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1 LETTERE NATALIZIE AD ALCUNI ABITANTI DEL PRESEPIO PER UN EVENTO STRAORDINARIO RACCONTATO IN MODO UN PO’ VERO, UN PO’ VEROSIMILE E UN PO’ INVEROSIMILE - Artistico Presepe settecentesco nella chiesa di Corniglio II° EDIZIONE CON DUE NUOVE LETTERE E RAFFIGURAZIONI ARTISTICHE SUL NATALE Don Domenico Magri Natale 2014

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Lettere Natalizie

ad aLcuni abitanti deL PresePioPer un evento straordinario raccontato in Modo un Po’ vero,

un Po’ verosiMiLe e un Po’ inverosiMiLe

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Artistico Presepe settecentesco nella chiesa di Corniglio

ii° edizioNe coN due Nuove lettere e raffigurazioNi artistiche sul Natale

don domenico Magri

Natale2014

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Ai miei amici di Fornovo, Ognissanti,

S. Maria del Rosario e Langhirano,nel ricordo delle tante

Notti di Natale celebrate insieme, sognando la grotta di Betlemme.

Don Domenico Magri

Natale 2014

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Queste lettere immaginarie vogliono essere

un augurio sincero e affettuoso di Buon Natale,

con la speranza di accendere in chi mi legge

una piccola luce di serenità e di fede.

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Cantiam di quello amor divino,di Iesù Cristo piccolino.

Or quellera amor rosatoveder Cristo, amor beato,

picciolino fantin nato,aulente fior di gersonzino.

Si fu alto amore e caro,che i tre magi l’aroraro;

con reverenzia i presentaroencenso e mirra e auro fino.

Grande umiltade pensareche volse l’angel andarealli pastori annunziare

che è nato Cristo mammulino.

La mangiatoia fu il suo letto,l’asin e i bue ebbe ‘n sul petto,ben ebbe ‘l mondo in dispetto

fin ched e’ fu picciolino.

Lauda deL nataLedi Anonimo del XIV secolo

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“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;e noi abbiamo contemplato la Sua Gloria,

Gloria come del Figlio unigenitoche viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”

(Giov. 1, 14)

“Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.

Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio”.

(Luca 2, 6-7)

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don domenico Magri

ii° edizioNe coN due Nuove lettere e raffigurazioNi artistiche sul Natale

Lettere Natalizie

ad aLcuni abitanti deL PresePioPer un evento straordinario raccontato in Modo un Po’ vero,

un Pò verosiMiLe e un Po’ inverosiMiLe

a Gesù baMbino

a Maria di nazareth

aLL’asineLLo e aL bue

a GiusePPe

aGLi anGeLi di dio

aLLe PecoreLLe

ai re MaGi

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PreseNtazioNe dell’autore

Dal 1998 al 2001, come parroco di Langhirano, nella Messa di Mezza-notte di Natale, dopo avere presentato la Parola della Liturgia, ho letto ogni volta una lettera immaginaria indirizzata ai personaggi del Presepio: Gesù Bambino, Maria, Giuseppe e infine.....l’asino e il bue. Così ho mes-so insieme quattro lettere, con la presunzione di trasmettere suggestioni utili allo scopo.Nel 2002 ho lasciato Langhirano e sono venuto a Porporano, a Villa S. Ilario per vivere accanto ai sacerdoti ospiti di Villa S. Ilario.E allora, dopo qualche Natale, ho ricominciato a scrivere: nel 2008 agli angeli, nel 2009 alle pecorelle e in questo Natale 2010 ai Re Magi.Si tratta di riflessioni anche fantasiose e ridondanti di sentimenti inge-nui, come si addice allo stato d’animo che si vive a Natale: ci può essere qualcuno che a Natale non si lascia andare a sentimenti ingenui? Non ho difficoltà a confessare che scrivere queste pagine è stato per me un devoto ma vero “divertimento”: quando nasce un bambino, e un bambino come Gesù, tutto diventa gioioso e tutto si colora di festa, di intimità, di commo-zione e di stupore. è il grande segreto e la grande forza del Natale!Devo ringraziare due cari amici, i coniugi Grazia Apisa e Tonino Gloria, parmigiani che vivono a Genova, che mi avevano fatto la sorpresa, due anni fa, di offrirmi la stampa delle prime cinque lettere con il commen-to alla lettera agli angeli di Grazia, che ripropongo alla fine del volu-me aggiungendo due sue delicate poesie proprio sul tema degli angeli.

a l l a I I ° e d i z i o n e

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Grazia Apisa è autrice ben nota per le sue pubblicazioni di filosofia e psicologia e per le sue composizioni poetiche.Devo pure ringraziare l’amico di lungo corso mons. James Schianchi, che mi ha scritto la prefazione con la solita prosa lucida e brillante.Spero comunque che queste lettere di Natale possano servire da spunto di approfondimento del mistero natalizio. è quanto io desidero ferma-mente.Grazie per la vostra comprensione. don Domenico Magri Natale 2014

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Al tempo della civiltà contadina la festa del Natale, almeno nel parmense, possedeva una ritualità domestica, che si concentra-va nella cena della vigilia, fatta di cibi “magri” ma appetitosi e

inusuali.Il cuore però della festa era il gesto dei bambini che ponevano sotto il piatto di papà una lettera, spesso ornata di colori, con espressioni di af-fetto filiale e di promesse infantili.La secolarizzazione ha cancellato questa liturgia, sostituendola con i riti del consumo, con la vistosità dei regali sotto l’albero.Don Domenico con le sue lettere “agli abitanti del presepio“ ricrea in altri linguaggi l’antica poesia domestica.L’intellettuale che sonnecchia in noi con la sua misura di supponenza, dirà che il suo è un gioco letterario, una finzione ingenua, perché trasfe-risce sull’icona della natività pensieri e sensazioni dell’oggi, impropri ed estemporanei.è vero, ma non è tutta la verità.La sua trasposizione, che dà vita agli abitanti della grotta, angeli, persone ed anche animali, trasfigura la realtà, ci apre a un mondo invisibile. Chi può dire, che i personaggi del presepe non interloquiscono con noi?Come nella favola di Tchaikovski c’è una vita, anche delle bambole e dei pupazzi, che solo la fantasia riesce a vedere.Magia del poeta! A somiglianza del profeta egli percepisce ciò che sta oltre, la vita che pulsa al di là della visione.

Prefazione alla i°edizione di Mons. JaMes schianchi

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Queste lettere sono un augurio palpitante. Possa la loro lettura risvegliare il bambino che è in noi, per rivivere lo stupore del Natale, anche nel di-sincanto della nostra arida civiltà, così priva di passione, perché povera di poesia. Ravvivi la gioia del vivere, perché a Natale “un Bambino è nato per noi” ... ( cfr. Vangelo di Luca 2,8-14) Parma, Santo Natale 2008

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Caro Gesù Bambino ti scrivo!

Ti scrivo in questa notte che ricorda la tua nascita di duemila anni fa. Non sono qui da solo: ho accanto a me una meravigliosa compagnia di gente amica che è venuta qui apposta per te.Perché tu non sei un neonato qualunque, anche se vagisci come tutti i neonati... anche se sei avvolto in fasce come erano avvolti in fasce tutti i neonati su questa terra fino a 50 anni fa. Poi hanno scoperto che è meglio tenere i neonati senza fasce: ma questa è una questione molto secondaria che non ci interessa.C’è qualcosa di molto più importante nella vicenda della tua nascita. Sei nato povero, sei nato senza una casa, perché non ti hanno accettato nella locanda di Betlemme. Non era certamente un albergo a cinque stelle, ma era almeno un’abitazione decente per quei tempi.Allora sei nato in una stalla, facendo la fortuna di tanti poeti, artisti, ven-ditori di statuine e di capanne e per la gioia di tanti tuoi sinceri ammira-tori.

l e t t e r a a

Gesù baMbino

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E chi non si commuove davanti a un bambino nato in una stalla dal grembo di Maria, una ma-dre che è vergine perché la tua vera discendenza è divina: ada-giato in una mangiatoia, custo-dito con amore da Giuseppe, e scaldato, secondo la tradizione popolare, dal fiato di un bue e di un asinello?Sei nato per essere braccato e perseguitato fin dai primi anni di vita. Presto Maria e Giusep-pe, per sfuggire alle trame del sanguinario Erode, che ha avu-to paura di un bambino povero e inerme come te, ti prenderan-no nottetempo fra le braccia e fuggiranno in Egitto.Fanno così oggi tante persone e famiglie con i loro bambini: fuggono per la disperazione dal-la loro terra, a causa della fame e della violenza. Arrivano qui e non sempre trovano accoglien-za, perché vengono a disturbare il nostro egoistico benessere.Diventando grande, crescerai

in sapienza e grazia, imparerai il mestiere dell’artigiano nella bottega di Giuseppe e poi uscirai di casa, ma non come certi giovani d’oggi, che escono di casa solo per essere più liberi.Tu uscirai dalla casa di Nazareth per predicare l’amore, la pace, la dife-

Battistero di Parma. Il Bimbo Gesù gioca con la Madre Maria. Un quadretto delizioso, molto raro nell’universo dell’arte sacra.

