Don Chisciotte 29, marzo 2010

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IL DON CHISCIOTTE Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino Numero 29 marzo 2010 Giornale gratuito - vietata la vendita Oasiverde Questo mese: Attenti al fluoro + comunicazioni Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampa periodica - autorizzazione n.1042 del 11.09.09 Direzione Generale PP.TT della Rep. di San Marino spazio riservato all’indirizzo PAGG. 12-13

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Il mensile culturale dell'Associazione Don Chisciotte di San Marino. Dal 2004 l'associazione è attiva "contro i nuovi mostri". In questo Numero: ACDC: "24 ore senza di noi", Roberto Ciavatta "Il carattere corroso dell'uomo flessibile", OASIVERDE: "Attenti al fluoro", Angelica Bezziccari: "Avatar", Riccardo Castelli: "Il patrimonio dell'umanità non è in vendita", Valentina Quadrelli: "Palazzo Yacoubian", Stefano Palagiano: "Quale futuro per i GAS?", Andrea Mina: "Libertà è responsabilità".

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IL DON CHISCIOTTEIl Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24

Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San MarinoNumero 29 marzo 2010Giornale gratuito - vietata la vendita

Oasiverde Questo mese: Attenti al fluoro + comunicazioni

Spedizione in abbonamento postale per l’interno.Stampa periodica - autorizzazione n.1042 del 11.09.09 Direzione Generale PP.TT della Rep. di San Marino

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Incuriosito da “24 ore sen-za di noi”, lo sciopero dei migranti che si è tenuto il primo marzo, ho contattato il responsabile del comitato di Rimini, Brahim Maarad.Brahim ha 21 anni (il fatto che ragazzi così giovani si spendano per cose così im-portanti fa ben sperare in un domani migliore)e vive a Bellaria da 11. Parla un ottimo italiano (più corret-to di una buona percentuale di chi distingue tra “noi” e “loro”).Arriva dal Marocco e si inse-risce in quarta elementare senza conoscere una parola di italiano, ma la calda acco-glienza dei compagni (soprat-tutto Nicolas, con cui ancora si sente quotidianamente), lo aiutano ad inserirsi age-volmente. Studia Economia e management e lavora al corriere di Rimini.

Una delle prime cose che mi dice è che vorrebbe che chiunque viene in Italia a cer-care un futuro possa ricevere la sua stessa accoglienza.Prima di lasciare spazio all’in-tervista, racconto un aneddo-to, che mi pare una grande lezione. Chiacchierando è venuto fuori il nome di Bossi. Brahim ha mosso una critica “politica” all’operato di Bossi, poi ha subito detto “con tutto il rispetto parlando”.Io gli ho risposto “no, no, per quanto mi riguarda senza alcun rispetto”, alché Brahim mi ha rimproverato dicen-domi: “no, il rispetto deve sempre esserci, facciamolo almeno noi”.Questo a beneficio di chi, per parlare dei “luoghi comuni” di cui accenniamo anche nell’in-tervista, crede che i migranti siano dei buoni a nulla, spes-so criminali, sempre incivili!

Primo piano

sommario

Es... cogitando, di Roberto Ciavatta

Il carattere corroso dell’uoMo flessIBIle

ruBrIcHe

L’Ippogrifo, di Angelica Bezziccari

aVatarSognare pandora e dimenticare la terra

IN eVIdeNza

rItaGlIAforisma: Jean Jacques Rousseau 5

Appuntamenti di marzo 13

Mensile di approfondimento indipendente a cura di Associazione Culturale Don Chisciotte

Sede: Via Ca Giannino, 24 - 47895 - Domagnano (RSM) Contatti: 0549.878270 - [email protected]: www.associazionedonchisciotte.org

Hanno collaborato a questo numero:Angelica Bezziccari, Riccardo Castelli, Roberto Ciavatta, Andrea Mina, Oasiverde, Stefano Palagiano, Valentina Quadrelli Per ricevere gratis questo mensile devi essere iscritto all’Associazione Don chisciotte. Puoi farlo dal nostro sito o via mail. Usa la mail anche per proporci collaborazioni, pubblicare articoli, indicare date ed eventi, finanziare le nostre attività o proporci sponsorizzazioni.

I numeri precedenti del mensile sono consultabili in Biblioteca di Stato.Stampato su carta riciclata presso Carlo Filippini Editore

Il Don Chisciotte

coNtrIButI

ACDC

24 ore seNza dI NoIIntervista a Brahim Maarad 2

84

Sopra di noi niente, di Andrea Mina

lIBertà è respoNsaBIlItà Prospettive del comitato di bioetica sammarinese 16

Valentina Quadrelli

palazzo yacouBIaNUn romanzo che abbatte le differenze 12

Riccardo Castelli

Il patrIMoNIo dell’uMaNItà NoN è IN VeNdIta 10

24 ore senza noiIntervista a Brahim Maarad sullo sciopero dei migranti del primo marzo

Stefano Palagiano

Quale futuro per I G.a.s.?Intervista ad Andrea Saroldi 14

Oasiverde

atteNtI al fluoroUna bomba atomica nella vostra bocca 6l’autoGestIta

Rassegna 11

Brahim Maarad

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[email protected]. Per che motivo è nato lo sciopero dei migranti?R. Per far capire quanto ogni immigrato, con il lavo-ro che svolge, contribuisce all’economia e al benessere dell’Italia.L’obiettivo è ripartire insie-me, immigrati e Italiani, senza più distinzioni di “noi” e “loro”, facendo capire come gli interessi e i problemi degli uni e degli altri sono identici.Non è solo una questione di statistica (il 7% del PIL prodotto dal lavoro degli im-migrati, circa 3,2 miliardi di euro) ma di rapporti. Vorremmo che dal lessico italiano scomparissero frasi come “tornatevene a casa vostra”; si deve cambiare mentalità.I comitati, del resto, sono formati da immigrati e italiani che la pensano allo stesso modo,D. Com’è nato il comitato riminese?R. A novembre ho letto di “24 hour sans nous”, lo sciopero dei migranti francesi. Mi son subito detto “magari succe-desse anche in Italia”.A gennaio ho visto che su facebook un gruppo che an-nunciava la stessa iniziativa in Italia, fondato da Stefania Ragusa. Aveva circa 25.000 iscritti (oggi più di 60.000).Così li ho contattati e ho fon-dato un comitato riminese.D. Chi ci lavora con te? R. Sono stato subito contat-tato da edmund Kumaraku, presidente dell’associazione aGIMI, della comunità alba-nese.Alle riunioni c’erano ragazzi della comunità albanese, i “riminesi globali contro il razzismo” (un ramo del PAZ) e ragazzi del PD locale (ad es. filippo peci). Tutti giovani, e questo ci rallegra.D. Quanti sono i comitati in Italia?R. Tanti: purtroppo di meno al sud; chi aveva più bisogno

di questa manifestazione è chi non ha potuto parteci-pare: chi va al lavoro in cam-po alle 4 di mattina... vai a dire al caporale “io sciopero”!D. E all’estero?R. Lo sciopero si è fatto in sei Stati: Francia, Germania, Belgio, Grecia, Spagna e Italia.D. Speriamo l’anno prossi-mo ci sia anche San mari-no... ma con che obiettivi è nato?R. L’obiettivo era ed è coin-volgere più immigrati pos-sibile, far capire che ogni immigrato contribuisce alla società, anche se magari non lo si vede. Dimostrare che senza immigrati l’Italia non va avanti.Nel libro di Vladimiro pol-chi (Blacks out - Laterza 2010), la gente un bel giorno si sveglia e a sorpresa non c’è più la badante. Il paese si blocca, I giornali non girano perché gli immigrati non li hanno portati, al bar niente cappuccini perché non è arri-vato il latte ecc. è il caos!Logicamente nella realtà la sorpresa non è possibile, quindi ci siamo affidati alla pubblicità e al web, tipo face-book sulla scia dell’esperien-za del “popolo viola”, anche se è molto più difficile: molti immigrati, badanti, raccoglito-ri non hanno computer. Buo-na parte della comunicazione si è fatta con il passaparola nelle comunità.D. E cosa chiedevate?R. Cose semplici: un rico-noscimento sociale, il voto, poter esprimere la propria opinione, credo sia legittimo. Abitiamo qua, paghiamo le tasse, contribuiamo all’eco-nomia.D. Che risposta c’è stata dagli immigrati riminesi?R. Quelli con cui ho parlato hanno condiviso lo spirito, ma molti non hanno sciope-rato. Ad es. alcuni cinesi mi hanno detto: “io non mi sono mai fermato, non mi fermerò

