Dizionario biografico di uomini del Trentino sud-orientale

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di Antonio Zanetel

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ANTONIO ZANETEL

DIZIONARIO BIOGRAFICO DI UOMINI

DEL TRENTINO SUD · ORIENTALE

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Finito di stampare nel mese di aprile 1978 presso la Litotipografia Alcione • Trento

Copertina di Silvano prof. Fecchio

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NOTA DELL'AUTORE

Mia moglie, Angelina Alessandrini, ed io DEDICHIAMO queste pagine ai nostri ex alunni ed ex alunne

((Lo scopo e i limitiJ>

Lo scopo di questo lavoro è soprattutto quello di segnalare il con­tributo che ((UOMINI», figli della nostra terra, dal cuore ricolmo di ideali e dall'intelletto ricco di conoscenze, hanno dato alla scienza, al­l'arte, alla storia, allo spirito.

Il ((DIZIONARIO)) trova i suoi limiti geografici nel territorio com­prendente l'Alta e Bassa Valsugana, il Bacino dell'Alto e Medio Fer­sina, gli Altipiani di Pinè, Lavarone e Vigolana, la zona del Tesino e Primiero; e viene presentato solo come «proposta)) per ulteriori ricer­che e verifiche. Infatti le notizie in esso contenute si fondano quasi esclusivamente su fonti bibliografiche, le quali non sempre riflettono integre tutte le angolazioni della verità storica.

Là dove mi fu possibile non ho trascurato l'aneddotica, intesa come mezzo atto ad introdurre i nostri ragazzi nello studio del passato, con la persuasione e l'augurio che la conoscenza di esso possa facilitarli nella scelta e nella costruzione del loro avvenire. Padova, 1978

A. Zanetel .

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ALLA RICERCA DELLE «RADICI» DI UNA TERRA E DI UN POPOLO

L 'impegno di storicizzare il contributo culturale del Trentina è stato partico­larmente sentito a partire dal secolo XVIII, nell'ambito della temperia storiogra­fica promossa da Ludovico Antonio Muratori.

Nel1733 usciva, a Rovereto, una raccolta di notizie su scrittori nostri, dovuta a Giacomo Tartarotti (fratello minore del controversista Gerolamo), raccolta accresciuta nel1777, in una nuova edizione, pubblicata -questa volta -a Ve­nezia, a cura del sacerdote Domenico Todeschini, perginese. Assai più vasta informazione intorno agli autori nostri si trova nei tre volumi manoscritti (tuttora inediti) del francescano Gian Grisostomo Tovazzi (Volano 1731- Trento 1806).

Tutti gli scrittori venuti dopo, si rifanno a codeste fonti settecentesche. Carlo Rosmini, che avrebbe inteso scrivere un'opera sugli scrittori del Trentina, arrivò solo a stendere un Ragionamento (pubblicato nel 1792, a Pavia) che sarebbe dovuto servire da introduzione al suo lavoro sopra gli scrittori trentini, dopo aver consultato i manoscritti del padre Tovazzi. E Francesco Vigilia Barbacovi (Taio 1730- Trento 1825), nelle Memorie storiche della città e del territorio di Trento, dedica il capitolo conclusivo agli uomini illustri e ai letterati trentini.

Chiara -dunque - e fondata, l'intenzione di rendere evidente che il Trentina era stato parte viva nel movimento culturale italiano ed europeo, pur nella sua situazione limitanea quale territorio di confine e nel relativo distacco dalle altre aree italiane durante gli ottocento anni della sua indipendenza politica quale Principato Vescovi/e.

Difficile dare una sintesi del contributo culturale del Trentina nei secoli; più difficile ancora operare un 'analisi che ne dia lo spessore e l'immagine.

l tentativi compiuti in passato in chiave dotta o in chiave popolare dimostrano quanto sentita però fosse quest'esigenza.

Vorrei solo ricordare una ricerca, in questa materia, che era stata più che ab­bozzata da mons. Antonio Rossaro ed infine, per trovare un recente studio al quale far risalire l'ispirazione della presente nobile opera dello Zanetel, la fatica di un bravo insegnante, Luigi Proner, che nel1959 raccolse in un volume (555 pagine) i suoi «Medaglioni di illustri trentini in un popolare compendio di storia patria».

Assegnati molto saggiamente dei precisi limiti territoriali al suo lavoro, Anto­nio Zanetel è andato via via raccogliendo dalle più disparate fonti bibliografiche ogni notizia riguardante il tema della ricerca: gli «uomini illustri» della sua terra, dei Comprensori della Valle del Cismon, della Bassa e dell'Alta Valsugana.

Antonio Zanetel è primierotto, ma è vissuto per anni in Valsugana dove, in­sieme alla moglie, ha saputo proporre ai suoi alunni, la sua saggezza, l'amore

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per il sapere, il senso dell'ordine della compiutezza ed infine il significato più profondo della ricerca storica, intesa come ricerca dello specifico d'una terra e d'una gente, della sua anima più nascosta e più vera.

Una lunga minuziosa accuratissima indagine lo ha portato a consultare ar­chivi parrocchiali, comunali e privati, biblioteche, riviste e pubblicazioni di­menticate da tempo o di solo valore documentaristico. Il lavoro certosino e oscuro ha dato buoni frutti ed ora abbiamo in questo libro la chiave interpreta­tiva della storia della Valsugana e del Primiero: una storia vista per così dire dal di dentro, nei personaggi, anche minori, che contribuirono in maniera egre­gia allo sviluppo di una comunità.

Troviamo qui l'impegno e la testimonianza dei molti, che hanno ricercato con sincero amore la verità, hanno guidato con rettitudine e intelligenza il/oro popo­lo, hanno portato con onore il nome trentina lontano nel mondo, che si sono va­riamente prodigati per migliorare le condizioni di vita della loro gente e per ac­crescere l'arco delle conoscenze umane.

Da queste figure si delinea il carattere della gente di Valsugana e Primiero, erede diretta di ognuno di essi. Una gente tenace, aperta alla vita, fondamental­mente ottimista, generosa, ospitale, profondamente buona, che le avversità hanno reso sollecita alla solidarietà con chi soffre e all'amore per il prossimo.

È stato detto che in queste nostre valli, alla storica povertà di risorse materiali si accompagnava quella, ben più grave, di risorse umane. S'è spesso ironizzato su quella che qualcuno definì una «lieve tinta di inerzia acquiescente» propria del carattere dei va/suganotti.

Ecco, questo libro dimostra -già lo sapevamo - che questa interpretazione non è vera.

Vediamo qui espresso in nomi, in opere, in realizzazioni, l'apporto culturale, il contributo di civiltà e di cultura che la Valsugana e il Primiero hanno dato al Trentina, all'Italia, all'Europa.

L 'Assessorato Provinciale alle Attività Culturali ha voluto pubblicare quest'o­pera, e diffonderla poi nelle scuole e nei centri culturali, proprio per dare con­creto segno all'identità culturale specifica dei tre Comprensori, per favorire la coscienza di sé e della propria storia e su questa proiezione nel futuro delle conseguenti linee d'azione, culturali, politiche, economiche.

Vorremmo considerare il Dizionario di Zanetel un inizio, un primo passo ver­so la «storia» dei Comprensori.

È un auspicio ma anche un invito che ogni comprensorio del Trentina provve­da - in un certo numero di anni - a presentare il proprio Dizionario Biografico, come prova dell'acquisita coscienza della propria identità, come contributo e perfezionamento di storia locale, e omaggio a tutti i valori spirituali, culturali, ar­tistici nei quali la nostra storia si concreta.

dott. Guido Lorenzl

Assessore alle Attività Culturali della Provincia Autonoma di Trento

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ACQUISTAPACE P. PIETRO SIGISMONDO, teologo, nato a Borgo il 21 dicembre 1711 da Francesco e Orso la Aliprandi.

A sette anni entrò nel collegio dei Gesuiti a Gorizia, ma superati gli studi classici vestì l'abito dei Padri Bernabiti. Terminato brillante­mente il corso di teologia, si dedicò a Milano, in Sant'Alessandro, al­l'insegnamento della fùosofia e quindi occupò anche la cattedra di teologia.

Fu poi trasferito a Fossombrone, chiamatovi dal vescovo di quella città per coprire l'incarico di teologo di Curia.

Ripreso l'insegnamento, si trasferì a Bologna ove insegnò dappri­ma in Seminario e poi, su designazione di Papa Benedetto decimo­quarto, fu aggregato al collegio dei professori di quella celebre Uni­versità, presso la quale tenne i corsi di scienze teologiche.

L'arcivescovo Card. Malvezzi lo assunse inoltre come teologo ed a lui affidò l'incarico di <rdare gli esercizi spirituali alla Nobilità Bolo­gneseJJ, dalla quale era altamente stimato.

Assunse fama anche per i suoi panegirici tra i quali è ricordata l'Orazione del Beato Alessandro Sauli, detta nella chiesa di S. Maria in Cenobio a Monza e che fu stampata a Lucca nel 1743.

A Bologna mori il 19 novembre 1759.

(Montebello: Notizie Stor., Top.e Relig. della Valsugana e Primiero, pag. 299; Ambrosi: Scritt. Art Trent., II Ed., pag. 120; Tovazzi: Bibl. Tir., pag. 15).

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ALBERTI DEGLI D'ENNO ALBERTO, teologo, nato a Pergine il 29 luglio 1593 da Giuseppe e da Maddalena Ontertolere. Addottora­tosi in Padova entrò nella Compagnia di Gesù il 15 settembre 1615.

Per 14 anni insegnò rettorica, matematica ed esegesi biblica nel collegio di Brera in Milano . . Fu in Valtellina per combattere le dottri­ne calviniste e a Milano tenne il provicariato dell'Inquisizione.

Tuttavia non trascurò le opere di cristiana pietà. Lo si trova infatti a Cremona per assistere gli ammalati, e fu impiegato in ministeri spi­rituali presso varie Case della Compagnia.

Divenne assai noto anche per la difesa dei Gesuiti contro le idee di Gasparo Scioppo (Schoppe vel Scioppius), filosofo e pubblicista tede­sco. Si dice che costui abbia scritto ben 23 opere contro la Compa­gnia di Gesù, ma l'Al berti troncò la polemica non solo pubblicando i due rilevanti lavori di cui appresso si dirà, ma sfidando lo stesso Scioppo ad una pubblica discussione da tenersi in Bologna. Pare che l'interessato non abbia accolto la sfida, anzi, come fu scritto, incapa­ce d'imporsi e per dottrina e per oratoria, pare anche ne morisse di rancore.

Ma pure l'Al berti incontrò le sue difficoltà con i superiori del suo Ordine. Manifestò infatti qualche simpatia per il movimento dei ((Pe­/agistiJJ. Scrisse anzi la Vita di Giacomo Filippo Caso/o, propagatore appunto di questo movimento. L'Alberti fu coinvolto nel processo contro costoro ed ebbe l'ordine dal Generale della Compagnia di con­segnare il manoscritto e quanto possedesse degli scritti del Casolo (13 gennaio 1657).

Fu dunque convocato a Roma e quivi rimase come padre spiritua­le, confessore e predicatore fino al dì della sua morte avvenuta il 3 maggio 1676.

Nel 1632 predicò nella cattedrale di Trento e nel 1633 nella chiesa parrocchiale di Pergine, sua patria.

Ecco le sue opere, di cui si ha menzione:

Genera/es Vindiciae adversus famosos Gasparis Scioppii libel/os (2 Vol. Monachii, 1649); Lydius lapis ingenii spiritus ac morum Ga­sparis Scioppii ... conformatus (lbid. 1649); Liber contra saltationes et choreas.- Paradoxa moralia de ornatu mulierum ... pro Confessoriis et Concionatoribus praecipue eleborata, opera dedicata alla Regina di Spagna, Maria d'Austria (Mediolani, 1630); In eloquentiae quum sa­crae tum prophanae corruptores Actio (Ibid. 1651) Novacula, denti­scolpium, et stringilis ... (opera inedita).

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Per la sua vasta cultura fu poi incaricato di curare una nuova edi­zione del Dizionario del Calepino con l'incarico di aggiornarne e completarne l'opera. Molte sue note inedite servirono poi a p. Carlo d'Aquino per la stesura del suo Lexicon militare.

(Tovazzi: Bibl. Tirolese, pag. 24; Ambrosi: Scritt. Art. Tr., pag. 52; Ambrosi: Somm. St. trent., Pag. 184; Papadopoli: Hist. Gymn. Pat. l, pag. 197; Mattei: Pic­cola Enc. del Trent., pag. 97; Tartaro/ti: Notizie 1st. degli Scritt. della Prov. del Ti­rolo, Venezia, 1777; Montebello: o.c., pag. 396; Pietro de Alessandrini: Memorie di Pergine, pag. 174; Arch. Rom. Soc. Jesu: Med. 30, fT. 135, 136, 141, 142; G. M. Mazzucchel/i: Gli Scritt. d'Italia, Brescia, 1753, pag. 297; P. Stancovich: Bibiogr. degli uomini illustri dell'Istria, Capodistria 1888, pag. 43; C. Sommerwogel: Biblio­thèque de la Comp. de Jésu, l, Bruxelles-Paris, 1890, coli. 128, 130; VIII ibid, 1898, coli. 1597; XII Touluse 1911-1930, coli. 913; J. von Dollinger: F. H. Reusch Gechichte der Moraltreitigkeiten in der romisch-Katholischen Kirche, Norlingen, 1889, I, pagg. 33, 558, 556, 583, 587,593-11 (docc.) pagg. 302, 306, 311 e ss, 314, 316; P. Guerrini: I Pelagini di Lombardia nel «La Scuola Catt.,, 1922 s. 5, XXIII pagg. 274, 275, 285; Idem, in Miscellanea Bresciana, Brescia, 1953, pagg. 59, 96; M. Pedrocchi: Il quetismo italiano del 600, Roma, 1948, pagg. 32,34; Id., Il proble­ma del lassismo nel sec. XVII, Roma, 1953, pagg. 15, 50; Diction. d'Hist. e de Géograf Ecci. I coli. 1575-1576; Dizion. Biografico degli Italiani: 1st. Encicl. Treccani, 1960, pag. 681).

NOTA: La famiglia Alberti iniziò la sua dimora in Pergine verso l'anno 1566. Il vescovo Federico Wanga, che tenne il principato dal 9 agosto 1207 al 6 novembre 1218, anno in cui morì, diede in feudo ai fratelli Giacomo, Roberto ed Ottolino d'Enno, con esposto del 9 lu­glio 1217, il castello omonimo, che dovevasi ergere su una collina denominata Corona. Epperò la storia di questo castello, che potrebbe confondersi con altri, la si lascia alle ricerche di persona più prepara­ta in questo campo.

(P. Alessandrini: Memorie di Pergine, pag. 174)

ALBERTI DEGLI D'ENNO BARTOLOMEO (1768-1850). È certa­mente della stessa famiglia perginese. Sue sono le Ricerche storico­filosofiche sulle istituzioni cavalleresche, opera stampata a Lugano nel 1807.

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Si sa ancora di lui che fu insignito della commenda dell'Ordine di Malta e che morì in un suo castello a Collepasso in provincia di Lec­ce.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 94).

ALBERTI DEGLI D'ENNO FELICE, storico e principe vescovo di Trento. Quand'egli il 4 ottobre 1701 nacque, da poco i suoi genitori, Gervasio e contessa Barbera Bortolazzi, si erano trasferiti dalla loro patria perginese in Trento. Non ancora adolescente rimase orfano d'entrambi, e tuttavia riuscì a portare a compimento gli studi umani­stici presso la sua città. .

Abbracciato lo stato ecclesiastico, fu ammesso nel Collegio germa­nico in Roma donde ne uscì addottorato.

Spiravano, in quel tempo, specie in certi settori del clero, sintomi di notevole rilassamento religioso, che erano il riflesso della vita e del carattere dello stesso presule che guidava la Diocesi: il principe ve­scovo Domenico Antonio dei conti di Thunn. Le cose declinavano sia dal punto di vista religioso che amministrativo tanto che, con una complessa azione politica, il Capitolo della cattedrale riuscì a far no­minare un vescovo coadiutore le cui mansioni potevano svolgersi con amplissimi poteri. Quest'incarico fu coperto da Leopoldo Ernesto dei conti di Firmian, vescovo di Secovia (lstria).

Costui delegò le sue mansioni ad un concistoro ecclesiastico for­mato da persone pie e capaci e presieduto da Monsignor Bartolomeo Antonio Passi di Pressano, vescovo di Pella. L'Al berti appunto fu chiamato a far parte di quest'istituto, ove svolse incarichi di premi­nenza.

Morto il principe vescovo Domenico Antonio, fu chiamato a sue­cedergli, con unanimità di consensi sia religiosi che politici, il degnis­simo Alberti, il quale prese ufficiale possesso del potere sulla diocesi il 27 settembre 1759, giorno in cui l'imperatore Francesco I gli conces­se pure l'investitura politica.

Sciolse il concistoro e prese in mano le redini riuscendo, con la sua religiosità, la sua elevata coltura, il suo intuito amministrativo, a cor­reggere e a reggere le sorti della curia e della diocesi con grande abi­lità.

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Un episodio tuttavia adombrò, almento se lo si misura con il metro d'oggidì, il suo governo.

Il noto storico Girolamo Tartarotti di Rovereto scrisse la Lettera seconda d'un Giornalista d'Italia ad un giornalista oltremontano, con la quale poneva dei dubbi sulla santità e sul martirio del vescovo Adalberto. Sorse una polemica a non finire alla quale intervennero, come vedremo, l'Hippoliti ed il de Gaspari. La censura stessa eccle­siastica decretò che quest'opera del Tartarotti venisse bruciata pagina per pagina, con solenne cerimonia, nella piazza principale di Trento. E ciò mentre il Tartarotti giaceva a Rovereto bloccato in letto da quella grave malattia che presto l'avrebbe condotto al sepolcro.

Ma ciò non bastò. Morto il Tartarotti la municipalità di Rovereto pose il busto dell'illustre cittadino nella chiesa di San Marco, la par­rocchiale. Deinde irae: la curia di Trento ordinò di togliere l'effige del Tartarotti; i Roveretani non ubbidirono e la curia a sua volta decretò l'interdizione della chiesa. Nella questione fu implicata la stessa corte di Vienna con la quale l'Alberti addivenne ad un compromesso: nulla obiettava da parte sua che il busto venisse collocato nel palazzo pre­torio della cittadina.

Ciò fu fatto e si ristabilì la pace religiosa e civile.

Tutto sommato risulta dall'episodio che anche nella nostra regione l'illuminismo stava penetrando.

Tornando al nostro personaggio si deve dire di lui che, con la sua severa economia, seppe riassestare la finanza della diocesi e benché venisse tacciato di ((grettezza e spilorceriaJJ per nulla arricchì la sua famiglia. Risiedeva nel Castello del Buon Consiglio ch'egli ornò di nuova facciata.

In attesa del passaggio per Trento dell' Infanta di Spagna Isabella, figlia del duca di Parma, che si recava a Vienna per divenire sposa dell'arciduca Giuseppe, per poterla accogliere ed ospitare brillante­mente, dispose la realizzazione di un programma di lavori. Fece sel­ciare a n uovo diverse vie della città, chiamò da Verona Francesco Fontebasso per dipingere delle sale in Castello, rimise a nuovo i pavi­menti del torrione.

Laboriosissimo, nei ritagli di tempo, si dedicava a studi storici ela­borando una cronaca dei fatti riguardanti il Principato dall'anno 1022 al 1450 e compliando gli Annali del Principato Ecclesiastico di Trento dei quali Tommaso Gar ne curò la stampa.

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II principe vescovo Degli Alberti Felice, morto il 31 dicembre 1762, fu certamente una delle figure preminenti tra quelle che ressero nei secoli la diocesi tridentina.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 99 ; Ambrosi: Somm. Stor. Trent., pagg. 141 e succ., 245 ; A/berti Fr. Felice P.V.: Annali del principato ecci. Trento, Monauni, 1860; P. De Alessandrini: Memorie di Pergine, pagg. 146, 148, 185; Barbacovi: Memorie storiche della città e del territorio di Trento, pag. 83, 176; Brentari: Gui­daTrent., l, pag. 43; A . Costa: I vescovi di Trento, pagg. 139, 194 - 196, 371 ; A . Gadler: Effemeridi di Stor. Trent., pagg. varie).

ALBERTI D'ENNO GIUSEPPE VITTORIO, principe vescovo del­la diocesi di Trento. Nacque in Pergine il 24 luglio 1622. Completati gli studi a Roma, fu creato Canonico della Cattedrale e quindi vicario generale e decano del Capitolo.

Fu consacrato vescovo ed assunse il governo spirituale della dioce­si e quello temporale del principato nel 1689.

Ricorrendo con dotte tesi giuridiche e teologiche all'Imperatore stesso, ebbe causa vinta nella difesa dei diritti del Capitolo in merito alla reggenza nei periodi, non sempre brevi, di interregno tra la morte e la successione del principe vescovo, reggenza che intendeva assu­mersi il governatore del Tirolo.

Nell'amministrazione della diocesi proseguì la politica economica già perseguita dal suo predecessore, quella cioè di incrementare lo sviluppo dell 'industria mineraria in notevole ripresa in quegli anni in tutto il Trentino, specie nell'Alta Valsugana.

Ma il suo nome è soprattutto ricordato per la dolcezza d'animo, la moderazione e la giustizia del suo governo, nonché per le doti di pietà, benevolenza e carità.

Morì, dopo soli sei anni di governo, il 31 dicembre 1695.

(Ambrosi: Somm. Stor. Trent., pag. 132; L. Proner: Medaglioni Trent., pag. 116; P.de Alessandrini: Mem. di Pergine, pagg. 120, 148, 174, 187 ; O. Brentari: Guida Trent., I, pag. 42 ; Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 87; A. Stella: L'industria mine­raria del Trentino nel sec. XVIII su «Studi e Ricerche stor. sulla Reg. Trent., Ih, Com. Econ. Scient. Triveneto deli'Univ. di Padova, Tip. Antoniana, Padova, 1957, pag. 190; A. Costa; I vescovi di Trento, pagg. 139, l 77 - 179, 3 72).

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ALESSANDRINI GIUSEPPE, scultore, nacque a Civezzano nel 1754. Nel 1808 lavorava a Trento e «godeva credito di buon artista».

(Gerola in «Studi Trentini», 1930, pag. 141 ; Weber: Art. Trent., pag. 12).

ALESSANDRINI DE NEWENSTEIN (PIETRAPIANA) CAV. PIE­TRO, storico e romanziere. La famiglia Alessandrini si è consolidata in Trento sin dal 1442 quando un Sandrinus de Pergamo venne men­zionato Consul Tridenti. Lo stesso titolo fu attribuito poi anche ad un suo figlio, Mapheus (1498).

Un nipote diretto di costui, Petrus, fu nominato Conte Palatino nel 1518 dall'imperatore Massimiliano l, del quale era consigliere, come lo fu poi di Carlo V. Figlio suo fu il dottor Giulio, uomo di alta cultu­ra scientifica, letterato e filosofo, che fu medico alla corte di Ferdi­nando l, di Massimiliano II e di Rodolfo Il.

Da Rodolfo II la casata Alessandrini si ebbe il titolo nobiliare di Newenstein e come tale costruì in Civezzano, ove un ramo collaterale possedeva già terre, il palazzo omonimo.

Da Civezzano la famiglia ebbe ramificazioni anche in Valsugana: a Campolongo, dapprima, e, via via, a Pozza, a Pergine, a Caldonaz­zo, a Tenna, a Borgo, ecc. Un ramo è a Taio in Val di Non.

Da questa nobile famiglia uscì appunto il Cav. Pietro de Alessan­drini di cui ci occupiamo. Egli nacque a Trento il 17 dicembre 1882, ma può ben essere considerato perginese di adozione e rispetto al suo parentado e per l'attività di studio e ricerca svolto in Pergine dove, tra l'altro, riordinò il locale archivio.

Terminati gli studi ginnasiali entrò coma archivista nel Municipio di Trento. Ritiratosi da questa mansione per ragioni di salute, assunse poi incarichi direttivi nella Biblioteca civica della stessa sua città.

Di carattere romantico e sensibile, scrisse di critica musicale e tea­trale ed intessè romanzi storici, che allora ebbero notevole successo. Morì nel 1902.

Ecco alcuni suoi scritti: Allo sposo, lettera per nozze (Trento, Mo­nauni, 1860); Caterina Meld-rassigara, processata quale strega dal tribunale di Bormio, racconto (Trento, 1880); Nostra, romanzo stori­co (l Ed., Rovereto, 1884 - II Ed., Riva, 1887 - III Ed., Trento, 1890); Nostra, dramma storico in sei atti (Rovereto, 1889) rappre-

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sentato la prima volta al Teatro Sociale di Trento il primo dicembre 1890, ripubblicato con riduzione in cinque atti nel 1894 (Rovereto); Cornelia di Pergine, romanzo storico del XIV secolo (IIIEd.,miglio­rata: Stab. Tip. G. Z. Trento, 1900); Memorie di Pergine e del Pergi­nese (Borgo, Marchetto 1890), volume ripubblicato negli anni recenti per cura dell'Amministrazione comunale della cittadina; Biografie dei fratelli Agostino e Carlo Dott.ri Perini (Rovereto, Sottochiesa, 190 l); La Biblioteca Comunale di Trento nel suo ventennio 1869-89 (Borgo, Marchetto, 1901); Raccolta di memorie e di vari articoli pubblicati nei patrii giornali (Trento, Scottoni e Vitti, 1903).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 349, 522, 532; Ambrosi: Somm. Stor. Trent., pag. 245; Gorfer: I Castelli Trentini, pag. 724; Perugini: Cronache di Vigo e Cor­tesano; L. Proner: Med. Trent., pag. 92 ; Angelo de Gubernatis: Dictionnaire inter­national des Ecrivains du Mond Latin, Florenc, Soc. Tip. Fiorentina, 1905, pag. 19; A. de Gubernatis: Piccolo Dizionario dei Contemporanei italiani, Roma, Ed. Forzani, 1895, pag. 16; Umberto Alessandrini: Ricerche inedite gentilmente con­cesse in visione: A. Bonomi: Necrologio in «Atti Ace. Rovert. Agiati», Serie III, fase. III -IV, 1903, pagg. LXXIV-LXXX; Alto Adige, 19, 20 ottobre 1903).

ALPRUNI FRANCESCO ANTONIO, teologo e filosofo illumini­sta, nato a Borgo il4 dicembre 1732. La sua fu una vita che presenta molte luci ed ombre e pur tuttavia la si può interpretare in senso posi­tivo per i notevoli contributi di modernità ch'egli offrì precorrendo i tempi a lui futuri.

Ventunenne entrò a Genova nella Compagnia dei Barnabiti. Desti­nato all'insegnamento, tenne corsi di filosofia e teologia prima a Todi quindi a Roma, nel collegio di San Carlo ai Catinari. Nel 1768 venne chiamato da papa Clemente XIV a coprire l'incarico di Consultore dei Sacri Riti.

Era Consultore quando sorsero interminabili discussioni teologiche sulla devozione del Sacro Cuore. Il suo pensiero lo espresse in una Dissertazione inserita in ((Monumenta selecta» raccolta da Camillo Blasi sotto il titolo De Festa Cordis Jesu, pubblicata da ((Novelle Ec­clesiastiche)) (Parigi, 17 ottobre 1771, pag. 168).

Scrisse e dette alle stampe diversi lavori, ma sotto l'anonimato. Sempre a Roma godette la stima e l'amicizia di persone autorevoli

ed il Cardinal Herzan lo scelse come suo teologo, nonostante sin da allora manifestasse qualche lieve simpatia per in neogiansenismo.

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Nel 1790 iniziò la pubblicazione delle sue teorie intorno alla teolo­gia morale con un primo volume intitolato Francisci Antonii Alpruni Cl. Reg. S. Pauli in Archigymn. Ticin. Tehol. Mora/. Professoris de Officiis homini christiani libri V. Volume I, e nel 1792 ne pubblicò il secondo. L'opera venne sospesa causa (de vicende dei tempi, che mu­tarono ai danni della libertàJJ, scrisse egli, e causa le vicende che lo condussero, come vedremo, a vivere più una vita di azione che di pensiero.

Nel frattempo il conte di Firmian, plenipotenziario per la Lombar­dia lo aveva chiamato a Milano come insegnante di diritto pubblico nel R. Ginn. di Brera e quindi come professore di teologia morale presso l'Università di Pavia. Era pure Censore per il culto, a servizio del governo austriaco. Fu in questo periodo che, sotto l'influsso delle opere del Montesquieu e di Hume, si orientò decisamente verso la corrente illuministica agganciandosi al riformismo ecclesiastico giu­seppino. Fu scritto che si fosse iscritto alla Massoneria.

Certo che quando i Francesi occuparono Pavia, nel 1796, credette anche lui , come molti, di trovare sulle baionette napoleoniche quegli ideali di libertà che oggi, forse, , noi viviamo o dovremmo vivere.

Con l'arrivo di costoro l'Alpruni dà una svolta definitiva alla sua vita e diventa un agitatore ed uomo politico, ((danzerà la carmagno­la)) alle feste dell'albero della libertà, parteciperà a raduni e convitti patriottici.

L'albero della libertà: un tronco eretto in piazza, dipinto con i co­lori della rivoluzione e con in vetta il berretto frigio ; «Albero senza rami, berretto senza testa ... e si fa festa/JJ si parodiava in certi am­bienti padovani allora!

Comunque con i Francesi mantenne la cattedra presso l'Università di Pavia trasformata in cattedra di diritto, entrò a far parte della Mu­nicipalità di Pavia, divenne membro del Gran Consiglio della Repub­blica Cisalpina, quale «Jiuniore» del dipartimento del Ticino (9 no­vembre 1797).

In questa sua attività reclamò la difesa dei diritti costituzionali del collegio legislativo, contro gli arbritrii del Direttorio ... naturalmente si prese una cantonata ; reclamò la nazionalizzazione dei beni ecclesia­stici, e, vedi un po', ne prese un'altra.

Tuttavia le sue sono proposte dalle quali traspare un ben definito avveniristico programma politico.

Dal 21 marzo al 4 aprile fu Presidente di turno del Gran Consi­glio.

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Con il rientro dell'Austria fu arrestato, processato (1899) e sospe­so dall'insegnamento, che riprenderà, al ritorno dei Francesi, con la cattedra di diritto costituzionale e giurisprudenza naturale.

N el 1802 si ritirò dalla vita attiva per porre fine, come scrisse, <(ai dolori patiti dalle molte persecuzioni)).

Cessò di vivere il 30 novembre 1814.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent. , pag. 117 e ss ; Montebello: o.c., pag. 30 l ; Brentari: Guida Trent. l, pag. 349 ; Bibl. Ap. Vat. Lat. 9P39 H, 2151, 2631; Arch. Stato Fi­renze in Corte Ricci: 78 a. 1783 p. II - 79 a. 1784 p. l e 80, a. 1784 p. Il, ecc. ; Giornale ecclesiastico: VI 1797, pagg. 125, 129-X 1795, pagg. 73 , 78 , 82, 86, 89-Xll 1797, pag. 116; Memorie e docum. per la St . Univ., Pavia: I, 1878 pagg. 295, 329, 336, 537, 589 ; R. Ace. Lincei, Comrniss. Atti Cost. Ital. Ass. Repubbl. Ci­salp. , l -IX, Bologna, 1917, 1940; Carteggi bresciani inediti ecc., in Boli. Soc. Pa­vese Stor.: 1927, pagg. 177, 184, 208, 226 ; E. Codignola: Carteggi di giansenisti li­guri, Fl, 1941 , l, pagg. XXVII, XXXIV, XL, XCVII, C, 25 - Il, pagg. 17, 363, 481, 489, 493 - III, pagg. 148, 150, 216 ; F. H. Reusch: Der Index der verbotenen Biicher, Bonn: Il, 1885, pag. 963 ; F. Novati: Delle antiche relazioni tra Trento e Cremona; Arch. Stor. Lomb. S. 3, l , 1894, pagg. 72, 73; A. Bernareggi: Le polemiche circa la devozione del S. Cuore alla fine del 700 in La Scuola Catt. 1920, 5 Vol., XIX pagg. 24, 27; G. Cattani: Il Gians. e la legislaz. della Republ. Cisalp. Storia XV, 1931, pagg. 112, 113 ; G. Bo./]ìti: Scritt. Barba biti, I, FI 1933, pag. 24 ; E. Rota: G. Paggi e la formazione della psicologia del patriota moderno, Pavia 1923, pag. 129; Idem, Le origini del Risorgim. Ital., MI, 1938, pagg. 755, 828, 887, 1041, 1161 ; E. Codi­gnola: Illuministi, giansenisti e giacobini nell'Italia del 700, Fl 194 7, pagg. 84, 204, 210, 220, 271 , 322, 324; G. Solari: Per la stor. del Gians. ital., «Riv. di filosofia)) 1948, pagg. 48, 49 ; E. Damming: Il movim. gians. a Roma nella II netà del XVIII , Città del Vaticano, 1948, pag. 174; G. Gasperoni: Settecento Italiano, Padova 1941 , pagg. l 77, 210, 211 ; L. M ascheroni: Poesie e prose i tal. e lat. , edite ed inedite in Atti Ateneo Scienze, lett. arti , Bergamo, XVII, I - 1902-1903, pagg. 167, 169; Dizionario Biogr. degli Italiani: 1st. Encicl. Treccani, 1960, pag. 681 ; ecc.).

ALPRUNI GIAMBATTISTA, medico, figlio di Falcone, ebreo con­vertitosi al cristianesimo con il nome di Leopoldo, nacque a Borgo in data imprecisata. Lo si ritrova medico in Vienna durante la peste del 1679-80. Un suo metodo di cura e di prevenzione di questa malattia fu dato alle stampe e pubblicato nelle Effemeridi degli Eruditi di Francia: De Contagiones Viennensis Experimentum medicum Docto­ris Jo. Baptistae Alpruni Augustissimae lmperatricis Eleonora Aulae Medici destinati ab Exce/so Regimine pro pestiferorum cura (Pragae, Eph. XII. die 27 Maii 1680).

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Il Montebello parla di una cura basata sul ((succo di limone)), ma nel convento dei Francescani di Borgo sussiste un documento mano­scritto (così scrisse l' Ambrosi) che racconta come il medico (mella Piazza dei Cappuccini in Vienna dove abitava, tagliò ed aperse ad un appestato il bubone pestilenziale e raccoltane la materia, essendo egli perfettissimo nell'arte chimica, ne fece, in una storta a fuoco, l'oppor­tune operazioni sino a cavarne il sale, per venir in esatta cognizione della vera natura e qualità dell'orribile male e per poter con maggior senno ed applicazione usar diligenza nel curarlo e trovò quela sale (cui assaggiò egli stesso e fece assaggiare ad altri) altamente corrosi­va e arsenicale, al che corrispondevano gli sintomi dei pazienti, con­cludendo da ciò non esservi più salutiferi rimedi, che gli valutati su­doriferi per contemperare quella grand'acrimonia e come in effetti moltissimi con ciò guarirono ... )) Il documento prosegue descrivendo metodi d'ampliamento della cura.

((La cosa, scrisse l'Ambrosi, vale per quello che può valere, ma al­lora i medici divenivano celebri quanto più sapevano colpire l'immagi­nazione del volgo)).

A dire il vero questo giudizio dell' Ambrosi ci pare piuttosto ap­prossimativo, forse perché egli fu tratto in inganno dalla dizione ((as­saggiÒJJ, che ritengo debbesi interpretare nel senso di ((sperimentÒJJ.

Se vogliamo inquadrare il medico Alpruni nel suo tempo, credo che la sua figura emerga come quella di uno studioso professional­mente aggiornato. Galileo con le sue lezioni tenute in Padova tra il 1592 ed il 1610 introdusse appunto quel metodo sperimentale e di ri­cerca che venne introdotto anche nel campo medico-chirurgico. Nulla obbietta all'idea che l' Alpruni si sia impossessato di questo progresso, legandone così brillantemente il suo nome.

Il fatto che delle sue sperimentazioni ci si interessasse a Parigi, a Praga significa che l' Alpruni era a contatto con le più avanzate meto­dologie e che certamente la scuola medica patavina dell'epoca non gli era ignota.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 61; Montebello: o. c., pag. 30 l; Brentari: Gui­da Trent., I pag. 349; Tovazzi: Bibl. tirolese ins. 167 pag. 252; Tovazzi: Medicaem, n. 230; Emert: «Atti Ace. Agiati» di Rovereto, Serie III, Vol. XVIII, 1912, fase. 2).

ALTHAMER DOTTOR GIORGIO FRANCESCO di Primiero(Fie­ra). La famiglia Althamer si accasò in Primiero, provenendo da

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Fiemme, dopo la metà del 1500. Si ebbe un titolo nobiliare e dette sacerdoti, notai, avvocati, farmacisti, «diaciarbJ. Il dottor Francesco Giorgio si laureò a Padova nel 1751 e nel 1752 sposò Maria Teresa Pastorini di Fiera.

Il 18 giugno 1753 stipulò un contratto con i ((marzo/iJJ della valle dichiarando che ((osserverà la professione con la dovuta e pronta dili­genza et integrità, tanto con poveri che con ricchi, tanto con persone rustiche che con nobili e tanto nel tempo del/'invernata cattivo, che nel tempo d'estate e buono, con anco la taciturnità in casi di mali scandalosi)),

Morì nel 1766 lasciando otto figli, dei quali uno, Ascanio, fu sacer­dote.

(,, studi Trent.,,, 193 9, n. 4, pagg. 21 2, 213 ; «Voci di Primiero)), 1953, n. 4 e n. 5).

AMBROSI ANGELO, pittore, nato a Borgo. Nel 1824 dipinse un San Bartolomeo per il gonfalone della chiesa di Caldes e la pala d'al­tare, un Bambino Gesù con gli strumenti della Passione, per la chiesa di Tersolas in Val di Sole.

Nel 1851 fu chiamato a restaurare la pala di Santa Dorotea del Tobia Pok in San Marco a Rovereto ed i ritratti della Venerabile Giovanna Maria della Croce e Fra Tommaso da Bergamo, esistenti nella stessa chiesa; ritoccò la Deposizione attribuita al Tintoretto, che trovasi nella chiesa del Suffragio a Trento.

Sempre per restauro lavorò nel 1852 sul quadro di San Girolamo del Brusasorci, in Santa Maria di Rovereto, e sulla raffigurazione del­la Sacra Famiglia del Moretto, che trovavasi in casa Salvadori.

Nel 1859, presso la famiglia Cresseri, restaurò un Ritratto di guer­riero del Morone.

Dipinse tra le cose di cui si ha notizia un Redentore, una Sacra Famiglia, Le Rovine di Cartagine.

(Weber: Art. Trent., pag. 13 ; Perini: Guida, pag. 131 ; StefaniA.: pagg. 85 e 124; M. Tirol. 1852, n. 68).

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AMBROSI FRANCESCO, scrittore storico e scientifico. È l'autore dal quale abbiamo appreso la maggior parte delle notizie raccolte in questo lavoretto ed è uno dei maggiori studiosi della storia della no­stra Regione.

Miglior biografia di lui non possiamo presentare di quella che egli stesso tracciò nel Postscriptum autobiographicum, steso in appendice all'opera sua che va per la maggiore: Scrittori ed Artisti Trentini, uscita in due edizioni, la seconda delle quali per i tipi di Giovanni Zippel in Trento nel 1894. 192.4

<<Nacqui in Borgo di Valsugana a dì 17 novembre HJ91. Crebbi contrastato dai vecchi pregiudizi di famiglia che volevano fare di me un sacerdote, e dal bisogno altamente sentito di darmi allo studio, senza legare preventivamente la mia individuale libertà. Chiesi, e non ottenni, d'uscire di patria a fine di percorrere i corsi regolari del gin­nasio, onde presi la risoluzione di fare da me rendendo mi autodidat­tico. Mi sorresse l'animo, e mi aiutò con libri e buoni consigli, il dot­to Sacerdote Francesco Dall'Orso/a, uno degli Eremitani di Sant'A­gostino venuto in patria dopo la soppressione del Convento di San Marco in Trento; il p. Camillo Terzi d'Alzano, francescano della provincia di Santo Vigilia, e uomo di vasta dottrina e grande inge­gno, si associò nell'opera incominciata dal Dall'Orso/a; ambedue mi divennero consiglieri ed amici, e da ambedue ritrassi quelle norme che mi raffermarono nella via dello studio. M'applicai da prima alle Scienze naturali, alla storia ed alla filosofia; la botanica divenne la scienza di mia particolare predilezione, ed ottenni molti incoraggia­menti da botanici distinti, quali furono Casimiro Sartorelli (nativo di Telve e farmacista in Borgo. N.R.), Dr Francesco Facchini (di Forni in Fiemme. N.R.), i Professori Antonio Bertoloni, Filippo Parlatore, il Cav. A /berta Parolini, M J. Gay, ed altri, che mi favorirono dei loro lumi e della loro benevolenza.

Nell'anno 1864 mi trasferii a Trento, dietro invito di questo spetta­bile Municipio, il quale, contro ogni mio merito trovò di sollevarmi al posto che ora occupo nella Biblioteca e Museo Comunali)),

Promotore della sua nomina a questo incarico fu il suo compatrio­ta il Dr. Carlo Dordi, allora consigliere municipale della città di Tren­to.

Iniziò quindi il suo lavoro compilando un catalogo distinto per ma­teria ed ordinando alfabeticamente i preziosi manoscritti.

N el 1869 si fa promotore dell'istituzione di una «pubblica cattedra per lezioni libere e popolari della Storia d'Italia e della letteratura

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italiana, che doveva considerarsi come connessa alla Civica Bibliote­ca)).

Nel 1873 curò il trasloco della biblioteca da Via SS. Trinità a Via Belenzani ... con l'aiuto di sei pompieri (!).

Evidentemente non possedeva particolari doti logistiche, se la Dire­zione della Biblioteca gli procurò un richiamo ufficiale da parte del Municipio per la lentezza dei lavori di trasloco e di riordinamento nella nuova sede.

Nel 1881 iniziò la Rivista per l'Archivio Storico per l'Istria, Trieste e Trento ed egli ne fa l'organo ufficiale della sua biblioteca.

N el 1881 è uno dei più strenui realizzatori per la fondazione del­l' Archivio storico Trentina.

Ma in questo stesso anno subisce un processo politico per contrav­venzione alla Legge sulla Stampa: tratteneva in biblioteca il libro di V. Zatelli - Trento - Il diritto storico dell'Austria -, opera seque­strata dalla Polizia!

Tuttavia non gli fu tolto l'incarico, che mantenne sino alla morte che lo colpì il 9 aprile 1897.

Il Municipio di Trento gli destinò ((per riconoscenza)) una tomba nel famedio.

I suoi titoli di prestigio: si ebbe la medaglia d'argento dal Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze (1850); membro della Società zoo-botanica di Vienna (1853); socio corrispondente dell'Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bassano (1854); Socio della Soc. Botanica di Ratisbona (1854); della Società di Orticoltura del Litorale (1859); della Società zoolofila Triestina ( 1860); dell'Accademia di Agricoltu­ra di Verona (1862); dell'Ateneo di Brescia (1866); socio e corrispon­dente dell 'Accademia Pittagorica di Napoli e dell'Accademia Palermi­tana (1887) ; socio fondatore della Società Veneto-Trentina di Padova (1872); membro e corrispondente della Societé Nationale des Scien­ces N aturelles di Cherbourg (1874); medaglia d'oro dell'Associazione dei Benemeriti Italiani di Palermo (1876) ; Socio fondatore della So­cietà didascalica Italiana di Roma (1879); socio onorario dell'Acca­demia delle Scienze, Lettere ed Arti di Catania (1879); socio dell'Ac­cademia Olimpionica di Vicenza (1880); delegato con croce d'oro dell 'Istituto Umberto I, di Livorno (1880); consigliere della Reale Ac­cademia Virgiliana di Scienze, etc. di Mantova (1880); consigliere della Società Ital. di Antropologia e Etnologia di Firenze (1880); so­cio della Soc. Botanica di Firenze ( 1889); medaglia scientifica inter­nazionale dell'Accademie Internazionale de Geographie et Botanique

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di Le Mans (1S94); e naturalmente socio dell'Accademia Roveretana degli Agiati.

Ed ecco la sua eredità nel campo storico e scientifico:

OPERE DI CARATTERE STORICO-LETTERARIO

Biografia di Angelico Sicca, tipografo (Il Messaggere Tirolese, Ro­vereto, 1S63 n. 4S, pagg. 132-1333); Letture popolari di Storia d'Ita­lia, Evo antico (Trento, 1S69-1S71); Gli utensili in pietra se/ce (da «Patriota)) I del 13.1.1S66); Discorso letto in riva al lago di Garda nel giorno del trasferimento delle Ceneri del Comm. Tommaso Gar da Desenzano al Cimitero di Trento (Trento, tip. Kuperr-Fronza, 1S73 in4°); L 'Evo antico trentina (Trento, 1S72); Dante e la natura, ovvero frammenti di filosofia e di storia naturale desunti dalla Divina Commedia (Padova, Prosperini, 1S74; S0

, pagg. 16); Dante Alighieri e la Divina Commedia, ragionamento da una storia inedita del Me­dio Evo (Trieste, Herrmanstorfer, 1S74, so, pagg. 22); Inquisizione e Gesuitismo primitivo, brano di storia del sec. XVI (Trieste, c.s., 1S74, so, pagg. 1S); Il Trentina nel 500, memoria storica (S.S., Tip. Cellini, 1S75, so, pagg. 3S); Oggetti preistorici conservati al Museo di Trento (Boli. di Paleontologia !tal. Il, 1S76, pagg. 13S e ss.); Profili di una storia degli scrittori e artisti trentini (Borgo, Marchetto, 1S79, so, pagg. 103); Di Pietro Andrea Mattioli senese e del suo soggiorno a Trento. Note biografiche (Trento, Marietti, 1SS1, S0

, pagg. 1S, con ri­tratto); Sommario della Storia Trentina dai tempi più antichi fino agli ultimi avvenimenti (Borgo, Marchetto, I Ed.); Di Telve e di Fran­cesco di Castellalto (Ibidem, 1SS1 ); Successo del conte Ottavio Avo­gadro che occupò Riva nel 1588, narrato da un anonimo contempo raneo (Riva, 1SS1); La compagnia di Virgilio, Stazio e Dante, ovvero i Canti XXI-XXV del Purgatorio (Trieste, Herrmanstorfer, 187S, S0

,

pagg. 23); Ricordi storici (Roma, Arterio, 1SS2, pagg. 7); Il passag­gio del principe Eugenio di Savoia per le Alpi Tridentine (Trento, Zippel, S0

, pagg. 2SO, 1SS3); Del V.P. Gianmichele dei Conti di Sto­ro e del Trentina durante la guerra di successione di Spagna. Cenni storici (Trento, 1SS5); Carlo Emanuele Madruzzo e la stregoneria nel Trentina. Appunti di storia Trentina (Venezia, Arch. Veneto, 1SS6); Delle invasioni francesi nel Trentina sino alla secolarizzazio­ne del principato. Ricordi storici (Trento, Saiser, S0

, pagg. 23); Com­mentari della Storia Trentina (Rovereto, Sottochiesa, 1SS7); Jacopo Acconcio o il più antico filosofo trentina (Trento, 1S85); Naturalisti Trentini (Padova, Prosperini, 1SS9, pagg. 31 - Estr. Boli. Soc. Ven.

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Trent. Scienze natur., Tomo IV, n. 3); Due lettere di Clementina V annetti e Gian Pietro Muratori (Trento, 1889); I tipografi trentini e le loro edizioni con ispeciale riguardo alle cose teatrali e alla lettera­tura dialettale (Trento, Arch. Stor., 1890); La Biblioteca Comunale di Trento. Cenni storici (da «Strenna Trentina», Zippel, 1890); Lette­re di uomini illustri della Valsugana (Bassano, 1891); Scrittori e Ar­tisti Trentini, II Ed., notevolmente accresciuta e corretta (Trento, Zippel, 1894, 8°, pagg. 553); Sommario della Storia Trentina dai tempi più antichi sino agli ultimi avvenimenti II ed. con un saggio di bibliografia storica trentina (Borgo, Tip. Marchetto, 1896).

OPERE GEOGRAFICO-SCIENTIFICHE

Elenco sistematico delle piante fanerogame del Tirolo italiano (Bo­logna, Annuario delle scienze, 1854); Flora Tiroliae australis uscita a puntate con inizio dal 1854 e raccolta in due vol. in 8°, Padova 1857); La Gilinsoga parviflora e i Cereali nel Trentina (Bologna, 1864); Una farfalla, ovvero considerazioni intorno alla Terra (Mila­no, Stab. Agnelli, in 8° pagg. 24, 1872); Concetto della natura presso gli antichi. Guida per un'escursione nella Valle di Sella e Cima Do­dici (Trento, Tip. Seiser, in 8° pagg. 16, 1876); Cenni per una storia del progresso delle scienze naturali in Italia (Padova, Tip. Prosperini, in 8° pagg. 45, 1877); L 'intelligenza degli animali superiori (Trieste, Tip. Herrmanstorfer, in 8° pagg. 12, 1877); La Valle del Tesino, di­scorso tenuto agli alpinisti riunitesi a Pieve Tesino il 2 settembre 1877 (Borgo, Marchetto, pagg. 22, 1878); Trento e il suo circondario descritti al viaggiatore (Trento, 1881); Il Cielo (Padova, Tip. Prospe­rini, in 8° pagg. 20, 1880); Il Cielo, riassunto scientifico letto nella adunanza della Soc. Ven-Trent. tenuta a Schio nei gg. 30, 31 maggio 1880 (Padova, c.s. Estr. Boli. Soc. Ven-Trent. di scienze nat. 1880 n. 4); Della Flora tridentina (Rovereto, Tip. Roveretana, in 8° pagg. 16, 1882); La Terra e i suoi morti (Trieste, Tip. Tomasich, in 8, pagg. 22, 1883); Un canestro d'Imenomiceti raccolti nella Valle di Sella (Padova, Boli. Soc. Ven. Trent. di Se., 1884); Una questione per una carta geografica (Milano, Arch. Stor. Lomb. 1884); L 'orso nel Tren­tina, cenni storici (Rovereto, A nn. degli Alpin., 1886); L 'orso nel Trentina, ed. accresciuta e migliorata (Trento, Tip. Scottoni e Vitti, in 8°, 1886); L 'indicatore per il forestiere a Trento (Trento, Scottoni e Vitti, in 16°, 1887); Le piante crittovascolari nel Trentina (Estr. dal XIV Ann. Soc. Alp. Trent., in 8° pagg. 24, 1887-88); L'uomo e le sue

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razze, cenni critico-naturali (Padova, Boli. Soc. Ve n. Trent. Se. N a t. 1890; La Valsugana descritta al Viaggiatore (Bassano, 1891).

In collaborazione con il Dr. Francesco Facchini approntò un pre­zioso Erbario, che fu donato poi al Museo di Scienze naturali di Trento.

Fu collaboratore di molte riviste quali ((Mente e CuoreJJ di Trieste, ((Bollettino di paletnologia italianaJJ, ((Archivio Storico ltalianOJJ, ((Bo/lettino della Società Veneto Trentina di scienze natura/iJJ, ((Archi­vio Storico TrentinOJJ, ((Pro PatriaJJ, ((Strenna TrentinaJJ, ecc.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 517-519; Ambrosi: Somm. Star. Trent. , pagg. 246-248; Atti <<Ace. Agiati di Rovereto» 1897 vol. III, pagg. XXXIII-XXXIX: Ne­crologio; Idem, Rovereto 1903, pag. 664; P. A. Saccardo in «Boli. Soc. Ven. Trent. di Se.», Tomo VI, n. 3, 1899; A. De Gubernatis: Dizion. Contemp. etc., pag.25;A. Cetto: La Biblioteca Com. di Trento nel centennario della sua apertura, Firenze, Tip. Leo S. Olshki, Ed. 1956; Alfonso Sorbelli: Dizionario Bio-Bibliografico dei bi­bliotecari e bibliofili italiani, Firenze, Tip. c.s., 1933 ; Ministero Pubblica Istruzione, Direz. Generale Accademie e Bibliot.: Annuario, Parte Il, Palombi Ed., Roma 1958, pag. 301; D. R. in «Atti Ace. Roveret.», 1897 Sez. III, pagg. XXXIII­XXXIX).

ANDREATTA PROF. CARLO, naturalista, mineralogo, petrografo, nato a Pergine il 23 gennaio 1906. Compuiti gli studi ginnasiali in Rovereto, frequentò l'Ateneo di Padova presso il quale si laureò nel 1928. Rimase presso la stessa Università come assistente di mineralo­gia e petrografia, quindi conseguì la libera docenza nel 1932.

Nel 1936 venne nominato professore straordinario di Mineralogia nell'Università di Messina e nel 1938 direttore dell'Istituto di Minera­logia e Petrografia dell'Università di Bologna.

Premio dei Lincei nel 19 51, socio dell'Accademia benedettina delle Scienze dell'Istituto di Bologna, corrispondente dell 'Accademia delle scienze di Vienna, membro della Geogical Society of America, socio benemerito della Società delle Scienze naturali del Trentina-Alto Adi­ge, membro del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italia­no: ecco taluni dei suoi titoli più prestigiosi.

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Morì il 6 febbario 1960 e riposa nel cimitero di Pergine. Sulla sua tomba una significativa iscrizione ne condensa la vita e l'animo:

Pr. CIRO ANDREA TT A

DIEDE A BOLOGNA LA FAMA DEL SUO MAGISTERO INSIGNE

DIEDE ALL'ITALIA L'ORGOGLIO

DELLE SUE RICERCHE SCIENTIFICHE

MA CONSERVÒ AL TRENTINO IL SUO AMORE DI FIGLIO

SVELANDO IL SEGRETO DELLE SUE MONTAGNE

Una solenne cerimonia commemorativa, presenti autorità accade­miche, politiche, religiose fu tenuta nel primo anniversario della sua morte.

Borse di studio alla sua memoria furono istituite dal Comune di Trento e dall'Università di Bologna.

Tra i suoi lavori ricordiamo: Bibliografia mineralogica della Vene­zia Tridentina (Are h. per l'Alto Adige, Anno XXII, 1928); Di una interessante roccia dei Laghi d'AJE nel Lagorai (Trento: Art. Scoto­ni, 1929); Giacimento di granito a/mandino nel massiccio di Cima d'Asta («Stud. Trent. Se. Nat»., 1938, n. 2); Il sottosuolo e le sue pos­sibilità (Trento: Tip. Saturnia, 1958 in 8); Laformazione gneissico Kinsigitica di Val d'Ultimo (Ibid., 1935); Mineralogia e cristallogra­fia (Bologna: Libr. Univ. S.T.E.B. 1958 in 8); Panorama minerario della Venezia Tridentina (Brennero, n. 186, Anno 1940); Sguardo alla Geologia della Venezia Tridentina (lbid. n. 236 Anno 1940); Pi­ckeringite di Caneza (Trento: Art. Graf. Scotoni, 1930); Recensioni di petrografia (Ibid., 1930); Relazione sul rilevamento geologico nel­l'Alto Adige Occidentale, eseguito negli anni 1930, 31, 32, 33, 34 (Padova: Soc. Coop. Tip., 1935): Ricerche di petrografia strutturale -Scuola di Innsbruck, 24.1.1932 - (Viaggi di Studio ed esplorazioni: Roma, 1933); Su alcune calcopiriti della Venezia Tridentina (Città di Castello, Soc. An. Tip., 1929); Successione della manifestazioni ma­gnetiche sul massiccio Ortles-Cividale (St. Trent. Anno 23, 1942; Sui cosidetti Scisti del Verrucano dell'Alto Adige (Stud. Trent., 1939; Sull'Arsenopirite di Nogaré (Art. Graf. Scotoni, Trento, 1929); Sulle arsenopiriti dei giacimenti di Calceranica e Caldonazzo (lbid. 1928); Un esempio di pieghe di taglio (Padova: Atti Ace. Veneto Trentina, Vol. XXV, 1935); Cinquant'anni di progresso scientifico: 1907-1956 (Milano: Tip. Lit.).

(G . Fagnani: «Riv. Mens. del Club Alp. Ital)). Vol. LXXIX n. 7 e 8, Torino l 960; L 'Adige del 7.2.1961; F. Trentini: Necrologio in «Atti Ace. Roveret. Agiati)), 1964, Serie V, Vol. IV, pag. 138).

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ANTONELLI PADRE DOTTOR ALDO nacque il 3 dicembre 1919 a Canzolino (Pergine). Entrato nei Camilliani venne ordinato sacerdote nel 1945 e volle poi partire come missionario nello Yunnan in Cina. Studiò medicina per tre anni a Shianghai, ma poi rientrò in Italia per completare gli studi in Padova. Qui si laureò in medicina e chirurgia nel 1953. Ripartì subito per l'Oriente e venne eletto Superiore della vasta missione camilliana che comprendeva territori nella Tailandia, nell'isola di Formosa e nelle isole Pascadores.

Svolse intensa attività come sacerdote, medico e organizzatore, istituendo ospedali, ambulatori, lebbrosai ed un ampio istituto per la preparazione di infermiere.

Nel 1965 tornò in Italia e venne chiamato a presidere il Capitolo generale dell'Ordine, quindi ripartì per la missione.

Colpito da un male ch'egli stesso diagnosticò irreversibile, fu chia­mato in Italia per seguire delle cure. Approffittando di una lieve ripre­sa chiese ed ottenne di ripartire per inaugurare in Thailandia un vil­laggio per lebbrosi. Rientrato a Formosa continuò la sua attività sino all'esaurimento delle forze.

Sul letto di morte disse: ((Se il Signore preferisce alla mia opera la mia vita, sono pronto e lieto di offrirgliela''· Così questa eroica figura di uomo serenamente morì, in quel lontano paese, nei primi giorni del maggio 1967.

(Vita Trentina del 18 maggio 1967, con fotografia).

ANTONIO DA PRIMIERO, costruttore e scultore in Venezia. Nel 1462 ricevette l'incarico dalla Signoria Veneta, l'offerta e la conferma, di eseguire e sorvegliare i lavori al Madone.

Ciò è quanto, a tuttoggi, di quest'artista si sia potuto reperire.

(Paoletti: Arte e Scolt. del Rinascim., Venezia I, pag. 44; Thieme: Lex 11, 8, pag. 17; Weber: Art. Trent. etc. pag. 17).

AVANCINI (DEGLI) DI LEVICO: LA FAMIGLIA. È certo una delle più nobili e più antiche famiglie della graziosa cittadina. Già dal 1250 il capofamiglia era di diritto ((camerlengo" del principe vescovo di

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Trento, con l'obbligo di «dare lettos et banchas episcopo quando venit levigum)J non solo, ma doveva fornire di cavalli e di quanto abbiso­gnasse lui ed il suo seguito. Ma il titolo nobiliare di alto lignaggio pervenne alla famiglia per merito di Avancinus de Avanciniis, del qua­le diremo appresso.

Qui sotto, in ordine alfabetico, qualcosa si dirà di ciascuno dei per­sonaggi di questa famiglia, che nel corso dei secoli lasciarono le loro orme.

(Bibl. Com. Trento: ms. 361 , pagg. 61 e seguenti: A. Cetto: Avancinus Avancini, conte palatino e gli Avancini di Levico, Stud. Trent. di Se. Stor. Anno XXX, 1952 Fase. l , pag. 59).

AVANCINI AUGUSTO, uomo politico, nato a Strigno il28 febba­rio 1968 da Lodovico, persona che incontreremo nelle pagine seguen-ti. -

Rimasto orfano d'ambedue i genitori, ancora in giovanissima età fu allevato dagli zii in Levico. Nel 1883 iniziò gli studi in Trento, ma dovette interromperli per difetto di mezzi finanziari. Comunque, privi­tamente, si interessò a studi di carattere storico-politico.

Dal 1887 al 1893 tenne a Bolzano la contabilità di una ditta Com­merciale. Nel frattempo svolse intensa attività politica opponendosi al tentativo di assorbire il gruppo etnico italiano di quella città, e del Trentino in genere, nel noto movimento pangermanista. Subì un pro­cesso politico per essersi opposto ed aver ostacolato la famosa mani­festazione pangermanistica di Pergine.

Fu tra i fondatori del Partito Socialista Trentino e a questa orga­nizzazione consegnò i suoi ideali irredentistici. Con Cesare Battisti promosse inutilmente una campagna per ottenere l'istituzione di un'Università Italiana sia a Trento che a Trieste.

Nel 1903 fu consigliere comunale a Trento e nel 1907 fu eletto de­putato a Vienna.

La sua politica si trovò in contrasto con quella di Battisti,, che, co­me è noto, dava il P.S.T. una posizione anti internazionalista e quindi l'A vancini si dimise dal parlamento, cedendo il posto al Battisti stesso (1910).

Scoppiata la guerra rimase tra i suoi a Trento, quindi si trasferì a Bregenz, nel Vorarlberg, sui confini con la Svizzera.

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Da questa località clandestinamente diresse un centro di informa­zioni militari in favore dell'Esercito Italiano, fino a tanto che anche lui, come molti Trentini, non venne internato e rinchiuso nel campo di Gross-Siegkarts.

Dopo Caporetto il suo nome fu trovato dall'esercito invasore tra gli elenchi degli informatori. Fu perciò processato e condannato a dieci anni di carcere che iniziò a trascorrere a Vienna e a Innsbruck. Qui fu liberato dopo l'armistizio.

Tornato a Trento trovò difficoltà a reinserirsi nel partito per il sen­so ((di umanitarismOJJ ch'egli voleva imprimere all'organizzazione ed al programma, contrastato dal ((massimalismo)J della vedova Battisti.

Si ritirò a Cles ove il 5 luglio 1939 morì. Lasciò degli appunti e considerazioni inedite.

(A. Zieger: Storia del Trentino Alto Adige, Trento, 1926, pagg. 207, 208; E. Fa­bietti: Cesare Battisti, Firenze, 1928; E. Battisti: Avancini Augusto in «Trentino» XVII, 1939, pagg. 201, 204; K. in «Problemi del lavoro», XII, 1939, pagg. 45 s.; A.C. I nostri morti in «Studi Trent»., 1939, fase. 4 pagg. 361-362; F. Bertoldi: La stampa operaia soc. trent. in «Movim. operaio», III, 1951, pag. 588; A. Pitassio in Dizionario Biogr. degli Italiani, Istit. Encicl. Treccani, 1960, pag. 63 7).

AVANCINI (DE) AVANCINO, ((mi/es ac eques auratUSJJ, di Levico. Fu il nobile ed intrepido cavaliere e combattente che procurò il titolo nobiliare alla famiglia sua ed ai suoi eredi.

Si pose egli al servizio dell'imperatore Carlo V e ne divenne il più fidato amico e consigliere.

Nel 1535 aveva partecipato alla presa di Tunisi, nella guerra con­tro i Mori. Nel 1541, sempre nella prosecuzione della guerra, è di nuovo in Algeria per tentare di riconquistare la stessa città nel frat­tempo perduta. Nella fatale giornata del 25 novembre, fu lui a salvare la vita dell'imperatore, il quale riuscì, battendo in ritirata, a reimbar­carsi. In quel frangente l' Avancini bloccò la fuga degli imperiali, riu­scendo con un reparto a trattenere l'avanzata prepotente dei Turchi, dando appunto il tempo all'imperatore di sfuggire la prigionia.

N el 1543 è a fianco dell'imperatore contro il ribelle duca di Cleves e nello stesso anno è all'assedio di St. Didier, tenuta da Francesco l.

Il 24 aprile 154 7 prese parte alla battaglia di Miihlberg, vinta da Carlo V contro Giovanni Federico di Sassonia. Nel 1552 è partecipe

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dell'insuccesso delle truppe imperiali nell'assedio di Metz, che durò dal 16 gennaio al 26 dicembre.

Il 6 luglio 1555, con solenne cerimonia, è investito del titolo di conte patatina: Comes Auratis Sacri Lateranensis Palatii Aulequae Nostrae Caesareae et Imperialis Concistori ComesJ).

Il titolo era trasmissibile ai fratelli, alle sorelle ed agli eredi. Oltre agli impegni militari l'A vancini svolgeva, spesso per incarico

dell'imperatore, delicate missioni diplomatiche presso le corti europee.

(Bibliot. Com. Trento: manoscritto 361, pagg. 61 e ss; A. Cetto: A.A. conte pa­latino; Idem: Castel Selva e Levico, Trento Saturnia, 1952; L. Mazzo/di in Dizion. Biogr. degli Italiani, c.c. pag. 639).

AVANCINI AVANCINO, poeta e romanziere, nato a Milano il 15 febbraio 1866. Suo padre lasciava la natia Levico nel 185 9 per eserci­tare la professione di medico a Corteno e successivamente a Edolo, Bondione, Parabiago e Settimio Milanese.

A vancino iniziò e completò gli studi nel ginnasio liceo Cesare Bec­caria, raggiungendo con onore la maturità classica. Il 3 luglio 1888 si laureò in belle lettere presso l'omonima Accademia. Iniziò quindi l'in­segnamento nel liceo Parini in Milano, ma nel contempo collaborava con diversi giornali.

Fu redattore dell'cc Emporio Pittoresco)), collaboratore di cc Cronaca RossaJJ, la ccFarfalla)), del ccPro Patria)) di Trieste.

Con Damiano A vancini, nel 1900 diresse cd/ Salotto)). Fece parte della redazione del ccCorriere delle maestre)). Spesso usava gli pseu­donimi di Lodovico Turres o Aldo Lodovico.

Per molti anni fu preside e rettore del Collegio Calchi Taeggi. Fu Presidente dell'Associazione Trentina milanese, Vice presidente della Trento e Trieste, consigliere del Circolo Trentino.

Dopo di aver diretto per qualche tempo cc L :4 vvenire letterario)), la­sciò il giornalismo per dedicarsi a studi a lui più consoni.

Ricoprì anche l'incarico di segretario della Cooperativa Editrice Italiana.

Morì a Regoledo all'età di 73 anni, il 5 luglio 1939, lasciando una cospicua produzione letteraria, tra cui:

Rime(Milano,Bortolotti,l6°, pagg. 141, 1888); Il vile- Bozzetto (Trieste, Pro Patria, 1889, fase. l, pagg. 31-39); Novelle lombarde

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(sono 12 novelle edite a Milano, Trevisini, 16°, pagg. 171, 1gg9); Fantasia (Trento, Zippel' 1g90); Domiziano-Poema drammatico in 5 atti (Milano, Galli, 16°, pagg. 195, 1g91); Fantasie (Stenna Trentina di letter. e arte, 1g91, pagg. 25, 26); Grammatica latina per le classi ginnasiali (Milano, Galli, pagg. VII - 214, 1g91); Finis Poloniae («Strenna Trent. lett. e arte», pagg. 29, 30, 1g92); Amore e dolore -Romanzo (Milano, Pirola, 16°, pagg. 251, lg92); La gloria - Versi (Trento, Zippel, }g93); Il Castello di Milano (Milano, Galli, go, pagg. 1g, lg94); La gloria («Strenna Trent. lett. arte», 1g94, pag. 10); Le intime compiacenze - Rime (Milano, Galli, 16° pagg. 183, lg95); Gli eredi - Scene di vita lombarda («Natale Trentino-Strenna» 1g9g pagg. 2, 12); All'ombra de/faggio- Novelle per giovanette (Milano, Hoepli, 16°, pagg. VIII + 423, 1g99);Jl Napoleone d'oro (Palermo, San­dron, 16°, pagg. 20, lg99); La caccia-Racconto (Ibidem, 16°, pagg. 1g, lg99); L'uomo dei boschi (Ibidem, 16°, pagg. 37); Cantante a spasso - Racconto (Stenna del giornale Alto Adige, 1900, pagg. 31 -33); L 'uomo dei boschi (c. s., ristampa, 1900); Casa grande (Lancia­no, Carobba, 16°, pagg. 31, 1901); I racconti dell'allegro compare -Letture per la gioventù (Milano, Vallardi, 16°, pagg. 41g, 1901); Le tre disgrazie del Signor Mammolino e il maestro Ventura (Ibidem, 16°, pagg. gg, 1901); L 'oasi- Romanzo per le famiglie e la gioventù (Milano, Hoepli, 16°, pagg. XIV + 613, 1901); La gaia vita - Ro­manzo (Milano, Agnelli, go, pagg. 335, 1903, con copertina di A. Bel­trame); L'idolo infranto- Romanzo (Milano, Boldrini e Castaldi, 16°, pagg. 32g, 1903), tradotto in tedesco con il titolo di Giitzentrù"mmer;

L 'unico figlio - Bozzetto (Strenna del giornale Alto Adige, pagg. 60-66, 1903); Polvere e ombra - Da Magenta a Solferino - Romanzo storico (Milano, Cogliati, 16°, pagg. 525, 1903); Rimedio eroico (Strenna giorn. Alto Adige, pagg. 26 - 29, 1904); Piccola grammatica italiana per le classi terze elementari (Milano, V allardi, 16°, pagg. 39, 1905); Idem per le IV elem. (Ibidem, pagg. 75); Viceversa poi ... (Strenna per il giorn. Alto Adige, pagg. 20-23, 1905); L 'ameno in­ganno - Romanzo storico (a puntate su Rassegna Nazionale di Fire­zne, annate 1905-1906); Nella veranda - Novelle per giovanette (Mi­lano, Hoepli, 16°, pagg. 42g, 1906); Piccola storia d'Italia (in tre parti : Età romana, Età di mezzo ed Età contemporanea, Milano, Pal­lestrini, pagg. 41 O, 1906); In Italia bella - Romanzo storico (pubbli­cato a puntate su Rass. N az. di Firenze negli anni 1906-1907); Al­l'ombra del faggio ... (II Ed. Milano, Hoepli, 17°, pagg. 366, 1907); Grammatica della lingua italiana per le scuole medie inferiori (Mila-

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no, Vallardi, 16°, pagg. 154, 1907); Piccola grammatica per le classi quinta e sesta elementare (Ibidem, 16°, pagg. 157, 1907); Sotto la pergola - Dai racconti dell'allegro compare - Serie I (Ibidem, 8°, pagg. IV + 234, 1907); Al lume delle stelle - Dai racconti dell'alle­gro compare - II Serie (Ibidem, pagg. IV + 234, 1907); La nuova Italia (Milano, Signorelli, 16° pagg. 310, 1908); L 'esperienza ha di­mostrato che la propaganda della Dante Alighieri deve estendersi etc. (Milano, Cardari, 8°, pagg. 8, 1908); Il primo dolore (Lanciano, Ca­rabba, 16°, pagg. 23, 1909); Giacomo Poma (Milano, «L'attualità», maggio 1910, pagg. 41-42); La sensitiva - Romanzo (a puntate su Rassegna Naz. di Firenze, negli anni 1910); Tra una corsa e l'altra -Bozzetto (Alto Adige, 191 O, n. 293); I doveri dell'ospitalità - Novella (Ibidem, 1911, n. 294); Il monumento a Dante in Trento (in «<talia Bella»,Milano,n. 7 del15 aprile 1911); Il Natale nellepoesiefrancesi e italiane (Milano, «La Coltura Moderna», dicembre 1911, pagg. 73-77); I volontari del 48 nelle Giudicarie (Alto Adige, 15-16 aprile 1911); L'eredita- Novella(Ibidem, 1911,n. 17); TredonneeFedrico Confalonieri (Milano, «Cultura Moderna», 1911, pagg. 378-381); Il soliloquio del Cavaliere della Morte - Evocazione spiritistica in versi (XIII Congresso della Lega Nazionale edito a cura del Comitato per­ginese, Trento, Scotoni, 9 giungo 1912, pagg. 39-40); In Val Braga­glia - Carme (Rovereto, Grandi, 1913); Arturo Colauti (Milano, Cul­tura Moderna, fase. 8, 1913); In memoria del conte Gian Giacomo di Fellisant - Canto (Milano, Art. Graf. Lombarde, 8°, pagg. 10); L 'ita­lianità del Trentina, Venezia Giulia e Dalmazia (Milano, Dante Aligh., 16°, pagg. 28); Il primo dolore (Ristampa, Firenze, Bempo­rad, 16°, pagg. 29, 1915); All'ombra del faggio etc. (III Ed., Milano, Hoepli, pagg. XII + 366, con 24 novelle, 1916); La Scuola e la Dante (Milano, «Patria e Colonie», n° l, pagg. 4); Napoleone III e l'Italia dopo la caduta del II ministero Menabrea (Roma, Rassegna della Storia Risorg. A. III, pagg. 61-102, 1916); Per Cesare Battisti -Saffica (Milano, Saita, in 4°, pagg. 15, 1916); Rustica progenie (Fi­renze, Bemporad, 16°, pagg. 31, 1916); Cesare Battisti, la vita e le opere (Milano, V allardi, 1916); La Dalmazia e l'Italia (Boli. mens. Dante Aligh. maggio 1917); Ai figli del mio pensiero - Saffica (Mila­no, in 16°, pagg. 14); La questione dell'Adriatico - Relazione all'Ass. Comm. Milanese Dante Aligh. (Milano, 8°, pagg. 8, 1920); Italiani e Tedeschi in Alto Adige (Milano, Caddeo, 1922 in appendice a «Una parte d'Italia» di L. Borsieri, pagg. 113-140); Piccoli amici (Firenze, Bemporad, 8°, pagg. 12, 1923); Il primo dolore (Ibidem, riedizione,

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1923); Rustica progenie (Ibidem, riedizione con aggiunte, 1923); Dalla conferenza di Genova in poi (Milano, Storia politica, Vol. Il, 1925); Appendice a Gli Italiani e il bel paese di P. Orsi (Milano, Vallardi, 1925); Odi, Inni, Elegie (Milano, Boldrini e Casteldi, 1927-1928); La sensitiva-Romanzo (Milano, Ceschina, 16°, pagg. 400, 1929); Storia del Trentina e Alto Adige (in «Terre Redente e Adriatico», Vol. l , pagg. 137-185, Milano, Valardi, 1932); La letteratura nell'Istria, in Trieste e in Dalmazia (Ibidem, Vol. Il, pagg. 245-293, 1932); L'ame­no inganno -Romanzo (Milano, Ceschina, 16°, pag. 520, 1932); Sto­ria letteraria d'Italia dal 1800 ai giorni nostri (Milano, V allardi, pagg. VIII + 667, 1933); La letteratura tridentina (in «Terre reden­te e Adriatico», Vol. Il, 1932); I Trentini a Milano (Milano, Boli. mens. Ciechi, 9 settembre 1935); Guglielmo Oberdan (Milano, Zuc­chi, 16°, pagg. 140, 1936); Medaglioni di donne illustri: Teresa Con­falonieri (Milano, «Corriere delle maestre», l ottobre 193 7); Vittorio Zippel (necrologio su Boli. Dante Aligh. Milano, marzo-aprile 1937, pag. 4) ; Va pensiero - Romanzo storico degli irredenti (Milano, Ce­schina, 16°, pagg. 609, 1938).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 338 ; De Gubernatis: Dictionnaire etc., pag. 52; Idem: Picc. Dizion., pag. 47 ; Biasini J.: Trentini immigrati nel regno d'Italia, Milano, 1901 , pagg. VIII e 48 ; Chi è: Dizion. ital. d'oggi, suppl. 1922, pag. 116; G. Fiorio: A.A. su «Trentino>>, 1939, n. 9, pagg. 292-293 ; G. Garolfo: Dizion, biogr. universale; Milano, Hoepli, pagg. VIII, 1024; B. Rizzi, Brennero, 27 settembre 1939; T. Rovito: Letterati etc.,pag. 469 ; «Studi Trentini>>, 1939; G. F. in Atti Ac­cademia Rover. Agiati, 1940, Serie IV, Vol. XIV pagg. IIIX- XXX. Necrologi su di lui apparvero su «L 'Ambrosiano», su «Il Correre della Sera», su «Il Corriere Valsesiano», su (dl Corriere delle Maestre», sul Boli. Milanese della «Dante Ali­ghieri, su (d Diritti della Scuola», su «<l Popolo d'Italia» e su «La Sera»).

AVANCINJ DAMIANO, letterato, nacque a Levico nel 1871. Laurea­tosi in lettere insegnò in vari istituti medi di Milano. Dal 1902 al 1918 fu rettore del Civico Collegio d'Adda in Varallo Sesia.

Morì a Milano nel 1962. Scrisse: L'amore de rd Promessi Sposi (Monza, La Manara, 1898);

L 'approvazione di Rosmini a rd Promessi SposiJJ - Una opinione di Antonio Fogazzaro (1902); «LeilaJJ. Divagazioni critiche (1912) ; Bianca Maria Visconti. Cenni biografici (1912); rdl Modernissimo ))

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Romanzo (1913); Il Canzoniere dei miei vent'anni - Poesie (1920). Nel 1900 era con Avancino Avancini nella redazione de d/ Salot­

to)), Diresse per alcuni anni la <<Rivista RosminianaJJ.

(F. Trentini in Atti «Accadem. Rovert. Agiati», 1964, S. VI, Vol. IV, pag. 139).

AVANCINI DOTTOR GIROLAMO, collaboro con il medico Pan­cher (V. alla lettera P.) nello studio su Il bagno di Levico nel Trentina e Relazione della stagione balneare del 1872 (Padova, 1873).

(Amborsi: c.s., pag. 283).

AVANCINI (DEGLI) GIUSTINIANO, pittore, nato a Levico, il 17 gennaio 1807. Studiò a Padova presso G. Demin e quindi, per quat­tro anni fu a Milano sotto la guida del Pelagi.

Si portò poi a Roma dove incontrò il Cornelius con il quale intra­prese un viaggio a Monaco e poscia si portò a Parigi ove rimase, sempre insieme al grande artista tedesco, per circa un anno.

Viaggiò l'Europa: Dresa, Amburgo, Berlino, Vienna. Nei suoi la­vori predilesse argomenti storici.

A diciannove anni scrisse una Novella, che dette alle stampe per i tipi del Marchesani di Rovereto e l'anno seguente la illustrò con il quadro Ferdinando d'Austria, Conte del Tirolo, in atto di vedere alla finestra la bella Filippina Wesler. Questo dipinto travasi nel Fernan­dineum di Innsbruck . .

Altre sue opere sono: Cristoforo Colombo al convento della Robi­da; Il Levita di Efraim, quadri ambedue acquistati dal Municipio per il Museo di Trento; L 'incoronazione della Madonna.

N eli' Arcipretale della sua patria, in Levico, sul secondo altare a si­nistra di chi entra in chiesa, si può ammirare una sua Immacolata, venerata dai SS. Vincenzo e Biagio.

Morì in giovane età nel 1843, lasciando diversi lavori incompiuti.

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(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 288; Idem: Somm. Stor. Storia Trent., pag. 194; Weber: Art. Trent., pag. 22; Gerola: Art. Trent. all'Est., pag. 3; Thieme:Klin ­sterlex. Vol. II, pag. 267; Mattei: Encicl. Trent., pag. (l; Il Messaggere Tirolese del 4.10.1843; Brentari: Guida Trent. l, pagg. 292, 294; Gorfer: Valli Trent., pag. 766; G. De Car/i: «Trentino», agosto 1930, pag. 293; E. Benezit: Dictionn. des Peintres, etc., T ome I - Libraire Grund, 1966 pag. 300; A. M . Commanducci: Di­zion. Illustrato Pittori, Disegnatori Ital. Moderni e ·contemp. Ed. Patuzzi, Milano in I, II, III e in IV ed. a pag. 86).

AVANCINI LODOVICO, patriota, di Levico. Quando gli nacque il figlio Augusto, del quale sopra si è detto, esercitava l'avvocatura presso la pretura di Strigno.

Ma il suo nome viene menzionato perché nel 1849 partecipò, vo­lontario nella Legione d'Artiglieria Bandiera e Moro, alla difesa di Marghera.

(A. Cetto in «Studi Trent», Anno XXX, 1952, fase. l, pag. 59; A. Pitassio in Di­zion. biorgr. degli Ital., Istit. E n ciel. Treccani, 1960, pag. 63 7).

AVANZO GIOVANNI, disegnatore, nato a Pieve Tesino il 2 agosto 1804. Di lui viene ricordata una serie di dieci panorami captati nella valle del Reno e quindi litografati.

(Gerola: Art. Trent. aU'Estero, pag. 3; J. J. Merlo: Kolonische Kiinster, Diissel­dorf, 1895 ; Weber: o. c., pag. 23).

AVANZO SEBASTIANO, del Tesino, iniziò nel primo ottocento un 'attività editoriale a Bruxelles. Sposando nel 1820 Maria Lodovica, figlia di Domenico Santo Tessari (V. Tessari), fu compartecipe edito­riale con il Tessari in Augusta e a Parigi.

Nel 1840 assunse in proprio il negozio di Parigi.

(Stampe per via, Pieve Tesino, Bassano, 1972, pagg. 49 e 95).

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B

BARTOLOMEI di Pergine: Simon Pietro senior, Simon Pietro junior, Francesco Stefano e Felice, qui sotto presentati nello stesso ordine:

BARTOLOMEI SIMON PIETRO SENIOR, professore e giurecon­sulto, nato a Pergine il 12 giugno 1666. Era figlio di Jacopo, Vicario di Levico e commissario militare. Studiò a Padova e a Innsbruck.

Per la sua fama di latinista e grecista e per le sue conoscenze giuri­diche fu chiamato a Mantova per coprire la cattedra di Istituzioni. Tanto fu apprezzato e per la dottrina e per le benemerenze, che quella città lo iscrisse tra i suoi Nobili, con diritto di trasmissione delle cre­denziali di nobiltà alla sua discendenza.

Nel settembre del 1697 fu eletto Vicario nella giurisdizione di Ko­nigsberg. L'imperatore Leopoldo I lo investì del titolo di Consigliere Cesareo (14 marzo 1698).

Morì in Pergine il 14 marzo 1698.

Compose un manoscritto: Quaestiones et argumenta in tres libros primos Jstitutorum Imperialium; fece stampare un'orazione: Idea sa­pientiae et fortitudinis; recitò una lezione: Legum utilitas et praestan­ti, presente l'imperatore stesso, Ferdinando III.

(Montebello: o.c.,pag. 400; Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 57; Mazzucchelli, II P.I. , pag. 473 ; P. de Alessandrini: Mem. Perg., pag. 176).

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BARTOLOMEI SIMON PIETRO JUNIOR, glottologo e numisma­tico, nacque in Pergine il 16 novembre 1709. n Montebello lo dice fi­glio del sunnominato Simon Pietro, altri lo dicono figlio di un fratello di costui, che copriva in Pergine le stesse mansioni di giureconsulto e di Capitano; comunque lo si dice figlio di Jacopo Gaetano e Anna Gentili.

Studiò a Trento, presso i Gesuiti, poi ad Innsbruck e quindi a Me­rano presso i Benedettini.

A Bologna il 2 giugno 1731 si laureò <dn utroqueJJ cioè in diritto civile e canonico.

Tornato a Pergine fu chiamato a reggere quella comunità e come Sindaco e come Console per gli anni 1734, 1743, 1744, 1750.

Esercitò l'avvocatura, ma acquistò fama soprattutto per i suoi stu­di di ricerca linguistica, archeologica e numismatica.

Fu il primo che nel Trentine s'occupasse di quest'ultima disciplina ed il suo studio De Tridentinarum, Veronensium Meranensiumque monetarum specibus et valore cum hodiernis Monetis Austriacis e Ve­netis comparato fu pubblicato a Trento '(Monauni, 1749)e ristampato da F. Argelati come inserto in suo studio più ampio (Milano, DeMo­netis Italiae, II, 1750, pagg. 225, 259).

Si dedicò a decifrare antiche epigrafi e pergamene. Si occupò di glottologia e, manoscritto, lasciò un Catalogus multorum verborum quinque dialestuum, quibus montani Perginenses, Roncegnenses, La­varonenses, Septem Pagenses et Abbatienses utuntur, che trovasi al Fernandineum di Innsbruck.

Ebbe contatti con studiosi dell'Accademia Etrusca di Cortona (ve­di: Firenze, Biblioteca Marucelliana, ms. A 252) e molti studiosi si servirono delle sue schede e cataloghi per la prosecuzione delle ricer­che conseguenti.

Altre sue opere: Libellus de Alpinarum Tirolensium orientalium originibus; la dissertazione De rebus Tridentinis,· un'epistola De nu­per detecto lapide Pahensi, anno 1763 ad p. B enedictum Bonellum,· Dissertatio super inscriptione sepu/chrali Pai (Povo) reperta.

Morì in Pergine il 28 novembre 1763, lasciando incompiuti altri suoi lavori di ricerca storico-letteraria e studi di diritto civile.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 95; Montebello: o.c., pag. 400; Argellati: Raccolta Scritt. di Monete d'Italia, Milano, 1759; Mattei: Encicl. trent., pag. 98; Almanacco Trent.», 1886; P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pag. 177; Mom­msen: Corp. Inscript. Latinae. Vol. I, pagg. 259 ess. ; G. Mazzantinti: Inventari dei

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manoscritti delle Bibliot. d' Italia, LXVII, pag. 127; GM. Mazzucchelli: Gli Scritt. d'Italia, II, Brescia, 1758, pag. 174; F. Pergher: Novelle Letterarie, Firenze, 1764, pagg. 76, 80; Tovazzi: Bibl. Tirol., ms. 571; M. Morizzo: Memorie ... dell'«Acc. degli Agiati» per il 150°, Rovereto, 1901, pagg. 342 e ss.; E. Benvenuti: Vecchie disserta­zioni sulla lingua etrusca nella diocesi di Bressanone, «Arch. Stor. Alto Adige» VI, 1911 , pagg. 456, 464; Melzi: Dizion. opere anonime e pseudonime, Milano, III vol., pag. 7; L. Moretti in Dizion. Biogr. degli Italiani, 1st. Encicl. Treccani, 1964 pagg. 679, 680).

BARTOLOMEI FRANCESCO STEFANO, giureconsulto, illumini­sta, nacque a Pergine il 13 gennaio 1738. Era figlio di Simon Pietro Junior. Ebbe vita difficile e contrastata. Dovette subito opporsi al pa­dre che lo voleva avviare alla carriera ecclesiastica. Seguì i corsi uma­nistici presso i Gesuiti in Trento, ma alle <<categorie di Aristotele)) ed al ((sistema teologico dei tomistiJJ preferiva gli studi scientifici e filoso­fici cui si applicava sotto la guida di un domenicano del Convento di San Lorenzo all'Adige. A Trento seguì anche gli studi di diritto.

Nel 1760 esercitò a Mantova pratica legale presso un'avvocato. Suo padre però non s'era levato di testa l'idea di far di"lui un prelato. A questo scopo lo affidò al conte di Firmian, plenipotenziario a Mila­no, perché svolgesse presso di lui opera di persuasione.

Il conte nel 1763 convocò a Milano il giovane Simon Pietro, ma egli non si lasciò lusingare e prese la strada della sua terra natale, ove aprì uno studio legale.

Nel 1766 ottenne la carica di vicario minerario nella sua borgata, nomina osteggiata accanitamente dal Cancelliere aulico vescovile che riteneva il Bartolomei di idee troppo ((libere)),

Da Pergine spessissimo scendeva a Trento per sostituire il Pilati, emerito illuminista trentina, sulla cattedra di diritto civile.

Il Cancelliere aulico vescovile non aveva però deposto le armi con­tro di lui e accusò di irregolarità amministrative il Bartolomei nella sua funzione di giudice minerario in Pergine.

In realtà non si trattò che di riaprire una ormai secolare polemica di competenze per la salvaguardia dei diritti, meglio degli interessi spettanti rispettivamente alle ((Camere di Innsbruck e di TrentOJJ.

Il 21 dicembre 1772 fu dunque inviata a Pergine una Commissione d'inchiesta composta dal consigliere austriaco Giuseppe Trentinaglia e dal consigliere vescovile Alberto Vigilio Alberti.

Richiesto entro quali limiti svolgesse la sua azione il Bartolomei ri­spose citando una per una le ((istruzionbJ che via via, nel corso dei se-

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coli precendenti, erano state emanate sia dai poteri imperiali che dal Principato vescovile di Trento, dichiarando di attenersi a queste.

Il discorso venne quindi deviato ed il Bartolomei non rimase che spettatore delle diatribe sorte tra gli avvocati delle due delegazioni cir­ca l'interpretazione delle disposizioni stesse. La Commissione si sciol­se senza aver raggiunto l'accordo.

Il Bartolomei adunque non si era dimostrato troppo comodo in quel posto a giudizio degli amministratori vescovili e nel 1774, («pro­moveatur ut moveatun>) gli fu concessa la cattedra di istituzioni civili in Trento, alla quale, del resto, aveva deliberatamente concorso.

Tra polemiche, invidie, calunnie riuscì a mantenere la cattedra sino al 1778, quando vinse il concorso per la cattedra di Diritto e Pandet­te presso il collegio dei Riformatori in Ferrara.

Addottoratosi a Parma, fu in grado di coprire la cattedra in piena legalità, ma un concorrente ricorse a Roma ed ottenne che egli venis­se sospeso dalle lezioni.

Così venne a trovarsi nuovamente al centro di un conflitto, questa volta tra il Collegio dei Riformatori dello studio ferrarese ed il Cardi­nal legato. Il Santo Padre pose termine al conflitto assegnando defini­tivamente la cattedra al Bartolomei.

Ma i suoi guai non erano finiti giacché lo si voleva allontanare in ogni modo. Lo si accusava di coltivare studi non ortodossi, di recare scandalo ai suoi discepoli con dottrine avanzate e non sempre conso­ne con la dottrina ufficiale e .così il suo insegnamento era in continua­zione sotto il controllo del Santo Uffizio.

Nel 1785 decise di abbandonare la cattedra. Gli si aprivano due strade: consigliere aulico a Trento o consigliere in uno dei Tribunali ed il titolo di consigliere dell'infante a Parma.

Si portò dunque a Parma e quivi fu consigliere del supremo Tribu­nale di Finanza e più tardi di quello di Giustizia. Fu insignito del tito­lo di conte, tuttavia neppure a Parma si ebbe la vita tranquilla, più volte, come fu, accusato di «giacobismo».

Ciò stante, all'arrivo dei Francesi fu dal <(Consiglio criminale;; (!! !) sospeso e privato dei suoi onorari.

N el 1806, ((defraudato, annoiato dalla solitudine, entrato nel set­tantesimo anno>;, con i soli venti franchi che il governo gli concesse di portarsi appresso, rientrò a Pergine.

Ma un uomo di tanta levatura non poteva essere messo da parte. Durante il Regno Italico del quale, come è noto, faceva parte an­

che la nostra Regione, dovette accettare pesanti compiti nella Corte

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di Giustizia in Trento. E qui ritrovò non solo l'invidia di qualche av­vocatuncolo, ma la stessa inimicizia del Barbacovi (Taio 1738 - Tren­to 1825). Costui, già assessore del tribunale ecclesiastico e cancelliere aulico del principato, era certo sulla sponda opposta al pensiero ed alla cultura del Bartolomei.

E ricominciarono per lui le persecuzioni, le minacce di prigione persino.

Anche nella vita familiare conobbe il dolore. Si era sposato nel 1763 ed ebbe due figli il primo dei quali, Francesco, dopo di aver conseguito il posto di Consigliere Provinciale a Gorizia e di aver fatto acquisto di terre in Salcamo, nei pressi della città, ancor giovane morì. Dopo tre anni venne a morte anche il secondo figlio.

La salute dell'anziano giurista andava precipitosamente declinando e si ritirò presso i parenti in Gorizia, ma, avvicinandosi la fine, preferì tornare tra i suoi monti e così, dopo una vita duramente vissuta al­l'ombra delle sue idee di libertà e di lealtà,morì in Pergine il 19 ago­sto 1819.

Dette alle stampe: De vitiis publicae educationis (Venezia, 1781); De iustis patriae potestatis finibus (Firenze, 1781); articoli vari stam­pati su Effemeridi Romane tra gli anni 1781 e 1783; Saggio analiti­co dell'apologia di Francesco Vigilia Barbacovi (Verona, Giullari, 1808); Nuovo metodo di difendere le cause cattive (Trento, 1810).

Qualche sua opera venne pubblicata postuma: Cenni intorno al ca­rattere, ai costumi e le usanze del popolo perginese, pubblicato a Trento nel 1860 per cura dell'Amministrazione municipale di Pergine; Lettere scelte e pubblicate a cura di G. A. Grammatica (Trento, 1861 ); Pensieri sopra l'educazione delle fanciulle per la nazione ge­novese (Bergamo, 1886); Lettere al bar. Gaudenz'Antonio (Trento, 1884).

Molti suoi manoscritti e lettere sono presso la Biblioteca Comunale di Trento, tra cui Barbaserajìcomachia, Lettera sopra le vicende del­la sua vita al Sign. Cons. Bar. Gaudenzant de Gaudenti Roccabruna, Un suo Elogio al Pilati, uscito postumo a Parma per i tipi del Bodo­ni, fu censurato avendo l'autore fama di «luterano)) (!). Una sua lette­ra diretta al Bodoni è conservata nel Carteggio Bodaniano nella Bi­blioteca Palatina di Parma.

(Ambrosi: Art. Scritt. Trent., pag. 112; Montebello: o.c., pag. 112; Lettera al Bar. Gaudenti, Bibl. Com. Trento, n. 902; Melzi: Dizion. opere anonime e pseud.,Mila­no, III vol. pag. 7; P. de Alessandrini: Mem. Pergine, pag. 178; «Arch. Stor.per le

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prov. parmensi)): Il Carteggio Bodoniano della . Bibl. Palat. di Parma, XIII, 1913, pag. 173 ; Me'florie «Ace. Agiati di Rovereto,,, 1901, pag. 562-564; F. Menestrina: G.D. Romagnosi a Trento in «Tridentum,, Xl, 1908, pag.g. 149 ; M . Rigotti: Un il­luminista trent. del sec. XVIII ... Firenze, 1923, pagg. 16, 74, 76, 95, 182; C. Costa: Dagli scritti di F.S.B. in «Studi Trent. ,,, VII, 1926, pagg. 1-31 ; G .F. Torce l/an in Dizion. biogr. degli Italiani o.c. pagg. 676, 677, 678 ; A. Stella: L'industria minera­ria del Trentino nel sec. XVIII, Studi e Ricerche storiche sulla Reg. Trent. II, Pado­va, Antoniana, 1957 pagg. 187, 189, 201).

BARTOLOMEI FELICE, teologo, di Pergine, fratello di Simon P. Senior. Le scarse notizie che si hanno di lui ci dicono che fu elemosi­niere d'una regina di Polonia, che lasciò varie opere teologiche che andarono disperse.

(P. de Alessandrini: Mem. Pergine, pag. 178).

BARTOLOMEO DI MAESTRO NICOLÒ, da Pergine. Il 22 aprile 1404 sostenne in Padova l'esame privato e dottorato in arti.

(Segarizzi A.: Studi Trent. ITrim., 1924; Brallo e Zonta: Acta graduum accade­miorum G ymnasi Patavini ab anno MCCCCVI, acta n. 2492-3).

BATTAGLIA VINCENZO, pregiato restauratore di quadri. Era un pittore veneto e di lui si sa solo che morì in Borgo, presso l'Ospedale dei poveri, in data 28 ottobre 1751.

(Weber: o.c., pag. 33 ; Bibliot. Com. Trento , man. 2865).

BATTAGLIONI NERI. La storia di questi battaglioni costituisce un capitolo dell'odissea dei nostri conterranei che, come i Triestini, gli Istriani e i Goriziani, facevano parte dell'esercito austro-ungarico nel­la guerra del 15-18, e che furono prigionieri in Russia.

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N el gennaio del 1915 lo zar Nicola II prese accordi con il governo italiano per il rimpatrio di tutti costoro, che venivano considerati cit­tadini italiani, seppur irredenti.

I prigionieri erano disseminati un po' dovunque nella sterminata Russia: fu dunque iniziata l'opera del loro concentramento in un uni­co campo a Kirsanoff.

Kirsanoff fu il campo delle illusioni e delle speranze svanite. Solo un circa seimila furono rimpatriati. Imbarcati ad Arcangelo, via Me­diterraneo Artico, Mare di Norvegia, Mare del Nord, rientrarono in Italia. Un secondo contingente fu bloccato dai ghiacci ad Arcangelo e dovette tornare al campo di Kirsanoff e le partenze furono sospese.

Fu intrapresa allora la via per la Siberia, Mongolia, Cina. Il trattato tra Russia e Germania conclusosi a Brest-Litowsk nel

marzo del 1918 e le precedenti vicissitudini della rivoluzione russa bloccarono la raccolta dei prigionieri non solo, ma avevano creato gravi problemi nella strategia della Seconda Intesa. Le potenze alleate contro gli imperi centrali avevano concentrato considerevoli forze ad Arcangelo e a Vladivostok e determinarono di unirle a rinforzo dei

. Russi Bianchi, onde ottenere la riapertura del fronte russo contro la Germania ed Austria.

L'Italia volle unirsi all'impresa e formò a Torino nell'agosto del 1918 un corpo di spedizione da unire a quelle truppe.

Questi avvenimenti sorpresero a Tien-Tsin gli italiani, già prigionie­ri in Russia. Tra costoro fu costituito un corpo di volontari organiz­zato nei famosi BATTAGLIONI NERI, così chiamati dalle mostrine il cui colore nero significava (d'oscurità del destino cui andavano in­contro)), I volontari ripartirono verso la Russia, anziché verso l'Italia.

In Siberia si ebbero diversi scontri cruenti: a Semenovka, a Kari­mova, lungo lo J anissei...

Zanei Giorgio fu Michele nato a Vigalzano nel 1891, durante uno scontro, morì affogato nell'attraversamento del fiume Manna, largo 150 metri, il 10 giugno 1919, nell'avanzata del corpo di Spedizione nella foresta del Tajga (Siberia).

Nel 1918 era caduto Zanei Anselmo fu Beniamino, nato pure a Vi­galzano, nel 1895.

Peruzzi Francesco fu Giuseppe, nato a Levico ill884, si meritò la medaglia d'argento col nastro di Sant'Anna: «Dando prova di corag­gio e abnegazione affrontava e disarmava due malfattori, che armati di pistola si apprestavano ad aggredire l'esercente di un 'osteria e la

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di lui famiglia)) (Ordine del giorno del 24 marzo 1919 della Military Police).

Zanetel Bortolo fu Giacomo, nato a Siror nel 1897, fece parte <<dei tredici della TajgaJJ, un distaccamento di dodici uomini al comando di un capitano, aggregato alla colonna dell'atamano Krassiliukf, le cui avventure hanno del leggendario.

Ancora Francesco Peruzzi e P. Lorenzini, ambedue di Levico, ven­gono citati all'ordine del giorno (n. 59 del 29 novembre 1919) della M.P. con questa motivazione: «Durante la sommossa, sotto nutrito fuoco d'artiglieria e di shrapnel, coadiuvarono efficacemente il Co­mandante della M P., a trarre in salvo donne ,fanciulli e non combat­tenti, dando prova di disprezzo del pericolo».

Tanto per citare qualche caso del comportamento di questi valoro­si volontari.

Il 9 agosto del 1919 il Corpo di Spedizione fu richiamato in patria e con esso rientrarono pure i volontari dei Battaglioni neri.

Dal «Ruolo dei Volontari Trentini nei Battaglioni NerbJ ecco i no­mi che interessano le nostre vallate:

MOSER Guido di Carlo, Pergine, 1893, sottotenente; BRENTEL Giuseppe fu Guglielmo, Primiero, 1888, sergente; COMPER Enrico fu Francesco, Pergine, 1889, sergente; SORDO Aurelio di Paolo, Castel Tesino, 1886, sergente; TICCÒ Umberto fu Silvio, Roncegno, 1884, sergente; ECCHER Paolo, Roncegno, 1880, caporalmaggiore; GADOTTI Romano di Vittorio, Civezzano, 1891, caporalmaggiore; NERVO Rodolfo di Battista, Pieve Tesino, 1890, caporal maggiore; OSS Rolando di Antonio, Pergine, 1895, caporalmaggiore; RINAL­DI !sacco di Armenio, Samone, 1892, caporal maggiore; ZENTILE Eustacchio di Bortolo, Strigno, 1892, caporal maggiore; BUFFA Vi­gilio di Adolfo, Cinte Tesino, 1889, sergente; MOSER Giuseppe di Giuseppe, Mio/a, 1889, caporale; PACE Francesco di Giobatta, Cin­te Tesino, 1893, caporale.