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sa dei deboli (anche perché i potenti non hanno bisogno di esser difesi: sanno difendersi bene da soli), per perdonare i peccatori e le peccatrici, per guarire gli ammalati nel corpo e i sofferenti nello spirito, per puntare il dito contro le ingiustizie e le ipocrisie del tuo tempo e di tutti i tempi. E per questo sei finito sulla croce.Lo sappiamo bene che poi sei risorto e ora sei più vivo che mai. Ma di questo parleremo con te più avanti, fra qualche mese, quando celebrere-mo la Pasqua.Adesso ci interessi come bimbo: bello, dolce, tenero, dagli occhi incan-tatori. Non hai ovviamente l’uso della parola: anche se sei Figlio di Dio, non vuoi strafare e vuoi percorrere tutti i gradini della crescita come tutti gli esseri umani.Non hai l’uso della parola, ma con il tuo modo di presentarti ci lanci un messaggio forte e perfino violento, violento della violenza dell’amore. Il tuo messaggio d’amore viene a mettere fuori gioco i nostri modelli di vita, stantii e senza fantasia: senza la fantasia dell’amore, appunto!Tu sei lì, adagiato nella mangiatoia, per mettere a nudo tutta la nostra os-sessiva e sconsiderata ricerca del denaro, del piacere fine a se stesso e del

La Nascita di Gesù. Cattedrale di Parma, Lattanzio Gambara

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potere, a danno di chi muore di fame, di chi soffre e di chi è senza potere. Oltretutto, con la nostra dabbenaggine, siamo così ingenui da illuderci che la vita terrena non finisca mai e non ci sia alla fine da renderne conto a Chi di dovere.Tu sei nato nella stalla, perché sei un rifiutato dalla società e metti a nudo la nostra impietosa abitudine di buttare via la gente che non ci va a genio, la nostra incapacità a capirci, a sopportarci, a riconciliarci. Prima di chiudere la lettera e di mandarti i nostri saluti e auguri per la tua missione di salvatore dell’umanità, caro Gesù Bambino, ti voglio an-che dire che, tutto sommato, siamo poveri anche noi: abbiamo tante cose belle, che ai tuoi tempi non erano state ancora inventate, ma abbiamo le pene, le angosce, le paure, le sofferenze, le disperazioni e le miserie di sempre. Infatti il benessere non ci ha dato felicità, anzi la sventura della nostra società avida, frettolosa e stressata, è di non sapere più che cosa sia la felicità.Questo vuol dire che abbiamo ancora un disperato bisogno di te, dei tuoi vagiti di neonato e, se possibile, del tuo sorriso di bimbo speciale. Questo ci basterà per ricominciare a sperare in una vita migliore per ciascuno di noi e per il mondo.Allora ci potremo convincere, che il Natale che noi festeggiamo per ri-cordare la tua nascita, non è una illusione, ma una realtà possibile per ciascuno di noi e per ogni uomo di buona volontà.Ah, dimenticavo: devo ringraziarti, dobbiamo ringraziarti per il canto degli angeli, che hanno cantato sulla stalla dove tu sei nato. Hai avu-to un’idea geniale! Ti sei privato di tante cose nella tua nascita e nella tua vita terrena, ma non ti sei privato del godimento della musica: ti sei portato appresso, scendendo dal cielo, un coro in piena regola di angeli per rallegrare con una melodia divina le colline di Betlemme e i pastori, destinatari privilegiati del primo annuncio della tua nascita.Siamo certi che il canto degli angeli continua anche per noi: basta fare un po’ di silenzio e subito torna la gloria di Dio e la pace per noi uomini.

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Ecco, caro Gesù Bambino, quanto volevo dirti, anche a nome dei fedeli che stanotte riempiono la Chiesa di Langhirano: sono venuti per te, con la certezza di non rimanere delusi e di uscire di Chiesa più contenti, più sorridenti, più ricchi di speranza e più buoni.Sicuramente questi fedeli, se hanno lasciato a casa dei bambini troppo piccoli per essere accompagnati qui stanotte, prima di coricarsi li guar-deranno con amore come se guardassero te e li carezzeranno come se carezzassero te.Ti vogliamo bene, caro Gesù Bambino! Non possiamo non volerti bene: ci hai rubato il cuore! Ci sentiamo colmi di gioia perché ci sentiamo amati da te con un amore che è infinito come la tua divinità: e lo dimostrerai con la tua vita, la tua morte e la tua resurrezione. Grazie ancora! Langhirano, Natale 1998

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Betlemme

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Correggio: senza parole!

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Cara Maria di Nazareth ti scrivo. Ti scrivo in questa notte che ti ha visto diventare Mamma. Ogni donna so-gna, o almeno dovrebbe sognare, di diventare Mamma. Tu sei una Mamma speciale e hai atteso per nove mesi un bimbo speciale. è arrivato stanotte questo bimbo speciale, ma è arrivato in maniera strana, come era stato concepito in maniera strana, assolutamente insolita. Eri una fanciulla che andava alla fontana di Nazareth ad attingere acqua come tutte le fanciulle e le donne del paese. Tutti ti conoscevano e ti chiamavano per nome, ma nessuno poteva immaginare il destino straordinario che ti attendeva.Poi un bel giorno hai detto di sì a un misterioso messaggero mandato da Dio, e da quel momento la tua vita ha avuto una svolta clamorosa, per-ché il tuo grembo verginale ha accolto il Verbo di Dio, venuto sulla terra a condividere la nostra vita, le nostre sofferenze e la nostra morte: e in questa notte di 2000 anni fa è uscito dal tuo santissimo grembo e lo hai donato a noi.E ancora una volta stanotte il Verbo di Dio si presenta ai nostri occhi e al nostro cuore sotto forma di bimbo piccolo piccolo, povero povero, fragile fragile.Noi a questo punto vorremmo conoscere i sentimenti e le emozioni che ti hanno fatto vibrare nella notte santa del primo Natale. Per immaginare

l e t t e r a a

Maria di nazareth

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che cosa hai provato, potremmo interrogare le Mamme qui presenti, ma certamente nessuna mamma ha vissuto l’avventura stupenda e drammati-ca che hai vissuto tu. Le nostre mamme di un tempo partorivano in unacasa, magari povera, ma accogliente, mentre le mamme moderne partori-scono in una sala-parto ben attrezzata.Il tuo bimbo, che hai chiamato Gesù, nome bellissimo che significa sal-vatore, è nato invece in una stalla, forse in una grotta, che tu e Giuseppe avete cercato e trovato nei dintorni di Betlemme, dove nessuno vi aveva voluto accogliere. Come ogni Mamma, hai gioito di una gioia immensa e inesprimibile a parole, lo hai avvolto in fasce, ma non sapevi dove ada-giarlo, perché non avevi neppure una culla di legno, rustica e povera. Allora lo hai adagiato nella mangiatoia della stalla: sì, proprio lì, dove mettono il muso gli animali!A proposito, cara Maria di Nazareth, ci puoi dire se è proprio vero che

Beato Angelico. L’Annunciazione

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l’asino e il bue hanno riscaldato con il loro fiato il Figlio di Dio fatto bimbo per noi? Tu ce lo potresti dire. Il Vangelo non ne parla, ma noi vorremmo tanto che fosse vero. Per questo mettiamo l’asino e il bue in ogni presepio che costruiamo: sarebbe proprio un peccato se non fosse vero!Ma c’è una cosa bella che il Vangelo racconta e che è accaduta una sola volta nella lunga storia umana che ha visto nascere miliardi di bimbi: in questa notte una moltitudine dell’esercito celeste si è messa a cantare la ninna nanna per il bimbo Gesù, con parole di gloria a Dio e di pace per tutta l’umanità.Che musica, che canto, che dolcissima melodia ha rallegrato quella notte fortunata! Ma perché non c’eravamo anche noi ad ascoltare quel canto e rimanerne inebriati assieme a te e Giuseppe? Perché non c’eravamo an-che noi a ricevere l’annuncio della grande gioia, come lo hanno ricevuto i pastori?Dopo quella notte, sono successe tante cose: siete fuggiti in Egitto, per salvare il bimbo che già faceva paura al feroce re Erode, perché anche la debolezza di un bimbo appena nato è vista talvolta, da chi è forte e poten-te, come una oscura minaccia.La vostra famiglia, umile e povera, ha così condiviso la sorte amara di tanta gente inerme e disperata che, da sempre, continua a fuggire dalla propria terra per necessità, o per paura, o addirittura perché cacciata via senza pietà.Poi la vita ordinaria e nascosta di Nazareth dove il figlio è cresciuto in sapienza, età e grazia, lavorando da artigiano con Giuseppe. Poi Gesù è uscito di casa per camminare lungo le strade della Palestina ad annuncia-re il Vangelo, guarire i malati, usare misericordia verso i peccatori, morire e risorgere per noi.Quante ansie e paure hai provato nel seguire con discrezione, ma insieme con partecipazione intensa, le vicende del figlio! E che strazio arriva-re puntuale sul Calvario, per assistere alla tragedia, cui nessuna madre vorrebbe essere presente! Infatti il bimbo dagli occhi dolcissimi, che tu hai donato al mondo nella notte di Natale, è un condannato a morte e

