Documento sintesi Ravenna 2013

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Sostenibilità economica del territorio di Ravenna, orientamento e promozione della cultura tecnico-scientifica Sostenibilità economica del territorio di Ravenna, orientamento e promozione della cultura tecnico-scientifica

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Documento di sintesi 2013. La promozione della cultura tecnico scientifica, la formazione e l’orientamento al lavoro dei giovani sono fondamentali per lo sviluppo locale e la crescita economica di un territorio. Il documento riassume le attività svolte dalla FEEM con queste finalità, nel territorio di Ravenna.

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Sostenibilità economica del territorio di Ravenna, orientamento e promozione della cultura tecnico-scientifica

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Sostenibilità economica del territorio di Ravenna, orientamento e promozione della cultura tecnico scientifica

Documento di sintesi 2013

Proprietà letteraria riservataEditore

1a edizione: 2014

Tutti le immaginisono utilizzatein questa pubblicazione ad esclusivo scopo didattico e divulgativo.

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Indice

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INTRODUZIONE

CAPITOLO 1Studio sul territorio della Provincia di Ravenna PREMESSA 1. I Social Baseline Analysis 1.2 Stakeholder e Network Analysis

CAPITOLO 2La promozione della cultura (tecnico-scientifica) nella Provincia di Ravenna PREMESSA 2. I Le attività di promozione nelle scuole: seminari e laboratori didattici 2.2 Le attività di Alta Formazione

BOX 1 Premio Guidarello per il Giornalismo D’AutoreBOX 2 Lectio Magistralis di Roberto Danovaro

CAPITOLO 3I giovani e il mercato del lavoro nella Provincia di Ravenna PREMESSA 3.1 I laureati e gli scenari lavorativi 3.2 Imprese e giovani: percorsi d’incontro

BOX 3 Lavoro cerca Università - Giugno 2013BOX 4 Lectio Magistralis di Giulio Sapelli - “Persona, territorio, produzione - Elogio alla piccola impresa”

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

INDICE IMMAGINI E CREDITS

I RICERCATORI - SHORT BIO

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Introduzione

I risultati dell’indagine PIAAC - Programme for the International Assessment of Adult Competencies dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) pubblicati lo scorso ottobre hanno suscitato grande scalpore. Lo studio, realizzato in Italia dall’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol) tra il 2011 e il 2012 misura la capacità di lettura e comprensione dei testi (literacy), le competenze logico matematiche (numeracy) e le capacità di problem solving possedute dalla popolazione tra i 16 e i 65 in 24 Paesi. Il quadro che ne deriva è alquanto fosco: gli italiani, sia giovani che anziani, sono gli ultimi nella classifica delle competenze linguistiche e penultimi rispetto le competenze matematiche. La parte di indagine relativa alla capacità di problem solving non è stata completata né dall’Italia né da altri 3 Paesi.Le competenze analizzate sono espresse con punteggi che vanno da 0 a 500 divisi in 5 livelli. Il livello 3 (276-325) è considerato il minimo indispensabile “per vivere e lavorare nel XXI secolo”1 ed è all’incirca il 70 per cento della popolazione italiana fra i 16 e 65 anni a non arrivare a tale livello. Di riflesso, il 29,8 per cento degli italiani si colloca al livello 3 o superiore per competenze linguistico, e appena il 28,9 per cento risulta essere superiore al livello 3 per le competenze matematiche. Rispetto al primo tipo di competenze (literacy) il risultato medio degli italiani è di 250 contro i 273 della media OCSE. Anche i nostri “diretti competitors” ottengono un punteggio migliore: Spagna (252), Francia (262). Nelle competenze matematiche (numeracy) invece la media italiana

è pari a 247, contro una media OCSE di 269; fa peggio dell’Italia solo la Spagna con il punteggio di 246. Ovviamente ai primi posti di tali classifiche troviamo il Giappone e la Finlandia, cioè quei Paesi che investono maggiormente in ricerca, innovazione, formazione e istruzione. Il dato emergente più sconfortante riguarda i cosiddetti Neet (Not education, employment or training) cioè quei giovani fra i 15 e 24 anni che non studiano né lavorano. Si stima appartengano a questa categoria (dati Istat) 1,3 milioni di persone, di cui il 45,9 per cento con un livello di istruzione basso, il 51,4 per cento con il diploma, e solo il 2,7 per cento con una laurea. Se ampliamo la fascia d’età fino ai 29 anni, la stima cresce ben oltre i 2 milioni di persone (all’incirca il 22,1 per cento della popolazione giovanile) e alcune previsioni lasciano purtroppo pensare che questa categoria di giovani sia destinata a crescere ancora. Il punteggio medio dei Neet, nella classifica PIAAC, è pari a 242 (per le competenze alfabetiche), cioè di ben 8 punti sotto la media nazionale. di questi, solo il 5 per cento raggiunge il livello 3, contro il 25 per cento dei giovani della stessa fascia d’età che lavora e il 50 per cento che studia. Questi dati evidenziano come il non finire i percorsi di studio (oltre il 17 per cento della popolazione giovanile italiana), porti ad avere competenze molto minori, rendendo di conseguenza più difficile trovare un buon lavoro. Senza considerare che essere più competenti e informati è lo strumento migliore per affrontare le difficoltà poste dalla vita sia a livello individuale, sia sociale ed economico. Avere un gran numero di giovani che non fa nulla è uno dei problemi che condiziona negativamente la nostra capacità di competere

1 Le Competenze Per Vivere E Lavorare Oggi – Principali Evidenze Dall’indagine Piaac. http://www.isfol.it/pubblicazioni/research-paper/archivio-research-paper/le-competenze-per-vivere-e-lavorare-oggi

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sul mercato globale, soprattutto in un’economia della conoscenza come quella attuale in cui è sempre più fondamentale la capacità di innovare e in cui l’impoverimento del capitale umano porta all’impoverimento generale della società.Ai dati citati se ne aggiunge un altro altrettanto impietoso: la disoccupazione giovanile italiana (età 15 – 24 anni) ha raggiunto un nuovo record arrivando a superare il 40 per cento (dati Istat), a fronte di una media europea del 24per cento, posizionandosi così al terz’ultimo posto nell’Eurozona davanti a Grecia e Spagna (Eurostat) con un tasso di disoccupazione giovanile (under 24) del 60 per cento.L’Italia, in cui la disoccupazione generale si attesta al 12,7 per cento, è il Paese dove sono ancora le giuste conoscenze (intese come sistema di relazioni alla quale sottende una logica clientelare), più che le competenze appropriate, a essere uno degli strumenti primari per l’accesso al lavoro. Ciò è confermato da una ricerca Istat sulle “Forze di lavoro2” del 2012 secondo la quale la ricerca del lavoro per gli under 30 italiani rimane principalmente legata alle reti di relazioni personali più che a canali professionali. Dall’indagine emerge che nella ricerca del lavoro il 77,6 per cento dei giovani (all’incirca 8 su 10) ha utilizzato le proprie conoscenze personali (amici, parenti e conoscenti), o ha inviato il curriculum direttamente al datore di lavoro, oppure si è avvalso di conoscenze maturate durante le esperienze di lavoro pregresse. Solo 6 giovani su 100 si sono avvalsi di un Centro pubblico per l’impiego (1,4 per cento), o si sono rivolti a una agenzia privata (4,4 per cento) e solo il 3,4 per cento ha trovato lavoro grazie alla segnalazione dalla scuola o dall’università. Risultano dunque lampanti la problematicità e l’arretratezza del mercato del lavoro italiano:

la mancanza di sintonia fra domanda e offerta di lavoro, che paiono incontrarsi in maniera casuale e sulla base di un modello familistico tipico delle società arretrate. A ciò va aggiunto il debole collegamento esistente fra scuola e università con il mondo del lavoro.È evidente che tali dati siano tutti molto preoccupanti e, come dicono in una nota congiunta il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini3e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza4: “i dati sono allarmanti e impongono un’inversione di tendenza, sono necessari investimenti in capitale umano e in formazione, tanto che il Governo ha già adottato varie misure (come ad esempio il decreto Lavoro di giugno e il decreto Scuola approvato a settembre) volte a potenziare il sistema formativo e l’emergenza Neet. Per mezzo di questi due decreti il Governo ha stanziato, per il triennio 2013-2015, oltre 560 milioni con l’obiettivo di migliorare la qualità del capitale umano. Con questo termine generalmente s’intende la dotazione di abilità, conoscenze e capacità tecniche di cui le persone sono equipaggiate, ed è notoriamente riconosciuto come uno dei fattori fondamentali di crescita economica. Investire nello sviluppo del capitale umano, in particolare in quello dei giovani, significa investire in formazione, in orientamento e avviamento al lavoro, aprendo nuove strade al futuro. Investire nel capitale umano significa ricominciare a crescere e competere sui mercati globali; così sostiene anche il Governatore della

2 Per maggiori informazioni consultare il seguente link: http://www.istat.it/it/archivio/87569

3 Enrico Giovannini è un economista e statistico italiano. È stato Presidente dell’ISTAT dal 2009 al 2013. Dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 è stato il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali del governo Letta. 4 Maria Chiara Carrozza è una scienziata e politica italiana del Partito Democratico. Professore universitario di bioingegneria industriale, è stato anche rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 è stata ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel governo Letta.

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Banca d’Italia Ignazio Visco nel suo libro “Investire in conoscenza. Per la crescita economica” edito nel 2009 e il concetto è stato recentemente ripreso e sostenuto al X Forum del Libro di Bari in cui, citando Benjamin Franklin, si è dichiarato: “L’investimento sulla conoscenza è quello che paga il miglior interesse”. Dunque, la formazione (intesa nel senso ampio del termine) è indicata a più voci come la leva dalla quale partire per sostenere lo sviluppo economico e umano soprattutto in una fase recessiva di lunga durata come quella che viviamo ai nostri giorni. Oggi la nascita dei mercati globali e l’emergere delle nuove economie Brics rendono sempre più manifesta la necessità, per essere un Paese realmente competitivo, di aumentare la dotazione e la qualità del capitale umano, il quale non è immutabile, ma evolve nel tempo in base ai cambiamenti sociali e alle innovazioni scientifiche e tecnologiche che trasformano l’economia e il mercato del lavoro. Investire in capitale umano, sulla formazione, sulla creazione e la diffusione del sapere e della conoscenza, significa creare uno stimolo per la ripresa economica ma anche agire sulla dimensione umana (e culturale), fondamentale per una reale crescita dell’economia e della società. Inoltre, considerando il peso sempre maggiore che la scienza e l’innovazione tecnologica hanno sulla vita quotidiana delle persone, la conoscenza, il sapere scientifico e la cultura in generale diventano sempre più dei beni primari, indispensabili per la formazione di un individuo che sia consapevole e capace di orientarsi attivamente nella società globalizzata. Per completare il quadro del nostro ragionamento, è importante citare un altro dato noto non particolarmente lusinghiero: l’Italia investe in spesa per ricerca e sviluppo all’incirca l’1,3 per cento del PIL (valore molto lontano da quello speso in R&S dalle economie europee più avanzate quali

Danimarca, Germania e Finlandia, dove si è già stato superato il 3per cento del PIL) collocandoci così al 16esimo posto della classifica Eurostat. Anche le nostre imprese (PMI) investono poco o nulla in ricerca e innovazione, considerando queste due voci una spesa ad alto rischio più che un investimento sul futuro (secondo dati Istat del 2011 il rapporto tra spesa in R&S delle imprese e Pil è pari allo 0,68 per cento). In sostanza, investiamo poco sia in ricerca e sviluppo, sia in istruzione e formazione e siamo in fondo alla classifica per numero di laureati in discipline scientifiche (anche se ne esportiamo un gran numero, infatti, non passa un giorno che i media nazionali non citino il fenomeno della grande fuga dei cervelli all’estero). Tutto ciò va ovviamente a incidere sul livello di competitività del Paese: il World Economic Forum5

ci colloca 49esimi nella classifica internazionale della competitività (su 148 Paesi) e 59esimi nella collaborazione tra università e imprese; ai primi posti della classifica si trovano Svizzera, Finlandia, Usa e UK e ottengono risultati migliori di quelli italiani anche Polonia, Bahrain e Turchia.

La fotografia della situazione descritta finora è evidentemente allarmante: economisti, studiosi, autorità istituzionali lanciano moniti preoccupati sull’assoluto bisogno di cambiare rotta per l’Italia, sulla necessità per la ripresa dello sviluppo economico di investire in ricerca e innovazione e soprattutto sull’aumento del capitale umano dei giovani. In questa fase economica recessiva è ancor più necessario costruire un patrimonio di conoscenze condivise crescente che stimolino la creazione di un sistema produttivo (ovviamente non solo nel senso di produzione industriale) innovativo che abbia come perno i giovani, la ricerca e

5 http://www.weforum.org/

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l’innovazione, facendo dialogare questi mondi che sono il motore sul quale fondare la ripresa economica e sociale italiana. La Fondazione Eni Enrico Mattei, ormai da molti anni, è fermamente convinta che gli investimenti in cultura (in senso ampio),in ricerca (scientifica, economica, sociale) e in formazione (intesa come un percorso continuo per tutto il ciclo di vita) siano sempre più fondamentali per uno sviluppo economico e sostenibile del territorio; che la promozione e la diffusione della conoscenza in grado di creare valore sia per l’economia sia per i cittadini. Una società più informata, con livelli di sapere più elevati, ha minori problemi sociali, e riesce ad essere innovativa se sa trasformare le idee più intelligenti in fonti di valorizzazione economica. Affinché questo avvenga, è chiaramente necessaria la messa in opera di una molteplicità di azioni e attività concertate che richiedono il coinvolgimento di vari attori sociali (Istituzioni, Enti Privati, ecc.) che riescano a lavorare in accordo con le esigenze espresse dal territorio per un obiettivo comune com’è quello dello sviluppo locale sostenibile. Andare ad agire sui giovani con iniziative di ampio respiro (formative, divulgative, scientifiche e culturali), dai giovanissimi della scuola primaria fino ad arrivare all’università e oltre, cercando di dare gli strumenti mentali e tecnico scientifici atti ad affrontare la complessità dei tempi vuol dire contribuire a creare nuove opportunità e aprire lo sguardo sfiduciato dei giovani verso il futuro. Come detto, affinché ciò possa avvenire, è necessario il coinvolgimento di tutti gli attori in gioco (Stato, Istituzioni Locali, imprese, e cittadini) e in primis fra tutti quello degli enti locali (Regione, Provincia e Comuni), i quali sono gli attori essenziali delle politiche di sviluppo territoriali. In particolar modo le Amministrazioni Comunali, visto il loro ruolo di contatto diretto con i bisogni dei cittadini,

possono essere, a nostro parere, il perno su cui fondare questo processo di valorizzazione del potenziale di risorse già disponibili localmente e di apertura e ampliamento delle suddette opportunità per giovani e meno giovani.

Quanto detto finora serve a dare un’idea di quella che è la situazione nazionale in cui ci muoviamo e a descrivere le idee e i valori di riferimento che stanno alla base delle iniziative e delle attività di studio, ricerca e formazione promosse dalla Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem) per lo sviluppo locale dei territori. In questo caso specifico parliamo del territorio della Provincia e del Comune di Ravenna, contesto che negli ultimi venti anni ha raggiunto livelli di sviluppo abbastanza elevati grazie alla ricchezza naturalistica, artistica, culturale, sociale e associativa che lo caratterizza, come anche alla polisettorialità del suo sistema economico, costituito principalmente da PMI operanti nel settori agricolo, commerciale, industriale, turistico e terziario. Nonostante la crisi economica globale iniziata nel 2008 abbia rallentato il processo di sviluppo facendo sentire la propria ondata negativa anche su questo territorio, qui resta alto il livello di qualità della vita, tanto che Ravenna si colloca al sesto posto della classifica stilata per il 2013 dal Sole 24 Ore6, rimanendo fra le dieci città italiane con il livello di qualità della vita più alto7. Al riguardo, non va dimenticato di dire che è stato fondamentale lo sforzo fatto dall’Amministrazione Comunale di Ravenna per mantenere alto lo standard di qualità dei servizi offerti, in particolare per quei servizi rispondenti ai bisogni essenziali e primari delle famiglie.

6 http://www.ilsole24ore.com/speciali/qvita_2013/home.shtml7 http://www.ravennaedintorni.it/ravenna-notizie/39875/qualita-del-la-vita-ravenna-si-confermanella-top-ten-in-italia-de-il-sole-24-ore.html

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Nelle “Linee programmatiche del mandato amministrativo 2011-2016” il sindaco Fabrizio Matteucci afferma che, nonostante le numerose difficoltà di questa fase storica nella quale tutti i Comuni hanno molte meno risorse economiche rispetto al passato (ciò sia a causa dei vincoli imposti dal Patto di Stabilità e sia a causa dei pesanti tagli sui trasferimenti dallo Stato), il Comune di Ravenna ha continuato ad offrire i servizi necessari per un buon livello di vita ai cittadini. Rispondere alle esigenze dei cittadini, offrire servizi primari di qualità (senza spreco di risorse), riuscire inoltre a sostenere gli investimenti delle imprese e, quindi, la crescita e l’occupazione è fondamentale alla tenuta e alla coesione sociale del territorio ed è uno degli obiettivi primari che l’Ente comunale di Ravenna si è sempre posto. Infatti, nell’ultimo “Bilancio Sociale 2012” il sindaco Matteucci sostiene : “Siamo riusciti a mantenere, nonostante la difficile situazione, una buona qualità dei servizi e dare risposte efficienti ai bisogni crescenti dei cittadini”, tanto che il motto dell’amministrazione è diventato: fare bene con meno risorse!Nel Bilancio Sociale viene inoltre evidenziato come il territorio ha vissuto relativamente bene anche questo periodo di crisi e di cambiamento sociale, sostenendo che ciò è stato possibile grazie ai forti legami e alle relazioni fra le persone, le istituzioni, i lavoratori e le imprese che sono sempre stati molto intensi e proficui. Ciò ha consentito di mantenere servizi di qualità e opportunità di lavoro e anche una certa stabilità economica che ha permesso alle famiglie di non subire in modo disastroso le trasformazioni date dalla globalizzazione. Dal punto di vista della costruzione e del consolidamento di un sistema di relazioni fondamentali allo sviluppo del territorio e al benessere dei cittadini, è importante citare l’ottimo rapporto di collaborazione che il Comune di Ravenna mantiene con i vertici dell’Eni S.p.A.,

come indicato anche dal sindaco Matteucci in una dichiarazione del 9 agosto 20118nella quale viene sottolineato come la permanenza, la qualificazione e la crescita dell’attività di Eni a Ravenna sono fondamentali per la città. L’accordo di collaborazione in essere tra Eni e Comune è molto importante e conferma il carattere fortemente positivo di un rapporto che esiste dal 1993 (anno del primo accordo triennale), che mette in luce la capacità delle comunità ravennate, delle istituzioni e dei vari soggetti economici e sociali locali di collaborare in vista di obiettivi comuni per uno sviluppo sostenibile. Del resto fin dagli anni ’50 la presenza di Eni ha sempre rappresentato un punto di forza per lo sviluppo di un settore come quello petrolchimico, determinante sia per la crescita economica del territorio sia per la nascita di competenze locali legate all’oil & gas, alla logistica e a tutto quanto concerne il ricco indotto occupazionale ed economico legato alle attività di Eni. In linea con quanto fin qui detto e con l’obiettivo generale sempre più forte di garantire al territorio una crescita capace di conciliare lo sviluppo dell’attività industriale con uno sviluppo sostenibile del territorio, l’ultimo accordo presenta una novità rispetto al passato: l’impegno di Eni, grazie al supporto della Fondazione Eni Enrico Mattei per la realizzazione di studi e servizi volti alla promozione della cultura tecnico scientifica, alla formazione e all’orientamento al lavoro dei giovani del territorio. Ciò a dimostrazione dell’impegno costante da parte di istituzione e soggetti locali per la creazione di un legame sempre più solido fra percorsi formativi e

8 La dichiarazione fa riferimento al VI Accordo triennale 2011-2014 fra Eni e Comune di Ravenna: http://www.comune.ra.it/Aree-Tematiche/Comunicazione-pubblica-e-informazione/Ufficio-stampa/Comunicati/Comunicati-dell-ufficio-stampa/2011/Eni-rinnova-l-accordo-triennale-con-il-Comune-di-Ravenna-per-la-tutela-del-territorio-e-lo-sviluppo-socio-economico

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esigenze del territorio in termini di competenze e professionalità, nonché nella promozione di nuovi talenti tra le giovani generazioni, che possano dare uno stimolo positivo alla crescita del sistema locale economico, imprenditoriale e sociale. Nello specifico, l’attuale accordo tra Eni e Comune di Ravenna prevede la il supporto scientifico e culturale della FEEM che, grazie a una consolidata esperienza in ambito formativo, di ricerca e consulenza sui temi dello sviluppo sostenibile, mette a disposizione le proprie competenze per la realizzazione di iniziative finalizzate a: • promuovere la cultura tecnico-scientifica

partendo dalle scuole elementari, medie e superiori. Ciò con l’obiettivo di orientare i giovani verso ambiti e competenze con il maggior potenziale di sviluppo professionale, ferme restando le vocazioni e le specificità dell’imprenditorialità del territorio (energia, ambiente, mare, porto, cultura, turismo, etc.);

• promuovere la crescita del sistema imprenditoriale locale;

• facilitare l’incontro tra domanda e offerta lavorativa e l’accesso al lavoro per i giovani del territorio attraverso la realizzazione di tirocini formativi e di orientamento. Tale esperienza ha l’obiettivo di rispondere da un lato alle esigenze delle aziende locali alla ricerca di figure professionali qualificate, e dall’altro al bisogno dei giovani di realizzare una prima, strutturata esperienza orientativa e formativa nel mondo del lavoro.

L’inserimento di tale novità nell’accordo dimostra, a nostro parere, l’intelligenza e la visione lungimirante dell’Istituzione comunale, che è riuscita a cogliere il valore immateriale che deriva da collaborazioni e scambi scientifici e culturali capaci di innescare un processo di creazione e di diffusione di ricchezza in termini di innovazione e alte competenze.

Tutte le attività di seguito descritte sono previste nell’ambito del VI Accordo appena citato e sono state concepite di comune accordo con il territorio, in un’ottica di integrazione con le iniziative già in essere: grazie a un approccio partecipativo Feem ha iniziato una proficua collaborazione su un territorio di per sé molto attivo e ricco d’iniziative di sviluppo, in modo tale da valorizzare le risorse esistenti e le esperienze locali con il know-how di cui è portatrice.

Il presente lavoro è strutturato come segue. Nel primo capitolo vengono ripresi i risultati di uno studio del contesto socio-economico culturale della Provincia di Ravenna effettuato da Feem nel 2010 in concomitanza con un’importante ricerca condotta dall’Università degli Studi di Siena volta a calcolare l’indice di benessere del territorio (ISEW) della Provincia di Ravenna. Tale studio rappresenta uno dei punti di partenza sulla base dei quali sono state costruite le attività attuali.Il secondo capitolo entra nel vivo delle attività in corso dedicate all’orientamento e alla promozione della cultura tecnico-scientifica. Qui si trovano due ambiti di intervento: • il primo comprende le iniziative dedicate

ai più giovani, come seminari e laboratori didattici costruiti e realizzati nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo livello del territorio;

• il secondo riguarda le attività di Alta Formazione rivolte a studenti universitari e professionisti e più in generale alla cittadinanza, come corsi di formazione, lectures universitarie e conferenze sulla cultura di impresa.

