Don Chisciotte 27, gennaio 2010

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IL DON CHISCIOTTE Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino Numero 27 gennaio 2010 Giornale gratuito - vietata la vendita Dal 22 al 24 gennaio, a Domagnano, il festival culturale di San Marino, che politica ed economia snobbano perdendo un’ottima occasione di rilancio dell’immagine del paese Valentina Quadrelli CHE FINE HA FATTO LA STRISCIA DI GAZA? A PAG. 2 L’ippogrifo UN UOMO Nel libro di Oriana Fallaci la storia di Alekos Panagulis, un Don Chisciotte greco A PAG. 14 Riccardo Castelli APPUNTI DI BIOEDILIZIA A PAG. 6 A PAG. 11 Prima di tutto, prima di parlare di Bioarchitettura, dobbiamo fare una precisazione doverosa: de- finire cioè i materiali “ecososte- nibili” e quelli “biocompatibili”. Mentre i primi, come suggeri- sce il nome, sono compatibili con l’ecosistema-natura, i se- condi lo sono con “la vita” (bios) che vi abita, e non è detto che un materiale ecosostenibile sia automaticamente biocompatibi- le e viceversa. Primo esempio: la fibra di amianto, una materiale impiega- to fino agli anni 80 per produrre la miscela cemento-amianto (il tristemente noto Eternit). La fibra di amianto é ecoso- stenibile, integrato nel proprio ecosistema e molto comune in natura, ma non possiamo di certo dire che sia anche bio- Sopra di noi niente CRISI D’IDENTITÀ I simboli creano identità oppure, al contrario, le identità creano simboli? Oasiverde Gli articoli di questo mese PAGG. 4-5 “Salviamo gli alberi di natale” + “Lettera agli iscritti” POSTER A PAG 8

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Il mensile culturale dell'Associazione Don Chisciotte di San Marino. Dal 2004 l'associazione è attiva "contro i nuovi mostri". In questo Numero: Valentina Quadrelli: "Che fine ha fatto la striscia di Gaza?", OASIVERDE: "Salviamo gli alberi di natale" + "Lettera agli iscritti", Riccardo Castelli: "Appunti di bioedilizia", ACDC: "Deficit culturale", POSTER A3 DI ALTREMENTI FESTIVAL - allegato, ACDC: ringraziamenti ed informazioni su ALTREMENTI FESTIVAL, Andrea Mina: "Crisi d'identità", Pietro Masiello: "La perdita della laicità", Angelica Bezziccari: "Un uomo di Oriana Fallaci", Luciano Bartolini: "Il 16 gennaio si ride a Macerata Feltria".

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IL DON CHISCIOTTEIl Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24

Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San MarinoNumero 27 gennaio 2010Giornale gratuito - vietata la vendita

Dal 22 al 24 gennaio, a Domagnano, il festival culturale di San Marino, che politica ed economia snobbano perdendo un’ottima occasione di rilancio dell’immagine del paese

Valentina Quadrelli

Che fine ha fatto la strisCia di gaza?

a pag. 2

L’ippogrifo

un uomo Nel libro di Oriana Fallaci la storia di Alekos Panagulis, un Don Chisciotte greco

a pag. 14

Riccardo Castelli

appunti di bioedilizia

a pag. 6a pag. 11

Prima di tutto, prima di parlare di Bioarchitettura, dobbiamo fare una precisazione doverosa: de-finire cioè i materiali “ecososte-nibili” e quelli “biocompatibili”.Mentre i primi, come suggeri-sce il nome, sono compatibili con l’ecosistema-natura, i se-condi lo sono con “la vita” (bios) che vi abita, e non è detto che un materiale ecosostenibile sia automaticamente biocompatibi-le e viceversa.Primo esempio: la fibra di amianto, una materiale impiega-to fino agli anni 80 per produrre la miscela cemento-amianto (il tristemente noto Eternit).La fibra di amianto é ecoso-stenibile, integrato nel proprio ecosistema e molto comune in natura, ma non possiamo di certo dire che sia anche bio-

Sopra di noi niente

Crisi d’identitàI simboli creano identità oppure, al contrario, le identità creano simboli?

Oasiverde Gli articoli di questo mese

Pagg. 4-5

“Salviamo gli alberi di natale” + “Lettera agli iscritti”

postera pag 8

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Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 22Terzo mondo e PVS

“Prendete un pezzo di terra di 40 km per 5 e chiamatela

Gaza. Poi riempitelo con 1.400.000 abitanti. Circon-datelo con il mare a Ovest, l’Egitto di Mubarak a Sud,

Israele a Nord e a Est e chia-matela terra dei terroristi. Poi dichiaratele guerra e invade-tela con 232 carri armati, 687 blindati, 43 postazioni di lan-

cio per jet da combattimento, 346 mortai, 3 satelliti spia, 64

informatori, 12 spie infiltrate e 8.000 truppe. Ora dite che

è per la difesa di Israele. E dichiarate che eviterete di

colpire la popolazione civile.”dal blog di R.Chemayel

Un anno fa, l’operazione Piombo Fuso devastava la Striscia di Gaza causando

1.400 morti e azzerando l’eco-nomia palestinese. In quei giorni, i televisori occidentali si sono riempiti di immagini diffi-cili da sopportare: carri armati israeliani che abbattevano le abitazioni di latta degli abitan-ti di Gaza, famiglie di coloni che scappavano ogni volta che Hamas lanciava un raz-zo, donne e bambini innocenti sacrificati per la “ragione di Stato”. Improvvisamente la “questione palestinese” è tor-nata in auge per poi ripiomba-re nell’oblio, sostituita da altre notizie più importanti e sen-sazionali. Eppure le famiglie palestinesi non se ne sono andate, sono rimaste chiuse in quella prigione a cielo aper-to che è Gaza, continuando a morire non più per mano del-

la guerra ma dell’indifferenza globale che li ha lasciati soli, a fare i conti con una ricostru-zione impossibile.L’operazione Piombo Fuso (iniziata il 27 Dicembre 2008 e protrattasi fino al 18 genna-io 2009) è stato il più pesante intervento militare nei Territori Occupati, dopo le guerre del ’48 e del ’67. Proprio in quei giorni, la Tregua firmata da Hamas e Israele era scaduta senza essere riconfermata. La Tregua, prevedeva in par-ticolare due aspetti: da una parte che Hamas non lancias-se razzi contro le comunità israeliane e dall’altra che il governo israeliano ponesse fine alla morsa (economica, sociale, militare) su Gaza. In realtà però, per tutta la durata degli accordi, Israele aveva continuato a tenere la Strisicia in un regime di embargo rifiu-tando persino il passaggio di beni di prima necessità (pro-prio questa situazione aveva spinto molte famiglie palesti-nesi a sfondare le barriere di Rafah per fuggire in Egitto). La scadenza degli accordi e la mancata rinegoziazione degli stessi, unita all’embargo israeliano, avevano provocato la risposta armata di Hamas: il lancio di decine di razzi a lunga gittata, pur non provo-