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forse tu già lo sapevi. Ma an-che questo fa parte di quel sì bello e terribile, che tu avevi detto all’angelo nel giorno dell’Annunciazione.Noi siamo qui stanotte a ri-cordare e rinnovare la gioia della tua maternità divina, che è diventata la fonte e la causa della nostra gioia e siamo qui a ringraziarti, perché ci consenti così ogni anno di gustare anche noi la gioia di questo avvenimento di grazia e di salvezza.Continua a mostrarci il tuo bimbo: se siamo ancora ca-paci di commozione davan-ti a un bimbo appena nato,

vuol dire che non tutto è perduto nella nostra società.Ma fallo crescere questo bimbo, perché possiamo crescere anche noi ascoltando i suoi appelli all’amore, alla pace, alla giustizia e per imparare a commuoverci davanti agli uomini di tutte le età che soffrono, che pian-gono, che sono oppressi, che sono schiacciati sotto le tante ingiustizie che ancora rattristano il mondo. Suggerisci a noi cristiani, con la tua materna capacità di persuasione, di vivere l’anno giubilare, che inizia proprio stanotte, come un anno di gra-zia e di rinnovamento. Ed ora permettici di farti un complimento: sei tanto bella! è vero, tutte le Mamme sono belle. Lo dice anche una canzone che anni fa si cantava qui dalle nostre parti: “Son tutte belle le mamme del mondo”. Ma tu sei la più bella di tutte. E

Antica icona: Sacra Famiglia

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chissà come eri bella a Betlemme, nella stalla, mentre contemplavi il tuo bimbo appena nato!La tua bellezza non è la bellezza seducente delle donne raffigurate nei calendari del nuovo anno. La tua è una bellezza antica e sempre nuova. Tu sei la bellezza di Dio manifestata a noi, sei la bellezza che suscita at-trazione gioiosa, sorpresa gradita, dedizione fervida, entusiasmo. Tu sei la bellezza che ha fatto innamorare di te gli artisti da duemila anni a questa parte, tu sei la bellezza di cui abbiamo bisogno per salvarci e per salvare il mondo. Ormai è ora di chiudere questa lettera, che potrebbe rivelarsi noiosa, ba-nale e insignificante, davanti a un mistero così grande e meraviglioso.Ma ancora una cosa vogliamo dirti: parla di noi al tuo figliuolo. Abbiamo un disperato bisogno di lui, della sua luce, della sua misericordia, del suo amore. Grazie di tutto. Langhirano, Natale 1999

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Betlemme, grotta della Natività

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l e t t e r a aLL’asineLLo e aL bue

c r e a t u r e d i d i o N e l P r e s e P i o

Giotto, Cappella degli Scrovegni: c’è tutto, spuntano anche l’asinello e il bue!

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Caro asinello e caro bue, creature di Dio nel presepio, vi scrivo.

Lo so che il Vangelo della nascita non parla di voi e della vostra presenza nella stalla di Betlemme. Solo la tradizione vi ha collocato dentro la stalla natalizia. Ma è troppo bello che sia veramente successo così e io voglio fare conto che sia vero. Subito però mi pongo un problema. Vale la pena di scrivervi, se magari non sapete leggere? Ma noi siamo proprio sicuri che non sapete leggere? Certamente non sapete leggere la mia grafia sganghe-rata e la nostra stampa, non sapete districarvi con il telecomando fra gli infiniti canali della TV, non sapete usare il computer e il telefonino e non sapete navigare in Internet.Ma mi viene il sospetto che sappiate leggere meglio di noi nella profondi-tà del mistero di Dio e dell’uomo, perché avete visto e contemplato quello che a noi non è stato concesso. Mi viene in mente il famoso brano del Van-gelo, quando quel bimbo che voi avete visto nascere nella vostra stalla, una volta diventato adulto, ha detto: “Ti ringrazio, Padre, Signore del cie-lo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”.Voi siete i piccoli per eccellenza davanti al Signore, non siete né sapienti

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né intelligenti secondo i canoni della sapienza e della intelligenza come viene intesa fra noi uomini, che invece siamo presuntuosi e più spesso saputelli che veri sapienti.Voi avete la saggezza della pazienza, conoscete la quotidiana fatica dura e silenziosa, spesso avvertite sulla vostra pelle il pungolo e le frustate dell’uomo padrone che non accetta la vostra lentezza, siete addirittura oggetto di derisione e scherno come se foste una sottospecie animale.Eppure... eppure proprio per questo il bimbo Gesù ha chiesto ospitalità nella vostra stalla dove in quella notte dormivate tranquilli: e così siete stati gli unici spettatori della sua nascita, cui avete assistito con i vostri occhioni stupefatti.Con il vostro alito caldo e buono avete così garantito almeno un po’ di tepore per Gesù, Maria e Giuseppe. Ah, se poteste parlare, quante cose ci potreste raccontare, che non sono scritte nel Vangelo! Ci potreste descri-vere lo sguardo estatico e dolcissimo di Maria, il volto attento e preoccu-pato di Giuseppe, la melodia divina degli angeli, risuonata per una volta qui sulla nostra terra (abbiamo le parole del loro canto, ma non abbiamo la melodia!), e poi ci spieghereste come era la vostra mangiatoia, dalla quale vi siete ritratti appena un poco, perché Maria vi potesse adagiare il neonato Gesù, da riscaldare con il vostro alito.Vorremmo infine ci raccontaste i particolari dell’arrivo festoso dei pastori con le loro pecore e gli agnellini. I pastori sono gente semplice e povera, come è tutto semplice e povero dentro e attorno al presepio: e poi anche le pecore con gli agnellini sono creature di Dio miti e umili come voi, caris-simo asinello e carissimo bue. Cosa volete che vi dica! Ciascuno ha i suoi gusti e anche il bimbo Gesù si è scelto la compagnia che più gli piace.Quando vi contempliamo nel presepio con il vostro muso chinato delica-tamente sul corpicino di Gesù per scaldarlo con il vostro alito, voi ci fate pensare solo a cose buone, ci fate venire sentimenti indicibili di tenerezza e di amore.In questa notte santa, riuniti per ricordare e celebrare la nascita di Gesù, noi vi invidiamo per la vostra fortuna di padroni di casa nella stalla di

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Betlemme. A noi, che non abbiamo avuto la vostra fortuna, rimane la speranza e l’impegno a comprendere fino in fondo il senso del Natale: Dio si è fatto bimbo per stare in compagnia con noi e perché noi impariamo che non c’è niente di più bello e più gratificante che stare in compagnia con Lui. E grazie, carissimo asinello e carissimo bue, preziose creature di Dio, perché in questa notte santa ci avete aiutato a celebrare un Natale più vero.Scusate, ma mi ero dimenticato di dirvi una cosa importante: se per caso in una di queste fredde notti invernali entrasse nella vostra stalla un qual-che poveretto disperato, perché non sa dove trovare un posto per dormi-re, accoglietelo e riscaldatelo, come avete fatto con Giuseppe, Maria e il bimbo Gesù nella notte santa.Avete il vantaggio di non sapere leggere e parlare e così non sareste in grado di controllare se hanno i documenti in regola o di interrogarli per accertare se sono persone fidate.Maria e Giuseppe erano forestieri, arrivati a Betlemme da Nazareth: forse anche per questo motivo a Betlemme non si sono fidati di loro, quando si sono presentati a chiedere ospitalità e così li hanno respinti. Ma a voi non importa niente se sono forestieri o no, se hanno o non hanno i documenti in regola.Voi forse riuscite a capire meglio di noi che il freddo e la disperazione sono un tormento per ogni uomo senza casa, a prescindere dai permessi di soggiorno e dalla carta d’identità. Siete o non siete voi i padroni di casa nella vostra stalla? Per qualche povero disperato senza alloggio, la vostra stalla potrà sembrare una reggia. Vi saluto con tanta simpatia e riconoscenza e vi salutano pure i tanti ami-ci che stanotte sono qui in Chiesa con me. E perdonateci se vi abbiamo disturbato nella vostra discrezione e semplicità. Buona notte santa anche a voi! Langhirano, Natale 2000

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Il volto sorridente e compiaciuto di Giuseppe: una meraviglia!

