DONAX TRUNCULUS (BIVALVIA: DONACIDAE) AS A BIOLOGICAL...
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SCUOLA DI DOTTORATO IN SCIENZE ECOLOGICHE
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA”
XVIII° CICLO
(2002-2005)
DONAX TRUNCULUS (BIVALVIA: DONACIDAE) QUALE INDICATORE
BIOLOGICO DEGLI EQUILIBRI COSTIERI E DEL BILANCIO
SEDIMENTARIO
DONAX TRUNCULUS (BIVALVIA: DONACIDAE) AS A BIOLOGICAL
INDICATOR OF COASTAL DYNAMIC AND SEDIMENTARY BALANCE
PAOLA LA VALLE
Roma, 2005
Relatore: Prof. Gian Domenico Ardizzone
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Contro-relatore: Dott. Renato Chemello
Università degli Studi di Palermo
INDICE INDICE SINOSSI
1. INTRODUZIONE 1
1.1 Il problema 1
1.2 Scopo della ricerca 5
1.3 Ambiente di spiaggia 6
2 INDICATORI BIOLOGICI 11
3. DONAX TRUNCULUS (BIVALVIA: DONACIDAE) 20
3.1 Morfologia 22
3.2 Distribuzione batimetrica 24
3.3 Ecologia 25
3.4 Riproduzione 28
3.5 Reclutamento 38
3.6 Accrescimento 40
4. AREA DI STUDIO 42
4.1 Caratterizzazione ambientale: fisico-chimica e biologica 42
5. MATERIALI E METODI 51
5.1 Siti di campionamento 51
5.2 Popolamenti a Donax trunculus 55
4.2.1 Metodi di campionamento 55
4.2.2 Trattamento dei campioni 58
4.2.3 Elaborazione dei dati 60
5.3 Analisi granulometriche 61
4.3.1 Trattamento dei campioni 61
4.3.2 Elaborazione dei dati 63
5.4 Analisi statistica 66
INDICE 6. RISULTATI 68
6.1 Popolamenti a Donax trunculus 68
4.1.1 Densità 68
4.1.2 Distribuzioni di frequenza di lunghezza 85
4.1.3 Distribuzione batimetria 99
4.1.4 Maturità sessuale 100
6.2 Analisi granulometriche 107
6.3 Donax trunculus e le variazioni granulometriche del sedimento 129
7. DISCUSSIONE 139
8. CONCLUSIONI 147
BIBLIOGRAFIA
Allegato 1: Distribuzioni di frequenza delle lunghezze di Donax trunculus per ciascun sito di campionamento alle diverse profondità esaminate nel periodo di studio.
SINOSSI
SINOSSI
DONAX TRUNCULUS (BIVALVIA: DONACIDAE) QUALE INDICATORE BIOLOGICO
DEGLI EQUILIBRI COSTIERI E DEL BILANCIO SEDIMENTARIO
Introduzione
Donax trunculus (Linnaeus, 1758) è una specie litorale, appartenente al phylum Mollusca
(Bivalvia: Donacidae), che occupa tipicamente il piano infralitorale superiore nel Mar
Mediterraneo, distribuendosi preferenzialmente su fondi sabbiosi tra 0 e 2 metri di profondità
(Massé,1971; Amouroux, 1974; Salas, 1987; Costa et al., 1987; Neuberger-Cywiak et al., 1990;
Mariani et al., 1998; Manca Zeichen et al., 2002). E’ un importante costituente della macrofauna
superficiale dei fondi sabbiosi e colonizza prevalentemente la fascia della biocenosi delle Sabbie
Fini degli Alti Livelli (SFHL), che si estende dalla linea di battigia fino a circa 2,5 m di
profondità, e una piccola fascia più superficiale delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC) (Pérès e
Picard 1964; Picard 1965). Picard (1965), basandosi principalmente sul concetto di fedeltà,
classificò Donax trunculus come “specie caratteristica esclusiva delle Sabbie Fini degli Alti
Livelli” in quanto, essendo tale specie strettamente dipendente dalla natura e dalla composizione
del sedimento, compariva solamente in quella determinata biocenosi (Morri et al., 2003). Proprio
per questa sua esclusività, sensibilità (organismo “substrato-sensibile”) e fedeltà all’habitat, D.
trunculus è in grado di fornire da solo una descrizione sufficientemente esauriente dell’intera
comunità e viene pertanto considerato un efficace descrittore dell’ambiente di spiaggia, ambiente
estremamente dinamico, fortemente esposto al moto ondoso e dominato dall’instabilità dei
sedimenti. L’ambiente di spiaggia rappresenta uno tra gli ecosistemi più vulnerabili e sensibili,
sottoposto a numerosi fenomeni naturali e forti pressioni antropiche che ne condizionano
l’evoluzione, ma soprattutto l’equilibrio. Le spiagge pertanto rappresentano un ambiente molto
sensibile alle variazioni anche piccole degli equilibri costieri e del bilancio sedimentario, che è
alla base della possibilità di esistenza della spiaggia stessa (Fierro, 2000, 2002, 2003).
Soprattutto negli ultimi 100 anni si è assistito ad una progressiva urbanizzazione della fascia
costiera che ha prodotto le maggiori modificazioni degli equilibri (Boesch, 1982; Louis Berger
Group, 1999; Green, 2002). La costruzione di vie di comunicazione costiere, la crescente
necessità di inerti da costruzione spesso prelevati negli alvei fluviali, la sistemazione dei versanti
e la creazione di invasi di uso irriguo, l’estrazione di fluidi dal sottosuolo, unitamente alla
costruzione di opere marittime e di manufatti (moli, porti, pennelli, barriere, ecc), hanno prodotto
un notevole deficit sedimentario che, sommato ad altre cause come la variazione del livello del
SINOSSI
mare e la subsidenza, hanno progressivamente aggravato il fenomeno dell’erosione dei litorali.
In particolare il paesaggio del litorale laziale, che fino ai primi del novecento era caratterizzato
da un intenso sviluppo dunare, ha subito negli ultimi decenni delle profonde modificazioni. Le
dune sono quasi del tutto scomparse, occupate da strutture balneari o complessi residenziali, le
aree paludose sono state bonificate, le superfici ricche di boschi fortemente ridotte, le spiagge in
gran parte occupate da stabilimenti balneari o edifici. A ciò si deve aggiungere sia la drastica
riduzione degli apporti solidi fluviali tiberini (Bellotti e De Luca, 1979), sia la realizzazione di
alcune dighe (Corbara, Nazzano e Castel Giubileo) nel basso e medio corso del Tevere, sia il
prelievo di inerti dall’alveo fluviale. In Italia, alla crescente erosione delle spiagge si è cercato di
porre rimedio mediante diverse strategie e tipi di intervento. Sono stati così posti in opera
svariati tipi di manufatti (opere di difesa trasversali e longitudinali, radenti o distaccate,
emergenti o soffolte) con lo scopo di proteggere gli insediamenti o frenare l'erosione. Questi
interventi, numerosi lungo le coste, raramente si sono rivelati risolutivi e, rendendo anelastica la
linea di costa, spesso hanno invece ampliato il problema aggravandolo e rendendolo irreversibile
(Fierro, 1990; Ferretti et al., 2003). A partire dagli anni ‘80, dopo che il fallimento di molti
interventi di ingegneria tradizionale per la protezione delle spiagge sabbiose divenne evidente
dal punto di vita sia tecnico che economico, negli Stati Uniti e in Europa è aumentato
costantemente l’interesse ad usare metodi di intervento “misto” che utilizzano opere rigide o
semirigide a protezione di un intervento di ripascimento con materiali provenienti generalmente
da cave terrestri o dal dragaggio di zone di sovrasedimentazione costiera. In Italia, solo nella
seconda metà degli anni ‘90 è stata adottata la tecnica del ripascimento mediante sabbie relitte.
Le sabbie relitte sono depositi sabbiosi, presenti lungo la piattaforma continentale a diverse
profondità, che si sono formati nel passato geologico. Questa pratica presenta alcuni importanti
vantaggi rispetto alle tradizionali tecniche di salvaguardia e protezione dei litorali in erosione
come la disponibilità di notevoli volumi di sabbia (milioni di metri cubi), i costi vantaggiosi, la
conservazione degli aspetti estetici paesaggistici e principalmente il grande ampliamento della
spiaggia, che spesso comporta un avanzamento superiore ai 50 metri.
In questo scenario generale si pone in modo evidente il problema dell’impatto sull’ambiente
marino, in particolare sui popolamenti bentonici presenti, che può avere anche rilevanti
ripercussioni su attività economiche di grande interesse, come ad esempio la pesca. Questo ha
comportato l’avvio di numerosi studi di controllo e di monitoraggio ambientale, con particolare
riguardo alla fascia costiera. Soprattutto negli ultimi decenni la scelta dei metodi per la
valutazione dello stato dell’ambiente ha comportato lo studio delle componenti biologiche
dell’ecosistema in grado di rispondere, con differente sensibilità, alle modificazioni
SINOSSI
dell’ambiente. Gli effetti dei disturbi, intesi come variazioni dovute a fattori sia naturali sia
antropici, si ripercuotono sulle comunità biotiche sia direttamente sia indirettamente attraverso
l’alterazione delle caratteristiche ambientali; pertanto valutare l’entità delle perturbazioni
attraverso la risposta degli organismi è una valida strategia per determinare in un arco temporale
esteso eventuali cambiamenti dell’ambiente. Tra le comunità biologiche, in particolare le
comunità bentoniche sono considerate i più adeguati descrittori sintetici dell’ambiente. Esse,
mantenendo una memoria storica e spaziale dei fenomeni naturali e di perturbazione avvenuti
nell’ambiente, possono descrivere efficacemente specifiche condizioni ambientali; notoriamente
infatti esse rappresentano la “memoria biologica” degli ecosistemi marini (Bianchi e Zurlini,
1984).
Alla luce di queste considerazioni in questo lavoro si è scelto di studiare la specie litorale Donax
trunculus (L.) per valutare la sua efficacia come indicatore biologico. Il concetto di indicatore
biologico nasce dalla necessità di individuare degli organismi, di facile e rapida applicazione, in
grado di fornire una immagine dinamica delle modificazioni presenti nell’ambiente.
Naturalmente, un buon indicatore deve possedere requisiti fondamentali, quasi irrinunciabili, che
ne semplifichino l’applicazione come: la facilità di reperibilità ed impiego, un elevato potere
discriminante, la possibilità di utilizzo in ampie aree geografiche e l’affidabilità, in quanto un
indicatore deve essere in grado di fornire lo stesso tipo di risposta quando si confrontano
situazioni identiche nello spazio e nel tempo (Sandulli, 2004; Occhipinti e Forni, 2003).
Scopo di questo progetto di ricerca è pertanto quello di descrivere e analizzare l’influenza di
fattori fisici sia naturali sia di origine antropica nella distribuzione del Donax trunculus al fine di
valutare la possibilità di una sua utilizzazione come indicatore biologico degli equilibri costieri e
del bilancio sedimentario. A tale scopo si è reso indispensabile approfondire le conoscenze
biologiche ed ecologiche di un ambiente costiero, estremamente dinamico, fortemente esposto al
moto ondoso e dominato dall’instabilità dei sedimenti, come è il piano infralitorale superficiale
di fondo mobile. Infatti, dalla raccolta del materiale bibliografico esistente relativo al Mar
Mediterraneo risulta la presenza di dati scarsi e frammentari e, laddove presenti, risalenti agli
anni ’80.
Materiali e metodi
L’area oggetto di studio comprende il tratto di costa laziale tra Ladispoli e Anzio (Roma), nel
Mar Tirreno Centrale. Lungo il tratto di costa esaminato, che ha un’estensione di circa 60 km,
sono state campionati i seguenti 7 siti, in ordine geografico da nord a sud: Ladispoli, Fregene,
Focene, Ostia centro (Ostia1), Ostia levante (Ostia2), Torvaianica e Anzio. La scelta dei siti di
campionamento nasce dalla considerazione che la costa oggetto di studio è caratterizzata dalla
SINOSSI
presenza di tratti di litorale in condizioni di equilibrio e di litorali soggetti a fenomeni erosivi
particolarmente intensi. In particolare, sui litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, per porre
rimedio alla crescente erosione delle spiagge in passato sono stati realizzati numerosi interventi
di ripristino, come la costruzione di opere rigide di diversa tipologia (barriere, scogliere,
pennelli) e i ripascimenti con sabbia prelevata sia da cave terrestri sia marine. Inoltre, questi
litorali sono stati interessati da rilevanti interventi di ripascimento nel periodo febbraio-aprile
2003 nel corso di questo studio, che si è svolto da giugno 2002 ad aprile 2004, ed hanno
comportato lo sversamento di centinaia di migliaia di m3 di sabbia relitta. Le spiagge di Fregene
e Torvaianica, in condizioni di equilibrio dinamico, sono state utilizzate come aree di controllo,
in quanto rappresentative di una situazione naturale.
In ciascun sito, mensilmente, per l’intero periodo di studio, sono stati campionati
contemporaneamente Donax trunculus e i sedimenti superficiali di spiaggia. Il prelievo di
campioni è stato effettuato lungo transetti ortogonali alla costa, distribuiti a 3 diverse profondità,
rispettivamente 0 - 0,5 - 1 m.
Donax trunculus è stato campionato, in ognuno dei 7 siti prescelti, utilizzando un rastrello a
mano di tipo professionale, comunemente utilizzato per la pesca a molluschi (maglia non
inferiore a 20 mm). Al fine di poter campionare anche le taglie più piccole e i giovanili la maglia
del rastrello è stata modificata (1 mm di lato). Gli individui di Donax trunculus sono stati contati,
pesati ed è stata calcolata la densità (ind/m2) per ogni campione. Per lo studio dell’accrescimento
sono state condotte analisi morfometriche della conchiglia. Per la determinazione del sesso e
della maturità sessuale è stata utilizzata, per i maschi e le femmine di D. trunculus, una scala a 5
stadi, ottenuta modificando la scala di Lucas (1963). I dati relativi alla maturità sessuale degli
individui sono stati utilizzati per determinare il periodo di maturità sessuale e quello riproduttivo
e per stimare inoltre la taglia di prima maturità e il rapporto sessi. Per quanto riguarda i dati
relativi all’accrescimento, le misure di lunghezza eseguite lungo l’asse antero-posteriore della
conchiglia, sono state organizzate in istogrammi di frequenza per classi di lunghezza rispetto alla
profondità, allo scopo di evidenziare la relazione tra la taglia e la profondità nei diversi mesi di
campionamento e per determinare il periodo di reclutamento dei giovani individui.
Per le indagini sedimentologiche sono stati prelevati campioni di sedimento superficiale
manualmente, con l’ausilio di un’asta provvista di un raccoglitore metallico posto ad
un’estremità. Lo strato di sedimento raccolto (circa 3 cm) è stato conservato in contenitori di
plastica ad una temperatura di + 4°C. In laboratorio per ogni campione è stata eseguita l’analisi
granulometrica dei sedimenti e sono stati calcolati i principali parametri statistici proposti da
Folk e Ward (1957).
SINOSSI
Per verificare la possibile influenza di fattori ambientali sulla distribuzione del bivalve Donax
trunculus è stata costruita una matrice utilizzando come variabili la densità di Donax (individui
per metro quadrato), le diverse classi granulometriche dei sedimenti (in phi), i mesi di
campionamento, le tre profondità (0 - 0,5 -1 m) e una variabile che distingue tra siti di controllo
e i siti “prima” e “dopo” le attività di ripascimento. L’analisi esplorativa dei dati è stata effettuata
utilizzando l’Analisi Canonica Discriminante. Tale analisi è stata applicata allo scopo di
estrinsecare le variabili che, fra tutte quelle considerate, contribuiscono in maniera significativa
alla discriminazione dei gruppi in cui la matrice è suddivisa. Per verificare la significatività
dell’analisi canonica discriminate è stato applicato il test di simulazione Monte-Carlo o
“Permutation test” (basato su 999 repliche). I grafici a scatola (box-plot) sono stati utilizzati per
descrivere in modo compatto e grafico le distribuzioni dei principali fattori analizzati, quali la
densità di D. trunculus nei diversi siti di campionamento, nelle diverse profondità, nei siti di
controllo e in quelli sottoposti a ripascimento. Per verificare la significatività delle differenze
riscontrate nei grafici box-plot tra la densità di Donax trunculus e le tre profondità esaminate e i
siti di campionamento e tra i siti di controllo e i siti “prima” e “dopo” il ripascimento, è stato
utilizzato il test di Mann-Whitney della somma dei ranghi. Questo test è l’analogo non-
parametrico del test t di Student per il confronto di due campioni indipendenti. Per valutare
l’esistenza di una relazione tra la presenza di Donax trunculus e le differenti classi
granulometriche dei sedimenti campionati è stata calcolato il coefficiente di Correlazione di
Spearman (test a 2 code). L’indice di correlazione Rho per ranghi di Spearman è una misura non
parametrica della correlazione e misura pertanto il grado di relazione tra due coppie di variabili.
Esso richiede inoltre che entrambe le variabili siano misurate almeno su scala ordinale. E’ stata
anche applicata una analisi, utilizzata per la prima volta da Falissard (1999) in campo medico e
psicologico, chiamata “Focused Principal Components Analysis”. I pacchetti software utilizzati
sono stati “R” (The R Project for Statistical Computing) e SPSS 13.0.
Risultati e discussione
In questo studio sono stati analizzati complessivamente 9.645 individui di Donax trunculus. In
particolare, nel periodo di studio la specie è risultata più abbondante lungo i litorali di Fregene
(3.143 individui) e Focene (3.121) a cui seguono le spiagge di Torvaianica (1.660), Ladispoli
(890), Ostia2 (491), Anzio (277) e Ostia1 (63). In generale il popolamento è caratterizzato da
elevati valori di densità media nei siti di Focene e Fregene nel periodo di studio pari
rispettivamente a 5,55 e 5,42 ind/m2. I valori più bassi di densità media sono stati invece rilevati
nei litorali di Ostia1 e Anzio pari rispettivamente a 0,11 e 0,54 ind/m2. I picchi di densità
SINOSSI
rinvenuti sono presenti nel periodo estivo (agosto-settembre) in tutte le spiagge esaminate. Nei
siti di Ladispoli e Ostia2 si osservano inoltre dei picchi di densità nel mese di gennaio.
Per quanto riguarda il ciclo riproduttivo, il periodo di attività riproduttiva in D. trunculus risulta
piuttosto ampio e si estende principalmente da aprile a luglio-agosto, periodo in cui le gonadi di
entrambi i sessi risultano mature (tutti gli individui presentano le gonadi piene di ovociti e di
spermatociti). La deposizione presenta dei picchi nei mesi di luglio e agosto. La specie, tra
settembre e marzo, risulta essere in uno stato di inattività (periodo di riposo), in cui le gonadi
sono regredite ed il sesso non è distinguibile microscopicamente. Il periodo di reclutamento, in
cui gli individui giovani si fissano al substrato ed entrano a far parte della popolazione, pur
subendo delle variazioni nell’area oggetto di studio, generalmente si osserva ad aprile, in estate,
tra luglio e settembre, e in misura minore in inverno, a dicembre. Esiste, quindi, un periodo
molto lungo che intercorre tra la fine del periodo riproduttivo (principalmente luglio-agosto) e la
comparsa del reclutamento dei giovanili (tra aprile e dicembre). Tale fenomeno è già stato
rilevato in uno studio effettuato lungo le coste algerine da Moueza e Frenkiel-Renault (1973),
dove accanto al periodo riproduttivo piuttosto esteso e caratterizzato da due picchi (il primo a
marzo-aprile e il secondo a luglio-agosto) gli Autori osservano il reclutamento nei mesi di
settembre-ottobre e dicembre. Gli stessi Autori spiegano questo fenomeno supponendo una vita
larvale di D. trunculus molto lunga, di circa sei mesi.
Dai risultati conseguiti in questo studio D. trunculus risulta caratterizzato da un accrescimento
piuttosto di veloce; tale accrescimento, massimo in estate (circa 3-6 mm), rallenta cospicuamente
nel periodo invernale. I dati raccolti hanno confermato che D. trunculus è una specie a ciclo
vitale breve (2 - 3 anni), in accordo con quanto noto in letteratura per il Mar Mediterraneo
(Bayed e Guillou, 1985). Diversi studi hanno evidenziato infatti che la durata del ciclo vitale
aumenta in modo proporzionale al crescere della latitudine: il ciclo vitale ha una durata di 2-3
anni lungo le coste atlantiche del Marocco e del Mediterraneo e di 5 anni lungo le coste nord-est
atlantiche (Gaspar et al., 1999).
Per quanto riguarda la taglia di prima maturità sessuale, i valori ottenuti in questo studio, pari a
14,4 mm per le femmine e a 14,1 mm per i maschi, sono risultati essere di poco superiori a quelli
riscontrati da Costa et al. (1987) lungo le coste del Tirreno centrale (12-13 mm) e da Ramon
Herrero (1993) nel Golfo di Valencia (12,7mm), mentre sono risultati inferiori a quanto
osservato da Moueza e Frenkiel-Renault (1973) lungo le coste algerine (circa 16 mm).
Dai dati ottenuti relativamente al rapporto dei sessi, D. trunculus presenta generalmente un
rapporto situato attorno all’1:1 durante tutto il periodo riproduttivo. Fa eccezione il sito di
Ladispoli dove la percentuale di maschi è più elevata di quella delle femmine. Nel complesso i
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risultati ottenuti sono in accordo con le osservazioni fatte da diversi Autori (Lucas,1965; Badino
e Marchionni, 1972; Moueza e Frenkiel-Renault, 1973) che, pur rilevando una percentuale di
maschi di solito più alta di quella delle femmine, segnalano un rapporto sessi che non si discosta
significativamente da 1:1.
D. trunculus presenta, lungo il tratto di costa laziale esaminato, una distribuzione batimetria
degli individui in funzione della taglia. In generale si osserva che, gli individui più piccoli sono
distribuiti tra 0 e 0,5 m di profondità e con l’avanzare della taglia e dell’età migrano verso
profondità maggiori (1 m). Questa distribuzione risulta abbastanza evidente nei siti di controllo
di Fregene e Torvaianica: i giovanili, anche se sono presenti a tutte e tre le profondità, mostrano
una diminuzione del numero di individui con l’aumentare della profondità. Lungo le spiagge di
Ladispoli e Focene si rinvengono individui di piccola taglia prevalentemente a 0,5 e 1 m di
profondità. Nei siti di Ostia1, Ostia2 ed Anzio il basso numero di animali catturati non permette
di definire un quadro ben preciso degli spostamenti batimetrici di D. trunculus, anche se, i
giovanili sembrano disporsi tra 0,5 e 1 m di profondità. Probabilmente il mancato ritrovamento
di esemplari giovani in prossimità della linea di battigia è attribuibile alla condizione di
instabilità della spiaggia. I risultati ottenuti sono in accordo con quanto osservato, in Atlantico,
da Ansell e Lagardere (1980) sull’Isola d’Oleron, da Guillou e Bayed (1991) in Marocco, da Le
Moal (1993) in Bretagna e, in Mediterraneo, da Mariani et al. (1998) nella Laguna di Lesina.
L’analisi dei dati granulometrici rinvenuti in questo studio ha permesso di fare alcune importanti
considerazioni sullo stato dei litorali oggetto di studio e sui cambiamenti granulometrici avvenuti
in alcuni siti in relazione all’esecuzione degli interventi di ripascimento.
I dati evidenziano a Fregene e Torvaianica (siti di controllo) la presenza di spiagge in condizioni
di equilibrio dinamico, caratterizzate dalla presenza di un sedimento ben classato, costituito da
sabbia medio-fine. Normalmente, infatti, in un ambiente naturale, la distribuzione
granulometrica della spiaggia sottomarina è ben classata, con la dimensione media dei granuli
che diminuisce gradualmente verso il fondo, l’asimmetria negativa e la percentuale di pelite che
aumenta all’aumentare della batimetria. Queste caratteristiche generali contraddistinguono i
sedimenti di spiaggia, dove l’azione costante del moto ondoso tende a selezionare i sedimenti in
funzione della competenza energetica, e quindi della profondità, e ad allontanare verso il largo le
frazioni più fini. Il classamento in prossimità della zona di battigia può essere minore rispetto
alle acque più profonde, data l’estrema variabilità dinamica dell’area. Le oscillazioni del
classamento si hanno generalmente durante il ciclo stagionale. La minore incisività del moto
ondoso durante il periodo estivo, tradotta in minore energia a disposizione, permette la
deposizione di un numero maggiore di classi granulometriche, con conseguente peggioramento
SINOSSI
del parametro classamento. In autunno e primavera si hanno valori intermedi del classamento,
data l’estrema variabilità del moto ondoso, per raggiungere poi, in inverno, i valori più elevati,
quando l’energia del moto ondoso è tale da allontanare molte delle frazioni fini che
caratterizzano la spiaggia (Ricci Lucchi, 1980).
Tutti gli altri tratti di litorale studiati sono invece caratterizzati da condizioni di instabilità
imputabili a significativi fenomeni erosivi. Questi litorali sono stati interessati da rilevanti
interventi di ripascimento, avvenuti nel corso di questo studio nel periodo febbraio-aprile 2003,
che hanno comportato lo sversamento di centinaia di migliaia di m3 di sabbia relitta. In generale
durante gli interventi di ripascimento è stato sversato un sedimento più fine e meglio classato
dell’originale. Sulla spiaggia di Focene il nuovo sedimento versato con il ripascimento è rimasto
stabile per tutto il periodo di studio; probabilmente l’intervento di ripascimento e la presenza di
alcune opere rigide trasversali (pennelli) hanno favorito la stabilizzazione della linea di riva. I
litorali di Ladispoli, Ostia1, Ostia2 e Anzio mostrano invece situazioni più complesse: nel tempo
infatti, e più o meno gradualmente, questi litorali tornano ad una condizione di instabilità. Il
spiaggia di Ladispoli anche dopo il ripascimento appare in una condizione di non equilibrio.
Anche le forti mareggiate, che hanno interessato la spiaggia nel mese di ottobre 2003, hanno
contribuito a rendere il litorale estremamente instabile. La spiaggia Ostia1, in forte stato di
arretramento, era costituita da un sedimento, estremamente variabile, caratterizzato da sabbie
prevalentemente grossolane. Nonostante con il ripascimento sia stato versato un sedimento più
fine dell’originale e meglio classato, il litorale si trova in una condizione di instabilità
sedimentaria, soprattutto alla profondità di 0 e 0,5 m. Questo è probabilmente imputabile sia al
significativo fenomeno erosivo in atto sia alla presenza di materiali eterogenei (ad esempio
ciottoli e ghiaia di origine fluviale), appartenenti ai numerosi interventi di difesa e di
ricostruzione effettuati in passato, che vengono rimessi continuamente in circolo dall’azione del
moto ondoso incidente. Sulla spiaggia di Ostia2 è stato sversato un sedimento con caratteristiche
granulometriche piuttosto simili a quello originario. Il nuovo sedimento versato, inizialmente
stabile, è stato successivamente vagliato dall’azione delle onde, che hanno allontanato le frazioni
fini, tendendo gradualmente ad un ritorno alle condizioni originarie di non stabilità. Questo tratto
di litorale, in forte stato di arretramento, in passato è stato interessato da diversi interventi di
difesa e da un intervento di ripascimento mediante sabbie relitte nel 1999. La vicinanza del
fiume Tevere e la presenza di un sedimento eterogeneo nella vicina spiaggia di Ostia1 ne
influenzano negativamente il classamento. Il monitoraggio effettuato a distanza di 14 mesi
dall’intervento di ripascimento (giugno 2004) ad Ostia2 ha evidenziato una rilevante perdita
della superficie di spiaggia pari al 69% rispetto alla superficie stabilizzata dopo le attività. Sul
SINOSSI
litorale di Anzio, il nuovo sedimento versato è stato repentinamente trasportato verso profondità
maggiori. Questo è confermato anche dagli studi di monitoraggio effettuati a distanza di 5 mesi
dal ripascimento (ottobre 2003) che hanno evidenziato una cospicua perdita della superficie di
spiaggia pari al 73% rispetto alla superficie stabilizzata dopo le attività. Questa forte perdita può
essere messa in relazione con il fatto che questa spiaggia, che si trova subito a sud di Tor
Caldara, non è protetta da strutture artificiali.
Per comprendere le relazioni tra Donax trunculus e le caratteristiche granulometriche delle
spiagge oggetto di studio sono stati messi in relazione le densità della specie nello spazio e nel
tempo con la granulometrica dei sedimenti.
In generale nell’area oggetto di studio D. trunculus mostra differenti valori di densità (individui
per m2) nei diversi siti di campionamento; tali differenze sono probabilmente legate alle diverse
condizioni ambientali che contraddistinguono i litorali oggetto di studio. In generale, in tutti i
tratti di litorale esaminati si osservano dei rilevanti picchi di densità soprattutto nel periodo
estivo (luglio-settembre) e, in misura minore, nel periodo invernale (dicembre-gennaio): tali
picchi corrispondono al periodo di reclutamento dei giovanili. Questo studio evidenzia come i
valori di densità riscontrati (massima densità media pari a 11,9 ind/m2) siano in generale di gran
lunga inferiori a quelli riportati in letteratura per altre aree del Mediterraneo. In Algeria, Moueza
(1972) segnala densità variabili tra 150 e 550 ind/m2 nei diversi mesi; lungo le coste israeliane
Neuberger-Cywiak et al. (1990) riscontrano valori compresi tra 159 e 510 ind/m2. Sono, invece,
piuttosto simili a quelli ottenuti in Adriatico da Mariani et al. (1998) nella laguna di Lesina
(densità media tra 0,97 e 15,39 ind/m2).
Relativamente ai siti di controllo, i litorali di Fregene e Torvaianica sono caratterizzati da valori
molto alti di densità rispetto agli altri siti di campionamento. Su questi litorali, la presenza di un
sedimento idoneo per l’insediamento della specie ma soprattutto la condizione di stabilità della
linea di riva favoriscono la presenza di una popolazione a Donax ben strutturata. Le fluttuazioni
di densità riscontrate sono legate al ciclo riproduttivo delle specie; i picchi di densità coincidono
infatti con la fase di reclutamento dei giovanili, così come evidenziato dall’analisi degli
istogrammi di frequenza delle lunghezze di D. trunculus.
Sul litorale di Focene, da parecchi anni sottoposto a rilevanti fenomeni erosivi, i dati raccolti
evidenziano un incremento dei valori di densità di D. trunculus dopo il ripascimento dell’arenile.
Più precisamente a distanza di circa 4 mesi dal ripascimento, avvenuto nel mese di aprile 2003,
si assiste ad un cospicuo reclutamento estivo di giovanili che trovano un substrato ottimale su cui
stabilirsi ed accrescersi anche nel successivo periodo invernale. Come già evidenziato dalle
analisi granulometriche dei sedimenti, la spiaggia assume una nuova condizione di stabilità.
SINOSSI
A Ladispoli D. trunculus presenta generalmente bassi valori di densità. Dopo le attività di
ripascimento, eseguite nel mese di aprile 2003, si osserva una diminuzione dei valori di densità. I
dati ottenuti evidenziano il rinvenimento di diversi giovanili di Donax nei mesi estivi dopo circa
3-4 mesi dal ripascimento che, però, non riescono a insediarsi nel successivo periodo autunnale.
Questo è sicuramente riconducibile alla persistente condizione di instabilità della linea di riva e
alle forti mareggiate, che hanno interessato il litorale di Ladispoli ad ottobre 2003, che hanno
impedito alle larve di fissarsi nel nuovo substrato e di accrescersi.
Nel sito di Ostia1 D. trunculus non era stato mai rinvenuto nel corso di questo studio fino al
refluimento di nuovo sedimento sull’arenile, avvenuto nel mese di marzo 2003. Dopo circa 4
mesi dal termine delle attività si assiste all’insediamento di individui giovani. Certamente la
persistente instabilità dei sedimenti di spiaggia ha contribuito ad ostacolare lo sviluppo di una
popolazione a Donax stabile. Come già evidenziato, la presenza di materiali eterogenei che
vengono rimessi continuamente in circolo dall’azione del moto ondoso incidente e i numerosi
interventi realizzati negli ultimi 15 anni lungo il litorale hanno contribuito a rendere l’ambiente
fortemente alterato e stressato sia da un punto di visto sedimentologico che biologico.
Ad Ostia2 D. trunculus era stato rinvenuto solo sporadicamente e con valori di densità
estremamente bassi prima delle attività di ripascimento. Anche in questo caso i dati rilevati
evidenziano, a distanza di 4 mesi dalle attività di ripascimento effettuato nel mese di marzo
2003, la comparsa di alcuni esemplari che però non riescono a sopravvivere nel periodo
successivo autunnale. Si può supporre che il nuovo sedimento versato, inizialmente stabile, sia
stato repentinamente perso, con il conseguente ritorno alle condizioni originarie di non stabilità.
Questo tratto di litorale, come già evidenziato, in passato è stato interessato da diversi interventi
di difesa e da un ripascimento mediante sabbie relitte.
Lungo il litorale di Anzio D. trunculus presenta valori di densità molto bassi e nel complesso tali
valori rimangono piuttosto costanti sia prima che dopo il ripascimento. Nei mesi estivi (agosto-
settembre 2003), a distanza di circa 4 mesi dal ripascimento, si rileva la comparsa di individui
giovani che, però, non riescono a dare origine ad una popolazione a Donax ben strutturata. Come
già evidenziato, in questo litorale, particolarmente esposto al moto ondoso e non protetto da
strutture artificiali (barriere, pennelli), la condizione di forte instabilità del substrato, che è stato
repentinamente trasportato verso profondità maggiori, ha reso difficoltoso il processo di
insediamento delle larve.
Da una attenta analisi dei risultati e delle considerazioni sopra riportate è emerso chiaramente
come la biologia e l’ecologia di Donax trunculus siano strettamente correlate all’ambiente
estremamente dinamico e fragile in cui vive. In particolare, considerato che il parametro che
SINOSSI
influenza maggiormente la distribuzione è la tessitura del sedimento, si è cercato di approfondire
la relazione tra D. trunculus, in termini di densità, e le variazioni granulometriche del sedimento
per analizzare e valutare come la specie risponde alla variazione degli equilibri costieri.
Dai risultati ottenuti dall’analisi statistica si separano chiaramente i siti di controllo (Fregene e
Torvaianica) e, in misura minore, il sito di Focene dagli altri litorali oggetto di studio. In
particolare, i siti di controllo, che si trovano in condizioni di equilibrio dinamico, sono
caratterizzati generalmente dai valori più elevati di densità di Donax e, relativamente al
sedimento, dalla predominanza della classe granulometrica di 2 phi (0,250 mm). Il litorale di
Focene invece sembra trarre beneficio dalle operazioni di ripascimento, infatti assume una
condizione di stabilità simile a quella osservata nei siti di controllo. Tutti i restanti siti sono
invece caratterizzati da valori molto bassi di densità e sembrano essere influenzati
principalmente dalla presenza di sedimenti fini e/o grossolani. Come già confermato dalle analisi
granulometriche, questi arenili si trovano in un forte stato di arretramento e di instabilità dei
sedimenti. In particolare, i litorali di Ostia 1 e Ostia 2, dove D. trunculus non era stato quasi mai
rinvenuto, sembrano essere influenzati dalla presenza di materiali grossolani di diversa origine
(ad esempio ciottoli e ghiaia di origine fluviale) e da un sedimento generalmente poco classato.
Anche i risultati ottenuti dall’analisi della distribuzione delle percentuali dei granuli di
dimensione 2,0 phi (0,250 mm) nei diversi siti confermano quanto sopra riportato: Fregene,
Torvaianica e Focene presentano percentuali maggiori di granuli di dimensioni 2,0 phi (0,250
mm) rispetto agli altri siti di campionamento. Quindi i risultati ottenuti sembrano confermare che
D. trunculus predilige particolarmente la classe granulometrica di 2 phi (0,250 mm).
Considerato che le informazioni esistenti in letteratura scientifica avevano messo in evidenza che
D. trunculus colonizza prevalentemente spiagge caratterizzate da granulometrie comprese tra
0,50 e 0,125 mm, questo studio ha permesso di restringere ulteriormente il range granulometrico
ottimale per la specie. Infatti, dall’analisi statistica è risultata una correlazione significativa con i
sedimenti costituiti prevalentemente dalla classe granulometrica di 2 phi (0,250 mm) e, in misura
minore, di 2,5 phi (0,177 mm). La presenza, inoltre, di sedimenti costituiti da granulometrie
molto grossolane (-2,5<phi<0) influenza negativamente l’insediamento e il successivo sviluppo
della specie. Queste osservazioni sono in accordo con quanto segnalato, in Atlantico, da Guillou
e Bayed (1991) e da Bayed e Guillou (1985) lungo le coste marocchine, da Guillou e Le Moal
(1980) in Bretagna e, in Mediterraneo, da Ramon Herrero (1993) lungo le coste spagnole.
Risultati leggermente diversi sono stato ottenuti da Moueza (1972), lungo le coste algerine, il
quale ha osservato che la granulometria ottimale per l’insediamento della specie varia tra 0,50 e
0,40 mm in primavera e in estate, e tra 0,30 e 0,25 mm durante l’inverno. In Mediterraneo,
SINOSSI
Castagnolo (1978) lungo le coste della Toscana e Neuberger-Cywiak, et al. (1990) in Israele
hanno evidenziato che la granulometria idonea corrisponde alla sabbia media compresa tra 0,50 e
0,25 mm.
Conclusioni
Alla luce dei risultati ottenuti in questo studio si può affermare che D. trunculus, specie
caratteristica esclusiva della biocenosi del piano infralitorale superficiale di fondo mobile delle
Sabbie Fini degli Alti livelli (SFHN) (Pérès e Picard 1964; Picard 1965), organismo strettamente
dipendente dalla granulometria del sedimento (de la Huz et al., 2002), è un buon indicatore
biologico che permette di realizzare una “istantanea” dello stato strutturale dell’ambiente di
spiaggia. In particolare è in grado di descrivere efficacemente le variazioni granulometriche dei
sedimenti legate sia a fenomeni naturali sia antropici che possono verificarsi nell’ambiente di
spiaggia.
Da questo studio è soprattutto emerso come la presenza di D. trunculus sia strettamente correlata
alla condizione di stabilità del sedimento; non è sufficiente solamente una granulometria idonea
per permettere l’insediamento di una popolazione a Donax ben strutturata. Nel complesso in
questo studio è stato dimostrato che nelle spiagge sottoposte a fenomeni di arretramento o di
instabilità del sedimento, D. trunculus fatica ad insediarsi, non riuscendo a trovare un substrato
idoneo su cui stabilirsi e sopravvivere. E’ anche emerso che la specie è in grado di fissarsi e di
colonizzare un nuovo substrato solo nei tratti di litorale, oggetto di ripascimento, in cui è stata
ripristinata una condizione di equilibrio sedimentario e la linea di riva è riuscita a rimanere
stabile per un tempo relativamente lungo, almeno successivo al periodo di reclutamento della
stessa specie. In generale, con il miglioramento delle condizioni ecologiche generali delle
spiagge si potrebbe assistere all’insediamento di popolazioni a Donax ben strutturate e stabili nel
tempo. E’ importante sottolineare come, in questo tipo di studi, lo studio della biologia di una
specie sia estremamente importante al fine di poter minimizzare gli impatti sui popolamenti
presenti. Infatti, nel caso specifico, un intervento di ripascimento eseguito in tarda estate avrebbe
sepolto gli individui reclutati non permettendo l’instaurarsi di una popolazione a Donax e,
inoltre, non avrebbe consentito un ulteriore reclutamento, se non l’anno successivo.
Pertanto alla luce di risultati ottenuti si può affermare che la presenza di una popolazione a
Donax strutturata è indice di una condizione di equilibro delle coste e del bilancio sedimentario.
Considerati i risultati positivi conseguiti in questa ricerca e considerata l’entità e la rapidità dei
cambiamenti ambientali in atto sugli ecosistemi litorali costieri, è auspicabile perseguire lo
studio degli indicatori anche in funzione di un loro possibile impiego come mezzi di supporto ai
fini di una corretta gestione integrata della fascia costiera. Anche se indicizzare l’ambiente
SINOSSI
marino costiero risulta particolarmente difficile a causa della sua stessa natura, appare comunque
evidente che lo sviluppo e l’impiego di nuovi indicatori potrà apportare un contributo di rilievo
per una efficace soluzione di alcune problematiche ambientali che affiggono con sempre
maggiore frequenza e intensità gli ecosistemi del Mar Mediterraneo.
1. INTRODUZIONE
1
1. INTRODUZIONE
1.1 Il problema
Donax trunculus (Linnaeus, 1758) è una specie litorale, appartenente al phylum Mollusca
(Bivalvia: Donacidae), che occupa tipicamente il piano infralitorale superiore nel Mar
Mediterraneo, distribuendosi preferenzialmente su fondi sabbiosi tra 0 e 2 metri di profondità
(Massé,1971; Amouroux, 1974; Salas, 1987; Costa et al., 1987; Neuberger-Cywiak et al., 1990;
Mariani et al., 1998; Manca Zeichen et al., 2002). E’ un importante costituente della macrofauna
superficiale delle spiagge sabbiose e colonizza prevalentemente la fascia della biocenosi delle
Sabbie Fini degli Alti Livelli (SFHL), che si estende dalla linea di battigia fino a circa 2,5 m di
profondità, e una piccola fascia più superficiale delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC) (Pérès e
Picard 1964; Picard 1965).
Picard (1965), basandosi principalmente sul concetto di fedeltà, classificò Donax trunculus come
“specie caratteristica esclusiva delle Sabbie Fini degli Alti Livelli” (Biocœnose des Sable Fins
des Hauts Niveaux) in quanto, essendo tale specie strettamente dipendente dalla natura e dalla
composizione del sedimento, compariva solamente in quella determinata biocenosi (Morri et al.,
2003). Proprio per questa sua esclusività, sensibilità (organismo “substrato-sensibile”) e fedeltà
all’habitat, D. trunculus è in grado di fornire da solo una descrizione sufficientemente esauriente
dell’intera comunità e viene pertanto considerato un efficace descrittore dell’ambiente di
spiaggia, ambiente estremamente dinamico, fortemente esposto al moto ondoso e dominato
dall’instabilità dei sedimenti.