Nel terzo capitolo viene affrontato il tema dei giovani e del mercato del lavoro nella Provincia di Ravenna: dall’analisi degli scenari lavorativi per i laureati del territorio alle attività realizzate per

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avviare percorsi d’incontro fra imprese e giovani del territorio ravennate.

Il primo box è dedicato all’iniziativa “Premio Gui-darello per il Giornalismo d’Autore” giunto alla 42^ edizione, il secondo presenta la “Lectio Magistralis di Roberto Danovaro” vincitore dell’Eni Award 2013, realizzata presso la Confindustria di Ravenna. Il terzo box presenta sinteticamente la seconda edizione di “Lavoro cerca Università” organizzata a giugno 2013 da Fondazione Flaminia e UniBo Campus di Ravenna con il supporto organizzativo di Feem. Il quarto e ultimo box è dedicato all’iniziativa “Per-sona, territorio, produzione - Elogio alla piccola impresa” Lectio Magistralis di Giulio Sapelli realizzata, gra-zie alla collaborazione fra Confidustria Ravenna e la Feem.

Angela VoceSenior Researcher

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CAPITOLO 1 Studio sul territorio della Provincia di Ravenna

Premessa

1. Social Baseline Analysis 2. Stakeholder e Network Analysis

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Premessa

economica e culturale di un territorio: è uno strumento sviluppato da eni3 con l’obiettivo di conoscere i contesti in cui opera e individuare esigenze e potenzialità locali da tradurre in eventuali interventi di community investment. Bisogna dire che questa ricerca rappresenta il primo tentativo di realizzare in contesto italiano un metodo fino a ora applicato solo in contesti esteri4; ciò ha quindi portato a modificare parzialmente quanto prescritto dalle linee metodologiche originarie, individuando ambiti di ricerca dei dati e modalità della loro rappresentazione più coerenti con la realtà italiana.Le fasi di costruzione della Social Baseline Analysis sono state due: la prima dedicata alla raccolta dei dati e la seconda all’elaborazione e, quindi, alla diffusione dei risultati dell’analisi. Ritenendo, inoltre, le percezioni degli attori del territorio informazioni fondamentali per la conoscenza e l’interpretazione del contesto, sono stati realizzati dei focus group5 e alcune interviste singole con alcuni soggetti locali rappresentativi. Grazie a queste attività è stato possibile mettere in luce alcuni punti di forza e alcune criticità del contesto ravennate dal punto di vista del territorio.I dati raccolti, quantitativi e qualitativi, sono stati rielaborati e organizzati in modo tale da rappresentare il contesto per ciascuna delle seguenti tematiche:• Storia, educazione e cultura• Fattori demografici e struttura sociale• Welfare e politiche socio-sanitarie• Infrastrutture• Realtà economico-produttiva

Prima di addentrarci nella descrizione delle iniziative organizzate, è giusto esporre i risultati dello “Studio sul territorio della Provincia di Ravenna”1 svolto dalla Fondazione Eni Enrico Mattei nel 2010 con l’obiettivo di rappresentare il contesto socio-economico e culturale del territorio. Tale studio è stato realizzato in collaborazione con Eni E&P SIAM/COMT e DICS e in continuità con la ricerca “Analisi di sostenibilità della Provincia di Ravenna” condotta dall’Università degli Studi di Siena2, volta a calcolare l’indice di benessere (ISEW) della Provincia di Ravenna. Sempre in un’ottica di collaborazione con i soggetti locali, la ricerca è stata condotta con successo grazie a un continuo scambio di dati e informazioni tra Feem, Camera di Commercio di Ravenna, Università degli Studi di Siena - Polo Scientifico Didattico di San Miniato, Università di Bologna – Polo Scientifico Didattico di Ravenna e Provincia di Ravenna.L’approccio metodologico si è basato sull’uso di due strumenti utili per conoscere il territorio e identificare eventuali percorsi di sviluppo locale sostenibile: una Social Baseline Analysis e una Stakeholder e Network Analysis. Tramite la Social Baseline Analysis sono emersi i dati e le informazioni riguardanti i punti di forza e alle criticità locali; attraverso la Stakeholder e Network Analysis è stato possibile identificare la natura degli attori che vivono e operano sul territorio e le relazioni che intercorrono tra loro. A livello metodologico, il primo tipo di analisi (SBA) consiste nella raccolta e nell’analisi di dati quantitativi e qualitativi relativi alla realtà sociale,

1 Elena Costantino, Cecilia Mezzano, Paola Sabina, Lupo Stanghellini Gruppo Feem2 Gruppo di ricerca - Ecodynamics Group - guidato dal Prof. Tiezzi.3 Illustrata nel documento “Community Investment Management System Best Practice”, pubblicato nel dicembre 2008 da eni E&P (Sicurezza e Ambiente - SIAM e Comunità e Territorio - COMT.

4 India, Australia, Congo 5 I focus group realizzati sono stati quattro: uno sulla realtà economico-produttiva, il secondo su cultura ed educazione, il terzo relativo al welfare e le politiche sociali, l’ultimo sul ruolo della società civile.

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Parallelamente alla SBA è stata realizzata una Stakeholder Analysis, ovvero un processo di individuazione e classificazione di tutti gli individui e/o i gruppi potenzialmente interessati da un’iniziativa e/o capaci di avere su di essa un qualsiasi impatto. Le informazioni raccolte tramite tale analisi sono state utilizzate per valutare in che modo gli interessi dei soggetti individuati dovrebbero essere tenuti in considerazione nella pianificazione di progetti, strategie, politiche e azioni. Una Network Analysis completa l’identificazione e la classificazione degli attori del territorio, definendo la natura e tipologia delle relazioni che intercorrono tra gli stakeholder e identificando, allo stesso tempo, gli attori che svolgono un

ruolo centrale nei network relazionali. Stakeholder e Network Analysis rappresentano una parte importante del piano di gestione degli stakeholder tipico di una realtà che opera a livello locale, giacché consente conoscere le dinamiche relazionali esistenti e identificare eventuali interlocutori chiave, a seconda dell’ambito e delle finalità, in una logica di partecipazione e coinvolgimento delle comunità locali.Di seguito vengono riportati i principali risultati ottenuti tramite gli strumenti sopra descritti. I dati si riferiscono al 2010 e tuttavia riteniamo interessante citarli per mettere in luce il senso di continuità e coerenza con i bisogni del territorio che sta alla base dell’intervento di Feem a Ravenna.

Fig.1 - Ravenna, Piazza del Popolo

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La Provincia di Ravenna fa parte della Regione Emilia-Romagna. Il suo territorio si estende per 1.858 km2 tra il Mar Adriatico e l’Appennino e comprende 18 Comuni: Alfonsine, Bagnacavallo, Bagnara di Romagna, Brisighella, Casola Valsenio, Castel bolognese, Cervia, Conselice, Cotignola, Faenza, Fusignano, Lugo, Massa Lombarda, Ravenna, Riolo terme, Russi, Sant’Agata sul Santerno, Solarolo. Dal punto di vista della gestione del Territorio, i comuni della Provincia sono suddiviso tra i tre distretti di Ravenna, Faenza e Lugo.Dal 2008, i comuni del distretto di Lugo hanno dato vita all’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, sistema territoriale dotato di propri organi di programmazione e gestione; sul territorio è, inoltre, presente la Comunità Montana Appennino Faentino - Unione dei Comuni di Brisighella, Casole e Riolo Terme.

Storia, educazione e culturaLa Provincia di Ravenna è caratterizzata da un notevole fermento artistico-culturale, che vede coinvolti molti giovani, protagonisti in particolar modo nel campo del teatro d’innovazione, della musica e della danza contemporanea. Le associazioni culturali sono numerose, così come sono numerosi i soggetti, pubblici e privati, che a vario titolo operano nel settore culturale. Uno dei punti di forza del territorio è costituito dalla collaborazione tra tutti questi soggetti diversi (es. tavoli di coordinamento tra le istituzioni culturali, fondazioni, associazioni, etc.) nell’ideazione d’iniziative culturali, anche se esiste ancora un buon margine di miglioramento per lo sviluppo dei canali comunicativi e della capacità di coordinamento tra i soggetti promotori e le iniziative sul territorio.Ricco è anche il patrimonio storico, culturale e architettonico, testimone di un passato glorioso di un territorio al centro dei più fiorenti imperi del passato, ponte per le culture e i commerci tra oriente e occidente. All’incirca il 10 per cento della popolazione è costituita da cittadini stranieri immigrati e, in linea con il passato, le iniziative e i luoghi propri della cultura hanno una forte valenza anche dal punto di vista della coesione e dell’integrazione sociale.Per quanto riguarda l’offerta formativa del territorio, si è di fronte a un servizio scolastico di caratterizzato da una buona capacità progettuale e propositiva in diversi ambiti (cultura, ambiente, educazione civica), capace di fare rete con la società civile e le famiglie, rispecchiando così la natura di un territorio storicamente capace di collaborare per il bene comune. Tuttavia, i tagli in termini di risorse umane ed economiche che hanno colpito la scuola a livello nazionale, hanno creato disagi

1.1 Social Baseline Analysis

Mappa Territorio. I tre distretti della provincia di Ravenna.

LUGO

FAENZA

RAVENNA

Russi

Riolo Terme

Castel Bolognese

Solarolo

Bagnara

S. AgataFusignano

Bagnocavallo

ConseliceAlfonsine

Massa Lombarda

Cotignola

Casola Valsenio

Brisighella

Cervia

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anche in questa Provincia, e gli assessori comunali e l’assessore provinciale all’istruzione e ai servizi educativi sono risultati preoccupati di non riuscire a far fronte da un lato all’aumento della popolazione scolastica, e dall’altro alla richiesta da parte delle famiglie di aumentare il tempo pieno o prolungato.Dal 1986 l’Università di Bologna è presente a Ravenna con il polo scientifico didattico, comprendente le Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, Giurisprudenza, Medicina e Chirurgia, Chimica Industriale, Ingegneria, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali.Inoltre, numerosi sono i centri di ricerca e formazione presenti sul territorio (Fondazione Flaminia, Centro Ricerche Marine, CNR, ENEA, diverse Università della Terza Età, Accademia delle belle arti) e le iniziative volte allo sviluppo del settore ricerca e innovazione, promosse anche dal Tavolo Provinciale della Ricerca.

Fattori demografici e struttura socialeNegli ultimi anni la struttura demografica della Provincia di Ravenna ha subito una serie di trasformazioni dovute principalmente a due fattori: l’aumento del numero di cittadini stranieri immigrati e l’allungamento della vita media. Tali cambiamenti hanno portato all’innalzamento degli indici di natalità e di vecchiaia e alla crescita della popolazione.All’inizio del 2010, la provincia di Ravenna conta 389.509 abitanti, con una densità pari a 208 abitanti per chilometro quadrato. Il distretto di Ravenna mostra un tasso di crescita (+8,7per cento) maggiore rispetto a quelli di Lugo (+4,4 per cento) e Faenza (+4,2 per cento), e maggiore rispetto alla media regionale (+6,1 per cento). La densità abitativa della Provincia – fatta eccezione per i comuni appenninici di Brisighella e Casola Valsenio – è piuttosto elevata e in alcuni comuni supera la media regionale (196 abitanti/km2) e quella nazionale (199 abitanti/km2).

Graf.1 - Densità abitativa nei comuni nella provincia di Ravenna. Fonte Istat, 2008.

Ravenna 40%

Faenza 15%

Russi 3%

Massa Lombarda 3%

Lugo 8%Sant’Agata sul Santerno 1%

Fusignano 2%

Castel Bolognese 2%

Cervia 7%

Casola Valsenio 1%

Brisighella 2%

Alfonsine 3%

Riolo Terme 1%Conselice 3%

Bagnacavallo 4%

Solarolo 1%

Cotignola 2%

Bagnara di Romagna 1%15 %3 %

8 %1%2%2%

1%2%

2%

3%1%3%

1% 1%

4%

40 %

3 %

7 %

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7

Per quanto riguarda la composizione della popolazione, in seguito alle trasformazioni degli ultimi anni appaiono maggiormente in crescita la popolazione più giovane (0-14) e quella con più di 75 anni. Tali modifiche si spiegano fondamentalmente con la maggior presenza d’immigrati stranieri: il numero sempre maggiore di stranieri contribuisce infatti al ringiovanimento della popolazione, sia perché le persone immigrate sono per la maggior parte giovani, sia perché tendono a fare più figli degli italiani, alzando in questo modo il tasso di fecondità e natalità del territorio.Il numero di cittadini stranieri residenti nella provincia di Ravenna rilevato all’inizio del 2010 ammonta a 40.677 e rappresenta quasi il 10per cento della totalità della popolazione del territorio. Rispetto ai paesi di origine, la maggior parte delle persone straniere (47,5per cento) proviene da Paesi dell’Europa centro-orientale, mentre il 38,4per cento dall’Africa, l’8,7per cento dall’Asia ed il 5,1per cento dall’America centro-meridionale. È interessante notare che generalmente le migrazioni straniere femminili sono più alte di quelle maschili, segno di un cambiamento nel profilo di migrazione internazionale: mentre, infatti, in passato le migrazioni femminili avvenivano prevalentemente sotto forma di ricongiunzione familiare, oggi è sempre più frequente il caso di donne che emigrano da sole o in compagnia di persone non necessariamente della stessa famiglia. Una chiave di lettura possibile potrebbe essere offerta dalle trasformazioni della domanda di lavoro: meno posti all’industria e nelle costruzioni e più posti nel settore terziario (lavori domestici, ristorazione, assistenza agli anziani e sanità).

Welfare e politiche socio-sanitarieIl territorio della Provincia di Ravenna è considerato da molti un territorio di eccellenza. Tuttavia, la sensazione più diffusa tra gli intervistati è che questa eccellenza si sia “cristallizzata” e che il territorio stia vivendo di rendita rispetto al passato. Le trasformazioni sociali e l’attuale crisi economica più in generale stanno, infatti, portando alla nascita di nuove esigenze e nuove domande, per le quali occorre ripensare nuove, più efficaci risposte. I servizi sociali, sanitari e educativi, da sempre considerati punti di forza della pubblica amministrazione ravennate, attualmente tendono a riprodurre modelli consolidati, offrendo un tipo di risposta che non incontra i nuovi bisogni emergenti. La trasformazione della struttura sociale, condizionata in parte dai mutamenti demografici verificatisi negli ultimi anni, ha avuto infatti una ricaduta significativa anche sul fabbisogno di servizi sociali. Nel 2010 si conta che poco più del 50per cento dei residenti sia a carico del sistema di welfare: nell’ultimo periodo si registra un aumento delle domande relative all’istruzione e ai servizi sociali per l’infanzia e sono cresciute, parallelamente, le richieste di prestazioni sociali e sanitarie da parte della popolazione anziana. Da un lato, gli scenari culturali determinati dai cambiamenti relativi all’età della popolazione o alla sempre maggiore presenza di stranieri, portano alla definizione di tipologie di cittadini/utenti molto varie. Dall’altro lato, il sistema attuale di welfare si muove sempre più verso forme familistiche, che si appoggiano maggiormente sulla famiglia o sulla comunità locale, costituita da una società civile attiva e capace di offrire buoni servizi per la cura e assistenza.Nei tre distretti di Ravenna, Lugo e Faenza, i processi di programmazione del sistema locale dei servizi sociali a rete sono definiti tramite un processo d’integrazione condiviso. Per il triennio

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La conoscenza da parte dei cittadini rispetto all’offerta socio-sanitaria non è infatti molto diffusa e la maggior parte delle persone entra in contatto con l’offerta dei servizi a ridosso del momento del bisogno. È quindi molto importante che le informazioni siano ben diffuse e che famiglie e individui che si occupano di persone in situazione di rischio o non-autonomia possano scegliere consapevolmente tra le possibilità esistenti.È opinione degli intervistati che, nonostante non si viva in un periodo di agio, non si sia di fronte a una mancanza di risorse, ma piuttosto alla mancanza di capacità di gestire ciò che esiste in modo efficace ed efficiente. È quindi necessario far “muovere” le risorse esistenti, intendendo il capitale umano, professionale, economico e di comunità del territorio.Una delle maggiori sfide locali poste è quella di sconfiggere i campanilismi, forti, che caratterizzano alcune delle zone della Provincia, per puntare a costruire una comunità i cui attori - del primo, del secondo e del terzo settore - siano in grado di condividere e mettersi in rete. Parlare di mobilità di risorse su un territorio coeso significa che chiunque è responsabile e potenzialmente in grado di partecipare al miglioramento della qualità di vita del contesto, la pubblica amministrazione, come il terzo settore, fino ad arrivare alle realtà imprenditoriali (in un’ottica di responsabilità sociale condivisa). Tuttavia, il rischio di allargare l’insieme degli attori che possano sostenere un welfare di comunità riguarda la gestione di risorse e di interessi, che devono essere gestite in modo trasparente ed efficace, coinvolgendo e valorizzando attori e realtà che contribuiscono allo sviluppo della coesione sociale in modo professionale (Ravenna e Lugo lavorano molto con il volontariato, Faenza tende a non ritenere il volontariato una risorsa).

2009-2011 gli strumenti di Pianificazione sociale (Piani di zona) e quelli della pianificazione Sanitaria (Piano Regionale Sociale e Sanitario) sono stati uniti, dando così vita ad un unico strumento di azione integrato: il Piano di zona triennale per la salute ed il benessere della popolazione. Tenendo conto delle differenze esistenti tra i tre distretti in termini sociali, demografici e culturali, le maggiori sfide cui si trova di fronte l’attuale programmazione socio-sanitaria sul territorio, riguardano essenzialmente: il rapporto tra generazioni, l’integrazione dei cittadini stranieri e la nascita di nuove categorie vulnerabili. (famiglie di ceto medio che non riescono più ad arrivare a fine mese, anziani soli o con pensioni minime, immigrati senza casa, persone con disabilità acquisite a causa – per esempio di incidenti stradali o sul lavoro, persone con nuove forme di dipendenza - psicofarmaci, alcol, droghe, gioco- donne o famiglie che vivono in situazioni di violenza, abuso, maltrattamento).Per mantenere costantemente monitorata e aggiornata la situazione del territorio, la Provincia ha promosso la creazione di un Osservatorio provinciale per le Politiche Sociali e Socio-Sanitaire (Oppss), tramite il quale poter leggere e interpretare le dinamiche evolutive della società e i suoi bisogni.Le risorse pubbliche sono in calo e il costo dei servizi cresce: si teme che in un prossimo futuro non tutti possano affrontare le spese per l’assistenza sociale e che i servizi offerti dalle cooperative diventino sempre più elitari (come già sta succedendo per gli asili). Dagli incontri col territorio emerge che una soluzione potrebbe derivare dal rafforzamento delle famiglie, perché siano messe nelle condizioni di capire come affrontare i bisogni che si presentano e come scegliere il servizio più adeguato e coerente con esigenze e possibilità economiche.

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InfrastruttureI trasporti pubblici. Dal 1 gennaio 2010 il coordinamento e la gestione del servizio di trasporto pubblico – la cui domanda negli ultimi anni si è mantenuta costante - sono garantiti dall’Agenzia per la Mobilità. Sul territorio operano 10 aziende di trasporto pubblico su gomma per un totale di 7.870.000 viaggiatori trasportati all’anno e 6.482.780 km/anno percorsi. Il sistema ferroviario risulta strutturato con una forte vocazione alla dimensione regionale e di bacino a carattere pendolare ed è in grado di servire buona parte del territorio provinciale.Il porto di Ravenna, è gestito da un’Autorità Portuale a maggioranza pubblica. L’attuale Piano regolatore Portuale prevede alcuni interventi di adeguamenti funzionali logistici e infrastrutturali (es. approfondimento fondali fino al largo Trattaroli a -14.50 m). Ravenna è leader in Italia per lo scambio commerciale con i mercati del Mediterraneo orientale e del Mar Nero e insieme ai porti di Trieste, Venezia e Koper ha creato l’associazione NAPA (North Adriatic Ports Association).Mobilità sostenibile. L’estensione della rete ciclo-pedonale nella provincia di Ravenna nel 2008 è pari a 78,47 km. A fronte di una domanda sempre crescente di valorizzazione di percorsi dedicati a ciclisti, la Provincia di Ravenna ha promosso un programma di interventi sulla mobilità ciclabile. Tuttavia, un punto di criticità che emerge dal territorio riguarda la mancanza di interconnessione tra le piste ciclabili, sia a livello comunale che intercomunale. Emerge, inoltre, la necessità di avviare progetti di educazione stradale.Comunicazione e accesso alla banda larga. La Provincia di Ravenna è una delle province con la percentuale di popolazione completamente raggiunta da servizi ADSL più elevata, con una

percentuale del 95per cento. La provincia sta lavorando per superare completamente il digital divide e attualmente sono in corso i lavori nei Comuni di Bagnacavallo (Villanova), Ravenna e Faenza.

Realtà economico-produttivaVerso la fine del 2008, gli effetti della crisi globale si sono cominciati a sentire anche in Provincia di Ravenna. Se, rispetto alla media regionale e nazionale, inizialmente, la Provincia di Ravenna ha continuato a registrare performance superiori, nel 2009 la situazione ha cominciato a omologarsi a quella del resto del paese.Da settembre 2008 a ottobre 2009, le imprese attraversate dalla crisi in provincia di Ravenna sono state 527, per un totale di oltre 22.000 lavoratori interessati da contrazioni dell’orario di lavoro. Complessivamente negli ultimi 14 mesi è stato utilizzato un monte ore di Cassaintegrazione ordinaria e straordinaria (soprattutto per i settori dell’industria e dell’edilizia) di quasi 5 milioni di ore. Rispetto al lughese e al faentino, l’area ravennate registra problemi di dimensioni minori. In tutta la provincia di Ravenna è però osservabile un’inversione di tendenza: nei primi mesi del 2010, l’occupazione femminile è stata in crescita del 1,8per cento (tra febbraio e marzo) e quella maschile si è caratterizzata per una riduzione meno accentuata rispetto al 2009.Dagli incontri con gli attori del territorio emerge che una possibile soluzione potrebbe risiedere da un lato nella ripresa delle esportazioni e dall’altro nella revisione del modello di sviluppo del sistema produttivo.Analizzando nello specifico i vari settori economici, quelli che versano maggiormente in difficoltà appaiono il settore dell’edilizia, quello immobiliare, della produzione di ceramica e quello agricolo. Proprio i protagonisti di questo settore,

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in un’ottica di una diversificazione delle fonti di reddito, stanno ipotizzando di investire nel settore del biogas (soprattutto le aziende zootecniche): una realtà di dimensioni piuttosto rilevanti è già operante ed una seconda sta per nascere. Tuttavia, il freno più grosso agli investimenti nel biogas sembrerebbe essere l’accesso al credito.Un segnale positivo emerge dal settore del turismo, in crescita. I dati più rilevanti riguardano i mesi estivi, ma anche durante la “bassa stagione” l’offerta ha prodotto incrementi sensibili di arrivi e presenze, prolungando così la stagione turistica. Per quanto concerne gli interventi futuri per la promozione dello sviluppo economico territoriale, la Provincia di Ravenna ha deciso di investire nella ricerca industriale, creando a Ravenna ed a Faenza due poli di ricerca con uno stanziamento iniziale di tre milioni di euro. Appare più che mai necessario puntare sull’innovazione tecnologica per avvicinarsi a logiche in sintonia con lo sviluppo della green economy, per diventare maggiormente competitivi.Particolare attenzione è rivolta allo sviluppo del capitale umano: il territorio intende investire per migliorare l’offerta formativa e quindi elevare il livello di capacità locali. Gli ambiti privilegiati saranno quelli tecnici e scientifici, cercando di sviluppare le potenzialità dei giovani fin dalle scuole medie. Nelle scuole superiori si porrà poi particolare attenzione a programmi che possano diffondere tra gli studenti le conoscenze relative alle vocazioni economiche del territorio.