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Caro Giuseppe, falegname di Nazareth, ti scrivo. Ti scrivo in questa notte carica di mistero, una notte che ti ha coinvolto in una avventura dolcissima, ma anche drammatica e che ha segnato per sempre la tua vita terrena.Già, la tua vita terrena! Chi si è preoccupato di descriverla, dopo il rac-conto della tua ricerca affannosa con Maria, di Gesù adolescente, quando era rimasto nel Tempio di Gerusalemme?Da quella pagina in poi, sei scomparso dai libri del Vangelo. Come ci suggerisce la tradizione, sei morto fra le braccia di Gesù e di Maria: una fortuna veramente unica! Per questo sei invocato come protettore dei mo-renti. A proposito: qui nella nostra Chiesa di Langhirano c’è un grande e bellissimo quadro settecentesco, che raffigura la tua morte fra Gesù e Maria. C’è bisogno della tua protezione per tanti poveri uomini che muo-iono con la disperazione nel cuore, perché non sanno cogliere l’attimo fuggente del trapasso come momento di fede, di preghiera e di abbandono fiducioso al Signore.Sei stato un uomo di poche parole, tanto è vero che gli Evangelisti non hanno registrato neppure una tua parola, in compenso l’evangelista Mat-teo ha dato di te una definizione che dice tutto e tiene benissimo il posto

l e t t e r a a GiusePPe

f a l e g N a M e d i N a z a r e t h

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delle parole che mancano nei Vangeli: afferma infatti che sei un uomo giusto.Quante angosce hanno riempito la tua esistenza! Basta pensare alla gra-vidanza di Maria, per te inspiegabile, alla povertà della tua casa di umile falegname, all’ansia indicibile che ti ha preso in questa notte santa: sei venuto da lontano per obbedire all’imperatore romano, portando con te Maria che sta per partorire e nessuno ti ha accolto in Betlemme. Hai cer-tamente girovagato nei dintorni del paese, fino a quando hai trovato una capanna. E poi ci sarà l’esilio precipitoso in Egitto, per sfuggire ad Erode, perché, strano a dirsi, il bimbo Gesù gli fa paura: è la ridicola fragilità dei potenti! Infine l’avventura, per fortuna a lieto fine, dello smarrimento e del ritrovamento di Gesù nel tempio. Insomma: la tua non è stata una vita incolore e monotona: hai pagato a caro prezzo la missione che il Signore ti ha affidato. D’altra parte hai avuto in custodia i due tesori più preziosi di

Battistero di Parma: la fuga in Egitto

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Dio sulla terra, cioè Gesù e Maria: la tua vita non poteva che essere piena di colpi a sorpresa.Ma ritorniamo con te a questa notte santa di Natale per rivisitarne i par-ticolari dolci e commoventi: è nato un bimbo - e che bimbo! - ed è subito festa. Maria partorisce, avvolge in fasce il bimbo Gesù come si usava una volta, lo depone nella mangiatoia degli animali della capanna, che sono identificati dalla tradizione nell’asino e nel bue che scaldano con il loro fiato il bimbo Gesù appena nato. E poi il coro degli angeli: come cantano gli angeli che cantano! Cantano e augurano pace agli uomini, alla condi-zione che siano uomini di buona volontà. E infine l’arrivo dei pastori che offrono piccoli doni della loro terra e soprattutto il dono della semplicità e spontaneità del loro cuore. E tu Giuseppe, che cosa ci fai? Apparentemente nulla, in realtà sei il regista discreto di tutto quanto avviene nella capanna. Bravo, Giuseppe falegname di Nazareth: sei forte! Anche a noi ispiri tanta simpatia e tanta sicurezza.La rivisitazione della tua notte di Natale ci rende più sereni in questo primo Natale del terzo millennio che quest’anno porta con sé inevitabil-mente preoccupazioni e oscuri terrori. Dopo duemila anni dalla nascita di Gesù, che Natale è mai questo che stiamo celebrando? Dicci, Giuseppe, è proprio solo colpa di quello che è successo l’11 settembre, o prima ancora è colpa delle tante insensate ubriacature da cui è stata presa l’umanità? Abbiamo pensato di fare senza il Bimbo di Betlemme, come se fossimo stati colpiti addirittura dalla sindrome di Erode: perfino la statuina dà fastidio e abbiamo incominciato a toglierla dai nostri presepi, laicizzati per l’occasione.Abbiamo paura di un bimbo, abbiamo paura di questo bimbo diventato adulto e che non dovrebbe essere considerato pericoloso, perché inchio-dato a una croce. I talebani afgani con la violenza delle esplosioni hanno spazzato via i Buddha dalla roccia, mentre i “talebani di casa nostra” stanno tentando di togliere il Cristo non solo dai muri, ma soprattutto dal cuore dei cristiani. Che cosa resterà, non solo della poesia del Natale, ma

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anche e soprattutto del grande dono d’amore e di speranza che ci viene dal Figlio di Dio venuto sulla terra, morto e risorto per noi? è una doman-da inquietante.Abbiamo bisogno di risposte rassicuranti proprio da te, Giuseppe, da te che hai assimilato tutto il messaggio del Natale, perché l’hai vissuto da protagonista dentro la capanna di Betlemme. Sappiamo che non ci ri-spondi con le parole, ma ci sai rispondere con la tua vita di uomo giusto e saggio.Grazie, caro Giuseppe, falegname di Nazareth, per le tue mani callose, grazie per aver rispettato e difeso Maria, per aver allevato Gesù e avergli insegnato il tuo stesso umile e nobile mestiere, per averlo lasciato partire dalla tua casa ad affrontare la fantastica avventura di amore, di sofferen-za, di morte e di resurrezione per la salvezza nostra. Grazie perché sai parlare al nostro cuore senza pronunciare parole. Ci rimane solo un po’ di invidia per quello che hai vissuto, provato e visto in questa notte santa.Buona notte a te, caro Giuseppe, e buona notte anche al Bimbo Gesù, che forse sta piangendo sulla paglia della mangiatoia come tutti i neonati che si rispettano; buona notte a Maria, madre felice come tutte le mamme che per la prima volta prendono fra le braccia il frutto del loro grembo; buona notte agli angeli, che con le loro melodie dolcissime eseguite su uno spartito musicale portato giù apposta dal paradiso, sono la delicata e tenera colonna sonora di quanto avviene dentro la capanna e un annuncio di speranza per tutta l’umanità: buona notte ai pastori, che sono venuti a farvi buona compagnia, e - perché no? - buona notte all’asino e al bue, che vi scaldano con il loro fiato e vi guardano con i loro occhioni stupiti e ignari.Buona notte ancora una volta a te, uomo giusto, falegname di Nazareth, dalle mani callose e dal cuore grande. Buona notte! Langhirano, Natale 2001

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Quanti angeli in festa per portare in alto Maria Assunta! Ci voleva solo il Correggio per farceli vedere così belli, così musicali, così giocosi.

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Cari Angeli di Dio, vi scrivo … ma che dico? Come faccio a scrivervi se voi, che siete i postini di Dio, non vi potete servire delle Poste Italiane? Le Poste Italiane non prevedono cassette postali sistemate per voi lungo le nostre strade terrene, che vi permettano di venire a prelevare le nostre lettere e riporvi le vostre risposte.E allora? Ah ... ecco, ho trovato la soluzione! Adesso noi umani abbiamo anche la posta elettronica che varca l’etere e arriva diritta diritta per voi nel mega computer del Paradiso.Ma che bello! Allora adesso comincio a scrivere sul mio computer il mio messaggio natalizio per voi e poi ve lo mando per E-mail.Cari Angeli di Dio, vi auguro buon Natale. Ammesso che in Paradiso ci siano ancora i giorni come qui in terra (semmai consulterete il nostro ca-lendario!), sono certo che anche in Paradiso per Natale farete una grande festa per il compleanno di Gesù, ora non più bambino ma nel frattempo diventato grande grande, senza diventare vecchio come capita a noi po-veri mortali.Ora voglio parlare con voi e di voi. Siete tutti Angeli di Dio, anche se ci sono delle classi anche fra voi (spero senza lotta di classe!).Ci sono gli Arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele, che potremmo forse paragonare ai nostri vip (detto senza spirito dissacratorio!), e poi ci sono i Troni, le Dominazioni, le Potenze, i Principati, i Cherubini, i Serafini e... chi più ne ha più ne metta. E infine c’è quella categoria umile umile, di-

