Don Chisciotte 25, novembre 2009

16
IL DON CHISCIOTTE Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino Numero 25 novembre 2009 Giornale gratuito - vietata la vendita Appunti di psicologia BARRIERA SENSORIALE E INCONSCIO INDIVIDUALE IL “CASO DISCARICA” FINISCE IN CONSIGLIO Oasiverde Gli articoli di questo mese PAGG. 6-7 «Le multinazionali e gli “angli”» + ringraziamenti Pietro Masiello L’ODORE DELLA GUERRA Libano: multiculturalismo o limitazioni delle libertà alle minoranze? A PAG. 4 Sopra di noi niente COSA DICE DARWIN... ANZI COSA NON DICE A 200 anni dalla nascita e 150° da: “Sull’origine delle specie”, l’analisi dell’eredità intellettuale di Darwin Le tecniche che consentono di penetrare esperienzial- mente nelle sfere della mente inconscia tendono inizial- mente ad attivare gli organi sensoriali; pertanto per molti individui che sperimentano tali tecniche, l’auto-esplorazione profonda inizia con varie esperienze sensoriali. Queste sono di natura più o meno astratta e non hanno alcun CONTINUA A PAG. 10 Valentina Quadrelli DISOBBEDIRE PER NON MORIRE Quando i giovani sam- marinesi inizieranno a pretendere spazi di libertà pratican- do la disobbedienza civile? PAG. 14 L’Ippogrifo ANTIGONE L’eroina di Sofocle alle prese col dilemma della priorità tra leggi dello Stato e leggi del cuore A PAG. 8 Valentina Quadrelli IL MIO BAGNO NELL’ESSENZA DELLA VITA A PAG. 12 Angelica Bezziccari INVASIONI BARBARICHE SUL TITANO A PAG. 15 Il 12 febbraio di quest’anno è stato il duecentesimo com- pleanno di Charles Robert Darwin ed il 24 novembre prossimo ricorrono i 150 anni dalla prima pubblicazione del suo più famoso saggio “Sulla origine delle specie per sele- A PAGG 2-4 CONTINUA A PAG. 16

description

Il mensile culturale dell'Associazione Don Chisciotte di San Marino. Dal 2004 l'associazione è attiva "contro i nuovi mostri". In questo numero: ACDC: "Il caso discarica finisce in consiglio" + "AltrEmenti festival", Riccardo Castelli (vignetta), Pietro Masiello: "L'odore della guerra", OASIVERDE: "Le multinazionali e gli "angli", Angelica Bezziccari: "Antigone" + "Invasioni barbariche sul titano", Davide Tagliasacchi: "Barriera sensoriale e inconscio individuale”, Valentina Quadrelli: "Il mio bagno nell'essenza della vita" + "Disobbedire per non morire", Andrea Mina: "Cosa dice Darwin... anzi cosa non dice"

Transcript of Don Chisciotte 25, novembre 2009

Page 1: Don Chisciotte 25, novembre 2009

IL DON CHISCIOTTEIl Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24

Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San MarinoNumero 25 novembre 2009Giornale gratuito - vietata la vendita

Appunti di psicologia

Barriera sensoriale e inconscio individuale

il “caso discarica” finisce in consiglio

Oasiverde Gli articoli di questo mese

Pagg. 6-7

«Le multinazionali e gli “angli”» + ringraziamenti

Pietro Masiello

L’ODORE DELLa gUERRaLibano: multiculturalismo o limitazioni delle libertà alle minoranze?

a pag. 4

Sopra di noi niente

cosa dice darwin... anzi cosa non diceA 200 anni dalla nascita e 150° da: “Sull’origine delle specie”, l’analisi dell’eredità intellettuale di Darwin

Le tecniche che consentono di penetrare esperienzial-mente nelle sfere della mente inconscia tendono inizial-mente ad attivare gli organi sensoriali; pertanto per molti individui che sperimentano tali tecniche, l’auto-esplorazione profonda inizia con varie esperienze sensoriali. Queste sono di natura più o meno astratta e non hanno alcun

Continua a pag. 10

Valentina Quadrelli

disoBBedire per non morireQuando i giovani sam-marinesi inizieranno a pretendere spazi di libertà pratican-do la disobbedienza civile? pag. 14

L’Ippogrifo

antigoneL’eroina di Sofocle alle prese col dilemma della priorità tra leggi dello Stato e leggi del cuore

a pag. 8

Valentina Quadrelli

il mio Bagno nell’essenza della vita

a pag. 12

Angelica Bezziccari

invasioni BarBariche sul titano

a pag. 15

Il 12 febbraio di quest’anno è stato il duecentesimo com-pleanno di Charles Robert Darwin ed il 24 novembre prossimo ricorrono i 150 anni dalla prima pubblicazione del suo più famoso saggio “Sulla origine delle specie per sele-

a pagg 2-4

Continua a pag. 16

Page 2: Don Chisciotte 25, novembre 2009

Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 22

L’inchiesta del mese scorso sulla discarica di Torraccia ha creato scom-piglio.Non che si tratti di una “scoperta” di chissà quale portata, ma il segnale che sempre più la società civile di San Marino è attenta alle pratiche di legalità dei propri concittadini, soprat-tutto quando queste ri-guardino il benessere pub-blico, il territorio e la sua depredazione, e l’assenza di scrupoli di chi ha incari-chi pubblici, responsabilità di governo o amministrati-ve, deve essere chiaro.La novità più consistente di questo mese è che due consiglieri, sulla base della

denuncia del nostro gior-nale, hanno deciso di pre-sentare un’interpellanza parlamentare (testo sotto) per chiedere spiegazioni su quanto accaduto. Si tratta di Andrea Zaffera-ni (di Alleanza Popolare) e Alessandro Rossi (di Sinistra Unita). Il fatto che l’interpellanza venga pre-sentata congiuntamente da membri di maggioranza

e opposizione dà ancora

più peso ad un’inchiesta che è e vuole rimanere a-partitica, perché l’unico in-teresse è frenare pratiche al limite del buon senso, dando un segnale forte che la società civile non è più disposta a chiudere entrambi gli occhi di fronte a situazioni di questo tipo: chi si presta a storture o non fa controlli cui sarebbe tenuto, faccia i conti con l’indignazione della popo-

lazione civile.Questi gli sviluppi: ab-biamo parlato coi respon-sabili del comune di Coria-no, il comandante Fabio Franchini e il geom. Chri-stian De Paoli, dell’ufficio tecnico.Se il primo ha confes-sato che la pratica non ha seguito l’iter solito, e al comando di polizia è stata trasmessa solo per conoscenza, il geom. De Paoli ci ha confermato che anche se nessuna delle prescrizioni pattuite con i richiedenti è stata rispetta-ta (illuminazione della stra-da ecc), questo non inficia la validità del permesso di transito, perché si tratta solo di formalità. Tanto che il permesso è stato prorogato nel 2007 “fino a termine dei lavori”.Viene da chiedersi che senso abbia un accordo i cui contenuti sono facolta-tivi... boh!Sia il comandante che il geometra confermano che la richiesta di “transito con mezzi pesanti in Via Vicinale” non era per una

Il “caso discarica” finisce in consiglio!La denuncia della Don Chisciotte in un’interpellanza bipartisan

La nostra indagine!ACDC contro i mulini

San Marino - l’indagine

INTERPELLANZA L’articolo 65 del Testo unico urbanistico prevede che ci debba essere un controllo sulle aree destinate allo smaltimento di rifiuti, intendendo implicitamente con esse anche lo stoccaggio degli inerti. La violazione della normativa, ovvero il deposito di materiale non inerte, prevede sanzioni penali. In realtà nel nostro territorio sono state predisposte diverse aree di stoccaggio di materiale inerte, autorizzate al fine di un miglioramento idrogeologico dei nostri calanchi. La nostra interpellanza è volta a conoscere nei dettagli l’intero percorso autorizzativo e di controllo per questo tipo di attività. Infatti una volta ottenuta l’autorizzazione del SIA e la concessione edilizia, ci risulta una carenza di controlli sui materiali depositati. Interpelliamo il Governo per conoscere il numero di depositi di inerti attivi nel nostro territorio, la loro posizione geografica ed il numero di verifiche effettuate dagli organi competenti nell’ultimo anno su questa attività al fine di verificare la stretta osservanza di legge sul tipo di materiale depositato. Inoltre in particolare interpelliamo il governo riguardo alla discarica di inerti di Torraccia. Per questa situazione vogliamo conoscere se a seguito di alcune denuncie pubbliche siano stati attivati i controlli per verificare la non violazione della legge. Se nel caso i controlli fossero stati messi in atto, quali sono i risultati delle analisi dei materiali e quali saranno, in caso di violazione di legge, le eventuali sanzioni di carattere penale che sono state o saranno comminate. Interpelliamo inoltre il Governo per chiedere se intende rafforzare le attività di controllo per questo tipo di attività. Inoltre, vista l’introduzione di una nuova normativa sulla valutazione di impatto ambientale, interpelliamo il governo per sapere se intende richiedere una Valutazione di Impatto Ambientale sulla discarica in oggetto.