SOLDATI:

ANDERLE Giovanni di Giovanni, Pergine, 1896; ANDREATTA Emilio fu Battista, Levico, 1890; ANDREATTA Giacomo di Borto­lo, Civezzano, 1892; ANESI Giovanni fu Domenico, Baselga di Piné, 1894; AVI Michele di Giuseppe, Baselga di Piné, 1894; BAL­DI Costante fu Giuseppe, Ospedaletto, 1896; BANCHER Simone, Siror, 1892; BERNARDI Giuseppe di Erminio, Mio/a, 1894; BO­NADIMAN Giovanni di Leonardo, Barco, 1892; BOTTEGA Fer-

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n an do di Floriano, Levico, 1898; BR IDI Luigi fu Giacomo, Vigolo Vattaro, 1893;BROCH Luigi di Gabriele, Mis (Primiero), 1894; CA­DROBBI Luigi di Giovanni, Baselga di Piné, 1897; CAMPANA Rodolfo di Michele, Levico, 1892; CAMPESTRINI Alino di Giorgio, Torcegno, 1894; CAMPESTRINI Pietro di Linda, Torcegno, 1895; CAMPREGHER Narciso fu Francesco, Calceranica, 1885; CA­NEPPELE Giovanni di Davide, Lavarone, 1895; CASTAINER Atti­lio di Santo, Canal S. Bono, 1893; CASTAINER Francesco di San­to, Canal S. Bovo, 1885; CECCATO Ferdinando fu Claudio, Cinte Tes., 1895; CECCATO Severino fu Vigilio, Cinte Tes., 1895; CEC­CON Giuseppe di Antonio, Canal S. Bovo, 1898; CONCI Pietro fu Basilio, Nogaré, 1886; CORONA Giorgio, Mezzano, 1895; CO­SNER Giovanni fu Giovanr.i, Primiero, 1887; DALLA FIOR Giu­seppe di Bortolo, Piné, 1896; DALLA PICCOLA Mario, di Giusep­pe, 1896, Pergine; DELVAI Santo fu Giulio, Levico, 1895; DEBIA­SI Lorenzo di Lorenzo, Civezzano, 1895; DEBOR TOLI Gu­stavo fu Battista, Telve di Sorra, 1888; DELAI Arturo di Giuseppe, Pergine, 1899; DELLA PICCOLA Mario di Giuseppe, Pergine, 1896; DORIGONI Luigi di Giovanni, Civezzano, 1896; FABBRIS Ermenegildo di Guerino, Canal San Bovo, 1893; F ACCHINELLI Giuseppe di Andrea, Pergine, 1893; FACCHINELLI Enrico di Gia­como, Civezzano, 1896; FEDRIZZI Domenico di Giovanni, Ronco­gno, 1896; FERRARI Severino di Francesco, Calceranica, 1894; FI­LIPPI Enrico fu Giuseppe, Pergine, 1891; FORADORI Gioachino di Giobatta, Barco, 1890; FRANCESCATTI Federico fu Giovanni, Bedollo, 1894; FRONZA Tullio di Emanuele, Civezzano, 1894; FRUET Abele di Antonio, Roncogno, 1890; FRUET Angelo di Gio­vanni, Bosentino, 1895; FRUET Emilio di Tommaso, Pergine, 1894; FURLANI Isidoro di Emanuele, Ospedaletto, 1894; GIRARDI Au­relio di Stefano, Fornace, 1896; GIRARDI Emilio di Emanuele, Per­gine, 1887; GIRARDI Silvio di Giacomo, Levico, 1891; GIRARDI­N! Gioachino fu Agostino, Pergine, 1894; GOZZER Francesco fu Francesco, Pergine, 1897; IAGER Antonio di Giacomo, Tonadico, 1896; !SEPPI Angelo fu Bas., Caldonazzo, 1889; LANER Eduino fu Francesco, Pergine, 1892; LAZZERI Celeste di Domenico, Vigalza­no, 1896; LENZI Angelo di Pietro, Torcegno, 1894; LENZI Guido di Massimo, Torcegno, 1896; LIBERI Carlo fu Clemente, Pergine, 1880; LORENZONI Abramo di Abramo, Ivano, 1897; LOSS Giu­seppe di Nicolò, Caoria, :892; MARCHESONI Quirino di Giobatta Caldonazzo, 1897; MENGARDA Beniamino fu Basilio, Samone,

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1896; MINATTI Francesco di Antonio, Grigno, 1890; MOLINARI Beniamino di Beniamino, Civezzano, 1896; MONTAGNI Giovanni fu Giovanni, Grigno, 1890; MOSCHEN Arcangelo di Urbano, Selva, 1893; MOSER Domenico di Demetrio, Vignola, 1887; MOSER Gio­vanni di Giovanni, Mio/a, 1897; MOTTER Albino di Giuseppe, Ten­na, 1895 ; ORSINGHER Leonardo di Giacomo, Canal S. Bovo. 1893; ORSINGHER Luigi di Giuseppe, Canal S. Bovo, 1893 ; OR­SINGHER Pietro di Augusto, Borgo, 1894; OSS-EMERT Luigi di Stefano, Pergine, 1895; PAOLI Matteo fu Giuseppe, Levico, 1891; PLANCHER Emilio di Francesco, Pergine, 1895; POSTAl Giusto di Domenico, Roncegno, 1889; PRATI Camillo fu Angelo, Caldo­nazzo, 1893; PRATI Vittorio di Benedetto Caldonazzo, 1892; PRA­TI Luigi Rodolfo, di Benedetto, Caldonazzo, 1894; PRIGHEL Silvio di Ettore, Levico, 1892; RENZI Mentore di Giuseppe, Borgo, 1887; ROAT Cirillo di Giuseppe, Borgo, 1893; SARTORI Giuseppe di Ce­lestino, Vigalzano, 1887; SASSELLA Ulderico di Antonio, Grigno, 1896 ; SCALET Giovanni di Matteo, Transacqua, 1097; SIMIONI Pietro di Antonio, Mezzano, 1888; SORDO Severino fu Giacomo, Castel Tes., 1887; STENGHELE Pio di Arcangelo, Lavarone, 1894; STROPA Giacinto di Abramo, Telve di Sopra, 1886; TOLDO Al­fonso di Beniamino, Susà, 1891; V ALANDRO Giovanni di Valenti­no, Spera, 1890; VALENTINI Andrea di Matteo, Piazze, 1893; VALDUGA Guido, Borgo; VOLTOLINI Isidoro fu Pietro, Grigno, 1890; ZANEI Anselmo fu Beniamino, Vigalzano, 1895; ZANE! Giorgio fu Michele, Vigalzano, 1891; ZANETEL Bortolo di Giaco­mo Siror, 1897; ZENI Giuseppe di Domenico, Montagnaga, 1894; ZOTTA Giovanni di Giambattista, Castel Tesino, 1891; ZULIANI Andrea di Battista, Mezzano, 1895.

I Caduti sono ricordati da un monumentino nel cimitero Krano J ark (Siberia), che porta la scritta:

(( G. SAR TORI-PERGINE l E. FURLANI-RONCHI l SOLDATI D'ITALIA l MORTI IN SIBERIA l DEVOTI ALLA PATRIA l GLORIOSA DESIDERATA

l I COMILITONI DEI BATTAGLIONI NERI l CON RIMPIANTO l PER LA

PA TRIA l 1919. Nel cimitero di Tientsin vi è un altro monumento che ricorda i

FRATELLI SEPOLTI IN CINA/ SOLDATI NEI BATTAGLIONI NERI.

(G. Bazzani: Soldati Italiani nella Russia in fiamme, Trento, Temi, 1933 ; Idem: La bandiera dei Battaglioni neri, ((Boli. Legione Trent»., 1923, n. l , pagg. 1-2-3 ; E.

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Dal Rì: Documentazione dell::. Campagna del Corpo di spedizione italiana in Estre­mo Oriente, Ibidem, pagg. 4-5-8-9; G. Cescati: Da Kirsanoff a Tientsin, Ibidem, pagg. 6-7 ; Ministero della Guerra: L'Esercito Italiano nella Guerra 15-18, VII, To­mo, l ; A. Molignoni: Trentini prigionieri in Russia, Torino, Soc. Ed. Inter., 1920; G. Berta/di in Atti «Accad. Roveret. Agiati» 1922, Ser. V, Vol. V,pagg. 159-164).

BAZZANELLA DON EMANUELE, giornalista, nato a Borgo il 18 maggio 1841. Fu deputato al Parlamento austriaco, collaboratore del di Popolo TrentinoJ) e di ((Famiglia Cristiana)).

Nel 1865 fu tra i fondatori de ((La Voce Cattolica)), che diresse nei primi anni dalla fondazione.

(A . E Gubernatis in Dictionnaire Intern. dès écrivains, etc., Firenze, 1905).

BAZZANELLA DON GIOACHINO, ricercatore storico, nato a Borgo il 20 luglio 1841. Seguì la vocazione ecclesiastica e dopo esse­re stato per qualche anno in cura d'anime in diverse località, nel 1876 lo si trova curato in Transacqua (Primiero). In quest'anno appunto organizzò con alcuni del luogo un pellegrinaggio in Terra Santa, im­presa che un secolo fa non era certo di facile attuazione, sia dal pun­to di vista economico che logistico.

Di questo viaggio lasciò qualche memoria: ((Napoli, scrisse, riem­pie gli occhi e la mente, ma Roma riempie il cuoreJJ.

A N a poli la comitiva si imbarcò per poi sbarcare a Giaffa il 7 aprile.

Al ritorno i pellegrini vennero accolti, all'aprirsi della valle, da una commissione di maggiorenti e popolo. Furono accompagnati da un corteo che raggiunse, rallegrato dal suono delle campane delle sei vil­le e dallo sparo dei mortaretti, l'arcipretale ove fu celebrato un solen­ne ((Te deumJ).

Don Gioachino passò poi a reggere la chiesa di Castel Tesino e qui dette alle stampe le Memorie di Tesino (Feltre, 1884), che venne­ro ripubblicate nel 1936 per cura di Mons. Biasiori, allora arciprete in Castello.

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Don Giochino scrisse anche un Manuale d'Ufficio per clero curato (Monauni, Trento, 1905). È costituito da un migliaio di pagine con le quali vengono spiegate tutte le operazioni anagrafiche ed amministra­tive, facenti capo all'Ufficio parrocchiale nel tempo in cui vigeva la legislazione austriaca, che delegava alle parrocchie l'anagrafe civile.

Traferito poi come decano a Strigno, lasciò presso l'archivio deca­nale un quaderno di appunti di storia e cronaca locale, che risulta una di quelle poche cose rimaste dopo la dispersione dei documenti, perpetrata durante la prima guerra mondiale.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 533; Idem: Somm. Stor. Trent., pag. 250; Vo­ci di Primiero, 1954, n. 8).

BEBER DON MARIO, poeta nato a Levico il 20 novembre 1921. Compiuti gli studi ginnasiali e teologici nel Seminario di Trento, ven­ne ordinato sacerdote nel 1945 a Malé, ove il Seminario era sfollato a causa della seconda guerra mondiale.

Fu in cura d'anime come cooperatore a Vigo Lomaso, a Borgo Sacco, a Tione, per divenire poi insegnante di Religione prima presso t'<<Arcivescovi/eJJ e quindi al <<TambosiJJ e poi al «PozzOJJ.

Degli studenti era padre, fratello e amico e dagli studenti era con­traccambiato profondamente in tutti i tre sentimenti.

Presso i giovani promoveva attività sportive e culturali. Fu assi­stente nella Società ciclistica «Aurora» di Trento e a Levico parteci­pava all'attività del gruppo «Neruda».

«La sua poesia nasceva dalla sua passione di prete, da quella pas­sione che ricollega spontaneamente tutto a Dio: quello che di bene e quello che di male scorre nel mondoJJ, scrisse di lui Don Onorio Spa­da; «Forse il più grande poeta religioso dei nostri tempbJ, Io definì il Pro f. C armeni.

<(Don Mario ha realizzato, nella sua vita e nella sua poesia, se stesso, secondo Cristo che sulla Croce ha trasformato l'amore in do­lore, perché possiamo trasformare il dolore in amoreJJ. È un pensiero espresso dall'Assessore Provinciale alle Attività Culturali, Dott. Gui­do Lorenzi, durante una cerimonia commemorativa tenuta in Levico nel luglio del 1977.

Fu stroncato improvvisamente dalla morte il 4 agosto 1975.

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Le sue opere: Poesie di un prete (Rebellato, 1970); L 'amore sporca (Trento, Monauni); Schegge di Vangelo, che diceva alla radio; Ulti­mo viaggio (Bologna, Ed. Boria, 1976), opera pubblicata postuma. Quando la morte lo colse stava lavorando per una trilogia: Il libro delle scritture.

Con lo speudonimo rdl picchiOJJ collaborava con la stampa locale porgendo ai lettori brani poetici in rima e in prosa.

(Don. O. Spada: Necrologio in Vita Trentina del 7 agosto 1975; V. Cristelli e M.P. Flick in Presentazione di Ultimo viaggio», 1976; G. Duca: su Adige Panora­ma, marzo 1977, pag. Il; Vari in Numero Unico, Levico, 1977; Vita Trentina del 24 luglio 1977).

BELLAT (DE) DOTTOR CARLO, medico di Borgo. Di lui si han­no, editi in Trieste nel 1891, i Resoconti medici relativi alle stagioni balneari e climatiche di Roncegno per gli anni 1888, 1889, 1890. Scrisse inoltre, inedito, uno studio sull'Acqua minerale naturale arse­nicale ferrugginosa del Monte Tesobo presso Roncegno.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 447; O. Brentari: Guida Trent., I, pag. 360).

BENETTI PROF. MONS. DON CLEMENTE, storico, nato a Bor­go il 21 settembre 1839. Compì i suoi primi studi sotto la guida di Don Francesco Bazzanella e li proseguì in Rovereto. Seguiti i corsi di Teologia in Bressanone fu ordinato sacerdote a Trento nel 1862.

Dopo di essere stato in cura d'anime come cooperatore a Grigno, Imer, Scurelle, Ala, S. Pietro in Trento, fu chiamato a coprire la cat­tedra di lingua italiane e lingua tedesca nel Collegio Arcivescovile di Trento.

Passò poi nella Redazione della <<Voce Cattolica», come traduttore ed amministratore.

Morì in Trento il 28 marzo 1907. Tradusse dal tedesco i cinque grossi volumi del P. Weiss: <<Apolo­

gia del Cristianesimo» e diversi opuscoli dell'archeologo P. Grisar.

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Tradusse del Pasteur la Storia dei Papi dalla fine del medioevo (Trento, 1890; Roma, Descleé, 1912).Dal tedesco tradusse I Papi del Medioevo (Roma, 1897).

Scrisse: Il Convertiti del secolo decimonono (Trento, 1872);Appunti critici da servire al Giudizio di Girolamo Savonarola (Trento, 1898); La questione sociale, ovvero istituzioni di sociologia (Trento, 1897).

Fu il fondatore della Biblioteca del Ginnasio Vescovile e nel corso di trent'anni la arricchì di oltre 15.000 volumi.

Ebbe il titolo e le insegne di ((Cameriere ordinario di Sua Santità)).

(p. Emanuele Bazzanella: necrolog:io in Atti «Ace. Rovereb>., 1997, S. Il, pagg. LXVII-LIXIX, con ritratto; Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag.406; A. Costa su «Voci Amiche», «Borgo, settembre 1959, n. 4; F. Nicolao: Imèr, pag. 4 7).

BERTAGNOLI DOTTOR CARLO, scrittore agronomo, nato a Per­gine il 2 gennaio 1843. Studiò legge ad Innsbrucck e iniziò pratica le­gale presso l'avvocato Dalla Rosa in Pergine.

A vendo espresso sentimenti di italianità ed avendo collaborato con il generale Medici (1866), emigrò dalla patria natale e si portò nel Monferrato ove divenne insegnante di lingua tedesca nel Reggimento di Cavalleria, pur non sospendendo gli studi legali, che approfondì con l'avvocato Marini.

Nel 1868 si trasferi a Firenze ed entrò nello studio dell'allora depu­tato On. Crispi.

Dopo aver superato regolare concorso entrò, nel 1870, nel Mini­stero dell'Agricoltura. Fece parte di varie Commissioni tra cui quella istituita per studiare i problemi della bonifica dell'Agro Pontino.

Nel 1880 è Primo Segretario di Gabinetto del Ministro Depretis; nel 1885 passa a Direttore della Sezione di Polizia Amministrativa cui spettava il controllo sulle amministrazioni locali, gli interventi per l'igiene pubblica, la beneficenza, l'emigrazione, l'ordine pubblico. Ri­mase in questa carica anche dopo la caduta di Depretis.

Con il Nicotera, Ministro degli Interni del governo del Rudinì, eb­be funzioni ispettive e funzione di Capo Gabinetto del Sottosegretario di Stato.

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Svolse anche importanti missioni diplomatiche all'estero: a Vienna, a Parigi, a Berlino.

Nel 1893, con il primo Ministero Giolitti, è direttore capo divisione agli Interni. Nello stesso anno viene nominato Prefetto ad Arezzo. Tra il dicembre 1893 ed il settembre 1894 è Prefetto ad Agrigento. Si ebbe in questo periodo la famosa sollevazione dei Fasci Siciliani, per cui sottoposta la Regione allo stato d'assedio, dovette deferire i suoi poteri all'Esercito, sottraendosi così alla responsabilità di quei fatti di sangue.

Dal l settembre 1894 è prefetto a Brescia e nel 1896 a Caserta. In questo stesso anno si congedò.

Morì a Friesach, nelle Alpi austriache, il 21 luglio 1896. Fu un uomo con tendenze di sinistra, ma, essendo Prefetto in Bre­

scia, ritenne di ritrovare i suoi ideali nella dottrina cristiano-sociale che allora appunto si stava sviluppando tra i cattolici.

Nei suoi scritti, nelle conferenze, nelle relazioni ufficiali trattava di preminenza temi di economia agraria, esprimendo idee progressiste e, per quei tempi, avveniristiche. Anche l'agricoltura doveva avviarsi verso l'industrializzazione e doveva essere superato il sistema della mezzadria.

Criticò asparamente la Relazione !acini sull'inchiesta agraria, la­mentandone le lacune, denunciando come in essa si fosse sottaciuto ((l'assenteismo dei proprietarb>. Occorreva portare l'agricoltura sul piano di una nuova e moderna economia di scambi, che considerasse i costi di produzione in rapporto alle richieste di mercato, superando il sistema chiuso dell'economia agricola basato ancora in gran parte sul consumo familiare. Erano idee base sulle quali si avviava la rea­lizzazione del sistema cooperativistico, che in quegli anni stava timi­damente ponendo le radici.

Tra i suoi scritti: La colonia parziaria (Firenze, Barbera, 1887); Delle vicende dell'agricoltura in Italia (Ibid. 1881); Inchiesta agraria (Roma, Botta, 1884); La crisi agraria, alla Camera ed al Senato (lbid. 1885); Il riordinamente dell'imposta fondiaria (Roma, Tip. Ca­mera Deputati, 1885); I dazi sui cerali (lbid. 1885); L 'economia del­l'agricoltura in Italia e le sue trasformazioni, secondo i dati dell'in­chiesta agraria (lbid. 1886); Gli scioperi dei contadini (Giornale degli economisti I, 5-6, 1886, pagg. 580-591, 667-691) in cui sosteneva la leggittimità dello sciopero, ma auspicava pene repressive contro l'inci­tamento allo stesso; Emigrazione dei contadini per l'America (Rasse­gna naz. IX, 1887, pagg. 94-122); Politica agraria e politica ecclesia-

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stica nella questione delle decime (Roma, 1887); Delle trasformazio­ni vecchie e recenti dell'agricoltura nostra e forestiera (Bologna, Fa­va, 1888); I boschi e la nostra politica forestale (Bologna, 1888); La pastorizia in Italia (Ibid. 1888).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 329; Calendario Generale del Regno d'Italia, Roma, 1880 e ss; Arch. Centr. Stato, Minist. Pubbl. Istruz.: Fascicoli personali bs 169; Minist. Interno: Div. I bs 70 e Ruoli d'anzianità bs, 26; De Gubernatis: Pic­colo Dizion dei Contemp. ital., Roma, 1892, pag. 92; G. Carocci: Agostino Depre­tis e la politica ital. ecc., Torino, 1956, pagg. 531-569;•F.Fonzi.: Crispi e le «Stato di Milano>>, Milano, 1965, pagg. 442-448; Dizionario del Risorg. Italiano: II pag. 253; Enciclop. Europea-americana: Vlll, pag. 408; F. Bonelli in Dizion. Biogr. de­gli Italiani, 1st. Ed Treccani, Vol. 9, pagg. 444-445).

BERTOLINI STEFANO di Pergine. Era professore di legge nella Università di Vienna ai tempi dell'imperatore Ferdinando III, (1637-1657).

(Montebello: o. c., pag. 40 l).

BERTOLINI STEFANO, entomologo, nacque a Civezzano nel 1832. Laureatosi in legge fu Commissario politico in Borgo, presso l'i.r. Capitanato, ma il suo tempo libero lo dedicò allo studio degli in­setti, specie dei Coleotteri, con i quali compose una ricca collezione. Era in contatto con i maggiori studiosi della materia in tutta Europa. Fu collaboratore del Bollettino della Società entomologica italiana.

Scrisse: I carabici del Trentina (Venezia, 1867); Neue Kaferarten des Trentina Gebietes (Yienna, 1868); Agabus venturi nuova specie (Firenze, 1870); Una inondazione dell'Adige, notizie entomologiche (Ibidem, 1871); Catalogo sinonimico e topografico dei Coleotteri d'I­talia (Ibidem, 18 72); Cenni sui Coleotteri della Val di Sole (Ibidem, 1872); Lettera al Sign. Pietro Bergagli (Ibidem, 1872); Rassegna en­tomologica. Contribuzione alla fauna italiana degli Emitteri eterotte­ri.Notizie di escursione e di caccie entomologiche (Ibidem, 1874); Al-

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cune nozioni sugli insetti e del loro rapporti coll'agricoltura (Trento, s.a.); Escursioni entomologiche nella Calabria (Firenze, 1875); Sulle Alpi: rimembranze di una gita nella Valle trentina dei Coleotteri, stampata a Firenze per cura della Società entomologica italiana.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 436-437).

BERTONDELLI GEROLAMO, medico, storico, nobile del Sacro Romano Impero, nacque a Borgo il 22 gennaio 1607. Studiò medici­na a Padova, a Bologna e a Roma. Nel 1630 era già dottore.

Le peste di manzoniana memoria raggiunse Levico e fece strage tra quella popolazione, ma il Bertondelli, medico in Borgo, con una serie di sagge e draconiane disposizioni, precluse al contaggio la sua borgata e tutta la bassa Valsugana. Borgo lo considerò ((padre della patria)) ed il suo consiglio diventava legge anche per l'amministrazio­ne di tutta la comunità. Era pervaso di alto senso religioso tanto che, mortagli la moglie Anna Maria Buffa, nel 1687, ad ottant'anni si fece sacerdote.

Morì in Borgo il 24 giugno 1690. Suo è un prezioso manoscritto, gelosamente custodito presso la Bi­

blioteca Com. di Trento: Ristretto della storia della Valsugana.

A Venezia pubblicò un opuscolo: Miracoli operati dall'onnipoten­za divina ... benedetti dalla santa memoria di Innocenza Xl, raccolti con diligenza e fedeltà da me dottor Girolamo Bertondelli... Nel 1691 l'opuscolo venne ristampato con l' aggiunta della Vita di Inno­cenza XI descritta dal dottor G.B. Nella prima edizione si parla di quattro miracoli, nella seconda di dodici, la maggior parte dei quali avvenuti in Borgo.

Sua è una Relatione della Sacra Translatione del Venerabile Cor­po dell'inclito Martire San Prospero (Bassano per G. Antonio Re­mondini, 1796 di pag. 48); Il Monastero di S. Anna e le Clarisse a Borgo (stampata a Cles); scrisse del Romitaggio di San Si/vestro, che esisteva sulla sponda opposta del lago omonimo, ora scomparso; ini­ziò una Storia cronologica universale dalla fondazione di Roma, del­la quale riuscì a tracciarne sei parti.

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Ma l'opera storica di maggior rilievo fu l'Historia di Feltre (Vene­zia, Tip. Vitali, 1673). Per questa sua opera venne inscritto nel libro d'oro della nobiltà feltrina. L'opera venne ristampata recentemente in copia anastatica.

Feltre lo ricorda con una lapide sita nella chiesa di Ognissanti: AETERNAE COMMENDATIONIS VIRO l HIERONIMO BERTONDELLO

DOCTORI l EQUITI AURATO NOBILI IMPERIALI l FELTR. CRONISTAE

HISTORICO ELEGANTI l GESTORUM MEMORALIUM FACINORUM l IMMEMORABILIUM EXPOSITORI l OBLIVIONI ADVERSARIO l URBI BENEMERITO PATRICIO ASCRIPTO l ORDINI GRATO l CIVINUS CON­DIGNO AFFESTO l AD RECOLENDAM TANTI VIRI MEMORIAM l MDC LXXXIII.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent.,pag. 49 ; Montebello: o.c., pag. 297; Tartarotti: Bi­bli. Tirol.; Mons. Fontana in «Strenna Trent.)) 1953; Brentari: o.c., pag. 349; Sera­gani in «Studi Trent.», 1923, pag. 358 ; A. Fellin: Storia di Feltre, pagg. 179; Betta­nini in «Montanara», 1948, pag. 24; A. Costa in «Voci Arniche», Borgo, Novembre 1956, pag. 5);

BETTANINI EMANUELE nato a Borgo nel 1866 e quivi morto nel 19 57. Diplomato farmacista esercitò la sua professione nella bor­gata natale. Durante il tempo libero si dedicava a studi storici riguar­danti la sua terra e la sua famiglia.

All'Archivio dell'Accademia Roveretana degli Agiati, di cui era so­cio, donò i suoi manoscritti, ((Memorie di Borgo e del TrentinOJJ, che sono un ricco materiale posto a disposizione dei ricercatori.

(U. Tomassoni: Necrologio in Atti «Ace. Roveret. Agiati», 1957, S.V. Vol. VI, pag. IV).

BETTEGA DON DOMENICO, ricercatore storico, nacque aPri­miero (Masi di Imer) il 31 agosto 1854. Ordinato sacerdote il 7 lu­glio 1877, fu prima cooperatore a Fiera, quindi curato a Siror. Fu durante la sua permanenza qui che occupò gran parte del suo tempo

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libero in ricerche di carattere storico locale. Nel 1890 stese un Rias­sunto di storia patria, dedicato agli insegnanti.

Fu amante e buon conoscitore di musica sacra e strinse profonda amicizia con il Prof. Terrabugio, del quale sarà fatta menzione più avanti. Tentò anche la poesia e, come scrisse il Prof. Mons. Don Ste­fano Fontana, di ciò ((produsse poco, ma squisitOJJ.

Da Siror fu trasferito parroco a Pilcante (1896) e poi decano a Malè. Mori a Imèr nel 1924.

(«Voci di PrimierOJJ.' Anno 1941, n° 3, 1954, n. 12; F. Tauferin guida delle Valli di Primiero, 1977, pagg. 44, 47); F. Nicolao Imèr, pag. Il.

BETTEGA EMILIO, magistrato, nato a Primiero (Masi di Imer) nel 1887. Compiuti gli studi ginnasiali a Trento passò all'Università di Innsbruck e poi a Graz ove si laureò brillantemente in giurispru­denza. Allo scoppio della prima guerra mondiale è Pretore a Strigno, donde parte per arruolarsi come irredentista nell'esercito italiano. Co­me tale ebbe l'incarico di coprire la funzione di magistrato in zona di operazioni.

Per l'alacrità e competenza svolta in questo incarico fu insignito dell 'Ordine di San Maurizio e Lazzaro.

Terminata la guerra fu Pretore a Primiero, Giudice e Presidente di Tribunale ·a Bergamo. Terminò la sua carriera come Consigliere della Corte d'Appello di Milano.

Nel 1954, per raggiunti limiti di età, si ritirò a Chizzola (Parma) presso la figlia colà sposata. La morte lo colse là nel marzo 1964.

(<<Voci di PrimierOJJ," A. 1964, n. 3; «Studi Trent.», I Trim. 1925, pag. 28).

BETTEGA MICHELE, guida alpina, nato a Primiero (Mezzano) il 19 dicembre 1853. li Bettega fu senza dubbio l'antesignano di quella attività alpinistica primierotta, che tante glorie ha raccolto e sta co­gliendo sulle montagne d'Europa e di altri Continenti.

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A vent'anni si trovò <ifamig/iOJJ a San Martino di Castrozza e qui conobbe ed entrò in amicizia con i primi scalatori esteri che si cimen­tavano sui nostri monti. Cominciò quindi la sua scuola di roccia «ru­bando il mestiere», come si diceva allora, e ben presto si mise alla pa­ri dei maestri, superandone non pochi. Per rendere l'idea dell'uomo e del come nacque il nostro alpinismo locale, daremo qui sotto un par­ziale elenco delle sue scalate e di ciascuna diremo la data, il nome del cliente, delle guide che con lui collaboravano, nonché l'eventuale menzione bibliografica.

PALA DI SAN MARTINO (m. 2987)

Il 23 giugno 1879: si ha la prima scalata di questa cima con Giulio Meurer, il marchese A. Pallavicini (morto poi nel 1886 sul Grossglo­ckner), le guide, ormai note, Santo Sorpaes e Arcangelo Dimaj. Il Bettega vi partecipò come portatore e si comportò così da meritarsi con questa scalata la nomina a guida. (Alp. Journ. IX, 165; Mitth., 1879, 166; Oes. A.Z. 1879, 169); 31 agosto 1883: G. Euriger, guida Dimaj (Zeitschrift XV, 312); 17 agosto 1885: R. Thaler, C. Candel­pergher, guida Bernard (SAT, Annuario XII); 17 agosto 1885: C. Tomè; 18 agosto 1887: C. Vouwiller~ CAI Milano (Riv. Mens., 1887, 399); 2 settembre 1887: Vaccarone, Gonella, Corà, CAI Torino (Ibid., 1887, 283); 4 settembre 1887: D'Anna, CAI Milano (Ibid., 1887, 291); settembre 1889: Albertario, Bonacossa, Melzi, guida Confortala, Cai Milano (Ibid., 1887, 365); 5 settembre 1891: !rene Rigatti, CAI Agordo (Ibid., 1891., 1891, 304); 7 luglio 1892: con il Wund viene tentata e superata una via nuova (Wund: Die Besteigung des Cima Pala, Stuttgart, 345); 20 ottobre 1892: F. Pugno, E. Ban­da, CAI Milano (Riv. Mens., 1892, 3 20);

CIMON DELLA PALA (m. 3185)

Il Bettega, almeno come guida, non partecipò alle prime salite. È noto, almeno agli esperti, che questa superba vetta venne vinta il 2 giugno 1870.

Ecco la sua attività su questa montagna: 15 luglio 1882: E. Eurin­ger, la guida A. Lacedelli; 13 agosto 1883: S. Dorigoni, C. Candel­pergher, Tholer. E. Paternoster, guide Dalla Giacoma eBernard, SAT Trento (Sat, Annuario 1883); 19 luglio 1885: G. Fischer, V. Sonklar; 29 agosto 1888: M. Ghellini, B. Savardo, CAI Vicenza e l'allievo Giuseppe Zecchini (Riv. Mens., 1888, 112); 5 agosto 1889: la vetta vien superata per una nuova via con socie del CAI di Milano (Ibid.,

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1889, 264, 1890, 75); settembre 1892: le signore Silvia Toffol e Ame­lia Crescini, con i rispettivi mariti e con la guida B. Zagonel.

CIMA ROSETTA (m. 2742)

La vetta fu raggiunta la prima volta nel 1870. Il Bettega lo trovia­mo, attraverso una nuova via, il 16 settembre 1893 con Walter Schultze (Oes. A. Z., 1894, l 07).

FIGLIO DELLA ROSETTA (m. 2370)

Il Bettega vi compie la prima salita il 21 giugno 1889 con von Ru­dzewski di Mona,co, e battezza il picco con il suo attuale nome. (Mitth., 1889, 159).

IL CUSIGLIO (m. 2510)

Il 3 agosto 1890 il Bettega, conT.T.Wood, vi sale la prima volta (Alp. Journ. III, 368). Nel 1894, il 31 luglio, per altra via, lo sale con G. Levi del CAI Firenze (Riv. Mens., 1895, 15).

PALA DELLA MADONNA (m. 2733)

Il 12 agosto 1886 A. Zott e G. Winkler superano per la prima vol­ta la vetta occidentale. n 4 settembre dello stesso anno, e nello stesso giorno,il Bettega (con il Conte Denis del Champeaux ed Enrico con la guida Barbaria) supera le due cime (Alp. Journ., XII, 455). Altre sue scalate: 21 luglio 1887: S. Zilzer, R. Wolf, guida Dimaj; 6 agosto

-1888: G. D'Anna (Riv. Mens., 1888, 318 e 1889, 129); 17 giugno 1889: von Rudzewski (Mitt., 1889, 159); 8 agosto 1889: G. Melzi, CAI Milano (Riv. Mens., 1889, 77); 14 luglio 1892: R. Corry (Oes. Alp. Z., 1889, 308); 18 agosto 1892: F. Pugno, E. Banda, CAI Mila­no, guida Tavernaro (Riv. Mens., 1892, 319); 25 luglio 1894: G. Le­vi, CAI Firenze (lbid., 1894, 14).

IL SASS MAOR (m. 2812)

La prima fu compiuta il 4 settembre 1875 dagli inglesi Beachroft e Tucker, guide Dalla Santa e F. Devouassoud. Il 25 agosto 1881 il Bettega con D. Diamantidi, F. Clesel, guida Cesaletti, lo risale, però dalla parete Sud (Oes. Alp. Z., 1881, 258); La terza ascensione è an­cora del Bettega con G. Euringer, guida A. Lacedelli (Zeitschrift, XV, 319).

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CIMA PRADIDALI (m. 2754)

Pare sia stata salita da alpinisti inglesi nel 1874 o 75, si dà per cer­to che il Bettega, con T. T. Wood e Barbaria, l'abbia salita il 7 ago­sto 1890 (Alp. Journ., III, 368);

CIMA VAL DI RODA (m. 2790) È documentata la salita del 14 luglio 1889 con O. R. Neumann e

P. Neumann con le guide Zecchini e Dimaj. Il Bettega con Neu­mann-Neruda vi apre una nuova via nel 1892, il 15 luglio.

CAMPANILE VAL DI RODA (m. 2767)

Lo Zecchini con il Neumann lo sale la prima volta il 16 luglio 1889. n Bettega lo troviamo sul Campanile: il 12 agosto 1893 con C. Riva, G. Melzi del CAI Milano (Riv. Mens., 1894, 76); il 17 settem­bre 1893 con Walter Schutze (Mitt., 1894, 21); il 30 settembre 1894 con G. Levi del CAI Firenze (Riv. Mens., 1895, 15).

CIMA CANALI (m. 2891)

La prima è del Bettega con Tucker, il 20 agosto 1879 (Alp. Journ., IX, 37). Vi risalì: il 3 settembre con G. Euringer (Zeit., XV, 324); il 9 agosto 1888 con G. D'Anna della SAT (Annuario XIV, 226; Riv. Mens., CAI 1888, 318); nel 1889 con Barbaria e Rudze­wski (Mitt., 1899, 159); per altra via vi risalì con G. Levi del CAI Fi­renze, il 28 luglio 1894 (Riv. Mens., 1895, 15).

Terminiamo qui l'elenco delle prime importanti ascensioni compiu­te dal Bettega sul finire dello scorso secolo; elenco che potrebbe pro­seguire naturalmente e si riferisce solo alle imprese da lui compiute sulle Pale di San Martino all'ombra delle quali viveva.

La sua attività si svolse su numerose altre cime anche al di fuori di Primiero: il numero delle sue ascensioni supera le 300! Elegante sulla salita, preciso, prudente, una salute di ferro. Si racconta che durante la salita sul Formendatun il prof. Schultz offrisse al Bettega, che s'era fermato per studiare la via da seguire, il suo binoccolo: d miei occhi, signore, sono migliori del suo binoccolo» obbiettò cortesemente, e proseguì la scalata!

Lavorò sulle Alpi di Fassa, sulle Cime di Lavaredo, sul Cadino. Toccò la vetta del Monte Bianco, del Gran Paradiso ... si cimentò sul­le scogliere della Scozia.

La sua vita è ripiena di episodi colorati d'arguzia, ma conobbe an­che il frutto amaro dell'invidia degli uomini.

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Durante la guerra 1914-18 compì qualche escursione con gli Alpi­ni italiani. Per questa attività, dopo Caporetto e su delazione di qual­cuno, fu arrestato dagli Austriaci e condotto a Pergine ove, fortuna­tamente un giudice lo prosciolse. Ma le tremila corone, le due manze, la vacca e i danni alla sua proprietà che gli Austriaci gli razziarono all'atto dell 'arresto, non furono certo ripagati da quel «qualcosa» che ricevette nel 1926 dal governo italiano.

Fu spesso ospite all 'estero di famiglie altolocate, a Londra, a Vien­na ... , ma preferiva intimamente la conversazione con le sue mucche ed i silenzi melodiosi delle crode.

Le Pale di San Martino lo ricordano con Forcella Bettega, la Torre Bettega, il Passo Bettega; a noi di questo personaggio rimane il suo esempio di onestà, di schiettezza d'animo, del suo senso del limite; ci rimane l'azzurrità della sua anima, cioè tutto ciò ch'egli seppe ap­prendere dalle lezioni della sua grande maestra: la Natura!

(Brentari: Guida Trent. P. II da pag. 336: Le Pale di San Martino; Battisti: Gui­da di Prim., pag. 34 ; AA.S .T. Prim. di ieri ... e oggi: Ortolani, pag. 110; Scale!, Faoro, Tirindelli: Guida delle Pale di San Martino ; G. Meneguz: «Voci di Primie­ro», Anno 1969, 7-~); Treccani: Enciclop. Ital. Ed., 1949, pag. 658 ; Conighi- Vi­schi - Calli n su l'Adige 22 giugno, 13, 15 luglio 1972).

BIZZER ANDREA, benefattore, di Pergine. Lo si trova sindaco della borgata degli anni 1582, 1590 e 1600. N el 160 l fece parte della dieta Provinciale ed ottenne, durante il suo mandato una riduzione della <<Steore;;,

Probabilmente copriva quella carica a titolo personale giacché solo nel 1613 l'Arciduchessa Claudia concesse alle comunità di Pergine e Primiero il diritto di voto per la nomina dei rappresentanti alla Dieta.

Ma la benemerenza prin~ipale del Bizzer fu quella di aver fondato il ((Monte SantoJJ o Monte di Pietà, come fu poi chiamato.

Esistevano a Pergine ed in altri luoghi della Valsugana dei nuclei di Ebrei, che praticavano l'usura a danno dei poveri artigiani e contadi­ni. Fu perciò costituito un fondo di solidarietà, si direbbe oggidì. Ogni rappresentante comunale, secondo le proprie disponibilità, versò una somma sì da raggiungere l'importo di (( trecento ragnesi;;,dal quale si potevano attingere piccoli prestiti a tasso assai ridotto. Il Bizzer, do­po di aver contribuito da ((uomo benestante;;, lasciò per testamento ~he all 'estinguersi della sua casata, tutto passasse alla pia istituzione.

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Così nel 1613 tutti i beni Bizzer divennero proprietà dell 'istituzione e nella sua casa trovò sede il benefico «Monte di pietà».

(Montebello: o.c., pag. 389 ; P. de Alessandrini: o.c., pag. 48 e pag. 179).

BOGHI MONS. DON GIOVAN BATTISTA, benefattore, nato a Caldonazzo nel 1804. Compiuti gli studi ginnasiali a Padova, seguì corsi di Teologia a Trento per poi addottorarsi a Vienna nella stessa disciplina.

Durante la sua vita coprì cariche ecclesiastiche ed ebbe titoli politi­ci prestigiosi: canonico, sommo scolastico, commissario vescovile per l' i. R. Ginnasio, vicario generale di Curia, protonotario apostolico di Pio IX con diritto di mitra, prelato domestico di sua Santità, prepo­sto della Cattedrale, commendatore dell'ordine di Francesco Giusep­pe l.

Pietoso verso i poveri in vita, alla sua morte avvenuta nel 1874, la­sciò tutta la sua sostanza alla Congregazione di Carità del suo paese natale.

Caldonazzo lo ricorda con una lapide sita su una _parete interna della chiesa- parrocchiale.

(Sag. G. Gasperetti: Orme Preziose, Art. Graf. Tridentum, Trento 1928, pag. 92).

BON GASPARE, scultore di figure !ignee, nato a Pergine, da Zuan di Vignola, Nel 1542 lavorò come scultore (mel collocamento della Pala dell'A/tar Maggiore della chiesa di Cognofa,,, oggi distrut­ta. In un altare gotico della chiesa di Faedo vi sono sue statue: Ma­donna con S. Agata e Caterina, i Dodici Apostoli, il Crocefisso.

(Weber: Art. Trent. etc., pag. 48 ; V. Zanolini: Cronachetta di Cognola, pag. 19; Bib/. Com. Trento: ms 2111 ; N. Rasmo in «Trentino», 1935, 7-S, pag. 441 ;G.B. Emert su «Studi Trent.», 1939, fase. 3, pag. 224).

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BONAT VITTORIO, pedagogo e naturalista, nacque a Primiero (Mezzano) 1'8 febbraio 1875. Nel 1894 si diplomò maestro e come tale iniziò la sua attività nel suo paese natale. Fece poi parte di quel generoso gruppo di maestri trentini che si trasferì in !stria. Qui fu ag­gregato all'Istituto agrario di Parenzo. Fu apprezzato collaboratore del mensile <<L '!stria Agricola)).

Dopo essere stato maestro dirigente a Umago, fu promosso Ispet­tore Scolastico di Parenzo, donde diresse per qualche tempo anche le circoscrizioni di Pisino e C apodistria.

Merita qui menzionare come, sotto la legislazione scolastica au­striaca, in vigore in !stria come nel Trentina, venissero determinate le nomine a questa delicata mansione. Da una commissione distrettuale veniva stillata una terna di nomi scelti tra gli insegnanti più, moral­mente e professionalmente, validi. Da questa terna il Consiglio Scola­stico Provinciale elegeva il designato.

Questo basti per determinare la ricchezza della personalità del Bo­nat.

Si dedicò anche a studi di Botanica, classificando piante, racco­gliendole in voluminosi albums. Scrisse un fascicolo sui serpenti.

Dopo essere stato poi Ispettore Scolastico a Feltre e quindi a Bel­luno, si ritirò a vita privata.

Morì a Venezia, nel marzo del 1972, alla bella età di 97 anni.

(«Voci di Primiero»: Anno 1972, n° 4 e n° 6; Trieste: Vita Nuova del 3 marzo 1972).

BONETTI ISABELLA, benefattrice, nacque a Trieste dove il pa­dre, il dottor Giacomo di Primiero (Fiera), esercitava la professione di medico veterinario. Seguì poi la famiglia ove il padre fu via via de­signato: a Primiero, a Malé. Allo scoppio della prima guerra mondia­le, il padre era ad Ala, come veterinario addetto alla locale frontiera.

Subito, all'entrata delle truppe italiane, si presentò come croceros­sina volontaria e << ... prestò servizio continuativo, dalla mobilitazione al gennaio del1919, negli ospedali 07 e 051 di Ala e di Avio, battuti dal fuoco d'artiglieria ed in territorio d'operazione, con alto spirito d'altruismo e di abnegazione. Sprezzante del contaggio, portò nei re-

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parti infetti cui fu addetta, il conforto della sua infaticabile operosità, rendendosi preziosa collaboratrice e figura di pietoso sacrificio perso­nale)).

Questa la citazione all'Ordine del giorno dello Stato Maggiore del­la Prima Armata, con il quale venne insignita di medaglia d'oro, dal Comando stesso, di medaglia d'argento dalla Direzione Generale del­la Sanità del Ministero dell'Interno e di due croci di guerra.

Ma nella sua attività umanitaria, ciò che altamente qualifica il suo lavoro fu la missione di religiosità cristiana che, in collaborazione con il Cappellano Militare don Celestino Briacea, più tardi vescovo di Mondovì, svolse tra i feriti, i malati, i morenti.

Nel 1965, in occasione della ricorrenza dell'entrata delle truppe ita­liane in quella cittadina, il Consiglio Comunale deliberò ed offrì alla Signora Bonetti la medaglia d'oro.

Finita la guerra, coniugatasi in Eccheli, visse, modesta e schiva di lodi, a Pilcante.

Morì in tardissima età, portando sempre con sè, segreto nel cuore, l'amore vivo al paese dei suoi avi: Primiero.

(A. Zanetel in «Voci Primiero)), Anno 1967, n° 7; D. V. Stenico: La volontaria della pietà in «Trentino)), agosto 1927, pag. 161).

BONINSEGNA CARLO, intagliatore. Di lui si sa che era il Ronce­gno e che dal 1685 al 1690 lavorava in Caldonazzo.

(Weber: Art. Trent., pag. 48).

BONOMO (BONHOMO) BEATA GIOVANNA MARIA, nata ad Asiago il 15 agosto 1606, figlia di Giacomo e di Virginia Ceschi di Borgo.

Nel marzo del 1615, due anni dopo d'essere rimasta orfana della madre, fu condotta dal padre nel monastero di S. Chiara in Trento, perché quivi si provedesse alla sua educazione.

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A Trento rimase tre anni, ma alla fme del terzo anno, avendo espresso al padre il desiderio di farsi religiosa, lo trovò dissenziente. Egli infatti decise di distoglierla da questa intenzione con il portarla con sè a Vicenza.

Ma fu inutile ed il 21 giugno del 1621, vincendo la resistenza dèl padre, potè entrare nel Monastero benedettino di San Girolamo a Bassano, avendo Ella l'età di 15 anni.

Nel monastero visse intensamente la sua vocazione ed assurse alle più alte vette del misticismo. N:el 1632 si ebbe le Stimmate e nei gio­vedì e venerdì riviveva la Passione di Cristo. Fu dotata del dono della bilocazione.

In una delle sue estasi ebbe la grazia di rivedere la sua mamma, trionfante tra i beati del Cielo.

Naturalmente subì tutti i trattamenti che in quell'epoca la Chiesa imponeva in quei casi: fu completamente isolata, non poteva nè scri­vere nè ricevere missive, le fu precluso l'uso del parlatorio. Soffrì poi malattie lunghe e dolorose, veniva assalita da febbri periodiche e pur tuttavia non s'alleggeriva dell'attività che il monastero le imponeva.

Fu maestra delle novizie e delle educande, che trattava con intelli­genza e carità; nei trienni 1652-54 e 1664-66 fu badessa.

Morì il primo marzo 1670. Per sua intercessione sono attribuite miracolose guarigioni per cui nel 1699 fu iniziato il processo di beati­ficazione.

Dal 29 giugno 1736 le sue ossa riposano in un'urna nella chiesa di San Gerolamo in Bassano. Il 9 giugno 1781 venne proclamata beata da Papa Pio VI.

Scrisse delle opere di carattere ascetico: Tesoro dell 'anima Chri­stiana (Venezia, 1661); Confusione del christiano in non corrisponde­re all'amore mostrato da Nostro Signore Gesù Cristo nella sua acer­ba passione e morte (Bassano, 1659, Venezia, 1681 ; Bassano, 1859).

(Montebello: o.c., pag. 462; L. Bracco: Vita della Beata Joan. Bohonomi, Roma, 1886; P. Du Burg: Une exstatique au XVII siècle: la Bienheureuse Janne Marie Bohonomo, Parsi, 1910; F. Segwii/ler: Leben der siligen J. M. Bohonomo aus dem Benedixtinerorden, Graz. 1921 - Vienna, 1924; P. Dare: La b. G.M. Bonomo, Bre­scia, 1937; Scipione De Paoli: La b. J. M. B. in Biblioteca Sanctorum dell'lstit. Giovanni XXVIII, Pont. Univ. Lat.,pag. 346; P. Corradi in «Voci Amiche», Borgo, maggio 1958, pag. 6 ; A. Costa: Ibid., marzo 1959, pag. 10).

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BORESA FRANCESCO di Strigno, indoratore. Nel 1663 dorò la pala dell'Al tar Maggiore e quella di Sant'Antonio nella parrocchiale di Civezzano.

(Weber: o.c., pag. 40).

BORSIERI FRANCESCO, medico, di Civezzano e fratello di Giambattista, che troveremo qui sotto. È noto per la sua Lettera analitica sopra le Osservazioni di chirurgia (Lucca, 1770)con la qua-· le egli si unisce alla polemica sorta in merito alle idee espresse dal medico trentino Bartolomeo Gerloni (1736-1806).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent.,pag.144; A. Bertoluzza: I rimedi, tip. Dossi, Trento 1977, pag. 24 ).

BORSIERI GIAMBATTISTA DE KANILFELD, medico, fratello di Francesco, nacque a Civezzano il 13 febbraio l 725 da Francesco e Maddalena Pellegrini. Ebbe fanciullezza travagliata: cieco d'un oc­chio, malaticcio, a dodici anni perse il padre. Si dedicò agli studi con l'aiuto di un frate comasco, Padre Fioretti. A sedici anni già scriveva versi latini.

Nel 1743 studiava a Padova, allievo degli illustri luminari di quel­l' Ateneo: Morgagni, V allisneri, Stellini, Poleni e Pontedera.

Nel 1744 si portò a Bologna per approfondire gli studi di chimica medica con il Beccari. In quest'anno stesso si ebbe la laurea in medi­cina, con considerevole anticipo.

Scoppiata a Faenza un'epidemia di febbri gastriche e biliari, vi fu inviato ed ottenne eccellenti risultati curativi. A Faenza rimase come protomedico rinunciando all'offerta di coprire lo stesso incarico ri­spettivamente a Ferrara, a Forlì e a Cesena.

Nel 1764 fu nominato ((consigliere dell'incUto magistrato degli il­lustrissimi Signori Cento Nobili pacifici della città di FaenzaJJ e ne conseguì la cittadinanza.

Rinunciò alla Cattedra di Ferrara offertagli da Papa Clemente XIV, ma nel 1769 accettò le Cattedre di Clinica medica, di Farmacia e di Chimica di Pavia, offerte dall'imperatrice Maria Teresa.

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Nel 1778 passò a Milano come Archiatra dell'arciduca Ferdinan­do, governatore della Lombardia.

A Milano, il 21 dicembre 1785, morì. Sulla sua casa natale in Civezzano venne collocata una lapide con

queste epigrafe:

QUI NACQUE l G.B.B. l 13 FEBB. 1725 l DELLE UMANE LETIERE TRENTO l PADOVA BOLOGNA DELLE MEDICHE SCIENZE l L'EBBER DISCEPOLO l FAENZA E TUTTA EMILIA l PER ANNI VENTIQUATIRO l MEDICO VALENTE AMATO CARITATEVOLE l DAL 1770 AL 1779 l PROFESSORE IN PAVIA l VI INSEGNÒ COL METODO DELLA OSSER­VAZIONE PRATICA l AL LETIO DEGLI AMMALATI l NEL 1773-1774-1777 l RETIORE MAGNIFICO l DA ULTIMO ARCHIATRO REGIO IN MI­LANO l LUCIDA MENTE SAPERE PROFONDO l GLI PROCACCIARONO FAMA NON PERITURA l LABORIOSO INDEFESSO l SOLO LA MORTE l GLI TRONCÒ LE MAGNANIME OPERE l MA SOPRA VIVONO A LUI l GLI SCRITII IMMORTALI l CHE AMMIRANO LA PATRIA E LA SCIEN­ZA l A TANTO ILLUSTRE l A TANTA GLORIA DELLE NOSTRE ALPI l NEL CENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE l L'ASSOCIA­ZIONE MEDICA TRENTINA l RIVERENTE l Pl21 DICEMBRE 1885.

Ecco la sua produzione medico letteraria: De athelmintica Argenti vivi facultate (Faenza, 1753); in polemica con Panciaticchì scrisse una Risposta ... a quanto si contiene nella lettera del medico NN stampata a Faenza e diretta a Teagete Libade a Lipsia (Faenza, 1747); Delle acque di San Cristoforo (Faenza, 1761), che sono degli studi sulle acque del faentino; a Faenza riordinò l'Archivio Consolare e curò la stampa delle Cronache medioevali, con sua prefazione Chronicon Tolosani faventini, che a tutt'oggi fan testo per gli studio­si; pubblicò uno studio di Numismatica, essendo stato membro della locale Accademia dei Filoponi; curò la pubblicazione dei Saggi di Medicina pratica del suo grande amico e collega Dall'Arme Pietro Paolo (Faenza' 1768); De retardata medicinae practicae perfectione (Papiae, 1771 ); Memoria sui nuovi fenomeni scoperti nell'analisi chi­mica del latte (Ibid. l 771 ); Istitutiones medicinae praticae (Milano, 1781-1788), opera sua maggiore tradotta in lingua italiana (Firenze, 1840) e nelle lingue inglese e tedesca. Questo lavoro veniva conside­rato in Inghilterra uno dei testi principali di medicina.

Lasciò scritti inediti, alcuni dei quali furono stampati postumi sotto il titolo <d. B. Bursieri de Kanilfeld, Opera Postuma, quae ex schedis eius collegit et edidit Jo Baptista Berti (Ed. Ramazzini di Ur, 1820,

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1822). Nella B. C. di Bassano vi è una serie di lettere di G. B. B. ad A. Caldari - E. 4 Busta V - A. 14.

A Milano nel 1854 venne stampato il De pulsibus con brevi notizie intorno alla persona e le opere di Gian Battista Borsieri de Kanilfeld a cura del medico trentino Leonardo dei Clock.

Il Dottor Emilio Dalla Rosa, suo concittadino che incontreremo più tardi, raccolse del Borsieri le memorie autobiografiche.

Pavia ricorda il maestro con un busto sito sotto i portici.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 138, 139, 467 ; G. M. Mazzucche/li: Gli Scritt. d'Italia, II, 3, Brescia, 1762, pag. 1821; G. B. Mittarelli: De Letteratura fa­ventinorum etc. Venetiis, 1775, pag. 37; G; B. Cornaiani: I Secoli della Letteratura Italiana, V, Torino 1956, pag. 381; B. Carminati: Prolusione in lode di G.B.B.,Mi­lano, 1810; C. Ugoni: Della Letteratura Ital. della II metà del sec. XVIII, Brescia, 1821 , Il, VI; E. De Tibaldo: Biografie degli Italiani illustri, III, Venezia, 1836, pag. 390; Memorie e documenti per la storia deii'Univers. di Pavia e degli uomini più il­lustri che v'insegnarono, I, Pavia, 1878, pag. 212; G. C. Tovoni: Medicaem Triden­tinum id est syllabus medicorum civitatis et dioecesis Tridentinae, Tridenti, 1889, pag. 95; Memorie dell'«Acc. Agiati», Rovereto, 1905, pag. 478; L. Bonomi: Natu­ralisti, medici e tecnici trentini, Trento, 1930, pag. 17; C. Wiirzbach: Biographi­sches Lex. Etc., II, pag. 76; P. Casini, U. Baldini in Dizionario degli Italiani, Vol. 13; Proner: Med. Trent. pag. 201; Brentari: Guida Trent., I, pag. 255; Leonardo Cloche: Cenni biogr. intorno a G.B.B., Trento, 1827; Dr. E. Dalla Rosa: Memorie etc., Trento, Scotoni & Vitti, 1885; Larousse, Rizzoli, Il, 1966, pag. 683; G. Chiuppani: Lettere di scritt. trent. nella B. C. di Bassano, «Tridentum», VI-VII, pagg. 280-284).

SORTOLINI MONS. PASQUALE, nato a Centa il 3 aprile 1892 e deceduto a Trento il 31 marzo 1963. Fu per vent'anni decano di Stri­gno. Il 21 maggio 1916 assistette alla drammatica evacuazione della borgata e nel novembre del 1918 poté tornare, ma solo per osservare le desolanti macerie del paese distrutto e cooperare per la ricostruzio­ne morale e materiale.

Dal 1931 al 1955 servì in Curia come Vicario generale di Mons. Endrici ( + 1940) e di Mons. De Ferrari. Furono quasi 24 anni di atti­vità svolta in tempi particolarmente difficili. Dotato di intelligenza su­periore, di conoscenza profonda dell'animo umano, sapeva superare anche le più scabrose situazioni con un prodigioso autocontrollo e con fine diplomazia. Un episodio: resasi vacante la sede parrocchiale

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di un grosso borgo, gli si presentò una commissione di notabili ( ... ed in tempo di regime fascista si può facilmente supporre chi fossero co-storo). Si voleva un parroco che fosse così ... così ... , così...

Il Vicario ripeteva con tutta calma: ccUno così ... vediamo ... )), ed aprendo lentamente il primo cassetto della scrivania, dopo di aver sollevato alcune carte: « ••• qui non c'è/JJ.

Revisionati tutti i cassetti, sprizzando dagli occhi vividi un'ironia scherzosa e disarmante, concluse: «Uno come lo volete voi qui non l'abbiamo ... provate a cercarlo in Val Gardena/JJ

Lo scherzo ruppe il ghiaccio ed il parroco venne nominato seguen­do la normale prassi del concorso curiale e non quella fascista usa a decretare le nomine dall'alto.

Con queste sue capacità seppe cooperare con il suo Vescovo alla guida della Barca tra i marosi di un fascismo ormai tracotante, di una guerra che colpiva le contrade oltre che i fronti, della dominazio­ne tedesca ed infine, ancora una volta, all'opera di ricostruzione.

Un'oasi di ristoro la cercava nei fuggevoli ritorni nella sua Strigno. Qui aveva arricchito la decanale di un ottimo organo «Mascioni», col­laudato il 4 agosto 1929 da illustri maestri quali F. Germani dell' Au­gusteo di Roma, R. Manari della Pontificia Scuola Superiore di Musi­ca Sacra, i trentini Prof. Dalla Porta e R. Lunelli.

Dette incarico al pittore Antonio Fasal di affrescare la chiesa e ne sortì un lavoro non privo di concezione: un connubio tra il bizantino antico e l'impressionismo moderno, che arricchiva il presbiterio di una fantasmagorica ecg/oria di coloriJJ (Prof. Segata). Stupendi co­munque i grafiti. L'opera rimase incompiuta per la morte del Fasal, avvenuta in seguito a ferite contratte sul fronte africano. Ora gran parte del lavoro è stato cancellato.

La salma di Mons. Pasquale riposa nel cimitero di Strigno, accan­to a quella di Don Antonio Coradello, suo amico e confidente.

(A. Costa: I Vescovi di Trento, pag. 352; Musica Sacra, Milano, 1930, n. 5, pag. 76; A. Zanetel: ricordi personali). ·

BOSIO GIOVANNI di Primiero, dette un tale incremento al com­mercio del legname nella sua valle che l'imperatore Giuseppe II lo premiò con il diploma di nobiltà con il predicato di ccChiarofonteJJ,

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ch'egli sostituì con ccChiaromonteJJ. Nel 1780 acquistò il famoso pa­lazzo Someda, ne ripristinò le strutture e vi realizzò una cappella de­dicata alla Vergine ed al patrono della sua famiglia, San Francesco di Paola. Con questo suo operare nel campo dell'incoraggiamento all'ar­te si unì a quel folto gruppo di intelligenti amatori che contribuirono ad arricchire molte case dei nostri villaggi di Primiero di preziosi af­freschi, che l'amministrazione comprensoriale pare sia lodevolmente, impegnata a salvaguardare.

(Montebello: o.c., pagg. 440, 441; S. F. (Stefano Fontana) in «Voci di Primiero», A. 1967, n. l; M. Mirabella Roberti in Guida delle Valli del Primiero, pag. 77, pag. 82).

BOSISIO ANTONIO, medico, nato a Borgo il 27 gennaio 1841. Dopo di aver seguito i corsi ginnasiali a Venezia si addottorò a pieni voti in medicina e chirurgia a Padova. Quivi rimase come assistente nell'Ospedale Maggiore, sotto la guida dell'allora famoso Prof. Dott. Cav. Santello, con il quale condusse approfonditi studi sulle malattie dei bambini.

Nel 1871 assunse la condotta medica di Cordenons, nel Friuli, ma l'anno appresso fu chiamato a coprire il posto di primario nell'Ospe­dale di San Donà di Piave.

Ebbe anche altri incarichi tra cui menzioneremo la sua attività di chirurgo nell'Ospedale di Latisana, di Presidente della Società di Scienze mediche di Conegliano e del Comitato Provinciale di Venezia dei mediei condotti.

Fu socio dell'ccAteneo Veneto)) e dell'ccEmulazione di Roma)). Fu decorato di medaglia di benemerenza per il contributo dato in favore ·della salute pubblica.

Molte furono ed apprezzate le sue pubblicazioni. Tra queste: Sto­ria di due casi di anemia perniciosa (Venezia, 1874); Storia critica di un fibroma uterino guarito coll'iniezione parenchimatosa di Ergotina (Ibid., 1876); Storia di unafrattura di cranio (Ibid., 1876); Discorso fatto all'apertura del Comitato dei medici condotti di Chioggia (Ibid., 1878); Contributo allo studio e alla cura della difterite (Borgo, 1878); Commemorazione del Prof Pietro Castigliani (Venezia, 1880); Il baliatico mercenario quale causa di frequenti malattie e mortalità dei bambini {Ibid., 1880); Sulla necessità delle condotte ve-

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terinarie distrettuali (Ibid., 1881); Relazione sopra due libri presenta­ti alla Soc. di Scienze mediche di Conegliano (Oderzo, 1881), la rela­zione riguarda una dissertazione sulla sifùide, del dottor M.A. Levi ed una Istrodemonomania del dottor Franzolini; De Carlo Roberto Dar­win, cenno commemorativo letto alla Soc. Scienze med. di Coneglia­no (Ibid., 1882); Sulla condizione igienica del distretto di San Donà (Ibid., 1882).

Scrisse inoltre la Commemorazione funebre di Matteo Ceccarel, letta a Conegliano e stampata a Latisana; la Commemorazione del dottor Achille Arme/lini, letta a Borgo; Sulle acque tesobiane di Ron­cegno nella cura della pellagra, memoria letta a Conegliano e stam­pata a Milano; L 'influenza nei bambini, dissertazione pubblicata sul Giornale del Piadra in N a poli.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 463 ; A. De Gubernatis in Dictionaire des écri­vains du Monde Latine, Firenze, 1905, pag. 180; Idem: Dizionario biograf. degli scritt. Contemp. Firenze, Le Monnier, 1879, pag. 180; Idem: Piccolo Dizion. dei Contemp. Roma, 1895, pag. 136).

BOTTEA DON TOMMASO, pur essendo nato in Val di Sole, meri­ta di essere citato in questa raccolta per gli studi ch'egli condusse sul­la storia della valle nel periodo che fu Arciprete Decano in Pergine.

Dobbiamo a lui infatti: Memorie di Pergine e del Perginese (Tren­to, 1880); Ancora sui Mocheni (Rovereto: Ann. Alpi Trid., 1882); Le Carte di Regola (Trento: Arch. Trent. 1892).

Presso l'archivio arcipretale di Pergine esiste un preciso manoscrit­to di Quadri genealogici di famiglie perginesi.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 351; P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, citazioni varie)).

BRENTARI OTTONE, scrittore e giornalista, nacque a Strigno, ove suo padre era ufficiale giudiziario. Suo padre, Michele, aveva sposato Elisabetta N egrelli, nipote del celebre ingegnere. Ottone

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sembrò aver ereditato dalla famiglia Negrelli le capacità intellettuali, la fortezza di carattere e l'ecletticità degli impegni.

Lasciato Strigno, seguì il padre a Rovereto, a Malè, a Fondo, a Cembra. Rimase orfano di padre in tenera età e la vedova sua madre si stabilì in Rovereto ove il figlio seguì i corsi elementari.

Iniziò poi per volere della madre gli studi tecnici, che più tardi ab­bandonò per dedicarsi ai classici. Raggiunse infatti, sempre a Rovere­to, la maturità classica nel marzo del 1873.

Presso l'Università di lnnsbruck scelse la facoltà di materie lettera­rie, sezione storia e geografia, che proseguì poi a Vienna. Iniziò poi l'insegnamento a Rovereto prima e poscia a Pisino, in Istria.

Acquisita una nuova laurea in Padova, ebbe il posto di ruolo per la cattedra di lettere presso il Ginnasio di Catania.

Nel 1870 è a Bassano del Grappa, insegnante presso quel Liceo, del quale assumerà la presidenza nel 1870.

Sportivo, escursionista, ciclista egli stesso, intraprese, con l'esem­pio, la parola e gli scritti un'azione promotrice degli sports nelle scuo­le.

Poeta, prosatore, conferenziere, pubblicista, si manifestò sin da studente quando in Rovereto pubblicò dei versi.

Dal 1887 iniziò la collaborazione al ((Bollettino del Club Alpino Italiano>>. Dal 1890 al 191 O collaborò alla ((Letteratura>>, al ((Triden­tum>>, a ((Nuova Antologia>>, al ((Bollettino della Soc. Bibliogr. Italia­na>>, all 'r(Almanacco Bemporad>>, e ad altre riviste.

Nel 1878 aveva sposato Domenica Fusaro. Abbandonata nel 1890 la dirigenza scolastica a Bassano, si trasfe­

risce a Milano per dedicarsi al giornalismo. Entrò nel Corriere della Sera, facendo parte della redazione, collaborando nel frattempo con i giornali locali della sua Trento, di Catania, di Venezia e Vicenza.

Nel 1908 lascia il Corriere e fonda una rivista turistico-patriottica: dtalia bella>>.

Scoppiata la prima guerra mondiale, fondò la Lega Nazionale, con scopi irredentistici. Nel frattempo, dal Corriere, illustrava ai lettori i ((Bollettini del Comando Supremo>>.

Il primo settembre 1920 si trasferì a Trento per assumere la dire­zione de La Libertà, quotidiano di tendenza liberale, ma alla fine del­lo stesso anno dette le dimissioni per divergenze politiche con i finan­ziatori del giornale, sganciandosi nel contempo dal Partito Liberale Trentina.

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Nel 1921 prese parte alle prime elezioni politiche tenute nella no­stra regione, dopo l'annessione. Merita, per inciso, parlarne. Il R.D. del 18 novembre 1920, n. 1655 dettava le norme elettorali per le Pro­vince annesse. Con decreto susseguente furono determinati, per la Venezia Tridentina, i due collegi di Trento e Bolzano.

Per il collegio di Trento furono presentate cinque liste: la lista tede­sca con contrassegno bianco roccia e la scritta ((Sud Tirob); la lista popolare (scudo crociato con scritta ((LibertasJij; la lista liberale de­mocratica (stella d'Italia); la lista socialista (falce, martello e libro); la lista del blocco economico (incudine, fascio, vanga, falce). La no­stra zona era così rappresentata: nessun candidato nella lista tedesca; De Gasperi dott. Alcide di Amedeo nato a Pieve Tesino, Carbonari dott. Luigi fu Zaccaria nato a Carbonare (la moglie era di Strigno), Romani Pietro fu Romano nato a Borgo, Toffol Valentino fu Bortolo nato a Siror, Tamanini Enrico nato a Vigolo Vattaro il 27 luglio 1883, nella lista popolare; Ognibeni dott. Alberto fu Giovanni nato a Utrech, ma con tutta probabilità di origine tesina, nella lista liberale; nessun candidato nella lista socialista; BRENTARI OTTONE fu Mi­chele nato a Strigno, per la lista del blocco economico.

L'affluenza alle urne fu bassissima in tutta la regione: Rovereto, per esempio, fu del 75,7, che fu la percentuale più alta; Borgo il 65,8 e Primiero il 56, l.

A Borgo i popolari ebbero il47,9 per cento; i liberali il 9,2; i socia­listi il 39,2 e la lista del blocco economico il 3,5; nessun voto alla li­sta tedesca.

A Primiero i popolari il 4 7,5; il 4,8 i liberali; il 46,9 i socialisti; lo 0,6 la lista del blocco; nessun voto alla lista tedesca.

Il nostro Brentari si ebbe addunque una grave delusione ... , ma dal vaso della politica sorte più assenzio che miele.

Eppure a Brentari spetta particolare riconoscimento per l'opera ap­passionata e ardita svolta a sostegno della ricostruzione soprattutto di quelle zone del Trentino che ebbero le maggiori distruzioni di guer­ra. Con articoli, conferenze, numeri unici, lettere aperte ad onorevoli, non si stancava di far presente la tragica situazione: paesi distrutti, campagne incolte e lacerate dai crateri delle bombe, il piccolo rispar­mio, con il basso cambio della corona, volatilizzato, le sofferenze dei vecchi, dei bambini, delle vedove e degli orfani di guerra. Apertamen­te denunciava i ritardi burocratici, l'incompetenza delle amministra­zioni comunali affidate d'autorità ad elementi usciti dall'esercito. Ri-

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cordate: cc ... e con la filossera, signor Podestà? ... Introdurremmo an-che quella! ... ))

Il due giugno del 1920 tenne a Milano la famosa conferenza: L 'al­legra agonia del Trentino ... cc Tutto il bene vien fatto male, e tutto il male vienfatto beneJJ, disse tra l'altro ... e presentò un ordine del gior­no sottoscritto ed approvato da ben 99 Associazioni.

Verso la fine del 1921, ormai stanco, si ritirò a Rossano Veneto, nella casa di proprietà della moglie e, compiuti da qualche giorno i 69 anni d'età, morì il 17 novembre dello stesso anno.

Dai titoli dei suoi lavori che qui sotto pubblichiamo, in parte, tra­spare la vivacità e l'operosità del suo pensiero.

Nel 1874 una sua poesia Per il centennario della morte del Petrar­ca, ebbe l'encomio del Comitato per le onoranze in Avignone; un'al­tra poesia Nel centennario della battaglia di Legnano, fu pubblicata per cura del Consiglio Comunale di Alessandria.

Proseguendo: La ginnastica nelle scuole elementari, conferenza (Bassano, 1880); Le società ginnastiche, discorso (Ibid. 1880); Stu­dio, Forza, Onestà, discorso (Ibid., 1880); Il Museo di Bassano illu­strato (lbid., 1881); Giusto Bellavitis, vita (lbid., 1880); L 'insegna­mento della geografia nelle scuole secondarie e classiche (Ibid., 1881); La Casa Remondini e la Corte di Spagna, aneddoto storico (Ibid., 1882); Ai ginnasti convenuti a Possagno, discorso (lbid., 1882); La fondazione del Monte di Pietà a Bassano, cenni storici (lbid., 1882; Giterelle fra Bassano e Asiago (Ibid., 1883); L 'acqua a Bassano (Ibid., 1883); L 'arte aurifera a Bassano (Ibid., 1883); Lette­ra a Don Leone Bracco (Vicenza, 1883); Asiago nel1883 (Bassano, 1883); Storia di Bassano e del suo territorio (Ibid., 1884); G. B. Fer­racina (Ibid., 1884); Dell'antico splendore dei commerci e delle indu­strie bassanesi (lbid., 1885); Giovanni Montini (Ibid., 1885); Guida storico alpina di Bassano, Sette Comuni, Canale del Brenta, Maro­stica, Possagno (Ibid., 1885); Un grido di dolore del tiro a segno na­zionale (lbid., 1885); Guida storico alpina del Cadore (Ibid., 1886); Un giorno a Vicenza (lbid., 1887); Guida storico alpina di Vicenza, Recoaro, Schio (Ibid., 1887); Guida storico alpina di Belluno, Feltre, Primiero, Agordo, Zoldo (Ibid., 1887); PRIMIERO (Riv. Club Alpi­no Ital. n° 5, pagg. 144 s.s. , 1887); S. I. Ferrazzi, vita (Bassano, 1887); Dante Alighieri alpinista (Padova, Ed. Drucher, 1888); Eceli­no da Romano nella mente del popolo e nella poesia (Bassano, 1888); Racconti di Storia patria per la terza, quarta e quinta elementare (lbid., 1889); Brevi racconti di Storia ebraica, greca e romana ad

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uso delle classi prima e seconda elementare (Ibid., 1889); Geografia e Storia per la terza elementare (l 889); Geografia e Storia per la quinta elementare (Ibid., 1890); Da Vicenza, Padova, Treviso, Oliera, Schio, Arsiero, Monte Summano (Ibid., 1890); Da Padova, Treviso, Belluno, Feltre (Ibid., 1890); Giacomo dal Ponte, detto il Bassano -Il principe Amedeo duca d'Aosta, coriferenze tenute a Bassano e Ve­nezia (Padova, 1890); Guida di Bassano (I Ed., Bassano, 1880, II Ed., 1890); Guida della Basilica di S. Antonio da Padova (Ibid., 1891); GUIDA DEL TRENTINO, opera in quattro volumi che ci dà una visione geografica, storica, artistica e turistica delle nostre vallate (Bassano, 1891- 1892); STAZIONI BALNEARI E CLIMATICHE DEL TRENTINO (Ibid., 1892); Il primo maggio, conferenza (Ibid., 1893); GUIDA DI LEVICO, VETRIOLO, LAVARONE (Ibid., 1901); GUIDA DI ROVERETO E CASTELLO DI LIZZANA (Ibid., 1892); Le Vie di Milano e l'origine dei loro nomi (Venezia, 1889); Guida del Monte Baldo (Bassano, 1893); Guida di Padova (Ibid., 1896); Guida del Cadore e della Valle di Zoldo (Ibid., 1896);

Una biblioteca trentina a Milano (Boli. Soc. Bibl. 1898 n. l e n. 2); Guida del Lago di Garda (Torino, 1896); Garibaldi e il Trentina (Milano, 1907); La vita di Garibaldi narrata ai fanciulli (Milano in «Lettura» del 7. 7. 1907, pagg. 531 ss.): Il secondo battaglione bersa­glieri volontari di Garibaldi nella campagna del 1866 (Milano, Agnelli, 1908); Nepomiceno Bolognini (Trento, Scotoni e Vitti, 1909); I tre roveretani dei Mille di Marsala (Trento, «Studi Trent.», 18. 9. 1909); I TRENTINI DEI MILLE DI MARSALA (Nuova Antolo­gia, 16. 10. 1910, pagg. 583-593); Disertori? Quattro trentini del 23 Bersaglieri processati nel 1860 per diserzione e assolti (Trento, «Tri­dentum», 1910); La raccolta tridentina di Brera (Trento, Alto Adi­ge, 28 e 29 gennaio 191 O); Tre lettere inedite di Giovanni Prati (Trento, Alto Adige, 24 maggio 1910); L'ultima malattia di A. Ro­smini (Trento, Alto Adige, 31 dicembre 1910); Una lettera inedita di G. Prati a G. Garibaldi, del 26.4.1859 (Trento, Alto Adige, n. 81, 1911); Vittorio Emanuele Il, re d1talia (Trento, Alto Adige, n. 70, 1911 ); I sei deputati e i cinque senatori trentini (Trento, Alto Adige, n. 70, 1911); I TRENTINI AD ASPROMONTE (Roma, 1912); La­dinia, Gleno presso Egna (Trento, Zippel, 1913); IL TRENTINO NELLA QUINTA GUERRA DI INDIPENDENZA (Trento, Zippel, 1913); IL TRENTINO NELLA QUINTA GUERRA DI INDIPEN­DENZA (Milano, nel Il Martirio del Trentine, 1916, pagg. 204 ss.); Il confine nord dell'Italia settentrionale (Novara, Agostini, 1917);

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LE ROVINE DELLA GUERRA NEL TRENTINO (Milano, Carda­ni, 1919); LETTERE DAL TRENTINO (Trento, Disertori, 1919); L 'ALLEGRA AGONIA DEL TRENTINO, conferenza tenuta a Mi­lano il12 giugno (Milano, Cardani, 1920); I BAMBINI DEL TREN­TINO, conferenza letta nell'Ass Liberale di Milano il 13 marzo 1920) (Milano, Cardani, 1920); Congedo da direttore de La libertà (Trento, «La Libertà>>, l dicembre 1920); La toponomastica del Tren­tino (Trento, «La Libertà,, 27 luglio, 1920): il Brentari faceva parte della R. Commissione per la toponomastica delle Nuove Provincie; Un voto degli ex deputati trentini (Ibid., del 30 luglio 1920); NON DIMENTICHIAMO IL TRENTINO (Ibid., 16 marzo 1920); Quello che è utile a sapersi per chi va nell'Alto Adige (Milano, Cardani, 1920); La sala Prati (Trento, «Nuovo Trentino)), 24 aprile 1920); I BAMBINI DEL TRENTINO AL MARE - DA STRIGNO A VARAZZE, lettera aperta all'On. Grand. Uff. dr. E. Candiani (Mila­no, Assoc. Liberale, 1920); Il Castello di Trento: critica del poco che si è fatto sinora per il restauro (Trento, «La Libertà,, 4 febbraio 1921); La Casa del soldato (Ibid., 20 marzo 1921); Jacopo e Cesare Mattei (Ibid., 16 febbraio 1921); Trento e il Manzoni (Ibid., 27 mar­zo 1921); Grande comizio di Atesini contro il comizio dei Trentini (Venezia, Gazzettino del 10 marzo 1921); I TRENTINI MORTI PER L'INDIPENDENZA ITALIANA dal 1848 al 1867 (Trento, «La libertà,, 7 aprile 1921); Il primo tricolore solennemente innalzato al Passo del Brennero (Ibid., 8 aprile 1921); Rovereto per la torre ci­vica (Ibid., 12 aprile 1921 ); Il Re a Trento (Trento, Scottoni, Vitti, 1921); I Fratelli Bronzetti (Trento, La Libertà, 26 settembre); Lafe­de di Trento premiata (Ibid., 11 ottobre 1921 ).

(A mbrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 329; Proner: Medagl. Trent., pag. 411 ; Gor­f er: Le Valli del Trent., pagg. 789-805 ; Mattei: Picc. Encicl. del Trent. pagg. 70, 185, 190, 220; Pellin: Storia di Feltre, Citaz. varie; G. Pedrotti: Atti «Ace. Agiati», Rovereto s.v., 1922, XXXI - XXXIV, necrologio; Corriere della Sera, Milano 18 novembre 1921 , necrologio; Il Nuovo Trentina», Trento 18 novembre 1921, necro­logio; T. Rovito: Letterati e giornalisti ltal., Napoli 1922, pag. 64; F. Menestrina: «Studi Trent.», III (1922), pagg. 183 e ss. ; Ambrosi: Somm. Stor. Stor., Trent., pag. 253; A. De Gubernatis: Dictionaires del écrivains ecc., pag. 195; Idem: Piccolo di­zion. dei contempl, Roma, Forzan, 1895 ; Idem: Dizion. biogr. scritt. cont., Firenze, Le Monnier 1905, pag. 195 ; V. Stenico: «Trentino», febbr. 1929, pag. 53, con foto­grafia; Il nuovissimo Melzi, Vallardi: Diz. ital. Milano 1935 pag. 178, II parte; «Studi Trentini,,: anno l, Il, III, citazioni varie).

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BRIDA GIUSEPPE fu Domenico di Caldonazzo, fu tra i volontari della Compagnia Svizzera, in Vaticano, al servizio di Papa Pio IX. Morì nel 1860.

(G. Gasperetti: Orme preziose, Tridentum, 1928, pag. 92).

BROCCHI G. SEBASTIANO, di Primiero. Scrisse La Madre, im­pressioni e note sull'educazione popolare (Trieste, 1886). Lo scritto ebbe vasta eco e consensi di critica sulla stampa triestina, goriziana e veneta.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 405).

BRUNET ANGELO di Primiero (Tonadico), rocciatore. Colpito, durante un'ardita scalata, che da solo si stava studiando, da un mas­so staccatosi dall'alto morì tragicamente il 3 ottobre 1954.

Ebbe sin da giovanissimo vita difficile e cercava sulle vette di rea­lizzare quelle aspirazioni che tra gli uomini non riusciva a trovare.

Gli si attribuiscono le prime sulla ((Parete Ovest della Cima Canali (la Serena)JJ, ((Lo Spigolo Nord-Ovest- e ((Torre DegasperiJJ pure sul­la Canali, lo ((Spigolo CastiglioniJJ sulla Fradusta, lo ((Spigolo Est della ManstornaJJ.

(((Voci di Primiero»: Anno XII (1954) n° 11).

BRUNI ERMINIA MARITATA MENIN, pittrice, di Borgo, ove nacque il 20 marzo 1870. Fu a Padova, a Trieste, a Vienna. Nel 1900, per perfezionare la sua educazione artistica, frequentò a Mona­co quell'Accademia di Belle Arti sotto la guida del Prof. Hess.

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Si stabilì poi a Trieste. Allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferì a Trento e poi a Schwaz, presso Innspruck, per tornare in­fine a Trento ove morì nel febbraio 1940.

Trattava con sicurezza l'olio, il pastello. Dipingeva di preferenza fiori, nature morte, ritratti e miniature.

Partecipò a diverse mostre, a Trieste, a Napoli. Il suo <<Gladioli>>, fu acquistato dal Duca degli Abruzzi.

Opere sue sono presso il Museo di Trento, la raccolta Cohen di Padova, Acton di Budapest, e presso l'ormai noto pittore di Borgo, Guido Polo che dalla Bruni si ebbe appunto i primi incoraggiamenti verso l'arte pittorica.

(G. Polo: Borgo, Voci Amiche, 964 pag. 6; Idem, ottobre 1966, pag. 6; Idem: novembre 1966, pag. 6; Dicembre 1966, pag. 6; Commanducci: Dizion. Art. Ital. Ed. 1969; Enciclop. Univ. dell'Arte «SEDA», Milano 1969; G. Wenter Larini: «Do· lomiti», Trento; luglio 1924; «Le Revue du Vrai et de BeaUJJ, Paris, 25 agosto 1930; G. Polo: «Economia Trentina>>, Trento 1966, n. 1).

BRUSAMOLIN SAC. ANTONIO, professore, giornalista, deputa­to, nato a Castelnuovo il 17 gennaio 1837. Compì gli studi ginnasiali a Rovereto e i teologici a Trento. Fu in cura d'anime a Strigno e quindi fu chiamato ad insegnare filosofia, matematica, greco, storia nel Collegio Ginasio Vescovi! e di Trento.

Fu collaboratore di «Voce Cattolica>>, de «La Famiglia Cristiana>> e diresse dal 1888 al 1891 il giornale Il Popolo Trentina.

Il giornale usciva con l'intendimento di «propugnare insieme i di­ritti della religione anche quelli conculcati della nazionalità>> e Don Brusamolin «compiva la sua missione di pubblicista da uomo che sa­peva e seriamente voleva mettere in armonia gli ideali di religione con quelli della patria>>.

Ma in quel tempo «anche il più microscopico pulviscolo di rivendi­cazione nazionale dava fastidio agli occhi dei grandi>> ... ed il giornale venne soppresso.

Fu candidato e deputato della V Curia per il Trentina alla Dieta di Innsbruck e a Vienna. Durante la campagna elettorale fu fatto ogget­to di una «gazzarra invereconda di calunnie>> ... . (o tempora, o mo­res!). Egli seppe non raccogliere e cristianamente perdonare.

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Infermo, si ritirò nella sua patria di Castelnuovo dedicandosi all'as­sistenza degli ammalati e ad opere di bontà e carità.

Era socio dell'Accademia degli Agiati ed alcuni suoi amici gli dedi­carono, alla sua morte avvenuta a Castelnuovo il 3 giungo 1904, que­sta epigrafe:

DON ANTONIO BRUSAMOLIN l NATO A CASTELNUOVO l IL 17 GENNAIO 1837 l ECCELSE TRA I CONFRATELLI DI SACERDOZIO l PER FORZA D'IMPEGNO VASTITÀ DI COLTURA l INTEGRITÀ DI VITA E FERMEZZA DI CARATTERE l MAESTRO VALENTISSIMO EDUCATO­RE EGREGIO l ATTESE PER OLTRE UN VENTENNIO l ALL'ISTRUZIO­NE DELLA GIOVENTÙ l NEL GINNASIO VESCOVILE DI TRENTO l IN TEMPI DIFFICILI DIFESE CON ARDORE E TENACIA l COLLA STAMPA E NELLE AULE PARLAMENTARI l I DIRITTI DELLA CHIESA l E DEL­LA GENTE TRENTINA l FEDELE SINO ALLA MORTE l ALLE BANDIE­RE «DIO E PATRIA>~ l CHIUSE SANTAMENTE I SUOI GIORNI l NELL'U­MILE VILLAGGIO NATIO l IL 3 GIUGNO 1904 l LASCIANDO LARGHIS­SIMA EREDITA DI AFFETTI.

(Rovereto, Tip. Grandi, 1904: necrologia di Don Antonio Brusamolin; A. De Gubernatis: Dictionnaire Intern. etc., pag. 207; Atti «Ace. Rover. Agiati», 1904, pagg. LXXV - LXXX, con ritratto).

BUFFA ANTONIO barone di Castellato, Telve. Figlio del Consi­gliere Armenio, visse nella seconda metà del 600. Fattosi prete fu no­minato Parroco di Strigno, ma poi si ridusse allo stato laicale. Per ra­gioni politiche prese in . moglie una Zambelli onde risolvere una que­stione di eredità di giurisdizioni tra le due famiglie. Mantenne la giuri­sdizione di Castellato per sentenza stessa di Papa Innocenzo XII, che gliela attribuì in seguito alla determinazione della Sacra Rota verso la quale si erano diretti altri pretendenti.

Il Buffa fece carriera: divenne Auditore generale delle Nunziature di Elvezia, poi di Venezia e quindi di nuovo fu in Elvezia come Visi­tatore Apostolico. Dopo di aver rinnunziato allo stato religioso fu Consigliere di Reggenza dell'Austria Superiore ed ottenne i diplomi nobiliari per sé, per il fratello Pietro Gaspare e per i discendenti.

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Morì a Innsbruck. Fece stampare: Suprema Augustiss. Domus Au­striacae in Comitatum, dominosque Comites Arcenses Jurisdictio, etiam ex historiis; Archivii que Oenipontani documentis demonstrata (Oenipontani, Typis Jac. Chirostofori Wagner, 1679).

Lasciò poi un manoscritto inedito sui diritti particolari dell'Austria sul Trentina. È uno studio di carattere giuridico, non politico.

G.B. Gaspari di Levico, del quale ci occuperemo, scrisse di lui che era rrdottissimo in ogni genere di letteraturaJJ e che curò una (rraccol­ta delle medaglie d'uomini il/ustriJJ. Il Montebello lo disse ((uomo di gran talentOJJ.

(Ambrosi: Art. Scritt. Trent.,pag. 57; Montebello: o.c., pagg. 260, 261, 465; Mazzucchelli: II P. IV, pag. 2275).

BUFFA Bar. ANTONIO, pittore e disegnatore , nato a Telve nel 1622. Si ritiene che sia la stessa persona, il giureconsulto, di cui so­pra. Se c'è chi ha volontà di appurarlo si faccia sotto ... ché potrebbe essere una buona tesi storico-giuridico-artistica!

Fu consigliere di reggenza in Innsbruck. Prediligeva dipingere pae­saggi e battaglie, che disegnava con (run sol trattOJJ alla guisa più tar­di seguita dal suo convalligiano Albano Tomaselli di Strigno.

Il Weber ricorda due disegni a mano nella collezione di Antonio Roschman, rappresentanti l'uno un paesaggio e l'altro Marco Curzio.

(Weber: o.c., pag. 55 ; Bibliot. Com. Trento: Tr. ms. 2685; Thieme: o.c., V, pag. 201).

BUFFA CAPORALE FRANCESCO, di Pieve Tesino, nel 1790 aprì un negozio di stampe ad Amsterdam, dando inizio alla firma rrFracois Buffa et Fils Editeur (Vitgegeven door Franz Buffa te Zo­nen te Amsterdam))).

La ditta fu prelevata dal tesino Alberto Caramelli e da Pietro Be­guin. Nel 1872 la ditta passò ai soci Filippo Tessaro Miola e Jean Caramelli e da costoro, nel 1895, ad un olandese.

(Stampe per via, etc., pag. 49 e 74).

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BUFFA Bar. CARLO di Telve. Una sua lettera, il cui argomento riguardava la polemica sorta in merito al riconoscimento della santità ed il martirio del vescovo Adalberto, è contenuta nelle Memorie anti­che di Rovereto (Venezia, 1754) di G. Tartarotti, il noto storiografo roveretano. Fu così coinvolto nella polemica tra Rovereto e la Curia, del P.V. Alberti degli d'Enno Felice.

(A mbrosi: Scritt. Arti. Trent., pag. 85).

BUFFA GIANDOMENICO, miniatore, di Pieve Tesino. Si ha noti­zia di una sua miniatura fatta ad Augusta nel 1804.

(W e ber: o.c., pag. 56).

BUFFA Bar. PIA, pittrice, nata a Telve il 20 settembre 1886. Fu allieva di Eugenio Prati, di Francesco Danieli, il troppo poco noto pittore di Strigno, di Nicolò Canice in Firenze, di Bartolomeo Bezzi, di Laurenti in Venezia. Partecipò ad esposizioni collettive e ne fece di personali a Verona e Venezia.

Dipinse un'Aspettazione penosa, per un vi ennese, un Girovago mu­sicante, che trovasi presso il Museo di Trento, parecchi Ritratti e Paesaggi. Per Telve dipinse la Pala dell'A/tar Maggiore.

Il Weber le attribuisce <iforza di disegno, armonia di colorito, una vena di poetica malinconia».

(W e ber: o.c., pag. 56 ; Thieme Becher Kiinstlerlex V, 1911; Commanducci: o. c., Ed. III, IV, pag. 458).

BUFFA PROF. PIETRO, barone di Castellalto, nato a Telve nell' 1871. Nel 1908 si ebbe la libera docenza in Zoologia e Anatomia

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comparata presso l'Università di Padova. Fu assistente via via dei Professori Canestrini, Berlese, Ficalbi e Grassi.

Pubblicò degli studi su argomenti zoologici ed in particolare sui Tasanotteri. Si occupò anche di entologia agraria e di bachicoltura.

Ritiratesi a Merano coprì importanti cariche pubbliche. Dal 1935 fu Conservatore Onorario per la Zoologia del Museo di Storia Natu­rale di Trento.

A Merano morì il 24 maggio 1941.

(Studi Trentini)), I 94 I, n. 3, pag. 2 13, con foto).

BUSANA ABATE CIRILLO, poeta, di Castel Tesino. Nella ((Rac­colta di componimenti diversi stesi in occasione dell'ingresso in Vene­zia del Conte di BolognaJJ (Venezia, 1729), vi sono tre suoi sonetti.

Fu accademico aspirante di Conegliano.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 80).

BUSI N PAOLO, metereologo, nacque a Primiero (Fiera), il 27 set­tembre 185 7. Frequentò la scuola industriale di Predazzo, poi il gin­nasio liceo prima a Trento, poi a Rovereto. Studiò ingegneria al Poli­tecnico di Graz e nel contempo conseguì il diploma di professore di Geometria descrittiva presso l'Università.

Concorse poi al posto di assistente nella Specola di Trieste e il po­sto gli fu conferito nel 1876. Quivi fece studi di metereologia, geode­sia e astronomia. Per questi campi collaborava a diverse riviste scien­tifiche. Fece diverse pubblicazioni d'argomento marittimo. Provvide a far stampare un Bollettino metereologico, che fu il primo stampato nella nostra lingua. Dopo qualche tempo fu promosso a dirigente del­la Specola stessa, ma il Governo austriaco lo sostituì con un tedesco, non gradendo che il posto venisse coperto da un italiano.

Rivoltosi perciò al Governo italiano ottenne di essere nominato Capo dell 'Ufficio di Climatologia nell'Ufficio centrale di Roma. Così

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ebbe modo di affermarsi in Italia e all'estero, partecipando a congres­si, pubblicando numerosi studi e relazioni, conquistando fama in Eu­ropa di stimato esperto.

Diresse gli Annali dell'Uff. Centr. di metereologia. Collaborò negli Annali di statistica, nella ((Rivista marittima)), nei Bollettini ed An­nuali dell'Associazione metereologica italiana, Fu corrispondente per la parte specifica della Gazzetta d'Italia, della Rassegna, del Diritto, del Popolo Romano.

Non trascurò la sua regione e scrisse su !'«Alto AdigeJJ, su ((Strenna TrentinaJJ, ecc.

Abbandonato per ragioni non precisate l'incarico a Roma, assunse il Circolo d'Ispezione Catastale di Treviso.

Tra i suoi scritti troviamo: Il marcografo ed i valori delle maree nella rada di Trieste (Trieste, Progr. dell'Accademia di Comm. e Nautica); Nefologia (Riv. maritt. 1882); Discorsi popolari di metereo­logia, con speciale riguardo all'igiene, all'agricoltura ed alle foreste (Roma, Paravia); Fisiologia dei cicloni (Riv. marit., 1882); Determi­nazione dello stabilimento del porto (Ibid., 1882); Fisiologia dei ciclo­ni (Ibid., 1882); Die Isobarentypen in ltalien (Metereol. Zeitschr. V. XIX); Teorie sulle aurore boreali (Riv. maritt., 1883); Sui tipi isoba­rici italiani (Nota letta all'Ace. dei Lincei il 17 giugno 1883); Misura delle altezze mediante il barometro (Idem, Roma 1883); Lezioni po­polari di astronomia (Roma, Tip. Botta, 1883); Le predizioni del tempo nei principali porti italiani (Riv. marit., 1883); Einige Bemer­kungen iiber die analitische Theorie der Cyclonem (Metereol. Zeitschr., 1884); Le stelle. La carta celeste dell'emisfero boreale (Roma, Paravia); Wie men aus der richtung und Drehung der Wien­de die Aenderung der Isobarentypen betiemen kann (Metereolog. Zeitschr.); La trasformazione dei tipi isobarici (Riv. marit. 1885); Quelques considerations sur !es cartes du temps in ltalie (Annuali del Congresso di Nancy); Temperatures movennes des principales stations italienes (Ann. del Congresso di Biaritz, 1886); Sulle varia­zioni periodiche e non periodiche degli elementi meteorici (Riv. ma­rit., 1886); La metereologia nel Trentina e i mezzi per promuover/a (Ann. XIII della Soc. Alp. Trid.); Die Mittelverthn der wichtigseten metereologischen Elemente von Palermo (Metereolog.Zeitschr., 1887); Applicazioni dei tipi isobarici alle predizioni del tempo (Ann. Ass. Metereol. Ital., 1888); Alcune considerazioni generali sulle.predizioni del tempo (Riv. marit., 1888); Ober die Haussigkeit und Bewegung der Gebiete Nohen und Mideren Luftdruckes auf der nijrdlichen He-

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misphà're (Metereolog. Zeitschr., 1888); Le temperature nell'Emilia, nella Lombardia e nel Veneto (Atti Ace. di Bolonga, 1888); Le tem­perature medie in Italia (Ann. Ass. Metereolog. Ital.); Grafico per le ridusioni al centro trigonometrico (Giornale di topogr., Roma, 1890); Convergenze mediane e trasformazioni di coordinate per gli scopi ca­tastali (Ibid., Roma, 1891); Sull'estensione dell'Universo (Trento, Zippel, 1891); Un'escursione geologica alpina e un progetto trigono­metrico (Rovereto, Tip. Roveretana, 1892) ... e il già nutrito elenco potrebbe continuare.

Morì nella sua patria di Primiero il 27 settembre 1894.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 417; Battisti: Guida di Primiero, pag. 20; Ti­tele in Primiero di Ieri ... e di Oggi, pag. 52; A. de Gubernatis: Piccolo dizion. dei contemporanei; Idem: Dictionnaire des écrivaintes etc. 1905, pag. 180).

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CAMPOCHIESA LEONARDO, pittore, nasceva a Primiero, in lo­calità Grave, il 28 gennaio 1823, da famiglia esistente là sin dal prin­cipio del 500 con il patronimico di ((FeldkirchenJ, cognome che lo stesso Leonardo tradusse letteralmente in ((CampochiesaJJ.

Perduta alle Grave, per una delle frequenti alluvioni del torrente Canali, la casa natia, fu ospite a Tonadico dai nonni. A nove anni gli morì la madre e qualche anno appresso emigrò nel Veneto dove visse procurandosi un pane servendo qua e là.

Lo strumento che preferiva era però la matita con la quale, dise­gnando, raccoglieva le sue impressioni ed osservazioni su uomini e cose. Con l'aiuto di qualche mecenate e con i risparmi che accumula­va con i suoi sacrifici, riuscì ad iscriversi alla Scuola di Disegno di Feltre. Apprese poi pittura e storia dell'arte nel Collegio Mazza di Verona. Si trasferì poi a Vicenza.

Per qualche tempo seguì una compagnia di burattinai, per i quali dipingeva scene e paesaggi. Lui stesso divenne discreto prestigiatore e giocoliere. Era di temperamento estroverso, allegro: intratteneva gli amici e li divertiva con barzellette, con il canto, la poesia.

Durante i suoi ritorni in patria studiava il latino ed ebbe ottimo in­segnante nel Prof. don Michele Corradini, già curato a Tonadico tra il 1855 ed il 1860. Egli ricambiava le lezioni con disegni ed imparten­do al suo professore lezioni di prospettiva.

Riusciva in modo particolare nel ritratto. Si narra di un cane che fece le feste dinanzi al ritratto del suo padrone, ritenendolo vivo e reale.

Possedeva un finissimo senso d'osservazione e conservava nella sua mente per anni i dettagli più significativi colti sul volto delle per­sone. Capitò ·che dopo vent'anni dalla scomparsa d'una madre di fa­miglia i figli si rammaricassero con l'artista di non possedere un ri-

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tratto della cara defunta. Il Campochiesa mise su tela non solo i li­neamenti, ma anche i sentimenti della scomparsa tanto che i figli ne rimasero profondamente commossi.

Di carattere estroso, in arte reagì proponendosi un autocontrollo che gli permettesse solo di interpretare la natura delle cose e di non sostituirsi ad esse. Questa sua arte positivisitca gli procurò qualche critica negativa da parte dell'incipiente neorealismo.

Essendo la sua arte in gran parte frutto, nell'espressione, di una tecnica acquisita e scoperta in forma autodidattica, una lacuna la si può notare nelle sue composizioni d'insieme qualche volta non tecni­camente contenute.

Circa la sua produzione si parla di oltre trecento ritratti: dn Pri­miero feci sette ritratti sopra tela e colore, quaranta in carta e mati­ta, quattro a Canale e Caoria, otto a Mezzano e Imer, otto a Siror, a colori e sopra telaJJ.

Molto in ritratto lavorò in Valsugana, Rovereto, a Trento. Parec­chi gli furono commissionati dell'Accademia degli Agiati di Rovereto. Suo è un ritratto del barone G.B. a Prato, dal quale si ricavarono gli elementi per la creazione del busto della tomba.

Tre ritratti (I 853), relativi ai suoi avi, sono assai ben conservati e tenuti con cura del Rag. Livio Rossi di Borgo Valsugana, finissimo intenditore d'arte pittorica.

Il Campochiesa dipinse più di sessanta pale d'altare: Il Cenacolo a Verla, una Via Crucis per Cles, per Lomaso, un Battesimo di Gesù per la chiesetta di San Martino in Fiera. Sua è una pala d'altare della chiesa di Barco in Valsugana, dipinta nel 1862 e una Crocifissione per Mezzano. Purtroppo la guerra del 15-18 distrusse o disperse molti suoi lavori, come ne distrusse l'incosciente incuria di qualche erede. Un San Sebastiano è sulla facciata della chiesa di San Vittore in To­nadico.

Si occupò anche di restauro di antichi dipinti sia di privata che di pubblica proprietà.

I suoi ultimi anni li trascors.e a Trento. Uomo di fede profonda, trascorreva gran parte delle mattinate servendo SS. Messe in Duomo.

A Trento morì il 28 aprile 1966 e la sua salma riposa nel famedio di quella città.

(Mons. Prof Don S. Fontana: Primiero di Ieri e di Oggi, pagg.44-46 ;/dem: «Voci di Primiero», Anno XIX, 1956, n. 4 e n. 5; Weber: b.c., pag. 59. M. Mira­bello Roberti in Guida delle Valli del Primiero, 1977 pagg . 83 , 95 ~ A. Gorfer: Le Valli del Trent. Orient, pag. 1012 - 1020).

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CAPPELLO BARTOLOMEO IGNAZIO, pittore, nato a Borgo il 3 dicembre 1688 da Jacopo Antonio e Catterina degli Avancini. Studiò a Venezia presso il Lazzarini ed il Balestra e quindi si portò a Mode­na ove studiò le opere del Correggio.

Lo studio dei sommi, Tiziano, Veronese, Correggio, procurò al no­stro una particolare valentia nella scioltezza del disegno, nella tonalità dei colori e nelle applicazioni prospettiche.

Lavorò in Noventa per i conti Giovanelli, a Trento per gli A Prato e per i Seracini.

Chiamato alla corte di Spira dal Cardinal Damiano conte Scho­nborn, vi lavorò per quattro anni. Fu alla corte dell'elettore di Magon­za e poi passò in diversi conventi dell'Alsazia ove lavorò per i Bene­dettini di Gegenbach. Per il monastero di Aldorf eseguì La Pala di San Ciriaco, per quello di Offenbach l'altare di San Matteo.

Tornato in patria accettò l'invito del conte Welsperg che lo con­dusse a Innsbruck. Poi fu a Monaco e successivamente ad Augusta e quivi i suoi disegni venivano tradotti per l'incisione.

Altro suo viaggio fu a Salisburgo e a Chiemsee. Dopo tanto peregrinare tornò definitivamente in patria, a Borgo,

ove il 19 agosto 17 68 morì, lasciando parecchie opere incompiute.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 154; Idem: Somm. Star., pag. 189; Montebel­lo: o.c., pag. 301; Gerola: Art. Trent. Est., pag. 6; Bothe von undfù"r Tirol, n. 74, Innsbruck, 15 settembre 1825; Weber: o.c., pag. 60; Tiroler Kù"nst. pag. 29; Perini: Stat. Trent. II, pag. 109; Thieme: V, pag. 551; Sochmann: ms. 1031, pag. 13, In­nsbruck; Emert: Fonti manoscr. ined. ecc., pag. 49; Brentari: Guida Trent., P.I., pag. 349; G. De Cari i: «Trentina», 1930 pag. 211; E. Benezit: Dictionnaire des Peintres etc. Tome 2, pag. 303; A. Costa in «Voci Amiche», novembre 1961, pag. 13).

CAPRARO TOMMASO, giureconsulto ed economista, nato a Bor­go nel 1834. Dopo di aver studiato legge all'Università di In.nsbruck, esercitò a Trento, a Cembra e a Borgo. Fu assai colto in statistica, economia politica. Nel 1866, con l'avvocato Michele Fogolari, fondò la Banca Popolare di Trento e nello stesso anno dette l'avvio a d/ Patriotta)), periodico popolare d'interessi amministrativi, economici, agricoli sul quale venivano stampati anche temi letterari ed artistici. Per mezzo di esso il Capraro divulgava le sue dottrine economiche

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con competenti articoli, riguardanti problemi sia della Regione Trenti­na che Alto Atesina, sia del settore pubblico che privato.

N el 1868 fu eletto deputato per la Valsugana nelle liste del partito liberale nazionale.

Nel 1880 si ritirò nella sua villa in Borgo alternando gli studi su questioni riguardanti l'educazione popolare, su problemi fùosofici, con le occupazioni inerenti l'amministrazione agricola, anche dei suoi poderi.

Morì nel 1920. Le sue pubblicazioni: Studio sulla statistica della vita umana (Ro­

vereto, Tip. Caumo, 1862); La Miseria (Messaggierie di Rovereto, 1863); Della libertà dell'avvocatura - Dissertazione (Rovereto, Tip. Caumo, 1863); La via della ricchezza (Traduzione da B. Franklin, Rovereto, Caumo, 1865); Sulla questione sociale, che è la sua opera maggiore (Bassano, 1887); Un viaggio del maestro Flavio da ... a Trento (Trento, Zippel, 1891); Valle di San Valentino- Val di Fumo (Rovereto, Roveretana, 1892).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 399; L.C.S. in «Studi Trent. Scienze storiche>>, 1920, fase. 2, pag. 163).

CAPRIS (DE) FRANCESCO LODOVICO, nacque a Vigolo Vat­taro, il primo ottobre 1719 e morì in Trento il 28 gennaio 180 l. Scrisse: La costanza di San Luigi (Trento, 1753) che è un'opera sce­nica; un manoscritto di Sonetti ed altre piccole cose.

(Ambrosi: Scritt. Art Trent., pag. 84).