l e t t e r a N a t a l i z i a M o l t o f a N t a s i o s a a g l i

anGeLi di dio

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screta e silenziosa che sono gli Angeli Custodi. Mentre scrivo, mi imma-gino di avere il mio angelo custode dietro di me che guarda nel computer quello che sto scrivendo. Spero di non deluderlo.Devo riconoscere, cari Angeli di Dio, che il Padreterno, oltre che avere dimostrato potenza infinita nel crearvi, ha dimostrato anche infinita fanta-sia e gusto estetico: come siete belli, ma proprio belli da morire!Se risultate così belli in tutte le opere degli artisti, che vi hanno dipinto attraverso i secoli, se siete così belli nella cupola del nostro Duomo, ades-so che in questo periodo riusciamo perfino a toccarvi con mano, chissà come siete belli nella realtà del Paradiso. Gli artisti vi devono essere mol-to riconoscenti, cari Angeli di Dio, perché senza di voi come avrebbero potuto fare dipinti così affascinanti? Che cosa sarebbe un dipinto sacro senza gli Angeli attorno a Cristo, alla Vergine Maria e ai santi? Mi viene in mente il Beato Angelico, così chiamato perché specialista in Angeli; in quel famoso quadro dell’Annunciazione non si sa se ammirare di più la Fanciulla di Nazareth o l’arcangelo Gabriele. Quando poi penso che l’arcangelo Gabriele, salutando Maria, ha dato inizio all’Ave Maria (Ave Maria, piena di grazia, il Signore é con te) che è la nostra preghiera più dolce, che sale dal cuore e fiorisce da secoli sulle labbra di miliardi di cristiani e li riempie di conforto e di fiducia, mi dico che solo per questo valeva la pena creare gli angeli.Io avrei tante domande da porvi, perché sono molto curioso di avere in-formazioni su Dio e su voi che lo servite, lo adorate, lo contemplate per l’eternità. Stavo per dire “notte e giorno”, dimenticando che in Paradiso non esiste questa scansione, perché non esiste la notte, ma un giorno luminoso senza fine.Ma adesso mi sorge un problema: a chi, fra voi, mi devo rivolgere? Siete in tanti, siete in troppi per me, siete “diecimila miriadi” (dice la Scrittura) e non so se avete un portavoce come tutte le istituzioni che si rispettano.Beh, io provo a fare qualche domanda. Spero che qualcuno di voi o prima o dopo mi risponderà, anche a nome degli altri.

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Mi viene in mente di girare a voi la domanda che un bimbo ha fatto un giorno al suo parroco: una domanda strana, apparentemente senza sen-so... però! Come sono imprevedibili le domande dei bambini! Potrebbero mettere in difficoltà anche gli Angeli. Ecco la domanda: “Che cosa fa Dio tutto il giorno?” Mica male come quoziente di difficoltà! Risposte possibili: non fa niente, si annoia; è impegnatissimo a badare all’universo; soprattutto impegnatissimo ad amare noi uomini, in attesa di accoglierci nella sua “casa grande e tutta d’or”, come recita una canzone sacra giovanile. Spero che la risposta buona sia l’ultima!E allora ci faremo una bella compagnia. E ci divertiremo assai, noi insie-me con voi e con i santi, a fare corona a Gesù e alla Madre Maria.E sarà sempre Natale e Pasqua! E sarà sempre festa dell’Assunta, portata su in alto proprio da voi, nel tripudio immaginato dal nostro Correggio.

Raffaello - Dove guardano e a che cosa pensano?

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Il Figlio di Dio è diventato figlio di Maria per la gioia di avere una Mam-ma tanto bella che più bella non si può immaginare, tanto santa e tanto dolce che più santa e più dolce non si può immaginare.Cari Angeli di Dio, ho ancora una questione da porvi. In Paradiso voi formate un complesso orchestrale e un coro sempre in azione, perché è inimmaginabile il Paradiso senza canto e senza musica. Non sarebbe più il Paradiso. è sufficiente che noi leggiamo le pagine dell’Apocalis-se che descrivono il grandioso rito dei canti di gloria davanti al trono dell’Agnello immolato per noi. Non c’è niente di più adatto della musica per riempire il Paradiso di festa: la musica produce ogni volta vibrazioni ed emozioni nuove che hanno qualcosa di divino.Ma qui inizia la curiosità che mi pizzica dentro: che cosa cantate e suo-nate, cari Angeli di Dio? Avete forse portato via con voi in cielo lo spar-tito delle cantate sacre di Bach, della nona sinfonia di Beethoven. delle

Messe di Mozart, del Mes-sia di Haendel, del Panis Angelicus di Frank, oppure addirittura avete con voi il mitico Liber Usualis, ormai quasi introvabile qui in ter-ra, per cantare le antiche e suggestive melodie gregoria-ne? Temo sinceramente che queste composizioni, che noi consideriamo insuperabili, non siano all’altezza per es-sere eseguite in Paradiso. Ci vuole ben altra musica dalle vostre parti!Che cosa dunque cantate? Che cosa dunque suonate? Che strumenti musicali usa-

Beato Angelico

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te? Quelli che il Correggio fa suonare a voi, putti angelici allegri e giocosi fra le nuvole, nell’accompagnare la salita al Cielo di Maria?Nel frattempo forse riesco a immaginare io una risposta, visto che siamo ormai a Natale. Per Natale c’è un canto, c’è una musica che noi possiamo percepire anche se non risuona materialmente alle nostre orec-chie. E noi la possiamo gustare in modo misterioso ma vero. Il Vangelo della nascita di Gesù a Betlem-me parla di canto, parla del vostro festoso canto angelico sulla capanna di Betlem-me.C’è qualcosa di singolare e di stupefacente in questo vostro concerto an-gelico che avete eseguito in quella notte santa, al cospetto del cielo e della terra.Bisogna riconoscere che il Signore Gesù ha avuto un’idea geniale. Si è privato di tante cose questo povero bambino, già emarginato quando an-cora era nel grembo materno e confinato a nascere in una stalla, ma non si è privato del godimento della musica e del canto.Gesù si è portato appresso, scendendo dal cielo, un coro in piena regola di Angeli per rallegrare con una melodia divina le colline di Betlemme e i pastori, destinatari privilegiati del primo annuncio della sua nascita.Ma l’eco di questo canto continua a risuonare attraverso i secoli fra noi uomini, assetati di pace, di tenerezza, di speranza nuova e di estasi che ci sollevi ogni giorno dalle fatiche e amarezze della vita. Sì, o carissimi Angeli di Dio, perché la musica natalizia opera sempre questo prodigio.E allora il vostro canto di Betlemme continua: basta fare un po’ di silenzio e subito possiamo risentire la vostra melodia natalizia, dolce e incantevo-

Angiol d’or, Duomo di Parma

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le, che arriva a noi dal cielo e subito, nel nostro cuore e nella nostra vita, tornano la gloria di Dio e la pace di Betlemme.Ma ora, prima dei saluti finali vi devo dire ancora una cosa che mi intriga molto, perché non riguarda solo voi, ma riguarda tutti noi e, naturalmente, anche me. è piacevole pensare a voi e immaginare la vostra vita presso Dio e agli ordini di Dio, ma a noi interessa sapere in particolare quale sarà il vostro compito quando passeremo dal tempo all’eternità. Ne va dei nostri destini!In questo momento, per scacciare ogni paura, quella che, ad es., ci assale quando ascoltiamo l’inizio fantastico, ma terrificante del “Dies irae” di Verdi, mi aggrappo al rito di conclusione delle esequie. Guarda caso, si tratta di un canto gioioso che fa tanta allegria: proprio così! Questa è solo una delle magnifiche stranezze della nostra fede!Il canto, cari Angeli di Dio, è un invito, un augurio, quasi un comando, per quello che dovete fare nei confronti di ogni sorella e di ogni fratello che muore.Nel canto ci sono anche queste due espressioni: “In Paradisum deducant te angeli (in Paradiso ti accompagnino gli angeli) ...chorus angelorum te suscipiat (ti accolga il coro degli angeli)”.Cerco di intuire il significato di queste parole con la mia immaginazione di fede. Io mi aspetto, noi ci aspettiamo questo: una parte delle vostre schiere angeliche è impegnata in un viavai continuo per sollevarci da questa valle di lacrime, che forse non sono ancora asciugate del tutto, e accompagnarci davanti al grande portale d’ingresso del Paradiso, mentre una balda schiera di Angeli musicanti ci accoglie nella Casa tutta d’oro di Dio, suonando, cantando e danzando per noi. Ci auguriamo che non abbiate un attimo di sosta!Ecco, carissimi Angeli di Dio, ho scritto tutto quello che avevo dentro.Vi ringrazio perché ci siete. Se mi risponderete, sarò molto felice.Ancora buon Natale a voi, magnifiche Stelle del Cielo di Dio, da un prete qualunque di nome Domenico, vostro ammiratore.