Andrea Zafferani Alessandro Rossi

Page 3: Don Chisciotte 25, novembre 2009

2 Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 3www.associazionedonchisciotte.org

[email protected]

discarica, bensì solo per una “bonifica di terreno calanchivo”. Ci pare che i proprietari abbiano molti scrupoli ad usare il termine discarica, da loro stessi scritto sui documenti, ma occultato nelle richieste formali... perché?Anche in commissione urbanistica, ci dicono, non è stata trattata come di-scarica, ma sempre e solo come bonifica. Ci sono membri di allora pronti a testimoniarlo.Rimarchiamo le nostre preoccupazioni: chi assi-cura che una discarica di “inerti” sul confine, con ac-cesso dall’Italia e camion italiani che scaricano, non possa essere un luogo in cui sversare materiali al-trove non conferibili? Chi,

data l’assenza totale di controlli? Non ci fidiamo della “buonafede” di chi per una manciata di soldi devasta l’aspetto naturale di un terreno.Tali preoccupazioni sono avvalorate, fino a smentita, dal fatto che una delle ditte committenti, la Frant-Eco, ha una sede in Italia, in via Montescudo 393 a Rimini. Come scritto il mese scorso oltre alla GAD di Stefano Ercolani, lavora nell’area anche la Frat-Eco s.r.l. (sebbene non si trovino documenti ufficiali in cui è indicata). Ebbene, la Frant-Eco è presieduta sempre da Stefano Ercola-ni, ha sede sammarinese nella stessa palazzina del-la GAD (in strada Cardio 28, mentre la GAD è al 26)

e ha ottenuto il riconosci-mento giuridico il 15/7/04, 7 mesi dopo la GAD e appena un mese dopo che la Commissione Tecnico Scientifica presieduta da Giancarlo Venturini aveva approvato il progetto della discarica. Tutte casualità. Come più volte denun-ciato dal Don Chisciotte, i sammarinesi non possono ricevere notizie di pubbli-co interesse, e nemmeno conoscere le partecipa-zioni societarie di una srl. Così abbiamo incaricato un commercialista che a

breve ce le comu-nicherà.

Di fatto all’in-terno della “cava” si trova di tutto, latta, plastica, lastre mol-to simili

all’eternit: materiali non

propriamente “inerti”. Chia-

miamo “cava” quel luogo perché

le pareti delle creste laterali del calanco sono state “tagliate” vertical-mente per allargare lo spazio utile in cui conferire inerti, creando rischi di fra-ne e dissesti idrogeologici in un’area viva – abbiamo fotografato impronte di cin-ghiale.

Stiamo inoltre aspettando i risultati dell’analisi dell’ac-qua prelevata nello stagno sotto la discarica. A breve pubblicheremo i dati.Eppure a pochi chilometri di distanza, verso Doma-gnano, un tratto di calanco viene veramente riempito di terra “buona” perché il proprietario è un agricolto-re e ci sta piantando una vigna. La differenza tra le due “bonifiche” è chiara alla prima occhiata: perché gli organismi competenti non verificano che le boni-fiche siano veramente tali, cioè finalizzate a rendere un’area inutilizzabile più produttiva a livello agri-colo? Il proprietario della bonifica “vera” ci ha detto che “bisogna far capire a questi politici che in questo modo si rende fertile un terreno arido, si produce uva e vino, le radici delle piante rendono più sicuri i calanchi... che prima era-no pieni di rifiuti scaricati lì... e lo facciamo a spese nostre, degli agricoltori...”.Ha ragione, ma forse i po-litici di cui dice, preferisco-no rilasciare permessi di bonifica “alla leggera”, per riempire i calanchi di mer-da, rendendoli insicuri e inutilizzabili, senza alcuna utilità pubblica... Ma questo solo (e sarebbe comunque grave) per im-perizia?

Nelle foto:a fianco del titolo la buchetta della cava in cui depositare le bollette in assenza del personale.In basso a sinistra la copia dell’interpellanza di Zafferani e Rossi.Qui sopra le pareti calanchive tagliate verti-calmente per allargare lo spazio riservato al deposito di “inerti”.A fianco particolare di materiali non inerti pre-senti nella cava, molto simile ad eternit.

Page 4: Don Chisciotte 25, novembre 2009

Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 44

Qualcuno ha definito la città di Beirut il luogo “dove acca-dono le solite cose terribili, le solite cose meravigliose, le solite cose quotidiane”.1Terribile è che il Libano oggi sia “un paese devastato da quindici anni di guerra civile, che dal 1990 vive uno stato di pace apparente, dall’equilibrio fragile, perché esposto agli echi dei conflitti che insangui-nano tutto il Vicino Oriente”. Tutto questo è ben visibile a Beirut, città dalla veloce e disordinata crescita edilizia come visibile a colpo d’occhio dalle numerose gru, ponti ele-vatori ecc. Ma la Beirut “under construction” convive con fac-ciate segnate dalle bombe e dalle pallottole, segni dei pas-sati conflitti e voragini e crolli. Luoghi dove è possibile anco-ra sentire l’odore della guerra, città dove definire la mappa ur-bana significa definire i gruppi religiosi e/o settari stanziati sul territorio in quella che fu definita la famosa “linea ver-de” che separava la parte est cristiana dalla parte ovest mu-sulmana (sunniti e sciiti) del-la città, poi la situazione pur pacificata si è ulteriormente complicata con contrapposi-zioni tra cristiani appartenenti a fazioni diverse. Terribile è che in un paese dalla forte espansione degli scambi commerciali e dalla forte crescita economica, sia pure squilibrata e fortemente spinta dai petrodollari sauditi, non ci sia un governo. Circa un mese fa il premier incarica-

to Saad Hariri ha rinunciato formalmente, dopo 10 setti-mane di tentativi, all’incarico di formare il nuovo “gover-no di unità nazionale”, che come correttamente eviden-ziato avrebbe dovuto “esser composto da elementi della maggioranza parlamentare, capeggiata appunto dal filo-saudita Hariri [definito come un uomo “cresciuto fra i corri-doi del palazzo reale di Riyad, padrone di mezza Beirut, e per giunta a capo di un partito sponsorizzato dai petrodollari sauditi”2], e da altri dell’oppo-sizione, guidata dal filo-irania-no Hezbollah e appoggiata anche dalla Siria”.Un governo dove non solo do-vrebbero essere rappresenta-te tutte le principali confessio-ni (metà ministri musulmani e metà cristiani) ma anche i

principali partiti e movimenti. E a qualche sprovveduto stra-niero che si meraviglia che al governo vada anche l’oppo-sizione, il libanese navigato risponderà che “qui nessuno deve prevalere sull’altro. Spe-cie se l’altro ha le armi”3. Dalle parti dove sono nato un adagio recita “dove troppi galli cantano arriva un brutto giorno”, e in Libano cantano anche i fringuelli.Un altro paradosso veramen-te “terribile” è costituito dal fat-to che in un paese cosi mul-ticulturale e multireligioso (ri-cordiamo che la Costituzione Libanese tutela e riconosce, elencandole, diciotto comuni-tà islamiche e cristiane tra cui citiamo armeni, curdi, copti, greco-ortodossi, alawiti), in questo paese è bastato l’ar-rivo di un’altra confessione

per scardinare gli equilibri. Tale confessione difficilmente vedrà garantiti i propri dirit-ti, dato che parliamo di circa mezzo milione di palestinesi (ossia il 15 % della popola-zione residente in Libano) che vivono relegati nei campi profughi, non possono libera-

L’ODORE DELLa gUERRaIl Libano tra multiculturalismo e limitazioni delle libertà ad alcune minoranze

a cura di Pietro Masiello

Società

Miglior foto al World Press 2007: giovani guidano sullo sfondo di una Beirut devastata il 15 agosto 2006. Di Spencer Platt (Usa)

Beirut di notte

Page 5: Don Chisciotte 25, novembre 2009

4 Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 5www.associazionedonchisciotte.org

