DORIAN - arthesi.com · Conseguenza di tutti questi principi è il ricorso alla via e alla vita...

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DORIAN concept book

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DORIAN concept book

OSCAR WILDE:IL RITRATTO DI DORIAN GRAY

Oscal Wilde è stato un grande esponente dell’Estetismo di fine ottocento.Nel 1888 pubblica la sua prima collezione di storie per ragazzi “Il principe felice e altre storie”, mentre tre anni dopo compare il suo unico romanzo, “Il ritratto di Dorian Gray”, capolavoro che gli diede fama imperitura e per cui è conosciuto ancora oggi. L’aspetto peculiare del racconto, oltre alle varie invenzioni fantastiche (come quella del ritratto ad olio che invecchia al posto del protagonista), è che Dorian possiede indubbiamente molti dei tratti caratteristici dello scrittore, cosa che non mancò di scatenare l’ira dei critici, i quali ravvedevano nella prosa di Wilde i caratteri della decadenza e della disgregazione morale.Nel 1891, il suo “annus mirabilis”, pubblica il secondo volume di favole “La casa dei melograni” e “Intenzioni” una collezione di saggi comprendente il celebre “La decadenza della menzogna”. Nello stesso anno stende per la famosa attrice Sarah Bernhardt il dramma “Salomé”, scritto in Francia e fonte ancora una volta di grave scandalo. Il tema è quello della forte passione ossessiva, particolare che non poteva non attivare gli artigli della censura britannica, che ne proibisce la rappresentazione.Ma la penna di Wilde sa colpire in più direzioni e se le tinte fosche le sono familiari, nondimeno si esprime al meglio anche nel ritratto sarcastico e sottilmente virulento. La patina di amabilità è anche quella che vernicia uno dei suoi più grandi successi teatrali: il brillante “Il ventaglio di Lady Windermere”, dove, sotto l’apparenza leggiadra e il fuoco di fila delle battute, si nasconde la critica al vetriolo alla società vittoriana. La stessa che faceva la fila per vedere la commedia.Galvanizzato dai successi, lo scrittore produce una quantità considerevole di pregevoli opere. “Una donna senza importanza” torna alle tematiche scottanti (avendo a che fare con lo sfruttamento sessuale e sociale delle donne), mentre “Un marito ideale” è incentrato nientemeno che sulla corruzione politica. La sua vena umorisitca esplode nuovamente con l’accattivante “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, un’altra stilettata al cuore dell’ipocrita morale corrente.Questi lavori vennero definiti come perfetti esempi della “commedy of manners”, grazie alle loro illustrazioni delle maniere e della morale dell’affascinante e un po’ frivola società del tempo..

Oscar Wilde

La prima edizione de “il ritratto di Dorian Gray. Narra di un uomo che trova il modo di rimanere eternamente giovane e bello facendo invecchiare al proprio posto il suo ritratto.

ESTETISMO

L'estetismo è un movimento artistico ma soprattutto letterario della seconda metà dell'800. Rappresentava una tendenza del Decadentismo autonomamente sviluppatasi grazie a figure come Walter Pater e John Ruskin, che trova il suo massimo splendore grazie alle opere di Oscar Wilde. Questo movimento è tuttavia riscontrabile anche in vari studi di filosofi o studiosi di discipline umanistiche che ne intendono dare una definizione etimologicamente esatta, dato che si contemplano due categorie riguardanti l'estetismo, ossia quella filosofica e quella morale. Nel corso della storia le due categorie si possono riscontrare separate o legate assieme. Nell’estetismo morale assume un’importanza fondamentale la forma esteriore, il culto della forma prevale sulla virtù, e si tende a rendere piacevole la vita e la socialità.Conseguenza di tutti questi principi è il ricorso alla via e alla vita estetica. Il principio fondamentale dell’estetismo (“l’arte per il gusto dell’arte”) consiste nel vedere l’arte come rappresentazione di sé stessa, possedente una vita indipendente proprio come il pensiero, che procede solo per le sue vie. Essa non ha alcun rapporto con l’epoca in cui si sviluppa, anzi è spesso contraria ad essa e l’unica storia che la concerne è la storia del suo stesso progresso. Nel momento in cui l’arte rinuncia alla fantasia per la realtà, rinuncia a sé stessa.Il realismo è visto dagli esteti come un totale fallimento nella ricerca della bellezza, ed essi sostengono ancora che le uniche cose belle sono quelle che non riguardano valori oggettivi ma i gusti e la sensibilità estetica di una persona.Gli unici effetti che essa può mostrarci sono quelli visibili grazie alla poesia, o nei dipinti. In questo consiste il segreto del fascino della natura, ma anche la sua debolezza.L’estetismo presenta anche un continuo invito a godere della giovinezza fuggente, un edonismo nuovo in cui l’esaltazione del piacere è morbosamente collegata alla corruzione della decadenza e in cui la bellezza è intesa come manifestazione del genio ma superiore, al contempo, al genio stesso, in quanto categoria sovra-umana.

