Dizionario liturgico

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Aghìasma “Acqua benedetta”. Si indica con questo nome una qualsiasi “fonte sacra” e, per estensione, anche un santuario presso qualche fonte sacra. Aghiasmòs Santificazione, consacrazione dell’acqua. Si distingue il grande A. (alla Teofania) dalle altre comuni occasioni in cui si benedice l’acqua (soprattutto ogni primo del mese). Attenzione a non confondere la Consacrazione dell’acqua che si compie alla Teofania con la benedizione delle acque che – nello stesso giorno ma con formulario diverso – si fa presso una fontana, un fiume, al mare, ecc. Aìr (cielo) α) Riquadro di stoffa pregiata (anche molto grande: per es. 80\120 x 200 cm) che ricopre i Doni, corrisponde all’omerale della tradizione latina che, riducendosi, si trasformò nel velo del calice che. Nell’uso moderno, oltre che con l’aìr, si usa coprire, separatamente, il disco e il calice con coperture metalliche oppure con veli più piccoli. Al Credo, il sacerdote agita l’aìr sui Doni sino alle parole è salito ai cieli, lo ripiega e lo pone alla sua destra. Non è corretto usarlo per “benedire”: il sacerdote benedice solo con la mano destra. β) Un ricco e ampio omerale usa il diacono – nelle più solenni celebrazioni – per reggere l’ekklisìa mentre attraversa incensando il tempio. Ambone Nel Typikon della Cattedrale di Bova (RC, 16° secolo) è anche \ ancora chiamato èmvomon (il luogo da dove Cristo ascese al cielo). E’ la zona, alquanto elevata, al centro dell’edificio sacro, riservata al clero (sacerdoti, cantori, etc), tra navata e Santuario, separata da cancelli. Nell’uso moderno è detta Coro, mentre ambone si chiama di solito una sorta di “palchetto” (il pùlpito) per la proclamazione del Vangelo. Amnòs agnello, è la parte centrale del Prosforo, immediatamente utilizzato per l’Eucaristia. Anàlavon o anavòleon, usato di più nella tradizione latina (amitto), oggigiorno è usato soltanto dall’ipodiacono (perché il vescovo si asciughi le mani). Analòghion E’ una specie di leggio, che può anche servire per una esposizione momentanea di qualche icona. Antìdhoron I resti del pane, non utilizzati direttamente per la celebrazione eucaristica, “benedetti” al canto del Megalinario (o, meglio, mentre si dice Ricordati, Signore, di chi porta frutti ecc.), vengono distribuiti anti-dhoron, al-posto-del-Dono (eucaristico), come una Evloghìa. Si ricordi che: di per sé l’A. è “benedetto” per il fatto stesso che è il pane da cui è stato tratto l’Amnos; la convinzione che debba essere assunto a digiuno è rispettabile, ma popolare (e rischia di creare confusione con il Dhoron vero e proprio); la convinzione (in alcuni ambienti) che non possa essere dato agli eterodossi è rispettabile, ma forse esagerata. Antiminsion ovvero al-posto-della-Mensa, è una tovaglietta di lino (nella sua forma originaria – con cucita una piccola reliquia – è conservata dai Latini e dagli Uniati), un tempo usata (come dice il nome) in caso la Mensa non fosse consacrata (ma oggi è sempre obbligatorio ). La consacrazione di un A. avviene “per contatto”: quando il vescovo consacra una Mensa (deponendovi una reliquia e ungendola con il Miron). Non si può celebrare senza A.: sarebbe come “celebrare” senza permesso del vescovo, cioè della Chiesa. Apòstolos Conosciuto anche come Praxapòstolos, è il libro che contiene gli Atti e le Epistole. Nelle Liturgie pontificali è lo stesso vescovo che di solito lo consegna al lettore. Artofòrion vedi Pixòmilon. Aspersorio vedi Kannìon e Rantistirion Battistero Edificio adiacente alla chiesa vescovile – la cattedrale – per l’amministrazione dei battesimi (e quindi anche per la custodia del Miron), normalmente a pianta ottagonale (7 giorni della creazione + il giorno eterno della Risurrezione). In mancanza, ci si contenta d’una Kolimvithra portatile (o fissa) posta nel Nartece o verso l’ingresso della chiesa. Calice vedi Potirion. Cattedra (superiore: ano kathèdhra) è il seggio posto in fondo al Santuario, riservato al ritorno di Cristo (perciò vi ha posto solo la sua immagine: il vescovo). E’ verso la Cattedra superiore (o, comunque, verso il fondo dell’abside, non verso la Pròtesi!) che il sacerdote benedice dicendo Benedetto tu che siedi, etc.