[email protected] circolare, non possono esercitare ben 72 professioni, non possono aderire ai sinda-cati, non provenendo da paesi riconosciuti non possono inte-starsi o vedersi riconosciute delle proprietà, per motivi eco-nomici non accedono all’istru-zione superiore e molto altro ancora. Insomma, individui senza diritti, anche se non è dappertutto così, infatti i pro-fughi Palestinesi che vivono in Giordania e in Siria hanno gli stessi diritti dei cittadini del paese ospitante (almeno sulla carta: poi nella realtà….).Come giustamente evidenzia-to “fa impressione verificare che più ancora dell’israeliano è lui, il palestinese, il nemico che mette d’accordo fra di loro le diciotto confessioni ricono-sciute a Beirut. Suscita ostilità unanime, è indicato come la causa prima di trentacinque anni di guerre per gli altri”4.La strada dei palestinesi per il paradiso non passa per il Li-bano, per tutti gli altri sì. Basta l’aiuto di una carta di credito.___________Note:1 - G.L. Favetto, La Repub-blica, 12/01/08, pag.15, sez. Torino2 - A. Di Giovanni, www.terranews.it/news/2009/08/le-famiglie-saudite-vacanza-invadono-beirut3 - L. Trombetta, temi.repub-blica.it/limes/libano-nuova-cri-si-nuova-guerra 14/09/20094 - G. Lerner, Ritorno in Liba-no - parte IV, 2 giugno 2008

aLTREMENTI FESTIVaLLa nostra associazione sta organizzando un festival culturale per il mese di gennaio 2010. Il suo nome sarà “AltrEmenti”, ed ogni anno verterà su un tema specifico a dibattere del quale verranno invitati alcuni tra i più prestigiosi nomi della cultura italiana ed internazionale.Per questo primo anno abbiamo scelto il titolo “Crisi: verso un nuovo modello sociale?”, ed al momento hanno già dato la loro conferma Oliviero Beha, Giulietto Chiesa, Paolo Coluccia, Massimo Fini, Alex Foti, Anselm Jappe, Sandro Mez-zadra, Maurizio Pallante e Federico Pulselli, mentre stiamo contattando altri due super nomi per completare la scaletta.Al momento stiamo cercando di reperire i fondi per finanziare l’evento, qindi se avete consigli da darci in questo senso siete i benvenuti.Si tratta di un festival di approfondimento culturale, unico nel suo genere a San Mari-no. La formula è quella della “lezione magistrale” del relatore, a cui seguirà il dibattito con le domande dal pubblico.Col termine “Crisi” del titolo di questo primo anno non si intende la crisi finanziaria contingente che ha colpito il mondo occidentale nel 2008, da cui ancora le economie occidentali sono assillate, ma il concetto più ampio di crisi, che ingloba in sé la stes-sa crisi finanziaria non come un evento a sé stante ed “imprevedibile”, frutto dell’as-senza di scrupoli di qualche finanziere come i media hanno tentato di far credere, ma come un evento prevedibile (e previsto) che si inserisce all’interno di un più radicale decadimento dei “valori” occidentali.La crisi economica quindi, certo, ma anche la crisi democratica, rappresentativa, cul-turale, sociale, occupazionale e più in generale di ogni concetto di verità che avesse pretesa di universalità.

aLTO aDIgE - FONTI FOSSILI: 1 a 0!L'Alto Adige punta all'autosufficienza energetica.Lo annuncia l'assessore all'ambiente e energia Michl Laimer (invitato ad “Altrementi Festival”): entro il 2020 verrà eliminato l'utilizzo di fonti fossili a favore di eolico, biomasse, solare e idroelettrico. “Attualmente il 56% del fabbisogno energetico è raggiun-to utilizzando fonti rinnovabili, il nostro piano è di raggiun-gere il 75% nel 2013 e il 100% entro il 2020. Per fare un raffronto nel 2005 la quota delle rinnovabili in Svezia era al 39,8%, in Finlandia al 28,5% e in Italia al 5,2%”. Potendo contare su 63 centrali a biomasse (che pro-ducono 350 MWh e un taglio di emissioni di 139000 ton-nellate di CO2), 1.068 impianti fotovoltaici (29000 KW prodotti), 17700 impianti solari termici, 291 impianti geotermici e 7 siti dove saranno installate 5000 sonde in grado di intercettare il calore del suolo, un impianto per la produzione di idrogeno a Bolzano e un parco eolico a Rovereto, Laimer può ben dire che “non si tratta di un obiettivo ambizioso ma assolutamente realistico”.Oggi il 50% di tutti i collettori solari termici installati in Italia e' in Alto Adige, dove sono in funzione anche 31 impianti che trattano deiezioni animali e rifiuti organici, producono elettricità per 13 milioni di KWh e garantisco-no minori emissioni per 9300 tonnellate CO2 risparmiate e 930 di metano. La logica che ispira l’azione è che i cittadini devono pro-durre, amministrare e distribuire la loro energia.

(Fonte: www.vip.it)

IMPREcISIONI DEL MESE ScORSOIl mese scorso Andrea Mina ha scritto che in passato era stata presentata “un’istanza da Alberto Selva” per ri-muovere “Nel nome di Dio Amen” dagli atti pubblici. Non si trattava di un’Istan-za ma di una Proposta di Legge, presentata non da Alberto ma da Alvaro Selva e Alessandro Rossi.Roberto Ciavatta ha inve-ce scritto che Anselm Jap-pe “fa parte del gruppo Kri-sis”. In realtà Jappe e Kurz non ne fanno più parte ma collaborano alla rivista online “www.exit-online.org” (vi consigliamo di dar-gli un’occhiata, alla pagina “transnationales”).Roberto Ciavatta si scusa, infine, con Teodoro Forcel-lini per via del titolo scelto per il suo articolo che, non concordato con l’autore, è risultato fuorviante.

Page 6: Don Chisciotte 25, novembre 2009

Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 6

La pagina di oasiverde

6Pagina autogestita

Potrete ingannare tutti per un po’. Potrete ingannare qualcuno per sempre. Ma non potrete ingannare tutti per sempreAbramo Lincoln

La Sila è stata disboscata per decenni e tutto il legna-me è andato in Inghilterra per pagare i danni di guerra. Noi abbiamo pagato per de-cenni un esercito di 25.000

forestali al servizio della Re-gina d’Inghilterra. Ogni volta che compriamo un qualsia-si frutto locale tipo mela o pera, o pesca, paghiamo i diritti all’Inghilterra che è proprietaria intellettuale dei cloni portainnesti e che fa lievitare il costo di un fruttife-ro almeno del 100% spesso del 300%. A completamento dell’infida impresa oggi sono riusciti a imporre sul mercato

le piante di fruttiferi innesta-te su specie estranee e non affini, inducendo una seni-lità precoce ed una morte programmata delle piante in una decina d’anni (es. del melo innestato su nespolo o su cotogno).Hanno poi pressoché impo-sto l’impianto degli alberi di una densità innaturale e fun-zionale solo ad un maggior guadagno immediato princi-palmente per loro. Una frasca di pioppo cana-dese brevettato costa 17 € contro i 60 centesimi che po-trebbero costare i nostri piop-pi autoctoni sia bianchi che neri, migliori come qualità e crescita ma che non richie-dono interventi fitosanitari e sono liberi da brevetto. Anche qui i soldi vanno ai ca-nadesi per gli alberi ed agli americani per il famigerato glifosato prodotto per diser-bare un pò: ogni volta che dalla vostra stampante esce un foglio gli “angli” vi fanno un sorriso... Tutti gli ortaggi di cui ci cibiamo sono stati selezionati ed ibridati inna-turalmente quando non mo-dificati geneticamente dalle multinazionali sementifere e da Big Pharma, le aziende che vendono medicinali cioè producono beni di distruzio-ne di massa (guardate il vi-deo di Grillo “Incantesimi”).

Anche volendo passar so-pra al gusto dei prodotti, alla tossicità, all’inadeguatezza ai climi locali, prima di tutto questo è per gli americani il grande affare e per noi “eu-ropoidi” la grande truffa.Le sementi di tali prodotti costano mediamente da 3 a 5 volte il valore degli stessi semi non coperti da brevet-to. Quasi tutti i cereali sono or-mai in mano agli americani che decidono il costo non in base al valore della loro moneta ma in base a quanto riescono a derubarci finché siamo in grado di pagare. Dobbiamo denunciare que-sto strozzinaggio alimentare, perché una nazione non è libera se sottostà alla sovra-nità alimentare del suo sfrut-tatore. I cereali modificati o anche solo ibridi brevettati, hanno ucciso i nostri terreni. E’ il più grande business di tutti i tempi in Europa, in Asia, Africa e Sudamerica. In realtà è un delitto contro l’umanità. Con un colpo solo queste aziende a delinquere sono riuscite a: imporci una tassa sulle sementi modi-ficate e brevettate e quindi sul cibo, imporci l’uso di bio-cidi totali con il Gliphosate come principio attivo, cioè diserbanti che distruggono i funghi simbionti, i batteri,

LE MULTINaZIONaLI E gLI “aNgLI”Per ogni mela che mangiamo, ogni seme che piantiamo, paghiamo il “pizzo” alle multinazionali “angle”

Page 7: Don Chisciotte 25, novembre 2009

6 Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 7www.associazionedonchisciotte.org

