione le pmi del territorio

Giacomo Govoni

COMMERCIO ESTERO

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target, abbinata sempre aconsulenze individuali, a bu-siness forum, a servizi dicheck up, per verificare la si-tuazione e le opportunitàcompetitive delle singoleaziende. L’attività di infor-mazione, anche tramite new-sletter mirate, è poi costantee apprezzata, abbinata aun’ulteriore risorsa impe-gnata espressamente in atti-vità di formazione. Attivitàcoordinata dall’Azienda spe-ciale Imprese e Territorio, chesi occupa dell’internaziona-lizzazione, insieme alla no-stra azienda speciale Ri-cerca&Formazione».

Anche quest'anno riproponete il bando diassegnazione voucher per le imprese chehanno in cantiere iniziative d'internaziona-lizzazione. Evidentemente la formula piace.«Nel 2010 e nel 2011 abbiamo avuto circa150 domande, con una leggera crescita daun anno all’altro. Sono ammesse a finanzia-mento le spese per missioni economiche epartecipazioni a fiere o a esposizioni, anche acarattere temporaneo, all’estero e in Italia. Iservizi connessi possono comprendere checkup preliminari con esperti-Paese, interpreta-riato, organizzazione incontri B2B, visite in-dividuali o collettive, follow-up e molti altriservizi».

Oltre ai voucher offrite altre forme di so-stegno economico?«Proprio nel 2012 ci sarà una novità interes-sante: un ulteriore bando, fortemente volutodalla giunta camerale, che andrà a finanziarele iniziative di internazionalizzazione che leimprese decideranno di affrontare metten-dosi in rete. Andiamo perciò a promuoverel’impegno ad aggregarsi delle nostre aziende,il 96 per cento delle quali è una piccola o mi-cro impresa. Se trovano le giuste forme di col-laborazione e “alleanza” sono in grado di es-sere competitive su un mercato globale chesingolarmente non sarebbero in grado di af-

frontare. Chi lo capisce ha delle chance in piùin questo momento di difficoltà».

Tra i paesi verso cui rivolgete le vostreazioni, quali attraggono di più le aziendeudinesi?«Il mercato europeo resta fondamentale, Ger-mania in testa. Sempre più stanno emer-gendo opportunità nel centro e dell’est Eu-ropa, in Russia, ma anche, recentemente,nella più vicina Serbia. Le nostre imprese sitrovano in posizione geograficamente strate-gica, in questo caso. Certo, noi stiamo pun-tando molto anche su mercati lontani conprevisioni di crescita più elevate, dall’Africasub sahariana al Far east, al Brasile, regi-strando interesse in aumento da parte delnostro tessuto produttivo».

A quali settori produttivi rivolgete imaggiori sforzi? C’è spazio anche perquello turistico?«Cerchiamo di calibrare l’attenzione, comenostro dovere, su tutti i settori, dall’arredo-design all’agroalimentare, dalla nautica allameccanica, dal commercio e artigianato al-l’accoglienza e ospitalità e alla cultura. Lapromozione del turismo è affidata alla Re-gione, tramite l’agenzia Turismo Fvg, concui c’è ovviamente collaborazione e coordi-namento».

Maria Lucia Pilutti

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

C resce, nonostante uno scenarionazionale decisamente critico, lafriulana Salp. La società, leadernella realizzazione di reti meta-

nifere, si è posta anche nel corso del 2011come attore strategico per un comparto,quello delle infrastrutture energetiche, colpitoda ennesimi “scossoni”. «Le tensioni nel mer-cato del petrolio, l’aumento dei prezzi deicarburanti, l’incremento del tasso di disoc-cupazione, il collasso immobiliare e bancariosono tutti elementi che di certo non aiutanol’economia e il nostro settore» osserva il tito-lare Ugo Frata, il quale però è riuscito a sta-bilizzare l’azienda, esponendola sempre di

più a livello internazionale.«Il 2011 si è concluso positi-vamente, non solo confer-mando il fatturato 2010, maaddirittura migliorandolo.Ciò non significa che l’annoappena trascorso sia statoprivo di difficoltà. Nono-stante gli ostacoli incontratisulla nostra strada, abbiamoconseguito risultati apprezza-bili che contiamo di mante-nere anche nel 2012».

Dunque lei è fiducioso?«Vorremmo guardare all’annoventuro con un pizzico di ot-

timismo. Le nostre aspettative sono sicura-mente ambiziose, considerando la grave crisieconomica, ma non per questo irrealizzabili».

Sotto quali aspetti siete cresciuti e miglio-rati nell’ultimo biennio?«Siamo riusciti a ottimizzare l’organizzazioneinterna. In secondo luogo abbiamo messo apunto soluzioni specifiche per la saldaturaautomatica in ambienti esterni “non pro-tetti” per la posa di pipeline per gas naturaleo acqua, in cantieri con tubazioni anche digrosso diametro».

È su questo che continuerete a investireanche nel 2012?«Puntiamo al continuo miglioramento del-l’attività di saldatura automatica con l’even-tuale acquisto di nuove tecnologie, più ag-giornate rispetto a quelle attuali, unite apersonale sempre più specializzato e prepa-rato. L’obiettivo è quello di realizzare un im-pianto automatico pronto a qualsiasi eve-nienza. Il rafforzamento del parco macchineandrà a perfezionare questo avanzato sistemadi saldatura. In secondo luogo, abbiamo po-sto in agenda l’incremento e il potenziamentodei mezzi per il movimento terra, propedeu-tico all’attività di pipeline».

Come si stanno trasformando gli impiantidi saldatura per grossi diametri?«Abbiamo portato la cabina di saldatura esat-tamente dove occorre, trasportandola e po-

Un ambizioso progetto di internazionalizzazione al centro dell’agenda della Salp.

La società guidata da Ugo Frata ha come obiettivo la conquista di importanti

commesse in Medio Oriente e Africa. Ma non sono pochi gli ostacoli da superare

Andrea Moscariello

L’Italia protagonista nello sviluppo del pipeline

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Ugo Frata, presidente

dell’impresa Salp Spa di

Bagnaria Arsa (UD)

www.salpspa.com

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sizionandola nel punto in cui avvienel’unione dei tubi. Abbiamo dotato mezzicingolati semoventi di gru. Questi ultimi,prima trasportano i tubi, avvicinandoli finoalla collocazione ideale di saldatura, poi sioccupano di trasportare e posizionare esat-tamente la cabina. Questa si presenta comeuna tenda, all’interno della quale vengonocollocati due robot di saldatura e due opera-tori. Tale attrezzatura consente la saldaturaautomatica e veloce delle tubazioni in unambiente protetto dagli agenti atmosfericicome pioggia, sole e, soprattutto, vento. Ciòha reso necessario la creazione di un know-how tecnico per lo sviluppo e la gestionedelle nuove attrezzature, la riorganizzazionedelle attività operative di saldatura e la mo-difica dell’impostazione logistica dei cantieriin cui i nuovi sistemi vengono utilizzati. Il

tutto accompagnato da un necessario mi-glioramento della competenza del personaletecnico e operativo».

Il settore edile e delle opere pubbliche hapatito il colpo della crisi più duramente ri-spetto ad altri. Questo come si riflette sul vo-stro operato?«Ovviamente ne risentiamo anche noi. Gliappalti, negli ultimi due anni sono sensibil-mente diminuiti, a fronte di una concorrenzainvece sempre più accanita, fatta di aziendeche, spinte dalla scarsità di lavoro, effettuanoribassi esagerati con cui gli altri imprenditoridevono confrontarsi. Questo li costringe asottoscrivere contratti a condizioni non re-munerative o, peggio ancora, a scapito dellaqualità dell’opera e della sicurezza dei lavo-ratori. Per evitare di cadere in questa situa-zione mi vedo, a volte, costretto a declinare � �

Ugo Frata

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Abbiamo messo a punto soluzioni specifiche per lasaldatura automatica in ambienti esterni “non protetti”per la posa di pipeline

AZIENDE

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l’invito a realizzare progetti che non garanti-rebbero la copertura dei costi sostenuti dallamia azienda».

Dal suo punto di vista quale atteggiamentodovrebbero assumere gli enti appaltanti?«Gli enti dovrebbero essere attratti non tantodai prezzi vantaggiosi, ma soprattutto dallaqualità del lavoro finito e dal modus ope-randi delle aziende. Le leggi italiane com-prendono un insieme di procedure e istru-zioni operative stabilite dalle norme disicurezza e ambientali. Queste servono a pre-servare l’integrità fisica dei nostri lavoratorie dell’ambiente. Il tutto, per funzionare,deve però essere integrato da un sistema digestione atto a perseguire, sotto ogni puntodi vista, questi obiettivi. E noi lo sappiamobene, avendo alle spalle anni di esperienza edi studio delle normative. Un know how checi è stato riconosciuto anche attraverso lenumerose certificazioni in nostro possesso».

Ultimamente Salp si sta esponendo sempredi più verso l’estero. «Le nostre intenzioni sono di espandere i no-stri orizzonti oltre i confini nazionali, perciòcontinueremo a effettuare ricerche miratealla selezione di nuovi progetti in paesi del-l’Unione Europea e del Medio Oriente».

S.A.L.P. Spa nasce a Bologna nel 1959, città in cui svolgela propria attività nell’ambito dei lavori di bonifica della pianurapadana. Ben presto viene a contatto con il mondo del gas metanoe del petrolio, che proprio negli anni ‘60 vede i primi sviluppinell’area emiliana. Il trasferimento in Friuli avviene nel 1971,regione in cui la società intraprende quella che, di lì a breve,sarebbe divenuta la sua attività principale: la costruzionee la manutenzione delle reti metanifere. Attualmente, graziealle competenze acquisite, Salp si è anche specializzatanella progettazione e messa in opera di oleodotti, ossigenodottie acquedotti. Dispone di attrezzature tali da permettere di operarecon grandi capacità e professionalità in attività complementari,quali i lavori riguardanti fognature, sistemazioni idraulichee difese delle sponde, bonifica di siti ambientali, costruzionistradali e stabilizzazione dei terreni. Attualmente è annoveratatra le maggiori imprese italiane qualificate e in grado di operaresu metanodotti di grosso diametro ad alta pressione, compresala costruzione dei relativi impianti e opere accessorie,la progettazione e la manutenzione degli stessi. L’impresa è unodei fornitori ufficiali delle società Eni Spa nella massima categoriaper la costruzione di simili opere. La competenza dell’impresasi interseca anche con la capacità di realizzare nel settoredell’impiantistica stazioni di compressione e stazionidi pompaggio, misura e riduzione per gas metano.L’Azienda ha avuto in media, negli ultimi anni, circa 170dipendenti, arrivando nel 2011 a 250 tra tecnici e maestranzedi varie specializzazioni.

Oltre cinquant’annidi attività

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In particolare quali mercati presentano leprospettive più importanti?«Il nostro interesse è rivolto prevalentementea paesi come Bulgaria, Russia, Kuwait, Li-bano e Africa. In particolare la Salp sta ana-lizzando la possibilità di realizzare joint ven-ture con società operanti in questi mercati perla realizzazione di progetti volti alla costru-zione e manutenzione di metanodotti. Que-ste aree sono caratterizzate da una concor-renza sempre più acerrima, con prospettive dicompetizione incentrate sull’innovazione».

Quali azioni intraprenderete per rendervicompetitivi?«Per supportare il processo di internaziona-lizzazione aziendale e reggere il confronto,l’azienda intende avvalersi di un insieme dicompetenze professionali che la supportinonella realizzazione delle specifiche attività.Ciò avverrà attraverso l’introduzione nell’or-ganigramma aziendale di un business deve-lopment manager, di geometri e ingegneri diprovata esperienza per la supervisione e l’or-

ganizzazione delle attività stesse e, dove ne-cessario, adottando strategie di cooperazionecon altre imprese».

Quali difficoltà teme di incontrare?«Il punto è che fare delle ipotesi sul futuro ri-sulta difficile, soprattutto se consideriamoche le previsioni per il 2011 non evidenzia-vano una crisi così profonda come, invece, siè verificata. Probabilmente sarà un anno direcessione. La tassazione sulla benzina ha giàridotto i consumi italiani. Probabilmente cisarà un aumento del prezzo del petrolio det-tato anche dalla crescente richiesta di energiada parte di Cina e India. Se il petrolio au-menta, aumentano anche i prodotti raffinati,nonché tutti quelli che vengono trasportati sugomma, e nel nostro Paese rappresentanol’80% del totale. Considerando che il mer-cato energetico è in costante evoluzione e lapresenza di energie rinnovabili come eolica,fotovoltaica e solare sta assumendo sempremaggiore rilievo, non escludiamo nessunapossibilità per il nostro futuro».

Cosa caratterizzerà i prossimi mesi?«In primis la concretizzazione di progetti di co-struzione nel mercato dell’Est Europa, dovel’impresa ha già presentato offerte per incari-chi “chiavi in mano”. Proseguirà, poi, l’ap-profondimento della ricerca sul mercato Me-dio Orientale, specialmente per le aree delGolfo, di possibili acquisizioni di nuove com-messe. Per raggiungere questi obiettivi do-vremo rafforzare la nostra capacità di penetra-zione commerciale estera, acquisendo nuovesinergie, sia con i consorzi, sia tramite jointventure con imprese locali. Sarà fondamentaleadeguare le certificazioni già in nostro possessoalle richieste dei mercati stranieri, laddove oc-corre acquisendone di nuove, per far fronte atutte le necessità della committenza sotto iprofili normativo, formativo e organizzativo.Vanno internazionalizzate le risorse umane,formando il management nella gestione dellevarie specificità, il tutto accompagnato da uncontinuo sviluppo di nuove tecnologie nel set-tore dell’Oil & Gas, finalizzato alla promo-zione, all’esportazione e valorizzazione del no-stro bagaglio di esperienze».

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Le nostre aspettative sono sicuramenteambiziose, considerando la grave crisieconomica, ma non per questoirrealizzabili

Ugo Frata

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EXPORT

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L e roccaforti di produzioni specia-lizzate, come quella del cosiddetto“triangolo della sedia”, con l’in-gresso nel mercato di nuovi attori

internazionali, si sono dovute reinventare.L’alternativa era quella di ritrovarsi fuori mer-cato. Il distretto della sedia, compreso fra icomuni di San Giovanni al Natisone, Man-zano e Corno di Rosazzo, fino alla metà de-gli anni Novanta contava ben 1.200 aziendespecializzate, che davano lavoro a oltre14mila addetti. E questo nonostante unaprima forte crisi negli anni Ottanta, cheaveva determinato il fallimento di moltinomi storici. Grazie alla capacità di rinnovarein profondità il modo di produrre e com-mercializzare la sedia, però, il tessuto pro-duttivo riuscì a far fronte a questo primocolpo, per poi trovarsi nuovamente in diffi-coltà di fronte alla concorrenza proviene dal-l’Est Europa: Croazia, Romania, Polonia, re-altà che hanno saputo superare i problemiiniziali legati alla qualità del loro prodotto.Daniele Filippo e Lino Sfiligoi, soci titolari

insieme a Valter Braida della Caselli Group diSan Giovanni al Natisone – che producemacchine per la lavorazione del legno –, sonofra gli imprenditori che sono stati capaci difare un passo avanti pur di non cedere quotedi mercato. «Sulla scia delle difficoltà gene-rate dalla globalizzazione – spiega Daniele Fi-lippo – la nostra azienda ha saputo modifi-care il proprio target. Il settore dellemacchine per il legno è vasto e complesso,noi abbiamo scelto, favoriti dalla posizionegeografica, di specializzarci nella produzionedi macchine per la lavorazione di sedie, tavolie legno massello in generale. Alla produ-zione abbiamo affiancato un’officina internache cura il ripristino delle macchine e un ne-gozio per la vendita di ricambi e utensili». In questo modo, da una dimensione locale,Caselli Group è riuscita a puntare ai mercatiemergenti, nei quali l’esperienza di produ-zione poteva fare la differenza. «A partire da-gli anni Novanta – prosegue Lino Sfiligoi –,abbiamo iniziato a essere presenti diretta-mente con nostri rappresentanti sui mercatidell’Est. In seguito, quando alcuni impren-ditori hanno avviato il trasferimento di de-

Il rilancio di un settore storico

del tessuto produttivo udinese.

Daniele Filippo e Lino Sfiligoi

spiegano come dall’indotto locale

della lavorazione del legno sono

riusciti a posizionarsi sui mercati

internazionali ed emergenti

Luca Cavera

Il triangolo della sedia si reinventa

Daniele Filippo

e Lino Sfiligoi

sono soci titolari

insieme a Valter Braida

della Caselli Group Spa

di San Giovanni al

Natisone (UD)

www.casellispa.com

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terminate fasi produttive in questi paesi, noiabbiamo fornito le macchine per le lavora-zioni e i tecnici specializzati per la messa apunto e la manutenzione. In questo modoabbiamo dimostrato sui mercati internazio-nali la nostra capacità di offrire un servizio atutto tondo: dalla fase di studio alla proget-tazione, dalla fornitura all’installazione deimacchinari e infine con il servizio postven-dita, la ricambistica delle migliori marche el’assistenza di tecnici costantemente aggior-nati e con un’esperienza pluriennale». Questaspinta ha avuto un suo riscontro anche sottol’aspetto del fatturato. «Se fino all’inizio delmillennio – dice Daniele Filippo – il nostrofatturato derivava per il 60-70% dalle venditenel mercato italiano, negli ultimi anni ab-biamo registrato un’inversione di tendenza,con un fatturato estero che sfiora il 70%.Ciò è stato possibile perché abbiamo consi-derato la globalizzazione come un’opportu-nità e abbiamo così cercato costantementesbocchi in nuovi mercati. Per esempio attra-

verso la partecipazione alle fiere di settore –importanti sia per il mercato interno cheestero. Tuttavia queste non sono un mezzosufficiente. Per questo ci stiamo rivolgendoanche a nuove strategie di vendita e una cre-scente attenzione a Internet e al web marke-ting». In questo modo, la modernizzazione ei metodi di vendita tradizionali si fondono,garantendo la risposta ottimale alle esigenzedi ogni mercato, come dice in conclusioneLino Sfiligoi: «Alcuni mercati richiedono unarisposta online immediata, mentre esistonoaltri contesti in cui il cliente vuole toccarecon mano il prodotto, per questo possiamocontare su oltre 4mila metri quadri di espo-sizione di macchinari sia nuovi sia usati. Ilmercato dell’usato è sicuramente un campoin cui ci sentiamo forti, sia per la vastità dellascelta, sia per la qualità. Infatti, oltre a mac-chine di basso costo, possiamo offrire mac-chine a controllo numerico e macchine ri-condizionate che permettono all’utilizzatorefinale di contare su un’affidabilità e un’effi-cienza pari al nuovo, però con un notevole ri-sparmio. E questo è molto importante perl’attuale situazione di mercato».

Il fatturato attualedi Caselli Group

Spa dipendein larga parte

dall’estero. Finoal 2001 il dato erainvece sbilanciato

sul mercato interno

EXPORT70%

Daniele Filippo e Lino Sfiligoi

Abbiamo dimostratosui mercati internazionalila nostra capacitàdi offrire un servizioa tutto tondo

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Il distretto della componentistica e dellatermoelettromeccanica è nato nel 2007ed è costituito principalmente da piccolee medie imprese nate da spin-off di

grandi aziende leader del settore meccanico,dell’elettrodomestico e dell’automotive. Ilcomparto che racchiude il maggior numero diimprese (nel 2009 erano 2.672) è quello dallaproduzione di componenti per il settore mecca-nico. Per Comet, cluster molto incline all’ex-port, la crisi economica diventa anche uno sti-molo per guardare mercati finora inesplorati. «Èfinito il tempo del “piccolo è bello”, adesso è il

tempo di nuovi mercati, nuovestrategie, nuove mentalità». Ilpunto di Giorgio Costacurta,presidente del distretto Comet

Sui fronti export, innova-zione e occupazione, che bi-lancio stilare per il 2011?«Nel 2011 abbiamo eviden-ziato un ottimo andamentodelle esportazioni. Il 13% dellaproduzione delle aziende diComet è indirizzato all’estero,

soprattutto in Cina, Brasile e Russia. Nel 2011anche le piccole e medie aziende del settorehanno consolidato la crescita avviata l’annoprecedente. La positiva performance messa a se-gno dalle imprese del comparto è però, nelcomplesso, frutto dell’export che continua acrescere, premiando coloro i quali investono ininternazionalizzazione».

Il distretto è il primo del Triveneto per le di-mensioni dell’export con più di 3 miliardi nel

2010, quasi il 15% delle esportazioni delNord-Est. La crisi ha inevitabilmente ridottola domanda, le imprese hanno dovuto rein-ventarsi. Come superare le difficoltà che re-stano? Insistere sull’aggregazione? «Bisogna creare una rete sempre al passo con le esi-genze competitive necessarie ad affrontare i mer-cati globali. Per le nostre attività imprenditorialioggi l’aggregazione è diventata una necessità. Unavolta l’approccio col mercato delle piccole e me-die aziende, vale a dire l’ossatura del Comet, av-veniva grazie alla cultura del “saper fare”. Una cul-tura che veniva messa a disposizione delle grandiimprese committenti. Oggi non è più così. Anchela piccola e media azienda deve pensare, lavorare,programmare e aggregarsi per affrontare un mer-cato più ampio e competitivo. Oggi non si decidepiù da soli, così come non si può più essere solofunzionali a qualcun altro. La piccola e la mediaimpresa devono sapersi muovere nello stessomodo dentro e fuori dell’Europa. Meglio ancorase assieme. Con una strategia che va individuatae suggerita anche dal distretto. Il Comet, a suavolta, deve farsi promotore della condivisione deiprogrammi interfacciandosi con le istituzioni e leassociazioni del territorio. È finito il tempo del“piccolo è bello”, adesso è il tempo di nuovi mer-

Giorgio Costacurta,

presidente del Distretto

della componentistica

e della termoelettro-

meccanica

Un cluster con l’export nel dna che, dopo i mercati europei guarda a quelli emergenti, Brasile e Cina

in testa. Le aziende del distretto Comet hanno saputo riorganizzarsi e fare dell’internazionalizzazione

la leva dello sviluppo. L’analisi di Giorgio Costacurta, presidente del distretto

Luca Donigaglia

Piccolo non fa rima con mercati

42 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

DISTRETTI

Page 41: Dossier Friuli 02 2012

cati, nuove strategie, nuove mentalità. Che si de-vono confrontare con due fattori determinanti:l’aggregazione e la tecnologia».

Fra gli sbocchi commerciali dei distretti delTriveneto prevalgono la Germania (+15,8%) ela Francia (+18,2%), ma crescono anche Cinae Brasile così come riparte la Russia. La Cinaresta un partner privilegiato con l’87% di ex-port nel primo trimestre 2011 rispetto alprimo trimestre 2010, l’80% di incrementonel 2010 rispetto al 2009. Come consolidarsiin questi mercati?«Anche in questo caso entra in gioco come nonmai il fattore integrazione. Molte piccole emedie imprese del distretto Comet stanno vi-vendo ormai da qualche tempo una fase difrenetica espansione delle proprie esportazioniverso i Paesi Bric. Una espansione, tuttavia, de-terminata da commesse di breve periodo e da-gli importi relativamente contenuti, i qualiprevedono tempi di fornitura molto veloci,tra l’altro. Dunque, a differenza di quanto po-teva avvenire in passato, sviluppare una seria

pianificazione non è facile. Si tratta, in gene-rale, di una crescita non strutturale. Il punto èche l’andamento complessivo del Distrettooggi risente notevolmente dell’esaurirsi di sin-gole importanti commesse legate a poche magrandi imprese. La situazione non è dramma-tica, intendiamoci, ma con venti aziende chenon raggiungono il peso di una, le nostre im-prese non potranno scegliere se aggregarsi omeno: dovranno farlo per forza».

Cosa fa il Comet in merito? «I progetti sviluppati da Comet con le aziendestesse vanno proprio in questa direzione. Gliotto progetti del filone dei “precompetitivi”coinvolgono e vedo la partecipazione attiva dipiù di trenta aziende, ma essendo progetti cheriguardano l’innovazione di processo ne inte-ressano un numero ben maggiore . L’outputdei vari progetti viene distribuito gratuita-mente alle aziende del distretto interessate. Bi-sogna fare squadra, il vicino di casa non è piùl’unico concorrente da cui difenderci, ma anziè il partner con cui collaborare».

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiorgio Costacurta

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 43

Page 42: Dossier Friuli 02 2012

Un’indagine su 30 aziende del Di-stretto della sedia per valutarne lostato di salute su un periodo che vadal 2003 al 2009. Area Science

Park, attraverso la società modeFinance, specia-lizzata nella valutazione del merito creditizio, e ilCentro Legno&Arredo della rete InnovationNetwork hanno così fotografato la situazioneattuale e gli sviluppi futuri dell’Italian Chair Di-strict. Ne parla il presidente del distretto, GiustoMaurig.

Dopo il picco negativo del 2009, i dati piùrecenti del 2010 mostrano una prima inver-sione di tendenza. Quanto servirà per tornareai livelli-pre crisi?«Mentre in passato erano i grandi quantitativi diordini a caratterizzare la nostra presenza sul mer-cato, oggi si sta puntando su un’offerta di pro-dotti di qualità, attenti all’ambiente e dal designricercato. Fatta questa doverosa premessa, risultachiaro che il percorso di rinnovamento del di-stretto non può raggiungere risultati di crescitadall’oggi al domani, anche se la nuova identità deldistretto sta iniziando a riscuotere un notevole in-teresse sul mercato della sedia e, più in generale,sul mercato del legno arredo sia nazionale che in-ternazionale».

Dal confronto tra 2009 e 2010 emerge unacrescita del fatturato medio delle aziende delcampione pari al 5,8 per cento, un raddoppiodel margine operativo lordo medio (dal 2 al4,7%), un aumento del 50 per cento delleaziende che hanno chiuso in utile rispetto al-

l’anno precedente. Come vanno interpretatiquesti numeri? «Ritengo che la risposta risieda anche nelle nuoveattività proposte dalle aziende del distretto che,per emergere dalla crisi, hanno adottato politichedi miglioramento. Penso, ad esempio, alle certi-ficazioni Iso e Fsc, il cui conseguimento sta en-trando sempre di più tra le priorità dei nostri im-prenditori, poiché permettono di offrireall’esterno un’immagine di maggiore garanzia equalità del prodotto. Parallelamente, si notaun’attenzione crescente verso il design e la co-municazione, attività marginali nel passato maora fondamentali per essere presenti con un’iden-tità ben definita sul mercato».

Confrontando la performance del distrettodella sedia dal 2003 a oggi con l’analogo com-parto della Spagna, tradizionalmente compe-titor dell’Italia, il distretto friulano apparedavvero più in salute di qui ai prossimi anni?«In un sistema economico ormai globale i prin-

Capacità produttiva, garanzia di know-how, tradizione

e moderne tecnologie. Sono questi gli ingredienti che

hanno portato il distretto della sedia friulano a

reinventarsi dopo la crisi degli anni passati per

scoprire nuovi mercati

Luca Donigaglia

Il distretto delle sedie guarda a est

44 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

DISTRETTI

Page 43: Dossier Friuli 02 2012

cipali mercati di sbocco deipaesi europei stanno diventandosempre più simili. Ad esempio,i paesi Bric rappresentano un’in-teressante meta d’affari per i clu-ster europei e, pertanto, la sfidasi gioca anche sulla capacità diessere presenti all’interno di talimercati. Va quindi presa in con-siderazione la posizione strate-gica del Distretto della sedia ri-spetto alla nuova Europaallargata a est, dove esso si col-loca proprio al centro. Un altrofattore che può rappresentareun punto di forza nella compe-tizione con i colleghi europei, èil consolidamento e il manteni-mento di una subfornitura in-terna al distretto che possa ri-spondere con flessibilità edinamicità alle richieste delmercato. Valorizzare tale filiera

“corta” interna al territorio significa permetterealle aziende che si propongono con un propriomarchio sul mercato di rispondere sempre conflessibilità e dinamicità alle richieste».

Quali strategie di comunicazione e di mi-glioramento qualitativo delle imprese del di-stretto avete in programma per aiutare le stessead individuare quei percorsi di sviluppo oltrel’attuale fase di crisi economica generalizzata?«Sicuramente dare concretezza a un marchio,che caratterizzi la qualità delle nostre aziende, an-che attraverso l’identificazione distrettuale è partedella mission di Asdi Sedia. Per questo stiamo po-tenziando il brand “Italian Chair District”. Ol-tre a migliorare la comunicazione d’insieme, èinoltre fondamentale permettere alle aziende distrutturarsi e presentarsi sul mercato rafforzate: daqui i progetti di certificazione aggregata. Penso,in particolare, al già citato progetto FilieraISO9001, che vede già certificate 12 aziende e al-trettante in fase di formazione; e al progetto di Fi-

liera Green, in fase di realizzazione, che certifical’utilizzo di legno proveniente da foreste gestite inmodo responsabile, con una catena di custodiacertificata Fsc».

Quartieri ecosostenibili, fattorie ippotera-piche, piccoli centri commerciali socializzanti.Sono solo alcune delle suggestioni emerse dal-l’esplorazione effettuata dal gruppo di ricercadella Facoltà di Architettura di Trieste, incari-cato dall’Asdi Sedia di seguire un progetto diriqualificazione e valorizzazione del distretto.Quando si potrà entrare nel vivo dei progetti? «I progetti presentati dallo studio dell’Universitàdi Trieste rappresentano un’interessante visioneper le aziende e gli amministratori del nostroterritorio. Considerato il numero di edifici in-dustriali a disposizione per una riconversione sipotrebbe veramente parlare di una nuova pri-mavera per il distretto, qualora tali progetti ven-gano recepiti. Va segnalato che, a seguito della co-stante richiesta da parte del settore pubblico dipoter prendere visione degli elaborati, in accordocon l'università abbiamo coltol’opportunità di trasformare talestudio in una pubblicazione,che sarà diffusa tra qualchemese. Chiaramente il compitodell’Asdi è quello di stimolare ildibattito e la riflessione su que-sti temi, starà poi alle ammini-strazioni o agli imprenditori co-gliere le opportunità forniteattraverso tali spunti ideali.Tutto ciò detto, l’impegno delle nostre aziende ri-schia di risultare vano, qualora il sistema-paese incui esse si trovano quotidianamente a operarenon sia all’altezza. Capacità imprenditoriali, im-piego di capitali, creatività e innovazione ven-gono, infatti, troppo spesso ridimensionati dauna burocrazia fatta di troppe regole non chiaree interpretabili, che appesantiscono come sterilezavorra il lavoro dei nostri imprenditori, semprepiù proiettati in un mercato divenuto necessa-riamente globale».

Sotto,

Giusto Maurig,

presidente del Distretto

della sedia

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiusto Maurig

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 45

Page 44: Dossier Friuli 02 2012

Il Distretto del mobile del Livenza contacirca 1.300 aziende locali, che danno lavoroa 20.000 addetti, con un fatturato di circa2,5 miliardi di euro annui e con un peso

dell’export pari al 35 per cento della produzionetotale. Si tratta della terza provincia in Italia perl’esportazione di mobili. Negli ultimi anni alcunidei temi che sono stati al centro dell’attenzionedei vertici del distretto sono diversi: dalla riorga-nizzazione aziendale ai progetti di innovazione,dall’efficienza energetica alla sostenibilità am-bientale, dall’internazionalizzazione all’esigenza difare rete. E proprio su quest’ultimo punto è statochiaro Mauro Manassero, presidente del di-stretto, il quale ha chiarito che “fare squadra” è vi-tale per le aziende locali del settore legno-arredo.

La ripresa del distretto del mobile, che nonè stato esente da questo periodo di crisi, per ri-partire deve puntare sull’aggregazione di im-prese? «Il 2011 per gli operatori del distretto è stato unanno di ulteriore flessione per quanto riguardaproduzione e vendite. Il mercato nazionale nondà ancora segnali di risveglio e la ripresa dell’ex-port risulta, ancorché incoraggiante, in generale,ancora modesta. Da qui la necessità di una ri-flessione per una profonda rivalutazione del set-tore che rappresenta la seconda economia dellaprovincia di Pordenone. La crescita del nostro di-

stretto deve ripartire da una progettualità cheveda al primo posto le aggregazioni fra le impresedel territorio, finalizzate a obiettivi e investimentinon solo per ragioni di “interesse” contingente,ma per “necessità” comune».

Le imprese capaci di intraprendere percorsidi innovazione e internazionalizzazione inmaniera autonoma sono ancora poche nel di-stretto? «Le aziende strutturate e con propria capacitàprogettuale, non rappresentano che una mi-noranza, per il resto il distretto è costituito dauna prevalenza di imprese di piccola dimen-sione che faticano a intraprendere la strada del-l’innovazione nel senso più ampio del terminee ciò non aiuta a competere nell’attuale scena-rio che richiede forte capacità organizzativa eimportante forza finanziaria. È proprio qui chela somma dei valori che discendono dalla forzaaggregativa può fare la differenza e, verosimil-mente, risultare una valida soluzione. A co-minciare dalla valorizzazione del know-how,

Sopra, Mauro

Manassero, presidente

del Distretto del mobile

di Livenza

DISTRETTI

46 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

«Senza aggregazioneil distretto non riparte»Un 2011 in flessione anche per le aziende del comparto

legno-arredo. Per questo Mauro Manassero, presidente

del Distretto del mobile del Livenza, evidenzia la necessità

«di una riflessione per una profonda rivalutazione del settore»,

attraverso nuove forme di collaborazione tra i diversi attori coinvolti

Luca Donigaglia

Page 45: Dossier Friuli 02 2012

che ha caratterizzato il vantag-gio competitivo maturato,prima che diventi serio il ri-schio di una sua dispersione.Valorizzazione che va incana-lata su progetti interaziendaliad ampio respiro».

Proviamo a definire una pa-rola-chiave in questo scenario? «Internazionalizzazione per me-è la parola chiave. Andare al-l’estero è una necessità. Nonsolo con la valigia e la buonavolontà ma con un bagaglio co-stituito da una serie di valori,costituiti da un brand, da unprodotto caratterizzante, quinditracciabile e riconoscibile, e dauna capacità di risposta imme-diata alle necessità di un mer-cato esigente. Purtroppo, perquanto attiene il brand, da partedelle nostre singole aziende ri-scontriamo un bassissimo gradodi orientamento verso politicheche potrebbero aiutare la rico-noscibilità dei prodotti. A tali la-cune, secondo me, potrebbe es-sere rimediato con il supporto diun marchio di distretto».

Insomma, pare che esserebravi a produrre mobili ogginon sia più sufficiente.«All’estero sempre di più le op-portunità per le nostre aziendearrivano dal settore dei grandiprogetti, dal contract. Per ap-procciare tale ambito non èperò sufficiente essere bravi aprodurre mobili, questo oggilo sanno fare in tanti. È inveceindispensabile possedere un’or-

ganizzazione adeguata: essere capaci di costruirerelazioni, di intercettare opportunità, di pro-gettare, di proporre soluzioni di prodotto e diarredo, di rispondere in tempi rapidi alle ri-chieste. Anche nel contract possiamo dimo-strare che l’aggregazione tra le imprese del di-

stretto può risultare vincente: oltre che con lamessa in comune delle competenze aziendali,con un brand e un prodotto favoriti dai valoridi appartenenza al distretto».