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Aghasma Aghiasms

Ar (cielo)

Ambone

Amns Anlavon Analghion Antdhoron

Antiminsion

Apstolos Artofrion Aspersorio Battistero

Calice Cattedra

Acqua benedetta. Si indica con questo nome una qualsiasi fonte sacra e, per estensione, anche un santuario presso qualche fonte sacra. Santificazione, consacrazione dellacqua. Si distingue il grande A. (alla Teofania) dalle altre comuni occasioni in cui si benedice lacqua (soprattutto ogni primo del mese). Attenzione a non confondere la Consacrazione dellacqua che si compie alla Teofania con la benedizione delle acque che nello stesso giorno ma con formulario diverso si fa presso una fontana, un fiume, al mare, ecc. ) Riquadro di stoffa pregiata (anche molto grande: per es. 80\120 x 200 cm) che ricopre i Doni, corrisponde allomerale della tradizione latina che, riducendosi, si trasform nel velo del calice che. Nelluso moderno, oltre che con lar, si usa coprire, separatamente, il disco e il calice con coperture metalliche oppure con veli pi piccoli. Al Credo, il sacerdote agita lar sui Doni sino alle parole salito ai cieli, lo ripiega e lo pone alla sua destra. Non corretto usarlo per benedire: il sacerdote benedice solo con la mano destra. ) Un ricco e ampio omerale usa il diacono nelle pi solenni celebrazioni per reggere lekklisa mentre attraversa incensando il tempio. Nel Typikon della Cattedrale di Bova (RC, 16 secolo) anche \ ancora chiamato mvomon (il luogo da dove Cristo ascese al cielo). E la zona, alquanto elevata, al centro delledificio sacro, riservata al clero (sacerdoti, cantori, etc), tra navata e Santuario, separata da cancelli. Nelluso moderno detta Coro, mentre ambone si chiama di solito una sorta di palchetto (il plpito) per la proclamazione del Vangelo. agnello, la parte centrale del Prosforo, immediatamente utilizzato per lEucaristia. o anavleon, usato di pi nella tradizione latina (amitto), oggigiorno usato soltanto dallipodiacono (perch il vescovo si asciughi le mani). E una specie di leggio, che pu anche servire per una esposizione momentanea di qualche icona. I resti del pane, non utilizzati direttamente per la celebrazione eucaristica, benedetti al canto del Megalinario (o, meglio, mentre si dice Ricordati, Signore, di chi porta frutti ecc.), vengono distribuiti anti-dhoron, al-posto-del-Dono (eucaristico), come una Evlogha. Si ricordi che: di per s lA. benedetto per il fatto stesso che il pane da cui stato tratto lAmnos; la convinzione che debba essere assunto a digiuno rispettabile, ma popolare (e rischia di creare confusione con il Dhoron vero e proprio); la convinzione (in alcuni ambienti) che non possa essere dato agli eterodossi rispettabile, ma forse esagerata. ovvero al-posto-della-Mensa, una tovaglietta di lino (nella sua forma originaria con cucita una piccola reliquia conservata dai Latini e dagli Uniati), un tempo usata (come dice il nome) in caso la Mensa non fosse consacrata (ma oggi sempre obbligatorio). La consacrazione di un A. avviene per contatto: quando il vescovo consacra una Mensa (deponendovi una reliquia e ungendola con il Miron). Non si pu celebrare senza A.: sarebbe come celebrare senza permesso del vescovo, cio della Chiesa. Conosciuto anche come Praxapstolos, il libro che contiene gli Atti e le Epistole. Nelle Liturgie pontificali lo stesso vescovo che di solito lo consegna al lettore. vedi Pixmilon. vedi Kannon e Rantistirion Edificio adiacente alla chiesa vescovile la cattedrale per lamministrazione dei battesimi (e quindi anche per la custodia del Miron), normalmente a pianta ottagonale (7 giorni della creazione + il giorno eterno della Risurrezione). In mancanza, ci si contenta duna Kolimvithra portatile (o fissa) posta nel Nartece o verso lingresso della chiesa. vedi Potirion. (superiore: ano kathdhra) il seggio posto in fondo al Santuario, riservato al ritorno di Cristo (perci vi ha posto solo la sua immagine: il vescovo). E verso la Cattedra superiore (o, comunque, verso il fondo dellabside, non verso la Prtesi!) che il sacerdote benedice dicendo Benedetto tu che siedi, etc.