[email protected] [email protected] Tel. 335.7347787

lombrichi e altri insetti, cioè i fautori della fertilità dei ter-reni: in pratica ogni forma di vita terrestre. A questo punto l’agricoltore è in mano alla multinazio-nale che gli vende prima il seme poi il veleno e il ferti-lizzante... Questo delitto ha permesso la vendita dei fer-tilizzanti chimici che steriliz-zano ulteriormente i terreni.Ed ecco l’ultima astuzia: i prodotti per recuperare tem-poraneamente la fertilità dei suoli si chiamano rizobi, cioè micorrize fungine più batteri (= rizo-bio); gli stessi batteri e funghi distrutti dal diserbante. Il dottor Giusto Govannetti, del “Centro di Colture Speri-mentali di Aosta” (CCS), ha creato Amico Fungo, un prodotto che favoriva grazie a funghi simbionti e batte-ri una crescita degli ortaggi e dei cereali maggiore del 13% rispetto alle colture con fertilizzanti sintetici. Il pro-dotto centuplicava l’appa-rato radicale (dati certificati dall’università di Bologna). Purtroppo questo prodotto è stato osteggiato in tutti i modi da tutti: i consorzi agrari vo-gliono vendere di tutto di più; che importa se avveleniamo la falda, la vita... l’importante è il business!Se parli con un americano di

temi complessi di cultura o di filosofia, questo vi guarda in faccia e dice: “se sei così intelligente come mai non hai tanti soldi?” Ci sarebbe da scrivere un’enciclopedia su come gli “angli” hanno e stanno soggiogando il mon-do.Gli angli si sono già accapar-rati il miglior grano (Kamut)ed il miglior riso (Basmati) con la truffa del principio di ignoranza, cioè il principio che in presenza di altri bre-vetti sullo stesso prodotto, rende valido quello statu-nitense che ne ignorava la presenza.

Ora stanno brevettando an-che i maiali. Tanto i maiali li mangiano (e li possono clo-nare) solo certi popoli...Come avete capito, la terra non è più nostra, e non sen-tiremo parlare di questi argo-menti perché la stampa non li passa. [a parte, logicamente, “Il Don Chisciotte”, n.d.r.]

Tratto da: “La guerra per i semi”, di L.Bottaro, di cui consigliamo il libro: “Il mondo secondo Mon-santo”.Consigliamo inoltre due libretti illuminanti della scienziata in-diana Vandana Shiva: “Il mon-do sotto brevetto” e “Mucche pazze e vacche sacre”. Per

capire il mondo prima che li fac-ciano sparire. Per una dimostrazione pratica di cosa si cela dietro all’indu-stria alimentare, v’invitiamo a guardare il dossier: “Polli Gon-fiati” in onda su Current (canale 130 di sky). Per chi volesse riceverlo gra-tuitamente su dvd, richiederlo all’Oasiverde.

Cogliamo l’occasione, questo mese, per ringra-ziare chi ci ha dato una mano per le nostre attivi-tà, e in particolare:la casa di cura privata “Villa Maria Cecelia” di Cotignola per aver di-sposto la donazione di un’ampia superficie di pavimentazione (grate salvaprato) con la quale realizzeremo, all’inter-no del nostro centro, i percorsi boschivi utili ai disabili.Ringraziamo anche la “Croce Rossa Sammari-nese” (CRS) e il partito di Sinistra Unita (SU) per averci messo a disposi-zione i mezzi di traspor-to del materiale. Un grazie infine agli ami-ci che ci hanno aiutato a caricare e scaricare. A fianco alcune foto dei due viaggi a Cotignola.

gRaZIE DI cUORE a...

Page 8: Don Chisciotte 25, novembre 2009

Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 88Cinema e letteratura

“Io sono fatta per con-dividere l’amore, non

l’odio”

Valgono più le leggi dello Stato o le leggi del cuore? Sarà An-tigone, protagonista femminile dell’omonima tragedia di Sofocle, a rispondere a questa do-manda. Rappresentata per la prima volta ad Atene nel 442 a.C., Anti-gone appartiene al ciclo di drammi tebani, insie-me a Edipo Re e Edipo a Colono, che descrivono la drammatica sorte di Edipo, re di Tebe, e dei suoi discendenti.

Siamo a Tebe, una delle più importanti e potenti città dell’antica Grecia, governata dal re Creon-te, zio di Antigone. Egli pone un assoluto divieto: Polinice (fratello della ragazza) è reo di aver combattuto contro Tebe, e deve quindi giacere insepolto divorato dagli animali, perché ha tra-sgredito le sacre leggi dello Stato. Antigone ignora il divieto, e ap-pellandosi a quelle che lei chiama “norme non scritte degli dèi” va a seppellire il fratello, e per questo verrà ordinato da Creonte di murarla viva; Antigone va co-raggiosamente verso la

morte e si impiccherà nella sua camera sepol-crale. Anche se la tragedia ha altri personaggi, è que-sto il fulcro centrale della narrazione che serve a capire il grande valore del messaggio che si vuole trasmettere, e per questo è necessaria una piccola premessa.Al tempo i valori della città e degli dei erano sacri e inviolabili, e chi trasgrediva veniva puni-to, spesso con la morte. In particolare Eschilo, principale drammaturgo greco e antecedente a Sofocle, pose al centro delle sue tragedie il pro-blema della responsabili-tà e del castigo. Celebre è la storia di Prometeo che fu punito per aver portato il fuoco agli uo-mini. Al tempo di Eschilo (e di Creonte, appartente alla “vecchia generazio-ne”) i valori incrollabili erano la misura e la giu-stizia. Chi eccedeva, o andava contro le leggi, era colpevole di hybris, cioè di presunzione, e veniva punito dalla Giu-stizia, bilancia che non poteva rimanere in dise-quilibrio. Se le colpe non venivano espiate (tramite morte violenta), queste ricadevano sulla stirpe del trasgressore.Antigone (che significa

aNTIgONEL’eroina di Sofocle alle prese col dilemma della priorità tra leggi dello Stato e leggi del cuore

L’ippogrifoa cura di Angelica Bezziccari

Chi era SofoCleSofocle nacque ad Atene nel 496 a.C. Ricevette un’accurata educazione di tipo aristocratico, e grazie ai rapporti di amicizia con Pericle, ricoprì importanti incarichi politici. A 27 anni ebbe il suo primo suc-cesso come autore tragico gareggiando con Eschilo. Tra le importanti innovazioni, vi è l’introduzione nella tragedia del terzo attore, e il perfezionamento delle scenografie.Sofocle scrisse -secondo la tradizione- ben 123 tragedie, di cui ne restano solo 7: Antigone (442 a.C.), Aiace, Edipo re, Elettra, Filottete (409 a.C.), Le Trachinie ed Edipo a Colono (406 a.C.). I suoi eroi erano immersi in un mondo di contraddizioni insanabili e di conflitti. Il suo contributo originale allo sviluppo della tragedia greca fu rappresentato dall’accentuazione dell’umanità dei perso-naggi.Morì nel 406 a.C. e l’ ultima tragedia, l’ Edipo a Colono, fu rappresentata postuma lo stesso anno in segno di grande onore.

“Antigone” di Frederic Leighton

Page 9: Don Chisciotte 25, novembre 2009

8 Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 9www.associazionedonchisciotte.org

[email protected]“contro nascita” perché morirà senza figli) rom-pe con la tradizione, osa sfidare e disob-bedire a suo zio re, a cui dovrebbe essere sottomessa come donna, nipote e cittadina. Pone la sua individualità, i suoi sentimenti, al di sopra delle leggi della città, per rispettare una legge di natura; lei dice “divina”, noi oggi diremmo una leg-ge mora-le, della nostra coscien-za. Non gli importa di quel che suo fratello è stato per la città, per lei è sem-plicemente suo fratello.Cosa significa tutto ciò? Le leggi sono fatte dagli uomini, e come gli uomini possono essere manchevoli o sbagliate, e così quelle religiose (qualcuno direbbe pur sempre fatte da uomini). Quindi

in casi particolari sta al singolo usare il raziocinio

e il sentimento in questioni che

riguardano la morale personale, come ad esempio l’eutanasia

o

l’aborto, e via dicendo. Antigone dovrebbe es-sere un grande spunto di riflessione per chi crede di avere la Verità in mano, come i politici o gli uomini di chiesa, ma più in generale per ogni essere umano, perché la saccenza pare diven-tare ogni giorno sempre più di moda. Ecco cosa afferma Emone, il figlio di Creonte, nel tenta-

tivo di dissuadere il padre dall’assas-

sinio: “Non trincerarti nell’idea che solo ciò che dici tu, e nient’al-tro, sia giusto. Quanti presumono di avere sempre ragione, o di possedere una lingua o un animo superiori, eb-bene, una volta scrutati a fondo, rivelano il loro vuoto interiore. Anzi fa onore a un uomo, per quanto saggio egli sia, continuare ad im-parare senza chiudersi nell’ostinazione”.