il primo marzo”.Tra i negozi di Via Giovanni XXIII, che è un po’ il quartiere multietnico di Rimini, c’è sta-ta molta condivisione. Molte saracinesche sono rimaste abbassate il primo marzo, magari anche solo simboli-camente per l’integrazione e contro la discriminazione dall’alto.Si parla di commercianti, gente che suda e contribui-sce al benessere di tutti, non di militanti terroristi.D. E chi proprio ha dovuto lavorare?R. Beh, una dottoressa dell’università di Urbino, che non poteva interrompere le lezioni, ha partecipato rinun-ciando alla paga e facendo lezione sulla discriminazione razziale.In ogni caso il nostro colore è il giallo, il colore del cam-biamento. Chi ha lavorato indossando un fiocco o un fazzoletto giallo ha indicato l’adesione di principio.D. Quali altre risposte ave-te avuto dagli italiani?R. Molti ci hanno sostenuto, dicendoci “sono con voi”. Per me è già un traguardo!Inoltre come detto molti or-ganizzatori nazionali sono italiani, e a Rimini la Provin-cia ha aderito ufficialmente. L’assessore Galasso ha detto che il primo marzo “è una giornata di tutti noi”. Si deve smetterla con il clima di terrore che non fa bene a nessuno.D. A proposito di questo, cosa pensi dei fatti di Ro-sarno o di Via Padova?R. Sono fatti gravissimi, per-ché possono diventare delle micce.Manifestare come il primo marzo è stato un modo più civile per lasciare un impron-ta proprio “non essendoci”.Dovevamo far capire a chi dice “mandiamoli a casa” che senza noi, soprattutto nel nord est, l’economia si fermerebbe.

Però prima di condannare si dovrebbe risalire alle cause: non serve a nulla dire, come Maroni: “non permetteremo che succeda ancora”. Non è portando via gli immigrati che si risolve il problema: lo si ricrea altrove.D. E forse a Rosarno ci sono già altri immigrati a lavorare al posto di quelli allontanati...R. Già, lo credo anche io, usati come pezzi di ricambio di quelli mandati via perché forse avevano capito cose che non dovevano capire o semplicemente non ne pote-vano più.D. Che rispondi a chi pen-sa che gli immigrati “ven-gono qui a delinquere”, “ci tolgono il lavoro” ecc? R. C’è un campionario di frasi del genere, potrei darti a mia volta risposte standar-dizzate. La miglior risposta, credo, è stata la nostra manifestazio-ne pacifica per far capire a tutti che siamo parte dell’Ita-lia, e facciamo lavori che gli italiani non fanno. Come a Rosarno, per tornarci sopra: non credo saranno degli ita-liani a sostituirli.D. Non credi che a far pau-ra non sia solo l’immigrato, ma ogni forma di diversità (di pensiero, orientamento sessuale, handicap, vec-chiaia)? Come nel caso dei down presi di mira su facebook qualche giorno fa. L’italia è in crisi, e la po-litica mette legna sul fuoco aizzando contro il diverso, addossandogli le sue col-pe. Così il popolo trova un responsabile contro cui accanirsi piuttosto che condannare loro...R. Sì, potrei concordare con te, ma non spetta a me dirlo. Io credo che si debba capire che tutti, nessuno escluso, siamo un piccolo mattone senza il quale il muro crolla. Che il mattone sia bianco o nero poco importa...

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Secondo Sennet la fles-sibilizzazione del lavoro favorisce trasformazioni caratteriali dell’individuo e ne distrugge i sensi d’apparte-nenza, cioè la socialità.Questo depauperamento della personalità del singolo viene inseguita per favorire l’arricchimento di pochi in-dividui ed interessi privati, a cui si sacrifica la comunità.Ma veniamo alle analisi Sen-nettiane, che col banchiere francese Albert distingue due tipi di economia in occidente: quella renana (o capitali-smo di Stato), propria degli stati centrali europei (Germa-nia, Francia, Olanda, Italia), in cui sindacati e aziende condividono il potere, si rimarcano i doveri dell’eco-nomia verso la politica, vi è un sistema assistenziale più o meno universale (pensioni, educazione, sanità) e un contenimento delle disugua-glianze salariali ma una di-soccupazione cavalcante.E quella angloamerica-na (o neoliberista), propria di USA e Gran Bretagna, in cui governa il libero mercato, la politica e lo stato sociale sono subordinate ad esso, si idolatra il cambiamento

anche se ha contraccolpi devastanti sulle fasce deboli, dà una ridotta disoccupazio-ne ma ingenera enormi disu-guaglianze salariali (in USA dal 1973 gli stipendi di un operaio hanno perso il 18% del potere d’acquisto, mentre le paghe di manager e vertici aziendali, circa il 2% della popolazione, sono aumenta-te oltre il 110%).Questo interessa anche la nostra piccola San Marino, perché ovunque il modello renano si sta squilibrando verso logiche neoliberiste, proprio ora che dimostrano pienamente la loro crisi.I sistemi neoliberali, infatti, sono alla base dell’attuale e delle periodiche crisi finan-ziarie!Questo perché i sistemi ne-oliberisti danno meno disoc-cupazione flessibilizzando: gli occupati aumentano, ma a scapito della sicurezza sul lavoro e a patto di ri-durre notevolmente i propri compensi, le proprie tutele (niente assistenza sanitaria, pensione – se non private, cioè a pagamento). Il lavoro non è più svolto per “togliersi qualche soddisfazione”, ma

per non morire, in continua concorrenza coi colleghi/concorrenti che, al prossimo downsizing, potrebbero essere rinnovati a scapito nostro.Il downsizing è la famosa “ri-duzione dei posti di lavoro”, che gli epigoni del capitali-smo sfrenato difendono so-stenendo che se si riducono i costi della manodopera aumenta il profitto e l’effi-cienza delle imprese che lo effettuano. In usa dal 1980 al 1995 sono stati sotto-posti a downsizing 39 milioni di lavoratori.In verità il downsizing, oltre a non favorire la produzione, sfiducia i lavoratori. Secondo uno studio dell’AMA (Ameri-can Management Associa-tion) le aziende che fanno downsizing producono in se-guito minori profitti e un calo nella produttività del singolo lavoratore. Meno del 50% di queste riduce le spese. Meno di un 30% aumenta i profitti. Ciò perché ad ogni licenziamento i “superstiti” si deprimono in attesa del prossimo taglio.Le aziende continuano a li-cenziare, quindi, solo perché quando lo fanno le quota-zioni in borsa aumentano, e nel breve termine gli azionisti ne guadagnano! è questa la finanziarizzazione dei profitti

il carattere corroso dell’uomo flessibile

Es... cogitandoa cura di Roberto Ciavatta

“Le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita personale”.è questo il sottotitolo del bel libro scritto da Richard Sennett nel 1998, intitolato “L’uomo flessibile” in Italia, “The corrosion of character” (che formula in maniera più compiuta il contenuto) in Inghilterra.Tentiamo qui una breve introduzione

Filosofia e società

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[email protected]

reali che porta alla crisi dei nostri giorni. Nel frattempo la vita lavo-rativa si riduce: non c’è più posto per chi è meno produt-tivo, e non si deve spendere sldi pubblici per sostenerlo… ergo dev’essere lasciato a morire!Nel 1990 in usa solo il 65% delle persone tra 55 e 65 anni lavorava. Il sociologo M.castells pre-vede che la vita lavorativa si ridurrà a breve a 30 anni (dai 24 ai 54). Questo, in assen-za di modifiche assistenziali, lascerebbe i lavoratori a fine carriera senza pensioni suffi-cienti a sopravvivere.Il modello neoliberista è, in definitiva, irrazio-nale: è il “carosello” del profitto che genera profitto, un carosello in cui l’uomo – flessi-bilizzato – è superfluo.Esempio eclatante di questa logica del profitto fine a sé stesso è, in questi giorni, il caso della maxitruffa delle comunicazioni in cui San Marino è immischiata. In questa truffa membri della ‘ndrangheta, imprenditori, politici e aziende (telecom Sparckle, azionaria al 100% di Telecom Italia San Mari-no) versavano in conti ban-cari off-shore

(anche sammarinesi) un fiume di soldi, ma Mokbel, l’imprenditore nazifascista a capo della truffa, in un’in-tercettazione si lamenta che “Noi stiamo a vive male, però, molto male! Ammuc-chiamo, ammucchiamo ma non famo mai un cazzo... mo’ tocca iniziare a spen-derli sti soldi”.Questa telefonata del roma-naccio con ritratti di Hitler in casa è il miglior compendio dell’irrazionalità del modello neoliberista. Per quanti soldi abbia, per quante proprietà, un poveraccio è sempre un poveraccio (come gli im-prenditorucoli che per una manciata di soldi leccano il culo a Bertolaso procu-randogli amiche e incontri privati notturni nell’am-bito dell’inchie-sta sul presunto favoreggiamento di Guido Ber-tolaso, della “protezione civile -ex- spa”).Queste

osservazioni sono utili per valutare le politiche che uno Stato deve tenere nei con-fronti delle aziende private.Quando un’azienda minaccia di andarsene se non accon-tentata in tutto, lo Stato assi-cura tutto quello che l’azien-da gli chiede senza valutare se e in che dimensione valga la pena mantenere un’azien-da di quel tipo sul territorio.Da noi, ad es., il mobilificio Colombini ha ottenuto defi-scalizzazioni totali per anni. Lo Stato si è chiesto se gli è

convenu-to?