Cattedrale

o dovrebbe essere la chiesa principale in cui c appunto la kthedhra il seggio, la cattedra del vescovo. Le attuali celebrazioni liturgiche sono frutto della contaminazione tra gli usi monastici e gli usi delle cattedrali, quindi delle parrocchie: un tempo (in Italia Meridionale, ancora nel XVI secolo) questi erano prevalenti su quelli monastici; a causa delle Crociate prima, e poi della caduta dellImpero Romano, gli usi monastici dilagarono nelle parrocchie mentre molti usi delle cattedrali si rifugiavano, paradossalmente, proprio nei monasteri. La differenza tra i due stili notevole se, per esempio, si mettono a confronto le celebrazioni della Grande Settimana in qualsiasi villaggio della Grecia con quelle dei monasteri (soprattutto se non contaminati dallafflusso di pellegrini e turisti). Colori La differenziazione tra svariati colori e relativa simbologia - nata nel XIII secolo allinterno della cristianit occidentale, e dallOccidente si diffusa poi (XVIII secolo) tra gli Slavi. La Chiesa conosce due tipi di paramenti liturgici: festosi (splendenti) e neri, prescritti per le celebrazioni a carattere penitenziale. Per nero si intende scuro: nero, ma anche violaceo, vinaccia, amaranto, blu scuro, ecc. Coro vedi Ambone. Corone Realizzate con fiori (in genere, zagara), si usano per la celebrazione delle nozze; forse perch in certi paesi non facile trovare sempre fiori freschi, alcuni hanno preso luso di corone realizzate in metallo, pi o meno pregiato. Vedi anche Mitra. Croce Dietro la Mensa c una croce (pu anche essere sospesa ma non posata sopra la Mensa), e di solito ha il Crocifisso raffigurato da un lato, la Risurrezione dallaltro: si tiene perci girata da questo lato durante il tempo pasquale. Secondo un uso moderno ha invece un Crocifisso staccabile (per i moderni riti della Grande Settimana) e durante il tempo pasquale viene lasciata senza Crocifisso davanti al Templon. I moderni riti cui si fatto cenno, per quanto siano oggi molto amati dal popolo, non sono praticati nei monasteri e in massima parte hanno origine nel teatro sacro del Medio Evo occidentale, teatro che a fini apologetici e catechistici fu incoraggiato dallAssise tridentina e quindi sublimato nella Spagna e sue colonie, ma che oggi dopo le riforme del Vaticano II quasi del tutto bandito dai Latini. Cucca (kkia) o klivon il grano bollito che si consuma in memoria dei santi e degli altri nostri padri e fratelli che prima di noi si sono addormentati nellattesa della risurrezione (leggi Gv 12, 24). Per questo, non si fanno C. per celebrazioni non proprio funebri (per esempio, il 15 agosto s, ma non il 20 luglio o il 26 settembre). Dalmatica (sottinteso: veste) era un soprabito, dalla forma duna tunica corta con maniche molto larghe, riservato alle pi alte autorit dello Stato romano: limperatore, i senatori, ecc. e fu quindi del tutto naturale estenderne luso ai vescovi. I Latini continuano a indossarlo correttamente sotto il felonion, mentre (dopo il XV secolo?) i vescovi ortodossi cominciarono a usarlo senza il felonion. Dhiakonikon E lambiente in cui si custodiscono i libri liturgici e le vesti sacre, e quindi dove il clero si veste per la celebrazione: per questo vi si affrescavano un tempo i santi ritenuti autori di Liturgie (Pietro apostolo, Marco apostolo, Giacomo apostolo, Basilio il Grande, Giovanni il Crisostomo, Epifanio di Cipro). Oggi di solito niente altro che un armadio collocato nel Santuario stesso. Dhskos E un disco, una specie di vassoio con bordi rialzati e spesso provvisto di piede, usato per deporvi lAmnos durante la celebrazione. Un D. naturalmente pi grande (e meno prezioso, anche un semplice cesto) usato per lAnthidoron; un altro D., sul cui bordo si possano inserire tre ceri, usato per esporvi la Croce, unicona, una reliquia, ecc. Dhivmvulon o katson si chiama un brucia-incenso manuale, che oggi si usa per lo pi in alcune celebrazioni a carattere penitenziale. E molto impiegato per uso domestico, o quando non agevole portare con s il comune incensiere con le catenelle. Ekklisa vedi navetta. Endhit La tovaglia che, posta sul Katasarkion, copre la Mensa (sino a terra, da tutti i lati): nella Grande Chiesa, quella di Pasqua la sistemava lo stesso Imperatore. E da riprovare luso di sovrapporvi un vetro o un foglio di plastica! per proteggerla da macchie: innanzitutto,