Il vostro distretto mostra, in ogni caso, dipossedere sempre notevoli capacità di creareprogetti orientati allo sviluppo delle proprieimprese. Che dire degli investimenti sul ri-sparmio energetico, ad esempio? «È uno dei nostri progetti che rappresentanomolto bene la nostra certificata inclinazione e ca-pacità verso l’ecosostenibilità. Abbiamo iniziatocon la certificazione distrettuale Emas che, gra-zie ad alcune imprese e Comuni particolarmentesensibili che hanno adottato un sistema di ge-stione ambientale accreditato dalle norme inter-nazionali Emas ci ha permesso di ottenere comeambito produttivo omogeneo il relativo attestatoda parte del comitato Ecolabel-Ecoaudit. Il pro-getto relativo alla mappatura ambientale ed ener-getica ci ha poi permesso di comprendere megliole esigenze delle nostre imprese e poter conse-guentemente proporre una serie di interventitecnologici per renderle maggiormente efficientie ridurre gli sprechi. Oggi siamo in dirittura d’ar-rivo per quanto riguarda il progetto di certifica-zione di prodotto ecosostenibile, al quale altri di-stretti, ma anche altri settori, grazieall’interessamento dei Ministeri dell’Ambiente edello Sviluppo economico, stanno guardandocon attenzione».

Distretti come quello di Livenza hanno di-mostrano di sapersi guadagnare anche uncerto profilo istituzionale. Come tradurlo inbenefici per il territorio? «Come Asdi riteniamo di avere oggi, oltre cheil ruolo istituzionale, anche la competenza e lacapacità per supportare il territorio e le impresee per favorirne i relativi percorsi di crescita. In-sieme all’ Unione Industriali di Pordenone ab-biamo prodotto e presentato alla Regione unprogetto per un piano straordinario di rilanciodel settore e del distretto, condiviso con le im-prese, che prevede azioni nell’ambito della rior-ganizzazione e della ristrutturazione, dell’inno-vazione di prodotto e di processo,dell’internazionalizzazione. A brevissimo l’atti-vazione delle relative azioni».

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxMauro Manassero

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 47

Page 46: Dossier Friuli 02 2012

DISTRETTI

48 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Alla conquistadei mercati esteri

Il termine made in Italy abbraccia un in-sieme di competenze, prassi, visioni e ap-procci che determinano storie imprendi-toriali di successo. Nel nostro Paese, il filo

che lega l’estro creativo alle produzioni indu-striali è quel mix di gusto e praticità che rendegli oggetti “fatti in Italia” appetibili e funzionalialla vita quotidiana. In questo modo sono natetante imprese, da nord a sud, che del saper fareitaliano hanno fatto la loro bandiera. E che inquesto periodo di difficoltà economica trovano,proprio nella forza del made in Italy, la leva percrescere, soprattutto in quei mercati dove lacrisi si sente meno. Di queste fa parte il GruppoPresotto Industrie Mobili di Brugnera, in pro-vincia di Pordenone, che conta oggi 200 di-pendenti per 29,5 milioni di euro di fatturatonel 2010. Una storia iniziata nel 1948, che oggicontinua grazie a intuito imprenditoriale enuove forme di aggregazione tra imprese.

Recentemente siete stati capofila nel pro-getto del contratto di filiera con altre aziendedell’indotto territoriale per avere più pesosui mercati internazionali. Quanto sono im-portanti questi nuovi strumenti di aggrega-zione tra piccole e medie imprese? «Presotto Industrie Mobili, e quindi anche lasua divisione Presotto Contract, ha fatto del-l’aggregazione con partner qualificati unadelle principali leve per la competitività. Que-

sto perché la proposizione dei progetti piùimportanti, per contenuto e per impatto sulmercato, spesso passa attraverso la condivi-sione di competenze, professionalità e spe-cializzazioni. Per questo motivo, lavoriamo eviviamo a stretto contatto con il Distrettodel mobile di Livenza, una realtà che conti-nua a dare grandi impulsi al nostro settore e

Luciano Biscontin,

presidente del Gruppo

Presotto Industrie

Mobili

Le reti di impresa sono una delle principali leve per la competitività

sul mercato internazionale. Per la Presotto le esportazioni hanno

raggiunto nel 2011 il 45%. L’esperienza di Luciano Biscontin

Luca Donigaglia

Page 47: Dossier Friuli 02 2012

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxLuciano Biscontin

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 49

non solo. L’aggregazione ci permette non solodi essere competitivi ma soprattutto di ri-specchiare la natura innovativa che ogniazienda deve dimostrare di avere. Un esempioper tutti, il progetto “Pure”, presentato allafiera Host di Milano lo scorso anno, è unesempio significativo della nostra capacità dicostruire reti di intesa con obiettivi di qualitàtotale».

Da decenni siete specializzati nella produ-zione di arredi per la casa di fascia medio-alta, apprezzati anche all’estero. La leva del-l’export quanto è decisiva in questa fase? «L’export rappresenta da sempre una quota im-portante per la nostra azienda. La richiesta cre-scente di arredi made in Italy ha fatto sì che lenostre percentuali di vendita si suddividanoquasi equamente tra Italia ed estero. Un dato si-curamente positivo, considerato anche che inquesto periodo è il mercato interno quello chedimostra meno vitalità».

Lo scorso anno le vostre esportazionihanno raggiunto il 45%. Avete già conqui-stato sud-est asiatico, Europa, MedioOriente, India e Australia. Quali le previ-sioni per il 2012?«Contiamo di confermare questo dato. Sarà,infatti, un anno di mantenimento quello cheè appena iniziato, per quanto si punti co-munque a guadagnare qualche quota in più.Ma dobbiamo essere anche realisti: la grandeincertezza del mercato, per non parlare delblocco dei consumi, non ci semplifica certo ilcompito».

Avete raddoppiato la vostra presenza a NewYork con un secondo importante accordo si-glato con Domus Design Collection, tra ipiù quotati show room della grande mela epunto di riferimento dell’arredo di design.Come sta andando oltreoceano?«La nostra presenza oltreoceano ci sta gratifi-cando sotto il profilo sia qualitativo che quan-titativo. Abbiamo saputo esportare e diffonderela nostra idea di made in Italy e il tempo ci hadato ragione, in particolare per certe collezioni,in primis quelle ad alto contenuto matericocome Modul_art».

Di recente ha affermato che la vostra sceltavincente, anche in tempi di crisi, è non avermai rinunciato alla qualità, all’innovazionedel prodotto e alla sostenibilità della produ-zione. Cosa suggerisce a chi nel nostro Paese,nonostante il made in Italy, non ce la fa?«Non credo di poter suggerire nulla a nessuno.Le aziende e i prodotti di successo sono il risul-tato di una serie di variabili complesse in cuinulla può essere lasciato al caso. Per quanto ci ri-guarda, posso dire che il made in Italy è natu-ralmente molto di più di un’etichetta. Dal 1948progettiamo e produciamo con una filosofiache ha sempre guardato avanti, in termini diprodotto, di tecnologia applicata al vivere do-mestico, di qualità della vita sul posto di lavoro,di rispetto per l’ambiente in cui viviamo. Piut-tosto vorrei fare un accorato invito a lavorare ecrescere accanto ai giovani, così da permettereloro di arricchire, attraverso il loro sguardo glo-bale, la tradizione italiana».

Non credo di poter suggerire nullaa nessuno. Le aziende e i prodotti disuccesso sono il risultato di una seriedi variabili complesse in cui nulla puòessere lasciato al caso

Page 48: Dossier Friuli 02 2012
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RICERCA E SVILUPPO

52 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Con due università, una scuola inter-nazionale di studi avanzati, una cin-quantina di istituti di ricerca, alcunianche di livello nazionale e interna-

zionale e quattro parchi scientifici e tecnologici,il Friuli Venezia Giulia è considerata una delle re-gioni italiane a maggior vantaggio competitivo.E ogni anno riesce ad attirare un numero di ri-cercatori paragonabile a quello delle economiepiù avanzate: nel 2010 sono stati oltre 13.500 glistudenti e i ricercatori stranieri che, per un pe-riodo più o meno lungo, hanno lavorato o stu-diato in una delle istituzioni scientifiche della re-gione. A rivelarlo è l’indagine “Mobilità della

conoscenza”, realizzata dal Co-ordinamento degli enti di ricerca(Cer) in collaborazione con ilComitato nazionale per la valu-tazione del sistema universitario.Dallo studio emerge che i ricer-catori e i docenti stranieri che operano stabil-mente presso le istituzioni scientifiche regionalisono 4.123 (quasi la metà del totale di 8.301).Provengono soprattutto dall’Unione europea edall’Africa, ma sono in crescita anche gli arrivi daiPaesi asiatici e del Centro e Sud America. ConRoberto Molinaro, assessore regionale con delegaall’istruzione, università, ricerca e politiche gio-vanili, abbiamo approfondito alcuni aspetti diquesta economia della conoscenza nell’area piùestrema del Nord-Est italiano.

Quali settori vedono uno stretto rapportotra parchi scientifici e tecnologici, enti di ri-cerca, università e sistema industriale in FriuliVenezia Giulia? «La cantieristica, la nautica, la biomedicina mo-lecolare e la domotica sono gli ambiti dove oggisi registra la più forte collaborazione tra mondodelle imprese e sistema di ricerca. Obiettivo diquesta alleanza è la competitività del tessuto im-prenditoriale regionale attraverso la leva del-l’innovazione, ovvero del trasferimento dinuove idee sul mercato, con il giusto pro-fitto per tutti gli stakeholder, da chi genera eutilizza l’idea a chi la trasforma in prodotto e

Uno dei punti di forza del Friuli Venezia Giulia è la capacità di fare sistema, di creare

sinergie tra i diversi attori scientifici e tra questi e il settore industriale.

Ne parla l’assessore regionale, Roberto Molinaro

Nicolò Mulas Marcello

Roberto Molinaro,

assessore con delega

all’istruzione, università,

ricerca e politiche

giovanili della Regione

Friuli Venezia Giulia

L’innovazione come leva di competitività

Page 51: Dossier Friuli 02 2012

Roberto Molinaro

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 53

«A favore dell’occupazione giovanile la Regioneha promosso i progetti “Imprenderò” e “Sharm”.Il primo è finalizzato a sostenere l’autoimpren-ditorialità, con servizi anche individuali di orien-tamento, formazione e consulenza, diretti in par-ticolare alla creazione di spin off; il secondo èvolto a favorire l’alta formazione di laureati elaureandi mediante attività di studio e di ricercarealizzate in Friuli Venezia Giulia e all’estero. Atali azioni si aggiunge uno specifico intervento,disciplinato dalla legge regionale 18 del 2005, cheprevede la concessione di contributi a fondo per-duto per i datori di lavoro che assumono soggettiad elevata qualificazione e giovani ricercatori.Rilevante è poi il master in Complex actions, pro-mosso dalla Scuola internazionale superiore distudi avanzati di Trieste, per la formazione deimanager del futuro. Si tratta di un percorso alta-mente specialistico che fornisce, oltre agli ele-menti tipici di un master in Business admini-stration, ulteriori strumenti strategici peraffrontare la competizione internazionale e lacomplessità delle nuove sfide globali. Infine, conla programmazione 2012 del Fondo sociale eu-ropeo, stiamo definendo nuove misure di inter-vento per incentivare l’ingresso nel mondo del la-

lo distribuisce sul mercato».Quali sono i progetti intorno ai quali si sta

lavorando?«Per la cantieristica navale e la nautica da di-porto i progetti di maggior impatto puntano a farcrescere la capacità di competere dei settori inte-ressati sia dal punto di vista tecnico, sia da quelloeconomico, con il coinvolgimento dei clusterpiù importanti del territorio regionale, comel’elettronica, i mobili e l’arredo, la componenti-stica, i sistemi e gli impianti energetici. La bio-medicina molecolare sta, invece, operando nelcampo delle patologie cardiovascolari, dei tu-mori, delle malattie neurodegenerative e del mo-nitoraggio genetico della popolazione che, oltrea costituire i punti di forza del settore in regione,sono anche aree di interesse a livello nazionale einternazionale. La domotica, infine, è impegnatain più fronti: dallo sviluppo di sistemi energetici,di sicurezza e di controllo all’applicazione di ma-teriali innovativi, dall’ergonomia alla salute e almiglioramento della qualità della vita della po-polazione anziana».

Ci sono in atto progetti che favorisconoil lavoro dei giovani e le imprese attraversola ricerca? � �

Page 52: Dossier Friuli 02 2012

voro di giovani che desiderano impegnarsi in at-tività di ricerca e per sostenere programmi di mo-bilità tra università e centri scientifici o istituzioniche operano nel trasferimento tecnologico. Inquesto modo intendiamo migliorare la circolaritàdella conoscenza e della tecnologia a beneficio delsistema regionale complessivo».

Qual è lo stato di salute del tessuto univer-sitario del Friuli Venezia Giulia? «Le nostre università sono state, tra le prime, adapplicare la riforma Gelmini, rinnovando i pro-pri statuti e trovando opportune e strategiche col-laborazioni interateneo. Un processo che la Re-gione ha sostenuto con un preciso strumentolegislativo, la legge 2 del 2011, mediante il qualeha rinnovato il sistema di finanziamento ai cen-tri di alta formazione e previsto l’istituzione dellaConferenza del sistema universitario regionale,con il compito, tra l’altro, di promuovere e fa-vorire sinergie operative tra tutte le istituzioni chesi occupano di alta formazione in Friuli VeneziaGiulia. Alla Conferenza sono inoltre attribuiti ilcoordinamento delle attività di ricerca e di for-mazione e l’individuazione di strumenti utili ainnalzare la competitività dello stesso sistemauniversitario regionale».

La Regione sta predisponendo una legge

quadro per aiutare i giovani nella formazione.In cosa consiste? «Il focus innovativo della nuova legge in materiadi politiche giovanili è rappresentato dalla crea-zione di un fondo di garanzia destinato a inizia-tive portate avanti dai giovani. Il provvedimento,in questi giorni all’esame del consiglio regionale,si propone di mettere a disposizione dei giovanialcune opportunità nei settori della casa, dellaformazione, dell’imprenditoria, dall’accesso alcredito. L’intervento legislativo quindi esce dallalogica di “nicchia” entro cui sono spesso con-finate le norme in materia di politiche gio-vanili e inaugura un approccio diverso, quellodell’autonomia, mettendo in campo un in-sieme organico di azioni che vedono i giovaniprotagonisti delle proprie scelte e di qelleche riguardano il proprio futuro».

54 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

La cantieristica e la nautica sono gli ambiti dove oggi si registra la piùforte collaborazione tramondo delle imprese e sistema ricerca

� �

RICERCA E SVILUPPO

Page 53: Dossier Friuli 02 2012

Enzo Moi

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 55

I progetti di sviluppo per le imprese e una formazione altamente specializzata,

fanno di Area Science Park un modello di eccellenza nell’ambito del trasferimento

tecnologico. Enzo Moi illustra i risultati raggiunti finora

Nicolò Mulas Marcello

Soluzioni mirate all’innovazione

Il passo successivo alla produttiva ri-cerca scientifica è il trasferimento tec-nologico. In Friuli Venezia Giulial’Area Science Park ha raggiunto risul-

tati importanti sotto questo punto di vista.«Abbiamo messo a punto un nostro modellodi intervento sul trasferimento tecnologico –spiega Enzo Moi, direttore generale di AreaScience Park – che è stato consolidato nelcorso di parecchi anni di lavoro, imparandodagli errori e migliorandolo man mano».

Come si concretizza il trasferimento tec-nologico all’interno del parco scientifico?«Noi usiamo il trasferimento tecnologicoper essere utili alle imprese, migliorarne lacompetitività attraverso l’innovazione, mi-gliorare il dialogo con la ricerca e favorirel’immissione sul mercato di prodotti inno-vativi, brevetti e nuove imprese. Negli ultimidodici anni abbiamo effettuato circa 2.000interventi principalmente sul territorio re-gionale diretti a pmi in vari settori comenel manifatturiero e nei distretti produttivi,che sul nostro territorio interessano diversisettori, dal mobile all’alimentare, dal navalealle industrie elettroniche, dall’ingegneriaall’automazione industriale. Abbiamo rea-lizzato progetti anche nei campi della do-motica, della meccanica, delle biotecnologiee in altri settori. Abbiamo messo in campouna nostra best practice che è nota come“innovation network”, ovvero abbiamo isti-tuito sul territorio nazionale dei centri dicompetenza nei quali lavorano nostri espertiche noi chiamiamo broker tecnologici, valea dire dei veri e propri intermediari della tec-Enzo Moi, direttore generale Area Science Park � �

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RICERCA E SVILUPPO

nologia, in grado di parlare sia il linguaggiodelle imprese sia quello degli enti di ricerca.Essi vanno a bussare alla porta delle im-prese, individuano i bisogni e suggerisconole soluzioni creando link anche con i gruppidi ricerca e assistendo il processo per tutta lasua durata. Si tratta di piccoli progetti fi-nanziati dalla Regione, pertanto non rica-dono sulle spese delle imprese. Stiamo espor-tando questo modello, che ha portato giàmolti risultati, anche in altre regioni».

Parliamo di formazione. Attraversoquali percorsi avviene la specializzazionepost laurea e post diploma?«Tra i pilastri del sistema di gestione del-l’innovazione c’è anche la formazione, chenel nostro caso si chiama “Innovation cam-pus”, un progetto che raccoglie metodologie,

esperienze e attività per accompagnare leimprese nella preparazione di risorse umanein grado di gestire al meglio i processi di in-novazione. Gestiamo un grande parco scien-tifico nel quale sono presenti imprese e la-boratori che studenti ospitano e ricercatorie mettiamo a disposizione loro anche borsedi ricerca o stage che, in parte vengono fi-nanziati dalla regione o dall’Europa, in parteda noi. Nell’ultima previsione di bilancio2012, il valore di queste borse di ricerca è dioltre un milione di euro. Offriamo corsipost laurea e master in collaborazione convarie università e corsi di perfezionamentoper operatori già attivi sul territorio. Nel-l’ultimo anno abbiamo effettuato trentacorsi di duemila ore complessive con circaquattrocento partecipanti, tra cui duecento-

56 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

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Page 55: Dossier Friuli 02 2012

Enzo Moi

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 57

«La strategia sulle start up è relativamente re-cente e costituisce un altro pilastro della ge-stione dell’innovazione da parte di AreaScience Park, ovvero “Innovation factory”,che rappresenta anche una Srl nata nel 2007per trasformare buone idee in buone im-prese. Il nostro intervento incomincia conun’opera di scouting sui gruppi di ricercainteressanti e interessati a lavorare per entrarenel mercato. Da qui nasce, quindi, un ac-cordo per la creazione di un piano con veri-fiche periodiche per valutare il raggiungi-mento degli obiettivi fissati. Nel Parco èpresente anche un incubatore di imprese. Illavoro di affiancamento va dalla fase di prein-cubazione a quella di creazione delle startup, seguendo e migliorando le idee da pro-porre al mercato».

cinquanta imprenditori e manager. I buonidati si riflettono sui risultati occupazionali».

In uno scenario come quello attuale,quali elementi risultano vincenti in ter-mini di competitività per le imprese? «L’innovazione e sicuramente anche l’inter-nazionalizzazione. Le imprese più forti ecompetitive sono quelle in grado al tempostesso di innovare i propri prodotti e di met-tere in campo strategie commerciali di li-vello internazionale. Ciò comporta unamassa critica che le imprese faticano a creare.C’è spazio anche per quelle piccole impresecon ottime idee, che devono però lavorareper raggiungere un livello dimensionale taleda poter competere a livello internazionale».

Per quanto riguarda le start up qual èl’incidenza di nascita di nuove imprese?

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Negli ultimi dodici anni abbiamoeffettuato circa duemila interventiprincipalmente sul territorio regionale indiversi settori e nei distretti produttivi

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INNOVAZIONE

I n un momento di ristrettezze econo-miche come quello attuale la raziona-lizzazione della spesa pubblica è di-ventata ormai una necessità

imprescindibile. Eliminare gli sprechi e ri-sparmiare risorse preziose, senza per questo ri-durre la qualità dei servizi offerti ai cittadiniè, per la Pubblica Amministrazione, senzadubbio un’impresa ardua, ma non impossi-bile. Nell’attesa di riforme e “rivoluzioni” piùvolte annunciate, ma ancora difficili da con-cretizzare, sarebbe infatti sufficiente adottaretanti piccoli accorgimenti, apparentementeinsignificanti, per ottenere, praticamente acosto zero, considerevoli e immediati risparmiper le casse dello Stato, con enormi vantaggiper tutta la comunità. Una testimonianza di-retta in questo senso viene da Lucio Toma-

sella, socio e amministratoredelegato della DVT SistemiSrl, società di Budoia, in pro-vincia di Pordenone, fondatanel 1996 e specializzata nellaproduzione e commercializ-zazione di toner rigenerati perstampanti laser. Dallo scorsomese di giugno, infatti,l’azienda è diventata forni-trice, su scala nazionale, di to-ner ricostruiti per l’Arma deiCarabinieri. Questa collabo-

razione, come spiega con orgoglio lo stessoTomasella, rappresenta un’autentica boccatad’ossigeno per le finanze della “Benemerita”,che potrà così ottenere un risparmio quanti-ficabile in circa 3,5 milioni di euro all’anno.«Nel 2010 abbiamo vinto una gara d’appaltoper la fornitura di quasi quaranta mila toner,tutti rigorosamente riciclati. Credo chel’Arma - prosegue Tomasella - attraverso que-sta iniziativa abbia compiuto una scelta lun-gimirante, che speriamo possa essere presaad esempio anche da altri enti. Le cartucce to-ner per stampanti laser, infatti, come è notohanno costi piuttosto elevati. Da diversi anni,attraverso apposite procedure, è però possibilerecuperare e rigenerare questi prodotti, persoddisfare le esigenze di economicità senzaper questo rinunciare alla qualità».

Al di là dell’aspetto economico, l’utilizzodi toner rigenerati garantisce anche notevolibenefici da un punto di vista ambientale.«Assolutamente sì. La rigenerazione di un to-ner esausto permette di recuperare la mag-gior parte dei suoi componenti. Tutto ciò sitraduce in una notevole diminuzione di rifiutiplastici e inquinanti, dannosi per la salute e al-trimenti destinati a finire in discarica. C’è dadire che l’Unione Europea, attraverso la di-rettiva sul Green Public Procurement - GPP,già da diverso tempo ha promosso una cam-pagna di sensibilizzazione sul tema, invitando

Prodotti ecosostenibili ed economicamente vantaggiosi, in grado di assicurare

massima qualità di stampa, i toner rigenerati rappresentano la soluzione ideale

per le esigenze delle pubbliche amministrazioni. Il punto di Lucio Tomasella

Guido Puopolo

La rigenerazione dei toner, una scelta che conviene

Lucio Tomasella,

socio e amministratore

delegato della DVT

Sistemi Srl di Budoia (PN)

www.dvtsistemi.com

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Lucio Tomasella

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gli uffici pubblici ad adoperarsi per coprire illoro fabbisogno annuale di manufatti e benicon una quota di prodotti ottenuti da mate-riale ecosostenibile nella misura non inferioreal 30% del fabbisogno medesimo. In Italiasiamo ancora un po’ indietro, anche se inquesti anni sono stati fatti significativi passiavanti in questa direzione, a testimonianzadi una sensibilità crescente in materia».

Nello specifico, qual è il processo lavo-rativo alla base della rigenerazione dei vo-stri toner?«Il procedimento di rigenerazione dei toner èun’attività complessa, che deve essere ese-

guita in maniera scrupolosae da personale appositamenteformato, per garantire sem-pre la qualità del prodotto fi-nito. Per quel che ci riguardaacquistiamo i vuoti da appo-site società che si occupanodella raccolta dei toner esau-sti che, una volta giunti

presso il nostro stabilimento, sottoponiamo auna prima verifica visiva. Successivamenteprovvediamo a smontare i toner, sostituendole componenti difettose e i meccanismi usu-rati, come ad esempio il tubo fotosensibile.Una volta riassemblato il tutto, al fine di as-sicurare sempre un risultato ottimale, ognisingola cartuccia, prima di essere imballata,viene sottoposta a ripetuti test tossicologici edi stampa, realizzati in collaborazione con laStazione Sperimentale della Carta, Cartoni ePaste per la Carta (Ssccp), divisione dell’Azienda Speciale della Cciaa di Milano In-novhub – Stazioni Sperimentali per l’Indu-

Il procedimento di rigenerazionedei toner è un’attività complessa,che deve essere eseguita in manierascrupolosa e da personaleappositamente formato

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stria. In questo modo sono ridotti al minimoi casi di malfunzionamento, tanto che, fino aoggi, la percentuale media di resi per guasti èstata pari allo 0,2 per cento della nostra pro-duzione totale».

Quali sono, invece, le principali criticitàcon cui siete costretti a fare i conti nella vo-stra attività?«Da un po’ di tempo a questa parte il mer-cato è stato letteralmente invaso da articolia basso costo, provenienti soprattutto dallaCina e caratterizzati da standard qualitativiassolutamente inadeguati alle necessità tantodella pubblica amministrazione quanto delleimprese private. Penso ad esempio, ai tonercosiddetti “compatibili”, che nella maggiorparte dei casi non sono altro che articoli discarsa qualità, costruiti e assemblati all’esterocon materiali di seconda scelta, con l’unico

obiettivo di imitare i prodotti originali. Perquesto motivo a volte, oltre a ledere marchie brevetti internazionali protetti da copy-right, i toner compatibili possono causaredanni e malfunzionamenti alle stampanti,con rischi molto elevati per chi li utilizza. Ildanno peggiore è però quello che arrecanoall’ambiente, perché essendo prodotti nuovi,non ricostruiti e spesso senza alcuna garan-zia sulla sicurezza ed eventuale nocività deicomponenti adoperati, non fanno diminuirela quantità di rifiuti. La proliferazione diproduttori scarsamente affidabili ha, difatto, finito per danneggiare anche tuttequelle realtà che, come la nostra, operanonel pieno rispetto delle regole, e per questocredo sia necessario intervenire per porre unfreno a questo tipo di “concorrenza sleale”».

Da parte vostra quali strategie avete adot-tato per cercare di far fronte a questa si-tuazione?«Credo che puntare sulla qualità sia l’unicastrada percorribile. La continua ricerca di ma-teriali e tecnologie sempre all’avanguardia hainfatti portato alla produzione di cartucce dialta qualità di stampa e durata, paragonabilie in molti casi superiori alle stesse cartucceoriginali. A testimonianza del nostro impegnoin questa direzione, ci siamo dotati di nume-rose certificazioni, tra cui possiamo ricordarela Iso 9001 e la Iso 14001. Inoltre, tra leprime aziende in Italia, abbiamo da poco con-cluso l’iter procedurale per l’ottenimento dellaCertificazione Ohsas 18001, relativa alla si-curezza sui luoghi di lavoro. Un risultato pernoi molto importante, che conferisce ancorapiù forza e valore all’attività aziendale».

DVT non si limita alla produzione ecommercializzazione dei toner, ma offreanche un adeguato servizio di assistenzapost vendita. Quale valore aggiunto assi-cura un’impostazione di questo tipo nelrapporto con i vostri committenti?«Chi si rivolge a noi sa di poter contare suun partner competente e professionale.Siamo dotati di una struttura dinamica e

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INNOVAZIONE

In queste pagine, fasi di lavoro all’interno dello stabilimento aziendale

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flessibile, attraverso la quale riusciamo asoddisfare in maniera esauriente ogni speci-fica esigenza che si dovesse manifestare.Tutti i nostri prodotti sono infatti garantitiper due anni dalla data di acquisto e, qua-lora si dovesse presentare un difetto sullecartucce, assicuriamo un intervento direttoentro le 24 ore dalla segnalazione, con l’im-mediata sostituzione dei prodotti non fun-zionanti, ancora prima della valutazionedelle eventuali loro problematiche».

Allo stato attuale, con quali realtà colla-borate maggiormente?«La pubblica amministrazione rappresentasicuramente il nostro interlocutore princi-pale. Oltre alla già citata partnership conl’Arma dei Carabinieri, forniamo infatti inostri toner a diversi Comandi della Poliziae della Guardia di Finanza, oltre che ad al-cune sedi regionali dell’Asl e dell’Agenziadelle Entrate. Per quel che riguarda il settoreprivato, invece, operiamo principalmente alfianco di banche e assicurazioni, con le qualicollaboriamo fin dalla nostra nascita. Sicu-ramente la crisi economica in atto ha con-tribuito a sensibilizzare le istituzioni e leaziende al tema del risparmio. Questa esi-genza deve però essere accompagnata, daglioperatori del settore, dalla garanzia di poteroffrire prodotti affidabili e sicuri, perché al-trimenti il rischio è quello di perdere credi-bilità agli occhi del mercato».

Anche alla luce della difficile congiun-tura internazionale, che bilancio è possi-bile trarre dall’ultimo biennio di attività?«Tra il 2008 e il 2011, nonostante il pe-riodo di crisi e le inevitabili difficoltà, la no-stra produzione è cresciuta costantemente, atestimonianza dell’ottimo lavoro svolto datutto il personale, che quotidianamenteopera con grande abnegazione per il rag-giungimento degli obiettivi aziendali.L’anno appena trascorso ha rappresentatoper noi uno spartiacque decisivo, durante ilquale abbiamo sostenuto considerevoli in-vestimenti per cercare di consolidare e am-

pliare la nostra posizione sul mercato. Aquesto proposito mi preme sottolinearecome, in questo nostro percorso di crescita,siamo stati sostenuti in maniera fondamen-tale da un piccolo istituto di credito locale,la Banca della Marca Credito Cooperativo,che al contrario dei grandi gruppi interna-zionali ha creduto in noi e nei nostri pro-getti, permettendoci di conseguire risultatialtrimenti difficilmente raggiungibili».

Quali sono, infine, le prospettive per ilfuturo?«Come detto, nei mesi scorsi abbiamo fattosacrifici importanti, ma devo dire che ne èvalsa la pena, in quanto ora stiamo iniziandoa raccogliere i frutti di quanto seminato.Proprio in questi giorni, infatti, dovremmoconcludere alcuni importanti accordi conpartner di una certa rilevanza, che ci indu-cono a guardare al futuro con grande otti-mismo e fiducia».

A tanto ammontail risparmio annuale

per l’Armadei Carabinieri,

derivantedall’utilizzo

dei toner rigeneratiprodotti dalla DVT

Sistemi Srl

EURO

3,5mln

Lucio Tomasella

�La continua ricerca di materiali etecnologie all’avanguardia ha portatoalla produzione di cartucce di altaqualità di stampa e durata, in molticasi superiori alle stesse cartucceoriginali

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INNOVAZIONE

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L a tecnologia che dal 2008 ha rivo-luzionato l’implantologia è il risul-tato degli investimenti in ricerca diun’azienda friulana, Geass. Questa è

riuscita a sviluppare una superficie implantareabile a controllare e pilotare verso risultatiottimali un processo biologicamente moltocomplesso: l’osteointegrazione. Come spiegaVanni Snidero, presidente della società: «Ilrisultato che abbiamo ottenuto ci ha per-messo di realizzare una superficie al laser,completamente pulita e con caratteristichebiomimetiche, in grado di stimolare la diffe-renziazione e la proliferazione delle celluleosteoblastiche, proprio perché ne simula la re-golarità e le dimensioni. La chiave di volta èuna geometria prestabilita, riproducibile inmodo costante e ripetibile sull’intera superfi-cie di un impianto endosseo. I milioni di forimicrometrici, perfettamente controllati in di-mensioni, forma e distribuzione, sono realiz-zati senza l’uso di sostanze estranee».

Quali scelte si collocano a monte dei vostririsultati clinici?«Questi si spiegano, innanzitutto, con le deci-sioni strategiche prese dall’azienda sulla desti-nazione delle risorse: un costante investimentonell’area ricerca e sviluppo, coordinata da unteam multidisciplinare formato da biologi eingegneri. Inoltre, l’intensa attività di studio eil confronto diretto con i professionisti del set-tore e la collaborazione con le più importantiuniversità italiane – Bologna, Firenze, Pisa, TorVergata, Trieste e Chieti – ci hanno poi con-dotto verso percorsi di approfondimento e sti-molanti progetti di ricerca, come quelli che cihanno permesso di sviluppare la rivoluzionaria

superficie implantare Synthegra».Avete ottenuto dei riconoscimenti per

Synthegra?«Con il lancio di Synthegra, nel 2008, l’aziendaha ottenuto il Premio Innovazione da partedella Camera di Commercio di Udine, mentrenel 2011 la nostra tecnologia brevettata perun’osteointegrazione più sicura e prevedibiledegli impianti dentali è stata oggetto di tre pub-blicazioni su autorevoli riviste scientifiche in-ternazionali. In tema di riconoscimenti, sempre

Una tecnologia brevettata per l’osteointegrazione

Vanni Snidero, presidente

della Geass Srl di

Pozzuolo del Friuli (UD)

www.geass.it

Una superficie implantare che favorisce

l’osteointegrazione con una geometria prestabilita,

riproducibile in modo costante e ripetibile sull’intera

superficie di un impianto endosseo. Vanni Snidero

descrive questo risultato tecnologico

Luca Cavera

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Vanni Snidero

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quest’anno, il contenitore Touch&Go per im-pianti endossei è stato inserito nell’Adi DesignIndex, la pubblicazione annuale che raccoglieil meglio del design industriale italiano».

Questi successi tecnologici si sono tra-dotti anche in riscontri di fatturato?«Rispetto alla fragile situazione economicanazionale, il fatturato di Geass nel 2011 haregistrato un +7% rispetto all’anno precedente.Una performance incoraggiante per la nostraazienda friulana, che da trent’anni sfida a testaalta le multinazionali straniere del settore de-gli impianti dentali sul campo dell’affidabilitàe della sicurezza dei dispositivi medici».

In che modo la vostra realtà produttiva in-terpreta il controllo interno di qualità?«Abbiamo una filiera integralmente internache si basa un rigidissimo controllo di qua-lità sulla totalità dei prodotti. Questo è unvalore aggiunto per i dispositivi medici rea-lizzati, che sono monitorati in tutte le fasicritiche del processo produttivo – attraversole tecniche di decontaminazione, confezio-namento, gestione degli ambienti a conta-minazione controllata, trattamento delle su-perfici e sterilizzazione. Inoltre abbiamostrutturato un sistema completo di proto-

colli di validazione, attraverso settanta di-verse tipologie di analisi a garanzia di una si-curezza chimica e microbiologica».

La vostra competizione con le multinazio-nali della tecnologia implantologica si svolgesolo nel mercato italiano o anche all’estero?«Commercializziamo i nostri prodotti inpiù di quindici Paesi nel mondo. L’ultimonel quale siamo entrati è l’Iran, mentre inRepubblica Ceca e in Slovacchia abbiamorecentemente aperto due nuove filiali. Al-l’offerta di prodotto si aggiunge anche unaproposta didattica completa e personaliz-zata, Geass Campus. Si tratta di percorsi diformazione teorico-pratica in chirurgia oralee implantologia, che svolgiamo sia in Italiasia all’estero. Sono adatti a ogni livello diesperienza e rivolti all’odontoiatra, al teame all’odontotecnico».

Synthegra si basa su unatecnologia brevettata perun’osteointegrazione piùsicura e prevedibile degliimpianti dentali

L’incrementodi fatturato

registrato nel 2011da Geass Srl

CRESCITA+7%

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I l settore edile friulano è in profonda crisida almeno un decennio. E con esso tuttol’indotto delle aziende collegate. In con-dizioni non dissimili si trova il comparto

della sedia, che ha subito un forte processo didelocalizzazione della produzione, determi-nando la saturazione del mercato delle impreseancora attive in settori direttamente collegati. Lavariazione tendenziale del livello occupazionale

nel terzo trimestre del 2011, se confrontata conlo stesso intervallo del 2010, mostra un calo del-3,3% (fonte Camera di Commercio di Udine).La situazione oggi è acuita dalla recente con-giuntura internazionale, ma alle spalle si con-tano decine e decine di imprese che negli ultimianni hanno interrotto l’attività. «Di fronte auna crisi come questa si deve reagire. Il nostrocompito di imprenditori è quello di svilupparenuove tecnologie attraverso cui rilanciare l’in-tero sistema industriale, puntando soprattuttosul risparmio energetico – dato il peso che il co-sto dell’energia ha oggi sulle imprese». Questaè la spinta ottimistica che anima Niveo Para-vano, presidente di Idrotermica Buttrio, societàche progetta e realizza impianti tecnologici peredifici privati, aziende ed enti pubblici.

