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Birgit WagnerDon Giovanni in Sardegna

\5 Gérard Genette, Palimpsestes. La littérature alt second degré, Parigi: Seuil 1982, p. I l.

\6 Ib., p. 44 e passim.\7 Ib., p. 417.\8 Ib., p. 494/495.\9 Salvatore Mannuzzu, «Finis Sardiniae (o la patria possibile»>, in: Storia d'Italia. LeRegioni: La Sardegna, a cura di Luigi Berlinguer e Antonello Mattone, Torino: Einaudi

1998, p. 1228.20 Cerina, p. 18l.2\ L'aurore ha a lungo esercitato la professione di magistrato, ed è stato per tre legislature

deputato come indipendente nelle liste del PCI.22 lmiei più vivi ringraziamenti per la lettura critica del mio testo vanno a Maria Letizia

Catenaro e Mario Rossi.

BibliografiaBarrhes, Roland: Fraglllents d'un discours aI/lOUreHX.Parigi: Seuil 1977.Cavarero, Adriana: Nonostante Platone. Figure femmi11ili nella filosofia antica. Roma:

Editori Riuniti 1992.Cerina, Giovanna: «Un uomo con la valigia», in: eadem, Dcledda ed altri Ilarratori.

Mito dell'isola e coscienza dell'insularità, Cagliari: CUEC 1992, pp. 175-190.Da Ponte, Lorenzo: Tre libretti per Mozart. Le nozze di Figaro, 0011 Cionanni, Cosi fan

tutte, a cura di Paolo Lecaldano. Milano: Biblioteca Universale Rizzoli 1990.Genette, Gérard: Palimpsestes. La littératurc au secOIld degré. Parigi: Seuil 1982.Handke, Peter: 0011 1111111 (erzahlt VOI1 ihm selbst), Francoforte: Suhrkamp 2004 10011

Giovanni [raccont ato da Iui stesso), trad. Claudio Groff. Milano: Garzanti

20071·Marco Manetta: "Ultime peripezie di un libertino. Don Giovanni nella narrativa di

Mannuzzu», in: Portales IO, gennaio-aprile 2009, pp. 72-8l.Mannuzzu, Salvatore: Procedura. Torino: Einaudi 1988. IDer Fall Valeria Gara/I, trad.

Moshe Kahn. Monaco di Baviera: Hanser 1988] ~_: «La vergogna», in: Come si scrive 1111 romanzo, a cura di Maria Teresa Serafini.

Milano: Bompiani 1996, pp. 89-104._: «Finis Sardiniae (o la patria possibile)>>, in: Storia d'Italia. Le Regioni: La Sardegna.

a cura di Luigi Berlinguer e Antonello Mattone. Torino: Einaudi 1998,

pp. 1223-1244._: Jl catalogo. Torino: Einaudi 2000._: Le [ate deIl'ilzvcrno. Torino: Einaudi 2004._: Giobbe. Con due interviste a cura di Maria Paola Masala e Costanrino Cossu.

Cagliari: Edizioni Della Torre 2007.Wagner, Birgit: Sardinien lnscl tm Dialog. Texte, Diskurse, Fiune. Tubinga: Franckl'

2008.

DONEllA ANTElMI

l'analisi del discorso in Italia

Una rassegna

1. Introduzione

Tracciare un panorama degli studi di Analisi del Discorso (AdD) nel contestoitaliano è impresa non facile. Da un lato, infatti, a differenza di altri settoridella linguistica (come fonetica o sintassi) l'AdO non è una disciplina daicontorni definiti, bensì è piuttosto raffigurabile come una prospettiva diindagine aperta, che si appropria di strumenti e metodologie appartenenti asvariati campi di studio (dalla sociologia alla psicanalisi, dall'etnologia allamediologia), ed i cui confini sono fluidi, soprattutto nei confronti dei ramidella linguistica prossimi: pragrnarica e linguistica del testo. Dall'altro lato,oltre a non avere un radica mento istituzionale autonomo, riconosciuto nelledeclaratorie dei raggruppamenti disciplinari, l'Adl) in Italia non può nem-meno contare su quella rete di appartenenza e di scambio che è rappresentatadalle Società o dai gruppi di ricerca, I attraverso i quali la comunità scientificapuò trovare uno spazio di aggregazione e di riconoscimento.