CARBONARI SENATOR LUIGI, nato a Carbonare di Folgaria nel 1880, ma domiciliato a Strigno, ove aveva sposato una Tiso del luogo, e ((strignato» di adozione. Fu la sua una ((vita che è stata una battaglia per la libertà e per la democrazia''·

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Iniziò la sua attività sociale ancora da studente creando nel suo paese natale la Cassa Rurale e la Famiglia cooperativa, e si era nel 1902. Da quest'anno al 1912 organizzò più di 40 cooperative.

Nel 1907, studente a Vienna ove si laureerà in Giurisprudenza, fu il terzo imputato tra i 42 studenti arrestati per manifestazioni per l'annessione del Trentino all'Italia.

Era amico intimo di Degasperi e questi lo teneva in grande stima tanto che nel 1907, in Folgaria, il futuro grande statista segnalò, in un comizio, il giovane collaboratore esclamando: ((Trentini, quando vedete un uomo come questo, levatevi il cappel/OJJ.

Nel 1912 era a Trento a fianco di Degasperi nello storico congres­so dei Cattolici durante il quale fu fondato il Partito Popolare.

Nel 1914 venne arruolato quale ufficiale austriaco, rna fuggì oltre­passando il confine e si stabilì a Firenze.

Dopo la prima guerra mondiale riprese la sua attività cooperativi­stica e costruì la Federazione delle leghe dei contadini, di cui tenne la Presidenza sino al 1926. In questa attività organizzò un ufficio per informazioni seriche con corrispondenti a Roma e a Milano, così che gli allevatori dei bachi erano messi a conoscenza dei movimenti dei prezzi del settore.

Tra il 1919 ed il 21 organizzò nel Trentino ben 112 cooperative di lavoro.

Sempre dopo la prima guerra mondiale, con una marea di voti pre­ferenziali fu eletto deputato e t~le rimase fino al 1926. Fu infatti de­putato al Parlamento per Trento nella XXVI legislatura e per il Vene­to nella XXVII. Fu, anch'egli, dichiarato decaduto dal mandato il 9 novembre 1926.

I Fascisti gli fecero le più lusinghiere proposte onde attirarlo nel loro ambito, ma anch'egli come il Cav. Toffol di Siror, che volle scrit­to sulla sua tomba ((Frangar, non flectanJ (mi spezzerò, ma non mi piegherò), non si piegò e preferì condurre una vita di stenti piuttosto che scendere a compromessi.

Tirava avanti esercitando un piccolo commercio per la vendita di lucido da scarpe, viaggiando di paese in paese con una bicicletta dap­prima e con una scassata 1100 poi. Conobbe i limiti tra la povertà e la miseria, ma era felice di aver modo, con il suo piccolo commercio, di entrare in un'infmità di case di vecchi e nuovi amici, e di propa­gandare la sua fede democratica. Personalmente anch'io debbo a lui quella lezione che mi aprì gli occhi sull'essenza del fascismo, quando lo conobbi nel 193 7, uscito come ero, come tutti quelli della mia ge-

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nerazione, da una scuola nella quale «mistica fascista» era materia d'obbligo.

Membro attivo della resistenza, dopo l'ultima guerra fu nominato, dal Governo militare alleato, Commissario dell'Ufficio del Lavoro. Riprese quindi l'attività nel campo cooperativistico e dell'Unione Contadini. All'unanimità, eppur ((a scheda segretaJJ, fu nominato an­che Presidente della Federazione dei Consorzi Cooperativi. Fu pure Ispettore della Banca Cattolica di Trento.

Nel 1946 venne eletto deputato alla Costituente, per l'VIII Colle­gio di Trento, con 4.469 voti di preferenza. Nel suo «curricolum» uffi­ciale gli si attribuiscono dieci importanti interventi.

Accanito «autonomista» e fervente «antiseparatista» fu sempre a fianco di Degasperi, di Mott e di altri parlamentari trentini, come fau­tore della costituzione della Regione Autonoma.

A lui si erano rivolti alcuni comuni dell'Ampezzano, di estrazione ladina, onde essere inseriti nella Regione Autonoma, durante la stesu­ra della Costituzione Repubblicana. A questo scopo aveva steso un ordine del giorno sottofirmato ormai da oltre 280 parlamentari. Sem­brava cosa fatta, ma quando giunse in Parlamento la notizia che al­cuni giovinastri in una località del Trentina ( ... e non diremo quale, non però in Valsugana!), avevano strappato una bandiera d'Italia, la quasi totalità dei parlamentari, allarmati anche da voci interessate che si infùtrarono nel corridoio parlamentare «dei passi perduti», ritiraro­no la firma e la cosa non fu portata a termine, con grave disappunto degli interessati e di Carbonari.

A vendo partecipato a tre legislature si ebbe il titolo di ((senatore di dirittOJJ.

Rimase in Parlamento sino al 1953, poi non candidò. Costituì in­vece in Regione una lista ((Alleanza contadini ed artigianiJJ, con la quale entrò nel Consiglio Regionale per due anni.

Ma ormai le forze andavano diminuendo ed il 20 settembre 1971 mori nella sua casa in Strigno.

(Scarano Ed.: I Supp.a «Chi è?», Dizion. Biogr. Ital. d'oggi, il Parlam. della Re­pubbl. Ital. nella I Legisl., pagg. 20-43 ; La Navicella Ed.: I Deputati e i Senatori del I Pari. Ital., Roma, 1949, pag. 486, con ritratto; L 'Adige, 21 settembre 1971; Vita Trentina, 23 settembre 1971 ).

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CARNERI GAETANO, maestro muratore, di Borgo. Diresse dal 1730 i lavori per la rifabbrica della chiesa di Telve di Sotto.

(Brentari: Guida del Trent. P.l. pag. 355).

CARRARO PIETRO, apicultore, nato a Strigno il 24 settembre 1889 e deceduto a Spera l' 11 settembre 1972. Frequentò quella «vec­chia scuola» popolare di otto anni, che aveva il grande merito di sol­lecitare negli alunni l'abitudine all'osservazione e di dar loro quella formazione che li rendeva capaci di superare da sè quei sacrifici che la vita di quei tempi avrebbe loro imposto.

Terminata la scuola intraprese la vita del «perteganteJJ (Vedi alla lettera P) in Francia, ove ebbe modo di imparare quella lingua.

Tornò per adempire il servizio militare di leva e nel frattempo scop­piò la guerra del 1915-18. Ferito gravemente durante uno scontro di pattuglie, riprese conoscenza, prigioniero, in un ospedale russo.

Rimpatriato dopo la guerra si fermò nella zona di Strigno e potè finalmente dedicarsi :illa cultura delle api verso le quali nutriva una ' curiosità sin da quando frequentava la prima elementare, come egli stesso scrisse.

Nel 1921 partecipò ad un corso teorico-pratico di apicoltura a Trento sotto la guida del Prof. Adami. Ma già era ricco di conoscen­ze sui rpetodi coltura in uso tra i nostri apicultori non solo, ma osser­vati in Francia ed in Russia.

Nel 1924 nell'Esposizione apistica di Trento si ebbe il diploma con ((medaglia d'orOJJ. Fu per molti anni Fiduciario degli apicultori della Valsugana per conto del Consorzio Provinciale dell'Agricoltura, e come tale indirizzò verso «quest'arte)) molti giovani.

Fu celebre la sua ((arnia mobi/eJJ, ma soprattutto per le osservazio­ni ed esperienze compiute sulla funzione dei fuchi entrò di diritto nel campo della scienza. Sconvolse infatti le secolari teorie (!sistenti sui fuchi e · dimostrò che la loro funzione non si esaurisce solo nella fe­condazione delle regine, ma nell'aveare adempiono a mansioni in­sopprimibili. A questo proposito lasciò un manoscritto ((Memorie api-

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stiche>> nel quale sono descritte le sue esperienze e la dimostrazione del suo asserto.

Per tutta questa sua attività i compaesani lo chiamavano bonaria­mente «Piero Ava», ma i competenti lo fecero premiare con la ((Croce di Cavaliere- della Repubblica>>.

Lasciò pure in manoscritto un ((Dario>> da cui si possono ricavare delle vicissitudini riguardanti i Trentini combattenti e prigionieri in Russia nella guerra del 1914-18.

(Gazzettino, 3 settembre 1964; ((/l Contadino», 1961 ; a.d.g. in Vita Trentina del 24 e 31 dicembre 1964, 14 gennaio 1965).

CASAGRANDE ALBERTO, filologo e scrittore, nacque a Torce­gno il 12 novembre 1841. Figlio di povera famiglia studiò prima pri­vatamente a Borgo, poi nel ginnasio di Rovereto. Raggiunse la cultu­ra universitaria a Vienna. Datosi all'insegnamento esercitò a Trieste, a Capodistria ed infine resse la Direzione del Ginnasio Superiore di Rovereto.

Scrisse: Catullo ed il suo tempo (Trieste, 1868); La Beneficenza -Raccolta di poesie italiane inedite (1878-79); Esercizi di Sintassi (Trieste, 1878-79); Esercizi di sintassi greca (Torino, 1880-1882-1893); Esercizi di sintassi latina (1883-1885-1888-1893); Esercizi di morfologia greca (1888); Esercizi di morfologia latina (1886-1887); Grammatica latina (1886); Elementi di prosodia e metrica (1886); Saggio di sinonimi e neologismi (1890); Raccolta di Esercizi greci per Ginnasi e Licei (1892); Elementi di sintassi greca con appendice sul dialetto omerico e di Erodoto, ad uso dei Licei e Ginnasi Superio­ri (I 892); Poesie scelte di P. Ovidio Nasone (1889);

Come scrittore vero e proprio collaborava a giornali e riviste con articoli e commenti di carattere letterario.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 318 : A. de Gubernatis: Dictionnaire intern. des écrivains du Mond Latin, Firenze 1905, pag. 276-277 ; Idem: PiccoloDizion.del Contemp. etc. , pag. 200).

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CASAGRANDE EGIDIO nacque a Borgo nel 1911. Compiuti gli studi elementari, allora di otto anni, durante i quali manifestò grande inclinazione al disegno, entrò come apprendista nell'Officina artistica L. Taddei di Borgo, la quale aveva già ottenuto ragguardevoli affer­mazioni alla Fiera Campionaria di Milano nel 1925. Uscito da questa fucina d'artisti, il Casagrande aperse un suo laboratorio a Milano. Non appena poté conquistarsi uno spazio nella Fiera Campionaria della metropoli lombarda, i suoi lavori ebbero modo di essere partico­larmente apprezzati: anfore, piatti ornamentali, vassoi, coppe e quan­t'altro la sua fervida fantasia poteva tradurre dalla lavorazione del ra­me e dell 'ottone, incontrarono il favore degli arredattori. Il suo nome cominciò a venir segnalato dalla stampa specializzata e la critica ad essergli propizia.

Nel 1935 tornò a Borgo e fondò lo stabilimento per la lavorazione del rame e giunse ad occupare sin 160 operai. Partecipò a mostre ar­tigianali a Parigi, a Bruxelles, in Germania; fu presente fino al 1960 alla Campionaria di Firenze. Suoi lavori sono sparsi in tutto il mon­do, persino in Giappone.

Tentò lavori di gran mole, come la bizzarra fontana che travasi al­l'entrata nord di Borgo. Forse avrebbe raggiunto un autentico livello artistico anche in questo ramo, se la morte non lo avesse colto pre­maturamente l' 11 giugno 1962.

Tuttavia incontrò apprezzabili commenti la sua statua in rame a sbalzo, alta 16 metri, Nostra Signora d'Europa, collocata sul Pizzo Stella dell 'Alpe Motta di Sondrio.

(A . Gorfer: Le Valli del T ren. Orient., pag. 886).

CASTELROTTO (DE) GIACOMO dei Signori di Strigno, raccogli­tore di notizie storiche trentine. N acque a Mechel o ve il padre, Mi­chele esercitava l'ufficio di Capitano presso i Conti Firmian, nel 1520.

Dopo di aver studiato legge, fu assunto come stimato giureconsul­to dal Cardinal Madruzzo, dal quel ebbe lodi e favori. N el 1543 risie­deva in Borgo quale vicario di Telvana e suppletorio di Castel Selva per conto appunto del Cardinal Cristoforo Madruzzo. Un fatto di sangue avvenuto al Castello lo indurrà a dare le dimissioni. N el 1543

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appunto era custode del Castello un messere Giacomo delle Giudica­rie, già camerire del Cardinale, che si era sposato con una figlia di un Simonato di Fiemme. Il matrimonio fu combinato dal Madruzzo (buon'anima!) il quale dette al suo cameriere una moglie ch'egli stesso arricchì di buona dote. Costei, durante le assenze del marito ((attende­va in Castello a fare banchettiJJ, e ccpareva che tropoo havesse amici­tia con un m.r. Cerato Vicentino che iv i fuor uscito dalla patria habi­tava, bel giovane e ben disposto et comodo, et anca Zuan da Nago canzeliereJJ. Il marito, informato, geloso a torto o a ragione, fece im­prigionare i due in separate ccstantieJJ. Durante la notte, preceduto dalla moglie, che sorreggeva il lume, entrò prima nella stanza ove le­gato giaceva il Cerato; lo pugnalò e gli tagliò i genitali... quindi passò nella stanza ov'era lo Zuan, detto Tachelo, e più o meno lo servì alla stessa guisa. Compiuti i due omicidi, marito e moglie fuggirono in Caldonazzo e da là, pare in !svizzera.

La mattina appresso salirono al Castello il Castelrotto da Borgo ed il cifiscaleJJ da Trento e trovarono il Cerato morto ed il Tachelo ago­nizzante si che .cede la a tre ore morseJJ.

In realtà, scrive il Prof. C etto, in «Castel Selva e Levico», Il Tache­lo sopravvisse giacché lo si trova nel 154 7 vicevicario in Levico.

Dopo questo episodio il Castelrotto dette le dimissioni dal suo in­carico, sospinto forse anche dal fatto ch'egli aveva tenuto a battesimo un figlio della ... buona donna: Giovanni.

Di quest'episodio si ha notizia dalle memorie stesse del Castelrotto, scritte tra il 1571 e il 1586.

Comunque il Castelrotto lo troviamo anche Capitano in Primiero sino al 1567. Qui stese un prezioso ccUrbariOJJ (1565), contenente im­portanti relazioni giuridiche ed amministrative concernenti la valle ed in vigore ai suoi tempi.

Mori nel 1586, dopo di aver lasciato dei manoscritti di carattere storico locale, che costituirono una delle più attendibili fonti per lo studio delle vicende della Valsugana e Primiero. Del suo lavoro si servì abbondantemente il Montebello. Suo era pure un cc UrbariO JJ di Strigno, purtroppo disperso in seguito alla distruzione degli archivi della borgata, durante la guerra 1915-18.

(A mbrosi: Scritt. Art. Trent. , pag. 26; Bazzanella: ms. presso Arch. Parrocch. di Strigno; Suster: Antichi fatti di cronaca Trent., in A.T. 1912, pagg. 23-25 ; A . Cet­to: Castel Selva e Levico, 1952, pagg. 340-341 , 352 ; (Stefano Fontana) : Voci di Primiero, A .I, 1941 , n. 3).

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CATTAROZZI MICHELE, pittore. L'Ambrosi lo dice di Telve, il Weber di Borgo. Il primo lo defmisce ((di qualche meritOJJ, il secondo qualifica i due quadri laterali, che sono nella chiesa di Bedollo e che furono eseguiti dal Cattarozzi nel 1884, (davori meno che mediocriJJ.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 157; Weber: o.c.,pag. 72; A. Gorfer: Le Valli del Trent. orient., pag. 749).

CATTINA, ve/ Catina, la bella mugnaia di Caòrso. Era Caòrso un gruppetto di case, sul tenere del Comune di Caldonazzo, allineate lungo il turbinoso torrente Centa e permanentemente minacciate dalle piene. Le case costituenti il paesello erano 34, il complesso delle stan­ze 93, gli avvolti 198, le cantine 21, le are 50, i forni 8 e le proprietà 59. Nel 1757 la Comunità di Caldonazzo decise di far evacuare quel­le case pericolose e di sistemare la popolazione nel centro del paese. A questo scopo vennero costruite le cosiddette «Case Nuove», che oggi sorgono delineando Via Roma.

Tra gli abitanti di Caòrso, costretti ad evacuare, ci fu un mugnaio, il quale preferì riparare a Calceranica. A v eva costui una figlia, C ati­na, che fu resa illegittimamente madre, con false lusinghe, da un si­gnorotto locale.

Scacciata in malo modo dal padre, trovò accoglienza presso una zia in Caldonazzo, ove appunto nacque una creaturina, il cadaverino della quale, rigettato dalle acque, fu rinvenuto sulla spiaggia del lago.

La povera giovane madre fu accusata di infanticidio, condannata alla fustigazione, alla berlina per le vie di Caldonazzo e infine condot­ta oltre i confini dell'Impero. Qualche tempo dopo il padre morente confessò d'esser egli l'infanticida, ma ormai della Catina non se ne sapeva più nulla.

Or avvenne che il parroco di Calceranica, don Gaetano (?), deci­desse di fare un viaggio in Italia per visitare antichi monumenti, cul­tore come era di ricerche scientifiche e storiche. Giunse a Roma il 23 settembre 1769. Il giorno precedente era morto il Papa Clemente XIII e si sa quanto le corti europee in simili eventi si dessero da fare per tessere fitte reti di informatori, di «buoni uffici» per influire sulla nomina del successore. Il prete (diroleseJJ fu consigliato di abbando­nare la città per non essere coinvolto negli intrighi.

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Proseguì quindi per Napoli ove prese alloggio alla ((Croce di Mal­taJJ. A Napoli si ebbe due sorprese. La prima di trovarsi alleggerito da un borsaiolo di tutto il suo avere e di dover tornare in albergo sen­za un soldo. Lo trasse d'impiccio l'albergatore indirizzando il ((prete tiroleseJJ in Via Toledo, nel palazzo della «Contessa del TirolOJJ.

Introdotto a palazzo si ebbe la seconda sorpresa quando potè con­statare che la contessa del Tirolo non era che la ((Catina del mugnaio di CaldonazzOJJ. L'incontro fu commoventissimo giacché don Gaeta­no era sempre stato vicino alla povera figliola e sempre l'aveva sca­gionata.

Cos'era dunque avvenuto? Solo quello che può succedere in certi ambienti a fanciulle dotate di non comune bellezza. Era passata da cortigiana ad amante di Ferdinando IV, re di Napoli.

All'epoca dell'incontro Catina viveva orii)ai sola, con pochi servi e con un non ricco appannaggio.

Ma di questo episodio che contiene certo un fondo di veridicità viene data un'altra versione.

Catina orfana di madre, viveva con il padre nel suo mulino sito in prossimità ai nuovi argini del Centa. Durante ((una notte burrascosaJJ dette alla luce la sua creaturina. Il mugnaio al suo rientro, ((ubriaco e arrabbiato come eraJJ afferrò l'innocente vittima e la scaraventò nelle acque turbinose della roggia. Il cadaverino fu trovato e nel castello di Caldonazzo fu celebrato un processo, ma nessuno fu in grado di te­stimoniare sulla faccenda. Il mugnaio venne prosciolto perché (mes­sun testimonio poté provare la sua colpaJJ.

Alla figlia venne risparmiato il ((marchio d'infamiaJJ, ma venne ((scopataJJ, fu cioè costretta ad uscire dal paese, rincorsa da quattro famigli del Capitano, che la seguivano muniti di scopa.

In fondo alle Case Nuove fu accolta in una carrozza ... perché un ((santoloJJ ci fu che la protesse. E costui fu niente po' di meno che Mons. Carlo Sebastiano Trapp, il quale si interessò della poveretta quando apprese che ella era rimasta vittima delle lusinghe dell'erede suo nipote, che con lo zio passava le sue vacanze in Castello, a Cal­donazzo.

Monsignore collocò la fanciulla presso una nobil donna con la quale raggiunse Napoli. Ammessa alla corte napoletana si fece ap­prezzare ((per la bellezza e per la bontàJJ, sì da essere insignita di tito­lo nobiliare.

Dopo tre anni di vita lussuosa Catina espresse il desiderio di farsi monaca. Il parroco di Calceranica, don Gaetano(?), si recò a Napoli

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per esaminare la vocazione della sua ex parrocchiana ed indirizzarla spiritualmente.

A ricordo del fatto venne posta nella chiesa di Caldonazzo una pa­la con Santa Maria Maddalena, la penitente.

In questo racconto abbiamo incontrato un personaggio di primo piano della storia trentina: Mons. Carlo Sebastiano, conte di Trapp, canonico decano della Cattedrale di Trento, barone di Caldonazzo e Beseno e rispettivamente ((Protettore>> delle due Giurisdizioni, canoni­co palladino per gli affari civili del Principato di Trento con diritto di ((mensa» in Castello, Sommo scolastico.

Alla morte del P. V. Francesco Felice Alberti d'Enno (1762) sorse «tra i Trappe e Thunn>> una guerra non solo onomatopeica, per la successione. Allo scrutinio Mons. Trapp raccolse sette voti, ma altret­tanti ne raccolse l'arcidiacono Pier Vigilia Thunn.

La cosa fu dunque demandata a Roma e Clemente XIII accon­tentò le due fazioni... nominando Cristoforo Sizzo de Noris.

Mons. Carlo fu l'unico dei Trapp che meriti un ricordo di ricono­scenza da parte dei Caldonazzesi e non tanto per aver cercato di ri­parare in certo qual modo all'oltraggio fatto da suo nipote nei con­fronti di Catina, quanto per l'interessamento che manifestò al paese. Tutte le estati villeggiava a Caldonazzo e fu tra i promotori e i solu­tori del problema di Caòrso, contribuendo al finanziamento della co­struzione delle Case Nuove con un prestito di 1000 fiorini. Donò alla chiesa l'altare della Madonna delle Grazie, copia settecentesca delle Madonna dell'Amore di Raffaello (un suo antenato, Osvaldo Trapp, come ex voto per la peste del 1630, aveva donato la pala di San Si­sto, opera di L. Fiorentini).

Il benemerito canonico lasciò morendo la somma ingente di 58 mi­la fiorini da usarsi come legati ad opere pie, taluni dei quali da asse­gnarsi a Caldonazzo. Il (degato Trapp» per la scuola popolare di Trento, mille fiorini, ebbe una sua storia legata all'attività del beato Stefano Bellesini.

Morì nel marzo del 1794 e la sua salma venne traslata a Caldo­nazzo e sepolta nella parrocchiale, ove un'epigrafe lo ricorda.

L'enigma però di tutta questa piccola storia sta in quel (<don Gae­tano», parroco di Calceranica. Il signor Vigilia Martinelli di Calcera­nica, ora sulla soglia del l 03.mo anno d'età, possiede un voluminoso manoscritto di un suo vecchio zio, Don Daniele Martinelli, nel quale, oltre gli alberi genealogici di numerose famiglie, appaiono gli elenchi

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cronologici dei parroci e dei cooperatori di quella antica parrocchia, ma nessuno di costoro porta il nome di Gaetano.

(L . Felicetti: Nuovi racconti etc., pagg. 155-170; G. Gasperetti: Orme preziose, pagg. 30-32; G. Marchesoni: La distruzione di Caòrso; Perini: Novelle; C. Vival­delli e G. Gottardi: Trento fra siori etc.; A. Costa: I Vescovi di Trento, pag. 197).

CECCATO DOTTOR GAETANO, medico, di Cinte Tesino, ove nacque nel 1864. Compiuti gli studi privatamente dapprima, passò poi nel Ginnasio di Feltre e a Rovereto. Si laureò a Padova. Fu medi­co in Feltre e poi a Cordignano di Treviso. Scrisse Storia di tre casi di onichia maligna curata col nitrato di piombo, previa anestesia col solfato di Morfina («<I giornale di Morgagni», Napoli, 1877).

(A mbrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 473 ; A. De Gubernatis: Dictionaire Intern. des écrivains etc. pag. 301 ; Idem: Piccolo Dizion. dei Contemp. pag. 217).

CECCATO CAV. VIGILIO, benefattore, di Cinte Tesino. Ancor giovane partì dal suo paese natale come commerciante ambulante, se­guendo la via intrapresa da molti suoi convalligiani (V. più avanti la voce «perteganti))).

Dotato di particolare intelligenza fece fortuna sì da fondare a Mo­sca una ditta per il commercio di quadri, incisioni e oggetti d'arte, che, tra l'altro, godeva il privilegio di servire la Casa Imperiale, oltre alla nobiltà russa.

Ma più che per la sua attività commerciale egli deve essere ricor­dato per la bontà d'animo e per l'opera di assistenza che egli profuse a favore dei prigionieri italiani (trentini e triestini) facenti già parte dell 'esercito austro-ungarico.

Egli, Console onorario d'Italia, Presidente della Comera di Com­mercio e Presidente della Dante Alighieri, si sentiva legato all'Italia, che considerava sua patria, pur essendosi da questa allontanato sin da giovane età.

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Con generosità profuse la sua opera di assistenza ai prigionieri: rrdonava loro cibo, indumenti, denari, visitava i degenti negli ospedali, aveva un conforto per tutti così che per loro divenne come un padre affettUOSOJJ ,

Pietro Carraro di Strigno, allora prigioniero ricoverato in un ospe­dale per ferite, ricorda nel manoscritto delle sue memorie: rrDurante la mia permanenza a Mosca però un giorno fui anche confortato: al­l'insaputa nella camerata è comparso un Signore, andava cercando Trentini. Costui era un certo Cav. Ceccato di Cinte Tesino. Il suo at­to caritatevole fu ricordato da tutti i feriti trentini che si trovavano in quell'Ospedale, perché a ciascuno ci ha regalato un rublo in argento. Grazie/JJ (V. Carraro P.).

In questa azione altamente umanitaria e patriottica coinvolse altre famiglie oriunde del Tesino come i Fietta, gli Avanzo, i Tessaro i Broccato.

Collaborò inoltre attivamente con la Commissione che il Governo Italiano aveva inviato in Russia per trattare il rimpatrio degli irreden­ti.

Dopo di aver perduto, causa gli eventi rivoluzionari, tutta la sua sostanza, frutto di anni di lavoro, tornò in patria nel 1918.

Visse gli ultimi anni a Trento e morì all'età di 54 anni il 15 novem­bre 1921 a Bordig_hera ove si era recato p_er motivi di salute.

(G. Bazzani: Soldati ltal. nella Russia in fiamme, Trento, T.E.M.I. 1933 ; Il Con­tadino, 10 marzo 1920; Rimembranze rosse e doveroso omaggio al Sign. Cav. Cec­cato nebrBollettino dellaLegioneTrent.», A. III, n. l , Gennaio-febbraio 1923, pag. 14, ricordo con fotografia).

CEOLA BALDO, nativo di Pergine, abbandonò la borgata natale seguendo in Italia la 15.ma Divisione Medici, nel 1866. Fu per molti anni R. Ispettore di Pubblica sicurezza all'allora confine di Ala. Coprì poi lo stesso incarico, con la qualifica di Ispettore Superiore, in Bologna.

Scrisse una Relazione letta al nuovo Consiglio Comunale di Moli­nella nella seduta inaugurale (Bologna: Soc. Tip. Comp. 1893).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 400).

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CEOLA MARIO nacque a Pergine il 31 maggio 1g94, Fu condi­scendepolo di Daminao Chiesa nella Scuola Reale di Rovereto. Si in­scrisse poi al Politecnico di Innsbruck e ne seguì il primo corso.

Nel 1915 espatriò clandestinamente e si presentò come volontario in Artiglieria. Fece la guerra come ufficiale osservatore in A vi azione, guadagnandosi la medaglia d'argento al valor militare (V. Decorati).

Terminata la guerra conseguì il diploma di geometra e come tale ideò e realizzò il Cimitero di guerra di Castel Dante di Rovereto. Si dedicò con fervore patriottico alle onoranze ai Caduti e alla raccolta di cimeli di guerra.

Nel 1924 assunse la Direzione del Museo Storico di Guerra di Ro­vereto e questo incarico lo mantenne sino al 1952.

Partecipò alla Campagna Etiopica. Nell'ultima guerra fu sul fronte occidentale e sul fronte albanese, per finire poi prigioniero in Germa­nia. Raggiunse il grado di colonnello nella Riserva.

Morì a Rovereto il 19 ottobre 1969.

Scrisse: Guida del Museo Storico Italiano della Guerra (Rovereto, Manfrini-Grigoletti, 1925, 16° pagg. 4g, ili.); Diserzioni- Raccolta dei più importanti strategemmi escogitati dai Trentini per disertare dal­l'Austria (Rovereto, Grandi, 192g, go, pagg. 136); Il Tenente Colon­nello Aristide Manfrini («Trentino», 192g, n. 4, pagg. 129-130); Im­pressioni di guerra del pittore Pietro Morando (Ibidem, 1g2g, n. 3, pagg. 77-go); Due volontari perginesi del secolo scorso (Ibidem, 1930, n. 3, pagg. 7g-go); Guida al Museo Storico Italiano della Guerra (Rovereto, Mercurio, 1930, 16°, pagg. g2); Il contributo dei Trentini alla Redenzione (Estr. Boll. Feder. Torinese dei Combatten­ti», La Ghirba, 1931, pag. IO); Le difese campali austriache nella zo­na di Rovereto al 24 maggio 1915 (Rovereto, Mercurìo, 1932); Set­tant'anni di irredentismo perginese (Ibidem, 1932); Guida al Museo Storico italiano della Guerra (Ibidem, 16°, pagg. gg, 1932); Trento e i suoi forti (1932); Ossario di Castel Dante («Trentino», 1933, pag. 247); Guerra Nostra, 1915-18 (Milano, Marangoni, 16°, pagg. 323);Per l'Ideale (Rovereto, Mercurio, 1933, pagg. 35); Guerra Patria (1933); Guida aneddotica ai campi di battaglia dal Garda al Pasubio (Ibidem, 1934, 16°, pagg. 254); Guida al Museo Storico etc. (Ibidem, 1936, 16°, pagg. 104); La rivolta di Cattaro (1936); La Madonnina della trincea («Trentino», 1937, nn. 9-10, pag. 27g); La guerra sotter­ranea attraverso i secoli (Rovereto, Tomasi, 1939, go, pagg. 72); Pa-

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subio eroico (1939); Rovereto, baluardo di italianità (su «Le cento città d'Italia illustrate», Sonzogno, fase. 91).

(F. Trentini in Atti «Accademia Roveret. Agiati>>, 1975, S. VI, Vol. X-XIII, pagg. 330-331).

CEOLA o SCEVOLA LUIGI, scrittore. Suo padre, Andrea, era di Caldonazzo, ma si era trasferito a Brescia, costretto ad espatriare per motivi politici, e quivi nel 1770 nacque Luigi.

A Brescia il ragazzo si avviò agli studi e li portò a termine. Fu professore di rettori ca e coprì il posto di Vice segretario dell'Ateneo bresciano.

Si trasferì poi a Bologna per coprire l'incarico di Vicebibliotecario presso quella Università.

Compromessosi politicamente, avendo favorito l'espandersi di idee liberali e caduto il dominio napoleonico verso il quale aveva espresso le sue simpatie, nel 1815 riparò a Milano ove tre anni dopo, 1818, morì.

Come scrittore appartiene al gruppo neoclassico: Le trentatrè bel­lezze della prefazione accademica del/'abbate Domenico Gava, pro­fessore di eloquenza (Brescia, 1802); Saggio sulla storia dell'eloquen­za greca e ragioni della decadenza (In «Commentari dell'Ateneo di Brescia», Tip. Apollonia, 1908; Sulla eleganza romana (Ibid. 1803); Muscio Scevola, tragedia (Milano: Tip. Pirotta e Prospero, 1804); Sulla vera scuola dell'eloquenza (Commentari etc. o.c. 1802, 1807, 1808); Vita di Ortensio, oratore romano (Brescia, 1805); Annibale in Bitania, tragedia (Brescia: Tip. N. Bettoni, 1805); Priamo alla tenda (lbid. 1806); Giulia e Romeo, melodramma (ms. in Arch. Ateneo, Brescia); Lettera di L. (Luigi) S. (Scevola) al Signor Abate Giambat­tista Zorzi d'Iseo (Bologna, 1809); Saffo, tragedia (Milano: Sonzo­gno: 1810); Argia, tragedia (c. s., 1811); In morte di Maria Brizzi Giorgi, versi (Bologna, 1812); Erode, tragedia (Milano: Sonzogno, 1813); La Pietà - Carme alla Maestà di Gioacchino Napoleone, re delle Due Sicilie (Bologna, 1814); Giulietta e Romeo, tragedia (Mila­no: Sonzogno, 1816).

Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 83; Nuova dottrina teatrale desunta dall'arti­colo critico, stampato nel n. 10 della Bibl. !tal. contro le tragedie del prof Luigi

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S cevo/a ed esposto in vari canoni da un allievo del professore suddetto, Milano, Sonzogno 1816, pagg. 35 ss ; G. B. Corniani: I secoli della Letter, Ital. dopo il Ri­sorgimento, Commentari, 1856-1854, Vol. 3; Bibl. Com. Trento, 92-19,20; G. Dan­dolo: La caduta della Repubblica di Venezia etc., in «Studi Storici - Venezia», 1875, pagg. 337 ss; B . Emert: Luigi Scevola in «Tridentum», 1911, pagg. 287, 290; B. Emert: Appunti bibliografici per la bibliografia di L. Ceola - Poesia d'occasione per l'ordinazione del Sac. Luigi Scevola nel 1795 - Rovereto, Tip. Guardi, 1912; Raf­faello Prati: Luigi Ceola o Scevola in «Studi Trentini», 1966; n. 4 pagg. 312, 399; Luciano Brida: Bibliografia e scritti intorno a Luigi Scevola, in «Studi Trent». c.s.).

CESCHI BARONI DI SANTA CROCE. La famiglia Ceschi fu una delle più nobili e operose di Borgo, e molti suoi figli le dettero lustro nelle armi e nelle lettere.

Si ha notizia di un GIULIO CESCHI, guerriero, che combatté per l'imperatore del Sacro Romano Impero, Rodolfo Il (1552-1612), con­tro i Turchi e nell'assedio e battaglia di Giavarino col grado di Capi­tano. Con il grado di Sergente Maggiore fu a servizio di Mattia, fra­tello di Rodolfo, che governò sull'Austria, l'Ungheria e la M or avi a. Fu anche alle dipendenze di Filippo III, re di Spagna ( 1578-1621), e di Ferdinando II d'Asburgo (1578-1637). Fu in Valtellina, coman­dante generale dell'Armata che azionava contro la Svizzera. In Val­tellina appunto morì nel 1622).

CESCHI ANTONIO, scrittore secentista, nato a Borgo. Si sa di lui che coprì la carica di istitutore del Consiglio della Comunità di Borgo, che scrisse un'opera sulla bellezza e la perfezione della lingua latina e che anch'egli era socio di quell'accademia Trentina degli Ac­cesi cui aderivano i nomi migliori della cultura dell'epoca.

CESCHI CARLO ANTONIO di Borgo. Anche di lui si hanno scarse notizie. Fu Consigliere Arciducale e scrisse un Manuale christiano-politicum (Trento, 1721). Morì nella sua borgata natale il 22 marzo 1760.

CESCHI GIROLAMO ARMENIO di Borgo. Scrisse un libro sul­la Nuova idea d'Ungheria, un altro su Ragionamenti sopra il dominio temporale di Parma e Piacenza ed una Dissertazione circa i diritti sullo stesso dominio. Visse tra il 1663 ed il 1742.

CESCHI MATTIA pure di Borgo. Si fa menzione di un libro suo, Otium spirituale, edito a Monaco nel 1617.

CESCHI GIUSEPPE di Borgo. Consigliere del Governo a ln­nsbruck ove morì nel 1787. Scrisse una !storia della Città di In-

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nsbruck, con illustrazioni, che dedicò all'imperatrice Maria Teresa. CESCHI PADRE ANTONIO nato a Borgo da Giovanni e dalla

nobildonna Laura Trentini. Vestito l'abito della Compagnia di Gesù, fu ordinato sacerdote il l ottobre 1643.

Nel 1644 s'imbarcò, come missionario, per le Indie. Svolse la sua attività in India, in Cina ed ultimamente in Etiopia. Tornò poi in Ita­lia per morirvi in concetto di santità, il 28 maggio 1656. Un suo ri­tratto era (dra gli uomini venerabili» nel Collegio dei Gesuiti in In­nsbruck.

CESCHI FORTUNATO SIGISMONDO, nato a Borgo nell689. Fu cavaliere del Sacro Romano Impero, dottore in teologia, protono­taio apostolico, Arciprete di Borgo dal l 719 al 17 50, Vicario foraneo della Valsugana e Vicario episcopale.

Portò la chiesa di Borgo alle attuali dimensioni.

(Montebello: o.c.,pagg. 295 e ss; Ambrosi: Scritt. Art. Trent.,pagg. 47, 52, 57, 119; Ambrosi: Somm. Stor., pag. 184; De Gubernatis: Piccolo Dizion. dei Cont. al­la voce CESCHI; A. Costa in «Voci Amiche», Borgo, dicembre 1956, gennaio 1957, agosto 1971 ; Brentari: Guida Trent. P. l, pag. 349).

CETTO PROF. ADOLFO, storico, nato a Selva di Levico nel 1873 e morto a Trento il 31 dicembre 1963.

Compiuti gli studi ginnasiali a Trento, seguì i corsi dell'Accademia Scientifico-letteraria di Milano. Per 40 anni fu professore di lettere italiane e latine presso il Ginnasio Liceo «G. PratiJJ di Trento. Fu per molti anni direttore della biblioteca Comunale della stessa città.

Il suo nome è annoverato tra i fondatori della Società per gli Studi Trentini di Scienze Storiche e per molti anni ne coprì la carica di Pre­sidente. Fu membro degli Amici dell'arte cristiana, della R. Commis­sione per la Toponomastica, socio dell'Accademia degli Agiati di Ro­vereto, membro per la Deputazione di storia patria per le Venezie, della Soprintendenza bibliografica delle Venezie, Medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione. Pubblicò: Pompei e il Golfo di Napoli nell'antichità - L 'eruzione vesuviana del 79 d.C. (in «Program­ma del Ginn. Lic. di Trento» - Trento, Tip. Seiser 1906-1907); Un quadro di San Simonino nella Pinacoteca Vanucci di Perugia (in «Pro Cultura>>, Trento, 1910, fac. l, pagg. 45 e ss); La lapide di Ca-

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.stel Selva (Ibid. fase. l, pag. 47-48); Don Riccardo Tabarel/i (Ibid. Fase. l pagg. 54-55); Museo lapidario trentina (lbid., fase. l pagg. 218-222); Raccolta di poesie di autori italiani moderni, scelte e anno­tate da A. Cetto (Trento: Tip. Monauni, 1911, in 8 pag. VI + 496);

Ricordando Gino Onestinghel (in «L'eredità spirituale di G. 0.», Ro­vereto, Tip. Grandi 1919, pagg. 16-24); Cenni storici intorno al Li­ceo ((PratiJ> di Trento, dall'origine alla liberazione («Annuario R. Gin. Liceo Prati», 1915-1918, Trento, Monauni, 1922, pag. 14); Noti­zie e documento della grande guerra: Heidenreichstein (Studi Trent. 1923, pagg. 338-350); Polemica etrusca fra Carlo Battisti e France­sco Pironti (Brennero, l, 3, 4 aprile 1934); La lapide di Augusto in S. Apollinare a Piedicastello («Trentino>>, fase. 3, 1934, pagg. 103-106); A proposito di un monumento sepolcrale del Rinascimento a Pergine (Stud. Trent. 1940, pagg. 182-218); Condizione morale e re­ligiosa della diocesi di Trento alla vigila del Concilio (in «Concilio di Trento>>, 1947 fase. l pagg. 5877); Un levicense granatiere di Federi­co di Prussia (Corriere Tridentino, 27 marzo 1949); La Biblioteca Comunale di Trento durante l'ultima guerra mondiale (Studi Trent. 1949); Paulus quondam Danti de Florentia (Ibid., 1949,pagg. 16-25); Uno storico trentina muratoriano e riformatore di scuole in Austria nel 700: G. Battista de Gaspari di Levico 1702-1768 (lbid., 1950, fase. 1-2 pagg. 32-71; fase. 3 pagg. 358-383; 1951, fase. 2, pagg. 55-90; fase. 3, pagg. 211-240); Di un incunabulo della B.C. di Trento -Cronaca di Norimberga di Hartmann Schede/ (Ibid., 1950, pagg. 229-245); La Bibliot. Com. di Trento nel biennio 1951-1952(Ibid., 1952, fase. 2, 3, pagg. 247-255); Avancinus Avancini, Conte palatino e gli Avancini di Levico (lbid., 195l,pagg. 59-71); Gli incunabuli e la Bibl. Com. di Trento (L'Adige, 1953, n. 281); Stampare 1000 copie fu un record invidiabile (Ibid., 1953, n. 282); Benedetto Croce in Trento (Stud. Trent., 1952, pagg. 328-329); Castel Selva e Levico nel­la storia del Principato Vescovi/e di Trento: indagini e memorie (Trento, Tip. Saturnia, 1952 in 8 pagg. 496); Un benemerito della Scuola Trentina: Giuseppe Dal Rì (Vita Trentina dell'l luglio 1954); Un prezioso manoscritto della B. C. di Trento: il Codice 1711- sec. XII (Stud. Trent., 1955,. pagg. 273-278); Il busto di Dante nella B. C. di Trento e le onoranzì di Trento al poeta nel sesto centenario della sua morte (Ibid. 1956, pagg. 73-81); La Biblioteca Comunale di Trento nel Centenario della morte di Dante (Firenze, Tip. Olschki, 1956 in 16° pagg. X + 240); Orazione funebre per Severino Colma­no (Alto Adige del 25 agosto 1959); I Codici viennesi della Bibliote-

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ca Vescovi/e di Trento (Studi Trent., 1958, pagg. 483-497); A proposi­to di un ma!Josc_ritto di Pier Andrea Mattioli nella B. C. di Trento (Ibid., 1959,pagg. 233-257); Le pergamene dell'Arch. della Compa­gnia di Carità, depositate presso la B. C. di Trento (lbid., 1960,fasc. 3, 109-113); Il quartiere e la Chiesa di San Benedetto in Trento (Ibid., 1960fasc. 3 pagg. 207-225; fase. 4 pagg. 315-325); In memo­ria di Francesco Menestrina (Ibid., 1961,fasc. 3, pagg. 232-260); Al­tenranno - Adalberto (Vescovi) e Barbacovi Francesco (in Dizionario biografico degli Italiani, Milano, 1970).

Su «Studi Trentini» pubblicò i necrologi di Augusto A vancini (1939, pagg. 361-362); Lamberto Cesarini (1942, pagg. 72-84); Seve­rino Colmano (1959, pagg. 411-413); Cesare Cristofolini (1955, pagg. 93-95); Giuseppe Dal Rz' (1954, pagg. 317-323); Giovanni One­stinghel (1920, pag. 75); Leopoldo Pergher (1960, pagg. 394-396); Achille Salvetti (1954, pag. 104); Luigi Sette (1960, pagg. 297-303); Erminio Zaniboni (1923, pagg. 246).

Recensì scritti e studi di Broli. Suster, Zanetti, Zaniboni, Campi, Quaresima ed altri anocra.

Morì a Trento il 31 dicembre 1963.

(G. B. Emert: Studi Trent. 1964, n. l; F. Trentini in Atti «Ace. Roveret. Agiati)), 1964, S. V. Vol. IV, pagg. 142-143).

CHILETTO FRANCESCO, pittore e disegnatore di fumetti, nato a Torcegno nel 1897 e quivi deceduto nel settembre 1976.

Frequentò per qualche tempo l'Accademia di Brera in Milano, vi­vendo stentatamente in considerevoli difficoltà economiche.

Per campare produceva disegni per la pubblicità e poi cominciò ad illustrare libri per ragazzi, novelle per periodici come «Pro Famiglia>> ed altri.

Ma un suo più decoroso sostentamento lo trovò dedicandosi, tra i primi in Italia, al disegno per cifumetti>>.

Collaborò con cd! Giornalino», ccL 'Intrepido», «Il Vittorioso», creando personaggi quali ccAndus», il legionario romano. Per Monda­dori lavorava a ccTopolino», ccPaperino». Tradusse a fumetti qualche romanzo di .Salgari ed ultimamente lavorava intorno al ccMarco Vi­sconti», che rimase incompiuto.

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I suoi fumetti erano firmati <<ChilettOJJ, oppure ((ChifraJJ o ((Fran­chiJJ. I suoi disegni sono movimentati, sia nelle linee che nelle azioni ed i visi delle figure riflettono efficacemente le situazioni ed i senti­menti delle circostanze che via via si svolgono nei racconti.

Ebbe commissioni anche da parte di Editori Argentini. Si dedicò anche alla parte più nobile dell'arte pittorica: l'olio e l'af­

fresco. Suoi lavori sono nella chiesetta di San Donà, rione di Trento, nelle parrocchiali di Telve e di Telve di Sopra, di Torcegno, la deco­razione a fresco nella chiesa di Bosco di Civezzano, i quadri ai lati del presbiterio della parrocchiale di Marter. Suoi sono pure i pannelli della Via Crucis, che si snoda sul pendio del Colle di San Giorgio a Pieve Tesino.

(G. Oss: in «Strenna Trentina», 1977, pagg. 54-55; A. Gorfer: Le Valli del Trent., Orient., pagg. 464, 875, 898, 900).

CHIMELI FILIPPO, benefattore, nato a Pergine il 31 aprile 1807. Era figlio della nobil donna Gioseffa dei Guglielmi e dell'avvocato dottor Carlo. Seguì gli studi ginnasiali a Trento e li proseguì presso l'l. R. Accademia Superiore forestale di Mariabrunn.

Dopo essersi impiegato presso gli l. R. Ispettorati dei Boschi ri­spettivamente di Venezia e quindi di Treviso, fu nominato Ispettore presso l'Amministrazione forestale di Asiago da cui passò a coprire il posto di Ispettore Capo presso quella del Montello.

Ancor giovane, a 44 anni, abbandonò la pubblica amministrazione per potersi ritirare nella sua borgata natale, che teneva nel cuore.

Nel 1855, l'anno in cui in Valsugana infuriava il colera, lo trovia­mo Podestà. Con alto senso di responsabilità e con intelligenza pren­deva tutti quei provvedimenti, possibili in quell'epoca, atti a circoscri­vere il morbo; cercava di mitigarne le pene con sovvenzioni, consigli e parole di sollievo, recandosi senza timore alcuno a visitare di perso­na gli infetti.

Questa sua azione non poté essere ignorata dalle «Eccelse Auto­rità», le quali decretarono di conferirgli la Croce d'oro al merito civi­le, con corona.

Morì il 30 novembre 1874 ed i rappresentanti comunali deliberaro­no «ad unanimità di premiarlo coll'onore del famedio».

(Alessandrini: Me m. di Pergine, pag. 180).

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CHIMELLI GIUSEPPE, giudice,di famiglia perginese, residente a Este. Scrisse un libro: Storia del gran processo d'Este contro /adroni­A ripulsa d'ingiusto appunto al principale giudice dello stesso (Este, Tip. A. Strativo, 1887), a chiarificazione e giustificazione del suo ope­rato. Ed ecco di cosa si trattò: nella Bassa Padovana, tra Este e la Romagna, si erano costituite delle bande di rapinatori, ladri e gente di malaffare. L'autorità civile di Padova si trovò incapace di reprimere l'ondata criminosa e chiese l'aiuto dell'autorità militare. n 10 marzo 1849 Radetsky costituì un tribunale militare, che doveva riunirsi ad Este. Il Chimelli appuno fu chiamato come giudice civile con l'incari­co di instruire le pratiche d'accusa. Instruì ben 1402 casi di rapina e 992 per furto. Ma chi erano questi delinquenti? Le bande erano costi­tuite da renitenti alla leva, da disertori, soldati che, dopo otto anni di ferma, più non si addattavano alla campagna, ... forse anche da ex pa­triotti sbandati dopo la guerra del '48.

Ai processi si volle dare un colore politico ed appunto il Chimelli scrisse il suo libro a salvaguardia del suo patriottismo.

Di politico forse non c'era che uno speudo alibi... erano d'altronde i tempi in cui nella vicina Romagna regnava la prepotenza di Stefano Pellone, il pascoliano «passator cortese», che la storia ha oggi ridi­mensionato come uno spregiudicato malfattore.

Il tribunale riuscì a bonificare la zona con 385 fucilazioni, nessuna delle quali tuttavia ricadde sulla responsabilità del Chimelli essendo, sia il giudizio che la condanna, prerogativa esclusivamente militare.

(Pedrotti: un libro del magistrato trentino G. Chimelli sui processi d'Este, Tren­to, Scotoni, 1933).

CHIMELLI GUIDO di Pergine. Essendo podestà della borgata, in occasione dell'inaugurazione dell'Asilo infantile, avvenuta il 17 agosto 1884, scrisse una memoria: Sulle prime istituzioni a favore dell'in­fanzia e sugli asili, edita a Trento nel 1886.

(A mb rosi: Scritt. Art. Trent., pag. 3 57; P. Alessandrini: Me m. Pergine, pag. 189).

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CIBINI ANTONIO, avvocato ed economista, nato a Telve il 10 ot­tobre 1863. Esercitò a Vienna rendendosi insigne. Pubblicò in lingua tedesca opere di economia politica. L' Ambrosi ne cita tre, pubblicate rispettivamente ad Innsbruck nel l 796, a Vienna nel 1816 e la terza nuovamente a Vi enna nel 181 7.

Ebbe una figlia sposata al Tenente Maresciallo de Gebler e figlio di costoro fu Carlo de Gebler il quale scrisse uno Studio su Galileo re­lativo ai rapporti tra lo scienziato e la Curia di Roma. Quest'opera è stata tradotta dal Bar. Ab. Giovanni a Prato e data alle stampe per i tipi del Le Monnier (Firenze, 1879).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 115; Ambrosi: Somm. Stor. Trent., pag. 187).

CIBINI GIOVAN ANTONIO, di Telve, fu Consigliere Concistoria­le del Principe Vescovo di Bressanone e Reggente di quel Seminario. Visse sulla seconda metà del 700.

(Montebello: o.c. , pag. 142).

CIPOLLA BALDESSARE, pittore, nacque a Borgo nel 1769, mor­to nel 184 7. Studiò a Milano e si dedicò alla decorazione teatrale.

(Thieme v. Becher, Kiinstlerlex. VI, 1912; Benezit: Dictionnaire etc., Paris, Il, 1960; A. Comanducci: Dizion. illustr. dei pitt. etc. V, II pag: 746.

CIPOLLA TEBALDO, pittore, di Borgo. Con tutta probabilità è la stessa persona del Baldassare. Lavorò per molti anni nel teatro della Scala di Milano, sotto la direzione del Sanquirico. Dipinse, con Giu-

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seppe Ambrosi di Trento, il palcoscenico e diversi scenari del Teatro Sociale di Trento.

Visse la sua piena attività sugli anni di mezzo del secolo scorso.

(Weber: o.c., pagg. 14, 80 ; Consolati: Guida di Trento; Emert: Fonti manoscritte inedite, pagg. 42, 55, 58, 80, 83.

CLAMER CRISTOFORO, arciprete in Pergine. Pervenne a questo incarico all 'età di appena 26 anni. Sotto di lui, scrisse il Montebello, si diede principio ((al/a fabbrica della presente Chiesa)). Il de Alessan­drini attribuisce a lui anche le chiesette delle Anime, o Sant'Antonio, nel luogo ov'era il cimitero (1521) e la cappella di S. Nicolò, ora San Carlo (1519).

Era dottore in legge e nel 1489 fu nominato cappellano onorario dell'Imperatore Massimiliano. Il suo nome, insieme a quello di altre casate, appariva fuso nella ((Campagna Canapa)) (1520) ; un suo ri­tratto era nella Canonica con quest'iscrizione: ((Cristoforo Clamer Plebanus Perzini sanctitate cospicuus. Obiit peste)),

Ma la figura di quest'uomo rifulse soprattutto per la sua dedizione nell'assistenza agli appestati nella pestilenza dell'anno 1511 ed in quella del 1521. Durante quest'ultima egli stesso prese il contaggio e ne morì. Fu sepolto (dn cimiterio in loco qui dicitur vulgo sotto i piombi)), Sulla sua tomba fu scritta la seguente iscrizione:

«AEDIS ERAM PASTOR TRICENNIS AMPLIUS l ANNIS CRISTOPHO­

RUS CLAMER CONDITUS HACCE DOMO l HUMANA SORTIS MEMOR

EXORATA VIATOR l PULVERE PRO MISERO NUMINA SOLO DEI. VI­

XIT ANNIS 66, OBIIT 9 JUNI MDXXI.

Da quest' iscrizione si deduce che guidò di persona le sorti della parrocchia per trent'anni e che dedicò i rimanenti dieci anni alla sem­plice cura d'anime, senza responabilità politiche ed amministrative, alle quali rinunciò probabilmente, come suggerisce il Montebello, dalla sopravvenuta debilitazione fisica conseguente al superlavoro cui si era sottoposto.

(Montebello: o.c.,pagg.394, 395 ; P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pagg. 54, 55, 57, 65 , 66, !51 ; Bibl. Com. Trento: ms. 20 e m s. 10912 di Ippoliti sulle Iscrizion i lapidarie esistenti nel Borgo di Pergine).

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COLMANO ZEFFIRINO (SEVERINO) STEFANO, giornalista e professore di lettere, nacque a Levico e quivi morì il 24 agosto 1959.

Fece le elementari a Levico, il ginnasio a Trento. Percorse gli studi superiori presso l'Accademia scientifico letteraria di Milano, della quale era presidente il trentina Vigilio Inama, e vi si laureò in lettere. Si dette al giornalismo perseguendo ideali socialisti. Fu collaboratore di Cesare Battisti negli anni 1900-1902.

Nel 190 l condusse la campagna contro il cosidetto rrPanaminio di LevicO>> con il quale si accusava l'amministrazione locale di malversa­zioni. Subì processi e condanne. Nel 1902 fondò un suo settimanale di propaganda socialista, rrE/ Batocio)) che uscì dal 24 aprile al 18 settembre dell'anno seguente.

L'attività intrapresa tuttavia, anche per la malfrenata irruenza gio­vanile, non gli consentiva di superare le difficoltà economiche. Decise allora di sostenere gli rresami di nostrificazione)), non essendo giuridi­camente valida in Austria la sua laurea conseguita a Milano, e li so­tenne a Graz nel 1907. Si dette quindi all'insegnamento e coprì una cattedra a Bregenz nel Vorarlberg, presso quel ginnasio, e quivi rima­se fino al 1915.

II 27 aprile di quell 'anno passò, attraverso la Svizzera, a Milano e si presentò come volontario nell 'Esercito Italiano.

Data la sua perfetta conoscenza della lingua tedesca e delle condi­zioni politiche dell'Austria, fu assegnato all'Ufficio informazioni del controspionaggio con il compito di spogliare la stampa austriaca e germanica e di darne quotidianamente rapporto al Comando Supre­mo.

Il 25 aprile 1916 entrò a far parte a Parigi dell'Ufficio Stampa del­la Missione Militare Italiana con il medesimo incarico. Dal febbraio del 1918 al febbraio del 1919, sempre a Parigi, ebbe il compito di re­digere il rrBulletin quotidien)) di notizie italiane da diramarsi alla stampa francese metropolitana e coloniale.

Dal febbraio del 1919 al 21 luglio dello stesso anno fu addetto al­l'Ufficio Stampa del Ministero degli Affari Esteri, sempre con la stes­sa mansione, cui fu aggiunto il compito di Archivista.

A Parigi incontrò l'amicizia di Edoardo Benes, che nel 18 divenne Ministro degli Esteri del Governo Provvisorio della Cecoslovacchia.

Fu pure Presidente della rrSocietà Italia lrredenta)) che fu un'asso­ciazione sorta con intenti patriottici.

Terminata la guerra rientrò nella scuola come professore a Bolza­no, prima nelle Magistrali e quindi nel Ginnasio Liceo rrG. Carducci)>,

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Nel contempo, come pubblicista, collaborava con d/ Resto del Carli­nOJJ.

A Bolzano fu membro del Comitato Concorso Forestieri.

Nel 193 7 si ritirò in pensione nella sua Levico, interessandosi viva­cemente ai problemi locali. Nel 1957 fu membro del Comitato Eco­nomico di Studio per i problemi della Valsugana e dedicò parte della sua attività all'incremento delle attività della. locale Azienda di Cura.

Fu insignito della croce di cavaliere.

Tra le sue pubblicazioni: Per gli operai vecchi ed invalidi, per le ve­dove e gli orfani degli operai - Conferenza tenuta il 21 sett. 1921 (stampata in 16°, pag. 20); Il Panaminio di Levico (Appendice ai nu­meri 16-63 del 1902 e 9-7 del 1903 del «Batocio»; La Battaglia di Levico (Bolzano; Tip. Athes. 16°, pagg. 312); Edoardo Benes e l'Ita­lia durante la I Guerra Mondiale («Carro Minore» A. III, n° 2); La figura di Ettore Tolomei (Trento, Monauni, 1957, in 8° pagg. 32); Wilson e la Vetta d'Italia (Alto Adige, 1952, n° 54); Un illustre levi­cense dimenticato - G. B. Gaspari de Montenovo (Alto Adige, 1952, n° 166); L 'Italianità del Trentina in alcuni documenti (L'Adige, 1953, n° 68).

(Arch. Parr. Levico; A. Cetto: Necrologio in «Studi Trentini)), 1959 pagg. 411-413).

CONCI BARTOLOMMEO, ingegnere e architetto, nacque a Bo­sentino nel 1841. Scrisse: Nuova armatura meccanica per traforazio­ni sotterranee (1868); Questioni del giorno: riflessioni di un brontolo­ne (1875); Relazione del progetto di prosciugamento de/lago di Cal­donazzo (Trento, 1879, 16°); Processo politico di un Trentina in In­nsbruck nel 1883 (1884); Le vere cause della depressione morale-po­litico-economica dell'Italia - Introduzione (1895); L 'acqua potabile in Padova (1887); La questione edilizia in Roma (1887); Sulle opere da costruirsi in Cagliari (1887) e qualche studio di economia politica e sociale. Lavorò in costruzione di ferrovie e strade, ampliò il Palazzo delle Logge in Firenze e quivi adattò il Palazzo Vecchio a Sede del Senato (1865) e quindi allo scopo conformò Palazzo Madama in Roma (1871).

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Chiesta ed ottenuta nel 1870 la cittadinanza italiana, al suo rientro nel Trentino nel 1883 fu condannato a tre anni di carcere duro per alto tradimento.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 509 ; A. De Gubernatis: Dictionnaire etc., pag. 370; Histoire Général des hommes de science (Ginevra, 1871); E. Bra! in Studi Trentini).

CONCI DON EMANUELE nato a Nogaré nel 1855. Fu tra i pio­nieri del cooperativismo trentina. Fu curato a Caldonazzo dal 1888 al 1909 e quivi fondò l'Asilo e la Cassa Rurale. La borgata lo ricor­da con un'epigrafe sita nella Cappelletta del cimitero. Le due benefi­che istituzioni sussistono tuttoggi.

CORRADI FRANCESCO, pittore, di Borgo. È uno dei più antichi pittori trentini che le documentazioni storiche ricordino. Prese parte alla guerra rustica e fu tra i capi degli insorti borghesani. Come con­danna si ebbe mozza la lingua (Vedi voce: Guerra Rustica), sulla pubblica piazza in Trento il 23 dicembre 1525.

Ristabilitosi in qualche modo e rimarginatesi la terribile ferita, nel 1526 stesso iniziò la decorazione del presbiterio della chiesa di San Rocco in Borgo, rappresentandovi la vita del Santo titolare della chie­setta, oggi rimessa con sapiente restauro, illustrando il lavoro con di­dascalie in volgare. Il Weber intravvide nella sua pittura l'influenza veneziana e ne apprezzò il buon colorito. Anche qualche affresco del­la chiesetta di San Valentino in Scurelle fu a lui attribuito.

(Weber: o.c.,pag.85 ; Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 38; L. Felicetti: Nuovi racconti e Descrizioni del Trentino, pag. 76 ; Weber: ASPS, pag. 572; Cetto: Castel Selva etc., pag.299; Bibl. Com. Trento: mss. 51 e 53 ; Stellimauro: De bello rustico et tumulto etc., Ed. Sardagna, Venezia 1889; Brentari: Guida Trent. I, pag. 348 ; G. de Carli in Trentino, 1930, pag. 284).

CORRADO DA PERGINE, pittore. Il 27 aprile 1508 fece un con­tratto con i fabbriceri di Lisignago per dipingere la chiesa di San Bia­gio, ora distrutta, con il tema delle ((Vergini prudenti e le Vergini stolteJJ. Un affresco a lui attribuito è sull'arco del presbiterio della chiesa di Fornace, dedicata a Santo Stefano.

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Sul colle di Tenna, nella chiesetta di San Valentino, esistono avanzi di suoi affreschi rappresentanti la «Vergine, San Valentino, San Roc­co''• e le insegne nobiliari delle famiglie Trapp e Matsch. Il lavoro è firmato: <<Corradus perginensis pinxit 1498''·

(Weber: o.c., pag. 85 ; Idem: in Studi Trent. 1927, fa se. II, pag. 141 ; (( Triden­tum JJ, an. VIII pag. 299; Dr. Ausserer: Persen - Pergine, Achloss und Gericht etc. Wien, 1915-16 pag. 56; Paolo M. Tua in Riv. «Tridentum)), pag. 224; Arch. Parr. Lisignago; A re h. Com. Pergine; L. Brida: Panorama storico di Caldonazzo, pagg. 162- 166, con tre ill .ni ; G. de Carli in «Trentino», agosto 1930, pag. 284).

CRIVELLI ANDREA, architetto, figlio di Leonardo da Castel Te­sino. Questa cittadinanza gli è attribuita dal Weber, mentre il Prof. Cetto ce ne dà una più completamente circostanziata.

Secondo una tradizione a suo tempo raccolta nella famiglia Crivelli di Pergine, e secondo certe documentazioni milanesi, sul finire del 1400 tre fratelli sarebbero stati costretti a fuoriuscire da Milano e si sarebbero trasferiti nel Trentino. Uno dei tre, Giorgio, si sarebbe rifu­giato a Castel Tesino ed avrebbe più tardi raggiunto il fratello Ser Leonardo in Pergine, a meno che ambedue avessero insieme raggiun­to Pergine. Qui dettero origine a due rami della famiglia Crivelli. In queste famiglie troviamo capitani, regolani, podestà ed uomini affer­matisi nel campo della politica e della pubblica amministrazione.

Il padre di Andrea, in un rogito del 17 ottobre 1502 vien detto <<Leonardo Crivelli di Castel Tesino, cittadino di TrentOJJ, mentre in altri documenti lo si dice <<da Castel Tesino abitante in Pergine'' op­pure «da Pergine, cittadino di Trento)). Certo è che Andrea si stabilì in Trento, che abitava in Santa Croce, che gestiva una «farmacia)). Era comunque un uomo che possedeva le caratteristiche poliedriche comuni a certi uomini d'ingegno dell'epoca cinquecentesca; lo si può definire architetto solo nel senso ampio della dizione considerandone la sua molteplice e spesso disparata attività.

N el 1525 viene eletto console ìn Trento. Durante la guerra rustica, come già Michelangelo per la difesa di Firenze ed il Cellini per quella di Castel Sant'Angelo, organizzò le opere di difesa delle mura di Trento, assalite dalle colonne dei rustici che dalle valli scendevano fu­ribondi e decisi a penetrare nel capoluogo.

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Durante il consolato fu pure tesoriere della città ed assistente del­l'ingegnere Ludovico Zaffran nella fabbrica del Castello. Più tardi Bernardo Clesio gli assegnò la sopraintendenza ai lavori subentrando allo stesso Zaffran. Suo compito era di provvedere ai materiali di co­struzione, scegliere gli artisti e determinare la scelta del da farsi. Egli sottoponeva le opere artistiche, gli schizzi delle pitture e quanto oc­correva al Cardinale e a lui relazionava sull'esecuzione e sui relativi pagamenti.

Così restaurò Castel Selva, Castel Toblino, Castel Tenno, il palaz­zo vescovile di Cavalese. Il Cardinale stesso redarguì, con lettera spe­dita da Praga nel 1537, il capitano di Cavalese, Simone Botch, e lo diffidava di non prendere altra iniziativa senza dipendere dal Crivelli.

Anche il Cardinal Madruzzo si avvalse della sua opera. Il Consi­glio cittadino, con delibera del 16 aprile 1538, incaricò il Crivelli e mastro Andrea Tagliapietra di correggere gli errori commessi da Do­menico di Vezzano e Giovanni Cestari, nella costruzione del ponte di San Lorenzo.

Il 1548 era di passaggio a Trento Filippo di Spagna ed il Consiglio della città incaricò il Crivelli a provvedere perché sotto il suo control­lo venissero confezionati, per l'importo dì 100 scudi, due piatti d'ar­gento sui quali dovevano essere cesellate le armi della città.

Nel 1549 diresse i lavori per la costruzione della parrocchiale di San Paolo d'Epan.

Con Alessandro Longhi fu invitato dal Governo tirolese a In­nsbruck per studiare la progettazione della chiesa di Corte, che dove­va servire come mausoleo di Massimiliano. Nel 1552 è di nuovo a In­nsbruck per mettere a punto il suo progetto che fu prescelto tra i con­correnti. Nel 1553 iniziarono i lavori sotto la sua direzione. Morirà a ottantanni, senza veder compiuta la sua ultima opera.

(W e ber: o.c., pag. 91; Idem: Appunti per la Stor. dell'Arte nel Trentina, Studi Trent. 1925, IV, pagg. 351-354; «TrentinOJJ del 30 agosto,pag.287; A. Getto: Ca­stel Selva e Levico, pagg. 315, 328; Semper: Il Castello del Buon Consiglio, Tren­to, 1914; Menestrina in «Tridentum» a. VII, pagg. 97 ss.; ((Arch. Stato», Trento: Rogiti Giov. Guglielmo Calavino; Ibidem: Rogiti notaio Angelo Costede; Bib/. Com. Trento: ms. n. 2111, n. 2525, m s. cav. Giuliani; Bibl. Com. Trento: m s. n. 335 e ms. n. 34-7 dell'Arch. cons.; Kunstfrieind VI, 7; Ausserer-Gerola: Documenti Clesiani etc.; Mischellanea Veneto, Venezia, 1924; Mittheilungen der Zentral Com­mission, etc., Wien, pag. 189; C. Atz: Kunnstgeschuchte vom Tirol un Vorarlberg, Innsbruck, 1909, pag. 493; P. de Alessandrini: o.c., pagg. 181, 182 e varie).

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CROCIATI (1). Nel 1096 assumeva l'episcopato ed il principato di Feltre Arbone di Vidor e come suo primo atto fu quello di caldeggia­re la partecipazione dei suoi sudditi alla I Crociata. Diede all'uopo l'incarico a suo padre Giovanni de Vidor, di organizzare l'impresa e di condurla a termine. Così si fece <<gran quantità d'huomini anco per la Valsugana'' (Bertondelli nella «Historia di Feltre).

Il Montebello parla di un ANGELO GOFFREDO dei Signori del Tesino che «per invito di Arpone Vescovo di Feltre s'incaminò alla te­sta di 300 uomini alla conquista della Terra Santa)).

Da un antico elenco steso da Tiziano Cittadini, feltrino, appaiono tra i partecipanti VITTORE MANFREDO, BELLA TO da Grigno, TOMEO e ROBERTO da Tesino, RICCARDO RICCARDELLI e CORRADO da Primiero.

Nulla mi fu dato di conoscere circa la partecipazione dell'Alta Val­sugana, che certo fu presente con l'ingaggio fatto dal principato di Trento.

(Montebello: o.c.pag.218; A. Pellin: Storia di Feltre, pagg. 48 e 51; Brentari: Guida Trent. V.l.,pag.378; Sive: ccStrenna Trent.>>, 1932, pagg. 117-119; A. Zie­ger: Primiero e la sua storia, pag. 19; Mons. don S . Fontana in ccVoci di Primierm>, 1942, n. 7).

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DAL CASTAGNÈ ALBINO, incisore medaglista, nato a Torcegno nel 1877 e morto a Clusone (Bergamo) nel 1952. Visse a Milano per circa quarant'anni e lavorò presso lo stabilimento Jhonson.

Incise più di un centinaio di medaglie ritraendo uomini di scuola, di scienza, letterati, artisti. Fu certamente uno dei medaglisti più ap­prezzati della prima metà del 900. Incise anche oltre una decina di targhe illustranti effemeridi o avvenimenti d'attualità. Al Museo di Trento regalò otto delle sue medaglie.

Ecco le sue medaglie riferite a trentini: 1904, Giovanni Lorenzoni, professore di diritto all'V niversità di Innsbruck (bronzo); 1907, M as­similiano de Mersi, presidente della Sezione di Trento del Cons. Prov. dell'Agricoltura (oro e argento); 1912, Antonio Tambosi, po­destà di Trento (bronzo dorato); 1918, Gianni Caproni, ingegnere ae­ronautico; 1918, Trento e Monumento a Dante, (bronzo); 1919, Mons. Celestino Endrici, Arcivescovo di Trento; 1920, Municipio di Trento a ricordo della festa dell'Annessione; 1925, Campana dei Ca­duti, di Rovereto; 1929, Giubileo di Mons. Celestino Endrici; 1911, Il Consiglio Provinciale dell'Agricoltura di Trento a Francesco Tomasi (Targa di mm 100 per 90).

(Velia Johnson: Medaglie e targhette di A. Dal Castagnè in «Medaglia» A. I, n°, dicembre 1971, pagg. 42-69 ; «Rivista Trentina», 1910, 10, pagg. 188, 189; V. Z.: Un artista trentina vincitore del premio Principe Umberto in «Studi Trentini», 1924, l, pagg. 86, 87; V. Johnson: Una famiglia di artigiani medaglisti, Milano 1966, pag. 103 ; S. C. Johnson: Le rivendicazioni italiane del Trentino e della Venezia Giulia nelle medaglie in «Rivista !tal. di Numismatica>>, XXX, Seconda Serie, Vol. V, 1922, pag. 311 n° 631 ; A. Perini: Contributo alla Medaglistica Trentina XII, Milano, C art. Lit. Tip. Crespi, 1911 ; Idem: Contributo alla medaglistica Trentina in «Boli. !tal. di Numismatica e Arte», n° 3, 4, 1914; L. Lunelli in «Studi Trent.», 1972, fase. 2, pagg. 253-258).

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DALCASTAGNÉ DON GIOACHINO, nato a Torcegno 1'11 giu­gno 1849. Scrisse La Valsugana con Primiero e Tesino separate da Feltre, nella nuova circoscrizione della diocesi di Trento nel 1786 (Trento, Scotoni e Vitti, 1886).

Da questa pubblicazione prendiamo un pensiero suo, d'altronde ri­preso dal Pellin nella sua Storia di Feltre: <<Per quelli di Valsugana in particolare( ... e per quelli del Primiero è il caso di aggiungere), è bel­lo rammentar/o, fu vantaggiosa e cara la dipendenza da Feltre. La­sciamo ai dotti le questioni etnografiche: ricordiamo solo che affra­tellati in realtà per lingua, indole e tradizioni al popolo della Venezia e con esso in continuo scambio di affari, gli antenati nostri divideva­no pur il sentimento religioso più schietto e semplice del credente ita­liano, e l'amore alla patria comune)).

Come nota storica riteniamo d'uopo ricordare che il Principe Ve­scovo di Feltre ebbe il potere spirituale e temporale sulla Valsugana, sino al Maso Desiderio, Tesino e Primiero con diploma del 31 mag­gio 1027 dall'imperatore Corrado II e che tale potere lo tenne appun­to sino al 1786. Sino a tale data esercitava anche il potere spirituale e solo questo, sulle Foranie di Pergine, Calceranica, che politicamen­te dipendevano dal Principato di Trento, foranie suddivise in quattro parrocchie.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 533; Idem: Somm. Stor. Trent.,pag. 258; A Pellin: Storia di Feltre, pag. 200).

DALLA BRIDA ANGELICO GIUSEPPE, pittore, nacque a Caldo­nazzo nell'agosto del 1874 e morì presso il ricovero di Mezzolombar­do sul finire del febbraio del 1959. Fu pressoché autodidatta. Qualche consiglio, specie sulla composizione dei colori, lo ebbe da Eugenio Prati quando da ragazzo, a Caldonazzo, contemplava il lavoro del grande maestro, cercando di «rubargli il mestiere».

Incontrerà poi Bartolommeo Bezzi il quale, notando nel giovane grandi attitudine all'arte, lo volle con sè a Venezia. Ma il Dalla Brida a Venezia si sentiva spaesato e, dopo qualche mese, tornò tra i suoi monti e le sue valli.

Intraprese una vita e la proseguì su una linea tracciata sui limiti tra la povertà e la miseria. Trovava rifugio in ricoveri di fortuna, siti ai

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margini dei centri abitati, nei quali riponeva e accatastava le sue mi­sere cose, assaporando nei grandi silenzi i consigli e gli incitamenti della sua grande maestra: la Natura.

Pur non essendo socievole non era un misantropo: la sua pittura era fatta di un umanesimo interiore che trovava contatti solo con il dolore della gente colpita da calamità, con la tristezza dei vicoli dei poveri, con la mestizia degli animi e delle cose.

Non dava valore al denaro e non ne possedeva, spesso neppure quel tanto che gli bastasse per procurarsi pennelli e colore per la ta­volozza: lavorava di preferenza a spatola, quando non addirittura con le dita. Non raramente i colori se li arrangiava ricavandoli striz­zando certe erbe, certe radici, certe foglie: celebri i suoi «verdi». La gente comune non lo derideva, lo compativa come uomo stravagante per lo meno. Spesso per un piatto di minestrone consumàto nell'aia di qualche fattoria offriva una sua tela, ma lo sprovveduto agricoltore la rifiutava ritenendola un ingombro inutile.

Solo verso la fine della sua vita la sua arte fu notata ed apprezzata da qualche raro intendente. Ultimamente partecipò a mostre regionali e provinciali. Qualche suo lavoro è presso il Museo Diocesano di Trento e presso l'Amministrazione Provinciale, moltissimi presso pri­vati.

La sua attività viene suddivisa grosso modo in tre periodi: PRIMO PERIODO:

Durante il profugato a Mittendort (1915-1918). Acquistano oggi particolare valore Gli spulciatori, Funerale d'inverno, Profughi, ecc., che oltre ad essere delle vere opere d'arte sono una dolorosa testimo­nianza delle sofferenze subite dalla nostra gente in quell'epoca.

SECONDO PERIODO (tra le due guerre): Castel Toblino, Le ba­gnanti al lago di Caldonazzo, L 'Adige a San Michele, San Michele all'Adige, L 'incendio della Villa a Caldonazzo (1796: ricostruzione fantasiosa), Sagra di San Giuseppe a Trento, ecc.

TERZO PERIODO (1940-1959): La mia casa in fiamme, Ven­demmia a Caldonazzo, Il bombardamento di Calceranica, Il lago di Caldonazzo, Le bagnanti (soggetto ripetuto più volte con intuizioni e dimensioni varie), San Michele all'Adige, Interni di paese ecc.

Notevoli le sue riprese notturne degli squarci disegnati dai vicoli di Trento, di piazza del Duomo, sotto il calore tiepido della luce lunare.

Nel 1961 fu tenuta a Trento una sua retrospettiva. Domenica, 14 agosto 1977, il sindaco di Caldonazzo Valentino Campregher scoprì una targa commemorativa sulla casa natale del pittore, in Via Villa.

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Sulla piazzetta antistante un bel gruppo di ragazzi partecipava al mi­niconcorso di pittura, indetto dal Centro di coltura «La Fonte» di Caldonazzo ed a costoro disse parole di incoraggiamento l'esimio pit­tore Prof. Luigi Marzari - Prati, mentre il discorso commemorativo fu tenuto dal concittadino Prof. Raffaello Prati.

(G. Polo: Catalogo della Mostra Prov. Trento, 1961; A. Commanucci: Diziona­rio Pitt., etc., IV ed., pagg. 890-891; L 'Adige del 28 febbraio 1959, con fotografia C. Munari: Dallabrida, Ed. Il Castello, Trento, Saturnia, 1967, con 34 riproduzioni L. Brida e G. Marchesoni: testimonianze orali; L 'Adige del 17 agosto 1977).

DALLABRIDA PROF. DON COSTANTE, nato a Vigolo Vattaro il 9 luglio 1880. Dopo di aver compiuti gli studi presso il Ginnasio V escovile ed il conseguente seminario teologico, fu ordinato sacerdote in Trento, il 9 luglio 1905.

Dall'agosto 1905 al giugno del 1906 fu cooperatore in Caldonazzo e quindi fu chiamato alla Redazione de cdi TrentinOJJ, diretto da De­gasperi. Passò poi come redattore del settimanale ((La Squilla)),

Fondò e diresse il Segretaria/o operaio, compiendo un importante lavoro organizzativo nel settore. Nel 1907 fu presente al Congresso ((Christliche Gewerkschaften)) di Jenbach. Compì poi un giro per or­ganizzare gli operai italiani nel Voralberg (a Bludenz, Bregenz, Fel­dkirch, ecc.), ove incontrò pure le operaie che lavoravano «nei bom­basiJJ, nelle fabbriche tessili cioè.

Nel 1908 partecipò al ((Christliche TexilarbeitenJ di Hohenems. Fino al 1919 fu direttore della Società Operaia Cattolica. Nel 1914 costituì un Segretariato per i richiamati e progughi, per i

quali costruì centri di assistenza con cucine e dormitori. Dopo la guerra ebbe incarico dal generale Pecori Giraldi di orga­

nizzare il rientro dei profughi nei singoli paesi... taluni dei quali com­pletamente distrutti e compì un'opera colossale.

Nel 1924 proseguì gli studi, già iniziati a Vi enna, e si laureò a N a­poli con 110 e lode in Scienze naturali, embriologia e anatomia com­parata.

Insegnò nel Collegio Vescovile di Trento matematica e fisica, nel­l'Istituto Magistrale di Trento e Rovereto. Infine prestò la sua opera

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di professore presso i Cavanis a San Vito di Cadore e dal 1948 nel Collegio Canova a Possagno.

Qui morì il 26 ottobre 1966. N el 19 55 fu insignito della Commen­da della Reupbblica.

(Vita Trentina: 3 novembre 1966).

DALLA ROSA EMILIO, medico, nato a Civezzano il 16 maggio 1840. Compì gli studi ginnasiali a Trento e frequentò l'Università di Praga ove si laureò il primo marzo 1865.

Dal primo ottobre 1876 fu Direttore dell'Ospedale Civile di Trento acquistando fama per la sua capacità, disinteresse, coscienza e pre­mura.

Pubblicò: Ragguaglio clinico dell'Ospedale Civile di Trento nel­l'anno 1866 (Bologna, Rivista Clinica 1867); Ragguaglio clinico per l'anno 1867 (Ibid. 1868); Un caso di menengite cerebro-spinale reu­matica, lettere al Prof Luigi Concato (Ibid., 1868); Ragguaglio etc. per l'anno 1868 (Ibid., 1869); Due casi clinici di enfisema cutaneo di perforazione del bronco sinistro (Ibidem); Comunicazione fra una ca­verna tubercolosa ed una vena polmonare, enfisema del cuore destro (Ibidem); Memorie autobiografiche di Giambattista Borsieri, compi­late dai manoscritti della Civica Biblioteca di Trento (Trento, Scoto­ni e Viti, 1885, I volume in 8°).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent.,pagg. l39,466-467 ; A. De Gubernatis; Piccolo Di­zion. etc., pag. 287).

DALLA ROSA ENRICO, magistrato, nativo di Pergine ove vide la luce nel 1832. Si laureò ad Innsbruck nel 1855. Compì il triennio di pratica presso l'avvocato Angelo Ducati di Trento.

Con la Divisione Medici scese nel Veneto, infatti, quando questa regione fu nel 1866 aggregata al Regno Italico, lo troviamo Segreta­rio di Consiglio presso l'allora Tribunale d'Appello di Venezia.

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Fu poi promosso e nominato Procuratore del Re presso il Tribuna­le civile correzionale di Bassano. Con lo stesso grado e la stessa fun­zione passò poi a Legnago e a Modena. Si ebbe pure la reggenza del­la Procura di Verona. Fu Consigliere di Corte d'Appello rispettiva­mente a Brescia, a Genova e a Venezia.

Tra le sue opere: Rendimento di conto dell'Amministrazione della giustizia nel circondario del R. Tribunale civile e correzionale di Bassano (Bassano, 1874); Relazione etc. (Bassano, 1875); consimili Relazioni scrisse per il Tribunale di Verona (Verona, 1876); di Le­gnago (Legnago, 1877, 1878, 1879); di Afodena (Modena, 1881, 1882, 1884).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 402; L. Lucchini: Rassegna critica di statistica comparata; A . De Gubernatis: Piccolo Dizion. etc. , pag. 287).

DANIELI FRANCESCO, pittore, di Strigno ove nacque nel 1853. A tredici anni si trasferì con la famiglia a Verona. Si dedicò dappri­ma, seguendo i desideri della famiglia, a studi di matematica e di scienze, ma, seguendo la sua vera inclinazione, li abbandonò per de­dicarsi alla pittura. Seguì pertanto gli studi artistici presso l'Accade­mia Cignaroli di Verona e fu allievo del Noni.

Prima di dedicarsi con intero impegno alla pittura insegnò per qualche anno alla Bocconi di Milano e poi fu insegnante di disegno a Verona.

Abbandonato l'insegnamento si ritirò a Riva d'Arcano, nel Comu­ne di San Daniele del Friuli, presso il fratello dottor Filotimo il quale esercitava la professione del medico in quella località.

A Riva d'Arcano morì all'età di 73 anni. I suoi quadri: A l Bosco, studio dal vero, I Pulcini, I Broccoli, che

mandò alla mostra di Venezia nel 1881, Il Grillo, esposto a Milano nel I 883. Quest'ultimo insieme a Il Guado fu anche all'esposizione di Roma (1883). A Torino inviò nel 1884 Il Boscaiolo, a Milano nel 1885 Sera, a Venezia nel 1887 La Via Perduta. Il suo S'avvicina il temporale fu premiato con medaglia d'oro dal Ministero della Pubbli­ca Istruzione.

Tra i suoi dipinti collocati in Italia ed all'estero, ove tenne anche qualche esposizione, sono ricordati Le Alammo/e, Sui Prati, Tramon­to, La Colazione, Alla Atessa Prima, In Chiesa.

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Sui colli del Friuli è presso il Museo Civico di Trento e Gli Emi­granti del Friuli in America.

Altri lavori come L 'Autoritratto, Martis Religio, Stella Mattutina, Ponticel/o, La Dormiente sono presso suoi familiari a Strigno, a Bol­zano, San Remo e nel Friuli.

L'arte sua compenetrata da una tenue velatura si regge su un ((di­segno fermo e sicuro e sulla tonalità monocordeJJ del colore. Spesso si espresse con piccole tele ((di gentile sapore)), e pertanto non vanno di­menticati il suo Molino di Campagnola, Mattino di festa eMeriggio.

Fu amico di Eugenio Prati ed ebbe come allieva Pia Buffa, come si è già detto.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent.,pagg. 945, 496; W e ber: o.c. pag. 98; Thieme u. Be­cker etc. 1913, pag. VIII; ((Vita Italiana JJ, 1896, pag. 469; ((Natura e Arte11, 1900, II,pag. 224; Catalogo Ass. Art. ltal.,Firenze,l911; A Commanducci: Ed. l , Il, III, IV, pag. 915; A. De Gubernatis: Dizion. Art. ltal. Viventi, 1889).

DAZIARO GIUSEPPE, commerciante ed editore d'Arte, di Tesi- -no. Partito sulla prima adolescenza come ((perteganteJ) (V la voce sot-to la lettera P.) verso l'inizio dell'800 è stato tra i primi a dare al commercio, già ambulante, delle stampe una stabilità di sede. Con la sua ((casél/a)) vìaggiò vendendo le stampe in Austria, in Polonia, Li­tuania, Lettonia, Ucraina, fornendosi spesso a Varsavia presso un ne­gozio ivi aperto dal suo conterraneo Dal Trozzo.

Nel 1827 aprì un suo negozio in piazza Lubianca prima e al Ponte dei Maniscalchi poi, con l'aiuto del fratello Giacomo, nel 1838 allestì un ampio negozio in Piazza dell'Ammiragliato, davanti al Palazzo Imperiale di Pietroburgo.

Nel 1850 aprì un negozio a Parigi, sul Boulevard des ltaliens ed un quarto lo aprì nel centro di Varsavia.

La sua attività venne a costituire un vero centro di coltura nel campo dell'arte in Russia. Egli infatti non si accontentava di introdur­re in Russia opere dall'Occidente, ma dette impulso a che gli artisti locali esprimessero i modelli degli usi, costumi, folklore, arte locale. E fu per questa benemerenza che i bolscevichi liberarono il titolare erede della ditta su ordine di Lunaciarski, commissario all'istruzione, il qua-

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le ritenne la ditta <<assai benemerita, avendo in passato pubblicato e diffuso in Russia moltissime stampe rispecchianti la vita del popolo russo, atte a favorire il suo risveglio ed il conseguimento dei suoi ideali)).

Alla morte sua avvenuta nel 1865, gli successe il figlio maggiore portante lo stesso nome del padre: Giuseppe. n secondogenito Ales­sandro era in Italia, volontario garibaldino prima, nella divisione Me­dici poi, e subentrerà al fratello nel 1892. Il negozio di Pietroburgo verrà poi rilevato dal Frattini.

Come tutti i Tesini, come già vedemmo del Ceccato, anche il Da­ziaro era legato d'affetto, di ricordi e di rimpianto alla sua patria. Nel giugno del 1846 scriveva alla madre da Pietroburgo, tra l'altro: « ... desidero molto dal momento che gli affari mi permettera di venire al­la Patria in Epoca d'Estate, acio poter percorrere tutti li sitti, che da fanciullo frequentai per far Zochi limai et strasinar fascine. le Com­pagnie et le Riunioni più importati non mi da listessa sodisfazione, come quella di pervenire un giorno, a poter cola passare un epoca con tranquilli/a ed admirare quelle Benedetti montagne, che praticai cola sega roncola e manarino ... JJ.

Una preziosa collezione di stampe della ditta Daziario in Italia è presso l'Ing. Ettore Gaudenzi di Vicenza.

(B. Passamani: Stampe per via, Art. Graf. R. Manfrini, Calliano, 1972, pagg. 25 e 27; E. Fietta: Ibid.,pagg.37, 38, 79 e seg.; Copialettere Daziaro in proprietà del­l'Ing. E. Gaudenzi, Vicenza; Catalogue des pubblications russes, polonaises et fran­caises par Daziaro, Parigi, 1857).

DE BALLARINI ANNA, pittrice, nata Trento nel 1820 e morta a Pergine il 6 febbraio 1906. Preferiva la tecnica dell'acquerello e trat­tava paesaggio e figura. Era figlia di Domenico, paesaggista nato a Cracovia e morto a Rovereto nel' 1891.

(A. Commanducci, IV Ed., pag. 939).

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DECORATI AL VALOR MILITARE DELLA l GUERRA MON­DIALE (1915-18)

ESERCITO ITALIANO.

Avanclnl Arturo di Gedeone, nato a Levico nel 1894, Tenente de­gli Alpini: ENCOMIO SOLENNE.

Avanzo Umberto di Floriano, nato a Pieve Tesino nel 1895, Te­nente degli Alpini: ENCOMIO SOLENNE.

BoneHI Isabella: MEDAGLIA D'ORO, MEDAGLIA D'ARGEN­TO, DUE CROCI DI GUERRA (Vedi alla lettera B).

Bonmassarl Giovanni di Silvio, nato a Levico nel 1891, Tenente degli Alpini:

MEDAGLIA DI BRONZO: «Ufficiale informatore di un centro di raccolta durante la recente offensiva, sprezzante del pericolo e solo animato dall'alto senso del dovere, sotto violento fuoco nemico per­correva ripetutamente le nostre linee per riconoscere movimenti nemi­ci e raccogliere notizie, che furono di grande aiuto all'opera dei co­mandi, dando bell'esempio di abnegazione e di coraggio» (Monte Grappa, 24 ottobre - 3 novembre 1918).

MEDAGLIA DI BRONZO: «Ufficiale osservatore, sapendo che il suo osservatorio era stato distrutto dall'artiglieria nemica, immediata­mente si recava sul posto; con ferrea volontà di sacrificio, rimaneva più ore ad osservare, durante un intensissimo bombardamento, rife­rendo importanti notizie. In più di 150 ricognizioni aveva arrischiato la vita, calmo e sereno» (Monte Solarolo, 8 dicembre 1917).

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Bordato Bice, che sposerà poi in Zanghellini, di Strigno: CROCE DI GUERRA (Vedi: Informatori del SIM).

Boso Maria nata a Caoria nel 1895. MEDAGLIA D'ARGENTO: «Costante esempio d'italianità, allo

scoppiare della guerra itala-austriaca, sfidando pericoli e patimenti pur di cooperare con le sue deboli forze al trionfo della causa nazio­nale; condannata a due anni di carcere duro per aver favorito la fug in Italia di un fratello soldato nell'esercito austriaco, durante la pri­gionia contraeva un morbo che la trasse poi alla tomba, vittima eroi­ca delle aspirazioni nazionali per le quali aveva lottato e sofferto. Dall'aprile 1915 all'Il febbraio 1917. (5 Novembre 1924).

Brandolanl Luigi di Giovan Battista, nato a Strigno nel 1888, Ca­pitano d'artiglieria da campagna:

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Ufficiale di collegamento, assolse sempre con mirabile coraggio il suo compito. Durante un combatti­mento e sotto il tiro dell'artiglieria, si offrì di andare con un soldato avversario ad intimare la resa a diverse centinaia di nemici, pur sa­pendo che se l'impresa falliva, egli come disertore austriaco avrebbe affrontato morte sicura» (Peuma, 8 agosto 1916).

Buffa Gino di Francesco, nato a Pieve Tesino nel 1889, Tenente degli Alpini:

MEDAGLIA DI BRONZO: «Comandante di una sezione di mi­traglieri in posto avanzato, con fermezza e ardimento vi si mantene­va, saldamente resistendo alla forte pressione nemica. Ricevuto l'ordi­ne di ripiegare, eseguiva il movimento in modo perfetto, proteggendo altri reparti e caduto il caporal maggiore capo arma prendeva il suo posto facendo fuoco fino all'ultima cartuccia. Rientrava con le armi

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ed i suoi uomini al completo e trasportando alcuni feriti e morti». (Monte Sassuma, 14 novembre 1917).

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Durante tre giorni di violento bom­bardamento nemico dava costante esempio di belle virtù militari. Fe­rito leggermente una prima volta alla testa e ad una gamba, non si fa­ceva neppur medicare. Ferito una seconda volta da una pallottola al collo, resisteva ancora in linea fino al termine dell'azione». (Monte Solarolo, 11-14 dicembre 1917).

Ceccon Giovanni Battista di Bortolo, nato a Caoria nel 1896, Sottotenente degli Alpini:

MEDAGLIA DI BRONZO: «Con slancio e coraggio guidava il plotone all'assalto di una forte posizione nemica. Col suo esempio animava i propri soldati e, benché fatto segno a violento fuoco di mi­tragliatrici ed artiglieria avversaria, nonostante le gravi perdite subite dal suo reparto, resisteva lungamente». (Monte Vodice, 18 maggio 1917).

Ceola Mario di Emilio, nato a Pergine nel 1894, Tenente di Arti­glieria da Fortezza:

MEDAGLIA D'ARGENTO: «<rredento e dall'Austria condannato a morte affrontava serenamente il capestro slanciandosi con sereno entusiasmo, quale osservatore, in voli audaci primeggiando sempre per ardire e sprezzo del pericolo. Alto esempio di completa dedizione alla Patria e di luminoso eroismo». (Cielo del Trentino: 3 agosto 1917; 8 ottobre 1918).

ENCOMIO SOLENNE: «li comandante dell'Aureonatica della VII Armata tributa un encomio al Ten. osserv. Neri ·Sign. Angelo (Ceola Mario) della 136.ma squadriglia per l'osservazione di tiro ese­guita il 10 corr. in Tione, in condizioni difficilissime di tempo e per la mancanza di scorta». (Tione, l O agosto 1918).

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Chlmelll Luciano di Eduino, nato a Pergine nel 1882, Sottotenen­te di Cavalleria:

MEDAGLIA DI BRONZO: «Al comando di una sezione automi­tragliatrici bersagliava con fuoco efficace la trincea nemica. Tornato dall'incursione e trovata ingombra la strada da un'altra mitragliatrice colpita dall'artiglieria avversaria, sotto il persistente tiro nemico, sprezzante del pericolo, scendeva dalla macchina per dirigere la diffi­cile manovra del ritorno». (Strada Berna-Biglia, 19 agosto 1917).

Degol Giuseppe di Pietro, nato a Strigno nel 1882, Sottotenente degli Alpini:

MEDAGLIA D'ORO: «Trentina di nascita di classe anziana, ma ancora vincolato al servizio militare dell'esercito austriaco, lasciava in Australia, dove aveva stabilito i propri interessi, la moglie ed i figli colà residenti, per venire a combattere volontario l'ultima guerra d'in­dipendenza. Si distinse per audaci imprese di ricognizione, condotte sempre a termine con felice risultato, nelle quali catturò diverse pattu­glie P..vversarie. Oom:vi.dllnte di una grossa pattuglia scelta, si slancia­va alla testa det suoì uomini all'attacco di nemici in forte posizione. Colpito mortalmente al petto, continuò aò incitl\re i propri uomini a perseverare nell'aziene e col suo esempio e colla sua parola, seppe in­fondere in essi tanto slancio ed ardire! c.!1t: essi sebben di gran lunga inferiori di numero, in un nuovo e più furioso assalto riuscirono a sloggiare il nemico e a volgerlo in fuga. Esausto esalava l'ultimo re­spiro al grido di «Viva l'Italia». (Corna Calda, Albaredo, 14 novem­bre 1915).

Garbarl Ezio di Ubaldo, nato a Pergine nel 1894, Tenente degli Alpini:

CROCE DI GUERRA AL V M. «Comandante di una compagnia di Alpini, valorosamente conservava la posizione affidatagli e malgra-

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do la scarsità degli organici efficacemente cooperava alla riuscita del­l'azione catturando parecchi prigionieri e dando bell'esempio di tena­cia e di valore». (Monte Solarolo, 25 dicembre 1917.

Garbarl Mario di Ubaldo, nato a Pergine nel 1897, Sottotenente degli Alpini:

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Comandante di una sezione mitra­gliatrici in un cruento combattimento ad oltranza, accerchiato con le sue armi da soverchianti forze nemiche, dopo aver contrastato passo a passo l'incalzante e travolgente avanzata, esaurendo tutte le muni­zioni, lasciava la giovane vita sul campo della lotta gridando alto il nome d'Italia per la quale era corso a combattere dalla natia terra ir­redenta». (Monte Fontane!, Val Cancino, 13 dicembre 1917).

Lenzl Ruggero di Augusto, nato a Borgo nel 1892, Tenente degli Alpini:

ENCOMIO SOLENNE: «Nativo del Trentino, arruolatosi volon­tario in un reparto degli Alpini, sempre primo in ogni arrischiata im­presa, dimostrava in ogni circostanza di guerra sprezzo del pericolo e alti sensi patriottici, e dava costante esempio di virtù militari». (Cima Vezzena, 12 luglio - 25 agosto 1915).

MEDAGLIA DI BRONZO: «Comandante di una sezione di mi­tragliatrici, durante violenti attacchi nemici si comportava valorosa­mente ed era di bell'esempio ai propri dipendenti. Per meglio battere le dense masse attaccanti, portava le sue armi fuori dagli apposta­menti, concorrendo efficacemente a respingere l'attacco nemico, dan­do prova di coraggio e di elevate virtù militari». (Col della Berretta, Vicenza 22-26 novembre 1917).

Maccanl Giulio di Remigio, nato a Castelnuovo nel 1887, Capita­no degli Alpini:

MEDAGLIA DI BRONZO: «Sotto l'intenso fuoco nemico d'arti­glieria e mitragliatrici condusse la compagnia all'assalto riuscendo

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nello scopo assegnatogli e mantenendo la posizione, nonostante un violento contrattacco avversario,,. (Monte Cima, V al Bella, 19 giugno 1916).

Marchesonl Giulio di Paolo, nato a Caldonazzo nel 1891, Sotto­tenente degli Alpini:

MEDAGLIA DI BRONZO: «Al comando del proprio plotone re­sisteva a ben sei attacchi nemici dando con il suo coraggio e la sua calma bell'esempio ai dipendenti,. (Monte Fontanel, Val Calcino, 13 dicembre 1917).

Mollnarl VIncenzo di Prospero, nato a O/le-Borgo, nel 1889, Te­nente degli Alpini:

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Da luogo molto esposto, col fuoco della propria sezione mitragliatrici, ricacciava l'avversario e rimasto gravemente ferito non abbandonava le proprie armi se non quando stremato di forze, dovette essere trasportato al posto di medicazione,. (Monte Cima, 26 maggio 1916).

ENCOMIO SOLENNE (Val di Sella, 30 agosto 1916).

Nlcolussl Ottone di Davide, nato a Luserna nel 1886, Capitano medico:

CROCE DI GUERRA AL VM.

Peruzzl Francesco fu Giuseppe, nato a Levico nel 1884 MEDA­GLIA D'ARGENTO e CITAZIONE ALL'ORDINE DEL GIORNO (Vedi: Battaglioni Neri)

Petri Guido di Antonio, nato a Serso nel 1893, Sottotenente degli Alpini:

MEDAGLIA D'ARGENTO «Mentre ritto sulla trincea, quasi in at­to di sfida, noncurante del violento fuoco di fucileria e bombe, osser-

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vava le mosse del nemico, cadeva colpito mortalmente al cuore». (Pal Grande, 20 settembre 1916).

Plffer Giuseppe di Borgo, Tenente degli Alpini:

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Con giovanile entusiasmo ed anima­to dell'ardente desiderio di dare il proprio ·sangue per la patria, spon­taneamente chiedeva di portarsi avanti, alla testa di un reparto, per conquistare una posizione perduta. Ottenuta l'autorizzazione, tra­scinò con l'esempio e con la parola, i suoi uomini fino a pochi passi dall'avversario. Ferito continuava ad animare i suoi uomini alla lot­ta». (Col Dell'Orso, Solarolo, 25 novembre 1917).

Ponte Renzo di Vigolo Vattaro.

MEDAGLIA D'ARGENTO «Sempre alla testa dei suoi dipendenti dava prova di coraggio ed energia mirabili, con sprezzo del pericolo, sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche, si slanciava all'assalto tra­scinando i propri soldati fin sotto i reticolati nemici, facendo prigio­nieri fra i quali un ufficiale e catturando una mitragliatrice» (Col Del Rosso, 30 giugno 1918).

Rlppa Guido di Augusto, nato a Grigno nel 1898, Tenente degli Alpini:

MEDAGLIA DI BRONZO: «Nella fase critica di un combatti­mento trascinava il proprio plotone a recuperare una trincea abban­donata da un altro reparto, dimostrando grande arditezza e serena calma. Ricevuto l'ordine di ripiegare, sebbene fosse in posizione diffi­cile e molto battuta, eseguiva il movimento in modo regolare, portan­do i feriti nelle nostre linee». (Monte Fontanasecca, Treviso, 21 no­vembre 1917).

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Somadossl M a rio di Massimiliano, nato a Fiera di Primiero nel 1886, Primo Capitano Medico:

CROCE DI GUERRA AL VM.

Suster Guglielmo di Guido, nato a Strigno nel 1892, Tenente pa­racadutista:

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Ufficiale osservatore di pallone fren­tao, aggredito durante una ascensione da un velivolo nemico che lo faceva segno di razzi incendiari e scariche di mitragliatrici, nonostan­te che l'involucro del pallone fosse in più parti colpito, chiedeva di re­stare in ascensione e continuava fino a sera l'osservazione del settore nemico». (Sdraussina, 17 ottobre 1916).

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Dall'inizio della campagna prestan­do servizio di osservatore dal pallone frenato ha compiuto oltre 200 ascensioni di guerra dimostrando in ogni occasione calma e ardimen­to e sprezzo del pericolo. Attaccato da un velivolo nemico che incen­diava il pallone, con grande calma provvedeva ad aiutare il compa­gno di navicella, un aerostiere, a gettarsi col paracadute, quindi rac­colti gli strumenti di bordo si gettava egli stesso appena in tempo per sfuggire a certa morte. Mirabile esempio di cosciente coraggio e fer­mezza». (Carso-Piave, 1916-1917).

Trener Glo Batta di Silvio, nato a Fiera di Primiero nel1877, Ca­pitano del Servizio Informazioni:

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Volontario irredento, durante 17 mesi di campagna, stette sempre al fronte nemico. In numerose ardi­tissime ricognizioni, conscio, ma sprezzante del pericolo, si spingeva fin contro le linee avversarie, tornando al comando della Terza Ar­mata con notizie utilissime al buon esito delle nostre operazioni». (Carso Goriziano, ottobre 1916).

Trentlnl Barone Ignazio di Vittorio, nato a Vigolo Vattaro nel 1889, Maggiore di Fanteria:

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MEDAGLIA DI BRONZO: «Sempre in testa al proprio reparto lo portava all'attacco di forti trinceramenti nemici, spingendosi fin pres­so i reticolati e sebbene fatto segno d'intenso fuoco nemico che cau­sava forti perdite, rimaneva sulla posizione raggiunta, incitando con l'esempio più che con le parole i suoi dipendenti alla resistenza>>. (V anzi, Laghi, 14 luglio 1916).

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Superando gravi difficoltà di terre­no, alla testa di una pattuglia, con grande coraggio e spirito di sacrifi­cio fece irruzione su due Guardie nemiche riuscendo ad anientare una parte dei componenti di esse, ed a fare dieci prigionieri>>. (Monte Ma­rio, l febbraio 1917).

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Comandante di una compagnia d'assalto, in terreno difficile, assolse con prontezza ed intelligenza il proprio mandato, primo fra i primi arditi del suo reparto, sotto il vio­lento fuoco nemico di fucileria, mitragliatrici ed il lancio di bombe a mano, gravemente ferito in più parti, diede ancora mirabile esempio di fermezza>>. (Altipiano della Bainzizza, 28 agosto 1917).

MEDAGLIA DI BRONZO: Comandante di compagnia, stabiliva attraverso grande difficoltà di terreno e vincendo l'accanita resistenza nemica, il collegamento fra due grandi unità. Volontariamente offer­tosi per fugare pattuglie nemiche annidatesi in case, provviste di mi­tragliatrici, riusciva nel compito catturando prigionieri». (Scolo Pol­zembo, Piave, 23 giugno 1818).