L’ambiente di spiaggia rappresenta uno tra gli ecosistemi più vulnerabili e sensibili, sottoposto a
numerosi fenomeni naturali e forti pressioni antropiche che ne condizionano l’evoluzione, ma
soprattutto l’equilibrio. In questo ambito le spiagge rappresentano l’elemento più sensibile alle
variazioni anche piccole degli equilibri costieri e del bilancio sedimentario che è alla base della
possibilità di esistenza della spiaggia stessa (Fierro, 2000, 2002, 2003). Soprattutto negli ultimi
100 anni si è assistito ad una progressiva urbanizzazione della fascia costiera che ha prodotto le
maggiori modificazioni degli equilibri (Boesch, 1982; Louis Berger Group, 1999; Green, 2002).
La costruzione di vie di comunicazione costiere, la crescente necessità di inerti da costruzione
spesso prelevati negli alvei fluviali, la sistemazione dei versanti e la creazione di invasi di uso
irriguo, l’estrazione di fluidi dal sottosuolo, unitamente alla costruzione di opere marittime e di
manufatti (moli, porti, pennelli, barriere, ecc), hanno prodotto un notevole deficit sedimentario
che, sommato ad altre cause come la variazione del livello del mare e la subsidenza, hanno
progressivamente aggravato il fenomeno dell’erosione dei litorali.
1. INTRODUZIONE
2
La documentazione storico archeologica, per quanto i dati disponibili siano discontinui e
frammentari, dimostra che la tendenza complessiva in Italia è stata durante il XVIII e per gran
parte del XIX secolo a favore di un avanzamento della linea di costa. E’ in particolare nel XX
secolo, invece, che si è prodotta una fortissima riduzione degli apporti sedimentari ai litorali che
ha coinciso con l’incremento di valore delle spiagge come spazio d’uso, per effetto
dell’economia turistica. Poiché le prime avvisaglie della fase attuale di erosione dei litorali si
sono avute in tutto il mondo alla metà del 1800, e per il fatto che essa ha interessato anche zone a
scarsissima antropizzazione, molti ritengono che sulla riduzione degli apporti solidi possano aver
influito variazioni del clima: l’inizio della fase di erosione coincide infatti col termine della
“piccola era glaciale”. Tali variazioni sono da intendere tanto come modificazioni del regime
delle piogge (che si riflette sull’apporto solido dei corsi d’acqua) che come variazioni dei regimi
meteo-marini medi (che si riflettono sul trasporto lungo costa e sull’asporto di sedimenti verso il
largo) e del livello marino (dovuto all’innalzamento eustatico) (Fierro, 1990). Per quanto
riguarda i litorali italiani, un ruolo di primo piano è occupato dalle coste Tirreniche che
presentano fenomeni di erosione diffusa in oltre il 50% delle spiagge, mentre solo il 5% è in
accrescimento. I fenomeni erosivi, presenti ovunque lungo i litorali tirrenici, si accentuano in
corrispondenza degli apparati deltizi, dove il fenomeno inizia a manifestarsi a spese dell’apice
del delta e si estende poi lungo le ali (D’Alessandro, 1990). In particolare il paesaggio del
litorale laziale, che fino ai primi del novecento era caratterizzato da un intenso sviluppo dunare,
ha subito negli ultimi decenni delle profonde modificazioni. Le dune sono quasi del tutto
scomparse, occupate da strutture balneari o complessi residenziali, le aree paludose sono state
bonificate, le superfici ricche di boschi fortemente ridotte, le spiagge in gran parte occupate da
stabilimenti balneari o edifici. A ciò si deve aggiungere sia la drastica riduzione degli apporti
solidi fluviali tiberini (Bellotti e De Luca, 1979), sia la realizzazione di alcune dighe (Corbara,
Nazzano e Castel Giubileo) nel basso e medio corso del Tevere, sia il prelievo di inerti dall’alveo
fluviale. I tratti di costa maggiormente colpiti dal fenomeno erosivo sono localizzati, nel Lazio, a
cavallo della foce del Tevere (nel tratto Fregene - Fiumicino il 76% della costa è in erosione e
nel tratto Fiumicino - Ostia l'87%), tra Nettuno e Sabaudia (percentuali che oscillano tra il 72%
ed il 100%), tra San Felice Circeo e Sperlonga (dati Regione Lazio, 2000). In Italia, alla
crescente erosione delle spiagge si è cercato di porre rimedio mediante diverse strategie e tipi di
intervento. Sono stati così posti in opera svariati tipi di manufatti (opere di difesa trasversali e
longitudinali, radenti o distaccate, emergenti o soffolte) con lo scopo di proteggere gli
insediamenti o frenare l'erosione. Questi interventi, numerosi lungo le coste, raramente si sono
rivelati risolutivi e, rendendo anelastica la linea di costa, spesso hanno invece ampliato il
1. INTRODUZIONE
3
problema aggravandolo e rendendolo irreversibile (Fierro, 1990; Ferretti et al., 2003). A partire
dagli anni ‘80, dopo che il fallimento di molti interventi di ingegneria tradizionale per la
protezione delle spiagge sabbiose divenne evidente dal punto di vita sia tecnico che economico,
negli Stati Uniti e in Europa è aumentato costantemente l’interesse ad usare metodi di intervento
“misto” che utilizzano opere rigide o semirigide a protezione di un intervento di ripascimento
con materiali provenienti generalmente da cave terrestri o dal dragaggio di zone di
sovrasedimentazione costiera. In Italia, solo nella seconda metà degli anni ‘90 è stata adottata la
tecnica del ripascimento mediante sabbie relitte (il primo ripascimento artificiale con sabbia
prelevata in mare fu realizzato nel 1997 sul Lido del Cavallino a Venezia). Le sabbie relitte sono
depositi sabbiosi, presenti lungo la piattaforma continentale a diverse profondità, che si sono
formati nel passato geologico; possono essere affioranti sul fondo del mare o coperti dai
sedimenti sottili di deposizione attuale. Questa pratica presenta alcuni importanti vantaggi
rispetto alle tradizionali tecniche di salvaguardia e protezione dei litorali in erosione come la
disponibilità di notevoli volumi di sabbia (milioni di metri cubi), i costi vantaggiosi, la
conservazione degli aspetti estetici paesaggistici e principalmente il grande ampliamento della
spiaggia, che spesso comporta un avanzamento superiore ai 50 metri.
In questo scenario generale si pone in modo evidente il problema dell’impatto sull’ambiente
marino, in particolare sui popolamenti bentonici presenti, che può avere anche rilevanti
ripercussioni su attività economiche di grande interesse, come ad esempio la pesca. Questo ha
comportato l’avvio di numerosi studi di controllo e di monitoraggio ambientale, con particolare
riguardo alla fascia costiera. Soprattutto negli ultimi decenni la scelta dei metodi per la
valutazione dello stato dell’ambiente si è indirizzata verso lo studio delle componenti biologiche
dell’ecosistema in grado di rispondere, con differente sensibilità, alle modificazioni
dell’ambiente. Gli effetti dei disturbi, intesi come variazioni dovute a fattori sia naturali sia
antropici, si ripercuotono sulle comunità biotiche sia direttamente sia indirettamente attraverso
l’alterazione delle caratteristiche ambientali; pertanto valutare l’entità delle perturbazioni
attraverso la risposta degli organismi è una valida strategia per determinare in un arco temporale
esteso eventuali cambiamenti dell’ambiente. Tra le comunità biologiche, in particolare le
comunità bentoniche sono considerati i più adeguati descrittori sintetici dell’ambiente. Esse,
mantenendo una memoria storica e spaziale dei fenomeni naturali e di perturbazione avvenuti
nell’ambiente, possono descrivere efficacemente specifiche condizioni ambientali; notoriamente
infatti esse rappresentano la “memoria biologica” degli ecosistemi marini (Bianchi e Zurlini,
1984).
1. INTRODUZIONE
4
Alla luce di queste considerazioni in questo lavoro si è scelto di studiare la specie litorale Donax
trunculus per valutare la sua efficacia come descrittore “bio-sedimentologico” o meglio come
indicatore biologico degli equilibri costieri e del bilancio sedimentario.
Il concetto di indicatore biologico nasce dalla necessità di individuare degli organismi, di facile e
rapida applicazione, in grado di fornire una immagine dinamica delle modificazioni presenti
nell’ambiente. Con il termine indicatore biologico si indica, in genere, un qualsiasi organismo (o
insieme di organismi) in grado di fornire informazioni sulla qualità dell’ambiente e sui suoi
cambiamenti. Si tratta, per lo più, di organismi sensibili alle variazioni ambientali, la cui
modificazione (morte, assenza, presenza, alterazione fisiologica, ecc) indica la presenza (attuale,
pregressa, momentanea, costante) di fattori di stress sia di tipo naturale che antropico.
Naturalmente, un buon indicatore deve possedere requisiti fondamentali, quasi irrinunciabili, che
ne semplifichino l’applicazione come: la facilità di reperibilità ed impiego, un elevato potere
discriminante, la possibilità di utilizzo in ampie aree geografiche e l’affidabilità, in quanto un
indicatore deve essere in grado di fornire lo stesso tipo di risposta quando si confrontano
situazioni identiche nello spazio e nel tempo (Sandulli, 2004; Occhipinti e Forni, 2003).
1. INTRODUZIONE
5
1.2 Scopo della ricerca
Questo progetto di ricerca ha l’obiettivo di descrivere e analizzare l’influenza di fattori fisici sia
naturali sia di origine antropica nella distribuzione della specie litorale Donax trunculus al fine di
valutare la possibilità di una sua utilizzazione come indicatore biologico degli equilibri costieri e
del bilancio sedimentario. A tale scopo si è reso indispensabile approfondire le conoscenze
biologiche ed ecologiche di un ambiente costiero, estremamente dinamico, fortemente esposto al
moto ondoso e dominato dall’instabilità dei sedimenti, come è il piano infralitorale superficiale
di fondo mobile. Infatti, dalla raccolta del materiale bibliografico esistente relativo al Mar
Mediterraneo risulta la presenza di dati scarsi e frammentari e, laddove presenti, risalenti agli
anni ’80.
La scelta di utilizzare e di valutare l’efficacia di Donax trunculus come indicatore “bio-
sedimentologico” nasce dalla considerazione che in generale le comunità macrobentoniche sono
considerate i più adeguati descrittori sintetici dell’ambiente e si prestano in modo particolare a
questo tipo di studi perché la loro struttura è strettamente correlata ad un parametro abiotico di
sintesi, quale in questo caso la tessitura del sedimento (Gray, 1981). In tali comunità il phylum
dei Molluschi assume un ruolo estremamente importante, non solo per il loro contributo quali-
quantitativo, ma soprattutto perché considerato da sempre un valido ed efficace descrittore delle
comunità bentoniche costiere (Gambi et al., 1982; Fresi et al., 1983).
In questo studio si è scelto di studiare i popolamenti a Donax trunculus presenti in un tratto di
costa del Mar Tirreno centrale, che si estende da Ladispoli (Rm) ad Anzio (Rm), caratterizzato
dalla presenza di tratti di litorale in condizioni di equilibrio e di litorali soggetti a fenomeni
erosivi particolarmente intensi. Su questi litorali, per porre rimedio alla crescente erosione delle
spiagge, in passato sono stati realizzati numerosi interventi di ripristino, come la costruzione di
opere rigide di diversa tipologia (barriere, scogliere, pennelli) e i ripascimenti con sabbia
prelevata da cave terrestri. Nel 1999 è stato realizzato ad Ostia il primo e il più importante
intervento di ripascimento in ambito nazionale utilizzando la sabbia proveniente da cave marine.
Ulteriori interventi di ripascimento sono stati successivamente effettuati nel 2003 in alcune
spiagge dell’area oggetto di studio. Questa serie di interventi sul litorale ha sicuramente
contribuito ad alterare l’idrodinamismo costiero e il trasporto litorale che regola la distribuzione
dei sedimenti, creando una perturbazione in termini di variazioni nella struttura e nella
distribuzione del popolamento bentonico, in cui vivono anche alcune specie oggetto di pesca
professionale (quali ad esempio i bivalvi Donax trunculus e Chamelea gallina).
1. INTRODUZIONE
6
1.3 Ambiente di spiaggia
La spiaggia è una stretta fascia tra terra e mare costituita da una accumulo di sedimenti non
consolidati e modellati dall’azione del moto ondoso. La natura, l’origine e le dimensioni di
questi materiali sono estremamente variabili e dipendono dalle caratteristiche litologiche delle
aree di alimentazione, dai processi di alterazione che vi hanno operato, dalle modalità del
trasporto, dall’energia del moto ondoso a cui sono stati un tempo e sono attualmente soggetti,
oltre che dagli interventi che l’uomo ha effettuato sul territorio e sul litorale stesso (Pranzini,
2004).
Caratteristiche sedimentologiche e dinamiche
La spiaggia è un corpo sedimentario costiero prevalentemente sabbioso o ghiaioso, accumulatosi
nel tempo sotto l’azione delle onde e delle maree.
Per raffigurare una spiaggia è necessario tracciare il suo profilo topografico che è espressione
della distribuzione dell’energia marina sul litorale. Da terra verso mare si possono,
convenzionalmente, distinguere quattro settori: la spiaggia emersa, la spiaggia intertidale, la
spiaggia sottomarina e la zona di transizione. La spiaggia emersa, spesso chiamata anche arenile,
è delimitata dall’area compresa tra il limite raggiunto dalle onde di tempesta ed il livello medio
di alta marea; il limite verso mare è marcato dalla berma ordinaria, una leggera cresta a sezione
triangolare. Altre berme si possono trovare più all’interno e sono dette berme di tempesta. La
spiaggia intertidale è quella parte della spiaggia compresa tra il livello medio raggiunto dalle alte
maree e il livello medio delle basse maree; l’elemento morfologico fondamentale è rappresentato
dalla battigia (swash zone), esposta al flutto montante e di ritorno (risacca), generati dal moto
ondoso. La spiaggia sottomarina, permanentemente sommersa, è l’area compresa tra il livello
medio delle basse maree e la profondità di chiusura, valore che esprime il limite verso mare del
profilo attivo della spiaggia. Al suo interno il moto ondoso interagisce direttamente con il fondo
spostando i sedimenti prima ed entrando poi nella zona dei frangenti (breaker zone) e nella zona
di traslazione (surf zone); all’interno di queste ultime si sviluppano le correnti litoranee. In
corrispondenza dei frangenti si ha la formazione di una barra litoranea, parallela alla costa, e in
corrispondenza della zona di traslazione vi è una depressione. La zona di transizione è compresa
tra la profondità di chiusura e la profondità corrispondente a d =λ/2 (più correttamente indicato
con L/2), dove d corrisponde alla profondità pari alla metà della lunghezza d’onda incidente ed
indica la profondità in cui il moto ondoso inizia ad essere influenzato dal fondo marino, con
assenza di spostamenti di materiale, ma con inizio della rifrazione (Aminti et al., 2001).
1. INTRODUZIONE
7
Il sistema spiaggia è caratterizzato da notevoli oscillazioni del suo profilo che si possono rilevare
su diverse scale temporali (Caputo et al., 1993):
1 breve termine (misurabile in ore o giorni): variazioni dovute a tempeste con moto ondoso
che può ritenersi eccezionale per energia sviluppata e/o direzione di propagazione;
2 medio termine (mesi): sono le variazioni stagionali per diversa energia indotta dal moto
ondoso alle quali sono da attribuire l’ampliamento delle spiagge durante l’estate e il
restringimento durante l’inverno (figura 1.3.1). Infatti, nel periodo estivo, le spiagge
risultano generalmente più ampie per una maggiore disponibilità di materiale sabbioso
che, in inverno viene depositato nel tratto sommerso sotto forma di barre più accentuate;
3 lungo termine (decine o centinaia di anni): a questa categoria appartengono le variazioni
relative del livello del mare (eustatismo e subsidenza) e le fluttuazioni climatiche, anche
a piccola scala;
Inoltre vi possono essere variazioni legate allo spostamento di elementi morfologici, quali delta
di fiumi, che condizionano in maniera determinante il bilancio sedimentario e quindi il regolare
sviluppo della spiaggia.
Figura 1.3.1 - Profilo trasversale di una spiaggia nella sua configurazione “estiva” (swell profile); la linea tratteggiata disegna il profilo “invernale” (storm profile).
1. INTRODUZIONE
8
Caratteristiche biologiche
Gli ecosistemi litorali delle spiagge sabbiose sono estremamente dinamici e fisicamente stressati
(sensu McLachlan, 1990); i sedimenti vengono costantemente rimossi e trasportati da onde, venti
e maree. Per le peculiari condizioni ambientali e microclimatiche e la limitata estensione, gli
ecosistemi litorali sabbiosi sono in assoluto caratterizzati, ove confrontati con altri habitat, da
comunità animali e vegetali semplificate, con un numero di specie relativamente basso.
Malgrado ciò questi ambienti, proprio per l’influenza di parametri abiotici fortemente limitanti e
associati a condizioni generali di grande stress ambientale, hanno frequentemente selezionato
organismi peculiari e specializzati, fortemente adattati e spesso presenti esclusivamente in questi
habitat ormai residuali. Il valore naturalistico di questi popolamenti litoranei, al di là della
ricchezza assoluta di specie che è relativamente bassa, è quindi dato proprio dalla coesistenza di
molteplici organismi, accomunati da elevati livelli di specializzazione trofica, di esclusività e di
fedeltà all’habitat, e quindi da comuni caratteristiche di buoni “indicatori” della complessiva
qualità biologica dell’ambiente instabile e fragile in cui vivono.
Generalmente, in Mediterraneo, nell’ambiente di spiaggia tipico del piano infralitorale
superficiale, dove le biocenosi bentoniche sono differenziate a seconda della tessitura dei
sedimenti, dell’idrodinamismo, della salinità delle acque e di altri fattori, i popolamenti bentonici
sono caratterizzati dalla predominanza di molluschi, essenzialmente bivalvi, anche di notevole
interesse economico come Donax trunculus, Chamelea gallina e Ensis ensis, accanto a Donax
semistriatus, Tellina nitida, Tellina pulchella, Solen marginatus, Spisula subtruncata,
Acanthocardia tuberculata e Mactra corallina. Sono presenti, inoltre, i molluschi gasteropodi
Nassarius mutabilis e Neverita josephinia, gli anellidi policheti Nephtys hombergii e Owenia
fusiformis, i crostacei Iphinoe inermis, Idotea balthica, Diogenes pugilator e Portumnus latipes.
(Pérès e Picard, 1964; Picard, 1965).
Le comunità bentoniche presenti mostrano specifici adattamenti sia morfologici sia ecologici per
resistere all’idrodinamismo intenso e all’instabilità dei sedimenti, spesso variabile nello spazio e
nel tempo. Questi adattamenti, insieme all’eterogeneità spaziale e temporale dell’habitat,
rivestono un ruolo essenziale nel regolare la distribuzione delle comunità ivi presenti (Brown e
McLachlan, 1990), anche se gli specifici processi che regolano la distribuzione e l’abbondanza
delle diverse comunità biotiche sono spesso difficili da discernere.
Diversi Autori (Sanders, 1956; Pérès e Picard, 1964; McIntyre e Eletheriou, 1968; McLachlan et
al., 1981) hanno evidenziato la presenza, negli ecosistemi litorali sabbiosi, di comunità
bentoniche caratterizzate dalla dominanza di organismi filtratori e scavatori (figura 1.3.2).
1. INTRODUZIONE
9
E’ stato messo in evidenza in numerosi lavori scientifici che la distribuzione dei popolamenti
bentonici delle spiagge sabbiose è il risultato di una combinazione di fattori sia biotici (la
disponibilità risorse trofiche, le interazioni intraspecifiche) sia abiotici (la pendenza della
spiaggia, il tipo di substrato, la salinità, la temperatura). Anche l’attività umana (ad esempio la
pesca) può rappresentare un ulteriore fattore in grado di regolare la distribuzione dei popolamenti
agendo sia direttamente, con la diretta rimozione degli individui, sia indirettamente, mediante la
rimozione o il disturbo di potenziali competitori (Defeo et al., 1992; Defeo e De Alava, 1995,
Brazeiro e Defeo, 1996; 1999, Schoeman e Richardson, 2002; Cardoso e Veloso, 2003). I
popolamenti bentonici presenti mostrano, inoltre, un’ampia variabilità stagionale nella crescita,
riproduzione e abbondanza (Cardoso e Veloso, 1996, Veloso e Cardoso, 1999). Questa
variabilità può essere collegata a fattori climatici (come la luce e la temperatura), biologici (come
il ciclo vitale, il rifornimento larvale da altre aree, nel caso di specie a sviluppo larvale e la
riproduzione) ma anche alle dinamiche a fattori fisici come la torbidità delle acque, l’erosione
e/o l’accrescimento delle spiagge (Ansell e McLachlan, 1980, Jaramillo e McLachlan, 1993).
In Mediterraneo, le comunità bentoniche degli ecosistemi litorali sabbiosi sono state studiate
soprattutto per gli aspetti compositivi da Picard (1965), mentre per quanto riguarda gli aspetti
strutturali sono meno conosciute. Infatti, le informazioni bibliografiche disponibili indicano la
presenza di dati scarsi e frammentari e, laddove presenti, piuttosto pregressi. Alcune notizie sono
desumibili da lavori scientifici effettuati su aree più estese; in particolare sono risultati
particolarmente interessanti o significativi gli studi effettuati da Della Seta et al. (1977) e Falciai
et al. (1983) per la foce del Tevere, da Russo e Fresi (1983-84) e Russo et al. (1985) per il golfo
di Salerno, da Scipione et al. (1989) per il golfo di Napoli, da Morri et al. (1989; 1990) per il
Mediterraneo occidentale, da Somaschini et al. (1992a, b) e Gravina et al. (1992) per l’Isola di
Ponza, da Castelli et al. (1992; 1993), Bianchi et al. (1993a, b, c) e Aliani et al. (1995) per le
coste della Toscana e da Chimenz et al. (1996) per il Mar Tirreno centrale. Non sono numerose
le indagini specifiche riguardanti i popolamenti macrobentonici ascrivibili, secondo il modello di
zonazione di Pérès e Picard (1964), alle biocenosi infralitorali superficiali di fondo mobile delle
Sabbie Fini degli Alti Livelli (SFHN) e delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC) (figura 1.3.2).
Tra gli studi relativi al Mar Tirreno possiamo citare i lavori di Biagi e Corselli (1984) nel golfo
di Baratti (Piombino), di Costa et al. (1987) lungo le coste della Toscana, Lazio, Campania, di
Cocito et al. (1990) e Albertelli et al. (1994a, b, c; 1996) lungo le coste della Liguria. Per quanto
attiene il Mar Adriatico si segnalano inoltre i lavori di Vaccarella et al. (1985; 1989), di Ambrogi
et al. (1990), di Marano et al. (1980; 1985; 1987; 1998) e di Froglia (1989a, b; 1998) sui banchi
naturali a bivalvi.
1. INTRODUZIONE
10
E’ importante, infine, sottolineare che il Programma di Monitoraggio per il controllo
dell’ambiente marino costiero (Progetto Si.Di.Mar) cominciato dal Ministero dell'Ambiente e
della Tutela del Territorio nel 2001, finalizzato alla conoscenza e tutela del mare e degli
ecosistemi marini e ha, tra gli obiettivi prioritari, quello di monitorare la biocenosi SFBC
presente lungo le coste italiane.
Figura 1.3.2 – Biocenosi bentoniche del piano infralitorale di fondo mobile secondo Pérès e Picard (1964): Sabbie Fini degli Alti Livelli (SFHN) (in alto) e delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC) (in basso).
Donax trunculus
2. INDICATORI BIOLOGICI
11
2. INDICATORI BIOLOGICI
Introduzione
Negli ultimi decenni la scelta di metodi per la valutazione dello stato di salute dell’ambiente si è
indirizzata specialmente verso lo studio delle componenti biologiche dell’ecosistema in grado di
rispondere, con differente sensibilità, alle modificazioni dell’ambiente. Gli effetti dei disturbi,
intesi come variazioni dovute a fattori sia naturali sia antropici, si ripercuotono sulle comunità
biotiche sia direttamente sia indirettamente attraverso l’alterazione delle caratteristiche
ambientali; quindi valutare l’entità delle perturbazioni attraverso la risposta degli organismi è
una valida strategia per determinare in un arco temporale esteso eventuali cambiamenti del
sistema ecologico. Le comunità biologiche animali e vegetali, infatti, mantenendo una memoria
storica e spaziale dei fenomeni naturali e di perturbazione avvenuti nell’ambiente, possono
descrivere efficacemente specifiche condizioni ambientali; notoriamente esse rappresentano la
“memoria biologica” degli ecosistemi marini (Bianchi e Zurlini, 1984).
E’ in questo contesto che si inserisce il concetto di indicatore biologico o bioindicatore. L’uso
degli indicatori biologici nella cultura umana è antico almeno quanto l’umanità. E’ di fatto
un’abitudine diffusa quella di ricorrere ad indicatori quando si vogliono interpretare situazioni
complesse. I primi esseri umani si servirono di indicatori, come i movimenti migratori stagionali
degli animali o il fiorire di alcune piante primaverili, per prevedere alcuni cambiamenti delle
condizioni ambientali.
In realtà, il primo riferimento agli indicatori viene attribuito a Platone. Alcune migliaia di anni
fa, egli osservò che alcune attività umane, come le modificazioni dei sistemi di drenaggio
agricoli, influivano sul clima locale causando effetti negativi sui raccolti degli alberi da frutta
(Rapport, 1992).
Hall e Grinnel (1919) furono tra i primi ad usare il concetto di indicatore, in ambiente terrestre,
associando specie di vegetali e animali a particolari life zones (vaste aree geografiche con simili
caratteristiche strutturali e composizionali). Morrison (1986), revisionando il lavoro di Clements
(1920), notò che il concetto di indicatore per le comunità di piante e animali poteva essere
ricondotto al 1600. La prima applicazione scientifica risale comunque a Clements (1920) che
utilizzava le piante come indicatori di processi fisici e di cambiamenti di condizioni del suolo. Il
concetto di indicatore è chiaramente espresso nel titolo dell’opera di Clements “Plant succession
and indicators” (1928) che ebbe un’influenza fondamentale sullo sviluppo della ricerca
geobotanica negli USA.
2. INDICATORI BIOLOGICI
12
Una delle prime applicazioni del termine, in ambito acquatico, risale a Kolkwitz e Marsson,
(1908), che utilizzavano organismi vegetali bentonici e planctonici come specie indicatrici per
classificare i corsi d'acqua sottoposti ad inquinamento organico (il Sistema Saprobico). Gli
Autori individuarono infatti 4 zone a cui corrispondevano 4 diversi gradi di avanzamento del
processo di decomposizione della sostanza organica.
Da allora il concetto si è evoluto sostanzialmente e ora è ampiamente applicato in diversi campi:
dai controlli di conformità delle industrie a specifiche leggi contro i danni ambientali e
l’inquinamento, al monitoraggio e alla valutazione della qualità dell’ambiente (Carignan e
Villard, 2002). Gli ultimi quaranta anni hanno visto una rapida accelerazione dell’interesse
scientifico nello sviluppo e nell’applicazione degli indicatori. Questo interesse è nato dalla
necessità di valutare le condizioni ecologiche al fine di prendere decisioni di tipo regolatorio,
amministrativo, di sostenibilità ambientale e di conservazione della biodiversità (Niemi e
McDonald, 2004).
Recentemente, l’uso degli indicatori biologici ha acquisito grande importanza tanto che, oltre
alla produzione di diversi libri, articoli e recensioni sugli indicatori (McKenzie et al., 1992), una
importante casa editrice come l’Elsevier, nel 2001, ha ritenuto opportuno lanciare una nuova
rivista scientifica denominata Ecological indicators ed il cui sottotitolo “integrating monitoring,
assessment and management” richiama molto efficacemente l’ambito in cui si muove la scienza
emergente della bioindicazione.
Definizioni e requisiti
In letteratura il concetto di “indicatore” è suscettibile a diverse interpretazioni ed è spesso
motivo di aspre discussioni. Per questo motivo è stato scelto di riportare solo alcune delle
definizioni più ricorrenti ed accreditate.
Una delle definizioni più complete è quella formulata da Blandin (1986): “L’indicatore biologico
è un organismo (o una parte di esso) o un gruppo di organismi (popolazioni, comunità) che con
una risposta a livello biochimico, citologico, fisiologico o ecologico permette di caratterizzare,
in modo pratico e sicuro, lo stato di un ecosistema o di un ecocomplesso (insieme localizzato di
ecosistemi interdipendenti, modellati da una storia ecologica comune) e di evidenziarne, il più
precocemente possibile, le probabili alterazioni”.
Malcevschi (1987) definisce un indicatore come “una entità semplice o complessa che viene
utilizzata e misurata al posto di un’altra entità per operazioni mentali e pratiche”.
2. INDICATORI BIOLOGICI
13
Con il termine indicatore Schimdt di Friedberg (1987) indica “una rappresentazione sintetica di
una realtà complessa, cioè una caratteristica o un insieme di caratteristiche che permettono di
cogliere un determinato fenomeno”.
Noss (1990), partendo dalla sua visione gerarchica della biodiversità, definisce un indicatore
come “una caratteristica misurabile della struttura (popolazione, habitat), della composizione
(genere, specie, popolazione, comunità), o della funzione (genetica, demografica, ecosistemica)
dei sistemi ecologici”.
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD, Organization for
Economic Cooperation and Development, 1993) identifica con il termine indicatore “un
parametro, o un valore derivato da un parametro, in grado di fornire informazioni sullo stato di
un certo fenomeno (ambiente, area) che altrimenti sarebbero difficilmente percepibili
dall’osservazione dello stesso fenomeno nel suo complesso”. Secondo l’OECD il significato di
indicatore si estende oltre le proprietà direttamente associate al valore del parametro misurato;
esso, infatti, fornisce un tipo più immediato e facilmente comprensibile di informazione rispetto
a complesse elaborazioni statistiche. L’indicatore deve essere uno strumento sintetico ma nello
stesso tempo efficace, in modo da fornire una descrizione del fenomeno più accurata possibile;
esso deve essere in grado di:
- descrivere una situazione ambientale utilizzando un numero limitato di parametri e misure
rispetto a quello che generalmente viene considerato per la descrizione puntuale del fenomeno;
- semplificare la comprensione del fenomeno in modo che il valore informativo scaturito
dall’applicazione dell’indicatore possa essere facilmente utilizzato anche dai “non addetti” alle
tematiche scientifico-ambientali.
Secondo la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) (1999) un
indicatore rappresenta “una variabile, un indicatore o indice, le cui fluttuazioni rivelano elementi
chiave di un sistema”. La posizione ed il trend dell’indicatore in relazione ai punti o ai valori di
riferimento indicano lo stato attuale e la dinamica del sistema.
In una recente e sintetica rassegna critica sugli indicatori biologici, Bianchi e Morri (2003) gli
attribuiscono il seguente significato: “sistemi biologici che, mediante variazioni identificabili del
loro stato (dal punto di vista biochimico, fisiologico, morfologico, ecologico, ecc.),
rappresentano la risposta degli ecosistemi ad una situazione di stress e forniscono informazioni
sulla qualità dell’ambiente (o di una parte di esso)”. Gli Autori riconoscono differenti scale
gerarchiche nella risposta dei sistemi biologici allo stress; infatti, passando dalle biomolecole alle
cellule, agli organi, e via via fino agli organismi, alle popolazioni ed infine alle comunità nel loro
insieme aumentano la difficoltà di correlare cause ed effetti, l’importanza ecologica delle
2. INDICATORI BIOLOGICI
14
alterazioni, ed il tempo di risposta. Una dicotomia importante nella pratica della bioindicazione
si realizza a livello dell’organismo: al di sotto di questa soglia l’indagine è di tipo squisitamente
biologico, al di sopra si entra in un campo tipicamente ecologico. I due approcci presentano
talvolta differenze importanti, tanto che si può affermare che il semplice termine di bioindicatore
è ambiguo se non ne viene precisato l’ambito. Tra i bioindicatori che considerano i livelli
gerarchici fino all’organismo si situano tutte quelle tecniche che prendono in considerazione
l’accumulo di elementi chimici e/o xenobiotici, le alterazioni fisiologiche e simili. Tra i
bioindicatori relativi a scale di organizzazione superiori all’organismo vi sono le specie
indicatrici e gli indici descrittori della struttura della comunità e del funzionamento degli
ecosistemi.
Parlando degli indicatori non può mancare un breve richiamo al modello DPSIR (Driving force,
Pressure, Status, Impact, Response). Tale modello, ormai affermato universalmente, è stato
applicato in numerosi studi internazionali e nazionali (in Italia, le Relazioni sullo Stato
dell’Ambiente del Ministero). Il modello DPSIR, che è un’estensione del modello PSR
(Pressure, State, Response) adottato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economico (OECD, 1994), è stato sviluppato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA,
1995). Esso nacque proprio in seguito al riconoscimento dell’incapacità del modello PSR di
identificare e di considerare appieno quei fattori, poco controllabili e difficilmente identificabili,
legati alle attività umane che hanno un incidenza rilevante, ma spesso indiretta sull’ambiente. Il
modello DPSIR individua cinque categorie di indicatori (figura 2.1):
1) Indicatori di Determinanti o Fattori trainanti (Driving force): identificano le attività e i
processi antropici responsabili degli impatti;
2) Indicatori di Pressione (Pressure): descrivono quegli elementi e fenomeni che sono la
causa dei problemi ambientali; essi misurano la pressione esercitata dalle attività umane
sull’ambiente e sulla quantità e qualità delle risorse naturali;
3) Indicatori di Stato (Status): sono descrittivi; delineano le condizioni in cui versa
l’ambiente all’istante considerato;
4) Indicatori di Impatto (Impact): rendono esplicite le relazioni di causa ed effetto tra
pressioni, stato e impatti; descrivono i cambiamenti che lo stato dell’ambiente subisce
dovuto alle diverse pressioni;
5) Indicatori di Risposta (Response): descrivono le azioni intraprese per migliorare la qualità
della vita e dell’ambiente; questi indicatori identificano le attività di difesa ambientale in
termini di prevenzione, mitigazione o ripristino.
2. INDICATORI BIOLOGICI
15
Mentre gli indicatori di Determinanti e di Risposta sono essenzialmente di natura socio-
economica, gli indicatori di pressione e di impatto sono prevalentemente di tipo bio-ecologico.
Per quanto riguarda gli indicatori di Stato, grande attenzione viene attualmente prestata alla
necessità di preservare la diversità biologica degli ecosistemi.
Figura 2.1 – Il modello DPSIR.
Negli ultimi anni la letteratura scientifica ha prodotto numerosi libri e articoli che hanno
sviluppato ed elaborato il concetto di indicatore; risulta quindi evidente che esiste una vastissima
casistica di bioindicatori, ognuno dei quali caratterizzato da diverse specificità e significati.
Diversi Autori come Landres et al. (1988), Noss (1990) e Lambeck (1997) hanno considerato gli
indicatori come un termine omnicomprensivo che raggruppa specie focali, specie chiave, specie
ombrello, specie sentinella e specie carismatiche. Una visione alternativa, espressa da Kremen
(1992), Dufrene e Legendre (1997), Meffe e Carroll (1997), Simberloff (1997), Dale e Beyeler
(2001) ed altri Autori, suggerisce come il concetto di specie indicatrice sia sostanzialmente
differente dalle altre specie focali e richieda un trattamento separato. Questo argomento è inoltre
trattato in modo approfondito nelle review di Niemela (2000), di Zacharias e Roff (2000) e di
Niemi e McDonald (2004).
Numerosi lavori scientifici hanno ampiamente trattato e discusso sui criteri biologici e pratici
necessari per selezionare gli indicatori (Blandin, 1986; Noss, 1990; Spellerberg, 1992; Pearson e
Cassola, 1992; Cairns et al., 1993; Kremen et al., 1993; Pearson, 1994; Stork e Samways, 1995;
McGeoch, 1998; Dale e Beyeler, 2001; Malcevschi, 2001; Occhipinti e Forni, 2003; Sandulli,
2004). In tutti c’è concordia nell’affermare che i requisiti di un buon indicatore variano con la
natura dello stesso, con il tipo di riposta che è in grado di esprimere, con il grado e la durata
dell’alterazione ambientale che si intende rilevare, ma ci sono alcuni requisiti fondamentali,
2. INDICATORI BIOLOGICI
16
quasi irrinunciabili, che un potenziale indicatore dovrebbe possedere come ad esempio la facilità
di reperibilità ed impiego, un elevato potere discriminante, la possibilità di utilizzo in aree
geografiche estese e l’affidabilità, ossia un indicatore deve essere in grado di fornire lo stesso
tipo di risposta quando si confrontano situazioni identiche nello spazio e nel tempo (tabella 2.1).
Tabella 2.1 - Criteri di selezione degli indicatori (tratto da Dale e Beleyer, 2001).
Criteri di selezione degli indicatori
1. Essere facilmente identificabili e misurabili2. Essere sensibili agli eventi di disturbo nel sistema3. Rispondere agli stress in modo prevedibile4. Essere predittivi, ossia indicare un cambiamento in atto nel sistema ecologicico5. Predirre cambiamenti sui quali è possibile intervenire6. Integrare le risposte dei vari gradienti ecologici del sistema7. Avere una risposta nota ai disturbi di origine naturale o antropica e ai cambiamenti temporali8. Avere una bassa variabilità nella risposta
Nell’ambito degli studi sugli indicatori è stata abbandonata da tempo l’idea di individuare liste di
indicatori valide indistintamente per ogni contesto territoriale. Per ciascuno di essi è infatti
consigliata la formulazione di indicatori specifici. A livello internazionale, per facilitare lo
sviluppo degli indicatori e per valutarne l’efficacia l’EPA statunitense (Environmental
Protection Agency) ha pubblicato quindici linee guida “Evaluation Guidelines” (EPA, 2000), che
attraverso quattro fasi successive, individuano una serie di criteri mediante i quali selezionare
opportunamente gli indicatori. Le quattro fasi si possono distinguere in Rilevanza concettuale,
Fattibilità di attuazione, Variabilità di risposta e Interpretazione ed utilità (Jackson et al, 2000;
Kurtz et al., 2001). Inizialmente viene stimata l’utilità dell’indicatore sia nell’individuare la
risorsa ecologica a rischio sia nel fornire indicazioni per i possibili interventi di tutela. Il passo
successivo riguarda la praticità dell’indicatore; vengono valutate tutte le fasi del monitoraggio,
dal campionamento a raggiungimento dei risultati. Particolarmente importante è la valutazione
dei costi; spesso infatti sono previste spese troppo elevate nella fase di raccolta dati e inadeguate
per la fase di analisi e di interpretazione dei risultati. Ugualmente importante è capire la
variabilità nelle risposte degli indicatori per poter distinguere l’interferenza dovuta a fattori
esterni. La variabilità può attribuirsi sia ad errori introdotti durante la fase di campionamento, sia
a variazioni spaziali o temporali naturali. Infine, un indicatore deve produrre risultati che siano
facilmente comprensibili ed accettabili sia per i ricercatori che per gli amministratori.
2. INDICATORI BIOLOGICI
17
Storicamente si è assistito ad notevole sviluppo nell’utilizzo degli indicatori biologici in
ambiente terrestre e nei sistemi acquatici (soprattutto le acque dolci). Per quanto riguarda gli
ecosistemi marini, l’utilizzo delle componenti biologiche per studi di qualità ambientale ha avuto
una crescita rilevante solamente negli ultimi anni. L’approccio biologico, infatti, consente di
ottenere risposte integrate nel tempo e di rilevare anche piccole o intermittenti modificazioni
della qualità dell’ambiente. Tra le varie componenti testate, le comunità bentoniche marine in
generale, in particolare quelle macrobentoniche, sono state considerate tra i più efficaci
descrittori sintetici dell’ambiente. Sono, infatti, costituite da organismi sedentari o poco mobili,
con cicli vitali relativamente lunghi, la cui distribuzione è strettamente correlata alla principali
componenti chimico-fisiche ambientali. I principali vantaggi nell’utilizzo degli organismi
bentonici negli studi di controllo e di monitoraggio dello stato dell’ambiente possono essere così
riassunti (Occhipinti Ambrogi e Forni, 2003):
- sono generalmente sedentari o con scarsa vagilità, e quindi riflettono le condizioni ambientali
locali;
- sono sensibili a diversi tipi di inquinanti che si accumulano proprio a livello dei sedimenti;
- molte specie bentoniche hanno cicli vitali relativamente lunghi e pertanto presentano una
risposta intergrata nel tempo alle variazioni della qualità dell’acqua e dei sedimenti;
- comprendono numerose specie, con diversi cicli vitali, con ruoli trofici diversi e con differente
grado di tolleranza a condizioni di stress;
- svolgono un ruolo fondamentale nello scambio dei nutrienti e del materiale tra il sedimento e la
colonna d’acqua;
- alcune specie sono importanti da una punto di vista commerciale;
- presentano strette relazioni con i principali parametri ambientali come il substrato, la
temperatura, l’ossigeno, la salinità, la profondità e la resistenza all’emersione.
Nella tabella 2.2 vengono riportati vantaggi e svantaggi dei principali gruppi bentonici
(Occhipinti Ambrogi e Forni, 2003).
2. INDICATORI BIOLOGICI
18
Tabella 2.2 – Vantaggi e svantaggi dei principali gruppi bentonici (tratto da Occhipinti Ambrogi e Forni, 2003).