AI di là della situazione italiana, l'AdO è effettivamente una prospettivadi indagine eterogenea, la cui definizione, se si esclude la più generica «usoleale del linguaggio da parte di locutori reali in situazioni reali» (Van Oijk1985:2) (definizione che non si differenzia da quella di pragrnatica), riflette,IIl'isingoli autori, interessi particolari, ed è debitrice, tanto dal punto di vista\corico, quanto da quello metodo logico, della tradizione culturale in cui èru.irurata. È sulla base di questa eredità culturale che è possibile caratterizzare.IIIL'«scuole»? diverse di AdO, una «francese» (Analyse du Discours, AD) cd,,'1;\ «anglosassone» (Discourse Analysis, DA), alle quali la ricerca italiana si" i-pirata.

L'articolo prenderà le mosse dall'analisi delle radici culturali dei dueI rlo ni » di AdO sopra ricordati e dalla definizione attuale dello statuto epi-1('IlIologico della AdD (§2). Nel §3 sarà presentata una rassegna degli studi'" ('Ilti condotti sull'italiano, e nel §4 si avanzeranno alcune considerazioni1111.1 storia e sulle prospettive della AdO in Italia.

Annlvse du Dlscours (AD) o Oiscourse Analysis (DA)

III nuhit o fr,111LI",(' 1'111< l" 1111 ,11I,dl\1 dd di""lr"j" si riferisce .id una pro-per-lil,\ .I, 11<\'1,.1 ,IH,IIII It.!" '1"1')(11 ,1111,1\<111 di 11.1l1i, (l'Hl) rel.u ivi ,Id 1111;1

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lill)!,uiSlil':1.rl di 1.'1della l r.isc, clclincn, :1 partire dall:1 Iinc degli anni '60, un[ilonc in cui lo studio lki resti si coniuga ad interessi di tipo sociale e politico,cd è fortemente influenzato da filosofia (Althusser, Foucault), psicoanalisi(Lacan), epistemologia (Pecheux). Tali apporti hanno inizialmente orientatol'impegno e l'interesse delle scienze umanistico-sociali francesi verso il lin-guaggio politico e le pratiche sociali, alla ricerca di segnali linguistici (comeparole-chiave, schemi sintattici, eufemismi, ellissi) rivelatori di strategie misti-ficanti o ideologie soggiacenti al linguaggio. A questo approccio «analitico»(Maingueneau 1991) se ne è affiancato uno «integrativo» (ibidem): in esso ildiscorso non è visto come la manifestazione di una idea nascosta, bensì comeuna pratica, attraverso la quale è resa possibile la comparsa, nella storia, dideterminati oggetti di discorso. A partire da queste origini, e malgrado learticolazioni successive, l'AD francese si mantiene, quanto all'apparato teo-rico, saldamente ancorata a fondamenti condivisi: teoria dell'enunciazione eteoria dei generi, secondo le linee tracciate da Benveniste e Bachtin.

Se cercassimo, all'interno di quella che ho chiamato la «scuola anglo-sassone», i rappresentanti di un pensiero fondante ed unificatore, quale è statoquello dei due filosofi francesi per la scuola relativa, non troveremmo unfilone unico, bensì un panorama di spunti, di diversa provenienza e con dif-ferenti obiettivi di indagine. Numerose correnti hanno contribuito allo svi-luppo della DA anglosassone, in particolare quelle che hanno caratterizzatogli studi etno-antropologici, che proprio negli Stati Uniti hanno conosciuto lamassima affermazione: dalla etnografia della comunicazione all'analisi dellaconversazione. Le preoccupazioni etnolinguistiche, infine, si sono spesso confuse con i temi della pragmatica.

Quanto alle fonti di ispirazione filosofica, è soprattutto la scuola diFrancoforte (Horkheimer e Adorno) che ha influenzato la DA, in particolarela sua versione più «impegnata», la Criticai Discourse Analysis (CDA), ehindaga i modi attraverso i quali le forme di fnanipolazione e di dorninusociale e politico si riflettono nel discorso (Fairclough 2001). Un tale approcio, che recentemente si è dato una dimensione cognitiva (Fairclough/Cottese/ Ardizzone 2007), è caratterizzato da un impegno politico coniil'emarginazione ed il controllo ideologico (Van Dijk 2009). Dal punto di vivtdegli strumenti di analisi linguistica, è alla grammatica funzionale di Hallidache si ispira la maggior parte di queste ricerche.