In conclusione, dalla ricerca è emerso che quello della provincia di Ravenna è un territorio “a misura d’uomo”, sicuro, con un alto livello di qualità della vita, capace di rispondere alle esigenze dei propri cittadini, garantendo un buon livello di benessere. Si tratta di un contesto ricco di risorse naturali, artistiche, economiche, culturali, capace di offrire

risposte e servizi adeguati a chi ci vive e lavora.La cultura di una società coesa, seppur indebolita negli ultimi tempi, ha antiche radici storiche e sono ancora forti i valori della solidarietà sociale, dell’accoglienza e della responsabilità collettiva, che si concretizzano in un’ampia e attiva rete di associazioni (molte e competenti quelle di volontariato), a testimonianza di una tendenza alla partecipazione e una diffusa attenzione alla tutela del territorio da parte della cittadinanza e della pubblica amministrazione. Tuttavia, i cambiamenti sociali e demografici da un lato, e la crisi economica dall’alto, hanno provocato mutamenti per far fronte ai quali le istituzioni, le imprese e la società civile devono pensare a nuove e più efficaci risposte. Dal territorio stesso emergono infatti alcune criticità legate principalmente alla capacità dei diversi attori locali di coordinarsi e creare solide reti per la pianificazione e l’implementazione di politiche e iniziative per lo sviluppo locale. Dal punto di vista dell’informazione, i soggetti intervistati sottolineano sostanziali mancanze nella gestione delle informazioni, che risultano organizzate per “compartimenti stagni” e spesso non vengono condivise tra le diverse realtà. Inoltre, si assiste a un proliferare di strumenti, programmazioni e iniziative e progetti anti-crisi su cui investire, ma sembra non esserci un legame tra questi e gli effettivi bisogni del territorio: la soluzione migliore ipotizzabile è quella di individuare in maniera condivisa pochi, comuni obiettivi da raggiungere nel breve periodo.

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Come detto, la Stakeholder Analysis rappresenta un processo d’individuazione e classificazione di tutti gli individui e/o i gruppi che potrebbero essere interessati da un’iniziativa e/o avere su di essa un qualsiasi impatto. Metodologicamente gli stakeholder individuati sono stati classificati in base a tre criteri:- POTERE inteso come la capacità di uno stakeholder di influenzare, direttamente o indirettamente, i processi decisionali delle politiche e delle iniziative realizzate sul territorio.- LEGITTIMITÀ: intesa come la valutazione di quanto le richieste/preoccupazioni/ interessi manifestati da ciascuno stakeholder siano ritenute desiderabili, giustificabili o appropriate all’interno del sistema sociale di norme e valori territoriali.- URGENZA: intesa come la percezione dell’impegno che uno stakeholder impiega per fare in modo che la propria situazione venga riconosciuta come importante e/o urgente e che, quindi, venga presa subito in considerazione.In prima analisi si è provveduto all’identificazione di 1.200 stakeholder, tra enti, associazioni

e istituzioni, successivamente è stato loro somministrato, tramite e-mail, un questionario.Tale questionario è stato strutturato in modo tale da ottenere da ciascuno stakeholder informazioni in merito a:- una valutazione sugli altri stakeholder della lista relativamente ai tre criteri (potere, legittimità, urgenza in relazione al disegno di politiche, iniziative o misure volte allo sviluppo sostenibile del territorio);- le relazioni che intercorrono tra gli stakeholder;- la segnalazione di eventuali stakeholder non presenti nell’elenco.L’analisi dei questionari compilati6 permette di rilevare che, secondo le percezioni degli intervistati, gli stakeholder chiave/ decisivi (con un elevato grado di potere, legittimità ed urgenza in relazioni alle questioni dello sviluppo locale sostenibile) rappresentano il 12 per cento del totale; quelli in attesa (grado intermedio di potere, legittimità e

1.2 Stakeholder e Network Analysis

Graf.2 - Classificazione degli stakeholder

Latenti

In attesa

Decisivi

81 %

12 %

7 %

6 Su più circa 1000 questionari inviati ne sono stati compilati 34, nu-mero piuttosto esiguo rispetto alle aspettative del gruppo di lavoro. Ciò può essere attribuito alla complessità dello strumento di indagine e, di conseg-uenza, all’impegno richiesto per la compilazione delle risposte.

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urgenza) il 7 per cento; gli stakeholder latenti (con un basso grado di potere, legittimità ed urgenza) l’81 per cento. Il numero elevato degli stakeholder latenti si spiega con la grande presenza di organizzazioni civiche nella lista del questionario, alle quali non viene qui riconosciuto un ruolo chiave nell’elaborazione di politiche e misure.Dalla composizione degli stakeholder decisivi, emerge l’importanza attribuita dagli stakeholder agli attori del mondo produttivo e agli enti locali (Regione, la Provincia ed i comuni più grossi), due autorità/agenzie, i tre sindacati confederali e un ente legato alla cultura. Il gruppo degli stakeholder in attesa è composto per il 90 per cento da enti territoriali di governo (comuni medi e piccoli) ed aziende partecipate, il polo universitario ravennate e il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica. Il gruppo degli stakeholder latenti è composto per l’83 per cento da associazioni ed organizzazioni civiche, ad indicare, da parte del territorio, la difficoltà di riconoscere un ruolo decisivo nell’elaborazione di misure ed azioni per lo sviluppo locale. Tuttavia, il territorio è ricco di realtà associative che, anche senza particolare potere riconosciuto, contribuiscono a mantenere forte la coesione sociale sella Provincia di Ravenna. Per quanto concerne la Network Analysis, per ciascuno stakeholder è stato calcolato quante volte esso è stato indicato dagli intervistati come soggetto con cui essi hanno rapporti. Questo valore è stato espresso in percentuale e sono state ottenute tre classi:

• 67 per cento – 100 per cento: stakeholder al centro delle reti di relazioni;• 33 per cento – 66 per cento: stakeholder con cui una buona percentuale di intervistati ha relazioni;• 0 per cento – 32 per cento: stakeholder con cui una bassa percentuale di intervistati ha relazioni.Il gruppo 67 per cento-100 per cento è composto per la stragrande maggioranza (67 per cento) da enti territoriali di governo ed aziende partecipate. La restante parte del gruppo è formata per il 21per cento da categorie produttive, per il 9 per cento da sindacati e per il 3 per cento da autorità ed agenzie. Il gruppo 32 per cento-66 per cento è molto variegato; vi troviamo praticamente tutte le categorie di stakeholder. Il gruppo 0 per cento-32 per cento è formato essenzialmente da associazioni ed organizzazioni

Fig. 2 - Ravenna, Centro Storico

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Categorie produttive: associazioni e federazioni

Autorità ed agenzie

Enti territoriali di governo ed aziende partecipate

Sindacati

Istruzione,formazione, cultura, ricerca

43 %

37%

3%

7 %

10 %

Graf.3 - Stakeholder decisivi: composizione

Istruzione, formazione, cultura, ricerca

Autorità ed agenzie

Enti territoriali di governo ed aziende partecipate

90 %

5% 5%

Graf.4 - Stakeholder in attesa: composizione

Istruzione, formazione, cultura, ricerca

Parchi

Sindacati

Enti territoriali di governo ed aziende partecipate

Associazioni e organizzazioni civiche

Autorità ed agenzie

Categorie produttive:associazioni e federazioni

83 %

10%

3%

3%

1%

Graf.5 - Stakeholder latenti: composizione

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civiche, che risultano essere ai margini delle reti di relazioni. Confrontando i dati della Stakeholder e della Network Analysis, è possibile osservare come la maggior parte del gruppo 67 per cento-100 per cento sia costituita da stakeholder decisivi, il restante 45 per cento è invece costituito da stakeholder in attesa. Sostanzialmente questi stakeholder chiave (decisivi) o comunque importanti (in attesa) nell’elaborazione di misure ed azioni per lo sviluppo locale sono anche al centro delle reti di relazioni.

In conclusione dobbiamo dire che l’analisi presentata è servita: a dare gli elementi necessari per far capire il quadro nel quale operiamo, a orientare le attività e iniziative organizzate in linea con le esigenze e il coinvolgimento attivo di Enti e Istituzioni locali. Sulla base di quanto sostenuto dagli stakeholder riteniamo fondamentale costruire progetti in grado di costruire reti e fare sistema promuovendo un modello di sviluppo basato sulla ricerca, sulla formazione, sull’innovazione, in modo da perseguire una crescita economica e culturale garantendo così anche maggiore coesione sociale ancora più necessaria in un periodo di recessione come quella che attualmente vive l’Italia. I due capitoli che seguono sono incentrati su 2 temi che riteniamo imprescindibili per lo sviluppo sostenibile del territorio. Il primo riguarda la diffusione della conoscenza, intesa nel senso più ampio del termine raggruppante in se sia la cultura scientifica, quella economica e sociale, antropologica, tecnologica, dell’innovazione. Tutto ciò in un’ottica di divulgazione e formazione che parte dai ragazzi delle scuole, per far capire fin da piccoli quanto sia fondamentale la scienza e la conoscenza per diventare degli individui pronti ad affrontare la complessità della vita; fino ad arrivare

all’Alta formazione per i ragazzi più grandi e per gli adulti, in quanto, è noto che un cittadino più colto è un cittadino più attivo e maggiormente partecipe alla collettività. Il secondo tema, ovviamente molto collegato al primo, è quello di investire sui giovani più precisamente sul capitale umano dei giovani. Il capitale umano dei giovani e soprattutto l’alta qualità di questo, è primario alla crescita del Paese. Avere dei giovani con una formazione in linea con le richieste del mercato globale è il primo step necessario per l’occupazione di questi. Formare, e successivamente orientare al lavoro i ragazzi costruendo iniziative d’incontro fra mondo giovanile e mondo del lavoro è, a nostro parere, uno degli elementi indispensabile per tanto agognata ripresa economica locale e nazionale.

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CAPITOLO 2 La promozione della cultura (tecnico-scientifica) nella Provincia di Ravenna

Premessa

1. Le attività di promozione nelle scuole: seminari e laboratori didattici

2. Le attività di Alta Formazione

Box 1 Premio Guidarello per il Giornalismo D’Autore

Box 2 Lectio Magistralis di Roberto Danovaro

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Premessa

strettamente legato all’estrazione sociale della famiglia d’origine, al contesto socio-economico e al territorio in cui i giovani vivono, confermando ancora una volta le marcate differenze tra i percorsi di formazione del Nord e quelli del Sud Italia. Rispetto alla formazione, è da segnalare un altro elemento evidenziato nel rapporto annuale dell’Istat – “Noi Italia 2013”4 giunto alla quinta edizione: il numero di laureati in discipline tecnico-scientifiche rispetto all’anno 2000 è più che raddoppiato giungendo a 12,4 ogni mille residenti tra i 20 e i 29 anni. Quindi, nonostante la situazione italiana sia migliorata, non siamo ancora riusciti a superare il gap con gli altri Paesi europei, né a ridurre le differenze territoriali presenti all’interno del Paese: il numero dei giovani che non studiano e non lavorano (Neet) aumenta e viene rilevata una certa stagnazione della formazione continua, insieme ad una diminuzione generale della partecipazione culturale (molto probabilmente attribuibile alla fase di recessione economica che le famiglie stanno vivendo). Dal rapporto si evince la priorità della messa in atto di una serie d’interventi e investimenti volti a ridurre le disuguaglianze territoriali presenti, garantendo maggiori opportunità di crescita individuale e sociale, favorendo così anche lo sviluppo economico, dando la concreta possibilità di realizzare stili di vita adeguati e coerenti con le istanze poste dalla società complessa in cui viviamo. Alla luce di quanto detto, prima di entrare nel vivo della trattazione, riteniamo opportuno ricordare uno dei principi fondamentali della Costituzione italiana che se realmente attualizzato può essere una spinta propulsiva al miglioramento della difficile

La cultura, l’istruzione, la formazione, la ricerca e l’innovazione sono fattori indispensabili che influenzano, direttamente e indirettamente, il livello di benessere delle persone. Il posizionamento dell’Italia in tal senso all’interno delle classifiche europee e internazionali non è molto incoraggiante; nell’ultimo rapporto OECD “How’s Life? 2013”1 l’Italia si trova al 29esimo posto su 34 Paesi europei considerati per livello di soddisfazione media di vita, il che evidenzia come l’indice di benessere degli italiani sia più basso rispetto la media europea. Delle 11 dimensioni considerate2 per la definizione del livello di benessere, l’Italia raggiunge i punteggi più bassi nell’indicatore di benessere soggettivo e nell’indicatore educazione e competenze. In linea con quanto rilevato dallo studio dell’OECD, anche il primo “Rapporto Bes 2013 – Benessere equo e sostenibile in Italia”3 presentato dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) mette in luce un certo ritardo dell’Italia rispetto l’Europa negli ambiti relativi a Istruzione e Formazione, sebbene venga sottolineata una tendenza a lenti e graduali miglioramenti. Dal 2004 al 2011 è aumentato il livello d’istruzione formale degli italiani, portando il numero di persone con un diploma di scuola superiore dal 48.6 per cento del 2004 al 56 per cento del 2011; anche il numero di giovani adulti (30-34 anni) che hanno conseguito un titolo universitario è passato dal 15,6 per cento al 20,3 per cento, a fronte del 34,6 per cento della media europea. Esistono, dunque, alcuni segnali positivi, anche se il livello d’istruzione dei giovani italiani risulta ancora

1 OECD (2013), How’s Life? 2013: Measuring Well-being, OECD Publishing. http://www.oecd.org/statistics/howslife.htm2 Ibidem3 BES 2013, Il Benessere Equo E Sostenibile In Italia 4 http://noi-italia.istat.it

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situazione nazionale: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”5. Parafrasando le parole dell’attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è necessario porre maggiore attenzione alla cultura come strategia per promuovere lo sviluppo economico e sociale italiano e affinché ciò avvenga, cultura e ricerca scientifica non devono essere viste come due entità distinte e separate ma vanno considerate come due facce della stessa medaglia, in una logica di costruzione delle conoscenze necessarie a essere un Paese al passo con il nostro tempo post-industriale. Senza addentrarci in considerazioni di natura filosofica ed epistemologica sulla differenza fra cultura e scienza, riteniamo indispensabile superare la classica (falsa) distinzione fra sapere umanistico e sapere scientifico: la cultura non è solo quella umanistica, ma anche scienza e tecnologia sono cultura. Per dirlo con le parole di Elena Cattaneo6, cultura e scienza sono “Strumenti cognitivi e pratici con potenzialità formidabili per capire e sostenere il nostro mondo e il benessere umano in tutte le sue declinazioni”. Valorizzare e promuovere la cultura, di qualsiasi tipo essa sia, è dunque fondamentale per far fronte al depauperamento economico e civile dal quale sembra essere caratterizzata, oggi, l’Italia. Per far ciò è necessario tornare a produrre conoscenza, cercando di mettere in moto quel circolo virtuoso tra conoscenza, ricerca, innovazione, e occupazione tipico delle più grandi economie mondiali. È fondamentale inoltre acquisire la consapevolezza che il sapere, inteso nel senso ampio del termine, è

la chiave per aprire le porte del futuro del Paese e tradurre tale consapevolezza in politiche e strategie a livello istituzionale e governativo, coinvolgendo la classe dirigente e la comunità italiana.Nonostante non passi giorno senza che media e opinione pubblica ricordino che “l’Italia è un Paese bloccato, arranca, è stagnante”, ci pare di cogliere segnali incoraggianti anche da parte delle nostre Istituzioni, come dimostra il fatto che il 7 ottobre 2013 il decreto “Valore cultura” è diventato legge. Anche la recente nomina a senatori a vita da parte di Giorgio Napolitano di quattro personalità della cultura italiana7 lancia un segnale positivo, rendendo sempre più evidente il legame fra il mondo della scienza e quello della cultura. È sempre più marcata, quindi, la necessità di cambiare l’approccio alla produzione di conoscenza e alla cultura e ai suoi valori, punti centrali di un nuovo modello di sviluppo politico, economico e civile della nostra società. Dobbiamo considerare la cultura, la scienza e la formazione lungo tutto l’arco della vita come fattori imprescindibili di progresso ed elementi indispensabili per il benessere e la coesione sociale, nonché per la costruzione dell’identità dei cittadini. La cultura e la scienza, come detto, non sono entità astratte separate dal mondo, ma sono strumenti vitali per sviluppare il sistema economico e produttivo della nazione e al contempo costituiscono le premesse necessarie allo sviluppo delle capacità più alte dell’essere umano. In quest’ottica, diventa sempre più importante partire dalla consapevolezza che sono le scelte che faremo a condizionare il futuro che stiamo

5 Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 9. 6 Articolo apparso sul Sole 24 Ore del 17 novembre 2013 “La cultura per crescere”

7 Le personalità in questione sono: il maestro Claudio Abbado, il Nobel per la fisica Carlo Rubbia, l’architetto Renzo Piano, e la staminologa Elena Cattaneo.

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costruendo; risulta quindi evidente come tali scelte debbano riguardare in primis la trasmissione e la valorizzazione dei saperi per produrre una conoscenza che possa creare valore anche economico e che contribuisca a generare risultati in termini di crescita occupazionale e professionale. Bisogna rafforzare ulteriormente il dialogo fra mondo della cultura e della ricerca e mondo delle imprese e bisogna che tale dialogo sia costante.

Alla base dell’approccio e della modalità operativa di Feem ci sono le premesse fatte fin qui, ovvero la convinzione che le possibilità di crescita economica e sviluppo umano siano strettamente legate alla diffusione della conoscenza e del sapere, nonché alla creazione di competenze di alto livello. Per questo motivo, d’accordo con le istituzioni locali, abbiamo immaginato e realizzato progetti che si muovono nel campo della valorizzazione della cultura, in particolare quella tecnico-scientifica, e che hanno l’obiettivo di creare le premesse per una formazione di alta qualità che

possa facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

I nostri progetti sono costruiti secondo la logica dello sviluppo sostenibile, forti della convinzione che sia primario, sia per l’economia sia per la società civile, fare sistema, costruendo una rete di attori istituzionali e sociali capaci di lavorare insieme per costruire quel patrimonio di conoscenze e competenze che sono il motore essenziale alla ripresa del Paese. È quindi in un’ottica di sistema che viene promossa una cultura tecnico-scientifica che tenga conto di elementi umanisti necessari alla formazione di un capitale umano, in particolare giovane, che possa rilanciare la crescita e la competitività locale in modo innovativo e allo stesso tempo coerente con le vocazioni e le esigenze del territorio. Queste sono le premesse allo sviluppo delle iniziative di promozione della cultura tecnica e scientifica e di qualificazione delle risorse umane che presenteremo qui di seguito.

Fig.1 - Paesaggio ravennate

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2.1 Le attività di promozione nelle scuole: seminari e laboratori didatticiIn conformità a quanto sostenuto finora, riteniamo fondamentale che la costruzione di una cultura, in particolar modo di quella scientifica, debba partire dal mondo della scuola. Diffondere i valori di cui la scienza è portatrice incominciando dai ragazzi, anche dai giovanissimi, significa gettare le premesse per un cambiamento di atteggiamento e di approccio (benefico nel lungo termine anche per la società nel complesso) che arrivi a modificare la nefasta tendenza generale di vedere la scienza “chiusa in un laboratorio” e totalmente separata dalla società. La cultura scientifica moderna, nata nelle università e nei centri di ricerca, vive nelle vite delle persone quotidianamente; le azioni che compiamo tutti i giorni senza nemmeno pensarci, come telefonare o mandare una semplice mail, sono cariche di sapere scientifico e tecnologico. Inoltre, poiché lo sviluppo e la divulgazione della cultura scientifica sono tra i fattori primari per la competitività economica della nazione, promuovere livelli di competenza e di conoscenza più alti incide positivamente sul livello di benessere degli individui: essere più competenti ci rende capaci di accedere a livelli di vita più attivi ed elevati. Le attività di promozione e valorizzazione della cultura tecnico-scientifica organizzate da Feem nelle scuole del territorio ravennate sono state avviate la prima volta nell’anno scolastico 2012/2013 e si muovono proprio nell’orizzonte dei valori appena esplicitati. Rivolte a bambini e ragazzi in età scolare (dai 6 ai 18 anni), hanno l’obiettivo di contribuire alla crescita culturale e umana dei giovani e di orientarli al futuro

stimolando interessi e capacità che saranno alla base delle loro future scelte lavorative. Tutte le iniziative proposte rappresentano una risposta all’ascolto delle esigenze manifestate dai diversi attori locali: dalle istituzioni ai docenti delle scuole. L’approccio è fortemente partecipativo e promuove il dialogo e la collaborazione costante tra i diversi soggetti del territorio che si muovono in ambito educativo e scolastico. L’offerta formativa promossa nelle scuole ravennati è, quindi, frutto di un confronto costante tra docenti, dirigenti scolastici e ricercatori Feem e il risultato sono una serie di laboratori e corsi che attingendo dalla consolidata esperienza della Fondazione, educano e formano i giovanissimi sviluppando temi importanti per il territorio.Nell pratica, con l’obiettivo di partire da ciò che sul territorio già esisteva, senza correre il rischio di duplicare esperienze, e con l’intento di valorizzare al massimo le risorse presenti, l’offerta è stata disegnata e definita in questo modo. Per prima cosa è stato creato un gruppo di lavoro composto da docenti, dirigenti scolastici e ricercatori Feem. Il gruppo di lavoro ha quindi condiviso informazioni e dati fondamentali per la costruzione di un piano di lavoro che rappresentasse un reale valore aggiunto, senza sovrapporsi ad altre iniziative in corso. Con l’obiettivo di conoscere quanto già era stato realizzato dalle scuole e i risultati ottenuti, tramite una scheda preparata da Feem ciascun docente e dirigente ha descritto le iniziative legate alla cultura tecnico-scientifica realizzate o in fase di realizzazione all’interno delle rispettive scuole

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e/o classi. La scheda chiedeva inoltre di proporre temi d’interesse che gli insegnanti avrebbero

voluto sviluppare tramite i laboratori previsti dal supporto di Feem.