sulla Mensa non si dovrebbero mettere lampade e tanto meno fiori; se poi lE. di stoffa particolarmente preziosa e difficilmente lavabile, nulla impedisce che vi si sovrapponga una tovaglietta di tela a coprire \ proteggere il ripiano della Mensa. Enrdhinos in ordine sono le domeniche che si susseguono dopo la Pentecoste. Epigontion E la mappula romana: oggi come una borsa romboidale, di circa 40x40 cm, che i sacerdoti insigniti duna qualche dignit ecclesiastica fanno pendere come dice il nome sul ginocchio (destro). Epirriptrion In origine era un comune fazzoletto per coprirsi il capo, che col tempo divent quasi una sacca che dalla testa pendeva sulla schiena (sino a non molti anni fa, i contadini dellItalia Meridionale ci portavano dentro persino la colazione!). I monaci cominciarono a usarlo insieme allo Skufos, sovrapponendolo, finch divent una sorta di velo. Secondo la leggenda, le due bande laterali sono da attribuire a san Metodio di Siracusa: egli avrebbe strappato due strisce dellE. per sostenere la mascella, slogata dagli iconoclasti a furia di pugni. Epitrachlion E una sorta di sciarpa, dorigine romana, messa attorno al collo (da cui il nome) e che pende sul davanti sino ai piedi. E obbligatorio usarlo per qualsiasi celebrazione. (Vedi anche Orarion). Evlogha ovvero benedizione, indica sia lAntdhoron che un frutto, un fiore, un uovo, un bicchiere di vino una qualsiasi cosa sia stata distribuita in chiesa o donata dal padre spirituale. Fenlion o felonion, prende nome dalla romana phenolis o penula (pianeta): soprabito per ripararsi dal freddo o dalla pioggia, usato soprattutto in viaggio, che consisteva in una sorta di mantello circolare che sinfilava dalla testa. Dopo il V\VI secolo, il suo uso fu conservato solo dal clero, per le celebrazioni liturgiche: pare che presso i romano-ortodossi dellItalia Meridionale, ancora nel XVII secolo abbia continuato a usarlo anche il clero minore (lettori, cantori, ecc.). Nella sua forma originale la conservano oggi pi i Latini (e gli Uniati) che gli ortodossi. Fiali E la fontana nei pressi della chiesa centrale (dun monastero) dove si compie il Grande Aghiasmos. Nelle parrocchie ci si contenta duna bacinella posta sul tetrapdion, allambone (o al centro) o nel nartece (o presso lingresso) o anche allesterno della chiesa. Frutta Molte feste sono (erano) segnate dalla benedizione e distribuzione di particolari frutti: arance (le Luci, 6 gennaio), ciliegie (12 maggio, san Filippo), mele (28 luglio, santIrene), fichi (la Metamorfosi, 6 agosto), uva (la Dormizione, 15 agosto), ecc. Iconostsi vedi Templon. Imerolghion un Calendario liturgico, che descrive le varie celebrazioni, giorno per giorno. In Italia obbligatorio seguire lImerologhion stampato annualmente dal Patriarcato Ecumenico. Kamilfchion Copricapo di feltro nero, indossato sempre dal sacerdote e dal diacono, i quali se monaci vi soprappongono un erriptario o velo nero. In origine era un berretto di lana (cmelos?) o di canapa (cmilos?); nella sua forma antica lo si vede oggi usato dal Papa di Roma (il camelaucium), e irrigidito - dal Katholikos della Georgia. Kandhila vedi Lampada. Kannon Mazzetto di foglie (di basilico, anche secco, o di piante a foglia piccola) che si usa per aspergere, il 6 gennaio o quando necessario. A somiglianza dei Latini, gli Slavi usano una sorta di pennello. Katasrchion Corrisponde al crismale della tradizione latina: una tovaglia di lino bianco, che avvolge interamente la Mensa, sigillata il giorno della sua consacrazione. Non va mai tolta: se lacera, spetta al vescovo sostituirla e sigillarla. Katson vedi Dhivamvulon. Ker vedi Lampada. Kolimvthra Vasca (portatile) utilizzata per i battesimi nelle chiese sprovviste di battistero. Klivon vedi Cucca. Kpanos vedi Simantirion. Lampada Attenti alla confusione che si pu creare tra kandhla (f.; pl. kandhles), che in greco vuol dire lampada (a olio) e lamps (f.; pl. lampdes) che invece vuol dire torcia, e spesso per usato al