A partire da questa distinzione storico-topografica tra tradizione fr.ncese e tradizione anglosassone, l'attuale eterogeneità della AdD è senz'altroascrivere alla diversità delle discipline linguistiche che assumono il discorcome loro oggetto d'indagine: pragmatica, argomentazione, textlinguisuII/li/lisi della conversazione, ecc. rappresentano ciascuna un preciso puntovista (l' metodo) nell'affrontare lo studio del discorso. In definitiva possi.u

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l 0111,'1111('~(lll \Vod,l" (2()()1» dlt, il di,,~'()I"(),d,lll' Il' ,"Il' IIUlllero~e :tL'cezioni,111111l' 1.111101III"Oggl'ItO" gi:1 d:llo, QII:11110pilll't'osio 1111illsiell1e di relazioni1'"i"Il'lIli11':1cvcuri disL'orsivi, L'hl'si lasciano selezionare cd analizzare da variejll'()~pl'1tivc, '1It';ll·tila l1ledesima produzione verbale (ad esempio un ta/k sbou.l'I>Iii i<.'o)può l'Ssere studiata come conversazione, come dibattito, come varietàIllIgliiSIic.i, L' di conseguenza offrire spunti di osservazione diversi (presa dei111I"I1i,:ltri linguistici, cortesia, varietà di registro), attivando risorse analitichedi' lcrcnri (etnolinguistica, pragmatica, sociolinguistica, ecc.).

Una tale eterogeneità ha fatto parlare di «correnti» all'interno della\di) (Schiffrin 1994), Cosa che renderebbe l'AdD una Sorta di contenitore',II\'r;lOrdinato per tutte le discipline linguistiche che prendono in esame l'uso.11'11,1lingua, anziché il codice (la langue saussuriana). Secondo questa inter-1''''lazione, tuttavia, sarebbe problematico differenziare l'AdD da approcciIlIlIirrori. Per parte nostra preferiamo attenerci ad una delimitazione più rigo-Il

'',1, che mantenga all'AdD una specificità. Seguendo Maingueneau (2005)I>Q",i;11l10dire che ciò che caratterizza l'AdD è il presupposto che il discorso111111 ,i riduce né ad una organizzazione testuale, né ad una situazione cornu-

"" .uivn (che può essere un luogo, una istituzione, un settore di attività), ma' ti risultato delle relazioni tra di essi, in una sorta di circolarità che lega il, '.Ii :li luoghi sociali che li rendono possibili, i quali, a loro volta, sono da1"1'lIideterminati. Per questo motivo, negli studi che si rifanno a questa con-I Iliuc, un ruolo cruciale è rivestito dai generi di discorso e dai dispositivi diIIl1l1l'i:tzione.Quanto all'oggetto di studio, esso può essere relativo a:,p('cit'iche sfere cii attività (ad es.: discorso pubblicitario, accademico,IIIrisrico, religioso);

'l'('l'ifici generi (visti in diversi ambiti socio-comunicativi Oppure carar-Il l'islici di uno di essi; ad esempio, nell'ambito del discorso turrstrco si1/ 111':1110annunci pubblicitari, brochures, racconti di viaggio, guide turi-.llllte ... ); •

Il,I IIicolari posiziona menti (giudizi, ideologie, posizionamenti politici, come,.I l'sempio il discorso femminista o no-global);

J IIlIicolari registri discorsivi, che si manifestano in modo «trasversale» in\ III generi e settori di attività (ad esempio il discorso didattico, cheIIII""('ssatanto i testi scolastici, quanto la propaganda politica);l'''I ju)lari formule, cliché, temi, che, diffusi in vari ambiti discorsivi e pro-, uuuri da varie fonti enunciative, rendono conto della diffusione/ disper-IIllIl'di concetti ed idee in un certo periodo storico (ad esempio glasnost,I /'./l'cl/za).