DOCENTI

PIANO LAVORO

ENERGIASOSTENIBILITÀ

ARGOMENTI

ARGOMENTI

LEZIONI

• frontali• laboratoriali• pratica

DIRIGENTISCOLASTICI

RICERCATORI FEEM

Il primo elemento interessante emerso dall’analisi dei progetti realizzati dalle scuole del Comune di Ravenna è stato l’esistenza di un nucleo di argomenti comuni legati al tema dell’ambiente e dell’energia: a parte alcune iniziative (es. un progetto sulla costruzione di strumenti musicali ad arco e i legami tra musica e leggi fisiche) gli ambiti di intervento principali sono legati ai temi propri dello “sviluppo sostenibile, primi tra tutti risparmio energetico, raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti, energie da fonti rinnovabili. A fronte di questo comune interesse, si riscontra tuttavia, forse attribuibile alla scarsità di risorse economiche e umane di cui le scuole dispongono, una limitata varietà d’iniziative, che non coprono tutti gli argomenti e gli ambiti che invece i docenti vorrebbero approfondire. Per quanto riguarda la modalità di realizzazione delle iniziative didattiche, è emerso che i progetti più interessanti realizzati dalle scuole hanno previsto una formula che concilia una parte di lezione frontale con una di tipo laboratoriale e sperimentale pratica: approccio perfettamente in linea con la modalità operativa di Feem.

Tra questi ci sembra interessante citare un progetto realizzato dalla scuola primaria di Savio che partendo dalla definizione della parola energia è arrivata alla costruzione di una piccola pala eolica; oppure il progetto della scuola secondaria di primo grado “Montanari” sul risparmio energetico “Ecogeneration – Scuola amica del clima – Verso un marchio di sostenibilità degli edifici”, che ha permesso agli studenti di acquisire competenze specifiche sul risparmio energetico fino ad arrivare alla stesura di un “Decalogo della scuola sostenibile” cioè l’ideazione di un percorso in 10 step per la riqualificazione degli edifici scolastici. Insomma, rispetto a temi e modalità operative le scuole del territorio e Feem sono state fin da subito in sintonia e ulteriori elementi sono stati rappresentati dalla raccolta dell’interesse rispetto a temi e/o progetti futuri. Di qui è emersa la volontà da parte dei docenti di mantenere continuità con quanto fatto e di ampliare le tematiche già affrontate nei precedenti anni scolastici, approfondendole e sviluppandole per quanto possibile. Un’attenzione particolare è stata attribuita a tutti quei progetti che possono portare

Fig.2 - Il processo di programmazione e il metodo delle lezioni

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inserito anche lo spettacolo teatrale “Il Bivio”8, che affronta un tema attuale come il risparmio energetico. Il teatro scientifico esperito attraverso la visione de “Il Bivio” è un metodo d’insegnamento innovativo e all’avanguardia che unisce arte, scienza e didattica. Lo spettacolo ha una durata di 50 minuti, mette in scena il futuro energetico del pianeta con un monologo accorato, consapevole e informato; racconta, non senza amarezza, il rapporto difficile tra uomo ed energia, ambiente e consumi dagli anni ’50 del secolo scorso a un futuro poco prevedibile al di là del bivio. Il teatro, con la sua rappresentazione dal vivo crea solitamente grande fascinazione nel pubblico, e in questo caso può essere uno strumento molto utile per avvicinare e interessare i ragazzi alla scienza, mostrando come il sapere scientifico nasca dallo scambio, dall’unione di più saperi, facendo così capire che la cultura scientifica non è riservata a pochi geniali scienziati. In occasione della 6° edizione di LabeLab, manifestazione che si svolge interamente nel Centro Storico pedonale di Ravenna all’interno di 12 Sale attrezzate, è stata offerta ai ravennati la possibilità di assistere allo spettacolo. La prima replica, una matinée, è stata riservata alle scuole superiori del territorio del Comune. È stato un grande successo aver riunito tante scuole differenti di fronte allo stesso palcoscenico ed essere riusciti a far nascere al termine dello spettacolo un vivo dibattito incentrato sulla situazione energetica odierna. La seconda replica serale, aperta a tutti, ha visto tra gli spettatori professori, professionisti interessati al tema o semplici ravennati curiosi. Di seguito la descrizione generale dei laboratori/seminari tenuti nelle varie scuole.

alla diffusione dei comportamenti sostenibili (che potranno poi essere adottati dai giovani anche nella vita quotidiana), la sperimentazione della lingua inglese e l’uso professionalizzante della tecnologia informatica. Ecco quindi che, grazie ad una grande capacità di ascolto e dialogo da parte di tutte le parti coinvolte e una buona attività di animazione e facilitazione portata avanti da Feem, si è messo a fattor comune quanto raccolto (esperienze, esigenze, approcci e modalità operative) e sulla base di ciò i ricercatori hanno definito l’offerta formativa. Da anni all’avanguardia nella didattica e nelle attività formative e divulgative, i ricercatori hanno creato un programma formativo innovativo strutturato in seminari e laboratori (comprensivi di lezioni teoriche per gli studenti, seminari di approfondimento per docenti, esercitazioni, attività sul campo, laboratori sperimentali, lezioni per docenti) che vanno da un minimo di 4 ore alle 12 ore di attività, suddivisi per ambiti tematici d’intervento:

• il primo inerente al tema della sostenibilità e dell’energia con il seminario “Io sono sostenibile” e con il laboratorio “Sostenibilità e energia”;

• il secondo ambito è il mare, questo tema è legato all’esigenza di creare un legame con il territorio ravennate, e possibilmente riuscire ad avvicinare i giovanissimi a questa preziosa risorsa, con i laboratori “Biologia del Mediterraneo” e “Vento e mare: ecologia della vela”;

• il terzo ambito, solo per istituti superiori di secondo grado è legato all’orientamento universitario e al mondo del lavoro, con i laboratori “La divulgazione scientifica” e “La valutazione della qualità delle acque”, e il corso “Web Master 2.0”.

Nel programma formativo proposto è stato

8 Lo spettacolo è visto il totale da sei classi (3^, 4^, 5^) dell’Istituto Agrario Perdisa ed inoltre è stato messo in scena in occasione della mani-festazione pubblica “Lab e Lab” sui temi della sostenibilità ed energia. http://www.labelab.it/ravenna2013/

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Attività formative inerenti al tema della SOSTENIBILITÀ e dell’ENERGIA:“Io sono sostenibile” è un ciclo di seminari, che ha per obiettivo la capacità di far percepire il proprio ruolo come individuo all’interno dell’ecosistema, trasmettere l’importanza di uno stile di vita sostenibile, e anche l’importanza di una gestione aziendale sostenibile. Le tematiche affrontate riguardano lo sviluppo sostenibile, nella sua valenza ambientale, sociale ed economica, che spesso sono erroneamente percepiti come separati dalla vita quotidiana. Con quest’attività si è cercato di far capire cosa significhi sviluppo sostenibile stimolando una nuova sensibilità e il cambiamento del modo di pensare e agire.Il ciclo di seminari ha portato a rileggere il proprio stile di vita per giungere a un cambiamento di pensiero che coinvolga ogni ambito della vita quotidiana di ognuno, sottolineando l’importanza

della collettivizzazione del gesto virtuoso poiché se resta appannaggio del singolo non ha nessuna rilevanza.Ogni seminario, composto da una lezione teorica di 2 ore, ha trattato: il concetto di sostenibilità e sviluppo sostenibile, gli strumenti per la valutazione dell’impronta ecologica, i cambiamenti climatici, l’effetto serra, i flussi e il mercato dell’energia, l’approvvigionamento energetico, la sostenibilità alimentare, la filiera alimentare, acqua e risorse, il risparmio ed efficienza. Inoltre sono ovviamente state previste 2 ore di attività di laboratorio vera e propria nel quale è stata progettata insieme ai ragazzi una condotta sostenibile in casa e a scuola.

“Sostenibilità e energia” è un’iniziativa che ha lo scopo di far comprendere i problemi legati al cambiamento climatico, diffondere tra gli alunni una coscienza ecologica, sensibilizzare i giovani ad assumere un comportamento più responsabile

Fig.3 - Teatro Scienza: “Il Bivio”

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nell’uso delle risorse energetiche.I ragazzi sono stati i protagonisti dell’iniziativa attraverso una serie d’interventi pratici finalizzati all’eliminazione degli sprechi energetici. Attraverso esperienze dirette, gli studenti sono diventati consapevoli di quanto ogni piccolo gesto quotidiano e individuale sia importante, poiché provoca un cambiamento, positivo o negativo, sulla realtà circostante. Le lezioni frontali della durata di 4 ore hanno dato informazioni generali sull’effetto serra, sull’impatto dei cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile, sulla storia della politica internazionale sul clima. È stata studiata la realtà scolastica con compilazione di un questionario relativo il consumo energetico della scuola, alla sua struttura e ai comportamenti dei ragazzi legati all’utilizzo delle fonti energetiche, cercando di individuare del potenziale di risparmio della scuola e la scelta di possibili provvedimenti per realizzarlo.Le relative attività pratiche anche esse della

durata di 4 ore sono consistite in azioni pratiche di risparmio energetico, nel coinvolgimento dell’intero istituto - progettazione e realizzazione di attività per la divulgazione (eventi informativi, giornalino scolastico, relazione sullo svolgimento del progetto ecc.), nell’organizzazione di giornate o settimane sul risparmio energetico (es. giornata in bicicletta), nel conteggio del risparmio energetico ottenuto.

Attività formative inerenti al tema del MARE e del TERRITORIO ravvenati:“Biologia del Mediterraneo” è un ciclo di seminari che ha l’obiettivo di valutare la biodiversità di un ambiente marino, l’osservazione di un ecosistema acquatico, e il riconoscimento dei principali gruppi sistematici marini vegetali, animali e di specie aliene. Il programma riguarda il Mar Mediterraneo, che con i suoi 2,5 milioni di km2 costituisce lo 0,7 per cento della superficie globale degli oceani. Nel

Fig.4 - Campagna ravennate

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Mediterraneo si trovano un totale di 10.000-12.000 specie marine (di cui 8.500 di fauna macroscopica e 1.300 vegetali), questa biodiversità così ricca rappresenta dall’8 al 9 per cento del numero totale di specie marine al mondo. Il ciclo di seminari è stato incentrato sul significato e sulla funzione della biodiversità del Mediterraneo, sono state affrontate le tematiche legate anche all’estinzione delle specie e di come preservarla dal turismo. L’attività nello specifico è stata composta dai seminari di approfondimento per i docenti e per gli studenti della durata rispettivamente di 4 ore ciascuno, durante le lezioni è stata introdotto l’ambiente marino del Mediterraneo, gli invertebrati marini del Mediterraneo, i vertebrati marini del Mediterraneo, la Biodiversità dell’ambiente marino, mimetismo, adattamento, specie alloctone; il confronto tra l’ecosistema mediterraneo e la barriera corallina; Squali, cetacei e specie a rischio di estinzione; Biologia marina e turismo sostenibile.L’attività sul campo anch’essa della durata di 4 ore ha previsto la visita all’acquario di Cattolica.

“Vento e mare: ecologia della vela” è un percorso interdisciplinare che è partito dalla considerazione di come la barca a vela sia un piccolo ecosistema in miniatura, arrivando a far conoscere e rispettare ai ragazzi il mare e il suo habitat, evidenziando come quello che succede sul pianeta, anche la vita su una barca a vela si scontra con risorse energetiche finite (batterie, gasolio, acqua dolce, cibo) e altre infinite (sole, vento). L’obiettivo di quest’attività è stato quello di costruire un percorso multidisciplinare che partendo dall’esperienza della barca a vela, ha permesso di esplorare aspetti della scienza, della storia, dell’ecologia in una cornice di divertimento e sport vicino all’ambiente marino. Le lezioni sono suddivise per aree tematiche

hanno previsto dei seminari di approfondimento per docenti e delle lezioni teoriche per studenti rispettivamente di 4 ore ognuna su: l’ambiente marino mediterraneo, l’energia rinnovabile, la meteorologia (solo per i docenti), la vita sostenibile a bordo, l’orientamento: lettura delle carte nautiche e utilizzo delle squadrette e della bussola (solo per i docenti), la storia della navigazione, l’attività motoria in barca vela, conoscere i vari tipi di imbarcazioni (solo per i docenti), i principi di navigazione a vela.È stato previsto un laboratorio in classe di 2 ore sulla lettura delle carte nautiche e sull’utilizzo delle squadrette e della bussola, più un’attività sul campo di 4 ore, sulla pratica della vela, la sicurezza e le manovre di base.

Attività formative inerenti l’orientamento all’università e al lavoro (queste sono state realizzate unicamente per gli istituti scolastici di ordine superiore): “La divulgazione scientifica” è un’attività che ha avuto l’obiettivo concreto far scrivere ai ragazzi un testo divulgativo chiaro ed efficace, di insegnare a raccogliere informazioni attendibili, realizzare un’intervista, ottimizzare il testo per il medium di destinazione, utilizzare l’iconografia.Il programma ha affrontato la tematica di quanto la scienza appaia lontana arroccata nelle università e negli istituti di ricerca dove viene prodotta, e sia spesso oggetto di pregiudizi e diffidenze da parte del pubblico più vasto, anche se questa permea ogni aspetto della nostra vita, da quando accendiamo il motore dell’auto a quando prendiamo un’aspirina per il mal di testa. Ciò si deve al fatto che non sempre gli scienziati sono anche buoni comunicatori. La divulgazione scientifica qui rivela la sua fondamentale importanza perché compie un’accurata operazione di traduzione. Il divulgatore

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Fig.5 - Acquario di Cattolica

Fig.6 - Imbarcazioni sulla darsena di Ravenna

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assimila l’informazione che alla nascita è fatta di termini tecnici, dati e grafici e la trasforma in parole comuni, esempi e metafore facilmente comprensibili. Il percorso formativo consta di tre incontri della durata di quattro ore ognuno, gli argomenti trattati sono stati: l’introduzione alla divulgazione scientifica - da Galileo a Internet, le notizie e preconcetti cioè come le informazioni interagiscono con le idee, l’articolo scientifico e quello divulgativo (esperienze a confronto), la costruzione del discorso dalla retorica latina allo speech, il raccogliere le informazioni (interviste, ricerche bibliografiche, internet). Questa attività ha previsto diversi laboratori creativi a partire dall’elaborazione e costruzione del testo, fino all’articolazione del discorso e alla simulazione di una esposizione in contesto pubblico, della durata di 6 ore.

• Laboratorio: il titolo, ovvero l’esca• Laboratorio: notizie e storie. Mostrare o

raccontare?• Laboratorio: composizione del testo. Il lead.• Laboratorio: scrittura oggettiva, scrittura

soggettiva.• I ferri del mestiere: manuale pratico per

parlare e scrivere chiaro.• Come costruire presentazioni efficaci.• Parole, testo e immagini. Come scegliere il

modo migliore per raccontare.

“La valutazione della qualità delle acque” è un percorso formativo che ha avuto l’obiettivo di insegnare la valutazione della qualità di un ambiente acquatico attraverso l’uso di bioindicatori, l’osservazione di un ecosistema acquatico, l’applicazione del Metodo dell’Indice Biotico Esteso (IBE), la valutazione dell’impatto antropico sulle comunità acquatiche, l’utilizzo delle attrezzature. Il programma ha affrontato la

questione di come l’inquinamento dell’ambiente può essere valutato sia mediante l’analisi di parametri chimico-fisici sia mediante l’osservazione della presenza di determinati organismi viventi detti “bioindicatori”, in quanto possono essere utilizzati come strumento adeguato per la valutazione della qualità dell’ambiente in cui vivono. Il vantaggio dell’utilizzo di bioindicatori consiste nella possibilità che essi hanno di descrivere fenomeni non esprimibili in termini matematici, in modo semplice attraverso l’osservazione diretta.Il corso si è focalizzato in particolare sull’analisi della qualità di un corso d’acqua. Infatti, il monitoraggio periodico delle comunità di macroinvertebrati acquatici ha permesso di valutare l’impatto che i fattori d’inquinamento possono provocare nelle diverse zone di un corso d’acqua. I metodi biologici affiancati alle analisi chimico-fisiche attraverso il calcolo dell’Indice Biotico Esteso (IBE), costituisce un valido supporto per la determinazione dello stato ecologico di un corpo idrico.Il corso si è concentrato sulle comunità di macroinvertebrati, gruppo eterogeneo di invertebrati acquatici che popolano i corsi d’acqua e che, al termine dello sviluppo larvale o dello stadio adulto, hanno dimensioni corporee superiori al millimetro di lunghezza, campionabili senza l’utilizzo di sofisticate strumentazioni. È stato articolato in due lezioni frontali, un’uscita sul campo e un incontro finale in laboratorio.È stato previsto un seminario di approfondimento per docenti di 3 ore e delle lezioni teoriche per studenti di 2 ore su: bio-monitoraggio e caratteristiche dei bioindicatori (solo per i docenti), che cos’è un bioindicatore e cosa è la biodiversità (solo per gli studenti), le caratteristiche degli ambienti ed ecosistemi acquatici, cenni di ecologia e sistematica dei micro e macroinvertebrati acquatici, Metodo I.B.E. (Indice Biotico Esteso)

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Fig.7 - Divulgazione scientifica - Parole, testo e immagini. Come scegliere il modo migliore per raccontare.

Fig.8 - Il monitoraggio delle acque

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e qualità delle acque (solo per i docenti), la qualità delle acque attraverso il biomonitoraggio: metodo I.B.E. (solo per gli studenti).L’attività sul campo della durata di 4 ore ha previsto l’individuazione dell’area di campionamento, cosa sono e come si compilano le schede di campo, le procedure di campionamento con prelievo delle specie acquatiche, le osservazioni in vivo dei macroinvertebrati bentonici. Il laboratorio pratico di 2 ore ha affrontato la definizione di Unità Sistematica, la determinazione, con lo stereomicroscopio, delle Unità Sistematiche dell’ecosistema studiato, e la formulazione del giudizio finale di qualità dell’acqua con il calcolo dell’IBE.

Il corso “Web Master 2.0” dalla durata complessiva di 12 ore, è stato realizzato unicamente in 3 istituti superiori9, richiedeva un semplice prerequisito cioè una sufficiente padronanza dell’utilizzo del computer e una discreta esperienza di navigazione su Internet. Per poter partecipare a questo corso non sono state richieste conoscenze specifiche di sviluppo di siti Web e non è stato un requisito indispensabile la conoscenza dell’HTML né di altri linguaggi di web publishing. L’obiettivo del corso è stato quello di far raggiungere ai ragazzi l’acquisizione del linguaggio HTML, la comprensione dell’architettura di un sito web, la capacità di valutazione e traduzione delle esigenze comunicative in ambito web, la comunicazione diretta server-client tramite ftp.Il programma del corso ha affrontato un argomento stimolante e professionalmente promettente cioè lo sviluppo del Web 2.0, indicando come utilizzare gli strumenti di progettazione adeguati, come elaborare le esigenze di comunicazione e progettare il modo più efficace per tradurle in un

sito web. Il linguaggio utilizzato è il più avanzato cioè HTML 5. Inoltre, ha previsto l’acquisizione delle capacità necessarie per l’utilizzo delle librerie jQuery necessarie per lo sviluppo della dinamicità del linguaggio.Gli argomenti trattati sono stati l’analisi e lettura di un sito web 2.0, la presentazione dei software necessari alla programmazione, le differenze tra i linguaggi di descrizione e i linguaggi di programmazione, l’impostazione di un sito internet locale e remoto, il linguaggio HTML, le Caratteristiche dei Tag HTML, i fogli di stile CSS, jQuery, la pubblicazione del sito tramite ftp. Il laboratorio sperimentale del corso è stato finalizzato alla produzione autonoma di un proprio sito web. Il Webmaster, infatti, è colui che progetta, realizza e organizza tutto quello che è legato ad un sito internet e alle esigenze comunicative del cliente per il quale viene realizzato il sito. Progettare la struttura dei siti web, realizzarli, provvedere ad aggiornare i contenuti dei siti in gestione, monitorandone anche il traffico e l’interazione dei visitatori, è ciò quello che fa il webmaster. È evidente che la sempre più ampia diffusione di Internet, il suo uso sempre più di massa, e soprattutto l’avvento del Web 2.0 ha portato ad un ampliamento delle opportunità lavorative e alla nascita di figure professionali relativamente nuove. Al riguardo è interessante citare il commento di Giulio Xhaet, direttore di Web Media Academy ed esperto di new media che ha pubblicato nel 2012 il libro «Le nuove professioni del web»10 in cui la possibilità della nascita di centinaia di migliaia di posti di lavoro in particolare per i giovani, il quale sostiene che il contributo di Internet al mercato del lavoro è positivo con un netto di 320 mila nuove posizioni lavorative generate dalla nascita di Internet e che soprattutto la seconda generazione (il Web 2.0) darà nuove importanti occasioni di

9 Gli Istituti sono: l’Istituo Agrario Perdisa, l’Istituto Geometri Morigia, Istituto Tecnico Baldini. 10 Hoepli editore

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lavoro.

Tornando alle nostre attività formative, a valle di un primo condiviso momento d’individuazione delle iniziative, che ha visto la partecipazione di tutte le scuole del Comune di Ravenna (11 medie e 9 superiori), hanno aderito concretamente al progetto 5 scuole secondarie di primo grado (medie)11, e 4 scuole secondarie di secondo grado (superiori)12. In totale, sono stati realizzati 19 seminari/laboratori per un totale di 46 classi coinvolte in 9 scuole. (Tabella 1)Al termine di ogni laboratorio sono stati raccolti i feedback dei docenti attraverso la compilazione di una scheda di gradimento delle attività realizzate nelle singole classi: i riscontri sono stati

molto positivi. La scheda, composta da una scala

Likert e alcune domande aperte, misura il grado di soddisfazione13 rispetto a diversi elementi: durata, argomenti, contenuti, l’utilità percepita, l’interesse dimostrato dagli studenti, competenze del relatore e la sua abilità nell’esposizione e nel coinvolgimento degli studenti. Inoltre, vengono valutati l’efficacia della metodologia didattica, l’adeguatezza dei materiali e sussidi didattici usati e gli aspetti organizzativi generali. Le domande a risposta aperta indagano infine la corrispondenza tra le aspettative di docenti e studenti e i risultati raggiunti dai laboratori, rilevando il grado di interesse delle scuole a ripetere l’esperienza in futuro ed eventuali loro suggerimenti. La raccolta dei riscontri è stata di fondamentale

11 Le scuole medie sono: Ricci Muratori, Montanari, Mattei, Burioli di Savio (questa scuola è in realtà una scuola elementare che partecipa in sostituzione delle scuole di secondo grado dell’Istituto comprensivo San Pietro in Vincoli di cui fa parte), Vittorino da Feltre a San Pietro in Campiano (aggiuntasi in un secondo momento).

12 Le scuole superiori sono: il Liceo Scientifico Oriani, l’istituto Agrario Perdisa, l’Istituto Geometri Morigia e l’istituto Tecnico Baldini.13 In questo caso la scala Likert esprime 5 gradi di valutazione del corso: 1) molto buono, 2) buono, 3) discreto, 4) sufficiente, 5) insufficiente.