Che ne ha fatto la Colombi-na dei soldi risparmiati (non versati allo Stato)? è quelli che ha investito in una delo-calizzazione in Cina? Perché successivamente le si è permesso di poter assumere personale con contratto in-terinale? Che si farà ora che chiede a piene mani di poter esternalizzare i servizi?Come capite, un’azienda a cui si fa un favore non smet-terà mai di pretenderne, e un governo deve valutare se e fino a che punto questo è uti-le al benessere pubblico.Inoltre dovrebbe stabilire che ogni attività che riceva aiuti debba reinvestire ogni soldo risparmiato in repubblica,

altrimenti ciccia!Un governo per bene deve insomma ribadi-re la subordinazione dell’interesse privato agli interessi della co-munità in cui l’azienda si

insedia, perché per finire con Sennet: «Un luogo diventa una comu-nità quando la gen-te usa il pronome

“noi”».

«Gli antichi politici parlavano senza posa di costumi e virtù; i nostri non parlano che di commercio e di denaro… Un uomo non vale per lo Stato che il consumo che vi fa. (…) Oggi regnanei nostri costumi una vile e ingannevole uniformità e tutti gli spiriti sembrano esser stati fusi in uno stesso stampo; senza posa la società esige, la convenienza ordina, senza posa si seguono gli usi e mai il proprio genio. Non si osa più apparire ciò che si è… Non si saprà quindi mai bene con chi si abbia a che fare»

Jean Jacques Rousseau - “Discorso sulle scienze e sulle arti”

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Associazione Oasiverdesede legale: str. Genghe di atto, 122/3 - 47892 acquaviva (rep. san Marino)tel: 335/7340580 ~ fax: 0549/944242 ~ coe: sM21783 ~ coord. IBaN: sM22X0326209800000000304885 e-mail: [email protected] ~ web: www.oasiverdersm.org

6Pagina autogestita

Il fluoro è un elemento presente in quantità limitate

nel nostro organismo, soprattutto nelle

ossa e nei denti e in natura in diversi alimenti.

Poi l’uomo ha iniziato a manipolare le risorse ed oggi assumiamo ingenti quantità di fluoro attraverso le acque potabili, i pesticidi (quindi residui su frutta e verdura), prodotti per l’igiene orale, psicofarmaci. Il fluoruro è stato l’elemento chimico chiave per la costruzione

della bomba atomica. Si, lo stesso contenuto nel dentifricio che usiamo tutte le mattine o nelle gomme da masticare vendute a coloro che non hanno neanche il tempo di lavarsi i denti. Il beneficio della fluoroprofilassi (uso di dentifrici contenenti fluoruri o assunzione di fluoro via tavolette o gocce) consiste nella formazione di uno smalto più resistente agli acidi. Ma la distinzione tra uso locale, come nel caso dei dentifrici (purché non ingeriti perché in tal caso altamente tossici!), ed uso interno e sistemico, come nel caso delle tavolette o dell’acqua “fluorizzata” non è banale. Assorbito per bocca, il fluoro entra nel dente attraverso il sangue e altera la struttura del dente stesso, causando fluorosi. Inoltre si accumula nel corpo con effetti negativi sulle ossa e sul sistema nervoso.

Prendiamo ad esame il fluoruro di sodio: prodotto di scarto dell’industria dell’alluminio e usato nella fluorizzazione dell’acqua potabile, esso è diventato I’ingrediente attivo nei pesticidi fluorurati, nei roditoricidi, negli anestetici, nei tranquillizzanti, dentifrici, gel e sciacqui al fluoro. In altre parole, il fluoruro di sodio è parte fondamentale del guadagno multimiliardario dell’industria e della farmaceutica. Le stesse industrie farmaceutiche sono molto abili nel manipolare gli studi scientifici e ancora oggi pediatri e dentisti consigliano in modo automatico la fluoroprofilassi, perché non c’è miglior guadagno di quello che si ricava prescrivendo farmaci in modo sistemico a larghe fasce di popolazione. La dott.ssa Mullenix negli Stati Uniti condusse ricerche rivelatrici sulla neurotossicità del fluoro sul feto che, persino con dosaggi sicuri per la madre, manifesta alla nascita un ridotto quoziente intellettivo e alterazioni comportamentali. Volendo pubblicare i suoi studi su un’importante rivista medica, fu licenziata dalla Forsyth Institute (Istituzione statunitense per la ricerca e l’educazione orale presso cui lavorava), che casualmente poco dopo ricevette fondi per un quarto di milione di dollari dalla Colgate. Dal 1945, quando venne sperimentata l’addizione di fluoro nelle acque potabili di Newburgh (stato di New York), si è diffusa

attenti al fluoroUna bomba atomica nella

vostra bocca

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[email protected] attività convenzionate con Oasiverde

Agrizoo - AlliAnz/lloyd AdriAtico - ArtemisiA - BABette - BABylAB - Blu notte - ciquAdro coBAfer - estetique michelle - fior di verBenA - food & science - legAtoriA incipit - indiA world lA rondine - lAvAnderiA mAgis - lAyAk - legno design - phisicol - piletAs - sAlmoirAghi & vigAnò sAn mArino vernici - scrigno delle fAte - titAn gomme - tuttA nAturA - vivAio zAnotti - zAff Byke

questa pratica il cui scopo sarebbe prevenire le carie nella popolazione. Oggi è praticata negli Stati Uniti, Finlandia, Australia, ed alcune zone della Gran Bretagna. E’ invece proibita in Belgio, Danimarca, Olanda, Francia. In Italia non esiste una normativa in materia. Ci sono ampie regioni in India dove il livello di fluoruri nell’acqua non si può scegliere. Va in media da 3,5 ai 4,5 parti per milione, quando il limite massimo tollerabile non dovrebbe superare 1 parte per milione. Il problema investe 17 dei 32 stati indiani, riguarda 25 milioni di persone. Il quadro in questo paese è peggiorato dalla povertà e dalla malnutrizione diffusa che aggrava le malattie ossee causate dal fluoro, mentre i lunghi periodi di siccità aumentano la concentrazione dell’inquinante nell’acqua da bere. Si intuisce la vastità degli interessi economici insiti nella fluorizzazione: i fluoruri sono materiali di scarto di molte industrie chimiche e produttrici di fertilizzanti e la loro distruzione ha costi molto elevati. Ma anziché spendere denaro nel costoso smaltimento, le industrie vengono pagate per fornire queste sostanze tossiche ai gestori delle acque. Un efficiente opera di riciclaggio attraverso i nostri reni! Il Dr H. Limeback, capo del dipartimento per la prevenzione dentale dell’Università di Toronto ed ex presidente dell’Associazione Canadese per la Ricerca

Dentale, afferma: “nuovi studi mostrano che l’assunzione di fluoro per bocca è di poco o nessun beneficio. Qui a Toronto, abbiamo bevuto acqua addizionata di fluoro per 36 anni. Metà del fluoro ingerito rimane nel sistema scheletrico e si accumula con gli anni. Abbiamo scoperto che il fluoro sta alterando la struttura base delle ossa del corpo umano”. I consigli? Non usare dentifrici al fluoro (ne esistono pochi in commercio), evitare acque minerali fluorate, gomme o tavolette al fluoro. Per l’acqua del rubinetto, auspicando una legislazione in merito anche per l’Italia, è possibile applicare un filtro ad osmosi inversa, che generalmente abbatte il fluoro fino al 90%, ma attenzione perché alcuni sono progettati appositamente per lasciarlo passare inalterato, a beneficio dei nostri denti…!