Una sala del Vittoriale degli Italiani, improntata all’estetismo di D’Annunzio

John Ruskin

Gabriele D’Annunzio

Lo specchio, di Frank Dicksee (1896)

I MATERIALI

Il modello Dorian di Arthesi rende omaggio all’Estetismo di Oscar Wilde creando una cucina in cui per la prima volta si fondono velluto, pelle, metallo, oro e il legno Ebano Green. La collezione Dorian è una orchestrazione di materiali sapientemente lavorati. Protagonisti del progetto sono il legno, il marmo, la pelle, il metallo che si fondono creando una cucina elegante e raffinata. Dorian non è solo una cucina è un omaggio all’estetica e al bello.

velluto Luigi Bevilacqua

legno ebano greenpelle sabbia

oro

marmo gris pulpis legno noce canaletto

Le rose di Eliogabalo, di Lawrence Alma-Tadema, (1888)

Una scena del film vincitor del premio Oscar, La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino Un dettaglio della madia della collezione Dorian di Arthesi, che utilizza un velluto dell’antica tessitura Luigi Bevilacqua di Venezia

L’ARTE DELLA SETA A VENEZIA: I PRIMI TESSITORI

Venezia è stata la leader dell’industria della seta fino al Settecento. Ma vi siete mai chiesti come ha fatto a diventarlo? E soprattutto, come ha avuto inizio la produzione di tessuti in seta in città? I primi produttori di tessuti di seta a VeneziaI protagonisti erano l’imperatore Enrico IV e una dama veneziana del quale si era innamorato. E alla quale, come dono, aveva lasciato un mantello di seta realizzato dal suo sarto greco. Ma tutte le leggende, dicono, hanno un pizzico di verità; e questa non fa eccezione. Venezia ha infatti importato la sericoltura dall’Impero bizantino, probabilmente dopo l’assedio di Costantinopoli del 1204. La stessa occasione in cui i Veneziani presero come ricordino i 4 cavalli collocati sulla facciata della Basilica di San Marco.L’Arte dei Samiteri Qualche anno più tardi, nel 1265, tra i documenti della Repubblica di Venezia compare lo statuto dell’Arte dei Samiteri. E non è un caso che il loro nome venga da sciamito, un tessuto di seta molto pesante e d’inestimabile valore. Una vera stoffa da re, a volte contenente fili d’oro.Ma questa corporazione non si dedicava solo a questi tessuti di origine persiana: produceva anche broccati, damaschi e rasi. La loro chiesa era quella dei Gesuiti e il loro patrono San Cristoforo. Ma dal 1347 dovettero dividere la loro chiesa con un’altra Arte. L’Arte dei Veluderi e i tessitori di LuccaIl velluto arriva a Venezia più tardi degli sciamiti, nel Trecento. Ma non impiegò molto tempo a diventare un monopolio veneziano: per questo nel 1347 i tessitori di velluto avevano già una loro corporazione. Qualche anno prima erano arrivati in città circa 300 tra filatori, tessitori e tintori da Lucca, in fuga dalla città per ragioni politiche. Si erano sistemati in una zona compresa tra la chiesa dei Santi Apostoli, Calle della Bissa, e le chiese di San Giovanni Grisostomo e San Canciano. Insomma, a qualche centinaio di metri dalla chiesa dei veluderi e dei samiteri. E, dal 1360, con una loro corporazione, la Corte della Seta. La concorrenza dall’estero e quella interna, però, rischiavano di porre fine al successo economico dei tessuti veneziani. Perciò da un lato il governo decise di regolamentare tutte le corporazioni di tessitori – già dal 1366 -, dall’altro le tre Arti decisero di riunirsi.L’Arte dei Tessitori di Seta nasce nel 1488 e ha sede prima in Campo dei Gesuiti, poi nella Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia.Ma il mondo dei tessuti di Venezia coinvolgeva anche filatori e lavoratori, o lavoratrici, a domicilio. Era, quindi, un settore in espansione e che dava lavoro a molte persone: per questo le norme che regolavano la corporazione erano così tante e severe. Ma è anche grazie a queste norme che i tessuti veneziani hanno raggiunto un enorme successo.