Parma, Natale 2008

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Murillo: l’angelo custode

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Che cosa si stanno dicendo Gesù Bambino e la pecorella?

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Care pecorelle della Notte di Natale, vi saluto assieme ai vostri agnellini e vi scrivo.

Sì, proprio così, vi scrivo! Ho spedito questa lettera anche a un gruppo di amici, che naturalmente sono andati a scuola e magari la sanno lunga in fatto di cultura e di intelligenza: forse si metteranno a ridere perchè scrivo a voi, povere analfabete. Ma c’è poco da ridere!E se voi, care pecorelle della notte di Natale, foste più intelligenti di noi e più capaci di “leggere” i nostri pensieri e noi invece fossimo solo un po’ presuntuosi? E poi avete certamente una capacità straordinaria di intuire le sensazioni che riguardano i misteri del Regno di Dio: siete un genere privilegiato da Dio. Bisogna riconoscere che voi avete qualcosa di speciale che vi rende le predilette di Dio. Infatti avete letteralmente invaso la Bibbia, che de-dica a voi riferimenti e immagini a non finire. Si vede che al Signore fate tanta tenerezza.Ma ormai anche voi state andando fuori moda, almeno dalle nostre parti padane, dove il territorio si è industrializzato. Infatti in città un gregge di pecore fa notizia. Quando sul greto del torrente Parma compare un greg-ge, tutti restano con il naso all’ingiù, per ammirare questo spettacolo così raro e cosi bello.

l e t t e r a i M M a g i N a r i a a l l e PecoreLLe

d e l l a N o t t e d i N a t a l e

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Nella Divina Commedia avete ispirato il Sommo Poeta con alcune terzine su di voi che sono rimaste famose. Sentite come siete state dipinte:

“Come le pecorelle escon dal chiuso a una, a due, a tre, e l’altre stanno

timidette atterrando l’occhio e ‘l muso;

e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, addossandosi a lei, s’ella s’arresta,

semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno”.(dal III canto del Purgatorio)

In queste terzine c’è una bella definizione che Dante ha coniato su di voi. Pur facendo della benevola ironia sul vostro stile ...comunitario, dice che siete “timidette” e anche “semplici e quete”. Che cosa volete di più? Ma quello che fa testo per noi è la Parola di Dio. Nel libro di Ezechiele dell’Antico Testamento, Dio si presenta come pastore delle pecore usando parole dolcissime. Ha scelto proprio l’immagine delle pecore per espri-mere il suo amore appassionato e premuroso per il suo popolo e per tutti gli uomini. Ascoltate:

“Dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura.Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passe-rò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d’Israele; là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d’Israele.Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella

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smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia”. (dal cap. 34 di Ezechiele)

Nel Vangelo il Signore descrive se stesso come il pastore che non si dà pace se perde una pecora del gregge. Cammina, cammina, fino a quando l’ha ritrovata. Allora se la carica sulle spalle e al ritorno fa una grande festa.Ma ci pensate, care pecorelle di Dio? Basta lo smarrimento di una sola di voi per mandare in crisi il Signore (proprio così!) e basta il ritrovamento per ridonargli la gioia.In un’altra parabola il Buon Pastore è disposto a dare la vita per il suo gregge. E difatti così è avvenuto con Gesù.Ci sono addirittura delle espressioni magnifiche, con delle identificazioni audaci fra voi e il Signore. Giovanni il Battista, quando vede il Signore Gesù, grida: “Ecco l’agnello di Dio...” e noi ripetiamo devotamente que-ste parole ad ogni Messa.Nell’Apocalisse c’è un’immagine strana e paradossale, con un capovol-gimento delle... gerarchie societarie, che può sembrare perfino grottesco: c’è scritto che l’Agnello sarà il nostro Pastore!

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Ma ormai siamo a Natale e io voglio parlare con voi di quello che è suc-cesso nella Notte santa.Sembrava una notte come le altre, per voi e per i vostri pastori che ve-gliavano su di voi: vita dura per i pastori di tutti i tempi, anche ai tempi di Gesù!Per vedere questo Bimbo, diverso da tutti gli altri fin dalla nascita, ver-ranno anche personaggi importanti come i Magi dall’Oriente. Ma voi, cre-ature privilegiate, siete state le prime ad essere invitate e accolte alla strana reggia di questo re della povertà e della pace.E così, nel buio di quella notte il vostro gregge si è incamminato verso la grotta con le pecore madri che si tiravano dietro gli agnellini.Ma dov’era la grotta? Non c’erano segnalazioni stradali. Forse non c’era neppure la luna in quella notte. E allora? Ma una regia misteriosa e di-vina aveva pensato anche a questo: il canto degli angeli ha certamente orientato il cammino dei pastori che guidavano il gregge. Infatti il vange-lo ricorda che una moltitudine dell’esercito celeste lodava Dio cantando così: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.Ma che meraviglia! Come potevate immaginare quello che vi aspettava, voi povere creature, costrette a guadagnarvi l’erba, vagando tutto il giorno da un luogo all’altro della campagna dovunque era possibile trovarla? Sembrava che gli angeli cantassero solo per voi. Bisogna almeno pensare che in realtà cantavano anche per voi.E così siete arrivate, vi siete pigiate le une alle altre secondo il vostro costume, per vedere con i vostri occhi il Bambino sceso dal Cielo di Dio e udire i suoi vagiti. Il bambino era stato adagiato dolcemente nella man-giatoia dalla bellissima Mamma Maria, mentre lo sposo Giuseppe custo-diva i due tesori più preziosi che gli erano stati consegnati da Dio.E poi avete visto l’asino e il bue, che scaldavano la grotta con il loro alito e guardavano essi pure la scena con i loro occhioni stupiti. E vi siete sa-lutati con l’eloquenza del linguaggio muto degli animali, che esprimeva reciproca soddisfazione per questa occasione fortunata.

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Forse avete avuto l’avvertenza di mettere davanti a voi gli agnellini, altri-menti non potevano vedere: erano ancora così piccoli! Il Bambino Gesù ha certamente gradito di avere davanti a sè gli agnellini, lui che è stato definito l’Agnello di Dio destinato ad essere immolato sulla Croce.Ha così potuto specchiarsi nei piccoli agnelli, così dolci, così indifesi, così miti, così spesso destinati essi pure in tutti i tempi ad essere immo-lati: Cristo sulla croce e gli agnelli sulla mensa degli uomini, soprattutto a Natale e Pasqua, quando invece dovrebbero essere particolarmente ri-spettati e onorati.E i vostri pastori? Dice il Vangelo che “se ne tornarono (con il gregge), lodando e glorificando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. Sono certo, care pecorelle di Dio, che anche la vostra vita da quella notte è cambiata, come è cambiata la storia dell’umanità.Insomma, un po’ di felicità ve la siete meritata. Ne sono felice anch’io. Una volta conclusa la vostra visita e guidate sempre dai vostri pastori, siete tornate a dormire nel resto della notte con i vostri agnellini e avete sognato sogni d’oro.Io sarò sempre un vostro ammiratore.

Vi saluto, care pecorelle di Dio della Notte Santa!Non scordatevi di me: sono un vecchio prete di nome Domenico. PS. Ah, mi dimenticavo. A quando la sentenza di un qualche Tribu-nale europeo, che cerchi di togliere di mezzo anche il presepio, que-sto ingombrante e anacronistico arredo natalizio? Mi spiacerebbe anche per voi, carissime pecorelle di Dio. Con i vostri agnellini ci fate una così bella figura davanti alla culla del Bambino!Sarebbe proprio il caso di concludere amaramente, secondo un vecchio detto popolare, che ormai di questo passo non c’è più reli-gione!

Parma, Natale 2009

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Basilica di S. Apollinare Nuovo in Ravenna: i Magi

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Cari Magi vi scrivo.