Chi è interessato a supportare le nostre iniziative e iscriversi alla nostra Associazione può farlo contattandoci al 335.7340580 o inviando una mail a [email protected]. Come già saprete, da gennaio scorso è partita una convenzione con varie attività commerciali che supportano la nostra associazione, fornendo degli sconti sui servizi e prodotti a tutti i nostri iscritti. Ai fini di aggiornare il registro degli associati che hanno regolarmente versato il contributo, ricordiamo a chi non avesse ancora provveduto al rinnovo della tessera Oasiverde per il 2010 che potranno farlo presso la propria banca entro fine febbraio, tramite bonifico

agli estremi sotto indicati. Per visionare gli sconti, potete consultare la pagina relativa alle “attività convenzionate” disponibile sul nostro sito internet www.oasiverdersm.org.Questi gli estremi per effettuare il bonifico:BaNca: Asset bankfIlIale: Dogana INtestatarIo: Oasiverde causale: rinnovo/iscrizione IBaN: SM22 X032 6209 8000 0000 0304 885Ti invitiamo ad aggiornarti sugli eventi intrapresi da Oasiverde, fornendoci il tuo indirizzo e-mail e cellulare, scrivendo a [email protected] tuoi dati saranno protetti dalla legge sul diritto della privacy.

comunicazione agli iscritti oasiverde

Libri consigliati: I Pericoli del fluoro (vedi imma-gine). Fonti:www.iahf.com www.bruha.com/fluoride/ www.amon.it

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pandora è un luogo meraviglioso, non ci sono dubbi. Così come le creature che vi abitano, i Na’vi, super-umanoidi color blu, molto rassomiglianti nelle vesti e nei comportamenti agli indiani d’America, e ad altri popoli indigeni. Ecco un piccolo riassunto per chi ancora non conosce la storia.

Siamo nell’anno 2154. Una corporation terrestre vuole andare sul pianeta Pandora per impossessarsi dell’unobtanium, minerale in grado di risolvere i grandi problemi energetici della Terra. Il problema è che questo minerale si trova nel sottosuolo dell’insediamento principale dei Na’vi, i quali non sono assolutamente disposti a spostarsi. Prima

di iniziare la mobilitazione militare, viene assoldato Jake Sully, ex-marine invalido che ha il compito di recarsi su Pandora per carpire informazioni per l’attacco. Ci andrà con un avatar, un ibrido genetico tra umano e Na’vi: attraverso un’interfaccia mentale un uomo può collegare i propri sensi nervosi alla creatura, immedesimandosi e controllandola esattamente come se fosse il proprio corpo. Qui Jake conosce Neytiri, femmina Na’vi di cui si innamora, e le creature viventi di Pandora, con cui i Na’vi hanno un rapporto empatico. Apprende cos’è Eywa, cioè la forza-guida e divinità di Pandora; Eywa mantiene l’ecosistema di Pandora in perfetto equilibrio, ma questo è minacciato dalla forza

distruttrice dei terrestri, che non resistono alla tentazione della guerra…

Lo spettatore guardando anzi vivendo Avatar viene immerso non in una storia ma in un’esperienza visiva, amplificata al massimo dalla tecnologia 3D, e si trova catapultato a fianco di Jake alla scoperta di scenari immaginifici. C’è una vegetazione rigogliosa di un’estetica sorprendente; dopo averla ammirata è normale essere presi dallo sconforto una volta usciti dal multisala, per avviarsi verso la rigogliosa flora che popola le nostre città: le auto e i parcheggi. Ci sono però diversi aspetti critici: gli ultimi quaranta minuti del film sono davvero noiosi, e la palpebra tende a calare. La narrazione è inesistente, la

sceneggiatura è un surplus di stereotipi: i buoni, i cattivi, la storia d’amore, le prove da superare, la vittoria finale.

perché questo film è stato definito dai più un capolavoro? Per la tecnologia 3D? Cameron non è il primo che la utilizza, nonostante parlando di tecnica c’è poco da obiettare. Per la trama? In Avatar si trovano molte ‘citazioni’: Pocahontas, Balla coi lupi, Soldato blu. Si deduce che Avatar non è altro che un western contemporaneo, dove i buoni in questo caso sono i nativi. Per i personaggi? è stata utilizzata la tecnologia motion capture, che cattura tramite particolari attrezzature i movimenti dell’attore; i

L’ippogrifoa cura di Angelica Bezziccari

avatar Sognare Pandora e dimenticare la terra

Monti Huangshan (cina orientale). Hanno ispirato le ‘montagne f uttuanti’ di pandora

Cinema e letteratura

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computer ne fanno poi un’immagine stilizzata e riproducono digitalmente i suoi movimenti. L’espressività umana quindi è ridotta ai minimi termini, e siamo ben lontani da certi primi piani degli attori del cinema neorealista. Ma quello che mi interessa di più è l’aspetto diciamo antropologico del film.

Questo Pandora è invidiabile, tanti vorrebbero vivere lì. Ma dov’è Pandora? Esiste davvero? Esiste nelle nostre menti certo, un po’ come un unicorno, o un ippogrifo. Ma vi dirò di più, per me esiste anche qui. Solo che noi non lo vediamo, perché siamo circondati dal Brutto, dalla Macchina e dell’Innaturale. Anche nei cosiddetti paradisi terrestri l’uomo ormai non

ci va più per la Natura, ma per i resort, per i massaggi, per i coktail e l’abbronzatura. ci siamo scordati che abbiamo creature meravigliose e luoghi forse persino più stupefacenti di pandora, ma non ce ne rendiamo conto, anche perché non lo sappiamo! Come riuscire a spiegare la Bellezza? Potrei suggerirvi di andare a Machu Picchu, a Delphi, in India o nella savana africana, ma ci andreste? E la Bellezza degli Umani, come faccio a spiegarvela? Ci siamo ridotti a dei blob viventi, con muscoli atrofizzati perché stiamo seduti otto ore al giorno o anche più davanti a una macchina, con l’olfatto estremamente ridotto, così come altre nostre caratteristiche primitive. In tempi remoti

avevamo anche la coda, di cui il coccige ne è l’ultima testimonianza. è inevitabile quindi ammirare la flessuosità, l’abilità e l’armonia dei Na’vi. E le ‘connessioni’ con gli altri esseri viventi? Non è stato certo Cameron il primo a parlare di questi concetti, che esistono da millenni soprattutto nelle religioni orientali. Potrei anche parlarvi di sincronicità e di Jung, osare accennarvi di preveggenza e di telepatia, ma in questo mondo iper-razionale è vietato parlare di tutto ciò che è soprannaturale: è lecito solo credere in Dio (anzi ormai neanche più in quello).

è inoltre importante dire che per avatar sono stati spesi 150 milioni di dollari in promozione e marketing, quindi più della metà di quanto sia costato il film stesso! Senza questi 150 milioni, avrebbe avuto lo stesso successo? Per chi conosce qualche nozione elementare di marketing, la risposta è ovvia; per gli altri, vi invito a rifletterci su.

Molti dicono che Avatar è un film anti-imperalista, o meglio sull’imperialismo e le sue dinamiche; lo sostiene Cameron stesso (vedi citazione). Sono in effetti abbastanza palesi i riferimenti in questo senso, ma rimaniamo a un livello di ‘anti-imperialismo’ molto superficiale e narratologico. È un po’ come dire, per contrasto, che il cartone animato Tom e Jerry incita alla violenza.

Spero che Avatar abbia la funzione non di farci dimenticare della Terra per sognare qualcosa

di irreale, ma di farci acquisire maggiore consapevolezza della sua esistenza e della sua fragilità. è anche vero che il cinema, in quanto ‘settima arte’, come le altre arti non deve avere per forza funzioni, anzi, ma tutto ciò che facciamo ha una conseguenza. se la visione di questo film ci spinge solo ad essere depressi per le brutture di questo mondo, la soluzione non è tornare a vedere avatar e comprare il videogioco omonimo aspettando Avatar 2. La soluzione è visitare uno dei luoghi magnifici che abbiamo qua, o perlomeno prendere coscienza della loro esistenza, e iniziare a fare qualcosa affinché la Terra non sia minacciata dalla distruzione totale, evento che avatar ci ha dipinto come possibile e molto reale.