Chi era SofoCleSofocle nacque ad Atene nel 496 a.C. Ricevette un’accurata educazione di tipo aristocratico, e grazie ai rapporti di amicizia con Pericle, ricoprì importanti incarichi politici. A 27 anni ebbe il suo primo suc-cesso come autore tragico gareggiando con Eschilo. Tra le importanti innovazioni, vi è l’introduzione nella tragedia del terzo attore, e il perfezionamento delle scenografie.Sofocle scrisse -secondo la tradizione- ben 123 tragedie, di cui ne restano solo 7: Antigone (442 a.C.), Aiace, Edipo re, Elettra, Filottete (409 a.C.), Le Trachinie ed Edipo a Colono (406 a.C.). I suoi eroi erano immersi in un mondo di contraddizioni insanabili e di conflitti. Il suo contributo originale allo sviluppo della tragedia greca fu rappresentato dall’accentuazione dell’umanità dei perso-naggi.Morì nel 406 a.C. e l’ ultima tragedia, l’ Edipo a Colono, fu rappresentata postuma lo stesso anno in segno di grande onore.

«Può ben darsi che Marx

e Freud siano l’alba della nostra cultura, ma Nietzsche è un’altra cosa, è l’alba di una contro-cultura. Perché se si considera non

la lettera di Marx e Freud ma il divenire del marxismo e del freudismo, si vede che essi hanno esorcizzato ogni carica eversiva del pensiero dei loro iniziatori, in quanto hanno fatto funzionare il marxismo e la psicoanalisi come mezzi di ristabilimento di codici (lo stato, l’economia,

la famiglia) mentre Nietzsche è proprio il contrario, la negazione di tutti i codici, la rivendicazione

di un nomadismo del pensiero e della vita»Gilles Deleuze (1972)Statua di Sofocle, Musei Vaticani

Page 10: Don Chisciotte 25, novembre 2009

Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 1010

significato simbolico persona-le: possono essere piacevoli dal punto di vista estetico, ma non producono maggiore auto-comprensione.Le trasformazioni di codesto genere possono avvenire in qualsiasi area sensoriale, an-che se i fenomeni ottici sono di gran lunga i più frequenti. Il campo visivo, dietro le pal-pebre chiuse, diventa ricco di colore e animato, e l’individuo può vedere una varietà di for-me geometriche o architetto-niche. Schemi caleidoscopici dinamici, configurazioni simili a mandala, arabeschi, navate di cattedrali gotiche, soffitti di moschee islamiche, e disegni intricati somiglianti a belle vetrate medievali o a tappeti orientali. Visioni di questo tipo possono presentarsi nel corso di ogni tipo di auto-esplorazio-ne, ma sono particolarmente forti dopo l’assunzione di droghe psichedeliche. I cam-biamenti nel campo acustico possono prendere forma di suoni di campanelle, trillare di grilli, ronzii o suoni continui ad alta frequenza.; a questi possono essere associate varie sensazioni tattili inso-lite in molte parti del corpo. Anche odori e sapori possono presentarsi in questa fase, ma sono molto meno comuni.Esperienze sensoriali di questo tipo hanno scarso signi-ficato simbo-lico sul processo di auto-esplora-zione e auto-comprensione. Esse sembrano costituire una barriera che bisognerebbe attraversare prima di poter iniziare il viaggio nella propria psiche inconscia. Alcuni

aspetti di tali esperienze vengono spiegati sulla base di certe caratteristiche proprie dell’anatomia e fisiologia degli organi sensoriali: ad esempio, le visioni geometriche sem-brano riflettere l’architettura interna della retina e di altre parti del sistema ottico. La seconda fase esperien-ziale facilmente accessibile è quella dell’inconscio individua-le. Le esperienze di questa categoria sono connesse ad

avvenimenti e circo-stanze biogra-

fiche signi-ficative

nella vita indivi-duale, dalla nasci-ta al mo-

mento presen-

te, le quali tengono in

loro una forte valenza emotiva. A

questo livello di auto-esplo-razione, qualsiasi elemento relativo alla vita della persona interessata può emergere dall’inconscio e diventare il

nucleo dell’esperienza, sia che si tratti di un conflitto irrisolto, un ricordo traumatico represso che non è stato inte-grato, o una gestalt psicologi-ca incompleta.C’è soltanto una condizione perché questo avvenga: il tema deve rivestire un’impor-tanza emozionale sufficiente. La psicoterapia esperienzia-le, a tal riguardo, mostra un enorme vantaggio rispetto alle metodiche prevalente-mente verbali. Le tecniche che attivano direttamente l’inconscio sembrano rafforza-re selettivamente il materiale emozionale più rilevante e facilitarne l’insorgenza nella coscienza; pertanto esse si palesano come una sorta di radar interiore, il quale, esplo-rando il sistema, ne rivele-rebbe i contenuti dalla carica emotiva più forte. Questo non solo risparmia al terapeuta lo sforzo di separare i temi di maggior rilievo, ma lo salva-guarda anche dal dover pren-dere decisioni che sarebbero necessariamente influenzate dalla struttura concettuale del terapeuta stesso.Nel complesso, il materiale biografico che emerge nel

lavoro esperienziale concorda con la teoria freudiana o con i suoi derivati; tuttavia esistono varie differenze fondamentali. Nella psicoterapia esperien-ziale profonda, il materiale biografico non viene ricordato o ricostruito; può essere effet-tivamente rivissuto. Que-sto implica sensazioni non solamente emotive, ma anche fisiche, elementi pittorici del materiale implicato, e dati provenienti dagli altri sensi. Solitamente questo avviene nella fase di completa regres-sione allo stadio di sviluppo in cui è avvenuto l’evento.Un’altra distinzione importan-te riguarda la possibilità che ricordi, ed altri elementi bio-grafici rilevanti, non emergano separatamente, ma formino vere e proprie “costellazioni dinamiche distinte”, per le quali lo psichiatra cecoslovac-co Stanislav Grof coniò il ter-mine sistemi coex, o sistemi

BaRRIERa SENSORIaLE E INcONScIO INDIVIDUaLELa psicoterapia esperienziale

Appunti di psicologiaa cura di Davide Tagliasacchi

PsicologiadaLLa prima

Navata della cattedrale gotica di Beauvais

Page 11: Don Chisciotte 25, novembre 2009

10 Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 11www.associazionedonchisciotte.org

[email protected]

di esperienza condensata. Un sistema coex viene definito come un raggruppamento dinamico di ricordi (e materia-le di fantasia ad esso asso-ciato) appartenenti a periodi della vita del soggetto, aventi come denominatore comu-ne una forte carica emotiva dello stesso tipo, una intensa sensazione fisica dello stesso genere, od il fatto di condi-videre alcuni altri elementi importanti. La maggior parte dei sistemi coex biografici sono con-nessi dinamicamente, con sfaccettature specifiche del processo di nascita. Pertanto i temi perinatali e i loro ele-menti tengono al loro interno associazioni specifiche con il relativo materiale esperienzia-le nella sfera traspersonale, come ad esempio sensazioni fisiche che riguardano episodi risultati pericolosi all’incolumi-tà dell’individuo.

Venerdì 6 novembre Per “La beLLezza saLverà iL mondo”, rassegna di conferenze al cinema Astra (Misano), Roberto Escobar espone la lectio magistralis “iL beLLo deLLa poLitica”. Alle ore 21

Dal 7 al 8 novembre“convegno internaziona-Le e premio fondaz. feLLi-ni”, teatro degli Atti, Rimini

Dal 7 al 11 novembre“fiera di san martino”, a Santarcangelo. All’interno della fiera: Domenica 8 novembre “paLio deLLa piada”

Sabato 8 novembre “4 sagre per 3 coLLi”, le delizie del porcello a Brisi-ghella

Dal 8 al 15 novembre “XXiv fiera deL formag-gio di fossa”, a Talamello

Dal 9 al 10 novembre “zeronovetour - renato zero Live”, al Palarossini di Ancona

Venerdì 13 novembre “suburban •nigHts”, Spazio DNA, Borgo. Le serate alterna-tive della Don ChisciottePer • “La beLLezza saLve-rà iL mondo”, rassegna di conferenze al cinema Astra (Misano), M. Ve-neziani espone la lectio “eLogio e maLedizione deLLa beLLezza”. Ore 21

Sabato 14 novembre “faitH and tHe muse - •Live”, Siddharta, Prato“cristina d’avena + •gem boy”, al Velvet di Rimini

Dal 15/10 al 31/01/10 “ammazziamo La domeni-

ca”, rassegna teatrale per giovani e adulti al teatro di Montefiore. Organizzata come sempre dalla Compa-gnia del Serraglio.