cando vittime, manteneva nel terrore centinaia di famiglie di coloni israeliani. Hamas, così facendo, chiedeva al governo israeliano di rinegoziare la tregua ma quest’ultimo, non volendo cogliere il messag-gio, ha dato il via ai bombar-damenti aerei sulla Striscia.L’operazione Piombo Fuso era veramente indispensabi-le per la sicurezza di Israele come hanno detto i vertici del suo esercito? I motivi per cui il governo israeliano ha porta-to avanti questo attacco sono sostanzialmente quattro: in primo luogo la vacanza di po-tere negli Stati Uniti e la cer-tezza che, una volta insedia-tosi Obama alla presidenza, il governo israeliano non avreb-be più goduto della libertà e dell’appoggio incondizionato garantitogli da Bush Junior. In secondo luogo, Israele doveva dimostrare di esse-re una vera potenza militare, lavando via l’onta della guer-ra persa in Libano nel 2006. Inoltre, l’offensiva contro Gaza può essere vista anche come strumentale al rafforza-mento del governo israeliano in vista delle elezioni che si sarebbero tenute nel 2009. Infine, questa guerra è stata considerata da molti studiosi come una guerra su procura

Che fine ha fatto la strisCia di gaza?Cosa rimane dell’operazione “piombo fuso” un anno dopo

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2 Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 3www.associazionedonchisciotte.org

[email protected] ad Israele da Arabia Saudita ed Egitto per colpire i loro nemici (ovvero Siria, Iran e Giordania) attra-vero l’eliminazione del loro “protetto” Hamas.Certo è che Piombo Fuso non è servito per eliminare il Mo-vimento integralista islamico che, nonostante la guerra, è ancora attivo e ben visto dalla popolazione. Hamas ha spe-culato sul martirio della po-polazione di Gaza senza pre-occuparsi del costo umano di una battaglia condotta contro il secondo esercito più forte del mondo. Isralele non ha te-nuto conto del fortissimo radi-camento territoriale di Hamas, un radicamento che nessuna guerra, per quanto distruttiva e feroce, potrà scalfire. Piom-bo Fuso non solo ha logorato l’immagine del governo isra-eliano (che ha infatti perso le elezioni del 2009) ma ha soprattutto rafforzato Hamas che è oggi visto come l’unico Movimento in grado di tener testa all’esercito di Tel Aviv.Nel frattempo le donne, gli uomini e i bambini di Gaza continuano a vivere una vita di stenti mentre ogni giorno emergono verità inquietan-ti sul modo con cui l’eserci-to israeliano si è assicurato la vittoria, verità che spesso hanno portato l’opinione pub-blica mondiale a chiedere l’istituzione di un Tribunale Penale Internazionale contro Israele (basti pensare all’uti-lizzo del fosforo bianco, alle fucilazioni di massa, all’ucci-sione di migliaia di civili o alle violenze perpetrate per puro sadismo).A questo si aggiunge la notizia recente arrivata dall’Egitto se-condo cui Mubarak sta facen-do costruire un muro in grado di chiudere anche la parte di Striscia che confina con que-sto stato. Gaza è diventata definitivamente la più grande prigione del mondo con sbar-re fatte da “logiche di Stato” e indifferenza mondiale.

Dal 6 al 17 gennaio “La notte deLLe steLLe”, Villa Mussolini, Riccione

Sabato 9 gennaio “Punkreas - Live”, Velvet (RN)

Domenica 10 gennaio “e buonanotte coL mo-stro”, teatro Malatesta, Montefiore.

Dal 14 al 17 gennaio “mystery - HoLyday on ice”, 105 Stadium, Rimini

Venerdì 15 gennaio “sPettacoLo evoLution”, T. della Regina, Cattolica.

Domenica 17 gennaio “igor iL gobbo...”, teatro Malatesta, Montefiore.

Lunedì 18 gennaio “vinicio caPosseLa, - Live”, Teatro comunale, Ferrara

Lunedì 25 gennaio “grease”, 105 stadium, Rimini

Mercoledì 27 gennaio “La banaLità deL maLe”, teatro degli atti, Rimini

Sabato 30 gennaio “dante un Pataca”, con Ivano Marescotti, Teatro Titano, RSM

Domenica 31 gennaio “Le Lingue di Federico”, di e con Loris Pellegrini, Teatro Malatesta, Monte-fiore

Dal 31 gennaio al 28 febbraio “carnevaLe di cento”, ogni domenica a Cento

Venerdì 5 febbraio “Francesco guccini - Live”, Adriatic Arena, Pe-saro

aL cineMa“iL mondo dei rePLican-ti”, con B.Willis. Dal 8 gennaio

“L’uomo cHe verrà”, di G.Diritti. Dal 22 gennaio

buon anno nuovo!

# gli appuntamenti con i web link sono disponibili nella pagina “news” del

nostro sito #

Gli appuntamenti imperdibilidel mese di gennaio 2010

Sabato 16 gennaio “siPario aPerto”, spet-tacolo di cabaret ad im-provvisazione. Teatro A. Bettelli, Macerata Feltria

Dal 22 al 24 gennaio“aLtrementi FestivaL”, si interroga sul tema “crisi. verso un nuo-vo modeLLo sociaLe?”. Sala del Castello di Do-magnano (RSM). Intervengono: Beha, Fini, Chiesa, Esposito, Jappe, Foti, Mezzadra, Dal Mon-te, Coluccia, Pulselli. Info e schede sul nostro sito!