“Il film è sull’imperialismo, nel senso che l’umanità

ha sempre funzionato così: chi ha forza militare

o tecnologica tende a sfruttare o distruggere chi

è più debole, in genere per prendergli le risorse.

Oggi siamo in un secolo in cui dovremo combattere

sempre di più per sempre meno risorse.

La popolazione non cala, il petrolio sta finendo,

e non abbiamo un Piano B per l’energia, malgrado

gli sforzi di Obama sulle energie alternative.”

James cameron

“C’è un solo modo per vedere realizzati i

propri sogni: svegliarsi.” paul Valèry

Hanno ispirato le ‘montagne f uttuanti’ di pandora

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Il Don Chisciottenumero 29, marzo 2010 1010

uNesco è una sigla che sta per “Organizzazione delle Nazioni Unite per l’ Educazione, la Scienza e la Cultura”, un ente che opera al fine di favorire lo scambio educativo, scien-tifico e culturale dai suoi 60 uffici sparsi in tutto il mondo.Tra le sue attività c’ è la re-dazione della lista dei “pa-trimoni dell’umanità” (World Heritage List), ossia una elenco di siti che ricoprono un ruolo eminente sotto il profilo naturalistico e devo-no ricevere una particolare tutela dal momento che rappresentano un bene comune: questa azione di salvaguardia è monitorata dalla Convenzione sul Pa-trimonio dell’Umanità.Secondo la Convenzione,

per “patrimonio cultura-le” si intende un “monu-mento, un gruppo di edifici o un sito di valore storico, estetico, archeologico, scientifico, etnologico o an-tropologico”. Il “patrimonio naturale”, invece, indica rilevanti “ca-ratteristiche fisiche, biologi-che e geologiche, nonché l’habitat di specie animali e vegetali in pericolo e aree di particolare valore scienti-fico ed estetico”.“Il Patrimonio” si legge nel sito italiano dell’UNESCO “rappresenta l’eredità del passato di cui noi oggi be-neficiamo e che trasmettia-mo alle generazioni future”.Il 7 Luglio 2008 il centro storico di San Marino è stato iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale con

una dichiarazione che reci-ta, tra l’ altro:

”San Marino e il Monte Titano costituiscono una testimonianza ecceziona-le dell’istituzione di una democrazia rappresen-tativa fondata sull’auto-nomia civica e l’autogo-verno, avendo esercitato con una continuità unica e senza interruzione il ruolo di capitale di una repubblica indipendente dal XIII secolo. San Ma-rino è una testimonianza eccezionale di una tradi-zione culturale vivente che perdura da settecen-to anni”.“Le mura difensive e il centro storico hanno subito modifiche nel tempo, comportando un intensivo restauro e una ricostruzione tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo – processo che può essere considerato come parte integrante della storia del bene e che rifette gli approcci in mutamento della conservazione e della valorizzazione del patrimonio nel tempo”.“I lavori di restauro e di ricostruzione realizzati da Gino Zani possono essere considerati come

parte integrante della storia del bene e valutati in quanto applicazione dei principi teorici pro-venienti dal Movimento Romantico di restauro. Nel presente caso, l’idea di «medievalizzazione» del centro storico può essere considerata come un’espressione dell’iden-tità nazionale ricercata attraverso un’immagine idealizzata del centro sto-rico”.

L’ UNESCO ci dice an-che, però, che tale nostro patrimonio corre un serio rischio, ed indica le misure da adottare facendo una precisa richiesta al Gover-no. “La protezione del bene è appropriata ma bisogne-rebbe introdurre numero-si strumenti di protezione giuridica e strumenti giu-ridici più specifici per la protezione del patrimonio costruito e del paesaggio circostante (...)“a) Attuare la protezione giuridica conformemente a quanto prescritto;b) Controllare gli effetti negativi potenziali prove-nienti dalle pressioni turi-stiche sugli elementi ma-teriali del patrimonio, ivi compresi l’uso degli edi-

Società

il patrimonio dell’umanità non è in venditaAnalisi del testo d’iscrizione del centro storico di San Marino nei “patrimoni dell’umanità” di Riccardo Castelli Vista aerea della cesta usata dal sito uNesco

es. di scempio del patrimonio:antenne dentro la GuaIta

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[email protected]

fici esistenti e l’eccesso di attività commerciali;c) Migliorare e finalizzare il sistema di monitorag-gio, individuando una serie più esaustiva di in-dicatori chiave associati ai valori, all’integrità e all’autenticità del bene...”

I nuovi strumenti urbanistici dovranno venire incontro a queste richieste, facendo in modo che la vocazione turistica del centro di Città non diventi la tomba del senso di appartenenza sto-rica dei suoi abitanti.In altre parole il rischio è che si assista, contempo-raneamente ad una ripresa economica che tutti ci au-guriamo, alla perdita di ca-ratteri storici o ambientali, ultimi legami con le nostre radici, che ci ricordano che la forza di un buon Gover-no sta anche nell’offrire, anzi nel restituire luoghi pubblici ai cittadini, i quali devono potervi accedere senza distinzione di red-dito o di peso sociale, per riscoprirsi parte di una collettività, sia che si tratti di una piccola piazza, sia che si tratti di un luogo da cui ammirare un bosco ab-barbicato ad una rupe, sia che si tratti di un semplice riparo.

1 febbraioLa procura di Rimini indaga Gabriele Gatti. Il pm vuole sapere se e a che titolo Gatti fosse al corrente di una vali-getta di uranio transitata nel 2006 a San Marino. Che spy story! Pubblicata delibera che ricono-sce responsabilità nell’inchie-sta “licenzopoli” (presunta corruzione di agenti in cambio di licenze). Come sempre nel-la “patria della libertà” non c’è alcun nome di responsabile. è la solita ipocrisia governativa: li sappiamo tutti!

3 febbraioTremonti dice che san Mari-no non è virtuoso in tema antiriciclaggio. Sarà perché la RSM è l’unica in europa a non aderire alla GRECO? Ah, no… dimenticavo: è la solita invidia!

4 febbraioPer contenere i costi della PA ogni assunzione dovrà ave-re il nulla osta del governo. Scommetto che la spesa au-menterà alla faccia della tutela sociale?

5 febbraioSu “indicazione” del Congres-so di Stato, Banca Centrale rimuove caringi da responsa-bile della vigilanza. Che stes-se controllando sul serio?

9 febbraioLa difesa chiede archiviazione per il caso “Biagioli” (indagi-ne sull’ex colonnello della Gen-darmeria Marcello Biagioli e il figlio Carlo per la presunta falsificazione di un foglio di servizio che avrebbe coperto la banda della magliana. Se-condo l’avv. Burgagni è stato

violato il giusto processo.

10 febbraioIl presidente Bossone e il co-ordinatore vigilanza di Banca Centrale papi si dimettono, in seguito alla rimozione di ca-ringi, denunciando pressioni politiche e ingerenze per ad-domesticare i controlli.

13 febbraioMarco podeschi denuncia in tribunale www.giornale.ms, che opera in maniera anonima da panama, noto paradiso fi-scale.

14 febbraioaugusto Gasperoni, di SU, propone immunità per i politici degli ultimi venti anni a patto che si dimettano. Non sa-rebbe meglio farli dimettere e indagarli?

15 febbraioCon delibera 17 del 18 genna-io lo stato impegna 350.000 euro per pagare i carburanti della PA. Strano abbiano bocciato l’istanza del 2008 con cui chie-devamo la sostituzione di auto pubbliche con auto a metano, gpl o elettriche.

16 febbraioUn boss camorrista del clan “Verde” viveva a Rimini, non dichiarava redditi ma girava con bmw x6 e porche cayen-ne. Targate San Marino, logi-camente! Grazie mille al nostro tribunale che non ci fornisce le senten-ze per mafia.Il giudice Ceccarini si dimette dal tribunale: non sono sta-to messo nelle condizioni per lavorare serenamente. Non è che ci siano ingerenze anche

in tribunale!

18 febbraioLetta in consiglio la lettera di dimissioni dei vertici di BcsM. Cosa dicono? Boh: in onore alla trasparenza la seduta è stata “segregata”, e i nomi dei segretari coinvolti “criptati”: segretario “alfa” ecc. Gli tira il culo!

20 febbraioIl PSD svela: “è Gatti il se-gretario alfa”… ma nooo!

21 febbraioIl segretario Berardi incontra letizia Moratti (a cui chiede di tenere il discorso di inve-stitura dei reggenti) e Vittoria Brambilla. Un incubo?