Lavs Lipsanothiki

Liturgia

Lvanos Lonchi Lutr Mktron

Mandas

Manualion Margarta

Megalon Mensa

posto di ker (n.; pl. keri), candela. Una lampada a olio, detta eterna o perenne, arde sempre nel Santuario (ma non sulla Mensa) e da essa si accende il cero pasquale. Dietro (non sopra) la Mensa, durante le celebrazioni si accendono almeno due ceri. vuol dire pinzetta (da lamvno, prendo) ma indica il cucchiaino che si usa per distribuire la comunione; il nome viene dalla visione di Isaia. Cassa, delle pi diverse dimensioni, per custodire una reliquia. E sempre di materiale pregiato (anche avorio, oro, cristallo di rocca, ecc.) e realizzata in modo che almeno in qualche occasione la reliquia stessa possa essere toccata (baciata) o quanto meno vista. E da riprovare l(ab)uso di tenere stabilmente L. esposte in pubblico (anche al di fuori della festa) oppure, ancor peggio, sulla stessa Mensa (le reliquie stanno semmai dentro o sotto la Mensa!, come correttamente usano i Latini): tutte le L. vanno conservate nello Skevofilakion o, tuttal pi, nel Dhiakonikon. Una comune quanto falsa etimologia interpreta come (azione del popolo), interpretazione che in passato attrasse molti studiosi anche ortodossi ossessionati da idee democratiche. In realt da intendere come , ovvero opera pubblica. Liturgia, infatti, era lonere e lonore assegnato a un maggiorente di pagare in anticipo le tasse, di provvedere alleducazione di qualche giovane, di armare una nave da guerra, dallestire un pubblico banchetto, ecc. Ne segue che: a) Le Liturgie private sono un controsenso (privata azione pubblica?!) e sono illecite, cos come illecite sono Liturgie dettate da personale, privata devozione, o estemporanee, che non facciano parte del tempo di una comunit, della sua ordinata vita; b) a differenza dei Misteri antichi, la divina Liturgia sempre stata pubblica, aperta alla libera partecipazione dei fedeli (son questi a chiamare il sacerdote, non il sacerdote che convoca i fedeli); c) solo il Vescovo celebra lecitamente la Liturgia; i sacerdoti possono celebrare solo se sono con il vescovo o da lui delegati. propriamente lincenso (lvas = goccia di resina); se mescolato a moschos (muschio, o altre essenze profumate) allora detto moscholvanos. lancia, niente altro che il coltello usato per tagliare il prsforo. vedi Kolimvthra. E un asciugatoio abbastanza grande (40x80?), di colore obbligatoriamente purpureo (vinaccia, amaranto), che il diacono usa per asciugare la coppa del calice e per evitare che, durante la Comunione, cadano gocce o frammenti dei Doni. Pu essere usato anche al posto della Palla. E lantico byrrus romano (detto lacerna se estivo): i Latini - da b. pluvialis, per la pioggia lo chiamano piviale. Nel XVII secolo in Italia Meridionale era ancora usato dai protopapi (primi preti) ma ormai questo manto lo usano solo i monaci, quindi anche i vescovi (i quali per lo hanno trasformato in un indumento fastoso). Candeliere portatile. (perla) E cos popolarmente chiamato lAmns che si consacra il Gioved Santo e che si conserva tutto lanno per la comunione dei malati, qualora non si possa celebrare la divina Liturgia. Alla Prtesi il sacerdote ripete su un secondo Amns tutti i riti compiuti sul primo (poi li elever insieme) e prima o dopo la comunione lo intinge nel calice. Ridotto in briciole (con laiuto della Lancia), il sacerdote lo far abbrustolire con ogni precauzione (o disseccare al sole) e lo conserver nel Pixmilon, controllando periodicamente perch non ammuffisca. Evangelario che come dice la parola - grandioso, magnifico: si usa soprattutto a Pasqua. (sacra M.) Se possibile: di forma quadrata, staccata dalla parete (perch si possa girare attorno), circondata o sormontata da un baldacchino (fornito di tende). Deve essere di pietra. Sulla M. non si posava niente: solo in tempi recenti non solo per influsso latino - si prese labitudine di porvi lantiminsion (perch molte M. non era consacrate e non avevano reliquie) e levangelario (persosi luso del Dhiakonikon). Sulla M., comunque, non si dovrebbe tenere niente altro che antiminsio ed evangelario: non reliquiari n tabernacoli