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3. Gli studi In ltall

Come aIlticipato nel § I., l'AdD ili It;1Ii;111011 h.i 1111 Ill(lII()~l.lllll·lll(l .111101101110né, tantomeno, presenta una elaborazione teorica indipendente l' ricolloscihilecome «scuola» (sulle cui ragioni tornerò nel § 4.). Di fatto, le ricerche inquesto ambito possono essere ricondotte alle due «correnti. di cui si è detto,scelte, quasi obbligatoriamente, in base al paradigma linguistico di riferi-mento: gli anglisti ed i germanisti tendono a collocarsi nel filone della (Criti-cai) Discourse Analysis, mentre i romanisti seguono piuttosto la Analyse duDiscours francese. I pochi specialisti di italiano si dividono equamente tra idue rami. Si ha, di conseguenza, che i lavori condotti sull'italiano (gli uniciqui considerati) non sono numerosi, ed hanno spesso un taglio contrastivo.

In questa rassegna si è però rinunciato ad operare una divisione per«scuole», mentre si è privilegiata una scansione per «temi» o «domini» diindagine, relativi ai generi (§ 3.1), alla sfera di provenienza e influenza di uncerto tipo di discorso (la politica, l'informazione, la pubblicità, il turismo,§ 3.2), a fenomeni e marche linguistiche (polifonia, argomentazione, § 3.3).Questa scelta permette di accogliere nel repertorio anche studi che, pur nondichiarando apertamente la loro adesione teorica a l'una o l'altra scuola, difatto affrontano gli aspetti linguistici di rilievo per l'AdO (enunciazione, dia-logismo, generi, impliciti, agentività, modalizzazione), mettendo in correla-zione gli enunciati con luoghi e istituzioni, dunque con una genuina aderenzaall'ordille del discorso (Foucault 1970).

Il periodo preso in esame riguarda il decennio 2001-2010 per quantoriguarda riviste cd Atti di convegni, mentre, per le monografie o opere collet-tanee si sono considerati solo i volumi pubblicati negli ultimi cinque anni. La«data iniziale» è stata scelta tenendo conto dell'ultimo aggiornamento con-dotto dalla Società di Linguistica Italiana (SU) sulla situazione degli studi inItalia (La linguistica italiana alle soglie del 20003), nella quale, tuttavia, nonesiste una sezione analisi del discorso. Rimedia il recente contributo diBruti/Merlini Barbaresi (2008) dove però l'italiano è scarsamente rappresen-tato. Del resto, la mancanza di un chiaro «posizionamento» dell'AdO nelcampo degli studi linguistici è testimoniata dall'assenza di manuali italiani, odi traduzioni di quelli esteri.f

3.1. Generi del discorso

II passaggio da una definizione formale di genere ad una basata su funzionie scopi (Swales 1990) ha portato ad indirizzare la ricerca sulla relazione tra igeneri e l'ambito di attività in cui essi vengono prodotti, interpretati ed usati,oltre che sulla loro evoluzione (Garzone/Catenaccio/Degano 2010). Si pensi,ad esempio, a generi particolari come il «comunicato stampa» o la «lettera

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.Igli .1/.1<111"" , c lu: l'()~~()II()esistere solo iII un tipo di socicrù In eu: sono

previste [oruu: di comunicazione per mantenere un costante contratto di fidu-ci:1 con quanti partecipano, con il loro capitale, alla vita di una azienda. Èevidente che questo aspetto della nozione di genere chiama in causa dellel'iflessioni socio logiche: una società si caratterizza, tra le altre cose, anche peri gl'11eridi discorso che richiede, o che rende possibili. Non è dunque sorpren-dente che ci si sia rivolti ad indagare generi in un certo senso «nuovi», ocomunque insoliti rispetto agli interessi precedenti (prevalentemente letterario «alti »}, e nello stesso tempo abbastanza «codificati» da permettere un con-fronto interlinguistico. La maggior parte dei contributi è costituita da operecollettanee con una forte impostazione contrastiva, in particolare numerosinumeri della collana Linguistic Insights di Perer Lang, purtroppo tutti conpochi articoli concernenti l'italiano (ad esempio Gotti / Gillacrts 2005).