Fig.9 - Lezione “Web Master 2.0”

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importanza anche per la definizione dell’offerta formativa da proporre alle scuole per l’Anno Scolastico 2013/2014.In tal senso, a conferma dei buoni risultati raggiunti si segnala l’interesse di docenti e alunni ad approfondire e continuare le attività anche durante il successivo anno scolastico: per l’A.S. 2013/2014, infatti, hanno aderito al progetto molte più classi e numerose scuole, portando il numero dei laboratori a 187 in 21 scuole del territorio (7 elementari, 9 medie, 5 superiori). Il secondo anno di attività porta due importanti novità: la definizione di nuovi laboratori che rispondono ai suggerimenti d’insegnanti e studenti e soprattutto il coinvolgimento delle scuole elementari per le quali è stata progettata una nuova offerta formativa

studiata ad hoc per i giovanissimi.

Concludendo è importante sottolineare come, a fronte di una carenza di risorse pubbliche destinate alla scuola, interventi di questo genere innalzino la qualità dell’offerta formativa e valorizzino le risorse e i saperi locali. A conferma di ciò, come si legge nel “Bilancio Sociale 2012” del Comune di Ravenna, le attività formative di Feem nelle scuole hanno raggiunto ottimi risultati e i partecipanti hanno manifestato un alto interesse per le iniziative di promozione della cultura tecnica e scientifica nelle scuole.

TABELLA 1 - ATTIVITÀ FORMATIVE

1. Valutazione della qualità delle acque

2. Biologia del Mediterraneo

3. Vento e Mare: l’ecologia della vela

4. Io sono sostenibile

5. Sostenibilità ed energia

6. Impariamo a conoscere i rifiuti

7. Web master (solo Superiori)

8. Divulgazione Scientifica (solo Superiori)

SCUOLA SEMINARIO LABORATORIO CLASSI

Istituto agrario Perdisa Analisi della qualità delle acque 5^A

Teatro Scientifico: Il Bivio 3^A, 3^B, 3^C, 4^A, 4^B, 5^A

Web Master 1^A, 1^B, 1^C, 1^D

Istituto geometri Morigia Web Master 1^B, 1^C

Istituto tecnico Baldini Io sono sostenibile Tutte le classi 3^ (tot 9 classi)

Web Master 5^B

Liceo scientifico Oriani Analisi della qualità delle acque 1^F, 2^A, 2^B

Biologia marina 2^A, 2^B

Divulgazione scientifica 1^B, 2^B, 2^G

Io sono sostenibile 2^C, 2^D

Scuola primaria Burioli Sostenibilità ed energia 5^A

Scuola secondaria Mattei Analisi della qualità delle acque 1^B, 1^C

Biologia marina 3^D

Scuola secondaria Montanari Analisi della qualità delle acque 1^A

Biologia marina 1^C

Io sono sostenibile 1^C

Scuola secondaria Ricci Muratori Biologia marina 1^D, 1^I

Ecologia delle vela 2^D

Scuola secondaria San Pietro in Campiano Sostenibilità ed energia 2^A, 3^B, 3^C

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2.2 Le attività di Alta Formazione Come già sottolineato, il bisogno di cultura scientifica in Italia è molto elevato ed è fondamentale a colmare il gap esistente riguardo l’economia della conoscenza, soprattutto nel campo della formazione e dell’innovazione. Al solito, i dati non sono incoraggianti, come viene evidenziato nel “XIII Rapporto sulla Formazione Continua14” dell’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol), in Italia anziché aumentare la quota degli adulti 25-64enni che partecipa ad iniziative di formazione è scesa dal 6.2 per cento del 2010 al 5,7per cento del 2011-12. C’è però da segnalare anche una nota positiva, cioè che la popolazione italiana adulta che ha seguito un’attività formativa nei 12 mesi precedenti, ha raggiunto quota 7,9 per cento, avvicinandosi così ai livelli comunitari. È evidente che, in Italia il sistema formativo ha delle carenze strutturali endemiche che lo collocano nel gruppo dei Paesi europei meno sviluppati rispetto agli investimenti in formazione, ciò è dovuto sia a caratteristiche tipiche del mercato del lavoro italiano (forte richiesta di lavori a bassa specializzazione) sia alle peculiarità della forza lavoro italiana caratterizzata da una bassa presenza di titoli di studio superiori. A ciò va aggiunto che il sistema di sostegno alla formazione è molto frammentato, sia negli strumenti d’intervento che nelle fonti di finanziamento (il Fondo Sociale Europeo, le leggi nazionali 236/93 e 53/00, e i Fondi paritetici interprofessionali15). E anche considerando gli investimenti delle imprese private16, l’investimento in formazione rimane complessivamente basso, ciò è ovviamente dovuto

non solo a caratteristiche sistemiche ma anche a un problema culturale che ha sempre considerato le iniziative di apprendimento e aggiornamento più un fattore di rischio che un investimento per la crescita. È nostra forte convinzione che la formazione deve essere considerata una leva fondamentale allo sviluppo, è un investimento per la crescita e deve essere assolutamente vista come un tutt’uno che partendo dalla scuola media inferiore all’università, arrivi a coprire e sviluppare le esigenze di riqualificazione e formazione anche degli adulti (life long learning); questa ovviamente richiede un continuo aggiornamento dei saperi oltre che la crescita delle conoscenze e di conseguenza dell’innovazione. Offrire percorsi di formazione e alta formazione significa lavorare in tal senso, cercando di sviluppare competenze specifiche per la creazione e il miglioramento di figure professionali di alto profilo e specializzazione. Dare alla popolazione sia giovane che adulta la possibilità di accrescere le conoscenze in settori in espansione come quello tecnologico significa offrire nuove possibilità di sviluppo e di lavoro. Come leggiamo nella relazione alla Commissione Europea, del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella17: “Lo sviluppo professionale continuo è assunto dall’Unione Europea a pilastro della costituzione di una società fondata sulla conoscenza”18. Fare della formazione il motore dello sviluppo professionale significa adeguare abilità e competenze alle mutate esigenze dell’economia della conoscenza, in cui possedere determinate

14 Per maggiori informazioni: http://www.isfol.it/primo-piano/xiii-rapporto-sulla-formazione-continua15 L’ammontare complessivo di queste risorse è all’incirca 1 miliardo di euro l’anno16 L’investimento in formazione da parte delle imprese è stimabile all’incirca sui 5 miliardi di euro l’anno.

17 Per maggiori informazioni: http://il-libero-professionista.confprofessioni.eu/2013/10/01/ripartire-dalla-formazione-per-disegnare-il-professionista-del-futuro/18 Questo è un processo culturale innescato dalla Strategia di Lisbona e rilanciato più recentemente con il Piano d’Azione “Imprenditorialità 2020” dalla Commissione europea

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competenze scientifiche e tecnologiche può fare la differenza. Data la complessità del mondo in cui viviamo è sempre più necessario affiancare al percorso d’istruzione formale, percorsi di formazione non formali, complementari che diano la possibilità di essere aggiornati e poter così essere competitivi sul mercato del lavoro.Puntare sulla formazione, con un’attenzione specifica alla cultura tecnico-scientifica e all’innovazione, significa fare ciò, significa dare gli strumenti atti ad affrontare e soprattutto ad orientare i giovani e i meno giovani, al mondo del lavoro. È noto, possiamo leggerlo nel “Bilancio sociale 2012” di Ravenna, l’importanza che il Comune dà a queste tematiche considerando la formazione, la scuola, la cultura risorse territoriali imprescindibili per il benessere della collettività. L’Ente comunale è fortemente interessato, anche a causa delle poche risorse economiche che ha a disposizione per le politiche attive in tali ambiti, a mettere in moto progetti integrati che diano sia una spinta alla valorizzazione delle risorse ed agiscano per ampliare il ventaglio di opportunità tese allo sviluppo del territorio. Affinché ciò possa avvenire, è necessaria l’istituzione di una rete territoriale (che possa supportare le persone sia per la formazione che per il lavoro orientandole per tutto il corso della vita) formata da soggetti pubblici e privati, in grado di offrire servizi integrati d’istruzione, formazione e lavoro, coerenti con le esigenze emerse dal territorio. Al riguardo è primario il ruolo della formazione e della scuola, che deve insegnare e costruire cultura e conoscenze anche professionali creando così opportunità e continuità, superando la tradizionale divisione fra scuola e mondo del lavoro. È evidente l’importanza di tutte quelle iniziative che si

muovono in tal senso cercando di creare dei ponti fra scuola (e formazione) e mercato del lavoro.Quanto detto finora è proprio quello che ci proponiamo di fare con l’attività progettuale qui descritta. È sempre nell’ambito delle iniziative volte alla promozione della cultura tecnico-scientifica che lo scorso novembre si è tenuto presso il Liceo Scientifico Oriani di Ravenna la prima edizione del corso di specializzazione “iBook Academy: tecnologia digitale per la didattica” dedicato a professori, tecnici e studenti.Il corso per la progettazione e la realizzazione di iBook è un’esperienza pilota nata in seguito alla pregressa collaborazione tra la Fondazione e i professori del Liceo Scientifico Oriani durante l’A.S. 2012/2013, ma che vista la positività dei feedback ricevuti, si spera di poter replicare anche nelle altre scuole del territorio in un prossimo futuro.Il corso è nato sulla base dell’interesse manifestato dai docenti del liceo scientifico, i quali già negli anni precedenti si erano misurati in progetti di auto pubblicazione scolastica, cioè avevano prodotto su supporto digitale dei libri di testo o manuali di approfondimento che andassero in ausilio dei testi scolastici, personalizzando così l’offerta didattica della classe. È lo stesso Dirigente Scolastico del Liceo Oriani, Gianluca Dradi, a sostenere durante la Conferenza Stampa19 di presentazione del corso di iBook, come tale iniziativa prosegua un percorso d’innovazione della didattica già intrapreso dall’istituto, sostenendo che l’esperienza di Self Publishing vissuta dagli insegnanti nel precedente anno scolastico, aveva riscontrato un certo successo presso i docenti, infatti erano state realizzate 5 tipologie di prodotti editoriali diversi, quella che

19 Tenutasi il 26_09_2013. Maggiori informazione al seguente: http://www.ravennawebtv.it/w/liceo-scientifico-parte-un-corso-per-la-progettazione-id-ibooks/

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34Fig.10 - Il corso di IbookAuthors

è parsa più accattivante data la versatilità dello strumento è stato l’iBook. Da qui è nata l’idea di proseguire questo cammino d’innovazione della didattica e di ampliamento dell’offerta formativa, grazie a questo corso di formazione di della durata

di 15 ore, suddiviso in 5 lezioni pomeridiane di 3 ore ciascuna, l’invito è stato esteso anche ai docenti e ricercatori della facoltà di Scienze Ambientali dell’Università Polo di Ravenna con i quali l’istituto ha già un rapporto di collaborazione. Infatti, ha

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partecipato alle lezioni anche una ricercatrice della Facoltà di Scienze Ambientali di Bologna. Il corso si propone di approfondire l’utilizzo di uno strumento multimediale innovativo e utile alla divulgazione e alla condivisione del sapere e della cultura, come può essere l’iBook.L’iBook gratuito sia per la fruizione che nella realizzazione, è un libro che oltre ai testi e alle immagini, offre la possibilità di arricchire l’esperienza formativa con modelli tridimensionali, video, documenti audio, test e quiz, mappe interattive. Il tutto è presentato con una veste grafica elegante, intuitiva e di semplice fruizione.Il corso utilizza iBooks Author, che è un’applicazione per OS X distribuita gratuitamente da Apple, che consente di realizzare libri di testo, documenti di studio, prodotti editoriali interattivi di vario tipo con contenuti multimediali, i quali possono essere visualizzati con iBooks su iPad o sul Mac e possono essere pubblicati direttamente sull’iBook Store.L’iBooks Author permette in qualsiasi momento di visualizzare come sarà il libro completato; il prodotto editoriale una volta realizzato può essere esportato in vari formati e distribuito personalmente oppure può, essere inviato all’iBooks Store cioè alla grande Biblioteca virtuale di Apple che giudica se il prodotto può essere pubblicato oppure no. Quindi l’iBook realizzato può certamente essere usato in classe, per i propri interessi, ma può anche accadere che, se il testo viene pubblicato sull’iBook Store, acquisisca un valore aggiunto molto alto rendendosi disponibile alla comunità scientifica internazionale. È evidente che al fine della buona riuscita del progetto è stata fondamentale la condivisione delle competenze e la collaborazione tra i partecipanti, la condivisione delle conoscenze ha rappresentato un valore aggiunto per la scuola, per i docenti e per tutti i partecipanti.

Al termine degli incontri è stata distribuita a tutti una scheda, da compilare in forma anonima per la rilevazione del gradimento del corso. A riprova della buona riuscita del corso sono stati raccolti una serie di feedback molto positivi: il 96 per cento delle domande ha ricevuto risposta “soddisfacente”, il 4 per cento ha trovato poco soddisfacente la durata del corso (avrebbero preferito qualche lezione in più), e di questi solo alcuni hanno trovato le nozioni acquisite poco applicabili in ambito lavorativo. La nota particolarmente positiva è che nessun partecipante ha espresso valori negativi (non soddisfacente).Tutti i partecipanti sono stati soddisfatti dello spazio dedicato in aula a domande ed interventi e sono state molto apprezzate le capacità comunicative e relazionali dei docenti del corso.La composizione multidisciplinare e mista per formazione ed età ha permesso una reale condivisione delle conoscenze che ha portato all’arricchimento di tutti i partecipanti all’iniziativa. In conclusione ci sentiamo di dire che il risultato generale è stato molto positivo tanto che si auspica una nuova edizione che vada ad approfondire sia i temi già trattati, sia che affronti tematiche nuove.

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Il Premio Guidarello per il Giornalismo D’Autore

Box 1

Il “Premio Guidarello per il Giornalismo D’Autore”, giunto nel 2013 alla 42^ edizione, è nato come strumento di ricerca per valorizzare i migliori contributi giornalistici della Romagna e premiare le firme più autorevoli della pubblicistica nazionale. Ovviamente, il premio in quaranta anni è cresciuto e si è sempre più radicato nel territorio diventando anche un’espressione turistica e culturale della provincia di Ravenna. Migliaia sono stati gli articoli ed i documenti che le giurie altamente qualificate hanno visionato negli anni, ponendo particolare attenzione, sul locale, a fatti e personaggi del passato; nella sezione nazionale, invece, la profondità e l’attualità dei temi trattati, nonché la brillante capacità espressiva e comunicativa

dei pubblicisti hanno rappresentato il criterio selettivo applicato.A partire dall’edizione 2007, Confindustria Ravenna ha istituito una sezione del premio dedicata ai giovani, il “Premio Guidarello Giovani” giunto nel 2013 alla 7^ edizione, l’iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale e la Camera di Commercio di Ravenna.Il “Premio Guidarello Giovani” 2013 è stato intitolato “Reportage in Azienda”, nel quale gli studenti, dopo aver visitato le imprese, hanno dovuto redigere un reportage utilizzando la modalità ritenuta più opportuna (slide, video, o testo) mettendo in luce gli aspetti più interessanti dell’esperienza vissuta

Fig.11 - I vincitori del Premio Guidarello 2013

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in azienda. A ciascuna modalità comunicativa è corrisposto un premio: premio Slide, premio Video, premio Formato Testuale.All’interno del Guidarello Giovani, per la prima volta nel 2013, grazie al sostegno della Fondazione Eni Enrico Mattei è stato introdotto un “Premio Speciale sulla Sostenibilità d’Impresa” rivolto alle classi IV di tutti gli istituti scolastici della Provincia di Ravenna. La sostenibilità d’impresa è intesa come la capacità di un’azienda di integrare elementi di natura etica nello sviluppo delle proprie strategie di business in modo tale da tutelare i diritti delle persone, promuovere possibilità di sviluppo delle comunità locali e salvaguardare l’ambiente. Qui gli studenti, infatti, sono stati chiamati a descrivere come le imprese visitate riescano a integrare comportamenti etici all’interno delle proprie strategie gestionali relativamente alle questioni di carattere sociale e ambientale. Le modalità, messe a disposizione dei ragazzi, sono le stesse del reportage in azienda (slide, video, testo).L’iniziativa, che ha riscosso molto successo, intende avvicinare sempre più il mondo della scuola con quello del lavoro mettendo in campo gli studenti quali protagonisti della riflessione sul tema del rapporto tra industria e territorio. Il “Guidarello Giovani 2013” si pone l’obiettivo di trasferire agli studenti una maggiore consapevolezza di cos’è un’impresa e della complessità che la caratterizza e dell’interrelazione della stessa con il tessuto economico e sociale di un territorio.

L’esperienza che gli studenti sono stati invitati a vivere è diventata un elemento di orientamento e conoscenza reciproca, implementando la relazione tra giovani scuola e imprese la quale è spesso difficile e talvolta limitata dalla mancanza di informazioni e dall’influenza di stereotipi. Il Guidarello Giovani, come ha affermato il Presidente Guido Ottolenghi, è un investimento nella cultura generale e scientifica, e l’auspicio di poter contribuire a far maturare nelle nuove generazioni la necessità che emerga una cultura fattiva nel dibattito sulla rete, una capacità a non farsi illudere dagli slogan, a far sì che internet dispieghi il suo potenziale consolidando la libertà e la conoscenza, e non minandola.Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Ravenna ha aggiunto il Presidente del Gruppo, Stefano Gismondi, ha lavorato per rafforzare il rapporto con le scuole e indirizzare gli studenti del territorio verso il miglior percorso professionale possibile, che tenga in considerazione da un lato le loro aspirazioni e inclinazioni personali e dall’altro le tendenze del mercato del lavoro e le esigenze delle aziende locali. Aprire le porte delle aziende è il modo più semplice ed efficace per raccontare ai ragazzi cos’è un’azienda, cosa e come si fa impresa, quali sono i valori alla base del lavoro aziendale, che sono il merito, la competenza, il rispetto delle regole e del territorio in cui lavoriamo.

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Box 1

Fig.12 - Alcuni partecipanti del Premio Guidarello con Cecilia Mezzano, ricercatrice FEEM

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Box 2

All’interno delle attività di promozione della cultura tecnico scientifica nell’ambito dell’alta formazione, il 26 giugno 2013 è stata realizzata presso la Confindustria di Ravenna, la “Lectio Magistralis” di Roberto Danovaro vincitore dell’Eni Award 2013. La lezione tenuta dall’esperto in Biologia marina, organizzata grazie alla collaborazione di UniBo–Campus di Ravenna – Corso di laurea in Scienze Ambientali, Confindustria Ravenna, eni e&p, e Feem, ha riscontrato un grande successo in termini di partecipazione all’evento. Roberto Danovaro è il vincitore del Premio Protezione dell’Ambiente con la ricerca “Il ruolo dei virus marini nel funzionamento della biosfera globale”1; egli, è professore di Biologia ed ecologia marina presso l’Università politecnica delle Marche, e collabora con eminenti scienziati e laboratori di tutto il mondo. Infatti, ha al suo attivo più di 200 articoli su testate internazionali di alto profilo, quali Nature, Science, Trends in Ecology and Evolution, Ecology Letters, Current Biology, Environmental Health Perspectives, tanto che è stato incluso nella “Top list of Italian scientists” (VIA Academy). Gli interessi di ricerca del professore Danovaro sono principalmente incentrati sulla biodiversità abissale e sulla generazione di un approccio multidisciplinare ed interdisciplinare volto all’identificazione delle connessioni tra l’ecosistema e la produzione di beni e servizi, nell’ottica di uno sviluppo ecosostenibile.

Lectio Magistralisdi Roberto Danovaro

Nello specifico della ricerca sul ruolo che hanno i virus marini sul funzionamento della biosfera globale viene evidenziato come negli oceani mondiali (che ricoprono il 70% della superficie planetaria) i virus (generalmente trascurati negli studi ambientali e considerati una potenziale minaccia per la salute umana) giocano un ruolo di primaria importanza nella regolazione climatica e nel sequestro dell’anidride carbonica (CO2). Lo studio sostiene che negli oceani dalla superficie agli abissi si consuma una battaglia silenziosa, la quale non è combattuta dagli squali, orche o balene, ma i suoi protagonisti sono molto più piccoli e invisibili ad occhio nudo cioè la lotta fra virus e batteri. Questo è uno scontro unico nel suo genere è indispensabile al funzionamento di tutti gli ecosistemi marini e più in generale di tutto il pianeta. I virus rappresentano le entità biologiche più abbondanti del pianeta, e sono in grado di infettare tutti i componenti biologici, controllandone l’abbondanza e lo sviluppo. Perciò, la presenza di virus nel mare è altissima, questi sono più numerosi delle stelle dell’Universo e si stima che se messi su una bilancia tutti i virus presenti nel mare arriverebbero a pesare l’equivalente di 75 milioni di balenottere azzurre del peso di 170 tonnellate l’una. Questo non è un dato allarmante in quanto la stragrande maggioranza di essi non è pericolosa per la salute umana, anzi, i virus marini svolgono un ruolo positivo: attaccano i batteri e li

1 Titolo originale della ricerca: “The role of marine viruses in the functioning of the global biosphere”. Per maggiori informazioni: http://www.youtube.com/watch?v=Iza1Kw52XDw

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uccidono liberando così negli oceani una serie di elementi nutritivi necessari al mantenimento di tutte le specie. Lo studio infatti dimostra che i virus marini hanno un ruolo fondamentale per i funzionamento degli oceani, molto più importante di quello ritenuto in precedenza. I virus, come detto, sono a tutti gli effetti i principali predatori di tutti i micro-organismi, essendo in grado di ucciderne fino al 90% inclusi tutti i procarioti eterotrofi e chemosintetici. Il professore Danovaro e la sua equipe di ricerca hanno approfondito il ruolo di questo meccanismo che avviene in tutti gli ecosistemi marini anche negli abissi più profondi, evidenziando come i virus possano inoltre influenzare il clima sia in modo diretto, alterando i processi di formazione delle nuvole e fungendo da nuclei di condensazione; sia in modo indiretto, influenzando il rilascio di gas

serra (per esempio, DMSP). Lo studio quindi consente di riconoscere il ruolo cruciale dei virus nel cambiamento climatico mondiale, indicano che i virus marini possono da un lato ridurre l’accumulo di anidride carbonica negli ecosistemi marini, e dall’altro che possiedono il potenziale di ridurre l’impatto del cambiamento climatico attraverso complessi meccanismi di feedback. Dunque la ricerca delle infezioni virali in ecosistemi marini è fondamentale per comprendere e rimodellare i meccanismi che regolano il clima globale e aiutare ad identificare le misure di adattamento dell’attuale cambiamento climatico in corso. I risultati di questi studi contribuiranno a ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici anche per le persone più direttamente legate agli ecosistemi marini rendendo il loro futuro sostenibile.