Venerdì 20 novembre Per “La beLLezza saLverà iL mondo”, rassegna di con-ferenze al cinema “Astra” di Misano, Remo Bodei espone la lectio “L’emozio-ne deLLa beLLezza”. Dalle 21

Sabato 20/11 al 4/12 “cibo come cuLtura, dai sapori ai saperi”, ciclo di conferenze con letture e degustazioni. Sala Lavatoio, Santarcangelo

Sabato 21 novembre “paoLo guzzanti sHow”, PalaDeAndrè, Ravenna

Mercoledì 25 novembre “depecHe mode - Live”, Palamalaguti, Bologna

Venerdì 27 novembre “suburban •nigHts”, Spazio DNA, Borgo. La terza serata alternativa organizzata dalla DON CHISCIOTTEPer • “La beLLezza saLve-rà iL mondo”, rassegna di conferenze al cinema “Astra” di Misano, Paolo

Portoghesi espone la lectio “cHi saLverà La beLLezza?”. Dalle 21

Sabato 28 novembre “pfm canta de andrè”, nuovo teatro Carisport, Cesena

Domenica 29 novembre “una vita da pavura”, di Giuseppe Giacobazzi, teatro Novelli, Rimini

Sabato 5 dicembre “cristiano de andrè canta fabrizio”, PalaDe-Andrè, Ravenna

IMPerDIBIlI Al CIneMA“nemico pubbLico”, un moderno gangster movie con Johnny Depp. Dal 6 novembre

“a serious man”, dal regi-sta di “Il grande Lebowsky”. Dal 6 novembre

“gLi abbracci spezzati”, di Pedro Almodovar. Dal 13 novembre

“segreti di famigLia”, di Francis Ford Coppola. Dal 20 novembre

Gli appuntamenti imperdibilidel mese di novembre

Visita la pagina “news” del nostro sito per i link degli appuntamenti se-gnalati

Navata della cattedrale gotica di Beauvais

Page 12: Don Chisciotte 25, novembre 2009

Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 1212

Tanti giovani a San Marino hanno capito che il mondo non finisce a Dogana e che lo scambio con le altre culture costituisce un tesoro prezioso, da vivere e da comunica-re agli altri. Questo mese raccolgo la testi-monianza di Lucia Ceccoli, sammarinese che ha trascorso un mese in Mozambico a contatto con la cultura e i problemi della popolazione locale. L’obiettivo di questa in-tervista è quello di far trapelare la storia e le peculiarità dei paesi del così detto Terzo Mondo, attraverso gli occhi di chi li ha vissuti.

Lucia, che cosa ti ha spinto ad andare in Mozambico?Ero già stata in Africa, in Tanzania per la pre-cisione, ma le condizioni piuttosto restrittive che mi erano state imposte dall’associazione che mi accompagnava non mi avevano permesso di vivere a pieno quell’esperienza. Insomma, mi sentivo come se fosse stata l’Africa a venire da me e non io ad andare da lei. Proprio per questo, una volta a casa, ho capito che sa-rei tornata in Africa non appena possibile. Qualche anno dopo, nel 2004, l’universi-tà di architettura di Cesena mi ha dato la possibilità di condurre un progetto come

tirocinante in Mozambico. Ho accettato im-mediatamente. Che progetto era e che tipo di lavoro hai fatto durante il tuo soggiorno?Uno dei miei professori mi ha messo in contatto con l’ONG Un-Habitat che opera-va nella zona di Mafalala, baraccopoli nel-la periferia di Maputo, dove si era svilup-si era svilup-pato il focolaio di una devastante epidemia di colera dovuta alla totale mancanza del sistema fognario.

Il mio tirocinio si inseriva all’interno di un progetto di rilievo e recupero urbano:

riqualificare il quartiere attraverso la proget-tazione di un sistema di canalizzazione delle

acque. Decine di architetti ed in-

gegneri avevano già redatto dei progetti, ma le agen-zie internazionali ave-

vano sempre bloccato i finanziamenti. Da otto anni la popolazione di Mafalala vedeva svanire le sue speran-ze sotto il peso della burocrazia. Nonostante questo, la gente partecipava ed interveniva alle riunioni programmate da Un-Habitat. L’associazione, infatti, era attenta ad integrare il lavoro di noi tecnici con la volontà della popolazione, non vo-lendosi mai elevare al di sopra della sua

gente, così insieme discutevamo della ne-cessità di modificare o abbattere alcune baracche e, dopo ore di confronto, arriva-vamo ad una decisione condivisa. Come descriveresti il tuo rapporto con la popolazione locale?Avevamo instaurato un bellissimo rappor-to, soprattutto con i bambini che non ci lasciavano mai soli: sbirciavano nei no-stri taccuini, tenevano stretto il metro per lasciarci prendere le distanze tra le case, rallegravano le nostre giornate con canzo-ni locali…Nonostante la sfiducia che si percepiva nei confronti del progetto, (facile da compren-dere, dopo otto anni di attesa!) ci hanno accolto con entusiasmo e calore. Questo forse è ciò che più mi ha colpito: la loro ca-pacità di aspettare, il fatalismo con cui vivo-no, che non è passività ma affidamento al divino, che ha le redini della loro vita e del loro tempo e a cui non possono che aprire le mani. Per me, occidentale impaziente, abituata a fare mille cose al giorno, è stato difficile arrendermi all’idea che a Maputo non ero padrona di niente e le mie azioni dipendevano dall’ambiente circostante.Sono rimasta profondamente segnata, inoltre, dal senso di comunità dei mozam-bicani, che vivono con e di un’unione che da noi è difficile trovare, si dedicano tem-po, passano le giornate insieme. La strut-tura stessa della città parla di questo: la gente vive in strada, all’aperto, in mezzo agli altri. Esistono aree in cui il disagio sociale è tale da impedire alla comunità e al senso di solidarietà di svilupparsi. Proprio in que-ste zone, dove la necessità di sopravvivere travalica ogni cosa, la violenza si manife-sta in maniera più dura, soprattutto attra-verso le azioni dei bambini. Secondo me, la violenza è quasi sempre proporzionata alla mancanza di comunità.Qual è stata l’esperienza che ti ha se-gnata più delle altre?Dopo circa tre settimane di lavoro a Ma-falala, ho incontrato Laura, una ragazza italiana piena di energia che era partita dall’Italia per trascorrere qualche mese in Africa e non è più tornata. Grazie alla sua incessante opera di raccolta fondi ha co-struito nove case famiglia a Pemba, nel nord del Mozambico. Affascinata dal suo carisma ho vissuto con lei, a Pemba, la mia ultima settimana africana, rendendo-mi conto dell’immensa opera che questa donna ha realizzato: abbiamo visitato case per lebbrosi, anziani, bambini idrocefali, orfani, tutto straordinariamente affidato ai mozambicani.

a cura di Valentina Quadrelli

il mioBagnonellaessenzadellavita

Lucia Ceccoli racconta a “Il Don Chisciotte” la sua esperienza in Mozambico

Terzo mondo e PVS

Page 13: Don Chisciotte 25, novembre 2009

12 Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 13www.associazionedonchisciotte.org

[email protected] giorno, accompagnata da un ragazzo mozambicano che seguiva un progetto, voluto da Laura, con gli anziani del luogo, siamo andati sulla spiaggia di Shuri, a mezz’ora di auto da Pemba. Gli anziani tra-scorrevano la giornata costruendo ceste in saggina, in cambio noi gli portavamo cibo. Laura mi ha spiegato che il cibo non deve mai essere presentato come un dono, ma sempre come un corrispettivo per i cesti prodotti, per stabilire un rapporto parita-rio. Durante questa giornata, ho vissuto un momento personale drammatico: dopo aver distribuito il cibo, ci siamo fermate a pranzare con gli anziani. La montagna di polenta dolciastra che avevo nel piatto è stata la protagonista dei miei incubi per anni: non riuscivo a mangiarla, mi sentivo male ma sapevo che non potevo rifiutare. Mentre ero indecisa sul da farsi, gli anziani del villaggio si erano inginocchiati attorno al pentolone per raschiare via dai bordi gli ultimi granelli di polenta. In quel momen-to, oltre alla disperazione, ho sentito ve-ramente quante barriere dovevo ancora superare.A Pemba, per spostarci da un villaggio all’altro viaggiavamo su un camion aperto. Sdraiata, guardavo il cielo dell’Africa: una di quelle cose che non si dimenticano. Se allunghi un braccio hai la sensazione di toccarlo: è cosi vicino che puoi an-nusare le nuvole. Cos’è cambiato in te dopo questo viaggio? Com’è stato tornare alla vita di tutti i giorni?Quello che succede al tuo spiri-to e alla tua mente al ritorno da un’esperienza del genere è incre-dibile. Durante il viaggio in Tan-zania avevo avuto molto tem-po da dedicare a me stessa; di conseguenza avevo elaborato le esperienze del mio viaggio giorno per giorno. Il ritorno dal Mozambico, invece, è stato diverso: per molti mesi ho sentito dentro me un’ener- g i a incredibile. Mi sentivo fortunatissima e continuavo a pensare: “Come posso sta-re ferma con tutte le possibilità che ho?”. Questo viaggio è stato un bagno nell’es-senza della vita, mi ha permesso di rina-scere. Appena tornata, volevo rinunciare al cellulare, al superfluo... e grazie all’energia acquisita con quel viaggio ho fondato una piccola compagnia di teatro coi ragaz-zi dell’università! È stato come tornare a vedere: le cose, il mondo, le relazioni…dare loro il giusto valore e la giusta dignità.