In una ottica più generale, la riflessione sul genere ha portato anche adoccuparsi delle relazioni di derivazione tra generi diversi iintcrgeneric deriva-tion, Askehave/Kastberg 2001), o delle trasformazioni che un determinatogenere subisce nel momento in cui deve trasmettere informazioni sotto mutatecondizioni (di pubblico, di formato, di medium) (Santulli 2009).

3.2. Domini, settori di attività

Strettamente connessi ai generi, i campi di attività di una sociera rappresen-tano un terreno ulteriore di indagine del discorso. È evidente che, all'internodi questi raggruppamenti, coesistono diversi generi (nel discorso scientificotroviamo abstract, articoli scientifici, comunicati stampa, manuali, testi divul-gativi e così via), dunque la divisione tra questi due modi di affrontare ildiscorso (per generi o per settori di attività) è in realtà piuttosto fluida.

Alcuni contributi sull'italiano si trovano in volumi collettivi: Suomela-Salmi/Dervin (2009), Bamford/Bondi (2005), Del Lungo Camiciotti/TogniniBonelli (2004) per il discorso accademico; Gotti/Wijliams (2010), Giannoni/Frade (2010) per il discorso giuridico.> Bellucci/De Mauro (2005) sul discorsogiudiziario. L'approccio discorsivo ha anche delle ambizioni e ricadute pra-tiche: in ambito legale, ad esempio, la chiarezza (clarity) è un requisitoirrinunciabile, su cui, nei vari Paesi, si inizia a lavorare (Wagner/Cacciaguidi-Fahy 2006).

Quello giuridico non è l'unico ambito in cui l'analisi del discorso puòmanifestare il proprio contributo applicativo. Poiché l'AdO è una praticaradicata in un contesto socio-storico, è evidente che i suoi risultati abbianoripercussioni sociali, o addirittura che essi siano sollecitati dalle istanze pro-duttrici eli discorso (istituzioni, politica, ambienti di lavoro). Sempre piùspesso gli analisti del discorso (specialmente all'estero) sono chiamati ad inter-venire in ambienti istituzionali in qualità di «esperti», per dare risposta a

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1I11:tkhl' d011l.tlld.t ,'IIIl'n,,'llle d,tll.l ''l'Il'I,t NI:1Il'''111 ""1\\)',1'" ·I\I,.I"~'· ,IIIdiscours l'I dl'n1:t11lksoci.rk-» (/\I)I)~.I'.IIII~I ./.1)1)1i)"" ',1.1111.ul ioru.uo pl"pl'illquesto rema, con conrributi irali.mi rcl.u ivi .i l 1IICIIld"dl'I1.1~.11111:1(Mu rco-doppido 2008, Ibba 2008, cf. anche Aurclmi iII ~L111ljl:1).

Un settore ampiamente esplorato, anche grazie alle sue innumerevolidiramazioni, è quello dei media. Troviamo qui sortoscttori relativi al linguag-gio giornalistico, alla pubblicità, ai vari generi televisivi ed alla fiction, concontributi che spesso si soffermano su aspetti particolari (cfr. §3.3). Dedicatoal «discorso dei media» in generale è Antelmi (2006), che introduce la pro-blematica teorica del discorso ed illustra i principali fenomeni linguistici chepossono essere oggetto di analisi (in prospettiva principalmente funzionalista),traendo esempi da giornali, pubblicità, ta/k sbour, interviste. Loporcaro(2005) dedica una interessante monografia al discorso giornalistico, pren-dendo criticamente in esame vari aspetti dell'enunciazione, tanto nella stampaquanto nei telegiornali.

La sempre più incalzante mediatizzazione della politica ha natural-mente portato ad intensificare l'analisi di discorso politico diffuso attraversoi giornali ed altri media, ad esempio Cabasino (2004, 2008), Degano (2008),Santulli (2003), mentre Bellucci (2007) osserva le relazioni tra media e proce-dimenti giudiziari.

TIdiscorso politico, oltre alla introduzione di Desideri (2006), si avvaledel saggio di Santulli (2005), interamente dedicato al discorso politico nellaSeconda Repubblica. Enunciazione, uso dei tempi, lessico e formule argomen-tative sono i tratti fondamentali analizzati nel volume.