Fig.13 - Locandina della Lectio Magistralis

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica

eni ha il piacere di invitarla alla

Lectio Magistralisdei vincitori eni award 2013

mercoledì 26 giugno, ore 11.30

Confindustria RavennaSala Benelli

via Barbiani 8/10Ravenna

relatore

Roberto DanovaroThe role of marine viruses in the functioning of the global biosphere

premio protezione dell’ambiente

intervengono

Elena Fabbri Presidente del Corso di Studi in Scienze Ambientale

Guido Michelotti Direttore della Ricerca e Innovazione Tecnologica eni e&p

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CAPITOLO 3 I giovani e il mercato del lavoro nella provincia di Ravenna

Premessa

1. I laureati e gli scenari lavorativi 2. Imprese e giovani:percorsi d’incontro

Box 3 Lavoro cerca Università - Giugno 2013 Box 4 Lectio Magistralis di Giulio Sapelli - “Persona, territorio, produzione - Elogio alla piccola impresa”

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Premessa

I dati della situazione economica italiana, resi noti dal rapporto annuale dell’Istat a inizio gennaio del 2014, danno un quadro della condizione del nostro Paese alquanto preoccupante: il tasso di disoccupazione generale a novembre (data dell’ultima rilevazione) si attesta intorno al 12,7 per cento1, ben al di sopra della media europea che corrisponde al 12,1 per cento. Negli ultimi 6 anni (dal 2007) i disoccupati italiani sono più che raddoppiati, passando da 1.529.000 a 3.254.0002. Dal punto di vista di genere, tendenzialmente l’aumento della disoccupazione è stato più alto per gli uomini che per le donne: 17,2 per cento per i maschi e 6,1 per cento per le femmine. Dal lato degli occupati si è assistito a una continua decrescita: a novembre erano 22.292.000, in diminuzione del 2 per cento su base annua e dal 2007 al 2013 gli occupati italiani sono diminuiti di 1,1 milioni di unità. Nei 6 anni considerati, il calo dell’occupazione è stato unicamente maschile con 1.165.000 posti di lavoro in meno, mentre per le donne si è avuto un aumento di 65.000

unità; quindi, mentre per quest’ultima categoria l’occupazione è rimasta stabile, per gli uomini si è assistito ad un crollo del tasso di occupazione che è passato dal 66 per cento al 64,3 per cento. Nell’ultimo rapporto Istat è evidenziato un calo degli inattivi3 dello 0,8 per cento rispetto all’anno precedente: il numero di donne inattive è sceso di 199.000 unità, mentre la componente maschile è cresciuta di 86.000 unità. Più preoccupante è il dato riguardante la disoccupazione giovanile. Come sappiamo, il tasso di disoccupazione giovanile4 , che rappresenta la quota dei giovani disoccupati sul totale degli attivi (occupati e disoccupati), è arrivato al 41,6 per

Graf.1 - Tasso di disoccupazione generale in Italia e media europea (novembre 2013) - Fonte ISTAT, 2013

1 Il tasso di disoccupazione è aumentato di 1,4 punti percentuali rispetto al 2012.2 Disoccupati in aumento del 12,1per cento rispetto al 2012.3 La categoria degli inattivi comprende le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o disoccupate (ISTAT). Il tasso di inattività si è attestato al 36,35, in diminuzione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,2 punti su base annuale.4 Il tasso di disoccupazione giovanile è in aumento di 4 punti percentuali rispetto il precedente anno.

0,0% 2,0% 4,0% 6,0% 8,0% 10,0% 12,0%

12,1%

12,7%

Europa

Italia

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cento, massimo livello mai raggiunto dal 1977, primo anno di rilevazione da parte dell’Istat di questo genere di dati. La realtà italiana è molto lontana dalla media europea, che vede un tasso di disoccupazione giovanile del 24,3 per cento: indietro rispetto al resto dei Paesi europei, l’Italia è il terzo Paese, dopo Grecia (61,5 per cento) e Spagna (56 per cento) per maggior numero di disoccupati under 255.

I disoccupati italiani fra i 15 e i 24 anni sono 659.000 e rappresentano l’11 per cento della popolazione giovanile, ciò significa che un giovane su dieci è disoccupato. Allargando la fascia d’età ai 29 anni, i giovani inattivi sono 4.424.000, in aumento dell’1,9 per cento rispetto a novembre 2012, con un tasso di

5 Al lato opposto di questa classifica sulla disoccupazione giovanile ci sono i Paesi virtuosi, con i tassi più bassi che sono Germania (7,7per cento) e Austria (8,6per cento).

Graf.2 - Disoccupati italiani (2007-2013) - Fonte ISTAT, 2013

Graf.3 - Occupati italiani (2007-2013) - Fonte ISTAT, 2013

2007

2013

0 5000000 10000000 15000000 20000000 25000000

1529000

3254000

2007

2013

0 5000000 10000000 15000000 20000000 25000000

23392000

22232000

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inattività giovanile pari al 73,7 per cento che ci posiziona al primo posto della classifica europea per giovani inattivi 6.I dati analizzati mettono in luce che il livello di studio incide fortemente sul tasso di disoccupazione giovanile: il livello più alto di disoccupazione si registra infatti fra chi ha titoli di studio bassi, del 37,3 per cento tra i diplomati e

del 34,1 per cento tra i laureati. Per dare un quadro completo della situazione italiana non possiamo dimenticarci dei giovani Neet (giovani fino a 29 anni che né studiano né lavorano), i quali sono arrivati a quota 2.250.000, pari al 23,9 per cento (con punte del 35 per cento al Sud) della popolazione giovanile. Un giovane su quattro. A fronte della situazione nazionale, l’Emilia Romagna si posiziona al quinto posto7 per

Graf.4 - Tasso di disoccupazione giovanile (2013) - Fonte ISTAT, 2013

Graf.5 - Disoccupati italiani, età (2013) - Fonte ISTAT, 2013

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%

,24 3%

61,5%

56,0%

41,6%

Media europea

Grecia

Spagna

Italia

659000

3254000

15-24 anni

Altre età

6 La media europea dei giovani inattivi si attesta intorno al 60 per cento e in alcuni Paesi è ancora inferiore. 7 Dati Istat - rielaborazione Manageritalia.

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disoccupazione totale con una quota del 7,1 per cento e al quarto posto per disoccupazione giovanile con la quota del 26,4 per cento. Perfettamente in linea con i trend nazionali: la prima è in continua crescita, la seconda in diminuzione. La situazione della Provincia di Ravenna non è molto diversa. I disoccupati nel 2013 sono più di 33.000 unità8, aumentati di 3.707 unità rispetto al 2012 e di 5.694 unità rispetto al settembre 2011.Se la disoccupazione cresce, le assunzioni calano: da gennaio a settembre 2013 le assunzioni sono

state 85.772, ovvero 7.098 unità in meno rispetto alle 92.870 registrate per lo stesso periodo del 2012. C’è poi da considerare che dei 85.772 registrati da gennaio a settembre 2013, solo il 6,25 per cento (5.362 unità) è stato assunto a tempo indeterminato, a fronte di un 93,75 per cento (80.410 unità) soggetto ad assunzioni di tipo diverso. Sulla base dei dati dello studio effettuato su scala

2011

2012

2013

0 5000 10000 15000 20000 25000 30000 35000

27352

29339

33000

Graf.6 - Disoccupati in Provincia di Ravenna (2011-2013) - Fonte ISTAT, 2013

Graf.7 - Assunzioni Provincia di Ravenna (genn-set 2012/ genn-sett 2013) - Fonte ISTAT, 2013

2012

2013

0 10000 20000 30000 40000 50000 60000 70000 80000 90000 100000

92870

85772

8 Nel settembre 2012 i disoccupati erano stati 29.339, e nel settembre del 2011 erano 27.352.

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9,81%

90,19%

Rimini

6,90%

93,10%

Ravenna

7,83%

92,17%

Forlì e Cesena

Disoccupati

Occupati

romagnola dalla Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (su dati Istat del 2012 rielaborati dalla Cisl) possiamo mettere in evidenza un tasso di disoccupazione del 6,9 per cento per la provincia di Ravenna, del 7,83 per cento per la Provincia di Forlì e Cesena, e del 9,81 per cento per la Provincia di Rimini. Come detto, anche in questo territorio la fascia d’età più penalizzata è quella giovanile dai 15 ai 29 anni. Il mercato del lavoro italiano non vive un momento propriamente positivo e ciò può essere

ricollegato in parte alla crisi economica mondiale, alla globalizzazione, alla delocalizzazione e all’affermarsi di alcune tipologie di economie emergenti (Brics); esistono tuttavia alcuni problemi strutturali, puramente italiani, come la mancanza di politiche del lavoro attive, la scarsità di una strategia industriale di lungo periodo, l’alta tassazione del lavoro e delle imprese, ecc.). Ciò rende urgente la necessità di interventi mirati a far riprendere la crescita e lo sviluppo occupazionale. Enrico Giovannini9 commentando i dati Istat

5362

80410

Tempo indeterminato

Di tipo diverso

Graf. 8 - Tipo di contratti di assunzione in Provincia di Ravenna (gennaio-settembre 2013) - Fonte ISTAT, 2013

Graf.9 - Disoccupazione e occupazione nelle Provincie - fonte ISTAT 2012 rielaborati dalla CISL

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mette in luce un punto interessante: nonostante il mercato del lavoro viva una fase di estrema stagnazione, l’aumento del tasso di disoccupazione può essere interpretato anche come un dato in un qualche modo positivo, in quanto è possibile che in una fase di ripresa dell’economia aumenti il numero di persone che, uscendo dall’inattività, cercano di rientrare nel mondo del lavoro. Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in uno dei suoi interventi pubblici ha ricordato l’importanza di intervenire, con strategie di media e lunga durata, per ridurre il fenomeno crescente della disoccupazione giovanile; problema solo italiano ma di tutta l’Europa: secondo le valutazioni dell’Unione Europea, l’assenza di un’adeguata formazione e dell’occupazione dei giovani è quantificabile, in termini di mancata crescita, in 500 milioni di euro a settimana. Proprio per far fronte alla disoccupazione giovanile, i maggiori capi di Stato d’Europa si sono incontrati a Berlino (luglio 2013), a Parigi (novembre 2013) e si incontreranno a Roma nel luglio 2014. A centro dell’attenzione ci sono le politiche del lavoro, le strategie per contrastare la disoccupazione giovanile e il relativo programma europeo “Youth Guarantee10” (Garanzia Giovani). La Garanzia Giovani è un programma di finanziamento che invita gli Stati membri a creare delle reti di partenariato fra tutti gli interlocutori presenti sul territorio nazionale, e prevede lo sviluppo di azioni

11 Il Rapporto “Doing Business” analizza la disciplina normativa e fiscale che si applica alle imprese durante il loro interno ciclo di vita utiliz-zando 10 sotto indicatori che compongono l’indice globale di competitività: 1)le operazioni di avvio attività, 2)le licenze edilizie, 3)l’allaccio alla rete elettrica, 4)l’accesso al credito, 5)il commercio internazionale, 6) il fisco, 7) il registro dei titoli di proprietà, 8) la tutela di chi investe, 9) l’efficacia dei contratti, 10) la gestione dei fallimenti.

volte a fare in modo che ogni ragazzo, terminato il ciclo di studi, riceva un’offerta concreta di lavoro o formazione (tirocinio, apprendistato, etc.) entro quattro mesi dalla fine della scuola o dall’inizio della disoccupazione. Nonostante, quindi, i dati relativi al mercato del lavoro e all’occupazione giovanile siano ancora oggi sconfortanti, qualcosa si muove, sia a livello nazionale, sia a livello europeo. Un dato positivo a conferma di ciò è quanto emerso dall’undicesimo rapporto della Banca Mondiale “Doing Business 2014” 11, nel quale viene stilata la classifica della competitività globale. Il rapporto misura quanto sia facile fare impresa in particolare per le PMI (fondamentali per la tenuta e la crescita occupazionale) nei 189 Paesi considerati; l’Italia sale in graduatoria passando dalla posizione 73^ alla 65^. Fare impresa in Italia rimane ancora molto difficile ma almeno facciamo dei progressi. Come leggiamo nel rapporto: per mettere in piedi un’impresa in Italia servono ancora troppo tempo (sei giorni e sei procedure) e denaro, elementi appesantiti dalla complessa fiscalità e dalla grande tassazione a cui sono sottoposti imprese e lavoratori. Per uscire da questo quadro di disagio economico, occupazionale e sociale è necessario attivare un percorso d’incentivazione tra formazione, occupazione di qualità, crescita e sviluppo del Paese. Affinché ciò avvenga, è necessario un cambiamento culturale da parte della classe dirigente che guida questo nostro paese e dei cittadini, in particolare dei giovani. È evidente quanto il mercato del lavoro sia cambiato: il lavoro non è più qualcosa di

9 Vedi nota 3. 10 Il programma prevede che ciascuno Stato Membro assicuri ai minori di 25 anni un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio entro un periodo di quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema d’istruzione for-male. L’iniziativa concorre al raggiungimento di tre degli obiettivi della strategia Europa 2020: garantire l’occupazione del 75% per le persone di età compresa tra 20 e 64 anni; evitare che gli abbandoni scolastici superino il 10%; sottrarre almeno 20 milioni di persone alla povertà e all’esclusione sociale.Per l’Italia sono previsti finanziamenti per circa un miliardo nel periodo 2014-2020, al cui concorso parteciperanno la Youth Employment Initia-tive, il Fondo Sociale Europeo e risorse nazionali. www.cliclavoro.gov.it/Youth-Guarantee/Pagine/Youth-Guarantee.aspx

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statico, immutabile, che qualcuno ci dà, ma è un’opportunità che va costruita giorno per giorno, a partire dal percorso di studi e di formazione intrapreso, avendo sempre ben chiaro che cosa si vuole fare, e che obiettivi si vogliono raggiungere nella vita, avendo però anche consapevolezza di ciò che il mercato offre. Il “nuovo” mondo del lavoro richiede, tra le altre, grandi capacità di comunicare, di risolvere problemi, di lavorare in team; affiancate da un fondato sapere tecnico, le competenze trasversali (soft skills) assumono un ruolo fondamentale per un’occupazione di qualità, all’interno di un sistema meritocratico capace di stimolare e valorizzare il proprio capitale umano. Il mutamento culturale al quale bisogna aspirare è quello che permette di passare da una logica di tipo familistico e assistenziale ad una logica della responsabilità, in cui ciascun attore in gioco faccia la sua parte per garantire a tutti le giuste opportunità, in modo tale da valorizzare il capitale umano e stimolare la capacità di innovazione necessaria allo sviluppo del territorio nazionale e locale. Dalla fotografia nazionale scattata finora emerge forte la necessità che le Amministrazioni comunali confermino il tema del lavoro come priorità assoluta del territorio. Concretamente, occorre costruire progetti capaci di coinvolgere tutti i soggetti interessati nella messa in atto d’iniziative che portino a valorizzare il sistema produttivo locale e il relativo capitale umano: dai centri per l’impiego (sottoutilizzati sul piano nazionale) alle associazioni di categoria, dalle imprese alle università, dalle istituzioni alla società civile. È in quest’ottica che l’Amministrazione Comunale di Ravenna ha promosso l’attivazione di diverse iniziative volte allo sviluppo di competenze e relazioni funzionali ad uno sviluppo locale che abbia al centro la valorizzazione del capitale

umano. In particolare, in questo documento sono riportate le iniziative realizzate in collaborazione con la Fondazione Eni Enrico Mattei. Di seguito vengono descritte le attività di supporto allo sviluppo locale, in particolar modo facilitare l’incontro tra domanda e offerta lavorativa, messe in campo in un’azione congiunta da Feem, Comune di Ravenna e altri attori attivi in ambito formativo, orientativo e di inserimento occupazionale: Fondazione Flaminia, Università di Bologna – Polo di Ravenna, Centri per l’impiego della Provincia, Associazioni di categoria, Imprese del territorio. Per dare fondamento a tali iniziative e individuare obiettivi e modalità operative coerenti con le necessità del territorio, tramite uno studio sono state mappate da un lato le competenze presenti e dall’altro le necessità delle aziende in termini di risorse umane. Tramite le fonti disponibili, in particolar modo dell’Università di Bologna (AlmaLaurea), da un lato sono stati indagati il numero di laureati e le tipologie di corsi di studi da questi intrapresi e portati a termine, con un’attenzione particolare per chi risiede in Provincia di Ravenna. Dall’altro lato sono state mappate le imprese del territorio ravennate per individuare strategie di crescita e profili professionali necessari all’attuazione di tali strategie. Di seguito vengono riportati i risultati emersi dallo studio di contesto e in un secondo momento vengono descritte le attività vere e proprie messe in atto per l’inserimento dei giovani laureati nelle imprese del territorio e per il sostegno dell’imprenditorialità.

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3.1 I laureati e gli scenari lavorativiDall’ultimo rapporto AlmaLaurea del 2013 sulla condizione occupazionale dei laureati italiani del 201212, emerge che questi hanno un tasso di occupazione più elevato di oltre 12 punti percentuali rispetto ai diplomati. Dal 2007 e al 2012, la disoccupazione è aumentata del 67 per cento per i giovani di 25-34 anni, mentre per i laureati dello stesso range d’età è cresciuta solo del 40 per cento. Tale dato è confermato anche dalla rilevazione nazionale del Sistema informativo Excelsior13- Unioncamere e del Ministero del Lavoro sul fabbisogno di lavoro nel 2012 delle imprese italiane. Secondo quest’ultimo, la contrazione nella domanda di lavoratori non stagionali rispetto al 2011 riguarda in misura minore i laureati (-33,1 per cento contro il -50,4 per cento dei diplomati e il -50,9 per cento del totale). Aumentano i contratti a tempo indeterminato (+0,5) rispetto al 2012, mentre calano di circa 1 per cento quelli di apprendistato e quelli a tempo determinato (-2 per cento). I laureati guadagnano inoltre il 50 per cento in più nell’interno arco della vita rispetto ai diplomati.Per quanto riguarda il fabbisogno delle aziende in termini di profili professionali, i laureati più ricercati dalle imprese sono quelli in economia con 17.040 assunzioni, cioè il 29 per cento di tutti i laureati; al secondo posto ci sono i laureati in ingegneria con 7.600 assunzioni (il 13 per cento del totale), seguiti dal personale sanitario e paramedico con 4.790 assunzioni (l’8 per cento del totale).

Tra i diplomati, l’indirizzo di studi più ricercato sono quello delle discipline amministrative e commerciali (37.640 assunzioni, il 23 per cento) e quello turistico alberghiero (10.870 pari al 6,8 per cento). L’indagine AlmaLaurea ha evidenziato inoltre che nel 2000 hanno realizzato un’esperienza di stage in azienda solo il 20 per cento dei ragazzi; oggi è quasi il 60 per cento e a parità di condizioni, chi ha svolto un’esperienza sul campo durante gli studi ha il 12 per cento in più di probabilità lavorativa. Altrettanto interessante è apprendere che l’80 per cento dei tirocini formativi è svolto al di fuori del percorso universitario. Entrando nello specifico della situazione occupazionale della Provincia di Ravenna, l’indagine svolta da Feem nel 2012 aveva l’obiettivo di disegnare strategie e strumenti volti a far dialogare domanda e offerta lavorativa locale. Come anticipato, lo studio preliminare sulla tipologia di laureati e diplomati del territorio è stato finalizzato a mappare le competenze presenti fra i residenti nel comune e nella provincia di Ravenna; allo stesso tempo, l’analisi delle aspettative di assunzione da parte delle imprese locali per tipologia di settore (dati Excelsior-Unioncamere) è stata utile a capire se le competenze presenti sul territorio corrispondono effettivamente a quelle richieste dalle imprese locali. Partendo dalle banche dati elettroniche di archivio e dal confronto costante fra le realtà locali pubbliche e private (Fondazione Flaminia, l’Università di Bologna, l’Ufficio del lavoro, il Comune di Ravenna, la Provincia di Ravenna, la Camera di Commercio, i dati Almalaurea, etc.) si è riscontrato il seguente scenario: nel Comune di Ravenna, su una popolazione di 159.687

12 Il rapporto AlmaLaurea edito nel 2013 ha coinvolto oltre 400 mila laureati post-riforma nei 64 atenei aderenti al Consorzio Interuniversitario. 13 Excelsior è un sistema informativo di Unioncamere che fornisce annualmente i dati di previsione sull’andamento del mercato del lavoro e sui fabbisogni professionali e formativi delle imprese.

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persone, i giovani di età compresa fra i 18-32 anni sono 22.030. Di questi ultimi, secondo i dati 2012 della Camera di Commercio, 959 sono neodiplomati (675 in area tecnico-scientifica e 284 in area umanistica) e 415 laureati (in area tecnico-scientifica e scienze sociali 329 e in area umanistica 86).Nella Provincia di Ravenna la popolazione complessiva è pari 394.464, i giovani (18-32 anni) residenti sono 55.447, di cui 1.848 neodiplomati (1.361 in area tecnico-scientifica e

487 in area umanistica) e 1.265 neolaureati (in area tecnico-scientifica e scienze sociali 768 e in area umanistica 497). Riguardo le potenziali tipologie di occupazione dei neodiplomati e dei neolaureati e l’orientamento delle imprese del territorio rispetto alla ricerca di risorse umane, sono state prese in considerazione le previsioni elaborate da Excelsior pubblicate nel 201114.

14 I dati analizzati si riferiscono alle previsioni 2011 per il 2012, poiché nel periodo in cui si è svolta la ricerca le previsioni 2013 non erano ancora disponibili.

Graf. 10 - Giovani del Comune di Ravenna per titolo di studio - Fonte: Camera di Commercio 2012

Graf. 11 - Giovani della Provincia di Ravenna per titolo di studio - Fonte: Camera di Commercio 2012

0 5000 10000 15000 20000 25000 30000 35000 40000 45000 50000

18481265

52334

Altri livelli di studio Laureati Neodiplomati

0 2500 5000 7500 10000 12500 15000 17500 20000

959415

20656

Altri livelli di studio Laureati Neodiplomati

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Tabella: Tipologie di neodiplomati e neolaureati residenti

Secondo tali previsioni, gli assunti per l’anno 2011 sarebbero dovuti essere 11.110, di cui 5.310 non stagionali e 5.800 stagionali. Questi ultimi costituiscono più del 50 per cento degli assunti previsti, il che sembrerebbe derivare, in particolare, dal grande sviluppo del settore turistico in Provincia di Ravenna, specialmente balneare e artistico.Per quel che riguarda i laureati, i profili più difficili da trovare nel 2011 sembravano essere quelli altamente specializzati in ingegneria industriale (6,25 per cento) e in misura più lieve quelli

provenienti da altri indirizzi ingegneristici (2,08 per cento) e linguistici (2,08 per cento).Lo studio preliminare sinteticamente descritto costituisce il momento iniziale di un progetto più ampio, teso a delineare dei percorsi d’incontro fra domanda ed offerta lavorativa per i neolaureati residenti nel Comune e nella Provincia di Ravenna. Tale progetto è stato articolato in diverse fasi. La prima fase del progetto è consistita appunto nello studio dei dati relativi il mercato lavorativo e di quelli relativi al capitale umano e alle competenze

Comune 159.687 22.030Area Tecnico -

Scientifico:675

Popolazione 18-32 anni

Neodiplomati 2012(fonte: Camera del Commercio)

Neolaureati 2012(fonte : Almalaurea)

Totale Popolazione

55.447Provincia 394.464

Tot. 959 Tot. 415

Tot. 1.848 Tot. 1.265

Area Umanistica:

284

Area Tecnico - Scientifica e

Scienze Sociali:329

Area Umanistica:

86

Area Tecnico - Scientifico:

1.361

Area Umanistica:

487

Area Tecnico - Scientifica e

Scienze Sociali:768

Area Umanistica:

497

Fig. 1 - Studente che prende appunti

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5315 Per maggiori informazioni leggere il Box 3 sotto.

professionali del territorio ravennate.La seconda fase ha avuto lo scopo di costruire un primo gruppo di imprese interessate a offrire percorsi formativi ai giovani del territorio e disposte ad inserirli tramite tirocinio. Le imprese sono state individuate grazie alla collaborazione tra Comune di Ravenna, Associazioni di Categoria, Università di Bologna – Campus di Ravenna e Fondazione Flaminia.La terza ha previsto la definizione concreta dei progetti formativi per ciascuna impresa e la presentazione di questi durante l’evento realizzato a giugno 2013 “Lavoro cerca Università ”15. La quarta fase è stata dedicata alla selezione dei tirocinanti vera e propria da parte delle imprese.La quinta e ultima fase ha avuto come obiettivo la formazione e l’inserimento tramite tirocinio di 6 mesi dei giovani candidati selezionati dalle imprese.Alla luce dei dati emersi sembrerebbe che, nonostante una lieve maggiore richiesta da parte delle aziende locali di personale formato in

ingegneria industriale (previsioni 2011 Excelsior) e la presenza sul territorio di prevalenti competenze tecnico-scientifiche dei giovani laureati (anche diplomati), il fattore che facilita l’inserimento lavorativo sia rappresentato dalle esperienze sul campo acquisite e maturate attraverso stage o tirocini in azienda. Inoltre, sembrerebbe che il valore aggiunto del tirocinio non sia rappresentato solo dalla possibilità di occupazione l’immediata dei giovani, ma dalle potenzialità che ne derivano sia in termini di maggiore capacità e abilità (adattarsi ad ambienti nuovi, organizzazione del lavoro, gestione del tempo, ecc.), sia in termini di maggiore forza contrattuale da parte di chi ha un bagaglio di esperienza e competenze in più da “rivendersi” presso altre aziende. Infine, non è da sottovalutare la possibilità che l’esperienza di tirocinio lasci a chi la vive gli elementi e gli stimoli utili a capire come creare e far crescere un’impresa propria, in linea con le strategie di sviluppo di startup innovative intrapresa dal nostro Paese.