VANTAGGI SVANTAGGI
MACROBENTHOS DI FONDI
INCOERENTI
Sono relativamente immobili e quindi utili per studiare gli effetti locali di un inquinante
La loro sistematica è relativamente semplice e sono note le risposte anche ai livelli tassonomici superiori
I campionamenti quantitativi sono relativamente facili
Esiste una vasta letteratura inerente gli effetti degli inquinanti sugli organismi macrobentonici
Il campionamento prevede la raccolta di un grande volume di sedimento
Il campione deve essere setacciato con allungamento dei tempi di lavoro in sito
Risponde lentamente ad eventi di disturbo A causa degli stadi larvali planctonici molto
sensibili, la comunità può subire drastiche variazioni numeriche
MEIOBENTHOS
A causa delle piccole dimensioni e dell’abbondanza degli organismi nei sedimenti, i campionamenti quantitativi sono semplici e realizzabili anche da piccole imbarcazioni
I campioni possono essere trasportati e smistati a bordo
Hanno cicli vitali mensili e quindi reagiscono più velocemente ad eventi inquinanti
A causa del dello sviluppo diretto e di cicli di riproduzione continua, le comunità sono più stabili
La loro sistematica è considerata complessa Le risposte della comunità meiobentonica agli
effetti dell’inquinamento non sono ben documentate
EPIFAUNA
DI FONDI DURI
Sono organismi immobili e quindi buoni indicatori di effetti locali
La comunità si distribuisce su due dimensioni, questo consente campionamenti visivi, anche fotografici
I fattori climatici ed edifici sono più complessi E’ difficile misurare le caratteristiche chimiche
all’interno o a livello del substrato I campionamenti remoti sono difficili E’ difficile contare gli organismi coloniali E’difficile fare misure di biomassa
In generale, l’efficacia dello studio della composizione delle comunità bentoniche per la
valutazione dello stato degli ambienti è confermato da numerose indagini effettuate in vari tipi di
habitat. In ambiente Mediterraneo, diversi Autori hanno utilizzato le specie bentoniche come
“indicatori” di particolari condizioni ambientali. Pérès e Picard (1964), basandosi principalmente
sul concetto di fedeltà dell’habitat, hanno proposto una zonazione del benthos marino
mediterraneo in relazione alla presenza nelle loro unità di popolamento definite “biocenosi” di
specie caratteristiche, accompagnatrici e accidentali in diverse associazioni animali e vegetali.
Queste specie, essendo legate a particolari condizioni ambientali, sono in grado distinguere i
diversi biotopi a seconda del grado di illuminazione, dell’idrodinamismo, del natura del
substrato, della salinità e della temperatura. In particolare, la specie caratteristiche esclusive,
proprio per la loro esclusività e fedeltà, sono in grado di fornire da sole una descrizione
sufficientemente esauriente dell’intera comunità e sono considerate “efficaci descrittori”
dell’ambiente. Bellan (1984) ha utilizzato la presenza e l’abbondanza di alcune specie
appartenenti al gruppo dei policheti come Capitella capitata, Scolelepis fuliginosa, Nereis
caudata per indicare condizioni di inquinamento organico. Altre specie meno tolleranti come i
2. INDICATORI BIOLOGICI
19
bivalvi Myrtea spinifera, Thyasira flexuosa, Corbula gibba e il polichete Chaetozone setosa
proliferano invece in sedimenti con contenuto di carbonio organico inferiore al 2%. In uno studio
lungo la costa francese mediterranea, Bellan-Santini (1980) ha individuato due gruppi di specie
di anfipodi caratteristici di acque a diverso grado di inquinamento: le specie Hyale spp.,
Elasmopus pocillimanus e Caprella liparotensis sono legate ad acque pulite mentre Caprella
acutifrons, Podocerus variegatus e Jassa falcata sono preferenzialmente diffuse in acque
mediamente inquinate. Salen-Picard (1985) ha elaborato un sistema di bioindicatori
particolarmente efficace per descrivere l’intensità e la portata dei processi di infangamento. Egli
riconosce 9 gruppi di specie indicatrici di differenti tipologie e grado di sedimentazione,
organica e/o minerale. Bianchi et al. (1996), in uno studio di caratterizzazione dei mari della
Toscana, hanno descritto le tendenze dinamiche degli ecosistemi utilizzando sia specie
indicatrici di perturbazioni sia alcune specie di valenza autoecologica nota, corrispondenti a
quelle che Picard (1965) definì specie accompagnatrici: sono specie legate a determinati fattori
climatici ed edafici (Bianchi et al., 1993a, b, c) e che, pertanto, sono in grado di rivelare con la
loro abbondanza l’influenza dei fattori per i quali esse sono specializzate. Infine, in un recente
lavoro scientifico, Gomez-Gesteira e Dauvin (2000) hanno studiato i danni causati dagli
sversamenti di petrolio e, sulla base dei risultati ottenuti, suggeriscono di utilizzare gli anfipodi,
soprattutto appartenenti al genere Ampelisca, come buoni indicatori dell’inquinamento da
idrocarburi sulle comunità macrobentoniche di fondo mobile. Tra le specie marine indicatrici più
importanti ricordiamo la fanerogama marina Posidonia oceanica che, per la sua sensibilità alle
variazioni delle condizioni ambientali, è considerata un buon indicatore biologico della qualità
delle acque (come ad esempio la trasparenza e la concentrazione di solido sospeso). Attraverso lo
studio delle praterie è, infatti, possibile ottenere un quadro della situazione ecologica dell’area
costiera (Pergent et al., 1995). Specie indicatrici di precise alterazioni ambientali sono inoltre il
coliforme Escherichia coli la cui comparsa in acque costiere è considerata indice di
inquinamento cloacale e l’alga verde Ulva rigida la cui proliferazione è considerata un sintomo
di eutrofizzazione. Più in generale, l’esuberanza quantitativa di determinate specie può suggerire
l'alterazione dei normali equilibri tra popolamenti biologici e fattori ambientali. Questo è il caso
delle specie opportuniste che, grazie alla loro alta fecondità, allo sviluppo rapido, alla
maturazione precoce e all’ampia tolleranza ecologica, possono colonizzare ambienti sfavorevoli,
ivi compresi quelli inquinati. Da segnalare, fra i più noti opportunisti, alcune specie di policheti
quali Capitella capitata e Polydora ciliata, indicatori di arricchimento di materia organica e, tra i
molluschi, il bivalve Corbula gibba, indicatrice di instabilità sedimentaria e di inquinamento
organico (Bellan, 1991).
2. INDICATORI BIOLOGICI
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2. INDICATORI BIOLOGICI
Introduzione
Negli ultimi decenni la scelta di metodi per la valutazione dello stato di salute dell’ambiente si è
indirizzata specialmente verso lo studio delle componenti biologiche dell’ecosistema in grado di
rispondere, con differente sensibilità, alle modificazioni dell’ambiente. Gli effetti dei disturbi,
intesi come variazioni dovute a fattori sia naturali sia antropici, si ripercuotono sulle comunità
biotiche sia direttamente sia indirettamente attraverso l’alterazione delle caratteristiche
ambientali; quindi valutare l’entità delle perturbazioni attraverso la risposta degli organismi è
una valida strategia per determinare in un arco temporale esteso eventuali cambiamenti del
sistema ecologico. Le comunità biologiche animali e vegetali, infatti, mantenendo una memoria
storica e spaziale dei fenomeni naturali e di perturbazione avvenuti nell’ambiente, possono
descrivere efficacemente specifiche condizioni ambientali; notoriamente esse rappresentano la
“memoria biologica” degli ecosistemi marini (Bianchi e Zurlini, 1984).
E’ in questo contesto che si inserisce il concetto di indicatore biologico o bioindicatore. L’uso
degli indicatori biologici nella cultura umana è antico almeno quanto l’umanità. E’ di fatto
un’abitudine diffusa quella di ricorrere ad indicatori quando si vogliono interpretare situazioni
complesse. I primi esseri umani si servirono di indicatori, come i movimenti migratori stagionali
degli animali o il fiorire di alcune piante primaverili, per prevedere alcuni cambiamenti delle
condizioni ambientali.
In realtà, il primo riferimento agli indicatori viene attribuito a Platone. Alcune migliaia di anni
fa, egli osservò che alcune attività umane, come le modificazioni dei sistemi di drenaggio
agricoli, influivano sul clima locale causando effetti negativi sui raccolti degli alberi da frutta
(Rapport, 1992).
Hall e Grinnel (1919) furono tra i primi ad usare il concetto di indicatore, in ambiente terrestre,
associando specie di vegetali e animali a particolari life zones (vaste aree geografiche con simili
caratteristiche strutturali e composizionali). Morrison (1986), revisionando il lavoro di Clements
(1920), notò che il concetto di indicatore per le comunità di piante e animali poteva essere
ricondotto al 1600. La prima applicazione scientifica risale comunque a Clements (1920) che
utilizzava le piante come indicatori di processi fisici e di cambiamenti di condizioni del suolo. Il
concetto di indicatore è chiaramente espresso nel titolo dell’opera di Clements “Plant succession
and indicators” (1928) che ebbe un’influenza fondamentale sullo sviluppo della ricerca
geobotanica negli USA.
2. INDICATORI BIOLOGICI
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Una delle prime applicazioni del termine, in ambito acquatico, risale a Kolkwitz e Marsson,
(1908), che utilizzavano organismi vegetali bentonici e planctonici come specie indicatrici per
classificare i corsi d'acqua sottoposti ad inquinamento organico (il Sistema Saprobico). Gli
Autori individuarono infatti 4 zone a cui corrispondevano 4 diversi gradi di avanzamento del
processo di decomposizione della sostanza organica.
Da allora il concetto si è evoluto sostanzialmente e ora è ampiamente applicato in diversi campi:
dai controlli di conformità delle industrie a specifiche leggi contro i danni ambientali e
l’inquinamento, al monitoraggio e alla valutazione della qualità dell’ambiente (Carignan e
Villard, 2002). Gli ultimi quaranta anni hanno visto una rapida accelerazione dell’interesse
scientifico nello sviluppo e nell’applicazione degli indicatori. Questo interesse è nato dalla
necessità di valutare le condizioni ecologiche al fine di prendere decisioni di tipo regolatorio,
amministrativo, di sostenibilità ambientale e di conservazione della biodiversità (Niemi e
McDonald, 2004).
Recentemente, l’uso degli indicatori biologici ha acquisito grande importanza tanto che, oltre
alla produzione di diversi libri, articoli e recensioni sugli indicatori (McKenzie et al., 1992), una
importante casa editrice come l’Elsevier, nel 2001, ha ritenuto opportuno lanciare una nuova
rivista scientifica denominata Ecological indicators ed il cui sottotitolo “integrating monitoring,
assessment and management” richiama molto efficacemente l’ambito in cui si muove la scienza
emergente della bioindicazione.
Definizioni e requisiti
In letteratura il concetto di “indicatore” è suscettibile a diverse interpretazioni ed è spesso
motivo di aspre discussioni. Per questo motivo è stato scelto di riportare solo alcune delle
definizioni più ricorrenti ed accreditate.
Una delle definizioni più complete è quella formulata da Blandin (1986): “L’indicatore biologico
è un organismo (o una parte di esso) o un gruppo di organismi (popolazioni, comunità) che con
una risposta a livello biochimico, citologico, fisiologico o ecologico permette di caratterizzare,
in modo pratico e sicuro, lo stato di un ecosistema o di un ecocomplesso (insieme localizzato di
ecosistemi interdipendenti, modellati da una storia ecologica comune) e di evidenziarne, il più
precocemente possibile, le probabili alterazioni”.
Malcevschi (1987) definisce un indicatore come “una entità semplice o complessa che viene
utilizzata e misurata al posto di un’altra entità per operazioni mentali e pratiche”.
2. INDICATORI BIOLOGICI
13
Con il termine indicatore Schimdt di Friedberg (1987) indica “una rappresentazione sintetica di
una realtà complessa, cioè una caratteristica o un insieme di caratteristiche che permettono di
cogliere un determinato fenomeno”.
Noss (1990), partendo dalla sua visione gerarchica della biodiversità, definisce un indicatore
come “una caratteristica misurabile della struttura (popolazione, habitat), della composizione
(genere, specie, popolazione, comunità), o della funzione (genetica, demografica, ecosistemica)
dei sistemi ecologici”.
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD, Organization for
Economic Cooperation and Development, 1993) identifica con il termine indicatore “un
parametro, o un valore derivato da un parametro, in grado di fornire informazioni sullo stato di
un certo fenomeno (ambiente, area) che altrimenti sarebbero difficilmente percepibili
dall’osservazione dello stesso fenomeno nel suo complesso”. Secondo l’OECD il significato di
indicatore si estende oltre le proprietà direttamente associate al valore del parametro misurato;
esso, infatti, fornisce un tipo più immediato e facilmente comprensibile di informazione rispetto
a complesse elaborazioni statistiche. L’indicatore deve essere uno strumento sintetico ma nello
stesso tempo efficace, in modo da fornire una descrizione del fenomeno più accurata possibile;
esso deve essere in grado di:
- descrivere una situazione ambientale utilizzando un numero limitato di parametri e misure
rispetto a quello che generalmente viene considerato per la descrizione puntuale del fenomeno;
- semplificare la comprensione del fenomeno in modo che il valore informativo scaturito
dall’applicazione dell’indicatore possa essere facilmente utilizzato anche dai “non addetti” alle
tematiche scientifico-ambientali.
Secondo la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) (1999) un
indicatore rappresenta “una variabile, un indicatore o indice, le cui fluttuazioni rivelano elementi
chiave di un sistema”. La posizione ed il trend dell’indicatore in relazione ai punti o ai valori di
riferimento indicano lo stato attuale e la dinamica del sistema.
In una recente e sintetica rassegna critica sugli indicatori biologici, Bianchi e Morri (2003) gli
attribuiscono il seguente significato: “sistemi biologici che, mediante variazioni identificabili del
loro stato (dal punto di vista biochimico, fisiologico, morfologico, ecologico, ecc.),
rappresentano la risposta degli ecosistemi ad una situazione di stress e forniscono informazioni
sulla qualità dell’ambiente (o di una parte di esso)”. Gli Autori riconoscono differenti scale
gerarchiche nella risposta dei sistemi biologici allo stress; infatti, passando dalle biomolecole alle
cellule, agli organi, e via via fino agli organismi, alle popolazioni ed infine alle comunità nel loro
insieme aumentano la difficoltà di correlare cause ed effetti, l’importanza ecologica delle
2. INDICATORI BIOLOGICI
14
alterazioni, ed il tempo di risposta. Una dicotomia importante nella pratica della bioindicazione
si realizza a livello dell’organismo: al di sotto di questa soglia l’indagine è di tipo squisitamente
biologico, al di sopra si entra in un campo tipicamente ecologico. I due approcci presentano
talvolta differenze importanti, tanto che si può affermare che il semplice termine di bioindicatore
è ambiguo se non ne viene precisato l’ambito. Tra i bioindicatori che considerano i livelli
gerarchici fino all’organismo si situano tutte quelle tecniche che prendono in considerazione
l’accumulo di elementi chimici e/o xenobiotici, le alterazioni fisiologiche e simili. Tra i
bioindicatori relativi a scale di organizzazione superiori all’organismo vi sono le specie
indicatrici e gli indici descrittori della struttura della comunità e del funzionamento degli
ecosistemi.
Parlando degli indicatori non può mancare un breve richiamo al modello DPSIR (Driving force,
Pressure, Status, Impact, Response). Tale modello, ormai affermato universalmente, è stato
applicato in numerosi studi internazionali e nazionali (in Italia, le Relazioni sullo Stato
dell’Ambiente del Ministero). Il modello DPSIR, che è un’estensione del modello PSR
(Pressure, State, Response) adottato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economico (OECD, 1994), è stato sviluppato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA,
1995). Esso nacque proprio in seguito al riconoscimento dell’incapacità del modello PSR di
identificare e di considerare appieno quei fattori, poco controllabili e difficilmente identificabili,
legati alle attività umane che hanno un incidenza rilevante, ma spesso indiretta sull’ambiente. Il
modello DPSIR individua cinque categorie di indicatori (figura 2.1):
1) Indicatori di Determinanti o Fattori trainanti (Driving force): identificano le attività e i
processi antropici responsabili degli impatti;
2) Indicatori di Pressione (Pressure): descrivono quegli elementi e fenomeni che sono la
causa dei problemi ambientali; essi misurano la pressione esercitata dalle attività umane
sull’ambiente e sulla quantità e qualità delle risorse naturali;
3) Indicatori di Stato (Status): sono descrittivi; delineano le condizioni in cui versa
l’ambiente all’istante considerato;
4) Indicatori di Impatto (Impact): rendono esplicite le relazioni di causa ed effetto tra
pressioni, stato e impatti; descrivono i cambiamenti che lo stato dell’ambiente subisce
dovuto alle diverse pressioni;
5) Indicatori di Risposta (Response): descrivono le azioni intraprese per migliorare la qualità
della vita e dell’ambiente; questi indicatori identificano le attività di difesa ambientale in
termini di prevenzione, mitigazione o ripristino.
2. INDICATORI BIOLOGICI
15
Mentre gli indicatori di Determinanti e di Risposta sono essenzialmente di natura socio-
economica, gli indicatori di pressione e di impatto sono prevalentemente di tipo bio-ecologico.
Per quanto riguarda gli indicatori di Stato, grande attenzione viene attualmente prestata alla
necessità di preservare la diversità biologica degli ecosistemi.
Figura 2.1 – Il modello DPSIR.
Negli ultimi anni la letteratura scientifica ha prodotto numerosi libri e articoli che hanno
sviluppato ed elaborato il concetto di indicatore; risulta quindi evidente che esiste una vastissima
casistica di bioindicatori, ognuno dei quali caratterizzato da diverse specificità e significati.
Diversi Autori come Landres et al. (1988), Noss (1990) e Lambeck (1997) hanno considerato gli
indicatori come un termine omnicomprensivo che raggruppa specie focali, specie chiave, specie
ombrello, specie sentinella e specie carismatiche. Una visione alternativa, espressa da Kremen
(1992), Dufrene e Legendre (1997), Meffe e Carroll (1997), Simberloff (1997), Dale e Beyeler
(2001) ed altri Autori, suggerisce come il concetto di specie indicatrice sia sostanzialmente
differente dalle altre specie focali e richieda un trattamento separato. Questo argomento è inoltre
trattato in modo approfondito nelle review di Niemela (2000), di Zacharias e Roff (2000) e di
Niemi e McDonald (2004).
Numerosi lavori scientifici hanno ampiamente trattato e discusso sui criteri biologici e pratici
necessari per selezionare gli indicatori (Blandin, 1986; Noss, 1990; Spellerberg, 1992; Pearson e
Cassola, 1992; Cairns et al., 1993; Kremen et al., 1993; Pearson, 1994; Stork e Samways, 1995;
McGeoch, 1998; Dale e Beyeler, 2001; Malcevschi, 2001; Occhipinti e Forni, 2003; Sandulli,
2004). In tutti c’è concordia nell’affermare che i requisiti di un buon indicatore variano con la
natura dello stesso, con il tipo di riposta che è in grado di esprimere, con il grado e la durata
dell’alterazione ambientale che si intende rilevare, ma ci sono alcuni requisiti fondamentali,
2. INDICATORI BIOLOGICI
16
quasi irrinunciabili, che un potenziale indicatore dovrebbe possedere come ad esempio la facilità
di reperibilità ed impiego, un elevato potere discriminante, la possibilità di utilizzo in aree
geografiche estese e l’affidabilità, ossia un indicatore deve essere in grado di fornire lo stesso
tipo di risposta quando si confrontano situazioni identiche nello spazio e nel tempo (tabella 2.1).
Tabella 2.1 - Criteri di selezione degli indicatori (tratto da Dale e Beleyer, 2001).
Criteri di selezione degli indicatori
1. Essere facilmente identificabili e misurabili2. Essere sensibili agli eventi di disturbo nel sistema3. Rispondere agli stress in modo prevedibile4. Essere predittivi, ossia indicare un cambiamento in atto nel sistema ecologicico5. Predirre cambiamenti sui quali è possibile intervenire6. Integrare le risposte dei vari gradienti ecologici del sistema7. Avere una risposta nota ai disturbi di origine naturale o antropica e ai cambiamenti temporali8. Avere una bassa variabilità nella risposta
Nell’ambito degli studi sugli indicatori è stata abbandonata da tempo l’idea di individuare liste di
indicatori valide indistintamente per ogni contesto territoriale. Per ciascuno di essi è infatti
consigliata la formulazione di indicatori specifici. A livello internazionale, per facilitare lo
sviluppo degli indicatori e per valutarne l’efficacia l’EPA statunitense (Environmental
Protection Agency) ha pubblicato quindici linee guida “Evaluation Guidelines” (EPA, 2000), che
attraverso quattro fasi successive, individuano una serie di criteri mediante i quali selezionare
opportunamente gli indicatori. Le quattro fasi si possono distinguere in Rilevanza concettuale,
Fattibilità di attuazione, Variabilità di risposta e Interpretazione ed utilità (Jackson et al, 2000;
Kurtz et al., 2001). Inizialmente viene stimata l’utilità dell’indicatore sia nell’individuare la
risorsa ecologica a rischio sia nel fornire indicazioni per i possibili interventi di tutela. Il passo
successivo riguarda la praticità dell’indicatore; vengono valutate tutte le fasi del monitoraggio,
dal campionamento a raggiungimento dei risultati. Particolarmente importante è la valutazione
dei costi; spesso infatti sono previste spese troppo elevate nella fase di raccolta dati e inadeguate
per la fase di analisi e di interpretazione dei risultati. Ugualmente importante è capire la
variabilità nelle risposte degli indicatori per poter distinguere l’interferenza dovuta a fattori
esterni. La variabilità può attribuirsi sia ad errori introdotti durante la fase di campionamento, sia
a variazioni spaziali o temporali naturali. Infine, un indicatore deve produrre risultati che siano
facilmente comprensibili ed accettabili sia per i ricercatori che per gli amministratori.
2. INDICATORI BIOLOGICI
17
Storicamente si è assistito ad notevole sviluppo nell’utilizzo degli indicatori biologici in
ambiente terrestre e nei sistemi acquatici (soprattutto le acque dolci). Per quanto riguarda gli
ecosistemi marini, l’utilizzo delle componenti biologiche per studi di qualità ambientale ha avuto
una crescita rilevante solamente negli ultimi anni. L’approccio biologico, infatti, consente di
ottenere risposte integrate nel tempo e di rilevare anche piccole o intermittenti modificazioni
della qualità dell’ambiente. Tra le varie componenti testate, le comunità bentoniche marine in
generale, in particolare quelle macrobentoniche, sono state considerate tra i più efficaci
descrittori sintetici dell’ambiente. Sono, infatti, costituite da organismi sedentari o poco mobili,
con cicli vitali relativamente lunghi, la cui distribuzione è strettamente correlata alla principali
componenti chimico-fisiche ambientali. I principali vantaggi nell’utilizzo degli organismi
bentonici negli studi di controllo e di monitoraggio dello stato dell’ambiente possono essere così
riassunti (Occhipinti Ambrogi e Forni, 2003):
- sono generalmente sedentari o con scarsa vagilità, e quindi riflettono le condizioni ambientali
locali;
- sono sensibili a diversi tipi di inquinanti che si accumulano proprio a livello dei sedimenti;
- molte specie bentoniche hanno cicli vitali relativamente lunghi e pertanto presentano una
risposta intergrata nel tempo alle variazioni della qualità dell’acqua e dei sedimenti;
- comprendono numerose specie, con diversi cicli vitali, con ruoli trofici diversi e con differente
grado di tolleranza a condizioni di stress;
- svolgono un ruolo fondamentale nello scambio dei nutrienti e del materiale tra il sedimento e la
colonna d’acqua;
- alcune specie sono importanti da una punto di vista commerciale;
- presentano strette relazioni con i principali parametri ambientali come il substrato, la
temperatura, l’ossigeno, la salinità, la profondità e la resistenza all’emersione.
Nella tabella 2.2 vengono riportati vantaggi e svantaggi dei principali gruppi bentonici
(Occhipinti Ambrogi e Forni, 2003).
2. INDICATORI BIOLOGICI
18
Tabella 2.2 – Vantaggi e svantaggi dei principali gruppi bentonici (tratto da Occhipinti Ambrogi e Forni, 2003).
VANTAGGI SVANTAGGI
MACROBENTHOS DI FONDI
INCOERENTI
Sono relativamente immobili e quindi utili per studiare gli effetti locali di un inquinante
La loro sistematica è relativamente semplice e sono note le risposte anche ai livelli tassonomici superiori
I campionamenti quantitativi sono relativamente facili
Esiste una vasta letteratura inerente gli effetti degli inquinanti sugli organismi macrobentonici
Il campionamento prevede la raccolta di un grande volume di sedimento
Il campione deve essere setacciato con allungamento dei tempi di lavoro in sito
Risponde lentamente ad eventi di disturbo A causa degli stadi larvali planctonici molto
sensibili, la comunità può subire drastiche variazioni numeriche
MEIOBENTHOS
A causa delle piccole dimensioni e dell’abbondanza degli organismi nei sedimenti, i campionamenti quantitativi sono semplici e realizzabili anche da piccole imbarcazioni
I campioni possono essere trasportati e smistati a bordo
Hanno cicli vitali mensili e quindi reagiscono più velocemente ad eventi inquinanti
A causa del dello sviluppo diretto e di cicli di riproduzione continua, le comunità sono più stabili
La loro sistematica è considerata complessa Le risposte della comunità meiobentonica agli
effetti dell’inquinamento non sono ben documentate
EPIFAUNA
DI FONDI DURI
Sono organismi immobili e quindi buoni indicatori di effetti locali
La comunità si distribuisce su due dimensioni, questo consente campionamenti visivi, anche fotografici
I fattori climatici ed edifici sono più complessi E’ difficile misurare le caratteristiche chimiche
all’interno o a livello del substrato I campionamenti remoti sono difficili E’ difficile contare gli organismi coloniali E’difficile fare misure di biomassa
In generale, l’efficacia dello studio della composizione delle comunità bentoniche per la
valutazione dello stato degli ambienti è confermato da numerose indagini effettuate in vari tipi di
habitat. In ambiente Mediterraneo, diversi Autori hanno utilizzato le specie bentoniche come
“indicatori” di particolari condizioni ambientali. Pérès e Picard (1964), basandosi principalmente
sul concetto di fedeltà dell’habitat, hanno proposto una zonazione del benthos marino
mediterraneo in relazione alla presenza nelle loro unità di popolamento definite “biocenosi” di
specie caratteristiche, accompagnatrici e accidentali in diverse associazioni animali e vegetali.
Queste specie, essendo legate a particolari condizioni ambientali, sono in grado distinguere i
diversi biotopi a seconda del grado di illuminazione, dell’idrodinamismo, del natura del
substrato, della salinità e della temperatura. In particolare, la specie caratteristiche esclusive,
proprio per la loro esclusività e fedeltà, sono in grado di fornire da sole una descrizione
sufficientemente esauriente dell’intera comunità e sono considerate “efficaci descrittori”
dell’ambiente. Bellan (1984) ha utilizzato la presenza e l’abbondanza di alcune specie
appartenenti al gruppo dei policheti come Capitella capitata, Scolelepis fuliginosa, Nereis
caudata per indicare condizioni di inquinamento organico. Altre specie meno tolleranti come i
2. INDICATORI BIOLOGICI
19
bivalvi Myrtea spinifera, Thyasira flexuosa, Corbula gibba e il polichete Chaetozone setosa
proliferano invece in sedimenti con contenuto di carbonio organico inferiore al 2%. In uno studio
lungo la costa francese mediterranea, Bellan-Santini (1980) ha individuato due gruppi di specie
di anfipodi caratteristici di acque a diverso grado di inquinamento: le specie Hyale spp.,
Elasmopus pocillimanus e Caprella liparotensis sono legate ad acque pulite mentre Caprella
acutifrons, Podocerus variegatus e Jassa falcata sono preferenzialmente diffuse in acque
mediamente inquinate. Salen-Picard (1985) ha elaborato un sistema di bioindicatori
particolarmente efficace per descrivere l’intensità e la portata dei processi di infangamento. Egli
riconosce 9 gruppi di specie indicatrici di differenti tipologie e grado di sedimentazione,
organica e/o minerale. Bianchi et al. (1996), in uno studio di caratterizzazione dei mari della
Toscana, hanno descritto le tendenze dinamiche degli ecosistemi utilizzando sia specie
indicatrici di perturbazioni sia alcune specie di valenza autoecologica nota, corrispondenti a
quelle che Picard (1965) definì specie accompagnatrici: sono specie legate a determinati fattori
climatici ed edafici (Bianchi et al., 1993a, b, c) e che, pertanto, sono in grado di rivelare con la
loro abbondanza l’influenza dei fattori per i quali esse sono specializzate. Infine, in un recente
lavoro scientifico, Gomez-Gesteira e Dauvin (2000) hanno studiato i danni causati dagli
sversamenti di petrolio e, sulla base dei risultati ottenuti, suggeriscono di utilizzare gli anfipodi,
soprattutto appartenenti al genere Ampelisca, come buoni indicatori dell’inquinamento da
idrocarburi sulle comunità macrobentoniche di fondo mobile. Tra le specie marine indicatrici più
importanti ricordiamo la fanerogama marina Posidonia oceanica che, per la sua sensibilità alle
variazioni delle condizioni ambientali, è considerata un buon indicatore biologico della qualità
delle acque (come ad esempio la trasparenza e la concentrazione di solido sospeso). Attraverso lo
studio delle praterie è, infatti, possibile ottenere un quadro della situazione ecologica dell’area
costiera (Pergent et al., 1995). Specie indicatrici di precise alterazioni ambientali sono inoltre il
coliforme Escherichia coli la cui comparsa in acque costiere è considerata indice di
inquinamento cloacale e l’alga verde Ulva rigida la cui proliferazione è considerata un sintomo
di eutrofizzazione. Più in generale, l’esuberanza quantitativa di determinate specie può suggerire
l'alterazione dei normali equilibri tra popolamenti biologici e fattori ambientali. Questo è il caso
delle specie opportuniste che, grazie alla loro alta fecondità, allo sviluppo rapido, alla
maturazione precoce e all’ampia tolleranza ecologica, possono colonizzare ambienti sfavorevoli,
ivi compresi quelli inquinati. Da segnalare, fra i più noti opportunisti, alcune specie di policheti
quali Capitella capitata e Polydora ciliata, indicatori di arricchimento di materia organica e, tra i
molluschi, il bivalve Corbula gibba, indicatrice di instabilità sedimentaria e di inquinamento
organico (Bellan, 1991).
3. DONAX TRUNCULUS
20
3. DONAX TRUNCULUS (BIVALVIA: DONACIDAE) I Molluschi Bivalvi appartenenti al genere Donax sono ampiamente distribuiti lungo le spiagge
sabbiose delle coste tropicali e temperate (Ansell, 1983; Brown e McLachlan, 1990). Donax
trunculus (Linnaeus, 1758) è una specie atlantico-mediterranea, caratteristica di acque caldo-
temperate (Salas, 1987) (figura 3.1). Si distribuisce nel Mar Mediterraneo, nel Mar Nero e in
Atlantico orientale, dalla costa nord-est atlantica della Francia (la baia di Douarnenez, Bretagna,
rappresenta il limite nord di questa specie) fino al Nord Africa (il limite sud è rappresentato dalle
coste del Senegal) (Tebble, 1966; Trueman e Ansell, 1969; Guillou e Le Moal, 1980; Fisher et
al., 1981; Bayed e Guillou, 1985) (figura 3.2).
Oltre a D. trunculus appartengono a questo genere:
Donax vittatus (Costa, 1778), presenta una distribuzione principalmente atlantica e si
distribuisce dalle coste della Norvegia fino alle coste del nord Africa (Marocco) (Guillou
e Le Moal, 1980);
Donax variegatus (Gmelin, 1791), specie atlantico-mediterranea caratteristica di acque
caldo-temperate, si distribuisce verso nord fino alle coste sud-occidentali del canale di
Francia e d’Inghilterra (Amouroux, 1974; Bvarash e Danin, 1977; Ansell e Lagardere
1980, Ansell, 1983; Salas-Casanova, 1987);
Donax semistriatus (Poli, 1795), presenta una distribuzione limitata al Mar Mediterraneo
e al Mar Nero (Ansell e Lagardere 1980);
Donax venustus (Poli, 1795), è presente nel Mar Mediterraneo, nel Mar Nero e sulle coste
atlantiche a sud dello stretto di Gibilterra fino a Cap Blanc (Ansell e Lagardere 1980).
Figura 3.1 - Donax trunculus (Linnaeus, 1758).
3. DONAX TRUNCULUS
21
Figura 3.2 - Distribuzione geografica di Donax trunculus.
3. DONAX TRUNCULUS
22
3.1 Morfologia
Donax trunculus presenta una conchiglia cuneiforme solida composta da due valve. Il margine
dorsale della valva sinistra supera sempre, più o meno, quello della valva destra; la parte
anteriore è sempre molto più lunga di quella posteriore che è corta, obliqua e tronca (figura
3.1.1).
La superficie esterna delle due valve è lucida con strie di accrescimento più marcate all’estremo
anteriore. Il colore, abbastanza variabile, è generalmente sul bruno pallido con strie radiali più
chiare e strie di accrescimento più scure. La superficie interna ha un colore biancastro con
chiazze o sfumature violacee e impressioni muscolari o palleali evidenti. Lungo il margine
inferiore, inoltre, è sempre evidente una fine dentatura.
La cerniera di D. trunculus è fornita di tre denti robusti in corrispondenza dell’umbone. Il
legamento è esterno e fornito di una notevole elasticità, è piuttosto corto e si estende
esclusivamente sul margine posteriore (Parenzan, 1974 -‘76).
Figura 3.1.1 – La conchiglia di Donax trunculus.
Analizzando la morfologia del corpo si notano addossati alla superficie interna delle valve i due
lobi del mantello (lobi palleali) e procedendo verso l’interno, due paia di lamine branchiali e il
piede impari e mediano. Le branchie, costituite da due lamelle per ciascun lato, sono situate ai
lati del corpo, hanno forma allungata in senso antero-posteriore e dividono la cavità del mantello
in una camera inalante posta ventralmente e in una camera esalante più piccola, dorsale, detta
cavità soprabranchiale. Le branchie posseggono un’elevata specializzazione: le lamelle sono due
lamine compatte di tessuto, le connessioni interlamellari sono numerose ed estese a tutta la
lunghezza delle lamelle. Lo spazio interlamellare delle branchie è diviso dalle connessioni
3. DONAX TRUNCULUS
23
interlamellari in tubi acquiferi, posti verticalmente, nei quali circola il sangue. Le branchie per
mezzo delle ciglia di cui sono fornite esplicano sia la funzione respiratoria sia quella di
convogliare all’interno le particelle alimentari da esse trattenute.
Il piede muscolare, compresso lateralmente, è molto mobile e presenta una tipica forma a scure.
Esso non svolge una funzione locomotoria, ma permette all’animale di affossarsi nella sabbia e
di esplorare l’ambiente circostante.
Tutti gli individui del genere Donax posseggono due sifoni generati dalla completa saldatura
delle pliche palleali interne (Yonge, 1957). I sifoni tubolari, ben distinti e separati alla base, sono
molto mobili e lunghi quanto l’intero animale; sono ricoperti sia internamente che esternamente
da un epitelio a microvilli. Il sifone inalante è fornito di numerosi piccoli tentacoli all’estremità
libera che hanno principalmente la funzione di filtrare le particelle che penetrano all’interno della
cavità palleale. Il sifone esalante ha una struttura più semplice, con una parete più sottile. In
particolare, negli individui adulti (30-35 mm) i sifoni hanno una lunghezza di 14 mm e uno
spessore di 3 mm alla base; il sifone inalante è leggermente più corto di quello esalante, e la sua
apertura apicale raggiunge un diametro di circa 2 mm.
Mentre nel sifone esalante l’apertura è circondata da 12 tentacoli piccoli, semplici e non
ramificati, nel sifone inalante si distinguono 6 tentacoli primari, 6 secondari e 12 terziari.
Quando attivi, tutti i tentacoli si piegano verso l'interno, formando un setaccio che quasi occlude
il poro del sifone (Fishelson, 2000). Entrambi i sifoni sono collegati a muscoli detrattori che li
fanno ritrarre nella cavità palleale sotto l’effetto di stimoli esterni.
3. DONAX TRUNCULUS
24
3.2 Distribuzione batimetrica
Donax trunculus occupa tipicamente il piano infralitorale superiore nel Mar Mediterraneo,
distribuendosi preferenzialmente tra 0 e 2 metri di profondità, e la zona intertidale lungo le coste
atlantiche, tra 0 e 6 metri di profondità. (Massé,1971; Amouroux, 1974; Salas, 1987). In realtà, la
distribuzione batimetrica di D. trunculus varia nelle diverse aree geografiche di distribuzione; in
Mediterraneo sembra comunque esserci una certa omogeneità.
In Mediterraneo, lungo le coste della Toscana, Lazio e Campania (Costa et al., 1987) e in quelle
meridionali del Mar Adriatico (Laguna di Lesina) (Mariani et al., 1998; Manca Zeichen et al.,
2002), D. trunculus si rinviene tra 0 e 2 m di profondità. Gli individui più piccoli (valori medi di
15,7 mm) colonizzano gli strati più superficiali (<1m), mentre individui di taglia più grande si
distribuiscono a profondità maggiori (1-2 m) (Mariani et al., 1998). Lungo le coste mediterranee
della Spagna (Baia di Malaga) D. trunculus si distribuisce tra 0 e 8 m di profondità, anche se la
maggior parte della popolazione è presente a profondità comprese tra 0 e 2 m (Salas, 1987). Nel
Golfo di Valencia (Spagna) la specie colonizza profondità comprese tra 2 e 2,5 m. In questa
fascia è la specie dominante, occupando in maniera esclusiva lo strato più superficiale di spiagge
caratterizzate da sabbia fine ed esposte ad idrodinamismo intenso (Ramon Herrero, 1993). Lungo
le coste mediterranee di Israele, nella Baia di Haifa, la specie non compare oltre 1,6 m di
profondità (Neuberger-Cywiak et al., 1990).
In Atlantico, lungo le coste algerine D. trunculus colonizza fondali compresi tra 0 e 7 m
(Moueza, 1972b). Sulle coste francesi della Bretagna Guillou (1980; 1982) osserva che gli
esemplari giovani si insediano nel piano infralitorale e nel piano mesolitorale, mentre gli adulti si
trovano nel piano mesolitorale al livello della media marea. In uno studio effettuato sull’Isola
d’Oléron (Francia, Oceano Atlantico), lo steso Autore rinviene D. trunculus nella zona
intertidale, dalle acque basse fino al “horizon de résurgence”. Gli individui di taglia più piccola e
i giovani si distribuiscono nella zona di alta marea; con l’avanzare della taglia e dell’età gli
individui si distribuiscono invece al di sotto del limite della bassa marea (Ansell e Lagardere,
1980). Sulle coste atlantiche del Marocco (Mehdia), gli individui più giovani di Donax (4-18
mm) si distribuiscono preferenzialmente a 150 m dalla costa nel piano infralitorale, mentre quelli
di taglia compresa tra 20 e 34 mm si insediano preferenzialmente al livello della media marea,
nel piano mesolitorale, ad una distanza dalla costa di circa 80 m (Bayed e Guillou, 1985). Sulle
coste atlantiche del Portogallo (Algarve e Faro), D. trunculus è la specie di bivalve più costiera,
estendendosi fino a 6 m di profondità, ma presentando i valori più alti di densità tra 0 e 3 m
(Gaspar et al., 1999; Gaspar et al., 2002).
3. DONAX TRUNCULUS
25
3.3 Ecologia
Generalmente i Molluschi Bivalvi appartenenti al genere Donax sono un importante costituente
della macrofauna superficiale delle spiagge sabbiose (Ansell, 1983; Brown e McLachlan, 1990;
McLachlan, 1996; McLachlan et al., 1996).
Donax trunculus colonizza la fascia della biocenosi delle Sabbie Fini degli Alti Livelli (SFHL),
che si estende dalla linea di battigia fino a circa 2,5 m di profondità, e una piccola fascia più
superficiale delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC), che può arrivare fino a 25 m di profondità
(Pérès e Picard 1964; Picard 1965). D. trunculus è stato classificato da Picard (1965) come
“specie caratteristica ed esclusiva delle Sabbie Fini degli Alti Livelli”. Questa biocenosi è
caratterizzata da un idrodinamismo molto intenso e dalla dominanza di Molluschi Bivalvi quali
appunto D. trunculus, accanto a Donax semistriatus, Lentidium mediterraneum, Tellina tenuis e
il Crostaceo Brachiuro Portumnus latipes. La biocenosi SFBC si rinviene a partire da 2,5 m di
profondità ed è caratterizzata da un idrodinamismo meno intenso, da una maggiore diversità
specifica e dalla dominanza di Molluschi Bivalvi quali, Tellina fabula, Tellina pulchella, Mactra
stultorum, Chamelea gallina, Spisula subtruncata, Acanthocardia tuberculata, di Molluschi
Gasteropodi Neverita josephina e Nassarius mutabilis, del Crostaceo Brachiuro Liocarcinus
vernalis e del Crostaceo Anomuro Diogenes pugilator.
Tutte le specie appartenenti al genere Donax sono rapidi e efficienti scavatori (Thayer, 1975;
Donn et al., 1986; Ramon et al., 1995; Gaspar et al., 1999; Gaspar et al., 2002); la forma
compressa e la superficie regolare della conchiglia facilitano il comportamento fossorio
all’interno dei sedimenti (Vermeji, 1978). Infatti, la famiglia Donacidae è capace di mantenere la
posizione nel sedimento sotto l’effetto di un forte idrodinamismo grazie alla morfologia della
conchiglia (la forma compressa e la superficie regolare) che, insieme al poderoso piede, ne
facilitano la penetrazione rapida nel sedimento (Ansell, 1983; Nel et al., 2001). In particolare,
durante le mareggiate, quando le sollecitazioni da parte del moto ondoso sono elevate, Donax
trunculus adotta alcune strategie etologiche che gli consentono di rispondere alle sollecitazioni
meccaniche senza venire trascinata a riva. Se al passaggio del piede dell’onda il bivalve viene
rimosso dal substrato, successivamente, con il ritorno dell’onda, può ricadere sul fondo con il
piede estroflesso dalla conchiglia e riuscire ad infossarsi di nuovo nella sabbia. Tale operazione,
agevolata dalla forma della conchiglia, può venire ostacolata da un substrato non idoneo nel
quale la specie non riesce immediatamente a reinsediarsi e può, in questo caso, essere trascinata
a riva andando incontro a problemi di essiccazione o di predazione (Costa, 1987).