CA VAL/ERE DELL'ORDINE MILITARE DI SA VOlA: «Co­mandante di un reparto inviato sulla sinistra del Chiese, per eseguire una non facile operazione al di là delle Piccole Guardie nemiche, con­statato che le posizioni si presentavano favorevoli per ampliare l'ope­razione, con ammirevole iniziativa e con magnifico slancio si gettava sull'avversario, del quale ignorava forza e composizione e riusciva, grazie al contegno energico e risoluto, dopo breve lotta senza subire alcuna perdita, a catturare 21 militari nemici>>. (T iv es, V al Giudicarie, 8 agosto 1918).

MEDAGLIA DI BRONZO: «Comandante volontario del reparto arditi del reggimento, attaccava in pieno giorno una Gran Guardia avversaria quantunque le vedette di questa l'avessero palesemente avistato. Fatto segno ad intenso fuoco di fucileria, con speciale istinto e ferma decisione slanciava avanti il proprio reparto, avendo ragione dell'avversario e facendo alcuni prigionieri». (Pra Maggiore, V al Dao­ne, 12 settembre 1918).

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Tschurtshenthaller Carlo di Antonio, nato a Borgo nel 1896, Sot­totenente dei Bersaglieri:

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Alla testa del suo plotone, lo condu­ceva brillantemente all'attacco ricacciando il nemico che già stringeva da vicino il tratto di fronte a lui affidato. Cadeva colpito a morte». (Monte Mirzli, 2 dicembre 1915).

Valdagnl VIncenzo di Francesco, nato a Pergine nel 1868, Tenen·­te Colonnello Medico:

MEDAGLIA DI BRONZO: «Resse la Direzione dell'Ospedale da guerra n° 60 con saggio criterio e geniali iniziative, portandolo al massimo rendimento e riscuotendo l'approvazione delle superiori au­torità militari».

Zanettl Carlo di Francesco, nato a Levico nel1861, Capitano Me­dico:

MEDAGLIA D'ARGENTO: «Si arruolava volontario a 54 anni come capitano medico, dando prova costante di profondo spirito di sacrificio. Invitato più volte a prestare l'opera sua nelle retrovie, sprezzante dei disagi e dei pericoli sempre si rifiutava chiedendo inve­ce ed ottenendo di rimanere su prima linea. In momento assai critico seppe con energia esemplare, assicurare l'efficenza ed il funzionamen-

.. to del proprio servizio>>. (Isonzo, Trentino, marzo 1916; dicembre 1917).

Zanghelllnl Paola, che sposerà poi in Paternolli, di Strigno: CROCE DI GUERRA AL V M.: «Animata da alti sentimenti di

italianità e di fede nella nostra causa, offrivasi volontariamente quale informatrice alle truppe combattenti, nell'agosto 1915, passando ripe­tutamente, fra grandi pericoli, le linee austriache, forniva importanti notizie sui movimenti del nemico nel settore di Telve e Carzano, nonché sulle postazioni delle sue artiglierie lungo le linee attualmente occupate>>.

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ESERCITO AUSTRO-UNGARICO

Badocchl Vlrglnlo di Carlo di Pergine. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Comandava lì 28

marzo 1916 in Galizia una piccola pattuglia di cacc. imp., fece pri­gioniera una truppa d'esplorazione del nemico di 60 uomini dopo lun­go e tenace combattimento».

Baruchelll Albino di Emanuele di Bosentino. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Si trovava come

cacc. imp. nelle giornate dai 19-26 luglio 1915 sul Monte Piano quale vedetta in prossimità del nemico su d'un posto non riparato dal for­midabile bombardamento dell'artiglieria e non gli si poteva dare il cambio. Nullostante rimase costantemente fermo al suo posto finché fu gravemente ferito».

Berlanda Attillo di Mansueto di Susà. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Era un caposquadra

dei cacc. imp. di speciale bravura. In gennaio 1915 egli si assunse spontaneamente il compito di tagliare i reticolati dei Russi sul loro fronte nonostante veemente fuoco nemico e di aprire così una breccia per la propria truppa. Sotto formidabile fuoco egli levò da un albero la bandiera di segnale dei nemici, mostrò pure rimarchevole bravura nelle ricognizioni contro il nemico e nel salvataggio del proprio co­mandante di compagnia ferito».

Bernardl Mansueto di Vigalzano. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Portò il 31 agosto

1914 a Korzov-Telatyn il suo comandante di battaglione gravemente ferito fra un veemente fuoco nemico al posto di sanità e prese poi parte ai 14 ottobre al passaggio del San distinguendosi per grande va­lore fmché rimase ferito».

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Degasperl Augusto Emanuele di Civezzano. MEDAGLIA D'ORO: «Salvò ai 2 maggio 1915 sul fronte russo la

propria compagnia da un grave pericolo, gettandosi risolutamente e sprezzante della morte sul nemico che incalzava il fianco sinistro, uc­cidendo l'ufficiale in capo e respingendo colla sua squadra il pericolo­so attaCCO».

Froner Cristiano fu Cristiano di Frassilongo. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Rimase nel giorno

12 dicembre 1915 in Volinia, benché gravemente ferito, al suo posto di scolta d'appresso al nemico prestando servizio, finché non gli fu dato il cambio».

Gasperl Carlo di Vigo di Piné. MEDAGLIA D'ORO: «Si distinse il 25 ottobre 1917 in modo spe­

ciale nella presa d'assalto del Monte Caal. Le nostre truppe in avan­zata dopo d'aver rotto la fronte nemica a Flitsch erano esposte al fuoco nemico dal Monte Caal, per cui venne spedita una compagnia di stormo a prender d'assalto la cima di quel monte. Il caporale Ga­speri con pochi uomini fu il primo che con grande sangue freddo in­coraggiando i suoi compagni salendo la china scoscesa raggiunse la vetta difesa tenacemente da un battaglione di Alpini nemici. Gasperi coi suoi incusse al nemico un tale terrore, che questi cedette la posi­zione abbandonando 360 prigionieri, 4 cannoni e 2 moschetti. Gaspe­ri si mostrò pure valoroso nel respingere i tre successivi forti con­troattacchi nemici».

Grlsentl Giacomo fu Giacomo di Baselga di Piné. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Caporale dei bersa­

glieri imp. sempre zelante e prode nel combattere, si meritò ai 6 gen­naio 1916 sul fronte italiano per intrepidezza segnalata laMed.d'arg. al v.m. I cl.».

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Longhl Federico di Pietro di Lavarone. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I E II CLASSE E DI BRONZO:

«Sgombrò quale sergente di gendarmeria lì 12 aprile 1916 con 40 uo­mini il paese di Prezzo presso Creto dal nemico cagionandogli sensi­bili perdite e fece prigioneiri 14 uomini con un ufficiale. In seguito so­stenne con buon successo quale comandante d'un reparto di circa 80 uomini in posizione avanzata nella val Chiesa diversi combattimenti».

M artlnelll Giuseppe di Angelo di Calceranica. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Mostrò il suo valore

in un attacco dei cacc. imp. presso Limanova lì 17 novembre 1914 nel quale incontro perdette la gamba destra. Nei molti combattimenti, ai quali aveva preso parte diede col suo esemplare e valoroso conte­gno sempre ottimo esempio ai compagni».

Melchlorl Rlccardo di Bieno. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I E Il CLASSE: «Combattè ai 18

febbraio 1915 sull'argine del Dunajec, raccolse gli uomini che retro­cedevano incalzati da vicino, li condusse al grido di hurrà a nuovo assalto sgombrando una trincea dal nemico».

Mlchelonl Demetrio di Tomaso di Vattaro. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Si mostrò valoroso

in un attacco presso Rawa-Ruska, al quale prese parte lì 6 maggio 1915 come cacc. imp. Quell'attacco gli costò però la gamba sinistra».

Motter Enrico fu Giovanni di Tenna. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I E II CLASSE: «Si mostrò in

molti combattimenti assai valoroso. Nel maggio 1917 egli inflisse al nemico che sul fronte all'Isonzo s'avanzava all'attacco, col suo picco­lo drappello e con una mitragliatrice tali perdite, che l'avversario fu costretta a ritirarsi>>.

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Pasquallnl Giovanni di Antonio di Bosentino. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Ha combattu­

to coi cacc. imp. in Galizia. Lì 14 dicembre 1914 arrestò presso Ra­dlow colla sua mitragliatrice un attacco dei Russi e terminate le mu­nizioni salvò d a solo la mitragliatrice. In anche il 25 febbraio 1915 mostrò presso Zaklinz il suo valore ed in quell'incontro fu gravemen­te ferito».

Plntarelll Giuseppe fu . Stefano di Serso. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «<n qualità di capo­

squadra dei cacc. imp. con una piccola pattuglia fece prigioniero nel settembre 1914 in Galizia un forte reparto russo con alcuni ufficiali e durante un attacco salvò al proprio comandante la vita atterrando l'aggressore dal quale veniva minacciato».

Sartorl Daniele di Arcangelo di Roncegno. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Espugnò lì 30 mag­

gio 1916 quale cacciatore e plotoniere, agendo a sangue freddo e ri­soluto, la vetta del Monte Rover, dove fece prigionieri 6 ufficiali ne­mici e respinse poi anche quale sentinella su quella cima un attacco nemico con granate a mano».

Slmlon Pietro di Francesco di Transacqua. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Era come sergente di

gendarmeria comandante sulla costa di Salò che serviva di punto d'appoggio alla nostra posizione sulla Cima d'Oro. Mediante la sua accorta direzione ed intrepidezza potè con deboli forze respingere un veemente attacco nemico e cagionare all'avversario gravi perdite».

Stefanl Luigi di Giuseppe _ ~i Castel Tesino. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Si è distinto nel set­

tembre 1915 presso Tarnopoli tagliando con temeraria intrepidezza e

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disprezzo della morte i reticolati nemici e rendendo così possibile l'as­salto a stormo. In quel medesimo assalto venne ferito da parecchie baionettate».

Tamanlnl Camillo fu Giovanni Battista di Vigolo Vattaro. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Gendarme di campo,

si annunziò lì 4 dicembre 1914 in Tarnova in Galizia spontaneamente quale comandante di una pattuglia per un'importante impresa e potè rapportare al reggimento per tempo importanti referti quale risultato della pattuglia. In occasione d'un attacco notturno, che il nemico tentò di sorpresa, il Tamanini diede ai suoi compagni col proprio san­gue freddo, col suo contegno imperterrito e colla sua grande presenza di spirito un esempio edificante».

CROCE D'ARGENTO AL M.C.COR.: Lì 30 novembre 1916 egli salvò con proprio pericolo di vita un compagno prossimo ad esser soffocato da una lavina sul Brenner».

Tavernaro Michele Angelo di Transacqua. MEDAGLIA D'ARGENTO DJ I CLASSE: Diede in tutti i com­

battimenti prova di valore e bravura quale comandante di squadra al fronte meridionale e condusse in special modo ai 4 settembre 1915 la sua squadra senza gravi perdite con molta abilità nell'assalto a stor­mo.

Toldo Enrico di Lavarone. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I CLASSE: «Si mostrò intrepido

eroe specialmente nei ripetuti attacchi contro un punto d'appoggio nemico presso Posina il l giugno 1916, dove egli stesso venne ferito. Dopo mancati tutti gli ufficiali della compagnia egli ordinò sotto for­tissimo fuoco nemico il resto della truppa, condusse i suoi regolar­mente indietro e si curò del salvataggio di tutti i feriti».

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Zampedrl Eduino di Guerriero di Viarago. MEDAGLIA D'ARGENTO DI I E II CLASSE, MEDAGLIA DI

BRONZO, MEDAGLIA GERMANICA DI GUERRA: «Si segnalò quale sergente di gendarmeria in Val Daone di frequente per il suo valore. Alla metà di dicembre 1915 con una pattuglia potè in parte disfare ed in parte far prigioniera una pattuglia del nemico molto più numerosa. Più tardi partecipò con buon successo a diversi combatti­menti di pattuglie, ritornò con prigionieri e riportò come bottino armi e munizioni».

DE GASPERI ON. ALCIDE. n nome di quest'uomo, segnato nella Storia d'Italia e d'Europa, entra a tutto diritto in questa raccolta. Nacque infatti a Pieve Tesino il3 aprile 1881 da Amedeo, oriundo da Sardagna, e da Maria Morandini di Predazzo. n padre esercitava la funzione di capo posto della gendarmeria locale. A Borgo Degasperi trovò il nido degli affetti, sposando donna Francesca Romani, ed infi­ne a Sella di Borgo si spense il 19 agosto 1954. Naturalmente non possiamo che rimandare il lettore alla copiosa bibliografia, che in Ita­lia e all'estero si è creata sulla vita e le attività di questo grande spiri­to.

Tuttavia per sfatare qualche ombra che può ricadere sulla nostra gente ritengo di dover chiarire quanto è stato scritto circa l'episodio dell'arresto che in Borgo Degasperi subì il 26 novembre 1926. All'in­fame operazione partecipò «il podestà di Strigno e un individuo che si presentava come Cattaneo)) definito come «ufficiale avanguardistiJJ.

Chi erano costoro? Si tratta di certo Ciro Bonoli, un romagnolo, che tra il 1919-20 si era portato a Strigno per aprire uno spaccio per i lavoratori impegnati nella ricostruzione del paese. N el 1922 era se­gretario del fascio e poi podestà dal 1926 al 19 31. Per lo stesso pe­riodo era stato anche Ispettore del fascio per la Zona che comprende­va Primiero, Valsugana e l'altipiano di Folgaria. Era lui che faceva la proposte per la nomina dei segretari politici e dei podestà di tutta la Zona. Attaccato sul piano morale, dovette abbandonare il paese.

Del Cattaneo non si sa nulla: forse era un ex graduato dell'esercito italiano rimasto in Valsugana con i lavoratori del genio militare o per affari riguardanti danni di guerra.

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La nostra popolazione addunque non solo rimase fuori dalla vicen­da, ma ne rimase costernata ... perché Degasperi, in Valsugana, era uno di casa!

DEGASPERI DOTT. AUGUSTO, fratello di Alcide, nacque a Ci­vezzano il 18 aprile 1893. Anch'egli durante gli studi medi ed univer­sitari militò nelle organizzazioni cattoliche, divenendone dirigente.

Il 25 febbraio del 1919 fu eletto vicepresidente del SAlT e manten­ne l'ufficio fino al 6 novembre 1926, giorno in cui le squadre fasciste invasero e distrussero la sede.

Iniziò per lui come per tutti gli antifascisti un periodo di sofferenze e limitazioni economiche.

Terminata la guerra rientrò nei SAlT divenendone presidente. Fu pure presidente, dal 1950 al 1963, della Banca di Trento e Bolzano, della Società Finanziaria Trentina, della Società Mobiliare e dell'Im­mobiliare Agraria di Trento.

Fu presidente della Società ccSan Marco)) editrice del «Gazzettino)) di Venezia.

A Milano, ove fece parte del gruppo della Resistenza, entrò anche nell'amministrazione de celi Popo/OJJ, organo della Democrazia Cri­stiana e fu consulente di vari enti economici, industriali e commercia­li.

A Milano morì il 13 dicembre 1966 e la sua salma fu trasportata a Predazzo per essere tumulata nella tomba di famiglia.

(Vita Trentina del 15 dicembre 1966).

DEMATTÈ P. IDELFONSO, nacque a Sant'Agnese di Civezzano. Nel 1919 entrò a nei Cappuccini in Trento e nel 1926 fu ordinato sa­cerdote. Si laureò in Sacra Teologia nel 1928 presso la Gregoriana in Roma, ed in questa materia tenne cattedra presso il Seminario Serafi­co di Trento. Coprì per molti anni l'ufficio di Superiore Provinciale, per 21 anni fu consigliere ed economo della Provincia francescana, per sei anni custode provinciale. Dal 1952 al 1955 fu ministro pro­vinciale.

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Il Vescovo lo chiamò come esaminatore del Clero per le confessio­ni e lo nominò censore ecclesiastico.

A Mantova, presi accordi con quella Curia, fondò la parrocchia di Santa Lucia, nel rione Borgo Tè Brunetti, .che ancor oggi è affidata ai Cappuccini di Trento.

Morì nell'infermeria del convento di Rovereto il 5 gennaio 1966.

(Vita Trentina, 13 gennaio 1966).

DI DANIELE FRANCO, scrittore, nacque a Caldonazzo il l mar­zo 1854 da Bartolomeo e da Domenica Tomasi. Fu insegnante di let­tere nel Ginnasio Rubini di Romano Lombardo, e via via in Acquavi­va delle Fonti (Bari), a Chieti, a Novara, a Napoli, a Milano ed infine al ((Torquato TasSOJJ di Roma, dopo essere passato per quello di Ca­merino. Dal 1938 riposa nel cimitero di Caldonazzo.

Di lui abbiamo: Passaggio dal Latino nell'Italiano (Torino, Loe­scher, 1885); Discorso inaugurale della Società Dante Alighieri di Girgenti (Girgenti, Athena, 1895); La linqua nella vita dei popoli: Grecia, Roma, Italia moderna (Ibid. 1895); Trentinismi - Note (Trento, Scotoni, 1932).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 349, 350).

DIVINA PADRE MAURIZIO, di Borgo collaborò con padre Igna­zio Bampi alla composizione del Cerimoniale ecclesiastico regolare della Provincia riformata di Trento, stampato nel 1742.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 123 ;Melzi; Anonimi e Pseudonimi, l, pag. 197).

DOFF SOTTA PROF. REMIGIO, nato a Imer nel 1906 e quivi morto il 17 settembre 1958. Dopo di aver concluso il suo servizio di

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insegnante di lettere e filosofia in vari Istituti si ritirò nel suo paese natale ove svolse una caritatevole attività sociale: impartiva lezioni agli studenti, insegnava la dottrina cristiana ai bambini, teneva letture e conferenze nel circolo di lettura. Religiosissimo, quotidianamente frequentava la sua chiesa.

Scrisse delle saporosissime poesie nel dialetto primierotto e toccò anche i più limpidi sentimenti popolari. Ecco qualche titolo: Caza grossa, Taute, Despò Rosari, Tenebrae, ecc ...

(((Voci di PrimierOJJ, 1958, pag. 4 del n. IO; Giemme in «Voci di Primiero», 1967, pag. 8 del n. 6).

DORDI DOTTOR BENEDETTO nato a Borgo il 14 aprile 1864 e deceduto il 27 agosto 1941.

Laureatosi in medicina a Graz nel 1887 fu assistente in quella cli­nica chirurgica e lo stesso incarico lo assunse poi a Vienna.

Dal 1892 al 1894 fu presso l'Ospedale di Borgo, sua patria, donde passò come primario nell'Ospedale di Rovereto.

Durante la guerra 15-18 fu nell'Ospedale principale di Vienna e quindi fu staccato, nella stessa città, nell'Ospedale dei feriti di guerra, il Wilhelmhospital.

Modesto, non volle pubblicare i suoi studi e tuttavia i suoi consulti erano richiesti assai spesso sia in Regione che fuori.

Ritiratosi nel 1935 si dedicò a studi e ricerche sul cancro e sull'e­nergia raggiante.

(Atti «Accademia Rover. Agiati», Anno Ace. 199»200, Serie IV, Vo .. XVIII, pagg. XVII - XVIII - 1951).

DORDI CARLO, avvocato e scrittore, di Borgo. Nacque 1'11 ago­sto 1815. Si laureò in giurisprudenza a Padova. Esercitò avvocatura prima ad Ala e poi si trasferì definitivamente a Trento. Entrò nel Consiglio Comunale della città, portando il suo contributo d'intelli­genza e saggezza. Fu lui che appoggiò, e a ragion veduta, la richiesta del compatriota Francesco Ambrosi tendente ad ottenere l'incarico di bibliotecario nella Biblioteca comunale. Fu presidente della Camera

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degli Avvocati, fu rappresentante alla Dieta Provinciale e al Consiglio dell'Impero, ove svolse azione per la salvaguardia dell'italianità delle nostre genti.

Fu collaboratore, con articoli di vari argomenti, della stampa loca­le. Scrisse poesie d'occasione. Presso qualche famiglia di Borgo viene tramandata in manoscritto una copiosa polemica in versi sorta tra Arnaldo Fusinato ed il Dordi sulle vicissitudini d'un ballo locale.

Durante la stagione estiva dimorava per qualche tempo in una sua villetta in Val di Sella. Qui appunto morì il 6 ottobre 1892. La salma ebbe solenni funebri e fu trasportata a Trento, su delibera del Consi­glio di quella città, e deposta nel Famedio. Sulla sua tomba venne si­stemato un busto opera di Andrea Malfatti di Mori. Un altro busto è stato elaborato dal trentina Umberto Somadossi.

Tra le sue opere: Della vita e delle opere di Gian Battista Taddei (Trento, 1857); Le Ballate a Giuseppina Rinaldi - Dordi (lbid., 1858); L'Avvenire- Carme in occasione delle nozze Ciani- Bassetti (Ibid. 1862); Due sorelle- Racconto (lbid., 1875); Discorso alla Die­ta di Innsbruck, sezione del 26 ottobre 1882 (Trento: Alto Adige); Dolore e speranza - Ad una madre in morte di un suo figlio (Trento: «Strenna Trent.» 1891); Don Giuseppe Grazio/i - Necrologio (Ibid. 1892).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 195, 196, 503, 504; Idem: Somm. Stor. Trent., pag. 260; A. De Gubernatis: Piccolo diz. etc., pag. 349).

DORDI FERDINANDO di Borgo Nacque il 19 aprile 1810. Fu giu­reconsulto, ma questa sua professione non gli era congeniale per cui l'abbandonò per dedicarsi, con maggiori soddisfazioni, a studi di eco­nomia, di statistica, di storia e politica. Scrisse qualche articolo sulla stampa locale, ma senza firma essendo schivo di notorietà. Contribuì validamente per l'attuazione del progetto della costruzione della ferro­via della Valsugana.

Di carattere eccessivamente modesto e timido teneva gelosamente per sè e per uno stretto circolo d'amici i suoi scritti, la gran parte dei quali furono distrutti, dietro suo esplicito volere durante la sua ultima malattia. Morì l'Il gennaio 1868).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 238, 239).

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DORDI GIUSEPPE, gesuita di Borgo ove, dopo la soppressione della Compagnia, morì nel 1784. Fu ((eccellente maestro della scienza filosofica)) ed aveva preparato per le stampe un intero corso di questa materia. Fu canonico di Pedena.

(Montebello: o.c., pagg. 300, 30 l; Mons. A. Code !li: Scritt. Friulani Austriaci, Gorizia, I Ed., 1783, pag. l 03, II Ed., 1785, pag. 132).

DORDI GIUSEPPE FERDINANDO di Borgo. Fece parte del Consiglio di Trento, che fu costituito dai Francesi entrati in questa città il 5 settembre 1796 ed il suo incarico durò fino al loro ritiro, il 5 novembre dello stesso anno.

(Ambrosi: Somm. Stor. Trent., pag. 153).

DORDI MARCANTONIO, pittore, ritenuto di Borgo. Di lui si sa solo che mori all'età di 65 anni e che tra qualche sua opera «di scar­sa invenzione e scarno coloritOJJ vi è qualche dipinto «buonOJJ.

(W e ber: o. c., pag. l 05).

DORIGATTI ANTONIO di Pieve Tesino. Su nomina del Cardinal Clesio (1514-1539) fu con Angelo Costede «commissario e riformato­re specia/eJJ. Con altri notai firmò i dodici volumi del Codice Clesia­no. Fu pure consigliere del Cardinal Cristoforo Madruzzo (1539-1567). Lo stemma del Dorigatti è tra quelli incisi sul portale della ba­silica di Santa Maria Maggiore in Trento.

(A. Gorfer: Le Valli del Trent. Orient., pag. 948).

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ECCEL CAV. ATTILIO di Pergine. L'Il febbraio 1971 si spegneva a Trento, ottantatreenne, dopo di aver speso una vita nel campo edu­cativo e del servizio sociale. Insegnante elementare, insegnò in varie sedi del Trentino. Fu poi direttore Didattico a Pergine e alle <<Verdi)) di Trento. Qui si prese a cuore particolarmente l'educazione dei mi­norati ed iniziò un colloquio attivo con i genitori indicendo numerosi convegni. Fu poi nominato ispettore scolastico ed allargò il suo cam­po di attività.

Fu per molti anni presidente del patronato di assistenza per gli ex carcerati ed in questa sua opera profuse il meglio di se stesso. Per questo si ebbe la medaglia di bronzo della Repubblica al merito della redenzione sociale.

Fu pure delegato dell'Unione Italiana Ciechi e consigliere dell'ospe­dale infantile provinciale.

(Vita Trentina, 11 febbraio 1971).

EREMITI. Tra la fine del 1500 e la prima metà del 600 c'era an­che nelle nostre zone chi aspirava al «posto» di eremita.

I romitaggi più ambiti erano quelli di San Biagio a Levico, di San Silvestro a Marter, di San Lorenzo in Borgo, di Santa Margherita in Castelnuovo, di San Vendemiano a Fracena e quello di San Silvestro attiguo alla chiesetta omonima ((supra montem positam)) in prossimità di Passo Gobbera.

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A San Vendemiano è legata la nota leggenda di Borgo Careno. Si narra che nell'ansa del monte Efre, ove oggi a pressapoco si annida Fracena, esistesse un gruppetto di casupole, Borgo Careno appunto. A ciascuna di queste casupole, sul tardo di un lontano pomeriggio, bussò un poveraccio chiedendo ospitalità, ma invano. L'ospitalità la trovò presso il romito di San Vendemiano il quale, al suo mattutino risveglio, non ritrovò più il suo misterioso ospite e con grande sgo­mento non vide neppure le casupole del paesello, sotterrate orribil­mente da una frana di massi.

L'aspirante eremita doveva presentare delle credenziali di Curia e per essere assunto doveva essere ben accetto sia al giurisdicente che alla popolazione del luogo.

Gli eremiti dovevano osservare la regola di qualche Ordine Reli­gioso e vestirne l'abito. Dovevano provvedere al proprio sostentamen­to lavorando l'orticello ed era loro concesso in determinati periodi, e solo in quelli, di procurarsi qualcosa con la questua. Era loro proibito di oltrepassare la soglia di qualsiasi casa a meno che non vi si recas­sero per assistere gli infermi, compito ch'era d'obbligo ... perché così era organizzata «l'assistenza sanitaria» in quei tempi.

Dovevano poi tenere pulita la chiesetta, suonare la campana alle ore stabilite ed alla parrocchiale potevano recarsi per ricevere i Sacra­menti e per le osservanze festive.

In questi eremitaggi si susseguirono diversi romiti, specie prove­nienti da fuori circondario. Ne presenteremo qualcuno.

Pellauro Fra Domenico, nativo di Torcegno. Fu dapprima al ser­vizio della famiglia Poppi in Borgo e quivi assisteva alla lettura delle vite dei Santi che consitudinariarnente si teneva.

Pellegrinò poi a Roma, Assisi, Loreto ed al ritorno si costruì una capanna al di là della sponda del Lago Morto, che in quei tempi si al­largava sul fondo valle tra Marter e Novaledo. Nacque così l'eremo di San Silvestro. Con offerte e con il proprio lavoro costruì una chie­setta, al decoro della quale provvedeva fervorosamente.

Viveva di preghiera e lavoro e solo nelle domeniche e nelle feste di precetto lasciava la sua cella per recarsi a Roncegno per assistere alla Messa e a ricevere i Sacramenti, e poi tornava «al suo Cie[OJJ, come era solito dire. Solo durante i suoi ultimi anni di vita ottenne che la Messa venisse celebrata nella sua chiesetta.

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Dormiva su un letto di tavole, ma passava gran parte della notte in preghiera. Si cibava parcamente una sola volta al giorno. Era prodigo di consigli e distribuiva consolazione ai molti che lo visitavano.

Morì in concetto di santità il 29 marzo 1640, all'età di 80 anni. Ai suoi funerali accorse uno stuolo di gente e tutti volevano appropriarsi di qualche reliquia tanto «che quando l'hautorità de maggiori non si fosse frapposta, nella tomba sarebbe ito quale uscl dal ventre mater­no)),

Qualche giorno dopo la sua morte la salma fu esumata a che un pittore ritraesse le sembianze del sant'uomo ed il «Corpo fu trovato con stupore fresco e spirante profumOJJ. Dopo 17 anni, quando si do­vette seppellire un altro eremita, la salma del Pellauro fu nuovamente trovata incorrotta.

Furono fatti due suoi ritratti: uno per Torcegno, l'altro per Santa Brigida.

(Bertondelli: Ristretto della vita di Domenico Pellauro, in appendice al Ristretto della Valsugana, Padova, 1665; Montebello: o.c., pagg. 306, 307, 308; Remo Zot­tele in «Studi Trentini», 1961, fase. l , pagg. 18-20; Atti Vis. Feltre, Vol. II, pag. 455; A. Costa in «Voci Amiche, Borgo, febbraio 1965, pag. 9).

«Schlavonus» Fra Paolo, viveva presso la chiesetta di San Vende­miano di Fracena. Non si conosce di dove fosse nativo, ma lo si men­ziona perché da certo suo atteggiamento si possono dedurre delle co­noscenze sulla disciplina ecclesiastica cui erano sottoposti gli eremiti e come il loro «stato giuridico>> venisse a creare contrasti tra il potere civile e quello ecclesiastico.

Costui aveva condotto una vita avventurosa: fu marinaio sopra un vascello ed era sottoposto alle dipendenze di ((un padrone chiamato Zanetto di Cinta (?), ancor lui schiavoneJJ.

Fatto prigioniero dei corsari, presso Zara, fu venduto ad un turco che lo adibì a pastore. Gli venne l'idea di fuggire e fece «voto di ca­stità» quando la fuga gli fosse riuscita, ciò che di fatto attuò con suc­cesso. Pellegrinò a Roma ed a Loreto. Quivi incontrò l'eremita di San Vendemiano che gli cedette la «sede».

Presentatosi al Castellano d'Ivano ottenne di poter installarsi, e eredo sia proprio il caso di dire così, nell'eremo di Fracena.

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Quando il vescovo di Feltre, Iacopo Rovellio da Salò (1584-1610), fece la sua visita al decanato di Strigno, nell'agosto del 1590, e venne a sapere che l'eremita di San Vendemiano non vestiva l'abito d'alcun ordine religioso nè s'era legato ad alcuna corrispondente «regolaJJ, l'e­remita ebbe l'ordine di recarsi a Feltre per regolarizzare presso la Cu­ria la sua posizione. Lo «Schiavonus», pago del permesso del giurisdi­cente Conte, non si preoccupò dell'ordine vescovile. Dalla curia fu ri­chiamato più volte sinché gli fu inflitta la scomunica. Lo scomunicato non potè più entrare in chiesa e presso la gente, che lo sfuggiva come da un appestato, non potè più questauare.

Allora si decise fmalmente di recarsi a Feltre ove fece atto di sotto­missione, gli fu tolta la scomunica e poté il 23 gennaio 1591, tornar­sene nel suo eremo di San Vendemiano, completamente riabilitato.

(R. Zottele: o.c., pagg. 20, 21; Atti Vis. Feltre, Vol. l , pag. 403).

Negri (Vel De Nlgrls) Fra Giacomo, frequentò la scuola a Borgo e poi passò alle dipendenze del Cardinal Madruzzo (1567-1600) in Trento. Con il Cardinale stesso andò a Roma ove apprese l'arte del cuoco e come tale servì nella casa del Cardinal Guastavillano e poi a Venezia presso il Patriarca Grimmi.

Per voto tornò a Roma e quindi decise di vestire l'abito del Pelle­grino nell'eremo di San Lorenzo in Borgo. Da papa Clemente VIII ottenne l'indulgenza plenaria per chi visitasse la chiesetta di San Lo­renzo nel giorno dedicato al Santo.

(R. Zottele: c.s.; Arch. Vesc. Feltre: Status Cleri, pag. 470).

Seghetta Fra Cristoforo di Vigolo Vattaro. Don Antonio Pater­nollo, pievano di Servo, cancelliere e visitatore generale del vescovo di Feltre Agostino Gradenigo da Venezia ( 1610-16 28), visitò la chie­setta di San Silvestro (Imer, Passo Gobbera) e trovò che Fra Cristo-

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foro l' ((heremita non habet cellam in qua habitare possitJ), Avendo constatato che l'eremita possedeva le prescritte credenziali curiali or­dinò alle popolazioni di Imer e di Mezzano di provveder alla costru­zione dell'abitacolo e proibì al Seghetta di allontanarsi dall'eremo concedendogli solo la possibilità di questuare per 15 giorni all'anno.

(R. Zottele: c.s.; Atti Vis . Feltre: Vol. II - Ultima parte).

NOTA: Per una conoscenza più ampia su quest'argomento riman­diamo il nostro lettore sullo studio: Notizia storiche sugli eremiti tren­tini, pubblicato da Remo Zottele su ((Studi Trentini di Scienze Stori­che)) dell'anno 1961, nel quale vengono menzionati, tra gli altri, Sar­tori fra Giorgio eremita di San Lorenzo, il sacerdote Michele Taba­relli de Fatis, eremita in San Biagio a Levico, Zampiccolo fra Giaco­mo da Samone, eremita a San Vendemiano, Becele fra Cristoforo da Castelnuovo, eremita in Santa Margherita, fra Glielmi ve! de Glielmis di Borgo eremita a San Silvestro di Marter.

ERETICI • Leggendo le pubblicazioni su questo argomento e con­frontando diverse documentazioni pare che non si sia stabilita in Val­sugana una vera e propria «setta» organizzata di eretici.

Avevano presa invece, sia tra certe persone altolocate, tra certo basso clero e tra il popolo, idee seminate da viandanti che dal Nord scendevano in Italia, o viceversa: idee anabatiste, luteranee, calvini­ste. A queste si potevano aggiungere quelle che spontaneamente ger­mogliavano tra i fumi del vino delle bettole e quelle che nascevano come reazione allo stato di povertà e miseria della plebe o come pro­testa mugugnata contro il precetto ecclesiastico di «pagare le decime».

Siamo nell'epoca del Concilio di Trento (1545-1563). E veniamo agli uomini ed ai fatti. Il 5 marzo del 1546 don Gabriele Pavino, curato di Grigno, de­

nunciò nella Curia di Feltre, ANTONIO DE RIPA, giurisdicente del Castel d'Ivano per il conte Wolkestein il quale, con FRANCESCO SILLANO di Scurelle, nell'osteria dell'Anzel Focempt, in Gri~no,

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durante una discussione con un luterano, o tale ritenuto, tra l'altro disse: << ... vui sete boni christiani et meglior christiani che non son preti et questi frati et questi vescovi et Cardinali, li quali fano et ordi­nano quello che non ordinò Christo, perché Christo non disse: !te et celebrate, ma el disse: !te e predicate. Et loro fanno celebrar quotti­die per vivi et per motri che son tutti robamenti et non val niente, ma fanno per far le speseJJ.

Il Sillano poi cominciò a cantare «certas cantilenas obbrobriosas contra sanctam Sedem Apostolicam et prelaturam)),

A sostegno di questa accusa Don Pavino citò come testimoni i fra­telli Benedetto, Minato e Giannantonio Minati, i due figli dell'oste, il maestro calzolaio Geremia, Zanetto figlio del tessitore Angelo, tutti di Grigno e Natale il banditore del giudizio del Castel d'Ivano (Arch. Vesc. Feltre, vo .. XXI, f. 170).

Nell'ottobre del 1549 troviamo lo stesso sacerdote Gabriele Pavino in Curia a Feltre latore di una lettera del Parroco di Levico Lucio Romolo Pincio, figlio delle storico ed umanista mantovano Giano Pirro, .con la quale veniva denunciata una «Leva milignantium Levi­gi)) costituita da PRE ZUAN UAJA che predicava «quello che ghe ordinava DOMENICO VALER/AN DI UAJA ... en bandito per here­tico dal vescovà de Trento e teritoriow LUNARDO Vicaro, «il qual contrasta de la chiesa et ordini et gradi sui; ZORDAN, suo figlio che <<per heretico fu retegnudo in lo castel de la Silvaw VETOR di LIBARDI che «dise esser bestie tutti quelli che lassano beni stabili a la chiesa zoè preti e che ha improperado universalmente li sacerdoti scularezzando (sic) in casa sua uno che havea servito al sacerdote in la messaw ANTONIO suo «fio/o che leze libri prohibiti in casa)); JACOMO, merzaro che «dise a queli che compra candele esser ma­tiafar dir messe)), L'elenco segna altri nomi: Antonio Rosso, Jacomo del Cunte, Toni Mioro, Michiel Furlani teiaro, Bernardin Maria, Francesco Cecaro, Grignolo de la Selva, Domenico Vajan. (Arch. vesc. Feltre, vo. XVI, p. 31).

Il 4 maggio 1556 il visitatore curiale della diocesi assumeva in Tel­ve la dichiarazione di don Francesco Lanza da Carciano con la quale affermava che GIACOMO merciaiolo girovago, figlio del defunto Pietro de Malenk della Valtellina divulgava idee calviniste.

L'anno successivo allo stesso visitatore il parroco di Vigolo Vatta­ro, don Antonio Tabarelli, denunciava la presenza di due eretici. (Arch. c.s. vol. XXXII, pag. 70 e f. 33 del 29.5.1556). Nel 1557 lo stesso vicario proseguendo la visita a Castelnuovo vi scopre MAD-

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DALENA moglie di BERNARDIN, oste in quel paesello, la quale, durante l'interrogàtQrio risultò avere opinioni erronee sull'intercessio­ne dei Santi.

Il visitatore poi, nello stesso anno, raccolse a Calceranica, e a Bor­go delle testimonianze sulle idee e sul comportamento di un cappella­no, FABRIZIO MUSOCCO, già primissario in Borgo e quindi pas­sato a Levico, ((uomo fantastiCOJJ, come lo defini un suo collega don Apollonia Tisoto. Fu accusato di «hauer robado una patena ed una tovajaJJ, quand'era in Borgo, di mangiar ((carne la quadragesima et li veneri et sabbi et altri zorni proibitiJJ, di aver detto che «I. so n danari buttadi via quelli che se danno ali preti comenzando da miJJ. Fu dap­prima sospeso a divinis e quindi fa staccato l'ordine al parroco di Le­vico di licenziare il Musocco e di non ammetterlo né alla celebrazione della messa, né alla predicazione, né ad altre funzioni ecclesiastiche. L'ordine fu esteso a tutte le parrocchie della diocesi. (Arch. c.s. vol. XXXI, f. 77 esec.).

A questo punto sale alla ribalta un altro personaggio: GRIFFE­RIO ROCCO, notaio a Levico, amico del Musocco «bandito ab oppi­do Citadelle, perché eretico e disseminatore di eresiaJJ. Dalle assun­zioni assunte risultò infatti al visitatore curiale che il Griferio «non be­ne sentiebat de fideJJ e che era immerso «in pravitate lutherana et he­reticaJJ.

Nel frattempo alla Curia di Feltre pervenne la notizia che anche in Primiero si stava annidando l'idea eretica e quali sospetti furono fatti i nomi di GASPARE ZANTUS, TOMMASO CORRADINUS de villa Primerij e BAPTISTA JACINUS de Scirore.

II vescovo coadiutore Filippo Maria Campeggio, che succederà poi nel 1559, allo zio Tomaso nella cattedra vescovile di Feltre, decise di aprire un'inquisizione sia nei confronti del Grifferio, che nel frattempo si era trasferito a Roncegno, sia nei confronti dei primierotti. A que­sto scopo chiese l'aiuto «del braccio secolare)) al conte Cristoforo di Welsperg, signore di Telvana e di Primiero.

Dalla richiesta vescovile sortì una polemica di competenze tra il potere ecclesiastico e quello secolare per cui il cancelliere e notaio ve­scovile Giovanni Zanetelli ebbe il suo bel daffare.

Per farla breve il Grifferio si rifugiò a «Cavorzo sotto Caldonaz­ZOJJ, nella giurisdizione dei Signori di Castel Beseno.

Di Cavorzo, o Caorso, era anche l'eretico BONO tessitore, il quale al vicario del vescovo Campeggi, il 13 febbraio 1557, aveva dichiara­to che (da messa non sia altro che la memoria della vera passion di

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Messer Jesu Christo ... , chi non va a messa de zorni et feste solemne, mi credo che no 'l fazzi peccà morta!, digando a casa sua il pater no­ster, l'ave et il credo. Mi credo che incora in peccà mortai uno che vadi a robar et a dar bote a questo e a quello et che mormori del pro­ximo ... >>. Sottoposto al braccio secolare fu imprigionato per ordine di Osvaldo Trapp, signore di Beseno e Caldonazzo. Dopo qualche gior­no si dichiarò <<bono christiano>> e fu liberato e si rifugiò a Vigolo Vattaro.

Ma il cappellano di Vigo venne a conoscenza che il detto Bono da Cavorzo affermava che per nulla la prigione gli aveva fatto cambiar idea.

Giunta la cosa a Feltre il vescovo chiese nuovamente al Signore di Beseno di imprigionare «il noto BONO da Cavorzo e URBAN DEL MONTE da Caldonazzo, seminatori di zinzanie>>. (Arch. c.s., vol. XXXIV, f. 17).

Tra gli eretici era pure collocato MAURIZIO DA CALDONAZ­ZO, che negava «che'/ ge fusse purgatorio>>.

Tornando nella Bassa Valsugana, troviamo a Bieno il curato Gio­vanni Tommaso Amalfitano, un sacerdote davvero intransigente. Con una sua lettera del 3 settembre 1558, denuncia «i porci heretici>> e di­ce che tra loro vi sono «i cagni grossi, senza freno et timor di Dio>> e «a suo indicio pare che (tra costoro) ci siano vidilicet il capitano del Castel d'Ivano (Gasparo Genetti), il suo vicario a Strigno (Zuane de Ripa), pre' Thomio Boso et Joan Baptista,fratello del vicario (notaio, che aveva studiato a Padova) et lo piovan de Roncigno ... , il frate pre­dicator de grigno (sic) ... A questi tali seguitano multi altri cagnoli­ni... che in pubblico stanno latrando ... biastimano la chiesa et suoi ministri cum suoi sacramenti>>.

Nella lettera, tra i «cagnolini» denuncia Joan Michele Passingari, Baptista Bonadè, mastro Peregrino sarto, Togno Noero, Thomeo ne­pote de Togno, mastro Stefano Sumonato, Fabiano Buffa da Pieve Thasino, «Habitanti in Strigno>>. Anche il vicario parrocchiale di Le­vico affermò, il 16 settembre, che a Strigno si trovano «luteranb> co­me il «Cosner del Castel d'Ivano, un fratello del capitano, Zam~atti­sta Rippa, uno che ha nome Fermiano et un Zorzi et un Motes Ma­thio, fradeli e fio/i de M essere Biasio Castelrotto>>, ed insinua di non saper se partecipasse «ai pranzi di grasso pre' Thomio, ma ha ben in­teso dire che pre' Thomio non è troppo cattolico>>.

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Queste deposizioni sono confermate dal viceplebano di Pergine ed il pievano di Borgo afferma che «è fama de pre'Thomio, il quale, co­me si dice, è abbrogator delle messeJJ che era quanto dire che (de messe celebrate per i defunti non avessero suffragio per le anime dei mortiJJ, così come veniva messa in dubbio l'intercessione dei Santi.

Questo «pre'Thomio» fmì per essere il vero capro espiatorio per tutte le eresie della diocesi feltrina.

Questo sacerdote, don Tomaso Boso, era nato a Castel Tesino tra il 1510 ed il 1517. Era figlio di Giovanni del fu Donato de Bosiis. Non possedendo nulla per essere ammesso alla tonsura ebbe «malle­veria davanti alla Curia di Feltre)) da parte di una quindicina di suoi concittadini. Il 27 settembre 1541 fu ordinato sacerdote ed ebbe il be­neficio della chiesa di San Rocco a Castel Tesino. Nel 1554 è pieva­no a Strigno.

Sottoposto a inquisizione si presentò a Feltre il 21 settembre 1558 e nello stesso giorno fu incarcerato. Il processo durò diversi mesi.

Furono convocati diversi sacerdoti della Valsugana. La posizione dell'inquisito venne aggravata dal curato di Bieno, da un fra Mauro dei minori, dal curato di Telve, don Bernardino Barbusi, il quale af­fermò che ((quando eran caldi del vin, el vicario di Strigno, suo !rade­lo ... maestro Ceppa Zudei ... stuzzicavano pre'Thomio (in materia di fede) e questo disse: Conzella a vostro modo,· deme pur da mangiar e da bever a mi/JJ,

Deposero in favore don Serafino de Ganzani, cappellano di Scurel­le, che per quanto crede don Thomio «bene sentit de fideJJ,' don Ni­colò de Floriani, primissario in Strigno che disse: «Quanto alla vita sua mi non la ho se non bona .. ,)), Confermò invece tra gli eretici, oltre ai citati in questo scritto, anche Zanvacharo di Grigno.

Nel frattempo all'accusato fu inflitta la scomunica. Il 24 gennaio 1859 finalmente confessò d'essere incorso negli errori imputatigli e di averli appresi dall'opera dell'Ochino. Il 31 dello stesso mese rispose ai suoi inquisitori di voler rientrare nella Chiesa. Fu perciò allestita la cerimonia dell'abiura e stabilite le pene.

Il 2 febbraio ebbe luogo, nella cattedrale di Feltre, alla presenza del vescovo coadiutore, la singolare funzione.

Il povero eretico, (dndutus habitello coloris crucei cum crucibus ru­beis a parte anteriori et posteriori dicti habitel/bJ lesse la formula del­l'abitura, la sottofirmò con i testimoni, giurando su un messale. Poi dovette prostrarsi davanti al vescovo, il quale, in segno di perdono, lo sollevò e lo abbracciò.

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Ma gli rimasero le pene: rimaneva «sospeso a diviniSJJ per due an­ni, per un anno doveva portare l'abito degli abiuranti, nella quarta domenica del mese doveva assistere in cattedrale a Feltre alla messa con in mano una candela accesa, la stessa cosa doveva fare ogni ter­za domenica del mese nella parrocchiale di Strigno, doveva digiunare a pane ed acqua ogni venerdì. Gli furono poi imposte particolari pre­ghiere.

Le pene però gli furono ridotte nel tempo: il 15 dicembre 1859 gli fu concesso di celebrare la Messa ed il 21 ottobre 1572, lo si rileva da una lettera ch'egli scrisse alla Curia di Feltre, è già reintegrato nella piena funzione di «pievano di Strigno».

I così definiti ((cagni grossiJJ se la cavarono con lo scambio di qual­che lettera. Il principe vescovo di Feltre era piuttosto alieno dal ri­chiedere l'aiuto del braccio secolare, sapendo che gli Asburgo, di cui era vasallo, non erano entusiasti di queste procedure.

Nell'Archivio di Stato ai Frari di Venezia (Indice del S. Ufficio, bu­ste 51, 36, 41) giaciono i documenti relativi ai processi dei presunti eretici ANTONIO CERRA di Pergine e MARTINO PATERNOL­LO di Strigno. I processi si conclusero per ambedue con l'assoluzio­ne.

In Primiero, oltre ai già citati, risultarono incriminati di eresia il calzolaio GASPARE TAUT, che venne interrogato, e venne incarce­rato lo ((scrittore)) TOMASO CORRADINO come «eretico ostina­to)),

(Tutti gli atti riguardanti le notizie, i processi per la Valsugana e Primiero sono reperibili negli Atti dell'Archivio Vescovile di Feltre; Sac. V. Zanolini: Eretici in Valsugana durante il Concilio di Trento - Trento, Tip. Artigianelli, 1927; A . Pellin: Storia di Feltre, pagg. 160-164; L. Brida: Panorama Storico di Caldonazzo, pagg. 186-188).

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ESERCITO (NELL') NAPOLEONICO

l volontari È rimasta notizia di due fratelli arruolatosi volontari nella milizia

napoleonica. Si tratta dei fratelli SAL V ADORI di Pergine: SALV ADORI PIETRO nacque nel 1779. A 18 nni si arruolò nel

Reggimento Vicenza che diverrà poi il III Battaglione della VII Le­gione. Prese parte nel 1797 alle operazioni in Romagna. Seguì poi il suo reparto in Francia. Nel 1800 riattraversò le Alpi valicando il San Bernardo con Napoleone. Nel 1903 fu nominato sergente e quindi sergente maggiore nelle campagne del 1805-07. Nel 1807 fece parte come sottotenente dell'Armata di Napoli. Nel1809 combattè contro i briganti nel dipartimento. N el 181 O entrò nell'esercito del Regno l tali­co. Nella campagna del 1813 fu capitano nel VII Reggimento di li­nea. N el 1821 lo si trova pensionato a Trento ove qualche anno dopo morì.

SALV ADORI ARCANGELO nacque nel 1876. Servì nell'Eserci­to del Regno Italico. Nel 1814 era tenente quartier mastro nella I Compagnia operai militari. Morì da pensionato a Venezia.

l Coscritti Con il Trattato di Parigi (28 febbraio 1910) il Trentino Alto Adige

venne a costituire con i suoi 264.159 abitanti un dipartimento del Re­gno Italico. Uno dei primi atti (26 giugno 1910) fu quello di decretare la coscrizione obbligatoria.

Tutti i giovani dai 20 ai 25 anni venivano iscritti nelle liste di leva, ma l'arruolamento avveniva ·per sorteggio e l'operazione proseguiva sino al comprimento dei contingenti stabiliti dai comandi militari.

Ai giovani migliori, più prestanti e di censo prestigioso, eran riser­vati quattro posti nelle «Guardie d'onore imperia/iJJ e venti posti nei ((Ve /itiJJ.

Nelle guardie d'onore Imperlali A V ANCINI PIETRO di Levico. CHIMELLI GIUSEPPE di Pergine, che prese parte alla Campa­

gna di Russia e che venne dato per disperso durante la ritirata tra Foninkoe e la Nara (19-22 ottobre 1812).

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Nel velltl: CETTO ALESSANDRO di Selva, che fu fatto pngwmero nei

pressi di Vilna nella prima decade di dicembre 1812, durante la ritira­ta di Russia.

COFLER LEOPOLDO di Borgo, disperso durante la ritirata nello scontro di Smorgonich del 5 dicembre 1812.

CONCI GIOVANNI di Centa POLA NICOLÒ di Caldonazzo SAR TORELLI PIETRO di Telve SAR TORI AGOSTINO di Lavarone VINCIGUERRA GIACOMO di Pergine, fatto pngwmero nei

pressi di Vilna nella prima decade del dicembre 1812.

In altri reparti: ANESI BATTISTA di Pergine, cacciatore delle guardie, disperso

il 4 dicembre nello scontro di Oziama (Russia. ARMELLINI ANTONIO di Olle, cacciatore delle guardie, disper­

so il 23-24 ottobre 1812 nello scontro di Malojaroscawetz. AVANCINI GIACOMO di Selva, deceduto in servizio di guarni­

gione nel Regno nel 1812.

BOLLER DOMENICO di Roncegno, disperso durante la Campa­gna di Lipsia.

BORGHETTI ANTONIO di Caoria, ferito nel 1811 ad Almania durante la Campagna di Spagna.

BUFFA BATTISTA di Castel Tesino, del I Regg. di linea, fatto prigioniero a Sava nel 1813.

CADRUBBI GIUSEPPE ANTONIO di Strigno, nato nel 1875, sottotenente nel III Regg. di linea. Morì nell'ospedale di Trento nel 1834. La famiglia Cadrubbi si spense a Strigno nel 1850.

CAMPOSTRINI DOMENICO di Torcegno, del 1° Regg. di li­nea, disperso nello scontro di Weichsselburg del 16 settembre 1913.

CAMPREGHER BATTISTA di Caldonazzo, cacciatore delle guardie, disperso nello scontro di Malosarosslawetz, 23-24 ottobre 1812.

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CARAMELLA BAITISTA di Pieve Tesino, cacciatore delle guar­die, del l 0 Batt. di linea, disperso il 16 settembre 1812 a Weichssel­burg (Russia).

CASAGRANDE BORTOLO di Pergine, disperso nella Campa­gna di Lipsia.

CASAGRANDE GIUSEPPE, probabilmente di Pergine, del l o

Regg. di linea, disperso a Weichsselburg (V.s). CELLI BA ITIST A di Tezze, disperso nella Campagna di Lipsia.

DALPRÀ BORTOLO di Roncegno, idem. D'ANNA GIUSEPPE nato a Borgo ·nel 1792, tenente nel III0

Regg. di linea, decorato della medaglia di S. Elena. DONA TI GIORGIO di Levico deceduto in servizio a Como, il 26

giugno 1812.

FACCHINELLI GIUSEPPE di Levico, del V0 Regg. di linea, de­ceduto in servizio a Fermo (Ancona) il 9 novembre 1812.

LORENZI GIOVANNI di Pergine, del I 0 Regg. di linea, caduto ad Almona nel 1811, durante la Campagna di Spagna.

MAGNAGO VALENTINO di Costasavina, cacciatore delle guar­die, prigioniero a Vilna il 6 dicembre 1812.

MENATO BATTISTA di Castel Tesino, caduto nella Campagna di Spagna nel 1812.

MOAR GAETANO di Borgo, disperso nella Campagna di Lipsia. MORANDUZZO BORTOLO di Castel Tesino, idem.

NICOLETTI TOMASO di Selva, sergente nel 1° Regg. di linea. NOLHENBUHLER GIOVANNI di Sant'Orso/a, cacciatore delle

guardie, disperso nello scontro di Krasnoe, in Russia, il 16 novembre 1812.

ODORIZZI PIETRO di Bieno, deceduto in servizio a Como il 31 marzo 1811.

PAOLI ANTONIO di Pergine, cacciatore delle guardie, disperso nello scontro di Malosaroslawetz (V.s.).

PAROLI BAITISTA di Pergine, disperso nella Campagna di Li­psia.

PASSAMANI PIETRO di Tenna, idem. PATERNO DOMENICO di Samone, idem.

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PINTAREL BATTISTA di Pergine, del 1° Regg. di linea, disperso a Weschsselburg (V.s.).

PRUNER BATTISTA di Bosentino, caporale, disperso nella Cam­pagna di Lipsia.

RODIGHIERO BORTOLO di Borgo, del 111° Regg. di linea, di­sperso in Russia.

ROPELATO PAOLO di Strigno, cacciatore della guardia, disper­so nello scontro di Dorogobusch (V.s.).

SORDO GIUSEPPE di Borgo, del 1° Regg. di linea, disperso in Russia.

TAMANINI AMBROGIO di Vigolo Vattaro, artiglieria a cavallo, disperso in Russia.

TOLLER GIUSEPPE di Calceranica, sergente nel 1° Regg. di Ii.: nea, disperso in Russia.

TOLLER O. di Calceranica, sergente, disperso nella Campagna di Lipsia.

TROTTER BATTISTA di Primiero, del 1° Regg. di linea, ferito nello scontro di Bautzen il 21 maggio 1813 e ricoverato nell'ospedale di Dresda.

V ALCANOVER GIOVANNI BIASON di Castagnè, dei caccia­tori della guardia, disperso il 9 settembre 1812 a Mosisk, sulla via di Mosca.

VAIS di Bieno, pontoniere, fatto prigioniero nei pressi di Vilna (V.s.).

ZANA TIN GIUSEPPE di Castel Tesino, del 111° Regg. a cavallo, disperso in Russia.

ZANETTI VALENTINO di Madrano del V0 Regg. di linea, dece­duto in servizio ad Ancona il 15 febbraio 1813.

ZAMPIERI BATTISTA di Tesino, del 1° Regg. di linea, disperso a Weichsselburg (V.s.).

(P. Pedrotti: I contingenti di leva, gli ufficiali e i soldati del dipartimento dell'Al­to Adige, (Estr. Archivio Trent. per l'Alto Adige, A. III).

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F

FACCENDA DON ALMIRIO, nacque a Torcegno il 21 ottobre 1908. Fu protagonista di un episodio che commosse i cattolici, du­rante la prima guerra mondiale.

Il 19 ottobre 1915, improvviso e perentorio, giunse l'ordine dell'au­torità militare di evacuare il paese entro poche ore. Ne derivò un in­descrivibile doloroso trambusto. Qualcuno si ricordò che nella chie­setta del paese vi era pure unaPersona, che doveva essere evacuata: Gesù Eucaristia. D'altronde il curato, don Guido Franzelli, di senti­menti italiani, era già stato arrestato qualche ora prima, per essere in­ternato in Boemia e senza dargli neppure la possibilità di salutare al­cuno.

Prima di partire la popolazione si riunì nella chiesetta e fu conve­nuto, anche su istruzioni del curato don Guido che previde il succe­dersi delle cose, che il piccolo Almìrio, bimbo di appena sette anni, con l'assistenza della maestra, distribuisse ai presenti le SacreSpecie. Il bambino fu definito «il Tarcisio delle Alpi».

Seguì quindi nel profugato, a Trecate, la sua famiglia. Entrò poi nella Congregazione dei Padri Giuseppini e fu ordinato sacerdote nel­l'ottobre del 1938.Dal 1942 al 1951 fu parroco a Candia nelle Puglie; dal '51 al '54 a Milano, nella parrocchia della Madonna dei Poveri, e da qui tornò nelle Puglie, parroco a Margherita di Savoia, in Provin­cia di Foggia.

Dalla Congregazione fu poi designato a coprire la cattedra di teo­logia dogmatica e pastorale. Tornò in cura d'anime come parroco di San Giuseppe in Roma.

A Roma, presso la casa madre, morì il primo gennaio 1968.

(Vita Trentina del 5 agosto 1965 e 18 gennaio 1968; Voci Amiche, Borgo, 1968, gennaio, pag. 14 e febbraio, pag. 13).

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FACCHINELLI DA STRIGNO, dottore, nel 1665 venne inviato a Innsbruck come deputato per la giurisdizione di Pergine alla Dieta. Come ho già detto (V. Bizzer Andrea) il diritto di rappresentanza alla Dieta di Innsbruck fu concesso all'Università di Pergine e a quella di Primiero dall'Arciduchessa Claudia nel 1613.

(De Alessandrini: Memorie di Pergine, pag. 48).

FACCHINI DON VENANZIO, parroco in Torcegno, nel 1867 scrisse una cronaca (manoscritto) relativa alle vicende di questo pae­se.

(rrStudi Treni.»: Anno 1931, fase. 3, pag. 272).

FACHINELLI DON GASPARO fu protagonista di un episodio dal quale traspare come la lotta tra Chiesa e Stato si manifestasse an­che nei piccoli centri.

Morto nel 1678 il piovano di Telve, il sacerdote Busana, il Vesco­vo, in seguito alle istanze della popolazione di Telve, nominò il vec­chio Gasparo Fachinelli, già pievano a Strigno. Ma l'imperatore Leo­poldo nominò parroco in Telve Giuseppe Lupi di Trento, dottore in Teologia.

Giunse costui, da Vienna, a Telve proprio mentre Don Gasparo si apprestava in chiesa a celebrare la Messa. Dapprima sostenne le parti del vescovo, ma poi umilmente levò la stola e la porse «cortesemente)) al Lupi, dichiarando che ben volentieri deponeva «quella croceJJ sulle sue spalle, giacché egli se l'era accollata solo per accondiscendere «al­le altrui preghiere)),

(Montebello: o.c., pagg. 246,247).

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FAIFOFER PROF. AURELIANO, matematico, nacque a Borgo nel 1843. Compiuti gli studi ginnasiali a Padova, studiò scienze mate­matiche in quella Università ove si laureò nel 1863. Presso la stessa Università rimase poi per cinque anni come assistente alla Cattedra di Geometria.

Nel 1868 fu nominato professore titolare di matematica nel Liceo Marco Foscarini di Venezia.

Scrisse un nutrito numero di libri di testo, taluni dei quali raggiun­sero un notevole numero di edizioni: Elementi di Aritmetica (Venezia, Tip. Emiliana, 1877, 16°, pagg. 397); Elementi di Geometria (Ibidem, 1878, 16°, pagg. 505); Elementi di Trigonometria (Ibidem, IIIEd., 1880); Elementi di Aritmetica (Ibidem, VI Ed., 1881); Traduzione delle Lezioni sulla teoria dei numeri di P.G. Lejuene Dirichlet (Ibi­dem, 1881); Elementi di Algebra (Ibidem, IV Ed., 1882); Elementi di Geometria (Ibidem, III Ed., 1882); Trattato di Geometria intuitiva (Ibidem, VI Ed., 1882); Traduzione della Geometria di posizione del Dottor Teodoro Reve (Ibidem, 1884); Elementi di algebra ad uso de­gli Istituti tecnici {1° biennio) e dei Licei (Ibidem, 1887, 16°, pagg. 393); Trattato di Aritmetica pratica ad uso dei ginnasi inferiori e delle Scuole tecniche (Ibidem, 1887, 16°, pagg. 174); Elementi di Al­gebra ad uso degli /stit. tecn. e Licei (Ibidem, VII Ed., 1888); Ele­menti di Aritmetica ad uso del Ginnasio superiore e delle Scuole nor­mali (Ibidem, X Ed., 1888); Trattato di Geometria intuitiva ad uso delle Scuole Tecn. e norm. (Ibidem, X Ed., 1888); Trattato di Arit­metica pratica ad uso dei Ginn. inf. e delle Scuole Tecn. (Ibidem, Xl Ed., 1888); Tavole di Logaritmi a cinque decimali dei numeri interi da l a l 0909 e delle funzioni trigonometriche di minuto in minuto (Ibidem, 1888, 16°, pagg. LXXVIII); Il primo libro di Euclide acco­modato per i Ginnasi (Ibidem, III Ed., 1888, 16°, pagg. 97); Elementi di Trigonometria piana e tavole logaritmico- Trigonometriche ad uso dei Licei (Ibidem, 1888, 16°, pagg. 92); Trattato di Aritmetica teorico-pratica e principi di Algebra con tavole logaritmiche ad uso delle Scuole Tecn. (Ibidem, VIII Ed., 1888, 16°, pagg. 217); Elementi di Aritmetica ad uso del Ginn. Sup. e delle Scuole norm. (Ibidem, X Ed.,migliorata, 1888); Elementi di Trigonometria piana e tavola logaritmico-Trigonometriche ad uso dei Licei (Ibidem, V Ed., 1888); Elementi di Geometria ad uso dei Licei (Ibidem, 1888, 16°, pagg. 55 I); Elementi di Aritmetica ad uso del Ginn. Sup. e Scuole norm. (Ibidem, X Ed., 1889, 16°, pagg. 301); Elementi di Aritmetica ad uso degli /st. Tecn. e Ginn. Sup. (Ibidem, 1893, 16°, pagg. 304); Trattato

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di Geometria intuitiva ad uso delle Scuole second. Norm. (Venezia: Tip. Sorteni-Vidotti, 1900, XL Ed., S0

, pagg. 166); Trattato Geom. Intuitiva (Ibidem, 190S, S0

, pagg. 166, XXXIX Ed.); Elementi di tri­gonometria piana e tavole logaritmi co- Trigonometriche ad uso dei Licei (Ibidem, 190S, XXII Ed., pagg. 94, Tav. 4-XVIII); Elementi di Algebra ad uso degli /st. Tecn. e dei Licei (Ibidem, 190S, 16°, pagg. 436); Elementi di Algebra ad uso della Prima classe liceale (Ibidem, 1909, II Ed., pagg. 196); Trattato di geometria intuitiva ad uso delle Scuole sec. e norm. (Ibidem, 1909, XL· Ed., S0

, pagg. 166); Elementi di Geometria ad uso degli /st. Tecn. (Ibidem, 1912, 16°, pagg. 436); Elementi di Geometria ad uso dei Licei (Ibidem, 1917, 16°, pagg. 440); Elementi di Trigonometria piana ad uso dei Licei (Ibidem, 1917, 16°, pagg. 92); Lezioni di Geometria (Ibidem, 1S1S, XLV Ed., 16°, pagg. 164); Trattato di Geometria intuitiva (Ibidem, 191S, XL Ed., pagg. 164).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 415-417 ; A. De Gubernatis: Piccolo Diz. etc.; Idem: Dictionnaire Intern. des Èscrivans du Monte Latin).

FEDLER PADRE MAURIZIO, di Borgo, dei minori riformati. Fu professore di fisica presso il Liceo legale di Trento, catechista, lettore teologico e confessore tedesco presso il seminario negli anni 1773-17S6 e 17SS-179S. Morì nel 179S ad Arco.

(M. Morizzo: Cronaca inedita dei Francese. Riforn. ; Tomasi Luigi: L'università di Trento e il Liceo Legale nel sec. XVIII in «Tridentum», 1902 fase. XVII, XVIII, pag. 357).

FELIX GIO. ANDREA, chirurgo, nacque a Pieve Tesino nel 161S da Bortolo, <<monico parrocchiale e tessitoreJJ, e da Domenica. Eser­citò la sua arte in Tesino e nel 1665 in Prìmiero.

(Mons. Stefano Fontana in «Studi Trentini», 1939, fase. 4, pag. 204).

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FlETTA BADALAI FRATELLI EDOARDO, EUGENIO, CARLO, di Pieve Tesino, Nel 1840 aprirono un primo negozio di stampe a Strasburgo, con la scritta editoriale «Strasbourg. Fietta frèreSJJ.

Eugenio e Carlo passarono poi a Metz. Con la titolarità di ((Edouard Fietta, editeur, 14 rue du Dome, StrasbourgJJ risulta ap­punto la suddivisione della primitiva ditta.

Più tardi però si trova riunita la ditta con «Fietta FrèreSJJ con gli indirizzi delle due case di Metz e di Strasburgo.

La ditta cessò la sua attività nel 1885.

(Stampe per via, Art. Graf. Manfrini, Rovereto, 1972, Catalogo della mostra cura di B. Passamani, pag. 91 ).

FlETTA CHIOLI GIUSEPPE, di Pieve Tesino dopo aver lavorato come ambulante e ragazzo di bottega, aprì un proprio negozio a Pie­troburgo.

Il negozio sarà chiuso in seguito alla rivoluzione.

(Stampe per via, c.s., pag. 50).

FIETT A CHIO LI SANTO di Pieve Tesino o ve nacque il l o novem­bre 1849. Fece gli studi ginnasiali a Trento, gli universitari ad ln­nsbruck, ove per tre anni studiò filosofia. Dopo aver insegnato per due anni nel ginnasio di Rovereto, frequentò a Padova l'Università e si laureò in lettere.

Insegnò a Caltanissetta ed ebbe la titolarità della cattedra di lettere presso il Ginnasio ((TizianOJJ di Belluno.

Si occupò di studi sulla sua terra natale e scrisse: Notizie storico­critiche intorno a Tesino e i suoi abitanti in generale con particolare riguardo alle donne di Pieve e al loro vestiario (Borgo: Marchetto, 1878); Capitoli degli uomini di Tesino e la legge della Serenissima nell'anno 1487- preceduti da osservazioni (Ibidem, 1885); Sentenza arbitrale (scritta nel dialetto veneto) da un do-cumento del 1472 esi-

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stente nell'Archivio di Pieve Tesino (Trento: Scotoni-Vitti, 1890); Esempio di procedura spizziativa sulla contravvenzioni boschive (l 548). Carta dei beni dotali (Riguardano la Valle di Tesino), (Ibi­dem, 1899); Lettere a un vicino (Trento, Ibidem, 1899).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 374; Ibidem: Somm. Stor. Trent., pag. 261; Brentari: Guida Trent., V. pag. 381; A. De Gubrernatis: Dictionaire International des Ecrivans du Monde Latin).

FlETTA GIOVANNI, notaro di Pieve Tesino, pubblicò gli Statuti delle Tre Giurisdizioni di Te/vana, Ivano e Castellalto con la dichia­razione italiana del testo latino, e l'aggiunta di ricchissime tavole (Bassano, l 721).

(Ambrosi: Scritti, Art. Trent., pag. 58).

FILIPPI NICOLÒ, poeta, nato a Civezzano il 27 ottobre 1798 e quivi morto 1'11 gennaio 1850. Studiò a Trento e a Padova ove in­contrò Nicolò Tommaseo col quale entrò in stretta amicizia e del quale condivideva gli ideali patriottici. Di carattere estremamente sen­sibile e di temperamento melanconico, si ritirò in patria. Scrisse nu­merose poesie che andava pubblicando anonime. Di lui restano: Ode in morte della Contessa Augusta dei Sizzo (Scelta di poesie tirolesi, Trento, 1830, pag. 149); Ode alla giovinetta, per le nozze Filippi­Biasoletto (Trento, Zippel, 1886); Lettere Tommaseo-Filippi (Trento, Zippel, 1879 e 1886).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 169, 170; Scipione Sighele: DeUa scelta di poesie edite ed inedite di vari autori Tirolesi - Discorso, Rovereto, 1835, pag. 29; Brentari: Guida Trent., l , pag. 255).

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FILIPPINI DOTTOR NOB. ANTONIO di Grigno. Lo si trova chi­. rurgo presso l'Ospedale di Feltre dal 1860 al 1861 e medico dal 1861 al 1886.

(DA. Pellin: Storia di Feltre, pagg. 309, 310).

FIORENTINI GIACOMO, pittore, di Borgo. Dipinse nel 1642 la Pala della Madonna del Carmine nella parrocchiale di Calceranica. Il quadro porta la sua firma. Nel 1659 dipinse a Borgo i due tabernaco­li del ponte di Piazza sul Brenta.

(Weber: o.c., pag. 118; ((Tridentum», XII, pag. 166).

FIORENTINI LEONARDO notaio archivista di Borgo. Visse intor­no al seicento. Raccolse ed ordinò un copioso archivio di scritture di­stribuendole secondo gli argomenti e formandone una quarantina di volumi dei quali ciascuno fu fornito di meticoloso indice.

Il diligente lavoro era depositato nella ((casa della ComunitàJJ in Borgo.

(Montebello: o.c., pag. 285).

FIORENTINI LEONARDO, pittore di Borgo. Si sa che nel 1615 dipinse la tela per il gonfalone di San Rocco di Borgo e che fu padre di Lorenzo di cui si parla qui sotto.

(Weber: o.c., pag. 118).

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FIORENTINI LORENZO, figlio di Leonardo, pittore. Nacque a Borgo pare nel 1580. Fu «miniatore e dipintore in o/io;;. È sua una pala d'altare della chiesa dei Padri Francescani di Borgo. N el 1600 decorò con pitture l'orchestra della chiesa di Pergine. N el 1617 dipin­se una tela per un gonfalone di Borgo. Per la chiesa di Caldonazzo dipinse la Pala di San Sisto, su commissione del Conte Trapp. La Pa­la fu consegnata il 21 febbraio 1632.

Suo è pure il disegno architettonico della chiesetta di Onea in Bor­go. Negli anni 1627 e 1628 fu sindaco di Borgo.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 64; Weber: o.c., pag. 118 ; Bottea: Memorie di Pergine, pag. 47; P. De Alessandrini: Memorie di Pergine, pagg. 88, 95 ; L. Brida: Panorama storico di Caldonazzo, pag. 191, 192, 193; Rogiti not. Leporini, Arch. Parr., Pergine; Arch. Parr., Borgo ; Brentari: Guida Trent. l, pag. 348; G. De Car­lini: «Trentino)), agosto, 1930, pag. 288).

FLORIANI EMILIO, ufficiale di cancelleria giudiziaria, conserva­tore di libro fondiario. Nacque a Strigno il 5 maggio 1869 e quivi morì il 1° marzo 1953. Fu cancelliere a Strigno presso la Pretura, quindi presso il tribunale di Rovereto. Ritiratosi in quiescenza a Stri­gno vi coprì, per molti anni, la carica di giudice conciliatore. Fu tra i fondatori della Cassa Rurale del luogo. Scrisse: Il libro fondiario, manuale pratico (Trento, Tip. Dioces. 1912); Il Tutore (Ibid., 1914); Il libri tavo/ari (Rovereto, Tip. C. Tomasi, 1932); La chiesetta di Lo­retto a Strigno (Trento, Tip. Artig., 1950), manualetto stampato ano­nimo.

La famiglia possiede dei preziosi manoscritti e notazioni riguardan­ti i suoi studi sulla storia locale

FONTAN ANTONIO (PAOLINI), impresario ferrotranviario, nato a Siror il 7 luglio 1856, da Nicolò. Figlio di numero~a famiglia, rima­se orfano di padre. A 12 anni, ottenuto un prestito dall'Amministra­zione Comunale, di qualche «fiorino;;, con Martino Orsingher, Vitto­rio e Giovanni Toffol (i futuri pionieri dell'industria alberghiera di Pri­miero), emigrò seguendo la sorte dei numerosi «aisenpòneri» (Eisen­bahner).

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Iniziò come manovale nel Vorarlbreg e passò poi in Boemia dive­nendo quivi giardiniere capo presso una nobile famiglia della zona. In Boemia sposò Giuseppina Mally (7 dicembre 1865, 5 maggio 1935). Lo si ritrova poi nei lavori di fortificazioni nel Caucaso ove già pos­sedeva un'impresa di trasporti. Si dedicò quindi nel settore della viabi­lità, specialmente ferroviaria. Costruì interi lotti di viabilità ferroviaria e contribuì alla realizzazione della Transiberiana. Ebbe credito una sua tecnica particolare, attuata per la costruzione delle arcate dei ponti. In Russia ottenne alti riconoscimento e fu Consulente del Mini­stro dei lavori pubblici, presso la corte dello Zar.

Era uomo giusto e di cuore. Provvide, ad esempio, a sue spese a inviare nella Clinica di Padova, ove fu operato, il suo compatriotta Giobatta Longo.

Perdette tutti i suoi beni durante la rivoluzione d'ottobre e, come «capitalista», avrebbe perduto anche la vita se i suoi operai stessi non fossero intervenuti a sua difesa adducendo le prove della sua equità ed umanità, ch'eran requisiti della sua coscienza e del suo agire.

Riuscì a tornare in patria, a Primiero, ove condusse i suoi ultimi giorni in decorosa povertà ed ove morì 1'11 giugno 1940.

FONTANA MONS. PROF. STEFANO, storico, nacque a Siror, nel 1886. A dodici anni entrava nel Seminario di Trento ove conseguì la maturità classica e compì gli studi teologici. n 21 dicembre 1909 fu ordinato sacerdote. Dopo di aver frequentato per quattro anni l'Uni­versità a Innsbruck si laureò in ftlosofia.

Nel 1915 fu nominato professore nel Seminario di Trento, ma in seguito agli eventi bellici si trasferì a Feltre per entrare come inse­gnante e vicedirettore di quel Seminario.

Durante l'estate del 1916, accompagnò e seguì come assistente una parte dei profughi di Siror, che furono distribuiti tra Serravalle, · Gavi e Arquata Scrivia. I profughi, in segno di riconoscenza, dopo il ritor­no consegnarono al giovane sacerdote una pergamena che lo ricorda come ((beneamato sacerdote - nel tempo dell'esilio -prodigo di cri­stiana e illuminata assistenza - di protezione e conforto».

Oltre a queste attività trovò il modo e il tempo per addottorarsi an­che presso l'Università di Padova.

Terminata la prima guerra mondiale tornò nel suo seminario di Trento come professore di italiano, latino, greco e tedesco, e per mol-

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ti anni come vicedirettore. Insegnò per 25 anni, finché la salute glielo concesse.

Fu un ricercatore minuzioso di documentazioni riguardanti la sto­ria di Primiero, non solo, ma del Trentino in genere e fu ritenuto in questo campo un esperto. Purtroppo la sua forse eccessiva ritrosia ed umiltà gli impedì sempre di mandare alle stampe uno studio unitario e solo dietro pressioni si decideva a pubblicare qualche perla delle sue ricerche.

Fu, con Don Giovanni Gubert ed i sacerdoti della valle, fondatore del mensile ((Voci di PrimierOJJ, periodico di informazioni anagrafiche, storiche e d'attualità della valle, foro di discussione di problemi reli­giosi, economici e sociali, legame che unisce alla propria terra tutti coloro che per varie contingenze della vita ne sono staccati fisicamen­te.

Su ((Voci di PrimierOJJ, il caro ((Don StefenJJ, come tutti lo chiama­vano e come voleva essere chiamato in patria, scrisse una copiosa se­rie di articoli storici, quasi tutti anonimi.

Morì a Trento, il 21 febbraio 1972. Lasciò tutte le sue annotazioni storiche al Comune di Siror con la clausula che fossero custodite in un armadio in ferro da porre nell'archivio della Canonica: ciò che il Comune scrupolosamente attuò.

Ecco qualcosa tra le sue pubblicazioni: Il vescovo di Feltre Giaco­mo Rovellio a Trento- Per il XXV anno di episcopato di Mons. En­drici (Trento, 1929); La famiglia e il palazzo Someda in Primiero con l il/. e l tav. («Studi Trent», 1938 fase. li 3, 4 pagg. 229-247); Contributi alla serie dei medici trentini - I sanitari di Primiero nel 1600 e 1700 (Ibid., fase. 4 pagg. 201-218); L 'Istituto Arcivescovile di via Madruzzo nel settantesimo di vita («Strenna Trentina», 1940); Un'apparizione clamorosa a San Martino di Castrozza (Ibid., 1931, pag. 35); La cavalcata di Carlo di Lussemburgo attraverso Fiemme e Primiero (Ibid., 1941); Sguardo storico alla Valle di Primiero («Voci Primiero», 1942, n. 7); I Pievani di Primiero (Ibid., 1942, n. 3); Paro­le rivolte al nuovo decano (Don Luigi Orsi) -Discorso (Ibid., 1942, n. 8); La biblioteca del Seminario Minore e il Museo Diocesano du­rante l'ultima guerra («Studi Trent.», 1946, f. l, pagg. 81 e ss.); Lo scultore G. Moena (Ibid., 1947, f. l, pagg. 44-49); La parrocchia di Strigno diventa ... cattedrale («Strenna Trentina», 1949); Don Vigilia Prof Zanolini -Necrologio e bibliografia (Studi Trent., 1950, f. li l, 2, pag. 152-158); Negre/li («Strenna Trentina, 1950); Una peste a Trento (Ibid., 1951); La famiglia Poppi a Borgo e a Primiero (Ibid.,

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1951); Padri e Sacerdoti (lbid, 1953); Maestri Comacini in Primiero (Bolzano, «Cultura Atesina», V); Antonio Rosmini nelle lettere scritte da Don Luigi Sonn a Don Simon Michele Tevini; 1811-1857 («Studi Trent.», 1955, f. 4, pagg. 450-487); Un episodio della guerra del 1866 a Calceranica(«Strenna Trent.», 1955); Strascichi di guerra nel­l'Altipiano di Pinè (Ibid., 1956); Il vecchio campanone del Duomo (lbid., 1956); Il Cardinale Cristoforo Madruzzo governatore a Mila­no (Ibid., 1957); La vecchia arcipretale di Primiero (Trento, Temi, 1959 - Estr. «Studi Trent.», 1959, fase. 2 on 2 ili. e 13 tav.); Sul to­ponimo di Siror («Studi Trent.», 1961, f. 3, pagg. 173-275); Primiero nell'alluvione del 4 novembre 1966 (Rovereto, Art. Graf. Manfrini, 1966); Notizie Ecclesiastiche di Siror (Idem, 1966); Come vede le no­stre Dolomiti e il nostro bacino un covalligiano («Voci Prim.», n. 6 e n. 8); Come un patriarca di . Aquileia friulano diventò ... primierotto (lbid., 1967, n. l); Don Aurelio Guadagnini - Necrologio (Ibid., 1967, ·n. 2); Una conversione (Ibid., 1971, n. l); La Calaita (Ibid., 1971, n. 2); Tentativi giovanili di versione da/latino in dialetto pri­mierotto - Virgilio - Egloga IX- Esametri (lbid., 1972, n. 7, 8 -pubbl. Postumo); Una sgradita visita perturbatrice (lbid., 1972, n. 5); Chiara di Welsperg- Pronipote di Pio IV- Nipote di San Carlo­Signora di Te/vana (Borgo: Voci Amiche, maggio 1959, pag. 10).

Meritano inoltre di essere registrati i suoi scritti da lui firmati che appaiono in ((Primiero di ieri e di oggiJJ, edito a cura dell'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo della valle (Trento, Saturnia, 1956): l/lago delle streghe (pagg. 72-75); Siror (pagg. 81-83); Delit­to e perdono (pagg. 191-193); La famiglia e il palazzo Someda (pagg. 221-224); Una memorabile caccia all'orso in Caoria (pagg. 244-246); L 'Altare Maggiore gotico, nell'Arcipreta/e (pagg. 302-303).

(<<Voci di Primiero>>: 1959, n. 12; Ibidem: 1975, n. 5, n. 7, n. 8; A. Pellin: Storia di Feltre, pag. 196; L'Amico del Popolo, settimanale, Belluno, 29 aprile 1972; A . Simion: Primiero oasi di pace, Vittorio Veneto, Ed. TIPSE, pag. 114).

FRANCESCO da Borgo, pittore. Gli sono attribuite le pitture che adornavano l'abside della chiesa di San Lorenzo in Borgo.

Weber: o.c.,pag. 126; Mittheilunghen C.C. ecc., Vienna, 1912; Gorfer: Le Valli del Trentina, pag. 781).

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FRANCESCO DI CASTELLALTO, Telve. Il Montebello lo defini­sce <<uomo il più famoso nei consigli e nell'armi che abbia prodotto la Valsugana)), Fu paggio alla Corte di Massimiliano I. Durante le guer­re di Fiandra contro il Re di Francia Lodovico XI, raggiunse il grado di Capitano. Tornato a Telve, l'imperatore Massimiliano, diretto nel Veneto, salì nel suo castello e lo portò con sè, come colonnello, e co­me tale il Castellalto partecipò alla azioni militari di Verona, Vicenza e Padova.

Morto Massimiliano, Carlo V lo volle Consigliere e lo nominò Co­lonnello Generale del Tirolo.

Nella Valsugana godeva stima e fama di essere uomo benevolo, ma terribile nell'applicazione della giustizia. La sua figura si addom­bra infatti durante la repressione della Guerra Rustica.

Partecipò alle sessioni del Concilio di Trento come Capitano della città e come plenipotenziario dell'Imperatore.

A Trento morì il 29 novembre 1555 e la sua salma fu trasportata a Telve e racchiusa in un sarcofago. Nella Galleria Arciducale di Ambras, fra le insegne degli uomini illustri, vi è esposta la sua arma­tura.

(Montebello: o.c., pagg. 255, 257).

FRANCESCO da Scurelle. Sappiamo che nel 1405 fu rettore di Grammatica a Bassano e vi insegnò per dieci anni.

(Weber: «Studi Trent.l>, 1920, f. 3, pag. 198; G. Chiuppani: Storia di una scuola di grammatica, ecc. Venezia, 1915).

FRATINI FORTUNATO, medico e naturalista, nacque a Castel Tesino il 3 settembre 1854. Studiò dapprima privatamente in patria, poscia, dopo aver frequentato gli studi liceali a Feltre, si inserisse al­l'Università di Padova ove si laureò nel 1876. Frequentò poi l'Univer­sità di Innsbruck, ove sostenne, dopo due anni, gli esami di «nostrifi-

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cazione» che gli consentivano di esercitare anche entro i confini del­l'impero.

Prestò quindi servizio a Mezzolombardo come tenente medico dei Bersaglieri.

Abbandonato il Trentino fu medico pratico a Pedavena, presso Feltre, e nel contempo proseguiva gli studi presso l'Università di Tori­no, ove prese la libera docenza in Igiene, nel 1881.

Come assitente nella corrispettiva cattedra passò all'Università di Padova a fianco del Prof. Bernardo Panizza. Ritiratosi il titolare gli successe. Durante il periodo di insegnamento a Padova, che durò fi­no al 1892, gli si fa merito di aver potenziato il Gabinetto d'Igiene dell'Ateneo.

Dal 1892 coprì l'incarico, che mantenne per ventuno anni, di Me­dico Provinciale di Udine. Per lunghi periodi lo fu anche di Belluno e di Treviso.

Durante i suoi periodi di ferie assunse per vari anni la Direzione Sanitaria dello stabilimento di Vetriolo.

N el 1915 si trovava a Cosenza per allestirvi un servizio igienico antimalarico provinciale.

Nel novembre del 1915, data la situazione bellica, fu trasferito a Ravenna, ove rimase sino al 1925, anno in cui lasciò l'impiego per ri­tirarsi nella casa di campagna presso Belluno.

Così ebbe il tempo libero per occuparsi di agricoltura, di appro­fondire ulteriormente gli studi medici, di dedicarsi a studi scientifici e letterari, di esprimere il suo temperamento con la poesia.

Casa sua era un centro di cultura: la moglie, signora Anna Berton, era pur lei scrittrice; la figlia Carlotta, esperta e cultrice e conoscitrice di lingue straniere, coadiuvava con il padre nella traduzione in versi italiani di poesie tedesche, inglesi, francesi, norvegesi.

Fu onorato con la Commenda della Corona d'Italia ed ebbe le in­segne di Cavalier Ufficiale dei SS. Maurizio e Lazzaro.

Morì il 24 dicembre 1928. La sua prod.uzione letteraria fu copiosissima. La vedova donò alla

Biblioteca Comunale di Trento, quanto potè essere salvato dalla di­struzione che subì la casa durante l'incursione nemica dopo Caporet­to, e quanto il Fratini produsse di inedito tra il 1919 e la data della sua morte.

Così in quella biblioteca in manoscritto si possono trovare 46 volu­mi scritti con lo pseudonimo di Giovanni Loria; 18 sono di poesie originali e 28 sono di traduzioni d'autori francesi, tedeschi, ecc.

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Il Fratini fu collaboratore degli ((Annali della Società Alpinisti Tri­dent.,,, di cui era socio.

I suoi scritti: Osservazioni pratiche sopra due casi di cancro alla mammella, operati in Padova nella Clinica Chirurgica, nell'anno sco­lastico 1875-76 - Tesi di Laur~a (Feltre, Tip. Gastaldi, 1877); In oc­casione del pranzo dato dagli Alpinisti Trident. in Pieve Tesino - Di­scorso (Feltre, Idem, 1877); Una gita sotterranea sul monte Tesobo (Rovereto, Annali della S.A.T., 1977); Da Castel Tesino a Canal San Bovo, pel Monte Broccone (Milano, Ed. Lombarde, 1878); Lun­go il Senaiga (Rovereto, 1879, con 14 tav. illustr.); Sugli Antichi ghiacciai del Feltrino - Memorie (Rovereto, 1881, con 14 tav. 11-lustr.); La pellagra e l'abolizione del grano turco - osservazioni e pro­poste (Feltre, Castaldi, 1882); Corso di lezioni popolari d'igiene e medicina pratica (Feltre, Gastaldi, 1883); Sull'origine e svuotamento del Lago Nuovo e di Caoria (Rovereto, 1883); Le inondazioni in rap­porto con la salute delle popolazioni colpite (Ibid. 1883); Gli scoscen­dimenti celebri del Feltrino (Ibid., 1883); I terreni morenici e le fiu­mane (Ibid., 1883); L 'igiene delle vestimenta (1883); L 'umidità delle vesti (Bologna, 1884); Osservazioni pratiche sopra due casi di cancro alla mammella (1884); Storia di un voluminoso libro - fibroma al dor­so, asportato con la legatura elastica (1884); La guarigione radicale e senza dolore dell'onichia maligna (Piacenza, 1884); Sugli antichi ghiacciai del Feltrino - Escursioni (Rovereto, Sottochiesa, 1884); Sull'origine romana dei Tefini (Ibid., 1884); Sulla deviazione della colonna vertebra/e in seguito al portar pesi (Trento, 1885); Le valli di Primiero e di Canal San Bovo, illustrate ad uso guida (Rovereto, Sottochiesa, 1885); Sulla bonifica delle paludi della Secca, nel bellu­nese (Belluno, 1886); Lungo il Senaiga -Escursione alpina - Descri­zione e studi (Rovereto, Sottochiesa, 1886); Contribuzione allo studio dei microrganismi nel suolo - in collaborazione con il Prof Pagliani e col Dottor Maggiora - (Milano, 1887); Acqua potabile e ileo-tifo (lbid., 1888); Le classi povere di fronte alle malattie epidemiche -Prelazione al corso di epidemiologia e igiene professionale (Ibid., 1888-89); Indicatori automatici inodori per le fosse fisse (Ibidem, 1889); Sul miglior metodo di fognatura per la città di Padova (Pado­va, 1889); Il compito dell'Igiene e dell'Igienista (Trento, 1889); Una caserma in costruzione a Belluno (Perugia, 1889); I boschi conside­rati nella loro relazione colla malaria (Piacenza, 1889); Progetto di massima per la costruzione di un lazzaretto da cotruirsi a Feltre (Feltre, 1889, con Tav.); La profilassi tellurica della materia (1889);

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L 'arte del coronaio in rapporto all'igiene (Feltre, 1889, con fotogra­fie) ; Il gozzo endemico e le acque calcareo-magnesiache (Feltre, 1889); La ginnastica del contrappeso e un caso di paresi infantile (Napoli, 1889); Fisiopatologia di una centenaria e relative considera­zioni igieniche (Feltre, 1889); Ricerche battereologiche sulle acque termali di Abano (Ibid., 1889); Le classi agiate difronte alle malattie epidemiche - Prelezione (1889); L 'industria dei legnami in rapporto all'igiene (Piacenza, 1890); Il pulviscolo piombifero nelle fabbriche di Litargirio e specialmente nel/oca/e dei forni (Feltre, 1890); Gli espe­rimenti su/lavoro manuale educativo istituiti nella R. Scuola norma­le femminile di Padova (Padova, 1890); Ricerche bactereologiche sul­le supposte acque gozzifere del Co/meda in Provincia di Belluno, (Feltre, 1890); Ricerche bactereologiche sulle acque potabili di Pado­va (Feltre, 1890); Il massaggio del crasso nella stitichezza da torpore intestinale (Roma, 1890); Esperienze sull'apparecchio Bartolomei nel bagno secco a vapore (Torino, 1890, con disegno); Il medico ingieni­sta e l'ingegnere nello studio e nell'insegnamento nell'ingegneria sani­taria (Ibid., 1890); La latteria di Santa Giustina bellunese, studiata sotto il punto di vista igienico (Feltre, 1890); L 'acqua potabile propo­sta pel Comune di Pedavena - Indagini chimiche, microscopiche e ba­ctereologiche e relativo giudizio igienico (Feltre, 1890); Sulla diffi­coltà della diagnosi del tifo addominale (Milano, 1890); I dilettanti della scienza ed il progetto di una nuova scuola a F. (Feltre, 1890); Il massaggio nella diagnosi e nel trattamento di un caso di artrite d'in­certa natura (Roma, 1890); Il lazzaretto di Padova, progetto di mas­sima - In collaborazione col Dottor L. Munaron (Feltre, 1890); L 'a­sma degli operai addetti alla confezione dei semi di bachi (1890); Sul potere patogeno del suolo di Padova (1891); Il nostro piano di difesa contro il colera, con speciale riguardo alla Provincia del Friuli (1892); Norme pratiche per la disinfezione nei casi di malattie infetti­va (1892); Vetriolo, stabilimento termale climatico (1892); Relazione sull'igiene e sanità pubblica nella Provincia di Udine durante il1893-95 (1895); Inchiesta sull'Istituto degli esposti a Udine (1898); Intime voci-Pseudonimo: Giovanni Loira (Feltre, 1900); Rime allegre- idem (Feltre, l 90 l).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 467-469 ; Brentari: Guida Trent. l , pag. 217; L. Cesarini Sforza: Studi Trent.», 1929, f. l , pagg. 73 e ss.; A. De Gubernatis: Di­ctionnaire des Écrivant. etc., pag. 553; Primiero di ieri e oggi, 1956, pag. 125).

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FRATINI DOTTOR GIANMARIA, medico, figlio del sovramenzio­nato dottor Fortunato. Allo scoppio della guerra del 1915 si arruolò volontario e fu comandato a prestar servizio nell'ospedale militare di Genova. Qui incontrò un morbo che lo condusse alla morte il 17 ago­sto 1918, stroncandogli un'attività certamente degna del curriculum del padre. Lasciò: Deviazioni etniche e varietà patologiche del tipo fi­sionomico negli alienati (Udine, Tip. D. Del Bianco, 1909).

(L. Cesarini Sofrza: «Studi Trent.», 1929, f. l , pag. 74).

FRONER RAG. GIOVANNI nato a Roncegno il 15 marzo 1860 e quivi deceduto il 16 ottobre 1950. Fu per diversi lustri il responsabile primo dell'amministrazione comunale della sua cittadina ed operò, anche come albergatore, sì da incrementare lo sviluppo turistico e ter­male del noto piccolo centro.

Mandò alle stampe: Impianto e tenuta della contabilità comunale col giornale mastro americano, accessibile a tutti (Trento, Tip. Na­zionale, pagg. 6 3, m od. 7); La contabilità comunale ed il giornale mastro americano accessibile a tutti. Manualetto teorico pratico con 7 modelli di registrazione (Trento, Art. Graf. Tridentum, 1929, 8°, pagg. 61).

FUGANTI CESARE nato a Tonadico 1'11 gennaio 1867 da Felice e Bartolomea Cemin di Siror. Suo padre, vistasi distrutta da un in­cendio la sua casa in Tonadico, decise di emigrare unendosi probabil­mente alla tornata d'emigrazioni ch'ebbe luogo in quegli anni settan­ta.

Venduti i suoi immobili si diresse, con la moglie e i sei figli, verso il Sud America. Durante il viaggio morì, quando il figlio maggiore, Ce­sare appunto, aveva appena dieci anni.

Superate le prime inimmaginabili difficoltà la famiglia prese respi­ro, tanto che Cesare nel 1890 si sposò a Porto Allegre.

Si stabilì a Santa Maria nello Stato del Riogrande del Sud ove in­crementò una prima azienda agricola ch'ebbe poi un grande sviluppo.

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Aprì poi delle Case Commerciali con negozi ricchi d'ogni tipo di merce a Londina, a Maringà nel Paranà, a San Paolo, a Rio de Ja­neiro. A Londrina sviluppò una grossa azienda agricola di oltre 8000 ettari: la <<Fazenda Tres InmiosJJ, con allevamenti di bovini, suini, equini, piantagioni di caffè, granaglie, molini, segherie. Tutto ciò con alle spalle un ben organizzata struttura commerciale che si espande in tutto il Brasile, in Europa, in Asia.

Per le sue attività fu considerato un pioniere ed il governo lo grati­ficò con il titolo di commendatore.

Morto il primo dicembre 1949, trasmise la sua attività ai figli Giu­lio, Giorgio ed O scar, che la mantengono in efficienza.

Ricordò il paese natale devolvendo un considerevole contributo per la costruzione della locale Scuola Materna.

(((Voci di Primiero», 1950, n. 4; Primiero di ieri e oggi, pag. 86).

FUSIO BARTOLOMEO, di Borgo. Fu prima giudice ed avvocato poi, nel 1613 entrò nei Teatini in Venezia. Fu convincente predicato­re. Papa Urbano VIII (1623-1644) lo nominò suo Commissario e Vi­sitatore Apostolico presso varie Curie e Corti d'Europa. Erano i tem­pi in cui il papato si trovò coinvolto nel processo a Galilei e alla con­danna di Giansenio non solo, ed ebbe ad inserirsi nella difficile situa­zione politica creatasi a causa della successione di Carlo V.

Il Papa lo designò «in pectore)J vescovo di Nepi, ma il Fusio morì prima della effettiva destinazione.

(Montebello: o.c., pag. 297).

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G

GADENZ TULLIO, poeta, nato a Fiera di Primiero il 19 aprile 1910. Frequentò le scuole medie a Rovereto e poscia studiò legge a Padova e la esercitò a Milano.

Si dedicava alle pandette per senso del dovere, ma l'anima sua vi­veva nel tormento artistico ch'egli, per senso di naturale modestia, cercava di nascondere agli altri e forse anche a se stesso.

La vita artificiosa della metropoli lombarda, e tormentosa in quegli anni di guerra, pesava sul suo spirito di poesia, familiare ai colloqui solitari o con i maestosi personaggi che nei tardi tramonti vagano per le vette dolomitiche o con le ombre dei boschi romiti.

La sua produzione sarebbe stata ricca di sensi e di sentimenti se la morte non lo avesse colto tragicamente nel pomeriggio dell'otto aprile 1945.

La sua salma fu rinvenuta sul sentiero che oggi porta il suo nome e che da fondo valle costeggia, tra spessi e cupi boschi, il Cismon, e sale sino a San Martino.

È ormai eccepita comunemente la versione secondo la quale sareb­be stato ucciso da un ignoto soldato germanico, a tradimento quasi, con un colpo alla nucca, allo scopo di rapirgli quanto portava con sè: la borsa in cuoio, la stilografica, l'orologio.

Un episodio di guerra che ha strappato in Primiero una pianta d'alloro che vigorosamente germogliava.

Di lui abbiamo ritrovato: Cavalcata crepuscolare («Trentino>>, maggio 1927, pag. 96); Cimitero di guerra (Ibid., dicembre 1927, pag. 276); Incantesimi (Ibid., dicembre 1928, pag. 419); Le aquile -Pala di San Martino- Spigolo S.O. - Via Zagonel (Brennero dell'ot­to gennaio 1931 e ripubblicato su «Primiero di ieri e di oggi», 1956, pagg. 177-179); Il Cimon della Pala - Relazione al Concorso Ascen-

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sioni Alpine (Brennero del 21 gennaio 1931); Mattino d'inverno a Passo Rolle («Trentino», gennaio 1933, pag. 15); La valle di Primiero (Ibid., marzo 1933, pag. 111); Colbricon (Ibid., luglio-agosto, 1933, pag. 303); Ricordo (Ibid., luglio-agosto 1934, pag. 251); Il cuculo (Ibid., pag. 251); Vento sugli alberi - Liriche (Rovereto, Tip. Delfi­no); Melodie della sera (Melodie- Cipressi Romani- Rintocchi), rac­colta di poesie edite dalla Prora di Milano, 1939; Il Mattino (poesia pubblicata postuma su «Montanara», 1939, pag. 33).

(M. Galvagnini: T.G., poeta lirico su Gazzettino del 27 maggio 1948; A. Zane­te!: T.G. L'usignolo solitario della Dolomiti, «Montanara», 1949, pagg. 32-33; A. Simion: Primiero oasi di pace, pagg. 131, 132).

GADLER ARCANGELO GIOVANNI, giornalista, nato a Zivigna­go, il 9 settembre 1880 da Stefano e Groff Maria. Iniziò la sua carrie­ra giornalistica nel 1905 entrando nella redazione de il ((Trentino>>.

Fu poi per molti anni collaboratore e quindi coredattore di ((Vita Trentina>>. I suoi scritti apparsi spesso con gli pseudonimi di Franco, Novello, o Vico di Torre Vanga, svolti in 39 anni di attività giornali­stica, formerebbero dei ponderosi volumi, se raccolti. Collaborò an­che a ((Strenna Trentina>>.

Su Vita Trentina redigeva la ben nota ((Rubrica dell'Erborista>>. Conoscitore di diverse lingue straniere era prodigo di consigli e di

aiuto verso i suoi numerosi amici studenti ed universitari. Qualche volta scriveva, esprimendosi saporosamente, in vernacolo.

In due edizioni uscirono ((Le piante nostre amiche)) (l Ed. Trento, Ar­tigianelli, 1938). Sue sono ((Effemeridi Storiche Trentine)) (Rovereto Tip. Ugo Grandi, 1911, 8°, pagg. 216).

Si spense in Trento 1'8 gennaio 1944.

(A de Gentilotti in Vita Trentina del 27 gennaio 1944).

GAIGHER ORAZIO, pittore, nacque a Barco il 20 aprile 1870. Trascorse la sua fanciullezza a Cortina d'Ampezzo ove suo padre si

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era trasferito come insegnante. Seguiti i corsi di medicina si laureò in lnnsbruck ed aperse a Salisburgo una clinica di cui egli stesso ne fu il direttore. Tuttavia la sua indole e la sua sensibilità fu sempre attratta dall'arte e solo per non tradire le attese della famiglia si dedicò alla medicina raggiungendo anche in questo campo buon esito.

Un giorno decise di dedicarsi tutto alla pittura e per perfezionare la sua tecnica di autodidatta frequentò scuole accademiche a Londra e a Parigi, ove incontrò ottimi maestri quali Umberto Herkomer, Lefe­bvre, Roberto Fleury, Eugenio Carrière. Passato in Spagna divenne amico di Gioacchino Sorolla.

Girò l'Europa e nel 1926 andò in Argentina e da là raggiunse la Patagonia. Raccolse ovunque suggestivi paesaggi, specie in Patagonia ove si espresse interpretando quei misteriosi squarci e panorami.

Compose anche qualche lavoro di carattere religioso ed a lui vien attribuita una pala d'altare della chiesa di Pieve Tesino. Altri suoi la­vori sono proprietà delle chiese di Barco, di Torcegno, di Villabassa in Alto Adige e di Salisburgo.

La sua specializzazione pittorica però la espresse nel ritratto. Ne eseguì oltre duecento, in Europa, in America. Fu spesso ospite in Va­ticano ove compose i ritratti di Pio X, di Benedetto XV, di Pio Xl, di molti cardinali e vescovi. Anche il vescovo di Trento, il compianto Mons. Endrici, posò per lui.

Partecipò a molte mostre internazionali, ottenendo lusinghieri com­menti dalla stampa d'ogni paese.

Integrò la sua attività eseguendo anche degli «ex libris)) in acqua forte.

I suoi ultimi anni li passò a Madonna di Campiglio, durante la sta­gione estiva, e a Merano durante quella invernale. Tenne la residenza a Merano per circa 30 anni, durante i quali aveva ricoperto la carica di Presidente degli Artisti della provincia di Trento e Bolzano.

A Merano morì nel 1938.

(Gerola: Art. Trent. Est., pag. 13; L . Servo/ini: Dizion. ili. incisori ital. mod. e contemp., Gi:irlich, Milano, 1955, pag. 352; Vita d'Arte, 1908, pag. 350; The Stu­dio, 57, 1913, pag. 331 ; Ars et Labor, 1911, pag. 480, di M. Morasso; Thieme etc., 13,pag. 73, ed. 1920; Comanducci: Dizion. ili. etc., III-IV Ed.; A. Gorfer: Le Valli del Trentino Occ., pag. 803; Idem: Le valli del Trent. orient., pag. 872; Mattei: Pie c. E n ciel. Trent., pag. l O l; G. S ca nn i in Vita Trentina, 8 ottobre 1970).