Fig.2 - Alloro Laurea

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3.2 Imprese e giovani: percorsi d’incontroIn conformità a quanto detto finora, in un momento in cui l’economia nazionale e locale sta attraversando un periodo di grande difficoltà congiunturale e in cui i giovani, finito il proprio percorso di studi, devono affrontare un mercato del lavoro chiuso e stagnate, diventa sempre più fondamentale investire in quei progetti innovativi che ampliano le opportunità dei ragazzi e li incentivano ad entrare in contatto con il mondo del lavoro e dell’impresa. Come ripetuto più volte, tutte le attività realizzate sul territorio ravennate si muovono nell’ambito del VI Accordo Quadro Triennale sottoscritto tra Comune di Ravenna e Eni nel 2011 e sono orientare allo sviluppo delle potenzialità del territorio. Inoltre, tutte le attività previste dal progetto sono sempre state intese in continuità con quelle già promosse dai diversi attori presenti sul territorio e sono servite da potenziamento degli interventi già in essere sia per quello che riguarda l’attivazione dei tirocini, che spiegheremo qui di seguito, sia per l’ambito più prettamente formativo e di divulgazione scientifico - culturale. Rispetto ai progetti d’inserimento lavorativo tradizionale, quello qui presentato mostra alcuni caratteri innovativi: da un lato si fonda sulla collaborazione e la messa a sistema delle competenze e delle risorse locali, dall’altro pone particolare attenzione alle esigenze specifiche delle imprese, sulla base delle quali sono stati costruiti i percorsi d’inserimento. In quest’ottica, il primo anno di attività è stato dedicato alla mappatura delle competenze esistenti sul territorio e all’analisi dei bisogni delle imprese e delle istituzionali locali. Tale attività ha permesso di articolare progetti d’inserimento lavorativo

realmente coerenti con i bisogni delle aziende. Per facilitare le imprese locali nell’individuazione di figure professionali altamente qualificate rispondenti alle esigenze espresse, ci siamo avvalsi del tirocinio proprio per la sua funzione orientativa e formativa. Il tirocinio offre infatti ai ragazzi la possibilità di testare le proprie competenze in ambiti coerenti con la formazione accademica e al contempo rappresenta per le imprese l’occasione di attingere a nuove risorse potenzialmente portatrici di innovazione e generatrici di occasioni di crescita.In linea con quanto previsto dalla normativa nazionale e la sua declinazione regionale16,

l’esperienza di tirocinio ha previsto un’indennità corrisposta ai tirocinanti di 600,00 euro mensili (150,00 euro in più rispetto alla prescrizione normativa), sostenuta in parte da Feem con un contributo di 500,00 euro e in parte dalle aziende ospitanti di 100,00 euro.Nella pratica, il primo anno di progetto ha previsto quanto segue. Da marzo 2013 a maggio 2013, grazie alla collaborazione delle Associazioni di categoria (in particolare Confidustria e CNA), di Fondazione Flaminia e dell’Università, sono state individuate le aziende interessate a partecipare al progetto che sono andate a costituire il primo gruppo d’imprese, composto da 17 realtà. Successivamente, è stata svolta un’analisi delle specifiche esigenze delle imprese partecipanti in termini di competenze e capacità professionali delle nuove risorse umane da inserire in azienda o per la sostituzione di figure in uscita o in vista di una nuova organizzazione aziendale. Tale analisi

16 http://formazionelavoro.regione.emilia-romagna.it/tirocini

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ha permesso di individuare i profili richiesti dalle imprese e di definire i contenuti dell’offerta formativa rivolta al tirocinante. In quest’ottica, alle aziende è stato chiesto di compilare una “scheda per la redazione del progetto formativo” nella quale venissero esplicitate le conoscenze possedute dal tirocinante e le competenze che il progetto di tirocinio si proponeva di sviluppare. Individuate le realtà e i relativi progetti di tirocinio / profili professionali richiesti, il 13 e il 14 giugno 2013 è stato realizzato l’evento “Lavoro cerca Università” (box 3), così da creare un’opportunità d’incontro fra i giovani e le imprese. L’evento ha rappresentato un’occasione concreta per far incontrare due bisogni: le aziende hanno potuto presentare le proprie attività, il tipo di figura professionale ricercato, il percorso formativo e le modalità di svolgimento del tirocinio; ai giovani è stata data la possibilità di entrare in contatto con le imprese, capire cosa cercano e indirizzare la propria candidatura in modo coerente, presentandosi direttamente alle aziende e partecipando alla selezione per i tirocini. All’iniziativa hanno aderito 17 imprese di settori e natura differenti, per un totale di 21 posizioni di tirocinio aperte.L’evento è stato realizzato grazie alla collaborazione di Fondazione Flaminia, UniBo - Campus di Ravenna, Provincia di Ravenna (Centri per l’impiego) e di Feem, che ha svolto un importante lavoro di coordinamento delle attività con gli attori coinvolti garantendo in questo modo la buona riuscita dell’evento. “Lavoro cerca Università 2013” ha rappresentato un’occasione unica per i partecipanti, che hanno potuto ascoltare e capire cosa cercano le imprese e rispondere con la propria candidatura: tramite il sito di Fondazione Flaminia si sono iscritti all’evento 150 laureandi/e o laureati/e ma i partecipanti effettivi alle due giornate17 sono stati in totale 250.

Il vice-sindaco Giannantonio Mingozzi e l’assessore Massimo Cameliani sono intervenuti esprimendo pareri molto positivi. Anche i feedback raccolti dalla Fondazione Flaminia definiscono l’iniziativa così concepita come più pratica e efficace rispetto all’edizione del 2012, più vicina a un tipico carreer day universitario.In seguito all’evento di giugno 2013, i giovani intervenuti hanno avuto la possibilità di candidarsi per i progetti di tirocinio inviando il proprio cv alle aziende coerentemente con le modalità e gli interessi espressi dalle aziende. Delle 17 realtà facenti parte del gruppo, 14 hanno individuato uno o più candidati capace di rispondere alle loro esigenze18, attivando a ottobre 2013 un totale di 17 tirocini della durata di 6 mesi.Con l’obiettivo di garantire quanto più possibile la crescita umana e professionale dei tirocinanti e accompagnare la loro esperienza di ingresso nel mondo del lavoro, in particolare in contesti imprenditoriali, Feem ha ideato e organizzato un percorso formativo volto allo sviluppo delle competenze trasversali, determinanti nell’espressione di comportamenti professionali adeguati e trasferibili da un ambito lavorativo ad un altro. Al centro dell’offerta formativa sono stati sviluppati temi quali il rafforzamento della capacità organizzative (utile alla pianificazione e all’organizzazione del flusso di lavoro per il raggiungimento degli obiettivi lavorativi e

17 Link per ascoltare le notizie dell’evento:http://www.ravennawebtv.it/w/lavoro-cerca-universita-laureati-e-aziende-si-incontrano/;http://ravennanotizie.it/main/index.php?id_pag=35&id_blog_post=65310http://www.ravennawebtv.it/w/lavoro-cerca-universita-nuove-opportu-nita-per-i-giovani-laureati/http://www.ravennawebtv.it/w/self-web-marketing-trovare-lavoro-uti-lizzando-i-social-network/18 Aziende che non hanno trovato il candidato adatto: Metalsider, TCR, Setramar.

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Impresa Università Indirizzo di laurea

Banca Popolare di Ravenna Unibo/L Giurista di Impresa e amministrazioni pubbliche

CS Colors Unibo/L Scienze Farmaceutiche Applicate Tossicologia Ambientale

Il Sestante Unibo Scienze della Formazione Primaria

Il nuovo diario messaggero Unibo/LM Arti Visive e Storia dell'arte

Intera Unibo/L Economia e Commercio

Panebarco Unibo/L Scienze della Comunicazione

Punto 3 Unibo/LM Analisi e gestione dell'ambiente

Tre - Tozzi (settore marketing)

Unibo/LM Scienze della comunicazione pubblica e sociale

Tre - Tozzi (settore tecnico)

Unibo/LM Ingegneria per l'ambiente e territorio

Tre - Tozzi (settore amministrativo)

Unibo/LM Economia e Commercio

Vinavil Unibo/L Chimica e tecnologie per l'ambiente e per i materiali

personali), la capacità di esporre al meglio le proprie idee, il sapersi relazionare con gli altri sul luogo di lavoro gestendo i possibili conflitti, l’analisi del funzionamento del mercato del lavoro e le modalità di pianificazione dei propri percorsi professionali.La proposta formativa così pensata prende spunto dalle tendenze più all’avanguardia rispetto alla formazione personale che si stanno diffondendo anche in Italia; basta pensare al Cà Foscari Competency Centre (CFCC)19, centro riconosciuto a livello internazionale che svolge attività di ricerca 19 http://www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=141907

e erogazione di servizi nell’ambito della valutazione e dello sviluppo delle competenze trasversali con l’obiettivo di potenziare e migliorare il matching qualitativo tra domanda e offerta sul mercato del lavoro.Il progetto “percorsi di incontro tra domanda e offerta lavorativa”, nella sua prima edizione, ha raggiunto buoni risultati e ciò grazie all’impegno delle diverse realtà del territorio che hanno saputo collaborare per il raggiungimento di obiettivi comuni.

Tabella: imprese coinvolte nei tirocini formativi

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lavorativo nelle aziende del territorio, ma anche le tendenze imprenditoriali e auto-imprenditoriali dei giovani del territorio.In tal senso, all’inizio del 2014 Feem ha collaborato con il Comune per la partecipazione a una manifestazione di interesse sollecitata dalla Regione Emilia Romagna per il sostegno e lo sviluppo di infrastrutture e saperi capaci di far crescere la competitività del territorio. Da tale collaborazione è nato il progetto CoLaboRA, che mira a soddisfare i bisogni di sviluppo del territorio attraverso una serie di attività tra loro integrate e che hanno come punto di partenza la creazione di uno spazio con la duplice funzione di incubatore per giovani startup e luogo di coworking. A tale scopo, il progetto prevede la riqualificazione e il riuso di un edificio industriale dismesso localizzato nella zona della Darsena, al centro di numerose iniziative di riqualificazione; all’interno di tale contenitore, in cui la condivisione di spazi e lo scambio di esperienze e contatti può facilitare la nascita di idee e iniziative innovative, ci si prefigge di rilanciare lo sviluppo e l’occupazione locale aumentando la capacità di innovazione del territorio, sia tra le aziende neo-nate (startup), sia tra quelle già esistenti da tempo.

Dal punto di vista dei giovani del territorio, le iniziative realizzate hanno rappresentato una buona opportunità per entrare in contatto con il mondo delle imprese, conoscere le specifiche caratteristiche e le esigenze del settore produttivo in cui hanno svolto il lavoro e raccogliere i primi elementi utili alla costruzione dei propri percorsi professionali. Dal punto di vista delle aziende, il progetto ha permesso di attingere alle competenze dei laureati, di disporre di una risorsa da accogliere e inserire nell’organico, di sperimentare l’incontro del personale e del tirocinante nei processi di condivisione e di partecipazione alla routine aziendale fornendo al contempo la possibilità di un confronto in grado di innescare idee innovative e utili al miglioramento produttivo, organizzativo, di gestione etc. L’esperienza pilota di questo primo anno è stata proficua non solo per i risultati raggiunti nel breve termine, con l’inserimento dei 15 laureati in azienda, ma anche perché ha fornito gli elementi di valutazione necessari al miglioramento del progetto in un’ottica di continuità dello stesso. A questo scopo, Feem ha previsto e realizzato, in collaborazione con gli altri soggetti promotori dell’iniziativa, attività di monitoraggio del tirocinio, espletato attraverso una comunicazione costante con aziende e tirocinanti, visite in azienda e colloqui individuali con i tirocinanti e infine la valutazione dell’esperienza attraverso la somministrazione di un questionario rivolto ai tutor aziendali e un questionario rivolto ai tirocinanti.

Dal punto di vista dello sviluppo del territorio, il forte approccio partecipativo ha facilitato lo scambio e la condivisione di idee e saperi fra tutti gli attori in gioco, portando a ipotizzare lo sviluppo e la realizzazione di nuove iniziative volte a promuovere non più solo l’inserimento

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coLABoRAlavorare insieme a Ravenna

SCELTA COLORE

San Vitale.

SCELTA DELLE FORME

RIFERIMENTI

Fig.4 - Proposta di logo selezionata per la manifestazione di interesse.

Fig.3 - Coworking

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Lavoro cerca Università Giugno 2013

Box 3

Lavoro cerca Università, giunto nel 2013 alla sua seconda edizione, è l’iniziativa realizzatasi il 13 e 14 giugno presso il Palazzo dei Congressi e a Palazzo Corradini di Ravenna, organizzata da Fondazione Flaminia e UniBo - Campus di Ravenna, grazie alla collaborazione della Provincia di Ravenna e dei Centri per l’impiego, del Comune di Ravenna e della Fondazione Eni Enrico Mattei che ha svolto il ruolo di facilitatore e di supporto organizzativo all’intero processo.La Fondazione Flaminia, costituitasi a Ravenna nel 1989, soggetto promotore della manifestazione, è molto attiva nella promozione e organizzazione di iniziative culturali universitarie sul territorio locale e sostiene lo sviluppo dell’Università della ricerca scientifica e della formazione superiore in Romagna.La finalità di “Lavoro cerca Università” è stata incrociare domanda e offerta di lavoro in modo da avvicinare mondo accademico e mondo produttivo e creare occasioni di contatto fra tutti i partecipanti all’evento. Tramite l’evento si è cercato di facilitare le imprese nell’individuazione di figure professionali altamente qualificate e di costruire una via diretta ad un primo accesso al lavoro per i giovani laureati. La manifestazione ha consentito ai referenti aziendali di presentare le loro attività e il progetto formativo relativo alla posizione di tirocinio aperta, rispondendo anche a eventuali dubbi o richieste dei giovani. Questi hanno potuto presentarsi e consegnare il proprio curriculum vitae, candidandosi così

per il tirocinio. Durante l’evento sono stati inoltre organizzati due seminari per l’orientamento al lavoro che hanno affrontato tematiche quali il “Self Marketing”, ovvero la capacità di auto promuoversi attraverso i social network e strumenti multimediali come il video curriculum; la “Career Management 2.0”, cioè la chiave d’accesso tecnologica per avere successo nella ricerca del lavoro; strumenti e approcci utili all’organizzazione del tempo e alla gestione dei contatti per ottimizzare la crescita professionale.Le 2 giornate di manifestazione hanno avuto un’eco anche sui social network grazie all’impegno di Fondazione Flaminia che ha attivato l’apposito hashtag #lavcercauni, attraverso il quale è stato possibile inserire commenti e suggerimenti e vivere in diretta le giornate di “Lavoro cerca Università”.All’iniziativa hanno aderito 17 aziende del territorio per un totale di 21 posizioni di tirocinio aperte. All’evento si sono iscritti 150 laureandi/e o laureati/e tramite il sito di Fondazione Flaminia, i partecipanti effettivi alle due giornate ma sono stati 250.Le aziende che hanno partecipato sono: la Banca Popolare di Ravenna, T.C.R., CS Colors, Editrice il Nuovo Diario, Panebarco, M Pharma Italia, Il Sestante, Metal Sider, Laboratorio del Restauro, Fondazione Ravenna Antica, Tre Tozzi Renewable Energy, Novima, Vinavil, Setramar, Intera, Unigrà, Punto3. Per la FEEM, “Lavoro Cerca Università” ha rappresentato uno dei primi passi per

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rispondere alla richiesta formulata dal Comune di Ravenna di disegnare una serie di interventi a supporto delle strategie e delle policy promosse dall’amministrazione locale per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro nelle imprese del territorio. Creare “iniziative ponte” fra mondo dell’università e mondo del lavoro e realizzare eventi di orientamento e sostegno dei giovani significa portare un beneficio al territorio in cui queste sono realizzate, stimolare e rimettere in moto il sistema socio-economico produttivo in difficoltà e soprattutto coinvolgere quella forza lavoro che può essere veramente portatrice di innovazione se messa nelle condizioni di farlo.

Fig. 5 - Locandina evento.

Lavorocerca

Università

Giornate di incontro tra aziende, studenti e laureati

©2013

13 - 14 GIUGNO 2013 | Palazzo dei Congressi | Largo Firenze | Ravenna

GIOVEDì 13 GIUGNO VENERDì 14 GIUGNO

SELF WEB MARKETINGFare marketing di sé stessi usando i Social

network e i video curriculum. A cura di Terenzio Traisci, FormAttore e psicologo del lavoro

9.00 - 11.00 CAREER MANAGEMENT 2.0La chiave per avere successo nella ricerca del

lavoro. A cura di Sabrina Toscani, professional organizer e fondatrice di Organizzare Italia

9.00 - 11.00

14.00 - 17.00 Angolo video curriculumConsulenza individuale e realizzazione

11.00 - 18.00 Presentazioni delle aziende

#lavcercaunihashtag dell’evento:

ALMA MATER STUDIORUMUNIVERSITà DI BOLOGNACAMPUS DI RAVENNA

PER L’UNIVERSITàin romagna

Fondazione FlaminiaComune

di Ravenna

Con la collaborazione di

PER IL PROGRAMMA COMPLETO E ISCRIZIONI ON-LINEwww.fondazioneflaminia.it

PER INFORMAZIONI: D.ssa Florence Ciotti 0544/936297 | [email protected]

11.00 - 18.00 Presentazioni delle aziende

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Lectio Magistralis di Giulio Sapelli

“Persona, territorio, produzione - Elogio alla

piccola impresa”

Box 4

Il 5 marzo 2013 è stata realizzata, grazie alla collaborazione fra Confidustria Ravenna e la Fondazione Eni Enrico Mattei l’iniziativa “Persona, territorio, produzione - Elogio alla piccola impresa” consistente nel dialogo sulle ragioni della crisi della grande impresa italiana e sul successo della piccola impresa e dell’impresa artigiana con il professore Giulio Sapelli, celebre economista e docente di Storia economica ed Economia politica all’Università degli Studi di Milano. In questi recenti anni di crisi economica mondiale la grande impresa in Italia ha dimostrato i propri limiti strutturali ed ha manifestato chiari segni di declino. I motivi sono eterogenei e complessi e vanno ricercati sia nella struttura interna delle grandi organizzazioni capitalistiche che nei limiti imposti dal Legislatore nazionale e sovranazionale. D’altra parte è ormai evidente il ruolo di protagonista che possono e devono giocare l’impresa artigiana e la piccola impresa familiare per evitare il progressivo svuotamento del settore manifatturiero italiano. Infatti, le piccole imprese sono il pilastro dell’economia italiana, veri e propri testimoni del made in Italy che hanno saputo intercettare una domanda di nicchia e affermare la propria reputazione lontano dai mercati di massa, espandendosi all’estero e rispondendo con prodotti innovativi e altamente specializzati alle critiche sulla dimensione non adeguata agli scenari mondiali.Le piccole imprese e le realtà artigiane hanno

un ruolo da protagoniste nella manifattura nazionale, compensando il declino della grande industria e rimanendo ancorate al territorio, spesso guidate da famiglie e con vocazioni fortemente solidaristiche, che non ne hanno compromesso la spinta innovatrice.Nel corso dell’incontro con gli imprenditori del sistema confindustriale di Ravenna sono stati esplicitati in chiave interdisciplinare i punti sopra accennati e si è lasciato ampio spazio al dibattito con il professore in merito alle azioni da intraprendere per affrontare con consapevolezza questa nuova e avvincente sfida imposta dall’economia mondiale. Sono intervenuti al seminario il presidente della Piccola industria di Ravenna Elio Bagnari, e il presidente di Confindustria Ravenna Guido Ottolenghi il quale ha sostenuto che: “Questa iniziativa congiunta inaugura una collaborazione tra Confindustria Ravenna e la Fondazione Eni Enrico Mattei, avrà sicuramente seguito con ulteriori proposte di riflessione e dialogo sull’internazionalizzazione e sulla cultura di impresa”.

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Dialogo con il Prof. Sapelli sulle ragioni della crisi della grande impresa italiana e sul successo della piccola impresa e dell’impresa artigiana, grandi risorse per non sprofondare in un inarrestabile declino.

In questi recenti anni di crisi economica mondiale la grande impresa in Italia ha dimostrato i propri limiti strutturali ed ha manifestato chiari segni di declino. I motivi sono eterogenei e complessi e vanno ricercati sia nella struttura interna delle grandi organizzazioni capitalistiche che nei limiti imposti dal Legislatore nazionale e sovranazionale. D’altra parte e’ ormai evidente il ruolo di protagonista che possono e devono giocare l’impresa artigiana e la piccola impresa familiare per evitare il progressivo svuotamento del settore manifatturiero italiano.Nel corso dell’incontro con gli imprenditori verranno esplicitati in chiave interdisciplinare i punti sopra accennati e si lascerà spazio al dibattito con il Prof. Sapelli in merito alle azioni da intraprendere per affrontare con consapevolezza questa nuova e avvincente sfida.