Sulla pubblicità alcuni saggi affrontano il discorso con un taglio pre-valentemente semiotico: Borrelli (2010), Manerti (2006a). Un recente campodi indagine è il discorso religioso? (Marrone/Dusi 2008). Infine, un ulterioresettore «emergente» nell'ambito degli studi sul discorso è relativo al turismo.Da un lato il discorso turistico è stato trattato come sorta di «lingua spe-ciale», quindi con prevalente interesse traduttologico ed interlinguistico(CalvilMapelli/Lopez 2008), dall'altro lo si è visto come serbatoio di generi,indagati sia sincronicamente sia diacronica mente (Giannitrapani I Ragonese2010). Il tema dell'identità turistica di un territorio costruita attraverso ildiscorso è affrontato in Antelmi (2010), Manetti (2006b), Margarito (2007).

3.3. Marche linguistiche e fenomeni discorsivi

Come già osservato, i titoli raccolti sotto le rubriche precedenti potrebberodistribuirsi in questa sezione, a seconda del fenomeno linguistico messo afuoco, tuttavia ci sembra utile mantenere separate queste ricerche che hannoun approccio più teorico, o comunque maggiormente centrato sull'apparatolinguistico (enunciazione, argomentazione) che non sul tipo di discorso.

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Un inqu.uh'umcut o 11tctodologico l'offerto in Partiugtou/Llaarmuu/Morley (2004), dove si pone esplicitamente la questione dei rapporti tra cor-pus linguistics e AdD, laddove la prima viene indicata come uno strumentoessenziale per sostanziare le ricerche sul discorso.

Venendo alle marche linguistiche, possiamo individuare due «filoni»principali, quello relativo alle forme di enunciazione e quello relativo aglistrumenti retorici.

Il primo filone riguarda tutti i mezzi linguistici che instaurano ladimensione dialogica e intersoggettiva nel linguaggio: i pronomi personali, leforme de ittiche, quelle temporali, le modalità, il discorso riportato e le fun-zioni sintattiche come interrogazione, asserzione, negazione. Manetti (2008)illustra, a partire dai fenomeni di enunciazione, alcuni tratti peculiari delleforme di comunicazione, tanto in testi letterari quanto in testi massmediolo-gici. Calaresu (2004) affronta il tema del discorso riportato. La prospettivadiscorsiva permette all'Autrice di esaminare il fenomeno non solo nei suoiaspetti sintattico-frasali, ma anche nei suoi risvolti funzionali (pretesa diverità, disinvesti mento di responsabilità, ecc). Riguardo al giornalismo, sonostati analizzati i posiziona menti enunciativi di reporter o lettori (Pounds 2006,2010), o le varie «voci» del discorso riportato (Calsamiglia/Ferrero 2003). Lastruttura enunciativa è infine stata studiata sotto il profilo della creazione egestione di identità nella comunicazione aziendale, accademica, scientifica,mediale, turistica. Alcuni volumi collettivi sono dedicati specificamente a que-sto tema, con qualche articolo relativo anche all'italiano; ad esempio Rubino(2007), Garzone/Archibald (2010), Garzone/Catenaccio (2009).

Il secondo filone è principalmente rivolto ad analizzare le forme argo-mentative, secondo una prospettiva che vede l'argomentazione come un ele-mento coestensivo al discorso stesso e presente in qualsiasi scambio comuni-cativo (Atayan/Pirazzini 2009).

Studi specifici su mosse retoriche in particolari tipi.di testo sono costi-tuiti, inoltre, da Bondil Mazzi (2008) e Bondi/Diani (2008) per la scritturaaccademica; Santu Ili (2008) e Antelmi/Santulli (2009) per le formule conces-sive nel linguaggio giuridico.

4. Lingua e discorso in Italia. Le ragioni di una assenza

Negli anni '70 e '80, quando all'estero già si rinnovava il panorama deglistudi di linguistica, l'Accademia italiana non ha saputo (voluto?) accettare11l01tenovità: la corrente principale (e di maggior potere istituzionale) dellalinguistica si è mantenuta fedele alle proprie (prestigiose) tradizioni filolo-giche, aprendosi solo con ritardo alle istanze provenienti da psicologia, socio-logia, antropologia, e comunque, di queste, accogliendo solo alcuni aspetti.