22 febbraioIl fondo Monetario Interna-zionale farà controlli annuali e non biennali a San Marino (sorvegliato speciale), e la guardia di finanza controlla i flussi da e per san marino con due autovelox fiscali (nemme-no in Svizzera). Va tutto bene!

24 febbraio:Rossi, di SU, denuncia che reggia, il nuovo presidente di Banca centrale, ha legami con una compagnia assicurativa nel cui cda siede la figlia del segretario Gabriele Gatti. Gatti risponde: vigliacco tirare in ballo i figli! A, beh... allora...

25 febbraioScoppia la maxitruffa delle telecomunicazioni che vede conivolti politici (Di Girolamo, del pdl), industriali (il nazifa-scista Mokbel) e altri 54 impu-tati, la ‘ndrangheta, telecom sparckle (azionaria al 100% di telecom Italia-san Marino) e Fastweb. Il gruppo criminale ha fatto transitare denaro sporco (per un totale di 2,2 miliardi di euro) in conti anche di San Marino. Emergono movimenti con 3 banche: Carifin (Carisp), Banca Commerciale Sammari-nese e Credito Sammarinese.

rassegna Cos’è successo in questo strano paese il mese scorso

Vista aerea della cesta usata dal sito uNesco

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Il Don Chisciottenumero 29, marzo 2010 1212

Il vociare delle donne che preparano la cena nelle loro cucine, i panni stesi ad asciugare sui balconi, i bambini che si rincorrono, gli uomini che tornano a casa dal lavoro e l’odore di cibo che si propaga di piano in piano attraverso la tromba delle scale. E dietro a questa immagine, decine di storie che si snodano rivelando caratteri, umori, passioni e dolori. Potrebbe essere la descrizione di un comunissimo condominio del Sud d’Italia, invece è la scena immaginaria con cui si apre Palazzo Yacoubian, il bellissimo romanzo dell’autore arabo ‘ala al-aswani, pubblicato in Egitto, tra mille difficoltà, appena un anno dopo

l’11 settembre 2001 e diventato da allora il libro più venduto nel mondo arabo dopo il Corano.Combinando situazioni drammatiche a episodi comici, l’autore egiziano racconta le microstorie degli inquilini di un palazzo nel centro del Cairo: c’è la ragazza giovane e prosperosa costretta a subire le molestie del suo datore di lavoro per mantenere il posto di commessa, c’è il suo fidanzato che sogna un futuro in polizia, negatogli in quanto figlio di misero portiere, e che da giovane mite e pacifico finisce per diventare un kamikaze; c’è il vecchio notabile che compra un posto in politica e il giornalista gay protagonista di una tragica storia d’amore…Con uno sguardo da scienziato sociale, Al-Aswani usa la metafora del palazzo per tracciare i caratteri della società egiziana e per lanciare un forte messaggio di contestazione al regime di Mubarak. Pagina dopo pagina, vengono affrontati i temi più problematici che riguardano il mondo arabo: dalle persecuzioni contro gli omosessuali all’arruolamento dei Kamikaze, dal ruolo della donna, alla corruzione politica; tutto viene analizzato, spiegato e raccontato senza stereotipi o eufemismi. Personalmente, ritengo che Palazzo Yacoubian sia uno dei romanzi più belli che siano mai stati scritti sul Medio Oriente.

palazzo yacoubianQuando un romanzo e la franchezza del suo autore abbattono le differenze

“A scuola di medicina uno degli insegnamenti fondamentali è che il medico deve imparare subito la differenza tra patologia e malattia, e questo discrimine è molto importante: se si cura la malattia, si può guarire realmente, se si cura la complicanza come se fosse una malattia, il paziente muore. Questa è una similitudine per dire che nel mio paese è accaduta la stessa cosa: la malattia è il regime, la complicanza della malattia è il fanatismo. Il regime vuole convincerci in tutti i modi che il fanatismo e l’integralismo siano lamalattia da curare, mentre invece sono una conseguenza della malattia”

‘Ala Al-Aswani

di Valentina Quadrelli

palazzo yacoubian esiste davvero e al- aswanivi aveva stabilito il suo studio dentistico

Terzo mondo e PVS

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12 Il Don Chisciottenumero 29, marzo 2010 13www.associazionedonchisciotte.org

[email protected] vicende personali dei protagonisti, la loro formazione, i sentimenti che provano sono talmente simili ai nostri da cancellare con un colpo di spugna tutte le differenze e i fossati che i media nostrani tentano di costruire. Contemporaneamente, l’abilità narrativa di Al-Aswani ci trascina tra le affollate vie del Cairo rendendoci prima egiziani e poi arabi.In tempi come quelli che stiamo vivendo, dove la paura per il “diverso” (soprattutto se è mussulmano) ci viene instillata fin da bambini, leggere autori come Al-Aswani non è solo importante ma diventa fondamentale. La religione e le tradizioni che differenziano i popoli del mondo non cambiano la natura umana; essa resta identica in qualsiasi parte del mondo. Spegniamo i televisori, chiudiamo la bocca ai mostri urlanti che inveiscono contro tutti dalle foci del Po e apriamo un bel libro. Lasciamo gli scrittori arabi liberi di raccontare i loro paesi, ascoltiamoli senza pregiudizi, lasciamoci contaminare senza paura da una cultura che fa parte di noi più di quanto possiamo immaginare.

Lunedì 1 marzo “sciopero dei migrAnti”, in diverse piazze italiane, per far capire quanto i migranti siano essenziali per il no-stro “benessere”. Per Rimini contat-tare il referente Brahim Maarad su Facebook nel gruppo “Primo Marzo 2010 Gruppo Rimini”

Giovedì 4 marzoPer la rassegna “pensieri per lA si-nistrA” (Sala del Castello di Serra-valle, ore 21.00) silvia rodeschini tratterà il tema: “peter sloterdijk. gloBAlizzAzione: geneAlogiA ed effetti di un concetto”

Venerdì 5 marzoPer la rassegna “ritrAtti d’Auto-re” (Teatro Astra, Misano, ore 21.00) carlo sini interpreta: “l’ethicA” di Baruch spinoza

Domenica 7 marzo “l’occAsione d’oro”, con Elisa Manzaroli. Teatro Titano (RSM)

Dal 10 al 14 marzo“sAltimBAnco” lo spettacolo della compagnia circo-teatrale più grande: i cirque du soleil. Adriatic arena, Pesaro

Giovedì 11 marzoPer la rassegna “pensieri per lA sinistrA” (Sala del Castello di Ser-ravalle, ore 21.00) franco Berardi tratterà il tema: “deleuze e guAttA-ri. che cosA c’è dopo lA fine del futuro?”

Venerdì 12 marzoPer la rassegna “ritrAtti d’Auto-re” (Teatro Astra, Misano, ore 21.00) umberto Galimberti presenta il suo ultimo libro: “i miti del nostro tem-po”

Sabato 13 marzo “silvio c’è”, con Antonio Cornac-chione. Teatro carisport, Cesena

Giovedì 18 marzoPer la rassegna “pensieri per lA sinistrA” (Sala del Castello di Ser-

ravalle, ore 21.00) Mario pezzella tratterà il tema: “guy deBord. po-tere politico e società dello spet-tAcolo”

Sabato 20 marzo “psychedelic vAmpire”, al DNA di Borgo M. (RSM). Dalla new-wave all’electroclash.

Domenica 21 marzoPer la rassegna “ritrAtti d’Auto-re” (Teatro Astra, Misano, ore 21.00) erri de luca interpreta: “le notti BiAnche” di fedor dostoievskij

Giovedì 18 marzoPer la rassegna “pensieri per lA si-nistrA” (Sala del Castello di Serra-valle, ore 21.00) Gianluca Bonaiuti tratterà il tema: “kArl mArx. no Ad-mittAnce except on Business. sul significAto politico di unA teoriA dellA società cApitAlisticA” Venerdì 26 marzoPer la rassegna “ritrAtti d’Auto-re” (Teatro Astra, Misano, ore 21.00) Quirino principe interpreta: “il si-gnore degli Anelli” di John ronald reuel tolkien

Sabato 27 marzo“welcome to the mAchine”, musical dedicato ai Pink Floyd. Teatro Cari-sport, Cesena

Giovedì 1 aprile“cerimoniA di investiturA dei cA-pitAni reggenti”, Palazzo pubblico, RSM.

Dal 1 al 5 aprile“pAgAnello” il torneo di frisbee rimi-nese, al bagno 34.