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Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 4

associazione Oasiverdesede legale: Str. Genghe di Atto, 122/3 - 47892 Acquaviva (Rep. San Marino)tel: 335/7340580 ~ Fax: 0549/944242 ~ COE: SM21783 ~ coord. IBAN: SM22X0326209800000000304885 e-mail: [email protected] ~ web: www.oasiverdersm.org

4Pagina autogestita

L’Associazione Oasiver-de anche quest’anno lancia una campagna per salvare gli Alberi di Natale! Non volendo cedere alla logica consumistica dell’ “usa e getta” che colpisce soprattutto le festività natalizie, e volendo favorire lo svi-luppo di una sensibilità più consapevole verso la natura, pensiamo sia bene evitare che le piante vere acquistate per allietare le case durante le festività na-talizie, vengano buttate o si secchino senza dar loro la possibilità di un futuro. Pochi sono i giorni di festa in cui vengono va-lorizzati i nostri alberi, e

terminato il loro ruolo di addobbo, nella maggio-ranza dei casi il così ve-nerato Albero di Natale viene lasciato senz’ac-qua o ancor peggio gettato nei cassonetti del pattume. E’ nostro dovere cercare di dare un futuro a questi alberi, affinché la loro esisten-za non sia unicamente legata ad un nostro temporaneo bisogno.Già nell’anno passato abbiamo cercato di dare il nostro contributo tramite un comunicato stampa e coordinando con i nostri volontari le azioni di recupero delle piante che ormai aveva-no perso ogni speranza. Dietro specifica se-gnalazione infatti, i

nostri volontari si sono adoperati per prelevare i poveri “abeti indife-si” direttamente dalle case o quelli trovati appoggiati ai cassonetti dell’immondizia. Alcune di quelle piante sono state curate e ripiantate all’Oasiverde o donate a chi a voluto piantarle nel proprio giardino. Anche se il nostro im-pegno non fornisce una garanzia di soprav-vivenza della pianta (le piante destinate al mercato natalizio, ven-gono sistematicamente trattate con sistemi ob-soleti che ne rendono il trapianto molto difficile e di improbabile attec-

chimento) noi tentiamo di fare tutto il possibile per salvarle. Degli al-beri trapiantati all’oasi soltanto un 50% è sopravvissuto. Ma noi ci riproveremo anche quest’anno, cercando di dimostrare a tutti che se lo vogliamo, con l’aiuto di tutti le cose possono cambiare. Non è possi-bile accettare che delle piante vive, vengano utilizzate per la sola funzione di addobbo, e siano destinate fin dalla nascita a morire giova-nissime. Quindi per Natale fai come noi. Costruisciti il tuo albero con mate-riali di recupero oppure acquista un Albero di Natale sintetico.Ma se

non puoi resistere alla tentazione di com-

prarne uno vero, piantalo in giar-dino così potrai addobbarlo ogni anno e non dovrai più ricomprarlo.

Per altre info visita

www.flickr.com/groups/christmastre-

ecaracass/pool/

salviamo gli alberi di natalePer il secondo anno consecutivo, Oasiverde avvia la campagnia di salvataggio degli abeti natalizi, estirpati e fatti seccare in ogni ufficio pubblico e in tante abitazioni private

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4 Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 5www.associazionedonchisciotte.org

[email protected] attività convenzionate con Oasiverde

agrizoo - aLLianz/LLoyd adriatico - artemisia - babette - babyLab - bLu notte - ciquadro cobaFer - estetique micHeLLe - Fior di verbena - Food & science - Legatoria inciPit - india worLd La rondine - Lavanderia magis - Layak - Legno design - PHisicoL - PiLetas - saLmoiragHi & viganò san marino vernici - scrigno deLLe Fate - titan gomme - tutta natura - vivaio zanotti - zaFF byke

Quando il settore del com-mercio privato si avvicina al mondo del volontariato con una logica propositiva, è possibile intraprendere con maggior slancio quelle im-portanti iniziative su cui ci si era arenati per mancanza di risorse. Così si concretiz-za un’intesa con l’Oasiver-de. Da questo mese infatti la nostra associazione ha avviato una collaborazione diretta con alcune aziende che hanno deciso di sup-portarci, disponendo degli sconti ai nostri iscritti sulla merce e sui servizi offerti. La lista di questi esercenti la troverete d’ora in poi in alto in questa nostra pagina autogestita del don chi-sciotte, sempre aggiornata (e per questa volta qui a fianco inseriamo i loghi degli aderenti). Allo stesso tempo, da parte di queste aziende, verrà riconosciuta a fine anno una quota del 3% del loro guadagno a fa-vore dell’Oasiverde. Quindi

iscrivendovi alla nostra associazione, oltre a be-neficiare di piccoli vantaggi economici, ci aiuterete a mantenere i nostri animali ed a sviluppare il nostro

progetto. La quota annua d’iscrizione base all’Oasi-verde è di 10€.Per iscriversi basta con-tattarci via mail o telefono a: [email protected] tel.335.7340580

Se terrai a casa un albero di natale vivo, adotta questi accorgimenti per non farlo soffrire esageratamente e poterlo poi ripiantare.

Posiziona l’Albero di Na-tale lontano dalle fonti di calore. Esso appartiene alla famiglia delle aghifo-glie e per natura vive in climi rigidi e al di sopra dei mille metri di altitudine. Rinchiuderlo dentro una casa riscaldata significa obbligarlo a temperature tropicali e indebolisce la sua salute. Mantieni la terra umida e aggiungi un po’ d’acqua non appena ti accorgi che il pane di terra è troppo asciutto. Augura un buon Natale anche alla tua pianta vera, perché ne avrà bisogno; almeno fin a quando anche a San Mari-no gli abeti recuperati dopo le festività, verranno usati per il rimboscamento delle aree verdi (come qualche comune d’Italia fa già da anni in collaborazione con il Corpo della Guardia Fo-restale).

lettera agli isCritti Nasce una convenzione a favore degli iscritti dell’Oasiverde

Nasce una convenzione a favore dell’Oasi

Quando il settore del commercio privato si avvicina al mondo del volontariato con una logica propositiva, è possibile intraprendere con maggior slancio

quelle importanti iniziative su cui ci si era arenati per mancanza di risorse. Cos’ì si concretizza un’intesa con l’Oasiverde. Da questo mese infatti la no-

stra associazione ha avviato una collaborazione diretta con alcune aziende che hanno deciso di supportarci, disponendo degli sconti ai nostri iscritti

sulla merce e sui servizi offerti. Allo stesso tempo, da parte di queste aziende, verrà riconosciuta a fine anno una quota del 3% del loro guadagno a

favore dell’Oasiverde. Quindi, cari tutti, iscrivendovi alla nostra associazione, oltre a beneficiare di piccoli vantaggi economici, ci aiuterete a mantenere i

nostri animali ed a sviluppare il nostro progetto. La quota annua d’iscrizione base all’Oasiverde è di 10 e per iscriversi è sufficiente contattarci via mail