3. DONAX TRUNCULUS
26
A differenza di altre specie appartenenti al genere Donax (Ansell, 1983), D. trunculus non
mostra migrazioni tidali.
D. trunculus ha una alimentazione di tipo sospensivoro (Ansell, 1983; Froglia, 1989a),
nutrendosi principalmente di materiale organico in sospensione (Wade, 1967) e di fitoplancton
(Moueza, 1976; Moueza e Chessel, 1976; Plante Cuny e Bodoy, 1987).
Le conoscenze bibliografiche relative alla fauna associata a D. trunculus dimostrano l’esistenza,
lungo le coste dell’Algeria, di una associazione con alcune specie di Molluschi Bivalvi come
Cardium edule, Plagiocardium papillosum, Tellina pulchella, Chamelea gallina (Moueza,
1972). Nello studio di Castagnolo (1978), condotto nel Mar Tirreno, D. trunculus si rinviene
accanto a diverse specie di Molluschi quali Donax semistriatus, C. gallina, P. papillosum,
Mactra corallina, Cyclope donovani; al Polichete Nereis cantabra e ai Crostacei come il
Cumaceo Iphinoe inermis, l’Isopode Idotea balthica e il Brachiuro Portumnus latipes. Sempre
nel Mar Tirreno, Costa et al. (1987) osservano che la fauna associata a D. trunculus è
rappresentata principalmente dal Gasteropode N. mutabilis, dai Crostacei P. latipes e D.
pugilator. Nel Golfo di Valencia (Spagna, Mar Mediterraneo), Ramon Herrero (1993) segnala
che le popolazioni a D. trunculus (fino a 2,5 m di profondità) sono generalmente associate ai
Crostacei P. latipes e D. pugilator.
La distribuzione del genere Donax è strettamente dipendente dalla natura e dalla composizione
granulometrica del sedimento. La famiglia Donacidae è caratterizzata da specie altamente
selettive per il substrato; in particolare D. trunculus viene considerato un organismo “substrato-
sensibile” e la sensibilità verso il sedimento varia con il suo ciclo vitale (de la Huz et al., 2002).
Da un attenta analisi della documentazione scientifica relativa al sedimento ottimale per
l’insediamento del Donax emerge l’importanza di un ristretto range granulometrico, che oscilla
nel campo delle sabbie medie e fini. Ma è soprattutto la presenza di sedimenti grossolani e di
substrati rocciosi (barriere) che esclude la presenza della specie (Bayed, 1998). Lungo le coste
algerine, Degiovanni e Moueza (1972) osservano che la frazione granulometrica compresa tra
0,63 e 0,25 mm è presente con una percentuale variabile dal 70 al 91% nei sedimenti in cui si
rinviene D. trunculus. Sempre in Algeria, Moueza (1972b) indica che la granulometria ottimale
varia tra 0,50 e 0,40 mm in primavera e in estate, e tra 0,30 e 0,25 mm durante l’inverno. In
Tirreno, Castagnolo (1978) evidenzia l’importanza della presenza della frazione granulometrica
compresa tra 0,50 mm e 0,25 mm. In Bretagna (Baia di Douarnenez), Guillou e Le Moal (1980)
osservano che D. trunculus si insedia prevalentemente in sedimenti costituiti da sabbia fine, con
valori medi pari a 0,125 mm. Lungo le coste atlantiche del Marocco, sulla spiaggia di Mehdia,
Bayed e Guillou (1985) riscontrano che la granulometria ottimale corrisponde alla sabbia fine
3. DONAX TRUNCULUS
27
omogenea, la cui media varia tra 0,2 e 0,25 mm e la percentuale di pelite è inferiore all’1%.
Sempre in Marocco (da Tangeri a Tarfaya) gli stessi Autori osservano che la granulometria del
sedimento varia in relazione alle varie zone di distribuzione della specie, ma dove è più alta la
densità degli adulti (44 ind/m2) essa assume valori compresi tra 0,19 e 0,23 mm (190-230 µm)
(Guillou e Bayed, 1991). Lungo le coste mediterranee spagnole (Baia di Malaga) D. trunculus
colonizza principalmente un sedimento caratterizzato da un basso contenuto di materia organica
(<0,5%), da un contenuto di sabbia non inferiore al 70% e non tollera più del 10% di pelite
(Salas, 1987). Nel Golfo di Valencia, Ramon Herrero (1993) osserva che la granulometria
ottimale è costituita da sabbia fine, con un diametro compreso tra 0,25 e 0,125 mm, essendo la
frazione di sabbia di diametro >2 mm scarsa e la frazione di sabbia di diametro <0,63 mm
praticamente assente. Infine, dallo studio effettuato lungo le coste di Israele da Neuberger-
Cywiak et al. (1990) emerge che D. trunculus preferisce la frazione del sedimento compresa tra
0,50 e 0,25 mm, corrispondente alla sabbia media.
In generale, pertanto, questa specie si trova in sedimenti caratterizzati da una granulometria
compresa tra 0,50 e 0,125 mm.
3. DONAX TRUNCULUS
28
3.4 Riproduzione
Donax trunculus è una specie a sessi separati e il rapporto dei sessi non differisce
significativamente da 1:1. Non sono stati segnalati casi di ermafroditismo o inversione sessuale
(Gaspar et al., 1999). D. trunculus è una specie dioica, la cui gonade è situata nella massa
viscerale (Ramon Herrero, 1993). Nelle specie dioiche lo sviluppo gonadico segue lo stesso
ritmo in entrambi i sessi (Sastry, 1979). In D. trunculus, non si osserva dimorfismo sessuale della
conchiglia ma i sessi possono distinguersi per il colore della gonade nel periodo di maturazione,
una marcata pigmentazione distingue infatti l’ovario dal testicolo (Galstoff, 1961).
In generale, come nella maggior parte dei bivalvi, l’apparato riproduttore è costituito da un
reticolo di canali di diametro irregolare che danno origine ad un canale dorsale più ridotto.
Questi canali convergono nel foro genitale che forma esternamente una papilla sporgente, al
centro della quale si trova l’orifizio genitale. La papilla genitale si trova nella cavità
soprabranchiale, sul pericardio.
La gonade, raggiunto il pieno sviluppo, si insinua a livello delle fibre muscolari fino al limite del
bordo posteriore del piede. Dopo la deposizione e il successivo riassorbimento dei rimanenti
ovociti ad opera dei fagociti, la gonade è ridotta a strette isole di epitelio germinale; in questo
stadio sessuale indifferenziato il sesso del mollusco non è riconoscibile (Galstoff, 1961).
L’espulsione dei prodotti genitali avviene attraverso il foro genitale e per mezzo della corrente di
ritorno attraverso il foro esalante. In tal modo si esclude la possibilità di una fecondazione
intrapalleale; la fecondazione è quindi esterna.
Il testicolo è formato da ampolle che raggiungono i 400 µm le quali, all’apice dello sviluppo, si
riempiono interamente di spermatozoi maturi. I canali della gonade contengono gli spermatozoi,
ma in minor numero rispetto alle ampolle spermatiche. Il testicolo assume una colorazione
bianco-crema ed è lobato; esso è difficilmente visibile negli individui di taglia inferiore a 12 mm.
I prodotti sessuali sono bianchi e vischiosi (Moueza e Frenkiel-Renault, 1973; Ramon Herrero,
1993).
La gonade femminile matura è costituita da ampolle di dimensioni di 400 µm, ognuna racchiude
un piccolo numero di ovociti, che raggiungono, alla maturità, 70 µm di lunghezza e 30 µm di
larghezza. Essi sono allungati e fissati all’epitelio della ghiandola per il loro polo formante un
peduncolo. Il loro nucleo sferico, distale, misura circa 30 µm di diametro e possiede un grosso
nucleolo di 10 µm. Questi ovociti, a maturità, sono molto lontani gli uni dagli altri sulla parete
dell’ovario. L’ovario ha una colorazione blu intensa (per la pigmentazione del vitello) e un
aspetto granuloso che permette di distinguerlo fino a taglie molto piccole (Moueza e Frenkiel-
3. DONAX TRUNCULUS
29
Renault, 1973). I prodotti sessuali sono di colore blu e granulosi (Lucas, 1963; Ramon Herrero,
1993).
Il processo di maturità sessuale in D. trunculus e in genere anche negli altri molluschi bivalvi, è
valutato in relazione allo sviluppo relativo delle gonadi e dei loro prodotti.
Diversi metodi sono stati messi a punto per la determinazione della maturità di questa specie, in
particolare Ramon Herrero (1993) segnala tra i più significativi:
• Diametro degli ovociti: man mano che la maturazione sessuale avanza, incrementa anche il
volume degli ovociti. Seguendo l’evoluzione mensile del diametro degli ovociti si può
stabilire l’epoca di maturazione ed il periodo della deposizione. Questa metodologia viene
effettuata mediante l’osservazione microscopica del tessuto gonadico della femmina.
• Indice di condizione: relaziona il contenuto della massa corporea con diverse caratteristiche
della conchiglia (Ansell et al., 1980; Ansell e Bodoy, 1979; Bodoy, 1982). La conchiglia è la
parte minerale che rappresenta l’accrescimento accumulato nell’arco del tempo, la massa
corporea è la parte organica, la quantità di massa corporea dipende dall’attività sessuale e
metabolica dell’organismo. L’indice di condizione esprime il rapporto, in percentuale, tra il
peso secco della massa corporea e il peso delle valve.
• Indice gonado-somatico: esprime il rapporto, in percentuale, del peso della gonade rispetto al
peso dell’animale (Bayed, 1990).
• Scala gonadica: è stata ricavata in base al grado di maturazione della gonade osservata ad
occhio nudo (Lubet, 1960; Lucas, 1963; Wilson e Seed, 1974).
Si riportano di seguito le scale gonadiche più conosciute:
1) Scala di Lubet (1960). Questa scala distingue 4 livelli di maturità per entrambi i sessi (Stadi 0-
III):
0 - Periodo di riposo sessuale. I follicoli, completamente vuoti, sono compressi per
l’accrescimento delle cellule connettivali. Lungo la parete follicolare esiste solo qualche
cellula degli spermatogoni e degli ovogoni. Questi ammassi cellulari sono difficilmente
visibili perché immersi nella massa di tessuto connettivo.
I - Moltiplicazione dei prodotti sessuali. Le estremità dei follicoli sono piene di cellule in
mitosi e lungo le pareti si ritrovano le cellule madri dei gonociti, formazioni sinciziali
necrotiche, spermatogoni e ovogoni.
II - Oogenesi e spermatogenesi. Il disegno dei follicoli è visibile e il colore proprio di
ogni sesso appare verso la fine di questo stadio. La maggior parte degli ovogoni e degli
3. DONAX TRUNCULUS
30
spermatogoni entrano in meiosi. Il tessuto connettivo diviene la sede di rimaneggiamenti
profondi.
III Periodo di riproduzione. Esso è caratterizzato dal raggiungimento della maturità
sessuale. Questo stadio è diviso in sottostadi che corrispondono a delle tappe distinte da
un punto di vista morfologico, citologico e fisiologico: stadio di maturità dei gameti, di
riempimento della gonade, di capacità di emissione dei gameti.
2) Scala di Lucas (1963). Questa scala riconosce tre stadi di maturazione gonadica equivalenti
per entrambi i sessi (Stadi A-C):
A - Fase di riposo sessuale. Il sesso non è determinabile. La ghiandola genitale non ha
ancora la colorazione che le è propria. Per trattamento si ottengono solo resti di tessuto
non identificabili al microscopio.
B - Individualizzazione della gonade. La ghiandola tende ad opacizzarsi. Si incontrano
alcuni spermatozoi e ovociti maturi liberi nel lumen del follicolo. Il sesso è determinabile
per mezzo dell’esame microscopico dei prodotti ottenuti dal trattamento delle gonadi.
Questa fase comprende l’inizio e lo sviluppo della maturazione.
C - Fase di maturazione sessuale. La ghiandola genitale è opaca, più o meno colorata. I
prodotti genitali vengono rilasciati se la gonade viene incisa.
La deposizione è scaglionata nel tempo, per questo in un individuo che ha già cominciato
a liberare i suoi gameti non è strano incontrare ovociti in fase di maturazione, che
verranno liberati in deposizioni posteriori e anche ovociti residui della deposizione
precedente.
3) Scala di Wilson e Seed (1974), in cui sono riconoscibili 4 stadi di maturazione (stadi 0-3):
0 - Stadio di riposo sessuale. Sesso indeterminato, non ci sono follicoli.
1 - Inizio dello sviluppo. Primi segni di gametogenesi con giovani gruppi di cellule
germinali. Il sesso è tuttavia difficilmente determinabile all’inizio di questo stadio.
2 - Sviluppo tardivo. Dentro i follicoli maschili appare una larga banda centripeta di
spermatogoni, spermatociti e spermatidi, con qualche spermatozoo libero nel lumen.
All’interno dei follicoli femminili gli ovociti accumulano il vitello, i giovani ovociti sono
attaccati alla parete follicolare, ma qualche ovocita maturo è libero nel lumen.
3A - Maturità morfologica. Il mantello è riempito di follicoli che occupano circa l’intera
superficie gonadica, ricoprendo così il tessuto connettivo. Nei maschi i follicoli sono
3. DONAX TRUNCULUS
31
dilatati e presentano all’interno gli spermatozoi, nelle femmine numerosi ovociti sono ben
sviluppati e presentano un’elevata densità all’interno dei follicoli.
3B - Deposizione. La densità dei follicoli diminuisce. Riduzione generale dei tessuti
gonadici.
3C - Nuovo sviluppo. Si rinvengono dei gameti pronti per essere emessi e gameti in via
di sviluppo. Quando il nuovo sviluppo raggiunge il suo massimo, i follicoli non occupano
tutta la superficie disponibile ed il tessuto connettivo diviene più evidente rispetto a
quello che precede la deposizione iniziale (stadio IIIb).
3D - Deposizione recente. I follicoli degenerano; gli amebociti attaccano i gameti non
rilasciati e rimangono nel lumen follicolare dei detriti cellulari. L’organismo ritorna allo
stadio di riposo sessuale.
3. DONAX TRUNCULUS
32
Ciclo riproduttivo
Il ciclo riproduttivo di Donax trunculus mostra leggere differenze in ogni zona del suo areale di
distribuzione (Lucas, 1965; Badino e Marchionni, 1972; Ansell e Bodoy, 1979; Bayed,1990).
Durante il periodo di riposo (o periodo di inattività), che varia in funzione delle diverse aree
geografiche, le gonadi sono regredite ed il sesso non è distinguibile macroscopicamente. La
gametogenesi generalmente inizia in autunno o in inverno. La deposizione avviene in primavera-
estate e questa può essere seguita da un ulteriore deposizione prima che il ciclo riproduttivo sia
completato in tarda estate o autunno. L’inizio e la durata dei differenti stadi mostrano alcune
variazioni regionali specialmente in relazione al ciclo annuale della temperatura dell’acqua e al
ciclo di produzione del fitoplancton (Brown e McLachlan, 1990).
Di seguito vengono riportati i periodi di maturazione e di deposizione rinvenuti in letteratura
relativamente alle diverse aree geografiche di distribuzione della specie.
Livorno, Italia (Mar Tirreno) (Badino e Marchionni, 1972)
• gennaio: la gonade è ad un iniziale stadio di sviluppo, non si riscontrano processi
maturativi;
• marzo: i processi di maturazione si osservano nella metà degli individui analizzati.
Nelle femmine si riscontrano ovociti in fase di crescita, ma solo in pochi maschi si
osservano i primi stadi della spermatogenesi;
• maggio: i follicoli sia nei maschi che nelle femmine hanno raggiunto il loro massimo
sviluppo e contengono rispettivamente spermatociti e ovociti;
• novembre: le gonadi contengono un basso numero di follicoli vuoti. Il sesso non è più
distinguibile. In questo periodo si ha la regressione delle gonadi e la fase di riposo
gonadico.
Parco dell’Uccellina, Toscana (Mar Tirreno) (Castagnolo, 1978)
• gennaio: sono presenti individui maschili e femminili con prodotti sessuali quasi maturi
corrispondenti alla fine dello stadio B della scala di Lucas (individualizzazione della
gonade);
• febbraio: continua la maturazione dei prodotti sessuali. Le gonadi maschili presentano
un elevato numero di spermatociti, mentre quelle femminili presentano ovociti maturi e
ben formati: questo corrisponde allo stadio C della scala di Lucas. La ghiandola
genitale è opaca, più o meno colorata; l’ovario assume un aspetto granuloso ed
3. DONAX TRUNCULUS
33
un’intensa colorazione blu, mentre la gonade maschile assume una colorazione bianco-
crema;
• marzo-luglio: si registra il massimo dell’attività riproduttiva, della maturazione delle
gonadi in entrambi i sessi; tutti gli individui presentano le gonadi piene di ovociti e di
spermatociti. La deposizione avviene in questo periodo;
• agosto: ha inizio la fase di regressione delle gonadi maschili, che appaiono
parzialmente svuotate con vari isolotti di spermatociti all’interno dei tubuli. All’interno
delle gonadi femminili sono ancora visibili un discreto numero di ovociti;
• settembre: le gonadi di entrambi i sessi si trovano all’inizio dello stadio A della scala di
Lucas. Il sesso non è determinato, la ghiandola genitale non ha ancora al colorazione
che le è propria. Il sesso riesce di difficile interpretazione;
• ottobre-novembre: si ha il periodo di riposo sessuale che corrisponde allo stadio A della
scala di Lucas. Il tessuto delle gonadi appare indifferenziato. Le gonadi cominciano a
regredire;
• dicembre: nei maschi ha inizio la spermatogenesi, si cominciano a vedere gonadi
maschili con molte cellule germinali e qualche spermatocita maturo; non è ancora
possibile distinguere individui di sesso femminile. I maschi si trovano nello stadio B
della scala di Lucas, mentre le femmine si trovano ancora nello stadio A (c’è un leggero
anticipo nella maturazione della gonade maschile).
Toscana, Lazio e Campania (Mar Tirreno) (Costa et al., 1987)
periodo di riposo: si osserva nei mesi invernali da novembre a marzo, in cui la gonade è
difficilmente identificabile;
periodo di attività: da aprile a ottobre;
• aprile: le cellule germinali femminili hanno già iniziato la maturazione e i lobuli della
gonade maschile risultano quasi completamente pieni di spermatozoi;
• maggio: la gonade circonda completamente l’epatopancreas e i follicoli contengono
cellule nelle quali è iniziata la vitellogenesi;
• giugno: l’ovario circonda l’epatopancreas e si estende anche all’interno del piede. La
maggior parte delle cellule contenute all’interno dei follicoli ha completato la
vitellogenesi;
• luglio: le gonadi raggiungono la massima estensione e presentano follicoli molto ampi
contenenti cellule che hanno completato la vitellogenesi;
3. DONAX TRUNCULUS
34
• agosto: si notano follicoli sempre molto ampi contenenti solo uno scarsissimo numero
di cellule germinali. Evidentemente nel periodo tra luglio e agosto è avvenuta la
deposizione;
• settembre-ottobre: si evidenziano gonadi svuotate. I follicoli cominciano ad essere
collassati.
Costa et al. (1987) osservano che la taglia minima riproduttiva è pari a circa 12-13 mm.
Camargue, Francia (Mar Mediterraneo) (Ansell e Bodoy, 1979)
• gennaio-aprile: periodo di proliferazione e maturazione delle gonadi che coincide con
l’aumento primaverile del peso dei tessuti;
• giugno-luglio e settembre-inizio ottobre: deposizione;
• ottobre-gennaio: periodo di inattività.
Algeria (Mar Mediterraneo) (Moueza e Frenkiel-Renault, 1973; Ansell et al., 1980)
periodo di riposo: da novembre a gennaio. L’attività riproduttiva è minima e i sessi non sono
distinguibili microscopicamente;
periodo di attività: da febbraio a settembre;
• febbraio-agosto: rapido sviluppo e proliferazione della gonade accompagnati da un
rapido incremento del peso dei tessuti. La gametogenesi e la deposizione procedono
insieme;
• settembre: forte diminuzione della percentuale degli individui sessuati. Minimo del
periodo riproduttivo in cui si ha un rapido declino della maturità (regressione delle
gonadi).
Moueza e Frenkiel-Renault (1973) osservano che la taglia alla quale il 50 % degli individui della
popolazione è sessualmente maturo detta “taglia di prima maturazione” è situata intorno agli 8
mm. Tutti gli individui più piccoli fanno parte della popolazione giovanile immatura.
Mehdia, Marocco (Oceano Atlantico) (Bayed, 1990)
periodo di riposo: agosto-novembre (stadio 0 della scala di Wilson e Seed)
periodo di attività: la gametogenesi inizia in dicembre e prosegue fino a luglio;
• maggio: maturazione completa della maggioranza degli individui;
• maggio-giugno: prima fase della deposizione (primavera);
• luglio: seconda fase della deposizione (estate).
3. DONAX TRUNCULUS
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Egitto (Mar Mediterraneo) (Dowidar e El-Nady, 1984)
Regione di Rosetta
• periodo di attività: gli individui raggiungono la maturità sessuale all’inizio della
primavera; la deposizione avviene in questa stagione.
Baia di Abu Kir
• periodo di attività: gli individui raggiungono la maturità sessuale durante l’estate.
Baia di Haifa, Israele (Mar Mediterraneo) (Neuberger-Cywiak et al., 1990)
• settembre-gennaio: periodo di riposo dell’attività gonadica. In gennaio comincia lo
sviluppo gonadico;
• giugno-luglio: periodo in cui viene raggiunta la maturità degli ovociti;
• luglio-agosto: deposizione;
• luglio-ottobre: deposizione e post-deposizione (stadio 3B-3D della scala di Wilson e
Seed).
Lugo, Spagna (Oceano Atlantico) (Maze e La Borda, 1990)
• giugno: massimo dell’indice riproduttivo; il 50% degli individui è sessualmente
maturo;
• luglio: deposizione;
• ottobre: secondo massimo riproduttivo;
• gennaio: seconda deposizione (minimo riproduttivo);
La maturazione sessuale avviene dopo un anno dalla nascita.
Golfo di Valencia, Spagna (Mar Mediterraneo) (Ramon Herrero, 1993)
• ottobre-novembre/dicembre-gennaio: periodo di riposo gonadico (stadio A della scala
di Lucas);
• gennaio-febbraio: prime fasi della gametogenesi (stadio B);
• aprile-luglio: maturazione sessuale (stadio C);
Ramon Herrero (1993) osserva che D. trunculus è in grado di riprodursi già ad una lunghezza di
12.7 mm.
Malaga, Spagna (Mar Mediterraneo) (Tirado e Salas, 1998)
• febbraio-ottobre: periodo riproduttivo, sviluppo delle gonadi (scala gonadica di de
Villiers, 1975);
3. DONAX TRUNCULUS
36
• novembre-gennaio: periodo di inattività delle gonadi;
• aprile-settembre: periodo di deposizione. Si osservano due picchi, in maggio e agosto,
il primo piuttosto più intenso del secondo.
Gli Autori osservano che la taglia di prima maturità di D. trunculus è di 16 mm.
Faro, Portogallo (Oceano Atlantico) (Gaspar et al., 1999)
• tardo novembre: inizio de ciclo gametogenico;
• tardo marzo-tardo agosto: periodo di deposizione. Si osservano due picchi; uno nel
mese di marzo e l’altro nel periodo maggio - agosto;
• settembre-ottobre: periodo di inattività delle gonadi.
Gaspar et al. (1999) osservano che D. trunculus raggiunge la maturità durante il primo anno di
vita. Tutti gli individui esaminati (da 13 a 21 mm) mostrano gonadi differenziate, suggerendo
che la maturità sessuale è in funzione dell’età, non della taglia.
3. DONAX TRUNCULUS
37
Ciclo larvale I gameti, uova e spermatozoi, vengono emessi attraverso la corrente d’acqua esalante del sifone
di Donax trunculus nelle acque marine, dove le uova vengono fecondate (fecondazione esterna).
Le uova sferiche fecondate (70-80 µm di diametro dopo la fecondazione) si sviluppano
attraverso uno stadio di blastula liberamente natante e diversi stadi di trocofora per produrre una
larva detta veliger. La larva veliger presenta una conchiglia bivalve e un velo circolare.
Lo sviluppo è di tipo planctotrofico. La larva può condurre una vita planctonica per circa 6 mesi,
poi scende sul fondo e, dopo la metamorfosi, inizia la vita bentonica (Moueza e Frenkiel-
Renault, 1973). Secondo Neuberger-Cywiak et al. (1990) il periodo larvale planctonico può
invece durare al massimo 2 mesi. La metamorfosi avviene dopo circa 19-23 giorni a 21 °C
(Otero, 1982).
Generalmente, lungo le coste mediterranee, gli individui giovani si insediano alla profondità di 0
m e successivamente, con l’aumentare della taglia e dell’età, migrano a profondità maggiori
(figura 3.4.1).
Figura 3.4.1 - Ciclo larvale di Donax trunculus.
3. DONAX TRUNCULUS
38
3.5 Reclutamento
Tutte le popolazioni naturali dipendono ampiamente, sia per quanto riguarda la loro struttura che
la loro dinamica, dall’apporto di nuovi individui. Quando questo apporto è dovuto a riproduzione
sessuale o asessuale e non a migrazione, viene definito come reclutamento. Il reclutamento può
avvenire grazie all’apporto di larve che costituiscono il prodotto della popolazione residente o di
larve prodotte da popolazioni limitrofe. In una popolazione costituita da più classi di età, la
classe più giovane può essere definita “reclutamento”. L’insediamento dei propaguli e la
metamorfosi delle larve è la fase iniziale del reclutamento (Santangelo, 2000).
La strategia di reclutamento sviluppata da D. trunculus mostra alcune differenze in relazione alle
diverse aree geografiche di distribuzione. Lungo le coste mediterranee della Francia (Camargue)
si osserva un reclutamento bimodale: l’insediamento delle larve (esemplari di circa 5 mm di
taglia) avviene in agosto e alla fine dell’inverno-inizio primavera (Ansell e Bodoy, 1979). Anche
in Algeria (Oceano Atlantico) il reclutamento è bimodale e l’insediamento di D. trunculus
avviene in modo consistente a partire dalla taglia di 2 mm. Si individuano due fasi, separate da
un breve intervallo, che si localizzano alla fine del periodo di attività (da febbraio a settembre) e
durante il periodo di riposo assoluto della gonade (da ottobre a gennaio): in settembre e ottobre il
reclutamento è consistente; quasi nullo in novembre; elevato tra dicembre e febbraio. Le reclute
di settembre e ottobre provengono dalla deposizione di marzo e aprile, quelle di dicembre dalla
deposizione di giugno e cosi via (Moueza e Frenkiel-Renault, 1973; Ansell et al., 1980). In
Marocco (Oceano Atlantico), sono stati osservati due periodi di reclutamento; uno principale,
autunnale, che inizia in settembre e prosegue fino ad ottobre (a novembre sono presenti individui
di 8 mm di lunghezza) e uno secondario (primaverile), nel mese di marzo (individui di lunghezza
media pari a 5 mm), che è dovuto ad una deposizione ritardata (Bayed e Guillou, 1985; Bayed,
1990). Lungo le coste atlantiche spagnole (Lugo), Maze e La Borda (1990) segnalano un primo
insediamento che inizia in febbraio e nel mese di marzo (primavera) si fa più intenso, mostrando
individui di lunghezza compresa tra 2 e 6 mm. Il secondo insediamento avviene in autunno
(ottobre) e presenta, con una densità minore di quello primaverile, individui di taglia compresa
tra 2 e 5 mm.
Sempre in Atlantico, lungo le coste della Bretagna (Baia di Douarnenez) Guillou e Le Moal
(1980) osservano, invece, un reclutamento unimodale, che inizia nel mese di marzo con individui
di 3-4 mm e termina a settembre; sull’Isola d’Oléron, Ansell e Lagardere (1980) rilevano un
reclutamento unimodale che si estende per un periodo più corto, da agosto ad ottobre
(abbondanza di individui di taglia compresa tra 3 e 5 mm).
3. DONAX TRUNCULUS
39
In Mediterraneo, nel golfo di Valencia (Spagna) Ramon Herrero (1993) osserva un reclutamento
bimodale. Una prima fase avviene durante l’estate nei mesi di agosto-settembre (individui di
taglie comprese tra 9 e 11 mm) e una seconda fase in inverno nei mesi di dicembre-febbraio
(individui di taglie comprese tra 8.5 e 12 mm). Lungo le coste orientali della Spagna (Cullera),
Ramon et al. (1995) rilevano due periodi di reclutamento; uno tra luglio e settembre (individui
con range di taglia compreso tra 9 e 11 mm) e l’altro tra dicembre e febbraio (tra 8,5 e 12 mm).
Nonostante in differenti aree del Mediterraneo numerosi Autori abbiano osservato generalmente
un reclutamento bimodale, Castagnolo (1978) e Costa et al. (1987) evidenziano in Tirreno un
reclutamento unimodale. In particolare, Castagnolo (1978) riscontra lungo le coste della Toscana
un reclutamento primaverile caratterizzato da individui di circa 10 mm di lunghezza. Costa et al.
(1987), lungo le coste della Toscana, Lazio e Campania, osservano invece che l’insediamento di
D. trunculus avviene nel periodo tardo autunnale (individui di taglia compresa tra 3 e 7 mm). In
Adriatico, Manca Zeichen et al. (2002) rilevano un reclutamento unimodale nel periodo
invernale (tra dicembre e febbraio).
3. DONAX TRUNCULUS
40
3.6 Accrescimento
Con il termine accrescimento si intende un aumento della grandezza somatica di un individuo
rispetto al tempo. L’accrescimento rappresenta quindi una relazione empirica tra la grandezza
somatica (lunghezza o massa) e l’età (accrescimento assoluto). Nella maggior parte degli
organismi si valuta l’accrescimento in termini di incremento di lunghezza, nel caso dei bivalvi
l’accrescimento si esprime in funzione della lunghezza della conchiglia.
Donax trunculus mostra una crescita rapida, una breve longevità ed un considerevole potenziale
riproduttore (un grande numero di uova ed una taglia di prima maturazione bassa).
La durata del ciclo vitale aumenta in modo proporzionale al crescere della latitudine: il ciclo
vitale ha una durata di 5 anni lungo le coste nord-est atlantiche della Francia, di 2-3 anni lungo le
coste atlantiche del Marocco e le coste del Mediterraneo (Gaspar et al., 1999). Questo è in
accordo con l’ipotesi di Remane e Schlieper (1958), secondo la quale la longevità di una specie
cresce proporzionalmente alla latitudine.
L’accrescimento del Donax, così come quello di altre specie fossorie, è influenzato da diversi
fattori biotici e abiotici, quali la temperatura, la trofia delle acque, la natura dei sedimenti e dalla
densità della popolazione.
Le informazioni rinvenute nella letteratura scientifica sull’accrescimento e sulla taglia di prima
maturazione si differenziano nelle diverse aree geografiche di distribuzione della specie.
In Algeria, la popolazione raggiunge la taglia di 23 mm alla fine del primo anno di età e 32 mm
alla fine del secondo (Moueza, 1972b). Lo studio effettuato da Castagnolo (1978) lungo le coste
della Toscana evidenzia un accrescimento di D. trunculus discontinuo e non uniforme, che
risulta essere massimo in primavera e decresce gradualmente durante l’estate. In inverno esso si
riduce e diventa minimo o nullo. Lungo le coste atlantiche francesi (Bretagna), il tasso di crescita
è elevato durante l’estate e rallenta cospicuamente durante l’inverno. La popolazione raggiunge
la taglia di 11,6 mm il primo anno, di 23,4 mm il secondo, di 31,4 mm il terzo e di 37 mm il
quarto. La durata del ciclo vitale è di 5 anni (Guillou e Le Moal, 1980; Le Moal, 1993). Sempre
in Atlantico (Francia, Isola d’Oléron) Ansell e Lagardere (1980) osservano che il riposo
invernale della crescita va da ottobre a febbraio, in marzo la crescita riprende fino al tardo
settembre-inizio ottobre. Gli individui raggiungono la lunghezza di 19 mm il primo anno, di 28
mm il secondo e di 32 mm il terzo. In Camargue (Francia, Mar Mediterraneo) Bodoy (1982)
osserva che la velocità di crescita varia con un ritmo stagionale molto marcato. Si evidenzia una
relazione lineare tra la temperatura ed il ritmo di accrescimento. La popolazione raggiunge la
taglia di 9 mm dopo il primo anno, di 25,6 mm dopo il secondo e di 32 mm dopo il terzo. Sulle
3. DONAX TRUNCULUS
41
coste atlantiche della Galizia (Spagna), Fernandez et al. (1984) riscontrano individui di
lunghezza pari a 25,5 mm il primo anno, a 36,9 mm il secondo e a 41,2 mm il terzo. Lungo le
coste della Toscana, Lazio e Campania Costa et al. (1987) osservano che la taglia minima
riproduttiva è pari a circa 12-13 mm. Lungo le coste atlantiche della Spagna, Maze e La Borda
(1988) osservano che il tasso di crescita è massimo durante l’estate. Gli individui raggiungono
25 mm il primo anno, 36,8 mm il secondo e 43,6 mm il terzo: la durata della vita è intorno ai 3
anni. Nel golfo di Valencia (Spagna, Mar Mediterraneo) Ramon Herrero (1993) osserva che la
popolazione a D. trunculus esaminata raggiunge la taglia di 25,8 mm durante il primo anno, di
34,7 mm il secondo e di 39,7 mm il terzo. Lungo le coste atlantiche del Marocco la crescita
appare veloce durante il primo anno (14 mm) e si riduce sensibilmente il secondo e terzo anno
(rispettivamente 7 mm e 4 mm). Tutte le coorti presentano un arresto di crescita durante il
periodo invernale (dicembre-marzo): la durata della vita è di circa 2-3 anni (Bayed e Guillou,
1985). Lungo le coste mediterranee di Israele, infine, il tasso di crescita di Donax trunculus
raggiunge il 50% della lunghezza totale nei primi 2,5 mesi di vita. In ottobre l’accrescimento
rallenta, la popolazione raggiunge la lunghezza di 30 mm alla fine del primo anno e 32 mm alla
fine del secondo (Neuberger e Cywiak, 1990).
4. AREA DI STUDIO
42
4. AREA DI STUDIO
4.1 Caratterizzazione ambientale: fisico-chimica e biologica
In questo paragrafo vengono riportate le conoscenze bibliografiche sulle caratteristiche generali
(morfologiche, sedimentologiche, biologiche, meteo-marine) del tratto di costa oggetto di studio,
che si estende tra Ladispoli e Anzio (Roma), al fine di fornire un quadro sufficientemente
dettagliato dei principali fattori ambientali, sia di origine naturale che antropica, che potrebbero
interagire e/o influenzare la biologia e l’ecologia dei popolamenti a Donax trunculus ivi presenti.
In questa area viene svolta una attività di pesca professionale di Donax trunculus, per mezzo di
rastrelli da natante, a profondità comprese tra 1 e 2 metri circa. A profondità inferiori (0-1 m)
Donax non è oggetto di attività di pesca.
La fascia di litorale laziale che si estende tra Ladispoli e Anzio ha un’estensione di circa 66 km
ed è compresa tra due unità fisiografiche (Capo Linaro-Foce del Fiume Tevere e Foce del
Tevere-Capo d’Anzio). Questo tratto di costa, dove il delta del Tevere rappresenta l’elemento
morfologico dominante, è caratterizzato principalmente da spiagge bordate da cordoni dunari, in
prossimità del delta, e da tratti nei quali si delinea una ripa rocciosa ai cui piedi la spiaggia si fa
stretta e discontinua, come in prossimità di Capo d’Anzio.
L’area di studio può essere suddivisa in due settori, distinguibili tra loro per la diversa influenza
degli apporti del Fiume Tevere: uno localizzato a nord del delta del Tevere, di piccola
estensione, compreso tra Palo e Torre Flavia e l’altro a sud comprendente l’intero apparato
deltizio fino a Tor Caldara. Il primo settore è caratterizzato da arenili sabbiosi di colore molto
scuro per la presenza di sabbie di origine vulcanica con pirosseni e magnetite. Il raccordo con la
zona costiera interna è quasi ovunque graduale; in corrispondenza delle sporgenze di Torre
Flavia e Palo si rileva la presenza di scarpate di erosione di altezza variabile ma comunque
modesta, spesso intagliate su paleosuoli. In questo tratto è presente anche una zona umida di
grande pregio naturale, la palude di Torre Flavia, importante per l’avifauna migratoria,
rappresentante un lembo residuo dell’antica maremma laziale. La spiaggia in prossimità di Torre
Flavia è interessata da fenomeni erosivi di notevole intensità, con frequenti fenomeni di
washover sulle depressioni prossime alla linea di riva. L’abitato di Ladispoli è sede di un’intensa
attività turistica, con la presenza di numerose strutture balneari e aree riservate al diporto
nautico, che ha causato una modificazione del paesaggio costiero, testimoniata dallo
spianamento delle dune e dalla scomparsa della macchia mediterranea. L’Oasi di Palo, infine, è
4. AREA DI STUDIO
43
un’area naturale caratterizzata dalla presenza di una ricca vegetazione arborea, da alcuni stagni
di piccole dimensioni e dall’ambiente di macchia mediterranea. In questo settore è presente
un’esigua rete fluviale secondaria, rappresentata dal Fosso Vaccina e dal Fosso Sanguinara che
drenano i versanti meridionali dei Monti della Tolfa e in parte il lato SO dei Monti Sabatini. Per
quanto riguarda la spiaggia sottomarina, in prossimità di Ladispoli, le due carene rocciose di
Torre Flavia e di Palo influenzano fortemente l’andamento batimetrico delle spiagge
sottomarine. La prima si protende in mare per circa 4 km, con profondità mediamente oscillanti
tra 8 e 12 m, mostrando un ciglio netto e continuo cui segue una ripida scarpata che fa da
raccordo ai fondali incoerenti. La Secca di Palo, di minore estensione (circa 2 km dalla costa), ha
una profondità media tra 5 e 8m e similmente all’altra, presenta ciglio netto e scarpata ripida. Per
entrambe, la notevole ripidità della scarpata che corre lungo il versante di mare aperto (a picco
sul fondo incoerente con sbalzi fino a 15 m) lascia presupporre che si tratta di paleofalesie, forse
ancor prima originatesi per faglia. L’andamento delle isobate mostra un accumulo di sedimento
lungo i due versanti delle carene diretti verso mare. Nel resto dell’area l’andamento batimetrico
appare regolare, suggerendo fondali con sedimento sciolto; a volte è presente una barra a
profondità inferiori a 5 m (La Monica e Raffi, 1996). Per quanto riguarda il secondo settore che
comprende l’intero apparato deltizio del Tevere, tra Palo e Tor Caldara, è stato ritenuto
opportuno trattare singolarmente le due ali del delta del Tevere al fine di semplificarne la
descrizione. Vi sono comunque degli aspetti comuni che vengono descritti di seguito.
L’influenza del Tevere pone in secondo piano il ruolo della rete fluviale secondaria, la quale è
costituita da modesti corsi d’acqua che a nord del Tevere drenano il lato SO dei Monti Sabatini
(Fosso Cecio, Fiume Arrone ecc.) e a sud interessano, con esigui bacini idrografici, il complesso
vulcanico dei Colli Albani (Rio Torto, Fosso Grande, Fosso della Moletta ecc.). La spiaggia
sottomarina di questo settore è costituita, dal punto di vista granulometrico, da sabbie fino a circa
5m, mentre nella parte più esterna, fino ai 10 m, sono presenti sabbie limose (Bellotti e Tortora,
1996). Dal punto di vista mineralogico è caratterizzata da sedimenti quarzoso-feldspatici, con
alta incidenza della frazione pesante (clinopirosseni, granato e opachi) e presenza di calcite e
frammenti litici (Belfiore et al., 1987). Da Palo sino alla foce del delta del Tevere (ala destra del
delta) la morfologia costiera è controllata dagli apporti solidi fluviali. Si ha lo sviluppo di uno o
più cordoni dunari, discontinui a causa dell’intensa urbanizzazione, associati ad un andamento
pressoché rettilineo della linea di riva (La Monica e Raffi, 1996). L’intensa urbanizzazione che
interessa i centri di Fregene, Focene e Fiumicino si interrompe nei pressi dell’Oasi naturale di
Macchiagrande. Sul litorale, in corrispondenza della foce dell’Arrone e del Canale dello Stagno
(in prossimità di Focene), sono presenti cordoni dunari di limitata altezza, caratterizzati dalla
4. AREA DI STUDIO
44
presenza di vegetazione dunare; anche se, il calpestio molto intenso, in particolare durante il
periodo estivo, ha provocato un fenomeno di arretramento delle fasce di vegetazione. Queste due
aree, anche se molto antropizzate, conservano un importante significato ecologico e naturalistico
del litorale. La spiaggia sottomarina è regolare, con le isobate che gradualmente si ampliano
verso il largo, e con pendenze che variano da 1,5% a 0,6% in prossimità di Fregene e Fiumicino
(La Monica e Raffi, 1996). I depositi distali fangosi del delta si sviluppano parallelamente alla
costa, verso NO, arrivando fino al limite regionale (Chiocci e La Monica, 1996). In questo tratto
sono presenti due ordini di barre, il primo continuo, ad una profondità inferiore a 5m, ed il
secondo discontinuo, ad una profondità compresa tra i 5m e i 10m. Dalla foce del Tevere sino
alla riserva naturale di Tor Caldara (ala sinistra del delta) la costa è caratterizzata da spiagge
bordate da cordoni dunari di una certa estensione; di particolare pregio è la spiaggia della Tenuta
Presidenziale di Castel Porziano. Nelle restanti spiagge della zona le dune sono fortemente
ridotte ed in alcuni casi completamente spianate, a causa dell’intensa antropizzazione (Ferrante,
1988). In questo tratto si sviluppano diversi centri urbani: Ostia lido, Torvaianica e Tor San
Lorenzo Lido. Tra Torvaianica e Tor San Lorenzo Lido, la presenza di molte strutture turistiche
e abitative ha limitato enormemente l’ambiente naturale costiero, rappresentato solamente da
alcuni tratti di cordoni dunari, presenti in piccole aree a nord e a sud di Tor San Lorenzo Lido.