ImPeRDIBILI AL CInemA“Alice in wonderlAnd”,con Johnny Depp. Dal 3 marzo

“shutter islAnd”, il nuovo capola-voro di Martin Scorsese, col solito Di Caprio. Dal 5 marzo

Gli appuntamenti imperdibilidel mese di marzo

# gli appuntamenti con i web link sono disponibili nella pagina “news” del

nostro sito #

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Il Don Chisciottenumero 29, marzo 2010 1414

In questi anni, la società nel suo complesso e il mondo dei GAS hanno visto profondi cambiamenti: ho voluto chiedere ad Andrea Saroldi una lettura della situazione attuale e del nuovo ruolo dei GAS in una società caratterizzata da forti contrasti come quella attuale. Nell’intervista parliamo anche della realtà dei DES, ossia i Distretti di Economia Solidale, che sono per molti versi la naturale evoluzione dei GAS: si tratta infatti di circuiti economici a base locale tesi a valorizzare le risorse territoriali secondo criteri di equità sociale e sostenibilità, per la creazione di filiere di produzione-distribuzione-consumo di beni e servizi. Fra i molti aspetti che emergono da questo nostro colloquio, mi sembra doveroso e utile sottolineare la forte carica culturale, sociale e politica della proposta gasista. Ringrazio di nuovo Andrea per l’amichevole disponibilità e vi auguro buona lettura e buona riflessione.

D: A distanza di molti anni dalla nascita del primo GAS a Fidenza (1994) e dall’uscita del tuo libro (2001), come è cambiata la situazione generale del mondo GAS?R: Sono cambiate molte cose. Le più rilevanti sono che il mondo dei Gas è continuato a crescere sia come numero che come ambizioni. Nel 2001 i Gas erano censiti erano 50, ora sono 600 e sappiamo che ne esistono all’incirca il doppio in quanto molti Gas non si segnalano. Allo stesso tempo, grazie anche a questa crescita numerica, i Gas stanno allargando il paniere dei prodotti che riescono ad acquistare in gruppo e stanno sviluppando progetti di filiera con rapporti diretti di so-stegno tra più Gas ed uno o più produttori del territorio.D: Nel tuo libro parli di 4 domande di fondo poste dalla globalizzazione, le 4 domande non risolte della nostra economia: la domanda di natura, di giustizia, di benes-sere e di senso.Già allora tracciavi delle risposte. Come valuteresti, ad oggi, le risposte date dai GAS alle criticità dell’economia occidentale?R: A mio modo di vedere, la crescita dei Gas sta proprio nella capacità di fornire delle risposte a queste 4 domande che ci interrogano. Senza pretendere di avere la risposta comples-siva, ritengo che su questo nella pratica i Gas stiano effettiva-mente sperimentando dei pezzi di risposta. Ultimamente i Gas stanno iniziando a parlare nei loro progetti di sovranità alimen-tare, che indica l’approccio in cui si cercano delle risposte che possano funzionare non solo per i consumatori ma anche per i produttori ed il territorio.D: Come ritieni si possa qualificare, ad oggi, l’apporto dei GAS nella edificazione di un’altra economia?R: La costruzione di un’altra economia ha bisogno di soste-nersi sulle proprie forze. In questo i Gas rivestono un ruolo fondamentale in quanto costituiscono la base della domanda che fornisce le gambe per poter avanzare. D’altra parte, in-

serire i Gas in un processo di trasformazione più generale fornisce una prospettiva più ampia in cui l’operato dei Gas acquista dei significati aggiuntivi.D: Che idea ti sei fatto del fermento attuale del mondo GAS? Quali sono le criticità e le sfide attuali? Quali le possibilità di sintesi?R: I Gas sono molto attivi, ma anche per questo – ora che ini-ziano ad essere conosciuti – sono soggetti a pressioni forti da diverse parti. Molti riversano sui Gas le loro aspettative: i pro-duttori vogliono sapere come fare a vendere ai Gas, i consu-matori chiedono quali sono i prezzi, altri sottolineano maggior-mente l’aspetto politico. Il pericolo maggiore che vedo è quello che i Gas si richiudano sui loro bisogni perdendo il potenziale di trasformazione sociale che portano, ma mi sembra che per ora questo rischio non si stia correndo. La sintesi invece va costruita insieme agli altri attori del territorio, e questo ci porta al tema delle reti e quindi ai Distretti di Economia Solidale.D: In quale rapporto vedi oggi essere la retegas rispetto ai singoli gruppi di acquisto solidali? Quali sono, o dovreb-bero essere, gli apporti reciproci?R: Retegas, rispetto ad altre reti, è un esperimento molto par-ticolare. I soggetti attivi sono i Gas nei loro territori, Retegas è uno strumento di facilitazione della comunicazione e del supporto reciproco tra i Gas. Non esiste un consiglio direttivo di Retegas, e quando più Gas si mettono insieme su di un progetto, come nel caso del tessile o dell’energia, lo fanno in modo spontaneo e mirato al progetto specifico. Per questo è sufficiente che il singolo Gas sia disponibile ad entrare in rete con gli altri, e poi le cose vanno avanti sui singoli progetti nella misura in cui l’interesse è abbastanza forte da trovare le risor-se necessarie.D: Uno degli aspetti centrali, distintivi e paradossalmente “controversi” dell’esperienza gas riguarda il concetto di solidale: quali possono essere le rinnovate declinazioni del tema?R: Ultimamente stiamo ereditando dall’America Latina il con-cetto del benvivere (bem vivir). Per come lo capisco, seguire il benvivere vuol dire cercare nelle proprie azioni il soddisfaci-mento insieme sia delle nostre esigenze che di quelli ci stanno attorno, degli altri popoli e dell’ambiente. Questa è secondo me il tipo di solidarietà che si cerca di sviluppare nei Gas, l’esatto opposto della ricerca della propria utilità individuale senza relazioni con il resto del mondo ipotizzato dalla teoria economica.D: Un altro aspetto spinoso riguarda il coinvolgimento e il grado di consapevolezza dei singoli e della società in rapporto alla sostanza della proposta etica gasista. A che punto siamo?R: I Gas ed i gasisti con più tempo di pratica alle spalle hanno

quale futuro per i g.a.s.?Intervista ad Andrea Saroldi, autore nel 2001 di “Gruppi di acquisto solidali” e voce tra le più stimate del movimento gasistadi Stefano Palagiano

ecologia e sostenibilità

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14 Il Don Chisciottenumero 29, marzo 2010 15www.associazionedonchisciotte.org

[email protected] meglio cosa significa la solidarietà per il mondo dei Gas; quelli nuovi sono all’inizio di un cammino che si svol-ge all’interno del gruppo. Per quanto riguarda la società … potremmo dire per consolarci che non è facile e che abbiamo appena cominciato, ma questo tipo di comunicazione avviene attraverso le relazioni personali.D: Quale senso sta assumendo l’iniziativa politica e terri-toriale dei GAS? In termini di democrazia dal basso, quale ruolo stanno giuocando e possono svolgere i GAS?R: Questo è un tema abbastanza nuovo su cui alcuni gruppi stanno iniziando a muoversi e su cui è iniziato il confronto. Un esempio importante è la lista civica “Intesa Solidale” che si è presentata alle elezioni per il Comune di Caltanissetta, riuscendo ad eleggere due consiglieri. In questo caso la lista è nata nell’ambiente del Gas di Caltanissetta, ma ha comunque una sua indipendenza ed autonomia rispetto al Gas. Mi sem-bra un buon modo di agire, ma la strada è ancora molto lunga.D: Altro cardine dell’esperienza gasista è la valorizza-zione delle relazioni e della convivialità: alla luce delle dimensioni dei diversi GAS, e del fatto che alcuni di essi poggiano su numeri con-sistenti di persone, come si può oggi approcciare il tema delle relazioni? Quale tipo di rapporti personali e sociali si stanno sviluppan-do?R: Il Gas “da manuale” non supera un numero di persone che consente di conoscersi, intorno alle 25-30 famiglie, e quando cresce si divide gemmando un nuovo Gas con cui tiene dei rapporti e magari fa anche alcuni ordini insieme. Esistono però dei Gas più grandi, alcuni enormi, ma spesso sono organizzati in sottogruppi appunto per non perdere questa dimensione conviviale. Questo è un punto importante da tenere presente, in effetti i Gas molto grandi rischiano di perdere l’aspetto delle relazioni per privilegiare l’aspetto organizzativo, e questo è un rischio.D: Come si rapportano o dovrebbero rapportarsi i GAS alla drammatica crisi economica e sociale che stiamo vi-vendo?R: Su questo aspetto i Gas sono molto sollecitati, e non è fa-cile trovare delle risposte. Molti vedono nei Gas solo un modo per risparmiare, ma i Gas non vogliono il risparmio a tutti i co-sti, non sulla pelle dei produttori. Credo che la risposta più cor-retta che i Gas possono dare sia mostrare come questo modo di acquistare aumenti i posti di lavoro “buono”, privilegiando il lavoro rispetto agli investimenti lungo la filiera produttiva. Anche qui, sul tema del lavoro, incontriamo necessariamente la prospettiva dei Distretti di Economia Solidale come costru-zione di una rete locale in cui poter fornire possibilità di lavoro sostenuti dalle richieste dei consumatori organizzati.D: Come stanno affrontando i GAS i temi del lavoro?