SalutiGuido Ottolenghi - Presidente Confindustria Ravenna

Elio Bagnari - Presidente Gruppo Piccola Industria, Confindustria Ravenna

RelazioneGiulio Sapelli - Professore ordinario di Storia economica e Economia politica - Università degli Studi di Milano e ricercatore emerito - Fondazione Eni Enrico Mattei

seguirà Aperitivo

RSVP: Maria Sirianni, [email protected], 0544.210421

P E R S O N A T E R R I T O R I O P R O D U Z I O N EELOGIO ALLA PICCOLA IMPRESA

5 MARZO 2013 - ORE 15.30CONFINDUSTRIA RAVENNA

Via Barbiani 8/10, Ravenna

Fig. 6 - Locandina evento.

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Bibliografia e Sitografia

Le Competenze Per Vivere E Lavorare Oggi – Principali Evidenze Dall’indagine Piaac - http://www.isfol.it/pubblicazioni/research-paper/ar-chivio-research-paper/le-competenze-per-vivere-e-lavorare-oggi

ISTAT “Forze di lavoro” 2012 - http://www.istat.it/it/archivio/87569

Ignazio Visco, “Investire in conoscenza”, 2009, Il Mulino

Word Economic Forum - http://www.weforum.org/

Qualità della Vita 2013 - http://www.ilsole24ore.com/speciali/qvita_2013/home.shtml

Qualità della vita: Ravenna si conferma nella top ten in Italia de Il Sole 24 Ore - http://www.raven-naedintorni.it/ravenna-notizie/39875/qualita-della-vita-ravenna-si-confermanella-top-ten-in-italia-de-il-sole-24-ore.html

Comune di Ravenna “Linee programmatiche del mandato amministrativo 2011-2016” - http://www.comune.ra.it/Comune/Consiglio-Comunale/Gruppi-Consiliari/Comunicazione-dei-Gruppi/Gruppo-Consiliare-Partito-Democratico/Inter-venti-e-relazioni/Linee-programmatiche-del-mandato-amministrativo-2011-2016

Comune di Ravenna “Bilancio Sociale 2012” - http://www.comune.ra.it/Aree-Tematiche/Co-municazione-pubblica-e-informazione/Bilancio-Sociale/Anno-20122

VI Accordo triennale 2011-2014 Eni e Comune di Ravenna: http://www.comune.ra.it/Aree-Temat-iche/Comunicazione-pubblica-e-informazione/Ufficio-stampa/Comunicati/Comunicati-dell-uf-ficio-stampa/2011/Eni-rinnova-l-accordo-trien-nale-con-il-Comune-di-Ravenna-per-la-tutela-del-territorio-e-lo-sviluppo-socio-economico

Feem, “Studio sul territorio della Provincia di Ravenna”, 2010

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Enzo Tiezzi, “Analisi di sostenibilità della Provin-cia di Ravenna”, 2008, Università degli studi di Siena

eni E&P (Sicurezza e Ambiente - SIAM e Comu-nità e Territorio – COMT “Community Invest-ment Management System Best Practice”, 2008

OECD, “How’s Life? 2013: Measuring Well-be-ing”, 2013, OECD Publishing http://www.oecd.org/statistics/howslife.htm

BES 2013, “Il Benessere Equo E Sostenibile In Italia”, ISTAT - http://www.misuredelbenessere.it - http://www.istat.it/it/archivio/84348

ISTAT, “Noi Italia 2013”, - http://noi-italia.istat.itArticolo 9, Costituzione della Repubblica Italiana, http://www.governo.it/Governo/Costituzione/principi.html

Il Sole 24 Ore, “La cultura per crescere”, 17 no-vembre 2013 - http://www.statigeneralidellacul-tura.ilsole24ore.com/rassegne/La_cultura_per_crescere_2013.pdf

Giulio Xhaet, «Le nuove professioni del web», 2012, Hoelpi editore

ISFOL, “XIII Rapporto sulla Formazione Con-tinua”, 2012 - http://www.isfol.it/primo-piano/xiii-rapporto-sulla-formazione-continua

Gaetano Stella, Confprofessioni - http://il-libero-professionista.confprofessioni.eu/2013/10/01/ripartire-dalla-formazione-per-disegnare-il-pro-fessionista-del-futuro/

Conferenza stampa “Corso iBook” del 26 settem-bre 2013 - http://www.ravennawebtv.it/w/liceo-scientifico-parte-un-corso-per-la-progettazione-id-ibooks/Roberto Danovaro, “The role of marine viruses in the functioning of the global biosphere” - http://www.youtube.com/watch?v=Iza1Kw52XDw

Youth Employment Initiative - www.cliclavoro.gov.it/Youth-Guarantee/Pagine/Youth-Guaran-tee.aspx

The World Back, International Finance Corpo-ration, “Doing Business 2014” - http://www.doingbusiness.org/reports/global-reports/doing-business-2014

AlmaLaurea, “XV Indagine - Condizione oc-cupazionale dei laureati”, 2013 - http://www.almalaurea.it/universita/occupazione/occupazi-one11

Sistema Informativo Excelsior – Unioncamere, “Fabbisogno di lavoro nel 2012” - http://excel-sior.unioncamere.net

Lavoro cerca Università 2013 http://www.ravennawebtv.it/w/lavoro-cerca-universita-lau-reati-e-aziende-si-incontrano/;http://ravennan-otizie.it/main/index.php?id_pag=35&id_blog_post=65310 http://www.ravennawebtv.it/w/lavoro-cerca-universita-nuove-opportunita-per-i-giovani-laureati/ http://www.ravennawebtv.it/w/self-web-marketing-trovare-lavoro-utilizzando-i-social-network/

Cà Foscari Competency Centre - http://www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=141907

Regione Emilia Romagna - http://bur.regione.emilia-romagna.it/dettaglio-inserzione?i=1e33ec921a7041de35d6139aee4f6f8d

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Indice immagini e Credits

COPERTINA GENERALEDettaglio Mosaico Credits_freshcreatorº site builder and booking engine Alcuni diritti riservati a freshcreatorº site builder and booking engine (Attribution)Licenza CC_ https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

CAPITOLO 1Copertina Capitolo 1Ravenna dall’altoCredits_Alcuni diritti riservati a sant®oFonte_https://www.flickr.com/Alcuni diritti riservati a sant®o (Attribution, NonCommercial, ShareAlike)Licenza CC_ http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

Figura 1Ravenna Piazza del PopoloCredits_freshcreatorº site builder and booking engine Fonte_https://www.flickr.com/Alcuni diritti riservati a freshcreatorº site builder and booking engine (Attribution)Licenza CC_ https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

Figura 2Ravenna Centro StoricoCredits_freshcreatorº site builder and booking engine Fonte_https://www.flickr.com/Alcuni diritti riservati a freshcreatorº site builder and booking engine (Attribution)Licenza CC_ https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

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CAPITOLO 2Copertina Capitolo 2Ravenna Credits_Luca SartoriFonte_https://www.flickr.com/Alcuni diritti riservati a luca®sartoni (Attribution, ShareAlike)Licenza CC_ http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

Figura 1Paesaggio ravennate Credits_Luca SartoriFonte_https://www.flickr.com/Alcuni diritti riservati a luca®sartoni (Attribution, ShareAlike)Licenza CC_ https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

Figura 2,3 FEEM

Figura 4Campagna ravennate Credits_]babi]Fonte_https://www.flickr.com/Alcuni diritti riservati a ]babi] (Attribution, non Commercial, Share-Alike)Licenza CC_ https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/Figura 5Acquario di CattolicaCredits_VettoFonte_https://www.flickr.com/Alcuni diritti riservati a Vetto (Attribution, non Commercial, Share-Alike)Licenza CC_ https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

Figura 6Vela a Ravenna Credits_]babi]Fonte_https://www.flickr.com/Alcuni diritti riservati a ]babi] (Attribution, non Commercial, Share-Alike)Licenza CC_ https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/Figura 7,8 FEEM

Figura 9Lezione “Web Master 2.0” (Immagine di repertorio. L’immagine riprende in realtà Design Students al Matthew Boulton Campus del Birmingham Metropolitan College)Credits_ jisc_infonetFonte_https://www.flickr.com/Alcuni diritti riservati a jisc_infonet (Attribution, non Commercial, NoDerivatives)Licenza CC_ https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

Figura 10 FEEM

Figura 11,12, Box 1, Liberatorie concesse a Confindustria Ravenna per FEEM

Figura 13, Box 2 FEEM

CAPITOLO 3 Copertina Capitolo 3Lavorare con lentezzaCredits_ Frau BlucherFonte_https://www.flickr.com/Alcuni diritti riservati a FrauBlucher (Attribution, non Commercial, NoDerivatives)Licenza CC_ http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

Figura 1Nashville teachers graduate STEM curriculum with Corps externshipsCredits_ NashvilleCorps Alcuni diritti riservati a NashvilleCorps (Attribution, NoDerivatives)Licenza CC_ http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

Figura 2 Alloro - LaureatiCredits_...caveFonte_https://www.flickr.com/Alcuni diritti riservati a ...cave (Attribution, non Commercial, Share-Alike)Licenza CC_ http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

Figura 3 CondivisioneIdeeOSBridge Hacker LoungeCredits_caseorganicAlcuni diritti riservati a caseorganic (Attribution, non Commercial)Licenza CC_ http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

Figura 4 FEEM

Figura 5,6 Box 3, Box 4 FEEM

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I ricercatori

SHORT BIO

Cristiano Re è il Coordinatore delle attività della sede della FEEM in Basilicata e dei Progetti Speciali: Eniscuola, Eni Award, SchoolNet. Coordina le attività di consulenza, ricerca e divulgazione scientifica della FEEM a supporto del Comune di Ravenna. Già Responsabile IT, per FEEM è stato Responsabile Informatico del progetto Biblioteche Multimediali per le sedi di Torino, Novij Urengoi (Siberia), Genova, Milano, Venezia e Roma. È membro del CdA di FEEM Servizi Srl, società interamente controllata da FEEM. Fra le attività extra-FEEM è stato consulente per Confindustria nel settore scuola e formazione e per Anigas nel settore comunicazione e web. È stato consulente informatico per: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero del Tesoro, Ministero degli Italiani nel Mondo, Ministero dei Beni Culturali. È stato anche consulente informatico per le divisioni di Eni: IR, Agip Petroli, Enichem Spa, Snam, Eni Formazione S.p.A. Infine, è stato project manager per HP Corporate Usa per la creazione di un centro multimediale in Ungheria.

Marika Armani si è laureata in Biologia e Applicazioni Biomediche nel 2010. Da sempre appassionata alla genetica ha effettuato la tesi sulla diagnostica prenatale del II trimestre. Durante la laurea ha capito però che il suo futuro erano i ragazzi quindi si è dedicata all’insegnamento come supplente nelle materie scientifiche e questo l’ha portata a conoscere la FEEM della quale è diventata collaboratrice dal 2013 come divulgatore scientifico

Andrea Bellati, biologo, dopo la laurea ha frequentato una scuola per Corso post laurea di specializzazione in comunicazione e giornalismo scientifico e un Master in perfezionamento cinematografico. Lavora come divulgatore scientifico da oltre dieci anni ed è autore di numerosi articoli, pubblicazioni, video e siti web. Ha intervistato alcune delle figure più

importanti al centro del panorama internazionale del giornalismo scientifico e ha diretto alcuni documentari. Andrea organizza conferenze, corsi di alta formazione, mostre, seminari e eventi culturali.

Renata Bellocchio si laurea in Environmental Administration presso la Blas Pascal Univesity, di Córdoba in Argentina nell’aprile del 2010. Prima di conseguire la laurea lavora per la Tubos Trans Electric, azienda produttrice di trasformatori elettrici, come assistente del Responsabile del settore ambientale, occupandosi in particolare dell’ISO 14001. Dopo il 2010 Renata partecipa a un corso di sei mesi in trivellazione petrolifera a Buenos Aires, comprendente due fasi di stage: il primo presso la DLS e la Pan American Energy a Comodoro Rivadavia in Argentina, e un secondo presso Eni in Basilicata. Lavorando sugli impianti e sui pozzi petroliferi, si forma rispetto strumenti, procedure, attività HSE e test chimici inerenti. In FEEM svolge l’attività di ricercatrice nell’ambito delle attività di sostenibilità ambientale, svolte dalla Fondazione in Val d’Agri.

Susanna Boietti consegue nel 2011 la laurea magistrale in Design degli Interni presso il Politecnico di Milano, con una tesi legata agli spazi terapeutici per i malati di Alzheimer. Collabora con Labirint, laboratorio di sperimentazione e ricerca sugli interni contemporanei del Dipartimento INDACO del Politecnico di Milano, e con il prof. Alessandro Biamonti in diversi progetti di ricerca. E’ stata cultrice della materia in laboratori di progetto presso la Facoltà del Design. Dal 2013 collabora con la Fondazione Eni Enrico Mattei, nell’ambito della progettazione di forme di turismo innovative e come supporto alla divulgazione scientifica occupandosi della parte grafica-illustrativa.

Paolo Cominetti, laureato nel 2005 in Ingegneria Ambientale all’Università di Genova, nel 2006 ha seguito il master di primo livello in Economia e Management dell’Ambiente presso l’Università Bocconi di Milano. Ha lavorato dal Luglio 2007 al Gennaio 2008 in qualità di consulente per un progetto del Ministero dell’Ambiente riguardante attività correlate ai cambiamenti climatici e al Protocollo di Kyoto a Bucarest, Romania; in

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particolare si è occupato del supporto allo sviluppo di progetti di Joint Implementation. Da Luglio 2008 lavora in FEEM nell’unità Local Sustainable Development e si occupa principalmente di attività a supporto dell’unità sostenibilità di eni e di alcune società controllate. In particolare si occupa di analisi e sviluppo di strategie di sostenibilità, supporto alla comunicazione e alla reportistica di sostenibilità con un particolare focus su nuove metodologie per l’analisi della materialità.Inoltre partecipa a studi per il calcolo degli impatti delle attività di business sui territori e le comunità attraverso il calcolo dell’indotto economico e occupazionale.

Giovanna De Lucia, dopo aver conseguito in marzo 2005 la laurea Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” , Giovanna De Lucia ha svolto un anno di internship, occupandosi per 6 mesi di marketing presso Format Srl e per altri 6 di progettazione ed erogazione di corsi di formazione (in aula e a distanza) presso Obiettivo Psicologia. Durante l’università e il tirocinio post-lauream ha acquisito la metodologia e gli strumenti per la valutazione e gli interventi nelle Organizzazioni , nella gestione delle Risorse Umane, nell’analisi di Comunità e negli Interventi Psico-Sociali.A luglio 2011 si è specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale presso l’Associazione di Psicologia Cognitiva di Roma, acquisendo gli strumenti clinici di assessment e di intervento per la terapia individuale e di gruppo. A marzo 2012 infine ha partecipato ad un progetto di ricerca sul ruolo dell’alleanza terapeutica, presso The New School for Social Research, Beth Israel di New York. Da Giugno 2013 lavora presso Feem , ente no-Profit, occupandosi di formazione e di indagini psico-sociali, attraverso la costruzione e la somministrazione di questionari, interviste e focus group in Basilicata e in Emilia-Romagna.

Floriana Florestano ha ricevuto una laurea in economia politica presso Università di Pavia e un Master of Science in Economics presso l’Università di Bologna con una tesi in macroeconometria dal titolo Hydrocarbon Exploitation and Macroeconomic Performance: a Structural VAR Approach for Basilicata. Quest’ultimo ha ricevuto attenzione in numerose conferenze internazionali

come quella organizzata dall’Associazione Italiana degli Economisti ambientali e delle risorse (IAERE) nel febbraio 2013 e dall’Associazione Europea degli Economisti ambientali e delle risorse (EAERE) nel giugno 2013. Inoltre, il suo lavoro è stato pubblicato nella rivista Economics and Policy of Energy and Environment (2013,1). Durante i suoi studi ha guadagnato interesse e si è specializzata in econometria ed in data mining, quindi nell’utilizzo di software quali Excel, Stata, R, Gretl, Eviews utili per l’analisi dei dati e la valutazione di relazioni tra le variabili socio - economiche. Nel settembre 2012, il suo crescente interesse per le tematiche ambientali ed energetiche l’ha portata ad unirsi al team Feem, dove è ricercatrice junior coinvolta principalmente su studi di economic impact assesment e analisi inerenti la corporate social repsonsibility e reviews di tipo economico.

Alice Giorgio si laurea in Amministrazione e Direzione Aziendale presso l’Università Bocconi di Milano e in seguito consegue la laurea magistrale in Economia e Management delle Amministrazioni Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali (Università Bocconi , 2012) con una tesi dal titolo “La maledizione delle risorse naturali: analisi empirica del caso Basilicata”. Durante la sua formazione, ha studiato Public Management and Strategy, Analisi delle politiche di sviluppo industriale e locale, Analisi delle politiche pubbliche, Project Management e lingue straniere (inglese e spagnolo). Nel 2012 partecipa ad uno stage per il United Nations Joint Programme for Youth Employment and Migration a Tirana in Albania. Durante questa esperienza partecipa all’organizzazione di programmi di training, a supporto dei maggiori organismi albesi di gestione pubblica, per l’introduzione e le analisi dei dati nei processi delle politiche pubbliche. Nel giugno 2012 inizia la sua collaborazione in FEEM.

Cecilia Mezzano si laurea in Filosofia all’Università degli studi di Milano e ottiene un Master in Social Planning presso il Politecnico di Milano. Dopo un periodo in Perù dove collabora a un progetto di cooperazione internazionale, ritorna in Italia e dal gennaio 2007 entra in Feem. Qui si occupa di progetti di ricerca e attività di consulenza nell’ambito dello sviluppo locale,

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con particolare interesse per la progettazione e la facilitazione dei processi partecipativi. All’interno dell’Area Local Sustainable Development si occupa inoltre di attività a supporto di enti pubblici e imprese per lo sviluppo di strumenti e strategie volti alla rendicontazione di sostenibilità con un focus particolare sulla gestione e il coinvolgimento degli stakeholder. Dal 2012 lavora al Progetto Ravenna.

Davide Poli si laurea nel 2007 in Scienze Ambientali presso l’università di Bologna e attualmente studia per conseguire la Laurea Magistrale in Biologia Marina della stessa università. Lo sviluppo della passione per il mare lo hanno portato a conseguire il brevetto Dive Master nell’anno 2009. Come Dive Master, e tramite l’università, partecipa ad alcuni lavori di ricerca e campionamento subacqueo in Italia e all’estero. Lo sviluppo delle conoscenze apprese lo hanno portato a lavorare come volontario per Reef Check Italia onlus con il ruolo di trainer: organizza eventi e corsi di monitoraggio ambientale subacqueo. Ha lavorato come “operatore didattico” per la società Cooperativa Atlantide nell’ambito di un progetto per l’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie nelle scuole primarie e secondarie. Da novembre 2013 collabora con Feem per la realizzazione dei laboratori nelle scuole del territorio. È interessato all’utilizzo della genetica molecolare per approfondire le conoscenze sull’evoluzione degli organismi marini e le correlazioni tra impatto antropico e le variazioni dell’ecosistema marino.

Chiara Caterina Reglieri studia Giurisprudenza all’Università Statale di Milano laureandosi a pieni voti nell’Ottobre 2008. Lavora in Fondazione Eni Enrico Mattei dal 2007 al 2009, impegnandosi particolarmente nell’organizzazione del premio per la ricerca scientifica “Eni Award”. Chiara si dedica alla ricerca dei candidati, organizza gli incontri della Commissione Scientifica e la Cerimonia di Premiazione. Contemporaneamente si occupa anche di altre attività FEEM, come il Forum “Cambiamenti Climatici”, progetto nato e cresciuto grazie alla collaborazione con il Collegio di Milano. Nel 2008 trasforma la sua passione per la vela in lavoro con forSailing, associazione sportiva milanese con cui, dal 2009 al 2012, organizza le attività sportive, i corsi e

gli eventi. Da settembre 2012 ad oggi Chiara riprende la collaborazione con Fondazione Mattei, supportando il gruppo a realizzare le attività concordate con il Comune di Ravenna. Segue in particolar modo l’organizzazione delle attività con le scuole del territorio ravennate.

Eva Turicchia laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche, Scienze Ambientali e laureanda in Biologia Marina presso l’Università di Bologna. Istruttrice subacquea dal 2000. Si interessa di ecologia del benthos di fondo duro e molle, di tecniche di ricerca scientifica subacquea e del coinvolgimento di volontari nel monitoraggio ambientale. Dal 2013 collabora con FEEM e si occupa di divulgazione scientifica nell’ambito del Progetto Ravenna sui temi riguardanti la biologia marina ed il monitoraggio delle acque interne e costiere.

Caterina Verrone si laurea nel 2008 in Design degli Interni, Facoltà del Design del Politecnico di Milano con una tesi sulla rifunzionalizzazione di aree e spazi industriali per l’arte e il coworking (Proff. Andrea Branzi e Christian Galli). Nel 2007 frequenta un master itinerante in museografia, architettura e archeologia all’Accademia Adrianea presentando, nel 2008, una tesi sugli apparati museografici per le metropoli contemporanee, una proposta di allestimento per Largo di Torre Argentina a Roma (Coautore: Giacomo Miola, Relatori: Dott.ssa Marina Mattei, Prof. Pier Federico Caliari). Dal 2007 al 2010 lavora in diversi studi di Architettura a Milano. Dal 2010 collabora con la Fondazione Eni Enrico Mattei nell’ambito della progettazione di forme di turismo innovative e come supporto alla divulgazione scientifica, occupandosi della parte grafica e illustrativa delle pubblicazioni. Dal 2009 collabora col Politecnico di Milano come tutor nei corsi a cura dei Proff. Andrea Branzi, Michele De Lucchi, Barbara Camocini e Alessandro Biamonti.

Rita Viscardi, laureata in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente ed il Territorio (indirizzo: Ambiente Marino e Risorse), presso la facoltà Pathenope di Napoli. Ha collaborato dal 2010 al 2013 con LeNuvole (Società Cooperativa_Teatro Stabile di Innovazione Ragazzi), presso Città della Scienza, in qualità di Comunicatore Scientifico e conduttore

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di attività didattiche sulle tematiche della biologia, della fisica e delle scienze naturali. Attualmente collabora con la FEEM servizi s.r.l., in qualità di Comunicatore Scientifico e svolge sul territorio di Ravenna attività didattiche per le scuole.

Angela Voce si laurea in Sociologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”, con una tesi dal titolo “Wittgenstein e il linguaggio. Giochi linguistici”. Dal 2006 al 2008 entra in FEEM come ricercatrice nell’ambito educazione e internet, contribuendo al supporto scientifico delle attività di Eniscuola. Nel corso del 2007 collabora con HP Hewlett - Packard occupandosi dell’amministrazione e la gestione delle attività filantropiche, della redazione di testi per il sito web della cittadinanza globale di HP, nell’ambito della Corporate Social Responsibility e Corporate Philanthropy nel settore delle IT. Dal 2009 al 2011 ha lavorato come insegnante in alcune scuole elementari statali milanesi, partecipando a diversi progetti legati all’educazione ambientale e alla salute per i bambini in età scolare. Nel gennaio 2012 ricomincia la sua collaborazione con FEEM, occupandosi di ricerca in ambito economico, dell’energia, dell’ambiente e della sostenibilità.

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