LA TESSITURA LUIGI BEVILACQUA A VENEZIA

Oggi, alla Tessitura Bevilacqua, lavorano 18 telai e 6 tessitrici. E ora una di loro, Gloria, vi racconterà un po’ di curiosità sul mondo dei velluti fatti a mano e della tessitura artigianale.Produzione di velluti a mano: le difficoltà e il valore.Le particolarità del lavorare con un telaio artigianale per tessitura, spiega Gloria, si vedono già in fase di allestimento, perché anche questa richiede molto tempo: di solito 1-2 mesi. Di conseguenza, i telai sono sempre pronti, con i fili e le schede forate dei disegni più popolari. Perciò, quando non è impegnata con un ordine particolare, una tessitrice si dedica a produrre i velluti più famosi.Si tratta di una tessitura lenta perché, in una giornata, una tessitrice completa circa 35-40 cm di tessuto. Ed è un lavoro fisico: preme i pedali per far muovere le schede forate nella macchina Jacquard e i fili di trama e ordito, sfila le barre di ferro che creano il pelo del tessuto e taglia il velluto con l’apposita lama.“E nessuna di queste è un’operazione che puoi fare con leggerezza”, racconta. “Per quanta attenzione ci mettiamo, a volte capitano degli errori. Ovviamente non possiamo buttare tutto il lavoro fatto, ma non a tutti è chiaro che il valore di questi tessuti fatti a mano sta anche nelle imperfezioni, segno che il pezzo è unico e davvero artigianale”.Bisogna tenere conto, infatti, che i telai manuali della Tessitura Bevilacqua sono macchine antiche. Possono rompersi facilmente, e quindi devono essere riparate, quasi sempre dalla tessitrice stessa, che sale sulla scala e va a vedere dov’è il problema.Ma come riescono ad accorgersi se qualcosa non va? “Ascoltando il telaio. Se ci fate caso, nella sala dei telai non c’è musica: c’impedirebbe di sentire i rumori prodotti dal telaio”.E questo spiega anche un’altra cosa: “Qualche tempo fa, qualcuno sosteneva che le nostre tessitrici più anziane rischiavano di fare troppi errori, perché la loro vista non era più tanto buona. Be’, la vista non è tutto per una tessitrice, che deve saper prima di tutto sentire il telaio e conoscerne i rumori alla perfezione”.Inoltre, senza l’esperienza delle tessitrici che lavorano qui da più tempo, non sarebbe possibile formare le nuove apprendiste.Insomma: “Non c’è dubbio che sia un lavoro duro e impegnativo. Ma sapere di produrre qualcosa di assolutamente unico, con tecniche e strumenti antichi che praticamente nessun altro possiede, è una soddisfazione assolutamente indescrivibile”.

Tessuti prodotti dalla Luigi Bevilacqua

L’interno della Tessutura Luigi Bevilacqua con i telai originali del ‘700.

La collezione è composta da un’isola e due madie, una contenitiva con una zona di lavoro, l’altra contenente elettrodomestici. Il tavolo e le sedie completano la composizione. Le sedie e le schiene delle madie sono decorate con un prezioso velluto, l’esterno delle madie è in ebano green impiallacciato in diagonale, un legno pregiato su cui è inserita una importante maniglia ricavata da ottone pieno, in finitura oro.Le ante dell’isola sono rivestite in pelle color sabbia e bordate con barre in acciaio inox in finitura oro.

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