Quali sono i punti di forza sui quali le im-prese friulane possono ancora contare perinvertire la tendenza di decrescita?«Sviluppare nuove soluzioni tecnologiche è laprima mossa per offrire un servizio più efficiente

Se la crisi dell’edilizia ha fatto arretrare la forza produttiva di molti territori, ha anche

incrementato la costruzione di impianti tecnologici che assicurano un maggiore risparmio

energetico. Niveo Paravano spiega come sfruttare al meglio questo apparente paradosso

Manlio Teodoro

Impianti tecnologici sostenibili

Adriana Tulisso, procuratore speciale, e il marito Niveo Paravano, presidente

di Idrotermica Buttrio Srl di Buttrio (UD) www.idrotermicabuttrio.it

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Niveo Paravano

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in termini di impianti idraulici, termici, a vapore,condizionamento, trattamento dell’aria, aspira-zione, aria compressa, teleriscaldamento, antin-cendio e cogenerazione. Tuttavia bisogna anchesaper comunicare queste innovazioni, sugge-rendo ai nostri partner e indirizzandoli verso lenuove tipologie di impianti, particolarmente effi-caci per il risparmio energetico».

Data la crisi che investe direttamente il vo-stro territorio, state anche pensando di am-pliare il vostro raggio di azione?«Abbiamo creato un ufficio commerciale a Trie-ste, dove siamo molto attivi e presenti in diversilavori e appalti pubblici. Inoltre, come azienda cisiamo impegnati a costituire una rete di sinergiefra le imprese locali, che ci permetta di affrontarenuovi mercati, anche esteri, che potrebbero darciimportanti opportunità. Tuttavia crediamo chel’Italia sia ancora il mercato migliore. E, para-dossalmente, proprio per via della crisi, si stasviluppando una maggiore sensibilità per l’in-

stallazione di sistemi orientati al risparmio ener-getico. Questo vuol dire che nel mercato c’è unamaggiore attenzione agli sviluppi tecnologici, fraquesti i sistemi a biomasse, gli impianti a geo-termia o centralizzati e tutte le tecnologie pro-gettate e pensate per ridurre al minimo le emis-sioni nocive in atmosfera».

In quest’ottica è quindi fondamentale pun-tare sulla ricerca e lo sviluppo?«Esattamente. Per questo collaboriamo con i mi-gliori studi di progettazione termotecnica delNord Est d’Italia e, dal momento che realizzareimpianti meccanici richiede, oltre a un’accurataprogettazione, anche esperienza e conoscenzadelle regole dell’“arte” dell’installazione, abbiamocreato al nostro interno una struttura tecnica diprimissimo livello. Sono infatti il know how el’esperienza acquisita sul campo, le “tecnologie”più importanti per innovare e soprattutto dareuna risposta pronta alle diverse variabili esterne».

Qual è dunque la mission della vostra società?«È quella di realizzare gli impianti dei nostricommittenti al massimo livello di qualità, peròanche di studiare, capire – e far capire – qual è lasoluzione migliore o alternativa. Questo ci hapermesso di diventare una ditta di riferimento alivello regionale per la realizzazione, installazionee manutenzione di impianti tecnologici».

Avete celebrato quarantacinque anni di at-tività. Qual è il traguardo più importanteche avete raggiunto?«Indubbiamente l’apprezzamento della nostraclientela che ci ha sempre dato fiducia apprez-zando la nostra serietà e professionalità. La no-stra azienda ha avuto la fortuna di lavorarecon professionisti e committenti che, per laloro sensibilità, esigenze o obblighi, hannosempre optato per impianti tecnologici orien- � �

Dagli impianti di riscaldamentoa circolazione naturale siamo passatia degli impianti sofisticatissimi,termoregolati e personalizzatiper ogni singolo ambiente

Fatturato medioannuo della

Idrotermica ButtrioSrl nell’ultimo

biennio

EURO

5mln

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tati al risparmio energetico e in generale a si-stemi a basso impatto ambientale. Se a questoaggiungiamo la nostra sensibilità e la nostral’intuizione, il risultato è stato quello di averecostruito negli anni un bagaglio di conoscenzeche ci permettono di saper realizzare un’ampiagamma di sistemi ecofriendly».

Quindi aver dato all’impresa un’improntagreen è stata una scelta vincente in termini diconquista di quote di mercato.«L’anniversario della fondazione ha rappresen-tato l’occasione per riflettere sul core businessdell’azienda. Al primo posto abbiamo collo-cato la produzione di green energy, ovvero im-pianti che tutelino l’habitat e siano ecocompa-tibili con l’ambiente. Anche per questo abbiamoottenuto le certificazioni Uni En Iso 9001, pas-

sando poi alla nuova norma Uni En Iso9001:2000 e più recentemente alla Uni En Iso9001:2008. Il raggiungimento di questo obiet-tivo rappresenta un traguardo molto impor-tante per la nostra società, che è stata in gradodi offrire ai propri partner un’ulteriore garanziasulla qualità del prodotto e dei servizi».

Come si è evoluta la vostra tecnologia di ri-scaldamento?«Nel corso del tempo la tecnologia si è adeguataalle richieste del mercato, passando dagli im-pianti di riscaldamento a circolazione naturale adegli impianti sofisticatissimi, termoregolati epersonalizzati per ogni singolo ambiente, inmodo da assecondare le diverse esigenze di im-pianto nei vari settori. Abbiamo realizzato inRegione FVG diversi impianti, complessi resi-denziali, centri commerciali e in particolare di-versi ospedali quali, l’Istituto per l’infanzia “BurloGarafolo” di Trieste, l’ospedale Maggiore di Trie-ste, l’Azienda Ospedaliera Santa Maria della Mi-sericordia di Udine, quella di San Giorgio diNogaro, l’Unità Sanitaria locale cinque di Udinee la Casa di Riposo Culot di Gorizia. Per quantoriguarda il settore industriale, infine, nell’areaScience Park di Trieste, per la Sincrotrone Elet-tra di Bosovizza e al Main Fermi apprezzato an-che dal Ministro Gelmini».

66 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

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Al primo postoabbiamocollocatola produzionedi green energy,ovvero impiantiche tutelinol’habitat e sianoecocompatibilicon l’ambiente

TECNOLOGIE

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TECNOLOGIE

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I l 2011 è stato l’anno della definitiva af-fermazione della navigazione in mobilità,nelle sue varie forme: tablet, smartphonee Internet key – le cosiddette “chiavette”.

E la tendenza a lavorare, studiare, leggere e so-prattutto comunicare con dispositivi elettronicisvincolati da una rete telefonica fissa non sembradestinata a esaurirsi rapidamente, anzi, per certiversi, questa è solo l’alba del mobile. Come spiegaMichelangelo Agrusti, fondatore e presidente delCda della società Onda Communication, cheha per partner i maggiori operatori telefonici ita-liani: «I principali punti di forza sono comodità,fruibilità e semplicità nell’utilizzo di questi nuovidevice, a fronte anche di performance ormai diassoluto rilievo». Nel campo delle telecomunica-zioni e in particolare in quello del mobile bro-adband l’azienda ha raggiunto un’importanteposizione nella progettazione, sviluppo e com-mercializzazione di soluzioni per la trasmissionedi dati e voce e ha recentemente lanciato sulmercato la quarta generazione di chiavette In-ternet a tecnologia Lte (Long Term Evolution).

Qual è l’attuale situazione del mercato, inparticolare italiano, per quanto riguarda laconnessione in mobilità?«Attualmente l’indiscusso padrone del mercato,a livello globale, è Apple. Da una parte ciò con-tribuisce alla vendita dei dispositivi mobili, dal-

l’altra la mantiene al di qua della diffusione dimassa, a causa dei costi ancora relativamente ele-vati di accesso a queste tecnologie – che peròstanno già progressivamente sostituendo i net-book. Noi siamo comunque fiduciosi che la dif-fusione del sistema Android contribuirà a unabbassamento dei costi, dato che questo sistemaè svincolato da un hardware proprietario. Pen-siamo che costituzione di un vero mass marketpassi attraverso questo tipo di soluzioni».

In un mercato competitivo come quellodelle Tlc, nel quale le novità invecchianorapidamente, quanto è importante la ri-cerca tecnologica?«La nostra carta per il futuro è l’intensificazionedel lavoro di ricerca e sviluppo, sia nella direzionedi prodotti più avanzati a prezzi più bassi, sianella diversificazione dell’offerta e nell’amplia-mento dei mercati di riferimento. Inoltre, es-sendo noi un system integrator, una delle nostreattività fondamentali è quella di marketing stra-tegico. Cioè cercare di capire dove andrà il mer-cato e cercare tutte quelle collaborazioni tecno-logiche che ci consentiranno di essere sempre

Comodità, fruibilità e semplicità dei nuovi device mobili

rendono l’accesso alla rete sempre più distaccato dalle

connessioni tradizionali domestiche. Dove sta andando

il mercato delle chiavette Internet?

La parola a Michelangelo Agrusti

Valerio Germanico

Smartphone e Internet key:un settore in ascesa

In apertura, Michelangelo Agrusti, fondatore e presidente

del Cda di Onda Communication Spa di Roveredo in Piano (PN)

www.ondacommunication.com

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Michelangelo Agrusti

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all’avanguardia. Attualmente, la nostra forza,rispetto ai grandi competitor, è quella di riuscirea creare apparati completamente customizzati,cosa che le grandi società delle telecomunica-zioni hanno maggiori difficoltà a realizzare, acausa delle dimensioni dei loro mercati».

Voi siete stati i primi in Italia a introdurre lachiavetta Internet Usb. In che modo avete in-tuito che questo sarebbe stato il futuro delletelecomunicazioni?«L’idea di avviare la produzione di PC Card contecnologia Edge nacque intorno al 2003 du-rante una discussione tecnico-scientifica con l’in-gegner Mauro Sentinelli della dirigenza Tele-com. L’Edge consentiva infatti di operare conperformance superiori a quelle dello standardGsm e rendeva disponibile la velocità sufficientealla trasmissione dei dati attraverso gli apparatimobili. Proseguire su questa strada è poi statoinevitabile, visto il successo dei primi prodotti.Siamo così passati alle PC Card Umts e poi ab-biamo immaginato che queste potessero esseremontate all’interno di una chiavetta Usb. Oggiproduciamo chiavette Usb ad alta velocità, comele Lte, che permettono di raggiungere una velo-cità di 100 Mbps».

Quali saranno i prossimi sviluppi di que-sta tecnologia?

«Il futuro della chiavetta passa attraverso la tec-nologia Lte. Attualmente abbiamo iniziato a lan-ciare sul mercato dei mini router wifi, ovvero de-gli apparati in grado di ricevere la connessione adalta velocità come un dispositivo mobile, però ingrado di condividere il segnale con una molte-plicità di apparati».

Voi state ampliando i vostri mercati di rife-rimento anche all’estero. In quali paesi e conquali prospettive?«Abbiamo aperto una società autonoma a SanPaolo del Brasile, ricalcandola sul modello dellanostra attività qui in Italia. Questa sta avendo giàun buon successo in Brasile, ma ha come obiet-tivo l’intero mercato latino-americano. Infatti,mentre in Europa il mercato è ormai avviato, inAmerica Latina si trova ancora a livello di startup, quindi con volumi di crescita assolutamentestraordinari e una fortissima evoluzione tecno-logica. Abbiamo inoltre la fortuna di collaborareanche oltreoceano con Telecom, che lì sta di-ventando un leader di mercato».

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La nostra forza rispetto ai competitorè quella di riuscire a creare apparaticompletamente customizzati

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TECNOLOGIE

uello dell’elettronica è diventatoun mercato talmente pervasivoche più che di “mercato dell’elet-tronica” sarebbe più corretto par-lare di una pluralità di possibilità

applicative. Fra queste, oggi, puntando su mi-croprocessori e sistemi operativi di ultimissimagenerazione, è possibile avere, anche in ambitoindustriale, applicazioni e modalità di intera-zione vicine a quelle a cui siamo stati abituatidall’uso dei dispositivi di telefonia mobile. Naturalmente, in questo scenario caratteriz-zato dalla pervasività, la moltiplicazione dellepossibilità di impresa va di pari passo conl’avanzamento tecnologico. Ciò vuol dire ancheun numero sempre più elevato di competitor equindi una costante specializzazione per di-stinguersi nel mare magnum della propostatecnologica. Parliamo di questi temi con l’in-gegner Stefano Dal Poz, amministratore dellaDAVE, azienda che progetta e produce sistemi

embedded basati sui più diffusi sistemi opera-tivi, sia proprietari che open source. «La con-correnza, in questo settore, oggi arriva dallearee più industrializzate del mondo, mentre ipaesi emergenti sembrano essere ancora piùdei consumatori di questi dispositivi che nonproduttori. L’evoluzione dei sistemi embeddedprevede l’approntamento di piattaforme sem-pre più “friendly”, a partire dall’astrazione sem-pre più spinta dell’hardware che ne è il pro-pulsore. Il tutto a vantaggio della riusabilità delsoftware, che diventa una voce di spesa semprepiù consistente nelle aziende». DAVE si è specializzata nei prodotti destinati al-l’elettronica industriale per il tessile, la domo-tica, i trasporti, il biomedicale e altri. «Lavo-riamo nella fascia B2B, sia con l’integrazione deinostri moduli a microprocessore nei sistemidelle aziende, sia fornendo l’intero sistema se-condo la formula del chiavi in mano. In en-trambe le tipologie di prodotto, forniamo tuttoil necessario per offrire ai nostri partner una“piattaforma di sviluppo” che consenta di ap-prontare le applicazioni software necessarie».Il 2011 è stato l’anno migliore nella storia diDAVE, portando un incremento di volume

L’ingegner Stefano Dal Poz spiega

verso quali direzioni si sta avviando

il mondo dell’informatica per l’industria.

Soprattutto a fronte del fatto che

il software diventa una voce di spesa

sempre più consistente per le aziende

Valerio Germanico

La Dave Srl

ha sede a Porcia (PN)

www.dave.eu

Le applicazionidell’elettronica embedded

Q

72 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

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Stefano Dal Poz

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 73

d’affari complessivo superiore al 50%. «Findalla fondazione, l’azienda ha incrementatocon regolarità le proprie prestazioni in terminidi fatturato, dipendenti, quantità e qualitàdelle partnership. Il 2011 però è stato unanno particolarmente soddisfacente, dato chequesti ottimi risultati sono stati conseguitinel corso di una congiuntura economica nonfacile. Credo che il valore aggiunto dell’offertadi DAVE, che il mercato ha riconosciuto, ri-sieda nel servizio di supporto. Per i nuovipartner questo si traduce in un servizio diconsulenza accurato, che recepisce le esigenzedel cliente e le traduce in una specifica diprogetto che si rivela economica e rapida daimplementare. Per coloro che già si servonopresso di noi, è la certezza di poter godere diforniture lunghe e senza inconvenienti maanche, ove ve ne fosse bisogno, di aggiorna-menti e miglioramenti».La società investe metà delle proprie risorsetecniche nell’innovazione e nella generazione dinuovi prodotti, mentre l’altra metà è destinataallo sviluppo di processi tecnologici innovativiper la produzione. «L’innovazione è qualcosache va oltre gli investimenti diretti in strutture,

mezzi e processi. Riguarda anche gli obiettivi eil modo di lavorare dei reparti o di quelle fun-zioni che sono di solito definite “di staff” e chenon possono essere sottratte a questa logica».Una parte non secondaria del fatturato diDAVE deriva dai mercati del Nord Europa. «Iltarget di medio periodo che ci poniamo è quellodi riuscire a esportare almeno la metà del pro-dotto in quello che inevitabilmente sarà semprepiù il mercato interno del futuro, ovverol’Unione Europea. Essendo questo un mercatogià evoluto dal punto di vista tecnologico – eproponendoci come partner del settore indu-striale, con uno sviluppo soprattutto dei si-stemi per il trattamento video nella domotica,nella videosorveglianza e nel biomedicale –,l’obiettivo primario che ci poniamo per il 2012è quello di fornire al mercato un prodotto di al-tissima qualità, allineandoci con le possibilitàofferte dal mercato dei semiconduttori. Ciòsenza trascurare il supporto dei prodotti esi-stenti, che costituiscono il nostro vero patri-monio aziendale. Sempre guardando in pro-spettiva, la sfida più importante sarà quella diinvestire sulle risorse interne all’azienda e sullaloro formazione e autonomia».

��

L’evoluzione dei sistemi embedded prevedel’approntamento di piattaforme “friendly”,a partire dall’astrazione sempre più spintadell’hardware che ne è il propulsore

Incremento registratoda Dave Srl nel 2011

VOLUMED’AFFARI

+50%

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76 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

MERCATO DEL LAVORO

Un’indagine Excelsior, realizzata alivello nazionale da Unioncamerein collaborazione con il Ministerodel Lavoro e delle politiche sociali

e l’Unione europea, evidenzia come nelprimo trimestre 2012, in provincia di Porde-none, si prevedono 710 assunzioni, con untasso di entrata pari a circa 9,6 assunzioniogni mille dipendenti. Ma più che un realesegnale di ripresa, segnala il presidente dellaCamera di Commercio di Pordenone, Gio-vanni Pavan: «È la conseguenza di dicembre,mese in cui tipicamente si concentrano nu-merose “uscite” di lavoratori dalle impresedovute a pensionamenti e scadenza dei con-tratti a termine, mentre a gennaio i lavoratorivengono sostituiti e i contratti rinnovati».Stando poi ai dati delle ultime rilevazioni ca-merali, pur se non ancora definitivi, le op-portunità di lavoro nella provincia non sem-brano indirizzate alla crescita. «Le stimeindicano un calo dell’occupazione con previ-sioni non ottimistiche da parte degli im-prenditori». Giovanni Pavan raccoglie la sfida

della competitività, che unisce l’importanzadella formazione professionale alla propen-sione all’export aziendale.

Quali sono i profili professionali più ri-chiesti dalle imprese e quali settori pro-duttivi offriranno maggiori assunzioni nel2012?«Per quanto riguarda il primo trimestre del-l’anno il 59 per cento delle nuove assunzionisarà concentrato nel settore dei servizi, il re-stante 41 per cento avrà luogo nell’industriae nelle costruzioni, mentre il 51 per centonelle imprese con meno di 50 dipendenti. Trai profili professionali più richiesti in provin-cia, in riferimento all’industria, figurano glioperai nelle attività metalmeccaniche. Nel-commercio, invece, sono richieste le figure dicommessi, altro personale di vendita, cuochie camerieri, la cui formazione coinvolge inparticolar modo gli istituti tecnici e profes-sionali. Emerge, inoltre, la necessità di for-mazione di alto livello per istruire addettialla gestione dei magazzini, specialisti e tec-nici amministrativi, finanziari e bancari. Èchiaro, quindi, che gioca un ruolo fonda-mentale la formazione secondaria superioredei giovani».

Dall’analisi delle graduatorie provincialiPordenone si posiziona al 28° posto in Ita-lia per le assunzioni a tempo indeterminato

Giovanni Pavan,

presidente della Camera di

Commercio di Pordenone

Capitale umano dal profilo internazionale Le imprese che assumono ritengono

ormai necessaria la laurea,

come una maggiore

internazionalizzazione dell’università

che può così garantire un apporto

conoscitivo utile ad alimentare i processi

d’innovazione aziendale

Elisa Fiocchi

Page 71: Dossier Friuli 02 2012

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 77

Giovanni Pavan

che rappresentano il 40 per cento del to-tale, una quota superiore alla media regio-nale (36 per cento). Quali politiche sulterritorio hanno consentito risultati supe-riori e una maggiore tenuta?«Sicuramente è stato importante il lavoro dicoesione avviato dalla Provincia di Porde-none, che ha istituito un tavolo di lavoro pervalutare gli interventi di politica attiva del la-voro e politiche sociali, coinvolgendo varienti e istituzioni, dall’ente camerale ai sinda-cati, alle associazioni di categoria. Il buon po-sto in graduatoria della nostra provincia perquanto riguarda le assunzioni a tempo inde-terminato credo sia anche conseguenza delfatto che le piccole e medie imprese, ric-chezza del nostro territorio, credano nel va-lore aggiunto portato dalle qualificate pro-fessionalità, che quindi mirano aconsolidare».

Pordenone balza in avanti, al 23esimo

posto, per l’assunzione di giovani under 30(era 76esima nel trimestre precedente), al46esimo per la richiesta di figure profes-sionali di alto profilo e al 63esimo per l’as-sunzione di laureati e diplomati. Quale fu-turo attende i giovani e in quali specificicomparti produttivi locali?«Per l’8 per cento delle assunzioni non sta-gionali sarà richiesta una laurea. Mentre incirca 4 casi su 10, gli imprenditori pordeno-nesi ritengono necessaria la laurea triennale enel 28 per cento dei casi preferiscono la laureaspecialistica. Inoltre, da un recente studio cheabbiamo commissionato alla Fondazione NordEst, “Pordenone verso il 2020”, è emersa dagliimprenditori intervistati la necessità di puntaresu una maggiore internazionalizzazione degliAtenei. L’attribuzione di un profilo interna-zionale al capitale umano non riguarda esclu-sivamente Pordenone, ma qui potrebbe trovarenuovo spessore in ragione dell’orientamento al-l’export che tradizionalmente ha contraddi-stinto le nostre imprese. Da tale punto di vista,potrebbe concretarsi uno scambio virtuoso trale imprese e università, ed è anche per questomotivo che è importante che essa si mantengasul territorio: le imprese, affrontando i mercatiemergenti, individuano nuovi sbocchi per pro-dotti innovativi, e l’università può garantireun apporto conoscitivo utile ad alimentare iprocessi d’innovazione aziendale».

Le assunzioni di immigrati a Pordenone saranno del 15 per cento,maggiormente nei settori turismo e ristorazione, del 40 per cento per gli under 30 e del 17 per cento per le donne ritenute più adatte allaprofessione

Page 72: Dossier Friuli 02 2012

MERCATO DEL LAVORO

78 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Massimiliano Fabian elenca nuove proposte per la crescita del comparto produttivo

e per contrastare la concorrenza delle aziende slovene, che pagano meno tasse

e ricevono aiuti europei

Elisa Fiocchi

Nuovi incentivi alle aziende che assumono

La variabilità che contraddistingue ilcomparto produttivo del Friuli Vene-zia Giulia incide in maniera forte sullacompetitività del sistema stesso e sulla

crescita occupazionale. La serie di proposte avan-zate dalla Piccola Industria di Trieste voglionorendere più equo il sistema fiscale - dall’aboli-zione dell’Irap, che colpisce il costo del lavoro egli oneri finanziari, alla detassazione degli utilireinvestiti - e puntano a rafforzare la competiti-vità con l’abbassamento dei prezzi delle materieprime e dell’energia che, in Italia, costa il 30 percento in più della Germania. «È molto difficileanalizzare un territorio che mostra nette diffe-

renze da un capannone all’altro – dichiara ilpresidente Massimiliano Fabian – ma perman-gono alcune caratteristiche nella storia Regione,come la presenza di grandissime imprese statalie la carenza di piccole e medie aziende».

Quali particolari problemi penalizzano ilcomparto produttivo triestino?«La maggior parte delle criticità rilevate sul ter-ritorio regionale rispecchia le sofferenze che l’Ita-lia sta vivendo in questa fase economica. Certa-mente il nostro territorio ha delle caratteristicheprecise, come una consolidata storia imprendi-toriale che si traduce in grandi imprese pubbli-che, e grandi aziende, soprattutto nel comparto

alimentare, che vivono anda-menti molto differenti l’una dal-l’altra. Sul territorio, Unicreditha da poco rilevato l’ex Cassa dirisparmio di Trieste e si sta collo-cando come un player finanziariomolto forte sul territorio».Come s’incentiva lo sviluppod’impresa, l’internazionalizza-zione e di conseguenza l’incre-mento occupazionale?«La nostra regione non può piùusufruire degli aiuti comunitaricome invece accade per quelleconfinanti. Questo e altri fattorimettono il nostro territorio aconfronto con una concorrenzaimportante con livelli di inter-

Massimiliano Fabian,

presidente della Piccola

industria di Trieste

e amministratore delegato

di Demus Spa

Page 73: Dossier Friuli 02 2012

Massimiliano Fabian

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 79

nazionalizzazione elevata. Mi riferisco, ad esem-pio, a paesi come l’Austria e la Slovenia che go-dono di una protezione sociale molto ampiasenza alcuna tassazione. L’insufficiente semplifi-cazione della nostra burocrazia non può chedanneggiare il comparto produttivo, soprattuttole imprese di piccole dimensioni».

Le imprese che assumono, anche tramite lastabilizzazione dei lavoratori precari, possonochiedere gli incentivi messi a disposizionedalla Regione. Come sono stati accolti questiprovvedimenti dagli imprenditori? «In quanto Regione a statuto speciale, il FriuliVenezia Giulia opera meglio di molte altre realtàitaliane. Finora i provvedimenti intrapresi sonostati di sicuro aiuto per le aziende, anche se sitratta ancora una volta di interventi che vannoa tamponare una situazione più generale e di ca-rattere nazionale. È benvenuto l’intervento re-gionale e credo che gli incentivi offerti alle im-prese che assumono o regolarizzano i propridipendenti registreranno un netto consenso sulterritorio. Tuttavia, vanno prima risolti alcuni

problemi a monte».Su quali aspetti del tessuto produttivo le

istituzioni sono chiamate a intervenire perl’economia?«Per prima cosa bisogna operare una defiscaliz-zazione di tipo trasversale, consentire maggioreaccesso al credito e nuovi strumenti finanziari asostegno delle realtà locali. Vanno poi incentivatigli investimenti e potenziata la rete infrastrut-turale in particolare il sistema ferroviario e la retestradale con la terza corsia. Altre risorse dasfruttare devono poi essere individuate nelcomparto energetico e nella cantieristica,molto forte sul territorio ma penalizzata dal-l’attuale crisi».

In quali settori scorge prospettive realiin termini di innovazione e sviluppo occu-pazionale? «Il settore del caffé è vivace e competitivoma, più in generale, si registra una forte va-riabilità a seconda delle località e del com-parto produttivo».

Giovani imprenditori e giovani laureati:che prospettive e opportunità ci sono perchi s’affaccia al mondo del lavoro? «Trieste è una provincia molto attiva che puòcontare su un personale qualificato e compe-tente. Da questo punto di vista le impresenon incontrano alcuna difficoltà nel reperireuna forza lavoro preparata e capace, grazie auna formazione che sul territorio raggiunge li-velli medio-alti. Fare leva su questa solida of-ferta formativa sarà un altro passaggio chiaveper mantenere alta la competitività».

Le imprese triestine non incontranodifficoltà nel reperire una forza lavoro preparata e capace, con unaformazione che sul territorioraggiunge livelli medio-alti

Page 74: Dossier Friuli 02 2012

MERCATO DEL LAVORO

80 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Nel primo trimestre 2012 le assun-zioni programmate dalle impreseitaliane saranno quasi 152.100,contro le 92mila degli ultimi tre

mesi dello scorso anno. Tuttavia, a determi-nare la crescita della domanda sarà principal-mente la riattivazione di una parte dei rapportidi lavoro di inizio anno. «Non possiamo nonsperare che queste stime siano vere, per quantosi tratti di proiezioni su un futuro ancora in-certo», afferma Giovanni Fania, segretario ge-nerale Cisl Friuli Venezia Giulia, che analizzanon senza preoccupazione i valori sul terri-torio regionale, dove la crisi resta ancora didimensioni importanti. «Malgrado il ricorsoagli ammortizzatori sociali sia diminuito, la

cassa integrazione straor-dinaria risulta in crescitacon un +4,3% sul 2010,pari a 632mila 520 ore au-torizzate». Questi dati che realtà ter-ritoriale fanno emergere?«Rispecchiano molto benele difficoltà del mondo dellavoro nella nostra Regione.Inoltre, il fatto che per di-verse aziende gli ammortiz-zatori sociali sono agli sgoc-cioli e questo comporteràseri problemi di ricolloca-zione nei cicli produttivi. In

ogni caso, non dobbiamo abituarci all’idea chese caliamo di qualche punto le ore di Cig stiatornando il sereno. Non è così: le ore utilizzatesono ancora eccessive, dieci volte la pre-crisi».

Stando ai dati dell’occupazione, assieme aLombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Li-guria, Toscana e Veneto, il Friuli VeneziaGiulia registra livelli negativi ma comunqueinferiori alla media nazionale. Quali per-corsi intraprendere?«La regione storicamente ha saputo costruire econsolidare nel tempo una forte vocazione ma-nifatturiera, con indici doppi rispetto alla me-dia italiana per esportazioni extra-Ue. Questosistema industriale ha senz’altro rappresentatouna sorta di paracadute alla crisi. Tuttavia, equesto è l’altra faccia della medaglia, proprio ilcomparto manifatturiero, per tornare a esserecompetitivo, ha bisogno di interventi struttu-rali pesanti e di essere traghettato verso nuoveopportunità».

Quali categorie di persone sono mag-giormente esposte alle difficoltà e conquali problemi di reinserimento nel mer-cato del lavoro?«Gli over 45, le donne e i giovani. In Friuli Ve-nezia Giulia si sono persi negli ultimi anni20mila posti di lavoro tra i giovani di età com-presa tra i 15 e 34 anni e che il tasso di disoc-cupazione per gli under 24 è al 18%, con puntedel 22% per le donne; senza contare la preca-rietà in crescita, alimentata da contratti di col-

Il settore manifatturiero deve tornare competitivo per ridare ossigeno al mercato

del lavoro. «Vanno sfruttate le opportunità della green economy e il know how

industriale di aziende e lavoratori». Il punto di Giovanni Fania

Elisa Fiocchi

Giovanni Fania,

segretario generale Cisl

Friuli Venezia Giulia

Flexicurity e crescita industriale

Page 75: Dossier Friuli 02 2012

Giovanni Fania

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 81

Il vademecum “Le politiche del lavoro inFriuli Venezia Giulia” illustra gli interventiper l’occupazione. Ritiene corretta la stradaintrapresa dall’amministrazione regionale?«Sicuramente va dato atto alla Regione di es-sersi attivata – prima in Italia – sul fronte de-gli ammortizzatori sociali in deroga. Tuttavia,come Cisl, chiediamo di potenziare le infra-strutture a partire dal nostro sistema portuale,punta più avanzata di penetrazione del Medi-terraneo nell’Est Europa, di tradurre l’eccel-lente ricerca teorica (in Fvg il rapporto ricer-catori/popolazione è fra i più alti al mondo) insviluppo e know how tecnologico per le im-prese locali, di revisionare tutti i bracci opera-tivi della Regione e non ultimo,, di snellire i li-velli istituzionali, che tradotto significaabolizione delle Province, accorpamento deiComuni, riforma della Pa in chiave di effi-cienza, valorizzazione del personale e di ri-sposta alle mutate esigenze dei cittadini edelle imprese, oltre al taglio dei costi impro-pri della politica».

laborazione, che in regione riguardano circa13.500 persone. I problemi di reinserimentosono altrettanto noti e aggravati da alcuni gapdi fondo sui quali come Cisl stiamo interve-nendo, anche attraverso la contrattazione di IIlivello: così la diffusione di un modello di flexi-curity a contrasto della precarietà, ma anche lacarenza di servizi alle donne lavoratrici, formecontrattuali come il part time lungo, forma-zione mirata ai reali fabbisogni del mercatodel lavoro».

Cisl chiede anche di aprire una discussionesul riordino degli ammortizzatori sociali. «Più che un riordino chiediamo una riformacomplessiva delle politiche attive del lavoro,che coniughi il diritto ad avere un lavoro a si-stemi di protezione sociale quali il sostegnoeconomico, la formazione, l’orientamento, ilcollocamento e sostenute da una legge quadrodi coordinamento. Le risorse possono derivareda diverse fonti: ad esempio, dal riordino dellafiscalità generale, dal contrasto all'evasione, daFondi europei sottoutilizzati, dalla bilateralità».

�In Friuli Venezia Giulia si sono persi negli ultimi anni20mila posti di lavoro tra i giovani dai 15 ai 34 anni e il tasso di disoccupazione degli under 24 è al 18%

Page 76: Dossier Friuli 02 2012

MERCATO DEL LAVORO

82 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

A Trieste le pratiche di disoccupazione aperte nel corso del 2011 sono state oltre 370, contro le 80

circa dell’anno precedente. «Un tale aumento conferma che la situazione occupazionale sul

territorio non vive un periodo roseo». Il punto di Erica Mastrociani

Elisa Fiocchi

Impennata di fallimenti aziendali

lisi di mercato svolta da Erica Mastrociani, acapo delle Acli di Trieste, le difficoltà regi-strate dai lavoratori sul territorio sono in con-tinua crescita, così come le tipologie di pro-blematiche riscontrate nelle persone che sirivolgono ai servizi delle Acli e la percentualedi aziende che dichiara il passivo per falli-mento.

Qual è il profilo del lavoratore che si ri-volge presso i vostri uffici?«Si tratta di lavoratori che subiscono ritardinon solo occasionali nel pagamento dello sti-pendio; che si dimettono per giusta causa permancati pagamenti; provenienti da aziendefallite; che vengono licenziati per chiusura diattività o in seguito a licenziamenti per giusti-ficato motivo oggettivo. Una buona parte diloro provengono da piccole aziende, esercizicommerciali e pubblici esercizi. In diversi casici siamo trovati davanti persone che venivanoda realtà molto conosciute in città che, nelcomune pensare, erano ben avviate ed econo-

Il panorama occupazionale triestino stavivendo un momento di crisi molto pro-fonda, anche se i numeri e le percentualia disposizione tracciano un quadro meno

evidente rispetto ad altre zone del Paese e dellaregione stessa. Parte dell’incremento del pesodell’occupazione in provincia è riconducibile alsettore pubblico che registra oltre il 25 percento delle assunzioni contro una media re-gionale del 16 per cento. Stando però all’ana-

Erica Mastrociani,

presidente delle Acli di

Trieste con delega a

welfare e formazione

Page 77: Dossier Friuli 02 2012

micamente solide». Quali sono oggi le prin-

cipali preoccupazioni deilavoratori che si recanopresso i vostri uffici?«Le richieste di informazioniper fallimenti, chiusure diesercizi sono in notevole cre-scita rispetto agli anni precedenti. Il numerodelle pratiche aperte per l’iscrizione al passivoper fallimento d’azienda ha visto anch’essoun’impennata, addirittura del 500%, anche seil numero totale di pratiche non è così signi-ficativo come per le domande di disoccupa-zione. Rispetto al passato, in cui arrivavanopochi, ma cospicui, gruppi di lavoratori ap-partenenti alla stessa azienda, nel corso del2011 si sono rivolti ai nostri uffici singoli la-voratori provenienti da aziende in crisi e in po-chi casi abbiamo grandi gruppi di lavoratoriappartenenti alla stessa azienda. Questo ci fapensare che le aziende in difficoltà siano sem-pre di più; l’esiguità del numero di pratiche ri-guardanti fallimenti di aziende, rispetto aquelle per disoccupazione, è dettato anche dalfatto che in caso di fallimento molti lavoratorio gruppi di lavoratori si rivolgono diretta-mente ai legali, senza passare per i patronati».

Come si incentiva l’occupazione?«La Regione offre dei contributi per l’assun-zione a tempo indeterminato di disoccupaticon determinati requisiti di età o che sono di-soccupati da dodici mesi. È emblematico il

dato diffuso dell’Agenzia del lavoro sulle ri-chieste arrivate dalla provincia di Trieste nelprimo semestre del 2011: solamente 15 do-mande di contributo fra gennaio e giugno2011 su un totale di 443 presentate in re-gione. Siamo dunque in presenza di uno stallocompleto delle assunzioni oppure le aziendenon conoscono le misure previste. In ognicaso, il dato che emerge è la paura da parte de-gli imprenditori di vincolarsi con assunzioni atempo indeterminato, sebbene incentivate daicontributi».