Poco più a sud è presente la riserva naturale di Tor Caldara è costituita da formazioni
paleodunari, da sedimenti marini e di spiaggia (Pliocene superiore-Pleistocene superiore).
Caratteristica è la presenza di corsi d’acqua, di sorgenti idrotermali e della costa alta con falesia
strapiombante sulla spiaggia. L’area, purtroppo, è fortemente soggetta ad erosione. La spiaggia
sottomarina, in corrispondenza del Lido Ostia, mostra una batimetria con pendenze molto lievi
ed è caratterizzata dalla presenza di più ordini di barre (1-3), il più interno si trova ad una
profondità poco inferiore a 5 m (La Monica e Raffi, 1996). L’andamento delle barre è
discontinuo, soprattutto in corrispondenza delle opere di difesa, che numerose occupano parte di
questo litorale. Dalla spiaggia della Tenuta Presidenziale di Castel Porziano sino a Tor Caldara,
vi è un solo elemento morfologico che interrompe la continuità longitudinale dei fondali; tale
elemento è costituito dalle secche di Tor Paterno. Queste ultime si trovano a circa due chilometri
a nord del Fosso di Pratica di Mare e ad una profondità compresa tra 8 m e 15 m, dove si
innalzano dal fondo di qualche metro e si articolano in dolci canaloni. Le secche sono
probabilmente dovute ad affioramenti del substrato, sul quale si rinvengono biocostruzioni
organogene. Il delta del Fiume Tevere si estende lungo la costa del Lazio centrale per 35 km, occupa la parte
mediana dell’unità fisiografica compresa tra Capo Linaro e Capo d’Anzio e costituisce
4. AREA DI STUDIO
45
l’elemento morfologico dominante di tutta l’area. Il delta è di forma arcuata, a regime
microtidale, a dominio ondoso ed è percorso da due canali distributori: Fiumara Grande e il
Canale di Fiumicino (Bellotti e Tortora, 1985). La portata liquida del Fiume Tevere mostra forti
variazioni stagionali, con massimi in febbraio e minimi in agosto, rispettivamente pari a 358 e
125 m3/sec (medie del periodo 1940-1980). La ripartizione delle acque tra i due canali
distributori è stimata nel rapporto 5:1, a favore di Fiumara Grande, ed è probabile che le portate
solide siano similmente ripartite. Si ritiene inoltre che gli apporti a mare limoso-argillosi
superino di gran lunga quelli sabbiosi, i quali dovrebbero rimanere intrappolati nei bacini a
monte delle dighe (Bellotti e Tortora, 1996). L’immissione delle acque dolci in mare è di tipo
ipopicnico (Wright, 1977), con formazione di un pennacchio torbido molto esteso verso il largo
(Giulianelli e Todisco, 1980; IRSA, 1980) e, in genere, deflesso verso NO da una persistente
corrente costiera, la cui velocità è compresa tra 0,10 e 0,25 m/sec (Lechi e Todisco, 1980). Il
moto ondoso è il principale fattore che controlla la dispersione del carico fluviale. Esso provvede
sia alla ridistribuzione del sedimento sabbioso sul fronte deltizio sia all’orientazione e
all’estensione verso il largo del pennacchio torbido. Negli ultimi decenni si è registrata una
drastica riduzione di apporti solidi fluviali, soprattutto sabbiosi, con una crescente tendenza
erosiva che ha determinato un arretramento della linea di riva (Bellotti e De Luca, 1979) e ha
interessato gran parte del delta, il quale si trova in una fase di regressione di tutto l’apparato
deltizio (Bortoluzzi et al., 1982). Tale regressione potrebbe essere influenzata anche da fenomeni
di subsidenza (Bellotti et al., 1981).
Caratteristiche sedimentologiche
Per quanto riguarda la distribuzione dei sedimenti superficiali, a nord del delta fino a Ladispoli,
il fondale è caratterizzato da sedimenti ad elevata componente sabbiosa. In questo settore si
rinvengono, variamente distribuite, diverse facies sedimentarie. Sabbie e sabbie pelitiche
caratterizzano il fronte del delta fino a circa 20 m di profondità, mentre le peliti molto sabbiose si
trovano tra i 20 e i 30 m. Il passaggio da questi sedimenti e quelli più pelitici avviene, nell’ala
meridionale a profondità comprese tra 60-75 m, mentre in quella settentrionale tra 70-90 m di
profondità. Le peliti sono presenti fino la limite esterno della piattaforma. Tale distribuzione dei
sedimenti è tuttavia caratterizzata dalla presenza di alcune “irregolarità” da mettere in relazione
ai fenomeni di flocculazione che si verificano all’incontro fra le acque dolci di origine
continentale e le acque marine; è stata, infatti, riscontrata la deposizione di sedimenti più fini di
quello che consentirebbero le sole condizioni idrodinamiche (Bellotti e Tortora, 1985).
4. AREA DI STUDIO
46
L’alimentazione delle spiagge che si estendono da Ladispoli a Torvaianica dipende quasi
esclusivamente dagli apporti del Tevere e dalla distribuzione di questi sedimenti ad opera delle
correnti marine a nord e sud della cuspide deltizia. C’è concordia (La Monica e Raffi, 1996;
Bellotti et al., 1993; Belfiore et al., 1987; Bortoluzzi et al., 1983) nell’affermare che il fondale
antistante le foci del Tevere è ricoperto da uno strato di sedimenti di origine fluviale, le cui
granulometrie si dispongono a fasce più o meno parallele alla costa. In generale, il diametro
medio diminuisce verso il largo, tranne di fronte al canale di Fiumicino dove, a profondità poco
superiori ai 10 m, viene rilevata una lente di sedimento più fine nella fascia dominata da
sedimento sabbioso.
Caratterizzazione biocenotica
La distribuzione dei popolamenti bentonici di substrato mobile presenti nel tratto di litorale
compreso tra Ladispoli ed Anzio risulta piuttosto uniforme e in accordo con la naturale
successione dei sedimenti superficiali che si rinviene lungo il gradiente batimetrico, con una
dominanza delle sabbie medie e fini in prossimità della costa ed il progressivo infangamento
verso il largo.
Uno studio effettuato da Chimenz et al. (1996), sulla base del modello di zonazione di Pérès e
Picard (1964), descrive la presenza di un popolamento ascrivibile alla biocenosi delle Sabbie
Fini degli Alti Livelli (SFHN) ad una profondità compresa tra 0 e 5 metri. Questa biocenosi si
presenta nel suo aspetto tipico principalmente da sud di Ladispoli fino a Fiumicino e a Torre
Flavia, dove dominano specie caratteristiche quali i bivalvi Donax trunculus, Donax
semistriatus, Tellina tenuis, Lentidium mediterraneum; a queste si aggiungono specie sabulicole
come il polichete Glycera tridactyla, il bivalve Chamelea gallina, il decapode Diogenes
pugilator, preferenziali della suddetta biocenosi. Nei livelli più superficiali (1 m) il popolamento
si presenta spesso impoverito, sia in termini di ricchezza specifica che di abbondanza, in
conseguenza delle selettive condizioni idrodinamiche. Alla batimetrica dei 5 m di profondità il
popolamento bentonico è costituito da organismi caratteristici della biocenosi delle Sabbie Fini
Ben Calibrate (SFBC) quali Bathyporeia guilliamsoniana, Nassarius mutabilis, Liocarcinus
zariquieyi e Glycera tridactyla. In particolare, a Fregene si rinvengono gli anfipodi Ampelisca
brevicornis, Bathyporeia guilliamsoniana e Bathyporeia megalops, caratteristici delle sabbie
fini. Per quanto riguarda i fondi mobili, i popolamenti zoobentonici risultano distribuiti in
diverse biocenosi in relazione al gradiente di profondità e al tipo di substrato. Nella fascia
batimetrica tra 8 e 15 m domina la biocenosi SFBC, distribuita prevalentemente a nord del
Tevere, tra Focene, Ladispoli e ad Anzio. Facies a Spisula subtruncata, bivalve caratteristico
4. AREA DI STUDIO
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della biocenosi SFBC, sono state segnalate ad Anzio. Nel complesso i popolamenti delle sabbie
procedono fino verso i 20 m, con l’aggiunta di specie sabulicole tolleranti e tendenzialmente
limicole (Nephtys hombergii, Abra alba, Ampelisca typica, Nucula nucleus), che testimoniano
anche la presenza di una frazione più fine del sedimento. Tra i 20 e i 30 m si estende una fascia
ecotonale tra le sabbie ed il fango che risulta caratterizzata dalla presenza di organismi misticoli.
Specie frequenti nei sedimenti sabbiosi (Tellina nitida) si accompagnano a specie comuni nei
Fanghi Terrigeni Costieri (VTC) (Turritella communis, Paralacydonia paradoxa, Laonice
cirrata, Sternaspis scutata) alle quali si aggiungono varie specie dei sedimenti misti (Corbula
gibba, Nucula nitidosa). Oltre i 30 m di profondità è presente un popolamento tipico della
biocenosi del VTC, caratterizzato dalla presenza di specie legate ai fondi pelitici quali il bivalve
Phaxas adriaticus, i policheti Sternaspis scutata e Nephtys hystricis, il decapode Alpheus glaber.
La zona della foce del Fiume Tevere (Della Seta et al., 1977; Focardi et al., 1982; Falciai et al.,
1983; Gambi e Giangrande, 1986) evidenzia gli stessi popolamenti descritti nell’area più
settentrionale ma con una distribuzione batimetrica modificata. La biocenosi SFHN, localizzata
nella parte superiore del piano infralitorale, si estende fino ad una profondità di 5 m ed è
caratterizzata dalla presenza di specie caratteristiche esclusive quali Lentidium mediterraneum,
Donax semistriatus e Chamelea gallina. La biocenosi SFBC, costituita da specie esclusive e
preferenziali, quali il bivalve Spisula subtruncata, il polichete Owenia fusiformis, il decapode
Diogenes pugilator e l’echinoderma Ophiura ophiura, si ritrova ad una profondità compresa tra
5 e 15 m. Oltre i 20 m di profondità è presente un popolamento tipico della biocenosi del VTC,
caratterizzato dalla presenza di specie legate ai fondi pelitici quali il bivalve Phaxas adriaticus, i
policheti Sternaspis scutata e Nephtys hystrycis, il decapode Alpheus glaber. Tra le biocenosi
SFBC e VTC è stata evidenziata una quarta zona definita “mista” caratterizzata dalla presenza di
organismi misticoli: la presenza di tale zona, molto più estesa nell’area a nord della foce, è
probabilmente una conseguenza diretta del continuo e massiccio apporto di materiale fine da
parte del Fiume Tevere.
Caratteristiche meteo-marine
Relativamente ai dati anemometrici dell’area oggetto di studio la stazione posta a Fiumicino
(gestita dall’Areonautica Militare), che può essere considerata la più rappresentativa del Tirreno
Centrale, registra in questo tratto di mare una prevalenza dei venti provenienti dal II e III
quadrante, con intensità medie di valori 3-4 della scala Beaufort e massimi di 5-6 per i venti
meridionali ed occidentali (figura 4.3.1a). L’andamento stagionale della direzione di provenienza
dei venti evidenzia le seguenti caratteristiche: una prevalenza in inverno dei venti del IV e I
4. AREA DI STUDIO
48
quadrante (Tramontana e Levante); rotazione oraria verso SE (Scirocco) in primavera; ulteriore
rotazione verso Ovest in estate con una tendenza ai regimi di brezza; dall’estate all’inverno la
rotazione si inverte in senso antiorario passando nuovamente al II quadrante in autunno (Noli et
al., 1996). Dall’inverno all’estate si registra quindi una rotazione oraria dei venti che si inverte in
senso antiorario passando al II quadrante durante l’autunno. Il confronto dei due andamenti,
annuale e stagionale, rileva che in inverno si hanno venti settentrionali poco frequenti e
d’intensità rilevante (da 3 a 6) e orientali più frequenti, ma più modesti; mentre la primavera e
l’autunno sono caratterizzati da venti meridionali d’intensità anche considerevoli e l’estate è
dominata da venti da ovest, di moderata intensità. Anche i dati reperiti dal Servizio Mareografico
IDROMARE dell’APAT, rilevati nella stazione di Civitavecchia, evidenziano nel periodo di
studio (giugno 2002 - aprile 2004) una prevalenza di venti provenienti da Sud con direzione 165-
180 °N, che possono raggiungere velocità pari o superiori ai 9 m/s (figura 4.3.1b).
Figura 4.3.1 - Diagramma polare della rosa annuale della Stazione di Fiumicino, dati triorari 1951-1981 (tratto da Noli et al., 1996) (a); Direzione di provenienza del vento nella stazione di Civitavecchia (dati Servizio Mareografico IDROMARE dell’APAT) (b).
Per quanto riguarda il regime ondametrico le coste in esame sono interessate da correnti litoranee
strettamente connesse al moto ondoso (rip currents e longshore currents) che agiscono entro e
vicino la zona dei frangenti. Queste correnti sono le principali responsabili del trasporto dei
sedimenti lungo la costa. In particolare, il litorale a sud della foce risulta esposto e sensibile al
mare da Libeccio e Ponente. Il regime del moto ondoso del medio Tirreno, è caratterizzato da
mari regnanti da sud (12%), sebbene siano ben rappresentati anche quelli da ovest (10%) e da O-
SO (8%). Lo stato del mare che si registra maggiormente (55-66%) è di 2-3 (corrispondenti ad
un altezza d’onda significativa Hs = 0,1 ÷1,25m) con picchi del 66% nella stagione primaverile.
a) b)
4. AREA DI STUDIO
49
Gli eventi estremi (mareggiate forza 6-8 e Hs > 4,0m) sono molto rari (0,5-1,0%) durante l’anno
e si verificano nel periodo invernale con settore di provenienza compreso tra Scirocco e
Libeccio. Generalmente l’inverno è caratterizzato da una netta dominanza dei mari provenienti
da sud e da SE; in autunno e primavera prevalgono i mari compresi tra sud e ovest e in estate è
presente un moto ondoso di moderata intensità, molto influenzato dal regime di brezza, che ha
come dominante la provenienza da ovest (figura 4.3.2).
Figura 4.3.2 - Distribuzione direzionale del moto ondoso ricostruita al largo di Fiumicino sulla base dei dati anemometrici del periodo 1959-1981 (tratto da Noli et al., 1996).
Lo studio meteo-marino della costa laziale effettuato dal CNR-ISDGM (Istituto per lo Studio
delle Dinamica delle Grandi Masse) per conto della Regione Lazio (CNR, 2001), ha rilevato nel
periodo 1992-1999 la presenza di eventi ondosi con direzione prevalente SO (240-270°) lungo i
litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio (figura 4.3.3). Anche i dati reperiti dal Servizio
Mareografico IDROMARE dell’APAT confermano la presenza nel periodo di studio (giugno
2002- aprile 2004) di un moto ondoso con direzione prevalente SO (240 - 255°N) e con altezza
di onde mai superiore ai 4 m.
4. AREA DI STUDIO
50
Figura 4.3.3 - Distribuzione direzionale degli eventi ondosi (tratto da CNR, 2001).
I dati disponibili relativi al trasporto litoraneo evidenziano un trasporto longitudinale netto
diretto verso SE e verso NO, rispettivamente a sud e a nord della foce del Fiume Tevere
(Fiumara). Quest’ultima è sede di notevoli fenomeni di erosione. Si registrano, inoltre, degli
spostamenti longitudinali di sedimento in prossimità di Capo d’Anzio con direzione NO, ma con
competenza di pochi chilometri. Si rilevano, inoltre, in questo tratto di costa tre direzioni
prevalenti del trasporto litoraneo lungo riva. Due direzioni principali del trasporto litoraneo
divergono dalla foce del Fiume Tevere, una in direzione NNO e l’altra in direzione SE, su di una
distanza di diversi chilometri (≅ 15 km). Una terza è diretta per NNO, partendo da Capo
d’Anzio, su una distanza di alcuni chilometri. (Noli et al.,1996).
5. MATERIALI E METODI
51
5. MATERIALI E METODI
5.1 Siti di campionamento
L’area interessata dallo studio comprende il tratto di costa laziale tra Ladispoli e Anzio, nel Mar
Tirreno Centrale. Lungo il tratto di costa esaminato, che ha un’estensione di circa 60 km, sono
state campionati i seguenti 7 siti, in ordine geografico, da nord a sud:
1. Ladispoli, spiaggia a sud di Torre Flavia,
2. Fregene, spiaggia Villaggio dei Pescatori,
3. Focene, spiaggia tra gli stabilimenti “Tranquillità” e “Lido”,
4. Ostia centro (detta Ostia1), spiaggia stabilimento “Marechiaro”,
5. Ostia levante (detta Ostia2), spiaggia stabilimento “Venezia”,
6. Torvaianica, spiaggia stabilimento “Aeronautica Militare”,
7. Anzio, spiaggia Club Nautico “L’Approdo”.
I siti di campionamento sono stati indicati con una sigla e da un numero relativo alla profondità
della campione stesso (ad esempio: La0 – stazione di Ladispoli campionata a 0 m di profondità).
In ogni sito sono stati campionati contestualmente Donax trunculus e i sedimenti superficiali di
spiaggia. Il prelievo di campioni è stato effettuato lungo transetti ortogonali alla costa, distribuiti
a tre diverse profondità, rispettivamente 0 - 0,5 - 1 m. In questa fascia batimetrica D. trunculus
non è interessato da attività di pesca professionale.
Nella tabella 5.1.1 vengono riportate le coordinate dei siti campionati: si riporta solamente la
coordinata del campione prelevato a 0 m di profondità, data la vicinanza dei tre punti tra di loro.
Tabella 5.1.1 - Sigle e coordinate dei siti campionati
Siti di campionamento Sigla Latitudine (N) Longitudine (E)
Ladispoli LA 41°57.035 N 12°02.100 E
Fregene FR 41°50.500 N 12°11.221 E
Focene FO 41°48.905 N 12°12.637 E
Ostia centro (Ostia1) OS1 41°43.575 N 12°17.070 E
Ostia levante (Ostia2) OS2 41°42.750 N 12°19.122 E
Torvaianica TO 41°38.850 N 12°25.653 E
Anzio AN 41°29.042 N 12°35.614 E
5. MATERIALI E METODI
52
Figura 5.1.1 - Area di studio e localizzazione dei siti di campionamento.
La scelta dei siti di campionamento nasce dalla considerazione che la costa oggetto di studio è
caratterizzata dalla presenza di tratti di litorale in condizioni di equilibrio e di litorali soggetti a
fenomeni erosivi particolarmente intensi. In particolare, le spiagge di Ladispoli, Focene, Ostia e
Anzio da anni sono sottoposte a rilevanti fenomeni erosivi. Le spiagge di Fregene e Torvaianica,
in condizioni di equilibrio dinamico, sono state utilizzate come aree di controllo, in quanto
rappresentative di una situazione naturale.
I litorali
La costa laziale è caratterizzata da ampi tratti di litorale sottoposti a fenomeni di erosione, anche
se con forme e intensità molto differenziate. In particolare, rilevanti fenomeni di arretramento
sono in atto nei tratti di litorale tra Palo e Fregene (l’erosione interessa il 52% della costa), a
cavallo della foce del Tevere (nel tratto Fregene - Fiumicino il 76% della costa e nel tratto
Fiumicino - Ostia l’87%), tra Anzio e Sabaudia (con percentuali che oscillano dal 72% ed il
AN
LA
FR
FO
TO
OS1OS2
Siti interessati dal ripascimento
Siti di controllo
5. MATERIALI E METODI
53
100%) tra San Felice Circeo e Sperlonga (in modo particolare tra S. Felice e Porto Badino e tra
Torre Gregoriana e Sperlonga dove l’erosione costiera interessa il 100 % della costa) (dati
Regione Lazio: Assessorato Opere di servizi e Reti di Mobilità). Per recuperare e/o proteggere
le spiagge in erosione, negli ultimi 20 anni sono stati realizzati lungo le coste laziali numerosi
interventi di difesa: si è passati da una completa blindatura del litorale con l’utilizzo di scogliere
emerse fino agli anni ‘80 (S. Severa, Ladispoli, Fiumicino, Ostia, S. Felice Circeo, ecc.) per poi
giungere alla fine del decennio ai primi interventi di ripascimento morbido e protetto (Ostia nel
1989). Con il termine di ripascimento (nourishment per gli anglosassoni) si intende la
ricostruzione della spiaggia erosa mediante l’impiego di materiale idoneo che può essere di
provenienza diversa, per esempio da alvei fluviali, cave terrestri, dal dragaggio delle foci fluviali
e dei canali navigabili o da cave marine (sabbie relitte).
Di seguito viene riportata una breve documentazione relativa ai principali interventi di difesa
realizzati lungo la costa oggetto di studio negli ultimi 40 anni. Sul litorale di Ladispoli nei primi
anni ’60 furono realizzati dei pennelli in gabbioni e delle scogliere distaccate per cercare di
arginare il fenomeno di arretramento delle spiaggia. Solamente nel 2001 sono stati eseguiti dal
Ministero LLPP degli interventi di urgenza che prevedevano il rifiorimento di alcuni pennelli. A
Focene, dove la costa è interessata da un evidente fenomeno di erosione, riscontrabile sia
dall’arretramento della linea di costa, sia dall’escavazione dei cordoni dunari, raggiunti dalle
mareggiate più forti, furono realizzati negli anni ‘98-’99 due pennelli trasversali ed una barriera
soffolta. Ulteriori interventi sono stati seguiti nel 2001 con la costruzione di un pennello centrale
e con la rifioritura della scogliera nella parte centrale. Nessuna struttura rigida o semirigida è
presente sul litorale di Anzio. Negli anni ’90 furono però effettuati diversi piccoli interventi di
ripascimento utilizzando materiale proveniente dal dragaggio di zone di sovrasedimentazione
costiera. Particolarmente intenso è il fenomeno di erosione che da diversi anni, oltre a creare
problemi alle infrastrutture litoranee, ha determinato una forte penalizzazione delle attività
turistiche del litorale prospiciente l'abitato di Ostia. Numerosi interventi sono stati condotti
utilizzando sia tecnologie tradizionali di difesa rigida che la nuova tecnica del ripascimento
morbido. Negli anni ’80 furono messe in opera diverse opere rigide, essenzialmente barriere
frangiflutto, lungo il litorale di Ostia ponente. Tra il 1989 e il 1990 l’Ufficio del Genio Civile per
le Opere Marittime di Roma, visti i numerosi danni alle strutture balneari e alla strada litoranea,
realizzò ad Ostia un intervento di opera mista consistente in un ripascimento artificiale (con
materiale ghiaioso proveniente da cava terrestre) protetto da una serie di barriere sommerse
ubicate ad una certa distanza dalla riva. Nel 1992 fu realizzata dal Ministero LLPP una barriera
soffolta sul tratto di litorale di Ostia centro al fine di ridurre il fenomeno erosivo in atto. Negli
5. MATERIALI E METODI
54
anni seguenti (1993-1994) furono eseguiti altri interventi di ripascimento protetto utilizzando
sabbia prelevata da cave terrestri. Solamente nell’aprile 1999 fu eseguito il primo intervento
pilota di ripascimento morbido lungo il litorale di Ostia levante, con circa 600.000 m3 di sabbia
prelevata da un cava marina al largo di Anzio a circa 50 m di profondità.
Le spiagge di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio sono state interessate nel 2003, nel corso di
questo studio, da importanti interventi di ripascimento mediante sabbie relitte. In particolare
questi litorali hanno beneficiato della sabbia prelevata da una cava sottomarina localizzata al
largo di Capo d’Anzio (RM). Il sito autorizzato per il prelievo delle sabbie, situato oltre 3 miglia
dalla costa ad una profondità compresa tra 45 e 50 metri, ha permesso di estrarre circa 2 milioni
di m2 di sabbia destinata per il ripascimento dei sopra citati tratti di litorale laziale. Il prelievo
della sabbia è stato effettuato con l’utilizzo di una draga autocaricante (aspirante-refluente) che
permette di prelevare e trasportare il sedimento da una cava marina al sito di versamento. Nella
tabella 5.1.1 vengono riportate le caratteristiche tecniche degli interventi di ripascimento
effettuati come il periodo di esecuzione del ripascimento, l’estensione lineare dell’intervento, il
volume di sabbia versata, nonché i dati relativi al monitoraggio effettuato per rilevare la
superficie di sabbia persa rispetto a quella misurata dopo l’intervento (SIDRA, 2003). Al termine
dei lavori sono stati registrati degli avanzamenti medi di 30-40 m della linea di riva, con
avanzamenti massimi di 60 m.
Tabella 5.1.1 - Caratteristiche tecniche degli interventi di ripascimento effettuati nel 2003 (dati SIDRA, 2003).
LITORALE LADISPOLI FOCENE OSTIA1 OSTIA2 ANZIO
Estensione lineare dell’intervento (km) 1,86 1,72 1,86 1,78 1,36
Volume di sabbia versata (m3) 474.463 407.942 409.895 554.773 191.102
Periodo di esecuzione del ripascimento dal 19.03 al 09.04 dal 09.04 al 23.04 dal 01.03 al 15.03 dal 15.03 al 19.03 dal 23.03 al 28.04
Superficie di sabbia dopo il ripascimento (m2) 91.689 89.400 92.017 138.504 49.378
Periodo di esecuzione del monitoraggio dopo intervento Aprile ‘04 Aprile ‘04 Giugno ‘04 Giugno ‘04 Ottobre ‘03
Superficie di sabbia stabilizzata al monitoraggio (m2) 36.461 28.145 63.268 42.991 13.125
Superficie di sabbia persa al monitoraggio (%) 60 69 31 69 73
5. MATERIALI E METODI
55
5.2 Popolamenti a Donax trunculus
5.2.1 Metodo di campionamento
Per il campionamento della specie Donax trunculus sono stati prelevati, in ognuno dei 7 siti
prescelti, campioni a tre diverse profondità: 0 - 0,5 - 1 m.
L’adozione di tale strategia di campionamento nasce dalla considerazione che la suddetta specie
presenta una diversa distribuzione batimetrica, in funzione della taglia: generalmente gli
individui più giovani e quindi più piccoli si distribuiscono più in superficie mentre gli adulti (più
grandi) si rinvengono a maggiori profondità.
L’attrezzo utilizzato per il campionamento è un rastrello a mano di tipo professionale,
comunemente utilizzato per la pesca a molluschi (maglia non inferiore a 20 mm). Al fine di poter
campionare anche le taglie più piccole e i giovanili la maglia del rastrello è stata modificata (1
mm di lato). Il rastrello è un attrezzo a bocca rigida, largo 50 cm. La parte superiore della bocca
è normalmente un semicerchio mentre la parte inferiore (che costituisce il diametro) è armata
con lunghi denti di ferro. Alla bocca è montato un sacco per la raccolta degli organismi,
costituito da una rete a maglie quadrate con il lato di 1 mm. Il rastrello è fornito di un manico di
1,5 m che ha lo scopo di regolare l'inclinazione di denti rispetto al fondo. Il rastrello è stato
trainato parallelamente alla costa per una lunghezza standard di 50 m (figura 5.2.1.1).
Al fine di poter studiare in modo approfondito la struttura e la dinamica di popolazione della
specie è stato ritenuto opportuno eseguire i campionamenti alle tre diverse profondità con
cadenza mensile, compatibilmente con le condizioni meteo-marine, per un periodo compreso tra
giugno 2002 e aprile 2004, per un totale di 452 campioni.
Nella tabella 5.2.1.1 viene riportato il calendario dei campionamenti effettuati con il rastrello a
mano.
La cadenza mensile dei prelievi ha subito alcune variazioni sia a causa di condizioni meteo-
marine sfavorevoli, sia a causa della presenza di un substrato ciottoloso in alcuni periodi, sia in
concomitanza delle operazioni di ripascimento quando le spiagge erano interdette.
5. MATERIALI E METODI
56
Figura 5.2.1.1 - Rastrello a mano (a); alcune fasi del campionamento (b, c, d).
a)
b)
c) d)
5. MATERIALI E METODI
57
Tabella 5.2.1.1 - Calendario dei campionamenti effettuati (n.c.= non campionato; R = non campionato per il ripascimento).
5. MATERIALI E METODI
58
5.2.2 Trattamento dei campioni
Per ogni campione raccolto è stata compilata una scheda dove sono stati riportati i dati relativi al
nome della stazione, la data, le coordinate reali, la strumentazione utilizzata e infine la
descrizione macroscopica del campione.
I campioni sono stati successivamente trasportati in laboratorio e conservati alla temperatura di -
20°C.
In laboratorio i campioni, dopo essere stati scongelati, sono stati smistati. Nel caso di campioni
particolarmente abbondanti, la rilevazione è stata eseguita su di un subcampione.
Gli individui di Donax trunculus sono stati contati, pesati ed è stata calcolata la densità (ind/m2)
per ogni campione.
Per lo studio dell’accrescimento sono state condotte analisi morfometriche, misurando i tre assi
principali della conchiglia: lunghezza (distanza massima sull’asse antero-posteriore), altezza
(massima distanza sull’asse umbo-ventrale) e ampiezza (massima distanza sull’asse laterale
ovvero tra le valve della conchiglia chiusa). Tutte le variabili, espresse in mm, sono state
calcolate al millimetro inferiore con un calibro di precisione (figura 5.2.2.1, figura 5.2.2.2).
Figura 5.2.2.1 - Misure della lunghezza (a) e della larghezza (b) di Donax trunculus.
Per la determinazione del sesso e della maturità sessuale è stata utilizzata, per i maschi e le
femmine di D. trunculus, una scala a 5 stadi, ottenuta modificando la scala di Lucas (1963). In
tale scala si riconoscono i seguenti stadi:
Stadio 0 - sesso non determinabile, la ghiandola genitale non ha ancora il colore che le è proprio;
Stadio 1 - individuazione della gonade, la ghiandola tende ad opacizzarsi; il sesso è
determinabile per mezzo dell’esame dei prodotti ottenuti dal trattamento delle gonadi;
a
b
5. MATERIALI E METODI
59
Stadio 2 - si rinviene un buon numero di spermatozoi e ovociti maturi liberi nel lume del
follicolo;
Stadio 3a - fase di maturazione sessuale, la ghiandola genitale, opaca più o meno colorata (blu
per la femmina; biancastra per il maschio), è piena di ovociti maturi e di spermatozoi;
Stadio 3b - i prodotti genitali vengono rilasciati, la gonade appare in via di svuotamento;
Stadio 4 - fase di riposo sessuale.
Il sesso è stato determinato mediante osservazione macroscopica della gonade. Durante il
periodo di maturazione sessuale nelle femmine la gonade acquisisce una colorazione blu intensa
e nei maschi una colorazione bianco-crema. Il sesso degli individui non è determinabile nel
periodo di riposo sessuale quando le gonadi sono indifferenziate e non identificabili al
microscopio. In generale, gli esemplari non identificabili sono stati classificati come
indifferenziati. Lo stato di maturità sessuale è stato determinato invece mediante osservazione al
microscopio ottico della gonade.
Figura 5.2.2.2 - Alcune fasi dell’attività di laboratorio.
5. MATERIALI E METODI
60
5.2.3 Analisi dei dati
I dati relativi alla maturità sessuale degli individui sono stati utilizzati per determinare il periodo
di maturità sessuale e quello riproduttivo e per stimare inoltre la taglia di prima maturità e il
rapporto sessi.
La taglia a cui il 50% degli esemplari (L50) risulta maturo viene definita come “taglia di prima
maturità”. La taglia di prima maturità varia in funzione del sesso e i maschi generalmente
maturano a dimensioni inferiori rispetto alle femmine (Moyle e Cech, 1982). La taglia di prima
maturità è stata calcolata considerando gli esemplari catturati durante il periodo riproduttivo e
mettendo a confronto la percentuale di individui maturi con la loro lunghezza. La determinazione
di questa taglia in Donax trunculus è stata effettuata mediante l’utilizzo della seguente equazione
che descrive un’ogiva di selezione (selection ogive), cioè una curva logistica:
SLT = 100 ⋅ 1 ⁄ 1 + e(S1 – S2 ⋅ LT)
dove SLT è la percentuale di individui maturi per classi di taglia LT; LT è la lunghezza totale; S1 e
S2 sono due parametri numerici di valore positivo.
Per quanto riguarda i dati relativi all’accrescimento, le misure di lunghezza eseguite lungo l’asse
antero-posteriore della conchiglia, sono state organizzate in istogrammi di frequenza per classi di
lunghezza rispetto alla profondità, allo scopo di evidenziare la relazione tra la taglia e la
profondità nei diversi mesi di campionamento e per determinare il periodo di reclutamento dei
giovani individui.
5. MATERIALI E METODI
61
5.3 Analisi granulometriche
Per le indagini sedimentologiche in ogni sito, contemporaneamente alla raccolta dei campioni
biologici, sono stati prelevati campioni di sedimento superficiale alla profondità di 0 - 0,5 - 1 m
manualmente, con l’ausilio di un’asta provvista di un raccoglitore metallico posto ad
un’estremità. Lo strato superficiale di sedimento raccolto (circa 3 cm) è stato conservato in
contenitori di plastica ad una temperatura di + 4°C.
In laboratorio per ogni campione è stata eseguita l’analisi granulometrica dei sedimenti.
5.3.1 Trattamento dei campioni
L’attività analitica per la determinazione delle caratteristiche tessiturali è stata suddivisa in tre
fasi:
Fase 1: preparazione e pretrattamento
Ogni campione è stato trattato con una soluzione di perossido di idrogeno (30%) ed acqua
distillata in proporzione 1:4 per 24-48 ore a temperatura ambiente, quindi lavato con acqua
naturale due volte, al fine di rimuovere i sali presenti.
Fase 2: separazione della frazione sabbiosa da quella pelitica
Dopo gli iniziali pretrattamenti i campioni sono stati separati ad umido in due frazioni
granulometriche, tramite setaccio con vuoto di maglia da 63 µm. Le frazioni grossolana (> 63
µm) e fine (< 63 µm) sono state in seguito essiccate in stufa e quindi pesate.
Fase 3: analisi delle frazioni ottenute
La frazione maggiore di 63 µm è stata vagliata con setacciatore meccanico a vibrazione e
basculamento, su pila di setacci serie ASTM con maglie di dimensioni variabili da –3 a +4 φ, ad
intervalli di 0.5 φ (φ = - log2 del diametro dei granuli in mm). Dopo aver pesato il sedimento
trattenuto da ogni setaccio è stato calcolato il peso dell’intera frazione grossolana.
La frazione fine (<63 µm), essiccata in forno a 40°C, è stata quartata e messa in sospensione in
una soluzione di acqua distillata ed esametafosfato di sodio (0.05%), in ragione di 2.5 g di
campione per 80 ml di soluzione, quindi sottoposta a bagno ad ultrasuoni ed infine analizzata
mediante granulometro laser “SYMPATEC” (figura 5.3.1), dotato del software HELOS.
Il granulometro laser funziona in base agli effetti di rifrazione del raggio di luce deviato dalle
particelle in sospensione. Infatti, il campione, del peso di circa 0,1 g, messo in soluzione nella
5. MATERIALI E METODI
62
cella del granulometro con H2O distillata, viene agitato ed eventualmente mantenuto in
sospensione da una pompa e da emissioni di ultrasuoni.
La sospensione per tutta la durata dell’esperimento attraversa la cella diverse volte. Per la
riuscita dell’esperimento è necessaria una certa torbidità della sospensione, per cui la
concentrazione ottica deve essere compresa tra il 15% e il 51%. Un raggio di luce
monocromatica a questo punto viene fatto passare attraverso la sospensione; tale raggio viene
deviato di un angolo proporzionale alle dimensioni della singola particella. Dietro la cella, ad
una distanza focale di 200 mm, si trova un detector che ha la funzione di rilevare per mezzo di
un deflettore in 32 semicirconferenze il numero di impulsi ricevuti per angolo di deviazione. In
questo modo si risale alle percentuali delle classi granulometriche. L’acquisizione avviene su
computer tramite il software HELOS.
Figura 5.3.1 - Setacciatore meccanico della Giuliani con pila di setacci ASTM (a);
granulometro laser “SYMPATEC” (b, c).
a) b)
c)
5. MATERIALI E METODI
63
5.3.2 Elaborazione dei dati
I dati ricavati dal granulometro laser (frazione fine) e dai setacci (frazione grossolana) sono stati
elaborati ed integrati, ottenendo le varie % di sabbia, limo ed argilla; in tal modo sono state
definite le tipologie dei vari sedimenti secondo le classificazioni di Shepard (1954) (figura
5.3.2.1) e Nota (1958).
Sulla base dei risultati ottenuti sono state costruite le curve di distribuzione granulometrica,
ovvero l’istogramma di frequenza semplice e la curva di frequenza cumulata. L’analisi di tali
curve è di fondamentale importanza nello studio dei sedimenti, poiché la distribuzione
dimensionale dei granuli è influenzata direttamente dalle condizioni energetiche del mezzo di
trasporto e dall’ambiente di sedimentazione. Sono stati, inoltre, calcolati i principali parametri
statistici proposti da Folk e Ward (1957):
Moda: è la classe dimensionale più frequente nelle rappresentazioni grafiche, mediante
istogramma di frequenza, è possibile apprezzare se una distribuzione è unimodale, bimodale, o
plurimodale, dalla presenza di uno o più picchi.
Mediana: è definita dal 50 percentile; è un parametro che può essere ingannevole, poiché
rappresenta solamente un punto sulla curva cumulativa e può avere lo stesso valore per
distribuzioni granulometriche diverse.
Mean size: (diametro medio) rappresenta la dimensione media del campione, pesata attraverso
tre punti di simmetria dello spettro dimensionale (percentili 16, 50 e 84); è calcolato mediante la
formula:
Mz =
I tre percentili permettono di considerare il 68% della distribuzione, escludendo il 16 % più
grossolano e il 16% più fine. Il diametro medio da un’idea dell’energia del mezzo di trasporto (a
sedimenti più grossolani e quindi ad Mz in φ più basso, corrispondono energie più elevate).
Standard deviation: (Classamento) valore che esprime la dispersione attorno alla tendenza
centrale, ossia quanto numerose sono le classi del campione. Se il valore è alto, si ha un alto
numero di classi e quindi il campione è mal classato; se il valore è basso, si ha un modesto
numero di classi e il campione è ben classato. La formula è:
σ1 = + 95φ - 5φ
16φ + 50φ + 84φ 3
84φ - 16φ 4 6,6
5. MATERIALI E METODI
64
Questa relazione permette di valutare sia la parte centrale della distribuzione (primo rapporto)
che le due code della curva (secondo rapporto), ove appaiono le maggiori differenze tra i
sedimenti (es: tra spiaggia, fiume e duna).
Inoltre Folk e Ward (1957) forniscono una scala che definisce l’entità qualitativa del classamento
in funzione del valore di σ1:
σ1 < 0,35 - Molto ben classato
0,35 < σ1 < 0,50 - Ben classato
0,50 < σ1 < 1,00 - Moderatamente classato
1,00 < σ1 < 2,00 - Poco classato
2,00 < σ1 < 4,00 - Molto poco classato
σ1 > 4,00 - Estremamente poco classato
Il classamento è un parametro di importanza fondamentale, poiché indica il grado di selezione a
cui è stato sottoposto il sedimento ed è in stretto rapporto con le modalità di trasporto.
Skewness: (Asimmetria) l’asimmetria grafica inclusiva è calcolata mediante la formula:
SkI = +
E’ un parametro geometricamente indipendente dal classamento. Le curve perfettamente
simmetriche hanno Sk1 = 0,00. I limiti matematici sono -1,00 e +1,00. Valori positivi di Sk1
indicano che la distribuzione del campione ha una coda verso i granuli fini, mentre valori
negativi indicano una troncatura della distribuzione, sempre nelle frazioni più fini.
− 1,00 < Sk1 < −0,30 Asimmetria molto negativa
− 0,30 < Sk1 < −0,10 Asimmetria negativa
− 0,10 < Sk1 < +0,10 Simmetria
+ 0,10 < Sk1 < +0,30 Asimmetria positiva
+ 0,30 < Sk1 < +1,00 Asimmetria molto positiva
Questo parametro è correlabile con le oscillazioni dell’energia del mezzo di trasporto che
alterano la teorica log-normalità della distribuzione granulometrica del sedimento; se le
variazioni hanno come tendenza un aumento dell’energia si ha una troncatura nelle classi più fini
(quanto dovrebbe essere depositato viene invece asportato), il contrario se la tendenza è in
diminuzione (si deposita quanto dovrebbe essere allontanato).
16φ+ 84φ− 2∗50φ 5φ+ 95φ− 2∗50φ
2 (84φ− 16φ) 2 (95φ- 5φ)
5. MATERIALI E METODI
65
Kurtosis: (Appuntimento) mette in relazione il classamento agli estremi della distribuzione con il
classamento della parte centrale. E’ considerato un valido test della normalità di una
distribuzione.
La formula per il calcolo del Graphic Kurtosis è:
KG =
In una curva di Gauss, l’apertura in unità phi tra il 5 e il 95 percentile dovrebbe essere 2,44 volte
lo spazio tra il 25 e 75 percentile. Così, usando questa formula, una curva è normale quando ha il
KG = 1,00.
KG < 0,67 - Molto platicurtica
0,67 < KG < 0,90 - Platicurtica
0,90 < KG < 1,11 - Mesocurtica
1,11 < KG < 1,50 - Leptocurtica
1,50 < KG < 3,00 - Molto leptocurtica
KG > 3,00 - Estremamente leptocurtica
Tali parametri permettono di definire i caratteri fondamentali di ogni distribuzione e forniscono
informazioni riguardo sia all’energia dell’ambiente che alle modalità di sedimentazione. In
particolare i primi tre sono legati alle dimensioni dei granuli e rappresentano parametri di
tendenza centrale; il quarto è una misura di dispersione attorno al valore centrale; gli ultimi due
danno informazioni sulla distribuzione quantitativa dei granuli nelle varie classi dimensionali.
Figura 5.3.2.1 - Diagramma triangolare di Shepard (1954).