Si fa presto a dire “vi scrivo”, ma dove siete, qual’è il vostro indirizzo, quanti siete?A proposito: il Vangelo non dice quanti siete e solo la tradizione ha stabi-lito che siete in tre e vi chiamate Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e uno di voi ha la pelle nera. Forse è stato deciso che siete in tre, perchè sono tre i doni che portate al Bambino: magari sarà proprio così.Insomma: meno male che c’è la fantasia ad arricchire il Vangelo, che invece è molto sobrio.E poi, se non so in quale luogo dell’Oriente siete, come faccio a farvi pervenire la mia lettera senza il vostro indirizzo preciso? Sapete cosa vi dico?Mi affido anch’io alla fantasia e sono sicuro che questa è la soluzione giusta.La fantasia non sbaglia mai un colpo. Dovunque voi siate, il mio messag-gio certamente vi raggiunge.Ma rimane sempre una domanda senza risposta: si può sapere chi siete? Sacerdoti, saggi, stregoni, studiosi? Mah! Una cosa risulta certa dal Van-gelo: siete venuti dall’Oriente e questo è importante, perché in questo modo siete il collegamento simbolico tra Oriente e Occidente. Siete i pri-mi pagani che vanno ad adorare Gesù, riconoscendolo come Dio.

l e t t e r a d i N a t a l e , i M M a g i N a r i a M a N o N t a N t o , a i

re MaGi

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Eravate ricchi? Pare di sì. Passi per l’incenso e la mirra, ma con l’oro non si scherza. L’oro è il metallo prezioso per eccellenza che sta a significare la regalità. Mi dicono che l’incenso è un profumo da bruciare, simbolo di divinità, mentre la mirra simboleggia la futura sofferenza redentrice di Gesù. Una cosa è certa: eravate “curiosi”. Alle volte la curiosità è una grande saggezza, perché provoca una ricerca insaziabile di nuove cono-scenze: voi così siete arrivati alla suprema conoscenza.Guardavate il cielo e il Cielo vi ha risposto. Non c’è curiosità più affasci-nante che lo studio delle stelle.Duemila anni fa non c’erano le luci artificiali come oggi, con le lampade stradali e le insegne luminose: nei nostri paesi e nelle nostre città perfino nelle sere senza nuvole il cielo è grigio per i nostri occhi. Bisogna anda-re lontano dall’abitato per guardare in alto e gustare l’estasi di un cielo stellato.Nei paesi e nelle città viene a mancare lo spettacolo più bello, dal vivo e in diretta (altro che la Tv, con la quale cerchiamo di riempire le nostre serate), e così si ingrigisce anche la nostra vita.Voi no. Voi guardavate in alto tutte le sere questo spettacolo dal vivo e siete stati premiati con una stella speciale che sembrava ammiccasse dall’alto a voi per invitarvi a partire.Avete capito bene: era un invito a partire, per conoscere e adorare il Mes-sia, che secondo le vostre combinazioni astrologiche doveva essere nato da qualche parte su questa terra. Ma come e dove trovare il Messia?Ed ecco l’dea geniale e coraggiosa: affidarsi alla Stella amica e ammic-cante. E, oh oh, meraviglia: ecco il navigatore satellitare!Non ci si venga a dire che il cosiddetto navigatore satellitare inserito nelle nostre auto è stato scoperto recentemente con la tecnologia elettronica.Macchè tecnologia elettronica! Non lasciamoci illudere ancora una volta dalle pretese scoperte dell’era moderna. Il navigatore satellitare era già stato scoperto da voi Magi duemila anni fa! E pensare che eravamo con-vinti di averlo scoperto noi.Ecco allora che partite, forse con i cammelli che erano i SUV di allora

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per i lunghi tragitti, con un po’ di scorta di viveri e senza sapere quanto sarebbe durato il viaggio.E le strade c’erano? E, se c’erano, come erano? Erano segnate in qualche modo? Forse non avete avuto neppure la fortuna dei pellegrini medioe-vali con la Via Francigena. Mah! Però niente paura: c’era la vostra stella amica e ammiccante!E così siete arrivati alla città di Davide, alla città che sarebbe diventata la città di Gesù. Nato a Betlemme, cresciuto a Nazaret e partito da Cafarnao, Gesù avrebbe percorso le strade della Samaria, della Galilea e della Giu-dea predicando la lieta notizia che il Signore ama gli uomini e gli uomini devono amarsi fra di loro. Là a Gerusalemme si sarebbe conclusa la sua avventura sulla Croce del Calvario e là sarebbe esplosa definitivamente la forza inarrestabile della sua divinità con la Risurrezione.Una volta arrivati a Gerusalemme, la stella non risplendeva più sul vostro capo e vi siete trovati in difficoltà: conoscevate presumibilmente soltan-to la data della nascita, ma non il luogo preciso e allora siete andati in cerca di informazioni per trovare il nuovo re, per andare a fargli visita e

Beato Angelico: Adorazione dei Magi

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adorarlo.Siete andati dal re Erode che, nella sua grossolana ignoranza, è turbato per la richiesta di informazione su un futuro concorrente, convoca il fior fiore della cultura locale. è la solita storia dei dittatori criminali, che tre-mano subito al primo sentore di pericolo per il loro potere: anche un ne-onato può fare paura. Voi, cari Magi, senza volere, avete fatto la richiesta di informazioni nel modo peggiore per il sanguinario e sospettoso Erode: “Dov’è il re dei giudei che è nato?”Questa domanda provocherà la strage dei bimbi di Betlemme, vittime innocenti e inconsapevoli della ferocia di Erode.Dopo aver consultato gli scribi e i saggi, i quali gli riferirono che, secondo la parola del Profeta, il Bambino sarebbe dovuto nascere a Betlemme, Erode vi informò, fingendo di essere interessato per andare egli stesso ad adorare il nuovo nato e chiedendovi di ritornare per dargli le dovute indicazioni. E voi non avevate capito la trama che il feroce Erode aveva

Lattanzio Gambara: strage degli innocenti, Duomo di Parma

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già in mente e siete partiti per Betlemme.Usciti dal palazzo di Erode, la stella ricomparve e provocò in voi una grande gioia, come dice il Vangelo: “Videntes stellam, gavisi sunt gaudio magno valde” (Un po’ di latino non guasta: Vedendo la stella gioirono con gioia grande). La vostra gioia alla vista della stella è una metafora della vita cristiana: la luce di Cristo, che è la nostra stella, è sorgente inesau-ribile di gioia.Avete così seguito la stella annunciatrice che vi ha guidato e si è fermata proprio sopra la grotta dove si trovava il Bambino. Vi siete prostrati e lo avete adorato, aprendo i vostri scrigni contenenti oro, incenso e mirra.Restano dentro di noi delle domande inevase: come sarà stata l’acco-glienza, quanto tempo vi siete fermati, come ha reagito il bimbo Gesù, che impressione vi hanno fatto Maria e Giuseppe, avete visto e conosciuto i pastori con il gregge, avete provato imbarazzo e perfino delusione per-chéil Messia appena nato non era in una reggia ma in una stalla........?Già, ma una volta conclusa la visita, ecco gli imprevisti del ritorno. A questo punto la pagina evangelica ci presenta una annotazione precisa: voi dovevate tornare seguendo un diverso itinerario. Così l’avvertimento angelico.Forse, cari Magi, quando eravate arrivati a Gerusalemme alla ricerca del Messia, nel vostro candore eravate ben lontani dal sospettare i potenziali perversi meccanismi di una corte come quella di Erode. Non vi eravate accorti che la raccomandazione a voi rivolta da Erode di tornare per dare notizie del Messia, aveva qualcosa di subdolo e nascondeva un proget-to criminale, che poi si è realizzato nei confronti di tutti i bambini di Betlemme, vittime innocenti di Erode e sfortunati coetanei e compaesani di Gesù.Voi eravate già ripartiti, felici e contenti, e non potevate certo immaginare di essere stati la causa incolpevole di una tragedia terribile, con lo strazio delle Mamme di Betlemme, significato dal Vangelo con la citazione famo-sa presa dal libro di Geremia:

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“Un grido è stato udito in Rama,un pianto e un lamento grande;Rachele piange i suoi figlie non vuole essere consolata, perché non sono più.” E così i piccoli bambini di Betlemme con il loro sangue versato e le Mam-me con la loro sofferenza inaudita hanno pagato il prezzo della salvezza del Bimbo Gesù, portato nottetempo da Giuseppe e da Maria verso l’Egitto in una avventura drammatica, che il Vangelo non racconta nei particolari, ma che è facilmente immaginabile nelle fatiche e nei pericoli. Una fami-glia di “rifugiati politici”, diremmo oggi, che sfuggono alla persecuzione di un regime crudele e sono il simbolo delle turbe immense che lungo la storia hanno dovuto abbandonare la loro terra.E voi, cari Magi, ritornando nella vostra terra d’Oriente, forse non vi sie-te neppure accorti di questa scia di sangue e di atrocità dietro le vostre spalle.E così il ricordo di questa tragedia e della fuga in Egitto viene a guastare ogni anno la nostra illusione di pensare solo in modo sentimentale e dol-ciastro al Natale, che invece contiene già in germe tutti gli elementi di sofferenza e di morte che culmineranno nella Croce del Calvario. Cari Magi, siete personaggi misteriosi, senza lineamenti storici ben defi-niti, ma appunto per questo avete invaso non solo la fantasia ma anche il cuore dei credenti e siete entrati nell’immaginario collettivo.Bravi e complimenti! Ora fate sentire anche a noi la voglia di metterci in cammino per cercare Dio, trovarlo e poi cercarlo ancora e provare la gioia che avete provato voi.Grazie e buon Natale anche a voi, cari Magi Gaspare, Melchiorre e Bal-dassarre! Meritate più di tanti altri di gustare ogni anno la gioia del primo Natale, voi cercatori appassionati di Dio, voi pellegrini dell’Assoluto, voi che vi siete messi alla testa di un interminabile corteo che da due mil-lenni si snoda su tutte le strade della terra per convergere in adorazione davanti al Re-Messia, nato in una stalla a Betlemme di Giudea e adagiato