Come si differenzia il lavoro svolto dalledue cooperative sociali Lybra e Polis per fa-cilitare l’accesso al lavoro, in particolare peri più giovani?«Considerando entrambe le realtà, i lavoratorioccupati sono una settantina, quasi tutti di-pendenti a tempo indeterminato. Le sceltefatte, anche relativamente a situazioni di ma-ternità, di dipendenti con problemi di salute,talvolta gravi, sono state sempre finalizzate allaconciliazione dei tempi, alla garanzia di tutelee alla comprensione delle difficoltà dei lavora-tori: questo senza dubbio ha comportato sforzidal punto d vista economico, che attualmenteriusciamo a bilanciare con scelte attente e unagestione efficiente del lavoro».

Nel 2012 quali iniziative saranno rivoltealla promozione del lavoro?«Purtroppo i più colpiti sono le persone ap-partenenti alle fasce più deboli della popola-zione, quelli che hanno a disposizione menostrumenti culturali e di orientamento. Proprioin favore di queste persone - disabili, con bassilivelli culturali, con pochi strumenti di soste-gno e immigrati - intendiamo mettere incampo iniziative di supporto all’orientamentolavorativo e ai servizi del territorio».

Erica Mastrociani

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 83

��

Le domande dicontributo avanzate

nel 2011 dalleaziende perassunzioni e

stabilizzazioni su untotale di 443presentate in

regione

RICHIESTE15

PASSIVO500%

Il numero dellepratiche aperte periscrizione al passivo

per fallimentoaziendale

Il dato che emerge è la paura da partedegli imprenditori di vincolarsi conassunzioni a tempo indeterminato,sebbene incentivate dai contributi

Page 78: Dossier Friuli 02 2012

LIBERALIZZAZIONI

86 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Il presidente Renzo Tondo ha annunciato ilricorso contro l’intero pacchetto Monti,dunque anche sul commercio. La Regionenon ha presentato da subito ricorso contro

la legge sulle liberalizzazioni, ma ora è nelle in-tenzioni dell’ente ricorrere contro la norma perribadire la propria competenza in materia dicommercio. «Il ricorso – precisa l’assessore re-gionale al Commercio, Angela Brandi – sarà il ri-sultato di un’attenta analisi, alla luce del fatto chedove ci si è mossi troppo repentinamente conl’impugnazione della norma Monti e con l’ema-nazione di una nuova legge regionale adesso staregnando un caos».

Da cosa è stata generata questa situazione e

come dunque occorrerà procedere?«Questo stato di cose è nato dal fatto che le so-spensive concesse dal Tar stanno dando ragioneagli operatori commerciali richiedenti l’applica-zione del provvedimento del governo sulle libe-ralizzazioni. Una condizione d’incertezza percommercianti e consumatori che non mi pare ungrandissimo risultato da imitare. Inoltre, nellaconfusione è più facile che si possano determi-nare quelle situazioni di svantaggio per i lavora-tori costretti a sostenere orari e turni festivi par-ticolarmente pesanti. Anche per questo èauspicabile che possano esserci accordi per sal-vaguardare i lavoratori, in particolar modo ledonne, che devono gestire i tempi del doppio

«È necessario evitare gli stati d’incertezza che rischiano di andare

a discapito dei lavoratori». L’assessore regionale Angela Brandi

commenta la norma sulle liberalizzazioni e illustra le azioni

a sostegno del commercio, specie nei centri storici

Renata Gualtieri

Sì alla legge ma con riserva

Angela Brandi,

assessore regionale

al Lavoro, formazione,

commercio e pari

opportunità

Page 79: Dossier Friuli 02 2012

tivo è ridare fiato alle attività economiche del cen-tro storico, o del quartiere, valorizzare e renderepiù vivibili i centri urbani, incentivare le produ-zioni locali. Con questo provvedimento, infatti,la Regione ha inteso sostenere in maniera con-creta le piccole attività commerciali, artigianali edi servizio, aiutandole a distinguersi dalla grandedistribuzione, non certo in termini di concor-renza, ma piuttosto di qualità, sia dei prodotti of-ferti, sia dei servizi prestati alla clientela».

È una strategia finalizzata dunque alla rivi-talizzazione dei centri storici?«Sì perché senza il commercio il rischio è che lecittà si spengano, perdano il loro elemento di at-trazione, mentre la bellezza delle nostre piazze edelle nostre vie è data proprio dalle luci delle ve-trine dei negozi. Tra gli impegni previsti nel bi-lancio 2012 per il commercio si trovano questotipo di progetti, nonché il supporto ai Cat, iCentri di assistenza tecnica per imprese, che at-traverso la formazione contribuiscono a far cre-scere in termini di innovazione e di competitivitàl’offerta commerciale del territorio».

impegno familiare e lavorativo.Quindi liberalizzazioni sì, manon a discapito dei lavoratori».

Ha sottolineato come «lanorma sulle liberalizzazioniattribuisca ai commerciantinon un obbligo di aperturama la facoltà di autodetermi-nare gli orari del proprio eser-cizio». Cosa cambia allora inconcreto?«Lo ribadisco: una facoltà non èun obbligo. Con questa nuovanorma gli esercizi commercialisi organizzeranno autonoma-mente secondo il mercato e leesigenze dei consumatori. Permolti versi è un’opportunitàche fa i conti con quanto ac-cade in Europa. La situazionedi Trieste, e della fascia confi-naria più in generale, funge daesempio: lì ci troviamo a concorrere, infatti, conla grande distribuzione della Slovenia che la-vora la domenica puntando anche alla clientelaitaliana. Regalare quote di mercato ai nostri vi-cini, già attivi - grazie ai prezzi inferiori - sul ver-sante del carburante e dei tabacchi, non mi pareuna posizione lungimirante per lo sviluppo dellanostra economia. Per quanto riguarda gli allar-mismi c’è da dire che il prefigurarsi di scenari connegozi aperti 24 ore al giorno è abbastanza di-stante dalla realtà perché l’imprenditore com-merciale fa ciò che gli conviene fare, quindidifficilmente terrà aperto se i costi supererannoi ricavi». L’amministrazione regionale ha fi-nanziato con 640mila euro la creazione deicosiddetti “centri commerciali naturali” e“centri in via”. A cosa serviranno?«I centri commerciali naturali e i centri in viasono costituiti da piccole attività localizzate inun’area determinata del territorio e dei contestiurbani. Attività che, seppur distinte, vengono or-ganizzate e gestite in maniera unitaria, anche at-traverso azioni di marketing congiunte. L’obiet-

Angela Brandi

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 87

��

È auspicabile che possano esserci accordi per salvaguardare i lavoratori, le donne inparticolare, che devono gestire i tempi deldoppio impegno familiare e lavorativo

Page 80: Dossier Friuli 02 2012

LIBERALIZZAZIONI

88 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Il ricorso sulle liberalizzazione è infine ar-rivato. La decisione è stata inserita dallaRegione all’interno di un “pacchetto” dicorrezioni alla legge Monti. Grazie al-

l’iniziativa delle quattro associazioni territorialidi Confcommercio, sollecitate prontamentedal presidente nazionale Sangalli, si sono postele basi perché la Regione virasse con decisioneverso un’azione di tutela della sua autonomia inmateria e presentasse ricorso alla Corte costi-tuzionale sulla parte di legge Monti che imponela deregulation pure al Friuli Venezia Giulia.«Quello che ci differenzia dal vicino Veneto –precisa il presidente di Confcommercio Udine,Giovanni Da Pozzo – è l’individuazione dellapercorribilità di una normativa autonoma, chenon potrà non tenere conto delle diverse esi-genze da provincia a provincia». In attesa del-l’iter del ricorso regionale, la liberalizzazione diorari e aperture domenicali è operativa. Con

conseguenze negative su buona parte del terri-torio perché, in una fase di calo dei consumi, laderegulation impone inevitabilmente di fare iconti con un incremento di costi a carico dellapiccola come della media e grande distribu-zione. «Si tratterà ora – commenta AlbertoMarchiori, presidente Confcommercio Porde-none – di risolvere in qualche modo i pro-blemi di concorrenza della fascia confinaria e divedere riconfermata una mediazione virtuosa(quella che conteneva le aperture domenicalisotto quota 30) che aveva dimostrato di teneresia in provincia di Udine che di Pordenone,contrarie a provvedimenti “spontanei” e nonopportuni, tanto più in una fase di recessione». È un momento di difficoltà per il commercioregionale ma non troppo diverso da quello dialtre realtà. Certo non aiuta in questo caso l’es-sere sul confine. Due province su quattro, Trie-ste e Gorizia, hanno subito duramente in que-sti ultimi mesi la morsa della crisi. «Il rilanciodei centri urbani – spiega il presidente Con-fcommercio Trieste, Antonio Paoletti – passaattraverso una politica complessiva di riquali-ficazione dei servizi di stampo europeo, ingrado di intercettare i fondi che la Comunità cimette a disposizione. Confcommercio svolgecon impegno il ruolo di confronto progettualecon le istituzioni cittadine e non fa mancare in-formazione, consulenza e servizi alle imprese as-sociate». Un’opportunità potrebbe arrivare daifondi destinati allo sviluppo dei “centri in via”e dei centri commerciali naturali, 640.000 euro

«Senza il commercio le città rischiano di spegnersi, perdono d’attrazione».

I quattro presidenti delle associazioni territoriali di Confcommercio Friuli Venezia Giulia

indicano come agire per scongiurare questo pericolo

Renata Gualtieri

Fronte compattonella difesa dei “piccoli”

Antonio Paoletti,

presidente

di Confcommercio

Trieste e Pio Traini,

presidente di

Confcommercio Gorizia

Page 81: Dossier Friuli 02 2012

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 89

1.500 metri quadrati (la media regionale è del30,8%). «Si rende opportuno – dichiara PioTraini, presidente Confcommercio Gorizia –un intervento dal punto di vista urbanistico chetuteli i piccoli centri e le città, in modo ancheda evitare il fenomeno della desertificazioneche ha effetti sull’ordine pubblico e deter-mina il venir meno di un valore sociale storicoper le nostre comunità com’è quello dei ne-gozi di vicinato». In questo clima di incertezza fa notizia che icontribuenti triestini siano finiti sotto le lentidel fisco. Il 25,9 di questi dichiara ricavi ocompensi minori di quelli attesi dall’ammini-strazione finanziaria. «Il dato della non con-gruità dei ricavi agli studi di settore e ai para-metri, contenuta nella dichiarazione dei redditi– tiene a precisare il presidente Antonio Paoletti– non comporta che il dichiarante non con-gruo sia un evasore, così come il dichiarantecongruo non è senza dubbio in regola». Dasottolineare che il dato riguarda tutti i settorid’impresa, non solo il terziario, e che l’annodi riferimento, il 2009, è stato un primo annodi crisi, nel quale in molti casi, a fronte di uncalo dei ricavi, gli imprenditori hanno man-tenuto inalterata la propria struttura di costi,soprattutto personale e altri costi fissi, che ol-tretutto tendono fisiologicamente ad aumen-tare di anno in anno.

previsti dalla Regione, «ma solo se questi fondisaranno finalizzati a progetti con prospettive diampio respiro». Le quattro associazioni terri-toriali di Confcommercio regionale sonopronte a mettere a disposizione centri di assi-stenza tecnica per poter costruire iniziative mi-rate a ridare fiato alle attività economiche delcentro storico, valorizzare e rendere più vivibilii centri urbani, incentivare le produzioni locali.Il “piccolo” non può sostenere la concorrenzacon i centri commerciali sulla quantità, devequindi percorrere la strada della qualità sia deiprodotti offerti che dei servizi prestati. Scom-ponendo le superfici della rete di vendita inFriuli Venezia Giulia, oggi si conta poco menodel 65 per cento di media-grande distribu-zione, con la provincia di Udine che segna il 36per cento nelle grandi strutture, quelle oltre i

A sinistra,

Giovanni Da Pozzo,

presidente

di Confcommercio

Udine. A destra,

Alberto Marchiori,

presidente

Confcommercio

Pordenone

Le proposte di Confcommercio

��

È un momento di difficoltàper il commercio del FriuliVenezia Giulia, certo nonaiuta l’essere sul confine

Page 82: Dossier Friuli 02 2012

LIBERALIZZAZIONI

90 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

A Gorizia si lavora su più fronti: è forte la campagna di promozione della città, che già ha dato i suoi

frutti ma, secondo il sindaco Ettore Romoli, serve un confronto sulle liberalizzazioni, per cogliere le

opportunità che ne possono derivare per i commercianti

Renata Gualtieri

Sinergie per il commercio

La situazione di crisi globale non harisparmiato alcuno e anche il com-mercio goriziano ne sta risentendo.Negli ultimi anni, però, grazie anche

alla riqualificazione urbanistica, si sta assi-stendo a un nuovo dinamismo dei commer-cianti che in sinergia con il Comune stannocercando di creare le condizioni per recupe-rare competitività, associando il migliora-mento dell’offerta commerciale all’attrazionedel centro storico rinnovato. Peraltro, lostesso Comune, insieme all’Ascom, si è fatto

promotore di unacampagna promozio-nale della città, «i cuifrutti – sottolinea ilsindaco di GoriziaEttore Romoli – sisono già visti durantele festività natalizie,che hanno visto lacittà affollata comenon si vedeva daanni». Nell’ottica diuna sinergia a 360gradi fra istituzioni eoperatori commer-ciali, un forte contri-buto lo ha dato an-che la Camera diCommercio.

La Regione non siè adeguata da su-bito alle liberalizza-zioni del commer-

cio e si parla di ricorso. Quali gli elementidi vantaggio e quali quelli di svantaggioche possono derivare dalla norma per icommercianti goriziani e come occorreagire? «Proprio partendo dall’esperienza di Gori-zia, alla luce della grande varietà di situa-zioni presenti sul territorio regionale, ritengosia necessario che in ogni realtà l’ammini-strazione comunale si faccia promotore diun confronto con le realtà interessate percondividere una strategia che possa “sfrut-tare” le opportunità contenute in queste li-beralizzazioni e cercare di limitarne gli svan-taggi. A Gorizia, ad esempio, non si può nontener conto della concorrenza della vicinaSlovenia che, in alcuni settori, in particolarequelli dei benzinai e dei tabaccai, è partico-larmente pesante e, quindi, dovrebbero essereattivati interventi adeguati. Valuteremo in-sieme agli stessi commercianti quali sono ipunti che potremo volgere a nostro vantag-gio e quali, invece, dovremo cercare di neu-tralizzare».

“Le nuove vie” di Gorizia è stato un pro-getto pilota per il rilancio del piccolo com-mercio. A quali risultati ha portato fin quie quale sinergia si è creata tra i vari soggettidella città? «Innanzitutto devo esprimere un grande ap-prezzamento nei confronti di questi com-mercianti che, per primi, accogliendo l’invitodel Comune, si sono associati e, attraversoun’autotassazione hanno avviato le prime ini-ziative per creare un centro commerciale na-

Ettore Romoli, sindaco di Gorizia

Page 83: Dossier Friuli 02 2012

Ettore Romoli

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 91

zone, come Corso Italia e Corso Verdi, chehanno programmato un’associazione ana-loga. Questi progetti hanno ottenuto dallaRegione un congruo finanziamento per ini-ziative collegate al marketing e, in generale,alla promozione del commercio cittadino».

L’assessore Brandi ha affermato che lapiccola distribuzione è destinata a soc-combere «se si pone semplicemente in con-trapposizione ai centri commerciali».Come occorre dunque agire per valoriz-zare la propria offerta? «Non contrapposizione, ma concorrenza sì. AGorizia, il percorso avviato con i commer-cianti va proprio nella direzione di creare nelcuore della città un polo commerciale al-l’aperto che si sviluppa in un centro storicovero e non fasullo come quello degli outletvillage. Bisogna lavorare su più fronti, quali-ficando e ampliando ulteriormente la tipo-logia dell’offerta commerciale, sposandola ainiziative di animazione e ad altre di valoriz-zazione del contesto storico. Un marketingefficace diventa fondamentale per promuo-vere il polo commerciale. Credo che Goriziaabbia sicuramente tutte le carte in regola perraggiungere quest’obiettivo, sempre che isti-tuzioni e operatori continuino a lavorare in-sieme come hanno fatto finora».

�turale. Solo con le proprie forze, partendo dauna situazione svantaggiata dovuta al pro-trarsi della presenza dei cantieri, hanno saputoguardare avanti, consapevoli che solo con unassociazionismo intelligente potranno misu-rarsi con la grande distribuzione e con il mer-cato del futuro. Questa intuizione, fra le altrecose, ha “contagiato” anche operatori di altre

Si sono già visti i frutti della campagna promozionale di Comune e Ascom, la città non si è vista mai così affollata come nellefestività natalizie

Page 84: Dossier Friuli 02 2012
Page 85: Dossier Friuli 02 2012
Page 86: Dossier Friuli 02 2012

MODELLI D’IMPRESA

All’estero come in Ita-lia la forza del mar-chio Snaidero è lasua storia: da oltre

65 anni l’azienda è presente sulmercato italiano e da oltre 40 esporta le suecucine in tutto il mondo, puntando a un po-sizionamento che gioca sul valore di un de-sign raffinato rigorosamente made in Italy.«Ritengo – evidenzia Edi Snaidero, presi-dente e amministratore delegato dell’omo-nimo Gruppo – che, nonostante la congiun-tura internazionale attualmente debole, inun orizzonte di medio periodo le imprese delmade in italy possono ancora contare su un“fortissimo” percepito dell’Italia a livello in-ternazionale e quindi su una forte predile-zione per l’interior design italiano da parte dilarghe fasce di nuovi consumatori nel seg-mento medio-alto».

Su quali mercati punte-rete la vostra attenzione?«In Cina, Brasile e Indiaabbiamo iniziato una poli-tica d’investimento e svi-luppo già da qualche annoe qui ci focalizzeremo nelmedio periodo: si tratta dimercati lontani geografica-

mente e culturalmente, più difficili da inter-cettare, ma enormi. Se li esaminiamo dalpunto di vista del ritmo di crescita, la situa-zione sarà particolarmente interessante: i pro-dotti e i brand italiani avranno più facilità atrovare nuovi consumatori nei paesi emer-genti che a conservare i clienti nei paesi avan-zati. La percezione di gusto e di eccellenza chel’Italia è riuscita a produrre, pur se impor-tante, continuerà a tradursi in successo solonei casi in cui sarà accompagnata dall’orga-nizzazione e dalla sistematicità dell’offerta.Una conferma importante a tal proposito ciè arrivata recentemente dal Canada, dove lanostra divisione Usa ha ufficializzato l’aggiu-dicazione della più grande commessa di sem-pre attraverso un progetto a Vancouver cheverrà realizzato con la cucina Orange per unvalore complessivo di 25 milioni di dollari».

Snaidero è ambasciatore dell’italian life-style sulla scena internazionale. Cosa rendericonoscibili i vostri prodotti nel mondo?«L’Italia è ancora oggi il Paese in cui le cosevengono prodotte nel modo migliore per il

Il design italiano è amato per

il suo carattere unico e la qualità

dal consumatore straniero e, secondo

Edi Snaidero, per la creatività

e l’originalità dei prodotti

Renata Gualtieri

Edi Snaidero,

presidente e

amministratore

delegato del Gruppo

Snaidero

94 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

L’italian lifestyle conquistai mercati

Page 87: Dossier Friuli 02 2012

Edi Snaidero

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 95

semplice gusto di farle bene, secondo il clas-sico approccio artigianale. Tutto questo ha diper sé un potenziale enorme per generarequell’effetto “volano” verso i nuovi mercatiche, in qualche modo, riescono a incarnarequesto immaginario di stile, qualità della vita,creatività, eleganza, gusto. Sono tutti valoriche cerchiamo di rappresentare al meglio conle nostre cucine, affidandole a progettisti e de-signer capaci di curarle in ogni dettaglio, este-tico e progettuale, comunicandole con tutti icontenuti di stile, ricerca tecnologica e fun-zionale che rendono il nostro prodotto bellonella forma e ricco nella sostanza. Non da ul-timo si assapora, anche solo per un tempobreve, il concetto di lifestyle di cui il marchioè ambasciatore nel mondo. In sostanza cer-chiamo di proporre attraverso le nostre cucineun concetto di lifestyle e non solo prodotto,offrendo ai nostri clienti in tutto il mondoun’esperienza di acquisto e un servizio “to-tale”».

Ha dichiarato di aver sempre ammiratoin suo padre, Rino Snaidero, la costanteproiezione verso il futuro nella ricerca diprodotto, di tecnologie e servizi per le per-sone. Come prosegue oggi la sua attivitànel segno dell’innovazione?

«Come allora anche oggi l’innovazione rap-presenta l’ingrediente fondamentale per af-frontare e non subire i cambiamenti epocaliche stanno toccando ogni aspetto della societàin cui viviamo. Innovare oggi spesso coincidecon il mettere in discussione tutto: prodotto,organizzazione, industriale e distributiva, co-municazione. Il Gruppo che rappresento hafocalizzato i propri sforzi nel ripensamentoradicale della propria struttura di prodotto inchiave progettuale e industriale, orientandosia quella che secondo noi è la tendenza chiavedel mercato: privilegiare prodotti belli, fattibene, altamente personalizzabili ed accessibili.Quattro caratteristiche che tradotte in ter-mini aziendali hanno significato per noi pro-cessi di riorganizzazione interna importanticon ricadute ad ogni livello. Il risultato èstato una piattaforma prodotti accomunatidal fatto di essere soluzioni straordinaria-mente flessibili e con uno standard di qualitàa cui non abbiamo fatto nessuno sconto.Combinare eccellenza e qualità con una mag-giore accessibilità economica è stata la nostravera sfida».

Come stanno cambiando i gusti degliitaliani?«Notiamo la tendenza nelle persone a sem-

plificare la loro vita e diconseguenza le loro scelte,ma badando comunque anon perderne in senso e so-stanza. Rispetto all’esteticaper esempio s’insegue e sicerca una bellezza negli og-getti che lavori per sottra-zione, eliminando tutto ciòche viene percepito comesuperfluo. Anche rispettoalla funzione, si cercano so-luzioni in grado di trasfor-mare la complessità tecno-logica in semplicità fruitiva,senza però banalizzare. Ingenerale il gusto, la sensibi-lità, la qualità, il benessereanche rispetto alla dimen-sione domestica verranno � �

Quota esportazioninel 2011

EXPORT46%

Percentualeinvestimento

ricerca sul fatturato

RICERCA1,5%

Page 88: Dossier Friuli 02 2012

96 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

ripensati e ridefiniti nei prossimi anni sullabase di questi nuovi valori, che si traduconoin semplicità estetica, richiesta di comfort,qualità del tempo e degli spazi, sostenibilitàe accessibilità».

Come vede dunque cucina del futuro?«Credo che la cucina del futuro riassumerà insé tre concetti chiave: design, qualità tangi-bile, e rapporto qualità-prezzo corretto e per-cepibile. Una sfida complessa, perché giocatasu molti fronti, non meramente industriali oprogettuali: su questi presupposti abbiamolavorato negli ultimi anni, e soprattutto inquesti ultimi tempi di crisi, privilegiando i va-lori che sono sempre stati alla base del dna delmarchio Snaidero: qualità, durata, bellezza esostenibilità, ambientale ed etica».

La cucina Ola20 ha riscosso un grandesuccesso in Francia. È stata infatti la cucinapiù votata alla Fiera di Lione. Cosa ha rap-presentato questo successo?«La cucina Ola20 è stata una bellissima espe-rienza progettuale, di comunicazione e com-merciale. Prodotta ininterrottamente dal1990, ha sancito l’inizio della nostra colla-borazione con il Gruppo Pininfarina. Già al-

l’epoca nasceva dall’idea diuscire da un impatto visivodell’ambiente domestico or-mai divenuto standardizzatoe ricercare nuove strade pro-gettuali, puntando a risolverenella forma più nuova le fun-zioni fondamentali della cu-cina. A vent’anni di distanzaabbiamo voluto riportare il

progetto ai nostri tempi. Ola20 riprende lospirito ottimista e futurista di Ola, portan-dolo con naturalezza nel contesto contempo-raneo. Il premio di Lione prima e il recentis-simo Design Award del Museo di Chicago,peraltro già aggiudicato alla prima versionedella Ola nel 1996, ci rendono particolar-mente orgogliosi e rappresentano un forteincoraggiamento per il marchio che rappre-sento a continuare a investire nella ricerca,nell’innovazione e nel design».

Qual è l’aspetto che secondo lei è statopiù apprezzato di questa cucina?«L’innovazione è tangibile d’impatto, sia ne-gli aspetti formali che in quelli funzionali.Un design che non segue le tendenze, ma leanticipa. Complesso ma allo stesso tempo es-senziale, senza fronzoli. Curato tecnicamentein ogni minimo dettaglio: parlo del disegnoe delle ricadute industriali per realizzarloma anche della verniciatura micalizzata,un’esclusiva nel settore delle cucine, una tec-nologia di derivazione industriale che uti-lizzando speciali miche ha permesso di otte-nere nelle superfici dei riflessi estremamentesofisticati e brillanti».

� �

FIVE TI

Nelle pagine precedenti

lo stabilimento

Snaidero; sopra,

la cucina Ola20

MODELLI D’IMPRESA

Page 89: Dossier Friuli 02 2012
Page 90: Dossier Friuli 02 2012

MODELLI D’IMPRESA

Oggi il fattore competitivo princi-pale per un’impresa è la capacitàdi innovare: si potrebbe dire, percapire l’importanza di questo fat-

tore di sviluppo, che “chi non innova muore”.Illy ha messo al centro della propria strategiaindustriale l’innovazione al servizio della qua-lità, fattori che rappresentano per l’azienda unbinomio inscindibile. «Abbiamo contribuito- riflette Riccardo Illy - a rivoluzionare ilmodo di produrre, trasformare e gustare ilcaffé attraverso la costante ricerca e l’innova-zione di prodotto, processi, materia prima,macchine industriali». Con questa filosofiaIlly è riuscita a posizionarsi al terzo posto almondo nella classifica del numero di brevetti

nel settore. Un contributocertamente di qualità all’in-dustria del caffé mondiale. Econ la stessa attenzione allaqualità il Gruppo si è avvici-nato anche ad altri settori, at-traverso Domori, che producecioccolato pregiatissimo, laCantina Mastrojanni con isuoi vini di altissima qualità,Dammann Frères, la più an-tica azienda di tè francese, egli eccezionali prodotti Agri-montana.

Accanto a innovazione la parole d’ordineè internazionalizzazione. Qual è la pre-senza dell’azienda nei mercati internazio-nali e quali i mercati che potrebbero rive-larsi interessanti in futuro?«Oggi Illy è commercializzato in 5 conti-nenti: in più di 140 Paesi al mondo si beve ilnostro unico blend. Ogni giorno vengonoservite 6 milioni di tazzine a marchio Illy. Sitratta di numeri che senza dubbio danno ilsenso dell’importanza che rivestono per noi imercati internazionali, che rappresentanocirca il 60% della cifra d’affari. A questi nu-meri va aggiunta la presenza in Venezuela diuna piantagione del pregiatissimo e rarissimocacao Criollo, unica al mondo per caratteri-stiche agronomiche, che ci consente di offrire,attraverso il marchio Domori, un cioccolato

Illy con i suoi brand è presente oggi in quasi

tutto il mondo, dove porta il proprio messaggio

di qualità e innovazione. Il presidente Riccardo Illy

rivela le scelte coraggiose alla base del successo

del marchio triestino

Renata Gualtieri

Un polo del gustodi alta qualità

Riccardo Illy, presidente

del Gruppo Illy

98 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Page 91: Dossier Friuli 02 2012

Riccardo Illy

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 99

dalle straordinarie qualità, oltre alla presenzain Francia della produzione e dei negoziDammann. Siamo dunque un Gruppo checon i suoi brand è presente già oggi in quasitutto il mondo e che porta dovunque ilproprio messaggio di qualità, innovazione egusto».

Come si è chiuso per il Gruppo il 2011 equali le principali sfide da affrontare neiprossimi mesi? «Prevediamo di chiudere l’esercizio 2011 conun fatturato consolidato superiore a 350 mi-lioni di euro, in crescita rispetto agli anniprecedenti. Questo è possibile perché stiamocostruendo e rafforzando giorno dopo giornoun vero e proprio polo del gusto, un gruppoin cui ciascuna azienda, pur mantenendo lapropria individualità, possa rappresentare unriferimento di altissima gamma nel proprioambito. In un momento di crisi come questo,in cui aumentano anche i costi di produ-zione, mantenere alta la qualità è una sfidaperenne. La nostra scelta è quella di rispettaresempre la missione di creare prodotti di al-tissimo livello, per rispetto nei confronti delconsumatore e per filosofia aziendale».

Il Gruppo Illy è entrato anche nel mondodel vino. Cosa accomuna il settore del vinoa quello del caffè, è richiesto anche un ap-

proccio imprenditoriale differente?«L’acquisizione dell’azienda Mastrojanni harappresentato per noi un ritorno all’espe-rienza agricola del nonno e una sfida; con-vinti della eccellente qualità del Brunello pro-dotto, abbiamo deciso di mantenere unacontinuità della gestione aziendale e ci siamoaffidati agli stessi responsabili dell’azienda,della vigna e della cantina. Una scelta di con-tinuità che, unita ai nuovi investimenti nei vi-gneti e negli ampliamenti della cantina con letecniche della bioedilizia, paga. Oggi produ-ciamo il Brunello di Montalcino VignaSchiena d’Asino, cru dell’azienda che esce sulmercato solo nelle annate migliori, il rubinoBrunello di Montalcino, il Rosso di Montal-cino e il “supertuscan” San Pio. Si aggiungonoun vino da dessert, uvaggio Moscato, Malva-sia di Candia e Sauvignon, e la grappa diBrunello di Montalcino per un totale di quasi100mila bottiglie l’anno. Il settore vinicolo,con una grande frammentazione di territori edi aziende, è senza dubbio uno dei più com-petitivi. Abbiamo cercato di esportare in que-sto settore pratiche aziendali che riteniamovincenti e condiviso con il management la fi-losofia di ricerca della perfezione e rispettoper la terra. Due spinte che hanno determi-nato anche il successo del marchio Illy».

Quelle servite ognigiorno a marchio Illy

TAZZINE DI CAFFÈ

6mln

PAESI140

Presenza Illy nelmondo

��

Illy con la ricerca e l’innovazione ha rivoluzionato il modo di produrre,trasformare e gustare il caffé

Page 92: Dossier Friuli 02 2012

Le strutture sportive rappresentano

il core business del Gruppo, ma

il presidente Luigi Cimolai, ha in serbo

un sogno: realizzare il ponte di Messina

e crescere nel settore dell’energia

Renata Gualtieri

Europei 2012, il Friuli è nel mondo

Il 29 gennaio scorso è stato inaugurato ilNational Stadium di Varsavia, impiantoche ospiterà la cerimonia di aperturadegli Europei di calcio 2012 e la gara

inaugurale dell’8 giugno tra Polonia e Grecia.È la struttura più grande tra quelle che ac-coglieranno le gare della competizione calci-stica. «La capienza è di 55.000 posti e il tettodi 65.000 metri quadrati è realizzato com-pletamente con membrane Ptfe e la partecentrale di 11.000 metri quadrati può aprirsie chiudersi a seconda delle necessità». È la Ci-molai ad aver realizzato la copertura dello sta-dio. Per l’impresa pordenonese, guidata daLuigi Cimolai, però non si tratta della prima«casa dello sport».

Con la realizzazione, tra gli altri, dellostadio di Atene e dello stadio di Johanne-sburg, la costruzione della stazione ferro-viaria Oculus a Ground Zero e l’Estela dellux, per commemorare il bicentenario del-

MODELLI D’IMPRESA

100 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Page 93: Dossier Friuli 02 2012

l’indipendenza messicana,Cimolai ha esaltato il lavorofriulano nel mondo. Qual èil segreto di questo successoall’estero? «Dal 2004, anno delleolimpiadi di Atene,l’azienda è cresciuta inmodo esponenziale sia a li-vello di valore della produzione che comenotorietà. Siamo presenti nel mercato daoltre 60 anni e i nostri punti di forza sonosempre state le soluzioni ingegneristicheproposte ai committenti, la qualità e losviluppo di nuove tecnologie di produ-zione, il nostro capitale umano e il rispettodei tempi di consegna, che nel nostro set-tore sono un fattore determinante».

Ha collaborato con i grandi nomi del-l’architettura. Cosa le hanno lasciato que-ste esperienze e qual è l’opera che sogna direalizzare?«Sicuramente lavorare con nomi di fama in-ternazionale è un’esperienza che consente dimettersi sempre alla prova, si cerca di realiz-zare l’idea dell’artista facendo da trait d’unionfra arte e tecnica, sfidando a volte leggi fisicheper trovare sempre nuove soluzioni proget-tuali. Negli ultimi anni le infrastrutture nonsono più viste solo come opere funzionali maassumono un valore artistico e questo per-mette alla nostra realtà di avere una mag-giore visibilità rispetto ad anni fa. L’operache è sempre stata il mio sogno nel cassetto è“il Ponte”, come lo chiamiamo noi in azienda,ovvero il ponte di Messina. Lasciando allapolitica i pro e i contro della sua realizzazione,per un ingegnere è l’opera più prestigiosa che

si possa eseguire». La ricerca è il terreno sul quale nasce e

cresce l’innovazione. Quanto del fatturatoviene investito per queste attività?«Generalmente investiamo circa il 2% del va-lore della produzione in ricerca, anche secredo che molte soluzioni innovative sianonate proprio cercando di risolvere problemiprogettuali di costruzione e di montaggio».

Che peso ha l’export sul fatturato del-l’azienda e quali sono i mercati da poten-ziare?«Negli ultimi anni l’export ha pesato per il60% del valore della produzione. I mercatinei quali si possono vedere possibilità di svi-luppo sono sicuramente i paesi del MedioOriente e il sud America, con particolare at-tenzione al Brasile, dove si svolgeranno i pros-simi mondiali e le prossime olimpiadi. At-tualmente siamo presenti in Venezuela conuno stabilimento di produzione e pensiamodi stringere alleanze in altri mercati dove po-ter produrre in loco e abbattere costi di tra-sporto e dazi d’importazione, che nel nostrosettore incidono in modo determinante».

Quali sono i suoi obiettivi futuri?«Il nostro obiettivo è di crescere in campicomplementari ai nostri, soprattutto nel set-tore dell’energia».

Percentuale sul valoredella produzione che

viene investito inricerca

RICERCA2%

Percentuale cheindica il peso delleesportazioni degli

ultimi anni sulvalore dellaproduzione

EXPORT60%

In questa pagina,

lo Stadio di

Johannesburg.

Nella pagina

precedente

Luigi Cimolai

Luigi Cimolai

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 101

Page 94: Dossier Friuli 02 2012

MODELLI D’IMPRESA

102 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

S pina dorsale dell'industria pesante,la siderurgia richiede un’impegna-tiva sintesi fra massicci volumi diproduzione, celerità ed efficienza

distributiva e – naturalmente – qualità pro-duttiva. Con queste premesse, istituire unapparato aziendale potente e organizzato,garantire esperienza gestionale in merito amaterie prime, lavorazioni e distribuzione,gestire al meglio le risorse umane e tecno-logiche dell’azienda, sono le prerogative cheogni manager del settore deve essere in

grado di offrire. Latore diqueste preziose caratteristi-che si può considerare Ro-berto Bissacco, amministra-tore delegato di EVRAZPalini&Bertoli. «In un'epocadove il livellamento deiprezzi obbliga ad offrire allaclientela committente un'ef-ficienza produttiva e distri-butiva sempre più svilup-pata, la gestione di questiaspetti dell'attività diventasempre più importante; è perquesto che il recente ingressoin EVRAZ di Palini&Bertolicostituisce un salto di qualitàper la nostra società».