95φ- 5φ
2,44 (75φ− 25φ)
5. MATERIALI E METODI
66
5.4 Analisi statistica
Per verificare la possibile influenza di fattori ambientali sulla distribuzione del bivalve Donax
trunculus è stata costruita una matrice utilizzando come variabili la densità di Donax (individui
per metro quadrato), le diverse classi granulometriche dei sedimenti (in phi), i mesi di studio, le
tre profondità (0 - 0,5 -1 m) a cui è stata aggiunta una variabile che distingue tra siti di controllo
e i siti “prima” e “dopo” le attività di ripascimento.
L’analisi dei dati è stata effettuata utilizzando un approccio multivariato basato sull’Analisi
Canonica Discriminante. Tale analisi è stata applicata allo scopo di estrinsecare le variabili che,
fra tutte quelle considerate, contribuiscono in maniera significativa alla discriminazione dei
gruppi in cui la matrice è suddivisa. Considerando che questa analisi prevede che le variabili
inserite nel modello siano linearmente indipendenti o tra loro non intercorrelate, per evitare
possibili distorsioni durante le stime dei coefficienti, è stata comunque applicata
successivamente al calcolo dell’Analisi delle Componenti Principali. Il modello proposto è stato
quindi costruito non sulle variabili originarie ma sui fattori calcolati in quest’ultima analisi
(Tomassone et al., 1988; Yoccoz, 1988; Darroch e Mosimann, 1985).
Per valutare la significatività statistica dell’analisi canonica discriminante è stato applicato il test
di Monte-Carlo o “RV Permutation test” (che simula 999 permutazioni o “repliche”) (Heo e
Gabriel, 1997).
I grafici a scatola (box-plot) sono stati utilizzati per descrivere in modo compatto e grafico le
distribuzioni dei principali fattori analizzati, quali la densità di D. trunculus nei diversi siti di
campionamento, nelle diverse profondità, nei siti di controllo e in quelli sottoposti a
ripascimento. I diagrammi box-plot sono basati sui quartili di una distribuzione statistica di dati,
disposti verticalmente:
• la scatola rappresenta l’intervallo interquartilico (Q1: 25-esimo, Q3: 75-esimo percentile) della
distribuzione dei dati;
• l’estremità inferiore (baffo inferiore) corrisponde al valore minimo o al Q1-1,5 intervallo
interquartilico;
• l’estremità superiore (baffo superiore) corrisponde al valore massimo o al Q3+1,5 intervallo
interquartilico;
• la linea centrale rappresenta il valore della mediana della distribuzione: dalla sua posizione si
può capire se la distribuzione dei dati è simmetrica intorno al valore medio (i.e. distribuzione
normale - in tal caso la mediana occupa la posizione centrale della scatola e tende a coincidere
con la media dei dati), oppure se la variabile considerata si distribuisce in maniera asimmetrica.
5. MATERIALI E METODI
67
Per verificare la significatività delle differenze riscontrate nei grafici box-plot tra la densità di
Donax trunculus e le tre profondità esaminate e i siti di campionamento e tra i siti di controllo e i
siti “prima” e “dopo” il ripascimento, è stato utilizzato il test di Mann-Whitney della somma dei
ranghi. Questo test è l’analogo non-parametrico del test t di Student per il confronto di due
campioni indipendenti.
Per valutare l’esistenza di una relazione tra la presenza di Donax trunculus e le differenti classi
granulometriche dei sedimenti campionati è stata calcolato il coefficiente di Correlazione di
Spearman (test a 2 code). L’indice di correlazione Rho per ranghi di Spearman è una misura non
parametrica della correlazione e misura pertanto il grado di relazione tra due coppie di variabili.
Esso richiede inoltre che entrambe le variabili siano misurate almeno su scala ordinale.
E’ stata anche applicata una analisi, utilizzata per la prima volta da Falissard (1999) in campo
medico e psicologico, chiamata “Focused Principal Components Analysis”. Questa analisi ha
una rappresentazione grafica simile alla PCA ma, contrariamente alla PCA, permette di
rappresentare fedelmente le correlazioni tra una variabile dipendente e altre variabili
indipendenti. La correlazione tra le variabili non dipendenti viene interpretata come in una PCA;
le variabili correlate positivamente sono molto vicine, quelle correlate negativamente sono
diametricamente opposte, mentre le variabili indipendenti formano tra loro una angolo di 90°.
I pacchetti software utilizzati sono stati “R” (The R Project for Statistical Computing) e SPSS
13.0.
6. RISULTATI
68
6. RISULTATI
6.1 Popolamenti a Donax trunculus
6.1.1 Densità
Sono stati prelevati complessivamente 452 campioni e sono stati analizzati 9.645 individui di
Donax trunculus. In particolare, nel periodo di studio la specie è risultata più abbondante lungo i
litorali di Fregene (3.143 individui) e Focene (3.121) a cui seguono le spiagge di Torvaianica
(1.660), Ladispoli (890), Ostia2 (491), Anzio (277) e Ostia1 (63).
Nella tabella 6.1.1.1 vengono riportati i valori di densità di D. trunculus (individui per m2 ± errore
standard) per ogni profondità campionata e in ogni sito e i valori medi delle densità, ottenuti
accorpando le profondità analizzate.
In generale i popolamenti sono caratterizzati da elevati valori di densità media nei siti di Focene e
Fregene nel periodo di studio pari rispettivamente a 5,55 (± 2,14 errore standard) e 5,42 (± 1,07)
ind/m2. I valori più bassi di densità media sono stati invece rilevati nei litorali di Ostia1 e Anzio pari
rispettivamente a 0,11 (± 0,05) e 0,54 (± 0,17) ind/m2 (figura 6.1.1.1).
Figura 6.1.1.1 - Densità media di Donax trunculus (ind/m2) ± errore standard nei siti di
campionamento nel periodo di studio.
Densità media di Donax trunculus
0,0
1,0
2,0
3,0
4,0
5,0
6,0
7,0
8,0
9,0
Ladispoli Fregene Focene Ostia1 Ostia2 Torvaianica Anzio
ind/
m2
6. RISULTATI
69
Nella figura 6.1.1.2 viene riportato l’andamento della densità media di Donax trunculus ottenuta per
ciascun sito di campionamento nei diversi mesi di studio. In generale i picchi di densità rinvenuti
sono presenti nel periodo estivo (agosto-settembre) in tutte le spiagge esaminate. Nei siti di
Ladispoli e Ostia2 si osservano inoltre dei picchi di densità nel mese di gennaio.
0
2
4
6
8
10
12
giu-
02
lug-
02
ago-
02
set-0
2
ott-0
2
nov-
02
dic-
02
gen-
03
feb-
03
mar
-03
apr-
03
mag
-03
giu-
03
lug-
03
ago-
03
set-0
3
ott-0
3
nov-
03
dic-
03
gen-
04
feb-
04
mar
-04
apr-
04
N m
edio
indi
vidu
i/m2
LAFRFOOS1OS2TOAN
Figura 6.1.1.2 - Andamento della densità media di Donax trunculus per ciascun sito di campionamento nel diversi mesi di campionamento.
6. RISULTATI
70
Tabella 6.1.1.1 - Distribuzione della specie Donax trunculus (ind/m2) nelle stazioni campionate nel periodo di studio In grigio sono riportati i valori medi delle densità (± errore standard), ottenuti accorpando i risultati per le 3 profondità campionate (R: non campionato per il ripascimento, n.c.: non campionato).
6. RISULTATI
71
Di seguito vengono discussi i risultati relativi alla densità della specie, suddivisi per ciascun sito di
campionamento nel periodo di studio.
LADISPOLI
In questo tratto di litorale il bivalve Donax trunculus presenta valori di densità generalmente bassi.
Dal mese di giugno 2002 a quello di marzo 2003 si osserva un andamento stagionale piuttosto
regolare con valori più elevati nei mesi di gennaio e marzo 2003 (in media circa 2 ind/m2). Si
evidenziano due picchi di abbondanza alla profondità di 0,5 m: uno nel mese di gennaio 2003 pari a
5,24 e l’altro a marzo 2003 di 4,44 ind/m2. I grafici mostrano come, dopo le attività di ripascimento
effettuate nel mese di aprile 2003, la specie scompare, probabilmente soffocata dal nuovo
sedimento deposto, fino al successivo mese di luglio 2003. Dopo circa 3 mesi dal ripascimento
(luglio 2003), si assiste al rinvenimento di esemplari di Donax a tutte e tre le profondità. I valori di
densità degli individui continuano a crescere nei mesi estivi (agosto-settembre 2003) per poi
diminuire significativamente durante la stagione invernale. Nei mesi di febbraio e aprile 2004 i
valori di densità aumentano raggiungendo il valore di 0,44 ind/m2 (figura 6.1.1.3).
6. RISULTATI
72
Figura 6.1.1.3 - Densità (ind/m2) di Donax trunculus alle tre diverse profondità esaminate e densità media (± errore standard) nel periodo di studio nel sito di Ladispoli.
Ladispoli
0
1
2
3
4
5
6
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
N m
edio
tot/m
2
Ladispoli 1m
0
1
2
3
4
5
6
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Ladispoli 0,5m
0
1
2
3
4
5
6
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Ladispoli 0m
0
1
2
3
4
5
6
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2 R
R
R
R
6. RISULTATI
73
FREGENE
Lungo il litorale di Fregene sono stati osservati complessivamente i valori elevati di densità media
(5,42 ind/m2 ± 1,07) nel periodo di studio. In generale, la densità media si mantiene tra 1 e 3 ind/m2,
pur presentando notevoli oscillazioni. Dai grafici emergono significative variazioni in relazione alle
diverse profondità campionate. Si osserva un picco massimo nel mese di aprile 2003 che raggiunge
i 18,96 ind/m2 alla profondità di 0,5 m; valori elevati si rinvengono anche alla profondità di 0,5 m
nei mesi di gennaio e luglio 2003 pari rispettivamente a 6,56 e 6,12 ind/m2. Generalmente, questi
alti valori di densità corrispondono al periodo di reclutamento dei giovanili. A profondità minori (0
m), D. trunculus presenta valori di densità sempre piuttosto bassi (figura 6.1.1.4).
6. RISULTATI
74
Figura 6.1.1.4 - Densità (ind/m2) di Donax trunculus alle tre diverse profondità esaminate e densità media (± errore standard) nel periodo di studio nel sito di Fregene.
Fregene 0m
0
4
8
12
16
20
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Fregene 0,5m
0
4
8
12
16
20
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Fregene 1m
0
4
8
12
16
20
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Fregene
0
4
8
12
16
20
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
N m
edio
tot/m
2
6. RISULTATI
75
FOCENE
Il sito di Focene presenta, insieme a Fregene, i valori più elevati di densità media (5,55 ind/m2 ±
2,14) riscontrati nel periodo di studio. I dati evidenziano due picchi massimi del numero di
individui specialmente durante le stagioni estive (agosto-settembre) del 2002 e del 2003. I lavori di
ripascimento, effettuati sulla spiaggia nel mese di aprile 2003, non sembrano avere influenzato la
distribuzione di Donax trunculus. Infatti, si rilevano valori molto alti di densità pari a 14,52 ind/m2
nel mese di agosto 2003 alla profondità di 0,5 m e a 19,12 ind/m2 nel mese di settembre 2003 ad 1
m di profondità. Il rinvenimento di numerosi esemplari di Donax in questi mesi conferma il
reclutamento della specie. Durante le stagioni invernali, sia nel 2003 sia nel 2004, si rilevano valori
molto bassi di densità, in alcuni casi addirittura pari a 0 ind/m2 (figura 6.1.1.5).
6. RISULTATI
76
Figura 6.1.1.5 - Densità (ind/m2) di Donax trunculus alle tre diverse profondità esaminate e densità media (± errore standard) nel periodo di studio nel sito di Focene.
Focene 1m
0
4
8
12
16
20
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Focene 0,5m
0
4
8
12
16
20
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Focene 0m
0
4
8
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16
20
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2 R
R
R
Focene
0
4
8
12
16
20
R
6. RISULTATI
77
OSTIA1
Donax trunculus non era mai stato rinvenuto sulla spiaggia di Ostia1 fino allo sversamento di nuovo
sedimento sulla spiaggia, avvenuto nel mese di marzo 2003. Dopo circa 4 mesi dal termine delle
attività di ripascimento (agosto 2003), si assiste all’insediamento di alcuni individui alla profondità
di 1 m con valori di densità pari a 0,12 ind/m2. Individui di Donax trunculus si rivengono anche nel
successivo periodo autunnale e invernale (novembre 2003 e gennaio 2004) (figura 6.1.1.6).
6. RISULTATI
78
Figura 6.1.1.6 - Densità (ind/m2) di Donax trunculus alle tre diverse profondità esaminate e densità media (± errore standard) nel periodo di studio nel sito di Ostia1.
R
Ostia1 1m
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
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03lu
g-03
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03se
t-03
ott-0
3no
v-03
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03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Ostia1 0,5m
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
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v-02
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02ge
n-03
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03m
ar-0
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r-03
mag
-03
giu-
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g-03
ago-
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t-03
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v-03
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n-04
feb-
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ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Ostia1 0m
0,0
0,5
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v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
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ar-0
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g-03
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03se
t-03
ott-0
3no
v-03
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n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2 R
R
R
Ostia1
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
N m
edio
tot/m
2
R
6. RISULTATI
79
OSTIA2
Nel complesso lungo questo tratto di litorale D. trunculus presenta densità estremamente basse
(sempre inferiore a 1 ind/m2). I grafici evidenziano un picco di notevole interesse nel mese di
gennaio 2003 di 14,96 ind/m2 alla profondità di 1 m. Nel mese di agosto 2003, a distanza di quattro
mesi dalle le attività di ripascimento, D. trunculus ricompare seppur con valori medi di densità
molto bassi (0,09 ind/m2 ± 0,09). Un discreto numero di individui (0,84 ind/m2) si osserva
successivamente nel mese di febbraio 2004 alla profondità di 0,5 m (figura 6.1.1.7).
6. RISULTATI
80
Figura 6.1.1.7 - Densità (ind/m2) di Donax trunculus alle tre diverse profondità esaminate e densità media (± errore standard) nel periodo di studio nel sito di Ostia2.
Ostia2 1m
0
3
6
9
12
15
giu-
02lu
g-02
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02se
t-02
ott-0
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v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
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r-03
mag
-03
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03lu
g-03
ago-
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t-03
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v-03
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n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Ostia2 0m
0
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n-03
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03m
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t-03
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v-03
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03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Ostia2 0,5m
0
3
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02lu
g-02
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t-02
ott-0
2no
v-02
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02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
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r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
R
R
R
Ostia2
0
3
6
9
12
15
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
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2no
v-02
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02ge
n-03
feb-
03m
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r-03
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-03
giu-
03lu
g-03
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03se
t-03
ott-0
3no
v-03
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03ge
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feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
N m
edio
tot/m
2
R
6. RISULTATI
81
TORVAIANICA
La distribuzione di D. trunculus nel periodo di studio mostra un andamento analogo a quello
osservato per il sito di Fregene, presentando oscillazioni stagionali della densità. I grafici
evidenziano discreti valori di densità alla profondità di 0 m nel mese di giugno 2002 pari a 1,78
ind/m2 e nei mesi di settembre 2003 (1,67 ind/m2) e ottobre 2003 (3,34 ind/m2). Un picco si osserva
alla profondità di 0,5 metri nei mesi di agosto e settembre 2003 rispettivamente pari a 4,12 e 4,88
ind/m2; ad 1m di profondità si rinvengono valori elevati pari a di 5,12 e 4,28 ind/m2 rispettivamente
nei mesi di aprile e settembre 2003. Questi valori elevati di densità coincodono con il periodo di
reclutamento della specie. Nei mesi invernali, ad eccezione del mese di gennaio 2004 (densità
media di 2,39 ind/m2 ± 0,53), i valori sono generalmente bassi e intorno ad 1 ind/m2 (figura 6.1.1.8).
6. RISULTATI
82
Figura 6.1.1.8 - Densità (ind/m2) di Donax trunculus alle tre diverse profondità esaminate e densità media (± errore standard) nel periodo di studio nel sito di Torvaianica.
Torvaianica 0m
0
1
2
3
4
5
6
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Torvaianica 0,5m
0
1
2
3
4
5
6
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Torvaianica 1m
0
1
2
3
4
5
6
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Torvaianica
0
1
2
3
4
5
6
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
N m
edio
tot/m
2
6. RISULTATI
83
ANZIO
In questo tratto di litorale, D. trunculus presenta generalmente, alla profondità di 0m, valori
estremamente bassi o addirittura pari a 0 ind/m2 nel periodo di studio. I grafici individuano picchi di
abbondanza nella stagione invernale (dicembre – gennaio); in particolare nel mese di dicembre
2002 si osservano valori di abbondanza pari a 0,92 ind/m2 e 2,88 ind/m2 rispettivamente a 0,5 m e
1m di profondità e nel gennaio 2003 pari a 0,76 ind/m2 alla profondità di 0,5 m. In concomitanza
con le attività di ripascimento condotte sul litorale D. trunculus scompare per poi ricomparire, dopo
circa 4 mesi, nel mese di settembre 2003, alla profondità di 0,5 con valori di densità pari a 0,72
ind/m2. Un picco meno evidente si osserva a gennaio 2004 alla profondità di 0,5 m pari a 0,60
ind/m2 (figura 6.1.1.9).
6. RISULTATI
84
Figura 6.1.1.9 - Densità (ind/m2) di Donax trunculus alle tre diverse profondità esaminate e densità media (± errore standard) nel periodo di studio nel sito di Anzio.
Anzio 1m
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Anzio 0m
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
Anzio 0,5m
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
ind/
m2
R
R
R
Anzio
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
N m
edio
tot/m
2
R
6. RISULTATI
85
6.1.2 Distribuzione delle frequenze di lunghezza
Gli istogrammi di frequenza delle lunghezze, che rappresentano le distribuzioni percentuali delle
classi di lunghezza della specie Donax trunculus, sono state esaminate in dettaglio per ciascun sito
di campionamento nei diversi mesi di studio.
LADISPOLI
Le distribuzioni di frequenza delle lunghezze di D. trunculus rilevate nel mese di giugno 2002
mostrano, in questo sito, una distribuzione omogenea con individui di taglia compresa tra 4 e 28
mm (figura 6.1.2.1). Si evidenzia una coorte ben definita costituita da esemplari di taglia compresa
tra 4 e 19 mm e individui adulti tra 20 e 28 mm. Nei successivi mesi estivi, in particolare ad agosto
e settembre 2002, si osserva un piccolo reclutamento con giovanili di taglia compresa tra 5 e 10
mm. Ad ottobre 2002 sono evidenti due coorti (classi di età) di individui con range di lunghezza
compreso rispettivamente tra 4 e 12 mm e tra 13 e 23 mm. Nel mese di dicembre 2002 è presente un
buon numero di esemplari con taglie comprese tra 9 e 24 mm. Gli istogrammi di frequenza
evidenziano 3 mode posizionate rispettivamente a 13, 17 e 21 mm. Le distribuzioni di frequenza
della lunghezza di D. trunculus rilevate nel mese di gennaio 2003 segnalano la presenza di individui
giovani di taglia compresa tra 7 e 10 mm. Sono, inoltre, evidenti altre due classi di lunghezza, con
una taglia massima di 29 mm. A febbraio 2003 si distinguono chiaramente due coorti; la prima con
taglia compresa tra 10 e 16 mm mentre la seconda presenta esemplari di lunghezza compresa tra 17
e 24 mm (e alcuni individui adulti di 26-28 mm). Da aprile a giugno 2003 è presente un numero
molto basso di individui: nel mese di aprile 2003 sulla spiaggia sono state effettuate attività di
ripascimento. Nel mese di luglio 2003 si assiste ad un reclutamento di giovanili con range di
lunghezza compreso tra 5 e 9 mm; la moda della distribuzione è posizionata a 5 mm. Gli
istogrammi di frequenza di lunghezza di D. trunculus rilevate nel mese di agosto 2003 evidenziano
individui giovanili riconducibili al precedente reclutamento, con lunghezze comprese tra 8 e 18 mm
A settembre 2003 sulla spiaggia di Ladispoli sono presenti esemplari giovani reclutati in questo
mese accanto ad individui reclutati nei mesi precedenti. Il range di taglia è compreso tra 4 e 18 mm.
Nel mese di novembre 2003 sono presenti individui giovani insieme a quelli reclutati nei mesi
precedenti; il range di taglia risulta compreso tra 5 e 17 mm. Basso il numero di animali catturati a
febbraio 2004. Infine, nel mese di aprile 2004 sono presenti animali di piccola taglia con lunghezze
comprese tra 5 e 16 mm un basso numero di individui adulti rinvenuti (26 mm) (figura 6.1.2.1).
6. RISULTATI
86
Figura 6.1.2.1 – Distribuzione delle frequenze di lunghezza di Donax trunculus nel periodo di studio nel sito di Ladispoli.
Ladispoli - febbraio 2004 (N=4)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 17 19 21 2325 27 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -settembre 2003 (N=41)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 17 1921 23 2527 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli - settembre 2002 (N=6)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 17 1921 23 2527 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -ottobre 2002 (N=91)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 1719 21 23 25 27 2931 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -novembre 2002 (N=15)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9111315171921232527293133353739L (mm)
%
Ladispoli - dicembre 2002 (N=78)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 17 1921 23 2527 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -gennaio 2003 (N=151)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 1719 21 23 25 27 2931 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli - febbraio 2003 (N=99)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 17 1921 23 2527 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -marzo 2003 (N=140)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9111315171921232527293133353739L (mm)
%
Ladispoli -aprile 2003 (N=3)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 17 1921 23 2527 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -giugno 2002 (N=125)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 1719 21 23 25 27 2931 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -luglio 2002 (N=51)
0
10
2030
40
50
1 3 5 7 9111315171921232527293133353739L (mm)
%
Ladispoli -agosto 2002 (N=14)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 17 1921 23 2527 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -maggio 2003 (N=2)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9111315171921232527293133353739L (mm)
%
Ladispoli -giugno 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 19 21 2325 27 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -luglio 2003 (N=21)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 1315 17 19 2123 25 27 2931 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -agosto 2003 (N=15)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 19 21 2325 27 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -ottobre 2003 (N=5)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 17 1921 23 2527 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -novembre 2003 (N=16)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 13 15 17 1921 23 2527 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -dicembre 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9111315171921232527293133353739L (mm)
%
Ladispoli -aprile 2004 (N=11)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 911 1315 17 19 21 23 2527 29 31 33 35 3739L (mm)
%
Ladispoli -gennaio 2004 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9111315171921232527293133353739L (mm)
%
6. RISULTATI
87
FREGENE
Nel mese di giugno 2002 a Fregene sono presenti esemplari con range di taglia compreso tra 5 e 32
mm. Si evidenziano due coorti parzialmente sovrapposte, la prima con esemplari di lunghezza
compresa tra 4 e 17 mm, la seconda tra 18 e 32 mm (figura 6.1.2.2). A luglio 2002 prosegue il
reclutamento di giovanili (pochi esemplari con lunghezze comprese tra 6 e 8 mm) ed è ben evidente
l’accrescimento degli individui presenti a giugno (tra 13 e 32 mm). Il periodo di reclutamento
prosegue nei mesi di agosto e settembre 2002 in cui si rinvengono numerosi individui giovani di
taglia compresa, rispettivamente tra 4 e 14 mm e tra 3 e 14 mm. E’, inoltre, presente discreto
numero di individui di taglia maggiore: tra 16 e 25 mm ad agosto 2002 e tra 17 e 29 mm a
settembre 2002. Le distribuzioni di frequenza delle lunghezze di D. trunculus rilevate nel mese di
ottobre 2002 evidenziano due coorti; la prima costituita da esemplari provenienti dal precedente
reclutamento estivo (range di taglia compreso tra 7 e 18 mm), la seconda da animali di taglia più
grande (tra 19 e 31 mm). A dicembre 2002 nel sito di Fregene sono presenti individui con un range
di lunghezza compreso tra 9 e 31 mm: gli istogrammi di frequenza mostrano tre classi modali pari a
11, 18 e 27 mm. Nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2003 si evidenzia l’accrescimento degli
individui rinvenuti a dicembre 2002. Il popolamento è principalmente costituito da individui di
taglia media (7-22 mm) e da un discreto numero di esemplari adulti, che raggiungono la taglia
massima di 32 mm. Ad aprile 2003, si osserva un evidente periodo di reclutamento. E’ presente un
numero molto alto di esemplari di taglia compresa tra 1 e 9 mm. Il resto degli individui analizzati
raggiunge la lunghezza massima di 32 mm. A maggio 2003 è possibile individuare tre coorti: una
costituita da individui giovani (taglia compresa tra 6 e 13 m), le altre due costituite da esemplari con
taglie comprese tra 14 - 21 mm e 22 - 30 mm. Un buon numero di individui si rinviene nel mese di
giugno 2003; sono presenti due classi di lunghezza, una compresa tra 10 e 16 cm e l’altra tra 19 e
26 cm. Nel mese di luglio 2003 si assiste ad un nuovo reclutamento caratterizzato da individui
giovani con range di taglia compreso tra 3 e 8 mm. Le distribuzioni di frequenza delle lunghezza di
D. trunculus rilevate nel mese di agosto 2003, evidenziano un popolamento ben strutturato. Si
individua un gruppo di giovanili reclutati nel mese precedente e animali di taglia maggiore (18 –28
mm). A settembre e ottobre e novembre 2003 il sito di Fregene mostra ancora un buon numero di
animali di piccole dimensioni, accanto ad individui di dimensioni maggiori che raggiungono una
taglia massima di 29 mm. Nel mese di dicembre 2003 sono presenti ancora individui giovani e un
buon numero di animali adulti. Il range di taglia è compreso tra 6 e 30 mm Esemplari di media
taglia sono presenti anche nel mese di gennaio e febbraio 2004. Infine, nel mese di aprile 2004, si
rinviene un numero molto basso di individui adulti con range di lunghezza compreso tra 23 e 28
mm (figura 6.1.2.2).
6. RISULTATI
88
Figura 6.1.2.2 – Distribuzione delle frequenze di lunghezza di Donax trunculus nel periodo di studio nel sito di Fregene.
Fregene - giugno 2002 (N=195)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 13151719 2123 25272931 33353739
L (mm)
%
Fregene - novembre 2002 (N=7)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - aprile 2003 (N=591)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - settembre 2003 (N=205)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - febbraio 2004 (N=18)
05
101520
2530
1 3 5 7 9 1113 151719 21232527 29313335 3739
L (mm)
%
Fregene- luglio 2002 (N=160)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 131517192123252729 313335373941
L (mm)
%
Fregene - agosto 2002 (N=57)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - settembre 2002 (N=100)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - ottobre 2002 (N=98)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - dicembre 2002 (N=125)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - gennaio 2003 (N=240)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - febbraio 2003 (N=163)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - marzo 2003 (N=101)
05
1015
202530
1 3 5 7 9 11 1315 1719 212325 2729 3133 3537 39
L (mm)
%
Fregene - maggio 2003 (N=137)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - giugno 2003 (N=49)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - luglio 2003 (N=262)
05
101520
2530
1 3 5 7 9 1113 15 17 1921 23 25 2729 31 33 3537 39
L (mm)
%
Fregene - agosto 2003 (N=231)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - ottobre 2003 (N=142)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - novembre 2003 (N=81)
05
1015
202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - gennaio 2004 (N=23)
05
1015202530
1 3 5 7 9 1113 1517 192123 2527 293133 3537 39
L (mm)
%
Fregene - aprile 2004 (N=5)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Fregene - dicembre 2003 (N=147)
05
1015
202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
6. RISULTATI
89
FOCENE
Nel sito di Focene a giugno 2002 sono presenti esemplari con range di taglia compreso tra 10 e 30
mm (figura 6.1.2.3). Un primo piccolo reclutamento si rileva a luglio 2002; sono presenti giovanili
di lunghezza compresa tra 5 e 10 mm. Il periodo di reclutamento è particolarmente evidente nei
mesi di agosto e settembre 2002. Si rinvengono, infatti, giovanili con taglia compresa tra 3 e 17
mm. Si rinviene inoltre un esiguo numero di individui adulti. Ad ottobre 2002 sono presenti
esemplari con range di taglia compreso tra 7 e 24 mm. Le distribuzioni di frequenza rilevate nel
mese di novembre 2002 mostrano un discreto numero di individui di taglia media, provenienti dal
reclutamento estivo, con range di lunghezza compreso tra 8 e 20 mm. Nessun esemplare di D.
trunculus è stato rinvenuto nel periodo compreso tra gennaio 2003 e aprile 2003. In particolare, nel
mese di aprile 2003, la spiaggia è stata interessata da attività di ripascimento. Nel mese di luglio
2003, a distanza di 3 mesi dal ripascimento, si assiste ad un consistente reclutamento di giovanili
con range di lunghezza compreso tra 4 e 10 mm. Ad agosto 2003 sono presenti i giovanili reclutati
in precedenza con range di taglia compreso tra 6 e 18 mm. Nel mese di settembre 2003 è evidente
l’accrescimento degli individui provenienti da reclutamento di luglio. Il range di taglia è compreso
tra 5 e 20 mm. Le distribuzioni di frequenza delle lunghezze di D. trunculus rilevate nel mese di
ottobre e novembre 2003 rilevano individui di lunghezze comprese rispettivamente tra 10 e 22 mm
e tra 6 e 21mm. Nei mesi di dicembre 2003 e gennaio 2004 sono presenti esemplari di piccola e
media taglia. Nel mese di febbraio 2004 è evidente una coorte di animali di taglia compresa tra 10 e
24 mm. Infine, nel mese di aprile 2004, si osservano solo individui adulti di taglia compresa tra 20 e
26 mm (figura 6.1.2.3).
6. RISULTATI
90
Figura 6.1.2.3 – Distribuzione delle frequenze di lunghezza di Donax trunculus nel periodo di studio nel sito di Focene.
Focene - marzo 2003 (N=0)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 13 15 17 1921 23 25 27 29 31 3335 37 39
L (mm)
%
Focene - giugno 2002 (N=25)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315171921232527293133353739
L (mm)
%
Focene - luglio 2002 (N=84)
05
1015
2025
30
1 3 5 7 9 11 13 1517 19 21 23 2527 29 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - agosto 2002 (N=517)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 13 1517 19 21 23 2527 29 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - settembre 2002 (N=263)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Focene - ottobre 2002 (N=24)
05
101520
2530
1 3 5 7 9 11 13 15 17 1921 23 25 27 29 31 3335 37 39
L (mm)
%
Focene - novembre 2002 (N=59)
05
101520
2530
1 3 5 7 9 11 13 15 17 1921 23 25 27 29 31 3335 37 39
L (mm)
%
Focene - dicembre 2002 (N=11)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Focene - gennaio 2003 (N=0)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 13 1517 19 21 23 2527 29 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - febbraio 2003 (N=0)
05
1015
202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Focene - aprile 2003 (N=0)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 13 15 1719 21 2325 27 2931 33 35 3739
L (mm)
%
Focene - maggio2003 (N=7)
05
101520
2530
1 3 5 7 9 1113 15 17 1921 23 25 2729 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - giugno 2003 (N=1)
05
1015202530
1 3 5 7 9 1113 15 17 1921 23 25 2729 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - luglio 2003 (N=120)
05
1015202530
1 3 5 7 9 1113 15 17 1921 23 25 2729 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - agosto 2003 (N=750)
05
101520
2530
1 3 5 7 9 1113 15 17 1921 23 25 2729 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - settembre 2003 (N=898)
05
1015202530
1 3 5 7 9 1113 15 17 1921 23 25 2729 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - ottobre 2003 (N=37)
05
1015202530
1 3 5 7 9 1113 15 17 1921 23 25 2729 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - novembre 2003 (N=27)
05
1015202530
1 3 5 7 9 1113 15 17 1921 23 25 2729 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - dicembre 2003 (N=39)
05
10152025
30
1 3 5 7 9 1113 15 17 1921 23 25 2729 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - gennaio 2004 (N=63)
05
1015202530
1 3 5 7 9 1113 15 17 1921 23 25 2729 31 33 3537 39
L (mm)
%
Focene - febbraio 2004 (N=169)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Focene - aprile 2004 (N=18)
05
1015202530
1 3 5 7 9 1113 15 17 1921 23 25 2729 31 33 3537 39
L (mm)
%
6. RISULTATI
91
OSTIA1
Nessun individuo di D. trunculus è stato rinvenuto nel sito di Ostia1 nel periodo compreso tra
giugno 2002 e febbraio 2003 (figura 6.1.2.4). Nel mese di marzo 2003 il litorale di Ostia è stato
interessato da attività di ripascimento. Pochissimi individui di D. trunculus compaiono (dopo circa
5 mesi dal ripascimento) nei mesi di agosto e settembre 2003 e mostrano un range di taglia
compreso tra 8 e 20 mm. A novembre 2003 si osservano esemplari di piccola taglia con range
compreso tra 6 e 16 mm. Da novembre 2002 ad aprile 2004 si osserva, in maniera discontinua, la
presenza di un popolamento costituito da un numero discreto di individui di taglia compresa tra 7 e
22 mm (figura 6.1.2.4).
6. RISULTATI
92
Figura 6.1.2.4 – Distribuzione delle frequenze di lunghezza di Donax trunculus nel periodo di studio nel sito di Ostia1.
Ostia 1 - giugno 2002 (N=0)
01020304050
1 3 5 7 9 111315171921232527293133353739
L (mm)
%
Ostia 1 - luglio 2002 (N=0)
0
1020
3040
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - agosto 2002 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia1 - settembre 2002 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - ottobre 2002 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 13 15 1719 21 2325 27 2931 33 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - novembre 2002 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia1 - dicembre 2002 (N=0)
0
1020
30
4050
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - gennaio 2003 (N=1)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - febbraio 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - marzo 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 13 15 1719 21 2325 27 2931 33 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - aprile 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 131517 19212325 272931 333537 39
L (mm)
%
Ostia 1 - maggio 2003 (N=0)
0
1020
3040
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - giugno 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - luglio 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - agosto 2003 (N=3)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 13151719 21 2325 27293133353739
L (mm)
%
Ostia 1 - settembre 2003 (N=3)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 -ottobre 2003 (N=0)
010
20
30
4050
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 -novembre 2003 (N=19)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 -dicembre 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - gennaio 2004 (N=26)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11131517192123252729313335373941
L (mm)
%
Ostia 1 - febbraio 2004 (N=4)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 1113 1517 1921 2325 27 2931 3335 3739
L (mm)
%
Ostia 1 - aprile 2004 (N=7)
0
1020304050
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921 23 2527 29 3133 35 3739
L (mm)
%
6. RISULTATI
93
OSTIA2
Nel mese di agosto 2002 si osserva un piccolo reclutamento di giovanili di D. trunculus, con range
di taglia compreso tra 4 e 10 mm (figura 6.1.2.5). Le distribuzioni di frequenza delle lunghezze di
D. trunculus rilevate nel mese di ottobre 2002 evidenziano un numero limitato di individui con
range di taglia compreso tra 7 e 21 mm. D. trunculus ricompare nel mese di gennaio 2003 con un
elevato numero di esemplari (range di taglia tra 5 e 31 mm). Si osserva un popolamento
caratterizzato da 3 classi di lunghezza, rispettivamente 7-16 mm, 17-23 mm e 24-31 mm. A
febbraio e marzo 2003 il numero di animali catturati ad Ostia2 è molto basso e il range di lunghezza
si estende rispettivamente tra 11 e 30 mm e tra 20 e 24 mm. Subito dopo il campionamento di
marzo 2003 il sito di Ostia2 è stato interessato dai lavori di ripascimento. A distanza di circa 5 mesi
dal ripascimento, ad agosto e settembre 2003, compaiono i primi esemplari di piccola e media taglia
(7-18 mm). D. trunculus scompare nel periodo ottobre-dicembre 2003 per poi ricomparire nel mese
di gennaio 2004 con un numero esiguo di individui di piccola e media taglia (9-25 mm). Nel mese
di febbraio 2004 si osserva un discreto numero di individui con range di taglia compreso tra 11 e 35
mm (figura 6.1.2.5).
6. RISULTATI
94
Figura 6.1.2.5 – Distribuzione delle frequenze di lunghezza di Donax trunculus nel periodo di studio nel sito di Ostia2.
Ostia 2 - giugno 2002 (N=1)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 13151719 21 2325 2729313335 3739
L (mm)
%
Ostia 2 - luglio 2002 (N=2)
01020304050
1 3 5 7 9 1113151719 21 2325 2729313335 3739
L (mm)
%
Ostia 2 - agosto 2002 (N=31)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 13151719 21 2325 2729313335 3739
L (mm)
%
Ostia2 - settembre 2002 (N=1)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 13151719 21 2325 27293133353739
L (mm)
%
Ostia 2 - ottobre 2002 (N=14)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 13 15171921232527 29 31 33 3537 39
L (mm)
%
Ostia 2 - novembre 2002 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 17 1921 23 2527293133 35 3739
L (mm)
%
Ostia2 - dicembre 2002 (N=0)
01020304050
1 3 5 7 9 11 13151719 21 2325 27293133353739
L (mm)
%
Ostia 2 - gennaio 2003 (N=198)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 1113 15 17 192123252729 31 33 3537 39
L (mm)
%
Ostia 2 - febbraio 2003 (N=18)
0
10
2030
40
50
1 3 5 7 9 11 13151719 21 2325 27293133353739
L (mm)
%
Ostia 2 - marzo 2003 (N=3)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 1113 15171921 2325 27 29313335 3739
L (mm)
%
Ostia 2 - aprile 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 17 1921 23 2527293133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 2 - maggio 2003 (N=0)
01020304050
1 3 5 7 9 11 13 15 1719 21 2325272931 33 35 3739
L (mm)
%
Ostia 2 - giugno 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 17 1921 23 2527293133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 2 - luglio 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 17 1921 23 2527293133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 2 - agosto 2003 (N=7)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 17 1921 23 2527293133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 2 - settembre 2003 (N=4)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 17 1921 23 2527293133 35 3739
L (mm)
%
Ostia 2 - ottobre 2003 (N=0)
01020304050
1 3 5 7 9 1113 15171921 2325 27 29313335 3739
L (mm)
%
Ostia 2 -novembre 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 1113 15171921 2325 27 29313335 3739
L (mm)
%
Ostia 2 -dicembre 2003 (N=0)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia 2 -gennaio 2004 (N=5)
010
2030
4050
1 3 5 7 9 11 13151719 21 2325 2729313335 3739
L (mm)
%
Ostia 2 - febbraio 2004 (N=21)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 13 15 1719 21 2325272931 33 35 3739
L (mm)
%
Ostia 2 - aprile 2004 (N=1)
01020304050
1 3 5 7 9 111315 17 1921 23 2527293133 35 3739
L (mm)
%
6. RISULTATI
95
TORVAIANICA
Lungo il litorale di Torvaianica è presente un popolamento caratterizzato da individui con un range
di lunghezza compreso tra 3 e 26 mm. Si osserva, inoltre, un numero molto basso di esemplari
giovanili di taglia pari a 3-4 mm (figura 6.1.2.6). Nei mesi di luglio e agosto 2002 si rilevano dei
reclutamenti successivi, anche se costituiti da un numero basso di individui, con esemplari di taglia
compresa tra 3 e 9 mm. Sono presenti, inoltre, pochissimi individui di taglia media. Le distribuzioni
di frequenza delle lunghezze di D. trunculus rilevate nel mese di settembre e ottobre 2003
evidenziano pochi esemplari con lunghezze comprese tra 13 e 27 mm. A novembre 2002 si osserva
un discreto numero di individui con range di taglia compreso tra 15 e 30 cm. Nel mese di dicembre
2002 sono presenti individui di taglia compresa tra 9 e 31 mm: le distribuzioni di frequenza
evidenziano tre classi di età con moda pari a 12, 19 e 26 mm. A gennaio 2003 sono presenti
individui di piccola taglia (tra 7 e 11 mm) accanto ad esemplari di taglia maggiore (tra 15 e 31
mm). Nel mese di febbraio 2003 sono evidenti tre coorti, con classi modali pari a 13, 20 e 29 mm.
Un buon numero di individui di D. trunculus si rinviene nel mese di marzo 2003. Il range di taglia è
compreso tra 9 e 32 mm. Nel mese di aprile 2003 si evidenzia un consistente reclutamento,
caratterizzato da un numero elevato di esemplari di taglia compresa tra 1 e 9 mm. Il resto degli
individui analizzati raggiunge una lunghezza massima di 30 mm. Nel mese di maggio e giugno
2003 sono presenti pochi individui di dimensioni medio-piccole, rispettivamente tra 6 e 26 mm e tra
6 e 17 mm. Un piccolo reclutamento si osserva a luglio 2003; si rinvengono, infatti, esemplari
giovani con range di taglia compreso tra 3 e 8 mm. Le distribuzioni di frequenza delle lunghezze di
D. trunculus rilevate nel mese di agosto 2003, evidenziano un popolamento ben strutturato. Si
individua un buon numero di giovanili appena reclutati, accanto ad animali di taglia maggiore. Nel
mese di settembre 2003 si osserva un consistente reclutamento caratterizzato da individui giovani di
lunghezza compresa tra 3 e 7 mm. Sono presenti inoltre individui di taglia media e adulti con
lunghezza compresa tra 13 e 27 mm. Gli istogrammi di frequenza evidenziano, nei mesi di ottobre e
novembre 2003, la presenza di animali di piccole dimensioni, accanto ad individui di dimensioni
maggiori. La taglia massima raggiunge i 30 mm. A dicembre 2003 si rinvengono pochi esemplari di
piccola taglia (tra 6 e 11 mm) accanto ad individui di taglia maggiore. Un popolamento ben
strutturato (lunghezze comprese tra 5 e 33 mm) si rileva nel mese di gennaio 2004, costituito da
esemplari di piccole dimensioni, individui di taglia media e adulti. A febbraio 2004 sono ancora
presenti animali di piccola taglia (6-10 mm) e un buon numero di esemplari di taglia media e adulti,
la cui lunghezza massima arriva fino a 32 mm. Un reclutamento di giovanili si osserva nel mese di
aprile 2004; sono presenti, infatti, numerosi individui di piccola taglia (tra 4 e 12 mm) (figura
6.1.2.6).