o telefono a: [email protected] / tel. 3357340580

Un ringraziamento particolare a tutti i collaboratori che si sono di-stinti nel corso dell’anno, dimostrandosi particolarmente sensibili alle nostre cause. Un grazie di cuore in particolare a: Alessandro, Annalisa, Carla, Barbara Benedettini, Fabrizio, Fulvia, Alberto e tut-to il direttivo dell’Apas e Animal Freedom, Dino e Federico, Denise, Alfo, Emiliano, Enrica Ghiotti per Linea Uno, Giorgio Cenni, Mary, Lidio, Luca, Mirko e Lisa, Paola, Rafael, Primo, Raniero Forcellini, Renzo Tosi, Roberto Ciavatta, Rosi e Riccardo, Silvia e Zaff, Sissy e Sophie per il Ristorante la Gara, Tutta Natura, F.M. escavazioni e tutti gli altri amici e associati che per ragioni di spazio non menzioniamo ma che ci hanno supportato con donazioni, pre-senza ai banchi raccolta fondi e con duro lavoro, nonchè a tutti coloro che hanno reso il loro apporto all’Oasiverde-fest. Grazie e Buon 2010 a tutti.

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compatibile, in quanto ha effetti cancerogeni se viene inalato.Secondo esempio: la gomma di caucciù, estratta dalle piante.In questo caso possiamo dire che sia biocompatibile, infat-ti il suo uso non è nocivo, ma non che sia ecosostenibile, se pensiamo al disboscamento del bacino del Rio delle Amazzoni, attuato per poterla estrarre.Terzo esempio: il legno.Nel caso derivi da foreste gesti-te, a taglio controllato, possiamo dire di aver trovato un materiale sia ecosostenibile che biocom-patibile, ma potremmo parlare anche di terra o di laterizi (che non sono altro che forme di ar-gilla cotta) o della paglia, utiliz-zata anch’ essa in edilizia.Naturalmente dobbiamo tene-re d’occhio anche il movimen-to su gomma necessario per l’ approvvigionamento del ma-teriale: se ad esempio impie-ghiamo legname proveniente da 2000 Km. di distanza ecco che a causa dei gas di scarico immessi nell’ambiente difficil-mente potremo parlare di una operazione ecosostenibile o biocompatibile.Veniamo ora alla definizione di Bioarchitettura.Con questo termine si intende non solo la conoscenza di ma-teriali biocompatibili ed ecoso-stenibili (bioedilizia), ma anche la consapevolezza ecologica-

mente corretta che sta alla base del loro utilizzo, nel rispetto del “genius loci” come lo definiva Norberg-Schulz, ossia l’essen-za del luogo, dettata dalla sto-ria, dai caratteri geografici e climatici, dalla cultura e dalle tradizioni, ma anche nel rispetto del benessere psico-fisico dei suoi abitanti.Va da sé che parlare di Bioar-chitettura significa parlare anche del rapporto tra il nuo-vo e l’esistente, che molte volte coincide con l’architettura tradi-zionale, e la riflessione si spin-ge più in là, a comprendere la città stessa ed i rapporti sociali che essa determina o preclude,

con le sue vie e le sue piazze, i suoi palazzi pubblici ed i monu-menti, i parchi ed i belvedere.Non parliamo semplicemente di costruire nel rispetto dell’am-

biente (nonostan-te la miriade di implicazioni che ciò signifi-

ca) ma di fornire all’uomo che vi-vrà quei luoghi un

ambiente ideale per crescere come in-dividuo all’interno

di una società con-sapevole.

Quale attualità abbia oggigior-no questa professione ce lo dimostra il crescente impatto ambientale delle attività umane, con particolare riferimento all’ industria delle costruzioni, e le

inevitabili ricadute sulla qualità di vita delle persone.L’Istituto Nazionale di Bioarchi-tettura è un ente italiano nato dall’associazione di professio-nisti ed opera da circa vent’anni con attività di sensibilizzazione, informazione e formazione, ed è stato fondato nel 1991 a Bol-zano dall’architetto Ugo Sasso (scomparso a gennaio 2009) autore di importanti testi come “Isolanti si - isolanti no” (Alinea Editrice) sull’uso responsabile di questi materiali, ed il “Nuovo Manuale Europeo di Bioarchi-tettura” (Mancosu Editore srl), una summa di conoscenze ac-quisite nel corso degli anni.Sito web: www.bioarchitettura.it

Riccardo Castelli([email protected])

appunti di bioediliziaDizionario minimo ad introdurre una disciplina complessa

L’angolo del Castellia cura di Riccardo castelli

Esempi di abitazioni biocompatibili

Dalla prima

ecologia e consigli

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6 Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 7www.associazionedonchisciotte.org

[email protected]

La famosa e prestigiosa rivista “Internazionale” ci pubblicizzerà gratuitamente sul prossimo numero dell’8 gennaio, e così farà il giornale a tiratura nazionale “il Fatto quotidiano” come probabilmente anche “il Messaggero”, e a breve dovremmo avere riscontri dal tg regionale di RAI3 e da altri giornali a tiratura nazionale. Sul web diversi siti ci linkano, enti che organizzano festival simili al nostro (dal Caffè filosofico di Crema, alla biblioteca comunale di Misano, alla Gambalunga di Rimini, fino all’Università Aperta riminese) si complimentano con noi e ci aiutano a pubblicizzare il festival attraverso le loro mailing list. Ad Urbino alcuni docenti universitari ci danno una mano a divulgare l’evento.La nota dolente è San Marino, il posto in cui organizziamo questo evento che potenzialmente potrebbe attrarre in Repubblica per 3 giorni molte persone da oltre confine, se solo ci fosse da parte delle istituzioni una collaborazione costruttiva e propositiva tesa a risollevare l’immagine offuscata del paese. Qua, a parte il Segretario Romeo Morri (e l’intero staff della segreteria, disponibile e gentile), la Titancoop e diverse associazioni e singoli cittadini (elencati a pagina 10), nessuno sembra

capire, nessuno collabora con noi come fanno oltre confine grandi realtà culturali, i più nemmeno ci ricevono per ottenere maggiori informazioni! Politici e imprenditori non fanno che ripetere che si deve rilanciare l’immagine del paese anche puntando sulla cultura, salvo voltare le spalle quando qualcuno lo fa indipendentemente.E forse il problema è proprio qui: non si accetta che ci siano organismi indipendenti, che vogliono creare qualcosa a partire dal basso, e così li si ostacola qualsiasi cosa facciano. È un’occasione persa! Non per noi, che il festival lo facciamo comunque, ma per il paese, bloccato da ricatti morali, equilibrismi e rancori, che rendono ciechi di fronte a quanto la società civile sta facendo per cambiare in meglio un paese al capolinea. Il futuro è la gente, siamo noi, non chi ci governa (sia politicamente che economicamente) misurandoci in base alla nostra disponibilità a piegarci.Si va dai Segretari di Stato, fondazioni e RTV che dopo 3 mesi neppure ci hanno incontrati, a quelli che hanno promesso poi sono spariti, alle associazioni imprenditoriali che latitano, a chi non ci ha messo a disposizione sale pubbliche più idonee.