Miron

Mitra

Musa

Nartece

Navetta

Omerale Omofrion

Orrion

Ore

n candelabri n libri e tantomeno portafiori (secondo usanze latine che ormai gli stessi Latini deplorano). Unguento periodicamente consacrato dal Patriarca, con cui si ungono i neo-battezzati e le sacre Mense. In tempi recenti, per influsso latino, si presa labitudine di ungere anche i nuovi vasi sacri (nonostante il principio che essi siano consacrati dalluso). Il M. va conservato nel Battistero (o nel Dhiakonikon o comunque dentro il Santuario). Attenzione: in alcune zone (Dacia, Moldova, Valacchia etc.) chiamano popolarmente miron lolio che arde davanti a reliquie o icone e che, mescolato a profumo, viene dato come Evloghia ai fedeli. E niente altro che un camelaucium (kamilafchion) da cerimonia, che recentemente ha preso forma di corona, usat esclusivamente dal vescovo durante parte della Liturgia (ancora nel XVII secolo in Italia Meridionale pare fosse usato dai protopapi, i primi preti). Spugna (naturale), pressata a caldo e spesso ritagliata a forma di cuore, con la quale si raccolgono i frammenti di pane eventualmente rimasti sul Diskos: va conservata sempre dentro lAntiminsion. Alcuni usano unaltra spugna per asciugare il calice, e la lasciano dentro la coppa: trattenendo per umidit, pu creare muffe e a lungo andare pu anche deteriorare la doratura oppure ossidare largento. dal greco nrthix (perch vi si lasciavano i bastoni, come oggi si lasciano gli ombrelli?), lambiente che precede il tempio, aperto come un porticato (exon.) o chiuso (eson.). E qui che si compiono molte ufficiature di vario genere (esorcismi prebattesimali, fidanzamento, esequie, ecc.). Poich quasi tutte le chiese parrocchiali mancano di un vero n., ci si contenta di stare secondo i casi in fondo alla chiesa, o sulla porta o davanti alla porta. Un tempo nel n. sostavano i catecumeni e i penitenti: ancora oggi usano fermarsi presso la porta quanti si ritengono in stato di impurit rituale. Il carbone va conservato in un recipiente ermeticamente chiuso (perch non prenda umidit); nella navetta invece si conserva lincenso. In alcune solenni celebrazioni delle cattedrali (oggi, solo nei grandi monasteri), si usa una lussuosa navetta di grandi dimensioni, spesso in forma di tempietto (da cui il nome di ekklisia) che il diacono regge, utilizzando un grande omerale, sulla spalla destra. vedi Air. Era una sorta di larga sciarpa (detta lorum), indossata a Nuova Roma dagli alti dignitari di corte, il cui uso allinizio del V secolo cominci a passare ad alcuni vescovi pi vicini alla Corte (e poi a tutti indistintamente). In Occidente iniziarono a usarlo probabilmente per primi gli arcivescovi delle Chiese pi importanti: Aquileia, Ravenna, Siracusa e lantica Roma. Nellalto Medioevo il papa di Roma Antica cominci a farne dono personale ai metropoliti dellEuropa occidentale. E incerto se la sua origine sia da ricercare nella tipica sciarpa romana (vedi Epitrachilion) o se sia stato un semplice tovagliolo (il nome, da os, oris). E una larga e lunga fascia, posata sulla spalla sinistra, che pende sino ai piedi (davanti e dietro), ma le Chiese di tradizione greca ormai usano soltanto lO. proprio degli arcidiaconi (pi lungo). Il diacono lo deve indossare sempre (anche sul solo esrason) per qualsiasi celebrazione. Lipodiacono lo indossa sempre incrociando le estremit sul petto. In minuscolo conviene indicare le 24 della giornata, presso i Romani calcolate in modo diverso dallattuale: secondo i vari mesi dellanno, la prima ora della notte corrispondeva allincirca alle 19, e la prima ora del giorno corrispondeva allincirca alle 07. In maiuscolo e cifre romane meglio indicare le ufficiature monastiche celebrate (in genere, nel Narthix) rispettivamente, lOra I attorno alle ore 06, lOra III attorno alle 09, lOra VI attorno alle 12 e lOra IX attorno alle 15: di solito, per, I-III-VI sono celebrate di seguito al Mattutino (oppure I-II prima e VI dopo la Liturgia), mentre IX quasi sempre precede immediatamente il Vespro. Le Ore dette Grandi o Imperiali che si celebrano alle vigilie del Natale e delle Luci nonch al Grande Venerd sono il curioso risultato della contaminazione tra le rispettive ufficiature monastiche e la Tritoekti propria delle chiese cattedrali e parrocchiali.