Poi la vita di tutti i giorni è tornata ritmata, schiacciante; le cose inutili sono tornate ad occupare spazio, tempo e gli occhi hanno ricominciato ad appannarsi…Che cosa consiglieresti a chi si appre-sta ad af- frontare un viaggio

in Africa?Credo che chi voglia dedicarsi a determi-nate aree del mondo come scelta profes-sionale debba pren-dere una decisione

radicale e continuata nel tempo, altrimenti rischia

di servire solo a sé stesso. Quan-do dico questo penso a Laura, al suo

impegno e alla sua totale abnegazione. Un’esperienza come la mia serve prin-cipalmente per aprire la propria mente (togliamoci di testa che un mese di vo-lontariato faccia di noi degli eroi!)In realtà, come ho già detto, i principali

beneficiari di questa esperienza siamo noi stessi.Credo comunque che chi decide di affron-tare un viaggio nel terzo mondo debba co-noscere la cultura del paese in cui si reca per non rischiare di alimentare le differen-ze che già esistono, soprattutto quelle tra bianchi e neri. Ad esempio, penso che i turisti che si fanno fotografare con i bam-bini o che regalano penne, per quanto in buona fede, non facciano che alimentare l’idea degli occidentali come imperialisti e degli africani come ospiti di un circo. Un’altra cosa fuorviante è l’immagine che ci siamo fatti dell’Africa attraverso la tele-visione. Quest’ultima ci ha completamen-

te assuefatto alle scene drammatiche ed alle condizioni disumane in cui molta gente vive e, se non siamo preparati, rischiamo di vivere quest’esperienza come se fosse un film, che scorre sullo schermo senza toccarci.Che fine ha fatto il tuo progetto? La po-polazione di Mafalala è riuscita a veder riqualificato il suo quartiere?Una volta terminata la fase di progettazio-ne i fondi, come al solito, non sono arri-vati. Due anni dopo il mio ritorno a casa, però, Un-Habitat mi ha comunicato che finalmente la situazione si era sbloccata, le agenzie internazionali avevano inviato i finanziamenti e l’opera di canalizzazione era in fase di realizzazione. Finalmente, direi!

aLcUNE INFORMaZIONIIl Mozambico, ha una popola-zione di 19.104.696 abitanti e circa la metà di essi vivono in povertà assoluta.Il paese è stato una colonia portoghese ed ha ottenuto l’indipendenza nel 1975.negli anni ’80, in piena Guerra Fredda, la guerriglia anti co-munista del gruppo renAMO (sostenuta anche dagli USA) scatenò una guerra civile sanguinosa, con conseguen-ze umanitarie ed economiche disastrose. nel 1992, in seguito agli Ac-cordi di roma, il Mozambico ha adottato una forma di go-verno democratica.

Page 14: Don Chisciotte 25, novembre 2009

Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 1414

In un suo famoso libro, Oria-na Fallaci, rivolgendosi al bambino che ha in grembo, ci regala quella che a mio avviso è la più bella definizione idea-le di uomo e di donna. Dice la Fallaci: “Sarai un uomo o una donna? Vorrei che tu fossi donna, vorrei che tu provas-si un giorno ciò che provo io. Essere donna è un’avventura che richiede un tale corag-gio, una sfida che non anno-ia mai. Avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque quando Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disobbedienza. Se nascerai uomo, spero che tu diventi un uomo come io l’ho sempre sognato: dolce coi deboli, fe-roce coi prepotenti, generoso con chi ti vuol bene, spietato con chi ti comanda”.

Mi guardo intorno e mi viene naturale domandarmi quante persone, quanti sammarinesi possono anche solo aspirare a rientrare in questa bellis-sima definizione. La verità è che la disobbedienza ci-vile è una possibilità che la stragrande maggioranza dei sammarinesi non contempla. Le lagnanze al bar, i piagnu-colii quando il politico di turno viene beccato per sbaglio a truffare il paese sono l’unico strumento di ribellione che questa piccola Repubblica conosce. Diventa difficile, se non impossibile, avvicinare l’immagine dell’uomo e della donna sammarinesi alla defi-nizione data sopra. L’immobilismo imperante di questo paese mi rende rab-biosa. Come giovane, mi sento frustrata, abusata. E

questi sentimenti non sono dovuti solamente alla cemen-tificazione del paesaggio, ai concorsi pubblici taroccati, alla mancanza di cultura, alla totale assenza di progetti fu-turi. No, quel-lo che provo è causato dal fatto che le genera-zioni di politici e cittadini corrotti che vivono in questo Stato vo-gliono impedirci di essere Donne e Uomini, come li intende la Fallaci. Il grande incubo dei palazzinari e dei truffatori che muovono le fila di questo paese è che la nostra generazione possa crescere con dei valori, con un cervello funzionante e so-prattutto con una coscienza civile. Fortunatamente per loro, molti giovani sammarinesi co-stituiscono una vera e propria rassicurazione.Se guardo alla situazione at-tuale, infatti, vedo tanti UN-DER 35 che stanno seguen-

do le orme dei peggiori per-sonaggi che la scena politica abbia mai offerto. In questo panorama desolante, quanto tempo occorrerà prima che i giovani veri di San Marino decidano di far sentire la loro voce, di riprendersi le piazze, di protestare? Forse occorre che la crisi economica ci lasci veramente in condizioni disastrose, forse il sammarinese medio reagi-sce solo quando qualcuno gli mette le mani nel portafoglio. Quello che ho imparato, dopo 23 anni di cittadinanza sam-marinese, è che la classe politica si spaventa solo di fronte ai grandi numeri. Le idee, le proposte, l’entusia-

smo (per quanto siano delle otti-me parole con cui riempirsi la bocca) non han-no mai interes-sato la nostra classe politica. Per questo mo-

tivo, penso che sia giunto il momento di disobbedire ci-vilmente a tutti coloro che ci stanno portando via il futuro e a tutti coloro che si sono la-sciati corrompere.Quanti cittadini sono anco-ra liberi di poter scendere in piazza? Quanti non hanno ba-rattato il loro silenzio-assenso con un bel posto di lavoro o lo sblocco di un lotto? Forse siamo così pochi a contem-plare la disobbedienza civile proprio perché in pochi pos-siamo ancora permettercela.

Valentina Quadrelli

DISOBBEDIRE PER NON MORIREQuand’è che i giovani sammarinesi inizieranno a pretendere i loro spazi di libertà praticando la disobbedienza civile?

la disobbedienza civile è una possibilità che la stragrande maggioranza dei sammarinesi non contempla

è arrivato “sottomarino”, un po’ di sana disobbedienza CiviLe sammarinese... Lo trovi su faCebook e neLLe migLiori armerie deL titano!

Nella foto, uno dei più recenti e memorabili atti di disobbedienza civile: uno studente blocca l’avanzata di una carovana di carri armati in piazza Tien An Men

San Marino

Page 15: Don Chisciotte 25, novembre 2009

14 Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 15www.associazionedonchisciotte.org

[email protected]

«Gli “universitari” sono un branco di diciottenni senza controllo». Questa è l’opinione di un certo C.B., che manda una lettera a Tribuna il gior-no 8 ottobre, per accusare gli studenti che frequentano la piccolissima università di San Marino di ogni genere di male: perdita della quiete di Città, affit-ti esorbitanti, nervi a fior di pelle dei re-sidenti, e via dicendo. Il signor C.B. ne ha anche per i turisti, definendoli “orde che hanno invaso il centro stori-co”. Poco importa che siano gli unici che a questo luogo danno ricchezza.A termine della lettera, un’esor-tazione a “qualcuno” (non spe-cifica chi dovrebbe essere) “che riconsegni San Marino ai propri abitanti cresciuti nel ri-spetto e nell’amore per questo Paese”. Innanzitutto, queste righe non vogliono essere un attacco nei confronti del signor C.B., anzi, egli ci ha aiutato a capire e a mettere in evidenza una forma mentis che è condivisa da tanti altri sammarinesi (si spera più vecchi che giovani): un estremo conservatorismo e chiusura mentale.Come ci si può appellare a un po’ di schiamazzi notturni per denigrare la presenza in terri-torio di studenti? I ragazzi che

nonostante le difficoltà eco-nomiche odierne continuano il percorso di studi e lo conti-nuano a San Marino, paese che non offre quasi niente per i giovani, dovrebbero essere elogiati invece che criticati.In inverno il centro storico è

avvolto nel vuoto e in un silenzio cimi-teriale; è dav-vero questo lo scenario che i sammarinesi vogliono per la capitale del loro paese?