Ma se nemmeno ci incontrano, se non sanno di cosa si parla… in base a cosa decidono che il progetto non vale la pena? Già, viviamo in un paese in cui non si valuta il contenuto di una proposta, ma il proponente!Si va dalla USL che prima vuole finanziare il progetto con 1000 euro, poi, dopo aver verificato chi organizzava, ritira l’offerta senza motivazioni chiare, al Segretario di Stato che riceve due curatori, e gli dice che se vogliono avere appoggi devono prendere le distanze dal terzo, a quelli che ci dicono che non ci sono soldi poi ne spendono 45.000 per un convegno di flebologia, 10.000 per una riunione del Rotary Club (che non dovrebbe aver bisogno di contributi statali), 240.000 euro per un’agenzia stampa che parli bene dell’operato governativo.Vedete, non si tratta di parlar male di questo governo: quello precedente ha fatto altrettanto!Si tratta di avere una visione diversa della società: qualcuno pensa che per ben figurare si possa continuare a fare come ora, basta che si paghi qualcuno per scrivere che è ben fatto, qualcun altro invece vorrebbe cambiare registro, perché in quel modo la stampa non si dovrebbe pagarla

per parlare bene del paese. Pagare un’agenzia esterna per farci fare bella figura, non equivale a spendere dei soldi per promuovere un cambiamento che dovrà arrivare, contribuendo nello stesso momento a formare le coscienze di ogni cittadino verso una maggiore legalità e un più spiccato senso di modestia e aiuto reciproco!Basterebbe valutare la bontà dei progetti e la loro economicità, e allora, come ha fatto il Segretario Morri, si capirebbe che se anche la Don Chisciotte è critica verso il potere, se anche ha idee socio-economiche agli antipodi, in questo caso ha organizzato un evento che si potrebbe rivelare di beneficio per i sammarinesi e per l’immagine dello Stato.Riconoscere questo forse è chiedere troppo, in un paese che a volte si rivela piccolo non solo nelle dimensioni geografiche.

l’allegato

defiCit Culturale! Le élites, per rancori personali, non vogliono riconoscere il valore di Altrementi festival sacrificando al loro amor proprio un sicuro beneficio per il paese

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8 Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 9www.associazionedonchisciotte.org

[email protected]

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Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 1010l’allegato

ringraziamenti partiColari Altrementi festival si farà con questi soldi:Segreteria per l’Istruzione e la Cultura, l’Università e le Politiche Giovanili e TitanCoop hanno contribuito con più di 1000 euro l’una (per un totale di 9000 euro).L’associazione Don Chisciotte ha destinato l’intero 3x1000 che ci avete destinato quest’anno, per un totale di €1.025.

Associazioni che hanno versato piccoli (ma significativi) introiti per il nostro festival sono: Coord. Agenda 21, Forum Giovani, Associazione Nazionale Partigiani Sammarinesi, Giunta del Castello di Chiesanuova, Associazione Micologica, Giunta del Castello di Domagnano, La Quarta Torre, Oasiverde (per un totale di 1200 euro)La forma più gradita di finanziamento sono le vostre donazioni private (su paypal e direttamente a noi). Per ora siamo a circa 700 euro! Continuate Così!

Ecco i vostri nomi, ad ognuno un grazie di cuore:Patrizia Dolcini, Michele Giardi, Luciano Bartolini, Davide De Biagi, Natalino Sbraccia, Antonella Albani, Sara Pavoni, Loredana Bollini, Roberto Ciavatta, Daniele Baldisserri, Fabio Quadrelli, Daniela Battistini, Maria Pia Paoletti, Laura Ciavatta, Cristiana Vandi, Emily Chiesa

Siamo ancora lontani dal budget necessario.Confidiamo in voi!

aiutaCi a divulgare la notizia!Stacca questa pagina centrale e affiggi il poster in giro, a scuola, al lavoro, al bar, nella tua auto o dove meglio credi!

Sul nostro sito www.associazionedonchisciotte.org trovate tutte le in-formazioni sul festival e anche il form per i finanziamenti. Visitateci!

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10 Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 11www.associazionedonchisciotte.org

[email protected] Laicità e uguaglianza

Gli strascichi polemici che ancora accompagnano la sentenza di novembre scorso, che vieta l’espo-sizione del crocifisso all’interno delle scuole pubbliche, mi spronano ad esprimere la mia opinione.Non mi soffermerò cer-to su coloro che hanno sparato cretinate spesso esilarati per quanto grot-tesche; credo sia più op-portuno segnalare coloro che si sono al contrario distinti per la limpidezza del ragionamento e per le posizioni particolarmente aperte al dialogo ed al confronto. Andatevi quindi a rileggere gli articoli di Domenico Gasperoni e Giovanni Giardi: sicura-

mente, qualsiasi opinione abbiate in materia, vi sa-ranno utili per un arricchi-mento personale.Mi voglio però soffermare su una delle argomen-tazioni, che spesso ven-gono addotte a favore dell’esposizione del cro-cifisso, secondo la quale “Va tenuto perché è un simbolo alla base della nostra identità e delle no-stre radici culturali”. Che a me suona un po’ come “Lo dobbiamo sbattere in faccia a quelli che non condividono la nostra storia, le nostre radici e la nostra cultura!”Da questo punto di vista il crocifisso è simile agli altri simboli partoriti dalle varie

civiltà e culture che, nel corso dei millenni, hanno formato quello che la no-stra società oggi esprime: obelischi, piramidi, bovini antropomorfi, veneri di va-rie fattezze, pesci, caveje, falci e martelli, fasci, croci di ogni tipo, doppie eliche molecolari, E=mc2, sciar-pe e gadget da stadio ecc.Sì ognuno di questi e mol-ti altri in misura diversa sono espressioni della nostra identità ma non i costituenti. L’ostentazio-ne maniacale di simboli, come può essere per al-cuni il crocifisso, nascon-de a mio avviso una forte crisi di identità. Pare infatti che sia il simbolo stesso a formare la nostra identità culturale e non il contrario. In altri termini, non è il pezzo di legno che deve infondere la conoscen-za ma è la conoscenza acquisita nel corso della propria vita che fa si che quell’oggetto non sia solo un pezzo di legno.Credo che alla base di questo modo di pensare ci sia una forte ignoran-za: non si ha la minima idea di cosa sia la propria identità e si cerca di iden-tificarla con un logo. Non sappiamo ciò che siamo ma la visione del simbolo ci tranquillizza, sappiamo che è diverso da altri sim-boli e ci fa sentire parte di un gruppo. Secondo que-sta logica il nostro modo di essere sarebbe basato sulle differenze con gli altri. Questa non è consa-pevolezza di ciò che si è, è piuttosto una pavida co-scienza di ciò che non si è o non si vuole essere!