Palla

Piccolo tondo o quadrato di stoffa irrigidita che copre il calice per evitare che vi cada alcunch. Pateritza Era un comune bastone (sormontato da una croce presso i romano-ortodossi di Sicilia e Grande Grecia) usato dal clero soprattutto monastico - per sostenersi durante le celebrazioni. Quando esso prese la forma del Ravdhos, fu naturale che i vescovi cominciassero a usarne un modello pi pratico per luso comune, e che sparisse tra il resto del clero (tranne che per gli igumeni e i sacerdoti che hanno una qualche presidenza tra il clero). Vedi anche Ravdhos. Pixmilon E una pixis, pisside a forma di mela (di legno o metallo pregiati), sospesa alla Prtesi o sulla Mensa, nella quale si ripone la Margarita preparata il Grande Gioved per la comunione dei malati. A volte, anzich un P. si una pisside a forma di colomba, anche essa sospesa, mentre in tempi recenti su influsso occidentale - si diffuso luso di una cassetta, spesso racchiusa in una sorta di tempietto (un tabernacolo), impropriamente collocato sulla Mensa stessa (in pratica, in tempi recenti si cominci a usare come artoforion (pane-porto) una comune lipsanothiki!) Porta Quando espressamente indicato, il sacerdote accede nel Santuario da una apertura centrale praticata nel templon, detta basiliki pili oppure orea pili (regia o bella porta), mentre il clero inferiore, quando necessario, vi accede da un ingresso laterale. A volte, negli edifici sacri di vaste dimensioni, il templon ha tre aperture: fare attenzione a che, quando i libri liturgici parlano di lato sinistro o destro, (oppure occidentale \ orientale) fanno riferimento alla sinistra o destra della Cattedra superiore (non di chi guarda la Mensa!) Potrion ) Il calice usato per la celebrazione dellEucaristia (ghion p., santa coppa), di cristallo ma oggi per lo pi di metallo pregiato; ) il bicchiere pi o meno elegante che si usa nella celebrazione delle nozze (e nel Rito della Fratellanza) e che in alcuni luoghi si usa rompere subito dopo luso. Prsforon Pane di grano offerto per la celebrazione eucaristica. Si consiglia luso di farina per panificazione, se si vuole mescolata a semola; rechi sempre lapposito sigillo. Un tempo era di forma quadrata: sotto la Francocrazia assunse aspetto tondeggiante, per farlo simile alle ostie dei Latini. Tratto lAmns (pur sempre quadrato!) da un prsforo, per le varie Commemorazioni giusto utilizzare tutti gli altri pani offerti dai fedeli. Proskinitrion E una sorta di cappelletta per lesposizione stabile di qualche icona. Pulpito vedi Ambone. Rantistirion E un profumiere: un sorta di boccetta, con imboccatura molto stretta, che si usa per aspergere aromi, specie il Grande Venerd (in genere si usa essenza di basilico, ma anche altri aromi quali la violetta di Parma). Rson o exrason, un soprabito dalle ampie maniche e aperto sul davanti (obbligatoriamente, di foggia greca). E obbligatorio usarlo in tutti i momenti in cui il sacerdote non indossa tutte le vesti sacre (Vespro, benedizioni, confessione, ecc.); vietato contentarsi dindossare il solo epitrachilio sullesrason (o, peggio, direttamente sugli abiti civili). Ravdhos Vedi Pateritza. Fu naturale che i vescovi, durante le celebrazioni liturgiche, cominciassero a usarne un modello pi alto e ornato (nelluso attuale, termina con due serpenti) e che, di pari passo, ne sparisse luso tra il clero comune (tranne che in Italia Meridionale, dove i protopapi anche se ormai Latini continuavano a usarlo ancora nel XX secolo). Ripdion Ventaglio (di pergamena, legno, metallo anche prezioso, persino davorio, con spesso raffigurante un serafino), che viene agitato sui santi Doni dal diacono durante lanafora. Ripidia di grandi dimensioni sono portati da inservienti accanto alla croce che apre una qualche processione, o per scortare solennemente reliquie o icone. Sakkos Vedi Dalmatica. Santuario la principale parte della chiesa, dove sorge la Mensa. Vi sale (donde il nome) solo il clero, e per il tempo strettamente necessario; in quanto facente parte del clero, vi accedeva anche lImperatore romano (riceveva la comunione alla Mensa). Vi accedono tutti i neo-battezzati il