Sempre che si possa parlare di capitale e di Stato... spes-so invece San Marino pare una frazione di provincia ita-liana, per la considerazione che i suoi cittadini hanno per la vita culturale del Paese. Il signor C.B. parla anche degli abitanti ”cresciuti nel rispetto e nell’amore per questo pae-se”. Ma dov’è questo amore e rispetto? Nel voler negare un polo universitario nel cen-tro, così come c’è in ogni città che si rispetti, e decentrarlo in “spazi più consoni” quasi che gli studenti fossero una razza da segregare? Il bello di stu-diare fuori sede è proprio quel-lo di abitare una nuova città, di vivere gli spazi, sedersi sui gradini, passeggiare per le vie andando in biblioteca... Ma se si è sgraditi, se lo spazio ur-bano è privo di luoghi adatti all’accoglienza e all’ intratte-nimento per i giovani, forse è

meglio che questo branco di barbari se ne vada a studiare altrove, per il loro bene.E perché se il centro è così tanto amato, molti cittadini sono andati via preferendogli ville e appartamenti nei pres-si di strade trafficate e centri commerciali?L’università in un paese do-vrebbe essere una risorsa, pri-ma di tutto culturale e poi eco-nomica, ma questo una certa politica sembra non volerlo capire; la principale soluzione alla crisi pare essere il casinò. Di nuovo, è questo che i sam-marinesi vogliono davvero per il territorio?C’è però sicuramente qualco-sa di vero nella lettera del si-gnor C.B.: gli spazi non sono consoni, ma prima di crearne di nuovi è necessario costruire

spazi mentali, aprirsi al nuo-vo, investire sull’ università, e non criticare chi la frequenta. I sammarinesi poi non dovreb-bero essere costretti a spo-starsi fuori territorio per studia-re; creare nuovi posti di lavoro per i cittadini grazie a nuovi corsi di laurea, costruire una casa dello studente invece dell’ennesimo palazzone con decine di appartamenti, forse si rivelerebbero scelte migliori. Certo è un investimento, ma a vantaggio del futuro della co-munità. La crescita di un pae-se non deve essere solo fisica e materiale, ma ci deve essere anche uno sviluppo della qua-lità della vita, e non solo per i sammarinesi, ma per tutti co-loro che desiderano venire qui. Apriamo San Marino agli altri, e gli altri si apriranno a noi.

INVaSIONI BaRBaRIcHE SUL TITaNO

a cura di Angelica Bezziccari “Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazioneo della gioia dei loro momenti di svago. Non com-prende la bellezza della nostra poesia o la solidi-tà dei valori familiari, l’intelligenza del nostro di-battere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.Non tiene conto né della giustizia nei nostri tri-bunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro co-raggio, né la nostra saggezza né la nostra cono-scenza, né la nostra compassione né la devozio-ne al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.”

Ted Kennedy, 1968

I ragazzi che studiano a San Marino: un fastidio o una risorsa?

Page 16: Don Chisciotte 25, novembre 2009

Il Don Chisciottenumero 25, novembre 2009 16

zione naturale, ovvero conser-vazione delle razze perfezio-nate nella lotta per l’esisten-za”.L’opera è il frutto delle os-servazioni e delle analisi ef-fettuate durante il viaggio sul Beagle, durato cinque anni, attorno alle coste del Sud America. Darwin tornò dal questa trasferta di lavoro nel 1836 e perciò ci mise 23 anni per scrivere il suo tratta-to. Ovviamente non lavorò da solo, Darwin poté confrontarsi con altri naturalisti dell’epoca come Alfred Russel Walla-ce, colui che intuì per primo il meccanismo della selezione naturale, e Thomas Henry Huxley grazie ai quali diede forma a quella che è passata alla storia come la teoria evo-luzionistica.Il lavoro di Darwin è stato alla base di molte ricerche nel cam-po naturalistico, etologico, bio-logico e biochimico. La teoria evoluzionistica in questi 150 anni è stata studiata, perfezio-

nata e confermata da migliaia di ricercatori ma ancora oggi non è del tutto compresa ed è osteggiata soprattutto dagli integralisti delle varie confes-sioni monoteiste, d’altronde lo stesso Charles si rendeva conto dell’impatto che le sue ricerche avrebbero avuto su una società saldamente anco-rata ad un antropocentrismo di stampo confessionale.Ma cosa dice la teoria evo-luzionistica? Anzi cosa non dice?Non dice che il processo evo-lutivo è governato dal caso ma piuttosto dalle ferree leg-gi di sopravvivenza imposte dall’ambiente.Darwin non dice nemmeno che l’evoluzionismo sia in contrapposizione con la teo-ria di Lamarck che spiegava l’insorgere delle mutazioni grazie ad un meccanismo di uso ed esercizio dei vari or-gani. L’evoluzionismo non spiega affatto il processo gra-zie al quale si manifestano le mutazioni, spiega solo come

vengono selezionate dall’am-biente; si può tranquillamente asserire che Darwin fosse un convinto lamarckiano. Un altro mito da sfatare è che le teorie di Lamarck fossero comple-tamente sbagliate: i genetisti hanno ampiamente dimostra-to come alcuni geni possono esprimersi o meno a seconda dello stile di vita dell’organi-smo e delle pressioni ambien-tali che questo subisce.La teoria evoluzionistica non dice nemmeno che l’uomo di-scende dalla scimmia, ma che uomo e scimmie antropomor-fe hanno un progenitore co-mune, ipotesi confermata dai biologi molecolari che hanno dimostrato l’incredibile affinità (fino al 98%) tra i codici gene-tici dell’uomo e dello scimpan-zé.A chi vuole approfondire l’ar-gomento consiglio la lettura de Il Gene Egoista di Richard Dawkins , o t t i m o s a g g i o divulgati-vo.Gli attuali sosteni-tori del creazio-nismo, che inizialmente confu tavano le proposizioni di Darwin citan-do la Genesi, si sono aggiornati e stanno cercan-do di rendere più credibili le loro favole con una veste di pseudo-scienza: l’Intelligent Design. Un influente manipo-lo di pseudo scienziati tramite argomenti come la comples-sità irriducibile ritiene che la spiegazione scientificamente più accettabile per descrivere la vita sul pianeta sia quella dell’esistenza di un progetto intelligente certamente ope-ra di un creatore. Il problema non è tanto mettere in discus-sione l’evoluzionismo quanto ritenere ovvio che, nei casi in cui non sussiste una soluzio-

ne evidente, la spiegazione immediata è quella di un cre-atore.Ma andando più a fondo, per-ché l’evoluzionismo è stato ed è tuttora così scomodo per le fedi monoteiste? Il fatto è che queste hanno spesso un libro che ritengono scritto o dettato da Dio in persona in cui com-pare una mitologia della cre-azione improntata all’estremo antropocentrismo. In questi best seller si ritiene che l’uo-mo sia un essere prediletto che non è parte della natura che lo circonda ma ne è al di sopra, è fruitore e gestore. Darwin ha scardinato questa concezione riportando l’uomo dentro la natura. L’uomo è un animale che può fortemente incidere sull’ecosistema ma in fondo è naturale anche questo ed è frutto del percorso evolu-tivo dell’uomo.Il Libro rivelato è ciò che rende rigida ed ingessata una religio-ne. La Bibbia, per esempio, é stata scritta molti secoli fa, le

conoscenze erano quelle di pastori analfabeti del-

la Palestina che han-no condensato valori, credenze e mitologie

di altre civiltà. Sul-la base delle

loro osser-v a z i o n i

tutto ap-par i va invaria-

to ed in-variabile per

cui non sussistevano i concetti di mutazione e di evoluzione.L’evoluzionismo non è ma-teria di fede ma di scienza e chi lo sostiene non mira cer-to a confutare le fedi rivelate: l’evoluzione per selezione naturale è e basta. Il proble-ma è dei credenti: evolvere e riadattare i propri dogmi alle nuove conoscenze o arroc-carsi sulle proprie convinzioni anacronistiche ed estinguersi. Le scienze naturali lo insegna-no: non sono sopravvissuti i grandi e forti dinosauri ma gli animali più adattabili.

cOSa DIcE DaRWIN... aNZI cOSa NON DIcE

Sopra di noi nientea cura di Andrea Mina

A 200 anni dalla nascita e 150° dalla pubblicazione del suo testo più famoso, l’analisi dell’eredità intellettuale di Darwin

laicità e uguaglianza

daLLa prima