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prensione, dei rapporti tra lingua e dialetti, dell'educazione lingllistica. l'rimaancora di poter intraprendere una analisi dei discorsi, (_'stato infatti necessariorendere comprensibili tali discorsi ad una popolazione in massima partedialettofona, e buona parte della «pratica militante» ha avuto per oggetto losvecchiamento del linguaggio, l'educazione, la padronanza della lingua, conun predominante atteggiamento pedagogico, Ciò spiega, almeno in parte, ilritardo, nel nostro paese, nella diffusione di pratiche di analisi ampiamenteaffermate in altri Paesi, malgrado la presenza, nella nostra tradizione culturale,di importanti figure che hanno fatto della riflessione sul linguaggio un tassellocruciale del proprio pensiero critico: basti pensare a Gramsci e Pasolini, fontidi idee non ancora compiutamente esplorate, almeno da parte dei linguisti.

Se rispetto ad altri Paesi la ricerca sul discorso in Italia si è sviluppatacon notevole ritardo, e lo ha fatto accogliendo, sostanzialmente, l'impostazionedelle due «anime" egemoni AD e (C)DA, i paragrafi precedenti avrannomostrato, si spera, che esiste una nutrita schiera di ricercatori interessati aportare avanti queste ternatiche, i quali, pur scarsamente collegati tra loro, etalvolta senza riconoscersi nell'etichetta di «analisti del discorso», di fattoapplicano gli strumenti della linguistica ad analisi che possono definirsi tali.La conclusione di questo resoconto è quindi più che altro un auspicio: che,senza disconoscere l'importanza delle «scuole» estere ed il ruolo guida chehanno avuto negli ultimi anni, e senza propugnare una autonomia che sarebbesolo provincialismo, i ricercatori italiani o sull'italiano siano spinti a creare,sostenere e diffondere una propria «scuola», che tenga conto delle specificitàe della storia italiana, e sia capace di presentarsi autorevolmente sulla scenainternazionale.

Abstract. Der Beitrag erfasst den Forschungsstand zum Thema Diskursanalyscin Italien in historischer Perspektive und stellt drei Richtungen vor: die Untersuchung nach Geme, nach Berufsfeld (politischer Diskurs, akademischer Dis-kurs etc.) und nach einzelnen linguistischen Aspekten (ÀuBerung, Argumenta-tion). Obwohl die Diskursanalyse in Italien keine institutionelle AnerkennunggenieBt, hat sie doch einen festen Platz innerhalb der linguistischen Forschung:Die Zahl del' diesem forschungsgebiet gewidmeten Untersuchungen ist in dcnletzten Jahren stark gestiegen. Es wird daher del' Hoffnung nach srarkerciIntegration und Vernetzung aller mit dem Thema befassten WissenschaftlcrAusdruck gegeben.

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1111 numero monografico di Langage et societé (n. 130) è dedicato al discorso religioso,111.1 lo stesso curatore lamenta la difficoltà di reperire una tradizione di studi in prospettiva,II discorso (Maingueneau 2009).

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t\ l.rdre dolcissima madre diIlllT che trascolora nelle foglieIllgjojellate della quaresima urbana

tll'gli alberiurbani1 hc si spogliano che,j fanno accanto alla tua

.isscnza che,"i marciapiedi, nelle'''l'I'ande delle stelle

ne-lla tua assenza adesso:'" undici e trenta nove di

m.rrtedì ventotto febbraio millel''rvccentonovantacinque e

ti sole si ripara come un figlioIl,,1 gorgo insanguinato della voceIIl'ibotoli aperti della coscienzaIlI'jgorghi dei millenni io Ti vedo

I IIOCO su Babilonia!I IIOCO sopra le case viggiutesi,,11 Nabucodonosor e Milano, «me un rostro potente il fuoco scenda

Il ti cielo sopra gli altipiani sulle\ I I l'ine della Standa suiI'1'I1';ieriche ci popolano scenda

I 111lL'() su Babilonia!l 'II ICO su Roma, brucino le strade!I ""CO sopra Parigi, su Berlino

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