giorno della loro illuminazione [a Reggio, notte di Pasqua, anche le donne] per baciare la mensa. Smandron vedi Xilon. Simantrion o Smandron, come dice il nome, serve a dare il segno dinizio delle ufficiature. E una barra metallica (diritta o a ferro di cavallo), a volte anche di 2,50 x 0,30 x 0, 4, sospesa a una catena, che si batte ritmicamente con un martello anchesso metallico. Vedi anche Tlanton. Skevofilakion Corrisponde pi o meno alla sacrestia: lambiente in cui come dice il nome si custodiscono i vasi sacri (ma anche gli altri oggetti preziosi, quali le Lipsanothiki, gli Evangeliari, ecc. e anche le vesti sacre). Skimpdhion Un ricco cuscino su cui si espone lEvangelario, una Reliquia, il Triodhion, ecc. Skufos Kamilfkion senza tesa, usato dai monaci. Sola Sticharion Derivato dalla tunica romana, poteva essere lunga sino almeno al tallone (da cui t. talaris; dalla t. corta derivata la Cotta dei Latini), con lunghe maniche (perci detta t. manicata), di lino (t. linea) e quasi sempre bianca (alba): era detta anche camisia (da cui camice). Lo S. indossato dal neo-illuminato e da tutto il clero: non indossandosi altro, lo S. diaconale col tempo divenuto pi ricco, realizzato con stoffe pregiate e colorate, ma quasi ovunque si sta tornando alluso antico dun comune S. bianco. Tabernacolo vedi Pixmilon. Tlanton in genere indica lo Xilon portatile; come dice il nome, di legno, e si usa con un mazzuolo anchesso di legno. Templon E la struttura, tra ambone e Santuario, che regge le icone del Cristo e della Tuttasanta, chiusa da un velario. In tempi recenti, mentre in Occidente si abbassava sempre pi sino a ridursi a una balaustra (e poi, spesso, sino a sparire del tutto), nel mondo ortodosso diventava sempre pi alta, esageratamente alta. In alcuni ambienti occidentali si preferisce il termine iconostsi, che per di solito indica un leggio o un armadietto che si usa (soprattutto in casa) per esporre unicona. Tetrapdion quattro-gambe: un tavolinetto, ricoperto con un Vlttion, che si usa per lAghiasms, lesposizione della Croce, ecc. Thimiatrion Tridhion Il libro che, come dice il nome, contiene le tre odi che si cantano al Mattutino del periodo prepasquale ( perci detto T. kataniktikn, penitenziale) e quindi lo stesso periodo che va dal vespro della Domenica del Fariseo al Grande Sabato: viene accolto con un rituale particolare (vedi nella Guida Liturgica). Esiste anche un T. charmosinon, gioioso, con le ufficiature dal Vespro di Pasqua alla Domenica di Tutti i Santi compresa. Tritoekti Ai tempi di Simeone di Tessalonica (e in Italia meridionale ancora nel XVII secolo) era una solenne celebrazione digiunale, che iniziava allarrivo del giorno (ma separata dal Mattutino, allincirca tra le tre e le sei del mattino): una sorta di messa secca, pressoch uguale alla Liturgia dei Catecumeni, alla prima parte della Liturgia (con le 3 antifone, lIngresso minore, lapolitikio, una lettura dellAT, una preghiera litanica). Oggi il nome indica niente altro che, in alcuni giorni, la celebrazione della solita Ora Terza insieme allOra Nona. Nel reggino si scorgono gli imponenti ruderi dun monastero ancor oggi detto della Tritekti. Trono E il seggio riservato al vescovo, oggi addossato alla parte destra dellambone. Accanto, o comunque nella stessa zona, cera un tempo collocato il trono dellimperatore: al giorno doggi, vi si trovano invece gli stasidhia del clero (sacerdoti, cantori, etc,) e nelle chiese monastiche un seggio distinto per ligumeno. Dove manca lambone, il trono lo si vede di solito addossato alla parte destra delledificio, pi o meno vicino al templon. Typikn ) Libro che, giorno per giorno, descrive il tipo di celebrazione: quali canti eseguire, quali letture, ecc., e quindi corrisponde grosso modo allOrdo (Calendario liturgico) e al Codex rubricarum del mondo latino. ) I Typika dellItalia meridionale sono importanti perch descrivono (alcuni, ancora nel XVI secolo) tradizioni altrove perse durante la Francocrazia e a volte anteriori persino alla grande riforma seguita al VII Concilio Ecumenico. ) Tutti i T.

Vima Vlttion Xlon Zoni Zostikn

sono sostanzialmente uguali tra loro, anche se ognuno testimonia una particolare usanza: in Italia obbligatorio seguire il T. della Grande Chiesa, Costantinopoli, cos come facilitato nellImerologhion annualmente edito dal Patriarcato Ecumenico. ) Gli storici distinguono tra T. delle cattedrali e T. dei monasteri. ) A volte per . si pu intendere anche linsieme di abitudini dun particolare monastero o di un singolo monaco, oppure lAtto di Fondazione dun monastero, in cui il fondatore stabilisce particolari usi (corrisponderebbe cos, grosso modo, a una specie di Regola). vedi Santuario. Il tessuto (pregiato e di per s purpureo, come dice il nome) che si usa per ricoprire lanalghion, il tetrapdion, ecc. vedi Kpanos. E una striscia di stoffa con la quale il sacerdote trattiene lo sticharion: nella sua forma originale usata per lo pi dai Latini (un cingolo o una cordella). o ander, esrason, una talare di colore sobrio (grigio, blu, nero), indossata sempre (a norma del Quintosesto), da sacerdote e diacono; alcuni vi sovrappongono un condrason, una sorta di gil o giacchetta senza maniche. In genere raccolto ai fianchi da un nastro (da una cintura di pelle i monaci). Il cnone 16 del VII Concilio vieta dusare stoffe di lusso e colori sgargianti.