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GALICI LISANDRO, pittore, di Pergine. La famiglia Gallici da Cremona si trasferì nel Trentina verso i primi del cinquecento. Si ha infatti che nel secondo decennio del cinquecento a Sevignano si con­trattava con Giacomo Antonio Galici per lavori di pittura e indoratu­ra di un'c(anchona del A/tar Grande de la Giesia di San Nicolò)).

A Pergine della stessa famiglia troviamo il pittore Lisandro, figlio del ((M.ro Giacomo de Galicii del borgo di Pergine)).

Il 2 febbraio del 1982, il pittore Lisandro viene investito dal vice Capitano del Castello, Samuel Semon, di una casa ((discopertaJJ e di un piccolo orto attiguo. A Pergine sposò ne/1584 una Domenica An­na figlia del fu Benedetto Zambait ((callegarOJJ bergamasco, trasferi­tosi egli pure in Pergine.

La famiglia Galici fu particolarmente dedita alla pittura in quanto pare che ad essa appartenessero anche gli artisti Nuzio e la di lui fi­glia Fede Galicia.

Il Weber ritiene che Lisandro lavorasse nella chiesa Parrocchiale di Santa Maria di Baselga di Pinè, nel 1565.

(Weber: o.c., pagg. 13 e 132; Arch. Arcipret.: Urbario di Castel Pergine).

GALVAN EGIDIO nato a Borgo il 25 maggio 1873 da Carlo e Giovanna Masina. Aiutava il padre nei lavori agricoli. Durante il tempo libero riuscì, con attrezzatura rudimentale, a costruirsi una fi­sarmonica. Il lavoro fu apprezzato da un costruttore di strumenti mu­sicali di Bolzano il quale volle con sè il Galvan.

Nell'anno 1901 tornò a Borgo dove iniziò a lavorare da indipen­dente. La piccola fabbrica di fisarmoniche si ampliò sì da dare lavoro ad una quarantina di operai, e si andò sviluppando con la costruzione di armonium. Questi strumenti, di robusta fattura e di buona sono­rità, venivano spediti in tutte le parti d'Italia, in Austria, Germania, Svizzera.

Nel 1905 gli fu attribuita la medaglia d'oro all'Esportazione Uni­versale del Belgio. Morì il 27 febbraio 1944, ma il figlio Ettore ne continuò l'attività. Gli armonium «Galvan» vinsero il «Diploma de Honon1 al concorso di Caracas, nel 1949. Ora gli strumenti vengono piazzati in tutto il mondo.

(P. M. Levri in «Studi Trent.», 1968, fase. 3, pag. 380; R. Galvan in notizie ma­noscritte).

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GARBAR! TULLIO, pittore, nato a Pergine il 14 agosto 1892 e morto a Parigi 1'8 ottobre 1931. Suo avo era Garbari Gioachino na­to a Caldonazzo nel 1824 il quale, essendo allora sindaco di questa borgata, accolse le truppe del generale Medici (1886) come si conve­niva ai sensi delle sue idee nazionali, compromettendosi col regime austriaco. Il nostro pittore stesso si arruolò come volontario, nel 1915, nell'esercito italiano, ma le commissioni mediche non lo riten­nero idoneo ai servizi di linea.

Frequentò l'istituto tecnico di Rovereto e quindi passò all'Accade­mia di Venezia. Fu del gruppo di «Cà PesarOJJ, con Moggioli, Nino Rossi, Semeghini. Nel 1919 tornò a Parigi e si dedicò a studi umani­stici. Nel 1924 si stabilì a Trento ove svolse una intensa attività arti­stica.

Nel 1931 si trasferì a Parigi ove entrò a far parte del gruppo «Rei­nassance)).

Tra le sue opere: La famiglia del carradore; Umiltà; Giovanna; Paesaggio Trentina; Madonna con Bambino; Trionfo di San Tom­maso; Natura morta; L 'aratura,· Figure; La Famiglia; Il Pigiatore; Testa retica; La corte delle colombe; La contadina dal grembiule rosso; San Cristoforo; Composizione; Il Pastore; ... ed un'infinità d'altri lavori.

Come xilografo compose tra l'altro due Scene Campestri per la mostra di Amsterdam (16 maggio- 7 luglio 1936) e sei Scene campe­stri (Milano Anonima Ed. Arte, 1930).

Si occupò di studi di fùosofia, teologia e letteratura collaborando con scritti sulla stampa locale e lasciando compioso materiale mano­scritto. Collaborò a «Voce)) di Soffici e Papini.

Delle sue opere talune stanno in Musei Nazionali, nel Museo Dio­cesano di Trento, nella Galleria di Cà Pesaro a Venezia e presso suoi eredi.

Partecipò a molte mostre tra le quali la Collettiva Zanin, Oppi, Garbari a Milano nel 1923; l'Internazionale di Venezia nel 1928; il Salon de la Renaissance di Parigi nel 1931.

Suoi lavori furono presenti nella Biennale di Venezia del 1932, nel­la Triveneta di Padova nello stesso anno, durante la quale gli fu de­cretata la medaglia d'oro; nella Galleria del Milione a Milano nel 1936, ove furono esposti una cinquantina dei suoi quadri; nella qua­driennale Romana del 1948; nella Galleria Gianferrari di Milano nel 1949; nella ((Primi Espositori di Cà Pesaro)) in Venezia nel 1958.

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Suoi quadri apparvero anche in qualche mostra a Varsavia, Cro­covia, Vienna.

(La Biennale di Venezia, 1933, pag. 161; Exposition des peintres Zanini, Oppi e Garbari, Milano, 1933; Domus, Milano, 1931 ; L 'Ambrosiano, Milano, 28 ottobre 1931; G. Cerrina: in «Provincia di Bolzano», 20 agosto 1933; Severini: in «Casa Bella>>, Milano novembre 1932; V. Costantini: Scultura e pittura Italiana contemp., Milano, 1940; G. Rotta: Art. dell'800 e del 900, Bologna, 1938; E. Padovano: Di­zion. Art. Contemp., 1951, pagg. 146 e ss,; E. Mastrolonardo: in Meridiano, Ro­ma, 3 settembre 1939; L. Servolini: Dizion. Incis. Ital. Moderni e contemp., Mila­no, 1955; Galletti e Comesasca: Enciclop. Pitt. Ital., 1951; U. Nebbia: Pittura Ital. del 900, Milano, 1946; S. Branzi: in Osservatore Politico ed Econom. Bologna, 1961 ; Comanducci: Ed. I-II-III-IV; G. Polo: in <<Voci Amiche», Borgo, settembre 1966; G. Pancheri: Nel X anniversario della morte - L 'Adige, 1953, n° 30 l; C. Piovan: Biblioteche e Musei, 1931, IV, pag. 374; «Studi Trentini»: 1931, f. 3, pag. 2 75; Ibidem: 1931, f. 4, pag. 3 75; Ibidem: 1932, f. 4 pag. 30 l; Vita Trentina del 23 gennaio 1939).

GAROLLO (GAROLO) GOTTARDO, storico e geografo, nato a Levico il 20 gennaio 1850 e spentosi a Milano il 18 settembre 1917. Completati gli studi medi ed universitari si dedicò all'insegnamento via via nei ginnasi di Ravenna, Viterbo, Oneglia. Nel 1879 è ordina­rio al R. Istituto Tecnico di Udine e nel 1882 passò nell'omonima scuola di Milano. L'Ambrosi lo definisce ((uno dei più diligenti e ope­rosi scrittori, di che si loda il TrentinOJJ.

Ecco la sua produzione: Gli Ostrogoti prima della loro venuta in Italia (Padova, Tip. Minerva, 1872); Teodorico, re dei Goti e degli Italiani (Firenze, Tip. Gazzetta d'Italia, 1879); Padre Antonio Zuc­che/li, missionario nel Congo - Lettura presso l'Accademia di Udine (Udine, 1881); Stanley e Brazzi al Congo - Conferenza presso la So­cietà Geografica Italiana (Milano, 1883); Degli Abitanti e dei prodot­ti del Sudan- Conferenza (Roma, 1885); La Terra, Manuale di Geo­grafia di Alfeo Pozzi, rifatto da G. G. (Milano, 1886); Notizie geo­grafiche e statistiche premesse all'edizione dell'Atlante geografico del Dr. Kierp (Hoepli: Ed. 1887, Ed. 1889); Atlante Geografico e Storico dell'Italia (Idem, 1890); Uno sguardo alla Terra - Geografia popola­re (Milano, Vallardi, 1890-1892); Piccola Enciclopedia Hoepli (Mila­no, 1890), della quale fu il Direttore e per la quale fu insignito del ti­tolo di Cavaliere della Corona d'Italia; Dottor Cav. Giulio Monse'zise - Necrologio (Rovereto, Sottochiesa, 1900); Geografia elementare -

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Libro di testo ad uso delle scuole medie (Hopeli, 1906-1910); Gli Stati del Mondo: Dizionario biografico universale (Idem, 1907); Gli Stati del Mondo: notiziario statistico ed economico in base ai dati più recenti (Idem, 1910); Dizionario geografico universale, composto con la collaborazione di Lorenzo Anig e ristampato nel 1929 con in dati del dopoguerra (Hoepli).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 354; A. P. in «Studi Trentini», 1921, fase. l, pag. 68; A. De Gubernatis: Dictionnaire intern. etc. pag., 690).

GASPARIS (DE) GIOVANBATTISTA DE MONTENOVO, stori­co e riformatore delle scuole in Austria. Nacque a Levico il 18 agosto 1702. La famiglia si era stanziata a Levico da quando suo nonno Giambattista, oriundo di Pinè, vi si era recato in qualità di luogote­nente vescovile.

Compiuti gli studi elementari nella sua cittadina, passò nelle scuole di Grammatica presso i Gesuiti in Trento. Nel 1720 si laureò brillan­temente in diritto civile e canonico a Innsbruck.

Nel 1722 intraprese la carriera ecclesiastica, ma dovette stroncarla a causa della morte del padre e dovette assumersi la responsabilità materiale ed educativa dei suoi sei fratelli minori. A Levico si fermò per cinque anni superando difficoltà economiche inenarrabili.

Nel 1729 fu assunto come ((gentiluomo)) al seguito dell'Ambascia­tore Imperiale a Venezia, posto al quale ben presto rinunciò. Lavorò invece, dalle 12 alle 14 ore al giorno, come traduttore per conto delle case editrici veneziane e padovane. Così ebbe modo di ampliare la sua cultura e di venir in contatto con le migliori menti dell'Ateneo pa­tavino. Passò poi a Milano come segretario della contessa Clelia Bor­romeo.

Fu quindi a Trento, chiamatovi dal provicario vescovile, il quale desiderava ch'egli si dedicasse alla costituzione di un centro di studi storici. Ma il vescovo era sordo a tali proposte. Il de Gasparis ac­cettò dunque con tutto entusiasmo la cattedra di Storia nel collegio benedettino di Ettal, in Baviera.

Qui non si fermò molto, attirato come fu dal desiderio di passare a Salisburgo ove la corte dell'Arcivescovo Leopoldo Eleuterio Firmi an

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era un cenacolo di lettere ed Arti ed ove avrebbe trovato altri trentini di chiara fama.

Durante la permanenza a Salisburgo per le sue idee rinnovatrici, che lo tenevano schierato con l'abate e storico Muratori, col quale te­neva un'assigua corrispondenza, si trovò a cozzare contro la staticità artistotelica, e di comodo, imperante in quella Università.

Condensò allora il suo illuministico pensiero in Vindiciae adversus Juviavienses (stampate a Venezia, Tip. Pasquali ed uscita a Colonia presso Pietro Marteau, MDCCXLI) opera impegnata nei concetti espressi in perfetto latino classico e che ebbe grande risonanza in tut­ta Europa. L'Arcivescovo stesso ordinò che gli studi dell'Università salisburghese venissero riformati secondo le linee programmatiche enunciate dal De Gasperis.

A Salisburgo scrisse anche la storia dell'eresia luterana svoltasi in quell'Arcivescovato, ma il Firmian ne pose il veto per la pubblicazio­ne, onde non urtare più oltre persone ancora viventi.

Pensò allora di accettare la proposta che gli venne offerta nel 1741 dal Vescovo di Kulm, Gran Cancelliere della Corona, che pare gli proponesse di scrivere la Storia della Polonia.

Partì da Salisburgo nel 1742 e gli si aprì un periodo di guai, bloc­cato come fu dal vagare delle truppe durante la guerra di successione. Fu ospite or qua or là a Praga, a Dresda, a Lipsia. Tornò a Salisbur­go, ove trovò l'aria cambiata, si rimise in viaggio per Vienna ed altre località, mai trovando una posizione di tranquilla stabilità ... finché decise di accettare la nomina di Auditore Generale del Principato di Castiglione delle Stiviere.

Così potè, finalmente, tornare in Italia. A Castiglione arrivò nel 1757 e si trovò subito avviluppato in grovigliati affari. Dovette far imprigionare il suo predecessore e processarlo per malversazioni. Il processo lo condusse con eccezionale competenza, ma con la con­danna del reo si attirò gli odi dei manutengoli segreti di costui. Per rappresaglia essi imbastirono contro di lui, «Con ispergiuri e testimo­nianze false, fatti inventati di sana pianta di ogni genere)), una tela subdola di accuse. Sottoposto lui stesso ad un processo non solo ne uscì pienamente assolto, ma la sua fama ne fu accresciuta per la sua brillante autodifesa, pronunciata davanti all'imperatrice stessa, Maria Teresa, a Vienna.

Con l'assoluzione si accompagnò la proposta fattagli dall'impera­trice di coprire la cattedra di Storia all'Università di Vienna. Fu no-

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minato Consigliere di Reggenza e poi si ebbe la Sovraintendenza agli Studi di Umanità.

Innaugurò le sue lezioni universitarie il 5 novembre 1759 ed iniziò quell'attività di riformatore che fu incisiva nella scuola mitteleuropea. Naturalmente non gli mancarono ancora le angustie, le polemiche, le difficoltà, ma tutto seppe superare con la sua immutata tenacia co­struita e sostenuta dalla sua cultura.

Nel 1767 scrisse per l'Accademia delle Scienze di Baviera l' Histo­ria critica de forma Boiorum ducatus sub stirpe Agilofingica, opera che gli valse la nomina a socio. In quello stesso anno, per onorare la guarigione dal vaiolo dell'imperatrice scrisse un poemetto di 110 ver­si: Soteria Augustalia. Sotto il titolo di Verii generis carmina rag­gruppò sue poesie latine e italiane.

Orami la sua salute andava declinando. Morì «per infiammazione di cerebro>>, il 27 ottobre 1768.

Negli ultimi giorni della malattia, preso da un eccesso di febbre e di sconforto, bruciò tutti i manoscritti ch'eran pronti per la pubblica­zione, tra cui l'importante De Causis.

Il fratello, padre Lazzarò (V. sotto) curò la pubblicazione postuma di quanto potè raccogliere.

Gian Battista si era sposato nel l 761 con Maria de Herling, figlia di un Consigliere di Reggenza. Fu lei che amorevolmente lo sostenne e lo curò e che volle sulla sua tomba apporre questa significativa epi­grafe:

IOH. BAPTIST AE ALOISIO DE GASPERIS l A NOVO MONTE TRIDENTINO/EX PUS NOBILIBUSQUE PARENTIBUSI ANNO MDCCII-IV­

NONASI AUGUSTI NATO l QUI LITTERIS A PRIMA AETATE l ADDU­CTUS OMNIGENAM l ROMANAMGRAECAM ESTRUSCAMIERUDIZIO­NEM COMPARAVIT l COMPLURIBUS ITALIAE AC GERMANIAE l AC­CADEMIS COOPTATUS l LITTERATORUM ET ILLUSTRIUM DIGNITA­TIBUS l VIRUM UBIQUE AMICITIIS FLORUIT l IN AULIS ETIAM PRIN­CIPUM SPECTATISSIMUS l VARIA SIBI COMMISSA MUNERA l OB ELE­GANTIOREM STUDIORUM INSTAURATIONEM l OB IPSAM VERITATIS CAUSAM IMPAVIDE l ADSERTAM l OB PUBBLICA PRIVATAQUE IURA

VINDICATA l ADVERSAM ALIQUANDO FARTUNAM l EXPERTUS l IN­GENTI MARIAE THERESIAE AUGUSTAE l BENEFICIO EXCELSI REGI­MINIS l AUSTRIAE INFERIORIS CONSILIARIBUS l ET IN VINDOBO­NENSI GYMNASIO l HUMANIORUM LITTERARUM l AC HISTORIA­RUM PROFESSOR RENUNCIA TUS EST l INTEGRO TUM DECENNIO l LABORIBUS LICET ATTRITUS TRANQUILLE l VIXIT l AST INVIDA

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MORS l MORS HEU TANTUM VIRUM l RELIGIONE ET PIETATE OMNI­

QUE VIRTUTUM l GENERE INSIGNEM l VINDOBONAE RAPUIT VI KAL

NOVEMBRIS l ANNO AERAE VULGARIS MDCCLXVIII l IN METROPO­LITANO TEMPLO APUD l SANCTAM TECLAM l HOC AMORIS FIDEI­QUE MONIMENTUM l CLARA MARIA DE HAERING l MAESTISSIMA VIRO SUO l BENEMERITI l P.C.

Oltre ai lavori sopra segnalati ci restano di lui: Specimen disserta­tionis de Xenophonte Ephesio (Colonia, 1741); Positiones Juridico­Historicae de Systemate Imperii Romanorum Germanici (Vindobo­nae, Kaliwoda, MDCCLXIV, opera ristampata nel 1770); E compa­rata cum disciplinis aliis historiarum praestatia (Vindobonae, Trat­tenr, 1759), prelezione pronunciata all'atto di assumere la cattedra a Vienna; Archiepiscoporum Salisburgentium res aduque Westfalicos conventus in Luteranismum gestae (Venezia, A. Zattam, MDCCLXXIX), pubblicata postuma; Instructo pro scholis humanio­ribus, che contiene le norme della riforma scolastica introdotta uffi­cialmente in tutte le scuole della Monarchia con decreto di Corte del 4 febbraio 1764. Il dottor R. Peinlich la pubblicò in «Jahrbuch der Lehranstalt, Graz, (1871).

La seconda parte dell'opera Archiepiscoporum Salisburgensium etc. fu pubblicata in versione tedesca a cura di Fr. Xav. Huber, col ti­tolo: Akten Geschicte der beriihmtem salzburgischen Emigration (I 790).

(Montebello: o.c., pag. 355; Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 57, 80, 94; Am­brosi: Somm. Stor., pag. 187; A . Getto: Castel Selva e Levico etc., pagg. 385-403, 456-457 ; Idem: Uno storico trentino muratoriano e riformatore delle scuole in Au­stria in «Studi Trentini)), 1950, f. 1-2, pagg. 32-71; f. 3, pagg. 358-383 ; 1951, f. 2, pagg. 55-90; f. 3, pagg. 211 -240; Anonimo (V. sotto: P. Lazzaro): Della vita, degli studi e degli scritti di G.B. de G. trentino, Venezia, MDCCLXX, tip. Antonio Zat­ta; C. Frati: Lovod. Ant. Muratori nelle sue relazioni col P. G. G. Trombelli e con G. B. Gasperi, in Collectanea etc. in onore di Leone Olscki, Monaco, 1921).

GASPARIS (DE) PADRE LAZZARO, domenicano, di Levico e fratello di Giam Battista. Uomo di vasta erudizione e saggezza, fu va­lido collaboratore e consigliere del fratello, del quale fu spesso ospite.

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Scrisse sotto l'anonimato: Della vita, degli studi e degli scritti di G. B. de Gasperis, trentino (Venezia, Antonio Zatta, 1770); Difesa del Cardinal Cristoforo Madruzzo Vescovo e principe di Trento contro Natale de' Conti (Venezia, A. Zatta, 1763).

(Montebello: o.c., pag. 355).

GASPERI PROF. RICCARDO nacque a Caldonazzo 1'8 agosto 1914 e, colto da improvviso malore, decedette il 2 novembre 1977, quand'ancora gli inchiostri necessari a stampare questo «Dizionario» non erano del tutto consumati.

Nato da famiglia indigente assai, egli dimostrò come con il proprio lavoro e con ferrea volontà ci si può costruire una vita di prestigio. Fornitosi di diploma magistrale, iniziò quella sua carriera di inse­gnante che durerà 42 anni, come maestro elementare a Barco. Lau­reatosi nel frattempo fu professore di lettere nel Ginnasio liceo «Prati» di Trento e quindi nell'Istituto magistrale della stessa città.

Critico d'arte tenne, tra l'altro, sul quotidiano ((L 'AdigeJJ, per diver­si anni, la recensione sulle «prime visioni» dei prodotti cinematografi­ci, sottolineando con gusto e competenza, con argute e sane osserva­zioni artistiche, socio-morali ed estetiche, quanto di migliore e di peg­giore si rifletteva sugli schermi cittadini, fornendo ai lettori un giudi­zio obbiettivo e corretto, che serviva a molti come ottimo orientamen­to.

Caldonazzo ricorda ancora il giovane studente ed il giovane pro­fessore fattosi anima della locale filodrammatica nei tempo in cui i giovani erano attratti più dal «fare>> che dal «contestare>>.

Scrisse, oltre alle numerose collaborazioni con la stampa locale, Per Trento e Trieste l'amara prova del 1866 (Trento, Saturnia, 1968). Si tratta di due grossi volumi, frutto di intelligente ricerca sto­rica, e che riflettono gli eventi e i sentimenti della nostra popolazione durante la spedizione, in Valsugana, della divisione Medici.

La sua scomparsa, lutto della scuola e della cultura trentina, venne dolorosamente annunciata dalla nostra stampa regionale.

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GENTILI MARIA GIUSEPPE, nacque a Pergine e nella sua bor­gata servì gratuitamente quale archivista per ben 18 anni. Agli effetti della conoscenza storica e delle vicende locali sono utilissime le anno­tazioni che via via stillava a margine dei libri dei sindaci. Lasciò an­che delle memorie in merito alla spartizione delle spese che le comu­nità doveva sostenere causa l'invasione francese, quand'egli per il be­ne pubblico dovette accettare la gravosa carica di Deputato plenipo­tenziario per Pergine e Caldonazzo. Morì nel 1851 e la rappresentan­za comunale stabilì di porre nella chiesa parrocchiale una lapide con la seguente iscrizione:

ALLA MEMORIA l DEL NOBILE l GIUSEPPE MARIA GENTILI l A

MARTINSBRUN l PERGINESE l UOMO INTEGERRIMO l FILANTROPO

DOTTO E PIO l OTTIMO MAGISTRATO l COL CONSIGLIO E COLL'OPE­

RA l IN TEMPI CALAMITOSI l GIOVÒ ALLA PATRIA l ARCHIVISTA E

SINDACO l DILIGENTISSIMO l NE RACCOLSE CUSTODÌ l LE ANTICHE

MEMORIE l NE PROPUGNÒ I DIRITTI l IL COMUNE DI PERGINE l RICONOSCENTE.

NOTA: la famiglia Gentili proveniva da Castel Tesino. Il cognome con l'andar dei tempi si tramutò in Zentile.

(P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pagg. 182, 183).

GIACOMO ANTONIO, pittore, di Pergine (?). Il 16 dicembre 1534 lo si trova a Trento nello studio del notaro Patone come teste in una compravendita. Potrebbe essere un Giacomo Antonio de Galitiis da Cremona, che pare si sia stabilito a Pergine (Vedi Galici Lisan­dro), come potrebbe essere un m.r. Giacomo di Trento, pittore, socio di Jacopo da Ponte.

(Weber: Studi Trentini, 1928, pag. 139; Arch. Star. Trentina: Not. Patone; Arch. Trento, XXII, 129; E. Gerola in «Tridentum», X, pag. 167).

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GIANETTINI DOMENICO di Levico. Nel 1635 fu creato parroco della sua Pieve natale. Fu uomo di grande pietà e carità: fondò un ospedale in Levico e una chiesa con beneficio a Selva. Fu Protonota­rio Apostolico, Cancelliere dell'Arciduchessa Claudia e nel 1646 fu fatto Canonico in Trento. Morì a Roncegno nel 1647, all'età di anni 58. La sua salma fu tumulata in Levico.

(Montebello: o.c., pag. 358).

GIONGO FRANCESCO ANTONIO, scultore, nato ai Gionghi di Lavarone, verso il 1720. Avendo sin da piccolo manifestato grande inclinazione verso il disegno, fu mandato a Trento ove imparò dise­gno e scultura. Della sua vita poco si conosce. Delle sue opere la maggiore fu la Fontana del Nettuno sita in Piazza del Duomo in Trento, che scolpì con l'aiuto dello scultore Stefano Sulterio di Como. L'opera fu portata a termine nel 1769. Su un supporto di base v'era­no circoscolpite queste parole: «Magnijìcum hunc Fontem Cum Aquarum Perpetuo Cursu Desperantibus Ombibus Franciscus An longo Tri. us FecitJJ, con le quali lo scultore manifesta più la soddi­sfazione d'aver risolto il problema delle tubature dell'acqua, che altri non seppero risolvere, che non l'aver dato alla città una brillante ope­ra d'arte.

Per Lavarone intagliò un Crocefisso in legno e due Angeli. Per l'altar dell'Addolorata del Duomo nel 1659 fuse quattro vasi

per i fiori. Nel 1760 ripulì l'antipendio dello stesso altare. A lui è at­tribuita la fontana della Villa Salvadori a Gabbiolo, ora distrutta. A lui fu attribuito l'altare di marmo della chiesa di Sant'Anna, sempre in Trento.

La moglie Catterina gli morì a 44 anni il 17 maggio 1767 e fu se­polta in Santa Maria e lui la seguì il 20 febbraio 1776.

(Bibl. Com. Trento: ms. 1207: 1207, 427, 2111, 161 ;A rch. cap. Capsa, o; Arch. cons. n. 3949; 549, 3701 , 3699, 4320, 3551, 3727; Albertini: La Fontana del Net­tuno a Trento: Studi Trent. 1929, pag. 97; Weber: o.c., pag. 141; Ambrosi: Scritt. Art., pag. 159; Proner: Med. trent., pag. 265; Pacher: Trento nell'Arte, pag. 33; G. Emert, L. Menapace: Monumenti del Trentino, pag. 192).

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G IOVANELLI FRANCESC' AN TON IO di Canal San Bovo fu Consi­gliere Aulico a Vienna. In Vienna morì nel 1759.

(Montebello: o.c., pag. 428).

GIOVANNI DE STRIGNO: il 15 febbraio 1612 lo si trova notaro e cancelliere in Pergine, ove stende un atto col quale si sancisce che «li masi posti e giacenti alla Costa, a Casaline e a Vigalzano)) debba­no continuare a fruire delle «antique libertà e ragioniJJ.

(P. de Alessandrini in Memorie di Pergine, pag. 24).

GOIO PROF. AUGUSTO, poeta e scrittore nato a Bludenz (Vo­ralberg). Suo padre,Dionisio, era di Levico ove era nato il 13 settem­bre 1851, ed era magistrato. Così Augusto, seguendo il padre, passò l'infanzia e la prima giovinezza a Livinallongo, a Cavalese, a Rovere­to.

Compiuti gli studi medi si addottorò in lettere a Innsbruck. Di sentimenti italiani fu tra gli internati di Katzenau (1915). Ar­

ruolato di forza, quale irredentista, fu inquadrato nella famigerata Compagnia di disciplina di Enns, IV Bersaglieri (V. Internati).

Fu esimio educatore, poeta, letterato critico e studioso del folclore. Insegnò a Trento al Ginnasio, alle Magistrali, all'Istituto Tecnico. Morì a Smarano (Val di Non) il 20 settembre 1943. Tra i suoi scritti: Materiali su un giudizio su Cristoforo Busati,

poeta (Ann. Ginn. Sup., Trento, 1912-13); Fior di Spina - Fiaba in tra atti, musicata dal m.stro M. Floriani (1920); Il Manzoni e il Prati (su «<l Nuovo Trentine», 22 maggio 1923); Del pensiero di Giovanni Prati (Ibidem, 30 giugno 1923); Paesaggi pratiani (Ibidem); Giovanni Prati (in «Strenna Trentina», 1923, pag. 155); Luisa Anzoletti (su «<l Nuovo Trentine», 20 settembre 1925); Marebbe nella storia e nelle leggende (Arch. per l'Alto Adige, A. III); Tempo passato (su «Trenti­ne», n. 7, 1925); Della poesia patritottica di un oscuro poeta nostro:

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Ignazio Puecher Passava/li (Trento, Monauni, 1928); Preghiera alla venerabile Maddalena, Canossiana - Sonetto (Canossiane, Trento, I Cent. Fond., 1928, pag. 31); Alla Madodnna delle Laste (Santuario Madonna delle Laste, Trento, 1930); Assaggio d'inventario della let­teratura d'una regione italianissima («Scritt. Trent.», Trento, 1931, pag. 97); Scienza e Fede - Canto, musica di Mons. C. Eccher (Tren­to, Stefani, 1934); Inquietudini («Poesia>>, 1935, pag. 65); Ottobrate (Ibidem, pag. 50); Ai margini della città nell'ora antelucana (Ibidem, 1937, pagg. 50-51); Verità, Esperienza -Epigrammi (Ibidem, pag. 54); Romanticismo trentina (Como, Ed. Cavaleri, 1937); Rinnova­mento («Poesia», Trento, 1937, pag. 50); Contadini (Ibidem, 1938, pag. 43); Il diamante (Ibidem, pag. 42); I miei («Scritt. Trent.», 1939, pag. 34); Beato Stefano Bellesini - ·Episodi musicali, musicati dal m.stro R. Lunelli (Trento, Ardesi, 1940); Fraternità (su «Strenna Trentina», 1942, pag. 76); Carla delle Beffe - Recensione («Trentino», 1926, pag. 109); L'Italia e il Touring (Ibidem, 1927, pag. 134); Mo­stra retrospettiva di Eugenio Prati (Ibidem, pag. 14); tradusse dalla­tino Sarca di P. Bembo (Atti «Ace. Roveret. Agiati», pagg. 56-93).

(A. Zieger in Atti «Accademia Roveret. Agiati», 1949, Serie IV vol. XVII, pagg. 53-54 ; Manlio Gaio: Augusto .Goio, Trent'anni dopo, Trento, Tip. Argentarium, 1973 ; L. F., Necrologio in Atti «Ace. Rover. Agiati», 1951, Serie IV, Vol. XVIII, pag. XX).

GRAMMATICA GUSTAVO ADOLFO di Riva di Trento. Lo si menziona onde aver occasione di segnalare le sue due seguenti pub­blicazioni: La Valsugana climatica (Rovereto, 1890); L'avvenire del­la Valsugana (Ibidem, 18 91 ).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 358).

GRANDI PROF. DOTTOR GIULIO nacque a Pergine nel 1789 e morì a Trieste nel 1963.

Compiuti gli studi ginnasiali a Rovereto conseguì poi la laurea in medicina e quindi la libera docenza in clinica odontoiatrica. Fu pri-

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mario medico stomatologico degli Ospedali Riuniti di Trieste. Pub­blicò oltre cinquanta studi di stomatologia in Riviste italiane e stra­niere. Occupava il tempo libero in studi, scritti e conferenze d'arte e storia. Fu un pioniere dell'istituzione degli ambulatori scolastici odontoiatri­ci. Fu socio e corrispondente di numerose Società stomatologiche ita­liane ed estere e partecipò a molti congressi medici.

Fu decorato della Commenda della Corona d'Italia, della medaglia d'oro di benemerenza del Ministero dell'Istruzione e gli furono confe­rite diverse onorificenze straniere.

(F. Trentini in Atti cAccad. Roveret. Agiatill, 1964, Serie V, Vol. IV, pag. 142).

GRAZIADEI BONA VENTURA, medico. Suo padre, di Caldonaz­zo, era addetto alla tesoreria del regno a Bergamo e quivi nacque il 21 settembre 1852 suo figlio Bonaventura. Questi, compiuti gli studi ginnasiali in Milano, Napoli, a Torino si laureò in medicina nel 1877. Presso questa università fu assistente per qualche anno e, dopo aver ottenuta la libera docenza, tenne cattedra come incaricato dell'inse­gnamento di Clinica medica propedeutica. Susseguentemente per tre anni fu primario dell'Ospedale Maggiore di Torino e poi Medico Ca­po nell'Ospedale Mauriziano Umberto l

Socio ordinario dell'Accademia Medica di Torino, fu uno studioso accurato e medico coscienzioso.

Le sue opere: Intorno all'importanza diagnostica dell'esame degli sputi nelle varie forme di pneumonite - in collaborazione con il Prof. Bozzolo (Torino, Arch. della Soc. Medica, 1878); Sulla termometrica delle ascelle e degli spazi intercostali nelle malattie di petto - in colla­borazione col Sign. Fiorini (Torino, 1879); Il paracemium coli uma­num in Italia etc. (Ibidem, 1880); Sopra una larva di dittero trovata nell'intestino umano - Comunicazione (Ibidem, 1882, con Tav.); Sul­la cianosi intensa a proposito di un vizio del cuore sinistro (Milano, «Gazz. degli Osped.», 1882); Il Timo/o nell'anachilosto - anemia (To­rino, 1882); Comunicazione antipiretica della Cairina (Torino, Giorn. della Raccol. dei Medici, 1883); La Cairina, nuovo antipireti­co (Riv. «Chimica e Farmac.» Fase. Il, 1884); Esito raro di peritonite (Estr. «Gazzetta Med.» di Torino, 1891 ); Contributo nella diagnosi

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del Carcinoma dello stomaco; Sulla ventilazione polmonare dei sani; Sulla presenza e ricchezza in glucosio nei versamenti sierosi puro/en­ti e nei liquidi endocistici; Un caso di morbo di Addison, guarito con la linfa Koch (Studi pubblicati e letti nell'Ace. dei Medici, Torino, 1891).

(Ambrosi: Scritt. Art Trent., pag. 477;

GRAZIADEI DAMIANO, botanico. Nacque in Caldonazzo il 22 marzo 1842 e quivi morì 1'8 novembre 1909. Esercitò la professione del farmacista nella sua borgata, ma fu soprattutto cultore di botani­ca e studioso di problemi storico locali.

Di lui abbiamo: Discorso intorno allo stato geologico-botanico di Lavarone (Ann. Soc. Alp., 1881); Vegetali selvatici e mangerecci nel Trentina (Rovereto, Ann. Alp. Trent. 1884); Per lo studio di casa no­stra. Nomi propri locali di Caldonazzo (Trento, Soc. Tip. Trent., 1899); Nomi propri locali di Caldonazzo («Tridentum», Anno Il, fase. VIIIIX, 1899); L 'Archivio Comunale di Caldonazzo («Triden­tum», Anno V, 1902, pag. 158 e ss.); Carta di Regole del Comune di Bosentino e Mugazone, fatta sotto il Cardinal Lodovico Madruzzo Trento, Soc. Ed. Trent., 1907); Pergamena dell'Archivio Comunale di Bosentino (Ibidem, 1907).

Caldonazzo ricorda il Graziadei con un monumentino graziosa­mente collocato.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 450).

GRAZIADEI DARIO, figlio del succitato Damiano, nacque a Cal­donazzo nel 1873 ed era pure lui farmacista. Come tale esercitò a Caldonazzo, Levico, Pergine, Primiero, Strigno ed in altre località del Trentino sinché la morte non lo colse in Cles il 15 novembre 1941.

Fu uno studioso della zoologia dei molluschi (malacologia) e come tale era noto in Italia e all'estero. Fu conservatore onorario del Mu­seo di Storia Naturale di Trento.

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Lasciò scritti: Note malacologiche trentine («Studi Trentini>>, 1932, f. 2; pag. 112; 1932, f. 3-4, pag. 234); Lapseudonanodonta depressa Miihfeld e l'Hydrobia Steini Martens, a Levico (Ibidem, 1933, fase. l, pag. 42); Fauna malacologica di Primiero (Ibidem, 1937, pagg. 22); Fauna malacologica giudicariese - Val del Chiese e Val del Sar­ca superiore (Ibidem, 1935, pag. 68); Note malocologiche trentine (Ibidem, pag. 19).

(((Studi Trentini di Scienze Nat.», 1941; fase. 3, pag. 213).

GRAZIADEI VITTORIO, filologo e scrittore, di Caldonazzo. Nac­que a Milano, ove la famiglia si era trasferita, nel 1857. Studiò rispet­tivamente a Milano, Napoli, Cremona e si laureò in lettere presso l'A­teneo torinese.

A Torino iniziò la carriera dell'insegnamento: nel R. Istituto Inter­nazionale, nel Circolo Filologico. Passò poi a Firenze nell'Istituto di Belle Arti. Coprì poi la cattedra di Storia nel Liceo di quella città. Si ebbe poi la cattedra di lettere nel Liceo di Palermo. Fu pure provvedi­tore agli Studi in Salerno.

Nel 1884 sposò Clelia Garibaldi, figlia del famoso personaggio, ma l'unione non durò molto.

Come scrittore collaborò a molte riviste trattando argomenti di ca­rattere letterario, storico e critico. Compose anche poesie.

Morì a Napoli il 19 luglio 1926. Tra i suoi scritti: Renzo Trama lino e Giovanni Bougee - Studio

critico (Milano, «Pungolo della Domenica», Luglio-Agosto, 1883); Archiloco studiato nei suoi frammenti, ricerche filologiche (Torino, Riv. di «Filologia classica>>, 1884); La parte di Cavour - Sintesi stori­ca (Torino, 1885); Alma sdegnosa - Studio dantesco (Roma, 1889); Come dice il poeta -Commedia in un atto in versi (Firenze, «Riv. Eu­ropea>>, 1888); Il pianto e il riso in Omero- Studio critico ed estetico (Roma, 1890); Passeggiate Siciliane (Milano, Pens. Ital., 1891); Un sonetto a Vittorio Alfieri (1903); Lo sdegno di Dante (1904); Pasqui­no in Sicilia nel 600 e nel 700 (1907); dal tedesco tradusse La Storia della Sicilia di Ho/m.

(L.C.D. in «Studi Trent.)), 1926, I, f. 3, pag. 299; A. Faggi: Marzocco, 17 otto­bre 1926; Ambrosi: S(;ritt. Art. Trent., pagg. 324-325; Brentari: Guida del Trent., I, pag. 329; A. De Gubernatis: Dictionnaire del Intern., etc. pag. 764).

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GRETTER DOMENICO, magistrato, nato a Castagnè nel 1775. Durante il governo bavarese (gennaio 1806 - febbraio 1810) fu giudi­ce patrimoniale a Calliano. Nel 1808 fu avvocato a Pergine.

Passò poi qualche tempo a Milano e tornò a Trento come giudice della Corte di Giustizia.

Nel 1813 sposò la figlia di Domenico Ostoja, primo Presidente del­la Corte di Giustizia in Verona, Venerabile della Loggia massonica, Amalia Augusta, di Brescia. Probabilmente fu egli stesso nella masso­neria in quanto nei suoi confronti fu svolta su questo proposito un'in­chiesta ordinata dal governo.

Caduto il Regno Italico e calmatosi le acque della politica coprì in Brescia la funzione di Consigliere di Tribunale.

(Studi Trentini», 1925, fase. 4, pag. 330; A. Zieger: I Franchi Muratori del Trentino, 1925, pag. 225; A. Luzio: La Massoneria sotto il Regno ltalico etc., Mila­no, 1918, pagg. 102).

GUADAGNINI MONS. AUGUSTO ERNESTO di Transacqua. Nacque il 22 novembre 1879 e fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1901.

Mons. Celestini Endrici, principe vescovo di Trento, lo scelse come cappellano, suo particolare segretario. Funse anche da segretario del tribunale ecclesiastico «pro causis matrimonialibus>>. Il Papa lo no­minò suo cameriere segreto con diritto al titolo monsignorile.

Anima eletta e pia, intelligente ed intuitivo, fu accanto al suo ve­scovo anche nel triste periodo del suo internamento a Villa San Ni­colò, a Vienna, nell'abazia del villaggio di Beiligenkreuz, nelBaden, nel periodo dall'l marzo 1916 al 13 novembre 1918.

Morì nel palazzo ves covile di Trento il 9 settembre 1919. La sua salma, mestamente accompagnata dallo stesso Mons. En­

drici, fu trasportata a Transacqua ed ivi tumulata.

(«Voci di Primiero», 1949; V. Zanolini: Il Vescovo di Trento e il Governo Au­striaco, Trento, Tip. Esperia, 1934).

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GUADAGNINI DON AURELIO, salesiano, nacque a Transacqua il 26 novembre 1874. Visse la prima giovinezza presso lo zio Don Ni­cola, a Bressanone, ove frequentò le classi elementari e alcune ginna­siali. Lo zio Don Nicola lo affidò poi a Torino nelle mani stesse di San Giovanni Bosco. Così divenne salesiano. Proseguì gli studi a To­rino, a Gorizia e venne ordinato sacerdote a Trento il 25 giugno 1897.

Prestò poi la sua opera di insegnante a Gorizia per cinque anni e poi per una decina a Penango (Asti).

N el 1912 gli fu affidata la direzione del collegio tedesco di Wer­nsee in Stiria. Proseguì la sua mirabile azione con l'erezione di opere salesiane in Baviera, a Essen, in Polonia, a Budapest e nel Tirolo, su­perando ovunque difficoltà economiche e politiche.

Tornò in Italia, a Bollengo (Ivrea), ove si erano rifugiati gli studen­ti tedeschi di Wernsee.

Trascorse la sua serena vecchiaia nella casa madre di Torino ove serenamente morì il 4 dicembre 1966, nella bella età di 92 anni.

(((Voci di Primiero», 1957, n. 6; f.s. in «Voci di Primiero», 1967, n. 2).

GUADAGNINI DOTTOR CARLO, nato a Transacqua nel 1868. Fu medico per dieci anni a Imer, sette a Fiera poi si trasferì a Vene­zia e quindi a Firenze. Raccolse documenti e memorie che nell'ultima guerra gli andarono distrutte. Morì a Firenze il 3 novembr~ 1953. La sua salma fu sepolta a Transacqua, nella tomba di famiglia. Alle sue esequie era presente l'allora ottantenne Don Aurelio, suo fratello.

(«Voci di Primiero», 1953, n. 11).

GUERRA RUSTICA. Più che una guerra fu una ribellione del po­polo basso le cui cause furono le solite: la miseria, le angherie e i sop­prusi dei feudatari, dei loro scagnozzi, i capitani dei castelli, l'eccessi­va fiscalità dei tributi civili e delle decime ecclesiastiche. L'occasione:

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in Germania le dottrine del Miinzen che proclamavano la «comunan­za dei benbJ dettero esca alle ribellioni in quei siti e l'eco di quelle ri­bellioni giunse anche nelle nostre valli.

Per evitare episodi di sangue, già avvenuti in Alto Adige, fu indetta a Merano un «dieta del popolo minuto». La Dieta si aprì il 30 maggio 1525. Vi convennero rappresentanti di tutte le valli. Pergine inviò TOMMASUS di Costasavina, GERARDINUS BRUTUS de Ma­drano; Civezzano FRANCISCUS de Caldonazzo; Levico «el CHE­MEL et A GNOL caliaro». In quella dieta fu steso un elenco di richie­ste da sottoporre al duca Ferdinando, conte del Tirolo.

Questi indisse la Dieta di Innsbruck e a questa invitò rappresen­tanti dei «rusticbJ. A questa dieta Pergine delegò FRANCICUS PI­LONUS, detto Clauser (da Cles), impiegato contabile delle miniere; Levico il notaro J. DOMINICUS V ALERIANUS e ser GUGLIEL­MUS CHIMELLI; Primiero PIETRO TODESCO e BATTISTA GRASPINEL. Pare che alla dieta partecipasse anche certo CRI­STEL di Vigo di Pinè.

La· riunione ebbe inizio il 21 giugno, ma il duca, per mezzo dei suoi tirapiedi, seppe così bene manovrare i lavori che le riforme chie­ste a Merano furon qui nella quasi totalità rifiutate: «la dieta è finita con contentezza della civiltà)) scriveva da Innsbruck ai Consoli di Trento Girolamo della Rosa, rappresentante della «gente bene» di Trento.

Il ritorno dei delegati del popolo, disillusi e irritati, dette inizio alla rivolta.

Il 20 agosto si tenne in Pergine in casa di Francesco Pilono una riunione alla quale parteciparono tra gli altri BARTHOLAMEUS SALV ADORI e PETRUS CIOLA di Caldonazzo, NICOLÒ DI FEDERICI di Roncogno ed un delegato di Nomi (Val Lagarina).

Ma le cose ormai precipitavano. n 25 agosto gli Strignati e i Bien­nati, dopo aver dato l'assalto al Castel d'Ivano, attesero sul ponte del Chiepena il capitano Giorgio Pueler: si aprì una disputa chiusa da una schiopettata tirata da SIMONE de Gentilibus de Strigno, che di­sarcionò e ferì mortalmente il Pueler. GIACOMO SNAIDER pure di Strigno finì il malcapitato tagliandogli con una spada le gambe. (Il Pueler fu sepolto a Pergine e nella parrocchiale una lapide lo ricorda).

La tradizione, tuttoggi viva nella borgata, racconta che i resti del malcapitato siano stati portati in piazza e che ogni capo famiglia del contado abbia dato un significativo schiaffo sul volto del cadavere.

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Di partecipare alla macabra cerimonia si rifiutò solo un «NICOLET­TI DI OSPEDALETTO».

Per questo il Nicoletti ed i suoi furono investiti del diritto di pesca e di caccia, diritto che la famiglia godette per qualche secolo.

La massa dei rivoltosi mosse verso Castel Telvana, ma fu respinta dal Welsperg. Così, uniti ai rivoltosi di Borgo, condotti da SEBA­STIANO della SBETT A, marciarono verso il Cirè di Pergine o ve convennero i rivoltosi di Caldonazzo, Levico, Civezzano, Miola, Vi­golo Vattaro e Povo. Di qui scesero su Trento, via Civezzano, Co­gnola. Si scrisse che fossero circa 4000 ... , ma armati come la loro po­vertà poteva permettere.

Giunti sotto il Castello le guardie finsero di star dalla loro parte e ciò per guadagnare il tempo necessario per puntar loro contro l'arti­glieria.Bastarono poche cannonate per sgominare quella massa di po­veri diavoli..., che avviliti e paurosi più di prima se ne tornarono alle loro catapecchie.

Frattanto l'Autorità emanò i decreti per l'arresto dei maggiori re­sponsabili. Fu messa una taglia di 50 ragnesi da erogare a che avesse condotto uno di costore e l'assoluzione di ogni condanna a chi ne avesse ucciso almeno uno.

VETTOR de PIERO GRANDE, sindaco di Levico, VETTOR DE LIBARDO, GASP ARO DE BONTURA e ANTONIO ROSSO, membri del Comitato rivoluzionario, GUIELMO DEL CHIMELLO, deputato alla dieta di Merano, MATHIO TRENTINELLO, addetto logistico, come si direbbe oggi, DOMENICO VALERIANO, deputa­to a Innsbruck, MATHIO DE LIBARDO, vessilifero dei rivoltosi, BERNARDO BAREZZA, il notaio dei contadini, riuscirono a fuggi­re come altri.

Il 2 ottobre a Trento suonò per i condannati la ((Renga)), In quel giorno caddero cinque teste e tra queste quella di CRISTELLO DA PINÈ e quella di BAR TOLAMEO SALV ADORI di Caldonazzo.

Il 16 ottobre fu decapitato GIACOMO CORRADI di Borgo; il 14 aprile 1526, NICOLÒ FEDERICI di Roncogno,· il 15 luglio, SIMO­NE DE GENTILI di Strigno, l'uccisore del Pueler.

Altre terribili condanne furono eseguite: il 2 ottobre 1525 ebbe mozza la lingua PIETRO COLA di Caldonazzo. Il 23 dicembre fu mozzata la lingua al pittore FRANCESCO CORRADI (V. alla lette­ra C) e a suo nipote GAUDENZIO, ambedue di Borgo. A FILIPPO da Como, tagli api etra in Valsugana, furono cavati gli occhi. Le singo­le comunità dovettero poi sborsare pesanti risarcimenti.

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Così ebbe termine la triste vicenda che la storia fa passare per ((Guerra rustica», ma che, in Trento, i ricchi ((fedelini» degli Asburgo definirono la ((Guerra dei Carnèr» ... alludendo al misero sacco di vet­tovaglie che ciascun ... ((combattente» portava con sè.

Tuttavia, come dissi, non fu un episodio staccato, ma fu la com­partecipazione della nostra gente ad un movimento ben più vasto del quale gli studiosi d'oggidì stanno riesaminando cause ed effetti. Tra il 1960 ed il 1965 uscirono due volumi, a Praga, trattanti quest'argo­mento. Pare anche che la televisione austriaca stia girando in questi giorni un film documentario sulla vita di Michael Gaismayr, fo­mentatore della rivolta nel Tirolo e che, fuggito a Padova, fu raggiun­to da emissari prezzolati ed ucciso con quarantadue colpi di spada.

(Montebello: o.c.,pagg. 117-126; A. Cetto: Castel Selva e Levico, pagg. 273-311; L. Fe/icetti: Nuovi racconti, etc., pagg. 53-76; Ambrosi: Somm. Stor. Trent., pagg. 92-99; P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pagg. 71 -73; A. Stella: La rivolu­zione contadina del 1525 e l'utopia di Michael Gaismayr, Padova, Liviana, 1975; Stellimauro: De bello rustico et tumulto, etc., Venzia, Ed. Sardagna, 1889; A. Zie­ger: Storia del Trent. e Alto Adige, pagg. 106-108; L. Brida: Panorama storico di Caldonazzo, pagg. 71-73; Idem: Un condottiero alla G. R. nel Trentino, etc., in «Studi Trentini», 1976, fase. 3, pagg. 276-292; E. Franzin: Gli Austriaci alla risco­perta etc., in Gazzettino del 9 giugno 1977).

GUGLIELMI DOTTOR ANDREA, medico fisico, nato a Pergine nel 1667 dal nob. G. Battista e Sibila Poladra, famiglia questa oriun­da da Castel Tesino.

Ebbe la laurea in ftlosofia e medicina in Padova nel 1688. L'8 feb­braio 1690 lo si trova in Primiero ove viene riconfermato nel servizio medico per altri tre anni. Probabilmente la riconferma si rinnovò via via in quanto nel 1715 è ancora in Primiero.

N el 170 5 sposò V eronica Dorotea Stozzoni de Adamoff di San Michele all'Adige. Era questa vedova di Ferdinando Grandi di Borgo.

Nel 1694 stese, come era d'uso, testamento, Chiese ed ottenne di essere sepolto nell' Arcipretale di Fiera.

(Don S. Fontana in «Studi Trentini», 1939, fase. 3, pag. 210).

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H

HEROLDI (DEGLI) ANTONIO, detto Azotino dispose, nel marzo del i 545, che gli Statuti comunali di Pergine venissero tradotti in lin­gua volgare ((a comodo massime di quelli che non intendano il latino, li quali è la mazor parte, e questo da farsi con ogni diligentia, scien­zia e intelligentia possibili, senza alcun errore o emendazione, visto e correlo da homeni dotti cioè Iurisperti e Dottori li quali se sottoscri­vano a detto libro de statuto vulgar, acciò se possi prestar ampia et iuridica fedeJJ.

(P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pag. 60).

HIPPOLITI: vedi Ippoliti.

HOLZHAUZER DON MATTEO, nacque a Borgo nel 1880 e quivi morì il 20 novembre 1940. Fu catechista nelle elementari di Levico e di Trento.

Quale esperto di mineralogia fu tra i fondatori del Museo di Storia Naturale di Trento del quale divenne Conservatore onorario, per la sezione mineralogica.

(«Studi Trent.11, 1941, fase. 3, pag. 212, con fotografia).

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l

l ERLI GIACOMO DIONISIO, medico fisico, di Fiera. Nacque nel 1730 da Gio. Batta ed Elisabetta Lodovica di Carlo Ben. La famiglia Ierli (Jorl), di origine tedesca, si insediò nella valle nel 1630, ove il ca­postipite del ramo primierotto fungeva da scrivano negli uffici mine­rari.

Dionisio si iscrisse in medicina a Padova nel 1739. L'anno succes­sivo ebbe l'incarico di pronunciare il discorso per l'inizio dell'anno ac­cademico. Nel 1742 si laureò brillantemente.

Non ottenne la condotta in Fiera per non soppiantare Giuseppe Rachini, in servizio da più di 20 anni, e perché ne «bastava uno so[OJJ.

Nel 1746 sposò Elisabetta nob. Waiz, figlia dell'officiante cerareo, ma l'anno seguente morì.

(S. Fontana in «Studi Trent.>>, 1939, fase. 4, pag. 312).

IPPOLITI DON AMBROGIO, di Pergine. Dopo aver eretto a sue spese una cappellania nella chiesetta di Santa Elisabetta (l 71 O) in Pergine, si ritirò in eremitaggio sui monti del Vicentino.

(P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pag. 186).

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IPPOLITI (IPPOLITO, HIPPOLITI) CAV. BALDASSARE, medi­co fisico e archeologo, di Pergine. Raccolse ed illustrò un copioso nu­mero di documenti di storia patria che egli ritrascrisse e commentò raccogliendoli poscia in 14 volumi: Monumenta Ecclesiae ac Princi­patus Tridentini. Sotto il titolo di Historiae Ducatus Tridentini sub Regibus Italiae, Longobardis, Francis atque Germanis Breviarium, che va dal 565 al 1214.

Scrisse pure De circumforaneis Medicorum vanitatibus, poemetto in versi latini.

Tenne una copiosa corrispondenza con gli uomini di scienza e di lettere del tempo, trattando con essi di singole materie, oltre che di ar­gomenti di medicina, storia, governo della cosa pubblica, archeologia.

Fu sindaco nella sua patria rispettivamente negli anni 1769, 1770 e nel 1779.

Morì nel 1780 all'età <<di anni 54 e mesi 3J),

(P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pag. 185, 186; Montebello: o.c.,pag. 399, 400; Bibl. Com. Trento: racc. Mazzetti; Arch. Pergine; Ambrosi: Scritt. Trent., pag. 101 , 102).

IPPOLITI PADRE GIUSEPPE, al secolo Francesc'Antonio, fratel­lo del succitato cav. Baldessare. N acque nel 1711 a Pergine. Entrò nell'ordine dei Riformati e divenne lettore di filosofia e teologia. Fu archivista presso il principato di Trento, chiamato a quel posto dal P.V. Francesco Felice degli Alberti. Riordinò i documenti e ne fece un Excerpta analitica. Entrò in polemica in difesa del Bonelli scriven­do la Risposta di un Giornalista o/tramontano alla lettera seconda di un Giornalista d'Italia.

Morì nel convento di Pergine il 12 febbraio 1762. Il suo necrologio e l'elenco delle sue opere inedite fu stampato sul Giornale dei Lettera­ti d'Italia.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 101; Idem: Somm. Storia Trent., pag. 187; A. de Alessandrini: o.c., pag. 185; Montebello: o.c.,pag. 399; «Studi Trentini», 1927, fase. 2; Mattei: o.c., pag. 98; Getto: Castel Selva etc., pag. 10).

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IPPOLITI PADRE l PPOLITO, al secolo Baldassare. Nacque a Pergine il 3 settembre 1642. Fu forse la figura preminente della casa­ta degli Hippoliti ed anch'egli entrò nell'ordine dei Riformati. Fu con­fessore e confidente di Eleonora Arciduchessa d'Austria e di Carlo V duca di Lorena. Questi lo portò con sé nella guerra contro i Turchi, durante la quale entrò in confidenza con l'imperatore Leopoldo dive­nendo confessore di Corte e Consigliere. L'imperatore stesso gli affi­dava missioni diplomatiche all'estero. Fu messo dell'Imperatore pres­so il Papa Innocenza Xl, in Roma. Servì in Austria per 22 anni.

Si ritirò, sofferente alla vista, nel convento di San Bernardino in Trento ove il 2 gennaio 1715 morì.

Scrisse De Campo Martio apud urbem tridentinam, dissertazione citata nei Cenni storici sulle antiche relazioni fra Trento e Cremona (Milano, II ed., pag. 58).

Alla chiesa parrocchiale di Pergine donò una reliquia di Santa Co­stanza ch'egli per questo scopo ottenne dalla regina di Polonia nel 1685. Scrisse inoltre Horticello di meditazioni (lnnsbruck, 1678) ed altre opere ascetiche.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 52; P. de Alessandrini: o.c., pagg. 118, 119-185; Montebello: o.c., pag. 397, 398).

IPPOLITI BARONE LUIGI nato a Borgo il 12 marzo 1843 da Giuseppe. Dal 10 ottobre 1872 al 19 novembre 1878 fu Podestà di Borgo. Visse le vicende dell'epoca occupandosi attivamente della pro­pria borgata. Fu deputato al parlamento di Vienna e alla Dieta di In­nsbruck. Fu nominato patrizio tirolese, ciambellano di Sua Maestà, Cavaliere della Corona Ferrea. Morì il 17 gennaio 1910.

(A. Costa su «Voci Amiche)), Borgo, ottobre 1961, pag. 6).

IRRENDENTISTI: sotto questa voce verranno menzionati molti di coloro che operarono per salvaguardare i valori etnici della nostra re­gione. Troveremo nomi di combattenti volontari (legionari), cospirato-

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ri, informatori militari, perseguitati politici, internati: se i reggitori del­la cosa pubblica avessero agito ed agissero in nome di costoro, certa­mente l'Italia sarebbe oggi quella nazione seria, impegnata e onesta ch'essi scelsero come loro ideale e che tenevano in cuore.

1848

8 febbraio: scoppiano a Padova i moti studenteschi. Vi partecipò lo studente ROSANELLI GIUSEPPE di Vitale e Gasperini Maria, nato a Tenna nel 1832. Aveva·nascosto sotto il pavimento della sua camera una ventina di fucili. Sfuggì alla Polizia saltando dalla finestra e si rifugiò in Svizzera.

Ai moti studenteschi di Verona parteciparono AVANCINI LO­DOVICO di Levico, e lo studente V ALDAGNI LUIGI di Pergine.

13 aprile: a Tione si costituì una compagnia dei corpi franchi con lo scopo di occupare la valle di Non. All'azione partecipò, con il grado di ufficiale contabile, MARTIN! LEOPOLDO di Francesco e Mauro Domenica, nato a Pergine il 18 dicembre 1818. Era diurnista nel Giudizio di Tione.

1 maggio: si costituisce a Brescia l'Associazione Trentina. LEO­POLDO MAR TINI (V.s.) è tra i firmatari dell'atto costituzionale.

4 maggio: si apre l'arruolamento volontario nella costituita Legio­ne Trentina. Tra i volontari si trovano: Sottotenente LEOPOLDO MARTIN!, Sottotenente PIETRO RINALDI di Strigno ed i gregari DANIELE GRAZIADEI di Caldonazzo, SIMONE BOND di Pri­miero, MARTINO PIVIO di Strigno, GIOVANNI RATTINI di Ca­nal San Bovo, GIOVANNI BUFFA di Pieve Tesino, FRANCESCO ROCCHETTI di Pergine.

Il reparto viene dislocato tra Caffaro, Preseglie e Idro. Dopo Cu­stozza (23-25 luglio) il corpo si ritira in Piemonte e viene sciolto. In seguito all'armistizio fu bandita dall'Austria un'amnistia e qualcuno dei legionari tornò in patria.

8 maggio: viene costituito a Padova un Comitato Trentino per l'arruolamento di volontari, che vennero inquadrati nei corpi veneti. Tra gli arruolati LODO VICO A VANCINI (V.s.) e DOMENICO BENETTI di Roncegno. I corpi veneti combatterono a Vicenza e fu­rono poi impiegati nella difesa di Venezia. Il Benetti fu ferito in com­battimento.

Nel frattempo venivano perseguiti dalla polizia austriaca OBER FRANCESCO di Primiero, arrestato perché in possesso di manifesti-

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ni rivoluzionari; SARTORI· RAIMONDO, geometra, di Primiero, processato perché in calce al bollettino di guerra affisso in piazza aveva scritto: «Non è vero/»; DALLA ROSA ENRICO di Pergine, perché trovato in possesso di una sua lettera contenente «Una conso­lantissima notizia»; MENGUZZATO PIETRO, chierico, di -Pieve Tesino, arrestato per discorsi antiaustriacanti; DON VESCO, parro­co di Primiero, per aver fatto propaganda per la separazione dal Ti­rolo; DON PIETRO GUETTI, parroco di Pinè, per «l'infida condot­ta politica)); DON ANTONIO ZANGHELLINI (di cui si vedrà ap­presso (V. lettera Z); GIUSEPPE BAZZANELLA, ALESSANDRO BOSISIO, STEFANO BATTISTI di Borgo, accusati di aver affisso a tutti gli angoli delle vie della borgata un manifesto in versi.

1849

20 marzo: la Legione Trentina, che nel settembre del 48 si era ri­costituita in un unico battaglione, per l'accorrere dei volontari, viene a formare la 25.ma e la 26.ma Compagnia di Bersaglieri Trentini. Vi ritroviamo Leopoldo Martiru, Rocchetti Francesco, con il grado di sottotenente, Rattini Giovanni, caporale, Pivio Martino ed in più OSS PIETRO di Zava d'Ischia, figlio di Vito e Pincigher Maria, MOT­TER VALENTINO di Valentino e Corradi Marianna, nato a Zivi­gnago. Nei pochi giorni di guerra le due compagnie agirono come forze di manovra.

Nell'esercito regolare piemontese militavano come volontari nelle campagne del 48 e del 49 RINALDI FERDINANDO, fratello di Pietro, di Strigno, sergente nel 10° Fanteria e TASSAINER CRI­STIANO di Leonardo e Zor Maddalena nato a Maso Tassainer di Palù.

Dopo la sconfitta di Novara (23 marzo), le due compagnie di Ber­saglieri Trentini vennero sciolte a Bobbio, il 3 aprile.

Ma non tutti tornarono ai loro privati quartieri, un gruppo di tren­tini costituitosi nuovamente in Battaglione Bersaglieri volse verso la difesa di Roma. Il corpo si imbarcò a Livorno e sbarcò ad Orbetello. L'8 maggio entrò in Roma e si pose agli ordini di Manara. In questo corpo ritroviamo Motter Valentino, Oss Pietro, Pivio Martino, Ratti­ni Giovanni, il Tassainer Cristiano, che per poter partecipare alla campagna garibaldina si era congedato dall'esercito regolare ed infine troviamo MARZARI CARLO di Vigolo Vattaro.

Con Manara i volontari combatterono a Monte Mario (13 mag­gio) a Velletri (19 maggio), a San Pancrazio e a Villa Corsini (3 giu-

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gno). Il 2 luglio, caduto Manara, il corpo si sciolse. Alcuni, come il Rattini, fuggirono con Garibaldi. D Rattini fu fatto prigioniero con al­tri, nelle V alli del P o e condotto a P o la.

Alla difesa di Marghera e di Venezia partecipò l'Avancini Lodavi­co, gregario nella Legione d'Artiglieria Bandiera e Moro.

1855

LEOPOLDO MARTIN!, entrato nell'esercito regolare, partecipò alla Guerra in Crimea. Vengono liberati i FRATELLI SAR TENA (Vedi: Sartena).

1856

La Gazzetta del Popolo di Torino aprì una sottoscrizione per offri­re l 00 cannoni alla difesa di Alessandria. Tra i firmatari si leggono i nomi di Enrico Dalla Rosa di Pergine e delle sorelle Rinaldi di Stri­gno. Erano sorelle dei volontari Pietro e Ferdinando.

1859 Alla campagna del 59, inquadrati nell'esercito regolare piemontese

parteciparono: RINALDI FERDINANDO di Strigno, sergente nel 10° Fanteria, partecipò alla battaglia di Monte Suello; PANIZZA nob. POMPEO di Civezzano, caporale nel 14° Regg. Fanteria, com­battè a Vinzaglio, a San Martino e Solferino; ZANOTTO ENRICO di Torcegno; ALESSANDRO DAZIARO (V. Daziaro Giuseppe) di Pieve Tesino e OSS PIETRO di Zavà di Pergine, che parteciparono ai combattimenti di Palestro e di Monte Suello; ROCCHETTI EMI­LIO, fratello di Francesco, ed il fratello LUDOVICO GIUSEPPE. Il primo prese parte, come sottotenente, alla ricognizione oltre il Sesia ed al combattimento della Madonna della Scoperta. Ed infine il più il­lustre dei combattimenti: LEOPOLDO MAR TINI che, al comando della sua Compagnia, la X.ma del 3° Battaglione Bersaglieri, caddè a San Martino. Nell'Ossario di quel colle su una colonna è incisa que­sta epigrafe:

«LEOPOLDO MARTIN! l NATO A PERGINE NEL TRENTINO l IL 18 XII 1818 l VOLONTARIO DELLA LEGIONE TRENTINA l NEL 1848 l POI LUOGOTENENTE DEI BERSAGLIERI l ALLA TESTA DELLA SUA COM­PAGNIA l X DEL III BATTAGLIONE l NELLE PRIME ORE DEL 24 GIU­GNO 1859 l ALL'ASSALTO DELLA MADONNA DELLA SCOPERTA l EROICAMENTE MORIVA l LE SUE OSSA RICORDANO l TRENTO.

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Nell'ottobre del 1859 il patriotta LODOVICO WEISS di Strigno, oltrepassò il confino presso Peschiera per recare a Garibaldi una ban­diera, ricamata dalle donne di Strigno, ed un messaggio delle donne trentine.

Questo messaggio sarà poi lanciato su Trento, presso il Castello da Gabriele D'Annunzio nel volo che effettuò sopra la città il 20 set­tembre 1915.

Ed ora una curiosità: qualche anno addietro il rag. Livio Rossi di Borgo, ripristinando il pavimento del suo studio, sito in quella che un tempo era «Casa Dordi», trovò scritta sul rovescio di un'asse dell'im­piantito, con matita a grossa grafite, questa significativa scritta: «An­no 1859 - la desiderata guerra -finalmente ragiungeràJJ.

Il reperto vien ora conservato in cornice e sotto vetro dal diligente scopritore.

1860

l mille di Garibaldi. Da Quarto, con Garibaldi, salparono due no­stri conterranei: FATTORI BIOTTON ANTONIO di Castel Tesino e SARTORI PIETRO, detto «Bezzo» di Levico. Di ambedue si han­no scarse notizie. Il Biotton era nato nel 1836, aveva sposato una Dallemule. Dopo le campagne visse nel Vercellese: a Graglia, a Oc­chieppe ed infine a Zubiena. Dopo aver subito l'amputazione di una gamba, morì nell'ospedale di Novara il 19 giugno 1879. Il Sartori era nato nel 1831 ed al fonte battesimale prese il nome di Pietro Giovan Battista. Nel 1859 lavorava come prestinaio presso il forno della sus­sistenza piemontese in Milano. Terminate le campagne, si stabilì a Como, in via Borgo Vico, 16. Morì in quell'ospedale il 7 agosto 1870.

L'immagine dei due era tra quelle contenute nell'album di fotogra­fie che Garibaldi teneva a Caprera accanto al suo letto di morte.

La spedizione Medici. Il luogotenente di Garibaldi, Giacomo Me­dici, il futuro generale, provvide ad una seconda spedizione di volon­tari per la Sicilia. Il gruppo partì in parte da Genova ed in parte da Cornigliano il 9/10 giugno 1860. Fra gli imbarcati che raggiunsero la Sicilia vi furono: CHINI EMANUELE di Pergine, che combatterà a Castelmorrone col battaglione Bronzetti; GIONGO LUIGI di Pergi­ne, che combatterà sul Volturno con la V Comp. Brig. Gaeta; MO­RELLI ANTONIO di Canezza; MOSER GIUSEPPE di Pergine, che combattè a Milazzo conquistandosi la medaglia al valor militare

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sul Volturno e fu fatto prigioniero, ma quindi liberato a Gaeta dalle truppe del Gen. Cialdini; ... il «giovanetto» MOSER di Pergine che, secondo una lettera di Angelo Ducati diretta a Gazzoletti, «moriva vittima del suo coraggio nelle acque del Volturno)); ROCCHETTI LODOVICO GIUSEPPE (V.s.).

L'esercito meridionale. Superato lo Stretto di Messina, Garibaldi riordinò le sue forze, che ogni giorno andavano vieppiù aumentando per l'accorrere di volontari e costituì quello che fu poi chiamato «L 'e­sercito Meridionale)), Tra i volontari in questo esercito troviamo: CASAGRANDE GIOVANNI di Borgo; CATIAROZZI EUGE­NIO di Fierozzo,· DALMASO DOMENICO di Telve; DANIELI ARCADIO e FILOTIMO di Strigno; FRIGHELLO LUIGI di Ron­cegno; LAZZARI FRANCESCO di Pergine,· OGNIBENI LODO­VICO di Levico; OSS GIUSEPPE di Pergine; PAOLI CARLO di Pergine; PASQUAZZO DOMENICO di Ivano, che morirà nel65 in Ancona assistendo i colerosi; ANTONIOLLI CLEMENTE di Levi­co; PODA GIUSEPPE di Caldonazzo; ROCCHETTI FRANCE­SCO e GIUSEPPE di Pergine; SAR TORI EDOARDO e PIETRO di Levico; SEGATO FEDELE di Borgo,· STOPPA GIOVANNI di Telve; TASSAINER BORTOLO di Palù,· WAISS CESARE di Stri­gno.

La campagna delle Marche. L'l l settembre le truppe piemontesi al comando dei generali Cialdini e Della Rocca oltrepassarono il con­fine. Le milizie pontifice, sconfitte a Castelfidardo, si ritirarono ad Ancona. La città, assediata, si arrese il 29 settembre. Le Marche e l'Umbria con plebiscito si univano al Regno di Vittorio Emanuele.

A questa azione parteciparono: NERVO NERVISK.I di Castel Te­sino, capitano comandante la 43.ma Comp. dell'll Btg, combattè a Castelfidardo e fu alla presa di Ancona, guadagnandosi la «Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia)); FRANCESCO NEGRI di Strigno, si ebbe la «med,aglia d'argento» al valor militare alla presa di Ancona; EDOARDO GIANESELLI di Levico, caporale, fu alla pre­sa di Ancona; PANIZZA nob. ,POMPEO (V.s.), combattè a Monte

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Polito e a Monte Pelago, guadagnandosi una «menzione onorevole)); BORDATO MOSÈ di Scurelle; CAMPREGHER ANDREA di Centa; CATTAROZZI EUGENIO di Fierozzo; CATTAROZZI GIAMBATTISTA di Fierozzo; CEOLA LORENZO di Calceranica; DALLA FIOR GIORGIO di Sternigo, ufficiale addetto al comando; DALMASO PRIMO di Roncegno; FRIGHELLO LUIGI di Ronce­gno; RINALDI FERDINANDO di Strigno, che ebbe una «menzio­ne onorevole)) nel combattimento di Vezza; ROSI GIAMBATTISTA di Borgo; ECCHER de EDOARDO di Susà, ufficiale del Genio Mi­litare; FRUET GIUSEPPE di Zavà di Pergine; Fratelli GIRARDI ANTONIO e GIOVANNI di Canezza; LANNER FELICE di Per­gine; LAZZERI FRANCESCO, LAZZERI GIOVANNI BATTI­STA, MARGONI GIOVANNI BATTISTA, MARIOTTI BOR TO­LO, OSS GIUSEPPE, VINCIGUERRA LUIGI, tutti di Pergine; ROCCHETTI EMILIO, sottotenente che a Capua si guadagnò la «medaglia d'argentOJJ per il coraggio dimostrato nell'impianto di linee telegrafiche eseguito sotto il tiro del nemico; ROSANELLI GIUSEP­PE di Tenna (V.s.); TASSAINER CRISTIANO di Palù, capitano nel Corpo Guide a Piedi; FRUET GIUSEPPE di Pergine; MOSER DOMENICO di Faida,· MOSER GIOVANNI e MOSER PIETRO di Pinè.

Prima di chiudere quest'annata merita segnalare come nella notte tra il 23 ed il 24 giugno vennero contemporaneamente arrestati vari trentini: a Trento, a Rovereto ed altrove. A Pergine venne arrestato DALLA ROSA ENRICO.

T al uni di costoro vennero confinati in Boemia ed in Mora via. Altri furono liberati dopo pochi giorni.

1862-1864

I fuorusciti trentini avevano organizzato nella regione una fitta rete di corrispondenti ai quali veniva spedito per la clandestina diffusione, copioso materiale di propaganda e stampa. I corrispondenti per la nostra parte erano a Pergine: il dottor Enrico Dalla Rosa, il medico Bertolli, il negoziante Pietro Paoli, Eduino Chimelli e Carlo; per Cal­donazzo: Gioacchino Garbari, gestore dell'Hotel; a Levico: il dottor Riccardo Rinaldi, Lazzaro Slucca, Cirillo Broso, Ignazio Bertoldi, Gian Battista Villi; a Borgo: Francesco Ambrosi, il dottor Luigi Sar­torelli, Carlo Bellotti, podestà, Ferdinando e Augusto Bellotti; a Stri­gno: il dottor Pietro Rinaldi; a Ivano Fracena: il curato Don Giusep-

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pe Graziali; a Pieve Tesino: Giuseppe Pellizzaro, Giuseppe Rio, Gio­vanni Buffa; a Telve: un certo Dal Maso.

Il 27 febbraio 1863 Ergisto Bezzi penetrò nel Trentina con lo sco­po di organizzare una rivolta popolare. Toccò tutti i principali capo­luoghi. È certo che a Pergine si incontrò con il nob. Pompeo Panizza, che assumerà il nome di battaglia Moscherisio, Eduino Chimelli, che assumerà il nome di Antonio Cuen, Dalla Rosa dottor Enrico con lo pseudonimo di Rizzi.

L'azione era prevista in ampio raggio in quanto coinvolgeva anche il Friuli. Le riunioni, a cui partecipava il Panizza, si tenevano a Pado­va. Compito primo era quello di introdurre le armi nel Trentina.

Il 19 agosto in un sottotetto di Padova si tenne una delle riunioni conclusive. Con rappresentanti del Friuli, del Trentina, tra cui il Pa­nizza, la riunione ebbe termine non dopo di aver concordato un'azio­ne comune con i Comitati di Torino e di Milano.

La polizia austriaca però prevenne tutte le mosse: nella stessa not­te del convegno di Padova la polizia attuava arresti in tutto il Trenti­na. Pompeo Panizza ebbe appena il tempo di tornare, inconscio, a Pergine per essere tratto in arresto il 24 agosto. Con lui vennero arre­stati il Chimelli; PINTER FRANCESCO di Pergine, un postiglione che faceva servizio tra Pergine e Trento, ma che aveva introdotto ar­mi con qualche suo viaggio a Bassano se non addirittura da Manto­va; MOSER DOMENICO, quale arruolatore di volontari; TOMASI LUIGI, detto <<B'arbusonJJ, calzolaio, tutti di Pergine.

Panizza venne condannato a 12 anni di carcere duro, Chimelli a cinque. Vennero rilasciati, in seguito all'amnistia che l'Austria dovette concedere con il trattato di pace susseguente alla guerra del 1866.

Arrestati i capi e fuggiti i luogotenenti, l'insurrezione non poté rea­lizzarsi.

1866

Si ebbe sentore di guerra nelle nostre zone con la retata che la po­lizia attuò nei confronti dei «Vigilati politiciJJ. A Pergine furono arre­stati immediatamente MOSER DOMENICO, TOMASI LUIGI e PINTER FRANCESCO, che erano stati in precedenza rilasciati con libertà vigilata. I primi due furono internati nella fortezza di Teme­swar in Transilvania, mentre il Pinter, in seguito alle istanze della mo­glie, fu confinato a Vipiteno.

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A Strigno furono arrestati il geometra FIORI LIBORIO e LINO OSTI; a Roncegno PRIMO DALMASO e LUIGI FRISINGHELLI.

Un ripensamento politico impedì l'arresto del podestà di Strigno, il dottor PIETRO RINALDI e del consigliere comunale di Levico, dot­tor Riccardo, fratello del dottor Pietro.

Combattenti nella divisione Medici: Tenente ALESSANDRO DAZIARO di Pieve Tesino, del 2° Batt. Bersaglieri, 62° Regg. Prese parte al combattimento di Primolano ove fu leggermente ferito. Attuò una digressione di marcia salendo il Murello, passando per Pieve ove fu calorosamente accolto, scendendo poi su Strigno. Sergente PAOLI ALFONSO di Pergine, 2° Regg. 11.ma Comp., combattè a Primola­no. Sergente CHINI EMANUELE di Pergine. CEOLA BALDO o BALDESSARE, nato a Pergine il29 novembre 1846. Volontario nel­la guerra del 66, partecipò ai combattimenti nella Valsugana. Conge­dato seguì la carriera nella Pubblica Sicurezza: fu questore di Milano ( 1899-1905), Ispettore Generale al Ministero degli Interni (1907-1909). Fu Commendatore di San Maurizio e Lazzaro, Grand'Ufficia­le della Corona di Prussia, Cavaliere della Legione d'Onore. Morì a Milano il primo aprile 1913.

Combattenti In altri reparti regolari: Sergente GIONGO LUIGI di Pergine. Diurnista presso l'Ufficio espropri delle Ferrovie, attra­versò il confine. Fu con la spedizione Medici in Sicilia, combattè sul Volturno. Passato nei granatieri dell'Esercito regolare cadde a Cu­stozza il 24 giugno. Con il Giongo, a Custozza, cadde anche ZAM­BELLI CLAUDIO di Civezzano. Altro combattente in reparti rego­lari fu LEONE WEISS di Strigno.

Combattenti con Garibaldi: PAOLI CARLO di Pergine, fre­quentò l'Istituto Tecnico Castellini di Camerlato (Como) ove ebbe un bacio da Garibaldi quando questi visitò il collegio. Nel 66 fuggì da

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Trento e si arruolò nel 2° Regg. 3° Batt. II Comp. dei Corpi Volonta­ri di Garibaldi, combatté a Bezzecca; CHIMELLI CARLO di Pergi­ne era nelle Guide a cavallo ed a Bezzecca meritò la ((medaglia d'ar­gentowA V ANZO FILIPPO di Pieve Tesino; BORDATO MOSÈ di Scurelle, CATTAROZZI EUGENIO E GIAMBATTISTA di Fie­rozzo, DANIELI FILOTIMO di Strigno, DALMASO PRIMO di Roncegno, ECCHER DE EDOARDO ed ENRICO di Pergine, MARGONI GIANBATTISTA di Pergine, MORADUZZO PIE­TRO di Pieve Tesino, OBEROSLER GIUSEPPE, OSS GIUSEPPE di Pergine, ROCCHETTI EMILIO di Pergine, RINALDI FERDI- . NANDO di Strigno, ROSANELLI GIUSEPPE di Pergine, SPAGO­LA ALESSANDRO di Borgo, PICCININI VINCESLAO di Pergi­ne, WEISS GIOVANNI di Strigno.

A Ussa fu presente VALDAGNI dottor LUIGI di Ferdinando e Dalla Rosa Angela, nato a Pergine il 5 agosto 1910. Lo trovammo presente alle dimostrazioni quarantottesche in Verona ove era studen­te liceale. Nel 1856 si laureò a Padova. Dopo aver ottenuto a Torino la laurea integrativa venne assunto, su domanda, nella Regia Marina (1862) come medico di corvetta di II Classe.

Fu di guarnigione a Genova, Ancona e nell'isola della Maddalena. Curò, a Caprera, Garibaldi per i postumi della ferita alla gamba, con­tratta ad Aspromonte. Il V aldagni del Condottiero conservava un si­garo regalategli ad un ramoscello d'alloro colto nel giardino.

Il 23 febbraio 1863 compì un viaggio di circumnavigazione sulla ((pirocorvettaJJ San Giovanni al comando della quale era l'ammiraglio Faa di Bruno che a Lissa si immergerà con la sua nave, il «Re d'Ita­lia)).

Alla battaglia di Lissa prese parte sulla «Vittorio Emanuele)). Nel 1865, per l'opera prestata nella cura ai colerosi di Ancona, gli

fu decretata la ((medaglia d'argento al valore)) e venne insignito del­l'ordine di ((Cavaliere della Corona)).

Congedatosi fu medico a Miane (Treviso) fino al 1877 e quindi fu medico condotto a Pergine, sua patria, sino al 1895.

Sulla sua tomba è posta quest'epigrafe, dettata dal figlio l'avvocato Cav. Angelo: IN MEMORIA l DI l LUIGI VALDAGNI l CAVALIERE DELLA CORONA D'ITALIA l DECORATO IN ANCONA AL V ALOR CIVI­LE l QUARANT'ANNI MEDICO CHIRURGO NELLA REGIA MARINA l

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IN MIANE VENETA IN PERGINE l GIOVÒ A MOLTI l NOCQUE SCIEN­TIFICAMENTE A NESSUNO l AMÒ LA PATRIA E LA FAMIGLIA l A QUESTA DIEDE A QUELLA OFFERSE LA VITA l VIDE A LISSA l LON­TANARE LA SUA PIÙ DOLCE SPERANZA l MA CON QUESTA ANCORA NEL CUORE l MORÌ CRISTIANAMENTE IN PERGINE l ADDÌ 5 AGO­STO 1910 l IN UNA VITA D'OLTRETOMBA l NELLA QUALE FERMA­

MENTE CREDEVA l POSSA EGLI ESULTARE l ALLA REDENZIONE

DELLA PATRIA E DELLE ANIME. Durante la guerra del 14-18 quest'epigrafe costò al figlio Cav.

Angelo l'accusa di alto tradimento. La condanna fu sospesa con l'amnistia conseguente alla salita al trono di Carlo I.

l civili compromessosi politicamente durante la spedizione Medici In Valsugana: ALPRUNI BENEDETTO di Roncegno, seguì come volontario il Medici.

ANDREA TT A GAETANO, insegnante di Costasavina, si vestiva da contadino e con una gerla in spalla si portava, superando sentieri impossibili del Cimirlo, a Trento per raccogliere notizie e riferirle allo stato maggiore del Medici. Fu sospeso dall'insegnamento.

A V ANCINI DEGLI CESARE di Levico, studente in legge a Pa­dova. Seguì la ritirata del Medici. Tornato si ebbe 14 giorni di carce­re.

A V ANCINI DEGLI GIROLAMO medico condotto di Levico; (dtalianissimOJJ si ritirò con Medici, pur essendo membro della depu­tazione comunale.

BERTAGNOLLI CARLO, praticante in pretura a Pergine, si ri­tirò con Medici. Fu sospeso e licenziato dall'ufficio.

BROILO CIRILLO di Caldonazzo, aveva procurato carte topo­grafiche allo stato maggiore italiano. Si ritirò con Medici.

BOR TOLAMEOTTI GIUSEPPE di Vigolo Vattaro, armaloio in Pergine, fu rinchiuso in carcere e condannato per aver tentato di ((an­dare a Trento a uccidere il comandante austriaco gen. Kuher». Dalla prigione uscì malato e morì giovane lasciando la moglie e un bambi­no.

BOSO GIO BATTISTA detto «Caretta- di Castel Tesino, espose la bandiera all'avvicinarsi dei bersaglieri. Tre mesi di carcere.

CAPPELLO FELICE di Borgo. Si ebbe l'arresto.

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CARLI dottor ANTONIO, resse il Comune di Pergine, mentre il podestà Sittoni era in missione per consegnare un indirizzo a Vittorio Emanuele. Fu denunciato come «garibaldino)) dagli austriacanti loca­li.

CASAGRANDE ANTONIO, mugnaio, di Bedollo, si espresse di­cendo che (d'Austria la deve perder la guerra perché i diritti i è dei Taliani e non dovemo essere uniti ai Todeschi». Fu processato e pro­sciolto per mancanza di prove.

CECCATO GIULIO di Castel Tesino, sfregiò e fece a pezzi l'a­quila imperiale che sovrastava la porta della tabaccheria di suo pa­dre.

CHIMELLI FAMIGLIA di Pergine: mandò notizie ai patriotti di Trento servendosi di due ragazzi. I due, un certo Com per e V alcano­ver Giuseppe, usarono l'espediente, per passare innosservati, di trasci­nare le catene dei lari striscicandole per lucidarle, come era d'uso, sul ghiaino della strada. Arrivati a destinazione scucirono dai panciotti le missive.

CHIMELLI TERESA di Pergine ebbe modo di conoscere il capi­tano dei Cavaleggeri di Monferrato Costanzo Luzzago, che sposerà l'anno appresso.

COLPI GIANBATTISTA di Pergine si ebbe la casa devastata do­po la partenza del Medici, per reazione dei locali austriacanti con l'appoggio delle truppe austriache.

DALLA ROSA DOTTOR ENRICO di Pergine. Fu una delle fi­gure più appariscenti dell'irredentismo perginese ed un instancabile organizzatore. Fu accusato d'aver propagandato in tutta la Valsuga­na l'arruolamento volontario. Fu lui che stese l'indirizzo rivolto a Vit­torio Emanuele. Si ritirò con Medici.

DALLA ROSA GIACOMO di Pergine, padre di Enrico, si ebbe come il Colpi la casa devastata.

DALLAGO ACIDLLE, possidente, di Levico, seguì Medici. DALMASO PRIMO .di Roncegno, vigilato speciale, fu internato. DALSASSO PIETRO di Borgo, scortato a Trento. DIVINA FRANCESCO di Borgo, anche lui scortato a Trento. DIVINA LUIGI, agente di commercio in Strigno, si allontanò con

Medici. DO RIGATO DON GIOVANNI BATTISTA, «CoparrocOJJ di Ca­

stel Tesino, espose la bandiera in attesa dei bersaglieri italiani, che d'altrondero giunsero solo a Pieve: tre mesi di arresto.

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DORIGATO PIETRO, fornaio, di Castel Tesino: un mese d'arre­sto per aver esposto la bandiera d'Italia.

FERRAI PIETRO, oste e calzolaio, detto «MollaJJ, di Borgo ac­colse gli italiani cc girando per il paese con bandiere come un pazzOJJ. Promosse arruolamenti. Seguì il Medici.

GARBAR! GIOACHINO nato a Caldonazzo nel 1824, ccinteme­rato patriota - delle idee nazionali e liberali - strenuo propugnato­re)) (epigrafe sulla tomba), avo del pittore Tullio Garbari e dei volon­tari della prima guerra mondiale Garbari Mario ed Ezio. Come sinda­co provvide all'alloggiamento ed al rifornimento del reparto del Colo­nello Negri, che pervenne a Caldonazzo, via Quaere e Lochere.Gesto­re dell'Hotel provvide ccalla cottura di gran mole di polenta)), Seguì il Medici nella ritirata.

GARBAR! VALENTINO, di Levico, ebbe la casa devastata da elementi austriacanti.

GIONGO ALBERTO di Pergine, studente di legge in Padova, fra­tello di Giuseppe, accolse le truppe italiane indossando la camicia rossa. Seguì il Medici, ma al ritorno in patria si ebbe un mese d'arre­sto.

GIONGO GIUSEPPE di Pergine, attuario presso la locale pretura fu sospeso dall'impiego avendo egli ornato la casa della bandiera ita­liana ed avendo proposto una festa luminaria in onore delle truppe italiane. Fu riassunto in servizio nel 1875, senza possibilità però di avanzamenti di carriera.

GIRARDI GIOVANNI, pretore a Strigno, rimase fermo al posto contravvenendo alle disposizioni delle autorità austriache.

LIBORIO FIORI, perito geometra di Strigno, già arrestato e rila­sciato, seguì il Medici nella ritirata.

MARIETTI Fratelli, stampatori in Trento, oriundi di Bieno, segna­lati come irredentisti.

MARIOTTI CARLO, perito geometra di Pergine: seguì il Medici. MARTIN! SILVIO di Pergine, scrivano d'avvocato. Seguì il Me­

dici, ma al suo ritorno si ebbe un mese d'arresto come sottoscrittore e propagandista per l'arruolamento.

MENGHIN TEMISTOCLE, pretore in Borgo, rimase al posto suo come il pretore di Strigno.

MOSER GIUSEPPE di Pergine, ma residente in Trento era un sorvegliato speciale come irredentista.

OSTI LINO di Strigno, già arrestato e rilasciato, seguì il Medici nella ritirata.

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PACCANARI GIUSEPPE, vetturale, di Borgo. Trattenuto dal 3 al 13 agosto nelle carceri di Trento come «sospetto».

P A OLI PIETRO PAOLO negoziante di Pergine. Nella vetrina del suo negozio aveva disposto le tele sì da comporre la bandiera italia­na. Seguì il Medici.

PICCININI VINCESLAO, possidente di Pergine, collaboratore del Dalla Rosa. Si allontanò con Medici.

RINALDI DOTTOR PIETRO, medico e podestà di Strigno, se­gnalato come (memico dello stato e fautore di rivoluzioni)), n fratello Ferdinando militava con Garibaldi verso Bezzecca. Fece parte della delegazione per la consegna dell'indirizzo a Vittorio Emanuele. Seguì il Medici.

RINALDI DOTTOR RICCARDO, fratello di Pietro e Ferdinan­do, consigliere comunale a Levico. Anch'egli fece parte della deputa­zione con il fratello. Si allontanò con Medici.

ROMANESE DON ELIGIO aveva partecipato con i giovani di Levico alla manifestazione di simpatia per le truppe italiane tenuta a Caldonazzo. Fu arrestato.

ROSANELLI CARLO, filandiere, di Pergine, si allontanò con il Medici.

SAR TORELLI DOTTOR EGIDIO, medico in Borgo. Compro­messosi seguì il Medici. Tra l'altro aveva provveduto lo Stato Mag­giore di carte geografiche .locali.

SAR TORI LORENZO di Roncegno seguì come volontario il Me­dici.

SARTORI DOTTOR PIETRO di Pergine, ospitò nella sua casa il generale e si portò a Verona a rendere omaggio al re d'Italia.

Su casa Sartori in Pergine è murata l'epigrafe: DA QUESTA CASA l CHE FU SUO QUAR TIER GENERALE l GIACOMO MEDICI l ADDI X AGOSTO MDCCCLXVI l ORDINAVA ANGOSCIATO l LA RITIRATA DELLE SUE TRUPPE l DESTANDO PERGINE l DA UN PRIMO SOGNO DI REDENZIONE.

SFORZA (DEGLI) FERDINANDO, attuario di pretura in Borgo.

SEMBIANTI GIUSEPPE impiegato esattoriale in Pergine si ebbe tre mesi d'arresto.

SITTONI DOMENICO, podestà di Pergine, fu tra i latori dell'in­dirizzo a Vittorio Emanuele. Si allontanò con Medici.

SITTONI CONTE FRANCESCO, pretore in Primiero. Non si al­lontanò dal posto e si giustificò con questa onesta e saggia lettera del

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31 luglio 1866: <do sono del sommesso parere che la continuazione delle funzioni pretoriali sia possibile sotto qualsiasi incursione, purché 1'/.R. impiegato si a~tenga da ogni politica e curi solo la vita e la proprietà dei suoi amministrati. Non si sa comprendere il motivo e non si vede nella disposizione che un abbandono del popolo, un tor­mento dell'impiegato. Io sarei del sommesso parere di lasciar tutti al posto lorOJJ ... evidentemente non era un «pretore d'assalto»!

V ALCANOVER ved. CATTERINA di Pergine, madre di uno dei piccoli messaggeri della famiglia Chimelli, tenne nascosto un soldato bresciano, gravemente ammalato e lo fece fuggire dopo d'averlo cura­to.

VEDOVA ING. DAVIDE di Pergine segnalò al comando italiano movimenti di truppe austriache.

VOLTOLINI CARLO di Borgo subì l'arresto. WEISS FERDINANDO, possidente di Strigno, seguì il Medici. WILLI GIO BATTISTA,podestà di Levico, si allontanò con il Me-

dici. ZOTT A BAlLO PIETRO, capo comune di Pieve Tesino, festeggiò

l'arrivo in paese dei bersaglieri del Tenente Daziaro ((facendo eccheg­giare l'intera vallata colle sue villanie e baccanti evvivaJJ. Il pretore di Strigno minimizzò l'accusa affermando che era stata fatta da ((un mi­litare intriganteJJ.

ZANELLA DOTTOR PIETRO, medico primario in Borgo, con­tribuì a togliere e calpestare l'aquila imperiale della pretura. Si allon­tanò col Medici.

ZANETTI ERNESTO, commerciante di semi di baco da seta in Borgo. Fece parte della delegazione incaricata di portare l'indirizzo a Vittorio Emanuele. Anch'egli si allontanò con il Medici.

Si fa notare che le parole scritte tra virgolette furono tolte dalle de­nunce della polizia. In genere le condanne furono particolarmente leg­gere e ciò si spiega in gran parte giacché i sentimenti dei pretori colli­mano con quegli dei processandi.

Comunque nelle clausole dell'armistizio di Cormons (12 agosto) vi era quella di non molestare la popolazione tirolese per le opinioni espresse durante l'occupazione Medici. Il plenipotenziario austriaco non volle firmare la clausula, ma il trattato di pace impose all'Austria un'amnistia generale per tutti i reati politici.

1867 Tra i volontari che presero parte all'ultima impresa garibaldina,

quella condotta nell'Agro Romano nel tentativo di conquistare Roma,

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ci furono ANDERLE LEONARDO di Pergine, CHIMELLI AU­GUSTO, nato a Este da famigliaperginese, GIAMBATTISTA CAT­TAROZZI di Fierozzo e DANIELI FILOTIMO di Strigno.

Combatterono a Monte Rotondo contro i papalini e furono sopraf­fatti dai nuovi fucili francesi, cdes chassepotSJJ, a Mentana.

NOTA: Tra i volontari garibaldini dei quali si hanno scarse notizie circa la loro partecipazione a combattimenti sono da annoverare SARTORI TEOFILO di Pri­miero (V. Sartori Teresa), NERVO GIUSEPPE di Pieve Tesino e certamente qual­che altro.

...fino al 1918

Terminata la terza guerra d'indipendenza italiana il Trentina, come è noto, rimase ancora entro i confini dell'Impero Austro-Ungarico ed il movimento irredentistico nei nostri paesi continuò la sua attività. Sorsero società sportive, complessi bandistici e corali, associazioni culturali a sfondo programmatico nazionale e soprattutto sì rinvigorì, con l'inscrizione di molti soci, la «LEGA NAZIONALE», che fu la più attiva associazione che contrastò il «VOLKBUND», quel movi­mento cioè sorto per la tedeschizzazione dei nostri territori.

Ma l'azione più rischiosa fu svolta nella clandestinità da tutti colo­ro che facevano parte di quella rete di informatori militari tesa nel Trentina dal reridenese Tullio Marchetti.

Informatori del SIM (Servizio Informazione Militare): BEN AV­VOCATO CARLO di Fiera, fu l'animatore dell'irredentismo nel Pri­miero. Già dal 1907 passava informazioni in Italia. Con lui coopera­vano il figlio dottor Giuseppe e la figlia Sig.na EDVIGE, maritata poi GALANTE. Accolse egli il Marchetti, falso professore di botanica.

BEN DOTTOR GIUSEPPE di Fiera, fiduciario del SIM sin dal 1903. Le sue notizie filtravano attraverso il Pontet. Egli infatti aveva libero accesso nella caserma della Guardia di Finanza in quanto pro­prietario del fabbricato sito colà sul confine esistente. Tra l'altro il Ben trasmise il piano di mobilitazione di Primiero. In esso era previ­sto lo sgombero delle truppe dalla valle del Cismon ed il conseguente ritiro sulla linea Rolle-Panevaggio, come di fatto avvenne.

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Pur essendo alfiere nelle riserve, quale sospetto politico non otten­ne dall'Austria la promozione ad ufficiale. Arruolatao nell'agosto del 1914 fu inviato in Russia con un reparto di marcia e quindi trasferito nella compagnia di disciplina «P.u EnnSJJ, ed infine inviato in una lo­calità malarica della Polonia. Fu retrocesso a soldato semplice perché irredentista, ma non furono trovate prove della sua attività di infor­matore.

BERNABÈ ENRICO di Pergine, forniva notizie specie durante il periodo nel quale era sorvegliante tecnico. nei lavori di fortificazione sul Panarotta.

BORDATO BICE in ZANGHELLINI di Strigno. Durante la pri­ma occupazione della borgata fungeva da informatrice sul movimento delle pattuglie nemiche e da portaordini nelle zone avanzate. Si ebbe la croce di guerra. Avendo il generale Amari, comandante della Bri­gata Venezia, avuto sentore che il comando austriaco aveva emanato categorici ordini per la cattura della Bordato, consigliò la coraggiosa signorina di abbandonare il paese (v. Decorati).

BOSO MARIA nata a Caoria nel 1895: vedi Decorati. BROCCATI GIUSEPPE di Pieve Tesino. Farmacista a Lamon

raccoglieva notizie nei suoi rientri in Pieve. Il 17 agosto del 14 venne appunto arrestato a Pieve per alto tradimento. Dopo tre mesi di car­cere fu rilasciato. Da Pieve scappò rifugiandosi presso il fratello dot­tor Alberto a Sovramonte.

BUFFA BARONE GIUSEPPE di Telve. Richiamato in servizio militare austriaco a Trento, fece parte di un gruppo cittadino di infor­matori fruendo della possibilità che gli offriva la divisa militare di en­trare nelle caserme. Nella primavera del 1915 tentò la fuga, ma ripre­so fu condannato a tre anni di carcere scontati a Theresienstaadt. Finì la guerra sul fronte romeno.

BUFFA BARONE DOTTOR RAIMONDO di Telve, fratello di Giuseppe. Con il fratello barone CARLO e le cugine bar.sse AUGU­STA e RAIMONDA, faceva parte del gruppo informatori di Telve.

Arruolato dall'Austria fu assegnato ad una compagnia di marcia per la Galizia. Si autolesionò e consenziente un medico militare tren­tino ottenne una licenza per malattia. Prima del termine della licenza oltrepassò il confme a Primolano.

BUFFA RODOLFO di PievP Tt:stno. Compiuti gli studi a Roma, tornò a Pieve ed entrò ue1 servizio informatori. Un giorno il Sergente di gendar ...... fla Anderle, un trentino, gli fece intendere ... che durante 1.. notte lo avrebbe arrestato! Così potè fuggire.

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Si arruolò poi volontario e fu come tenente medico assegnato al Servizio Sanitario Militare.

COLPI GIUSEPPE di Levico. Fu tra i più attivi informatori ed una figura molto discussa. Fu processato a Rovereto per essere stato tra i promotori delle dimostrazioni di disturbo effettuate contro la fa­migerata manifestazione pangermanistica che ebbe luogo il 26 luglio 1907 a Pergine. Cresciuto in una famiglia «che conservava le lettere di Garibaldi come reliqueJJ non poteva non sentirsi altamente italiano.

Spirito bizzarro ed irrequieto, fu licenziato da diversi impieghi, fu però attivissimo nell'attività informativa ed era in contatto diretto con l'Ufficio SIM dello Stato Maggiore di Roma. Tra l'altro, sotto il no­me di Vittorio Greco, aprì a Trento una casa di piacere, ove le allegre donnine avevano l'incarico di carpire notizie dagli ufficiali e sottuffi­ciali austriaci frequentanti l'ambiente. Assunto come impiegato nella Banca Cooperativa di Trento commise l'errore di appropriarsi di una forte somma che, secondo come si espresse poi, doveva servire per costituire delle bande armate partigiane. Per la verità il comporta­mento del Colpi può trovare non dico una giustificazione, ma certo una spiegazione in un precedente fatto consimile avvenuto in Rende­na nel 1865: «il fallimento Marchetti».

Mancando nella Rendena Casse di risparmio, il Marchetti costituì una specie di banco di deposito, ma spese poi gran parte dei capitali depositati e da Comuni e da privati, in finanziamenti politici in favore del movimento irredentistico.

Il Colpi fu dunque condannato a 11 anni e tre mesi di carcere du­ro, che scontò a Stein. Certamente la grave pena fu aggravata dalla sua attività politica se anche la madre ADELE DEGLI AVANCINI e le due sorelle IER T A e RAFFAELLA subirono un lungo periodo di detenzione.

Il Colpi fu liberato il 7 dicembre 1918, tre giorni prima di aver completamente portato a termine il periodo di pena.

Al suo ritorno a Levico fu accolto freddamente dai concittadini. Per vivere si dedicò alla raccolta di residuati di guerra, ma il 7 dicem­bre del 1919 nell'anniversario della sua scarcerazione, una bomba gli scoppiò tr~ mani ponendo fine alla sua vita.

CRESCINI GIUSEPP ai ~ra in relazione con il legio­nario e garibaldino Rocchetti Emilio. A ~io ericolo si pro­curava fotografie di forti, topografie di strade e sentien, endo personalmente alle spese.

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CEOLA CAV. UFF. MARIO (V. Ceola Mario e v. Decorati), di Pergine. A v eva frequentato il primo corso di Ingegneria a Vienna ed essendo, allo scoppio della guerra, troppo giovane, fu impiegato dal Genio Militare austriaco nei lavori di fortificazione sul Calisio.

Dopo d'essersi appropriato della carta all'l :250.000 della zona con i rispettivi piani di lavoro, riparò in Italia e come volontario prestò servizio prima in Artiglieria e quindi nell'areonautica come ufficiale osservatore. Diresse per molti anni lo storico Museo di Guerra di Ro­vereto.

COSTA CELSO, maestro, di Scurelle. Fiduciario del SIM per la zona ebbe per collaboratori il fratello ERMETE ed il cugino COSTA ENRICO. Le notizie raccolte venivano trasmesse attraverso il D'AN­NA di Telve. Ermete, soldato in Riva nel 164 Batt. Landsturm, di­sertò nel maggio del 15. Il maestro, riformato per esiti di una rottura del braccio contratta da ragazzo, insegnava, allo scoppio della guer­ra, a Grigno. Obbediente alle disposizioni governative condusse i suoi alunni lungo il Brenta ((per raccogliere rottami di metalli per la pa­tria)), Epperò, dopo di aver detto agli alunni: «Tornate a casa senza di me ... e salutatemi le vostre famiglieJJ, seguì il corso del fiume sin oltre il confine.

Aggregato al Comando della Brigata Venezia rientrò il 24 maggio. Fu Commissario a Scurelle e a Pieve Tesino, poi funzionario viag­giante dell'Alto Commissariato Profughi.

D'ANNA DE CELÒ CA V. GIUSEPPE di Telve. Esercitava il commercio del legname e così si recava spesso a Bassano, avendo modo di trasmettere alla sezione locale del SIM le informazioni che i baroni Buffa di Telve ed i Costa di Scurelle gli procuravano.

Tra i suoi collaboratori furono anche NARDELLI LUIGI e ZAN­GRANDE PIETRO, ambedue di Telve.

Si arruolò volontario tra gli Alpini, ma fu poi comandato nel Ge­nio Militare per il quale trattava partite di legname.