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dolcemente in una mangiatoia dalla madre Maria, la mamma più bella del mondo. Un caro saluto dal vostro vecchio prete Domenico Parma, Natale 2014

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Quando ho letto la lettera di don Domenico agli angeli di Dio ho sentito materializzarsi in me, e al contempo unificarsi tutto un universo poetico–pittorico–musicale–culturale, immaginifico e

reale, come se queste arti, conoscenze, emozioni si dessero la mano e trasmettessero a chi si metteva in ascolto, insieme alle emozioni infantili, la ricchezza conoscitiva, sapienziale esperienziale nelle più variegate gamme, fino ad accedere ai riferimenti concreti dell’attualità storica di oggi. Con quanta maestria e delicatezza don Domenico ci introduce e ac-compagna al di là della visione fantastica, là dove per contrasto meglio si evidenzia la realtà amara del presente. Il mondo degli angeli, come un al-dilà irraggiungibile. Ma la domanda di don Domenico ci riporta sulla ter-ra, invita gli umani a divenire essi stessi Anghelos, messaggeri dell’amore e della luce divina e, se da un lato invita gli umani ad avvicinarsi a Dio, dall’altro invita gli stessi angeli a tornare a far parte della vita dell’uomo. E ciò sarà possibile se l’uomo saprà ricondursi a quanto di più umano è in lui, a quell’ascolto amoroso della melodia, quale voce divina, di cui solo gli angeli sono ora messaggeri e testimoni, troppo spesso inascoltati.

Grazia Apisa GloriaGenova, 20 novembre 2008

COMMENTO E POESIE DI GRAzIA APISA GLORIA

a P r o P o s i t o d e l l a “ l e t t e r a N a t a l i z i a , M o l t o f a N t a s i o s a ,

a g l i a N g e l i d i d i o ”

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dove eri

Dove eriprima di giungere qui

dove non c’è chi veda e accolgail tuo amoroso sguardo

dove chi lo scorge appenanon ti considera umano, vivo, simile

tu che ancora ricordi il volo altodel pensiero

Tu qui tra l’indifferenzadi chi si occupa di inutili cose

come farai a reggere il pesodel tuo dolore

della solitudine che ti ha resodiverso

Alato e leggeroci cammini sul cuore

ci osservie non dici parole

Tu ci regali pensieroe silenzio

infinito silenzio

Grazia Apisa Gloria

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QuaLe anGeLo

Grazia Apisa Gloria

Se è il pensiero ad unirci

Se il pensiero è pensiero d’amore

Chi mosse il destinale senso?

Quale forza invisibile

Si sprigionò dal cosmo

E produsse l’evento dell’incontro?

Certo non fu per caso

Tutto già dal primo apparire sulla

terra

è destino sincronismo di eventi

Comunque un fato interno

Muove ogni cosa

Il fato di un pensiero

Che oggi riconosce l’origine del

Tutto

Destinale è il venire alla luce

E il compimento

L’intrinseca necessità del darsi

Di un incontro

Occasionale è solo ciò che appare

All’occhio di un distratto

osservatore

Occasione è il punto-momento

Del suo darsi

Quale Angelo allora

Quale forza celeste

Ci unì per sempre

E ci fece gemelli

Quale forza d’amore

Produsse la consapevolezza

Nuova

Dell’evento?

E noi dove eravamo

Prima che ciò accadesse?

Dove eravamo nel miracoloso

abbraccio

Che ci unì per l’eterno?

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Don Domenico Magri è nato a Calestano nel 1931. è stato ordinato sacerdote il 20giugno 1954 e subito inviato come cappellano a Fornovo Taro, accanto al parroco don Giuseppe Malpeli. Il 2 marzo 1958 ha fatto l’ingresso in Ognissanti cui in un secondo momento, una volta costruita la Chiesa, si è aggiunta la Comunità di Santa Maria del Rosario in Via Isola. Il 2 dicembre 1978 ha fatto l’ingresso nella Parrocchia di Langhirano dove è rimasto fino al settembre 2002. Attualmente è Presidente dell’Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti e vive con i sacerdoti anziani nel Centro Emmaus a Villa S. Ilario a Porporano. Dal 1986 al 1992 è stato Vicario Episcopale del Vescovo mons. Benito Cocchi.

Dello stesso Autore: DoN DoMENiCo VENt’ANNi FrA Noi 1978 - 1998Una ventina di scritti di don Magri.A cura della Comunità interparrocchiale di Langhirano~Mattaleto~Strognano~Tordenaso, Tipolito Grafica Langhiranese, Langhirano - PR, novembre 1998, pp. 61

VitA DA PrEtE A LANGhirANo E DiNtorNi 1978-2002Prefazione di mons. James Schianchi, Grafica Langhiranese Editrice, Langhirano - PR, settembre 2002, pp. 172

c e N N i B i o B i B l i o g r a f i c i d i

d o n d o M e n i c o M a G r i

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i MiEi PrEti… i NoStri PrEti… PEr NoN DiMENtiCArE Profilo di undici sacerdoti nei testi delle omelie e delle rievocazioni. Prefazione di mons Franco Grisenti, Porporano - Centro Emmaus -Villa S. Ilario, Grafica Langhiranese Editrice, Langhirano - PR, marzo 2005, pp. 101.

“VECChiA ziMArrA” Ritagli di memorie con immagini fotografiche d’epoca.Prefazione di mons. James Schianchi, Grafica Langhiranese Editrice, Langhirano - PR, febbraio 2006, pp. 297.

i MiEi PrEti … i NoStri PrEti … PEr NoN DiMENtiCArE 2a edizione ampliata con 44 profili biografici e 2 appendiciCon prefazione dello stesso autore, Grafica Langhiranese Editrice, Langhirano PR, settembre 2008, pp. 330.

LEttErE NAtALiziE AD ALCUNi ABitANti DEL PrESEPio Gesù Bambino, Maria di Nazareth, Asino e Bue, Giuseppe, Angeli.Prefazione di Mons. James Schianchi e commento di Grazia Apisa Gloriasulla lettera agli Angeli,Editrice Golden Press (Genova), dicembre 2008, pp 85.

PrEti E NoN SoLo 22 profili biografici e 5 appendici.Premessa dell’Autore e Prefazione di mons. Enrico Dall’Olio.Grafica Editrice Langhiranese, Langhirano (Parma), maggio2010, pp 211.

SPiCCioLi Di MEMoriA. DiEtro LE QUiNtE DEL XXi SiNoDo con Appendice sul Congresso Eucaristico Diocesano di Langhirano.Presentazione dell’Autore. Tipografie Donati, ottobre 2010, pp 96.

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indice

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LAUDA DEL NAtALEdi Anonimo del XIV secolo

PrESENtAzioNE DELL’AUtorEalla II°edizione

PrEFAzioNE Di MoNS. JAMES SChiANChialla I°edizione

LEttErA A GESù BAMBiNo

LEttErA A MAriA Di NAzArEth

LEttErA ALL’ASiNELLo E AL BUE, CrEAtUrE Di Dio NEL PrESEPio

LEttErA A GiUSEPPE, FALEGNAME Di NAzArEth

LEttErA NAtALiziA MoLto FANtASioSA AGLi ANGELi Di Dio

LEttErA iMMAGiNAriA ALLE PECorELLEDELLA NottE Di NAtALE

LEttErA Di NAtALE, iMMAGiNAriA MA NoN tANto, Ai rE MAGi

A ProPoSito DELLA “LEttErA NAtALiziA, MoLto FANtASioSA, AGLi ANGELi Di Dio”Commento e poesie di Grazia Apisa Gloria DoVE Eri QUALE ANGELo

CENNi BioBiBLioGrAFiCi Di DoN DoMENiCo MAGri

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don Domenico MagriOpera Diocesana

San Bernardo Degli UbertiVia Bodrio, 14 - Porporano - 43123 Parma

e-mail: [email protected]

Finito di stampare presso la Tipografia DonatiNovembre 2010 - Parma

Impaginazione: Nicola Gherardi

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Natale2014