Quali risposte stanno dando alle domande, sempre più incalzanti, di giustizia sociale? Dove ritieni si possa mi-gliorare?R: I Gas si interrogano sulle condizioni di lavoro lungo tutta la filiera, sostenendo in questo modo i diritti di base dei lavorato-ri. Fa’ impressione che nei mass media, parlando ad esempio dei fatti di Rosarno, si eviti di dire che gli agrumi raccolti con lo sfruttamento sono quelli che troviamo negli scaffali dei nostri supermercati. Su questo punto però c’è ancora da fare, per-ché spesso il consumatore cittadino non ha idea di cosa sia il lavoro nei campi e dei suoi problemi. Per questo sono interes-santi gli esperimenti di progettazione comune e condivisione tra produttori e consumatori, che assumono in questo modo il ruolo di “co-produttori”.D: In vista del prossimo convegno GAS/DES, facciamo il punto della situazione sui rapporti tra queste due realtà... R: Il legame tra Gas e Des si sta stringendo sempre di più, per cui è naturale che si incontrino. I Gas ed i Des hanno in un certo senso bisogno l’uno dell’altro. Per questo motivo il pros-

simo convegno sarà insieme, a giugno 2010 in Lombardia, ed uno dei temi sarà proprio come aggregare la “volatilità” dei Gas su progetti che hanno bisogno di basi stabili per so-stenersi.D: Particolarmente in un’ot-tica di rete, come guardano al futuro i GAS? Come valu-ti, sinteticamente, la situa-zione? In cosa si potrebbe migliorare?R: Nonostante gli anni e la crescita numerica, fino ad oggi i Gas mantengono un riferimento molto alto ai valori di partenza e alla capacità di intervenire sul proprio ter-ritorio. Alcuni fattori hanno favorito questo, in particolare

la crescita avvenuta attraver-so il moltiplicarsi delle esperienze senza la creazione di una struttura centrale. Questa scelta è stata a mio modo di vedere un punto di forza su diversi fattori, ma su altri aspetti è un po’ un limite; mi riferisco in particolare alla comunicazione. Come sia possibile comunicare a partire da una rete diffusa e sen-za rappresentanze, questa è già una bella sfida che i Gas si trovano ad affrontare, ma la sfida più impegnativa è natural-mente quella di trasformare l’economia, non per l’economia in sé ma per i rapporti che genera tra le persone. Stiamo quindi parlando di un movimento che vuole intervenire in ambito so-ciale, ed è lì che si deve verificare la sua efficacia. La nostra società sta cambiando, ed il modello economico su cui si è sviluppata non è in grado di reggere le sfide che il futuro ci pone (in particolare il superamento del picco del petrolio ed i cambiamenti climatici). Saremo quindi per forza obbligati a passare ad un sistema economico diverso. L’efficacia del mo-vimento dell’economia solidale, non solo dei Gas, si misurerà da questo, da quanto sarà conflittuale o cooperativo il prossi-mo sistema economico.

andrea saroldi

Page 16: Don Chisciotte 29, marzo 2010

Il Don Chisciottenumero 29, marzo 2010 16

In Consiglio hanno discusso le norma-tive che prevedono l’istituzione di un comitato di bioetica sammarinese.Alcuni consiglieri hanno fatto degli in-terventi agghiaccianti. Sembra proprio che non sappiano di cosa stanno par-lando! Quando devono approcciarsi a questioni scientifiche la loro semplice mente genera mostri come l’eugeneti-ca, Mengele, clonazione e manipola-zioni genetiche varie degne di film di serie B, C o inferiore. Sinceramente non immagino da dove attinga la loro fervida immaginazione ma si sa, la fantasia non ha limiti specie se ispira-ta dal terrore e dall’ignoto.Un comitato di bioetica è un organi-smo molto importante per ogni pae-se civile e devo rendere merito alla classe politica del conseguimento di questo importante traguardo anche se, come alle olimpiadi, San Marino purtroppo non arriva mai tra i primi. Ma accontentiamoci, proprio come per i nostri olimpionici, l’importante è arri-vare e poi, magari, tenere dietro quelli di Andorra.Il ventesimo secolo è stato denso di scoperte scientifiche con importanti ripercussioni sulla medicina e sull’uo-mo. La scoperta e la decodifica del DNA hanno aperto incredibili possibili-

tà lasciando intravedere cure a malat-tie che fino a pochi anni fa erano vere e proprie sentenze di morte. Concetti come vita e morte, un tempo ben distinguibili ora sono evanescenti e poco definiti ed ognuno cerca di fissa-re il proprio picchetto su questa frana che si è staccata dal solido monte del-le vecchie verità.In questo contesto l’istituzione di un organismo che si esprima su questioni delicate come fine vita, procreazione e cure genetiche è imprescindibile e sono contento che anche la mia Repubblica si sia dotata di questo importante strumento. Ma cosa dovrà fare e come dovrà essere questo or-ganismo?Auspico che questa istituzione sia trasversale ed indipendente anche se devo riscontrare che i presuppo-sti sono pessimi: questo è un paese dove alfa, beta ed altri pochi termini noti si svegliano la mattina e decidono di scardinare la dirigenza della banca più importante del paese; figuriamoci cosa potrebbe accadere ad un mani-polo di filosofi, scienziati e teologi che parlano di cellule staminali, morfina ed organi congelati.Spero inoltre che il Comitato di Bioetica consenta a San Marino di abbandonare l’ipocrisia che lo ha ca-ratterizzato fino ad ora. Ipocrisia come il divieto di aborto che sì, salverà le apparenze, ma facilmente eludibile: con poche ore di macchina si può rag-giungere una qualsiasi clinica privata italiana nella quale accedere a questa pratica.Mi auguro inoltre che si mantenga, almeno in questo campo, un barlume di sovranità senza cedere anche le

questioni di bioetica alla vicina Italia captando quelle istanze liberticide che vanno di moda nel “Ben Paese”: il paese dei benpensanti. Il contesto geografico in cui ci troviamo impone che le nostre leggi vadano verso una maggior libertà del cittadino sammari-nese rispetto a quella del nostro vicino italiano in quanto ogni restrizione sarebbe ipocrita proprio perché facil-mente eludibile come per quei ragaz-zini che, per evitare le pesanti pene sammarinesi, si vanno a fare le canne a Cerasolo. In quest’ottica vorrei che i membri del comitato siano nostri con-cittadini: sammarinesi che decidono per i sammarinesi, e, in quanto tali, coinvolti nelle loro stesse scelte.Gaber diceva che libertà è parteci-pazione, si potrebbe proseguire il ragionamento con: partecipazione è responsabilità. Confido che anche i futuri componenti del Comitato la pensino così e non si facciano guidare da visioni fideistiche di alcun genere. Tradurre un peccato in legge crea ignoranza ed inconsapevolezza men-tre il consentire, nell’ambito di strut-ture legislative ben formate, alcune pratiche come la procreazione assi-stita, l’aborto, l’eutanasia e la sommi-nistrazione di sostanze stupefacenti mette ogni cittadino nelle condizioni di decidere ciò che per lui o lei è più opportuno. Ricordiamo inoltre che le persone che, loro malgrado, devono confrontarsi con queste tematiche stanno sicuramente vivendo momenti molto difficili e sarebbe sicuramente di immenso aiuto sentire uno Stato che non li giudica ma che li accompagni concretamente nel loro percorso quale esso sia.

libertà è responsabilità

Sopra di noi nientea cura di Andrea mina

Prospettive del nascituro comitato di bioetica sammarinese

Laicità e uguaglianza