DEMA TTÈ LUIGI di Vigolo Vattaro. Imperia! guardia di finanza al confine del Pontet (Primiero), passava le notizie ai colleghi italiani. Sospettato, nel 18 fece sette mesi di carcere militare.

DIVINA ERMETE e GIOVANNI di Borgo. Le notizie da loro raccolte venivano trasmesse a Bassano dalla ROSSO BEPPI (Giu­seppina), modesta commerciante ambulante. Ambedue i fratelli si ar­ruolarono nell'Esercito Italiano. Giovanni cadde in V al Calamento il 28 ottobre 1915.

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DORIGHELLI AMALIA di Roncegno, con espedienti vari tra­smetteva le notizie via Primolano.

PEZZI VITTORIO di Borgo, segretario del circolo trentino di Ve­rona, coadiuvava per l'espatrio clandestino dei Trentini verso l'Italia.

FRISANCO UMBERTO di Pergine. In servizio militare sugli Al­tipiani, prima della guerra, vedendo oltre confine i soldati italiani gridò loro: ((Viva l'Italia! Viva Garibaldi/JJ. Ebbe un mese di carcere. A Trento organizzò un servizio informativo e trasmetteva il materiale alla Signorina DORIGHELLI di Roncegno, che provvedeva a farlo pervenire oltre Primolano.

Amico di Cesare Battisti riuscì, passando il confine a Peri, a fargli avere un prezioso plico segreto.

Sfuggì, al suo rientro, all'arresto ripassando il confine, questa volta però attraverso la Valsugana.

FIE TI A BATTISTA fu Bortolo di Pieve Tesino. Tornato in patria da Metz, ove risiedeva, per passarvi qualche giorno di ferie, trasmise preziose notizie riguardanti quel settore. Nell'aprile del 15 passò in Italia. La gendarmeria in suo luogo arrestò un suo omonimo, conta­dino, che dovette farsi ben tre mesi di carcere prima che l'equivoco fosse chiarito!

GARBAR! CAV. EZIO di Pergine. Entrò diciannovenne nell'or­ganizzazione. Operava da falso escursionista sugli Altipiani commisu­rando strade, depositi, guarnigioni, manovre e ricercando sentieri per fughe dal Trentino.

Arrestato e rinchiuso in un alberghetto a Lavarone Chiesa, riuscì ad evadere saltando dalla finestra. (V. Decorati).

GARBAR! TULLIO di Pergine (V. Garbari Tullio), studente pres­so l'Accademia di Venezia. I suoi viaggi a Venezia servivano anche per trasmettere materiale informativo. Tra l'altro eseguì a penna uno schizzo del forte di Roncogno, ch'egli stesso consegnò a Bassano al­l'ufficio SIM.

Scoppiata la guerra si arruolò volontario negli Alpini, ma per una sopraggiunta malattia venne riformato.

GHIRARDON TULLIO di Borgo. Era tra gli informatori di Trento, ove dimorava. Come sospetto di spionaggio si fece due mesi di carcere.

GRANELLO GUGLIELMO di Pieve Tesino, detto il «garibaldi­no)). Membro di tutte le società irredentistiche, radunava nel suo al­bergo gli irredentisti della zona. Fu arrestato il 18 marzo del 1915 a Rovereto ove si era recato a trovare la sorella Linda, moglie del far-

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macista Gaspare de Cobelli. Condotto oltre Brennero potè riavere la libertà a fine guerra.

LOSS SILVIO APRIL di Canal San Bovo. Ospitò il Marchetti e fu valido collaboratore del SIM per la sua zona.

MARCHETTO ALDO e GALVAN EGIDIO di Borgo. Si occu­pavano, oltre che al servizio informativo, anche dell'espatrio clande­stino.

Aldo traversò più volte il confine nei pressi di Verona. MARCHETTO MARIA di Pieve Tesino. Stabilitasi nel maggio

del 1915 a Lamon fu preziosa collaboratrice del SIM.

MIORI AVV. GUIDO di Levico, fece parte del gruppo D'Anna. MONAUNI TULLIO di Pergine, presidente della locale Sezione

della Lega Naeionale per molti anni, fu processato per i fatti di Pergi­ne del 26 luglio 1907 e fu membro delle segrete associazioni SIM di Pergine e Trento.

Tentò nel '15 di oltrepassare il confine e a questo scopo si affidò ad una guida che conoscesse i sentieri adatti. La guida però, dopo di aver intascato il patuito compenso, diresse il cliente dritto dritto verso un posto di blocco austriaco. Il Monauni fu quindi arrestato, proces­sato. Dopo di aver passato qualche tempo in carcere, fu inviato sul fronte russo, inquadrato in una Compagnia di disciplina. Infine però fu uno tra i non molti fortunati reduci da quel micidiale fronte. Nel frattempo fu arrestata anche sua moglie, la signora Amalia Palaoro, che venne internata, con le sue due bambine, in un paesetto di monta­gna nei pressi di Innsbruck.

NARDELLI LUIGI di Telve fu collaboratore del gruppo D'Anna.

NONES CARLOTTA e GISELLA di Pergine. Gestivano un al­berghetto ai Compi ed ospitarono il Marchetti che si portò nella zona per rilievi di carattere militare e collaborarono con lui non solo, ma tesero intorno a lui una zona di protezione cosicché poté sfuggire ai gendarmi ch'ebbero avuto sentore della sua presenza.

OGNIBENI DOTTOR ALBERTO di Pieve Tesino . Ancora da studente in medicina approffittava dei suoi viaggi a Padova per far pervenire oltre confine il materiale che il cugino fotografo gli procura­va.

PALAORO UMBERTO di Roncegno. Chiamato alle armi nel 1904 ed assegnato al deposito d'artiglieria in Trento, aveva l'incarico di tenere il registro materiali dei diversi forti militari. Egli, senza alcun lucro, trasmetteva copia degli elenchi dei materiali ad agenti del SIM

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italiano. L' 11 settembre 1909 fu arrestato e dopo quindici mesi di de­tenzione fu assolto per insufficienza di prove.

RELLA UGO, farmacista in Strigno, Capo della Sezione del Tou­ring Club Italiano, fiduciario della S.A.T. e della Lega Nazionale, fu attivo collaboratore del SIM. Distillava dell'ottimo elisir di china e possedeva una buona raccolta di bottiglie ... , che gli servivano a far parlare gli ufficiali di stanza a Strigno, e che egli riuniva nel suo acco­gliente retrobottega.

Ospitò il Marchetti che si nascondeva sotto il falso nome di Ing. Giovanni e che dalla popolazione veniva chiamato «Giovanni lo zop­POJJ, perché tale si finse durante tutta la permanenza a Strigno.

I tre, il Rella, il Marchetti ed il Prof. Suster Guido, provvidero a tracciare una topografia dei sentieri del gruppo di Cima D'Asta.

Richiamato nel 1914 come farmacista ebbe vita dura dati i prece­denti politici. Fu accusato di irredentismo, di antimilitarismo e fu sal­vato dall'amnistia conseguente alla salita al trono di Carlo l. Arresta­to nuovamente venne iniziato un processo contro di lui a Linz il 30 ottobre 1918, ma l'armistizio ne impedì la prosecuzione.

Il Rella, spirito allegro e profondamente amato dalla popolazione, morì in patria nel 1929.

SCOTONI CESIRA nata VALENTINI di Pergine. Sposatasi a Trento, fu la madre del decorato Mario Scotoni. Insieme agli indu­menti trasmetteva al figlio a Verona certe carte topografiche, infor­mazioni, servendosi di persone fidate.

TISOT MARIA di Tonadico. Sposa ad Ermenegildo Facchin, oste a Lamon, approfittava delle sue puntate a Tonadico ove aveva i geni­tori, per trasmettere oltre confine il materiale che gli agenti di Primie­ro le fornivano.

Il 12 aprile del 1918 fu sorpresa a Tonadico dal rientro degli au­striaci e passò sette mesi di carcere a Innsbruck. La prigionia le minò la salute e nel marzo del 1925 morì all'età di 33 anni.

TOMMASINI OTTONE di Pergine. Scoperto dalla polizia come spia nemica fu condannato per alto tradimento a otto mesi di carcere duro aggravato da un digiuno al mese, che scontò a Stein (Austria Alta). Fu poi internato a Katzenau e quindi spedito in Bosnia, donde fuggì. Dalla sua bocca mai uscì il nome di uno solo dei suoi complici, nonostante i mezzi studiati per «farlo cantare».

V ALDAGNI ANGELO di Pergine e MIORI GUIDO, SLUCCA MA TTEONI GINO e GIOVANNI di Levico fecero parte a Trento di un gruppo ristretto e verso il 1893 cercarono di organizzare

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clandestinamente le linee per la costituzione di un futuribile battaglio­ne alpini ((TrentoJJ. Erano in contatto con le organizzazioni italiane.

ZANGRANDE GIULIA di Telve. Serviva al gruppo D'Anna per trasmettere il materiale a Bassano ove spesso si recava.

Nelle carceri femminili languirono, oltre alla BOSO MARIA (V. Decorati), alla TISOT MARIA, A V ANCINI (DEGLI) ADELE, IER TA e RAFFAELLA, quest'ultime rispettivamente madre e sorel­le del Colpi (V. Informatori del SIM):

COPAT AUGUSTA di Vigalzano. Nel pubblico esercizio gestito dalla madre, si accese una discussione tra giovinastri. Augusta inter­venne in difesa dell'Italia e gettò nel fuoco del caminetto una bandie­rina austriaca. Il fatto fu risaputo ed il 20 giugno 1915, la giovane venne arrestata e condannata a due anni di carcere duro. Fu rilascia­ta il 23 giugno 1917.

LIBARDI CATERINA di Levico. Internata in Moravia, manifestò pubblicamente i suoi sentimenti d'italianità. Fu arrestata per alto tra­dimento e per ((Pubblico turbamentOJJ, reati commessi nel marzo del 1916 a Wezck (Moravia). A Brunn, la sera del 31 luglio, fu condan­nata a otto mesi di carcere duro, inasprito con periodici digiuni e con giacilio su assi.

PECORARO MARIANNA di Strigno. Aveva 70 anni! Subì un anno di carcere per l'accusa di aver aiutato dei concittadini a diserta­re. Morì in seguito ai patimenti subiti.

l caduti. Tra gli irredentisti vanno annoverati anche i combattenti volontari nella guerra 1915-18, taluni dei quali sono già stati menzio­nati (V. Decorati). Una speciale menzione meritano i Caduti: AVAN­CINI GIULIO, soldato Alpino, di Levico (Cogni Zugna, 15 luglio 1915); DIVINA GIOVANNI, soldato alpino, di Borgo (Val Cala­mento, 20 ottobre 1915); DIVINA SILVIO, soldato bersagliere, di Borgo (Sleme, 15 agosto 1915); GARBAR! MARIO (V. Decorati); LUCCHI OTTONE, soldato bersagliere, di Levico (Sleme, 15 agosto 1915); MOLINARI VINCENZO, tenente mitragliere degli Alpini, di O/le, deceduto a Vicenza il 15 giugno 1916, in seguito a ferite subite

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in azione di guerra condotte sull'Ortigara (V. Decorati); PETRI GUI­DO (V. Decorati); POLA ALBERTO, sottotenente degli Alpini, di Roncegno (Monte Fontanone, 11 dicembre 1917); RIPPA GUIDO (V. Decorati); RIPPA VITTORIO, di Borgo, ferito in azione di guer­ra 1'8 marzo 1917 e deceduto di conseguenza il 12 luglio dello stesso anno; SARTORI FRANCESCO, soldato alpino, di Levico.

Gli Internati di Katzenau. Appena si ebbe sentore dell'imminente apertura delle ostilità sul fronte italiano, o ad ostilità appena iniziate, la gendarmeria austriaca si dette da fare per purgare le nostre zone di elementi ritenuti filoitaliani. Bastavano pochi indizi per essere arresta­ti: una maestra, ad esempio, lo fu perché il capo della gendarmeria notò che sulla cattedra dell'insegnante vi era una copia del libro ((Le mie PrigioniJJ del Pellico. Gli arrestati vennero inviati nel famigerato campo di Katzenau. Taluni degli arrestati furono però prelevati dal campo e forzosamente arruolati chi nella Compagnia di disciplina (P.U. Enns) e chi nella Compagnia di disciplina (P.U. Benesov), ed inviati sul fronte russo.

Ecco l'elenco degli internati: AGOSTINI GIUSEPPE di Carzano (P.U. Benevos); ALBERTINI EMILIO di Borgo (P.U. Benesov); AMORTH GIOVANNI di Levico (P.U. Benesov); ANDREOLLO AGNESE di Borgo; ANESI GIOVANNI di Pinè (P.U. Benesov); ANESI LUIGI di Pinè; ANESI GIUSEPPE di Pergine; ANGELI FIORAVANTE di Marter; ANTONIOLLI CORRADO di Levico; ANTONIOLLI Dr. GIOVANNI di Strigno (P.U. Benesov); AR­MELLINI FERDINANDO di Borgo; A V ANCINI EDVIGE di Tel­ve; A V ANCINI EMMA di Telve; A V ANCINI GIUSEPPE di Levi­co; BAILONI AUGUSTO di Vigolo Vattaro (P.U. Benesov); BAL­DESSARI GIOVANNI di Pinè; BALDESSARI GIUSEPPE di Le­vico; BAMPI DON ANTONIO di Santa Brigida; BARATTO GIU­SEPPE di Strigno; BASSO EMILIO di Borgo; BATTAINI GINE­VRA di Borgo; BATTISTI EZIO di Borgo; BATTISTI ZEFFIRI­NA di Torcegno; BELLA T (de) Dr. CARLO di Borgo; BEN ETTI PIETRO di Borgo (P.U. Enns); BENETTI PIO di Borgo; BERTA­MINI dr. GIOVANNI di Pergine; BIANCHINI VIOLA di Vigolo Vattaro; BOMBASSARO NAPOLEONE di Borgo; BONETTI GIACOMO di Primiero; BONETTI GIUSEPPE di Fiera; BOR-

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GHESI PIO di Pergine; BOTTEGA FLORESTANO di Levico; BOZZELLA ARTURO di Borgo; BRANDALISE ELSA di Stri­gno; BUFFA RODOLFO di Cinte Tesino; CAMINOLLI FERDI­NANDO di Borgo; CAMPANA MICHELE di Levico; CAPPELLO LEOPOLDO GIUSEPPE di Borgo; CAPRA GIUSEPPE di Carza­no; CARARO ROSA di Torcegno; CARLETTINI GIUSEPPE di Scurelle; CATAROZZI ROMANO di Telve; CEOLA ANGIOLET­TA di Pergine; CEOLA EMILIO di Pergine; CEOLA N ORINA di Pergine; CHIESA ANTENORE di Lavaronf!; CIPRIANI ANGELI­NA di Borgo; CIPRIANI ANNA di Roncegno; CIPRIANI ELISA di Borgo; COSTA QUIRINO di Scurelle; COSTA SAMUELE di Scurelle; CRESCINI GIUSEPPE di Pergine; DALCEGGIO LUIGI di Roncegno; DALLABETTA ANTONIO di Mio/a di Pinè; DAL­LA GIACOMA GIULIETTA di Levico; DALLA TORRE GIO­VANNI di Pergine (P.U. Enns); DALLEMULE GIACOMO di Ca­stel Tesino; DALLALDO ALDO di Borgo; DALALDO FERNAN­DA di Borgo; DALLALDOROLANDO di Borgo; DALSASSO GIUSEPPE di Roncegno (P.U. Benesov); DALTROZZO SILVIO di Borgo (P.U. Benesov); DEANESI Dr. NICOLA di Borgo; DECAR­LI BENIAMINO di Civezzano; DELAI TULLIO di Pergine; DEL­LAMARIA CLEMENTINA di Borgo; DELUCA EGIDIO di Gri­gno; DESSIGNORI LUIGI di Borgo; DIVINA EMANUELE di Borgo; DOFF SOTTA GIOVANNI di Primiero; DORIGATTI VI­GILIO di Mio/a di Pinè; DORIGHELLI MASSIMO di Roncegno; DUCA TI FRANCESCO di Vigolo Vattaro; ECCEL GIOVANNI di Telve; ECCHER RODOLFO di Torcegno; ESPEN LUIGI di Strigno; FAITINI LUIGI di Scurelle; FEDEL ANTONIO di Civez­zano; FEDEL DINA, FEDEL EMILIA, FEDEL EMMA, FEDEL FRANCESCO, FEDEL LUIGI, FEDEL VIRGINIA e FEDELE AUGUSTA, FEDELE FRANCESCO, FEDELE GEMMA, FEDE­LE LUIGI, FEDELE MILLI, FEDELE VIRGINIA, tutti di Telve (sic nell'elenco); FEDELE ZITA di Borgo; FERRARI GUSTAVO di Calceranica; FERRARI RAFFAELE di Vigolo Vattaro; FER­RAZZA DON BRUNO di Levico; FILIPPI GUIDO di Civezzano; FONTANA GIOV. BATTISTA di Canal San Bovo; FRACALOSSI GIUSEPPE di Pergine; FRATTON REMIGIO di Telve; FRISAN­CO MARIA di Pergine; FURLANI ANTONIO di Vattaro; FUSI­NATO GIUSEPPE di Novaledo; FUSSBERGHER dr. CARLO di Pergine; GABRIELLI COSTANTE di Levico; GAROLLO CIRIL­LO di Levico; GAROLLO LUIGIA di Levico; GASPERINI AME-

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DEO di Pergine,· GUADENZI FlORIDA di Torcegno; GIACO­MELLI ALBINO di Vattaro; GIACOMELLI GIOV. BATTISTA di Caldonazzo; GILLI FRANCESCO di Primiero; GIONGO CIRO di Lavarone (P.U. Enns); GIONGO LUIGI di Lavarone; GIONZER LEONIDA di Roncegno,· GIOVANELLI GIOV. BATTISTA di Cal­donazzo; GIRARDI EDUINO di Levico; GIRARDI ERNESTO di Levico (P.U. Enns); GOIO prof. AUGUSTO di Levico (P.U. Enns); GONZO PROSDOCIMO di Tezze; GRASSI ALFREDO di Levico; GRAZIADEI ETTORE di Calceranica (P.U. Benesov); GRAZIA­DEI LORENZO di Calceranica (P.U. Enns),· GUBERT LUIGI di Fiera di Primiero; JANESELLI AFRA, JANESELLI ALBINA, JA­NESELLI ANGELICA, JANESELLI ANGELINA, JANESELLI FRANCESCO, tutti di Caldonazzo; JANESELLI LUIGI di Pergi­ne; JORIA TI GIOVANNI di Pinè; JORIS ROMANO di Levico; LANZINGHER GIOVANNI di Levico (P.U. Benesov); LARGAIO­LI Dr. FRANCESCO di Civezzano,· LIBARDI SILVIO di Levico; LINHART ANNA di Pergine; LINHART LIDIA di Pergine; LON­GO Don MICHELE di San Martino di Castrozza; LONGO GIU­SEPPE di Castelnuovo; LOSS ANTONIO di Canal San Bovo; LOSS EMILIO di Canal San Bovo; LOSS F ANNY di Canal San Bovo; LOSS GIUSEPPE di Caoria; LOSS LUIGIA e LOSS MA­RIA, ambedue di Canal San Bovo; LOSS RAFFAELE di Caoria; MACCANI ANNA di Castelnuovo; MACCANI MARIO di Castel­nuovo (P.U. Benesov); MARTINELLI ANNA di Calceranica; MARTINELLI BENIAMINO di Novaledo (P.U. Benesov); MARTI­NELLI DON DOMENICO di Scurelle; MATTIVI VIGILIO di Pinè; MENIN ALBINO di Strigno; MEZZANOTTE GAETANO di Pieve Tesino; MITTEMPERGHER GIULIO di Caldonazzo;

MONTIBELLER PIETRO di Roncegno; MORANDUZZO ANNI­BALE di Borgo (P.U. Enns); MORELLI Dr. QUIRINO, MORELLI GIOVANNI, MORELLI UMBERTO (P.U. Benesov), MORELLI QUIRINO (P.U. Benesov), tutti di Canezza; MOSCHEN RAIMON­DO di Levico; NARDELLI LUIGI di Telve (P.U. Benesov); OBBER ATTILIO di Primiero (P.U. Benesov),· OSTI FAUSTO di Scurelle; OSTI LEOPOLDO di Strigno (P.U. Benesov); PAOLI PIA di Pergi­ne; PAOLI ROBERTO di Pergine; PATERNOLLI EMILIA di Stri­gno; PATERNOLLI NARCISO di Strigno,· PEROTTO CATERI­NA di Primiero; PIFFER CRESTE di Borgo; PINTARELU EGI­DIO (P.U. Benesov); PIVA GIULIA, PIVA UMBERTO, tutti di Pergine; PODA dr. MARIO di Civezzano; POLA ABELARDO,

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ADELINA, JOLANDA, MARCELLA, MARIA, MARCO, RA­FAELLE, SANZIO e MARIO, tutti di Roncegno; PRATI ANGELI­CA, BIANCA e CESIRA di Caldonazzo; PRATI dr. CESARE di Levico; PRATI GIUSEPPE e PIA di Caldonazzo; PREDELLI EMANUELE di Caldonazzo; RAMPANELLI FRANCESCO di Castelnuovo (P.U. Enns); RASMO LAURA di Levico; REFATTI DON CESARE di Pergine; REGAZZI ANTONIO di Borgo (P.U. Enns); RIGO CARLO e RIGO GIACOMO di Vigolo Vattaro; RI­GO dr. AGOSTINO di Borgo; RIGO dr. FERDINANDO di Borgo (P.U. Enns); RIZZI GIULIO di Pergine; ROCCHETTI GIOVAN­NI di Levico; ROMAN ERMANO di Pieve Tesino; ROPPELE EMILIO di Strigno (P.U. Benesov); ROSANELLI CESARE, RO­SANELLI UMBERTO di Pergine; SARTORI dr. NARCISO di Ci­vezzano; SARTORI PIA e SARTORI MARIA di Pergine; SETTE SILVIO di Pergine; SIGHELE BORTOLO, GIOVANNI, STEFA­NO, tutti di Mio/a di Pinè; SIMEONI FELICE di Borgo; SLUCCA MA TTEONI dr. GINO di Levico; SOTTO PIETRA VALENTINO di Bosentino; SPAGOLA ANGELINA di Telve; SPAGOLA AR­MANDO ed ELVIRA di Borgo; SPECHER STEFANO di Ronce­gno (P.U. Enns); SPERANDIO LIBERA di Caoria; STEFANI GIOVANNI di Castel Tesino; STRADA SILVIO di Caldonazzo;

STROBELE LUIGI di Pergine; STROSIO PIER LUIGI di Torce­gno; STRICHER FELICE di Roncegno; TAMANINI AMALIA, ANTONIO e GUGLIELMO di Vigolo Vattaro; THIELLA LUIGI di Roncegno; TIECHER GIUSEPPE di Levico; TOFFOL dr. VA­LENTINO di Primiero; TOMASELLI EMILIO, GIUSEPPE e GUI­DO di Strigno; TOMASI GIUSEPPE di Levico; TOMASI PIETRO di Pinè; TOMASINI OTTONE di Pergine (P.U. Benesov); TOMIO ALESSANDRO, ALFREDO, AMELIA, ANNA, VALENTINO di Borgo; TONDINI ANGELINA, BORTOLO, GIUSEPPE di Pinè;

TONONI ALDO (P.U. Benesov), BASILIO, ENZO (P.U. Benesov), di Civezzano; V ALDAGNI dr. ANGELO di Pergine (P.U. Benesov);

VANIN PIO di Strigno; VENZO GIUSEPPE di Borgo; VICENTI­NI ZEFFIRINO di Levico; VINOTTI LUCIA di Sant'Orso/a; VOLTO LINI EUSTACCHIO di Strigno; WEISS PIETRO di Scu­relle; ZAMBONI EMANUELE, GIOVANNI, LUIGI, MARIA di Vigolo Vattaro; ZANGHELLINI LEONE di Strigno; ZANONI ELIGIO di Borgo; ZONER DOMENICO e GIOV. BATTISTA di Vigolo.

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Molti irredentisti però riuscirono a sfuggire in tempo all'arresto ed all'internamento oltrepassando, come si è detto la frontiera, oppure giocando all'atto dell'arresto qualche astuzia come fece ad esempio DON VITO T AMION, curato a Siror, che con una banale pretesto sfuggì ai gendarmi tra i boschi dei «Camoi>), località nei pressi di San Martino di Castrozza, o come fece un gruppo di Primierotti che la se­ra del 15 maggio si fecero liberare dai Bersaglieri Italiani che bivac­cavo nel bosco sopra Transacqua, trattenendo d'astuzia, i gendarmi con pinte di birra. Di Primiero tuttavia furono internati anche a Ka­tzenau. DALLA SEGA FRANCESCO e l'ing. KOCK.

(Livio Marchetti: ii Trentino nel Risorgimento, Milano, Albrighi-Segati, 1913; Tullio Marchetti: Luci nel buio, Arti Graf. Scotoni, Trento, 1934; R. Gasperi: Per Trento e Trieste l'amara prova del 1866, Saturnia, Trento, 1968; O. Brentari: Gari­baldi e il Trentino, Milano, 1907; Idem: Il secondo battaglione bersaglieri volontari di Garibaldi nella Campagna del1866, Agnelli, Milano, 1908; A. Branca: La Cam­pagna dei Volontari Italiani nel Tirolo, Le Monnier Firenze; Circolo Trentina Mila­nese: I Trentini che presero parte alle Campagne per l'Indipendenza italiana dal 1848 in poi, Milano; Alemandi: I volontari in Lombardia e nel Tirolo nell'aprile del 1848, Haller, Berna, 1849; A. Noaro: Dei volontari in Lombardia e nel Tirolo e r.ella difesa di Venezia, Zacchi-Bona, Torino, 1850; L. Marchetti: La Legione Trentina in «Tridentum)) A. VIII-IX; Bice Rizzi: Testimonianze Trentine 1750-1918, Ti p. Mutilati lnv., Trento, 1953; M. Ceola: Settant'anni di irredentismo per­ginese, Rovereto, Mercurio, 1932; «Illustrazione ItalianaJJ, A. XXXVII, 1910: I Mille, pag. 441; G. B. Miramonti: Il sacrificio delle donne trentine, 1915-18, Tren­to, Scotoni, 1924; Tardivi Ernesto: Donne Trentine, Lucca, Tip. G. Casini, 1919, pagg. 42, 43; Domenica del Corriere, Milano, n. 7: Eroiche donne trentine: O. Brentari: I Trentini dei Mille di Marsala in «Nuova Antologia)), 16 ottobre 1910; Alto Adige del 14-15 dicembre 1910: L'Esercito Meridionale; C. Zanghellini: La Bassa Valsugana tra due fuochi, Trento, Temi, 1973; Enciclopedia bio gr. !tal., del­l'Istit. Edit. Ital., Vol. XL, pag. 348; Romano Joris: Katzenau - Impressioni e me­morie di un internato, Trento, Scotoni, 1929).

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L

LENER GASPAR, decoratore, di Pergine. Avrebbe lavorato con G. Morandini di Predazzo e G. Grober di Sover, nel1663, nella com­posizione dell'ancona barocca della parrocchiale di Segonzano.

(A. Gorfer: Le V alli del Trenti. Orient., pag. 486).

LENZI DON GIOVANNI BATTISTA di Torcegno. Nacque 1'11lu­glio 1841. Fu parroco nel Blegio e scrisse il Catalogo dei Parroci del Blegio con relative notizie storiche (Rovereto, Grigoletti, 1891, in 8°).

(A mb rosi: Scritt. Art. Trent., pag. 361 ).

LEONARDELLI BONAVENTURA di Faida di Piné. Fu gesuita e scrisse l'Instructio practica ordinariorum (Tridenti, 1730). Morì in Augusta verso il 1745.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 122).

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LEONARDI GUSTAVO di Civezzano. Compiuti gli studi seconda­ri a Rovereto, si laureò a Padova in Scienze Naturali. Il Prof. Cane­strini lo nominò assistente alla cattedra di Zoologia e Anatomia com­parata.

Fu poi assistente a Portici (Napoli) presso il Laboratorio di Zoolo­gia generale e Agraria della Scuola Superiore d'Agricoltura. L'incari­co lo coprì per dieci anni, fino cioè al 1914 quando, vinto regolare concorso, fu nominato Ispettore di I Classe per la Fitopatologia e co­me tale assegnato a Ventimiglia.

Fu approfondito studioso delle cocciniglie e degli acari, tanto che i suoi saggi critici pubblicati via via su questi argomenti formavano te­sti di alta specializzazione.

Si parla di oltre ottanta lavori pubblicati. Ne lasciò due di inediti: Elenco degli insetti dannosi osservati in Italia fino al 191 O e una M o­no grafia delle cocciniglie italiane. Quest'ultimo lavoro, contenuto in 555 pagine con 370 figure, fu pubblicato a Portici nel 1920, come opera postuma. Morì infatti nell'agosto del 1919.

(B . Parisi in Studi Trent., 1921 , I Trim., pagg. 69-70).

LEPORINI (LA FAMIGLIA RAMO DI PERGINE). La famiglia Leporini prese il suo domicilio in Pergine nella seconda metà del se­colo XVI, provenendo da Thiene (Vicenza). Nel 1580 era insegnante della scuola comunale della borgata ORAZIO LEPORINI.

La famiglia diede a Pergine diversi Sindaci tra i quali FRANCE­SCO (1759-1760) il quale donò al Comune tre quadri recanti l'effige rispettivamente di Giuseppe Vittorio, Francesco Felice degli Al berti, ambedue, come si è detto, principi vescovi di Trento, e di Giambene­detto dei Gentilotti. Fu pure questi principe vescovo di Trento, per pochi mesi essendo stato colto dalla morte. Era nato a Trento e di Pergine era la madre sua la baronessa CECILIA DEI LENER.

Nel 1796, all'avvicinarsi dei Francesi, il P. V. conte Thunn con­segnò la città di Trento ad un Consiglio provvisorio del quale fece parte un LEPORINI di Pergine. All'entrata dei Francesi anche il Le­porini subì l'arresto. Fu condotto, con gli altri, a Milano ove rimase per qualche mese, quindi fu liberato, ma destituito dell 'incarico. Di questa famiglia fu pure ISIDORO LEPORINI, ingegnere. Scrisse un

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Saggio sopra le dannose esalazioni delle paludi del tronco dell'Adige dalla confluenza dell'Eisak e quella di Lavis - Osservazioni e rimedi (1784); Sul regolamento della Fersine relativamente al tronco da Ponte Cornicchio all'Adige (1784); Considerazioni sopra l'apologia del Barbacovi (1808). Fu al servizio del P. Vescovo di Trento quale regolano maggiore di Pergine. Era socio dell'«Accademia dei Fisio -critici di Siena)) e della <<Reale Peloritana di MessinaJJ.

(Montebello: o.c., pag. 407; A. deAlessandrini: Memorie di Pergine, pag. 188; F. Ambrosi: Sommario Stor. Trent., pag. 153).

LEPORINI {LA FAMIGLIA RAMO DI PRIMIERO). La famiglia Leporini di Primiero trasse origine da quella di Pergine provenendo da là FRANCESCO LEPORINI nominato capitano per il distretto appunto di Primiero (1660). Quest'ufficio venne esercitato anche da un suo nipote FERDINANDO (1727-1747).

Da questa famiglia uscì anche GIUSEPPE LUIGI VENERAN­DO, che fu la figura più illustre della casata. Avviato agli studi legali nel 1733, era consigliere della nazione germanica tra gli studenti in Padova, ove nel 1736 si laureò.

Fece rapida carriera. Lo si trova infatti nel 1748 professore di di­ritto privato a Vienna e avvocato di quella Nunziatura Apostolica, nel 1750.

Fu insegnante di storia del futuro imperatore Giuseppe II. Nel 1769 tenne la cattedra di storia presso la stessa Università.

Nel 1772 venne nominato consigliere imperiale. Dopo un periodo nel quale coprì la funzione di «fiscale)) a Milano,

fu richiamato a Vienna nel 1775 con la funzione di «fiscale aulicOJJ dell'impero.

Nel 1763 dall'imperatrice Maria Teresa fu inviato a Roveretò co­me arbitro conciliatore tra la città di Rovereto ed il P. Vescovo di Trento nella famosa diatriba sorta in morte del Tartarotti. (V. Alberti degli D'Enno Felice).

Rovereto lo accolse come socio nell'«Accademia degli AgiatiJJ. Dal conte Carlo Firmian, governatore di Milano, fu incaricato di

stendere un Catechismo più aderente alle nuove correnti, che si stava­no sviluppando con l'illuminismo. Il Leporini scrisse un'Istruzione

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cristiana in forma di catechismo, suddivisa in tre parti (febbraio 1773). L'opera fu apprezzata da valenti teologhi, anche perché stesa con la dovuta equilibrata moderazione, tuttavia la curia milanese non dette il <mihil obstat» per la pubblicazione.

Per poter passare i suoi ultimi giorni nella sua natia Primiero si procurò quivi qualche bene immobile, ma la morte lo colse a Vienna il 19 marzo 1779.

(«Voci di Primiero», 1957, n. 4; Montebello: o.c., pag. 440; Mons. Stefano Fon­tana: La famiglia Leporini in «Studi Trent.», 138, n. 3-4, pagg. 229-247 ; Brentari Guida Trent., Il, pag. 219 ; Idem: Guida Alp. Belluno, ecc. ; C. Battisti: Guida di Primiero, pag. 18; A. Pellin: Storia di Feltre, pag. 195 ; M. Larcher in «Strenna Trentina», 1975 pag. 23 ; M. Mirabella Roberti: in Guida delle Valli del Primiero, 1977, pag. 92).

LIBARDI GIOVANNI ANDREA di Levico. Fu colui che procurò alla casata il titolo nobiliare. Gli fu conferito in Castel Pergine il 22 ago­sto 1511 dall'imperatore Massimiliano, come ricompensa dei servizi prestati sia in campo militare che amministrativo in occasione della guerra contro la Repubblica di Venezia.

(A. Cetto: Castel Selva, etc., pag. 222).

LIBARDI GIOVANNI ANDREA di Levico, giurista. Mandò alle stampa «parecchi consu/tiJ>, uno dei quali indirizzato al vescovo di Feltre scritto allo scopo di legalizzare il matrimonio di Giacomo Avancini e Francesca Battisti (Tridenti, 1777).

Fu governatore di Castellaro trentino nel Mantovano, consigliere del P. Vescovo di Trento e commissario in Caldonazzo.

(A mbrosi: Scritt. art. trent., pagg. 114-115).

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LIBARDONI MONS. MARCO, vescovo missionario, titolare d'A­frica e prelato di Huari (Perù). N acque a Levico il 26 giugno 1907. A 24 anni, dopo di aver lavorato nel panificio del padre e dopo di aver compiuto il servizio militare, entrò nella Congregazione degli Obblati in Asti. N el 1940 fu ordinato sacerdote e nel 1948 partì come missio­nario verso il Perù.

Nella festa di Ognissanti del 1964 fu solennemtente ordinato ve­scovo e la cerimonia si svolse nell' Arcipretale di Levico. La consacra­zione fu espletata dal Cardinal Landazuri, arcivescovo di Lima e Pri­mate del Perù, e dall:Arcivescovo di Trento mons. Alessandro Maria Gottardi.

Svolgeva la sua missione episcopale nell'Huari, vasta regione che si estende sulla Cordigliera della Ande, popolata da oltre 300 mila abi­tanti, quasi tutti Indios.

Nel gennaio del 1965 fece una breve visita alla sua Levico, ma tornò nella sua missione per morirvi il 2 ottobre 1966.

La Repubblica Peruviana, riconoscendo le sue benemrenze anche civili, lo aveva nominato cavaliere.

(Vita Trentina del 27 ottobre; 3 novembre e 15 dicembre 1966).

LIMANA CAV. LUIGI di Borgo. Fu canceliere di tribunale a Bres­sanone, Trento, Pergine. Lasciò scritto: Battaglia di S. Osvaldo; Bat­taglia di Carzano,· Borgo nella Buffera; Togo - racconto; Battaglia dell'Ortiganar; L 'impresa Medici,·

È morto a Borgo nel 1967.

(Ar.Co. in «Voci Amiche», Borgo, maggio 1967, pag. 11).

LIMANA DON LUIGI di Borgo. Fu missionario e per molti anni Prefetto Apostolico del Bengala Centrale. Tradusse in bengalese il

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Catechismo e scrisse una Storia Sacra, sempre in bengalese. Tornato in patria vi morì il 17 marzo 1870.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 256; A. Tait: Vita di G. Napurniceno Tschide­rer, Venezia, 1905).

LINZO O LINZ GIOVANNI, architetto e scultore. La di lui vita è quanto di stravagante si possa immaginare ed è comprensibile solo se la si considera come una vita d'un artista malato di mente, costretto a vivere in tempi duri nei quali l'ignoranza, la presuntuosità, i pregiu­dizi toccavano anche i ceti che avrebbero dovuto per la loro respon­sabilità di governo essere comprensivi e saggi.

Era nato a Pergine e lo si ritiene scolaro di Vincenzo Grandi, l'au­tore della elegantissima cantoria di Santa Maria Maggiore in Trento, e condiscepolo di Alessandro Vittoria.

Veniva comunemente chiamato ((Motschon o MocciòmJ. Stava già affermandosi nella sua arte quando, nel 1545, venne pre­

so da allucinazioni. Tra l'altro diceva di aver avuta una visione che lo convinse a credersi (fUn fratello corporale di CristOJJ.

Forse per sfuggire ai tribunali dell'Inquisizione andò a Innsbruck, poi a Basilea, a Zurigo ed infine a Lucerna.

Sono diverse le sue opere, tra cui: Sansone che strozza un leone; gruppo posto sulla fontana a Zurigo, sita tra l'Abbazia zum Ruden ed il palazzo di città;

A Lucerna, ove erasi trasferito nel 1557 condusse fino al secondo piano la costruzione del «palazzo dello scludasciOJJ, cioè del borgo­mastro Lucca Ritter, in stile rinascimentale.

A questo lavoro attese sino al 17 marzo 1559, giorno a lui nefasto. Proprio in questo giorno infatti doveva aver luogo in città la proces­sione religiosa del ((MuseggJJ, ed il nostro artista prese a discutere problemi religiosi proprio con il borgomastro stesso.

La discussione si accalorò ed il Linzo riprese nelle sue argomenta­zioni i temi che gli venivano dettati dalla sua mente allucinata. Fu perciò denunciato, arrestato e sottoposto a processo.

Egli, tenace nelle sue idee, non si scosse e fu condannato. Fu deca­pitato 1'8 maggio 1559 ed il suo corpo venne gettato alle fiamme.

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Sia il Weber che il Cerasola ritengono che a questa fine sia malau­guratamente pervenuto non tanto per le sue idee, quanto per l'ignobi­le azione del borgomastro il quale vide non solo la possibilità di im­porre le sue grete idee, ma di saldare nel contempo, senza spesa alcu­na, l'onorario dell'architetto.

Certo è che il Linzo più che un eretico fu un visionario e tuttavia non privo di genio.

(Weber: o.c., pag. 172; Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 42; Ceraso/e Vietar dans l'Arts, l maggio 1885, n. 499; Gerola; Art. Trent. Ester., pag. 17; Geschi­ftsfreund, vol. XXV, Tans, pag. 219; E. von Berlspech: Deitche Renaissance, parte VII, Liepzing, 1873; Thieme U. Becker, vol. XXIII, pag. 493; V. Zanolini: Pro­gramma dell'Annuario VIII del Ginnasio vescov. di Trento, 1909, pag. 25; B.C. Trento, ms. 3155; Ambrosi: Somm. Stor., pag. 183).

LONGO EMANUELE, pubblicista, nato a Castelnuovo il 10 novem­bre 1851. Studiò a Rovereto e a Venezia. Diresse a Milano La Gaz­zetta Nazionale e sempre a Milano, fondò e diresse il periodico ((Le Curiosità dell'erudizione", stillato in domande e risposte e discussioni (Milano, Verri, 1891-92-93).

Passò poi a Trento quale redattore dell'Alto Adige. Collaborò ad ((Usi e costumi del Trentina)) e alla stesura del XIII. Annuario della Soc. Alp. Trid. (Rovereto, 1888). Compilava canzoncine, mattinate, fiabe, frottole, ecc. della Valsugana. Tra l'altro: Fatto di cronaca (Trento, Zippel 1892); Nostalgia (Ibidem, 1892).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 341; A . Prati; I Valsuganotti, pag. 193).

LONGO MARIA TERESA, pittrice e scultrice, di Castelnuovo. Ap­presa l'arte, si trasferì in Francia ove nel giugno del 1929 aperse una sua personale alla ((Galleria Carmine)), esponendovi busti e bassorilie­vi di ((garbata fattura)),

Pare abbia composto per la chiesa di Castelnuovo tre pale d'altare.

(Gerola: Art. Trent. Est.,pag. 18; «Studi Trentinb>, 1930, f. 3, pag. 284; Por­chier Edouard: Au Salo n d'Art. provecal a Ganary in Le peti t Marseillais, 2 7 ago­sto 1931).

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LOSS GIUSEPPE nato a Caoria nel 1831 da Domenico detto ((ZuscOJ) e da Giuseppina sorella dell'ing. Luigi Negrelli, la ((partigiana)) antinapoleonica (V. Negrelli).

Fu capitano distrettuale a Cles dal 31 marzo al 20 giugno 1876 e a Primiero dal 14 maggio 1879 al 20 marzo 1880.

Studioso di scienze naturali pubblicò parecchi opuscoli: Del Casei­ficio, ovvero trattato teorico pratico razionale per la fabbricazione del buti"o e formaggio ed altri prodotti del latte (Trento, Tip. Kupper­Fronza, 1871, con tavole illustrative); Illustrazione delle piante figu­rate di Pier Mattioli (lbid. 1870); L'Alta Valle di Non (Trento, 1871); La Valle di Non - Saggio illustrativo delle Alpi Tridentine (Trento, 1873); L'Anaunia - Saggio di geologia delle stesse Alpi (Trento, 1973); Impressioni di viaggio da Predazzo a Primiero (Ibid., 1873); Trattati geologici su Primiero e Borgo-Sass Maor e Cima d'Asta (Ibid. 1875).

Lasciò molto materiale manoscritto tra cui un abbozzo di storia di Primiero. Questo materiale fu largamente d'aiuto al cugino Ottone Brentari per gli studi che questi compì nella zona.

Per un male incurabile dovette lasciare la carica in Primiero e por­tarsi a Venezia per cura, ma quivi morì il 18 maggio 1880.

(F. Ambrosi: Naturalisti Trent., Padova, Prosperi, 1889, pagg. 27-28; Idem: Somm. Stor. Trent., pag. 194; ~rVoci di Primiero» 1941, n° - 1950, n° 5; Primiero di Ieri e di oggi, pagg.43-44: G. Andreatta: Bezirk e Comprensorio nel Trentino, Trento, Saturnia, 1975, pag. 27; F. Nicolao: Imèr, pag. 11).

LUCIAN (SORELLE) di Tonadico. La maggiore delle tre sorelle fu Suor Teresa, nata nel 1845. Prese il velo nella Canossiane. Venticin­quenne partiva per Hong-Kong (Cina), ove rimase per 41 anni. Visse pienamente l'opera missionaria con tanto zelo e carità d'essere defini­ta «anima di fuoco)). Il Governo portoghese le conferì una «medaglia d'onore)) per l'opera svolta tra gli ammalati contagiosi. Lei commentò l'onorificenza con: «avrei preferito mi avessero dato un sacco di riso per i miei povere/li)),

Morì a Macao ed il Senato di quella allora Colonia volle intitolar­ne una via della stessa città.

Suor Teodora, nata nel 1858, entrò pur lei nelle Canossiane e se­guì la sorella a Hong-Kong, ove rimase sino alla morte avvenuta nel

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1927. Fu per 9 anni superiora di quella Missione e si dedicò all'edu­cazione dei giovani aprendo scuole, orfanatrofi e case per l'infanzia.

Suor Maddalena, nata nel 1865, fu la terza sorella che si dedicò al servizio missionario. Dalla Missione di Hong-Kong passò a Bel­gaum (India), ove fondò una casa della quale fu superiora per molti anni.

Nel 1922 dall'((obbedienzaJJ fu richiamata, dopo 36 anni di perma­nenza in India, in Italia e da qui inviata a Welwyn (Londra).

Morì nel 1936 nella Casa di Sotto Co~ina (Bergamo) dove, all'ap­prossimarsi del 50° di vita religiosa, era stata collocata a riposo.

Tonadico, su iniziativa del concittadino Don Pietro Simeon, eresse alle tre sorelle un monumentino e l'Amministrazione Comunale, nel novembre del 1951, deliberò di dedicare loro anche una via del paese.

(llVoci di Primiero»: 1949, n° Il; n° 12 - 1950, n° l; Primiero di ieri e di oggi, pagg. 50, 51, con foto; C. Battisti: Guida di Primiero, pag. 23; M. Mirabella Ro­berti in Giudo della Valli di Primiero, pag. 95).

LUNARDONI AGOSTINO, esperto di cose agricole e forestali, nacque a Borgo il 13 dicembre 1858. Riuscì ad iniziare e proseguire gli studi superando le gravi difficoltà che gli provenivano dalla scar­sezza dei mezzi finanziari della famiglia. A Rovereto frequentò la Scuola Superiore e, a Vienna (1878-1881), quella agricolo-forestale.

Sempre a Vienna fu assistente alla cattedra di zoologia agraria del Prof. Henschel.

Compiuti i l 7 mesi di servizio militare, si portò in Albania quale ingegnere forestale al servizio della ditta A. Monos, con l'incarico di stimare taluni boschi.

Dopo essere stato per qualche tempo in Slavonia, entrò al servizio del Marchese di Torre Altino in Roma (1884).

Servito costui per circa un anno, passò presso l'On. Fazzari per il quale tenne l'amministrazione delle foresta e delle miniere in Calabria.

Laureatosi nel frattempo presso la Scuola Superiore in Portici (1886), passò al servizio dello Stato, avendo nello stesso anno vinto il concorso per l'incarico di Vice Segretario al Ministero dell' Agricoltu­ra, Industria e Commercio.

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Con le sue pubblicazioni vinse poscia il concorso per cattedra di estimo ed agraria presso gli Istituti Tecnici e più tardi conseguì la li­bera docenza presso la Scuola di Portici.

Insegnò anche, temporaneamente, matematica e scienze naturali presso il Ginnasio Romano ((Ennio Quirino Viscontb>.

Conoscitore dell'italiano, del tedesco, del francese, dell'inglese e dello spagnolo, curò per molti anni le pubblicazioni in queste lingue che la rivista fdtalia enologica», di cui fu pure redattore, la ((Settima­na vinicola» ed altre ~tampe andranno via via pubblicando.

Tra le sue innumerevoli pubblicazioni: Le cause dell'ascensione della linfa del Prof. Boehm, traduzione dal tedesco (Firenze, Nuova Rivista Forestale, 1880); Il nuovo apparecchio germinatore del Prof Liebenberg (Ibid., 1880); L 'escursione scientifico forestale degli alun­ni della Scuola Superiore agricolaforestale di Vienna nei domini sle­siani dell'Are. Alberto (Ibid., 1881); La temperatura dell'albero in re­lazione cogli agenti estranei - Riassunto di un lavoro dei Profri Bo­hem e Breitelohner (Ibid., 1881); Anfa_ngs gr·iinde der endlichen Dif­ferenzen (Vienna, 1881); La Me/onta volgare (Rovereto, 1884); I riti nunziali dei cattolici albanesi (Ibid., 1884); I querceti della Slavonia (Firenze, «N. Riv. Forest.>> 1885); I nostri alberi da bosco, loro com­portamento e proprietà di R. Hess, traduzione corredata da molte no­te ed aggiunte (Rovereto, 1885); Da Monasterace a Terra San Bru­no (Firenze, «N. Riv. Forest.>>, 1886); Manualetto popolare di silvi­coltura (Rovereto, 1887); La storia della Filossera in Italia e all'e­stero (Roma, <<Boli. Soc. dei Vitic. !tal.>>, 1887); Della cultura, ed uti­lizzazione dei salici da vimini (Roma, «Giornale d' Agric. Pratica>>, 1887); Dell'importanza dell'insegnamento forestale nelle scuole su­per. d'Agricolt. (Ibid., 1887); Gli Elateridi del Polesine e del Verone­se (Ibid., 1888); Dei metodi curatici per combattere la Filossera (Ro­ma, «Boli. Vite. !tal.>>, 1880); L 'antonomo dei meli (Roma, «Giorn. D'A gr. Prat.>>, 1888); Le cavallette - Conferenza al Consorzio Agrar. di Roma (1888); La questione fillosserica in Toscana («Boli. Vitic. !tal.>>, 1888); Le industrie casalinghe all'Esposizione regionale veneta de/1887 (Roma, «Giorn. Agric.>>, 1888); Lo zafferano e la coltivazio­ne (Ibid., 1888); La Filossera (L'«<talia Enol.», 1889); La tignola del­le viti nei vigneti dei Castelli Romani (Conferenza tenuta a Roma e ad Albano, 1889): La tignola dell'uva e le forficule (Roma, «!tal. Enol.>>, 1889); I filossericidi (Ibid., 1889); Gli insetti nocivi ai nostri orti, campi, frutteti e boschi (Napoli, 1889, I Vol. di pagg. 570); ope­ra premiata dal Ministero dell'Agricoltura e dalle Esposizioni Interna-

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zionali di Roma (1889), Parigi (1890) e Vienna (1890); Gli insetti no­civi alle viti (1889), prezioso vademecum stampato in varie edizioni, ch'ebbe diplomi e medaglie, che fu tradotto in portoghese, croato, greco; La Filossera in Italia nel 1889 (Roma, «Ital. Enol.», 1889); Delle olive (Conferenza tenuta in Roma nel 1889); I Boschi, La Coci­niglia degli agrumi, Il Castagno (Torino, Encicl. Ital.); I topi campa­gnoli nel Ferrarese e nella Puglia (Bologna, «Giorn. dell'Agric.», 1890); Le viti americane in Francia, sunto della relazione tedesca dell'I.R. Cons. A. De Petris-Cagnodo (Roma, «Boli. Min. Agric.», 1890); Das Landwerthschaf)1iche Unterrichtswesen Italiens des Prof Patanè - trad. dall'italiano (Vienna, 1890); Il Celtide e la sua coltiva­zione (Torino, Encicl. !tal. 1890); L 'alleanza con la Germania e il commercio vinario italiano (Roma, «Soc. Vit. Ital.», 1890); I discorsi degli aspiranti alla Deputazione e gli interessi agrari e commerciali (lbid., 1891); I vini Italiani in Germania (lbid., 1891); Il trattato di commercio con l'Austria, Ungheria e gli interessi dell'enologia italia­na (Ibid. 1890); Le viti americane e le cure antifilosserica (Ibid., 1890); Il valore del cosiddetto pratico esame dei vini (Ibid., 1891); Gli attestati di privativa industriale e i flllosseridici (lbid., 1891); L 'industria acetico/a in Italia (Roma, «<talia enol.», 1891); La cocci­niglia del gelso (Torino, Enciclop. Ital. 1891).

(A mbrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 450, 451, 452, 453 ; A. De Gubernatis: Pic­colo Dizion. dei Contemp.).

LUNELLI FRANCESCO di Civezzano, nato il 26 gennaio 1792. Superò gli studi teologici nel Seminario di Trento, alternò i suoi studi letterari con quegli scientifici. Fu professore di fisica nel liceo di Tren­to. Curava nelle Appendici del ((Messaggere di RoveretOJJ la rubrica metereologica. Fu il primo a sostenere che la ccChiarentanaJJ dantesca sia la ccCanzianaJJ, località sopra Levico ed a questo proposito pub­blicò Voce C hiarentana di Dante (Trento, 1864).

Pubblicava anche notizie di storia patria su ccCorografla dell'Ita­lia )).

Morì a Trento il 7 novembre 1874.

(Ambrosi: Scritt Art. Trent., pag. 179: O. Brentari: Guida Trent., P. l , pag. 255).

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M

MAIER TOMMASO (MAYER) di Pergine.Nel1777 propose al Co­mune un progetto per l'abbassamento del letto del fiume Brenta, asse­rendo che il livello del lago si sarebbe a sua volta abbassato e quindi la vasta piana lacustre, che si stendeva tra il lago e le case di Pergine, si sarebbe bonificata non solo, ma poteva essere trasformata in fertile campagna. Ma i contadini, usi a ricavare dai cannetti il «far lettOJJ per le bestie, gli furono contro e lo accusarono di essere un pazzo vi­sionario.

Fu rinchiuso persino in manicomio, ma i medici lo dimisero in quanto perfettamente sano di mente.

Il P. Vescovo fece allora rivedere dai periti il progetto del Maier e dietro loro approvazione dette ordine che il progetto venisse attuato. Anzi autorizzò il Maier a portare la spada per difendersi eventual­mente dagli interessati accaniti oppositori.

N el frattempo aveva sposato una Alessandrini, ma la sua famiglia rimase perennemente povera.

La bonifica fu terminata nel 1820 ed i terreni furono suddivisi tra diverse famiglie di Pergine, Vignola, Ischia, Susà, etc.

Il Maier però non potè vedere compiuto il suo sogno, morì infatti 1'11 marzo 1911.

Più tardi fu inscritto tra i benemeriti della patria e nel 1887 l'Am­ministrazione Comunale deliberava di porre il suo ritratto nella sala consigliare.

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Oggi al Maier è dedicata una delle vie più ampie ed antiche della cittadina e recentemente a lui venne dedicata la Biblioteca comunale sita nel rinnovato edificio in Piazza Serra.

(A. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pagg. 188, 189; Bottea: Memorie di Pergine, pagg. l O, Il; Serate al caminetto sul giornale «La Valsugana», A. II; Brentari: Guida Trent., pag. 242; «Montanare», 1947, pag. 84; Montebello: o.c., pagg. 168, 169; Vita Trent., l maggio 1977, pag. 16).

MARCHESONI PROF. VITTORIO, naturalista, di Caldonazzo. Nacque a Malè (V al di Non) ove risiedeva la famiglia per ragioni di lavoro: suo padre era capostazione.

Compiuti gli studi ginnasiali e liceali presso il collegio vescovile di Trento, si portò a Padova per proseguire gli studi e quivi, il 12 no­vembre 1937, si laureò con 110/110 in scienze naturali. Rimase poi Assistente presso l'Istituto Botanico della stessa città e dal l luglio 1939, in seguito a concorso, venne nominato Assistente ordinario.

Seguito il corso allievi ufficiali ne uscì con il grado di sottotenente d'Artiglieria. Come tale fu richiamato 1'8 gennaio 1941 ed inviato sul fronte albanese da cui rientrò con il grado di tenente. Fu quindi invia­to nella Penisola Salentina come comandante di un reparto di antiae­rea. Dopo 1'8 settembre 1943 collaborò con le truppe alleate come comandante di una batteria.

Congedato, nel luglio del 45 rientrò a Padova ove nel 1948 ottenne la libera docenza in Botanica.

Nel dicembre del 1951 entrò nel ruolo di professore straordinario nell'universita di Camerino e nel dicembre del 1954 fu nominato ordi­nario. Dal 1951 al 1957 fu Preside della Facoltà di Scienze della stes­sa Università e nel novembre del 1960 fu ·nominato Rettore. Nel 1961 rinunciò a questo incarico prestigioso per assumere la cattedra di Fisiologia Vegetale della Facoltà di Scienze in Padova.

Durante la sua carriera d'insegnamento tenne corsi di Botanica, Erboristeria, di Chimica Agraria, Botanica Farmaceutica e Veterina­ria, Fisiologia Vegetale, etc.

Nel 1954 successe al dr. G. Battista Trener come direttore scienti­fico del Museo di Storia Naturale della Regione Trentino Alto Adige.

Grande suo merito fu quello di rinnovare e potenziare il Giardino Alpino delle Viotte sul Bondone.

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Fu socio di molti Enti scientifici: dell'Istituto Marchigiano per le Scienze, Arti e Lettere, dal 1956; dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal 1960; dell'Istituto Veneto Scienze, Lettere ed Arti dal 1960; dell'Accademia Italiana delle Scienze Forestali dal 1960; del­l' Accademia di Agric., Scienze, Letter. di Verona dal 1961; dell' Ac­cademia N azionale dei Lincei dal 1962.

Fu inoltre, dal 1962, Presidente della Soc. per le Scienze Naturali del Trentino, Alto Adige e Membro del Consiglio Nazionale delle Ri­cerche.

Un male incurabile lo stroncò a Padova il 12 luglio 1963. Nel pomeriggio del giorno successivo alla sua morte, presso l'Uni­

versità di Padova, al mesto suono della campana del Bo, si è svolto nel cortile antico dell'Ateneo il tradizionale commiato accademico con il rito dell' <<alza baraJJ, presenti autorità accademiche di Padova, Ferrara, Camerino ed un folto stuolo di suoi allievi. La Salma prose­guì poi per Trento e venne composta nella camera ardente allestita presso il Museo di Storia Naturale. Venne tumulata a Povo, ove risie­dono i suoi familiari. Povo lo onora con il suo <<Circolo Cultura/eJJ a lui dedicato.

I suoi lavori: Le alghe epilitiche del piano niviale del Cevedale (Memor. Ace. Se. Lett. Art.>>, LIV, 1938, pagg. 45-67); Alghe in Mis­sione Biologica nel paese di Borana (Mem. Ace. dell'Istit. Centro Studi per l'A.O.l.>>, 1939, pagg. 391-420); La vegetazione del settore Sud-Orientale del Parco Naz. dello Stelvio (Mem. «Ace. Lett., Arti e Scienze>>, LV, 1939, pagg. 101-134); Le alghe epilitiche di alta mon-tagna nel Gruppo del Cevedale («Giorn. Botanico !tal.», XlVI, 1939, pagg. 389-436); Ilfiloplacton de/lago di Nemi («lntern. Rev. ges Hy­drob. u. Hydrogr.>>, 40, 1940, pagg. 305-345); Primo saggio di ricer­che sul filoplancton di alcuni laghi dell'Umbria, Abruzzo, Campania («Giorn. Bot. !tal.>>, XL VII, 1940, pagg. 539-558); Osservazioni sul filoplancton dei laghi craterici dell'Appennino centro-meridionale (Ibidem, XL VII, 1940, pagg. 229-233); Sulla posizione sistematica del Glenodinium determinante l'arrossamento del lago di Tovel («Stu­di Trent. Se. Nat.>>, XXII, 1941, pagg. 1-8); Analisi fotogeografica degli elementi floristici del bacino atesino. l. Dati climatici e storici ed elemento mediterraneo (Mem. Museo St. Nat. Venezia Trident. VII, 1946, pagg. l 78); Il popolamento algologico delle acque del De­serto Libico («Giorn. Bot. Itai.>>, LIII, 1947, pagg. 524-534); Flora algologica del Fezan e della regione del Gat (Mem. Ist. Ital. Idrob., Pallanza, II, 194 7, pagg. 43 3-461 ); Aspetti ecologici e fitogeografici

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della vegetazione algologica delle regioni del Deserto Libico (Rend. Ace. Naz. Lincei, VIII, 1947, pagg. 334-339); La scoperta della Be­tulla Nana L. sul versante meridionale delle Alpi (Lavori di Bot. in occasione del 70° genetliaco di G. Gola, 1947, pagg. 1-8); Analisifi­togeografica degli elementi del bacino atesino, II. Elemento subatlan­tico ed elemento orientale (Mem. Museo St. Nat. Ven. Trid., VIII, 194 7, pagg. 1-40); Entrofismo e popolamento a Oscillatoria rube­scens D.C. nei laghi di Caldonazzo e Levico (Boli. Pesca, Fisc. ldrob. III, 1948, pagg. 1-28); Un nuovo periodo di osservazioni sulfiloplan­cton di Nemi (Hydrob., l, 1949, pagg. 3 33-345); Variabilità, differen­ziazione e osserv. biologiche su una Cianoficea (Rend. «Ace. Naz. Lincei>>, VIII, 1949, pagg. 227-232); Ricerche idrobiologiche nei laghi di Levico e Caldonazzo. Dati ambientali e loro correlazione con la produttività fitoplanctonica (Arch. Ocean. e Limol., VI, 1949, pagg. 1-95); Ricerche idrobiologiche ai laghi di Caldonazzo e Levico. Inse­diamenti pelagici, litorali, bentonici (Arch. Ocean. e Lemnol. VII, 1950, pagg. 1-1 03); Ricerche orientative sulla microjlora pelagica del Garda («Studi Trent. Se. Nat.>>, XXIX, 1952, pagg. 81-109); Cause del Disboscamento degli Appennini («Boli. Soc. Eistachiana>>, XLV, 1952, pagg. 131-145); Il lago di Molveno e le foreste riaj)ìoranti in seguito allo svaso («Studi Trent. Se. Nat.>>, XXXI, 1954, pagg. 1-16);

Il trasformismo della Laguna Veneta e la vivificazione marina. 3. Ri­cerche sulle variazioni quantitative del filoplancton (Offic. Ferrari -Venezia, 1954, pagg. 153-285); Appunti idrobiologici sul lago Pilato­quota 1940 - nei Monti Sibillini (Boli. «Soc. Eustachiana - Cameri­no>>, XLVII, 1954, pagg. 131-144), in collaborazione con G.P. Mo­retti; Lago di Tovel («Natura Alpina>>, Trento; VI, 1955, pagg. 3-7); Impressioni di un viaggio in Lapponia e nella Norvegia artica. Ana­logia fra laflora artica e laflora alpina (Ibidem, VII, 1956, pagg. 1-6); Le lac de Gard (Guida Itiner. Escurs. Phytogeogr. Alpes orienta­les, 1956, pagg. 48-64); La valle di Tovel (Soc. Alp. Trid. XIX, 1956, pag. 1-3); È cambiato molto il clima in epoca storica? («Nat. Alp.>>, Trento, VIII, 1957, pagg. 1-4); Storia climatico forestale dell'Appen­nino Umbro-Marchigiano (Ann. di Bot., Roma, Vol. XXV, 1957, pagg. 1-39); Il Giardino alpino delle Viotte nel Monte Bondone («Na­tura Alp.>>, Trento, VIII, 1957, pagg. 69-76); Le barbe di bosco (Ibi­dem, 1957, pagg. 96-100); Il contributo dell'Erboristeria Naz. alla Farmacia. Estratti sintettici delle lezioni tenute nel II Corso prepar. di Farmacia, tenuto nell'Univers. di Camerino nell'anno ace. 1956-57 (Ed. «Ricerche>>, Roma, 1957, pagg. 111-116); Il Giardino Alpino

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delle Viotte sul Monte Bondone (Boli. ccSoc. Alp. Trid»., XXI, 1958, pagg. 3-7); Aspetti mediterranei lungo il margine meridionale delle Alpi con particolare riguardo al settore prealpino antistante al Baci­no Atesino {ccStudi Trent. Se. Nat.» XXXV, 1958, pagg. 47-69); Ri­cerche geosedimentalogiche e paleobotaniche su depositi fluviali e la­custri" della Bassa Valle del Sarca, presso Linfano di Torbole - Tren­to (Ibidem, XXXV, 19 58, pagg. 71-94 ), in collaborazione con G. Venzo e A. Paganelli; La datazione col metodo del Carbonio. 14 del lago di Tovel e dei resti vegetali riemersi in seguito allo svaso (Ibi­dem, XXXV, 1958, pagg. 95-98); Importanza del Pino nero, dell'A­bete, del Tasso e dell'Agrifoglio nella storia climatico-forestale del­l'Appennino Umbro-Marchigiano {ccMonti e Boschi>>, IX, 1958, pagg. 535-540); Il Cembro, l'albero più espressivamente alpino (ccNatura Alp.», Trento, IX, 1959, pagg. 3-4); La Val di Tovel e il «Lago Ros­SOJJ (Ibidem, IX, 1959, pagg. 37-76); Aspettifitogeogrqfici del Trenti­na e dell'Alto Adige (ccMonti e Boschi», X, 1959, pagg. 304-310); Im­portanza del fattore storico climatico e dell'azione antropica nell'evo­luzione della vegetazione forestale nell'Appennino Umbro Marchigia­no (Annuali ccAcc. Ital. Se. Forestali», Firenze, vol. Vlll, 1959, pagg. 327-343); Ricerche pollinologiche in sedimenti torbosi della pianura Padana ((ccGiorn. Bot. Ital.» Vol. LXVI, 1959, pagg. 336-339); Li­neamenti paleobotanici dell'interglaciale Riss-Wurm nella pianura Padana (Ibidem, Vol. LXVII, 1960, pagg. 306-311); Ricerche sul quaternario della pianura Padana. l. Analisi polliniche di sedimenti torbo-lacustri di Padova e Sacile (Rend. cclst. Se. Univers.» Cameri­no, Vol. l, 1960, pagg. 47-54), in collaborazione con A. Paganelli; Dal Leccio al Cembro - Guida itinerario preparata in occasione del­l'escursione sociale della Soc. Bot. !tal. nel Trentina - 18, 20 giugno 1962 (<<Studi Trent. Se. Nat.», XXXIX, 1962, pagg. 1-59); Escursio­ne della Soc. /tal. nel Trentina occidentale (<<Giornale Bot. ltal.», Vol. LXIX, 1962, pagg. 343-358); Escursione della Soc. Nat. !tal. nel Trentina occidentale (<<Giornale Bot. Ital.», Vol. LXIX, 1962, pagg. 343-358); Protezione della macchia mediterranea degli ambienti na­turalistici litoranei (ccNatura e Montagha», Bologna, Serie Il, A. III, 1963, pagg. 105-115).

(A. Gerola in «Studi Trent. Se. Nat.,., 1963, n. 3 pagg. 261 e ss, con bibliografia; Gazzettino, Id di Padova del 13 luglio, pag. 12 e del 14 luglio 1963, pagg. 4 e 12; F. Trentini in «Atti Ace. Roveret., Agiati 1964, Serie V, Vol. IV, pagg. 150-151).

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MARCHESONI VITTORIO DI EUGENIO di Caldonazzo ove nacque il 3 agosto 1890. Si dedicò per 46 anni all'attività magistrale come maestro per 14 anni e quindi come direttore didattico. La sua fu una vocazione vissuta e trasfusa soprattutto nei giovani insegnanti ch'egli sapeva legare alla scuola come ad uno scopo di vita. Svolse la sua attività di direttore a Levico, Borgo e a Trento. Ultimamente fu nominato Ispettore Scolastico. Fu assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Trento, Presidente di quel Patronato Scolastico, socio e tra i fondatori e membro del Consiglio della Scuola Regionale di Servizio Sociale, Vice Presidente della «Dante Alighieri».

Fu Vice Presidente della Federazione degli Asili Infantili e delle Scuole Materne di Trento, giudice del Tribunale dei minorenni, mem­bro del Consiglio di amministrazione del Consorzio cooperativo dei produttori agricoli.

A Caldonazzo era sindaco della Cassa Rurale, presidente della Pro Loco, dell'Associazione agraria. Se Caldonazzo oggi dì in Valsugana tiene il primato nelle culture agricole, molto lo si deve alla sua opera di istruzione e di convincimento.

Il Ministero dell'Agricoltura e Foreste gli concesse la ((medaglia d'oro)) al merito silvano, il Ministero della Pubblica Istruzione la ((me­daglia d'oroJ) al merito educativo ed il Ministero degli interni la ((Cro­ce di cavaliere)),

Fu collaboratore de «L'Adige», specie per la pagina dedicata ai ra­gazzi. Scrisse, tra i'altro, Lettura espressiva e recitazione - Problemi della Scuola elementare nel decennale della riforma (Trento, 1933).

Scomparve il 20 marzo 1976.

(L'Adige del 21 marzo 1976).

MARCHETTO GIOVANNI, nel 1875 apri in Borgo l'omonima Ti­pografia che, tra l'altro dette alle stampe molti dei lavori di studiosi locali o della zona.

(Ambrosi: Somm. Stor. Trent., pag. 190).

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MARCHIORETTO PIETRO, pittore. Come l'Ambrosi lo ritiene ((solo in parte per trentino)), così noi lo riteniamo solo in parte valsu­ganotto, quantunque della Valsugana egli abbia fatto la patria sua. Era nato infatti a Lamon nel 1763, secondo l' Ambrosi, nel 1772 se­condo il W e ber, nel 17 61 secondo il Pellin.

Figlio di poveri campagnoli, all'età di tredici anni fu mandato, co­me allora si usava fare in quelle terre, perché provvedesse al proprio sostentamento, a Bassano e quindi a Ramone presso Castelfranco Veneto, ove servì, novello piccolo Giotto, come pastore nei greggi del gentiluomo veneziano Pietro Ciuran. Questi, avendone scoperto le non comuni qualità artistiche, lo fece conoscere al noto pittore Gio­vanni Gaetano Lazzarini, il quale non solo lo condusse con sè nella sua scuola in Venezia, ma tanto gli si affezionò che lo lasciò erede dei suoi beni.

Il Marchioretto, fattosi apprezzare come paesaggista, prese a viag­giare, dopo la morte del suo benefattore, nelle provincie venete e 1om­barde, purtroppo scialando tutto e trascurando il lavoro. Sulla retta via fu ricondotto dal pittore Francesco Cancitak e così lo troviamo maestro di disegno in Casa Ottolini in Verona, ove rimase tre anni.

Fu poi a Bressanone nell'istituto di calcografia. Chiuso questo isti­tuto seguì la contessa Kilmansegg di Hannover nei suoi viaggi in Lombardia e per lei disegnò stupende vedute di quella regione.

Fu poi a Borgo, per tre anni ove disegnava lavori che poi venivano incisi in rame a Vienna e ad Augusta. A Borgo dipinse la Deposizio­ne dalla Croce per la chiesa decanale di Strigno.

Richiamato a Bressanone dipinse un santo sepolcro nel duomo. Quivi conobbe il principe russo Rasumovski, che lo voleva portare con sè, ma, pavido dei climi di quelle terre, preferì accettare l'incarico di insegnante di disegno e prospettiva in Trento, ove rimase per quattro anni.

Passò poi a Telve ove si stabilì definitivamente sposando Elisabetta Franceschi dalla quale ebbe dei figli, che non seguirono però le orme paterne. Morì, a 56 anni, in Telve nel 1828.

Tra i suoi lavori di cui si ha notizia: Una ventina di paesaggi, lavo­rati alcuni per un vescovo francese, altri per ufficiali francesi commis­sionatigli durante la permanenza delle truppe napoleoniche in Valsu­gna ; Serie di vedute italiane e paesaggi ideologici incisi dallo Zanon di Venezia; Una quarantina di vedute per la contessa Kilmansegg; Ventiquattro vedute tiro/esi commissionategli dallo stesso Zanon: Do­dici. vedute dei dintorni di Verona per il conte Bovio di Feltre.

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Suoi lavori esistono in casa Giobbe a Lamon, in Casa Mangotti a Fonsaso, nella villa Guarnieri ad Arsié, quasi tutti paesaggi sul Ci­smon.

Altri: Sei vedute atesine, nel Museo Naz. di Trento; Una trentina di quadri erano nella casaBuffa di Borgo; un panorama su Strigno, in Casa Suster di Strigno; Una pala era nella chiesa di Lui di Lamon.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 154; Weber: Art. Trent., pag. 189; Eco delle Alpi, 15 luglio 1838; Studi Trentini A. VIII, 9; Tirol. Kunst. Lexikon; Brentari: Guida Trent., II, pag. 211 ; A. Pellin: Storia di Feltre, pag. 215; Nicolò Rasmo su «Rivista Augusta)), Bolzano, 1943, pagg. 18-20).

MARI ETTI di Bieno nel 1828 fondò la sua Casa Editrice in Tren-t o.

(Ambrosi: Somm. Stor. Trent., pag. 190; A. Zanetel su l'Adige del 20 20 luglio 1952, n. 172).

MARTI NELLI VITTORIO, attore drammatico, nato a Caldonazzo nel 1902. Tra il 1923 ed il 1925 studiò recitazione a Milano. Nel 1926 debuttò come attor giovine nella Compagnia di Alda Borelli. Lavorò poi con la Compagnia Pirandello, nella Za-Bum, ed in altre.

Nel 1933 è alla CINES di Roma, ma nel 1936 abbandonò l'arte per non subire pressioni politiche, e si ritirò a Caldonazzo.

Fruendo delle nozioni pittoriche apprese a Brera, si dedicò alla pit­tura dimostrando buone doti nel ritratto e nella natura morta.

Morì nel 1945.

(Pacher in «Studi Trent.)), 1946, fase. l, pag. 67).

MEIKELPECK MARIA ORSOLA di Francesco Giuseppe e Orsola Spizer, nata a Borgo il 31 dicembre 1738. Nella chiesetta di Onea, il primo ottobre 1760, sposò Giuseppe Paolo Bellesini, notaio in Tren-

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to. Il matrimonio fu celebrato da P. Fulgenzio degli Agostiniani, fra­tello della sposa.

Uno dei suoi figli, Luigi, nato il 25 novembre 1774, entrerà pur egli come lo zio negli Agostiniani ed il 27 dicembre 1904 sarà portato agli onori degli altari sotto il nome di Beato Stefano Be/lesini.

(Decanato di Borgo: numero unico, Giornata Eucaristica, 11 maggio 1924, pag. 10; C. Viva/del/i e G. Gottardi: Trento fra siori ... etc.; A . Costa su ((Strenna Trenti­na», 1974, pag. 9; A. Gorfer: Le valli del Trent. Orient. pagg. 885, 892).

MENEGHETTI ANGELO GABRIELE nato a Fiera il 27 novembre 1884 da Vittorio e Dellantonia Cristina. Entrò nell'Ordine dei Cap­puccini col nome di Vitale, in Brasile ove erasi recato con la famiglia. Fu ordinato sacerdote il 10 marzo 1909.

Fu oratore fecondo, donatore di carità apostolica. Fu superiore in diverse case dell'Ordine nello Stato di San Paolo.

Morì il 13 febbraio 1937 e la Prefettura di Piracicaba, 19 anni do­po la sua morte, gli dedicò una via: «Via Padre Vitale da PrimierOJJ.

((<Voci di Primiero», 1956, n. 7).

MEZZANOTTE DOMENICO di Tesino. Costruì nel 1766 l'orolo­gio del campanile di Pergine, mentre nel 1774 aveva costruito quello per il campagnile di Borgo.

(P. Del Alessandrini: Memorie di Pergine, pag. 150; Brentari: Guida Trent., II, pag. 246).

MICHELI CLOTILDE di Imer. Nacque 1'11 settembre 1849. Nel 1891 la si trova a Caserta con il nome di suor Maria Serafina ed in questa città, con l'approvazione del Vescovo, fondò l'Istituto delle

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Suore degli Angeli. Nel 1936 Pio XI approvò definitivamente la Con­gregazione ed i suoi statuti ed il Governo Italiano le concesse il rico­noscimento giuridico.

Il 2 luglio del 1941 l'Osservatore Romano, sotto il titolo di Un cin­quantenario d'una istituzione, ricordò l'opera della fondatrice. La congregazione nel 50° poteva annoverare 60 case, distribuite a Udi­ne, Napoli, Benevento, Avellino, Campobasso, Salerno, Lecce, Ragu­sa, con circa 400 suore che svolgevano la loro attività in Orfanatrofi, Educandati, Ospedali, Case di Cura, Ricoveri, Seminari, Scuole Ma­terne.

Purtroppo durante la seconda guerra mondiale diverse case anda­rono distrutte.

La vita e le opere di Suor Serafma sono descritte in un libro di 400 pagine, compilato da Sante Montanaro.

La pia suora mori il 24 marzo 1911.

(NIFLO in «Voci di Primiero», 1965, n. l; Ibid., n. 9; F. Nicolao: Imèr, pagg. 122-123).

MINATI GIOVANNI ANTONIO, scultore in Pergine. Si ha notizia che nel 1625 indorò la pala dell'altare della parrocchiale di Calcerani­ca; che nel 1635 ebbe un pagamento per la doratura della Pala di San Valentino e per il compimento della doratura della Pala dell'altar maggiore della chiesa di Santa Maria, sempre in Calceranica; che nel 1637 compì la doratura del tabernacolo della stessa chiesa e che at­tuò altri lavori nella chiesa di S. Ermete; che nel 1941 dorò la pala di San Francesco.

Nel 1645 e nel 1641 lo si ritrova ancora al lavoro nelle chiese di Calceranica. Inoltre lavorò in San Mauro e a Baselga. Non si sa quando e dove sia nato, ma non è un azzardo ritenere che fosse di Valsugana.

(Weber: o.c., pag. 200; Arch. Parr. di Calceranica e Baselga; crTridentum», VII, 16, 57).

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MOLINARI EGIDIO, maestro elementare, nato a Bieno il 13 gen­naio 1884 da Dionisio e Domenica Ferrari. Insegnò per molti anni nella scuola di Borgo e di quella scuola tenne la dirigenza.

Fu tra i fondatori della «Società Valsuganese dei Maestri Cattoli­ci» e presidente della «Federazione magistrale del TrentinOJJ. Con lo pseudonimo di «EgimiOJJ scriveva articoli di carattere organiz­zativo e didattico su ((L 'EducatoreJJ, organo della stessa Federazione.

(A. Costa su «Voci Amiche», Borgo, Gennaio 1965).

MONTEBELLO GIUSEPPE ANDREA nato a Roncegno il 23 di­cembre 1741. Nel registro dei nati di quella parrocchia infatti al n. 61 dello stesso anno si legge: «<oseph Andreas fùius D. i losephi Antonii Montibeller et D.ae Dominicae Teresiae, uxoris eius legitimae, hester­na die hora quarta pomeridiana natus, baptizatus fuit a me Jo. Bapta de Victore Cappellano, quem susceperunt de sacro fonte clar. mus D. Joseph Antonio Cibini de Telvo et D.m Maria Magdalena uxor D.i Andreae Montibeller».

Entrò nei Riformati col nome di Pietro Paolo, assumendo il nome dei SS. Patroni della sua parrocchiale.

Scrisse Notizie storiche topografiche e religiose della Valsugana e Primiero Rovereto, Marchesani, 1793. L'editore Rag. Livio Rossi di Borgo ne curò, nel 1973, la ristampa anastatica.

Presso la biblioteca francescana di Trento del Montebello esistono due manoscritti: Concordia divin. Scripturarum et de Antechristo, plico di 802 pagine, e Lettere di Silvio Candido per confutare il li­bro: Corrispondenza di due ecclesiastici sulla questione: è egli tempo di abolire il celibato, plico di 257 pagine con allegate 24 lettere.

Lo studioso morì nel convento di San Bernardino in Trento il 2 di­cembre 1813.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 92; A. Prati: I Valsuganotti, pag. 193 ; A. Co­sta in «Studi Trentini.», 1973, n. 4 pag. 498: Ambrosi: Somm. Stor. Trent., pag. 187; A. Pellin: Storia di Feltre, pag. 200).

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MORANDI ANTONIO, intagliatore, incisore in legno, di Pieve Te­sino. Scolpiva ed intagliava nel legno figure di animali e forse egli stesso ne fruiva per stampare i modelli su carta.

Fattosi religioso nei Riformati pare abbia donato i suoi stampi !i­gnei al Remondini di Bassano. Tuttavia in convento continuò la sua attività artistica in collaborazione con il confratello P. Francesco Du­sini.

Morì in Trento nel convento di San Bernardino il 16 ottobre 1656.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 67; Weber: o.c. pag. 204; Fra Casimiro: Me­morie storiche delle chiese dei frati minori, 1764, pag. 158; G. de Carlini in «Trenti­na», 1930, pag. 289; O. Dell'Antonio: I Frati Minori nel Trentina, Trento, 1947, pag. 132; Bazzane/la: Memorie di Pieve Tesino, 1884; Brentari: Guida Trent., l , pag. 379; B. Passamani in Stampe per Via, Bassano 1972).

MORIZZO PADRE MARCO, storico, nacque a Borgo il 24 agosto 1849, da Maurizio e da Rosa Copat, e fu battezzato con il nome di Luigi. Entrato nei frati minori riformati prese il nome di Marco. Fu ordinato sacerdote il 29 dicembre 1872.

Fu lettore e bibliotecario nel convento di San Bernardino a Trento e si occupò del riordino dei numerosi manoscritti lasciati da molti suoi confratelli studiosi, tra cui quelli del Tovazzi. Fu l'ordinatore del­le biblioteche di San Rocco in Rovereto, di quelle di Cles, Pergine, Mezzolombardo, Borgo.

In campo religioso era ritenuto eloquente e suasivo predicatore. Chiamato ad ordinare la biblioteca dell'Ordine Francescano in Ro­

ma, dovette declinare l'incarico per ragioni di salute. Morì infatti a Trento il 24 maggio 1915. Era socio dell'Accademia degli Agiati di Rovereto.

Oltre a curare annualmente il Catalogus Cleri della Diocesi Tri­dentina, trovò il tempo di scrivere numerosi studi: Serie dei parroci di Castelnuovo (Borgo, Marchetto, 1884); Cronachetta ecclesiastica di Mezzolombardo (Trento, 1888); Idem per la parrocchia di Ossana (Trento, 1889); Mediceum Tridentinum - Riedizione con aggiunte del­l'opera del Tovazzi (Trento, 1889); Notizie della peste di Levico nel 1636 (Ibid., 1889); Cronachetta ecci. della curazia di Cagno/a (Tren­to, 1890); Elenco dei rettori della chiesa di Mattare/lo (Trento,

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1890); Scrittori francescani riformati del Trentina (Trento, 1890); Statuti della Giurisdizione di Talvana, Borgo, Castelnuovo, Roncegno dei 1574 (Trento, Monauni, 1895); Cronachetta del Monastero di San Carlo in Rovereto (Atti «Ace. Agiati di Rovereto», 1900); Eco delle feste del XV centenario dei SS. Martiri Anauniensi, ossia la Pieve di San Zeno - Notizie topograflche, civili e religiose (Trento, 1903); Le chiese di San Vigilio nella diocesi di Trento (Trento, 1905); Regesta Codicis Clesiani(Riv. Trident dal 1907 al 1915 ... opera incompiuta); L 'Urbario di Castel Tesino (Arch. Trident. Il, III, 1910); L'Urbario di Castel Stenico (Ibid., IV, 1910); Regesto dell'Ur­bario del Castel del Buon Consiglio di Trento (Atti «Ace. Agiati, Ro­vereto», III, IV, 1910- l, III, IV, 1911 - Il, 1912 - l, Il, 1913 -IV, 1914 ... opera incompiuta); L 'Archivio Municipale di Borgo («Triden­tum», 1910);

Lasciò poi nella biblioteca di San Bernardino di Trento importanti manoscritti, tra i quali: Storia dei Francescani nel Trentina dal1210 al 1907 (4 volumi); Cronaca francescana trentina dal1221 al1888 (due volumi); Regestro delle investiture del convento di San Lorenzo; Cenni storici del già convento delle clarisse di Sant'Anna in Borgo. A cura dell'editore Rag. Livio Rossi di Borgo quest'ultimo manoscrit­to è stato dato alle stampe nel 1976; Regesto delle investiture del Ca­stello di Pergine (Trento, Bibl. Com., n. 1987); Regesto di Castel Be­seno, Castellalto (Ibid. n. 3464); Regesto Investiture ecclesiastiche dell'Are. Vescovo di Trento (Ibidem, n. 3464); Idem dei notari Fran­cesco e Marc'Antonio Scutelli di Trento, 1590-1641, di Antonio Ba­gnudelli di Clese, a. 1619-1645 (Ibid., n. 3033).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 101 e pag. 352; Idem: Sornm. Stor. Trent., pag. 273; A. Pelli n: Storia di Feltre, pag. 200; A. De Gubernatis: Piccolo diz. dei contemp. pag. 626; Idem: Dictionnaire Intern. des éscrivains etc. pag. 1026; Mini­stero Pubi. Istruz Annuario delle biblioteche Italiane ecc. pag. 303; A. Costa, Bor­go, «Voci Amiche)), 1965; p.o. in «Studi Trentini», A. I, 1920, ll Trim. pagg. 'l64-165; F. Simonetto: Cenni Storici del già Convento ecc., pag. 49; C. Dorigoni: La biblioteca dei padri francescani di Trento, pagg. 30-32 e 52; S.B.: L'Adige del 31 dicembre 1976).

MORIZZO PADRE MAURIZIO, nato a Borgo il 10 ottobre 1843. Era fratello di p. Marco e come lui fu accurato investigatore e racco­glitore di documenti storici relativi principalmente alla storia del suo

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paese natale. Di salute cagionevole sopportò con vero spirito ascetico i rigori della regola dell'ordine dei Riformati nel quale, come il fratel­lo, militava. Dedicatosi all'insegnamento fu pure per i giovani confra­telli maestro di cristiana rassegnazione e serafica letizia nel dolore. Fu anch'egli socio dell'Accademia degli Agiati di Rovereto.

Di lui abbiamo: Storia del congresso di Trento, tenuto tra gli im­periali e { veneti dopo la guerra di M assimiliani I (Borgo, M archetto, 1884); Documenti pubblicati nel solenne ingresso del M .R. Don Car­lo Hellweger nella Parrocchia di Castelnuovo (Ibid., 1885); Serie dei Parroci e dei Sindaci di Borgo, coi rispettivi cenni storici (Ibid., 1886); Un cenno su Lavarone (Ibid., 1889); Statuto della giurisdizio­ne di Te/vana (Trento, Monauni, 1895); L 'Archivio Municipale di Borgo («Tridentum», XII, 1910, pagg. 161-172);

Presso la Bibl. Civica di Trento vi sono diversi manoscritti riguar­danti la Valsugana (n. 2885, 2686, 1687). Scrisse poi una Storia del distretto di Borgo (4 volumi in foglio - 1891 - 1892), rimastaci pure in manoscritto.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 360; A. Prati: I Valsuganotti, pag. 193; A. De Gubernatis: Dictionnaire des éscrivains etc., pag. 1026; Ibidem: Piccolo dizion. dei Contemp., pagg. 626, 627).

MOSCHEN PROF. LAMBERTO, naturalista, nacque a Levico il 14 ottobre 1853 e quivi morì il22 aprile 1932. Compiuti gli studi gin­nasiali a Trento si laureò in scienze fisico-matematiche e naturali presso l'Università di lnnsbruck e di Vienna.

Nel 1877 si laureò pure a Padova in scienze naturali e insegnò questa disciplina nel ginnasio liceo «Tito LiviOJJ della stessa città.

Sempre a Padova fu assistente del Prof. Giovanni Canestrini, alla cattedra di zoologia, anatomia e filosofia comparate, dal 1878 al 1882. Nel 1881 aveva ottenuta la libera docenza.

Fu poi insegnante di chimica e fisica nel liceo di Girgenti nel 1882 e quindi di scienze naturali nei licei «Umberto bJ di Palermo e al «M. FoscarinbJ a Venezia.

N el 1884 venne nominato alla cattedra di storia naturale nel li­ceo «Umberto bJ di Roma. Nel 1901 passò al «Tasso)) e quindi tornò all-((Umberto /JJ, ove insegnò fino al 1924.

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Dall'l marzo 1887 al 31 dicembre 1899 fu Assistente di Antro­pologia nell'Università di Roma, ove aveva ottenuta la seconda libera docenza. Presso questa Università fu chiamato a rappresentare i liberi docenti della facoltà di Scienze nel Consiglio d'istituto.

Fu membro e segretario della Società Romana di Antropologia e segretario della Società Veneto-Trentina di scienze naturali.

Nel 1924 si ritirò a riposo nella sua Levico. Nel 1925 gli fu confe­rita la ((commenda della Corona d 'ItaliaJJ.

Tra i numerosissimi suoi scritti vengono segnalati: Intorno all'indi­ce nasale del cranio trentino (Venezia, 1879); Studi sull'indice cefali­co dei Trentini (Padova, 1880); Sull'indice nasale dei crani veneti (Padova, 1880); Osservazioni moifologiche sui crani del Veneto e del Trentino (Ibid. 1882); Sulla divisione anomala dell'apofisi mastoidea in crani umani (Ibid., 1882); Sopra un cranio deformato, dall'ossario di San Martino (Venezia, 1879, in collaborazione con il Prof. Cane­strini); Sopra due cranii di Botucudi (Padova, 1880); Sopra un cra­nio deformato scavato in Piazza del Capitaniato in Padova (Ibid., 1880); Anomalie di cranii trentini (Ibid. 1881); Di alcuni cranii sco­perti nelle necropoli atesine (Venezia, 1882); Antropologia fisica del Trentino (Padova, 1880); Crani peruviani del Museo antropologico di Roma (Firenze, 1887); Aggiunta alla fauna aracnologica del Trenti­no (Padova, 1879); Sopra un ibrido naturale di Fringilla montifrin­gilla (Ibid., 1880); Della diffusione del Bothriocephalus latus in Italia (lbid., 1882); I principi della classificazione zoologica (Venezia, 1884); Elementi di botanica descrittiva ad uso delle scuole secondarie (Milano, 1886); Indice cefailo degli Italiani di R. Livi (To­rino, 1887); Nozioni di fisica e storia naturale per le scuole ele­mentari (Milano, 1889); Nozioni di scienze naturali ad uso dei ginna­si (lbid., 1890); I caratteri fisici e le origini dei Trentini (Roma, 1892); La statura dei Trentini confrontata con quella dei Tiro/esi e degli Italiani delle provincie venete, lombarde e piemontesi (Torino, 1893); Due scheletri di Melanesi (Roma, 1892); Quattro decadi di cranii moderni della Sicilia e il metodo naturale nella determinazio­ne delle varietà del cranio umano (Padova, 1893); Elementi di bota­nica ad uso dei ginnasi e dei licei (Roma, 1894); Crani romani nella prima epoca cristiana (Roma, 1894); Il metodo naturale in craniolo­gia (Firenze, 1895); Una centuria di crani umbri moderni (Roma, 1896); Sull'antropometrica militare del dott. Livi (lbid., 1896); Noti­zie archeologiche (Ibid., 1896); Crani moderni di Bologna (Roma, 1899); Nuove contribuzioni alla craniologia di Bologna (Roma,

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1901); I colori degli Animali (Padova, 1882); Catalogo sistematico delle principali piante utili (Torino, 1894).

Tradusse in lingua italiana La vita delle piante, del Prof A. Kerner (Torino, 1884); I diversi apparecchi col mezzo dei quali sono fecon­date per gli insetti le orchidee, di C. Darwin (Torino, 1883), in colla~ borazione con il Prof. Canestrini; Le diverse forme dei fiori in piante della stessa specie, di C. Darwin (Torino, 1884), in collaborazione c.s.; La Terra, del dr. A. Neumayr (Torino, 1896-97, Vol. 2); Album di fiori, di Mesdorffer Kohler e Rude/ (Torino, 1901).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 252, 406; trStudi Trent .», 1932, fase. 2, pagg. 131-133, con foto; L. Bonomi: Naturalisti, medici trentini, Scotoni, Trento, 1930; Ambrosi: Somm. Stor. Trent., pag. 275 ; A. De Gubernatis: Dectionnaire Intern. etc., pag. 1030; Idem: Piccolo Dizion. etc., pag. 631).

MOTT DOTTOR ANGELO GIACOMO, senatore della Repubblica, nato da Pietro a Fiera il 3 luglio 1902 e prematuramente scomparso nell'ospedale di Borgo Valsugana il 18 luglio 1963.

La famiglia Mott si era consolidata in Primiero da qualche secolo, forse discendendo da un Gabriele Moth che quivi si trovava verso la metà del 500 come Vicario Minerario ... , ma ciò è da dimostrare.

Militante sin da giovanissimo nella parte cattolica si trovò coinvol­to a Padova nelle lotte, specie nel 1921, tra cattolici e fascisti.

Già presidente del Circolo giovanile di Azione Cattolica, si inseris­se pure nel 1920 nel Partito Popolare divenendo Segretario della Se­zione di Primiero.

Laureatosi trovò gravi difficoltà nell'esercizio della sua professione medica, avendo rifiutato la tessera fascista, necessaria allora per svol­gere qualsiasi pubblica professione.

Lo sostenne in quel difficile periodo il medico condotto di Fiera, il benemerito dr. Nicoletti, nativo di Vattaro, che lo assunse come suo aiuto, il quale gli diede la possibilità di esercitare a San Martino di Castrozza. Più tardi il dr. Mott sposerà la figlia del dr. Nicoletti, la si­gnora Jolanda Italia.

Specializzatosi poi in radiologia, aprirà uno studio privato a Riva. Durante l'ultima guerra fu ufficiale medico e prestò il suo servizio

presso diversi Ospedali Militari.

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Dopo l'otto settembre entrò nella resistenza e fu tra i gruppi del Tennese e della val di Ledro. Fece parte delle forze partigiane della Democrazia Cristiana ed il suo nome fu trovato nelle liste dei (( sorve­gliati speciafi,, della polizia fascista. Nel suo «curriculum» viene defini­to come perseguitato politico.

Per la prima legislatura parlamentare Degasperi stesso gli offerse la candidatura per il collegio di Pergine. Datosi all'attività politica con il senso di chi accetta un incarico <<per dovere di cristiana solida­rietà», seppe circondarsi della stima dei colleghi e dell'amore dei suoi elettori. Nelle elezioni ottenne 34.942 voti di preferenza (1948). Fece parte della IX Commissione per l'Industria e Commercio interno ed estero e del Turismo.

Nel 1953 venne rieletto con 35.081 voti di preferenza con i quali superò il «quorum>> con il 65 per cento. Il questa legislatura fu mem­bro della V Commissione per le Finanze e Tesoro, membro della C.E.C.A. (Comunità Europea Carbone e Acciaio), Sottosegretario al­le finanze dal luglio 1953 al gennaio 1954, Sottosegretario al Tesoro dal Gennaio 1954 al maggio 1957, Alto Commissario per l'Igiene e Sanità dal maggio 1957 al giugno del 1958.

Appassionato sin da giovane allo studio di problemi di economia politica, che coltivava privatamente durante il suo tempo libero, poté realizzare la sua cultura apportando un suo attivo, profiquo ed ap­prezzato contributo all'impostazione ed alla soluzione delle iniziative riguardanti la creazione del «pooh> del carbone e dell'acciaio, dei pro­blemi riguardanti i mercati internazionali, i dazi, i consumi.

Fu relatore dei bilanci del Ministro del Tesoro, del Ministero delle Finanze. Compì studi per la riforma degli Enti Previdenziali, come Alto Commissariato nel corrispettivo Ministero.

Nel 1958 venne rieletto e si ebbe 35.404 voti di preferenza ed entrò subito nella V Commissione per la Finanza e Tesoro. Ma ormai cominciò a manifestarsi quella malattia che lo stava debilitando fisi­camente e che non potè essere superata neppure con cure chirurgiche e tuttavia, sostenendosi con ammirevole forza morale, rimase vicino ai suoi elettori sino all'ultimo.

Ciò che evidenziava il Sen. Mott era la sua modestia, la sua dedi­zione. Con i suoi elettori teneva continui contatti e periodicamente vi­sitava le amministrazioni comunali del suo collegio, spesso risolven­done con intuizione, competenza e tenacia i problemi. È da ricordare, ad esempio, il lavoro politico ch'egli svolse perché otto comuni della Bassa Valsugana si costituissero in Consorzio per la costruzione del-

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l'acquedotto di Cimon Rava, il fmanziamento del quale egli stesso aveva inserito nel bilancio dello Stato e che per difficoltà d'intesa, sorte tra le rispettive amministrazioni locali di diverse estrazioni poli­tiche, rischiava di cadere in prescrizione.

Merito del Sen. Mott fu pure d'aver salvaguardato dalla naziona­lizzazione le aziende Elettriche Municipali, e Primiero deve a lui in particolare l'acuto piano di finanziamento per la costruzione di una nuova centrale elettrica. Anche il piano di attuazione per le rettifiche della strada dello Schener lo si deve a lui. La sua immatura scompar­sa fu certamente una remora per la soluzione di molti problemi.

(Montebello: o.c. pag. 216 ; L'Adige del 19 luglio 1963 ; Vita Trentina del 25 lu­glio 1963 ; «Voci di Primiero»: A. 1948, n. 7- A. 1953, n. 9 - A. 1963, n. 8 ; Scara­no Ed., Roma: Supp. a «Chi è?», Dizion. Ital. d'oggi, pagg. 2195; La Navicella Ed., Roma: Deputati e Senatori del I parlam. ltal. 1949, pag. 577 con foto ; Ibidem, per il II Pari., 1955, pag. 491; Ibidem, per il III Pari., 1960, pag. 540).

MOTT PADRE FEDELE, missionario e scrittore, nacque a Fiera il 6 gennaio 1885. Ancor bambino seguì la famiglia in Brasile quando il padre suo, Giambattista, e la madre Giovanna Simeoni decisero di trovare colà un più sicuro sostentamento per i figli. Si stabilirono nel­la città di San Paolo.

Compiuti gli studi, entrò nei Cappuccini e fu ordinato sacerdote nel giugno del 1907. Fu guardiano per due tornate del convento del­l' <dmmacolata Concezione di San Pao!OJJ, custode provinciale del­l'Ordine, catechista ed insegnante di Filosofia e Teologia nel semina­rio diocesano di Taubatè, nel seminario serafico di San Fedele.

Per oltre 25 anni fu redattore e direttore della rivista Anais Franci­scanos, fu collaboratore del settimanale «La SquillaJJ e del quotidiano di Botucatù.

Scrisse, oltre a vari canti e romanzi, Capuchinos in terra de Santa Cruz; Pedagogia do catechismo; .Somos e fomos a Atlantada.

Organizzò il Gramio Bento XV, organizzazione giovanile che ebbe qualche centinaio di membri attivi.

Morì a Botucatù il 19 febbraio del 1968 e i suoi funerali ebbero luogo a spese dell'Autorità civile, con grande concorso di popolo e di eminenti personalità.

(«Voci di Primiero, A. 1949, n. 3 e A. 1968, n. 10).

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MOTTER ABATE DR. GIACOMO, teologo, di Tenna, ove nacque il 18 ottobre 1828. Compiuti gli studi ginnasiali e liceali a Trento, nel 1851, passò a Roma ove nel 1855 conseguì la laurea in Teologia e venne consacrato sacerdote.

Su sua richiesta fu mandato in «missione)) nella California, e l' Ar­civescovo di San Francisco lo volle suo segretario. Desideroso di de­dicarsi alla cura d'anime fu assegnato nella parrocchia assai vasta di Stocklon.

Nel 1872 per motivi di salute dovette tornare in patria. Fu uno dei primi e dei più strenui difensori della filosofia rosminia­

na nel periodo in cui si accesero le ben note polemiche. Scrisse: Il Dimitatur della Sacra Congregazione dell'Indice e An­

tonio Rosmini, in risposta ad alcuni articoli del M.R. Prof. Giuseppe Lange (Trento, Seiser, 1880); La Santa Sede e Antonio Rosmini alla luce dei documenti e fatti storici nuovamente riveduti e confrontati (Ibidem, 1881). Morì il 29 maggio 1903.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 252 e 406; A. De Gubernatis in Piccolo Di­zion. dei Contemp., pag. 632; A.B. in Atti ~<Ace. Roveret. Agiati», 1903 Serie III, fase. II, pagg. XLIX-L).

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NARDELLI ENRICO di Telve. Era socio e corrispondente della . benemerita rivista ((Studi Trentini di scienze natura/iJJ e contribuiva alla raccolta di rocce e minerali utili, specie in Valsugana, per la se­zione agrogeologica.

Morì vittima di una disgrazia alpinistica sulle Alpi Piemontesi nel 1928.

(«Studi Trent.», 1928, fase. 2, pag. 202).

NAURIZIO (l) sono tre: Francesco di Norimberga, Paolo figlio di Francesco ed Elia figlio di Paolo. Sono considerati di Borgo essendo­si quivi trasferito Francesco ed essendo quivi probabilmente nati sia Paolo che Elia.

OPERE DI PAOLO Paolo ebbe molte commissioni a Trento. Quivi viene a lui attribuita

quella che era la pala d'altare nel duomo di Trento, rappresentante una Vergine incoronata con San Vigilio, tela del 1583 ora conservata nel Museo diocesano. Nello stesso Museo sono conservati un dossale del 1591 cioè la Natività e Adorazione dei Magi, una tavola definita come Messa di San Gregorio.

Nel 1583 lo si trova impegnato a realizzare dei lavori commissio­nategli dall'Arciduca Ferdinando a Innsbruck. Nel 1588 è impegnato con contratto per dipingere la Pala dei SS. Vito e Corona a Levico.

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Nel 1589 dipinse due quadri per la decanale di Strigno. Il primo, un'Immacolata con un Bambino in braccio e con la scritta HOC OPUS FECIT FIERI UNIVERSITAS PLEBATUS STRIGNI GU­BERNANTE JOANNE BAPTISTA DE ·VILLA. ANNO DNI MDLXXXIX, fu l'unico quadro della preziosa collezione posseduta dalla chiesa di Strigno, che si sia salvato dalle spogliazioni della pri­ma guerra mondiale. Purtroppo «quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini»: infatti il quadro fu tolto dalla sacrestia e gettato nel sotto­tetto della chiesa. La preziosa cornice di tipo olandese andò semidi­strutta.

Il secondo, portante la scritta «Paulus Naur. Pixit anno 1589JJ, è dettagliatamente descritto dall' Atz e trattandosi di un lavoro proba­bilmente asportato, ne trascriviamo la descrizione nella traduzione dal tedesco. Il quadro «rappresenta il Vescovo S. Ulrico (ma, come afferma pure il Weber e come è più probabile, un San Zenone, patro­no appunto dell'Arcipretale) nel ben modellato piviale, in atteggia­mento rigido e austero, con una corona d'oro ai piedi e ricche dora­ture. La testa del santo è piccola e scarna, il naso aquilino. Lo sfon­do è formato da un paesaggio con orizzonte lontano».

Nel Museo di Trento vi sono due quadri, ambedue datati 1590: il primo è una Decollazione di San Paolo e l'altro la Crucifissione di San Pietro.

Nel 1591 dipinse una Sant'Anna, per l'altar maggiore della chiesa di Sopramonte ed una pala per l'altare di sinistra della stessa chiesa.

Nel 1594 lavorò per la chiesa di San Mauro di Pinè: un lavoro complesso di figure di santi, di scene bibliche ed ornamentali.

Nel 1595 lavorò nella parrocchiale di Baselga di Pinè. La Bibliote­ca Com. di Trento conserva il suo testamento dettato nel 1597.