Partiamo dunque descrivendo questo de-licato e importantissimo passaggio. Comeè avvenuto e quali conseguenze ha deter-minato?«Nella sua storia aziendale, la Palini&Ber-toli ha sempre rappresentato un esempio dieccellenza produttiva, determinata dallaspiccata propensione all'innovazione tec-nologica e alla convinta valorizzazione dellerisorse umane. I risultati raggiunti hannodeterminato l’interessamento di EVRAZ,che ha integrato l'azienda friulana nel suogruppo societario nel 2007; è naturale checondividere la stessa piattaforma distribu-tiva e gli stessi canali di fornitura delle ma-terie prime con un’azienda dalle enormi po-tenzialità costituisce un vantaggio dinotevole entità».

Quali sono le caratteristiche di EVRAZPalini&Bertoli, a livello di storia e strut-tura aziendale e a livello produttivo?«La storia antecedente la fusione è lunga e pre-stigiosa, essendo la Palini&Bertoli stata fondatanel 1963; nei suoi cinquant’anni di attività hasviluppato una struttura produttiva efficiente esicura, localizzata dapprima a Spinadesco, nelcremonese, in seguito – dal 1992 – a San Gior-gio Nogaro, dove si trova tutt’ora. Specializzatanella produzione di lamiere in acciaio da trenoquarto, l’azienda offre una gamma produttiva

Una strategia aziendale votata al potenziamento produttivo e alla tutela

della sicurezza dei lavoratori garantisce una sintesi ottimale fra perseguimento

degli obiettivi commerciali e gestione corretta delle risorse umane.

Il punto di Roberto Bissacco

Lodovico Bevilacqua

Etica ed efficienza nell’industria siderurgica

Roberto Bissacco, amministratore delegato

di EVRAZ Palini&Bertoli di San Giorgio

di Nogaro (UD) - www.evrazpaliniebertoli.it

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estremamente ampia per caratteristiche e di-mensioni delle lamiere, così come un’efficacerete distributiva che permette di evadere gli or-dini ricevuti con puntualità».In un’attività così esposta al rischio di in-fortunio, qual è la politica perseguita dal-l’azienda in merito alla sicurezza sul lavoro?«La valorizzazione delle risorse umane cheda sempre è una prerogativa dell'azienda sideclina anche e soprattutto nell'istituzione diun'attenta e premurosa politica di preven-zione degli infortuni e tutela della sicurezza;le nuove pratiche operative, la meticolosaformazione professionale, il continuo ade-guamento di impianti e attrezzature, hannopermesso a EVRAZ Palini&Bertoli di dive-nire un esempio e un punto di riferimento –anche all'interno della stessa EVRAZ – per lagestione di questo delicato aspetto aziendale.Una premura per la sicurezza, la prevenzionee la tutela ambientale ratificata dall'otteni-mento di diverse attestazioni di conformità,

quali la Ohsas18001 e la Iso14001. L'ultimoe più ambizioso obiettivo aziendale in questoambito sarà l'acquisizione della certificazioneintegrata Qualità-Sicurezza-Ambiente, con-seguita solo da pochissime aziende siderurgi-che italiane».

Quali sono gli attuali standard quanti-tativi di produzione e come sono distri-buiti sul mercato?«L'attuale potenziale aziendale ci permette diprodurre circa 450 mila tonnellate di lamiereogni anno che nel prossimo futuro, grazie adun impegnativo e articolato piano di investi-menti, sarà ulteriormente implementato. Diquesta quantità di lamiere prodotta, circa lametà è destinata ad essere commercializzataentro i confini nazionali, mentre la restanteparte contribuisce all'espansione del nostromercato di esportazione, particolarmente svi-luppato nella zona occidentale dell'Europa enel bacino del Mediterraneo, dalla costa Ma-ghrebina fino all'area mediorientale».

Roberto Bissacco

La valorizzazione dellerisorse umane si declinasoprattutto nell'istituzionedi un'attenta e premurosapolitica di prevenzionedegli infortuni e tuteladella sicurezza

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MODELLI D’IMPRESA

«L a nostra politica di investi-menti ci permette di restare sulmercato globale con un trenddi crescita, senza cedere alla de-

localizzazione produttiva». È questo il risul-tato delle scelte imprenditoriali di Luca So-lari, amministratore delegato di Stark, societàspecializzata nella progettazione, produzionee commercializzazione, a livello internazio-nale, di utensili per il taglio dei metalli, inparticolare di seghe circolari HSS (HighSpeed Steel), oggi vendute per l’80% al-l’estero. «L’apertura di numerose filiali in Eu-

ropa, nelle Americhe, in Indiae in Asia ci ha permesso diessere presenti in prima per-sona nei contesti nei quali ilnostro prodotto è maggior-mente richiesto. Questo vuoldire controllare il polso dellediverse situazioni e poter dif-ferenziare le strategie com-merciali. Essere competitiviin tutto il mondo significaperò anche parlare di pro-cesso, produrre con il minimocosto – quindi lotta agli spre-chi –, migliorare continua-mente i processi, applicando iprincipi della produzionesnella e investendo sulla for-mazione».

L’internazionalizzazione,

dunque, non vi ha sganciato dal vostro ter-ritorio?«In realtà non abbiamo mai pensato di andarea produrre in Paesi dove la manodopera ha uncosto più basso. L’apertura delle nostre filialiaveva semmai l’obiettivo di favorire la pro-mozione del prodotto che noi vogliamo rea-lizzare. Tanto che, non trovando le macchinespecifiche per questo tipo di lavorazioni, ab-biamo creato all’interno della nostra strutturaun reparto Engineering. Questo, in totale au-tonomia, progetta, dal punto di vista mecca-nico ed elettronico, delle macchine moltopiù performanti, adeguate alle nostre esigenzedi produzione».

Quali prospettive ha aperto la produzionedi macchine per la lavorazione dei metalli?«Negli ultimi anni, il ferro è stato trainante equesto ci ha reso sempre più legati alla sub-fornitura per il mondo dell’automotive. Èproprio con questo settore che oggi si stannofacendo grossi passi avanti per lo studio diprodotti sempre più performanti. Abbiamocosì creato un nuovo reparto produttivo de-dicato alle seghe TCT (Tungsten CarbieTips), che sono la più innovativa delle tec-nologie per il taglio dei metalli».

Verso quali novità tecnologiche vi orien-terete nei prossimi anni?«Per restare al passo con i tempi e per ri-spondere a esigenze di lavorazione semprepiù critiche, siamo impegnati costantementenell’evoluzione e nel miglioramento delle per-

Consolidare la propria posizione sui mercati esteri non significa dover per forza spostare

la produzione. Luca Solari illustra un processo di valorizzazione del know how.

Le parole chiave sono investimenti e conoscenza diretta dei mercati

Valerio Germanico

Luca Solari,

amministratore delegato

di Stark Spa, Trivignano

Udinese (UD)

www.starktools.com

Export all’80%,senza delocalizzare

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Luca Solari

formance di applicazione del prodotto. Unodegli investimenti più importanti in questadirezione è stato quello negli impianti per ilrivestimento duro dell’utensile con tecnolo-gia PVD (Physical Vapor Deposition). L’ado-zione di questa tecnologia ci ha visto pionierinel nostro settore, con tre impianti già in-stallati nel nostro centro produttivo. Per iprossimi anni, la sfida sarà quella di indivi-duare delle nuove tecnologie che ci permet-teranno di sostituire la sega HSS – ormai unprodotto maturo».

La vostra realtà è nata nel cosiddetto“triangolo della sedia” e inizialmente erainserita nel settore della lavorazione dellegno. Com’è avvenuto il passaggio versoun tipo di prodotto destinato alla lavora-zione del ferro?«Il legno e il ferro sono due materie primeche sembrano avere poco in comune. Es-sendo nati come azienda del settore mecca-nico in un momento in cui il distretto indu-striale del legno – materiale usato per laproduzione delle sedie –, qui nella provinciadi Udine, era in piena espansione, la scelta dirivolgerci a questo tipo di prodotto era quasiinevitabile. Col tempo abbiamo però iniziatoa riposizionarci sul mercato con la propostadi una tecnologia completamente differentee che ci permettesse di uscire dai confini nei

quali il legno ci costringeva».Come si è svolto materialmente il pro-

cesso di riposizionamento?«L’esperienza produttiva che andavamo ac-quisendo e maturando nella progettazione diutensili per il legno ci ha permesso di creareprodotti sempre più elaborati, dando una ri-sposta tecnologica alle esigenze di lavorazione,che con il passare del tempo diventavano sem-pre più complesse. All’aumentare della com-plessità si andava aprendo la possibilità di im-parare a convertire gli strumenti già usati peril legno al trattamento dell’acciaio e dei me-talli. In pochi anni riuscimmo così a lanciaresul mercato una linea di prodotti rappresentatada seghe circolari in acciaio super rapido eoggi il settore del taglio dei metalli è diventatola nostra principale fonte di fatturato».

Non trovando sulmercato le tecnologieche ci occorrono,abbiamo creato nellanostra strutturaun reparto Engineering

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La percentualedi prodotto dellaStark Spa cheviene assorbita

dai mercati esteri

EXPORT80%

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MODELLI D’IMPRESA

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P er la costruzione di circuiti di ap-parecchiature destinate alla refri-gerazione, al riscaldamento e sva-riati altri settori produttivi,

l’impiego del rame continua a essere la so-luzione vincente all’interno dell’industria. Eciò nonostante il prezzo del rame soffre diuna forte incertezza sui mercati internazio-nali. Questo trova giustificazione nelle suecaratteristiche di resistenza meccanica, ele-vato scambio termico e facilità di lavora-zione che rendono il rame tuttora insosti-tuibile in molti settori produttivi e così negiustificano il prezzo. Proprio sulla lavora-zione di questo metallo si è concentrato ilcore business della Tubotec. Come spiegal’amministratore delegato, Adriano Casa-sola: «La nostra azienda lavora il tubo di

Il prezzo del rame cresce, trainato dal costante

incremento della richiesta.

Adriano Casasola spiega perché, per la realizzazione

dei componenti tubolari, il rame continuerà a essere

la materia prima più importante

Manlio Teodoro

Il rame, un metallo prezioso

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Adriano Casasola

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rame in tutte le sue forme e in tutte le suedimensioni, fino alla creazione di manufattiindustriali destinati a una molteplicità diusi: dalle apparecchiature frigorifere e dai re-frigeratori al solare termico, dalle termocu-cine agli scambiatori di calore. Inoltre mac-chine da caffè e apparecchiature per ilraffreddamento e riscaldamento degli am-bienti, come pompe di calore, condiziona-tori, termostufe e caldaie». L’azienda ha nel tempo acquisito e sviluppatole competenze per la trasformazione del tubodi rame in manufatti finiti attraverso diversetipologie di lavorazione. «Con il nostro riccoparco macchine possiamo eseguire il taglio,la piega, la deformazione, la saldatura, l’as-semblaggio, la coibentazione, il collaudo, ilmontaggio dei componenti e la costruzionedi preassemblati, il tutto svolto nel rigoroso

rispetto delle esigenze dei nostri clienti. Que-sto insieme di attività viene eseguito “sucommessa”con flessibilità e competenza, pro-ponendo sempre al cliente suggerimenti esoluzioni tecniche per la massimizzazionedel risultato al minor costo». L’azienda ha oggi due unità produttive, unain provincia di Udine e una in Slovacchia.L’apertura verso l’estero non è limitata allasola produzione, dato che il 25% del giro diaffari della società – che corrisponde a circa4,5 milioni di euro l’anno – è assorbito dal-l’export. «Abbiamo accumulato nel tempoun portfolio di circa 150 clienti fidelizzatiche spaziano in molteplici settori merceolo-gici. Noi non ci proponiamo come un sem-plice fornitore, bensì come un vero e propriopartner, una sorta di reparto “delocalizzato”e specializzato in un’attività produttiva set-toriale. È secondo questa logica che offriamoanche un servizio di consulenza tecnica eproduttiva, reagendo tempestivamente atutte le sollecitazioni e le richieste che civengono sottoposte da un mercato semprepiù globalizzato, esigente e competitivo». Lecaratteristiche con le quali Tubotec si pro-pone sul mercato sono quindi quelle dellaqualità, del dinamismo, della collaborazione.Questi punti di forza della società sono statianche certificati attraverso il sistema per ilcontrollo della qualità conforme alla norma9001:2008, conferito dal Tüv.

��

Le caratteristiche di resistenzameccanica, elevato scambio termico efacilità di lavorazione, rendono il rameinsostituibile in molti settori produttivi

La Tubotec Srl

si trova a Varmo (UD)

www.tubotec.eu

Il giro d’affaridella Tubotec Srl,

specializzatanella lavorazione

di tubi in rame

EURO

4,5mln

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PRODOTTI ALIMENTARI

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L’ economia delle valli alpine puòcontare su una tradizione seco-lare di produzioni alimentari ini-mitabili. Prodotti un tempo co-

nosciuti e apprezzati da poche centinaia dipersone legate al territorio, oggi diventanooccasioni di business, grazie al potenziamentodelle produzioni e all’amore diffuso per la cu-cina di alta qualità. È questo il caso del pro-sciutto di Sauris, località delle Alpi Carniche,prodotto nel prosciuttificio artigianale Wolf –che quest’anno celebra il 150esimo anniver-sario dalla fondazione –, prosciutto che è stato

insignito del marchio Igp (In-dicazione Geografica Pro-tetta). Stefano Petris, titolaredel prosciuttificio, racconta lalunga storia di questo pro-dotto unico e la capacità del-l’azienda di adattarsi alle tec-niche di lavorazione modernesalvaguardando i segreti dellatradizione. «Questi due fattoriinsieme, tradizione e innova-zione, hanno determinato ilsuccesso dei nostri prodottiche nascono a 1.200 metri di

quota e il cui sapore inconfondibile è un tut-tuno con queste montagne, dato che, comenel mito, nasce dalla combinazione di aria,terra, acqua e fuoco».

Qual è il segreto che sta dietro al successodella vostra produzione artigianale di salumi?«Alla base ci sono una materia prima selezio-natissima, un rigoroso autocontrollo eun’estrema cura per ogni fase della lavora-zione. A questo va aggiunta la preziosa com-ponente climatico-ambientale, che consentedi dare una salatura leggera che ha come ri-sultato un gusto dolce e profumato. L’affu-micatura è eseguita solo impiegando legna lo-cale, con un metodo che risale ancoraall’antica esperienza locale. A concludere ilprocesso produttivo contribuisce poi l’ariafresca e pura delle nostre montagne e dei bo-schi che circondano l’azienda, che permette lastagionatura ottimale del prodotto».

Come si concilia la produzione tradizio-nale e l’eredità di conoscenze locali nellapreparazione dei salumi con gli standardmoderni per la sicurezza degli alimenti?«Alla sapienza artigianale abbiamo affiancatotecniche d’avanguardia per agevolare il lavoroe fornire un controllo costante in ogni fase di

Stefano Petris, titolare

del prosciuttificio

artigianale Wolf Spa,

Sauris (Ud)

www.wolfsauris.it

Stefano Petris racconta come l’eredità

secolare della Val Lumiei nella

produzione di prosciutti e speck di

altissima qualità si è fatta impresa. Oggi

il prosciutto di Sauris è riconosciuto

come un prodotto Igp

Luca Cavera

Tradizioni secolari inimitabili

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Stefano Petris

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lavorazione, inoltre abbiamo la strumenta-zione e il personale qualificato per svolgere uncontrollo microbiologico specifico di tutte lefasi di produzione. Questo ha contribuito alcostante miglioramento degli standard pro-duttivi, di servizio e alla capacità di elaboraresoluzioni innovative in linea con le esigenze dimercato. Abbiamo anche ottenuto importantiriconoscimenti, come l’Indicazione Geogra-fica Protetta per il nostro prosciutto Sauris».

Quali sono i vostri prodotti più impor-tanti a livello di quantità prodotte e qualisono le loro caratteristiche?«Le attuali dimensioni dello stabilimento ciconsentono di immettere sul mercato unaproduzione annua di 80mila prosciutti,100mila speck, oltre a migliaia di quintali diinsaccati di pregio – questa produzione per il40% è destinata al mercato interno del Friuli-Venezia Giulia, il resto è diviso fra Veneto(30%), altre regioni italiane (28%) ed estero(2%). Il nostro è un prosciutto squisito comeantipasto o per uno spuntino accompagnato

da un buon calice. Ha un caratteristico pro-fumo aromatico e un velato gusto fumé. Lospeck è probabilmente però la nostra specia-lità più famosa. È prodotto solo a partire dacosce magre e la particolarità della sua lavo-razione è custodita da una ricetta segreta».

In quale antichissima tradizione affondale radici la vostra attività?«La comunità di carinziani dai quali discen-diamo si stabilì in questa valle nel XIII secolo.Per le difficoltà di raggiungere la località, vis-sero in un isolamento durato fino alla metà delNovecento. In questi sette secoli gli abitanti diSauris appresero a essere autosufficienti e aprodurre prosciutti affumicati e insaccati digrandissima qualità. Oltre un secolo fa PietroSchneider iniziò a firmare una modesta pro-duzione di prosciutti affumicati, speck e altrisalumi tipici della zona. I suoi numerosi segretidi abile norcino passarono quindi di genera-zione in generazione e un nipote, GiuseppePetris, fece nascere a Sauris, nel 1962, il pro-sciuttificio artigianale Wolf».

Alla sapienza artigianaleabbiamo affiancatotecniche d’avanguardiaper un controllo costantein ogni fase di lavorazione

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RINNOVABILI

D opo l’entrata invigore delQuarto ContoEnergia, e la

conseguente riduzione degliincentivi, molti si chiedonose sia ancora conveniente larealizzazione di un impiantofotovoltaico a pannelli solariin Italia. La risposta a questadomanda deve considerarsisenz’altro affermativa: instal-lare un impianto fotovoltaicoper uso privato rappresentaancora una scelta lungimi-rante, anche in virtù del cor-rispondente calo dei costi deimateriali e d’installazione.

«In questi anni ilsettore, nono-stante la crisi eco-nomica in atto, ècresciuto in ma-niera esponen-ziale, con perfor-mance davveroso rp renden t i » ,sottolinea France-sco Cestaro, socioamministratoredella NuovaGema Srl, societàdi Sesto al Re-ghena (PN) natanel 2007 come

naturale evoluzione dellaGema Sas, che nel 1981 fuuna delle prime aziende inItalia ad avviare la produ-zione di pannelli fotovoltaici.«Oggi stiamo assistendo a uncalo fisiologico degli investi-menti, anche se sono con-vinto che nel prossimo fu-turo il fotovoltaicocontinuerà a rappresentareuna soluzione ottimale per leesigenze energetiche di im-prese e semplici cittadini».

La spinta propulsiva pro-veniente dal mondo dellerinnovabili, dunque, non sista affatto esaurendo.«Assolutamente no. Infatti,se è vero che le disposizionicontenute nel Quarto ContoEnergia hanno determinatouna significativa diminu-zione degli incentivi statali,allo stesso tempo sono calatiin maniera consistente i costidi realizzazione degli im-pianti, con tangibili beneficiper l’utente finale. Diversistudi, inoltre, indicano che abreve in Italia potremo rag-giungere la grid parity, vale adire quella situazione in cuiprodurre elettricità da fontirinnovabili costerà come pro-

durla da combustibili fossili.Questo permetterà quindi alsettore di camminare sulleproprie gambe, senza più lanecessità di ricorrere agli in-centivi per ammortizzare ilcosto dell’impianto».

Come sta affrontando lasua azienda questa fase ditransizione?«Indubbiamente nei mesiscorsi la situazione di incer-tezza venutasi a creare con ilpassaggio dal Terzo alQuarto Conto Energia haprovocato notevoli disagi pergli operatori del settore, conun calo generale delle com-messe. Grazie a una strutturaormai consolidata e a un’ef-ficace organizzazione azien-dale, la Nuova Gema è peròriuscita a superare brillante-mente questo particolaremomento, al contrario ditante altre aziende che, an-che a causa delle contingentidifficoltà di accesso al cre-dito, sono state costrette achiudere i battenti».

La Nuova Gema si carat-terizza anche per una spic-cata propensione all’inno-vazione, tanto da averideato e brevettato un

Superata la fase di stallo, torna a crescere l’industria del fotovoltaico in Italia.

Francesco Cestaro analizza l’evoluzione del settore, sempre più avviato verso

la totale indipendenza dai sostegni pubblici

Guido Puopolo

Francesco Cestaro,

socio fondatore della

Nuova Gema Srl di

Sesto al Reghena (PN)

www.nuovagema.it

Verso la grid parity

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Francesco Cestaro

esclusivo sistema di soste-gno dei moduli fotovol-taici. In cosa consiste nellospecifico questo sistema equali sono i vantaggi chederivano dal suo utilizzo?«Il sistema di supporto danoi brevettato è davvero ri-voluzionario. Questo, infatti,grazie alla presenza di quat-tro molle in acciaio armo-nico, attraverso le quali èpossibile agganciare il pan-nello alla struttura modulare,permette un’installazionepratica e veloce dei modulifotovoltaici, con la possibi-lità di sfruttare al massimogli spazi utili per la realizza-zione dell’impianto».

L’azienda offre un serviziocompleto, attraverso un ap-proccio integrato che le con-

sente di soddisfare ogni spe-cifica esigenza. Quale valoreaggiunto vi garantisce que-sto tipo di impostazione?«Chi si rivolge a noi sa di po-ter contare su un interlocu-tore unico, con la consape-volezza di poter ottimizzare itempi e razionalizzare i costidi installazione di qualsiasitipo di impianto, da quelloisolato a quello connesso allarete, sia in ambiente civileche industriale. In particolarmodo mi preme sottolineare

come la nostra azienda siaspecializzata anche nella ri-mozione di amianto ed eter-nit dai tetti, che successiva-mente provvediamo aricoprire con pannelli foto-voltaici. Questo tipo di ap-plicazione sta conoscendouna grande diffusione, ancheperché dà la possibilità di ac-cedere ad ulteriori incentivi,oltre a quelli già previsti dalQuarto Conto Energia».

Oltre a impianti fotovol-taici, l’azienda negli ultimi

� �

�Il fotovoltaico continuerà arappresentare una soluzioneottimale per le esigenze energetichedi imprese e cittadini

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anni si è specializzata anchenella realizzazione di im-pianti eolici per utenze me-dio-piccole. Come è nataquesta scelta e quali sonostati i risultati fin qui otte-nuti in questo nuovo settore? «Abbiamo avviato questanuova attività con l’obiet-tivo di diversificare la pro-duzione. Tuttavia, dopo at-tenti studi e ricerche,abbiamo constatato come,allo stato attuale, il nostroterritorio di competenza malsi adatti a tali applicazioni.Siamo pertanto in attesa dinuove tipologie di macchineeoliche, che permettano diaumentare il rendimento edi abbattere così i costi di in-stallazione, che oggi sono an-cora piuttosto elevati».

La Nuova Gema è impe-gnata anche nella fornituradi componenti, consulenzae assistenza tecnica per im-pianti fotovoltaici inAfrica. Come sta proce-dendo questo progetto equali sono le principali dif-ficoltà finora incontratenell’operare in un territo-rio come quello africano?«In Africa stiamo prose-guendo un percorso avviatoalcuni anni fa dalla GemaSas, con l’installazione di al-cuni impianti “stand alone”

per ospedali e strutture pub-bliche. Attualmente siamopresenti nella regione delSembè in Congo, e in Ma-rocco, dove stiamo condu-cendo dei progetti per ren-dere energeticamenteautosufficienti alcuni villaggidislocati in zone remote. Na-turalmente le difficoltà nonmancano, soprattutto da unpunto di vista logistico, inquanto l’assenza di adeguateinfrastrutture rende moltoproblematico il trasportodelle attrezzature necessarie.Un lavoro duro, ma moltogratificante, in quanto, nelnostro piccolo, stiamo cer-cando di aiutare le popola-zioni locali a migliorare leloro condizioni di vita».

Quali sono, infine, gliobiettivi dell’azienda per ilprossimo futuro?

«In un’ottica di continuomiglioramento del nostro la-voro, stiamo provvedendoad implementare un effi-ciente servizio di pulizia emanutenzione degli im-pianti, indispensabile per ga-rantire elevate prestazionidei moduli fotovoltaici an-che nel lungo periodo. Aquesto proposito ci siamogià dotati di attrezzature al-l’avanguardia, che tramiteun processo di osmosi in-versa assicurano una puliziaottimale dei pannelli, pro-teggendoli dagli agentiesterni e massimizzando cosìle loro prestazioni neltempo. Questa particolareattività assumerà inevitabil-mente una rilevanza sempremaggiore negli anni a venire,e non vogliamo di certo farcitrovare impreparati».

� �

��

Un efficiente servizio di manutenzioneè indispensabile per garantire elevateprestazioni dei moduli anche nel lungo periodo

RINNOVABILI

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FOTOVOLTAICO E BIOEDILIZIA

L’ affermarsi diun’economia so-stenibile e attentaal suo impatto

sull’ambiente è evocato da piùparti come possibile accelera-tore della ripresa economica, eal tempo stesso come panaceaalle problematiche climatichee ambientali. Ritornare a cre-

scere ai ritmi pre-crisi rimanel’obiettivo primario dei go-verni, ma oggi è ormai chiaroa tutti che un uso sconside-rato delle risorse naturali a no-stra disposizione potrebbeavere effetti deleteri sul futurodel pianeta. In tal senso vannolette le recenti scelte di moltiPaesi, tra cui l’Italia, chehanno deciso di puntare conforza sullo sviluppo della co-siddetta green economy, cheallo stato attuale appare comel’unico modello capace di co-niugare crescita e tutela am-bientale. «Le tecnologie “pu-lite” rappresentano la stradamaestra per un rilancio eco-nomico di lunga durata, incui le Pmi potranno svolgereun ruolo da protagonista an-che in termini occupazionali».È questo il pensiero di MaraGallo, amministratrice dellaSolaria Renewable Techno-logy System Srl, società di Sa-cile (PN) specializzata nellarealizzazione di sistemi tecno-logici innovativi, che abbianocome principio fondamentalel’utilizzo di risorse rinnova-

bili. «I numeri non men-tono», aggiunge Danilo Tode-schini, che affianca la dotto-ressa Gallo alla guidadell’azienda. «Attualmente ilsettore fotovoltaico conta ol-tre 350.000 impianti in eser-cizio, mentre il 30,9% degliitaliani ha già commissionatointerventi per migliorare l’ef-ficienza energetica della pro-pria abitazione, con volumid’affari e livelli occupazionaliin continua crescita».

Questo nonostante le in-certezze generate, nei mesiscorsi, dall’entrata in vigoredel Quarto Conto Energia edalla conseguente riduzionedegli incentivi.Mara Gallo: «La riduzione pe-riodica della tariffa incenti-vante, nel settore fotovoltaicoè da sempre parte integranteal succedersi dei vari decreti,con un processo ormai piena-mente compreso dagli opera-tori. L’annullamento di unanormativa o la sua rimodula-zione “in corsa” può invececreare forti disagi, sia per leimprese che per gli investitori,

Efficienza e risparmio. Riuscire a soddisfare questi requisiti è un’esigenza sempre

più impellente in campo energetico. Le possibilità di sviluppo insite nella diffusione

della green economy illustrate da Mara Gallo e Danilo Todeschini

Guido Puopolo

Crescita e ambiente,al via la svolta “green”

L’amministratrice della Solaria Renewable Technology System Srl, Mara Gallo,

insieme a Danilo Todeschini, presidente del Consorzio Energia API - NES.

L’azienda ha la sua sede a Sacile (PN) - www.solariaitaliasrl.eu

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e questo è proprio ciò che èsuccesso con l’entrata in vi-gore del Decreto Ministerialedel 5 maggio 2011. Nono-stante tutto, però, superatoun primo momento di con-fusione, il settore ha ripreso acrescere a rimi sostenuti».

La vostra azienda è specia-lizzata non solo nella pro-gettazione e realizzazione diimpianti fotovoltaici ma, piùin generale, nella riqualifica-zione energetica di edifici esi-stenti e nella progettazione ecostruzione di nuovi edificicon avanzati concetti di bioe-dilizia. Quali vantaggi deri-vano da questa diversifica-zione produttiva?MG: «La green economy offreampie opportunità perun’azienda. Assieme al nostrosocio, il dottor Naranjo, ab-biamo iniziato a esplorare al-tri settori potenzialmente in-teressanti. Reinvestendo partedalle risorse e individuandopartner strategici, siamo cosìriusciti ad allestire un ufficiotecnico di analisi, prepara-zione e applicazione degli in-

terventi per il miglioramentodelle prestazioni energetichedegli edifici, e per la costru-zione di edifici in bioedilizia.Trarre consiglio dall’espe-rienza antica, anche dal no-stro territorio, unendola allamoderna tecnologia: questoè il principio su cui si fon-dano i nostri progetti».

A quale tipologia di com-mittenti si rivolge soprat-tutto la vostra produzione?MG: «Oggi siamo in grado disoddisfare qualsiasi tipo diesigenza, dal piccolo algrande impianto di genera-zione da fonte rinnovabile

quali solare fotovoltaico, ter-mico, eolico, termodina-mico, alla progettazione erealizzazione di impianti abiomassa e geotermici, finoalla riqualificazione energe-tica di edifici di diversa en-tità. Crediamo fortementeanche nello sviluppo dellabioedilizia, che già sta por-tando ottimi risultati. La di-versificazione delle risorse ap-plicative che la società offre,unitamente all’ottimo rap-porto con le aziende con lequali collaboriamo, ci ponenelle condizioni di poter in-tervenire su tutto il territorio � �

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 119

Mara Gallo e Danilo Todeschini

Il settore fotovoltaico conta oltre350.000 impianti in esercizio,mentre il 30,9% degli italianiha già commissionato interventiper migliorare l’efficienzaenergetica della propria casa

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nazionale, e di seguire atten-tamente ogni fase di realizza-zione delle opere, per la mas-sima soddisfazione dei nostricommittenti».

Tuttavia non mancano glielementi di criticità. Crede,ad esempio, che le lungag-gini burocratiche possanorappresentare un freno pereventuali nuovi investimentinel settore delle rinnovabili?MG: «L’apparato burocraticopuò determinare rallenta-menti e problematiche rile-vanti, a causa anche di con-trapposizioni normative einterpretazioni eccessiva-mente severe in ambito am-ministrativo. Credo però chel’investitore, se idoneamentesupportato, possa riuscire asuperare tali difficoltà. A que-sto proposito il problemamaggiore è rappresentato pro-prio dal trasferimento di in-formazioni non sempre cor-rette e attendibili all’utentefinale da parte di operatorinon adeguatamente preparatiche, interessati più che altro asfruttare il momento favore-vole per realizzare facili gua-dagni, finiscono per danneg-giare tutto il sistema. Proprioper evitare questo Solaria siadopera per creare occasionidi scambio e confronto con ilpubblico, attraverso un pro-gramma di incontri informa-tivi ai quali partecipano ancheesperti del Consorzio EnergiaAPI - Nord Est Sostenibile,emanazione di Confapi Por-denone e Gorizia».

Solaria è infatti tra i socifondatori del Consorzio,creato con l’obiettivo di sti-molare la diffusione dellaGreen Economy sul territo-rio friulano. Quali le princi-pali iniziative intraprese dalConsorzio in questo senso?Danilo Todeschini: «Il Consorzio,di cui attualmente sono Presi-dente, è nato nel dicembre2010 con il patrocinio diConfapi Pordenone e Gorizia.La sua prerogativa è quella dimettere a disposizione dellapubblica amministrazione, deiprivati e delle imprese ungruppo di aziende storica-mente attive sul territorio insettori differenti, ma accomu-nate nel perseguire e diffon-dere i principi di sviluppo so-stenibile, responsabilità socialee di tutela dell’ambiente.

Come Consorzio abbiamocontribuito alla realizzazionedei piani energetici edilizi divarie amministrazioni comu-nali, effettuato l’analisi ener-getica in diverse aziende, e so-stenuto imprenditori locali innuovi progetti “green”, conl’obiettivo di creare nuove oc-casioni di sviluppo e di gene-rare così nuove posti di lavoro,non soltanto sul nostro terri-torio. In questi mesi, come ac-cennato in precedenza, ab-biamo inoltre avviato diversecampagne di sensibilizzazioneper favorire la diffusione dellefonti rinnovabili. Un lavoroimpegnativo, ma anche moltogratificante, che cerchiamo diportare avanti rafforzando an-cora più le nostre competenzee quella delle società facentiparte del Consorzio».

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Le tecnologie “pulite” rappresentanola strada maestra per un rilancio economicodi lunga durata, in cui le Pmi potrannosvolgere un ruolo da protagonista anchein termini occupazionali

FOTOVOLTAICO E BIOEDILIZIA

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IMPIANTI

C iò che assicura neltempo la conve-nienza dell’instal-lazione di un im-

pianto che sfrutti le energierinnovabili è il risultato dellacombinazione di qualità deimateriali, professionalità nelmontaggio e assistenza neltempo. La compresenza di que-sti tre elementi garantisce lamassima longevità ed efficienzadi ogni singola installazione,contribuendo inoltre a ridurre itempi e i costi della manuten-zione periodica. È questa la fi-

losofia che sta dietro il modo dilavorare della Sicem, società cheda trent’anni è attiva nel settoredell’impiantistica elettrica in-dustriale e civile per l’automa-zione e la costruzione di quadrielettrici. Inoltre, negli ultimianni si è specializzata nella pro-gettazione e installazione di im-pianti fotovoltaici e ha costi-tuito un franchising con Enel.si,il più grande operatore elettricod’Italia. Ne parliamo con i duesoci fondatori e attualmente allaguida della società: Paolo Co-stantin e Paolo Siega.

Qual è il core business dellasocietà?Paolo Costantin: «Progettiamo einstalliamo impianti elettrici, siaper interni sia per esterni.Lavoriamo per il settore civile,industriale e per quello dell’il-luminazione stradale. Attual-mente ci siamo concentrati so-prattutto negli impianti ecomponenti per lo sfruttamentodell’energia solare e delle energiealternative. Inoltre ci occu-piamo della realizzazione e ma-nutenzione di cabine elettricheper la trasformazione da alta amedia tensione, per la distribu-zione elettrica e quadri elettricidi comando e controllo. A que-ste attività se ne aggiungono al-tre collegate».

Un esempio di queste atti-vità collegate?Paolo Siega: «Ci occupiamo delcollaudo degli impianti elettrici.Inoltre, collaboriamo conaziende del territorio alla realiz-zazione e allo sviluppo di im-pianti di automazione che ven-gono realizzati e montati inItalia, per poi essere smontati,trasportati e rimontati al-l’estero».

Quanto ha inciso sull’evo-luzione dell’azienda entrare a

La qualità di un impianto elettrico che sfrutta le energie rinnovabili inizia con la

progettazione. Prosegue con la scelta dei materiali e con la manutenzione. Sono

questi i segreti della sua durata nel tempo secondo Paolo Costantin e Paolo Siega

Manlio Teodoro

Sistemi per le energie pulite

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Paolo Costantin e Paolo Siega, soci della Sicem Srl, Maniago (PN) - www.impiantielettricimaniago.com

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Paolo Costantin e Paolo Siega

far parte del franchising EnelGreen Power?P.S.: «Ha dato un contributonotevole allo sviluppo della no-stra attività. Grazie al costanterinnovamento dei prodotti edei servizi legati alle energie pu-lite, essere franchiser di un mar-chio così noto a livello nazio-nale e internazionale ci ha datouna forte spinta innovativa.Tuttavia ciò ci ha dato anchemaggiori responsabilità neiconfronti del cliente finale, cheda un grande nome aspettaqualità e servizio impeccabili.Tuttavia siamo riusciti a garan-

tire entrambi i parametri graziealla dedizione e alla professio-nalità delle nostre risorse».