6. RISULTATI
96
Figura 6.1.2.6 – Distribuzione delle frequenze di lunghezza di Donax trunculus nel periodo di studio nel sito di Torvaianica.
Torvaianica - giugno 2002 (N=66)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 13151719 2123 25272931 33353739
L (mm)
%
Torvaianica - luglio 2002 (N=12)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315171921 23252729 3133 353739
L (mm)
%
Torvaianica - agosto 2002 (N=7)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Torvaianica - settembre 2002 (N=10)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Torvaianica - ottobre 2002 (N=13)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719212325 2729313335 3739
L (mm)
%
Torvaianica - novembre 2002 (N=46)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Torvaianica - dicembre 2002 (N=59)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Torvaianica - gennaio 2003 (N=62)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 17 1921232527 29 3133353739
L (mm)
%
Torvaianica - febbraio 2003 (N=92)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Torvaianica - marzo 2003 (N=69)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 13151719 2123 25272931 33353739
L (mm)
%
Torvaianica - aprile 2003 (N=187)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 13151719 21 2325 27293133353739
L (mm)
%
Torvaianica - maggio 2003 (N=15)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 13 15 1719 21 2325272931 33 35 3739
L (mm)
%
Torvaianica - giugno 2003 (N=5)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 13151719 21 2325 27293133353739
L (mm)
%
Torvaianica - luglio 2003 (N=69)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719 21232527 293133353739
L (mm)
%
Torvaianica - agosto 2003 (N=195)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 1315 17 1921232527293133 35 3739
L (mm)
%
Torvaianica - settembre 2003 (N=275)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Torvaianica - ottobre 2003 (N=125)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Torvaianica -novembre 2003 (N=68)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Torvaianica -dicembre 2003 (N=12)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Torvaianica - gennaio 2004 (N=182)
05
1015202530
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica - febbraio 2004 (N=45)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 17 1921232527 29 3133353739
L (mm)
%
Torvaianica - aprile 2004 (N=56)
05
1015202530
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
6. RISULTATI
97
ANZIO
Gli istogrammi di frequenza (figura segnalano nel periodo giugno-settembre 2002 la presenza di
pochi esemplari di piccola e media taglia, con lunghezze comprese tra 6 e 24 mm (figura 6.1.2.7).
Nel mese di novembre 2002 si osservano pochi individui con lunghezza compresa tra 13 e 25 mm.
A dicembre 2002 un buon numero di esemplari è presente sulla spiaggia di Anzio, con un range di
taglia compreso tra 8 e 26 mm. Si evidenziano due classi di età; la prima costituita da individui di
lunghezza compresa tra 7 e 19 mm, la seconda tra 20 e 26 mm. Nel mese di gennaio 2003 si
rilevano ancora due classi di taglia, la prima compresa tra 8 e 18 mm, la seconda tra 25 e 27 mm.
Pochissimi esemplari (tra 11 e 29 mm) sono presenti a febbraio e marzo 2003. Il sito di Anzio è
stato interessato dalle attività di ripascimento nel mese di aprile 2003. D. trunculus appare
sporadicamente, con un massimo di 4 esemplari, nel periodo di giugno-agosto 2002. Solo nel mese
di settembre 2003 si osservano individui di piccola e media taglia, con range di lunghezza compreso
tra 8 e 25 mm. Nei successivi mesi invernali (ottobre-dicembre 2003) si rinvengono pochi individui
di piccole dimensioni (8-9 mm) accanto ad esemplari di dimensioni maggiori (16-30 mm). A
gennaio 2004 sono presenti principalmente esemplari di media taglia; il range di lunghezza è
compreso tra 11 e 26 mm. Basso il numero di esemplari, quasi esclusivamente adulti, ritrovati ad
Anzio nei mesi di febbraio e aprile 2004 (figura 6.1.2.7).
6. RISULTATI
98
Figura 6.1.2.7 - Distribuzione delle frequenze di lunghezza di Donax trunculus nel periodo di studio nel sito di Anzio.
Anzio - giugno 2002 (N=7)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 11 13151719 2123 25272931 33353739
L (mm)
%
Anzio - luglio 2002 (N=9)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - agosto 2002 (N=4)
010
2030
4050
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - settembre 2002 (N=10)
0
10
2030
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - ottobre 2002 (N=0)
0
1020
3040
50
1 3 5 7 9 111315 17 1921232527 29 3133353739
L (mm)
%
Anzio - novembre 2002 (N=8)
0
10
2030
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - dicembre 2002 (N=95)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - gennaio 2003 (N=24)
010
2030
4050
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - febbraio 2003 (N=4)
01020304050
1 3 5 7 9 1113 1517192123 252729 3133 353739
L (mm)
%
Anzio - marzo 2003 (N=10)
010
2030
4050
1 3 5 7 9 111315 17 1921232527 29 3133353739
L (mm)
%
Anzio - aprile 2003 (N=0)
0
10
2030
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - maggio 2003 (N=2)
0
10
2030
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - giugno 2003 (N=0)
0
10
2030
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - luglio 2003 (N=2)
010
2030
4050
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - agosto 2003 (N=4)
010
2030
4050
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - settembre 2003 (N=25)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - ottobre 2003 (N=8)
0
10
2030
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - novembre 2003 (N=9)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - dicembre 2003 (N=13)
0
10
2030
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - gennaio 2004 (N=26)
010
2030
4050
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
Anzio - febbraio 2004 (N=5)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21232527 293133353739
L (mm)
%
Anzio - aprile 2004 (N=12)
0
10
20
30
40
50
1 3 5 7 9 111315 1719 21 2325 2729 31 33353739
L (mm)
%
6. RISULTATI
99
6.1.3 Distribuzione batimetrica
Le distribuzioni di frequenza delle lunghezze di D. trunculus sono state analizzate in dettaglio per
ciascun sito di campionamento alle diverse profondità (0 - 0,5 e 1 m).
In generale, lungo le spiagge di Fregene e Torvaianica si osserva che i giovanili, quando presenti, si
distribuiscono a tutte e tre le profondità, con una percentuale decrescente con l’aumentare della
profondità (aprile - settembre 2003).
Nei siti di Ladispoli e Focene si rinvengono individui di piccola taglia prevalentemente a 0,5 e 1 m
di profondità
Nei siti di Ostia1, Ostia2 ed Anzio il basso numero di animali catturati non permette di definire un
quadro ben preciso degli spostamenti batimetrici di D. trunculus; comunque, i giovanili sembrano
disporsi tra 0,5 e 1 m.
Nell’Allegato 1 vengono riportate le distribuzioni di frequenza delle lunghezze di D. trunculus per
ciascun sito di campionamento alle diverse profondità esaminate nel periodo di studio.
6. RISULTATI
100
6.1.4 Maturità sessuale
I dati relativi allo stadio di maturità delle gonadi sono stati organizzati in istogrammi a barre, dove
sono rappresentate le percentuali delle femmine e dei maschi appartenenti ad un determinato stadio
di maturità e la percentuale degli individui indifferenziati (e indeterminati) calcolati sul totale del
popolamento (figure 6.1.4.1, 6.1.4.2, 6.1.4.3, 6.1.4.4).
I dati evidenziano un periodo di maturità sessuale piuttosto esteso nel tempo: femmine e maschi
maturi o in emissione (F3a, F3b e M3a, M3b) sono presenti tra giugno 2002 (periodo di inizio dei
campionamenti) e agosto-settembre 2002, con una punta ad ottobre evidenziata a Ladispoli; da
aprile-maggio fino a settembre-ottobre 2003, anche se il picco è posizionabile tra giugno e luglio
2003. Nel 2004 il periodo di maturazione sembra essere più precoce, con inizio già da febbraio.
In generale, nei mesi di giugno e luglio si raggiunge l’apice della maturazione delle gonadi in
entrambi i sessi, quando pressoché tutti gli individui presentano le gonadi completamente piene di
ovociti e di spermatociti. Il periodo riproduttivo può essere collocato quindi tra la primavera e
l’estate, e nel mese di luglio avvengono le prime deposizioni. Gli individui esaminati in questo
mese, sono, infatti, completamente svuotati ed il sesso è difficilmente determinabile. A volte è
possibile risalire al sesso dell’individuo esaminando solo gli ovociti residui della deposizione
precedente. Il periodo di riposo sessuale si estende nel periodo agosto - settembre fino all’inizio di
marzo; si possono evidenziare alcune differenze tra i diversi siti di campionamento: a Ladispoli, nel
mese di ottobre 2002 è presente una piccola percentuale di individui maturi, Torvaianica presenta
invece nel mese di febbraio 2004 un’elevata percentuale di individui allo stadio 2.
6. RISULTATI
101
Figura 6.1.4.1 - Stadi di maturità sessuale degli individui di Donax trunculus campionati a Ladispoli e Fregene nel periodo di studio (F = femmine, M = maschi).
LADISPOLI (F)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
LADISPOLI (M)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
FREGENE (F)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
FREGENE (M)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
6. RISULTATI
102
Figura 6.1.4.2 - Stadi di maturità sessuale degli individui di Donax trunculus campionati a Focene e Ostia2 nel periodo di studio (F = femmine, M = maschi).
FOCENE (F)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
FOCENE (M)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
OSTIA 2 (F)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
OSTIA 2 (M)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
6. RISULTATI
103
Figura 6.1.4.3 - Stadi di maturità sessuale degli individui di Donax trunculus campionati a Torvaianica e Anzio nel periodo di studio (F = femmine, M = maschi).
TORVAIANICA (F)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
TORVAIANICA (M)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
ANZIO (F)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
ANZIO (M)
0%
20%
40%
60%
80%
100%
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04m
ar-0
4ap
r-04
1 2 3a 3b 4
6. RISULTATI
104
Figura 6.1.4.4 - Percentuale di individui indeterminati (I) di Donax trunculus rinvenuti nell’intero popolamento campionato nei diversi siti di studio.
Considerando la percentuale delle femmine e dei maschi appartenenti allo stadio 3, all’interno di
ciascuna classe di lunghezza, sul totale della popolamento campionato è stata calcolata la taglia
di prima maturità. Si definisce taglia di prima maturità la lunghezza minima al raggiungimento
della maturità, quella alla quale almeno il 50% degli individui sono maturi. I valori riscontrati
sono riportati su di una curva sigmoidale che riflette l’andamento della taglia di maturità sessuale
nel popolamento: la taglia di minima maturità così calcolata si situa attorno ai 14 mm (14,4 mm
per le femmine e 14,1 per i maschi) (figura 6.1.4.5 e figura 6.1.4.6).
FOCENE (I)
0
20
40
60
80
100
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2
nov-
02di
c-02
gen-
03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03
set-0
3ot
t-03
nov-
03
dic-
03ge
n-04
feb-
04
mar
-04
apr-
04
(%)
LADISPOLI (I)
0
20
40
60
80
100
giu-
02
lug-
02ag
o-02
set-0
2
ott-0
2no
v-02
dic-
02
gen-
03fe
b-03
mar
-03
apr-
03m
ag-0
3gi
u-03
lug-
03ag
o-03
set-0
3
ott-0
3no
v-03
dic-
03
gen-
04fe
b-04
mar
-04
apr-
04
(%)
FREGENE (I)
0
20
40
60
80
100
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3
apr-
03m
ag-0
3gi
u-03
lug-
03ag
o-03
set-0
3ot
t-03
nov-
03di
c-03
gen-
04fe
b-04
mar
-04
apr-
04
(%)
OSTIA 2 (I)
0
20
40
60
80
100
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02
gen-
03fe
b-03
mar
-03
apr-
03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03ge
n-04
feb-
04
mar
-04
apr-
04
(%)
TORVAIANICA (I)
0
20
40
60
80
100
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2
nov-
02di
c-02
gen-
03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03
set-0
3ot
t-03
nov-
03
dic-
03ge
n-04
feb-
04
mar
-04
apr-
04
(%)
ANZIO (I)
0
20
40
60
80
100
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3
apr-
03m
ag-0
3gi
u-03
lug-
03ag
o-03
set-0
3ot
t-03
nov-
03di
c-03
gen-
04fe
b-04
mar
-04
apr-
04
(%)
6. RISULTATI
105
Figura 6.1.4.5 - Taglia di prima maturità delle femmine.
Figura 6.1.4.6 - Taglia di prima maturità dei maschi.
Taglia di prima maturità (maschi)
Lunghezza (mm)
% M
0
25
50
75
100
0 5 10 15 20 25 30
Taglia di prima maturità (maschi)
Lunghezza (mm)
% M
0
25
50
75
100
0 5 10 15 20 25 30
Taglia di prima maturità (femmine)
Lunghezza (mm)
% F
0
25
50
75
100
0 5 10 15 20 25 30
Taglia di prima maturità (femmine)
Lunghezza (mm)
% F
0
25
50
75
100
0 5 10 15 20 25 30
6. RISULTATI
106
Rapporto dei sessi
Per l’analisi del rapporto sessi di Donax trunculus sono stati esaminati i periodi in cui i sessi
erano ben riconoscibili, generalmente corrispondenti al periodo di attività riproduttiva (tabella
6.1.4.1). Il rapporto dei sessi risulta essere situato intorno all’1:1 in quasi tutti i siti di
campionamento. Fa eccezione il sito di Ladispoli in cui predomina la percentuale di maschi
(figura 6.1.4.7).
Tabella 6.1.4.1 – Distribuzione dei sessi di D. trunculus nei siti di campionamento (F = femmine) e (M = maschi)
Siti di campionamento F M %F %M
Ladispoli 107 179 37 63 Fregene 365 410 47 53 Focene 175 175 50 50 Ostia2 40 34 54 46 Torvaianica 165 191 46 54 Anzio 21 27 44 56
Figura 6.1.4.7 – Rapporto dei sessi in Donax trunculus.
Rapporto sessi
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
LA FR FO OS2 TO AN
%F
%M
6. RISULTATI
107
6.2 Analisi granulometriche
Per ogni sito di campionamento, sono stati messi a confronto i principali parametri statistici dei
sedimenti, campionati alle profondità di 0 - 0,5 - 1 m, con il periodo di prelievo, al fine di rilevare
eventuali variazioni granulometriche ed individuarne le cause più probabili, come fattori naturali o
interventi di origine antropica. Sono stati scelti, quindi, alcuni parametri statistici rappresentativi come, il diametro medio (Mz), il
classamento (σ) e l’asimmetria (Sk). Inoltre, per tutti i siti sono state calcolate le medie dei
parametri statistici e sono stati costruiti i diagrammi a coppia di indici, mettendo a confronto i
seguenti parametri:
- Classamento (σ) vs Diametro medio (Mz);
- Asimmetria (Sk) vs Diametro medio (Mz);
- Asimmetria (Sk) vs Classamento (σ).
I siti di Fregene e Torvaianica non sono stati interessati dalle attività di ripascimento e, pertanto,
sono considerati rappresentativi di una situazione dinamica naturale.
6. RISULTATI
108
LADISPOLI
Le analisi granulometriche hanno evidenziato caratteristiche differenti nella distribuzione di
sedimento fra i campioni prelevati prima e dopo le attività di ripascimento (condotto nel periodo 19
marzo - 9 aprile 2003), soprattutto a 0 m, per quanto riguarda il diametro medio e il classamento
(figura 6.2.1). Infatti, prima dei lavori di ripascimento, il diametro medio mostrava valori
abbastanza variabili, compresi tra 0,6 e 2,2 phi (phi = - log2 d, dove d corrisponde al diametro delle
particelle espresso in mm/diametro unitario di 1 mm), con il probabile intervento di eventi climatici
particolari (luglio 2002 e marzo 2003) associati a sedimento grossolano. Nel periodo successivo al
ripascimento il diametro medio si attesta fra 2 e 2,5 phi nel campo delle sabbie fini. Anche il
classamento presenta un comportamento differente nei due periodi esaminati: da giugno 2002 a
marzo 2003 il sedimento si presenta da moderatamente a poco classato, mentre da aprile a dicembre
2003 i valori si stabilizzano ed il sedimento varia da ben classato a moderatamente classato.
L’asimmetria non mostra variazioni evidenti e si mantiene generalmente con valori negativi, con
pochi campioni ad andamento simmetrico concentrati nel periodo giugno-settembre 2003.
Nei campioni prelevati a quota 0,5 m il diametro medio rimane sempre nel range delle sabbie fini,
pur essendo stata rilevata, dopo le attività di ripascimento, una leggera diminuzione dello stesso.
Analogamente per quanto osservato a 0 m, il classamento migliora dopo le attività di ripascimento
passando da un sedimento moderatamente classato a uno ben classato. Anche per quanto attiene
l’asimmetria si osservano distribuzioni diverse: prima dei lavori (giugno 2002-marzo 2003) i
campioni analizzati presentano asimmetria negativa, mentre successivamente le distribuzioni
tendono a spostarsi verso andamenti più simmetrici.
Alla profondità di 1 m vengono confermati i trend osservati sui campioni prelevati a 0 e 0,5 m: il
diametro medio si mantiene nel campo delle sabbie fini, il classamento migliora sensibilmente e la
distribuzione diventa simmetrica.
I diagrammi a coppie di indici (figura 6.2.2) separano in modo abbastanza evidente i campioni
prelevati prima e dopo le attività di ripascimento; ad eccezione del campione prelevato nel mese di
luglio 2002 e probabilmente associato ad un evento meteo particolare.
In generale, dopo il ripascimento dell’arenile, si osserva una maggiore variabilità nei campioni
prelevati sulla linea di battigia, rispetto a quelli più profondi che presentano valori dei parametri
statistici abbastanza costanti. A profondità comprese tra 0 e 1 m si osserva, in particolare, una
variazione significativa delle caratteristiche granulometriche originali, con sedimenti più sottili e
meglio classati.
6. RISULTATI
109
Figura 6.2.1 – Principali parametri statistici analizzati nel sito di Ladispoli: diametro medio (Mz), classamento (σ) e asimmetria (Sk). La linea rossa separa i campioni prelevati prima e dopo il ripascimento.
Ladispoli 0m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Ladispoli 0,5m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Ladispoli 1m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Ladispoli 0m
00,5
11,5
22,5
3gi
u-02
lug-
02ag
o-02
set-0
2ot
t-02
nov-
02di
c-02
gen-
03fe
b-03
mar
-03
apr-
03m
ag-0
3gi
u-03
lug-
03ag
o-03
set-0
3ot
t-03
nov-
03di
c-03
Mz
(phi
)
Ladispoli 0,5m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Ladispoli 1m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
) Ladispoli 0m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Ladispoli 0,5m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Ladispoli 1m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
6. RISULTATI
110
Ladispoli
0,000,200,400,600,801,001,20
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
σ
Ladispoli
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
Sk
Ladispoli
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20
σ
Sk
Figura 6.2.2 - Diagramma a coppie di indici: classamento (σ) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs classamento (σ). In blu vengono rappresentati i campioni prelevati prima del ripascimento e in rosso quelli dopo il ripascimento.
6. RISULTATI
111
FREGENE
Il litorale di Fregene, in condizioni di equilibrio dinamico, è stato considerato come sito di controllo
in quanto rappresentativo di una situazione dinamica naturale. Le analisi granulometriche condotte
alle diverse profondità hanno evidenziato la presenza di un sedimento, ben classato, appartenente
alle classi della sabbia media e fine (valori medi tra 1,6 e 2,2 phi). Il coefficiente di asimmetria
indica una distribuzione simmetrica alle quote 0 e 0,5 m e negativa ad 1 m di profondità (figura
6.2.3). La spiaggia sembra essere in condizioni di equilibrio e le lievi variazioni osservate nel
periodo di studio sono probabilmente legate alle normali fluttuazioni stagionali.
In generale, tutti i parametri statistici indicano un sedimento sostanzialmente stabile, come del resto
evidenziato dai diagrammi a coppie di indici (figura 6.2.4).
6. RISULTATI
112
Figura 6.2.3 – Principali parametri statistici analizzati nel sito di Fregene: diametro medio (Mz), classamento (σ) e asimmetria (Sk).
Fregene 0m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Fregene 0,5m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Fregene 1m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Fregene 0m
00,5
11,5
22,5
3gi
u-02
lug-
02ag
o-02
set-0
2ot
t-02
nov-
02di
c-02
gen-
03fe
b-03
mar
-03
apr-
03m
ag-0
3gi
u-03
lug-
03ag
o-03
set-0
3ot
t-03
nov-
03di
c-03
Mz
(phi
)
Fregene 0,5m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Fregene 1m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Fregene 0m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Fregene 0,5m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Fregene 1m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
6. RISULTATI
113
Fregene
0,000,200,400,600,801,001,20
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
σ
Fregene
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
Sk
Fregene
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20
σ
Sk
Figura 6.2.4 - Diagramma a coppie di indici: classamento (σ) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs classamento (σ).
6. RISULTATI
114
FOCENE
Le analisi granulometriche condotte sui campioni di sedimento superficiale alle profondità
considerate hanno evidenziato caratteristiche differenti nella distribuzione di sedimento fra i
campioni prelevati nel periodo giugno 2002-marzo 2003 (prima del ripascimento) e quelli prelevati
nel periodo maggio 2003-dicembre 2003 (dopo il ripascimento).
In prossimità della linea di battigia (0 m) il diametro medio assume valori variabili e compresi tra
0,16 e 1,6 phi (sabbia grossolana e media) prima del ripascimento, stabilizzandosi in seguito
intorno al valore di 2,5 phi (sabbia fine). In particolare, nei mesi di giugno 2002 e marzo 2003, si
rinvengono valori molto bassi del diametro medio (rispettivamente 0,16 e 0,23 phi), che
individuano un sedimento appartenente alla classe delle sabbie grossolane. Anche il classamento
presenta due diverse situazioni: da giugno 2002 a marzo 2003 il sedimento risulta moderatamente o
poco classato, mentre nel periodo successivo il classamento migliora in modo significativo (figura
6.2.5).
Nel complesso, i campioni di sedimento prelevati a maggiori profondità (0,5 e 1 m) confermano i
trend rilevati in precedenza: diminuzione del diametro medio e miglioramento del classamento. I
valori del coefficiente di asimmetria variano significativamente prima e dopo le attività di
ripascimento, passando da una distribuzione asimmetrica negativa ad una simmetrica.
In generale, con il ripascimento si assiste ad un variazione granulometrica rilevante del sedimento
dell’arenile: diminuisce il diametro medio, che passa da sabbia media a fine, migliora il classamento
e il sedimento tende ad assumere una distribuzione simmetrica.
Anche i diagrammi a coppie di indici (figura 6.2.6) evidenziano tale differenza, distinguendo i
campioni prelevati prima da quelli prelevati dopo il ripascimento e che risultano più omogenei
rispetto ai precedenti.
6. RISULTATI
115
Figura 6.2.5 – Principali parametri statistici analizzati nel sito di Focene: diametro medio (Mz), classamento (σ) e asimmetria (Sk). La linea rossa separa i campioni prelevati prima e dopo il ripascimento.
Focene 0m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Focene 0,5m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Focene 1m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Focene 0m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Focene 0,5m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Focene 1m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Focene 0m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Focene 0,5m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Focene 1m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
6. RISULTATI
116
Focene
0,000,200,400,600,801,001,20
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
σ
Focene
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
Sk
Focene
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20
σ
Sk
Figura 6.2.6 - Diagramma a coppie di indici: classamento (σ) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs classamento (σ). In blu vengono rappresentati i campioni prelevati prima del ripascimento e in rosso quelli dopo il ripascimento.
6. RISULTATI
117
OSTIA1
Dalle analisi granulometriche dei sedimenti superficiali campionati nel periodo di studio si osserva
una netta distinzione tra i campioni prelevati prima e dopo le attività di ripascimento (effettuate dal
1 al 15 marzo 2003), soprattutto alla profondità di 0 m. A tale profondità, infatti, nel periodo giugno
2002-febbraio 2003 il diametro medio varia da un minimo di 0,16 e ad un massimo di 1,6 phi e
corrisponde ad una sabbia grossolana e media, (precedente al ripascimento); nel periodo successivo
(marzo-dicembre 2003) il diametro medio tende a diminuire e assume valori medi maggiori di 2
phi, classificabile come una sabbia fine. Il classamento varia da moderatamente classato a ben
classato, ad eccezione dei campioni di luglio 2003 e dicembre 2003 che individuano un sedimento
poco classato. Il sedimento presenta generalmente asimmetria negativa nel periodo giugno 2002 -
febbraio 2003 (prima dei lavori) e distribuzione simmetrica nella maggior parte dei campioni
prelevati dopo tali attività (figura 6.2.7).
Alla profondità di 0,5 m si osserva, prima dei lavori di ripascimento, una estrema variabilità del
diametro medio che oscilla da -0,54 phi (sabbia molto grossolana) a 2,7 phi (sabbia fine);
successivamente il diametro medio diminuisce e individua un sedimento appartenente alle classi
delle sabbie medie e fini (compreso tra 1,7 e 2,5 phi). Il sedimento varia da poco classato a
moderatamente classato e in generale tende a migliorare dopo il ripascimento. L’asimmetria varia
da una distribuzione molto positiva ad una simmetrica nel periodo giugno 2002-febbraio 2003 e nel
periodo seguente assume valori tendenzialmente negativi.
I campioni prelevati alla profondità di 1 m non mostrano particolari variazioni dei principali
parametri statistici: il diametro medio individua sedimenti appartenenti alle sabbie medie e fini, i
sedimenti risultano generalmente moderatamente classati, con una distribuzione simmetrica e
asimmetrica negativa.
I diagrammi a coppie di indici (figura 6.2.8) mostrano una notevole dispersione e disomogeneità dei
dati e non riescono pertanto a separare i sedimenti prelevati prima e dopo il ripascimento.
6. RISULTATI
118
Figura 6.2.7 – Principali parametri statistici analizzati nel sito di Ostia1: diametro medio (Mz), classamento (σ) e asimmetria (Sk). La linea rossa separa i campioni prelevati prima e dopo il ripascimento.
Ostia1 0m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Ostia1 0,5m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Ostia1 1m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Ostia1 0m
-1
0
1
2
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Ostia1 0,5m
-1
0
1
2
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Ostia1 1m
-1
0
1
2
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Ostia1 0m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Ostia1 0,5m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Ostia1 1m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
6. RISULTATI
119
Ostia1
0,000,200,400,600,801,001,20
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
σ
Ostia1
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
Sk
Ostia1
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20
σ
Sk
Figura 6.2.8 - Diagramma a coppie di indici: classamento (σ) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs classamento (σ). In blu vengono rappresentati i campioni prelevati prima del ripascimento e in rosso quelli dopo il ripascimento.
6. RISULTATI
120
OSTIA2
Le analisi granulometriche hanno evidenziato una situazione molto variabile, soprattutto in
prossimità della zona di battigia (0 m), nella distribuzione del sedimento tra i campioni prelevati
prima e dopo il ripascimento (effettuato dal 6 febbraio al 19 marzo 2003). Alla profondità di 0 m si
osservano, infatti, nel periodo giugno 2002-febbraio 2003 valori abbastanza variabili del diametro
medio che oscillano tra -0,31 e 1,5 phi, classificabile come sabbia grossolana e media.
Successivamente, dopo il refluimento di nuovo sedimento sull’arenile, il diametro medio assume
valori compresi tra 1,0 e 2,5 phi (sabbia media e fine). Il classamento e l’asimmetria risultano
estremamente variabili in tutto il periodo di studio; in particolare, nei mesi successivi al
ripascimento, il sedimento si presenta moderatamente classato per oscillare poi, nei periodi
successivi, tra moderatamente classato e poco classato (figura 6.2.9).
I campioni di sedimento prelevati a profondità maggiori (0,5 e 1m) mostrano andamenti più regolari
dei valori relativi ai parametri statistici sia prima che dopo il ripascimento: il sedimento risulta
generalmente costituito da sabbia media e fine, moderatamente classata e con asimmetria
principalmente negativa (o molto negativa).
I diagrammi a coppie di indici (figura 6.2.10) evidenziano una notevole dispersione e
disomogeneità dei dati e non riescono a separare chiaramente i sedimenti campionati prima e dopo
il ripascimento.
6. RISULTATI
121
Figura 6.2.9 – Principali parametri statistici analizzati nel sito di Ostia2: diametro medio (Mz), classamento (σ) e asimmetria (Sk). La linea rossa separa i campioni prelevati prima e dopo il ripascimento.
Ostia2 0m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Ostia2 0,5m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Ostia2 1m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Ostia2 0m
-1
0
1
2
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Ostia2 0,5m
-1
0
1
2
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Ostia2 1m
-1
0
1
2
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Ostia2 0m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Ostia2 0,5m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Ostia2 1m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
6. RISULTATI
122
Ostia2
0,000,200,400,600,801,001,20
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
σ
Ostia2
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
Sk
Ostia2
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20
σ
Sk
Figura 6.2.10 - Diagramma a coppie di indici: classamento (σ) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs classamento (σ). In blu vengono rappresentati i campioni prelevati prima del ripascimento e in rosso quelli dopo il ripascimento.
6. RISULTATI
123
TORVAIANICA
Nel complesso le variazioni granulometriche, registrate lungo la spiaggia di Torvaianica durante
il periodo di studio sono tipiche di una spiaggia in condizione di equilibrio.
Le analisi granulometriche condotte sui sedimenti superficiali alle diverse profondità
evidenziano una diminuzione del diametro medio del sedimento all’aumentare della profondità,
in accordo con la normale dinamica litorale.
Nel complesso, alle profondità di 0 e 0,5 m, le distribuzioni granulometriche individuano un
sedimento appartenente alla classe delle sabbie medie, mentre ad 1 m il sedimento è costituito da
sabbia media e sabbia fine. In generale il sedimento è sempre ben classamento e con
distribuzione simmetrica (figura 6.2.11).
Anche i diagrammi a coppie di indici confermano (figura 6.2.12) l’omogeneità dei campioni
analizzati nel periodo di studio.
6. RISULTATI
124
Figura 6.2.11 – Principali parametri statistici analizzati nel sito di Torvaianica: diametro medio (Mz), classamento (σ) e asimmetria (Sk).
Torvaianica 0m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Torvaianica 0,5m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Torvaianica 1m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Torvaianica 0m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Torvaianica 0,5m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Torvaianica 1m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Torvaianica 0m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Torvaianica 0,5m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Torvaianica 1m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
6. RISULTATI
125
Torvaianica
0,000,200,400,600,801,001,20
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50
Mz
σ
Torvaianica
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
Sk
Torvaianica
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20
σ
Sk
Figura 6.2.12 - Diagramma a coppie di indici: classamento (σ) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs classamento (σ).
6. RISULTATI
126
ANZIO
Le analisi granulometriche effettuate sui campioni alle diverse profondità evidenziano una
diminuzione del diametro medio del sedimento all’aumentare della profondità, in accordo con la
normale dinamica litorale. Si osserva comunque una netta differenziazione tra i campioni prelevati
prima e dopo il ripascimento, che ha interessato il litorale nel periodo 23-28 aprile 2003 (figura
6.2.13).
I campioni prelevati in prossimità della linea di battigia (0 m) presentano valori del diametro medio
compresi tra 0,4 e 1,2 phi (sabbia grossolana e media) nel periodo giugno 2002-marzo 2003 (prima
delle attività); nel periodo successivo il diametro tende a diminuire assumendo valori compresi tra 1
e 2,5 phi (sabbia media e fine). Il sedimento, da moderatamente classato a ben classato prima del
ripascimento, passa a moderatamente classato nel periodo maggio-dicembre 2003. L’asimmetria,
tendenzialmente simmetrica o negativa, assume generalmente valori positivi nel periodo successivo
il ripascimento.
Alla profondità di 0,5 m si rileva una situazione estremamente variabile: nel periodo giugno 2002-
marzo 2003 il diametro medio presenta valori compresi tra 0,50 e 2,5 phi corrispondenti ad una
sabbia grossolana e fine; nel periodo successivo assume valori compresi tra 1 e 2,6 phi (sabbia
media e fine). Il classamento, generalmente moderatamente classato, e l’asimmetria,
tendenzialmente negativa, presentano distribuzioni granulometriche piuttosto irregolari.
I campioni prelevati ad 1 m di profondità, mostrano variazioni soprattutto per quanto riguarda il
diametro medio. Questo assume valori compresi tra 1,4 e 2,6 phi (sabbia media e fine) nel periodo
giugno 2002-marzo 2003, per poi assestarsi attorno a valori compresi tra 2,1 e 2,6 phi (sabbia fine)
dopo il refluimento sulla spiaggia di nuovo sedimento. Il sedimento risulta sempre moderatamente
classato e l’asimmetria presenta una distribuzione piuttosto irregolare ma tendenzialmente negativa.
I diagrammi a coppie di indici (figura 6.2.14) mostrano una notevole dispersione dati nel tempo e
non è possibile separare i campioni raccolti prima e dopo il ripascimento.
6. RISULTATI
127
Figura 6.2.13 – Principali parametri statistici analizzati nel sito di Anzio: diametro medio (Mz), classamento (σ) e asimmetria (Sk). La linea rossa separa i campioni prelevati prima e dopo il ripascimento.
Anzio 0m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Anzio 0,5m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Anzio 1m
0
0,5
1
1,5
2
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
σ
Anzio 0m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Anzio 0,5m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Anzio 1m
-1
-0,5
0
0,5
1
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Sk
Anzio 0m
-1
0
1
2
3gi
u-02
lug-
02ag
o-02
set-0
2ot
t-02
nov-
02di
c-02
gen-
03fe
b-03
mar
-03
apr-
03m
ag-0
3gi
u-03
lug-
03ag
o-03
set-0
3ot
t-03
nov-
03di
c-03
Mz
(phi
)
Anzio 0,5m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
Anzio 1m
00,5
11,5
22,5
3
giu-
02lu
g-02
ago-
02se
t-02
ott-0
2no
v-02
dic-
02ge
n-03
feb-
03m
ar-0
3ap
r-03
mag
-03
giu-
03lu
g-03
ago-
03se
t-03
ott-0
3no
v-03
dic-
03
Mz
(phi
)
6. RISULTATI
128
Anzio
0,000,200,400,600,801,001,20
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50
Mz
σ
Anzio
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00
Mz
Sk
Anzio
-0,60-0,40-0,200,000,200,400,60
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20
σ
Sk
Figura 6.2.14 - Diagramma a coppie di indici: classamento (σ) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs diametro medio (Mz); asimmetria (Sk) vs classamento (σ). In blu vengono rappresentati i campioni prelevati prima del ripascimento e in rosso quelli dopo il ripascimento.
6. RISULTATI
129
6.3 Donax trunculus e le variazioni granulometriche del sedimento
Per evidenziare i parametri ambientali che maggiormente influenzano la distribuzione e la
densità della specie Donax trunculus è stata eseguita una Analisi Canonica Discriminate
utilizzando come variabili le densità (ind./m2), i mesi di campionamento, i siti di
campionamento, le diverse classi granulometriche dei sedimenti, le profondità e una variabile
aggiuntiva che distingue tra siti di controllo e i siti “prima” e “dopo” le attività di ripascimento.
Questa analisi permette, infatti, di discriminare i gruppi considerati in funzione di variabili o
fattori tra loro linearmente dipendenti.
I risultati ottenuti dall’analisi discriminante evidenziano una significativa separazione in gruppi
rispetto ai diversi siti di campionamento (figura 6.3.1). Il primo raggruppamento, costituito dalle
spiagge di Fregene e Torvaianica differenzia i siti in cui sono presenti i valori più elevati di
densità di D. trunculus e che dipendono principalmente dalle classi granulometriche di 2 phi
(Torvaianica) e 1,5 phi (Fregene). Il secondo raggruppamento è caratterizzato da Ostia1, Ostia2 e
Ladispoli. Esso distingue i siti che risultano essere maggiormente influenzati da un sedimento
caratterizzato da classi granulometriche estreme, ossia che individuano dimensioni dei granuli o
molto grandi o molto piccole, ma che non dipendono dalla variabile D. trunculus. Il sito di
Focene, si colloca in una posizione intermedia tra i due gruppi precedentemente analizzati,
mentre il sito di Anzio, che si isola in basso nel grafico, sembra essere influenzato dalla presenza
di alcune classi granulometriche che individuano sabbie grossolane e ciottoli (0,5 phi e -2,5 phi)
(figura 6.3.1).
L’analisi esplorativa eseguita rispetto alle tre profondità analizzate (0 - 0,5 - 1 m) evidenzia che
D. trunculus, in termini di abbondanza per m2, risulta essere strettamente dipendente dalla
profondità di 0,5 m. Le altre profondità (0 e 1 m) sono influenzate, invece, da classi
granulometriche che individuano, rispettivamente, sedimenti più grossolani (< 2 phi) e più fini
(tra 3 e 4 phi). Tale situazione rispecchia la tipica distribuzione dei sedimenti con l’aumentare
della profondità (figura 6.3.2).
L’analisi discriminante applicata sui siti di controllo e su quelli “prima e dopo” le attività di
ripascimento permette di distinguere chiaramente una relazione tra i siti di controllo (Fregene e
Torvaianica), le densità di D. trunculus e essenzialmente la classe dimensionale di 2 phi (figura
6.3.3). Inoltre, mentre i siti campionati “prima” del ripascimento sembrano essere strettamente
legati a classi dimensionali che individuano un sedimento più grossolano, i siti campionati
“dopo” sembrano dipendere da sedimenti più fini.
6. RISULTATI
130
Per verificare la significatività dell’analisi canonica discriminante effettuata, è stato applicato il
test di Monte-Carlo (o “Permutation test”). Tale test è risultato sempre significativo con p = 0.01
(basato su 999 repliche) (figure 6.3.1g, 6.3.2g e 6.3.3g).
6. RISULTATI
131
Figura 6.3.1 - Analisi Canonica Discriminante per i siti di campionamento: (a) istogramma degli autovalori; (b) rappresentazione della matrice di struttura calcolata fra le variate e le funzioni discriminanti; (c) rappresentazione della matrice di struttura calcolata fra le componenti principali e le funzioni discriminanti; (d) rappresentazione dei pesi canonici; (e) rappresentazione dei punteggi canonici e dei baricentri; (f) rappresentazione dei baricentri; (g) test di Monte-Carlo.
g)
Observation: 0.079 p = 0.01 (basato su 999 repliche)
a)
b)
e)
c)
f)
d)
6. RISULTATI
132
Figura 6.3.2 - Analisi Canonica Discriminante per le profondità: (a) istogramma degli autovalori; (b) rappresentazione della matrice di struttura calcolata fra le variate e le funzioni discriminanti; (c) rappresentazione della matrice di struttura calcolata fra le componenti principali e le funzioni discriminanti; (d) rappresentazione dei pesi canonici; (e) rappresentazione dei punteggi canonici e dei baricentri; (f) rappresentazione dei baricentri; (g) test di Monte-Carlo.
a)
b)
e)
c) f)
d)
Observation: 0.025 p = 0.01 (basato su 999 repliche)
g)
6. RISULTATI
133
Figura 6.3.3 - Analisi Canonica Discriminante per i siti di controllo e per i siti “prima” e “dopo” il ripascimento: (a) istogramma degli autovalori; (b) rappresentazione della matrice di struttura calcolata fra le variate e le funzioni discriminanti; (c) rappresentazione della matrice di struttura calcolata fra le componenti principali e le funzioni discriminanti; (d) rappresentazione dei pesi canonici; (e) rappresentazione dei punteggi canonici e dei baricentri; (f) rappresentazione dei baricentri; (g) test di Monte-Carlo.
a)
b)
e)
c) f)
d)
Observation: 0.064 p = 0.01 (basato su 999 repliche)
g)
6. RISULTATI
134
I diagrammi a scatola (box-plot) sono stati utilizzati per descrivere in modo compatto e grafico le
distribuzioni di D. trunculus (individui per m2) nei diversi siti di campionamento, alle diverse
profondità, nei siti di controllo e in quelli sottoposti a ripascimento. Relativamente ai diversi siti
D. trunculus risulta presente specialmente nel sito di Fregene (figura 6.3.4), dove il diagramma
mostra una maggiore dispersione e una maggiore simmetria dei valori rispetto alle altre località
esaminate. Nei siti di Torvaianica, Focene e Ladispoli il valore della mediana risulta essere
molto simile, anche se Torvaianica e Focene mostrano una maggiore dispersione dei dati rispetto
a Ladispoli. D. trunculus è poco rappresentato lungo il litorale di Anzio, fino a scomparire quasi
totalmente nelle spiagge di Ostia centro e levante (figura 6.3.4). I punti distribuiti al di fuori del
range interquartilico forniscono ulteriori informazioni circa l’elevata variabilità della specie e
corrispondono ai periodi di elevata densità degli individui.
Per valutare la significatività delle differenze ottenute è stato applicato il test di Mann-Whitney
della somma dei ranghi. Il risultato del test indica differenze non significative solo per il
confronto a coppie tra Ladispoli e Focene, tra Focene Torvaianica e tra Ladispoli e Torvaianica,
mostrando una maggiore similitudine tra questi litorali in relazione alla presenza di D. trunculus.
Per i restanti confronti a coppie sono stati ottenuti sempre valori significativi (p ≤ 0,001).
Relativamente alla profondità il diagramma riportato in figura 6.3.5 mostra che D. trunculus si
distribuisce prevalentemente alle profondità di 0.5 m e 1 m e che queste distribuzioni non sono
simmetriche. Il test di Mann-Whitney applicato è risultato significativo per il confronto a coppie
tra la profondità di 0 m e di 0,5 m (U = 4.963,5 e p < 0.001) e tra quella di 0 m e di 1m (U =
4.859,5 e p < 0.001). Non è risultato significativo per il confronto tra 0,5 e 1 m, confermando
così che non ci sono differenze tra le due profondità considerate. Anche in questo caso i punti
esterni al range interquartilico rivelano gli elevati valori di densità rinvenuti in particolare nei
periodi di reclutamento dei giovanili.