Tornando al crocifisso, ammettiamo pure che sia un simbolo della nostra cultura e delle nostre ra-dici. Nasce un nuovo pro-

blema: cosa rappresenta? Consideran-do l’uso e l’abuso che nel corso dei secoli se ne è fatto, si as-siste ad una trasfigurazio-ne del sim-bolo; ognuno ci vede ciò che vuole.

Ogni giudizio qualifica in primo luogo il suo autore e così il devoto ci vedrà il simbolo della propria religione, qualcuno quello della propria cultura, il razionalista, l’anarchico e l’illuminista lo percepi-ranno come quello di un potere oscurantista e san-guinario, il cattocomunista ne apprezzerà la valenza rivoluzionaria ed altri si fermeranno alla visione di un supplizio.Nessuna interpretazione è migliore dell’altra ma, con-siderando la molteplicità e l’intensità delle emozioni che ne possono scaturire, pare che quella piccola croce onnipresente evochi più contrasti di quanti ne riesca a sanare e proprio per questo condivido la sentenza di Strasburgo.

L’ostentazione maniacale di simboli, come può essere per alcuni il crocifisso, nasconde a mio avviso una forte crisi di identità

Crisi d’identità!

Sopra di noi nientea cura di andrea Mina

I simboli creano identità oppure, al contrario, le identità creano simboli?

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Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 1212

Mi confesso subito, le mie originarie intenzioni erano di fare delle riflessioni sulla “blasfema” sentenza di Strasburgo1 ma poi ho preferito occuparmi di un problema più radicale e atavico del nostro paese: il debordante ruolo delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche, strettamente collegato ad una laicità nella produzione legislativa e

nella amministrazione dello Stato in pesante e costante arretramento. Mi sembra aderente

alla realtà, sostenere che siamo in presenza di una “dominante Chiesa in supino Stato”, una invasione

continua ed istituzionalizzata nella politica italiana che si palesa nella continua vittoria dei temi cattolici nell’agenda politica

(finanziamenti alle scuole private, marcate restrizioni nel campo dei diritti umani - gay e donne in particolare - , oltre ad un continuo ostruzionismo nel campo della bioetica, in tema di eutanasia, testamento biologico ecc.).Tutto questo si badi bene è accaduto sia con il centrosinistra guidato da Romano Prodi che con il centrodestra di Silvio Berlusconi, anche se con differenze di rilievo sia nella forma che nella sostanza.Quello che mi preme sottolineare è l’atteggiamento fortemente bigotto ed ipocrita, questo sì bipartisan, della stragrande maggioranza dei politici che fanno uso di droghe come ampiamente dimostrato e poi legiferano in modo ultraproibizionista e repressivo in materia di uso di stupefacenti, sono divorziati e vanno al family day, criticano la morale laica salvo poi utilizzare ampiamente in privato le conquiste di faticose lotte libertarie.Altro fatto da sottolineare è il grande show mediatico e populista nel vivere la religione, basti vedere le grandi adunate di massa (tipiche dei

grandi regimi totalitari) con i politici di rango presenti e genuflessi in prima fila che accreditano presso il Vaticano le loro credenziali; parafrasando un vecchio adagio dei tempi passati si potrebbe dire: “Piazze piene coscienze vuote”.Ma quanto di questa religiosità cattolica tanto sbandierata si traduce in comportamenti concreti?Come giustamente evidenziato da Lidia Ravera2 “La verità è che i comportamenti sono una cosa le esternazioni sono un’altra. A essere rigidamente osservanti si perdono troppi privilegi, ad applicare con puntiglio il dettato del Vangelo si diventa spiace dirlo praticamente comunisti. Ama il prossimo tuo come te stesso è un precetto rivoluzionario altro che liberismo sfrenato, altro che iniquità fiscale, altro che chi se ne frega se due terzi del mondo muore di fame”.All’interno di questa politica forte e coerente, una vicenda italiana che contiene in nuce quanto sopra esposto è la Via Crucis di Eluana Englaro, una donna che

la perdita della laiCitàUna breve indagine sullo stato delle cose in Italia, alla luce delle forti affermazioni di “Noi Siamo Chiesa”

disporre della vita (e della morte) non è tipico dello stato etico o delle dittature?

Laicità e uguaglianza

gerarchie tra i due poteri

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12 Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 13www.associazionedonchisciotte.org

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a causa di un incidente d’auto e nonostante tutte le cure a cui era stata sottoposta viveva nel fisico ma era deceduta a livello encefalico. Il padre di Eluana, Beppino ha provato ad attuare le volontà della figlia, provando a “staccare la spina” al corpo della figlia tenuto artificialmente in vita, ma si è scontrato con una serie infinita di ostacoli, persino una Camera convocata per approvare in tutta fretta una legge che senza nessun reale contraddittorio in aula, evitasse il “distacco della spina” perpetrando di fatto un inutile accanimento sul corpo di Eluana. Ricordiamo che a livello cerebrale lei era già morta, per non citare poi i facinorosi controlli inviati dal Ministero preposto alle strutture che ospitavano la paziente, da laico è evidente tutta la serie di storture anche giuridiche di questo caso, ma se una persona non può disporre di se stessa, agli ignoranti (in senso morale!) chiedo questo: disporre della vita (e della morte) non è tipico