Per svolgere la vostra atti-vità vi siete dotati di certifi-cazioni?P.C.: «Siamo in possesso dell’at-testazione di qualificazione al-l’esecuzione di lavori pubblici(Soa) per le categorie Og9, im-pianti fotovoltaici classe III,Og10; impianti per la trasfor-mazione alta-media tensione,classe II; Os30, impianti elet-trici interni, telefonici e televi-sivi, classe III certificazione con-forme alla norma Iso

9001:2000».Con quali dotazioni lavo-

rano i vostri tecnici?P.S.: «L’assistenza tecnica dellasocietà dispone di autovettureaziendali, di telefono mobile,di valigia con attrezzature indi-viduali e inoltre di dispositivi diprotezione, oltre ai supporti in-formatici presenti in ufficio.Nei cantieri in cui impie-ghiamo il personale, viene no-minato un responsabile che hail compito di effettuare mate-rialmente il servizio, applicandomodalità e tempistiche precise edefinite attraverso il pro-gramma in oggetto. Viene dun-que allestita una squadra spe-ciale al fine di poter agire concelerità per le eventuali sostitu-zioni dell’ultimo minuto».

��Ci siamo concentrati soprattutto

sugli impianti e componenti perlo sfruttamento dell’energiasolare e delle energie alternative

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GESTIONE RIFIUTI

L’ invasione degliimballaggi, lacultura dell’usa egetta e del mo-

nouso, unitamente ai nuoviritmi e stili di vita hanno por-tato, negli ultimi decenni, aun aumento esponenziale deirifiuti prodotti. Se quindi daun lato è auspicabile riuscire aridurre all’origine la quantitàdi materiali di scarto generatidall’attività umana, dall’altrodiventa fondamentale porrein atto adeguate strategie, chepermettano una gestione ot-timale del ciclo dei rifiuti.Questo perché attraverso spe-cifici procedimenti e lavora-zioni è oggi possibile recupe-rare gran parte degli scartiprodotti, e ottenere così

nuovi materiali, con enormibenefici non soltanto da unpunto di vista ambientale maanche economico. Lo sannobene i fratelli Roberto e Mi-chela Nadalutti, titolari dellaFriul Julia Appalti Srl, societàdi Povoletto specializzatanella raccolta, nel recupero enello smaltimento dei rifiuti,per conto di aziende ed entipubblici. L’azienda, che giàda diversi anni gestisce unastruttura per la lavorazionedei rifiuti a Povoletto e unadiscarica nel comune di Ma-niago, proprio in questigiorni ha attivato, dopo in-genti investimenti e un iteramministrativo durato quasitre anni, un nuovo impiantoall’avanguardia nel tratta-mento e recupero di materialinon pericolosi. «Con l’entratain funzione di questa strut-tura – sottolinea Roberto Na-dalutti – siamo ora in gradodi valorizzare nel migliore deimodi tutti quei rifiuti specialinon pericolosi provenienti dalavorazioni industriali, arti-gianali e commerciali, oltreche dalle filiere della raccoltadei rifiuti urbani».

Come avviene, nello spe-cifico, questo processo di

“rigenerazione” dei rifiuti?Roberto Nadalutti: «I materialiche giungono presso il nostroimpianto, solitamente rifiutiindifferenziati, vengono sot-toposti a una prima cernitameccanizzata, successiva-mente integrata da un’attivitàdi selezione manuale, gestitada personale adeguatamenteformato. Con questa opera-zione è così possibile recupe-rare le frazioni merceologichedestinate a un successivo riu-tilizzo, come plastica, legno,metalli, vetro e carta, cheprovvediamo poi a inviarepresso appositi centri di lavo-razione in modo che, dopoulteriori trattamenti, i pro-dotti da noi selezionati pos-sano infine essere reimmessisul mercato».

La questione dei rifiutirappresenta oggi un tema digrande attualità. In questianni, sulla base della vostraesperienza, avete notato unaumento della “sensibilità”da parte della popolazionea riguardo?Michela Nadalutti: «Assoluta-mente sì, e la crescita espo-nenziale delle percentuali re-lative alle percentuali diraccolta differenziata sono lì

Raccogliere, smaltire e recuperare i rifiuti in totale sicurezza,

nel pieno rispetto delle più stringenti normative internazionali.

L’esperienza di Roberto e Michela Nadalutti al servizio di imprese ed enti pubblici

Guido Puopolo

I titolari della Friul Julia

Appalti Srl, Michela e

Roberto Nadalutti.

L’azienda ha la sua

sede a Povoletto (UD)

www.friuljulia.it

Da rifiuto a risorsa

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Roberto e Michela Nadalutti

a testimoniarlo. Per quel checi riguarda ai nostri com-mittenti offriamo costantesupporto e assistenza, inquanto crediamo che tuttele parti in causa debbano es-sere coinvolte e informatesui vantaggi derivanti da unacorretta gestione dei rifiuti.Cerchiamo di favorire lebuone pratiche attraversomomenti di incontro e didialogo, anche in considera-zione del fatto che i nostriclienti, essendo i principaliproduttori di rifiuti, sono iprimi responsabili di un lorocorretto smaltimento».

Friul Julia Appalti è infattidotata di tutte le più impor-tanti certificazioni, tra cuianche la prestigiosa regi-strazione al Regolamento

Comunitario Emas del sitodi Maniago, ottenuta nel2009. Quale valore aggiuntoconferiscono questi ricono-scimenti al vostro lavoro?M.N.: «Certamente è unaspetto importante, inquanto il possesso di deter-minati requisiti rappresenta

prima di tutto una sicurezzaper chi si rivolge a noi. Losmaltimento dei rifiuti è in-fatti un’attività piuttosto de-licata, e spesso offerte dismaltimento a prezzi “strac-ciati” nascondono in realtàoperazioni di dubbia natura,che possono produrre conse-guenze disastrose per l’am-biente. Per questo è fonda-mentale che i produttori siaffidino a partner qualificati,che possano garantire un ser-vizio adeguato e in linea conle rigorose normative nazio-nali e internazionali. I tra-guardi fin qui raggiunti dal-l’azienda, grazie ancheall’eccezionale lavoro svoltoda un team di validi collabo-ratori, non devono essere � �

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I rifiuti vengono sottoposti a una prima cernitameccanizzata, successivamente integratada un’attività di selezione manuale, gestitada personale adeguatamente formato

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però considerati come unpunto di arrivo, quanto piut-tosto come uno stimolo aproseguire sulla strada trac-ciata, perché solo così po-tremo mantenere gli elevatistandard qualitativi che fino aoggi hanno caratterizzato ilnostro operato».

A livello geografico doveoperate principalmente?R.N.: «Attualmente siamopresenti su tutto il territoriofriulano, anche se da un po’di tempo abbiamo iniziatoa collaborare con alcune re-altà venete, con prospettivedi crescita interessante inchiave futura».

Quali conseguenze haavuto l’attuale congiunturaeconomica sulla vostra atti-vità e quali strategie aveteadottato per fronteggiare que-sta situazione di difficoltà?R.N.: «In trent’anni che faccioquesto mestiere non mi eramai capitato di assistere a unatale diminuzione dei rifiutiraccolti, e credo che questo siaun segnale inequivocabiledella crisi in cui siamo im-mersi. Da parte nostra ab-biamo deciso di abbandonarel’attività di raccolta dei rifiutiurbani indifferenziati, che peruna realtà di medie dimen-sioni come la nostra stava ini-ziando a diventare troppo di-spendiosa. Abbiamo quindi

preferito concentrare le nostrerisorse sullo sviluppo degli im-pianti da noi gestiti e dei ser-vizi offerti, con l’obiettivo ditrattare diverse tipologie di ri-fiuti assicurando allo stessotempo un’alta percentuale direcupero. Una scelta che si èrivelata vincente, in quantograzie a questa impostazioneoggi possiamo proporci sulmercato in maniera assoluta-mente competitiva, con unrapporto qualità/prezzo diffi-cilmente riscontrabile altrove».

Quali saranno, infine, lenovità per il futuro di FriulJulia Appalti?M.N.: «Dai primi di gennaioabbiamo ampliato il nostroraggio d’azione, acquisendola gestione di un impianto perlo stoccaggio di rifiuti peri-colosi che, in quanto tali, de-

vono essere trattati con pro-cedure particolari. Nei pros-simi mesi, congiuntamentealla valorizzazione della strut-tura di Povoletto, intendiamoquindi sviluppare questanuova attività, senza però tra-lasciare ulteriori opportunitàche si dovessero presentare. Aquesto proposito stiamo va-lutando la possibilità di fare ilnostro ingresso anche nel set-tore energetico, con la co-struzione di parchi fotovol-taici su discariche esaurite.Per il momento è ancoraun’idea in fase embrionale,che speriamo però di poter at-tuare al più presto, in quantopermetterebbe di recuperarearee altrimenti inutilizzabili,con significativi vantaggi siada un punto di vista econo-mico che ambientale».

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Lo smaltimento dei rifiuti è un’attività delicata,e spesso offerte di smaltimento a prezzi“stracciati” nascondono operazioni di dubbianatura, che possono produrre conseguenzedisastrose per l’ambiente

GESTIONE RIFIUTI

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EDILIZIA

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Accesso al credito e professionalitàUna flessione inces-

sante e con scarseavvisaglie di ri-presa a breve ter-

mine. È un quadro a tinte fo-sche quello che l’osservatoriocongiunturale Ance delloscorso dicembre ha dipinto sul-l’industria delle costruzioni inItalia. Sul territorio nazionalegli investimenti si sono ridottidel 5,4 per cento rispetto al2010 e un’ulteriore diminu-zione del 3,8 per cento è sti-mata per il 2012. Un conod’ombra che investe anche illivello occupazionale del set-tore, descritto in modo elo-quente dal numero delle im-prese iscritte alle casse edili,sceso di un altro 5,8 per centonei primi nove mesi del 2011.«Come nella tempesta perfetta- commenta Walter Lorenzon,presidente dell’Ance locale -questa contrazione coinvolgesia il mercato privato che quellopubblico: le nuove abitazioni,l’edilizia residenziale e i lavoripubblici».

Il vostro andamento si di-scosta da quello regionale op-pure può dirsi tutto sommatoin linea?«La provincia di Pordenone sipresenta, purtroppo, in lineacon le dinamiche nazionali eregionale. Anzi, se guardiamoai permessi su abitazioni, la fles-sione da noi è iniziata primache altrove (nel 2004) ed è statapiù forte: laddove l’ultimo datonazionale disponibile parla di

un -47,5 per cento tra il2005 e il 2009, quello delFriuli Venezia Giulia registraun -60 per cento tra il 2004e il 2009 e quello di Porde-none addirittura -73 percento. L’unica nota positivaè data dal comparto delle ri-strutturazioni edilizie, dovela nostra regione è la terza inItalia. Da questo punto divista ci fa piacere che, dopotante incertezze, le agevola-zioni fiscali per la ristruttu-razione siano state rese per-manenti. Sul fronte delleopere pubbliche, oltre al calodegli investimenti comuneal Paese, in Friuli scontiamoun’inefficienza della pubblicaamministrazione che rallental’appalto di opere già finanziateda tempo. Francamente inac-cettabile vista la situazione chestiamo vivendo».

Tra edilizia privata e operepubbliche quale mercato la-scia intravedere maggiori spi-ragli di ripresa?«Difficile fare previsioni che,rispetto all’anno scorso, comedetto, partiranno comunque da

A destra,

Walter Lorenzon,

presidente

di Ance Pordenone

Con il 2011 si è concluso un triennio amaro per il settore edilizio locale,

costato caro al 22 per cento degli operai in uscita dalle costruzioni.

«Serve ripartire dalla capacità di integrazione tra imprese diverse

– sostiene Walter Lorenzon, presidente di Ance Pordenone

– ma le banche devono aiutarci»

Giacomo Govoni

un gap negativo del 12 percento per quanto concerne gliinvestimenti in opere pubbli-che, che arriveranno così a untaglio del 43 per cento rispettoal 2008. La cosa non è solodrammatica perché mette in se-ria difficoltà la tenuta delle im-prese anche più solide e strut-turate, è anche miope perché ilnostro settore è un grande vo-lano di ripresa economica se sipensa che una domanda ag-

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giuntiva di un miliardo di euronelle costruzioni può generareuna ricaduta sul sistema eco-nomico di 3,3 miliardi di euro,di cui 1 nel comparto delle co-struzioni, 1 nell’indotto e 1,3 inqui settori che beneficerannodell’aumento di reddito dellefamiglie».

C’è sufficiente dialogo congli istituti bancari locali?«L’accesso al credito è un’altranota dolente per noi costrut-tori. Anche a causa delle nuovee più stringenti regole intro-dotte da Basilea 3, le banchehanno assunto un atteggia-mento di netta chiusura neiconfronti del settore, fruttodella percezione di una parti-colare rischiosità, non sempresuffragata dai fatti. Come evi-denzia una recente indaginedella Banca di Italia, in realtà, ilsettore delle costruzioni non ri-sulta necessariamente più ri-schioso rispetto ad altri com-parti produttivi. Il problemariguarda piuttosto la strutturadel debito, caratterizzato dauna quota più elevata di finan-ziamenti a breve termine, e la

forte dipendenza dal creditobancario per effetto di una sot-topatrimonializzazione per laquale dovremmo fare un po’ diautocritica. Bisogna però ca-pire che, oggi, una netta chiu-sura è solo controproducente».

Come si stanno muovendoi costruttori di Pordenone persuperare la crisi del mercatoimmobiliare che stenta a pla-carsi?«Sono convinto che si tratti diripartire, da un lato, dall’iden-tità e dai valori, alimentandocon il proprio esempio e la pro-pria professionalità l’idea chel’impresa è un patrimonio so-ciale e collettivo. Dall’altro, ènecessario ripensare alla strut-tura e alla gestione delle nostreimprese puntando sulla qua-lità, l’unica vera arma per com-petere in futuro. E questa, sonoconvinto, passa da un ridise-gno del modo di fare impresa,da una crescente specializza-zione, che significa maggiorecapacità di integrazione e coor-dinamento tra imprese diverse.Ecco perchè dovremo guardarecon più attenzione agli stru-menti di aggregazione e al temadella crescita dimensionale, sucui l’associazione dei costrut-tori può costituire un valore ag-giunto, in grado di supportarele aziende in sfide oggettiva-mente difficili».

Quali contraccolpi ha ge-nerato la crisi in termini oc-cupazionali?«Pesantissimi, ben più diquanto si pensi e di quantol’opinione pubblica abbia colto.Nel 2008 gli operai del settoreedile in provincia di Pordenoneerano circa 3.600, alla fine del2011 circa 2.800: 800 inmeno. Cifre che fanno menoscalpore solo perché distribuitesu una pluralità di imprese. Sefossero concentrati tutti su unasola azienda ci sarebbero ognigiorno le prime pagine dei gior-nali». Nuove tecnologie costruttive:che apporto possono dare pertentare un’inversione di ten-denza?«Sono fiducioso sul fatto chepossano dare un contributo invista di una migliore qualità,premiata in termini di sceltadel consumatore. Nutro, in-vece, forti dubbi circa la loropossibilità di invertire la ten-denza, anche perché le nuovetecnologie e la qualità costanoe di questo ci si dimenticaspesso: assieme al costo dellearee e dei materiali, stazionario in crescita, è un altro deimotivi che contribuisce aspiegare perché il prezzo delleabitazioni non cala o, se lofa, lo fa meno di quanto lagente si aspetti».

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Nel 2008 gli operai del settore edile in provincia di Pordenone erano circa 3.600, alla fine del 2011 circa 2.800

Walter Lorenzon

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EDILIZIA

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Sei ulteriori mesi periniettare un po’ di os-sigeno nei bilanci dellefamiglie e, intanto,

guadagnare tempo per metterea punto misure di modificastrutturale alla macchina delcredito. A questa duplice esi-genza risponde la proroga disospensione dei mutui dispostaa fine gennaio da Abi in ac-cordo con tredici associazionidi consumatori. Un provvedi-mento tampone che estendefino al 31 luglio 2012 la pre-cedente moratoria, scaduta afine gennaio. Terzo e ultimoatto di «un’iniziativa vicina aconcludersi e che pertanto im-pegna le parti a promuovereun confronto congiunto congli altri soggetti partecipanti altavolo di attuazione del Pianofamiglie, al quale è stato invi-tato a partecipare anche il Mi-nistero dell’Economia e dellefinanze». Parola di GiuseppeGraffi Brunoro, presidentedella commissione Abi del

Friuli Venezia Giulia, che an-ticipa così quali saranno leprossime mosse a favore deinuclei in difficoltà, senza di-menticare quanto è stato fattofino a oggi.

Qual è stato l’appoggio cheil sistema creditizio regionaleha garantito alle famiglie chefaticano a onorare il mutuo?«Secondo gli ultimi dati di-sponibili, al 30 novembre2011, le banche hanno sospeso55.551 mutui, pari a circa 7miliardi di debito, garantendoalle famiglie interessate una li-quidità complessiva di oltre420 milioni di euro, pari a7.636 euro a famiglia. In FriuliVenezia Giulia le operazionisono state 1.388, pari a circa168 milioni di euro».

Quali fasce sociali fannopiù fatica a dialogare col si-stema bancario locale?«Premesso che dai dati rilevatipresso il sistema bancario re-gionale non mi pare si evidenziuna difficoltà di dialogo “tout

court”, le micro imprese, pro-prio a causa della loro ridottadimensione, sembra stiano sof-frendo la congiuntura negativapiù di altre tipologie aziendali.Le famiglie, pur in un contestoche crea comprensibili preoc-cupazioni e affanni, sostanzial-mente evidenziano segnali ditenuta; secondo i dati diffusidall’amministrazione regio-nale, in Friuli Venezia Giulia iltasso di disoccupazione risultaessere del 4,7%, rispetto aldato nazionale dell’8,9%. Larete degli ammortizzatori so-ciali messa in atto dalla Re-gione ha contribuito senz’al-tro a rendere meno aspri glieffetti della crisi economica inatto».

Un recente report eviden-zia che nel 2011 le richiestedi mutui in Friuli VeneziaGiulia sono calate del 18%:effetto della recessione glo-bale o gli istituti sono più selettivi?«Credo che il calo di richieste

Sostegno garantitoa famiglie e lavoratoriA fine gennaio è scattata la terza proroga di sospensionealle rate dei mutui, ma il sistema creditizio annuncia cambistrutturali. «Le famiglie friulane stanno resistendo,le micro imprese sono le più penalizzate».L’analisi di Giuseppe Graffi BrunoroGiacomo Govoni

Sopra,

Giuseppe Graffi

Brunoro, presidente

della commissione Abi

del Friuli Venezia Giulia

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sia da attribuire più all’incer-tezza del momento, che sco-raggia le famiglie dal comprareo cambiare abitazione. Infatti,anche le transazioni immobi-liari sono diminuite. Per quanto riguarda il sistemabancario, più che di selettivitàforse occorre parlare di au-mento dei tassi dei mutui, le-gati soprattutto al maggior co-sto del denaro che le bancheitaliane devono sostenere, an-che a causa della più che notasituazione del debito pubbliconazionale e delle pressioni esistenti sui mercati interna-zionali».

Sospensione dei mutui aparte, sono diverse le com-missioni regionali dell’Abiche, mediante protocollid’intesa siglati con istitutibancari ed enti locali, si sonogià mostrate sensibili al problema dell’accesso al credito delle famiglie. Inquesta regione che passisono stati fatti?«In Friuli Venezia Giulia, al-meno fino a oggi, sono state lesingole realtà bancarie a dar

vita a protocolli, intese e pro-grammi condivisi con enti eistituzioni locali, nell’ambitodi un quadro complessivo chevede l’Abi come strutturaprincipale di idee e di propo-ste. I dati in nostro possessodimostrano che nel 2011, purin un anno difficile per le im-prese e le famiglie (e per gliistituti di credito), non è ve-nuta meno l’attenzione dellebanche verso i nuclei familiari;nella nostra regione l’anno ap-pena terminato ha fatto rile-vare un aumento dei prestitiverso le famiglie rispetto al2010. Posso inoltre citare unprovvedimento specifico: findal 2009 la Federazione regio-nale delle Banche di creditocooperativo del Friuli VeneziaGiulia ha sottoscritto un pro-tocollo con l’amministrazioneregionale, le associazioni di ca-tegoria dei datori di lavori e leorganizzazioni sindacali, cheha portato nel tempo oltremille lavoratori a beneficiaredi un anticipo sull’indennitàdi cassa integrazione (sia ordi-naria che straordinaria) a tasso

zero, senza attendere il paga-mento da parte dell’Inps».

Anche le imprese operantinel settore edilizio lamen-tano difficoltà a confrontarsicol sistema bancario. Avete individuato forme di sostegno anche nei loroconfronti?«Il settore delle costruzioni èsenz’altro uno di quelli inmaggiore difficoltà, anche inconsiderazione della stasi delmercato immobiliare. Credoche in questa fase ci si debbaaspettare una ristrutturazionedel comparto edilizio, inevi-tabile quando ci si trova in si-tuazioni come l’attuale, con ladiminuzione della domanda.Il dialogo prosegue, soprat-tutto per cercare delle solu-zioni finanziarie tese a gestireal meglio le situazioni critichedelle imprese, che purtropposono frequenti, anche se oc-corre dire che vi sono, per for-tuna, situazioni virtuose di co-struttori che lavorano conefficienza ed efficacia e chequindi riescono a essere pro-tagonisti del mercato».

Giuseppe Graffi Brunoro

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EDILIZIA

P refabbricazione èoggi sinonimo diedilizia ecososteni-bile. E questa può

essere declinata efficace-mente nell’ambito civile,commerciale e industriale,grazie alle possibilità offertedalle strutture in calce-struzzo Scc (Self Compac-ting Concrete) e dalle pan-nellature in calcestruzzo adalte prestazioni energetiche.Inoltre, la prefabbricazione,in termini di progettazione,realizzazione e utilizzo finaledelle strutture offre molte-plici vantaggi. Velocità diesecuzione, abbattimento

dei costi di esecuzione, edi-fici con luci elevate, versati-lità in caso di ampliamentoo diversa destinazione. E ov-viamente la possibilità diavere strutture a isolamentotermico e acustico e dotatedi pannelli fotovoltaici sullecoperture. Parliamo di que-sti temi con Antonio Man-zato e Federico Zat, socidella Concrete, dal 1991 nelmercato dei manufatti pre-fabbricati nei territori delNord e del Centro Italia, nelTriveneto e anche all’estero,in Austria e Slovenia.

Quali sono le principalicaratteristiche del calce-struzzo Scc che lo rendonoun materiale ideale per larealizzazione di più tipolo-gie costruttive?Antonio Manzato: «Il calce-struzzo Scc permette la rea-lizzazione di strutture dal-l’alto valore funzionalegrazie alle sue ottime carat-teristiche meccaniche di re-sistenza e un’ottima estetica,come pilastri, architravi, ele-

menti nervati per solai, ele-menti per coperture e interifabbricati. L’uso di questatecnologia inoltre migliorale condizioni di lavoro infase di produzione in stabi-limento, grazie alla buonafluidità del calcestruzzo an-che in presenza di armaturefitte e all’eliminazione dellavibrazione meccanica».

Per la lavorazione di que-sto tipo di calcestruzzo è ne-cessaria la disponibilità diun particolare know how?A.M.: «È necessaria la confi-denza con la tecnologia eun’approfondita conoscenzatecnica. Soprattutto per quelche riguarda il controllo in la-boratorio di aggregati, calce-struzzo fresco e dell’indurito.Bisogna poi utilizzare una stru-mentazione specifica per la ve-rifica e il controllo del ciclo dimiscelazione in betoniera e nelciclo termico di maturazioneaccelerata del calcestruzzo sullevarie piste di prefabbricazione.Infine, grazie alla collabora-zione con i laboratori specia-

Prestazioni, efficienza energetica, alta componibilità e facile manutenzione.

Le possibilità offerte dal calcestruzzo per la precostruzione di edifici civili,

commerciali e industriali. Il punto di Antonio Manzato e Federico Zat,

titolari della CONCRETE Srl di Aviano

Manlio Teodoro

Prefabbricato,sinonimo di sostenibile

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Antonio Manzato e Federico Zat, soci della Concrete Srl di Aviano (PN)

www.concrete-aviano.it

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lizzati è possibile formularenuove miscele sulla base delleesigenze tecniche-costruttive».

Quali sono le fasi salientidel ciclo produttivo di unprefabbricato?Federico Zat: «La prima fasecomprende la produzionedel calcestruzzo, che in se-guito viene gettato sulle pistedi prefabbricazione, cioè sudegli stampi precedente-mente realizzati sulla basedei disegni progettuali ela-borati dall’ufficio tecnico. Inquesta fase vengono anchecreati i pannelli di tampona-mento e quindi impiegatiisolanti specifici e viene ese-guita la finitura esterna delpannello, che può essere ingraniglia pregiata di marmoo un semplice grigio da cas-sero. Dopo una fase di con-trollo, i manufatti sonopronti per il trasferimento e

l’installazione in cantiere».Tra quelle di ultima ge-

nerazione spicca la coper-tura con trave alare pre-compressa “eagle”. Per inon esperti del settore, po-trebbe descriverne le prin-cipali peculiarità?F.Z.: «Si tratta di un manu-fatto in calcestruzzo autosta-bile alla rotazione, pedona-bile – e quindi sicurodurante l’installazione e lefuture manutenzioni. Hauna particolare forma con-cava, che garantisce unagrande capacità e velocità dismaltimento delle acque pio-vane, resiste al fuoco e assi-cura un’ottima coibentazioneunita al risparmio energe-tico, oltre a essere predispo-sto per l’installazione di unimpianto fotovoltaico».

Avete ottenuto dellecertificazioni?

A.M.: «Abbiamo ricevuto la cer-tificazione del sistema qualitàUni En Iso 9001:2008 e la cer-tificazione Fpc (Factory Pro-duction Control). Inoltre ab-biamo ottenuto l’attestazioneSoa, valida anche come impresaedile per la realizzazione diopere di urbanizzazione prima-ria, fondazioni ed edilizia tradi-zionale. A questo va aggiuntoche tutti i nostri manufatti –dalle strutture in precompressoai pannelli di tamponamento– sono gestiti in conformità alladirettiva Ce per i prodotti dacostruzione e che rigorose pro-cedure di controllo accompa-gnano il prodotto dalla sua “na-scita” fino all’installazione finalein cantiere – e questo ne ga-rantisce anche la rintracciabi-lità nel tempo».

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Il calcestruzzo Sccpermette la realizzazionedi strutture dall’altovalore funzionale

Antonio Manzato e Federico Zat

Il fatturato medioannuo dellaConcrete Srl

nell’ultimo biennio

EURO

11mln

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N el 2010 la se-zione Legnodell’Unione in-dustriali di Por-

denone ha presentato alla Re-gione Friuli Venezia Giulia unpiano strategico per il rilanciodel settore, gravato dalla crisieconomica. Infatti, dopo quellomeccanico, il comparto pro-duttivo del legno, del mobile e

dell’arredamento è il secondoper importanza all’interno del-l’economia del Friuli Occiden-tale. I punti fondamentali delpiano sono quelli dell’innova-zione, dell’internazionalizza-zione e della ristrutturazione eriorganizzazione aziendale.Come spiega Fabio Simonella,presidente della sezione Legnoe amministratore del gruppoSinco – gruppo industriale cheraggruppa cinque imprese e cheproduce il 60% delle forniturealle aziende del distretto delmobile –: «Il piano è stato ap-provato dalla Regione e nelmese di gennaio 2012 sonostati stanziati i fondi per le im-prese che intendono presentaredei progetti di rinnovamento.Questi vanno dall’aggregazionefra imprese alla promozione delprodotto a livello internazio-nale. Però comprendono anchedegli aiuti per le imprese co-strette a ridurre il personale acausa di problemi di calo di fat-turato, privilegiando il pensio-namento dei collaboratori chehanno – o stanno per – matu-

rarne il diritto».Quali sono le maggiori in-

novazioni nel settore dellaproduzione di mobili?«Le innovazioni sono di diversiordini. A livello produttivo,oggi, la tecnologia ha un pesoimportante – dato che l’artigia-nalità nella lavorazione del le-gno si è assai ridimensionata –, tuttavia non totalmentedeterminate, dato che noi, peresempio, facciamo interna-mente una parte della lavora-zione per poi far eseguire altrefasi ad altre aziende nostre par-tner. A fianco alla tecnologia èfondamentale quindi la specia-lizzazione e la suddivisione dellefasi produttive fra più imprese:questo ci permette di esseremaggiormente competitivi».

Ci sono altri aspetti diinnovazione?«Sta evolvendo, progressiva-mente, anche il nostro ruolo:non siamo più dei semplici pro-duttori di mobili, ci stiamo spo-stando verso la figura dell’arre-datore e al ragionamento sullacreazione di un’idea di arreda-

Fabio Simonella, presidente della sezione Legno dell’Unione industriali di Pordenone,

spiega quali iniziative sono state messe in campo, insieme alla Regione,

per rilanciare il distretto del mobile. Le parole chiave sono innovazione,

internazionalizzazione e riorganizzazione aziendale

Valerio Germanico

Pronto il piano per l’industria del legno

Fabio Simonella, amministratore del gruppo Sinco Spa di Zoppola (PN)

www.sincosrl.com

DESIGN

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mento. L’arredamento non èsolo il mobile, ma tutto ciò cheriguarda la casa. Porte, pavi-menti, finiture: sono elementicome questi che fanno di ogniambiente – domestico o di uf-ficio, comunitario o destinato aun uso privato – un luogo di-verso e personale, espressionedi uno stile e di un gusto unici.Per questo collaboriamo conarchitetti che lavorano secondoi principi dell’ecosostenibilità:quindi minimalismo e funzio-nalità degli spazi. Inoltre, a li-vello di materie prime, è statosignificativo il passaggio dal le-gno ai pannelli realizzati conlegno riciclato o provenienteda alberi di foreste a marchioFsc (Forest Stewardship Coun-cil), nelle quali esiste l’obbligodi reimpiantare ogni albero ab-battuto. L’utilizzo dei pannellipermette un risparmio di ener-

gia, di materia prima e limital’accumulo di rifiuto, attraversoil suo recupero».

Sulla linea della vostra cul-tura dell’ecosostenibilità,avete ottenuto anche dei ri-conoscimenti come gruppoe come distretto?«Come gruppo stiamo pen-sando di avviare l’iter per ri-

chiedere la certificazione Iso14000. Il distretto è certificatoEmas (Eco-Management andAudit Scheme), da circa 2 anniinoltre, si è anche dotato recen-temente di un marchio green».

Quali sono gli attuali mer-cati di riferimento per il mo-bile in legno friulano e versoquali paesi esistono possibi-lità di ulteriore sviluppo?«In questo momento il mer-cato interno e quello locale sitrovano in una situazione distasi e di flessione, dato che lafrenata dei consumi sta pena-lizzando tutti i beni di nonstretta necessità. Dunque at-tualmente il vero traino al-l’economia del settore vienedall’estero. I mercati di riferi-mento principali sono quellidel Medio Oriente, del NordAfrica e dell’Europa dell’Est –tutti contesti nei quali il madein Italy è apprezzato e hagrandi possibilità di espan-sione. La domanda sta però ri-partendo anche dai mercatiamericani degli Stati Uniti edel Centro America».

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Nel mese di gennaio sono statistanziati i fondi per le impreseche intendono presentaredei progetti di rinnovamento

Fatturato medioannuo del gruppo

Sinco Spa,composto da Sinco,

SinContract,Europavimenti,

McDoor e Play & Co

EURO

12mln

Fabio Simonella

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uello del mo-bile dell’AltoLivenza è unodei distretti dilavorazione del

legno più importanti d’Ita-lia. Con un fatturato com-plessivo di 2 miliardi dieuro, da solo vale un quartodel totale nazionale dellaproduzione di mobili. Il set-tore ha dovuto affrontare di-verse situazioni di crisi negliultimi anni, in particolarecon l’ingresso sul mercato dinuovi competitor particolar-mente agguerriti. «Nono-stante le difficoltà, graziealla peculiare distribuzionedelle lavorazioni – con il sor-gere di terzisti specializzati eflessibili ai nuovi processiproduttivi –, agli investi-menti in tecnologia e all’in-novazione del prodotto,siamo riusciti a non subire

gravi cadute di mercato. Ildistretto, nel suo complesso,ha sempre saputo reagire,modificando schemi e adat-tandosi alle nuove condi-zioni». A parlare è Luigi To-masella, fondatore e titolaredel gruppo industriale omo-nimo che oggi raccogliequattro marchi di mobili inlegno – Zanette, Compas eArtox –, destinati per il 60%all’export.

Quali sono, attualmente,le maggiori difficoltà chedovete fronteggiare?«In questo periodo, dopoaver superato l’ondata dellaCina, di altri paesi del-l’Estremo Oriente e dei paesidell’Est, la situazione è la-tente. L’export oltre a noncrescere trova difficoltà nelmantenere le quote di mer-cato acquisite. Non tantoper la concorrenza, ma acausa della svalutazione deldollaro, che ha una ricadutasul prezzo di acquisto deimercati dove si usa questamoneta di scambio».

Come state affrontando,a livello di distretto, questasituazione?«Il nostro distretto, di frontealla spinta verso una più in-

cisiva globalizzazione, ha ri-cercato una massa critica di-mensionale più elevata.Sono stati formati deigruppi sinergici, avviatenuove strategie di prodotto,puntando sulla diversifica-zione nell’arredamento e suuna maggiore componibi-lità. Inoltre abbiamo pun-tato su strategie commercialiche permettano di ottenereuna più solida fidelizzazione,curando maggiormente laqualità, il servizio e garan-tendone la continuità».

Quali sono state le scelteche avete compiuto permantenere elevata la vostracompetitività?«Una realtà come la nostradeve conoscere e poter ri-spondere in modo proposi-tivo ai mutamenti a livellointernazionale, anche in ter-mini di prodotto. Ciò si-gnifica avere una gamma diproposte adatte a soddisfareil maggior numero possibiledi segmenti di mercato. Perquesto è sicuramente indi-spensabile investire in tec-nologia, proprio perché icambiamenti dei mercati,dei gusti, dei bisogni deiclienti finali impongono

Il design che nasce nel distretto del mobile dell’Alto Livenza.

Luigi Tomasella analizza le dinamiche del settore dell’arredamento e traccia

il possibile sviluppo del made in Italy in nuovi mercati

Luca Cavera

Il design italiano punta all’export

Q

DESIGN

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nuovi processi, nuove solu-zioni e nuove scelte, a tuttii livelli».

Cosa vi aspettate in fu-turo dal settore?«Gli aumenti nel costo dellematerie prime, la forza del-l’euro e il continuo aumentodel prezzo dei prodotti ener-getici non favoriscono né fa-

voriranno la competitivitàdei nostri prodotti. Leaziende dovranno mostraretutta la loro capacità di adat-tamento e sapersi rimodel-lare in base alle mutate con-dizioni dei mercatimondiali, proponendosi connuove idee, ma soprattuttoristrutturando il processo

produttivo, con nuove tec-nologie di prodotto e di pro-cesso. Sarà anche fondamen-tale avviare la ricerca di queimercati in cui il potere diacquisto sta crescendo e incui emerge una vocazione adaccogliere il design e il gustodell’arredamento di qualitàmade in Italy».