Il grafico rappresentato in figura 6.3.6 permette di differenziare chiaramente i siti di controllo e i
siti “prima” e “dopo” il ripascimento. I siti di controllo di Fregene e Torvaianica, rappresentati
da due spiagge in condizioni di equilibrio dinamico, presentano i valori più elevati di densità
(individui per m2) di D. trunculus e una maggiore dispersione e simmetria dei dati. In generale,
in tutti i tratti di litorale sottoposti a ripascimento, i valori riscontrati prima dei lavori sono
leggermente più alti di quelli osservati dopo le attività. Il test di Mann-Whitney è risultato
significativo per il confronto a coppie tra siti di controllo e prima del ripascimento (U = 3.836 e p
<0.001) e tra siti di controllo e dopo il ripascimento (U = 2.877 e p <0.001). Il test non è
significativo per il confronto a coppie tra prima e dopo il ripascimento, indicando così che non ci
sono differenze tra i valori osservati.
6. RISULTATI
135
Figura 6.3.4 - Box-plot tra le densità di Donax trunculus e i siti di campionamento.
Figura 6.3.5 - Box-plot tra le densità di Donax trunculus e le diverse profondità (0 - 0,5 - 1 m).
6. RISULTATI
136
Figura 6.3.6 - Box-plot tra le densità di Donax trunculus e i siti di controllo (c), i siti prima (p) e dopo il ripascimento (d). Al fine di poter individuare una eventuale correlazione tra la densità della specie e un più
ristretto range granulometrico è stato calcolato il coefficiente di correlazione di Spearman (test a
2 code). I risultati ottenuti evidenziano una correlazione positiva significativa (p<0.01) tra D.
trunculus e la classe granulometrica di 2 phi (0,25 mm) e 2,5 phi (0,177 mm), e in generale un
correlazione negativa significativa (p<0.01) con le classi granulometriche comprese tra -2.5<
phi<0, che individuano sedimenti appartenenti alla classe delle sabbie grossolane e molto
grossolane (tabella 6.3.1).
Questi risultati sono ulteriormente confermati da una analisi, recentemente utilizzata per le
discipline psicologiche e mediche, chiamata “Focused PCA” (Falissard, 1998). Il grafico
riportato in figura 6.3.7 evidenzia, all’interno della linea rossa che segna il limite di
significatività al 5%, una correlazione positiva tra le classi granulometriche di 2 phi e 2,5 phi (i
pallini in verde) e D. trunculus. I pallini gialli evidenziano invece le correlazioni negative.
Entrambi i test applicati risultano essere statisticamente significativi pur mostrando valori di rho
e di r bassi; questo è probabilmente imputabile alla numerosità campionaria, in quanto più n è
elevato tanto più i valori bassi dei coefficienti di correlazione risultano significativi.
6. RISULTATI
137
Tabella 6.3.1 - Correlazione di Spearman (test a due code).
Figura 6.3.7 - Focused PCA.
Successivamente, per poter valutare quale sia realmente, all’interno dei siti di campionamento, la
classe granulometrica che maggiormente influenza la densità e la distribuzione di D. trunculus
sono stati costruiti dei diagrammi box-plot, che mettono in relazione la suddetta specie
rispettivamente con la classe dimensionale di 2 phi e di 2,5 phi. La figura 6.3.8 mostra che la
percentuale di granuli di dimensioni 2 phi è maggiore nei siti di controllo, Fregene e Torvaianica
(oltre il 30 %), e nel sito di Focene, a conferma di quanto già osservato in precedenza. Nei
restanti tratti di litorale analizzati, in cui D. trunculus risulta scarso o quasi del tutto assente, la
percentuale scende al di sotto del 10 %. La figura 6.3.9 non evidenzia invece andamenti
>3 phi -2,5 phi -2 phi -1,5 phi -1 phi -0,5 phi 0 phi 0,5 phi 1 phi 1,5 phi 2 phi 2,5 phi 3 phi 3,5 phi 4 phi
Donax trunculus -0,093 -,150** -,144** -,151** -,336** -,341** -,318** -,254** -,127* 0,071 ,351** ,156** -0,65 -,151** -,138**
Sig. (2–code) 0,069 0,003 0,005 0,003 0,000 0,000 0,000 0,000 0,013 0,166 0,000 0,002 0,205 0,003 0,007
N 386 386 386 386 386 386 386 386 386 386 386 386 386 386 386
* La correlazione è significativa al livello 0.05 ** La correlazione è significativa al livello 0.01
Rho di Spearman
6. RISULTATI
138
particolari; in tutti i siti è presente una percentuale di granuli di dimensioni 2,5 phi comprese tra
il 25 e il 35%.
Figura 6.3.8 - Box-plot tra la classe granulometrica di 2 phi e i siti di campionamento.
Figura 6.3.9 - Box-plot tra la classe granulometrica di 2,5 phi e i siti di campionamento.
7. DISCUSSIONI
139
7. DISCUSSIONI
I dati raccolti in questo studio hanno permesso di delineare in modo dettagliato la biologia della
specie litorale Donax trunculus.
Nell’area oggetto di studio è risultato che D. trunculus si distribuisce preferenzialmente tra 0 e 1
metro di profondità, colonizzando la fascia della biocenosi delle Sabbie Fini degli Alti Livelli
(SFHL) (Pèrès e Picard 1964; Picard 1965), che si estende dalla linea di battigia fino a circa 2,5
m di profondità. Questa distribuzione batimetrica ben si accorda con quella osservata per il Mar
Mediterraneo da Costa et al. (1985-‘86; 1987) lungo le coste della Toscana, Lazio e Campania,
da Neuberger-Cywiak et al. (1990) nella baia di Haifa (Egitto), da Ramon Herrero (1993) lungo
le coste di Valencia (Spagna) e da Mariani et al. (1998) nella laguna di Lesina (Mar Adriatico).
Per quanto riguarda il ciclo riproduttivo, il periodo di attività riproduttiva in D. trunculus risulta
piuttosto ampio e si estende principalmente da aprile a luglio-agosto, periodo in cui le gonadi di
entrambi i sessi risultano mature (tutti gli individui presentano le gonadi piene di ovociti e di
spermatociti). La deposizione presenta dei picchi nei mesi di luglio e agosto. La specie, tra
settembre e marzo, risulta essere in uno stato di inattività (periodo di riposo), in cui le gonadi
sono regredite ed il sesso non è distinguibile microscopicamente. Il periodo di reclutamento, in
cui gli individui giovani si insediano sul substrato ed entrano a far parte della popolazione, pur
subendo delle variazioni nell’area oggetto di studio, generalmente si osserva ad aprile, in estate,
tra luglio e settembre, e in misura minore in inverno, a dicembre. Esiste, quindi, un periodo
molto lungo che intercorre tra la fine del periodo riproduttivo (principalmente luglio-agosto) e la
comparsa del reclutamento dei giovanili (tra aprile e dicembre). Tale fenomeno è già stato
rilevato in uno studio effettuato lungo le coste algerine da Moueza e Frenkiel-Renault (1973),
dove accanto al periodo riproduttivo piuttosto esteso e caratterizzato da due picchi (il primo a
marzo-aprile e il secondo a luglio-agosto) gli Autori osservano il reclutamento nei mesi di
settembre-ottobre e dicembre. Gli stessi Autori spiegano questo fenomeno supponendo una vita
larvale di D. trunculus molto lunga, al massimo di circa 6 mesi. I dati ottenuti confermano,
inoltre, quanto osservato lungo le coste tirreniche da Costa et al. (1987) che segnalano il periodo
di deposizione tra luglio e settembre e la comparsa di nuove coorti a dicembre e agosto. Un
periodo riproduttivo compreso tra la primavera e l’estate è stato riscontrato anche sulle coste
mediterranee egiziane (Dowidar-el Nady, 1984) e spagnole (Ramon Herrero, 1993), mentre una
riproduzione più ristretta, limitata al periodo estivo, è stata segnalata lungo le coste israeliane
(Neuberger-Cywiak, 1990).
7. DISCUSSIONI
140
Risultati leggermente diversi sono stati ottenuti invece, in Tirreno, da Voliani et al. (1997) che
riportano un periodo di riproduzione compreso tra aprile e giugno, con deposizione da luglio ad
agosto e un reclutamento unimodale da novembre a dicembre e, in Adriatico, da Manca Zeichen
et al. (2001) che hanno osservano nella laguna di Lesina la presenza di un reclutamento
unimodale tra dicembre e febbraio. In Atlantico, Ansell e Bodoy (1979) osservano invece lungo
la costa meridionale della Francia un periodo di riproduzione tra maggio e agosto e la
deposizione in giugno-luglio e settembre-inizio ottobre, con un reclutamento bimodale alla fine
dell’inverno-inizio primavera e in estate.
Dai risultati conseguiti in di questo studio D. trunculus risulta caratterizzato da un accrescimento
piuttosto di veloce; tale accrescimento, massimo in estate (circa 3-6 mm), rallenta cospicuamente
nel periodo invernale. I dati raccolti hanno confermato che D. trunculus è una specie a ciclo
vitale breve (2-3 anni), in accordo con quanto noto in letteratura per il Mar Mediterraneo (Bayed
e Guillou, 1985). Diversi studi hanno evidenziato infatti che la durata del ciclo vitale aumenta in
modo proporzionale al crescere della latitudine: il ciclo vitale ha una durata di 2-3 anni lungo le
coste atlantiche del Marocco e del Mediterraneo e di 5 anni lungo le coste nord-est atlantiche
(Gaspar et al., 1999).
Per quanto riguarda la taglia di prima maturità sessuale, i valori ottenuti in questo studio, pari a
14,4 mm per le femmine e a 14,1 mm per i maschi, sono risultati essere di poco superiori a quelli
riscontrati da Costa et al. (1987) lungo le coste del Tirreno centrale (12-13 mm) e da Ramon
Herrero (1993) nel Golfo di Valencia (12,7mm), mentre sono risultati inferiori a quanto
osservato da Moueza e Frenkiel-Renault (1973) lungo le coste algerine (circa 16 mm).
Dai dati ottenuti relativamente al rapporto dei sessi, D. trunculus presenta generalmente un
rapporto situato attorno all’1:1 durante tutto il periodo riproduttivo. Fa eccezione il sito di
Ladispoli dove la percentuale di maschi è più elevata di quella delle femmine. Nel complesso i
risultati ottenuti sono in accordo con le osservazioni fatte da diversi Autori (Lucas, 1965; Badino
e Marchionni, 1972; Moueza e Frenkiel-Renault, 1973) che, pur rilevando una percentuale di
maschi di solito più alta di quella delle femmine, segnalano un rapporto sessi che non si discosta
significativamente da 1:1. Gaspar et al. (1999) indicano, invece, nelle popolazioni del Portogallo
meridionale una proporzione maggiore di maschi rispetto alle femmine nella maggior parte
dell’anno.
D. trunculus presenta, lungo il tratto di costa laziale esaminato, una distribuzione batimetrica
degli individui in funzione della taglia. In generale si osserva che, gli individui più piccoli sono
distribuiti tra 0 e 0,5 m di profondità e con l’avanzare della taglia e dell’età migrano verso
profondità maggiori (1 m). Questa distribuzione risulta abbastanza evidente nei siti di controllo
7. DISCUSSIONI
141
di Fregene e Torvaianica: i giovanili, anche se sono presenti a tutte e tre le profondità, mostrano
una diminuzione del numero di individui con l’aumentare della profondità. Lungo le spiagge di
Ladispoli e Focene si rinvengono individui di piccola taglia prevalentemente a 0,5 e 1 m di
profondità. Nei siti di Ostia1, Ostia2 ed Anzio il basso numero di animali catturati non permette
di definire un quadro ben preciso degli spostamenti batimetrici di D. trunculus, anche se, i
giovanili sembrano disporsi tra 0,5 e 1 m di profondità. Probabilmente il mancato ritrovamento
di esemplari giovani in prossimità della linea di battigia è attribuibile alla condizione di
instabilità della spiaggia. I risultati ottenuti sono in accordo con quanto osservato, in Atlantico,
da Ansell e Lagardere (1980) sull’Isola d’Oleron, da Guillou e Bayed (1991) in Marocco, da Le
Moal (1993) in Bretagna e, in Mediterraneo, da Mariani et al. (1998) nella Laguna di Lesina.
L’analisi dei dati granulometrici rinvenuti in questo studio ha permesso di fare alcune importanti
considerazioni sullo stato dei litorali oggetto di studio e sui cambiamenti granulometrici avvenuti
in alcuni siti in relazione all’esecuzione degli interventi di ripascimento.
I dati evidenziano a Fregene e Torvaianica (siti di controllo) la presenza di spiagge in condizioni
di equilibrio dinamico, caratterizzate dalla presenza di un sedimento ben classato, costituito da
sabbia medio-fine. Normalmente, infatti, in un ambiente naturale, la distribuzione
granulometrica della spiaggia sottomarina è ben classata, con la dimensione media dei granuli
che diminuisce gradualmente verso il fondo, l’asimmetria negativa e la percentuale di pelite che
aumenta all’aumentare della batimetria. Queste caratteristiche generali contraddistinguono i
sedimenti di spiaggia, dove l’azione costante del moto ondoso tende a selezionare i sedimenti in
funzione della competenza energetica, e quindi della profondità, e ad allontanare verso il largo le
frazioni più fini. Il classamento in prossimità della zona di battigia può essere minore rispetto
alle acque più profonde, data l’estrema variabilità dinamica dell’area. Le oscillazioni del
classamento si hanno generalmente durante il ciclo stagionale. La minore incisività del moto
ondoso durante il periodo estivo, tradotta in minore energia a disposizione, permette la
deposizione di un numero maggiore di classi granulometriche, con conseguente peggioramento
del parametro classamento. In autunno e primavera si hanno valori intermedi del classamento,
data l’estrema variabilità del moto ondoso, per raggiungere poi, in inverno, i valori più elevati,
quando l’energia del moto ondoso è tale da allontanare molte delle frazioni fini che
caratterizzano la spiaggia (Ricci Lucchi, 1980).
Tutti gli altri tratti di litorale studiati sono invece caratterizzati da condizioni di instabilità
imputabili a significativi fenomeni erosivi. Questi litorali sono stati interessati da rilevanti
interventi di ripascimento, avvenuti nel corso di questo studio nel periodo febbraio-aprile 2003,
7. DISCUSSIONI
142
che hanno comportato lo sversamento di centinaia di migliaia di m3 di sabbia relitta. In generale
durante gli interventi di ripascimento è stato sversato un sedimento più fine e meglio classato
dell’originale.
Sulla spiaggia di Focene il nuovo sedimento versato con il ripascimento è rimasto stabile per
tutto il periodo di studio; probabilmente l’intervento di ripascimento e la presenza di alcune
opere rigide trasversali (pennelli) hanno permesso la stabilizzazione della linea di riva.
I litorali di Ladispoli, Ostia1, Ostia2 e Anzio mostrano invece situazioni più complesse: nel
tempo infatti, e più o meno gradualmente, questi litorali tornano ad una condizione di instabilità.
Il spiaggia di Ladispoli anche dopo il ripascimento appare in una condizione di non equilibrio.
Anche le forti mareggiate, che hanno interessato la spiaggia nel mese di ottobre 2003, hanno
contribuito a rendere il litorale estremamente instabile.
La spiaggia Ostia1, in forte stato di arretramento, era costituita da un sedimento, estremamente
variabile, caratterizzato da sabbie prevalentemente grossolane. Nonostante con il ripascimento
sia stato versato un sedimento più fine dell’originale e meglio classato, il litorale si trova in una
condizione di instabilità sedimentaria, soprattutto alla profondità di 0 e 0,5 m. Questo è
probabilmente imputabile sia al significativo fenomeno erosivo in atto sia alla presenza di
materiali eterogenei (ad esempio ciottoli e ghiaia di origine fluviale), appartenenti ai numerosi
interventi di difesa e di ricostruzione effettuati in passato, che vengono rimessi continuamente in
circolo dall’azione del moto ondoso incidente.
Sulla spiaggia di Ostia2 è stato sversato un sedimento con caratteristiche granulometriche
piuttosto simili a quello originario. Il nuovo sedimento versato, inizialmente stabile, è stato
successivamente vagliato dall’azione delle onde, che hanno allontanato le frazioni fini, tendendo
gradualmente ad un ritorno alle condizioni originarie di non stabilità. Questo tratto di litorale, in
forte stato di arretramento, in passato è stato interessato da diversi interventi di difesa e da un
intervento di ripascimento mediante sabbie relitte nel 1999. La vicinanza del fiume Tevere e la
presenza di un sedimento eterogeneo nella vicina spiaggia di Ostia1 ne influenzano
negativamente il classamento. Il monitoraggio effettuato a distanza di 14 mesi dall’intervento di
ripascimento (giugno 2004) ad Ostia2 ha evidenziato una rilevante perdita della superficie di
spiaggia pari al 69% rispetto alla superficie stabilizzata dopo le attività.
Sul litorale di Anzio, il nuovo sedimento versato è stato repentinamente trasportato verso
profondità maggiori. Questo è confermato anche dagli studi di monitoraggio effettuati a distanza
di 5 mesi dal ripascimento (ottobre 2003) che hanno evidenziato una cospicua perdita della
superficie di spiaggia pari al 73% rispetto alla superficie stabilizzata dopo le attività. Questa forte
7. DISCUSSIONI
143
perdita può essere messa in relazione con il fatto che questa spiaggia, che si trova subito a sud di
Tor Caldara, non è protetta da strutture artificiali.
Per comprendere le relazioni tra Donax trunculus e le caratteristiche granulometriche delle
spiagge oggetto di studio sono stati messe in relazione le densità della specie nello spazio e nel
tempo con la granulometria dei sedimenti.
In generale nell’area oggetto di studio D. trunculus mostra differenti valori di densità (individui
per m2) nei diversi siti di campionamento; tali differenze sono probabilmente legate alle diverse
condizioni ambientali che contraddistinguono i litorali oggetto di studio. In generale, in tutti i
tratti di litorale esaminati si osservano dei rilevanti picchi di densità soprattutto nel periodo
estivo (luglio-settembre) e, in misura minore, nel periodo invernale (dicembre-gennaio): tali
picchi corrispondono al periodo di reclutamento dei giovanili. Questo studio evidenzia come i
valori di densità riscontrati (massima densità media pari a 11,9 ind/m2) siano in generale di gran
lunga inferiori a quelli riportati in letteratura per altre aree del Mediterraneo. In Algeria, Moueza
(1972) segnala densità variabili tra 150 e 550 ind/m2 nei diversi mesi; lungo le coste israeliane
Neuberger-Cywiak et al. (1990) riscontrano valori compresi tra 159 e 510 ind/m2. Sono, invece,
piuttosto simili a quelli ottenuti in Adriatico da Mariani et al. (1998) nella laguna di Lesina
(densità media tra 0,97 e 15,39 ind/m2).
Relativamente ai siti di controllo, i litorali di Fregene e Torvaianica sono caratterizzati da valori
molto alti di densità rispetto agli altri siti di campionamento. Su questi litorali, la presenza di un
sedimento idoneo per l’insediamento della specie ma soprattutto la condizione di stabilità della
linea di riva favoriscono la presenza di una popolazione a Donax ben strutturata. Le fluttuazioni
di densità riscontrate sono legate al ciclo riproduttivo delle specie; i picchi di densità coincidono
infatti con la fase di reclutamento dei giovanili, così come evidenziato dall’analisi delle
lunghezze di D. trunculus.
Sul litorale di Focene, da parecchi anni sottoposto a rilevanti fenomeni erosivi, i dati raccolti
evidenziano un incremento dei valori di densità D. trunculus dopo il ripascimento dell’arenile.
Più precisamente a distanza di circa 4 mesi dal ripascimento, avvenuto nel mese di aprile 2003,
si assiste ad un cospicuo reclutamento estivo di giovanili che trovano un substrato ottimale su cui
stabilirsi ed accrescersi anche nel successivo periodo invernale. Come già evidenziato dalle
analisi granulometriche dei sedimenti, la spiaggia assume una nuova condizione di stabilità.
A Ladispoli D. trunculus presenta generalmente bassi valori di densità. Dopo le attività di
ripascimento, eseguite nel mese di aprile 2003, si osserva una diminuzione dei valori di densità. I
dati ottenuti evidenziano il rinvenimento di diversi giovanili di Donax nei mesi estivi dopo circa
7. DISCUSSIONI
144
3-4 mesi dal ripascimento che, però, non riescono a insediarsi nel successivo periodo autunnale.
Questo è sicuramente riconducibile alla persistente condizione di instabilità della linea di riva e
alle forti mareggiate, che hanno interessato il litorale di Ladispoli ad ottobre 2003, che hanno
impedito alle larve di insediarsi nel nuovo substrato e di accrescersi.
Nel sito di Ostia1 D. trunculus non era stato mai rinvenuto nel corso di questo studio fino al
refluimento di nuovo sedimento sull’arenile, avvenuto nel mese di marzo 2003. Dopo circa 4
mesi dal termine delle attività si assiste all’insediamento di individui giovani. Certamente la
persistente instabilità dei sedimenti di spiaggia ha contribuito ad ostacolare lo sviluppo di una
popolazione a Donax stabile. Come già evidenziato, la presenza di materiali eterogenei che
vengono rimessi continuamente in circolo dall’azione del moto ondoso incidente e i numerosi
interventi realizzati negli ultimi 15 anni lungo il litorale hanno contribuito a rendere l’ambiente
fortemente alterato e stressato sia da un punto di visto sedimentologico che biologico.
Ad Ostia2 D. trunculus era stato rinvenuto solo sporadicamente e con valori di densità
estremamente bassi prima delle attività di ripascimento. Anche in questo caso i dati rilevati
evidenziano, a distanza di 4 mesi dalle attività di ripascimento effettuato nel mese di marzo
2003, la comparsa di alcuni esemplari che però non riescono a sopravvivere nel periodo
successivo autunnale. Si può supporre che il nuovo sedimento versato, inizialmente stabile, sia
stato repentinamente perso, con il conseguente ritorno alle condizioni originarie di non stabilità.
Questo tratto di litorale, come già evidenziato, in passato è stato interessato da diversi interventi
di difesa e da un intervento di ripascimento mediante sabbie relitte.
Lungo il litorale di Anzio D. trunculus presenta valori di densità molto bassi e nel complesso tali
valori rimangono piuttosto costanti sia prima che dopo il ripascimento. Nei mesi estivi (agosto-
settembre 2003), a distanza di circa 4 mesi dal ripascimento, si rileva la comparsa di individui
giovani che, però, non riescono a dare origine ad una popolazione a Donax ben strutturata. Come
già evidenziato, in questo litorale, particolarmente esposto al moto ondoso e non protetto da
strutture artificiali (barriere, pennelli), la condizione di forte instabilità del substrato, che è stato
repentinamente trasportato verso profondità maggiori, ha reso difficoltoso il processo di
insediamento delle larve.
Da una attenta analisi dei risultati e delle considerazioni sopra riportate è emerso chiaramente
come la biologia e l’ecologia di Donax trunculus siano strettamente correlate all’ambiente
estremamente dinamico e fragile in cui vive. In particolare, considerato che il parametro che
influenza maggiormente la distribuzione è la tessitura del sedimento, si è cercato di approfondire
7. DISCUSSIONI
145
la relazione tra D. trunculus, in termini di densità, e le variazioni granulometriche del sedimento
per analizzare e valutare come la specie risponde alla variazione degli equilibri costieri.
Dai risultati ottenuti dall’analisi statistica si separano chiaramente i siti di controllo (Fregene e
Torvaianica) e, in misura minore, il sito di Focene dagli altri litorali oggetto di studio. In
particolare, i siti di controllo, che si trovano in condizioni di equilibrio dinamico, sono
caratterizzati generalmente dai valori più elevati di densità di Donax e, relativamente al
sedimento, dalla predominanza della classe granulometrica di 2 phi (0,250 mm). Il litorale di
Focene invece sembra trarre beneficio dalle operazioni di ripascimento; infatti assume una
condizione di stabilità simile a quella osservata nei siti di controllo. Tutti i restanti siti sono
invece caratterizzati da valori molto bassi di densità e sembrano essere influenzati
principalmente dalla presenza di sedimenti fini e/o grossolani. Come già confermato dalle analisi
granulometriche, questi arenili si trovano in un forte stato di arretramento e di instabilità dei
sedimenti. In particolare, i litorali di Ostia 1 e Ostia 2, dove D. trunculus non era stato quasi mai
rinvenuto, sembrano essere influenzati dalla presenza di materiali grossolani di diversa origine
(ad esempio ciottoli e ghiaia di origine fluviale) e da un sedimento generalmente poco classato.
Anche i risultati ottenuti dall’analisi della distribuzione delle percentuali dei granuli di
dimensione 2,0 phi (0,250 mm) nei diversi siti confermano quanto sopra riportato: Fregene,
Torvaianica e Focene presentano percentuali maggiori di granuli di dimensioni 2,0 phi (0,250
mm) rispetto agli altri siti di campionamento. Quindi i risultati ottenuti sembrano confermare che
D. trunculus predilige particolarmente la classe granulometrica di 2 phi (0,250 mm).
Considerato che le informazioni esistenti in letteratura scientifica avevano messo in evidenza che
D. trunculus colonizza prevalentemente spiagge caratterizzate da granulometrie comprese tra
0,50 e 0,125 mm, questo studio ha permesso di restringere ulteriormente il range granulometrico
ottimale per la specie. Infatti, dall’analisi statistica è risultata una correlazione significativa con i
sedimenti costituiti prevalentemente dalla classe granulometrica di 2 phi (0,250 mm) e, in misura
minore, di 2,5 phi (0,177 mm). La presenza, inoltre, di sedimenti costituiti da granulometrie
molto grossolane (-2,5<phi<0) influenza negativamente l’insediamento e il successivo sviluppo
della specie. Queste osservazioni sono in accordo con quanto segnalato, in Atlantico, da Guillou
e Bayed (1991) e da Bayed e Guillou (1985) lungo le coste marocchine, da Guillou e Le Moal
(1980) in Bretagna e, in Mediterraneo, da Ramon Herrero (1993) lungo le coste spagnole.
Risultati leggermente diversi sono stato ottenuti da Moueza (1972), lungo le coste algerine, il
quale ha osservato che la granulometria ottimale per l’insediamento della specie varia tra 0,50 e
0,40 mm in primavera e in estate, e tra 0,30 e 0,25 mm durante l’inverno. In Mediterraneo,
Castagnolo (1978) lungo le coste della Toscana e Neuberger-Cywiak et al. (1990) in Israele
7. DISCUSSIONI
146
hanno evidenziato che la granulometria idonea corrisponde alla sabbia media compresa tra 0,50
e 0,25 mm.
8. CONCLUSIONI
147
8. CONCLUSIONI
Donax trunculus (Bivalvia: Donacidae), specie caratteristica esclusiva della biocenosi del piano
infralitorale superficiale di fondo mobile delle Sabbie Fini degli Alti livelli (SFHN), è un
organismo strettamente dipendente dalla granulometria del sedimento (Pérès e Picard 1964;
Picard 1965). Questo parametro sembra, infatti, giocare un ruolo estremamente importante sia
nella sua distribuzione che nella struttura delle popolazioni. Le proprietà fisiche del sedimento,
quali le dimensioni delle particelle, la forma dei grani, il contenuto di acqua e la forza di
coesione, influenzano la capacità del substrato di ospitare i bivalvi, condizionandone il
comportamento fossorio e le abitudini di vita (de la Huz et al., 2002).
I risultati ottenuti in questo studio indicano che la specie D. trunculus è un buon indicatore
biologico che permette di realizzare una “istantanea” dello stato strutturale dell’ambiente di
spiaggia. In particolare è in grado di descrivere efficacemente le variazioni granulometriche dei
sedimenti legate sia a fenomeni naturali sia antropici che possono verificarsi nell’ambiente di
spiaggia.
Da questo studio è soprattutto emerso come la presenza di D. trunculus sia strettamente correlata
alla condizione di stabilità del sedimento; non è sufficiente solamente una granulometria idonea
per permettere l’insediamento di una popolazione a Donax ben strutturata. Nel complesso in
questo studio è stato dimostrato che nelle spiagge sottoposte a fenomeni di arretramento o di
instabilità del sedimento, D. trunculus fatica ad insediarsi, non riuscendo a trovare un substrato
idoneo su cui stabilirsi e sopravvivere. E’ anche emerso che la specie è in grado di fissarsi e di
colonizzare un nuovo substrato solo nei tratti di litorale, oggetto di ripascimento, in cui è stata
ripristinata una condizione di equilibrio sedimentario e la linea di riva è riuscita a rimanere
stabile per un tempo relativamente lungo, almeno successivo al periodo di reclutamento della
stessa specie. In generale, con il miglioramento delle condizioni ecologiche generali delle
spiagge si potrebbe assistere all’insediamento di popolazioni a Donax ben strutturate e stabili nel
tempo. E’ importante sottolineare come, in questo tipo di studi, lo studio della biologia di una
specie sia estremamente importante al fine di poter minimizzare gli impatti sui popolamenti
presenti. Infatti, nel caso specifico, un intervento di ripascimento eseguito in tarda estate avrebbe
sepolto gli individui reclutati non permettendo l’instaurarsi di una popolazione a Donax e,
inoltre, non avrebbe consentito un ulteriore reclutamento, se non l’anno successivo.
Pertanto alla luce di risultati ottenuti si può affermare che la presenza di una popolazione a
Donax strutturata è indice di una condizione di equilibro delle coste e del bilancio sedimentario.
8. CONCLUSIONI
148
Considerati i risultati positivi conseguiti in questa ricerca e considerata l’entità e la rapidità dei
cambiamenti ambientali in atto sugli ecosistemi litorali costieri, è auspicabile perseguire lo
studio degli indicatori anche in funzione di un loro possibile impiego come mezzi di supporto ai
fini di una corretta gestione integrata della fascia costiera. Anche se indicizzare l’ambiente
marino costiero risulta particolarmente difficile a causa della sua stessa natura, appare comunque
evidente che lo sviluppo e l’impiego di nuovi indicatori potrà apportare un contributo di rilievo
per una efficace soluzione di alcune problematiche ambientali che affiggono con sempre
maggiore frequenza e intensità gli ecosistemi del Mar Mediterraneo.
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ALLEGATO 1
1
ALLEGATO 1
Distribuzioni di frequenza delle lunghezze di Donax trunculus per ciascun sito di campionamento
alle diverse profondità esaminate nel periodo di studio.
ALLEGATO 1
2
Ladispoli 0 m - giugno 2002 (N=78)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - giugno 2002 (N=39)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - giugno 2002 (N=8)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - luglio 2002 (N=8)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - luglio 2002 (N=35)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - luglio 2002 (N=8)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - agosto 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - agosto 2002 (N=13)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - agosto 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
LADISPOLI
ALLEGATO 1
3
Ladispoli 0 m - settembre 2002 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - settembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - settembre 2002 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - ottobre 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - ottobre 2002 (N=40)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - ottobre 2002 (N=50)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - novenbre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - novembre 2002 (N=12)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - novembre 2002 (N=3)
0
5
10
15
20
25
30
35
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
4
Ladispoli 0 m - dicembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - dicembre 2002 (N=38)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - dicembre 2002 (N=40)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - gennaio 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - gennaio 2003 (N=131)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - gennaio 2003 (N=19)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - febbraio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - febbraio 2003 (N=27)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - febbraio 2003 (N=72)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
5
Ladispoli 0 m - marzo 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - marzo 2003 (N=111)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - marzo 2003 (N=28)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - aprile 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - aprile 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - aprile 2003 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - maggio 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - maggio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - maggio 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
6
Ladispoli 0 m - agosto 2003 (N=4)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - agosto 2003 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - agosto 2003 (N=6)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - settembre 2003 (N=15)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - settembre 2003 (N=20)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - settembre 2003 (N=6)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - ottobre 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - ottobre 2003 (N=4)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - ottobre 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
7
Ladispoli 0 m -novembre 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - novembre 2003 (N=7)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - novembre 2003 (N=9)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - febbraio 2004 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - febbraio 2004 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - febbraio 2004 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0 m - aprile 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 0,5 m - aprile 2004 (N=11)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ladispoli 1 m - aprile 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
8
FREGENE
Fregene 0 m - giugno 2002 (N=140)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - giugno 2002 (N=34)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - giugno 2002 (N=21)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - luglio 2002 (N=95)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - luglio 2002 (N=30)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - luglio 2002 (N=35)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - agosto 2002 (N=22)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - agosto 2002 (N=22)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - agosto 2002 (N=13)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
9
Fregene 0 m - settembre 2002 (N=24)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - settembre 2002 (N=70)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - settembre 2002 (N=10)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - ottobre 2002 (N=27)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - ottobre 2002 (N=68)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - ottobre 2002 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - novembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - novembre 2002 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - novembre 2002 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
10
Fregene 0 m - dicembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - dicembre 2002 (N=52)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - dicembre 2002 (N=73)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - gennaio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - gennaio 2003 (N=164)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - gennaio 2003 (N=76)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - gennaio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - febbraio 2003 (N=87)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - febbraio 2003 (N=75)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
11
Fregene 0 m - marzo 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - marzo 2003 (N=60)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - marzo 2003 (N=41)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - aprile 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - aprile 2003 (N=474)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - aprile 2003 (N=116)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - maggio 2003 (N=47)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - maggio 2003 (N=68)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - maggio 2003 (N=22)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
12
Fregene 0 m - giugno 2003 (N=16)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - giugno 2003 (N=16)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - giugno 2003 (N=22)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - luglio 2003 (N=46)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - luglio 2003 (N=153)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - luglio 2003 (N=63)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - agosto 2003 (N=64)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - agosto 2003 (N=119)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - agosto 2003 (N=48)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
13
Fregene 0 m - settembre 2003 (N=42)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - settembre 2003 (N=96)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - settembre 2003 (N=67)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - ottobre 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - ottobre 2003 (N=54)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - ottobre 2003 (N=87)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - novembre 2003 (N=10)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - novembre 2003 (N=20)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - novembre 2003 (N=51)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
14
Fregene 0 m - dicembre 2003 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - dicembre 2003 (N=83)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - dicembre 2003 (N=59)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - gennaio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - gennaio 2004 (N=10)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - gennaio 2004 (N=13)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0 m - febbraio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - febbraio 2004 (N=7)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - febbraio 2004 (N=11)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
15
Fregene 0 m - aprile 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 0,5 m - aprile 2004 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Fregene 1 m - aprile 2004 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
16
FOCENE
Focene 0 m -giugno 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - giugno 2002 (N=10)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - giugno 2002 (N=15)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m - luglio 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - luglio 2002 (N=39)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - luglio 2003 (N=36)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m -agosto 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - agosto 2002 (N=355)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - agosto 2002 (N=162)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
17
Focene 1 m - settembre 2002 (N=83)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m - settembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - settembre 2002 (N=180)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m -ottobre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - ottobre 2002 (N=17)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - ottobre 2002 (N=7)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m -novembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - novembre 2002 (N=39)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - novembre 2002 (N=20)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
18
Focene 0,5 m - dicembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - dicembre 2002 (N=11)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m - dicembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m - maggio 2003 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - maggio 2003 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - maggio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m -giugno 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - giugno 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - giugno 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
19
Focene 0 m - luglio 2003 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - luglio 2003 (N=82)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - luglio 2003 (N=36)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m -agosto 2003 (N=35)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - agosto 2003 (N=363)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - agosto 2003 (N=352)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m -settembre 2003 (N=48)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - settembre 2003 (N=372)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - settembre 2003 (N=478)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
20
Focene 0 m -ottobre 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - ottobre 2003 (N=27)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - ottobre 2003 (N=10)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m -novembre 2003 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - novembre 2003 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - novembre 2003 (N=23)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m -dicembre 2003 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - dicembre 2003 (N=14)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - dicembre 2003 (N=20)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
21
Focene 0 m - gennaio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - gennaio 2004 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - gennaio 2004 (N=58)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m - febbraio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - febbraio 2004 (N=87)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1 m - febbraio 2004 (N=82)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0 m -aprile 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 0,5 m - aprile 2004 (N=13)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Focene 1m aprile 2004 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
22
OSTIA 1
Ostia1 0 m - giugno 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0 ,5 m - giugno 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 1m - giugno 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0 m - ottobre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0,5 m - ottobre 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 1 m - ottobre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 1 m - gennaio 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0 m - gennaio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0,5 m - gennaio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
23
Ostia 1 1m - agosto 2003 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0 m - agosto 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0,5 m - agosto 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0,5 m - settembre 2003 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 1m - settembre 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0 m - settembre 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0,5 m - novembre 2003 (N=12)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 1m - novembre 2003 (N=7)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0 m - novembre 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
24
Ostia1 0 m -gennaio 2004 (N=11)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0,5 m -gennaio 2004 (N=11)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 1 m -gennaio 2004 (N=4)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0,5 m - febbraio 2004 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 1 m - febbraio 2004 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 0 m - febbraio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia1 1m - aprile 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
0stia1 0 m - aprile 2004 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
0stia1 0,5 m - aprile 2004 (N=6)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
25
OSTIA 2
Ostia2 0 m - giugno 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 1m - giugno 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0,5 m - giugno 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0,5 m - luglio 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 1 m - luglio 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 m - luglio 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 m - agosto 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 1m - agosto 2002 (N=4)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41
L (mm)
%
Ostia2 0,5 m - agosto 2002 (N=27)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
26
Ostia2 0,5 m - settembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 1 m -settembre 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 m - settembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 1 m - ottobre 2002 (N=13)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 m - ottobre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0,5 m - ottobre 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 1 m - gennaio 2003 (N=190)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0,5 m - gennaio 2003 (N=8)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 m - gennaio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
27
Ostia2 0,5 m - febbraio 2003 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 1 m - febbraio 2003 (N=16)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 m - febbraio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0,5 m - marzo 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 1 m - marzo 2003 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 m - marzo 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia 2 1m- agosto 2003 (N=7)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 m - agosto 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 ,5m - agosto 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
28
Ostia2 0,5 m - settembre 2003 (N=4)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 m - settembre 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 ,5m - settembre 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0,5 m - gennaio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 1 m -gennaio 2004 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 m - gennaio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0,5 m - febbraio 2004 (N=21)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 1 m - febbraio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 m - febbraio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
29
Ostia2 0 m - aprile 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Ostia2 0 ,5m - aprile 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
0stia2 1 m - aprile 2004 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
30
TORVAIANICA
Torvaianica 0 m - giugno 2002 (N=49)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - giugno 2002 (N=16)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - giugno 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - luglio 2002 (N=14)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - luglio 2002 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - luglio 2002 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - agosto 2002 (N=6)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - agosto 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1m - agosto 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
31
Torvaianica 0 m - settembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - settembre 2002 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - settembre 2002 (N=7)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - ottobre 2002 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - ottobre 2002 (N=6)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - ottobre 2002 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - novembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5m - novembre 2002 (N=20)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - novembre 2002 (N=26)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
32
Torvaianica 0 m - dicembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - dicembre 2002 (N=42)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - dicembre 2002 (N=16)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - gennaio 2003 (N=4)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - gennaio 2003 (N=28)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - gennaio 2003 (N=30)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - febbraio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - febbraio 2003 (N=61)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - febbraio 2003 (N=31)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
33
Torvaianica 0 m - marzo 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - marzo 2003 (N=17)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - marzo 2003 (N=52)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - maggio 2003 (N=7)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - maggio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - maggio 2003 (N=7)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - aprile 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - aprile 2003 (N=59)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - aprile 2003 (N=128)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
34
Torvaianica 0 m - giugno 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - giugno 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - giugno 2003 (N=4)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - luglio 2003 (N=6)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - luglio 2003 (N=18)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - luglio 2003 (N=14)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - agosto 2003 (N=47)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - agosto 2003 (N=103)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - agosto 2003 (N=45)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
35
Torvaianica 0 m - agosto 2003 (N=47)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - agosto 2003 (N=103)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - agosto 2003 (N=45)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - ottobre 2003 (N=92)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - ottobre 2003 (N=16)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - ottobre 2003 (N=17)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - novembre 2003 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - novembre 2003 (N=37)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - novembre 2003 (N=29)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
36
Torvaianica 0 m - dicembre 2003 (N=9)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - dicembre 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - dicembre 2003 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m -gennaio 2004 (N=47)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - gennaio 2004 (N=85)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - gennaio 2004 (N=50)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0 m - febbraio 2004 (N=25)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - febbraio 2004 (N=9)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - febbraio 2004 (N=11)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
37
Torvaianica 0 m - aprile 2004 (N=29)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 0,5 m - aprile 2004 (N=23)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Torvaianica 1 m - aprile 2004 (N=4)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
38
ANZIO
Anzio 0,5 m - giugno 2002 (N=7)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - giugno 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1m - giugno 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - luglio 2002 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - luglio 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5 m - luglio 2002 (N=7)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5 m - agosto 2002 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - agosto 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - agosto 2002 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
39
Anzio 1 m - settembre 2002 (N=9)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0m - settembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5 m - settembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5 m - novembre 2002 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - novembre 2002 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - novembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5 m - dicembre 2002 (N=23)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - dicembre 2002 (N=72)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - dicembre 2002 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
40
Anzio 0,5 m - gennaio 2003 (N=19)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - gennaio 2003 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - gennaio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5 m - febbraio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - febbraio 2003 (N=4)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m- febbraio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - marzo 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5 m - marzo 2003 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1m - marzo 2003 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
41
Anzio 0,5 m - maggio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - maggio 2003 (N=2)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - maggio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39L (mm)
%
Anzio 0 m - luglio 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - luglio 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 ,5m - luglio 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5 m - agosto 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - agosto 2003 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - agosto 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
42
Anzio 0,5 m - settembre 2003 (N=18)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - settembre 2003 (N=7)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - settembre 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5 m - ottobre 2003 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - ottobre 2003 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - ottobre 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5 m - novembre 2003 (N=1)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - novembre 2003 (N=8)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m -novembre 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
43
Anzio 0,5 m - dicembre 2003 (N=4)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - dicembre 2003 (N=9)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m -dicembre 2003 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - gennaio 2004 (N=11)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - gennaio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5m - gennaio 2004 (N=15)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0,5 m - febbraio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - febbraio 2004 (N=5)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - febbraio 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
ALLEGATO 1
44
Anzio 0,5 m - aprile 2004 (N=3)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 1 m - aprile 2004 (N=9)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%
Anzio 0 m - aprile 2004 (N=0)
0
5
10
15
20
25
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39
L (mm)
%