OPERE DI ELIA Elia lo si trova pittore aulico in Innsbruck nel 1623. Nel 1625 lo

si trova a dipingere un quadro abbozzato da certo Kager d'Augusta. N ello stesso anno mandava un ritratto in miniatura all'Arciduca

Leopoldo chiedendogli di poter recarsi a Vienna ove sua madre, che colà conviveva con un signore protestante, aveva divisato di abban­donare la religione cattolica.

Il soggiorno a Vienna non fu lungo giacché nel novembre è di nuo­vo alla corte di Innsbruck e tuttavia non sappiamo quale esito abbia sortito la sua missione presso la madre.

Nel 1630 disegnò la figura di San Vigilio, che fu incisa da Volfan­go Kilian di Augusta come sottocopertina all'opera apologetica che i

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Gesuiti, da poco introdottosi a Trento, dedicarono a Carlo Emanuele Madruzzo.

Elia lavorò per diverse chiese dipingendo pale o quadri: per Calvi­no (1630), per San Bernardino a Trento (1634), per la parrocchiale di Banale (1642), ove dipinse una pala e due quadri, per la cappella di Busso-Guarda, per Tavodo (1649), per Folgaria (1650) dove dipinse un San Lorenzo con i SS. Barbara, Bonifacio ed altri santi.

LORENZO NAURIZIO Non è tesi eccessivamente azzardata ritenere che Lorenzo apparte­

nesse alla stessa famiglia di Paolo ed Elia e però non è dato di cono­scere ancora con quale grado di parentela i Naurizio fossero uniti.

Lorenzo dipinse nel 1565 degli affreschi sulla facciata della chiesa di S. Margherita in Castelnuovo e probabilmente dipinse anche le im­magini degli Apostoli che ornavano l'antica abside, demolita con i re­stauri del 1845.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trentini, pag. 64; Weber: o.c. pag. 200; B.C. Trento: ms. 180, 607; Tovazzi: Notitia Ecclesiarum, pag. 200; Bottea: Cronaca di Folgaria, pag. 93; ((Tridentum», VII, pag. 108; VI, pagg. 251-258; V pag. 458; Jahrbuch der Sammlungen etc., Vol.l1041 - Kunstfreund, 1875, pag. 85; Mitteheilungen C.C. XXVI, pag. 78; SIVE in «Studi Trent.», 1960 pagg. 33-47; Arch. Stor., Rogito Bassetti; Arch. Tr., XXX, 259; Gorger: o.c. pagg. 786, 721, 719, 602; Brentari: GuidaTrent., I, pag. 348 : Karl Atz: Kunstgechichte von Tirol- Vorarlberg, 1909).

NEGRELLI (LA FAMIGLIA). La famigliaNegrelli pare avesse ori­gine in Genova e da là un ramo si trasferì in Vicenza ove nel 11 7 5 prestò giuramento ai Signori di quella città. Verso il 1400 dei Negrelli si trovano in Valstagna Un Negrelli fu generale nell'esercito dell'Im­peratore Leopoldo I(1658-1705) e si distinse con l'Armata di EUGE­NIO di Savoia nel passaggio delle Chiuse di Verona (1710). Il 10 no­vembre del1761, proveniente da Valstagna, giunge in Primiero Nic­colò Negrelli con la moglie Anna Ceccato e quivi si accasò. Quattro anni dopo e precisamente il 7 novembre 1765 nasceva in «Borgo Fiera))

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ARCANGELO MICHELE MARIA PROSDOCIMO VINCENZO, che consideriamo il capostipite dei N egrelli di Primiero. Angelo Mi­chele, come egli si firmava, lo troviamo ragazzino di sette anni a Si­ror presso il Sac. Cristoforo Manuali, uomo ((conosciuto anche all'E­stero per la sua dottrina e per le doti personali che lo distinguevano)).

L'anno successivo ha come pedagogo il «santo/o della sorella Ca­terina''• la quale acquisterà notorietà «ne/ Trentino per fama di caccia­trice intrepida e di valorosa guerriera)). Il pedagogo era certo l'abate Giuseppe Piazza che aveva una metodologia piuttosto stravagante e sotto costui il ragazzo poco concluse. Angelo Michele tuttavia, fre­quentando corsi presso questo o quello, crebbe con una buona cultu­ra. Seguendo la sua tendenza, terminati gli studi, si dedicò al com­mercio e per mezzo di esso raggiunse l'agiatezza.

Nel 1787 sposò Elisabetta Wiirtemberg di Tonadico: (da sua Betti-

na''· Nel maggio del 1796 arrivavano gli echi della calata di Napoleone

in Italia e Primiero ((dietro ordini superiori spedì la sua compagnia di bersaglieri, con tamburo e bandiera, a presidiare le bocche del Tren­tino al Casotto, in territorio Vicentino)).

Per rendersi conto degli avvenimenti Angelo intraprese un viaggio verso Trento e Riva ed ovunque notò «un'immensità di truppe di ogni arma: cavalleria, infanteria, artiglieria)). Avuto poi sentore dell'avan­zata francese tornò in Primiero.

N el gennaio del 1797 lo troviamo a Rosà, nei pressi di Bassano, ove aveva accumulato, su mandato del comando dell'esercito austria­co, una gran quantità di legna da ardere. N el frattempo però gli Au­striaci vennero battuti a Rivoli (gennaio 97) ed il generale napoleoni­co Massena si apprestava ad entrare in Bassano, per cui il Negrelli, dopo un viaggio periglioso, riuscì a riportarsi a casa.

Le esigenze del suo commercio lo portarono a Venezia ove assistette allo spoglio della città da parte dei Francesi e potè «arrivare a vedere co' propri occhi tutto l'ammasso di ingenti quantità di argenterie get­tate alla rinfusa in un gran salone a San Polo)).

, Con la terza coalizione antinapoleonica i Francesi si erano nuova­mente introdotti nella Valsugana ed anche la Comunità di Primiero fu obbligata a fornire vettovagliamento alle truppe dell'invasore.

Le contribuzioni furono talmente esose che fu indetta a Scurelle in Valsugana una riunione di deputati per conc9rdare una linea comune tendente ad ottenere qualche sgravio. A questa riunione fu «unani­menteJ> delegato il N egrelli. La sessione non concluse a nulla in quan-

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to si cercava di guadagnar tempo in attesa di rinforzi austriaci ... ar­rivò invece Austerlitz e la pace di Presburgo ed i Francesi si ritiraro­no nel Veneto, mentre il Trentino passò dalla padella nelle brace del re di Baviera.

Nel 1809 ebbe inizio la ribellione dei Tirolesi di Andrea Hoffer contro il governo di Baviera che a null'altro era approdato che ad ini­micarsi il popolo.

Giunta in Primiero la notizia dell'insurrezione tirolese, Negrelli venne designato all'incarico della difesa della valle e di approntare milizie. Fu stabilito di armare quattro compagnie di bersaglieri e di aggregarle ad un corpo di spedizione non solo, ma di costituire dei gruppi armati a difesa della valle, il comando di uno dei quali fu as­sunto da una figlia di Negrelli stesso: Gius_eppina.

Negrelli invece si arruolò volontario col grado di tenente aiutante nel Battaglione del maggiore Della Notte. Partì per Feltre, ove fece stampare e distribuire un ((proclama alla popolazioneJJ, quindi precor­rendo il battaglione ad una giornata di marcia, probabilmente con compiti di intendenza, proseguì per Asiago, Schio, Valdagno.

In seguito ai progressi francesi dovette battere in ritirata e, dopo essere passato con un viaggio fortunoso per Grigno e Levico, rientrò in Primiero. Qui riuscì, con sagge mosse diplomatiche, a tener lonta­ne le truppe francesi, rendendosi garante dell'ordine pubblico di fron­te al generale francese Peiry, che lo aveva convocato a Cavalese ove affrontò con ammirevole franchezza e coraggio una difficile situazio­ne, che gli rendeva precaria la vita stessa. Usò tutti i mezzi per far fronte alle richieste sempre più esigenti dei dominatori, che impoveri­vano la popolazione, opponendosi spesso energicamente tanto da ve­nir considerato un sabotatore. Fu così che, approfittando del fatto che si trovasse in Feltre, in visita ai suoi tre figli studenti presso quel­la scuola, la gendarmeria francese lo arrestò per rinchiuderlo nella fortezza di Pallanza.

In seguito alla definitiva caduta di Napoleone fu liberato il 20 apri­le 1814 e potè finalmente tornare in Primiero. TI suo viaggio di ritor­no fu un trionfo: a Valstagna, ove esercitava il suo ((germanOJJ dottor Michele, fu accolto al suono delle campane. Una deputazione della valle di Primiero, capeggiata dal podestà Pietro Longo, lo accolse al Pontet ove ricevette gli onori militari da parte di un reparto di Cac­ciatori Trentini. A Fiera giunse mentre le campane della valle faceva­no eco alla gioia di tutti.

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Ma le sue affiizioni non ebbero termine. Le vicissitudini sue trova­rono come conclusione un grave dissesto finanziario della famiglia, anche perché diversi suoi debitori si resero insolventi. Così fu costret­to a chiedere un impiego pubblico. Gli fu offerto il posto di ispettore alle foreste, ma egli per non soppiantare il suo compatriota Amato Althamer, si accontentò di lavorare in suo sottordine in qualità di ((aggiunto>>, ma da costui (mon ebbe riconoscenza alcuna».

Nonostante la sua intensa vita affaristica e politica lo impegnasse a fondo, mai non trascurò la famiglia. Ebbe dièci figli tra cui: Anna sposa a Pietro Zanghellini, come si vedrà più avanti; Giuseppina che venne nominata ((dama» dell'Istituto Neistad e si ebbe l'autorizzazio­ne a fregiarsi ((del distintivo di una decorazione al va/or militare» per la campagna antifrancese; Teresa, Rosa sposa al nob. Giorgio Piazza di Imer, Luigi, l'Ingegnere, Nicola, il Monsignore, Francesco e Mi­chelangelo.

Fu dunque egli un uomo con un carattere al di sopra del comune, di scrupolosa onestà, di estremo coraggio sia civico che morale e di profonda religiosità.

Era solito scrivere delle annotazioni giornaliere intercalate da com­menti, considerazioni, pensieri religiosi e sociali: da esse si può rica­vare una visione completa degli usi, dei costumi, della morale dell'e­poca e degli avvenimenti militari e politici del periodo della domina­zione francese del Trentino sud-orientale, del Vicentino e del Lombar­do Veneto in genere.

LUIGI MARIA NICOLÒ NEGRELLI, ingegnere, figlio di Arcange­lo (Angelo) Michele, nato a Fiera il 23 gennaio 1799. Sebbene nelle zone di confine dell'Impero (Arco, Riva, Rovereto, Strigno, Primie­ro), su ordinanza di Maria Teresa d'Austria, già funzionassero dal 1775 le scuole pubbliche con l'obbligo a tutti i ragazzi dai sei ai dodi­ci anni di frequentarle, Luigi preferì essere seguito nei suoi studi da insegnanti privati quali l'umanista Serafino Pastorini ed il sacerdote dottor Pasi. Passò poi nel Seminario di Feltre. Nell'agosto del 1815 presso questa scuola si ebbe il primo premio in Architettura e il pri­mo premio di figura.

Conseguita la maturità a Feltre, il 18 dicembre 1817 partì alla vol­ta di Innsbruck ove presso il Politecnico seguì i corsi di Ingegneria.

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Il suo primo impiego lo trovò presso l'Ufficio statale dei Lavori, da cui ebbe l'incarico di «completare la carta idrografica dell'lnn nel tratto fra Innsbruck e Wattens;; Passò poi in Pusteria per riparare la viabilità della zona gravemente compromessa dall'alluvione.

Successivamente fu a Landeck con l'incarico della direzione dei la­vori «per la costruzione del ponte sull'Inn e della strada per Merano;;, Nel 1825 diresse i lavori per (d'incanalizzazione del Reno dal Princi­pato del Liechnstein al Lago di Costanza;;, lavoro resosi difficile non tanto per le difficoltà tecniche quanto per quelle finanziarie e politiche che intercorrevano tra l'Austria ed il piccolo Cantone di San Gallo in Svizzera.

Per le sue capacità tecniche e per le sue doti personali ebbe modo di farsi apprezzare dalle autorità cantonali svizzere. Gli fu offerto il posto di Ispettore generale delle strade e degli acquedotti nel Cantone di San Gallo. Egli lo accettò dando al Cantone una struttura stradale consona allo sviluppo di trasformazione che la zona aveva intrapreso non solo, ma stese pure (dl piano regolatore della città capoluogo;;,

Col primo gennaio 1836 passò a Zurigo per la «progettazione e co­struzione del ponte sulla Miinsten; e per realizzare con un suo studia­to sistema di pompe il servizio idrico della città. All'inaugurazione del maestoso ponte fu coniata una medaglia d'oro: ((All'architetto del ponte sul Miinter - Luigi Negrelli - la città di Zurigo -MCCCXXXVII/JJ.

In questo periodo intraprese un viaggio attraverso la Francia, il Belgio e l'Inghilterra, raccogliendo «appunti tecnici;;, che diede alle stampe in lingua italiana, fr-ancese e tedesca.

Durante la sua permanenza a Zurigo tracciò a grandi linee il pro­getto ((della ferrovia Zurigo-Basilea;;, che trovò la realizzazione qual­che anno dopo.

Poi tornò in Austria per assumere l'incarico di Ispettore delle Fer­rovie settentrionali austriache e quello di Direttore dei lavori. Ed ecco che, o su sua diretta progettazione o comunque sotto la sua direzio­ne, le vaporiere cominciarono a percorrere cda Vienna-Leopoli, la Praga-Olmutz, la Praga-Pardubitz, la Brunn-Bohmisch-Trubaw;.

Per la sua incomparabile attività fu premiato con il titolo di ((Con­sigliere Regio Imperia/e;;,

Il 27 agosto del 1848, tornata nel Veneto un'apparente calma, fu a Verona, quindi a Milano in qualità di «Commissario per gli affari Ferroviari del Lombardo Veneto;;, e più tardi anche in qualità di «Di­rettore Superiore delle Pubbliche Costruzioni;;, con la qualifica di

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<<Consigliere di I ClasseJJ, Disegnò il piano generale della rete ferro­viaria con un'ampia visione europeistica, tracciando una ((Milano­Trieste, una Verona-Brennero, una Verona-BolognaJJ, con le dirama­zioni ((Milano-Pavia, Milano-Piacenza, Bergamo-Lecco, Padova-Bo­logna, Mestre-Udine)),

In questo periodo formulò dei progetti per il collegamento delle li­nee ferroviarie tra i vari stati d'Europa. Dall'Imperatore di Germania si ebbe l'alta onorificenza dell' ((Ordine dell'Aquila RossaJJ.

Nell'attuazione del suo programma nel Lombardo Veneto trovò difficoltà enormi dato il difficile periodo politico. Basti pensare che il 20 marzo del 49, mentre Carlo Alberto varcava il Ticino, Negrelli presiedeva a Milano, in qualità di ((Commissario MinisterialeJJ,l'As­semblea generale della Società per le ferrovie del Lombardo-Veneto.

Tre giorni dopo Carlo Alberto viene sconfitto a Novara ed inizia­no a Milano i preliminari di pace, ai quali partecipa anche il Negrelli in funzione appunto della sua alta carica tecnico-amninistrativa.

Mentre i vari tronchi ferroviari entrano sul piano di attuazione e di ristrutturazione, Negrelli si preoccupa della salvaguardia del patrimo­nio artistico delle singole città, delle viabilità carraie, delle comunica­zioni telegrafiche. Caduta Venezia fu compito suo la ricostruzione ((dei 45 archi del ponte sulla LagunaJJ.

Ogni tanto doveva abbandonare il suo studio di Verona per recarsi ovunque la sua opera venisse pressantemente richiesta: in Austria, in Svizzera e via dicendo.

Nel 1850 l'Imperatore d'Austria lo nominò ((CavalieredellaCoro­na di FerrOJJ e venne inscritto nell'albo della nobiltà con il titolo di ((MondelbaJJ per le grandiose opere da lui espresse ed attuate lungo appunto i corsi dell'Elba e della Moldava.

Grandi opere e grandi onori, che non poterono non aizzare l'invi­dia di perfidi concorrenti. Fu così che verso la metà di settembre del 1855, come fulmine a ciel sereno, gli arrivò un dispaccio da Vienna, firmato Toggeburg, col quale gli veniva tolto inderogabilmente ogni incarico.

Cosa era successo? Inattaccabile sul piano professionale, lo si at­taccò sul piano politico. Egli era allieno alla politica del potere, anche se esperto nella politica economica.

((La Lombardia e il Veneto, scriveva nel 1849, devono mensilmente pagare 5 milioni di corone per tasse e cioè tanto quanto le altre pro­vince insieme ... inoltre l'amministrazione militare . è qui odiata dalla

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popolazione ... e le truppe rammolliscono nell'ozio e nell'abbondanza di denarOJJ.

Più oltre ebbe a lamentars che il Ministero di Vienna «non dava ri­sposta alle sue lettere, dormiva se l'Italia domandava qualche cosaJ!.

Non poteva poi non essere nota alla polizia l'azione antiaustriaca condotta dal nipote abate Zanghellini, del quale si dirà più oltre.

Non ultimo pretesto fu l'aver il Negrelli assunto nel suo studio l'Ing. Bourelly, uomo che si era prodigato per l'opera di difesa della repubblica veneziana del '49.

Così il 27 ottobre del 1855 abbandonò defmitivamente Verona per tornare a Vienna, e potè, finalmente, dedicarsi per intero al problema che più lo appassionava: cdi taglio di SueZJJ.

A Suez guatavano i grossi capitali delle Compagnie di Navigazio­ne, a Suez miravano le aspirazioni politiche dei Governi ed infine a Suez era rivolto l'interesse tecnico e di prestigio dei migliori ingegneri d'Europa. N egrelli si pose tra costoro e al di sopra di costoro.

Egli cominciò ad interessarsi di fatto al problema sin dal 1840 con un'attività intereuropea che si concluse con la fondazione della ccSo­cietà di Studi pel Canale di SueZJJ. L'atto costitutivo, firmato il 30 novembre 1846, risultò composto da un gruppo inglese con l'ing. Ro­bert Stephenson, un gruppo italo-tedesco con l'ing. Negrelli, nel frat­tempo pienamente riabilitato dalla Corte di Vienna, ed un gruppo francese con l'ing. Paul Talabot.

Negrelli ancor nel gennaio del 1847 riusciva ad organizzare il suo gruppo che risultò composto dal Lloyd e dalla Camera di Commer­cio e dal Municipio di Trieste, dalla Camera di Commercio di Vene­zia, dell'Unione Industriale della bassa Austria e da alcuni grossi no­mi di Lipsia. Negrelli, a nome del suo gruppo, spedì in Egitto una missione tecnica con il compito di eseguire tutti quei rilievi che gli erano necessari per stendere un progetto di massima.

Più tardi partì anche una missione francese la quale poco concluse, mentre Stephenson, all'insaputa di tutti, si portò in Egitto con la pro­posta di costruire una ferrovia in luogo del taglio dell'istmo.

Tutto ciò mise in crisi la società, ed entrò in gioco l'astuto Lesseps. Costui, già agente segreto di Napoleone I in Egitto, si era creato

durante la sua permanenza in quelle contrade quell' «entourage)) che gli permise di imbastire la trama dell'azione per impossessarsi dell'im­presa.

Riuscì pertanto a soppiantare la «Società degli StudiJJ con l'istitu­zione della ccCompagnia Universale del Canale marittimo di SueZJJ

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non solo, ma ottenne per questa dal Vicerè d'Egitto la privativa del lavoro. La lungimiranza del Lesseps però non poteva ignorare N e­grelli, che fu chiamato a far parte dei soci fondatori della Compagnia.

Primo atto della Compagnia fu quella di invitare otto nazioni a no­minare dei rappresentanti qualificati per formare la «Commissione Superiore TecnicàJJ. L'Austria nominò Negrelli, il quale subito partì per l'Egitto onde mettere a punto nei dettagli il progetto già da lui stesso, come s'è visto, stillato in linea di massima.

La commissione tecnica non ebbe dubbi sulla scelta del progetto Negrelli ed il progettista fu nominato dal Viceré d'Egitto, su proposta del Lesseps stesso, «Ispettore della Costruzione di SueZJJ.

Purtroppo un male incurabile gli impedì di assumere di fatto la sua funzione: fu infatti colto dalla morte in Vienna il l ottobre del 1858 e nel famedio di quella città fu sepolto. Riposa accanto alle tombe di Beethoven, Schiller ...

È doveroso ricordare come egli, pur attenagliato dalla sua vasta ed impegnativa attività, mai abbia trascurato i suoi obblighi familiari che lo tenevano avvinto sia alla famiglia paterna, che alla sua propria. Si era sposato in prime nozze nel 1829 con Amalia Von Pirkenau di Klagenfurt, donna che le procurò non poche preoccupazioni anche per la malattia di petto che si portava appresso e che la condusse a morte a soli 34 anni, nel 1841.

Nel 184 7 sposò Carolina, «Lotti)) come egli affettuosamente la chiamava, figlia del Consigliere di Stato Giovanni Battista Weiss von Stankenfels. Con lei trascorse giorni felici a Vienna, a Verona ove eb­be dimora. Nei suoi scritti ricorda il meraviglioso viaggio fatto con lei e gli onori ricevuti a Parigi durante la famosa Esposizione.

Dei suoi figli ricorderemo Oscar, già comandante del 14° Regg. Fanteria e quindi generale, Luigi che una morte prematura gli troncò l'intrapresa brillante carriera militare e Maria, sposata Grois, la quale fu l'animatrice dell'azione giuridica invano condotta per ottenere dalla Compagnia del Canale i riconoscimenti morali e finanziari conse­guenti agli eredi.

Non va dimenticato ancora come Negrelli non mancasse di render­si utile alla sua terra natale: elaborò un «progetto per il congiungi­mento stradale di Primiero con Feltre e la Valsugana, attraverso lo SchenènJ, ma dalle superiori autorità fu ritenuto troppo dispendioso e imponente, rispetto alle esigenze degli 11500 abitanti che allora for­mavano la Comunità di Primiero!

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Del progetto venne attuata solo quella parte che fu chiamata «la Scala di Primo/ano>>, che si arrampica ancor oggi maestosa sullo stesso tracciato di Negrelli.

La morte del grande ingegnere lasciò un vasto rimpianto, del quale si fece eco la stampa di tutta Europa.

Primiero ricorda il suo figlio con una lapide sita sulla sua casa na­tale e con un ricordo in bronzo raffigurante Negrelli che dà il benve­nuto agli ospiti della V alle.

Trento lo ricorda con un monumento descrittivo della sua opera del Canale di Suez e con un bassorilievo sotto la pensilina della sta­zione ferroviaria della città. Una targa è sulla facciata della stazione di Prerov, importante centro ferroviario della Moravia centrale.

Molte città italiane come Bologna, Milano, Padova, Trieste, Cata­nia ecc. gli hanno dedicato vie o piazze. Ma forse il miglior modo per onorarne la memoria vorrebbe essere quello di far proprio il moto che egli sin da studente si impose e se­guì: ccFedele al dovere, fermo nel diritto».

NEGRELLI MONS. N l COLA, fratello dell'Ing. Luigi, scrittore e poeta, nato Fiera il 25 maggio 180 l. Dopo aver seguito i corsi ele­mentari come il fratello, cioè presso istitutori privati, compì gli studi ginnasiali nel Collegio Vescovile di Feltre. Mentre il fratello Luigi a chiusura dell'anno scolastico 1814-15 si conquistava il primo premio in Architettura e quello in Figura, egli otteneva il primo premio nella scuola umanistica.

Proseguì gli studi nel Seminario di Bressanone e quivi fu ordinato sacerdote. Dal 1827 al 29 fu «Provvisore Curato a Caoria» quindi si trasferì a Vienna in qualità di Professore di Lingue orientali. Fu poi nominato prefetto della biblioteca privata della Casa Imperiale e pro­tonotario dell'archidiocesi di Praga, lettore dell'Imperatrice Maria Anna di Sassonia, Cavaliere dell'ordine di Francesco Giuseppe, ca­meriere segreto di sua Santità.

Fu deputato alla Dieta di Innsbruck in rappresentanza delle V alli di Primiero, Fiemme e Fassa. Più tardi entrò a far parte del Parla­mento di Vienna.

Per Primiero vi era un urgente problema da portare a risoluzione: la strada tra Pontet e Fonsazo, che si snodava su territorio italiano.

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Era necessaria un'azione diplomatica tra i due governi. Mons. Nicola si portò a Roma, ove rimase tre mesi, con l'incarico e l'impegno delle trattative che si avviarono a buon esito tanto che nel 1879 si potè da­re il primo colpo di piccone.

In quella circostanza fu ricevuto a Roma dal papa Pio IX dal qua­le ebbe in regalo per la chiesa Arcipretale di Primiero uno splendido calice bizantino fregiato di smalti.

Mons. Negrelli ebbe vita lunga e multiforme attività. Morì a Sali­sburgo il 27 gennaio 1890.

Si dedicò anche a traduzioni di opere dal tedesco: Tre novelle scel­te del Can. Schmid (Trento, 1829); Poesie di Uhland, saggio d'una versione italiana (Milano, 1836); Novelle di Enrico Schoke (Vienna, 1838, Firenze, 1848); Storia di Santa Elisabetta d'Ungheria del Conte di Montalembert- traduzione (Vienna 1838); Poesie di Uhalnd e di altri autori tedeschi imitate (Venezia, 1847). Nel 1830 compose un poemetto in quattro canti: Il Rebrut e lo rovine delle Alpi Canale­si (Trento 1830); La Chiesa Cattolica negli Stati Uniti d'America (Verona, Libanti, 1853, 89).

L'Accademia degli Agiati di Rovereto lo commemorò nei suoi atti (Rovereto, 1891, pag. XXIII) con una Necrologia scritta dal Dr. Ignazio Puecher-Passavalli.

Aggiungeremo che fu collaboratore della Rivista Vienn!se, con Tommaso Gar, con il filologo Bolza e con il summenzionato Pue­cher-Passavalli.

NEGRELLI MICHELE ANGELO, fratello dell'Ingegnere e del Monsignore. Anch'egli fece i suoi studi a Feltre, poi passò a Verona. Frequentò poi la facoltà di giurisprudenza ad Innsbruck e a Graz. Fece pratica a Primiero, a Cavalese, fu attuario a Lavis, giudice ag­giunto a Mezzolombardo. Nel 1843 è giudice a Cembre, dal 46 al 48 a Riva. Nel 1849 è giudice a Fiera. Ma anche su lui l'attività del ni­pote abate Zanghellini rivolta verso idee risorgimentali ebbe conse­guenze dolorose: fu trasferito d'ufficio a Mori, nel 1854, dove si recò cccol cuore stracciato''·

Tornò nella sua Primiero nel 1870, dopo d'essere collocato a ripo­so. Nel 1871 venne nominato Podestà ed il suo nome è tra i realizza­tori della strada dello Schenèr.

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Lasciò un Giornale per uso della Famiglia Negrelli di Primiero, dal quale si possono ricavare delle interessanti notizie locali con i rife­rimenti storici dell'epoca.

(Adami Gualtiero: Albero genealogico della Famiglia N. di Valstagna e Primie­ro, Trento, 1941; Idem: Il Canale di Suez e l'ing. L.N., Trento,Nicologio, 1937;. Idem: L'ing. L.N.- Il Canale di _Suez, Trento, 1969; Idem: in memoria dell'eminen­te ing. L. N., Atti «Ace. Agiati, Rovereto», V .I, 1959; Idem: L.N. ingegnere, Tren­to, Arti grafiche Scotoni, 1929; Idem: Per l'italianità di L.N., Trentino, n. IO, 1940; Idem: Ricordando la nobile vita e le opere dell'ing. L.N., «Economia Trentina», A. IV, n. 6, pag. 6, 1955; Idem: Tardive rivendicazioni tedesche sull'ing. L.N.,Trento, Temi, 1941; Idem: L.N. in «Studi Trentini>>, 1929, fase. l; E. Bordignon: L. N. Pa­dova, Tip. Antoniana, 1914; A. Zieger: Primiero e la sua storia, Trento, Temi, 1975; Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 295, 296-180-301; Idem: Somm. Stor. pag. 134; Birk A. Alois von Negrelli: Die Lebensgeseschichte eines Ingenieurs, Wien, 1925, 2 Vol. con ritratto, 1925; C. Battisti: Guida di Primiero, Tip. Trenti­na, 1912, pag. 20; L. Proner: Medagliçmi Trent., Trento, Temi, 1959, pag. 418; AAST: Primiero di ieri e di oggi, Trento, Saturnia, 1956, pagg. 30, 39; A. Zanetel in «Montanara>>, 1949, pagg. 69, 70, 71; G. Biasetti: Il romanzo di due mari, Mila­no, Valardi, 1942; M. Baratta: L.N. e il Canale di Suez, Pavia, Istit. Geogr. Univ., 1925; Idem: l'Italia e il Canale di Suez in Rivista La Geografia, 1929, n. 3 e 6; D. Pranzelores: L.N. su Il Brennero del 14 e 15 febbraio 1929; Tridentinus: L.N. nel Corriere Mercantile del 18-18 giugno, 1929; F. Rizzati: La gloria di Lesseps su Domani d'Italia dell'l l luglio 1929; Fame usurpate su Il Nazionale, Torino, 20 lu­glio e 21 settembre 1929; L 'autore del progetto del Canale di Suez su «Illustrazio­ne Italiana» del IO dicembre 1929; Una gloria italiana su La Gazzetta del Popolo, Torino, 4 dicembre 1929; Suez e Panama su Il Popolo, Trieste, l dicembre 1929; A. Levi - Cases: Nel 60.mo anniversario del Canale di Suez ne Il Corriere della Se­ra, 17 novembre 1929; A. Bernasconi: L.N. ne la Tribune de Genève, 1929; F. Taiani: Onoranze a L.N. Corriere della Sera, 1929; U. Piancastelli: Il Canale di Suez e L.N. in «Rivista delle Colonie Italiane>>, aprile, 1930; G. Boschieri: L.N. di­fensore del Palazzo dei Dogi in «Studi Trentini», 1930, fase. 3, pagg. 246-248; A. Muratori: Annali Stor. d'Italia, anno 170 l; A. Pellin: Storia di Feltre, pagg. 195, 220; Titoli accademici di L.N. in «Studi Trent.», 1930, fase. 2, pag. 177; Ibidem: Monumento a Negrelli a Trento dell'arch. Tiella; «Voci di Primiero», A. 1942, n. 12 - A. 1949, n. 6, 7, IO, 11, A. 1952, n. 10; A. 1953, n. 12, A. 1954, n. 5; n. 5; A. 1956, n. 9, A. 1958, n. 9, A. 1963, n. 4, A. 1969, n. 9-11; G. Meneguz su «Voci di Primiero», 1968, n. 5; Idem: Briciole di tempi passati su «Voci di Primiero>>, An­no 1969 e ss; Pueccher Passava/li Ignazio in Atti «Accad. Rover. Agiati», 1890, Pagg. XXIII-XXI; F. Taufer: La Valle di Primiero al tempo di Napoleone, etc., Ibidem 1957, pagg. 93-95; M. Mirabella Roberti in Guida della Valli sul Primiero, 1977, pagg. 81 , 92; Ognibeni T. L.N. nell50.mo dalla nascita in Atti Congr. Naz. Navig. Ital. 9-12 giugno 1949, pp. 35-40; Brentari: Italia bella del 31 agosto 1913; Illustrazione Italiana del IO novembre 1929; G. Zimolo in dizionario del Risorgi­mento naz. , pagg. 682-684).

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NEGRIOLI GIACOMO di Civezzano. Nel 1775 con Fusari di Bas­sano è impegnato nella costruzione dell'altar maggiore della chiesa di Cognola. Lavorò anche in altre chiese tra le quali la parrocchiale di Pinè.

(Weber: o.c., pag. 213).

NEGRIOLLI GIANGIACOMO, lapicida, di Civezzano. Nel 1721 è impegnato nella scalpellatura degli stipiti in pietra dei due portali del­la chiesa di Caldonazzo. Nel 1835 la chiesa venne prolungata di una decina di metri, ma fu riutilizzato il lavoro del Negriolli.

(S. Brida: I quadri della Via Crucis nella parr.le di Caldonazzo, Temi, Trento, 1976, Estr. Studi Trent., 1976, n. 3, pagg. 293-298).

NOCHER FRANCESC'ANTONIO ROMANO di Borgo ove nac­que il 7 ottobre 1717. Fu Vicario di Borgo, Podestà di Rovereto e Pretore in Riva. Morì il 17 maggio 1798 lasciando inedite opere di amena lettura, versi in latino. Un'opera «degna di stampa>>, come la definì il Montebello, è Syriae et Palestinae locorum nova et accurata descriptio, e l'altra De Venetia et historia Galliae traspadanae regio­nibus.

Alle stampe fu dato il De Venetia et Historia decima iuxta Augusti divisionem Italiae seguita poi da traduzione in volgare (Trieste, Ar­cheografo N .S. II Vol. 1870). Era solito accompagnare i suoi scritti geografico-storici con cartine geografiche da lui stesso disegnate.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 95, 116, 524; Ambrosi: Somm. Stor., pag. 187; Montebello: o.c. pag. 301).

NOCHER GIUSEPPE DOMENICO, di Borgo. Fu il padre di Francese' Antonio e lui pure fu insigne giurista. Di lui resta un mano­scritto di Consigli Legali.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 9 5; Ambrosi: Sommario Stor. Trent., pag.187).

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OBEROSLER da Roncegno scrisse una breve monografia sul suo paese natale (Trento, 1902).

(Mattei: Picc. Encicl. Trent., pag. 113).

OCHNER DON FERDINANDO di Pergine. Nacque il 5 novembre 1837. Fu curato a Serso. Scrisse Sant'Ermete, ovvero i primordi della fede in Valsugana -Racconto, (Trento, Monauni, 1878); Ermete, epi­sodio dell'epoca di Traiano (Parma, Tip. San Paolo, 1883); Eroismo di una figlia di Maria - Dramma in tre atti (Modena, Tip. Pontificia dell'Imm. Concez., 1883); Per l'occasione in cui il Rev. Mons. Luigi Gentilini celebra il25mo del suo giubileo decanale in Calavino (Tren­to, Monauni, 1880); Scoperte archeologiche a Serso (Voce Cattolica del 15.5.1891, n. 53, del 22.5.1894, n. 59, 28.2.1895 n. 24; 12.9 .1896, n. 105).

Presso la Bibl. Vescov. di Trento esiste un suo manoscritto: Libro personale di poesie e memorie, che riveste un certo interesse dal pun­to di vista storico locale.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 409; Idem: Somm. Stor. Trent., pag. 275; A. Prati: I Valsuganotti, pag. 193; A. De Gubernatis: Picc. Dizion. dei Contemp., pagg. 651, 652; R. Gasperi: per Trento e Trieste etc., pag. 524).

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ORLER MONS. RODOLFO, nato a Volcan (Michigan- Stati Uni­ti) il 27 novembre 1892 da Pietro e Zugliani Orsola di Mezzano, se­guì ancora fanciullo il rientro in patria dei suoi genitori.

Visse dunque a Mezzano sino a l 7 anni, cioè sino a quando non entrò nella congregazione dei Comboniani. A 24 anni fu consacrato sacerdote. Finita la prima guerra mondiale partì per il Bath-el-Gha­zal (Africa Centrale), ove svolse la sua attività missionaria tra quelle tribù.

N el 1929 fu richiamato, per ragioni di salute, in Italia e gli fu affi­data la direzione della Scuola Apostolica di Thiene.

Nel 1931 tornò in Africa, a Porto Sudan. Nominato in quello stes­so anno Assistente Generale della Congregazione e Superiore della casa madre di Verona, tornò in Italia.

Ma il 14 dicembre 1933 fu nominato Vicario Apostolico della sua prima Missione nel Bahar-el-Ghazal, così quelle popolazioni poterono riavere il loro ccAbuna RolenJ.

La più mistica soddisfazione l'ebbe quando potè ordinare il primo sacerdote indigeno della sua Missione, il 21 dicembre 1944.

Morì, tra la costernazione dei suoi fedeli, il 17 luglio 1946, a Wau. Al suo arrivo in missione i cattolici erano circa 8000, alla sua morte erano saliti a 30 mila.

Mezzano gli dedicò una delle sue piazze.

(((Voci di Primiero», A. 1949, n. 6 -A. 1960, n. 9» «Strenna Trzentina», 1947, pag. 64 A. 1976, n. 7-8.

OSS ING. DOMENICO, nato a Ischia (Pergine) il 25 marzo 1860 e morto a Trento il 22 marzo 1922. Compiuti gli studi medi e supe­riori a Trento, frequentò il Politecnico a Vienna e quindi la scuola di applicazione per ingegneri in Roma, ove si laureò in ingegneria civile.

Fu tra i collaboratori nei rilievi per la costruzione di ferrovie in Bo­snia. A Roma lavorò nelle costruzione edili. A Trento ebbe la direzio­ne dei lavori per la sistemazione della confluenza dell'Adige e dell'A­visio.

Ingegnere municipale a Riva, stese il piano regolatore della cittadina ed il piano idroelettrico del Tonale. A Riva organizzò la Prima Mo-

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stra elettronica. Ideò un Idrometro registratore che fu premiato all'e­sposizione di Parigi.

Suoi i progetti per l'allora nuovo stabilimento balneare di Levico, i progetti per gli ospedali di Mori, Tavon, Riva, Bezzecca, e suo il pro­getto idroelettrico di Fies sul Sarca.

N el 1903 ebbe la Direzione della Scuola Arti e mestieri in Trento e nel 1904 fu nominato Ispettore di tutte le Scuole Industriali di Trento.

N el 1922, cagionevole di salute, si ritirò a riposo.

(W. in «Studi Trent.» 1924, Fase. 2, Pag. 157).

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p

PACHER GIUSEPPE, medico, nato a Roncegno il 3 febbraio 1815. Fu dapprima allievo del sacerdote Francesco Dall'Orsola in Borgo, proseguì gli studi a Trento e passò per le università di Padova, Praga, Vienna. In questa città si laureò in medicina, nel 1842 e l'anno susseguente, con somma lode, in chirurgia.

Nell'Ospedale Maggiore di Vienna fu assistente del Prof. Sgmund, col quale intrecciò un'amicizia che durò fino alla morte.

Dopo di aver visitato diverse cliniche dei più illustri professori del­l'epoca quali in Prof. Skoda, nel 1845 tornò in patria.

Esercitò la professione a Strigno, a Roncegno e nel 1848 ebbe la condotta medica di Levico e la direzione del locale stabilimento bal­neare. Suo merito particolare fu quello di valorizzare le acque termali e dal 1860, anno dell'erezione di un più ampio stabilimento, si occupò esclusivamente degli studi idrotermali e terapeutici.

Non solo approfondì gli studi di analisi e di cura delle acque, ma si preoccupò di far conoscere, specie in Germania ed in Austria, i benefi­ci effetti delle acque levicensi.

Pubblicò: Le acque ferruginose di Levico nel Trentino (Trento, 1861), lavoro condotto in collaborazione con il dottor Girolamo Avancini; Il bagno di Levico, nel Trentino, e relazione della stagione balneare del 1872 (Padova, 1873); Resoconto della stagione 1874, dei bagni di Levico (Milano, 1875); Relazione della stagione 1875 dei bagni di Levico (Padova 1876), della quale è stata scritta dal Dot­tor De Cristofori una positiva recensione sugli Annali Univers. di Medicina di quello stesso anno; I Resoconti medici delle stagioni 1877, 78, 81, 82, 83 (Padova, 1878-83).

Fece pure pubblicare le analisi eseguite dai Proff. Barth e Weidel, sulla costituzione della acque di Levico.

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Il dottor Pacher deve essere considerato un pioniere nel campo del­le cure balneari della cittadina valsuganese.

Morì il 15 aprile 1884.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 282, 283).

PAOLI DON FRANCESCO, filosofo, nato a Pergine il 19 luglio 1808. Ordinato sacerdote nel 1832 fu assunto come segretario del ve­scovo di Cremona. Nel 1839 si trasferì a Domodossola ed entrò nei Rosminiani. Fu rettore di quel collegio e professore di metodica. Servì nello stesso tempo come segretario del grande filosofo roveretano e ne divenne amico e confidente tanto che alla di lui morte (l luglio 1855) si trovò ad esserne l'erede continuatore dell'opera.

Il 5 ottobre 1869 si trasferì a Rovereto ove svolse una assai molte­plice attività: fu Rettore della Casa, Vicario della carità temporale, assistente del Superiore generale della Comunità rosminiana.

Non solo esplicò una generosa opera di assistenza ai poveri, ma trovò il tempo da dedicare all'attività culturale. Indirizzò i programmi d'azione dell'Accademia roveretana degli Agiati allo studio dell'idea rosminiana e del sommo roveretano prese a pubblicarne gli Atti.

La sua opera si svolse anche altrove. Infatti, nel corso della sua vi­ta lo si può trovare a Roma (1861) ove tenne un ciclo spirituale ai detenuti politici; a Firenze (1862) come professore di filosofia nel Re­gio Liceo; a Figline Valdarno (1863) ove aprì e diresse le scuole po­polari; ' a Genova (1864) ove teneva lezioni di Catechismo ai bambini del suburbio di San Francesco all'Albero.

Diceva: <d fanciulli sono biade in erba, nelle quali non è possibile discernere né le quantità né le qualità di frutti: quelli che promettono, non rare volte falliscono alla prova, mentre per converso riescono· be­ne molti di cui pareva che nulla si potesse sperare)),

M. dr Manfroni su il giornale «li DirittOJJ, scrisse di lui: «fu un pre­te bianco)) perché <<per lui la religione non era una veste che si indos­sa per poter dire la messa ... per lui la religione era atmosfera nella quale lo spirito viveva)),

Questo suo spirito trasmetteva con l'esempio di vita, con la sua pa­rola, con i suoi scritti. Tenne innumerevoli conferenze (35 ad esempio presso !'«Accademia Roveret. Agiati», su vario argomento, negli anni

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in cui ne fu il Presidente), fu collaboratore dellHstitutoreJJ di Torino, de ((La Donna di FamigliaJJ di Genova, diresse il «Bollettino Rosmi­nianOJJ.

N el luglio del 1888, affranto dalla lotta sorta contro le idee filosofi­che e morali del Rosmini, si ritirò nuovamente a Domodossola, ove il 14 giugno 1891 morì.

Scrisse tra l'altro: Le figlie della carità (Lugano, 1836); L 'elogio funebre di M. Carlo Emanuele Sardagna, Arcivescovo di Cesarea (Lugano, 1840); Dei meriti pedagogici di Antonio Rosmini (Torino, 1856); Discorso letto per l'inaugurazione del monumento a Rosmini a Stresa (lbid., 1859); Esposizione del principio filosofico di Antonio Rosmini e sua armonia con la dottrina cattolica (Verona, 1859); I sofismi (Lucca, 1862); Dell'animismo (Bologna, 1865); Del linguag­gio popolare e filosofico (Torino, 1867); Il matrimonio e la famiglia umana secondo Dio (Torino, 1870); Antonio Rosmini e la sua prosa­pia-monografia (Rovereto, 1880); Della vita di Antonio Rosmini-Ser­bati-Memorie (Torino, 1880); L 'Accademia di Rovereto dal 1850 al 1880 (Rovereto, 1882); Vita di Suor Giovanna Maria (Rovereto, 1882); Vita di Leonardo Rosmini (lbid., 1882); Della vita di Antonio Rosmini-Serbati, Memorie delle sue virtù (Rovereto, 1884); Forza e materie -Lettura accademica (Rovereto: Atti Ace. Agiati, 1884); Le forze della natura (Ibidem, 1884); Sulla legge morale - lettura (Ibi­dem, 1885); Del moto (Ibidem, 1885); Pensiero ed affetto (Ibidem, 1887); Delle cause (Ibidem, 1887); Mente e cuore di Antonio Rosmi­ni - discorso (Ibidem, 1888); Sugli Statuti dell'Accademia Rovereta­na (Ibidem, 1888); In morte di Alessandro Manzoni (Ibidem, 1888). Del Manzoni, come il Rosmini, coltivava l'amicizia.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 249, 250; M. dr. Manfroni in Atti «Accad. Rovert. Agiati», 1891, pagg. 178-201 + XV-XVII; Idem in Atti etc. 1908, pag. LXXI-LXXIV, con fotografia).

PAPA GIOVANNI DONATO, chirurgo, di Pergine, ove nacque da Silvestro e Maria Barbara Althamer di Primiero, nel 1587. Tra il 1611 e il 1628 è medico in Primiero.

(Don . S . Fontana in «Studi Trent.Jt, 1939, fase. 4 pag. 203).

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PAPA SILVESTRO, chirurgo, di Pergine. Sposò una Margheri­ta Filippi di Terlago. Veniva detto «barbiero», ma nel 1610 è in Pri­miero come <<chyrurf(us et habitatur Mercati» (cioè a Fiera).

(Don S . Fontana in «Studi Trent.», 1939, fase. 4, pag. 203).

PASQUALINI SEVERINO di Tesino. Lavorò come commesso presso la ditta Daziaro a Pietroburgo. Durante la rivoluzione russa venne imprigionato. Liberato rientrò, senza alcun mezzo, in patria e lavorò come fattorino sull'autocorriera del luogo.

Più tardi, fruendo della sua esperienza e di qualche conoscenza riuscì ad aprire a Parigi una casa editoriale nel campo litografico, che svolse la sua attività sino allo scoppio della seconda guerra mondiale.

(Stampe per via, Art. Graf. Manfrini, Calliano, 1972, pag. 97).

PASTORINI PAOLO GIOVANNI di Fiera. La famiglia si era ac­casata a Primiero verso la seconda metà del 600 e proveniva dal bel­lunese. Nacque a Canal San Bovo, ove il padre era farmacista, nel 1755. Suo fratello FRANCESCO fu decano a Levico e morì all'età di 91 anni.

Nel 1778 era medico in Fiera. Anche suo figlio Felice seguì la pro­fessione del padre.

(Don S. Fontana in «Studi Trent.», 1939, fase. 4, pag. 215).

PATERNO FERDINANDO di Te/ve. Nacque il9luglio 1779.Dato­si alla carriera ecclesiastica, nel 1812 era primissario a Tezze. Fu so­lerte cultore di studi botanici. Di indole tranquilla, viveva solo e l'uni­co interesse che avesse era quello delle frequenti escursioni sui monti di Bassano, Feltre, Belluno, durante le quali raccolse una cospicua varietà di erbe. I suoi studi e le sue osservazioni furono assai preziose

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ai botanici suoi contemporanei, con i quali era in stretto e continuo rapporto.

Il suo erbario era ricchissimo e le sue scoperte e osservazioni costi­tuivano testo tra i naturalisti.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 267; Idem: Scritt. e Natura!. Trento., 1888, pag. 18).

PATERNOLLO FRANCESCO ANTONIO di Strigno. Il suo nome è legato alla sua opera: Estratto e Registro di lettere spirituali con breve narrazione della vita del Molto Rev. padre ANTONIO CE­SCHI DI SANTA CROCE del Borgo di Valsugana, che fu missiona­rio apostolico in India nelle Missioni dei Gesuiti (Trento, Zanetti, 1683). Il Paternollo era notaio.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 53 ; A. Zanetel su L'Adige del 25 novembre 1954).

PELLIZZARO BALDESSARE. di Pieve Tesino. Nel 1894, per i tipi di Scotoni e Vitti di Trento, uscì un suo volumetto di storia patria: Pieve Tesino e la sua Vicinia.

(A mbrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 534).

PELLIZZARO di Tesino. Di lui si hanno notizie molto ristrette. Fu mercante ed editore di stampe artistiche a Grand, ove abitava in rue du Soleil, al numero 3, sulla prima metà dell'800.

(Stampe per via, Manfrini, Calliano, 1972, pag. 94).

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PERTEGANTI (1): così venivano chiamati nella parlata tesina i mercanti girovaghi. Erano costoro gente intraprendente e coraggiosa, che, <<pertica su pertica''• batteva le strade portando sulle spalle nella «caséla'' un carico d'arte, di religione e di piccole comodità da distri­buire tra le folle d'Europa e del mondo.

Cominciano i perteganti la loro attività verso il 1600, quando una FAMIGLIA GALLO di Castel Tesino cominciò a raccogliere e a la­vorare le pietre focaie. Queste venivano affidate ai venditori ambulan­ti. Più tardi costoro alleggerirono il loro carico con stampe religiose e profane e con bigiotterie.

Verso la seconda metà del 700 l'imperatrice Maria Teresa d' Au­stria, la «Teresona'' come veniva chiamata dalle nostre popolazioni con un senso di affettuoso rispetto, incrementò questa attività, conce­dendo ai girovaghi delle particolari prerogative. Ciò allo scopo di «al­leggerire i confini dell'impero" dalla sovrappopolazione. Epperò nes­suno poteva intraprendere questo lavoro, ed alcun altro, se prima, se­condo le disposizioni imperiali, non avesse adempiuto all' «obbligo scolastico", che fu introdotto, come dissi altrove, nel 1775.

Dato che l'obbligatorietà scolastica andava sino ai dodici anni d'età, molti tredicenni seguivano come servi apprendisti qualche esperto girovago o si accodavano direttamente al padre.

La vita loro era dura e tutto si svolgeva sotto l'impegno del rispar­mio. Giravano, i perteganti, città e campagne, quest'ultime in modo particolare.

Si spinsero ovunque in Europa. Raggiunsero la Danimarca, la Norvegia, la Siberia, Costantinopoli, il Messico, l'Argentina, il Perù, e via dicendo.

Verso la metà dell'800 nella loro «casèla'' aggiunsero occhiali e lenti e nelle nostre campagne gli anziani aspettavano pazientemente il «Kromen' che passasse per fornire loro o per ·cambiare gli occhiali tanto utili specie alle donne anziane che non riuscivano più ad «infi­lar il filo nella gusela''• o ai nostri «siegadoriJJ che ad occhio nudo non riuscivano più a «battere il filo della falce)).

Ecco cos'erano «i perteganti": gente che portava gioia e sollievo, che nutriva la curiosità dei bambini avidi di conoscere quali altre me­raviglie racchiudesse ciascuno dei cassettini della «caséla''·

Diversi, come i Daziaro, i Pellizzaro, i Fietta, i Buffa, si fermarono

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ed aprirono quei famosi negozi, di cui si è già singolarmente parlato, che furono centri d'arte e di coltura.

(E. Fietta: Il Commercio Tesino nel mondo- Stampe per via, pagg. 31-42; Don N. Sordo: I Tesini nel mondo» Stampe per via, pagg. 31-42; Don N. Sordo: I Tesi­ni in Russia, «Strenna Trentina», 1941, pag. 117).

PHITZER (FITZER-FIZER) PIETRO dePrimer(?). Di lui si ha memoria in una lapide murata sulla facciata esterna della chiesetta di San Carlo in Pergine:

PROBO AC VIGILANTI l VIRO PETRO PHITZER DE PRIMER l OFF.O VI CARIA TUS PERZINI l ANNOS V PERFUNCTO l HEREDES CARNES­

SARI / POSUERUNT ANNO NI MDLVITI KAL. MAY. Ma il suo nome lo si trova anche nelle cronache. Il 17 gennaio

1532 il cardinal Bernardo Clesio confermò il Privilegium per lo sfrut­tamento di certe miniere della V al del Fersina alla compagnia mi­neraria di P. Pfitscher. Nel 1551 venne sospesa la produzione delle miniere di Viarago e la compagnia di Pietro Pfischer (Fizzer) e Batti­sta da Prato pagarono come «tassa sull'argento» «26 Mark e 5 lotJJ. Nel 1552 Pietro Pfitscher pesò «42 quintali e 84 libre di rame, 45 quintali e 27 libre di piombOJJ.

Nel 1547 un certo ccVeyt Pfitscher (Fizzer)JJ, certamente un con­sanguineo di Pietro, lavorava nelle miniere di «Sant Jiirg e Sant Ja­cobJJ che producevano argento presso Viarago.

Il 29 aprile 1546 ccM.r Piero FitzerJJ lo si trova convocato con i maggiorenti della Comunità in casa del ccSindiCOJJ per trattare proble­mi riguardanti la ccRepubblica de Perzine)), TI «Fizer Pietro)) fu anche sindaco della borgata tra il 1553 ed il 1556.

Fu dunque un uomo legato alla politica amministrativa ed econo­mica della zona.

I Fizzer d'altronde proseguirono l'attività mineraria anche dopo la morte di Pietro, sia nella zona di Pergine che di Levico.

Non si ha notizia che i Pfitscher operassero nelle miniere di Pri­miero apparendo tra gli impresari minerari di questa zona solo un ccFuchsenJ che potrebbe essere azzardato accostare al cognome dei

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«Phitzer», anche se in quel periodo il latino, il tedesco ed il volgare spesso si confondevamo ... ed i «notari» locali non erano certo dei let­terati, ma spesso solo dei patriconi della «penna d'oca».

(P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pagg. 80, 81 , 153; A. Stella: L'indu­stria mineraria del Princ. Vesc. di Trento nei sec. XVI e XVII, Stediv, Padova, pagg. 10, 14, 22, 34, 36).

PIAZZA GIUSEPPE BENEDETTO, di Fiera, figlio del notaro o cancelliere Giorgio Francesco, nacque nel 1703. Laureatosi in medi­cina a Padova nel 1727 morì tre anni dopo, all'inizio della carriera.

La famiglia Piazza dette notai, religiosi, sacerdoti, un capitano di giurisdizione, vicari, giudici e cancellieri (V. Negrelli).

(Mons. D. Fontana in «Studi Trentini», 1939, fase. 4, pag. 212).

PIER PAOLO da Roncegno. Scrisse delle Notizie storiche della Valsugana, dette alla stampa una Lettera ad un Cavaliere (Trento, 1808) in difesa di Padre Bonelli di Cavalese, e qualche libricino reli­gioso.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 534; Largaioli: Bibliogr. Trent.).

PIVA GIOVANNI, architetto ed ingegnere, di Pergine. Nacque nel 1800 e morì a Trento il 25 aprile 1855. È sua la struttura architetto­nica del Cimitero di Rovereto. Fu direttore tecnico provinciale e co­struì la strada da Trento alla Valsugana, quella del Tonale, regola­rizzò il corso dell'Adige a Cadino e costruì lo Stabilimento Bagni di Comano.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trentini, pag. 298; Weber: o.c., pag. 227 ; G. De Carli su «Trentina», Agosto 1930; Brentari: Guida Trent., l. pag. 84.

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POLETTO GIACOMO di Strigno (?). Scrisse un romanzo: Anto­nio Bertizzolo, ossia il Castel d'Ivano (Padova, Tip. Seminario, 1872).

(A. Prati: I Valsuganotti, pag. 194).

POLO VINCENZO GIUSEPPE, musicista, di Borgo. Nacque da Nicolò e da Candida Spagola. Si dedicò a studi musicali sotto la gui­da del maestro triestino Hermann. Di sentimenti religiosi predilesse la musica sacra. Tra le sue composizioni vengono ricordate: Ave Maris Stella; Dal tuo stellato soglio,· un Cantico alla Vergine,· O Saluta­ria ... ecc.

Scrisse anche qualche pezzo per banda. Morì a Borgo il 5 agosto 1944.

(G.N.P. su «Voci Amiche», Borgo, giugno 1961, pag. 11).

POMBENI DOTTOR ADOLFO, giurista, di Vigolo Vattaro. Nac­que nel 1899. Condusse i suoi studi superiori in Trento. Chiamato al­le armi combattè nell'ultima fase della guerra mondiale 1914-18, do­po di che potè portare a termine in Padova la laurea in giurispruden­za.

Entrato in Magistratura fu pretore ad Ortisei, Rovereto, Riva del Garda e Brunico.

Fu giudice istruttore a Bolzano, durante la seconda guerra mon­diale, e potè assolvere il delicato incarico con saggia prudenza e giu­stizia, anche in grazia della sua perfetta conoscenza della lingua tede­sca.

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Nel 1953 fu nominato Consigliere di Corte d'Appello in Trento e nel 1960 fu commissario per la liquidazione degli usi civici.

Collocato a riposo col grado di Consigliere onorario di Corte di Cassazione si dedicò a perfezionare con una nuova edizione il suo volume· sul ((Libro FondiariOJJ (Trento, Monauni, 1971).

Morì a Trento il 31 gennaio 1977.

(Vita Trentina, 6 febbraio 1977, pag. 4).

POPPI BALDASSARE di Borgo. Alla morte del ventisettenne Gia­como Annibale dei conti Welsperg, signore di Primiero, il Poppi, nel 1621, venne nominato Commissario Arciducale con la funzione di tu­telare gli interessi del piccolo erede, barone Marco Sigismondo, e del­la vedova contessa Beatrice dei Lodron.

Di preclara prudenza ed onestà, seppe attirarsi la stima e l'affetto del giovane barone tanto che giunto questi a quell'età che gli conce­deva di fruire i pieni diritti legali lo nominò Capitano della casata. Con questa nuova funzione il Poppi prolungò la sua permanenza in Primiero sino alla sua morte. Fu sepolto nell' Arcipretale di Primiero e vi fu quivi collocata questa epigrafe:

BALTHASSAR POPPI J. C. CLARISS. SEREN. CELS. PRIMEI CAPITA­NEVS ET COMMISSARIVIS, PRAEFECTURA PER ANNOS XXXVII FUN­CTUS, JUSTITIA CONSTANS, PIETATE INSIGNIS, JURISPRUDENTIA PRAECELLENS, OMNIUM LA VDIBVS MERVIT DECORAR!. CVJUS ANI­MAM COELVM DETENET, OSSA HOC SEPVLCHRO TEGVNTVR. MEMO­RIA BENE GESTORUM IN CORDIBVS CVNCTORVM SERVATVR. OBIIT ANNO DNI MDCLVIII AETATIS SVAE LVIII.

(Montebello: o.c.,pag. 457, 458; M. Mirabella Roberti in Guida delle Valli del Primiero, 1977, pag. 86).

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N 00 N

ESTRATTO DELL'ALBERO GENEALOGICO DELLA FAMIGLIA cPRATb DI CALDONAZZO

PRATI GIACOMO ANTONIO l

Stefano 1730

l

f Giovanni Giacomo Antonio Stefano (Stefanoi) (Stefanoletti) (Miotti) 1756 Emigrato

1763 Dorotea

r --, I Nozze II Nozze Caterina Tomasi

DON GIACOMO 1782

Parr. in Calceranica

.--- ~

Lucia Zamboni

l ~ l l

Stefano Giuseppe Domenico 1803 1790 1808

I Nozze I Nozze Lucia Antonietta Giovanna Garbari Dori goni Bertoldi

l l Lorenzo Don

1842 Giuseppe i.r. Giudice

Muraro l

l -

Don Stefano ~ 1776 Arcipr. Domenico

S. Maria Magg. 1779 Trento l

II Nozze III Nozze Elisabetta Carolina Fontanari Chiesa

Giovanni 1809

Teresa Leonardi

l Stefano

1882 Consigliere d'Appello

MICHELANGELO GIULIO Anacleto Probo EUGENIO Teodolinda

1845 sposa a

DAMIANO GRAZIADEI

1865 1860 1856 1850 1842 l Carolina

Mattie .----- --- ----------.

EDMONDO ERIBERTO

Lucia in Marzari

l

Natalia Fianick

Erislia Vasselai

LUIGI ROMUALDO Rinaldo ANGELICO GUIDO

Eugenio 1856

i.r. Consigl.

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PRATI PROF. ANGELICO, glottologo e dialettologo, figlio del pit­tore Eugenio di Caldonazzo, nacque ad Agnedo nel 1883. Compì gli studi elementari e ginnasiali a Trento e questi ultimi li proseguì nel collegio salesiano Manfredini di Este. Fu per qualche mese nell'uni­versità di Friburgo. Prima dello scoppio della guerra 1914-18 fu pro­fessore ad Qp•:do e successivamente a Modena dove insegnò presso quell'Istituto Tecnico. Avuta la libera docenza in glottologia con una brillantissima laurea, fu professore della materia nell'Università di Pi­sa. Tuttavia il curriculum dei suoi studi e la figura dello studioso, che non fu mai «studente>~; appariranno più evidenti da questa pagina au­tobiografica: <<Ancor giovanetto fui preso dall'amore per le cose scien­tifiche e mi detti a coltivare alcune scienze, storia naturale, geogrqfi­ca, etnografia, geologia, sinché cominciarono a interessarmi molto i dialetti e sentii manifestarsi in me l'attitudine e etimologizzare: degli etimi mi si presentavano spesso alla mente, soprattutto durante le mie camminate, etimi che sottoponevo prima o poi alla mia critica. Fu cosl che principiai a occuparmi di etimologia e di altri argomenti lin­guistici, e continuai a occuparmene sia pure con intervalli anche di anni, in cuz' mi interessavo di altri argomenti, e sia pure con con l'a­more dei primi tempi. Molto giovamento ricavai per i miei studi dalla conoscenza delle cose di campagna, essendovi nato e vissuto a lungo, e poi a più riprese, in campagna, anche prendendo parte ai lavori campestri; dalle osservazioni e dalla conoscenza delle cose naturali, degli animali, delle piante; dall'interessamento per svariati mestieri e per le altre materie di studio, tra le quali le credenze e i costumi. Mi tenni a contatto con la parlata dei contadini, dei popolani, immedesi­mandomi nei loro concetti, nelle loro espressioni ... Dopo di aver fatto le prime quattro classi del ginnasio, la quarta ripetuta più volte, pas­sai e compii gli studi nella scuola commerciale di Trento. Non feci studi superiori ... Fui solo per due mesi, nel gennaio e nel febbraio del 1911, come uditore, alle lezioni di grammatica storica italiana di Karl von Ettamyer, all'Università di Friburgo, col profitto di vedere quanto il modo di considerare le cose linguistiche di lui fosse diffe­rente dal mio. Nel1924 ottenni l'insegnamento libero di dialettologia italiana, ma insegnai solo dal novembre del 1950 al 1954, svolgendo un corso di lezioni nell'Università di PisaJJ.

Naturalmente questa pagina non è che l'espressione del suo senti­mento schivo di qualunque notorietà. E tuttavia il suo nome era co­nosciuto come di un esperto nelle maggiori università europee ed

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americane, come lo testimoniano i numerosi messaggi pervenuti alla famiglia in occasione della sua scomparsa.

Ultimamente risiedeva a Velletri, dove aveva acquistato una caset­ta, nella quale trascorreva il tempo nei suoi studi preferiti. Sentendosi però venir meno le forze volle tornare nella sua terra natale. Durante il viaggio però morì, il 31 gennaio 1960. Le sue spoglie giaciono nella tomba di famiglia nel piccolo cimitero del villaggio.

I suoi scritti: Nuovo contributo geonomastico: bacino superiore del fiume Brenta («Riv. Geogr. ltal.» XIV, Firenze, 1907, pagg. 152-159; 221-229); Nomi locali del Trentina («Riv. Tridentino A. IX, 1909); Ricerche di toponomastica trentina («Pro Cultura», A. l, Rovereto, 1910, pagg. 72; riprodotto su Arch. Glott. A. XVIII, 1918); Il costu­me nuziale della stroparia a Centa («Pro Cultura», A. l, pagg. 128-129, 1910); Contro una pretesa leggenda riguardante le acque mine­rali di Levico (Ibid., A. l, pag. 272); Le note di un ignoto da Callia­no sui fatti d'arme del 1796 - Sull'origine del nome locale di Roverè della Luna (lbid., l, 1910, pag. 402); Etimologie (Archiv. Glott. Tori­no, 1911 e 1913, pagg. 272-288; 390-438; 499-504); Il nome di San Romedio (Arch. Trident. XXVI, 1911, pagg. 284-285); Escursioni to­ponomastiche nel Veneto (Revue de Dial. Rom. V, Bruxelles, V, 1913, pagg. 89-141, pagg. 139-194); Questioncelle di toponomastica Trentina («Pro Cultura», V, Rovereto, 1914, pagg. 35 e ss.); I tronca­menti nel Veneto e un'esortazione agli studiosi (Bulletin de Dial. Rom., VI, 1914, pagg. 89-97); L'italiano e il parlare della Valsugana (Roma, Tip. Maglione e Strini, 1916; II Ed. 1917, pagg. 80); Etimo­logia e appunti vari (Arch. Glott., XVIII, 1918, pagg. 328-344); Ret­tifiche numismatiche: le Sirene in Fauna e Flora di F. Gnecchi («Riv. !tal. di Numism. e Scienze affmi>>, A. XXXII, Vol. II; pag. 119); Ap­punti linguistici («Studi Trent.>>, 1921,. fase. 2, pagg. 45-60); Raggra­nellando (Arch. Glott. XVIII, 1922, pagg. 395-471 e 603); I Valsu­ganotti - La gente di una regione naturale (Torino, Ed. G. Chiantore, 1923), ristampato in copia anastatica a cura della Libreria Rag. Livio Rossi di Borgo Valsugana nel 1974); La leggenda di Borgo Careno («Studi Trent.>>, 1923, fase. 3, pagg. 146 e ss); I Castelli Trentini no­minati da Paolo Diacono (lbid., 1923, fase. l , pagg. 18-23); Un ribel­le nel regno etc. di Vittoria Berta/di - Recensione (Ibid., 1924, fase. 2, pagg. 184 e ss); Il Trentina: dal dialetto alla lingua -Libro per gli esercizi di traduzione dal dialetto trentina - approvato dalla Comm. Minister., Vol. I per la III Elementare- Vol. II per la IV Elem.- Vol. III per la V Elemen. (Milano, Tip. Trevisini e Rovereto, Art. Graf.

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Manfrini, 1924); Folclore Trentina (Milano, 1925); Sguardo generale al folclore trentina - Lezione introduttiva al Corso per insegnanti ele­mentari, tenuto a Malè nel 1924 (Trento, Arti Graf. Tridentum, 1925); Folclore Trentina - per le scuole medie e le persone colte con disegni di !taio Cinti e di Guido Prati (Milano, Ed. L. Trevisini, 1925, 10° pagg. 191); Un trentina che predica alle cortigiane di Ro­ma nel1566 («Studi Trent.», 1929, fase. 3, pagg. 261 e ss); Lafesta dei bambini il giorno di Santa Lucia (Arch. Folclor. 1929, III, pag. 273); Ancora del nome Orvieto (Torino, Ed. Chiantore - Loescher, 1930 - Arch. Glott. Vol. XXIV, pagg. 56-59); Composti imperativi quali casati e soprannomi (Paris, «Revue Ling. Rom.», 1931, pagg. 250-268); I Vocabolari delle parlate italiane - Opera bibliografica (Roma, Ed. Caponera, 1931); Nomi di luoghi (Tip. Simoncini- Estr. da «L'Italia dialett.», 1931); Spiegazioni di nomi di luoghi del Friuli («Revue de ling.», 1936); Dizionario di Marina -dietro incarico del­l'Ace. d'Italia (Roma, 1937); Voci di gerganti, vagabondi e malviven­ti, studiati nell'origine e nella storia - Opera realizzata in collabora­zione con ilfratello Guido (Pida, 1940); Vocabolario etimologico ita­liano (Milano, Garzanti, 1951); Prontuario di parole moderne (Ro­ma, ed. Ateneo, 1952); Chiesa per «rifugio» in siciliano e in altri dia­letti (Palermo, Tip. G. Mosi, 1953); Vicende di parole: a) Termini di marina; b) Termini diversi («Revue Ling. Rom.», 1955); Nomi com­posti con verbi (Ibid., 1958); Storie di parole italiane (Milano, Feltri­nelli, 1960); Dizionario Valsuganotto (Firenze, Tip. L'Impronta, 1960), opera stampata sotto l'egidia dell'1st. ltal. Collab. culturale Venezia-Roma; Etimologie venete (Ibidem, 1968), opera stampata a cura del Prof. Pellegrini e Prof. Falena, sotto l'edidia dell'Istit. Collab. cultura Venezia-Roma.

Fu inoltre collaboratore de «L' Archivium Romanicum» (Ed. Leo Olschk, di Lingua Nostra, Firenze).

(A. Zanetel su L'Adige dell'l febbraio 1961, del 19 febbraio 1961, dell'l luglio 1961; Guido Prati: note manoscritte; G. Tommasini; Necrologio di A.P. in «Studi Trentini», 1961, fase. l , pagg. 90-94; Rizzo/i Larousse: Encicl. Univer., Milano, 1970, pag. 138 ;«0ggi» 5 ottobre 1940, pag. 76; F. Trentini in «Atti Ace. Roveret. Agiati, Serie V, Vol. IV, pag. 157).

PRATI EDMONDO, figlio di Michelangelo di Caldonazzo e di Mattie Carolina, brasiliana, nato a Paysandoù (Uruguay) il 17 aprile

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1889. A Trento seguì corsi serali nelle Scuole Industriali. A Salto (Uruguay) studiò anatomia plastica e dal 1920 seguì a Milano i corsi regolari della Scuola Superiore d'Arte di Brera.

Per 12 anni fu professore di disegno e scultura della scuola d'arte applicata dell'Università di Montevideo e per 10 anni fu «lefe Con­servador,y Director de la Officina Artistica del Palacio Legislativo».

Suoi sono i grandi portali del palazzo del parlamento di Montevi­deo e nel salone «dei passi perduti» dello stesso palazzo furono collo­cati suoi bassorilievi e numerose sue statue.

Nel giardini di Montevideo vi è ((una serie di statue di indioSJJ, se­gnalate da Virgilio Lilli sul Corriere della Sera.

In piazza a Montevideo vi è la sua «Statua del generale ArtigaSJJ, fusa a Firenze. Nel 1963 scolpì il «monumento equestre del gen. San Martin)), eroe dell'indipendenza dell'Argentina e del Perù, situato a Buenos Aires.

Scolpì numerosi busti: ((di J. E. Rodò, di Garibaldi, di Bolivar, di Franco De/ano Rooseve/tJJ. Per la Legione Trentina scolpì (dl busto di Cesare Battisti)), Partecipò alla II Biennale d'Arte di Venezia.

N ella cappella del cimitero di Caldonazzo vi è, fuso bronzo un ((Cristo morente in croce)), Si racconta appunto che avendo, durante la cerimonia solenne della consacrazione, il Vescovo benedicente l'o­pera fatto osservare all'artista come al Crocefisso mancasse la tradi­zionale ferita al costato, lo scultore abbia di contro risposto che la fe­rita fu fatta a Cristo morto, non a Cristo morente.

Si racconta anche che come modello per l'opera avesse scelto, pa­gandolo lautamente, un povero «cristo» di Caldonazzo. Lo legò sal­damente con delle funi ad una rozza croce, dopo di che l'artista se ne andò tranquillamente a pescare al lago. Tornò dopo qualche ora e trovò il disgraziato semisvenuto ... come volevasi dimostrare!

Per Caldonazzo eseguì (d'affresco di San SistOJJ sito sopra il porta­le della parrocchiale e numerosi suoi «medaglioni e bassorilievi)) sono su tombe dei suoi parenti.

Nella sua patria di Caldonazzo soleva tornare sovente e molti ri­cordano ancora la sua alta figura che cavalcava un brioso puro san­gue lungo le strade di campagna. L'ultima volta tornò per porre un cippo sul luogo ove suo padre venne ucciso dalle truppe austriache durante la prima guerra mondiale, come si potrà leggere sotto il nome di Michelangelo.

Nel 1938 vinse il concorso nazionale uruguajano per un monu­mento ai (ifondatori della Patria)),

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Fu collaboratore della rivista trE! David» e su di essa scrisse una quindicina d'articoli. Tra il 1956 ed il 60 pubblicò gli editoriali trCriti­ca y Griego>> su «lriformacion d'Arte>>. Pubblicò trLa Esco/tura Grie­go su <<Tecnica y su Ambiente» (1948); Antologia di un Artista (Mon­tevideo, 1967). Fu più volte premiato con medaglie di vario genere, si ebbe il ((gran premio d'onore» del Ministero uruguayano dell'Istruzio­ne, la ((medaglia d'argento>> all'Esposizione Internazionale di Parigi (1937).

Morì a Montevideo nel 1970.

(Gerola: Art. Trent. Est.,pag. 22; Trentino, ottobre 1930, pag. 354; R. Prati: La scolatura di E.P., «Trentino», Il, 1935, pagg. 53 e ss; ~rStudi Trent». 1937, fase. 4, pag. 336; R. Prati: Studi Trentini», 1971, fase. 2 pagg. 241-247; L. Brida: Pano­rama Stor. di Caldonazzo, pag. 183; E. Benezit: Dictionnaire des Peintres etc. To­mo 7, pag. 10).

PRATI ERIBERTO, fratello gemello di Edmondo, nacque egli pure a Paysandù il 17 aprile 1889. Anch'egli, dedito all'arte, insegnò per molti anni disegno ornamentale nel liceo governativo e nelle scuole in­dustriali di Salto nell'Uruguay. Fu apprezzato soprattutto come eccel­lente ritratista.

(Gerola: c.s., pag. 22).

PRATI EUGENIO, pittore, di Caldonazzo. Non solo è il più emi­nente artista che abbia dato la Valsugana nel secolo XIX, ma, come afferma il Weber, fu ((uno dei più eletti che abbia dato il Trentina>>.

Nato il 27 gennaio 1842 da Domenico e da Garbari Lucia, primo­genito di ben 12 figli, sin da bambino dette a mostrare la sua preziosa dote artistica sì che il padre, all'opportuna età, condusse il figlio a Ve­nezia o ve, nel 1856, iniziò i corsi presso quell'Accademia.

Sotto la guida di illustri maestri quali Michelangelo Grigoletti, Pompeo Molmenti, Carlo Blaas, fece tali progressi che gli meritarono

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numerosi premi tra cui quattro medaglie d'argento e due di bronzo. Così quando nel 1866 si portò a Firenze per perfezionarsi presso quell'Accademia, potè presentarsi con un breve, ma sicuro e promet­tente <<curriculum)) d'artista. Presso quella Accademia nel 1868 gli fu conferito il premio triennale consistente nella medaglia d'oro e una somma di denaro. Il premio non veniva conferito da ben otto anni.

A Firenze entrò in contatto con i principali esponenti di quel cena­colo d'arte e coltura. Quivi divenne amico del poeta Giovanni Prati e di Andrea Maffei.

Anche il suo maestro Antonio Ciseri lo ebbe caro ed appunto per questo, oltre che per la sua prestante figura, lo ritrasse al centro del suo famoso quadro della «DeposizioneJJ, tra i discepoli che portano Cristo al sepolcro.

A Firenze si fermò 12 anni e dopo una breve permanenza a Cal­donazzo ripartì per Roma, ove si trattenne per circa un anno.

Tornato nella sua terra sposò Ersilia Vassellaì di Agnedo ed in questo tranquillo villaggio si recò ad abitare con la moglie e la picco­la Raffaella. Quivi gli nacquero anche i due maschi: Angelico e Gui­do.

Nel 1895 si trasferì a Trento per avere maggior comodità per l'i­struzione dei figli, e si dette all'insegnamento del disegno.

Amante della musica, fu amico di Puccini e di Ricordi. Come ar­chitetto disegnò il campanile di Agnedo, assai grazioso.

Si dedièò anche all'apicultura e costruì un'arnia premiata a Vienna nel 1903.

A Caldonazzo chiuse i suoi giorni 1'8 marzo 1907, vittima di una polmonite pro curatagli dalla fredda aria della V al del Centa, ove si era recato per lavorare quello che sarà l'ultimo suo quadro rimasto incompiuto: ((La seconda madre»: una giovanetta recante sulle spalle un agnellino, orfano di una pecora caduta dalla montagna. Il quadro doveva essere esposto a Monaco.

Per quanto riguarda l'elenco delle opere del Prati, oltre trecento, ri­mandiamo il nostro lettore alla Collana di Artisti Trentini curata da Riccardo Marroni (E.P. pittore - Trento, Saturnia, 1956); verranno qui sotto elencate le opere che furono presentate in diverse mostre (di ognuna, tra parentesi, la data e la località della mostra) quelle che so­no in dotazione a Musei e Gallerie e quelle esposte nelle chiese.

OPERE ESPOSTE IN MOSTRE Ritorno di Dante (già presso Galleria, Pisani, Roma, 1874); Se­

guestro (1882, Roma e Monaco); Piccola mendicante (1877, premio

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Espos. Firenze); Girovaghi (1879, Firenze, venduto a New York); Amor non prende ruggine (1879,Monaco venduto c.s.);Meditazione e lavoro (1879, esposto e venduto a Monaco); Uva e pesche (esposto a Monaco e venduto a Berlino, 1879); Divorzio (1880, Milano); Egizia­na (1880, esposto e venduto a Monaco); Zingara (1880, idem); Alla mia vecchietta (1881, Roma, Milano, Venezia); Istruzione della non­na (1881, Milano e venduto per Londra); Nozze d'oro (1881, Milano, Parigi, Nizza, ove gli viene attribuita la «medaglia d'argentOJJ, Lon­dra, Monaco, Vienna, Trento. Acquistato dall'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe); Abbandonata (esposto e premiato a Nizza e venduto per Londra, 1883); Fate Pace (1883, Torino); Mendicante (1883, Torino, Verona); Uva (1883, Roma, Internaz. - Torino, Na­zion.); All'ovile (Intern. Roma, 1883); Idi/io (1884, Torino); In cam­pagna (1884, Torino); Momento propizio (1884, idem); Timore (1885, Perm. Milano); Uomo che piange è preso (1886, Milano); Tra­ditore (1886, Venezia); Abile (1886, Venezia); Ancora un momento (1887, Venezia); Tempo è denaro (1887, Venezia, Bologna); Da Mas­saua (1887, Venezia); In attesa dello sposo (1887, Venezia); Sono soldato (Perman., Milano); Primo amore (1888, Monaco); Studio e lavoro (1889, Intern., Firenze); Solitudine (1889, I Bienn., Venezia); Primi fiori (1889, Genova, cc medaglia d'orOJJ a Chicago, Berlino, Pie­troburgo); Prendete (1890, Venezia, Vienna dove fu venduto); Amore (1892, Parigi); Tra il sz' e il no (1896, esposto e venduto a Monaco); Suono dell'Angelus (Esposto a Torino nel 1898); La spina (1902, Monaco, venduto per Amburgo); Pura (a Monaco nel 1903, a Mila­no nel 1906); Ottobre (1906, Milano); Rosa mistica (1892, Parigi ed ivi venduto a Enrico di Borbone),; Mater admirabilis (1889, premiato alla mostra Arte Sacra, Torino Gorizia); Riposo in Egitto (1898, esposto e premiato a Torino); Consummatum est (1906, Milano).

IN DOTAZIONE A MUSEI Ritorno di Dante (1874, già presso la Galleria Pisani, Roma); Pri­

mo incontro di Dante con Beatrice (1875, Museo Naz. Trento); Pic­cola mendicante (1887, Gall. Art. Mod., Roma); Tintoretto che scac­cia Mario (1865, disegno, Museo Naz. Trento); La vistiazione (boz­zetto, Museo Naz. Trento); Autoritratto (Circolo Artistico Firenze); Andrea Malfatti (1871, ritratto, Museo Naz. Trento); Don Giuseppe Grazio[{ (1889, ritratto, Museo Naz. Trento); Contadina sorridente (1894, Museo Naz. Trento); Indecisione (1896, Museo Naz. Trento); Lettura (Museo Naz. Trento); Piccolo Cantiere (1900, Museo Naz. Trento); Pura (Museo Naz. Trento).

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PRESSO CHIESE S. Adalberto (1873, Cappella Villa Bernardelli in Gocciadoro,

Trento); Immacolata (1874, Cappella Collegio Arciv. Trento); S. An­tonio (1875, parrocchiale di Lasino); Immacolata (parrocchia di Stri­gno, pala d'altare scomparsa nella guerra 1915-18, modella della qua­le fu una Maria Morelli di Caldonazzo, soprannominata per l'appun­to «la madonna di Strigno»); San Vigilia (nel Seminario Minore di Trento, scomparso nel bombardamento aereo del 13.5.1944); San Giuseppe (1878, arcipretale di Villa Lagarina); San Luigi (gonfalone a Venezia); Cristo morto (1884, convento dei Francescani in Borgo Valsugana); Addolorata (1885, chiesa di Ronchi Valsugana); San Luigi (1895, arcipretale di Pergine); S.S. Cosma e Damiano (1895, chiesa di Vela di Trento); Sacro Cuore (1897, chiesa di Sopramonte di Trento); Presepio (1898, chiesa di Caldonazzo).

Al nutrito elenco delle opere curato da Riccardo Maroni e Giorgio Wenter nella Collana di Artisti Trentini, va aggiunto il ritratto del de­cano di Strigno, don Zanollo, commissionato «al distinto pittore Pra­tiJ> dal clero del Decanato in occasione del 25 anniversario -dell'in­gresso a Strigno dell'emerito curatore d'anime, nel 1881, ritratto già esistente presso la canonica di quella borgata.

(Per la bibliografia rimandiamo il nostro lettore alla Collana di cui si è detto, cui devesi però aggiungere: A .Z.: Il ricordo di E. P. sullo sfondo agreste di Agnedo, l'A­dige del 13.3.1957; Sac. Ettore Viola: E.P. Pittore dell'Ottocento, Stab. tip. Prese!, Bolzano, 1957; L. Proner: Medaglioni Trentini, 1959, pag. 486; G. Marzari: E.P., nel 50.mo della morte in «Studi Trent.» 1957, fase. 4, pagg. 390, 392; /spett. Scol. G. Marchesoni: testimonianze orali).

PRATI DON GIACOMO nato a Caldonazzo, da Stefano e Cateri­na Tomasi nel 1782 e morto nel 1854. Fu parroco a Calceranica. Viene ricordato come poeta.

(Brentari: Guida Trent., P. l, pag. 308).

PRATI GIULIO, pittore, fratello di Eugenio, nato a Caldonazzo il 19 dicembre 1860. Dal fratello apprese i primi rudimenti del disegno

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dopo di che frequentò l'Accademia di Milano dal 1884 al 1890, di­stinguendosi particolarmente tra gli allievi. Cominciò l'Accademia do­po di aver fatto fino ai vent'anni il fabbro, tuttavia sotto la guida di ottimi maestri come Brambillo, Casnedi e Bertini riaggiunse ottimi .ri­sultati.

Durante le vacanze del primo anno dipinse due quadretti: Ilfuoco si spegne (proprietà Galleani, Milano) e Non so la lezione (proprietà Rossi a Buenos Aires). Presentati ambedue all'Esposizione di Firenze ebbero l'onore d'essere menzionati su dtalia Artistica)). Ottenne poi il primo premio in prospettiva con La chiesa di S. Antonio di Milano. Con questi lavori ottenne da Innsbruck una borsa triennale di studio di 500 fiorini.

Nel 1895 eseguì Uva e Autunno, esposti alla biennale di Venezia ed acquistati dal Fernandineum di Innsbruck.

Dal 1896 al 1903 fu a Buenos Aires ove elaborò ritratti e nature morte ed ebbe un premio all'Esposizione Colmena della stessa città. Soggiornò poi a Uruguyana ove eseguì ritratti per i maggiorenti, quattro anni a Mendozza.

Altre sue opere sono: Cantanti al verde (Museo Naz. Trento); Ti­ziano insegna il colore a !rene di Spilimbergo (Società Gondrand di Milano); Uva (Schraemli di Milano), esposta a Torino nel 1908, e al Salone di Parigi nel 1910; Giuseppe ebreo spogliato dai fratelli,· Alla cerca; Il Bambino.

Finì i suoi giorni a Caldonazzo.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 493; V. Zippel: Un pittore trentino a Parigi in Alto Adige del 13 marzo 1911; «TridentumJJ, l, pag. 279 e V pag. 329; Gerola: Art. Tren. Est., pag. 23 ; Thieme U. Becker etc., 1933, XXVII ; Commanducci: Di­zion. etc. ed. ni I-II-III-IV; Brentari: Guida Trent., l, pag. 309).

PRATI GUIDO, nato a Agnedo 1'8 novembre 1884 e quivi morto il 31 luglio 1967.

Era fratello di Angelico e figlio del pittore Eugenio. Compiuti gli studi superiori a Trento, prese parte come ufficiale degli Alpini e vo­lontario alla guerra 1915-18.

Si introdusse poi in una tribù zingara condividendone la vita libera e raminga. Da essa ebbe cdi battesimo di sangue)) di cui andava fiero.

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Di temperamento piuttosto introverso e sensibilissimo, si esprimeva intensamente con la chitarra classica di cui era espertissimo suonato­re. Ma, schivo come era, si produceva solo a sollievo dei suoi com­paesani nella piccola osteria di Agnedo e solo qualche intimo amico ed intendente potè appieno apprezzare la sua altissima arte musicale.

Era anche otttimo disegnatore e membro dell'Accademia di Vien­na, ma ben pochi lo seppero. Con ltalo Cinti illustrò il libro del fratel­lo Angelico Folclore Trentina per le persone colte e per le scuole me­die (Milano, Ed. Trevisini, ·1925). Con il fratello Angelico collaborò poi nella stesura di Voci di gerganti, vagabondi, etc. (Pisa, 1940), mettendo a frutto le osservazioni raccolte durante il periodo gitano.

Spirito libero e pur attaccato ai valori umani come servì da com­battente volontario nella prima guerra mondiale così seppe eludere la seconda, della quale non condivideva gli errati ideali. Ed usò un'astu­zia degna della sua intelligenza. Richiamato con il grado di capitano, anzicché in divisa si presentò con l'abito più sdruscito che possedesse e con una slabrata valigia tenuta insieme dallo spago. Fu congedato come indegno del grado!

Era molto ben voluto dalla popolazione e fu amorevolmente curato e assistito dalle tre nipoti.

Una sua poesia in lode <<del Valtinel!OJJ, il vino dell'ansa di Frace­na, che un tempo onorava la corte di Vienna, è pubblicata in Poesie dialettali V alsuganotte (Borgo, 1969).

(Pitt. L. Prati - Mazzari: testimonianze orali; A. Zanetel.· ricordi personali; Strenna Trentina, 1971, pag. 89-91).

PRATI MICHELANGELO, nato a Caldonazzo il 27 agosto 1865 dal geometra Domenico e Garbari Lucia, fratello del pittore Eugenio e padre di Edmondo ed Eriberto. Rimasto orfano in tenera età, visse 18 anni a Borgo presso parenti. Emigrò quindi inAmerica, ove sposò la brasiliana Carolina Mattie. Oltre ad Edmondo ed Eriberto ebbe Italo e tre figlie: Adelia, Sara ed Astenia. Tornato nel 1906 lavorò un po' a Milano e un po' altrove.

Allo scoppio della prima guerra mondiale si trovava a Bressanone e perciò si ritirò a Caldonazzo presso la casa paterna: Molino Prati.

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Adiacente alla casa gli Austriaci avevano fatto passare una linea di difesa, che poi fecero saltare, danneggiando in modo irreparabile la casa stessa. Michelangelo riuscì a salvare qualche suppellettile e qual­che quadro del figlio Eugenio, trasportando quanto poté in casa di una sua parente, Lucia Agostini. Purtroppo parecchi lavori del pittore in quell'occasione andarono perduti.

In Caldonazzo incontrò Emanuele Curzel, reduce dalla Galizia e poco propenso a ritornarvici e con lui si dette alla macchia. Si siste­marono nel <<Crozzo dell'Ago/aJJ, sul monte Cimone, vivendo di cac­cia e procurandosi nel paese, ormai sì che deserto, qualche derrata.

Furono traditi però da un fil di fumo che usciva dall'antro e che fu veduto da un ufficiale austriaco, che girava solitario nel bosco. Si fermò anzi egli a confabulare con i due quasi familiarmente ... , dopo che essi ebbero riposto le «doppietteJJ.

L'incontro li mise all'erta così, abbandonarono il rifugio e, seguen­do il letto del Brenta per non lasciare orme, scesero sin verso Marter. Ormai stanchi si ricoverarono in una vecchia baita, in località «Bru­stoladbJ.

Ma ormai tutta la zona era posta in allarme dai Comandi austria­ci. .. il focherello che i due avevano acceso nella baita fu notato dagli osservatori del Forte della Panarotta.

La baita fu dunque circondata. Dallo scontro a fuoco il Curzel riuscì fortunosamente a sciogliersi e poté raggiungere le linee italiane, verso Vezzena, ma Michelangelo trovò invece malauguratamente la morte.

Era il 13 dicembre 1915. Con una solenne cerimonia, alla quale partecipò il figlio Edmondo,

nell'aprile 1936 fu posto un cippo sul luogo del sacrificio.

PRATI ROMUALDO, pittore, di Caldonazzo, figlio di Probo e di Natalia Fianick, nacque il 3 febbraio 1874. Probo era fratello del pit­tore Eugenio e quindi Romualdo era nipote.

Compiuti dapprima degli studi artistici presso la Scuola Professio­nale di Trento, passò all'Accademia di Venezia. Nel 1891 ottenne il <<primo premio)) nel corso speciale per vedute di paese e di marine e nello stesso anno si ebbe il «diploma di meritOJJCOn menzione onore­vole di secondo grado per il corso normale.

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Si trasferì poi a Porto Allegre (Brasile) ove rimase per dieci anni come insegnante di pittura presso una scuola locale e lavorando nel contempo, specie nei ritratti.

N el 189 5 tornò in Europa e seguì corsi di perfezionamento presso l'Accademia di Parigi. Qui si fermò per otto anni, stringendo rapporti d'amicizia con Eugenio Carrière e Ferdinando Humbert.

Sempre a Parigi aprì uno studio e si creò buona fama nel ritratto ad olio, tanto che i migliori nomi della società metropolitana faceva­no a gara per ottenere da lui delle pose.

D al 1914 visse in I tali a e dal 1919 si stabilì a Roma o ve aperse una scuola per stranieri.

Tra i suoi quadri: Braghe vecie e busi nuovi («Medaglia d'argentOJJ all 'Espos. di Porto Allegre, 1898); Dolcefar niente (((Medaglia d'o­ro)) a Rio de J aneiro, 1902); Abbeveratorio; Ritorno dal lavoro; du­rante ia sua permanenza a Parigi, quasi annualmente partecipava, con ritratti o nature morte o altri soggetti, alle Mostre allestite nel Sa­lon des Artites Francais; Ritorno dalle nozze (1922); Ladroncella (1906); Cesta rovesciata (1906); L'abbeveratoio (1911); Il Moschet­tiere (I Bienn. Arte, Trento).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 493 ; Gerola: o.c., pag. 23; V. Zippel: Un pitto­re trent. a Parigi su l'Alto Adige del 13 marzo 1911; G. De Carli su «Trentino)), Agosto 1930, pag. 259 ; «Trentina», ottobre, 1928, pag. 337; G.S. in Studi Trentini, 1930, fase. 3, pagg. 289-290; Comanducci: Dizionario etc., Ed. III e IV; Thieme u. Becker, etc., 1913, XXVII; C. Piovan in Trentino, marzo 1931, pag. 81).

PROSPERO ANTONIO di Tonadico ove nacque il 25 agosto 1801 dall'oste Battista, detto Marchet da Zorzoi e Apollonia Pradel.

Contemporaneo di Luigi Negrelli si trovò con lui nel Collegio Ve­scovile di Feltre ove nel 1815 ottenne il ((4'premio di GrammaticaJJ. Purtroppo, date le scarse possibilità finanziarie della famiglia, dovette sospendere la frequenza scolastica, ma non gli studi. Si coltivò infatti nelle scienze e tenne corrispondenza con celebrità scientifiche euro­pee. Per conto proprio studiò pure medicina e passava intere notti al capezzale dei malati.

Nel 1830 sposò Federica Sartori, zia della santa giovane Teresa Sartori che troveremo più avanti, e si stabilì definitivamente a Fiera di cui fu per diversi anni Borgomastro.

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Fu tra i promotori della costruzione della strada di collegamento dello Schener, incrementò l'istruzione pubblica e popolare, promosse iniziative per razionalizzare la cultura agraria e la pastorizia.

Fu scrittore «forbitOJJ e poeta. Morì il 2 gennaio 1873, declamando la sua ultima poesia Alla Luce.

Per testamento legò alla comunità «due locali della sua casaJJ af­finché servissero come centro di lettura. Questo centro doveva essere aperto a tutti, ma in esso era vietato il gioco e la vendita di alcoolici. Al centro legò tutti i suoi libri, il suo medagliere, e 500 fiorini. Il par­roco era chiamato a <<garantire il pubblico sulla moralitàJJ. In una ve­trina dovevano essere conservati i libri degli alpinisti. Era amico del­l'ingleseBall, che fece stampare a Londra una «Guida di PrimierOJJ, ed il cui nome è perennemente ricordato dall'omonimo passo, sulle pale di San Martino.

(«Voci di Primiero», 1956, n. 11 e n. 12; Prof don S. Fontana: A.P. in Primiero di ieri e di oggi, pagg. 36-39; E. Bordignon: Luigi Negrelli, Padova, 1941, pag. 96 ; C. Battisti: Guida di Primiero, pag. 20; Brentari: GuidaTrent., P. II pag. 219 ; Idem: Guida Alp. di Belluno, Feltre, Primiero e Zoldo; «Studi Trent.», 1923, fase. 3, pag. 201.

PRUDEL DOMENICO MARIA di Serso. fu sacerdote e scrisse: Compendioso trattato de' principali doveri degli Ecclesiastici (Vene­zia, Stamperia Baglioni, 1789); Dottrina Cattolica ossia Idea fonda­mentale della vera nozione sull'usura, e dei mezzi migliori per poter questa frenarsi senza penalità (lbid., 1794); Lettera in risposta ad un amico che gli chiedeva contezza del Santuario della B.V. di Caravag­gio di Montagnaga (Trento, 1800).

(Montebello: o.c., pag. 467; Ambrosi: Somm. Stor. Trent. , pag. 284).

PUECHER PASSAVALLI IGNAZIO, vivace ed elegante scrittore e poeta, nato a Levico nel 1818. Suo padre, dottor Giorgio, era giudi­ce in quella cittadina e la madre fu Amalia de Bellat di Borgo. Termi-

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nati gli studi ginnasiali e liceali a Trento, seguì i corsi universitari pri­ma ad Innsbruck e poi a Vienna, ove si addottorò in legge.

Terminati gli studi entrò come praticante nello studio dell'Avvoca­to Dottor Angelo Ducati, in Trento. Dopo tre anni conseguì a In­nsbruck, presso il Tribunale d'Appello, l'abilitazione.

Onde conseguire un maggior prestigio professionale ed una più va­sta conoscenza professionale, il 7 febbraio 1841, conseguì la laurea relativa anche presso l'Università di Padova.

Esercitò l'avvocatura prima ad Ala e quindi a Monza, ottenendo presso quel tribunale una notorietà che si estese anche in altre città italiane.

Nel 1880 passò a Firenze e poi, per poter seguire il figlio ingegne­re, nominato Segretario della Direzione Generale delle Ferrovie Meri­dionali, si trasferì in Ancona.

Affezionato al figlio, lo seguì a Bologna, a Foggia, di nuovo a Fi­renze, a Verona.

L' Ambrosi lo definisce «uomo di elevati sentimenti e di profonda culturaJJ. Ancora studente a Vienna scrisse All'Italia di Owerback, ode stampata in quella Rivista Viennese diretta dall'allora noto filolo­go Giambattista Bolza, ed alla quale collaboravano l'abate Nicola Negrelli e Tommaso Gar.

Sempre a Vienna tradusse in versi italiani Gli eroi di Uhland; Alla mia spada, ode di Teodoro Korner.

Poi scrisse: Il ritorno del proscritto lombardo (Trento, raccolta «Soccorsi al povero»); Il mio ideale - Ode (Rovereto, Messagg. tirol., 4 ottobre 1839); Ida -Poema (Trento, 1840), opera lodata dal Mes­sagg. Tirolese, dal Corriere delle Dame e lusinghevolmente commen­tata da Nicolò Tommaseo sulla Gazzetta di Venezia; Carmi (Trento, Monauni, 1840); La battaglia di Calliano dellO agosto 1487 ·- Poe­ma (lbid., 1842); Soccorasi il povero (lbid., 1842); Calata e sconfitta dei Cimbri in Italia (Ibid., 1843); Primi Canti (Milano, Reina, 1844); Sulla Trentina Letteratura del sec. XIX- Memoria (Padova, Giorna­le Euganeo, n. 23, 1844); Versi (Trento, Monauni, 184 7); Egnone, ossia Trento, che si toglie dalla tirannide di Eccelino da Romano -Pensieri (Ibid., 1848); Sulla necessità della popolare educazione nel Trentina - Discorso letto all'Accad. di Rovereto (Giornale di Trento, 1850, n.ri 93, 94, 95); A Trieste, città illustre d'Italia (Monza, Cor­betta, 1865); Il XX settembre 1870- Ode (Ibid., 1870); All'Italia -Ode (Ibid., 1871); All'amico ideale- Ode (Ibid., 1871); Versi che par­lano di patria e di amore (Ibid., 1871); La battaglia di Legnano -

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Canto (Milano, Barberini, 1876); Al Trentina - Canzone (Monza, Corbetti, 1878); Poesie liriche (Ibid., 1879); Il pontefice Leone XIII ai giornalisti cattolici - Ode (Milano, 1879); Il Giammai di Leone XIII - Ode (Firenze, Giusti, 1881 ); I Vespri Siciliani - Ode (Ibid., 1882), lavoro che ebbe un riconoscimento da parte della Municipalità palermitana, che mandò all'autore una «medaglia d'argentOJJ,' Viaggio da Desenzano a Trento (Milano, 1884); Poesie liriche (Ancona, 1884); A Francesco Podesti, nella ricorrenza del suo 85.mo - Sonetto (L'Ordine, Le Monnier, n. 88, 1885); Commemorazione degli amici defunti (Vigevano, Spargella, 1886); La Certosa di Bologna - Sonetto (Ibid., 1996); Nuove poesie (Milano, Ducati, 1887); La Trentina Let­teratura nella prima metà del sec. ·XIX (Trieste, «Pro Patria», 1888); Voci dal Trentina - Poesie scelte (Milano, Varisco, 1889); Mortezza (Trieste, «Pro Patria», 1889); Un momento a Dante Alighieri nella città di Trento (Foggia, Pollice, 1890); Ultime poesie liriche (Verona, Zuppini, 1893); Breve cenno sull'illustre città di Verona (Verona, Zuppini, 1894).

Morì a Verona il 30 marzo 1896. Dal 1869 gli venne riconosciuto il titolo di «Avvocato consulente della Rea/ Casa)),

(A mbrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 301-304; A. De Gubernatis in Piccolo Di­zion. Contemp., pag. 724 ; A. Z.: Necrologio in «Atti Ace. Roveret. Agiati», 1896, Serie III, pagg. XVIII-XX).

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RACHINI ANTONIO DA SEGUSINO, medico in Primiero. Si sta­bilì nella valle nel 1684 e l'anno successivo, nella seduta del 26 feb­braio, marzoli della valle e il borgomastro di Fiera lo designarono nel servizio medico, servizio confermato negli anni 1689, 1693, 1715.

Nel 1685 sposò Margherita, figlia del nobile Francesco Giuseppe Scopoli di Tonadico, e le nozze furono celebrate nella cappella del palazzo Someda. Alla morte del suocero ebbe dei fastidi onde venire in possesso dell'eredità della moglie.

Nel 1695 fu nominato procuratore del Priorato di San Martino, per l'amministrazione dei beni che il Priorato possedeva nel trevigia­no.

Si ha memoria di quattro suoi figli: GIUSEPPE ANTONIO, nato nel 1693, pure medico a Fiera e che ebbe nove figli dalla moglie Ca­terina Scopoli; GIUSEPPE TRAIANO, nato nel 1729, laureatosi a Padova in medicina, dove nel l 751 fu ((assessore anatomicow SIGI­SMONDO, dottore in legge, nato nel 1742; un FRANCESCO che sostituì il padre nell'amministrazione dei beni del Priorato nel Veneto.

Di lui si hanno: Memorie dell'Ospitale e Monastero delli Santi Martino e Giuliano, che anticamente si ritrovava sopra il monte di Castrozza nella valle di Primiero, e che di presente possiede il nome di Priorato. Il manoscritto di questo lavoro fu ritrascritto dal padre Tovazzi e si trova nella Biblioteca di San Bernardino in Trento. Parte del manoscritto fu fatto stampare nel 1863 dal Dottor Carlo Perini.

Scrisse inoltre, e rimane in manoscritto: Succinto ragguaglio della Valle di Primiero (1723).

(D.S. Fontana su Primiero di ieri e di oggi, pag. 268 ; «Voci di PrimierOJJ, 1941 , n. 3; Ambrosi: Scritt. Art. 'Trent.,pag. l02 ; Idem: Somm. Stor. Trent., pag. 285; D. S. Fontana: «Studi Trentini», 1939, fase. 4, pagg. 208, 209; C. Battisti: Guida di Primiero, pag. 18).

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RIGONI ANTONIO, nato a Lavarone e domiciliato a Vienna. Alla sua morte legò al Comune di Lavarone la rendita di fiorini 6 mila per l' (dstituzione in perpetuo d'una scuola tedesca, con un maestro esclu­sivamente di nazionalità tedescaJJ.

Il frutto annuo era di fiorini 50 circa. «La lodevole rappresentanza, radunata a sessione, con assoluta

maggioranza deliberò di NON accettare i fiorini del defunto A.R. pel­la istituzione della scuola tedesca».

(Dal Popolo Trentina, sotto il titolo di «Una batteria smontata»; Morizzo P. Maurizio: Un cenno su Lavarone).

RIZZOLI GIULIO, fu capitano in Primiero e scrisse: Notizie stori­che di Primiero (Feltre, 1900); Popolazioni e costituzioni antiche di Valsugana, Primiero, Fiemme, Fassa, Cadore, Ampezzano (Feltre, 1906).

(«Voci di Primiero», 1941» n. 3 ).

RODOLFI FRANCESC'ANTONIO, di Borgo. Nacque il 9 agosto 1717 e morì in Trento il 9 settembre 1780. Fu provicarìo del P. Ve­scovo· di Trento Francesco Felice degli Alberti e del successore Cri­stoforo Sizzo. Fu uomo illuminato e ripieno di virtù.

Pubblicò un'Orazione in morte di SA.R. Francesco Felice degli A/berti P. V. di Trento (Trento, 1763, op. in 4°); un'Istruzione per le mammane (1766), opera tradotta in tedesco dall'Arciprete di Besenel­lo, il concittadino Cristoforo Ceschi e segnalata dal Governo di In­nsbruck.