dello stato etico o delle dittature? Alle persone cattoliche chiedo dove è finito il rispetto per Beppino Englaro, eroe sobrio e borghese che non ha avuto il privilegio di vedersi riconosciuta un po’ di sana misericordia e carità per il suo travaglio interiore, visto anche l’indegno linciaggio mediatico ed umano a cui è stato sottoposto?In questo momento storico l’Italia vive con una destra dai forti toni reazionari ed integralisti, un centro liquido che spesso attua la politica dei due forni, ed una sinistra frammentata e dalla laicità debole ed incerta.Date queste premesse è molto arduo pensare ad un futuro di riforme utili quanto urgenti nei campi dei diritti umani, dell’equità sociale e della

crescita generale del paese.Ma anche all’interno della Chiesa Cattolica qualcosa di molto positivo si muove come nel comunicato della assemblea di Noi Siamo Chiesa3 che recita “Come cattolici crediamo nella laicità della Repubblica, crediamo nei grandi valori della fraternità e della solidarietà, auspichiamo che la nostra Chiesa diventi povera di strumenti mondani e che sappia spogliarsi dei privilegi e dei ruoli di cui gode ora per predicare con maggiore credibilità il Vangelo. Da qui il nostro scandalo per il pagano connubio tra il trono e l’altare che si sta intensificando nel nostro paese e le cui responsabilità principali sono del vescovo di Roma che ha favorito e

accettato il servile atto di vassallaggio del capo del governo. E auspichiamo che i cristiani adulti, ben presenti a tutti i livelli nella Chiesa, aprano la bocca senza timidezze su questa questione, rompendo la cappa di conformismo che grava sul cattolicesimo italiano”.La domanda sorge spontanea: ma chi li ascolterà?

Pietro Masiello___________Note:1 Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo CEDH n. 30814 /06 del 3 novembre 20092 Lidia Ravera, “Ateo è Bello” in Micromega n. 2 del 9 marzo 20063 L’assemblea nazionale di “Noi Siamo Chiesa” dell’ 11 giugno 2008 http://caramella-fondente.blog.kataweb.it/2008/06/11/rapporti-stato-e-chiesa-oggi/

«La condotta degli uomini somiglia alla corsa di uno che scenda giù dalla montagna, il quale, se volesse fermarsi, dovrebbe cadere, e si tiene sulle gambe solo continuando a correre. (…) Qualora dovesse mai raggiungersi uno stato dove tutto crescesse da sé e i piccioni volassero intorno già arrostiti, dove anche ciascuno trovasse immediatamente la sua amata prediletta e la ottenesse senza difficoltà; allora gli uomini, in parte, invece, si combatterebbero, scannerebbero e assassinerebbero a vicenda per procurarsi in tal modo più dolore di quanto glie ne imponga la natura.»

Arthur Schopenhauer - “Parerga e paralipomeni”

gerarchie tra i due poteri

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Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 1414

«Contemporaneamente i militari hanno proibito i

capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoj, Mark

Twain, Euripide, spezzare i bicchieri alla russa, Aragon,

Trotskij, scioperare, la libertà sindacale, Lurcat,

Eschilo, Aristofane, Ionesco, Sartre, i Beatles,

Albee, Pinter, dire che Socrate era omosessuale,

l’ordine degli avvocati, imparare il russo, imparare

il bulgaro, la libertà di stampa, l’enciclopedia

internazionale, la sociologia, Beckett,

Dostoevskij, Cechov, Gorki e tutti i russi, il “chi è?”, la

musica moderna, la musica popolare, la matematica

moderna, i movimenti della pace, e la lettera “Ζ” che

vuol dire “è vivo” in greco antico.»

Dal film “Z - l’orgia del potere”

Questa è la storia di un uomo e di una donna che gli promise di raccontarla. L’uomo si chiama Alekos Panagulis. La donna si chiama Oriana Fallaci. L’uomo era una persona qualsiasi, che viveva in un paese qualsiasi, la Grecia. Fin dal 1967 in Grecia c’era una dittatura come ce ne sono tante, una dittatura militare. L’uomo qualunque decise un giorno di cambiare la sua storia uguale alle tante altre storie di uomini, e decise anche di cambiare la Storia: cercò di far esplodere l’automobile e con essa il dittatore, ma il suo piano fallì. Fu catturato e incarcerato per lungo tempo, ma le torture fisiche e psicologiche (la cui narrazione è la parte più emotivamente toccante del libro) non riuscirono a

scalfire la sua anima, così innamorata della Libertà e della Giustizia. Quando uscì di prigione, Oriana Fallaci volò in Grecia per intervistarlo, e nacque un amore. Il loro amore riuscì a resistere alla dittatura, alle persecuzioni, ai pedinamenti, ai drammi interiori di entrambi, alle incertezze, alle paure, e riuscì persino a resistere alla morte e al Potere, il Potere che è sempre uguale a sé stesso anche se cambia colore. “Scrivilo tu per me” “Alekos ma che dici… la racconterai tu la tua storia”. Non è stato così, e chissà, forse sarebbe stata un po’ diversa la sua storia raccontata da lui. Forse sarebbe stata meno poetica, meno dolce nella sua crudezza, meno ricca di emotività; una storia come un uomo qualunque racconterebbe la sua storia. Perché questo è stato Panagulis; non avrebbe voluto chiamarsi eroe, anche se la folla l’ha chiamato così. Durante gli anni successivi alla prigionia e precedenti al suo omicidio, l’uomo aveva continuato a combattere la dittatura, in tutti i modi possibili in cui un singolo uomo potrebbe pensare di sconfiggere il Potere; spesso facendolo nel modo più difficile, cioè rifiutando di piegarsi e di ubbidire: “la solita fiaba dell’eroe che si batte da solo, preso a calci, vilipeso, incompreso. La solita storia dell’uomo che rifiuta di piegarsi alle chiese, alle paure, alle mode, agli schemi ideologici, ai princìpi assoluti da qualsiasi parte essi vengano, di qualsiasi colore si vestano, e predica la libertà. La solita tragedia dell’individuo che

un uomoNel libro di Oriana Fallaci la storia di Alekos Panagulis, un Don Chisciotte greco