Sarà fondamentaleavviare la ricerca di queimercati in cui emerge unavocazione ad accogliereil gusto dell’arredamentomade in Italy

Luigi Tomasella

Dal legno al designIl gruppo Tomasella, che oggi occupa 350 dipendenti e si estendesu oltre 100mila metri quadrati, esporta il 60% della produzioneproponendosi sui mercati con quattro marchi – Tomasella e Zanette(camere da letto e arredi per la zona notte), Compas(mobili per la zona giorno) e Artox – è stato fondato nel 1946 da LuigiTomasella, ancora oggi presente nelle scelte dell’azienda, affiancatodal figlio Paolo. Dalle prime produzioni di camere da letto, l’aziendasi diversifica e, seguendo le tendenze ma mantenendo l’improntadel proprio stile, si propone con mobili di design e di qualità.Così quello che era un laboratorio artigianale – avviato da Luigiventenne – ha lasciato il posto a una produzione industriale,con l’ingresso della tecnologia e il successo sui mercati internazionali.

In apertura, Luigi Tomasella, fondatore e titolare

del gruppo Tomasella di Brugnera (PN)

www.gruppotomasella.it

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140 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

I l design della sediapuò soddisfare anchel’olfatto. Dopo la pro-gettazione della forma

e la scelta dei materiali, inuna sintesi di ergonomia, co-lore e sensazioni tattili, èstata creata la sedia che pro-fuma. È possibile scegliereanche la fragranza più gra-dita: anice nero, cedro giallo,rosa bourbon, glicine lillà. Oancora cappuccino, ciocco-lato, incenso e lavanda.Come spiega Gianni Urban-cig, titolare della Zilco Due,l’azienda in cui ha iniziato abrillare questa sofisticata in-tuizione e che ne detiene lalicenza a livello internazio-nale: «La nostra sedia profu-mata è l’emblema di unanuova concezione di sedute,un concept design che im-piega nuove comunicazioniolfattive – combinate con lostile made in Italy e un ot-timo legno di faggio – perraggiungere un design modaemozionale». Disegnata daFrancesco e Stefano Borelladello studio BB, la sedutaprofumata si inserisce nellecollezioni delle produzioniZilco, che da sempre sonoorientate a dialogare e crearerelazioni con il mondo delfashion. Non a caso le lineedell’azienda hanno come tar-get di riferimento un mer-

cato di fascia medio-alta.Com’è avvenuto lo svi-

luppo di questo prodottoinnovativo e qual è stata laprima reazione del mercato?«L’iter di sviluppo è statolungo. In seguito sono statinecessari altri cinque anniper ottenere il brevetto e po-ter avviare la produzione. Lanostra azienda ha anche su-bito un importante ridi-mensionamento a causadella situazione complessivadel distretto locale. L’averottenuto questa licenza a li-vello mondiale, però, stadando i suoi primi risultatisignificativi».

Avete coniugato la tecno-logia e l’innovazione con lamaestria artigianale. Qualisono i valori artigianali che,a prescindere dallo sviluppoe dall’innovazione, non sipossono tralasciare nellaprogettazione di una sedia?«Produrre sedie e poltronein legno con un’alta cura neldesign richiede, oltre a mac-chinari sofisticati, una lungaesperienza e conoscenzadelle lavorazioni e di tutti ipassaggi produttivi ai qualiva sottoposto il legno: sega-gione, essicazione, curva-tura, giunzioni e incollaggi.Per raggiungere la compe-tenza necessaria per padro-neggiare questo materiale

Il design made in Italy coinvolge

anche l’olfatto. Un’azienda artigiana

che produce sedie in legno

ha brevettato a livello internazionale

la prima sedia profumata.

La presenta Gianni Urbancig

Luca Cavera

Fragranze nel design

Gianni Urbancig, titolare della Zilco Due Srl

di San Giovanni al Natisone (UD) - www.zilco.it

DESIGN

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“vivo” sono necessarie de-cine di anni di lavoro nelsettore. È chiaro quindi cheesiste un problema di tra-smissione del know how chesta alla base della qualità diquesto tipo di produzioni.Oggi chi lavora in questosettore e ha la competenzaadeguata rappresenta una ri-sorsa unica e insostituibileper il made in Italy – comedimostra il successo che que-sta categoria di artigiani haportato al nostro Paese incampo internazionale».

Ritiene che questa com-petenza tutta italiana avràla possibilità di esprimersianche in futuro?«Attualmente c’è il rischioche molte di queste figureescano dal mercato del la-voro per via della crisi eco-nomica, a causa dell’indiffe-renza delle istituzioni verso ilsettore manifatturiero. Ilfatto è che queste personesono portatrici di un baga-glio di conoscenze che va tu-telato, altrimenti fra qualcheanno saremo costretti a regi-strare la scomparsa di questefigure professionali».

Quindi la crisi sta avendoun impatto anche nel co-

siddetto triangolo della se-dia. Quanto sta pesando?«La crisi del distretto, com-plessivamente, ha portato aun crollo del mercato gene-rico delle sedie in legno, conun conseguente aumentoesponenziale dell’offerta disedie in plastica e metallo.In particolare, per quello cheriguarda la nostra azienda, ilcrollo del fatturato delle se-die in legno ci ha costretto aoperare un riposizionamentosul mercato. Siamo rimasticomunque fedeli al prodottoin legno, ma abbiamo pun-tato su modelli che richie-dono grande esperienza etecnologia, oltre che di de-

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Produrre sedie e poltrone con un’alta curanel design richiede una lunga esperienzanelle lavorazioni del legno

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Gianni Urbancig

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sign. La nostra scelta di nonabbandonare i capisaldi delnostro prodotto vuole essereun richiamo all’ottimismo.Crediamo che oggi come inpassato sia possibile superarei tempi più difficili con l’im-pegno e mettendo a uso lecapacità e lo spirito di in-ventiva di cui noi italianisiamo dotati».

Parlando di materiali, comesi combinano questi con iltema della sostenibilità?«È cruciale far capire al pub-blico che acquistare un pro-dotto in legno vuol dire an-dare incontro alla natura.Chi propone sul mercato lesedie in plastica e metallo fa-cendole passare per la sceltapiù ecologica – in quantoper produrle non vengonoabbattuti gli alberi –, in re-

altà trae in inganno il con-sumatore. Questo perché, inprimo luogo, i legnami chenoi utilizziamo vengono re-periti da foreste certificate esottoposte a riforestazionecontrollata. Ma soprattuttoperché il processo stesso dismaltimento della sedia inlegno ha un impatto am-bientale estremamente limi-tato e comunque in armo-nia con i processi naturali. Adifferenza dei prodotti inmetallo o plastica, per la cuiproduzione e smaltimentoviene impiegata non solomolta energia, ma ancheprodotti altamente nociviper l’ambiente».

Parlando di export, qualisono i paesi da cui derivanole migliori performancecommerciali e quindi ap-

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C’è il rischio che molte competenzesi perdano a causa della crisieconomica e dell’indifferenzadelle istituzioni

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DESIGN

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prezzano maggiormente ilvostro prodotto?«Del nostro design vieneuniversalmente apprezzata lasintesi essenziale di estetica efunzionalità, un binomiovincente che ci porta a es-sere fautori del trend arredo,piuttosto che di subirlo. Imercati principali ai qualifacciamo riferimento sonoquelli di Francia, Inghilterra,Usa, Australia, Danimarca e

Israele. Anche se di recenteabbiamo riallacciato collabo-razioni commerciali colGiappone. Per noi l’interna-zionalizzazione è fondamen-tale e su di essa investiamocontinuamente – non a casooggi l’export rappresenta ol-tre il 70% del nostro fattu-rato. I canali di vendita cheintendiamo sfruttare per co-municare al mondo le ultimenovità delle nostre collezioni

passano da un uso intelli-gente della Rete, con tuttele potenzialità che questa of-fre, al quale si affianca unacampagna pubblicitaria sulleriviste leader nel settore».

Quali sono le vostreaspettative per il nuovoanno e le collezioni cheproporrete in futuro?«Per quanto l’anno appenainiziato si sia da subito pre-sentato pieno di incognite eincertezze, riteniamo che ilnostro prodotto abbia in séle caratteristiche di innova-zione e qualità in grado diattirare l’attenzione di nuovefasce di mercato. Per quantoriguarda le collezioni, per ilfuturo abbiamo in mente dicontinuare a concentrarci,sviluppare e proporre nuovimodelli di design, ai qualiabbinare anche nuovi acces-sori e nuove fragranze».

Gianni Urbancig

Una nuova lineadi sedie in legnoConsolidata realtà nel settore delle sedute in legno, dal trent’anni ZilcoDue è una delle aziende di punta del triangolo della sedia friulano.Esporta prodotti totalmente made in Italy – dal design ai materiali –in 35 paesi nel mondo, puntando su un target di fascia medio-alta.I tratti che hanno contraddistinto le linee delle sedie Zilco sonoriassumibili nei concetti di accuratezza, comodità, vocazione fashione rispetto dell’ambiente. Ogni nuova seduta nasce da una continuaricerca sulla qualità dei materiali, la ricerca della solidità della strutturae l’armonia delle linee e dei giochi cromatici. L’azienda detiene piùdi 50 tra brevetti e licenze internazionali, a questi oggi si aggiungeanche un nuovo modello di sedia profumata, battezzata Mary,brevettata dallo Studio BB di Borella disponibile in numerose fragranzeper un’esperienza di design totale. Questa rientra nella nuova lineaZilco New Generation, un brand che riassume l’esperienzadegli architetti Francesco e Stefano Borella e l’esperienzanella lavorazione del legno di Zilco.

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MATERIALI

U n nuovo concettodi arredo bagno èscaturito dal-l’unione di due

aziende storiche del settore: il le-gno e la roccia hanno fatto cosìla loro comparsa su top e ante,portando la freschezza dei ma-teriali naturali all’interno di unambiente per vocazione dedi-cato al benessere. Il binomio èvenuto a formarsi grazie all’ac-quisizione da parte di Arblu –azienda che progetta, produce e

commercializza soluzioni di de-sign per la stanza da bagno – delmarchio La Roccia, impresa ar-tigiana che per prima ha speri-mentato la placcatura in pietrasul mobile da bagno. L’opera-zione ha permesso ad Arblu diposizionarsi su una fascia dimercato certamente di nicchia,orientata a un target medio-alto. Come spiega GiuseppePresotto, amministratore di Ar-blu: «Abbiamo cercato sempredi proporre un prodotto in

grado di interpretare i bisognidelle persone che cercano unospazio intimo ed esclusivo, co-niugando armonia ed energia,benessere fisico e spirituale, este-tica e funzionalità. L’acquisi-zione del brand La Roccia è solol’ultima iniziativa della nostraricerca sui concept, sui mate-riali e le lavorazioni di qualità».

Quale bilancio può trarredall’ultimo biennio, anchein termini di fatturato e allaluce dell’acquisizione e del-l’allargamento del vostrocore business?«Arblu e La Roccia rappre-sentano, attualmente, dueentità distinte e al contempocomplementari. La prima,più matura per quel che ri-guarda gli anni di presenzasul mercato, ha incrementatoil proprio fatturato, nel bien-nio 2010-2011, di oltre il30%. La seconda, invece, sitrova ancora in una fase distart up e ha sfruttato questobiennio per aggiornare e ri-posizionare i propri prodotti.Risultati positivi sono co-munque già stati registratinel secondo e terzo trimestre

Un concept di arredo che punta al benessere attraverso l’introduzione di materiali

naturali. La ricerca di un’adattabilità per tutte le esigenze di spazio.

Giuseppe Presotto illustra le nuove tendenze del design

Luca Cavera

Giuseppe Presotto,

amministratore

di Arblu Srl

di Fontanafredda (PN)

www.arblu.it

Un nuovo concetto di arredo bagno

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del 2011, con un notevoleincremento delle vendite».

Quali sono state le caratte-ristiche del marchio La Roc-cia che vi hanno spinto al-l’acquisizione?«Fra i tratti distintivi del-l’azienda, ci aveva colpito l’uti-lizzo del legno e della pietra.Però soprattutto è stata que-st’ultima ad attirare la nostraattenzione. Infatti, questa vieneapplicata sotto forma di pan-nelli sottili su top e ante. L’as-soluta particolarità di La Rocciaè che i pannelli di roccia sonoautentici e non il frutto di unasintesi che imita la natura. Sonosemplicemente originali. È stataquesta caratteristica, che rende

ogni composizione unica, checi ha spinto definitivamente aintraprendere la via dell’acqui-sizione del marchio».

Oltre al legno e alla roc-cia, quali sono le ulterioriinnovazioni che prevedetedi introdurre?«Durante l’ultimo Cersaie, ma-

nifestazione internazionale diarredo bagno e ceramica che siè svolta a settembre a Bologna,abbiamo presentato in ante-prima due collezioni: Sei e Tu-lip. Mentre la prima rappre-senta il top delle nostreconoscenze tecniche e, oggetti-vamente, si colloca a un livelloqualitativo piuttosto elevato, laseconda è una provocazione almercato, in particolare per ilsettore dei “mobilieri”, dato cheabbiamo introdotto una seriedi elementi di arredo bagno inmetallo laddove di norma si uti-lizza il legno».

Su quali mercati si collocail vostro prodotto?«Nella produzione e vendita dibox doccia, il nostro mercatoprincipale è quello interno, in � �

Giuseppe Presotto

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Cerchiamo di individuare soluzioniper trasformare anche gli spazi più difficiliin angoli di assoluto benessere

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Italia, infatti, abbiamo 2.500punti vendita. Per quanto ri-guarda i mercati esteri, i nostriprodotti sono presenti in Eu-ropa, Medio Oriente e NordAfrica. A livello europeo, i mer-cati che stanno dando le mi-gliori performance commer-ciali, riferendomi all’ultimobiennio, sono quello francese,lo svizzero e l’olandese. Anchel’area del contract, in generale,è in crescita».

Com’è strutturata la vostraproduzione?«La produzione è divisa in duemacrocategorie: cabine docciacon accessori, box doccia e co-lonne doccia polifunzionali.Inoltre, nel 2011, per la primavolta, abbiamo introdotto nellanostra linea di prodotti un si-stema di arredo bagno: vasche,lavabi, consolle e specchiere.Sono questi i nuovi elementiche completano la nostra offertaper l’arredo della sala da bagno.

Per tutte le linee impieghiamosoltanto materiali di alta qualità,selezionati fra quelli di fornitorie produttori certificati, che uti-lizzano un sistema di gestionedella qualità conforme allanorma Uni En Iso 9001:2000».

Quanto investite, in ricerca,innovazione e sviluppo?«Riponiamo moltissima atten-zione su questi tre aspetti, datoche un prodotto eccellente, unattento servizio pre e postven-dita e una buona comunica-zione sono le uniche formuleche conosciamo per distin-guerci dai competitor. Il no-stro investimento si aggira sucirca il 5% del fatturato an-nuo. A livello di prodottostiamo orientando i nostrisforzi sulla ricerca e l’utilizzo diforme e materiali innovativi,per esempio, per i piatti doccia– infatti, riteniamo che questosettore potrà in futuro riser-varci delle buone prospettive.

Inoltre cerchiamo di indivi-duare nuove soluzioni per l’in-stallazione, che permettano ditrasformare anche gli spazi piùdifficili in angoli di assolutobenessere».

Quali sono le prospettiveper il 2012 e quali obiettivi esfide attendono Arblu nel-l’anno appena cominciato?«In generale, le prospettive, pur-troppo, non sono positive. Ilmercato, che si trova già in unasituazione di contrazione da unpaio d’anni, non sembra abbiala forza per iniziare un’inver-sione di tendenza. Anzi, al con-trario, da più parti arrivano se-gnali di ulteriori rallentamenti.Per quanto riguarda la nostraazienda in particolare, nel 2012vorremo essere in grado di man-tenere costanti i livelli di inve-stimento, con l’obiettivo di unconsolidamento del mercato in-terno e un incremento del fat-turato sui mercati esteri».

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L’incrementoregistrato da Arblu

Srl nel biennio2010-2011

fra mercato internoed export

FATTURATO+30%

��

Nella produzione e vendita di box doccia, il nostromercato principale è quello interno, in Italia, infatti,abbiamo 2.500 punti vendita

MATERIALI

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N egli ultimi ven-t’anni il mer-cato del legno èstato invaso da

materiali alternativi meno co-stosi: alluminio, pvc, multi-strati, truciolari, laminati,melamminici. Se questo appa-rentemente ha migliorato ilrapporto dell’uomo con l’am-biente, contribuendo alla di-minuzione dell’abbattimentodegli alberi, in realtà ha apertola strada al consumo di altrematerie prime, spesso, difficili

da smaltire, laddove il legnoinvece non presenta affattoproblemi di questo tipo. «Il le-gno, materiale nobile, rinno-vabile e non inquinante haprogressivamente perso quotedi mercato». È questo lo sce-nario che traccia il dottor Lu-ciano Berti, presidente e mem-bro del consiglio diamministrazione di Berti Le-gnami Spa, azienda storica perla commercializzazione dei le-gnami, fondata da GiovanniBerti nel 1924 e amministrata

dal dottor Luciano e dal fra-tello Renato, che ne hanno svi-luppato l’attività.

Qual è attualmente lasituazione del mercatodel legno?«Il circuito di produzione nelcorso degli ultimi anni si è ri-dimensionato. Gli arrivi ditronchi dall’origine si sono ri-dotti drasticamente. Al contra-rio le politiche di salvaguardiadel patrimonio forestale e i pro-grammi di sviluppo industrialenei vari paesi di produzione –ove le prime lavorazioni sono acosti di manodopera moltobassi – hanno facilitato l’espor-tazione del tavolame e nel corsodegli ultimi anni anche dei se-milavorati».

Verso quali mercati e set-tori sono destinati i vostrilegnami?«Poiché il mercato domesticorisente della crisi, l’azienda si èorientata verso i paesi europei– dai quali abbiamo ottenutonotevoli soddisfazioni. Inoltre

La plastica al posto del legno non è ecosostenibile.

Il dottor Luciano Berti parla di come sia possibile

conciliare i programmi di sviluppo industriale

del settore dei legnami e le politiche di salvaguardia

del patrimonio forestale

Valerio Germanico

Uno sviluppo industrialecompatibile

MATERIALI

Il dottor Luciano Berti, presidente e Ad di Berti Legnami Spa,

Pravisdomini (PN) - www.bertilegnamispa.com

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 151

il nostro gruppo, di recente,ha voluto affiancare al mercatotradizionale un nuovo puntovendita al dettaglio, per offrireuna maggior varietà di pro-dotti finiti diretti alla clienteladei privati e degli hobbisti. Imaggiori utilizzatori restano ifalegnami, i serramentisti, iproduttori di scale e gli arti-giani del legno in genere».

Quali novità deriverannodalla messa a punto delWood Technology System?«Il Wood Technology System èla mission espressa dal nostronuovo brand. Con questa for-mula intendiamo un sistemadi equilibrio tra industria edecologia, anche attraverso il re-cupero sostenibile delle energiealternative utilizzate per la la-vorazione del semilavorato.Questo diverrà anche un si-stema di nuova concezionenella lavorazione attraversotecnologie ecoimpattanti: insintesi un “eco brand”».

Qual è la filosofia chemuove il lavoro del gruppo

Berti sul concept dell’“ecobrand”?«La filosofia che sta alla basedel nostro gruppo è utilizzare illegno come materiale vivo edotato di interazione positiva(con l’uomo in primis: lo di-cono recentissimi studi scien-tifici). Viene da sé che tutte lefasi di produzione e distribu-zione vengano realizzate nelpieno rispetto dell’ambiente dacui esso origina».

A questo proposito, po-trebbe descrivere le fasi sa-lienti del ciclo di produzioneaziendale?«La prima fase avvieni in se-gheria, dove i tronchi vengonotrasformati in tavolame e sot-toposti a collaudo. La secondafase riguarda l’essicazione e laterza fase l’immagazzinaggio,il materiale viene suddiviso perlunghezza, spessore e qualità, ecodificato. Nella vendita aldettaglio, l’azienda fornisceservizi ulteriori volti a soddi-sfare le richieste specifiche delcliente».

Da dove provengono lematerie prime?«Ci approvvigioniamo di le-gnami provenienti esclusiva-mente da foreste gestite in ma-niera corretta. Dalle forestedell’Europa importiamo legnidi latifoglie come acero, casta-gno, ciliegio, frassino, legni re-sinosi di abete dall’Austria, dallaFinlandia, dalla Svezia, laricidalla Siberia e pini scandinavi.Dall’America importiamoolmi, toulipier, rovere e sap-gum. Fra gli alberi tropicali diAsia e Africa, invece, impor-tiamo afrormosia, akatio, mo-gano sipo e sapelli, teak, iroko,okomè, doussie, dibetou».

In base all’esperienzaaziendale di cui è portavoce,cosa necessita oggi il settore?«Bisognerebbe avvicinarsi dipiù al mondo del legno, perconoscerlo nei suoi usi, nellesue finalità e nelle sue fun-zioni. Capire il legno vuoldire percorrere in avanti ilviaggio verso la civiltà e il pro-gresso dell’uomo».

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Ci approvvigioniamo di legnamiprovenienti esclusivamenteda foreste europee ed estere gestitein maniera corretta

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INTERNI

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A rredare riscal-dando e riscaldaresfruttando le ener-gie rinnovabili. È

questa la filosofia che rias-sume le mission di due branddel riscaldamento indoor:Mcz e Red, entrambi facenticapo a Mcz Group. «Il nostroprodotto si rivolge a due ti-pologie principali di target:uno che vuole riscaldare lospazio domestico senza ri-nunciare al design, un altroche cerca un compromesso frale esigenze di riscaldamento, ilrispetto dell’ambiente e il ri-sparmio economico sul com-

bustibile». Con queste paroleGiacomo Zanette, presidentedel gruppo, espone la strategiadi sviluppo dei prodotti –principalmente stufe a bio-massa e camini a legno –, stra-tegia, che a livello commer-ciale, ha il suo zoccolo duronei mercati d’oltralpe.

Potete contare un 65% diexport. Quali sono le dina-miche che danno ragione diquesto importante risultato?«Se ci fossimo limitati a ope-rare nel mercato italiano nonavremmo avuto crescita. In-fatti, nonostante l’ultimobiennio sia stato segnato dallacrisi, il nostro gruppo ha re-gistrato un costante incre-mento di fatturato e redditi-vità – ma la crescita èavvenuta all’estero. Se la crisici ha toccato, è stato in ma-niera marginale, incidendosoprattutto sul nostro mar-chio dedicato ai sistemi dicottura outdoor, Sunday. Leragioni di questa differenzanel successo fra le tipologie diprodotto però si spiegano conla crisi, perché è in questi mo-menti che cresce la ricerca disoluzioni per risparmiare. Ilmercato ha trovato nei nostri

prodotti una doppia valenza:riscaldare con energie alterna-tive e avere un risparmio sulcosto del riscaldamento».

Quali sono dunque i vo-stri principali mercati?«Il mercato più importanteper noi è la Francia, seguitodalla Germania. Sono ottimimercati anche il Belgio, l’Au-stria, la Svizzera e la Dani-marca. Recentemente ancheil Regno Unito, che ha ini-ziato a mostrare una certasensibilità nei confronti delleenergie alternative. Poi, inmisura molto minore, ven-gono i mercati di Giapponee Stati Uniti».

Avete in programma di al-largare ulteriormente il vo-stro scenario internazionale?«La premessa è che per aprirsia nuovi mercati sono semprenecessari adeguati investi-menti. Questi servono, in-nanzitutto, a conoscere gli usie le normative del determi-nato paese nel quale si in-tende entrare e a predisporreuna struttura di assistenza po-stvendita. Naturalmente pernoi la crescita è ormai legataal mercato estero, insiemea un ampliamento della

Giacomo Zanette,

presidente di Mcz

Group Spa, Vigonovo di

Fontanafredda (PN)

www.mcz.it

Un camino che ingloba un televisore a schermo piatto.

Una stufa che vince un premio per il design. E il combustibile

è ecosostenibile. Un successo di export per la tecnologia italiana

del riscaldamento indoor. Ne parla Giacomo Zanette

Luca Cavera

Il riscaldamento che arreda

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gamma di prodotto e allo svi-luppo di qualche altro busi-ness complementare. Neiprossimi anni, alcuni deimercati obiettivo potrebberoessere i paesi dell’Est, dovenon siamo ancora presenti opresenti in misura minima.In particolare, la Russia e glialtri paesi dell’Est hanno unelevatissimo potenziale, maanche i paesi oltreoceanocome Argentina, Brasile».

Qual è la differenza fra ivostri prodotti a marchioMcz e quelli Red?«Mcz ha come mission arre-dare riscaldando. Invece Redriscaldare con le energie al-ternative. Quindi il secondoè un prodotto più praticosotto certi aspetti e un po’

meno estetico. Mentre Mczsfrutta molto il design. Nona caso i due prodotti dipunta di Mcz sono la stufaToba – che ha anche rice-vuto il riconoscimento IfDesign Award – e, nel set-tore dei camini, Scenario.Quest’ultimo è un prodottoche unisce la Tv al caminettoe che quindi ha anche unavalenza estetica migliore: ap-parentemente sembra di ve-dere un unico vetro diviso indue unità, da una parte c’è laTv e dall’altra il camino».

Quale tipo di biomassaviene sfruttato dai vostri si-stemi di riscaldamento?«Sicuramente, il nostro corebusiness è rappresentato dallabiomassa legnosa e all’interno

della biomassa legnosa a farlada padrone è il pellet – uncombustibile ecosostenibilericavato dalla segatura essic-cata e poi compressa in formadi piccoli cilindri. Questo as-sicura un ottimo rendimentoa livello di calore con consumimolto ridotti, perché il pelletha un’umidità pari al 6% con-tro il 25-30% della legna.Inoltre è poco inquinante epermette di avere una com-bustione controllata».

Su quali aspetti investiretenel 2012?«Uno degli obiettivi è quellodi investire nella costituzionedi un sistema logistico unita-rio. Attualmente ci troviamodislocati su più magazzini equesto determina un elevatocosto per la movimentazione.Un’unica piattaforma ci per-metterebbe invece di snellire iprocessi e quindi di abbatterei costi, incrementando sia laproduttività che i margini suogni singola operazione».

Fatturato 2010registrato da Mcz

Group Spa

EURO

63mln

Quota di prodottoMcz Group Spa

assorbitadai mercati esteri,

in testa Franciae Germania

EXPORT65%

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LOGISTICA

S i stima che in Italia ilcosto della logisticasia pari a circa il ventiper cento del valore

del prodotto. Questa valuta-zione chiarisce con immedia-tezza le ragioni per cui il set-tore dei trasporti nostrano staattraversando una fase critica,in particolare se confrontatocon i mercati internazionali.Questo aspetto contribuisce inmaniera determinante a ri-durre la competitività del pro-dotto italiano all’estero. Guido Valenzin dirigel’azienda di famiglia da più ditrent’anni e conosce bene lasituazione: «Molte societàesportatrici, per esempio,hanno pensato di ovviare alproblema dei costi semplice-mente accollando le spese al-l’acquirente straniero, ma que-sta non è una soluzione.Bisogna piuttosto attuare po-che scelte, ma forti e corag-giose». Valenzin è titolare dellaTergestea, società triestina fon-data nel 1939 che deve ilnome all’antico appellativodella città giuliana: Tergeste.«Ci occupiamo di spedizioni etrasporti internazionali, so-prattutto marittimi, di tuttigli aspetti burocratici, fiscali edoganali e della gestione dellemerci a magazzino e della loro

consegna. L’attività tocca tuttii maggiori porti italiani e mol-tissimi paesi esteri. Siamo suf-ficientemente grandi per ga-rantire continuità al servizioofferto ma anche abbastanzapiccoli per garantire grandeflessibilità».Proprio il Porto di Trieste èl’argomento da cui prendespunto Valenzin per avanzarela prima proposta di ristruttu-razione della logistica italiana:«Il regime di Porto Franco diTrieste in questo scenario giocaun ruolo positivo fondamen-tale. Un corretto utilizzo dellenorme previste dal questo re-gime consente un complessivosnellimento senza compro-mettere la sicurezza e la trac-ciabilità delle merci. Trieste èun porto che ha moltissimepotenzialità ancora inespresse.Pochi sanno che in una città dipoco più di 230 mila abitanti,l’attività portuale impiega piùdi 14 mila persone, fra direttie indotto, produce oltre 300milioni di euro di entrate fi-scali e più di 200 milioni ditasse erariali/portuali, di anco-raggio e doganali. Nel 2009l’Iva incassata dalla Agenziadelle Dogane sulle merci im-portate ammontava a circa750 milioni, più altri 470 mi-lioni di accise sui prodotti pe-

Guido Valenzin, titolare della Tergestea di Trieste

www.tergestea.com

L’aumento dei costi e la difficile

situazione in cui versa il settore

del trasporto impongono

un ripensamento dei meccanismi

che regolano questo mercato.

Guido Valenzin fa il punto e fornisce

alcune indicazioni

Amedeo Longhi

Tre proposte per la logistica italiana

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 159

troliferi. La poca informazionesulle reali potenzialità delPorto di Trieste è da anni untema ampiamente dibattutodalle associazioni di impreseche operano in porto e dallapubblica amministrazione. Adifferenza di altri porti, Triesteè stata “venduta” poco e malein passato. Tuttavia, è inutileindagare sulle ragioni di questanegligenza: oggi le categorieproduttive sono più unite e ildialogo con molte delle istitu-zioni è propositivo: stiamo re-cuperando molto, concor-dando le azioni daintraprendere e mettendoleimmediatamente in atto».Il tema relativo alle infrastrutturedella logistica permette a Valen-zin di collegarsi alla seconda pro-posta, relativa alle modalità ditrasporto delle merci: «La ferro-

via è la modalità di trasporto ter-restre più efficiente, economicae con l’impatto ambientale piùcontenuto. Da diversi anni però,in Italia è in atto una politica chemira incomprensibilmente asmantellare questa modalità dimovimentazione delle merci,che vengono quindi affidate aimezzi su gomma, in totale con-trotendenza con paesi più lun-gimiranti del nostro e con la li-nea indicata dalla stessa UnioneEuropea. Ultimamente però,l’intervento di grossi operatoriferroviari stranieri sta aprendonuove possibilità di trasportaremerci via ferrovia; questo aspettorappresenta un vantaggio moltoimportante per il Porto di Trie-ste in termini di competitività».Sfruttare meglio le infrastrut-ture a disposizione – una sututte, il Porto di Trieste – e

puntare maggiormente sultrasporto ferroviario. A questedue proposte, Valenzin ne ag-giunge una terza, relativa aun problema cronico che ca-ratterizza il nostro paese: lafarraginosità della burocrazia.«Un altro fattore critico e for-temente penalizzante sono itempi eccessivamente lunghiper realizzare opere infra-strutturali. Burocrazia, cambidi governo, incertezza delleleggi fanno il resto. Gli altripaesi spesso si muovono me-glio e più in fretta, riuscendoanche a interpretare le normeeuropee, le stesse che anchenoi applichiamo, con mag-giore flessibilità, in modo daattirare traffico e garantire losvolgimento delle formalitànecessarie in tempi spessomolto più contenuti».

�Quello di Trieste è un porto che hamoltissime potenzialità inespresse.In una città di poco più di 230 milaabitanti, l’attività portuale impiegapiù di 14 mila persone

Guido Valenzin

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TURISMO

Tra gennaio e di-cembre 2011, leCamere di Com-mercio hanno rile-

vato la nascita di 391.310 im-prese, contro le 341.081 chehanno cessato l’attività, conun incremento pari a 50.229unità. In pratica un’impresaogni dieci abitanti. Il dato fariflettere considerando la crisidi fiducia registrata a partiredalla metà del 2011 in tuttal’Eurozona e mostra come lavoglia di fare impresa sia an-cora forte negli italiani che,tuttavia, chiedono efficacistrumenti per crescere e com-petere. Il presidente diUnioncamere, Ferruccio Dar-danello, illustra tutte le ini-ziative a sostegno del fare im-presa e le proposte perrimettere al centro del Paese ilsistema turistico.

Nel suo incontro con il mi-nistro dello Sviluppo econo-

mico Corrado Passera hachiesto di individuare nuoverisorse per migliorare le si-tuazioni di difficoltà. Suquali territori e realtà pro-duttive bisogna intervenirecon urgenza?«Al ministro Passera abbiamopresentato le proposte relativeal contributo del sistema ca-merale al processo di sempli-ficazione amministrativa,quelle destinate ad agevolarel’accesso al credito delle pic-cole e medie imprese, la tuteladel made in Italy, la promo-zione dell’internazionalizza-zione. Sono i temi principalidella nostra azione a supportodel sistema produttivo. Èchiaro, del resto, che la crisista attraversando il Paese danord a sud e in questo conte-sto riesce difficile immaginareuna scala di priorità. Tuttavia,in termini territoriali, è ilMezzogiorno l’area in cui si

concentrano le difficoltà mag-giori. L’altro grande “nodo” èquello dell’occupazione e, so-prattutto, di quel 31% di gio-vani che oggi non ha un la-voro. Quindi ogni iniziativache rimetta in moto il mer-cato del lavoro penso vadaguardata con grande favore».

E quali politiche di svi-luppo ha presentato per ri-mettere imprese e settore tu-ristico al centro dellosviluppo del Paese?«Ho presentato tre ambiti diazione che abbiamo indivi-duato come “premianti”: ilmonitoraggio che effettuiamocon l’Osservatorio del turi-smo, che è fondamentale percogliere le tendenze in atto erispondere ai mutamenti delmercato; la promozione deicontratti di rete (oltre 200 neidiversi settori con un migliaiodi imprese coinvolte), che ri-teniamo strategici e riguardo

Contro la standardizzazione del turismo

bisogna puntare sull’unicità

delle mete nazionali.

«Come l’iniziativa Marchio di qualità,

con il riconoscimento dei ristoranti

italiani» rivela Ferruccio Dardanello

Elisa Fiocchi

Destinazioniitaliane

166 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

In alto,

Ferruccio Dardanello,

presidente di

Unioncamere

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxFerruccio Dardanello

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 167

ai quali è possibile immagi-nare un percorso di migliora-mento delle norme vigenti,di semplificazione delle pro-cedure e degli aspetti tribu-tari; il tema della qualità, chesignifica far valere, inun’epoca in cui anche il turi-smo è soggetto a fenomeni distandardizzazione, la realeunicità delle destinazioni ita-liane. Il sistema camerale,operando sia in Italia, conl’iniziativa “Marchio di qua-lità”, sia all’estero, con il ri-conoscimento dei ristorantiitaliani, ha puntato con deci-sione su questa strategia».

Nuove sinergie tra Confidie sistema camerale possonoagevolare le imprese in diffi-coltà: su quali elementi cisarà un agire condiviso?«Tra i punti principali del-l’azione del sistema cameraleindividuati in un recente do-cumento congiunto Union-camere-Assoconfidi ne se-gnalo tre: intervenire perrafforzare la patrimonializza-zione dei Consorzi di garan-

zia fidi; operare ai fini diun’ulteriore razionalizzazionedel sistema, agevolando l’av-vio di ulteriori fusioni o l’ag-gregazione in rete per au-mentare la “massa critica” deiConfidi; finalizzare l’eroga-zione delle risorse camerali alraggiungimento di alcuniobiettivi precisi che abbianomaggior capacità di interve-nire a favore dello sviluppo.Tra questi, l’internazionaliz-zazione, la trasmissione e lostart up di impresa, la crea-zione di un fondo nazionaleper le emergenze».

L’Enit potrebbe diventareil braccio operativo tramitecui le Regioni faranno pro-mozione all’estero: cosa nepensa?«L’Italia ha quanto mai biso-gno di politiche di promo-zione integrate e “di sistema”.Ritengo che sarebbe utile ri-mettere l’agenzia al centrodelle strategie di comunica-zione per promuovere l’of-ferta Italia condividendo taleattività con le Regioni».

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Il monitoraggiodell’Osservatorio del turismoè fondamentale per coglierele tendenze in atto

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168 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Sogno Italia Per consolidare i risul-tati realizzati nell’inco-ming lo scorso annoche, secondo la Banca

d’Italia, nel periodo gennaio-ot-tobre hanno fatto segnare un in-cremento della spesa dei viag-giatori stranieri del 6,3% (pari acirca 27.790 milioni di euro),ma anche per favorire l’interessedel mercato mondiale verso ladestinazione Italia, l’Enit saràpresente in Europa e oltreoceanocon diversi appuntamenti. Dopo

i test importanti in grandi ma-nifestazioni come le fiere turisti-che di Madrid, Oslo, Utrecht,Vienna e Stoccarda, l’Enit par-teciperà a febbraio al Salon desvacances di Bruxelles, all’Holidayworld di Praga e alla Free di Mo-naco. A marzo è prevista la pre-senza ai grandi appuntamenti diBerlino (Itb) e di Mosca (Mitt),oltre che di Goteborg (Tur) e diKiev (Uitt), mentre ad aprilel’Agenzia nazionale del turismopresenzierà all’Atm di Dubai. Al

«La nostra offerta turistica deve essere

più accattivante e contemporanea,

confezionata da mani esperte». Il

direttore generale dell’Enit, Paolo

Rubini, conferma che sarà sempre

vincente la proposta personalizzata

Renata Gualtieri

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxPaolo Rubini

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 169

di fuori dell’ordinaria program-mazione fieristica internazionale,«al fine di contribuire al sostegnodel settore crocieristico nazionalefortemente danneggiato dal re-cente naufragio della Costa Con-cordia», il direttore generale del-l’Enit, Paolo Rubini, ha garantitola partecipazione dell’ente al Sea-trade cruise and shipping con-vention, in programma a Miamidal 12 al 15 marzo.

Dopo il riassetto, in chemodo l’ente opera per svolgereal meglio la sua mission?«Pur in mancanza di risorse fi-nanziarie adeguate, l’Enit svolgeefficacemente il ruolo di sup-porto e consulenza per Regioni,Province e operatori che necessi-tano di servizi professionali per ilraggiungimento dei propri obiet-tivi di sviluppo dell’incoming,che, in ultima analisi, costituisceanche il nostro fine istituzionale.Stiamo operando in termini diclub di prodotto, attraverso stra-tegie di segmentazione della do-

manda internazionale e di con-fezionamento di un’offerta na-zionale, coerente e personaliz-zata, veicolata attraverso canaliidonei a raggiungere i vari targetdi domanda (new media, inter-net, web tv, cinema e social net-work). Tuttavia, il vero obiettivoè quello di arrivare alla promo-zione quale atto conclusivo diun piano marketing nazionale,nel quale sia preventivamente de-ciso quale nostro territorio pro-muovere all’estero, dove, perché,con quale prodotto e su qualetarget. Abbiamo già realizzato eattuato strategie di marketing peralcune realtà territoriali, decli-nate in ogni dettaglio, che hannoprodotto incrementi di circa il35% degli arrivi internazionalidai mercati interessati, indivi-duati sulla base delle nostre ana-lisi, già dopo solo 6 mesi».

Il progetto “Italia comes toyou” è stato un successo. Cosac’è alla base di questo buon ri-sultato e come è stata presen-

tata l’offerta turistica italiana? «Mettere il cliente, cioè il turi-sta che vogliamo far arrivare inItalia, al centro di ogni azionenon è uno slogan ma una stra-tegia. È necessario sviluppareuna cultura che, fin dalla pre-disposizione e dalla promo-zione del prodotto turistico,parta dall’analisi delle esigenzedei diversi target - non esisteun turista ma tante tipologiedi turista - per individuare e of-frire a ciascuno il prodotto cherisponde alle sue aspettative.Abbiamo tenuto presenti que-sti concetti nel progetto “Italiacomes to you”, con cui ab-biamo cercato di presentare inun unico format tutte le moti-

vazioni del viaggio in Italia (cul-tura, made in Italy, enogastro-nomia, arte, territorio, life style),affascinando “sul posto” la po-polazione dei principali Paesi amaggiore potenziale turistico.Abbiamo veicolato l’idea del-l’Italia quale “sogno turistico”nell’immaginario di quanti pro-vengono da questi immensi mer-cati. Sono certo che per il 2012i risultati che arriveranno da que-sti Paesi saranno sorprendenti».

Cosa prevede l’ultima tappadel progetto Bric, che riguardal’India? «Intanto speriamo di poterla rea-lizzare. L’Enit ha già da tempopresentato al Dipartimento delturismo il progetto esecutivo mail ministero è in forte ritardo nel-l’iter di approvazione. Sarebbe unpeccato se, a causa di lungagginiburocratiche, il progetto dovesseessere ritardato o, peggio ancora,annullato dopo gli eccezionaliconsensi avuti nelle precedentitappe in Russia, Cina e Brasile. � �

Il direttore generale

dell’Enit, Paolo Rubin

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Peraltro, sottrarre al settore turi-stico nazionale i forti incrementidell’incoming dall’India che ilprogetto genererebbe sarebbe im-perdonabile. È sempre più evi-dente che per competere sui mer-cati esteri è necessariaun’impostazione manageriale enon formalistica, burocratica eautoreferenziale. In ogni caso,come per le precedenti tappe, Ita-lia comes to you India è centratosu una mostra di opere d’artecontemporanee realizzate da ar-tisti indiani nel corso del viaggioin Italia organizzato dall’Enit alfine di poter illustrare ai cittadiniindiani il nostro Paese, ma attra-verso “gli occhi” dei propri con-nazionali. Abbiamo poi alcunenostre opere d’arte rinascimentaliesposte per collegare idealmentel’arte contemporanea indiana conquella storica italiana. In paral-lelo, si svolgeranno workshop

B2B per ottenere rapidi risultaticommerciali».

L’obiettivo rimane la perso-nalizzazione della promozioneturistica con l’individuazionedi tutti i target di potenzialiconsumatori. Quali i prodottiche stanno diventando più po-polari, specie tra i giovani?«I giovani rappresentano un tar-get interessante in quanto pos-sono viaggiare in periodi di bassastagione, disponendo di tempo li-bero e flessibilità maggiore ri-spetto ad altre tipologie di turisti,possono essere interessati a rag-giungere anche zone del Paese aelevata attrattività turistica ma ri-dotte infrastrutture, valorizzandoterritori che altrimenti soffrireb-bero dal punto di vista turistico.Parallelamente anche il segmentodella terza età, che presenta ca-ratteristiche simili a quello deigiovani almeno in termini di de-

stagionalizzazione, dovrebbe es-sere sollecitato a scegliere l’Italia,e soprattutto il Sud, come localitàdi lungo soggiorno durante il pe-riodo invernale. Abbiamo unenorme bacino di potenziali tu-risti non sfruttato nel nord Eu-ropa, ma dobbiamo essere ingrado di comunicare in modocoerente e dedicato a ciascun tar-get. La nostra offerta turisticadeve essere più accattivante e con-temporanea, confezionata damani esperte, mirata alla solu-zione dei bisogni che riguardanole occasioni di incontro, indivi-duali e di gruppo, di diverti-mento e di svago, di un tempo li-bero “non catalogato”, piùestroverso, mobile e fantasioso,sia di ricerca che di scoperta. Enitè chiaramente pronto a suppor-tare le Regioni e gli operatori inquesto nuovo percorso di pro-mozione turistica».

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In alto,

stand Enit alla fiera

Fitur di Madrid

TURISMO

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TURISMO

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C osì definiva ilFriuli VeneziaGiulia IppolitoNievo: “Piccolo

compendio dell’universo”. E,infatti, poche altre regioniraccolgono in un territoriocosì piccolo una varietà tale dipaesaggi, climi, ambienti egenti diverse. Differenze cheuniscono più che separare: unmelting pot pacifico cheguarda verso il futuro. Asses-sore alle attività produttivecon delega al turismo è la le-ghista Federica Seganti. Suoobiettivo è «modernizzare ilsistema turistico, incremen-tare qualitativamente e quan-titativamente la ricettività, favorire e la professionalitàdegli operatori».

Assessore, la regione è dasempre terra di passaggio. Al-cuni lo percepiscono lontanodal resto d’Italia. Qual è se-condo lei il modo miglioreper incrementare il turismo? «Essere terra di passaggio ciha dato un’identità frutto di

molte influenze e una varietàdi tesori architettonici e ditradizioni che, assieme a unanatura estremamente varia,rappresentano oggi il nostropunto di forza. Attualmentel’80 per cento delle personeche visitano questa regionedichiara di voler tornare: ciòè molto importante ai fini delpassaparola, fulcro della pro-mozione attraverso lo “usergenerated content”, conte-nuto generato dagli utentiweb, cioè dettato dall’esigenzadi riportare l’esperienza vis-suta sui social network conuna condivisione di informa-zioni senza precedenti. Ilpiano marketing 2012 del-l’Agenzia Turismo Friuli Ve-nezia Giulia punta alla salva-guardia del mercato diprossimità italiano, che oggi èincentrato su Veneto (20,4per cento), Lombardia (20,5per cento) e Piemonte (5,2),ma senza trascurare l’estero,con la grande presenza del-l’Austria (32 per cento) e

della Germania (24 percento)».

Che tipo di turismo staprendendo piede?«Un modo di viaggiare moti-vato e d’azione, con il turistache si organizza le vacanze in-serendovi i poli d’attrazioneenogastronomici, la visita allecittà d’arte, le escursioni, losport. Se è vero che l’italianosta tornando a una vacanzabreve, e che quello nazionalesarà un mercato di recessione,è altrettanto vero che pos-siamo aiutare i nostri conna-zionali a concentrare le emo-zioni, offrendo pacchetti insintonia con le loro esigenze».

C’è un’immagine che se-condo lei descrive meglio laregione? «Un amico, nel corso dell’ul-tima Barcolana, ha scattatodal mare una foto: in primopiano ci sono le barche e su-bito dietro, complici l’ariatersa e l’obiettivo, le monta-gne. Il Friuli Venezia Giulia èbello per questo e, dal punto

Offerte per tutti i gustiDalle Dolomiti alle città d’arte, dai centri termali ai siti Unesco, dall’enogastronomia alle

escursioni. Il Friuli Venezia Giulia è una regione che soddisfa le esigenze di ogni turista.

Con un occhio attento alle nuove tecnologie. Ne parla l’assessore Federica Seganti

Tiziana Bongiovanni

Nella pagina

successiva,

Federica

Seganti,

assessore al

Turismo del Friuli

Venezia Giulia

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di vista turistico, va fatto cre-scere nel suo complesso, ri-cordando che in regione ab-biamo quattro siti Unesco(Aquilea, Dolomiti e le newentry Palù di Livenza e Civi-dale del Friuli, ndr) e che, seil mare resta la meta princi-pale, i capoluoghi registranoun aumento delle presenzedel 10%. Senza dimenticarela segnalazione, da parte delForum nazionale dei giovani,di ben 15 realtà e manifesta-zioni del Friuli Venezia Giuliada inserire tra le “meraviglie”d’Italia».

A ogni modo siete favoritidall’autonomia, potendoavere più risorse finanziariea disposizione. Quanto inve-ste la Regione nel turismo? «Parecchio, nel 2011 ab-biamo stanziato 67 milioni dieuro. Ma va fatta una preci-sazione: il Friuli Venezia Giulia è autonomo, ma auto-nomia significa anche re-sponsabilità: la regione gesti-sce, da sola e senza perdite,

un settore impegnativo comequello della salute, che ognianno vale oltre la metà dellerisorse disponibili, anche se aogni finanziaria regionale lerisorse disponibili sono sem-pre meno. Tornando al turi-smo, di recente l’Agenzia delTurismo ha appena attribuitoun appalto di 10 milioni dieuro a un raggruppamento diimprese per la progettazione ela realizzazione di campagnedi promozione integrata.Come Direzione regionalealle attività produttive ab-biamo, invece, recentementesuddiviso 5 milioni di eurotra 124 beneficiari per la rea-lizzazione di manifestazioniad alto riscontro attrattivo».

La vostra giunta ha stabi-lito che alberghi, motel,villaggi, alberghi e residenzeturistico-alberghiere si do-vranno adeguare ai nuovistandard minimi di qualifi-cazione. Di cosa si tratta?«Il fine è quello di potenziarel’attrattività del territorio e

avvicinare gli alberghi regio-nali ai canoni europei. Nelladefinizione dei requisiti ab-biamo tenuto conto delle ri-chieste degli albergatori diConfcommercio, stando at-tenti a non penalizzare in al-cun modo gli hotel dei centristorici e dei borghi di pregio,a volte piccoli gioielli d’ospi-talità, ma strutturalmentecondizionati e di difficile ade-guamento, come ad esempio,per l’installazione di ascen-sori. La riclassificazione ècompito dei Comuni, che perfarlo hanno tempo fino al 12giugno».

Avete chiuso un bando perla valorizzazione delle areetermali delle zone montane.Quali sono queste aree?«Hanno partecipato al bandoi Comuni di Vito d’Asio eArta Terme, ma il progettodel primo presentava alcuneincertezze per la sua effettivarealizzazione e la commis-sione che ha valutato i pro-getti ha deciso così di finan- � �

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ziare il potenziamento ter-male di Arta Terme con quasi1 milione di euro».

Lancerete ufficialmente allaBit di Milano il nuovo brand“Live”. Di cosa si tratta? «L’aspetto è quello di un tim-bro indelebile (FriuLIVEne-zia Giulia) con evidenziato ilclaim Live, “vivi” o “dal vivo”.Un marchio che rimane im-presso e collega idealmentetutta la regione in un unicomessaggio, rivolto ad un tar-get giovane, ma comprensi-bile a tutti. Il trademark turi-stico in regione è un esempiounico e originale nell’ambitodel marketing territoriale edella promozione: dal nome

stesso della regione si ricavaun termine globale e, dun-que, un messaggio rivolto aun pubblico internazionale.Da diversi punti dello stand,maxi schermi e monitor pro-porranno ai visitatori videosulle diverse località, la socia-lità virtuale di Twitter e Face-book sarà replicata anchenello spazio fisico dei cluster,grazie a vari iPad, e tutti itweet che passeranno attra-verso l’account @FVGliveverranno mostrati in temporeale sul maxi schermo. In-fine, con la web tv anche chinon potrà recarsi alla Bit avràla possibilità di seguire instreaming le attività e glieventi in programma inun’apposita sezione del por-tale www.turismofvg.it».

Progetti futuri?«Mi piacerebbe dar corso alladestagionalizzazione diGrado, con lo sviluppo delsuo polo termale, un obiet-tivo per cui la Regione ha

messo a disposizione diversimilioni di euro, ed è bene cheTrieste torni a essere un hubcrocieristico. Credo, inoltre,che sia importante l’evolu-zione turistica del Carso (e sta già accadendo, con laGrotta Gigante che in treanni ha aumentato i visitatoridi 12mila unità), e trovo in-teressante il lavoro di inizia-tive come “Antica contea”, si-nergia ai fini dellapromozione turistica di Cormons, Gradisca e Gori-zia. Sono certa, inoltre, cheavrà risvolti positivi la crea-zione dell’unico consorzio tu-ristico Piancavallo-DolomitiFriulane. Infine, abbiamo recentemente proposto un disegno di legge, messo apunto in stretta collabora-zione con il Cai, per la ristrutturazione delle strut-ture alpine, dai 5.600 chilo-metri di sentieri, strade fer-rate e vie attrezzate aibivacchi, ai rifugi».

� �

Sopra,

l’interno della

Grotta Gigante

a Sgonico.

A destra,

la scorsa edizione

della Barcolana,

storica regata

che si tiene nel

capoluogo friulano

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TURISMO

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Un acqua pulita elimpida, ma senzaspiagge di sabbia.Una cucina dai

chiari influssi mitteleuropei, lacui punta di diamante sono lacaffetteria e il pesce fresco. Uncentro storico ricco di locali diogni genere, per una città dal-l’impronta unica, con la sua sto-ria e le sue tradizioni, diversada Gorizia, da Pordenone, daUdine. Fa il punto in meritoalle strutture turistiche triestineil presidente della sezione localedella Federazione italiana pub-blici esercizi (Fipe) Bruno Ve-snaver, triestino doc e proprie-tario del ristorante AnticaGhiacceretta.

Presidente, quanti associaticontate?«In Friuli ci sono due Fipe,quella di Udine e quella di Trie-ste. Quest’ultima conta oltretrecento associati tra città e pro-vincia. In prevalenza sono bar,ristoranti e mense. Per quantoriguarda gli alberghi, sono divisi

tra la nostra associazione e laFederalberghi».

E per quanto riguarda le al-tre città della regione?«I pubblici esercizi di Gorizia ePordenone sono associati alleAscom locali che gestiscono unpo’ tutto».

Voi di Fipe in cosa vi con-traddistinguete rispetto aConfcommercio?«Per l’indipendenza. Oggi ge-stire un’associazione è compli-cato: ci sono molti costi e maicome in questo momento didifficoltà economica, i nostri as-sociati hanno l’esigenza di es-sere tutelati. La Fipe di Trieste èramificata in due branche, asso-ciazione e servizi, e conta 28 di-pendenti. Quest’ultima realtà èdi sostegno concreto ai nostrisoci, che vengono orientati al-l’apertura dell’attività per

quanto riguarda gli adempi-menti da espletare, gli investi-menti da fare e l’accesso al cre-dito. Sono tutti un po’sfiduciati: gli affitti, soprattuttoin centro città, sono alti e tra ilcosto del personale e tutta unamiriade di spese, l’incoraggia-mento è d’obbligo».

Come si è chiuso il 2011?«Abbastanza positivamente.Trieste, infatti, ha un trend di-verso rispetto ad altre città: nonavendo grosse industrie, tranneIlly Caffè, Generali, Allianz eun’altra decina di grandiaziende, non ha sofferto lagrande crisi. C’è il porto, la sededella Regione (con tanti impie-gati a stipendio fisso) e moltipensionati che non risentonodella recessione».

E il turismo?«È in crescita. Arrivano italiani,

Nonostante le difficoltà economiche, i pubblici esercizi triestini

non hanno risentito in maniera decisa del calo dei consumi.

Perché? Sia negli storici “buffet” che nei ristoranti si mangia bene,

spendendo meno che altrove. Il punto di Bruno Vesnaver

Tiziana Bongiovanni

Trieste, il bilancio è positivo

Bruno

Vesnaver,

presidente della

sezione locale

del Fipe

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soprattutto friulani, austriaci ebavaresi. L’Austria per noi è im-portantissima: soprattutto laCarinzia e la capitale, Vienna.Del resto Trieste è una piccolaVienna sul mare».

E gli sloveni?«Da quando non ci sono più iconfini, la città ne ha risentitopositivamente. Gli sloveni dellitorale confinante, soprattuttoda Capodistria, vengono so-prattutto nel weekend a fareshopping, a fare l’aperitivo, al ci-nema. Del resto ci si mette soloun quarto d’ora».

Quali sono i locali miglioriche offre Trieste?«A parte le caffetterie, tra lequali cito Tommaseo, Specchi,S. Marco, offre la tradizione. I“buffet”, cioè le vecchie osteriedi una volta dove si mangia inpiedi, piacciono tantissimo, adesempio Da Giovanni o DaPepi, offrono prodotti tipicicome il prosciutto caldo tagliatoa mano, panini con ottimi af-fettati, la trippa, il gulasch, e simangia con soli 15 o 20 euro.Un buffet non è impegnativo, sipuò entrare e mangiare polpettee un calice di vino, tant’è veroche a Trieste i Mac Donald’snon hanno successo».

Ma che differenza c’è allora

con i bar che fanno aperitivi? «L’happy hour è molto di modatra i giovani ma è, come lo chia-miamo noi, un “rovoletto”, cioèuno stuzzicadenti, niente a chevedere con la cucina casalingadei buffet».

E per quanto riguarda la ri-storazione vera e propria? «Il top sono i ristoranti di pesce.Qui una cena completa con unabuona bottiglia del Collio nonva oltre i 50 euro. In altre cittàd’Italia mi risulta che ce ne vo-gliono dalle 70 alle 80. Poi pre-diligiamo il pesce di stagione:d’estate si serve quello azzurro».

Come mai però attorno auna delle zone a più alta at-trattiva, come il Castello diMiramare, c’è poco?«Sì è vero, si tratta di una zonapopolare con un vincolo am-bientale. C’è un albergo con unristorante interno, un ostello,un baretto. Ma concretamente,dopo vent’anni che se ne parla,la Sovrintendenza non ha an-cora dato il permesso per fare unristorante turistico. Tante sonostate le nostre domande di aper-tura di attività, ma sono statetutte rifiutate».

Ci sono altri “vuoti”?«Bisognerebbe incrementare laRiviera Barcolana, cioè il lun-

gomare che va dal castello versoil centro. I gazebo dovrebberoessere aperti anche di sera. Mac’è anche un altro problema chedanneggia la nostra categoria:la legge sull’alcol, che scoraggiamolto la gente ad andare fuoricittà».

Per concludere, che nepensa delle liberalizzazioni?«Sono d’accordo, ma c’è da ri-vedere il sistema della contrat-tazione sindacale. Subentra, siaper noi che per i commercianti,il problema del costo della ma-nodopera. Secondo la nuovalegge un esercizio commercialese ha la possibilità di restareaperto più a lungo guadagna dipiù e può assumere più dipen-denti. Ciò vale per la grande di-stribuzione, mentre un piccoloesercizio che rimane aperto 7giorni su 7 deve assumere al-meno tre addetti in più:un’uscita esorbitante. Perché apesare non è il costo del salario,ma quello del lavoro. Faccio unesempio: un dipendente che la-vora da vent’anni con uno sti-pendio di 1.100 euro al mesecosta al datore di lavoro più deldoppio di ciò che guadagna. Sipotrebbero assumere molto piùfacilmente se il costo del lavorofosse più basso».

Bisognerebbeincrementare laRiviera Barcolana,cioè il lungomare cheva dal Castello diMiramare verso ilcentro. I gazebodovrebbero essereaperti anche di sera

Nella pagina

precedente,

lo storico Buffet

Da Pepi.

Sopra,

il Castello di

Miramamare

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DIRITTO FALLIMENTARE

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Sopra,

l’avvocato

Enrico Bran

La legge 3 del 2012 introduce norme che mirano a

risolvere i problemi di sovraindebitamento per le

imprese in crisi. Ne parla, facendo riferimento al

quadro regionale, l’avvocato Enrico Bran

Francesca Druidi

Nuova proceduraper gli imprenditoriin difficoltà

Il numero di fallimenti in Friuli VeneziaGiulia, in base all’elaborazione com-piuta dal centro studi della Cgia di Me-stre, è piuttosto alto rispetto al resto del

Paese. «La realtà della nostra regione non èomogenea – commenta l’avvocato EnricoBran – le province di Trieste e Gorizia hannoun tessuto imprenditoriale modesto, il chespiega la scarsità di procedure, che perciònon è un segnale di salute. Il territorio diUdine e Pordenone è caratterizzato da un’im-prenditoria più ampia, che ha subìto pesan-temente la crisi; sono le procedure aperte inqueste aree che probabilmente hanno condi-zionato le statistiche».

Quali sono i fattori che incidono più ne-gativamente sull’andamento delle realtà im-prenditoriali della regione?«L’impresa del Nord Est, tendenzialmentepiccola e spesso incentrata sul terzismo, ha ri-sentito dell’evoluzione dell’economia mon-diale: prima la concorrenza dei mercati emer-

genti, con la conseguente delocalizzazione diinteri settori produttivi - penso, ad esempio,alla crisi del mobile -, poi una certa diffi-coltà a restare sul mercato con prodotti com-petitivi sul piano tecnologico, anche in ra-gione delle rigidità generazionali. Infine, lacrisi finanziaria, con le difficoltà di ricorso alcredito, ha fatto il resto. Il blocco degli inve-stimenti, anche pubblici, in Italia come neglialtri paesi europei, ha condizionato anche leimprese più grandi: mi riferisco ad aziendeche ho personalmente conosciuto, anche insettori altamente tecnologici, rimaste al paloper mancanza di mercati di sbocco. Inutiledire quanto grave sia la perdita per la collet-tività, anche in termini di capitale umano e dipatrimonio di conoscenze».

Come valuta le disposizioni recentementeintrodotte in materia di composizione dellecrisi da sovraindebitamento? «La procedura introdotta dalla legge 3 del2012 riguarda il cosiddetto debitore civile,

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vale a dire il consumatore o il piccolo im-prenditore non fallibile: il tema era dibat-tuto da tempo ed era in agenda anche dei go-verni precedenti. Ritengo che l’idea di darviforma sia nata dalla constatazione che la crisieconomico-finanziaria finisce per colpire acaduta anche i non imprenditori o i piccoliimprenditori, se non altro per via della con-trazione dei consumi e delle problematicheoccupazionali. La nuova disciplina offre ilvantaggio di evitare al debitore l’aggressionedisordinata da parte dei diversi creditori, chefinisce per portare a situazioni dolorose anchesul piano umano, in uno stillicidio di esecu-zioni che non finiscono più e portano a pocasoddisfazione per tutti. Quando si verificanoquesti scenari, non è purtroppo infrequenteche appaia alla soglia l’usuraio, cui tanti si af-fidano nella vana speranza di arrivare a tempimigliori».

Cosa cambia concretamente?«La procedura consente al debitore di affidarsi

al giudice, che anzitutto dispone il blocco ditutte le azioni esecutive per un periodo mas-simo di centoventi giorni: il debitore avràcosì il “respiro” necessario per poter struttu-rare l’accordo con i creditori, valendosi degliorganismi di composizione della crisi. L’ac-cordo può assumere il contenuto più vario epuò comportare una moratoria fino ad unanno: la sua esecuzione viene curata, secondoi casi, dal debitore o da un liquidatore di no-mina giudiziale, sotto la sorvegliata dall’or-ganismo di composizione della crisi. L’idea diper sé è buona e cade certamente al momentogiusto: il suo funzionamento dipenderà dal-l’atteggiamento del giudice nei confronti diqueste situazioni e dalla professionalità degliorganismi di composizione della crisi. Im-magino che non basterà affidarsi a modulipreconfezionati, ma servirà la capacità di esa-minare ogni singola vicenda, con le sue pe-culiarità, aiutando il debitore a capire chedifficilmente si esce dall’angolo se i creditori � �

Enrico Bran

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DIRITTO FALLIMENTARE

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non hanno la sensazione che sia stato fatto -o che sarà fatto - tutto il possibile. Quanto aicreditori, una soluzione rapida ed equa nelsenso della par condicio conviene a tutti».

Ulteriori vantaggi e svantaggi?«Se le cose vanno per il verso giusto il debi-tore è liberato dalla quota di debiti non pa-gati e i creditori hanno la ragionevole certezzadi avere ottenuto quanto possibile, senza bi-sogno di percorrere individualmente le vie le-gali, con il relativo aggravio di tempi e costi.D’altra parte, va anche detto che la procedurapare piuttosto complessa, specie per il debi-tore-consumatore: la domanda deve essereaccompagnata da una documentazione ab-bastanza corposa e l’esigenza di coinvolgere,notiziandoli formalmente, tutti i creditori, ri-schia di complicare l’accesso alla procedura.Un ulteriore punto discutibile è la sostanzialeimposizione del pagamento integrale dei de-biti privilegiati, fra i quali rientrano quelli fi-scali e previdenziali, che spesso - soprattuttoper i piccoli commercianti e gli artigiani - co-stituiscono il vero problema, che la nuovaprocedura non risolve. Infine, paiono forseeccessive le sanzioni penali che colpiscono ildebitore non solo in caso di falsità, ma anchenel caso in cui aggravi la propria posizionedebitoria durante la procedura o si renda in-tenzionalmente inadempiente».

Il modello dell’attuale legge fallimentarepermette a suo avviso di affrontare in ma-niera adeguata la crisi e la ristrutturazioneaziendale?«Il discorso è molto complesso. Nessunalegge, per quanto buona, può cambiare la re-altà: quando un’azienda non genera margini,il più delle volte la condanna sta nella naturadelle cose e purtroppo non c’è procedura chetenga. Per il resto, certamente la riforma dellalegge fallimentare ha portato numerose no-vità positive: fra esse, l’ampio spazio che oggiviene lasciato agli accordi con i creditori el’elasticità delle modalità di ricollocazionedell’azienda da parte del curatore. Alcunipunti critici sono però rimasti tali. La duratadelle procedure dipende dalla lentezza delleliti che esse producono: per il riconoscimentodei diritti dei creditori contestati; per l’ac-certamento delle responsabilità, anche pe-nali, degli amministratori; per la revoca degliatti che hanno leso la par condicio. Fino a chenon sarà risolto il problema della durata ab-norme dei giudizi civili, la competitività delsistema, compreso il microsistema della di-sciplina delle crisi, continuerà a essere zoppa».

Per quanto riguarda le ristrutturazioni?«Soprattutto in questo periodo, un grossoostacolo è dato dalle restrizioni all’accesso alcredito. Sono stato purtroppo testimone divicende nelle quali, pur essendo stato rag-giunto rapidamente un accordo con i credi-tori, tale da consentire il rilancio dell’aziendain crisi, la chiusura del credito bancario con-seguente all’avvio della procedura, impediscedi fatto di sfruttarne appieno le potenzialità.Perciò, il più delle volte il salvataggio passaper la via obbligata della cessione del-l’azienda, ma ciò costituisce una remora perl’imprenditore che vede all’orizzonte la pro-pria uscita di scena e, dall’altro lato, costringea fare i conti con un mercato che non è certoprodigo di investitori disposti a rilevareaziende, ancorché risanate».

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184 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Con il protrarsi della congiunturaeconomica negativa, il fallimentodi molte imprese rappresenta unodegli effetti più odiosi. Anche su

questo fronte, però, possono riscontrarsi delleirregolarità. A esaminare il quadro dei reati fal-limentari in Friuli Venezia Giulia, e anchel’attività di contrasto messa in campo dallaGuardia di Finanza nel settore, è il coman-dante regionale Walter Manzon.

Prima di scendere nel dettaglio, come sidelinea allo stato attuale la situazione delleimprese in regione?«La crisi generalizzata che ha investito il nostroPaese non ha mancato di far sentire i suoi ef-fetti anche nel Friuli Venezia Giulia, in parti-colare nei comparti della lavorazione e delcommercio del legno, dell’arredamento e ma-nifatturiero. Dati più confortanti riguardanole imprese che operano nell’ambito del so-ciale e della qualità della vita - ad esempionella sanità, nell’assistenza, nella cultura, nellagreen economy - e le imprese avanzate a fortebase tecnologica».

Avete registrato un incremento delle inda-gini su presunte bancarotte fraudolente e al-tri reati fallimentari che interessano leaziende del territorio?«Nel 2011 l’impegno dei reparti nel FriuliVenezia Giulia ha registrato un significativoaumento, rispetto al 2010, in termini di in-dagini svolte in materia di reati previsti dalla

legge fallimentare. Inparticolare, gli inter-venti conclusi sonostati 78, a fronte dei63 nel 2010, con ladenuncia di 148 re-sponsabili (105 nel2010) di cui 108 perbancarotta fraudolenta (91 nel 2010). L’atti-vità, nello specifico settore, ha interessato un po’tutti i reparti in ambito regionale, in particolarele specifiche articolazioni dei nuclei di Poliziatributaria delle quattro province, caratterizzate da elevato tecnicismo e in grado diesprimere al meglio le attribuzioni demandatealla Guardia di Finanza dalla legge per le inve-stigazioni di natura economica e tributaria».

Quali tipi di indagini e di controlli ven-gono effettuati in questi casi?«Normalmente l’indagine fallimentare prendele mosse dalla relazione redatta dal curatorefallimentare e si sviluppa con l’acquisizionedella documentazione contabile e societariad’interesse, detenuta - quando non occultata- dall’imprenditore. La ricostruzione del-l’operatività della società nel periodo prece-dente la dichiarazione di fallimento viene,pertanto, eseguita a mezzo di riscontri docu-mentali ed, eventualmente, escussioni testi-moniali e indagini finanziarie. A causa del di-segno talora preordinato allo stato di crisiaziendale, le indagini svolte dal Corpo nel-

Il generale di brigata

Walter Manzon,

comandante della

Guardia di Finanza del

Friuli Venezia Giulia

Nel 2011 sono aumentate in regione le indagini della

Guardia di Finanza inerenti i reati previsti dalla Legge

Fallimentare. Lo spiega il comandante della Gdf Friuli

Venezia Giulia Walter Manzon

Francesca Druidi

Reati fallimentari,serve rapidità

DIRITTO FALLIMENTARE

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxWalter Manzon

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l’ultimo periodo si sono rivelate particolar-mente articolate e connotate da aspetti di ele-vato tecnicismo, spaziando dall’esame di ope-razioni commerciali infragruppointernazionali – per le quali è necessario ri-correre ad attività rogatoriali – a elusive ces-sioni e locazioni di rami d’azienda. È noto, adesempio, l’impiego di imprese decotte quali“missing trader” nell’ambito di frodi all’Ivaoppure quali strumenti destinati a farsi caricodelle passività di altre società collegate e ri-conducibili allo stesso soggetto economico».

Come si configura il contrasto a questireati?«Un adeguato contrasto a tale scenario, ca-

ratterizzato da sempre maggiore complessità,richiede un correlato, costante, approccio aelevato contenuto tecnico professionale e, percosì dire, di “polizia”. Fondamentale è il ri-corso a tecniche investigative per ricostruireuna realtà aziendale spesso manchevole delladocumentazione contabile basilare. Si rivelasempre più determinante ricorrere in manieraampia a perquisizioni e incisivi accertamenti,specie dei flussi finanziari. L’utilizzo delle in-dagini finanziarie rimane imprescindibile lad-dove emergano elementi indiziari relativi apossibili distrazioni operate da membri di or-gani societari o da dirigenti e amministratoriche abbiano effettuato atti di gestione azien-dale apparentemente svantaggiosi, o comun-que di natura diversa da quella registrata nellescritture contabili o nei bilanci. Particolar-mente significativa può risultare un’analisiqualitativa delle vicende fallimentari».

In che senso?«Dalle indagini svolte emerge, infatti, come ilfallimento sia il frutto non solo di un’insol-

venza sopravvenuta e alla quale la strutturaaziendale e gli organi direzionali non hannotrovato adeguata risposta, bensì di una piani-ficata modalità di distrazione di beni o prose-cuzione dell’attività mediante articolati arti-fici, i cui consequenziali step sono stati conl’inganno predisposti con largo anticipo. Insostanza, a causa dello stato di difficoltà e diprevisioni di mercato non favorevoli per il fu-turo, vi è chi, avendo la responsabilità diun’azienda strutturata in termini non ade-guati per riuscire a rispondere con elasticitàalle sfide, ha per tempo cercato di pianificareoperazioni sostanzialmente distrattive, diffi-cilmente attaccabili sotto il profilo civilisticoe penale».

L’azione investigativa viene realizzata diconcerto insieme ad altri operatori? Qualinello specifico?«L’azione investigativa, che connota il ruolopeculiare della Guardia di Finanza quale or-gano esclusivo di polizia economico-finanzia-ria, si svolge prevalentemente sotto la dire-zione dell’autorità giudiziaria. Il suo successoè connesso proprio alla tempestiva capacità direazione dei reparti del Corpo, al fine di assi-curare il corretto funzionamento del mercato,a tutela di quanti operano nel rispetto delle re-gole. Indagini tardive, infatti, rischiano di es-sere pregiudicate dall’impossibilità di rintrac-ciare elementi probatori che, solo a ridosso delmanifestarsi dello stato di insolvenza del-l’azienda è possibile reperire, soprattutto gra-zie a un approccio, anche “trasversale”, pro-prio di una forza di polizia, quale la Guardiadi Finanza, che non si limiti a replicarel’azione “amministrativo-contabile” del cura-tore fallimentare».

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