L’ippogrifoa cura di angelica Bezziccari

BiOGRaFia

Oriana Fallaci nasce nel 1929 a Firenze; durante l’invasione nazifascista della sua città, da ragazzina, diventa staffetta per la causa partigiana. Ter-minato il liceo si iscrive alla facoltà di medicina che poi abbandona per dedicarsi al gior-nalismo. Inizialmente si occupa di cronaca nera e di costume, fino a quando diventa corri-spondente di guerra seguendo i conflitti tra India e Pakistan, in Sud America e in Medio Oriente. Scri-ve i suoi articoli per importanti riviste come L’Europeo, New York Times, Washington Post. Intervista i poten-ti della Terra, e racco-glie le testimonianze nel libro “Intervista con la storia”. Si dedica an-che alla narrativa, scri-vendo dodici libri che hanno veduto venti mi-lioni di copie in tutto il mondo. L’11 settembre 2001 dopo quasi dieci anni di silenzio a cau-sa della malattia (un cancro che lei chiama “l’Alieno”) riprende a scrivere, portando avanti la sua battaglia intellettuale contro l’islamismo, criticando aspramente i suoi lati più violenti, soprattut-to nei confronti delle donne. Muore nel 2006 a Firenze. Tra i suoi libri più famo-si: Niente e così sia (1969) Intervista con la Storia (1974) Lette-ra a un bambino mai nato (1975) Insciallah (1990) La rabbia e l’orgoglio (2001).

cinema e letteratura

La Fallaci con Panagulis

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[email protected] si adegua, che non si rassegna, che pensa con la propria testa, e per questo muore ucciso da tutti.”

Approfondimento: Oriana Fallaci, la guerra e l’IslamEssendo stata una cronista di guerra, proprio per questo la Fallaci ha da sempre condannato ogni tipo di conflitto (anche quello in Iraq scoppiato nel 2003) avendone visto da vicino tutti gli orrori, e l’ha scritto chiaramente in articoli e libri. A Sabina Guzzanti, comica che la imitò facendola passare per guerrafondaia, rispose così: «Giovanotta, essendo una persona civile io le auguro che il cancro non le venga mai. Così non ha bisogno di quell’esperienza per capire che sul cancro non si può scherzare. Quanto alla guerra che lei ha visto soltanto al cinematografo, per odiarla non ho certo bisogno del suo presunto pacifismo. Infatti la conosco fin da ragazzina quando insieme ai miei genitori combattevo

per dare a lei e ai suoi compari la libertà di cui vi approfittate». L’avversione per il mondo islamico risale a molto prima dell’11 settembre 2001, ed è dovuta a diverse esperienze personali, non a elucubrazioni astratte, esperienze che si possono rinvenire nei suoi ultimi libri. Si è occupata specialmente della condizione delle donne musulmane, portando alla luce la pratica dell’infibulazione, le storie delle spose bambine vendute come oggetti, i libri di certi Imam pubblicati non nell’anno 1000 ma nel 2000, dove -ad esempio- spiegano il modo esatto di picchiare le donne. Così fino agli anni recenti la relativa sura del Corano è stata interpretata, e così milioni di musulmani l’hanno seguita, come tante altre (solo nel 2007 una studiosa iraniana, Laleh Bakhtiar, ha scritto una nuova versione del Corano con interpretazioni meno violente, ma è stata duramente contestata). Il popolo spesso è gregge,

e inizia a urlare “razzista, razzista” anche se il solo razzismo che c’è è quello verso tutte le forme di violenza e di Potere.

Oriana Fallaci:Alekos, cosa significa essere un uomo?Alekos:Significa avere coraggio, avere dignità. Significa

credere nell’umanità. Significa amare senza permettere a un amore di diventare un’ancora. Significa lottare. E vincere. Guarda, più o meno quel che dice Kipling in quella poesia intitolata Se. E per te cos’è un uomo? Oriana Fallaci:Direi che un uomo è ciò che sei tu, Alekos.

Fallaci da giovane

Fallaci in Vietnam

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Il Don Chisciottenumero 27, gennaio 2010 16Spettacoli

Sipario aperto è una rassegna di co-mici di professione ed artisti dilettanti che abitano nei vari comuni in cui lo spettacolo si sposterà in maniera itine-rante.Ogni artista si esibirà in situazioni… anche paradossali.Lo spettacolo è scenograficamente ambientato in una piazza, in un bar, per la strada… e in ogni caso nei più svariati luoghi in cui la gente solita-mente si incontra, e semplicemente si saluta o dialoga su argomenti dei più comuni, discute per i più svariati mo-tivi, senza le censure che solitamente la stessa gente si dà quando si ritrova in ambienti “formali” come un teatro.L’idea è quindi quella di trasporre comicamente in scena le situazioni anche imbarazzanti, scabrose o sem-plicemente stupide, che la gente di solito vive ma che poi non vengono mai “messe in scena” perché “sconve-nienti”.La rappresentazione di scene e situa-zioni solite, garantisce una istantanea immedesimazione con gli attori, e la risata è assicurata.Si parte dalla mattina, in un ipotetico mercato, in cui si incontrano nel frene-tico viavai lo spazzino e la signora con la spesa, ma non si rinuncia a mettere in scena anche le vite e le gag di una ragazza di vita in tarda ora, un depres-so, il barbone che a notte tarda cerca un luogo in cui dormire... e in tutti que-sti contesti si immagina un ipotetico piccolo palco dove si esibisce il perso-

naggio di turno, che logicamente potrà venir disturbato (questo non succede sempre nella vita “reale”?) da una pas-sante qualsiasi, da un conoscente… e qui nasce l’arte dell’improvvisazione.“Sipario aperto” è un progetto che verrà proposto ad enti e Comuni inte-ressati ad integrare cabarettisti, com-pagnie locali e personaggi tipici della zona agli attori centrali, in un vortice d’improvvisazione che renderà ad ogni nuova rappresentazione totalmente diversa la trama.A Macerata Feltria, prima tappa di questo spettacolo, oltre ai comici di

professione Stefano Boncompa-gnato (Trento), I Giovanquattro (Cesena), I Miraccolati (Forlì), Geor-ges Santi (Rep. San Marino) ed altri personaggi dilettanti, pareciperanno gli artisti locali Giuseppe Chiarabini, Sergio Salussi, Angelo di Macerata e Paolo Carloni (in veste di musici-sta).Lo spettacolo sarà supportato da pro-iezioni di luoghi ed ambienti consoni a quelli trattati: la piazza, il bar, il barbie-re ecc.In tre parole... teatro di strada, in un teatro… molto improvvisato!

il 16 gennaio si ride a maCerata feltria“SIPARIO APERTO”, lo spettacolo di improvvisazione teatrale organizzato da Luciano Bartolini, a cui v’invitiamo a partecipareDOVe/QUanDO

Sipario aperto si terrà il 16 gennaio 2010 alle ore 21,00a Macerata FeltriaTeatro “a. Battelli” (Via C. Belli, 7)Per info:pagina “Sipario Aperto” su FacebookLuciano: 335.7334109