Scrisse inoltre sonetti, poesie, un Epitalomio per le nozze di un conte Giovanelli, prefazioni e numerosi libri di cui si interessava alla pubblicazione, sermoni religiosi ed abbozzava le lettere pastorali.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 127; Idem: Somrn. Stor. Trent., pagg. 145, 188, 285; Montebello: o.c., pagg. 300, 465; A. Costa in «Voci Amiche», Borgo, di­cembre 1965).

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ROMANESE PROF. RUGGERO, nato a Pergine il 17 giugno 1886. La famiglia era oriunda di Levico. Il papà Riccardo, morto a Torino il l agosto 1922, era professore di fisica e matematica e fu per qualche tempo aiuto di Marconi.

Frequentò le scuole medie e superiori a Trento e si laureò in medi­cina e chirurgia a Torino il 2 luglio 1910. Il 14 gennaio 1922 si abi­litò alla libera docenza in medicina legale.

Dall'ottobre del 1911 al 1913 fu assistente alla cattedra di medici­na legale a Torino e quindi fino al novembre del 1914 fu assistente di anatomia patologica presso l'Università di Pisa. Tornò poi a Torino come assistente in medicina legale.

Il 16 ottobre 1920 fu nominato aiuto, dal 1922 al 1924 fu incari­cato all'insegnamento delle medicina legale. Il l 0 dicembre 1924 fu nominato professore straordinario di ruolo presso l'Università di Bari. Fu poi a Cagliari, Parma e finalmente a Torino.

Nel 1904 aveva ottenuto il ((diploma di stenografia)) con la vota­zione di nove decimi, presso il Liceo Gioberti di Torino e nel 1912 aveva seguito un corso di crimologia presso l'Università di Berlino.

Durante la prima guerra mondiale servì come volontario nella Cro­ce Rossa ed ebbe la ((Croce di guerra)) dal Comando del XVI Corpo d'Armata (5 gennaio 1919) e la «Medaglia di benemerenza)) per i vo­lontari della Guerra ltalo Austriaca per le Campagne del 15, 16, 17 e 18.

Fu socio emerito dell'Accademia di Medicina di Torino, ((Medaglia d'oro dei benemeriti della scuola» (3 luglio 1958); «Matricola di Dia­mante)) del Touring Club Italiano, membro del personale ufficiale del­la Croce Rossa Italiana. Nell'esercito raggiunse il grado di Maggiore Medico.

In occasione del terremoto di Messina (28 dicembre 1908) si ebbe la menzione onorevole per l'opera prestata.

A Torino fondò il Museo di Antropologia criminale e ne fu per molto tempo il direttore. Anche l'Università di Torino, il 6 giugno 1951, gli conferì la ((medaglia d'oro)) per «il lungo servizio prestato nell'Ateneo)),

È rinomato il Testo di Medicina Legale, scritto in collaborazione con Carrara e Canuti (Ed. Minerva).

(((Studi Trentini», 1933, fase. 3, pag. 248).

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ROMANI ON. PIETRO nacque a Borgo il 12 luglio 1885. Primo­genito di una numerosa famiglia, rimasto orfano in giovane età, seppe assumersi prematuramente responsabilità da adulto.

Dovette infatti interrompere gli studi di economia e commercio in­trapresi presso l'Università di Vienna.

Coinvolto anch'egli nei moti degli studenti italiani venne a trovarsi compagno di cella del futuro cognato On. Alcide Degasperi, del quale condivideva e i sentimenti religiosi e quelli .Politici.

Nelle elezioni del 1921, le prime del Trentina divenuto italiano, fu deputato a Parlamento con De Gasperi, Carbonari e Tamanini, mili­tando anch'egli nel Partito Popolare ..

Durante l'ultima guerra entrò nella Resistenza. Dal 1945 al 194 7 diresse la Democrazia Italiana Trentina e fece parte del Comitato di Liberazione.

I Tedeschi, il 2 maggio del 1945, prima di ritirarsi dettero alle fiamme la sua casa in Borgo. Sul luogo della casa distrutta sorge ora, su suo desiderio, la Scuola Materna.

Abbandonata la politica attiva, si dedicò alla politica economica e finanziaria della Regione come Presidente della Banca di Trento e Bolzano, della Immobiliare Trentina e della S.P.A. Cofler di Rovere­to.

Maria Romana Catti Degasperi scrisse di lui: «De Gasperi eRo­mani ebbero due vite diverse, ma vicine: tutte e due soffrirono per la libertàJJ.

Morì il 24 dicembre 1974.

(A. Costa in «Voci Amiche», Borgo, 1974, pag. 8; Ibidem, 1975, pag. 6).

ROMEDI (DE) ANTONIO, pittore, presunto nativo di Borgo. Nel 1735 dipinse la chiesa delle Orsoline in Trento, rappresentando nei pennacchi i quattro dottori della chiesa e nei riquadri della volta San­t'Orsola con le Vergini. Sempre a Trento dipinse la sala del palazzo Al berti.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 64; G.B. Emert: o.c., pagg. 46, 50, 84, 85 ; Ap­punti Sperges; H. Ammer: Die Entwicklung d. barok ecc. in Tirol, Strasburg, 1912,

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pagg. 225, 226 ; Thieme Becker: Lexic. d. Bild, ecc .. Leipzig, 1934, v. XXVIII, pag. 560; Weber: o.c.,pag. 103; Rosati: Il Convento e la chiesa delle Figlie del S. Cuore in Trento, Rovereto, 1905, pag. 30).

ROPELE GIORGIO, oriundo di Strigno. Era sacerdote e notaio. Esercitò a Strada di Pieve di Bono dal 1675 al 1712. Trascorse gli ul­timi anni della sua vita come primissario a Prezzo. Di lui ci restano cinque plichi di «rogiti» presso l'Archivio di Stato in Trento.

(P. Pizzini in Strenna Trentina 1978, pagg. 99, l 00).

RUSCA CARLO, di Pergine. Fu avvocato e giurista e nominato Consigliere dall'Arciduca Leopoldo. Fu commissario ad Arco.

Nel 1600 si trasferì a Borgo per esercitarvi la funzione di Vicario. È noto come nel 1500 sorgessero, di tanto in tanto, lotte furibonde

per il possesso dei boschi e dei pascoli delle zone montane. Masnade di Feltrini, di Vicentini facevano irruenza rispettivamente

nel Primierotto, nel Tesino ed in Valsugana, apportando distruzioni, incendi, saccheggi e vittime, di contro restituiti. ,

Per por termine a ciò, finalmente, nel 1605, fu costituito a Trento un giurì al quale parteciparono commissari austriaci, veneti, trentini, rappresentanti gli interessi feudali e comunitari. In quell'occasione si addivenne ad una determinazione di confini, che, più o meno, perdura tutt'oggi.

Di questa commissione appunto fu membro il Rusca, quale avvo­cato per la comunità di Grigno. Molto si deve a lui se i nostri comu­ni, specie Grigno, fruiscono del loro spazio vitale anche verso i confi­ni con il Veneto.

(Montebello: o.c.,pagg. 114, 115 ; P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pag. 192).

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SALVOTTI MARIA, di Trento, sposa a Gedeone Vettorazzi di Le­vico. Morì ventiduenne il 16 marzo 1843, pochi mesi dopo le nozze. Il marito affranto fece stampare le sue Poesie (Trieste, 1843).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 186).

SAMONATO PIETRO di Bieno. Figlio di povera famiglia, si dette al commercio di stampe per conto del Remondini di Bassano. Come tale si trovò ad esercitare in Roma, in piazza Navona e ad essere in­consapevolmente coinvolto in uno spiacevole affare che gli procurò qualche mese di prigione.

Nel Venerdì Santo del 1772 «diversi Santari'' vendevano tra l'altro una stampa raffigurante il Redentore e i Santi in gloria al centro del­l'immagine, le anime purganti che salivano al cielo dal Purgatorio e sulla sinistra venivano immersi nelle fiamme dell'Inferno i peccatori: un Giudizio Universale.

Tra le fiamme dei «maledicti in ignem aeternum» era posto in evi­denza, con la scritta «Potentes potentes tormenta patientun,, lo stem­ma di una casata spagnola.

<<Fatale giornata fu quella del dì 21 Aprile del corrente anno 1772, nel dì cui memorabile seguì in Roma la carcerazione dell'onestissimo Uomo Pietro Samonato Tirolese del quale avendo seguito l'arresto da Birri ( ... che gli avevano trovato appunto una di tali stampe, NR) fu egli da quegli condotto alla di loro Guardiola, ivi strettamente custo-

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dito con catena al piede, senza che nessuno potesse parlargli ... ». Il Samonato fu poi liberato anche per l'Intervento del Governo dell' Au­stria Superiore presso «Sua Maestà Imperiale .Regia Apostolica».

Il prover'uomo era «capo di una Famiglia numerosa di quindièi personeJJ, ivi compresi i suoi otto figli.

(Stampe per via, Manfrini, Calliano, 1972, pagg. 46-48 ; Gazzetta di Firenze, 28 aprile 1772; Archiv. Remondinià).

SARTENA (FRATELLI). Ambedue, lginio, nato il 20 novembre 1830, e Giuseppe, nato il 2 marzo 1832, erano figli di Cristoforo di Tonadico e di Margherita De Martini. Ambedue nacquero a Predaz­zo ove il padre, calzolaio, si era trasferito. Ebbero una sorella, Ama­lia. Il padre, mortagli la moglie tornò in Primiero e, passato a secon­de nozze, ebbe altri quattro figli.

lginio dunque, ancora adolescente, dovette allontanarsi e si portò a Venezia, garzone d'osteria in Campo San Gallo. Intelligente e di bel­l'aspetto fu assunto quale domestico dalla cantante Anna La Grange, impegnata alla Fenice nella stagione lirica del 1847-48. Al seguito di lei toccò le principali città d'Europa. A Parigi entrò nelle buone gra­zie della madre della cantante, la quale provvide alla sua frequenza ai corsi serali.

Ottenuta una certa cultura fu dapprima come scrivano alle dipen­denze d'un ingegnere e quindi presso il procuratore di Stato Bonald.

Ebbe così modo di entrare in certo «entourage» della borghesia re­pubblicana di Parigi: i fratelli La Grange, la famiglia Bonald, Cle­mentina Robert, scrittrice di romanzi impegnata anche politicamente. A Parigi ebbe modo di incontrarsi anche con Angelo BrofTerio, uomo politico e letterato di principi liberali e repubblicani, avversario, poi, di Cavour.

Malauguratamente il Capitaniate di Cavalese, da cui tra l'altro di­pendeva allora anche Primiero, estrasse a sorte proprio il suo nome ... il suo mumero rividibi/eJJ, come si diceva, che lo costringeva a presta­re servizio militare in Austria. La «longa manus» del Capitanato rag­giunse l'Ambasciata Austriaca a Parigi. Il Sartena si vide costretto ad abbandonare la Francia. Nel dicembre addunque del 1852 lasciò Pa­rigi munito di una lettera di raccomandazione della cantante La

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Grange, rivolta al fratello militante nell'esercito piemontese, tendente ad ottenerne l'arruolamento volontario.

Ma la polizia piemontese non era da meno di quella austriaca nel fiutare l'odore repubblicano, che l'ambiente frequentato dal Sartena a Parigi aveva fatto giungere nei Commissariati del reame piemontese. Inutile fu anche l'udienza che egli chiese al generale Lamarmora.

Si decise dunque ad entrare in Lombardia, non immaginando che · la gendarmeria austriaca era già stata messa in guardia da una de­nuncia anonima. Fu arrestato a Magenta, 1'8 dicembre, perquisito e denunciato di alto tradimento per il possesso di armi e scritti sedizio­si. Racchiuso dapprima nel Castello di Milano, fu poi trasferito in quello di Mantova, quando le forche di Belfiore erano in piena effi­cienza.

Fu chiuso nella cella che era già del conte Montanari. Sulle pareti disegnò un mappamondo che fu «riconosciuto come un progetto di ri­voluzione mondiale>>.

La sua posizione si aggravò per la discutibile astuzia dell'inquisito­re Kraus. Questi infatti trasferì nella cella con lui il famigerato Luigi Castellazzo, un ex patriota divenuto poi traditore e delatore. Il Sarte­na si confidò e questi denunciò le sue confidenze. La lettera del Ca­stellazzo scritta il 26 dicembre del 1852 e diretta all'I.R. Auditorato di Mantova, è assai circostanziata. Vi sono dei nomi cui al Castellaz­zo avrebbe dovuto rivolgersi per far distruggere certa documentazio­ne compromettente per il Sartena, vi sono frasi dal Sartena pronun­ciate, asserzioni, le intenzioni rivoluzionarie e via dicendo.

Con questo atto di accusa del Castellazzo, con i corpi del reato, pistole, lettera del Brofferio, un romanzo della Clemence Roboert, il Kossuth ·et les Hongrois con il quale veniva attaccata l'Austria, carte ed inni repubblicani sequestrategli al confine, c'era materia più che sufficiente per un processo politico.

Purtroppo la denuncia del Castellazzo coinvolse anche il fratello di lginio: GIUSEPPE.

Nel 1847 lginio aveva chiamato presso di sè a Venezia il fratello, allora quindicenne. Al tempo dell'arresto di lginio però, Giuseppe si trovava a Padova «impiegato nello studio dell'Ing. Pertile», come precisò il Castellazzo nella famigerata denuncia.

Anche Giuseppe fu dunque arrestato, condotto a Mantova e rin­chiuso nella cella ove aveva tributato Ciro Menotti.

Il vescovo di Mantova, Mons. Martini stesso, rese testimonianza degli inenarrabili patimenti subiti dai due prigionieri. Nulla poterono

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ottenere il loro padre, Cristoforo e la sorella Amalia, per alleviarne le sofferenze.

Ambedue i fratelli finirono per essere ricoverati nell'Ospedale mili­tare. Iginio fu investito dallo scorbuto e dall'idropisia, causa il malsa­no nutrimento e l'umidità della cella.

Giuseppe, che era più gracile assai del fratello, per le percosse e per l'atropina che gli veniva somministrata per strappargli delle con­fessioni, fu preso da una malattia cerebrale, dalla quale mai poi si ri­prese. Dopo la liberazione ebbe dei momenti di lucidità, ma il suo ca­rattere rimase ottuso, taciturno sospettoso, misantropo, cioè comple­tamente opposto alla sua precedente indole aperta ed allegra.

Gli atti dell'inchiesta e del processo di Mantova furono poi tra­smessi al Tribunale Superiore d'Appello di Venezia.

Da questi atti traspare la lucidità di mente, la risolutezza di carat­tere e la fortezza d'animo, soprattutto di Iginio, più forte anche strut­turalmente di Giuseppe ormai debilitato fisicamente e psicologica­mente.

I due, a cagione della loro perduta salute e perché la Corte di Ve­nezia non ritenne del tutto attendibile la deposizione Castellazzo, ven­nero finalmente liberati: Giuseppe il 6 dicembre 1854 ed Iginio il 2 febbraio 1855.

In Primiero non tornarono, giacché il padre si era trasferito a Fel­tre con la famiglia.

(A. Luzio: I martiri di Belfiore e il loro processo, I Ediz. Milano, 1905, V. Il, pagg. 309-315; Idem: Prigionieri trentini nel Castello di Mantova in Alto Adige, 23-24 febbraio 1904; L. Marchetti: Il Trent. nel Risorg., pagg. 315,316, 1913'; P. Pedrotti: Il processo dei fratelli S., Trento, Mutilati Inv., 1934; Arch. di Venezia: Atti processo Sartena, I.B. 12, 1854; B. Rizzi: Testimonianze Trent., 1953, pag. 27; N. Trotter in Primiero di Ieri e di oggi, pagg. 139-144; Dizionario del Risorg. Milano, Vallecchi, 1937, pag. 221).

SARTORELLI CARLO, pittore di Telve. Mori nel 1808 all'età di 55 anni. Una sua tela, nella parrocchiale di Telve, rappresenta i SS. Vito e Modesto, con l'esaltazione della Croce.

Il quadro è interessante dal punto di vista storico perché vi si trova dipinto il maniero di Castellalto, così come era nel 1793.

(Weber: o.c.,pag. 267; ·trStudi Trentini», 1932, pag. 138; Gorfer: Guida etc.,pag. 782; Idem: I Castelli Trent., pag. 744).

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SARTORELLI CASIMIRO, naturalista, di Telve ove nacque il 4 marzo 1774. Fu nella farmacia di Antonio Crescini in Borgo come dipendente dapprima e quindi, dal 1805, come proprietario.

Fu appassionato raccoglitore di piante, minerali ed allestì un mu­seo nel quale figuravano, impagliate, le varietà di animali ed uccelli che stazionavano in Valsugana.

Il suo erbario era ricco di specie «indigene ed estereJJ ed egli era in corrispondenza con illustri naturalisti della sua epoca.

Fece parte della Commissione, istituita a Borgo, per lo studio della sistemazione dei torrenti e scrisse, rimasta inedita, una Memoria sui modi di controllare ed arrestare le frane. Morì 1'8 marzo 1852.

(Ambrosi: Naturalisti Trentini, Padova, 1869, pagg. 17, 18; Idem: Scritt. Art. Trent., pag. 267).

SARTORELLI GIAMBATTISTA, fratello di Casimiro. Nacque in Telve l' 11 agosto 1780. Anche per lui il primo libro di studio furono la natura, i campi, i boschi, le rocce, i torrenti, gli animali, le piante. Il suo studio però volse verso lo specifico studio degli alberi. Per la sua profonda conoscenza in questo ramo fu nominato Ispettore Fore­stale nella provincia di Bergamo.

Scrisse Degli alberi indigeni ai boschi dell'Italia superiore (Milano, 1816); Mezzi di conservare i boschi mediante la regolarità dei tagli (Milano, 1826); Memorie (Atti dell'Istituto Lombardo, di cui era membro); Monografia sulle Quercie, lavoro rimasto in manoscritto.

Morì a Bergamo nel marzo del 1853.

(Ambrosi: Scritt. Art., Trent. pagg. 266, 267; Idem: Naturalisti Trent., pag. 16).

SARTORI ELIA, medico, nato a Ospedaletto il 13 ottobre 1853. Prese il posto del benemerito dottor Giuseppe Pacher nella direzione delle terme di Levico. Seguendo l'esempio dei suoi predecessori conti­nuò a pubblicare i resoconti medici annuali sull'attività curativa delle terme.

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Di lui si hanno: Resoconto medico della stagione 1885 dei bagni di Levico (Venezia, 1886); L 'acqua minerale di Levico (Napoli, Tip. E. Delken, 1887); Sull'utilità e sulle varie indicazioni dell'acqua arseni­co - ferriginoso - rameica di Levico nelle malattie muliebri (Torino, «Gazzetta Medica», 1888); Rendiconto medico del triennio 1886-1888 dei bagni di Levico nel Trentina (Ibidem, 1889); Aerztlicher Be­richt iiber Cur-Seison in Jahre 1889 zu Levico (Wien, 1890); La cu­ra balneare di Levico nel Trentina nel triennio 1889-1891 (Torino, 1891, op. in 8°).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 447).

SARTORI FRANCO, musicista, nato a Levico nel 1892 e morto nell'Ospedale di Borgo il 9 dicembre 1965. Tenne cattedra per dieci anni nel Liceo Musicale di Trento, per pianoforte. Passò a Ravenna e quindi al Liceo Musicale di Verona ove coprì la cattedra di musica anche presso l'Istituto Magistrale. A Verona fece parte di un rinoma­to trio. Sue composizioni ottennero «grandi" applausi a Berlino e a DresdaJJ. Erano d.ei ccTriiJJ di notevole concezione e costruzione. Il suo Trio 4, alpino fu definito come ccespressione viva di un'anima che ama, soffre e palpitaJJ (M.stro Vito Reali).

Oltre a varie pagine di carattere polifonico scrisse due operette che incontrarono buon successo al Teatro Sociale di Trento: Reginetta del Bosco e Mistero di San Vigilio, opera lirico drammatica in sette quadri su parole di Raffaele Prati di Caldonazzo.

(U. Tomazzoni e F. Ferrari: Necrologia in «Atti Ace. Rover. Agiati>,, 1966, Se­rie VI, Vol. V, pagg. 119-120»; Studi Trentini», 1967, fase. l, pagg. 92-93; R. de Angelis in «Rivista Nazionale di Musica», Roma, luglio 1924).

SARTORI LUIGI di Primiero, fu noto apicultore. Inventò l'arnia che per più di un cinquantennio venne usata, specie in Italia e che era nota sotto il nome di ccArnia SartoriJJ.

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Scrisse anche un Manuale d'apicultura, che fu ritenuto come una delle opere più valide circa quest'argomento.

Morì il 27 ottobre 1921, a Milano, all'età di 87 anni.

(((Trentino», ottobre 1931, pag. 318; «Studi Trentini», 1921, fsc. 4, pag. 358; «Voci di Primiero», 1953, n. 9).

SARTORI VIRGINIA MARIA TERESA, nata a Molaren (Primie­ro) il 12 maggio 1844 da Federico e Amalia Paterno di Telve. Fu la quinta di otto fratelli. Di animo profondamente religioso, agognava dedicarsi completamente al servizio di Dio, entrando in un ordine re­ligioso. Purtroppo ogni qualvolta stava per entrare in convento veni­va trattenuta da gravi doveri verso la famiglia. Dapprima ne fu tratte­nuta dalla sua salute stessa, poi nel 1869, fu il fratello Teofilo, grave­mente malato, che le impedì la realizzazione del suo sogno.

Teofilo, studente in medicina in Padova, fu un fervente mazziniano e garibaldino. Con le idee patriottiche bevette però anche quello spiri­to d'antireligiosità allora in voga e perdette del tutto la Fede in Dio. Tornato in Primiero all'ultimo stadio della malattia di quel secolo, la tubercolosi, venne amorevolmente assistito dalla sorella, la quale, con umiltà, pazienza e fervore religioso, riuscì a riportare Dio nel cuore del giovane morente. Morì infatti Teofilo, pienamente riconciliato con Dio, il 12 febbraio 1870.

Nel 1867 era morto il padre. Nel settembre del 1871, a 33 anni, moriva il fratello Candido, già professore di filosofia a Treviso; due mesi dopo moriva la sorella Diomira.

Teresa perciò dovette rinunciare definitivamente all'idea di entrare in convento, per non lasciare sola la madre. Si dedicò allora comple­tamente ad opere di assistenza sociale.

Fu per sua iniziativa che il decano Don Giuseppe Sartori, suo pa­rente, fece arrivare a Fiera le Suore della Divina Provvidenza nel 1870 e per sua iniziativa che la chiesa venne arricchita della statua dell'Addolorata e di quattro palme d'argento.

Molto tempo lo dedicava alla preghiera e a scrivere pensieri spiri­tuali.

Nel periodo che poté seguire a Trento il corso di Studi scrisse que­sti appunti che rimangono pur sempre d'attualità: l. Lo studio devesi

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riguardare come un'azione importante; 2. Il tempo destinato allo stu­dio è un dono di Dio, di cui si dovrà rendere conto; 3. Bisogna dedi­carsi allo studio con moderazione e regolatezza; 4. Lo studio è il nu­trimento dell'anima: se è buono essa verrà ben nutrita; se è cattivo avverrà il contrario; 5. È d'uopo studiare con esattezza e costanza.

Nel 1877 le moriva la madre e lei la seguì il 29 maggio del 1879. Non erano ancora trascorsi due anni che il sacerdote Don Giovan­

ni Battista Deper ritenne doversi mandare alle stampe la vita di que­sta giovane virtuosa.

In appendice al libro sono pubblicate delle preghiere che Teresa scrisse tra cui delle Novene per S. Francesco di Sa/es (1873-1878), per l'Epifania e per la festa dello Sposalizio di Maria (1876), per Natale (1877). Vi sono poi altre Suppliche e Preghiere.

(D.G.B. Un esempio alle giovani, ossia cenni intorno alla vita di Tresa Sartori da Primiero, Ala, 1880; Voci di Primiero: 1953, n. 9; 1961; n.ri 8 e 9; Primiero di ieri e di oggi, pag. 50).

SARTORI PROF. CAV. TULLIO DI MONTECROCE di Primiero. La famiglia Sartori si stabilì ìn Primiero con l'ingegnere Fioravante, nel 1760. La famiglia si suddivise in diversi rami da cui uscirono il garibaldino Teofilo, la santa giovane Teresa e una serie di notai, far­macisti, professori, sacerdoti, cancelieri e periti, che onorano la conca di Primiero. Il nonno appunto del prof. Tullio era il notaio Francesco Antonio, perito tragicamente nel forno (((caniciOJJ) della (iferrarezza)) di Transacqua nel 181 7.

Il prof. Tullio nacque a Trento dal Cav. Giovanni, consigliere e be­nemerito per aver ottenuto presso la Luogotenenza il completamento delle pratiche necessarie per la costruzione della strada di Schenèr.

Nato dunque il 7 aprile 1862 frequentò le scuole a Trento. Presso le Università di Innsbruck, di Vienna e di Firenze studiò filosofia e giurisprudenza.

Dopo un breve periodo espletato nella carriera amministrativa in Trieste, si dedicò all'insegnamento come professore straordinario di diritto germanico presso l'Università di Innsbruck (1893). Nel 1904 fu professore e decano della Facoltà di giurispurdenza italiana, sem­pre presso la stessa Università.

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Visse gli anni difficili delle lotte tra studenti italiani di senso e di nazionalità e pangermanisti, cui parteciparono, come è noto De Ga­speri, Romani di Borgo, Carbonari, Cesare Battisti e molti altri.

N el 1905 morì e la sua salma riposa nella tomba di famiglia nel ci­mitero arcipretale di Fiera.

Ci rimangono: Die Thal und Gerichtsgemeinde Fleims und ihr Statuterrecht (Innsbruck, 1891); Uber die Reception der Fremdem Rechte in Tirol und die Tiroler Landes (Ibidem, 1895); Un progetto di erezione di una università a Trento nel secolo XVI (Trento, Soc. Ed. Trent., 1899); Di un tentativo dei giureconsulti trentini di ottene­re il privilegio di conferire la laurea (Ibidem, 1900); Dr. Hans von Voltolini - Die seltesten Statuten von Trient und ihre Ueberlieferung (Vienna, Gerold, 1902); Geschicte des landschaftlichen Sternwesens in Tirol von /r. Maximilian I bis Maria Theresia (Innsbruck, 1902); Die aeltesten Statuten von Trient und ihre Ueberlieferung («Triden­tum», 1903); Corso di storia del Diritto Pubblico germanico, opera postuma, curata dal Prof. dr. Andrea Galante, con l'aggiunta di note bibliografiche (Trento, Monauni, 1908).

(«Voci di Primiero)), 1953, n. 9; Primiero di ieri e di oggi, pagg. 52-53; C. Batti­sti: Guida di Primiero, pag. 23; «TrentinoJJ, giugno 1929, pag. 168; A. Galante: Commemorazione del prof. T.S.M. in «Atti Aeead. Roveret. Agiati», 1905, fase. 2; F. Largaio/i in Bibliogr. del Trentino, 1904; G. Faustini in «Studi Trent», fase. 3, pag. 292; Dr. Menestrina in «Tridentum>>, 1902, fase. III, pag. 136).

SCARPA PADRE ANGELICO, cappuccino, al secolo Camillo, nacque a Fornace il 19 settembre 1907. Compiuti gli studi elementari nel suo paese natale, entrò nel Seminario Serafico dei Cappuccini in Trento. Superato il noviziato e gli studi teologici venne ordinato sa­cerdote.

((Dopo un brillante inizio di apostolato della Parola in DiocesiJJ, sospinto da ardente desiderio missionario, ottenne di poter partire, nel 1936, per l'Etiopia. Per un primo periodo fu professore di Lettere La­tine e Greche nel Liceo di Addis Abeba: poi ((raggiunse il suo vero campo di lavoro nel GurachèJJ, e precisamente nella stazione di Ende­ber.

Con un tragico telegramma giunto al Convento dei Cappuccini in Trento, il 14 aprile 1938 si annunciava che in quella stazione (ctrova-

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rono morte gloriosa Padre Angelico da Fornace, Padre Teolofilo da Villamontagna e fra Pietro da SamocleVOJJ, ,

Particolari della tragica fine dei tre missionari giunse più tardi a Trento per mezzo di due accorate lettere: una di P. Gabrielle da Ca­sotto ed una di P. Cirillo da Bedollo. Dopo la «solenne e ordinata)) celebrazione della festa delle Palme, «completata con la recita del S. Rosario e della benedizione del Santissimo, ci dividemmo felici per por­tarci nelle nostre stanze ... Alle diciasette la festa si cambiò in luttOJJ.

Infatti una ventina di «sciftà» (banditi), travestiti con divisa di trup­pa regolare indigena, fecero irruzione nella missione. Padre Teofilo e fra Pietro trovarono morte immediata, mentre i resti carbonizzati di p. Angelico, insieme con quelli di un domestico e quelli di un ragaz­zetto, furono trovati il mattino seguente nei pressi della Missione.

(Vita Trentina, 24 aprile 1938 e 18 maggio 1938; «Amico Serafico», Trento, 1939 ; «Calvario Cappuccino Trentino, numero unico, Trento, 1938; «ln Memo­riam>>, numero unico, Trento, 1938).

SCARTEZZINI GIOVANNI BATTISA ANTONIO, pittore, di Ci­vezzano. Dipingeva di preferenza scene storiche e fiori su drappi di seta. Parte della sua produzione figurava nella Galleria Esterhzy in Budapest. Lo si può ritenere del 1600.

(A mbrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 64 ; Brentari: Guida Trent., l, pag. 255).

SCEVOLA LUIGI (V. CEOLA).

SCOPOLI PAOLO ANTONIO, di Tonadico. Ultimo dei 15 figli del notaio Gio. Batta e Maria Elisa Lazzaris, nacque nel 1724.

Si adottorò in Padova in fisica e medicina ed entrò in servizio me­dico in Primiero nel 1750.

(D.S . Fontana in «Studi Trent.», 1939, fase. 4, pagg. 211 -214).

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SEMBIANTI PROF. REMO, nato a Borgo il 31 gennaio 1911 e mancato a Milano il 19 aprile 1966. Seguì i corsi ginnasiali e liceali in Rovereto ed ottenne la laurea in scienze agrarie presso l'Università di Bologna.

Nella seconda guerra mondiale servì come ufficiale pilota. Era tito­lare di cattedra in Estimo, Agricoltura ed Economia nella Sezione Geometri dell'Istituto Tecnico «Fontana» di Rovereto.

Era ritenuto un esperto nel suo ramo ed era consulente tecnico ed organizzati v o della Società degli Agricoltori della V alle Lagarina. È da ritenere che molto merito abbia egli avuto nello sviluppo agricolo di quella zona.

Collaborava con scritti di carattere divulgativo relativi alla mate­ria, alla rivista ccSemeJJ.

(F. Trentini in Atti «Ace. Rovert. Agiatill, 1966, Serie VI, Vol. VI, pag. 314).

SETTI NICOLO di Borgo. Entrò nell'ordine dei Gesuiti, fu inse­gnante di filosofia a Friburgo, a lnnsbruck. Fu poi scelto come istrut­tore dei principi Antonio e Massimiliano di Sassonia.

Morì infine a Dresda nel 1782, ove fungeva da confessore della duchessa. Scrisse una Disertatio idraulica de cursu jluminum ed una sulla Cultura del suolo patrio. Evidentemente possedeva una mente eclettica.

(Montebello: o.c., pag. 300).

SICCO (XICHO) DE RICCI (RIZZI) POLENTON, cronista, sto­rico, letterato di Levico.

Lo si presume nato nel 1375 o 1376. D'altronde il Tovazzi, in un documento riportato in copia nel suo «Compendium Diplomaticum», riscrive: ccAnn. 1399 Indict. 7 die Mercurli primo Iannuarii, in Ca­stro Cladonatii, in Camera Magna Domini Xichonis infrascripti, praesentibus Venerabili viro Domino Praesbytero Thoma quondam

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Christoforo de Bono ... è segnato Xicho filius Ser Bartholomei dicti Polentoni de Riciis de Levigo habitator Burgi Ausugii publicus Imp. auct. Not. scripstiJJ.

Questo Bartolomeo era figlio di tal Mancadante di Levico, pur egli però abitante in Borgo.

Il suo primitivo nome era addunque X:.icho, ma pare che egli stesso lo abbia trasformato in Sicco. Anche il cognome Ricci o Rizzi fu ac­compagnato o cambiato in Polenton. E non è che si debba ironizzare sulla parola: questo cognome nel Veneto allora era di prestigio se i Signori stessi di Ravenna, che ospitarono Dante, erano i Da Polenta o Polentoni.

La famiglia di Sicco si trasferì presto in Padova e quivi il ragazzo formò la sua cultura. Lo troviamo negli anni 1329 e 1393 a seguire i corsi di rettorica e poesia dell'esimio professore Giovanni di Conver­sino, che fu tipico esempio ((del conubbio italiano della cultura giuri­dica con la letteratura)). E Sicco ne seguì, nella sua molteplice atti­vità, la scuola.

Nel 1396 aprì uno studio notarile in Padova e dal 1401 al 1405 fu notaio dei Signori della città: i Carraresi.

Dal 1411 fu notaro pubblico del Comune e dal 1415 al 1430 fu cancelliere della Città.

Nel 1431 si ritirò a vita privata. Morì tra il 7 dicembre 1446 ed il 17 gennaio 1467. Fu sepolto nella chiesa di San Leonardo, con il fra­tello Francesco. Purtroppo con la distruzione di questa chiesa anche le sue spoglie furono disperse.

Di certo ebbe tre figli: Modesto, Lazzaro e Michele. Nel 1778 il Collegio dei notai di Padova deliberò di erigergli una statua. Opera di Pietro Danieletti, la statua la si può ammirare tutto oggi al n. 39, tra quelle che in Prato della Valle circondano l'Isola Memmia.

Sulla colonna portante la statua è incisa questa epigrafe: XICAONI RICCIO POLENTONO l TRIDENTINO l AB ACTIS CIVITATIS

PATAVI l PHILOLOGO ERUDITO l POST RENATAS LITTERAS l CATI­

NAM COMOEDIAM RESTITUIT l SOLIDALI BENEMERITI l AN.

MDCCLXXVIII. A proposito del fratello Francesco si sa che questi fu allievo del

grammatico Stefano da Cles, che nel 1378, il 18 gennaio, si ebbe la tonsura dal Vescovo Nicolò, vicario del P. Vescovo di Trento Alberto II Conte di Ortenburg (1363-1390).

Ecco un elenco di opere: Compendio Scriptorum Illustrium latinae lingue, in 18 volumi cui dedicò ben 25 anni di lavoro. Quest'opera fu

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ristampata in pregiata edizione nel 1928 per iniziativa dell'crAmerican AccademyJ) (Roma, Tip. B.L. Ullman, 1828). Mons. lginio Rogger ne stese la recensione su «Studi Trentini>) (1948, fase. 2, pagg. 160-162).

Continuando: Relazione sulla scoperta delle presunte ossa di Tito Livio (1413); Relazione sull'incendio del palazzo della Regione in Padova (1420); Commento a tre orazioni di Cicerone (1413); De ra­tione studenti (1415), opera andata perduta; Catinia, de Sicco Polen­ton a Jacomo badover inscripta e intitolata.

Si narra la storia di un venditore di catini e le sue vicende si svol­gono nell'ambiente"popolaresco e gogliardico della Padova del tempo. Nel 1419 l'opera fu tradotta in volgare padovano dal figlio Michele e da lui adattata alle scene e così stampata in Trento. Fu uno dei primi lavori di stampa in Trento e fu attuato con i caratteri di Leonardo Longo: ccPost Tenebras spero Lucem, MCCCLXXXII, die XXVIII Marcii)),

Ed ancora: Trattato sulla confessione, dedicato al vescovo di Pa­dova Pietro Donà (1419); Oratio pro nobili de Campolongo ad introi­tus vicariati Tridenti (1418); Raccolta exemplorum e sono sei libri scritti per diletto e con essi vuoi consegnare esempi di scrittori anti­chi al figlio Modesto (1438); Vita del Beato Antonio Manzoni, detto Pellegrino e della Beata Elena Enselmini, ambedue di Padova, dedi­cate all'ammaestramento religioso del figlio Lazzaro; la Vita della B. Enselmini è stata pubblicata negli crActa Sanctorum», tomo II, no­vembre 18 94, pagg. 512-517, Bruxelles e, recentemente, in riassunto da P. Ruggero Lotto su ccS. Antonio e la sua Arcella)) (Ed. Grande Patrono, Padova, 1970); Vita di S. Antonio, stampata a Bologna nel 1757; Vita di Lucio Annea Seneca; Epistola de Age/lo apud Bolcia­nos citra Terraduram, data Patavii XIV Kal. Febbr. 1415; due Epi­stole, delle quali una diretta a Fantino Dandolo (1420); Vita di Ora­zio e di Ovidio.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 13, 14; Idem: Somm. Stor. Trent., pag. 182; Alfredo Prof Dalmaso: Note sull'attività letteraria dell'umanista S.P. Padova, 1955-56; Idem in «Studi Trentini», 1955, fase. l, pagg. 3-27, fase. 2/3, pagg/236-264, 1956, fase. l , pagg. 22-48; A. Segarizzi: La Catinia, le Orazioni e le Epistole di S. P., Bergamo, 1st. Art. Graf. 1899; A. Cetto: Castel Sela, pag. 95; B. Brune/li; I teatri di Padova, Tip. Draghi, Padova, 1921, pagg. 26, 27; G. Amati: Ricerche sto­rico etc., Milano, 1828, vol. V, pag. 129; F. Novati: Albertino Mussato e S.P., Arch. Stor. Trieste; 1883, Il, pag. 79; Brentari: Guida Trent., l , pag. 25 e 292; Brunacci: De re nummaria Pataviorum, Venezia, 1744; Melzi: Pseudonimi, l, pag. 429; Frapporti: Discorsi, pag. 550; E. Scorzon: Il prato della valle e le sue statue,

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Ed. Lint, Trieste, 1975, pag. 108; L. Proner: Medaglioni Trent., pag. 59; G. Vedo­va: Biografia degli scrittori padovani, Il, pagg. 119-123; G.A. Cibotto: Teatro Ve­neto, Parma, 1960; G. Costa in «Trentino», 1935, n. 9/10 pagg. 492, 493; Weber in «Studi Trent», Fase. 3, 1920, pag. 201; Largaioli in Atti «Accad. Roveret. Agiati»; 1904, pag. 215-217).

SOMEDA FRATELLI FERDINANDO, GIULIO CESARE E OT­TAVIANO di Primiero. Portavano il titolo nobiliare di Chiaromonte. La famiglia Someda appare sull'inizio del 1500 ed il capostipite fu Giovanni Battista che commerciava in legname. Fu questa famiglia che costruì l'omonimo palazzo. I più illustri della famiglia furono i tre fratelli defmiti ((uomini d'arme e di scienze». Ai tempi di Ferdinando lll (1637-1657) Ferdinando raggiunse il grado di colonnello e gli altri di capitano.

(Montebello: o.c.,pag. 440; C. Battisti: Guida di Primiero, pag. 28; Brentari: Guida Trent., Il, pag. 219; Idem: Guida Alp. Belluno etc. ; A. Pellin: Storia di Fel­tre, pag. 195; Primiero di Ieri e di Oggi, pag. 28; M . Mirabella Roberti in Guida delle Valli del Primiero, 1977, pag. 92).

SOURDEAU BARONE AUGUSTO, minerologo, nato a Levico il 15 maggio 1886. Seguì i corsi di legge all'Università di Innsbruck e di Vienna, frequentando nello stesso tempo i laboratori di mineralogia. In questa materia si perfezionò presso il Museo di Corte di Vienna.

Avviatosi alla carriera amministrativa, presto l'abbandonò per se­guire la sua attitudine.

Scrisse una Memoria: I Minerali di Monte Fronte, presso Levico (Zeitschrift des Fernadeum, Kel. 3 7,189 3, pagg. 311-342).

Fu collaboratore di Gasser nella stesura del Mineralien Tiro/s. Esperto di chimica mineralogica e metallurgica scopri il mercurio nei minerali della miniera di Schawz.

Raccolse egli stesso più di 3000 pezzi, levigandoli e classificandoli con cura meticolosa e competente. Nella collezione figurano qualche centinaio di cristalli perfetti.

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Suo grande merito fu la fondazione della «Sezione Mineralogica)) del Museo di Trento, della quale fu per molti anni primo conservato­re.

Al Museo di Trento cedette una collezione petrografa costituita da circa 1400 pietre, da lui stesso levigate a mano.

Morì in Levico il 25 ottobre 1926.

(((Studi Trentini», CI. II, fsc. 2, pagg. 189-190, con foto).

STEFANI PROF. ATTILIO, naturalista, nato a Borgo nel 1851. Dopo aver compiuto gli studi ginnasiali a Rovereto e di aver studiato storia naturale all'Università di Innsbruck, fu insegnante nella scuola di Pirano, ove rimase per dodici anni.

Nel 1887 fu insegnante di matematica e fisica nella scuola magi­strale di Rovereto. Fu socio dell'«Accademia degli Agiati».

Pubblicò: Contribuzione alla flora di Pirano (Trieste, 1884); Chi­mica organica per gli Istituti Magistrali (Rovereto, Grigoletti, 1891); curò gli Atti dell'«Accademia degli Agiati», per la parte scientifica; Igiene, per i Licei femminili (Rovereto, Grandi, 1910); Laflora diPi­rano arricchita dall'elenco delle piante indigene di Capodistria di An­tonio Lores (Rovereto, Grigoletti, 2894); Sommario analitico della flora di Rovereto (Rovereto, Sottochiesa, 1899); Geometria per gli Istituti Magistrali (Vienna, 1892).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 540).

STEFANI GIUSEPPE, giornalista, nato a Pirano d'Istria nel 1887. Era figlio del succitato Attilio, di Borgo, e di Lucrezia Ventrella, di origine napoletana.

Studiò a Rovereto e quindi a Trieste. Iniziò l'attività giornalistica presso cdi Picco/OJJ di Trieste. Fu poi redattore a Roma della «Idea Nazionale)), Tornò a Trieste come redattore capo ancora de «Il Pic­colo)) (1919) e passò poi con la stessa qualifica presso «Il Corriere della SeraJJ.

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Nel 1915 si arruolò come volontario e nel 1918 fu capogabinetto di Francesco Salata.

Riprese poi l'attività giornalistica come inviato speciale in Alsazia e Lorena, in Austria, in Ungheria. Tornato a Trieste fu Capo Ufficio Stampa delle ((Assicurazioni Generali)) (1930) e poi anche del ((Lloyd Triestino)), Di questi Enti ne pubblicherà una documentata storia.

Morì a Padova il 20 aprile 1966.

Scrisse: Il Convito - Versi ad Antonietta Bonelli (Vita Trentina, 9 marzo 1907); Il primo soggiorno di A. Gazzo/etti a Trieste- 1837-1848 (Italiani visitate il Trentino, 1907, pagg. 128-147); Rovereto -Cenni storici - La città (Ibidem, 26 giugno 1909); Bianca Laura Sai­banti (Rovereto, Economia, 4°, pagg. 7, 1909); Antonio Gazzo/etti alla Camera e i suoi opuscoli («Tridentum», 1911, fase. 1-2); Miscel­lanea Gazzolettiana (Trento, «Pro Cultura», fase. 4-5, 1912, pagg. 1195-217); L'Istria (Torino, «L'ora presente», 8°, pagg. 22, 1915); L 'Austria degli Asburgo - L 'Austria dei popoli (Roma, Cappelli, 8°,pagg. 160, 1919); Il movimentojugoslavo (Ibidem, 8°, pagg. 61, 1919); La legge elettorale politica per le nuove province (Rocca S. Cassiano, Cappelli, I Ed. 1921, pagg. 160-II Ed. 1924, pagg. 172); Gli accordi con gli stati successori in materia di debiti (Trieste, 1924, pagg. 104); Il centennario delle Assicurazioni Generali (Ibidem, 1931, pagg. 308); Antonio Gazzo/etti nella rivoluzione de/1848 (Ibi­dem, 1935, pagg. 143); L'investimento della Galiola e l'avviso al ne­mico (Trieste, «Nazario Sauro e l'Italia», 1936, pagg. 243-242); Il Lloyd Triestino - Contributo alla Storia italiana della navigazione marittima (Milano, Mondadori, 1938, pagg. XII+ 584), in collabora­zione con Bruno Astori; Gabriele D'Annunzio e gli Irredentisti (Trie­ste, Tip. Giuliana, 1939, pagg. 58); Trieste e l'Austria dopo la restau­razione - Dai carteggi della polizia imperiale («Archeografo Triesti­no)), S. IV, Vol. III-IV, Trieste, 1940); Verdi a Trieste (Trieste, Cap­pelli, 1951, pagg. 291); Studenti di Padova -Lettere giovanili di Co­stantino Ressanan (Trieste, «La Porta Orientale)), 3-4, marzo aprile, 5-6, maggio giugno, 1952); Giulietta Guicciardi nella vita segreta di Beethoven («Nuova Antologia))' Roma, 1954, pagg. 217-230); Cavour e la Venezia Giulia (Firenze; Le Monnier, 1955, pagg. 504); Assicu­razioni Generali di Trieste e Venezia - L 'assicurazione a Venezia dalle origini alla fine della Serenissima (Bologna, 1956, pagg. VII+ 627); Kajka e l'Italia («Nuova Antologia», Roma, maggio 1957, pagg. 67-68); La lirica italiana e l'Irredentismo da Goffredo Mamelli a D'Annunzio (Roma, Cappelli, 1959, pagg. 320); Il secentenario

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dantesco nella Venezia Giulia («Archivio Veneto», 1960, pagg. 97-157); I Greci a Trieste nel 700 (Trieste, Monciatti, 1960); Figure del­l'anti Risorgimento - Carlo Catinelli («Gorizia nel Risorgimento», 1961, pagg. 48-88); I prigionieri dello Spielberg sulla via dell'esilio (Udine, Del Bianco, 1963, pagg. 212); Il problema dell'Adriatico nel­le guerre del Risorgimento (Ibidem, 1965, pagg. 103); Ricordi di fronte al problema del confine orientale (Trieste, «La Porta Orienta­le», 1964).

Sue sono alcune recensioni come: Giuseppe Montane/li e la To­scana di Assunta Marradi (Trento, «Pro Cultura», 191 O, fase. IV, pagg. 365-367); Aneddoti, ricordi, memorie etc. di E. Benvenuti («Tri­dentum», 1911, pagg. 229); Graf Camillo Benso von Cavour di Karl Ciambmayr (Ibidem, 1911, pag. 230); Note milanesi e trentine di Ot­tone Brentari (Ibidem, 1911, pagg. 229-230); Von Badeni bis Stukh di Karl Ciabmayr (Ibidem, 1912, fase. VII-VIII, pag. 377-379).

(g.b.e.: Necrologio e C.S. Pisani: bibliografia in «Studi Trentini», 1966, fase. 2, pagg. 183 e ss.).

STEFANI DON GIUSEPPE nato a Canezza nel 1908. Compì gli studi ginnasiali e teologici presso il Seminario di Trento.

Nel 1936 si laureò in lettere presso l'Università Cattolica di Mila­no. Fu insegnante di lettere e storia presso il Seminario ed insegnante di Arte nel ginnasio vescovile pareggiato. Seppe farsi amare ed ap­prezzare da superiori e allievi.

Fu collaboratore di diversi organi di stampa locale, tra i quali ((Studi Trentinb1. Morì il 26 giugno 1955.

(m .c. in «Studi Trentini», 1956, fase. 4, pag. 521).

STEFENELLI NOEMI, poetessa, nacque a Civezzano il 12 aprile 1905. Ereditò il gusto poetico dalla madre Teresita degli Alessandrini che pubblicava i suoi scritti su ((L 'Alto AdigeJJ.' vivi quadretti di vita trentina e non di rado con sottointesi irredentistici.

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Compiute le Magistrali, la signorina Noemi sposò Ferruccio Stefe­nelli, già medaglia d'oro e volontario nella guerra 1915-18.

Entrato il marito nella carriera diplomatica, lo seguì in Tunisia, in Cina, ove rimase ben 13 anni, nel Congo Belga e nel Ghana.

Nel 1956 si trovò a Saigon ed è interessante una sua Lettera al Prof Giulio Emert, per la descrizione degli avvenimenti che dettero inizio nel Vietnam al travaglio sociale, politico e militare di quella na­zione.

Morì a Trento il 15 novembre 1969. Scrisse: Novelle (Trento, Temi, 1938), con illustrazioni di G.B.

Emert; Lontano - Liriche (Trento, Ed. Trentini, Tip. Mutilati lnv. 1935), con disegni di Guido Poi<;> di Borgo; Poesie (sparse su diversi numeri di «Trentina»); Haru no Kaz - Vento di primavera - Raccolta di novelle (Trento, 1938).

Fu più volte invitata a tenere delle Conferenze alla «Pro Cultura» in Trento.

(B. Rizzi: Necrologio su «Studi Trentini", 1970, fase. 4, pagg. 285-386; Ibidem, pagg. 387-389, la Lettera al Prof. Emert; F. Trentini in Atti «Ace. Roveret. Agiati ", 1975, S. VI, Vol. X-XIII, pagg. 354-355).

STRADA (DELLA) DON DOMENICO figlio di Leonardo di Cen­ta. Fu rettore a Salvarese (Padova), missione che abbandonò il 26 novembre 1676.

Alla chiesa di Caldonazzo donò una pala: un San Giovanni Batti­sta tra San Domenico e Sant'Antonio. In alto tra gli angeli una Ver­gine incoronata con Bambino in braccio.

Sulla destra in basso un ritratto in busto, forse di Don Domenico stesso. Il quadro porta la scritta: do Domenico della Strada hofatto fare questa opera per mia devozione, come fondatore della primissa­ria di Caldonazzo, 1682».

Morendo infatti lasciò un legato per la fondazione del beneficio primissariale di Caldonazzo, comprendente tutti i suoi immobili con l'obbligo tra l'altro del beneficiario di (dener scola, mediante però la dovuta recognizioneJJ.

(L. Brida: Panorama Storico di Caldonazzo, pagg. 198-200).

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STROBELE INGEGNERE disegnò la facciata della parrocchiale di Pergine, che fu costruita dal 1863 al 1965.

(Brentari: Guida Trent., I pag. 245).

STROSIO ANDREA, arciprete e prelato di Rovereto. Nacque a Torcegno il 3 aprile 1812. Compiuti gli studi presso il ginnasio liceo e teologia nel Seminario di Trento, ordinato sacerdote, e dopo di aver per qualche anno retto la parrocchia del suo paese natale fu, nel 1851, chiamato a Rovereto.

Ricoprì a Rovereto per molti anni la carica di presidente deli'((Ac­cademia degli AgiatiJJ. Fervente rosminiano, scrisse: Considerazioni in difesa del sistema dell'Ente ideale (Rovereto, 1858); La civiltà cat­tolica e le difesa dell'Ente ideale-discorso (Lucca, 1859); Sulla que­stione se l'Ente ideale sia Iddio ovvero una creatura (Rovereto, 1859); Della vita e della fama di Antonio Rosmini,frammenti istori­co - critici (Trento, 1879); Discorso accademico critico morale (Ro­vereto, 1882), in difesa di Rosmini contro la ((Voce Cattolica)) di Trento e l' ((Osservatore)) di Milano.

Tradusse dal tedesco in italiano il libro di Beda Weber: Giovanna Maria della Croce ed il suo tempo (Ala, 1873).

Morì a Milano il 24 settembre 1882.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 247)

SUSTER PROF. GUIDO, storico e letterato, di Strigno. Vi nac­que il 18 febbraio 1859 e vi frequentò le scuole elementari. Compiuti gli studi medi a Trento passò all'università di Vienna .

. Sentendosi attratto dalla cultura italiana passò all'Università di Bo­logna, ove per due anni fu allievo di Carducci. Però nel 1884 è a Ro-

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ma e quivi si laurea brillantemente in lettere. Nello stesso anno inizia l'insegnamento a Reggio Calabria, e nel seguente anno passò al Liceo ((Umberto /JJ, in Roma.

Lasciò l'insegnamento nel 1891 e si accasò in Strigno. Trascorreva il suo tempo dedicandosi agli studi preferiti di storia trentina, soprat­tutto, ad amministrare la sua sostanza agricola e prendendo parte at­tiva nella soluzione dei problemi locali.

Fu membro operoso nelle società irredentistiche trentine e quindi sorvegliato dalla gendarmeria. Subì due mesi di arresto che scontò nel castello di Trento e quindi fu esiliato.

Rientrò in patria nell'agosto del 1915 ed ebbe l'incarico di ammini­strare il Comune. Toccò a lui l'ingrato incarico di far sgomberare il paese, su ordine militare, prima della ((spedizione punitiva austriaca>>. Si prodigò in quest'opera con senso di responsabilità ed altruismo. Partì per ultimo, senza aver nulla portato via dalla sua villetta. Fu così che la sua ricca libreria, le collezioni di monete, di incisioni, di oggetti antichi; di quadri andarono dispersi.

Si rifuggiò con la famiglia a Firenze. Qui perdette la figlia Elena, vittima del tifo di cui si infestò mentre prodigava la sua opera di in­fermiera volontaria.

Terminata la guerra tornò a Strigno, o meglio tra le macerie di Strigno distrutta. Dal gennaio del 1922 al settembre del 1923 fu sin­daco e poi Commissario prefetizio sino al 1925.

Furono questi gli anni più dolorosi della sua vita, costatando come la sua instancabile attività ricostruttrice venisse troppo spesso blocca­ta da quell'irragionevole burocrazia da lui, dal suo amico Brentari e da molti altri denunciata.

Morì nella sua borgata il 12 giugno 1930. La sua salma venne ac­compagnata al cimitero da uno stuolo di compatriotti e da amici con­venuti da dovunque un po'. Il discorso sulla sua tomba fu tenuto dal Cav. Adone Tomaselli, ispettore scolastico, pure di Strigno: ... ((che lieve ti sia la terra, che dolci e miti ti sien le aure e le piogge e che ti sorrida nelle pupille ad ogni ritorno di primavera la visione dei fiori bianchi e carnici dei pometi che ti circondano e che tu creasti con an­sia amorosa!>>.

Ecco una sua bibliografia: Le biblioteche - Carme (Bologna, Zani­chelli, 1881); Un cronista trentina del secolo XVI (Trento, Marietti , 1882); A Firenze (Borgo, Marchetto, 1882); Le origini di Jacopo Or­tis e di Ugo Foscolo (Bologna, Fava e Graragnani, 1883); Un croni­sta trentina del secolo XVI: Giacomo Castelrotto (Trento, «Arch.

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Stor.», 1883, A. l. fase. II pagg. 247-255); Una lettera di Nicolò Tommaseo (Roma, «Domenica Letter.», 1883); I Trentini alla Uni­versità di Bologna nei secoli XVI r: XVII (Roma, «Arch. Stor.», per Trieste, l stria, Trent.», etc. Vol. III fsc. l, Il, pagg. 99-11 O, 1884); Il Petrarca parodiato (Roma, «Domenica Letter.», 1884); L 'Eneide di Virgilio, tradotta da Anniba/ Caro, con note (Napoli, 1885); I Mille di Assab - Canzone (Reggio Calabria, Ceruso, 1885); Roma - Canto (Roma, Mantigana, 1886); Del Castello d'Ivano e del borgo di Stri­gno («Arch. Stor. Trento>> A. V, fase. I, 1886, pagg. 33-78); Vicari della Valsugana inferiore dal 1430 al 1569 - Appunti e notizie («Arch. Stor. Trieste, !stria, Trent.», Vol. III, f. 3-4, 1884-1886, pagg. 311); Sull'origine di Jacopo Ortis - Note critiche («Fracassa della Domenica>>, III, 1886); Gli eroi di Dogali- Ode (Roma, 887); La Re­gola di Scurelle 1552 (Lanciano, Carabba, 1887); Del pittore Albano Tomaselli di Strigno -Memoria (Trento, 887); Retorica greca e lati­na compendiata ad uso delle scuole classiche (Torino, Paravia, 1887); Satirae Lucilianae ratioque sit Oratio quam in Atheneo Pala­vino die XII Mense Januarii 1887 Petrus Rosi habuit («Rivista stori­co filos.>>. , A XVI, pag. 140, 1887); De altera quadam scripta oratio­nis quae a Maecio Fa/conio Nicomacho Tacito Augusto habita est («Ibidem>>, A. VII, f. 4-5, 1888, pag. 247); Nuovi emendamenti al pa­negirico di Plinio a Traiano (Ibidem, A XVII, f. 8-9, 1888, pag. 420); Notizia e classificazione dei codici contenenti il Panegirico di Plinio a Traiano (Ibidem, A. XVII, f. 11-12, 188, pag. 504); Il senti­mento della gloria nella letteratura romana (Lanciano, Carobba, 1889); Gli scrittori della storia Augustea secondo lo storico Flavio Biondo («Riv. Stor. Filos. e istruz. Classica>>, A. XVI, f. 9-10); I pre­cussori di Cicerone (Ibidem, pag. 420); Miscellanea critica (Ibidem;

A. XIX, f. 1-3); De Plinio (Torino, Loescher, 1889); Quaestiuncula plautina (Gottingen, Philologus, 1889, pag. 3); Lettere inedite di Pie­tro Selvatico alla memoria del pittore Albano Tomaselli di Strigno (Trento, 1889); Studi sul panegirico di Plinio - I codici - Il testo -L 'imitazione (Estr. Rendiconto solenne adunanza dell'«Accademia dei Lincei>>, del 1892), opera premiata dall'Ace. stessa, (Alto Adige, Il giugno 1892); L'origine del volgare di Valsugana Bassa (Trento, Tip. Trent., 1900); Contributo alla cartografia trentina (Trento, STET, 190 l); Le origini del Volgare in Valsugana Bassa in docu­menti latini dei sec. XII, XIV («Tridentum>>, A. III, fase. II, pagg. 49-75, III, pagg. 97-113, IV, pagg. 156-172); Contributo alla cartografia trentina -Antica carta Keografica di Valsugana Bassa (Trento, «Tri-

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dentum>>, 190 l, fase. II, pagg. 49-60); Recensione a Notizie storiche di Primiero di Giulio Rizzo/i- Feltre, Zanuzzi, 1900 («Arch. Trent>>. XVI, fase. I, pagg. 126-127, 1901); Delle due Curtes trentine Navium e Sagum dell'anno 888 -Nuova interpretazione storica, con appendi­ce (Ibidem, XVI, 1901, fase. l; pagg. 13-33); Di Antonio da Trento e dei suoi chiaroscuri (Ibidem, XVII, fase. l, pagg. 5-32, 1902); Del­/'incisore trentina Aliprando Caprioli (Ibidem, XVIII, fase. II, pagg. 144-206, tavv. 6, 1903); Di Giuseppe Nicolò da Vicenza incisore del sec. XVI, erroneamente creduto da Trento («Tridentum>>, VI, fase. II, 1903, pagg. 64«-67); Recensione a Largaioli prof Filippo: Bibliogra-fia del Trentina, 1473-1903 (Atti «Accad. Agiati Rovereto>>, A. CLIV, Serie II, vol. X; fase. III-IV, pagg. 253-255, 1904); Degli Ebrei, pretesi uccisori del B. Simone (Alto Adige, 17-18 gennaio 1904); Francesco di Castelrotto («Arch. Trent.>>, l, 1905); Il Trentina pel forestiere («Strenna dell'Alto Adige>>, 1905, pag. 34); Rapporti personali e politici dei Signori di Castelrotto coi Carraresi di Padova (Atti «Ace. Scienz. Veneto - Trentina>> - Istriana>>, 1906-1907); La po­litica - Poemetto (Trento, Zippel, 1907); Briciole di storia trentina ve­neta (Ibidem, 1907, pagg. 78-98); Gli italiani alle antiche fiere di Bolzano («Arch. per l'Alto Adige>>, 1908, fase. IV, pagg. 454-460);

Quando e da chi fu fondato il Principato di Trento (Ibidem, A. IV, fese. III-IV, pagg. 331-367, 1909); Relazione di un viaggio fatto at­traverso il Trentina («Arch. Trentina>>, XXV, 1910, fase. Il-III, pagg. 149-153); Ancora del presunto diploma corradiano («Arch. Alto Adi­ge>>, A V pag. 158); Trento in un pronostico del 1493 («Arch. Trent>>., A. XXVI, fase. l, pagg. 57-59, 1911); Cronaca di Bressanone e Bru­nico - Comunicazione («Arch. Alto Adige>>, A. VII, pagg. 7, 1922); Antichi fatti di cronaca trentina («Arch. Stor. Trent», A. XXVII, Fase. 1-11, pagg. 20-44); Della ((ChiarentanaJJ dantesca e della sua vera lezione (L'Adige, 7-8 dicembre 1912); Bibliografia del Cardinal Bernardo Clesio («Arch. Trent>>, XXVII, fase. IV, 1912, pagg. 240-242); Per la cronaca antica di Bressanone e Brunico («Arch. Alto Adige>>, A. VII, fase. l, 1912, pagg. 119-121); La battaglia di Co­stantino contro Massenzio, incisa da un trentina (L'Alto Adige, 6-7 dicembre 1913); Antichi festeggiamenti italiani a Bolzano («Arch. Trent.>>, A. III, Fase. IV, 1913, pagg. 208-210); Per la morte di Nico­la II, nel sessagesimo della sua prefazione - Ode (Firenze, Giuntina, 1918); A Gabriele D 'Annunzio nel I anniversario del suo volo su Vienna, il Municipio di Strigno- Ode (Firenze, Barbera, 1919); Per l'abdicazione di Guglielmo II - 9 novembre 1918 - Ode (Trento,

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Scotoni-Vitti, 1920); Trieste coro dei bambini di Valsugana Bassa (Milano, Assoc. Liberale, 1920), ode in appendice a d bambini del Trentina>> di Ottone Brentari; Ai fratelli d'Italia - Inno di pacifica­zione (Trento, Scotoni-Vitti, 1924); Per il martirio di Cesare Battisti - Sonetto. Per il martirio di Fabio Filzi -Sonetto, (Ibidem, 1924); Il giubileo dell'anno 1575, inconografato da un incisore trentina (Bollett. «Schola», 11, 12, 1925); Ancora dellaformazione del Princi­pato Ecclesiastico di Trento («Studi Trent.», 1925, fase. IV, pag. 298-306); Di un incisore trentina: Davide Weiss (Ibidem, 1925, pagg. 1-12, tav. l, ritratti 3); Di una incisione dedicata ad Alessandro Vitto­ria (Ibidem, 1925, fase. III, pagg. 244-266); All'eroico colonnello Umberto Nobile per la magnifica trasvolata polare (Trento, Scotoni­Vitti, 1926); Delizie sociali - Poema satirico in otto quadri, con pro­logo (Ibidem, 1927) di pagg. 158; Della prima marca tridentina nell'888 («Studi Trent.>>, 1926, fase. I pagg. 31-36).

(Ambrosi; Scritt. Art. Trent., pag. 327; L. Cesarini Sforza: G.S., Necrologio e bibliografia in «Studi Trent.n, 1930, fase. III; C. Zanghellini: La Bassa Valsugana tra due fuochi, Trento, 1973, pagg. 20, 21, 22; A. De Gubernatis: Piccolo Dizion. Contemp. pagg. 860, 861).

SUSTER ING. GUGLIELMO, figlio del letterato Guido. Nacque a Strigno il 16 agosto 1892. Compiute le elementari nella sua borgata, proseguì gli studi nel Collegio cc Marconi>> di Padova, al cc Marco Fosca­rini)) di Venezia. Si iscrisse poi alla facoltà di ingegneria a Liegi (Bel­gio). Scoppiata la guerra del 1914, quandogià le truppe germaniche stavano occupando proditoriamente quella piccola nazione, nascosto in un carro bestiame, riuscì a raggiungere l'Italia. Quando l'Italia chiamò alle armi la sua classe, si presentò, ma riconosciuto come straniero, fu dimesso.

Allo scoppio della guerra con l'Italia si presentò allora come vo­lontario. Prestò servizio in aereonautica e si guadagnò, raggiungendo il grado di capitano, tutte le promozioni ccper merito di guerra>> oltre a cedue medaglie d'argento, la croce di bronzo e la croce belga di guerra)). È considerato uno tra i pionieri del paracadutismo moderno. Aveva imparato a lanciarsi dall'alto quando la parola «paracadutista>> non era ancora coniata. La rischiosa azione veniva allora chiamata

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<<salto>> e questo era effettuato dai palloni «Draken>>. Ben due volte il suo apparecchio venne atterrato dai nemici ed egli riuscì a salvarsi fortunosamente.

Certe sue azioni presero la fantasia della popolazione ed a Milano in una pubblica cerimonia gli fu conferita l' «aquila d'orOJ>.

Terminata la guerra tornò a Liegi ove portò a termine gli studi lau­reandosi in ingegneria. Nella sua carriera raggiunse la posizione di in­gegnere capo delle «Acciaierie Cockerill Ougrée di Athos (Belgio))). Per la sua attività fu insignito del titolo di «Cavaliere della Legion d'onore di Leopoldo)).

Morì il 17 luglio 1958. La sua salma riposa nella tomba di famiglia in Strigno.

(Secolo illustrato, Anno VI, n. 6, pagg. 222; G. Civinini: Draghi, Salsicce e altri volatili in «Lettura)), riv. mens. Corriere della Sera, A. XVIII, n. 4, 1918, pagg. 235-237; A. Natale: Lettere al Direttore, Corriere della Sera, 29 novembre 1963, Il primo paracadutista; A. Zanetel su L'Adige del 19 e 22 agosto 1958).

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TACCHI GIUSEPPE di Borgo. Eresse, tra il 1775 ed il 1763, il campanile della parrocchiale di Asiago abbattuto poi, durante la guerra 15-18, da un proietto austriaco che si disse sparato da un grosso cannone sito in Calceranica.

(Weber: o.c., pag. 285).

TAMANINI ANTONIO di Valentino nato a Vigolo Vattaro. Lasciò il paese natale per viaggiare l'Italia, soffermandosi per qualche tempo a Roma quindi a Napoli. Si stabilì definitivamente a Modena ove nel 1790 gestiva una libreria. Il Tovazzi lo definisce ccProfessor Artis Li­brariaeJJ.

A Mantova si costruì una villa nella quale ospitò, il 24 maggio 1815, Papa Pio VII che tornava nella sua sede romana dopo il turbi­ne napoleonico. In questa villa il Papa ricevette la visita d'omaggio del duca di Modena Francesco IV, entrato che fu anch'egli in posses­so del ducato, dopo il Congresso di Vienna.

A ricordo dell'evento il Tamanini fece murare sulla facciata della villa un'epigrafe.

(E. Tamanini: Vigolo Vattaro nella Storia, pagg. 99-100; Tovazzi: Compendium diplomaticum; Messaggero Tirolese, 8 agosto 1815 ; C.S. Pisani su «<l Brennero», 7 febbraio 1938).

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TAMANINI PROF. ENRICO nato a Vigolo Vattaro il 27 luglio 1883. Compiuto il ginnasio e liceo a Rovereto seguì i corsi universita­ri a Vienna prima e in Innsbruck poi, conseguendo l'abilitazione al­l'insegnamento della Storia e Geografia e successivamente dell 'Italia­no e del Francese.

Fu docente all'Istituto Magistrale di Rovereto e quindi passò alla Scuola reale della stessa città.

N el 1915 riparò a Milano o ve insegnò nella Scuola normale ((C. Terza>>.

Terminata la guerra tornò a Rovereto per insegnarvi nell'Istituto Tecnico. Politicamente militò nel campo cattolico e fu membro del Consiglio Comunale di Rovereto.

Con Degasperi fu deputato al Parlamento per il Partito Popolare nelle prime elezioni svolte si dopo l'Annessione della nostra Regione ali 'I tali a.

Tornato alla scuola, insegnò nel Liceo Scientifico di Merano, nella Scuola complementare di Rovereto e poi tornò nell'Istituto Tecnico della stessa città.

Nel 1932 si trasferì prima come insegnante e quindi come preside nell'Istituto Tecnico ccCaio Plinio>> di Como. In qualità di preside tornò nel Trentino e dal 1950 al 53 fu preside del ccTambosi>>, in Trento.

A Trento morì il 16 gennaio 1972. Fu collaboratore di diverse riviste di storia patria. Di lui fu segna­

lato: Don Gio Battista Azzolini (1906); Una pagina gloriosa di storia roveretana (1908) ; Per gli studi danteschi nel Trentina (1911) ; Luci e ombre nella storia roveretana del secolo XVI (1913); Rovereto e Riva in due acquerelli del secolo XVII (1929); Contributo alla iconografia di Rovereto (1930); I castelli della Valle Lagarina (1932-1934); Cen­ni storici dell'Istituto Tecnico di Como (1940); La Chiesa Abbaziale di Abbadia Cerreto (1944); L'istruzione tecnica nella Provincia di Como (1950); Appunti di Storia Trentina (1958); La Chiesa di San­ta Maria del Carmine e il Convento Carmelitano di Rovereto (1964); Vigolo Vattaro nella storia (1966).

Per le sue doti di insegnante e di studioso gli fu assegnata la ccCom­menda della Corona d'Italia>>.

(F. Trentini in Atti «Ace. Roveret. Agiati>>, 1975, Serie VI, Vol. X-XIII, pagg. 355-356).

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TAMANINI GIOVANNI di Caldonazzo, ma discendente da una fa­miglia di Vigolo Vattaro.

Durante la prima guerra di successione (1701-1714) il generale francese Vandome, risalendo la Val del Sarca piombò, via Cadine, su Trento e si bloccò sui margini dell'Adige. I Trentini infatti, abbattuto l'unico ponte sul fiume, schierarono a difesa i loro soldati tra Matta­rello e Gardolo. Un settore del fronte.·fu presidiato dal Tamanini, che da Caldonazzo era accorso con una schiera di circa duecento armati. Tenne il settore sinché i Francesi si furono ritirati.

Partecipò poi, nel 1733, alla difesa dèi Monti Vicentini. Per queste sue campagne militari, si ebbe dal vescovo Domenico Antonio dei conti Thunn, il titolo nobiliare, che trasmise a suo figlio il dottor Pie­tro, pretore in Riva, col quale il ramo si spense.

(E. Tamanini: Vigolo Vattaro e la sua Storia, pagg. 94-95; F. Manci: Nobiliare, Vol. II, fogli 439-443, Bibliot. Com., Trento).

TARGA DOMENICA di Montagnaga. Nacque da Nicolò e Cristel Domenica di Puel di Montagnaga, una famiglia di contadini che abi­tavano nella frazioncella di Varda (Guardia, Guarda-Warda, Guay­ta), il 9 agosto 1699. Raggiunta una certa età le fu affidato il compito di far pascolare le vaccherelle, fonte unica di sostentamento della fa­migliola.

Fu durante l'ora del pascolo che sulla radura del Palustèl, oggi la Comparsa, le sarebbe per la prima volta apparsa la Vergine, il 14 maggio 1729.

Ebbe poi altre quattro visioni: il 26 maggio e 1'8 settembre nella chiesa del villaggio; il 10 settembre in Pralongo, ove oggi sorge la cappella della Quarta Comparsa, ed il 26 maggio dell'anno successi­vo nuovamente nella chiesa del villaggio.

Le visioni in chiesa venivano percepite dalla Targa perché quivi si portava a pregare dinanzi al quadro della Vergine di Caravaggio di­pinto dalla pittrice trentina Elena Zambalti-Marchetti (1676-1759), .su ordinazione di Domenico Moser di Montagnaga il quale aveva divul­gato in Pinè il culto della Vergine venerata nel santuario omonimo del Veneto.

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Domenica, dopo le visioni, si mantenne quale era: un'umile e mo­desta contadina, chiusa nei suoi colloqui mistici e felice di non cono­scere altri orizzonti se non quegli stagliati · dalle sue montagne.

Morì il 24 ottobre 1764. Venne sepolta il 26 ottobre nel cimitero di Sant'Anna ((secondo sua disposizione testamentaria». Il cimitero di Montagnaga in quei tempi era presso le mura della chiesa. N ell'inter­no della chiesa venne posta una lapide secondo la quale la salma sa­rebbe sepolta nella chiesa stessa, ma il parroco don Pietro Guetti scrisse che la salma fu sepolta nei pressi dell' ((epitajìOJJ, ma nella par­te esterna della chiesa.

(La Madonna di Caravaggio, Trento, Artigianelli, 1911; Padre P. Frisanco: Bre­vi notizie sulla Scala Santa, Trento, Artigianelli, 1906; Brentari: Guida Trent., l , pag. 266; A. Gorfer: Le Valli del Trent. Orient., pagg. 737, 738, 740).

TERRABUGIO PROF. COMM. GIUSEPPE nacque ((dal buio del­la terra)), come egli stesso era solito dire», a Fiera il 13 maggio 1842, da Giovanni e da Laura della nobile famiglia Pasotti de Friedenberg da Tuenno. Compì gli studi ginnasiali e liceali a Trento, Feltre, Vene­zia. Si inserisse poi alla Facoltà di Giurisprudenza in Padova.

Già all'età di quattro anni manifestò la sua attrazione verso la mu­sica e a otto anni cominciò a studiare il pianoforte e l'ottavino con il maestro della locale banda musicale.

A Padova alternava lo studio delle pandette con lezioni private d'armonia e contrappunto, che prendeva dal maestro Melchiore Baffi, sicché nel 1873 decise di dedicarsi esclusivamente alla musica ed a tale scopo si inserisse al Conservatorio di Monaco, ove ebbe la fortu­na di incontrare maestri come il Prof. Peter Cornelius e il Prof. Jo­seph Reinberg.

Nel 1874 dedicò alla Corale di Trento il suo primo lavoro impe­gnativo: Messa a tre voci pari, con accompagnamento d'organo e or­chestra.

Finito il conservatorio continuò privatamente studi di perfeziona­mento e così, ad esempio, seguì corsi di liturgia con il Prof. Boraga a Ratisbona, ove si era creato in quei tempi un rinomato centro di studi musicali sacri.

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Nel 1883 si trasferì a Milano e fu collaboratore nella rivista <<Musi­ca Sacra>>, fondata da Don Guerrino Amelli nel 1877. Entrato don Amelli nell'Ordine dei Benedettini, Terrabugio, nel 1885, assunse la redazione e la direzione della rivista, compito che mantenne sino al 1924. Egli seppe dare alla pubblicazione una tale folata d'aria nuova, soprattutto per il contributo di riforma, che i suoi biografi lo defini­scono <ifondatore di Musica Sacra>>. Certo che se non lo fu nei con­fronti della «testata» della Rivista, lo fu rispetto ai contenuti di rinno­vamento.

La rivista trattava i temi appunto della «riforma della Musica Sa­cra». Infatti anche la musica di chiesa aveva assunto toni plateali, gettandosi negli amplessi di una musica ritmico-melodica che stimola­va più i muscoli delle gambe più che elevare verso Dio i sentimenti dd cuore ... epperò non proprio sino al punto in cui è giunta certa mu­sica pseudo-sacra d'oggidì!

Terrabugio, attraverso la rivista, riportò in primo piano la funzione dello strumento principe: l'organo; organizzò convegni di studio e di propaganda aventi lo scopo di divulgare quei motivi di serietà, d'im­pegno e di fede religiosa che sono il fondamento della musica di chie­sa. La sua azione fu così molteplice e profondamente condotta che gli meritò il titolo di <<padre della nuova musica sacra italiana>>.

Sempre a Milano, con Mons. Jacopo Tomadini, aperse una scuola di musica, in Via Santa Sofia, con la convinzione <<che il canto e il suono diventano, se ben eseguiti, mezzi di elevazione individuale e di collettiva edificazione».

Esperto critico d'arte si esprimeva con una prosa <<agile e penso­sa>>. Diceva: <<Non c'è musica più elevata, sublime, della musica sa­cra, quand'essa sia come dovrebbe essere una preghiera ed un collo­quio con Dio>>.

Sfogliando i fascicoli della rivista troveremo interessanti cronache musicali anche. Così, ad esempio, nella rubrica <<Note estere» venia­mo a sapere che ((a Canal San Bovo, nel Trentina, la festa di San Bartolomeo (del 1909) venne solennizzata con ottime esecuzioni. Sul­l'organo famoso dell'immortale Calido, sedeva ... il m.stro Carlo Pai­nich della Cappella di San Giusto di Trieste. La messa scritta e di­retta dal Prof Terrabug:o, meritò al coro il plauso del maestro per la vera espressione e sicurezza d'attacco>>. La cronachetta è firmata ((Gustele>> («Musica Sacra», sett. 1909; A. XXXIII, pag. 144).

Così il giorno dell'Assunzione a Fiera, nell'agosto del 1911 ((un modesto e assai bene educato coro eseguì la Messa II del Vitadini,

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che nel pubblico devoto ha fatto bella impressione, specialmente nella colonia dei molti forestieri che convengono d'estate. Piacque la novità delle idee e si lodò la scorrevolezza delle frasi; per di più la chiarez­za e la facoltà dell'esporre, il che non si trova tanto facilmente. Ven­ne eseguito anche un Offertorio del m.stro Terrabugio, scritto per l'occasione («Musica Sacra», 1911, A. XXXV, pag. 114).

Al Terrabugio venne affidato anche il delicato incarico di revisio­nare gli archivi musicali di numerose cattedrali dell'Alta Italia come Milano, Padova, Venezia, Pavia. Sempre a Milano fece parte del con­·siglio d'amministrazione della Fabbriceria del Duomo e fu responsa­bile dell'efficienza della Cappella Musicale.

A cura della rivista «Musica Sacra» venivano pubblicate mensil­mente, in inserto, delle composizioni per organo o composizioni cora­li, moltissime delle quali portano la firma del Terrabugio.

Egli contrasse, nell'ambiente musicale, moltissime amicizie come quella di Verdi, Puccini, Boito, Ravanello e Grassi di Padova, Lunelli di Trento, Painich di Trieste, Bossi, Tebaldini e via dicendo.

Ma l'amicizia più profonda la ebbe con ((Don BepbJ, colui che sarà Patriarca a Venezia e salirà poi sugli altari come <<Papa San Pio XJJ, amicizia fondata su profondi sentimenti umani e religiosi e di comu­nanza d'intenti e di ideali; non per nulla il papa Pio X fu il papa della riforma della musica sacra.

Terrabugio nel 1869 aveva sposato Donna Amelia (Lilì) de Willen­burg, «mente eletta e memoria straordinaria, rigida esecutrice dei precetti della Santa Chiesa cattolica, benefattrice con chi sapeva es­sere poverbJ, mortagli a Milano il 3 dicembre 1922 e della quale egli stesso ne tracciò il profilo. Donna Lilì era nata a Palermo il 26 aprile 1846, da famiglia nobile viennese ed oltre a dedicarsi al ((pazienteJJ la­voro di famiglia si dedicava ad opere pie. Scrisse qualche opuscolo di preghiere.

Rimasto vedovo iniziò a tracciare le basi per la cessione del perio­dico così che nel tardo autunno del 1924 lasciò Milano e si ritirò nel­la sua Primiero, a Fiera, nella sua casa sita di fronte alla Torre cam­panaria della chiesetta della Vergine dell'Auto, Torre della cui costru­zione egli fu il più solerte propugnatore, il maggior contribuente e del­la quale disegnò la fiorentinezzante architettura.

Una delle sue ultime pubbliche apparizioni fu al Congresso Orga­nistico Italiano tenuto a Trento nel 1930 del quale con un applauso d'apoteosi fu unanimemente chiamato alla Presidenza. Era stato, tra l'altro, membro di commissioni per collaudo di numerosi organi.

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In Primiero, giornalmente, la mattina per tempo e nel tardo pome­riggio faceva le sue passeggiate soffermandosi a colloquio con la gen­te del luogo, contadini, operai, bambini da cui coglieva la musicalità del dialetto del luogo, cercando di far loro valorizzare gli usi, i costu­mi e gli .oggetti del passato. Il rimanente della giornata lo trascorreva nel suo studio correggendo spartiti di giovani autori o curando una ricca corrispondenza. Era di un'umiltà eccessiva forse. Diceva: rrPer la musica sono diventato una rapa sapienteJJ, lamentandosi così, nei suoi ultimi anni, per l'affievolirsi dell'ispirazione. E tuttavia l'ultima sua composizione, un'Ave Maria, scritta per organo all'età di 90 anni (L'Organista Liturgico A.I, Fase. 2, Novembre 1932, pag. 120 -Ed. Musicali Carrara, Bergamo), dimostra proprio il contrario! È una mi­stica composizione di poche righe: un condensato di motivi d'ampio spazio, appena accennati, che si elevano, in fiduciosa e calma pre­ghiera, verso il cielo, decisi e libranti come vette dolomitiche e legati insieme da un soffio ricorrente di speranza, comé la brezza che fa cantare le cime degli abeti dei nostri fitti boschi.

La musica di Terrabugio non fu mai rrtravolgenteJJ. Fu una musica rrcostruitaJJ da una mente che dominava sul cuore: una musica rrdiffi­ci!eJJ, fu detta. Certamente una musica difficile come difficile è la rrpreghieraJJ consapevole di una persona ferma nella fede e nella cri­stiana pietà.

Nel 1897 era stato nominato rrCavaliere di San Gregorio MagnoJJ, dalla Santa Sede; nel 1925 fu nominato rrCommendatore nello stesso ordineJJ,' Nel 1902 ebbe una rrmenzione onorevole)) in Firenze, al Con­corso di Musica Sacra; fu membro dell'Accademia di Santa Cecilia in Roma,socio e corrispondente della Regia Accademia dell'Istituto Musicale di Firenze.

Nella sua valle aveva speso parte della sua attività e a lui si deve se tutte le chiese furono dotate di ottimi organi. Si interessava anche dei cori del decanato e delle curazie. Li aveva nel cuore. Era amico e consigliere musicale di Don Domenico Bettega, che aveva costituito a Siror un coro d'alto livello.

Morì, 1'8 gennaio 1933, d'una morte invidiabile e significativa. Nei momenti preagonici, con debole voce si rivolse verso la persona che amorevolmente lo assisteva: rrMina, disse, apri la finestra: senti che passa il coro della Fiera ... no ... no ... è quello di Siror ... no ... no ... è un coro d'angeli ... è una musica di Cielo ... )) E furono le sue ultime paro­le.

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La sua produzione artistica fu poderosa: si parla di oltre 200 opere edite: 12 Messe da l a 4 voci, Vespri, Inni, Mottetti, Litanie, Canti ambrosiani, sonate e fughe per organo, offertori, preludi, finali, eleva­zioni.

La quasi totalità delle sue composizioni veniva stampata a Milano per i tipi degli Editori Bertarelli. Tra l'altro quivi troviamo: Op. 60, Messa in onore di San Francesco d'Assisi, a 2 v. con organo; Op. 84, Messa in onore della Madonna del Buon Consiglio, 2 Ten.e B. con organo; Op. 35 Messa in onore di San Marco, 2 Ten.e 2B. con organo; Op. 62, Messa Ambrosiana, 2 Ten.e B. con organo; Op. 90, Messa, Sopr. Contr. Ten.B con organo e quartetto d'archi; Op. 13, Mesw. in la ad una voce o Coro all'unisono, con organo; Op. 35, Messa in honorem Sancti Marci, 2 Ten.e 2 B. con organo; Op. 39, Messa breve in honorem B. Alexandri Sauli, Sopr. Contr. Ten. B. ed organo; Op. 41, Messa in onore de/"B. Bernardino da Feltre, Contr. Ten. B. con organo; Op. 45, Messa in onore di S. Agostino Papa, Sopr. Contr. Ten. B. senza accompagnamento; Op. 59, Messa <dn ho­norem S. Gregorii MagniJJ, 2 Ten e B. con organo; Op. 65, Messa da Requiem a due voci con organo. Sua è anche una Messa da Requiem a sei voci ; Canti liturgici per tutto l'anno ecclesiastico a due voci pari o dispari, con o senza accompagnamento, in 3 volumi; Op. 58, Salmi per tutto l'anno per due cori, 2 Ten. e 2 B. con organo; Op. 92, Falsi­bordoni per tutti i Salmi, Sopr. Contr. Ten. B. con organo ... e l'elen­co proseguirebbe a lungo.

La sua Messa solenne (Pentecoste 1890) fu particolarmente segna­lata dalla critica e dichiarata «notevole si dal lato contrappuntistico quanto per l'ispirazione assai elevata)).

Terrabugio fu annoverato tra i più competenti studiosi di Monte­verdi, del quale curò un'antologia di composizioni sotto il titolo di << S acrae Cantiunculae )).

Compose tuttavia anche musica da camera, quartetti, Ouverture, una romanza per MS.o Br. con pianoforte intitolata Alla Musica Sa­cra;unFinale-Flautato, Marcia, Op. 153, pubblicato con il motto

<< Usque ad terrae nostrae fines)) con il titolo «Per la liberazione delle terre irredente)).

Molto ha lasciato di inedito, tra cui un Inno degli artesani primie­rotti a tre voci pari, divertente brindisi dialettale.

(Hugo Reimann: Dictionnaire de Musique - Paris, 12 Ed. 1913, pag. 1016; Mons. Delfino Nova: «Musica Sacra)), Milano, fase. l, 1956; Renato Lunelli: Il no-

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vantesimo genetriaco di un musicista trentino, Trento, Mutilati Inv. Estr. da «Tren­tino», 1932, n. 5; Idem: G.T. in Primiero di Ieri e di Oggi, pag. 46-50; Dr. G.T. in­signito da S.S. Pio XI della comm. di San Greg. Magno, «Studi Trent. 1924, Fase. 2, pag. 182; A. Della Costa e G.M. Gatti: Dizionario di Musica, pag. 416; Trecca­ni: Diz. Encicl. ltal., Roma 1961, XII, pag. 109; «Trentina» 1933, Febbraio, pag. 77; G. Tebaldi in «Bollettino Ceciliano>>, 1933; «Studi Trent.11, 1930, fase. 3,"pagg. 271, 272; A. Pellin: Storia di Feltre, pagg. 195 e 220; Vita Trentina, 29 febbraio 1908; Vita Trentina, 12"gennaio 1933 ; C. Battisti: Guida di Primiero, pag. 23; Vo­ci di Primiero 1943, n. l - 1971, n. 7-8; A. Zanetel: ricordi personali ; Ricordi Ed., Enciclopedia della Musica, 1964, Vol. IV, pag. 372 ; C. Schmidl: Dizion. Universa­le dei Musicisti, Ed. Sonzogno, Milano, 1929, Vol. II, pag. 587 ; A. De Angelis: Di­zion. dei Musicistt, Tip. Ausonia, Roma, MCMXXII, pagg. 480-481; F. Abbiati: Storia della Musica, Bologna, Garzanti, 1950, Vol. II, pag. 127; G. Tebaldini: L'ar­chivio Musicale della Cappella Antoniana in Padova, Antoniana 1895, pag. 119; M. Mirabella Roberti in Guida delle Valli del Primiero, 1977, pagg. 88, 93, 95 , 102; A. Gorfer: Le valli del Trent. Orient., pagg. 868, 1017, 1019, 1021, 1022).

TESSARI (TESSARO • l) FRATELLI GIOVANNI, DOMENICO SANTO, ANTONIO di Pieve Tesino. Anche loro, come tanti, intra­presero ancor giovanissimi la non comoda attività del «pertegante».

Giovanni e Domenico Santo trasformarono al plurale il loro co­gnome, avendo i due fratelli costituito una stessa ditta. Aprirono in­fatti negozi a Parigi, ad Augusta e, oltre ad essere corrispondenti dei Remondini di Bassano, lavorarono con una propria stamperia. La lo­ro attività commerciale si estese e le loro stampe si divulgarono non solo in Francia, ma anche nel Mittel-Europa ed in Russia.

Le loro stampe portano date che vanno dalla fine del 1700 alla pri­ma metà del 1800. Nel 1840 infatti il negozio di Parigi passò all'A­vanzo.

Antonio Tessaro, il fratello, lavorò invece in proprio, aprendo un negozio a Gand.

(Stampe per via, Manfrini, Calliano, 1972, pagg. 70-73, 93).

TODESCHINI DOMENICO FRANCESCO, di Pergine. La fami­glia Todeschini la si menziona a Pergine nel 1499 per il dono che fece alla locale chiesa di Santa Maria di un altare in legno per il S. Croci-

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fisso. Nel 1676 un Domenico T. ottiene dal vescovo di Feltre il per­messo di porre un banco segnato alla sua famiglia nella parrocchiale. La figura più illustre della casata fu Francesco Domenico del quale si conosce la data di morte, l 783, ed il titolo di qualche sua opera man­data alle stampe. Proseguì nella compilazione del Saggio della biblio­teca tirolese, già iniziato dal Tartarotti, che fece stampare sotto que­sto pomposo titolo: Saggi della Biblioteca Tirolese, ossia Notizie istoriche degli Scrittori della provincia del Tirolo di Giacomo· Tarta­rotti Roveretano, e da Domenico Francesco Todeschini Prete Pergi­nese, Proton. Apostolico, Accademico Agiato e Pericolante Peloritano di Giunte e Note accresciuto (Venezia, 1777). Di quest'opera, dedica­ta al P. Vescovo di Trento, ne pubblicò solo la prima parte: la Scan­zia prima. Ma pubblicò anche Nuovo trionfo della verità, ossia rela­zione del giudicio pubblicato in Vienna a favore del trattato della Re­golata divozione di Lamindo Pritanio (Lucca, 1759); La mammana instruita del Barufaldi colle note di Domenico Todeschini di Pergine (Trento, per Michele Battisti, 1760); Lettera sopra la distribuzione della comunione durante la messa (Gorizia, per Valeria Valeri, senza anno); Errori di stampa notati ne/libro 2, Cap. 2 del Tomo XII della Storia letteraria d'Italia (Messina, 1759); Feudo prediale dimostrato di dominio diretto della Chiesa di Feltre (Foglio in stampa, senza da­ta e luogo). Lasciò anche un manoscritto, Apoteosi Lamindiana, in polemica con P. Vittorio da Cavalese cdntorno al voto sanguinario e la seconda parte della Biblioteca TiroleseJJ.

(Montebello: o.c. pagg. 401, 402, 467; Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 86-87-521; De Alessandrini: Storia di Pergine, pagg. 54-114-194).

TOGNOLLI GIOVANNI, pittore, di Bieno. Nacque il 16 giugno 1786, in una famiglia poverissima. Giovanissimo si portò a Livorno presso il suo parente, Domenico Dal Negro, che colà aveva aperto un negozio di stampe. Il giovane manifestò subito la sua indole artistica tanto che i pittori Morghen e Toffanelli espressero alta ammirazione nell'osservare i suoi disegni.

A 22 anni, su consiglio dei due maestri, si recò a Roma ed entrò nello studio di un tal Del Brate e quindi fu assunto dal Canova stes­so, come disegnatore. Dopo la morte del Canova (1821) compì qual-

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che viaggio all'estero, a Parigi, a Vienna, ma dal 1781 si può affer­mare che sia vissuto sempre a Roma od almeno quivi era il suo stu­dio. V iene soprattutto ricordato per la religiosità e la bellezza delle sue Sacre Famiglie, ma fu apprezzato anche come ritrattista.

Ebbe la nomina di Professore dell'ccAccademia artistica inglese)) di Roma.

Nel 1831 espose a Roma diversi quadri: Silentium, Madonna con Bambino, San Giovanni, Santa Elisabetta. La sua arte si richiama al Caracci. Disegnò anche il busto di Canova intagliato da Augusto Se­rafini.

Morì il 31 maggio 1862.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 228; Idem: Somm. Stor. Trent.,pag. 194; We­ber: o.c., pag. 288 ; Tirolische Kiinsteler Lex., pag. 250; Tor. Bote, 1925, n. 29; Wiirzbach, Biograf. Lex., 1882, pag. 46; O. Brentari: Guida Trent., l, pag. 382; E. Benezit: Dictionnaire etc. , 1966, Vol. 8, pag. 332).

TOLOMEI PROF. GIAN PAOLO, giurista. Nacque a Loreggia (Padova) il 10 dicembre 1814 da Bernardo e Brigida Francescotti. Suo padre era di Pergine e si era trasferito a Trieste, a Venezia e fi­nalmente a Loreggia, ove gli nacque il terzogenito Gian Paolo appun­to.

Fino a dieci anni fruì della scuola paterna. Nel 1824 si trasferì a Treviso e nel limite di dieci anni percorse gli studi elementari, ginna­siali e liceali. Nel novembre del 1834 si iscrisse in Padova alla Fa­coltà di Studi Giuridici Politici. Durante i quattro anni universitari ebbe a compagno ed amico Giovanni Prati.

Il primo settembre del1838, si laureò e nello stesso anno pubblicò la sua tesi di laurea: ccSul Pensionatico, ossia sulla servitù del pascolo invernale delle pecore, avuto riguardo alle sole provincie Venete -Dissertazione (Padova, Panada, 1838). Il lavoro, ampliato, verrà pubblicato in seconda edizione nel 1824 (Venezia, Fontana, 1842). Per questa pubblicazione verrà chiamato dal Vicere ·del Lombardo Veneto per redigere una legge che regolasse la materia, cosa attuata con Ordinanza Imperiale del 1856.

Dopo qualche tempo di tirocinio presso l'Avvocato Brusoni, entrò nell'Università come assistente del Prof. Giuseppe Todeschini, alla

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Cattedra di Diritto Naturale e Penale; nel 1842 venne nominato sup­plente e quindi con risoluzione sovrana del 9 marzo 1844 fu professo­re di cattedra, succedendo al Todeschini.

Oltre alla sua attività di insegnante, si occupò anche con azioni di vita civica, sia amministrativa che politica. Fu nel Consiglio Comuna­le di Padova, in quello di Torreglia, ove si recava a villeggiare. Fu nella Deputazione Provinciale, quando vigeva il regime austriaco, nel Consiglio Provinciale costituito con le leggi del nuovo regno italico, del quale fu per qualche tempo presidente. Nel 1867 fu eletto deputa­to per il Collegio di Pieve di Cadore: non entrò in parlamento a cau­sa del sorteggio per eccedenza nel numero dei professori eletti.

Su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione fu nominato ((Cava/iereJJ 1'8 giugno 1868; «CommendatoreJJ il 2 gennaio 1873. Su proposta del Ministro di Grazia e Giustizia ((Cavaliere MaurizianOJJ e poi ((Commendatore)), Nel febbraio del 1876 fu nominato ((Grand'Uf­ficiale della Corona d'Italia)) e il 4 dicembre 1890 ((Senatore del Re­gno)),

Come scienziato fu: Socio del R. Istituto Veneto; dell'Accademia Palermitana, dell'Ace. Scienze Lettere ed Arti di Acireale, dell'Ace. Scienze Lettere ed Arti di Padova, Urbino, Bovolenta (Padova), della Virgiliana di Mantova, del Circolo Giuridico di Palermo, della So­cietà Italiana d'Igiene, dell'Ateneo Veneto.

Partecipò a numerosi Congressi: al Congresso Giuridico Italiano di Roma nel 1873; al Congresso dei dotti a Palermo, ove fu Vicepre­sidente della sezione legale; al Congresso internazionale di Beneficen­za in Milano nel 1880, ove fu Presidente della 2a Sezione; al Con­gresso Internazionale Giuridico di Torino nel 1880, ove fu Presiden­te della Sezione per la difesa sociale; al 3° Congresso Giuridico Na­zionale del 1891, del quale fu tra i coordinatori.

Nel 1874 rappresentò il governo al Centenario Petrarchesco. Fu Commissario Governativo all'Università di Camerino, membro del Consiglio Superiore dell'Istruzione Pubblica (1889-1892), fece parte della Commissione permanente per la stesura del Codice Penale del Regno d'Italia.

Fu lui che tenne il discorso ufficiale in occasione della prima visita di Vittorio Emanuele II, avvenuta dopo l'annessione del Veneto (l agosto 1866), in Padova.

Si deve ricordare che fu pure Presidente onorario della Società Margherita di Savoia per i liberati dal carcere.

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A Roma fu ospite del Ministro degli Interni e fu ricevuto da Um­berto I e da Leone XIII.

Morì a Padova il 9 maggio 1893. Gli sopravvisse la moglie Elisa­betta Gennari, che aveva sposato nel 1838; la figlia Antonietta sposa­ta Boscaro-Bortolan; il figlio Ugo, impiegato nel Genio Civile, che aveva subita «onorata prigionia» al tempo austriaco e che aveva ser­vito la patria durante le guerre di indipendenza.

Un figlio, Emilio, lo perdette quattordicenne nel 1859. Nel 1888 perdette il figlio Luigi di 30 anni ed il figlio Antonio di 49. Quest'ulti­mo aveva coperto la carica di Sindaco di Padova e fu lui che rese gli onori a re Umberto I durante la sua visita alla città. Questo suo figlio Antonio fu definito (dustro di Padova)) e fu pronosticato come una ((gloria della letteratura italianaJJ.' lasciò infatti dei versi e varie com­posizioni.

Siamo in grado di dare un elenco quasi completo delle pubblicazio­ni di Gian Paolo Tolomei:

DIRITTO FILOSOFICO: Corso elementare di Diritto naturale e razionale (Vol. 3, Padova, Bianchi, 1849); La vera dignità dell'uomo richiede che la libertà si coordini con l'autorità. Discorso inaugurale per l'apertura di tutti gli studi nell'Univers.di Padova (Pdova, Anto­nelli, 1853); Corso elementare di diritto naturale e razionale. II Ed., ampliata (Vol. 2, Padova, Bianchi, 1885). Dal 1856 al 1867 furono fatte a Napoli altre tre edizioni.

DIRITTO E PROCEDURA PENALE: ((Discorso di apertura delle tornate dell'Accademia di esercizio pei dibattimenti penali (Ace. da lui stesso fondata). Il Discorso venne pubblicato nell'((Eco dei Tri­bunali)) (Venezia, 1856) e separatamente (Padova, Bianchi, 1856); Polemica sul quesito: «Se aforma del Regolamento Austriaco 1853 di procedura penale si possa tener tutto il dibattimento penale senza la presenza dell'imputatOJJ («Eco dei Tribunali», Venezia, n. 765 del 1857 e n. 773 del 1858); Diritto penale. Elementi e studi proposti a scolari sui punti fondamentali della scienza e della legislazione pena­le avuto riguardo al codice penale austriaco (Vol. l, Padova, Bianchi, 1863); Diritto penale filosofico e positivo austriaco avuto speciale ri­guardo alle provincie Lombardo-Venete (Vol. l, Padova, Bianchi, 1866); Osservazioni al libro I del progetto 1866 del Codice penale italiano (Firenze, Tip. Reale, 1866); Lavori sul progetto del Codice penale del Regno d'Italia nel1866, 67, 68, quale membro della Com­missione governativa e della sotto Commissione di redazione (Vol. 2, Firenze, Tip. Reale, 1870), pubblicati a cura del Ministero di Grazia

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e Giustizia; Sulla Memoria del dr. G.L. Gianelli intorno alle cause che escludono l'imputabilità etc. Considerazioni (Gazzetta medica Italiana, 1867, n. 52); Quale sia il principio del supremo giure puniti­vo che nella materia dei reati contro la religione corrisponda alle giu­ste esigenze del vero incivilimento (Firenze, Riv. Legisl. e Giurispr., 1867); Sul progetto di legge per le unificazioni delle leggi penali nelle diverse provincie del Regno (Venezia, «Eco dei Tribunali», 1868); Sul progetto - 1858 - del Codice penale del Regno d'Italia - Relazione letta al R. !st. Veneto (Atti Istit. Ven., Serie III, Vol. XIII, 1868); Sul confronto del progetto 1868 del Cod. Pen. del Regno d'Italia colle leggi vigenti (Venezia, «Eco dei Tribunali», 1869); Sulla relazione della Commissione parlamentare intorno all'unificazione legislativa proposta dal Ministro De Filippo. Lettera a F. Carrara (Arch. Giu­rid., Vol. III, 1869); Sulle confessioni stragiudiziali in materia penale («Giornale delle Leggi», Genova - «Eco dei Tribunali», Venezia, 1872); Sul diritto di difesa durante l'istruzione preparatoria dei pro­cessi penali («Giornale delle Leggi» 1874; n. 9); Diritto e procedura penale esposti analiticamente ai suoi scolari (Padova, Sacchetto, 1874-75); Ancora sulla tesi ((se l'ammenda possa essere assunta co­me unico fondamento e fine della pena («Giornale delle Leggi, 1875, n. 46); Fino a qual punto il modo di esecuzione della pena dev'essere determinata dalla legge. L 'amministrazione delle carceri dev'essa go­dere di un qualche potere discrezionale, etc. (Riv. delle discipline car­cerarie, Roma, A. VI, 1876); Sul progetto di un codice penale del Re­gno d'Italia presentato nell'anno 1868 e sui progetti successivi fino al maggio 1876 (Atti R. Ist. Ven., Vol. II, Serie V, 1876); Sulparagr. 2 dell'Art. 226 del progetto Senatorio del Codice penale del Regno d'I­talia («Giornale delle Leggi», Genova, 1877); Lavori vari sul pro~etto Senatorio del Codice penale, fatti quale membro della Comm. mister. del 1878 di riesame etc. (Roma, Stamperie reale, 1878); Studi intor­no al progetto del Codice penale del Regno d'Italia - Rassegna del te­sto e della Relazione Minist., etc. (Riv. Penale, V. III, 1887); Sui di­ritti di querela nei reati di diffamazione, di livello e d'ingiuria (Ibi­dem. V. VII, 1878); La Costituzione criminale di Carlo V. del 1532, detta volgarmente la ((Carolina)), confrontata colle leggi penali del­l'Impero Germanico del 1879 (Ibidem, Vol. XI, 1879); Sul terzo te­ma svolto dal Congr. Giuridico intern. di Torino nel settembre 1880: ((sull'ammonizione, sulla sorveglianza speciale della pulizia ed istituti consimi/iJJ(R.Ist. Veneto, 1881); Sull'odierno sistema penale nel Re­gno. d'Italia (Padova, 1883); Sulla memoria dlNichilismo del Diritto

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pena/eJ) del Prof Bucce/lati (Riv. critica del Prof. Schupfer, Anno l, n. 3); Sul lavoro del Lucchini ccDiscorsi di apertura ecCJJ. (Ibidem, Anno Il, n. 3); Sui delitti ccabusi dei ministri dei Culti nell'esercizio delle loro funzioniJJ, a forma del nuovo progetto del Codice penale Savelli (Atti R. 1st. Veneto, Vol. Il, Serie VI); Sul nuovo sistema pe­nale del predetto progetto (Riv. penale etc., Firenze, Le Monnier, 1884); Sul lavoro di Emilio Dorso di Carminati ceLa pena di morte di fronte alla necessità, alla giustizia e alla morale)) (Riv. critica, A. Il, n. 2); Sul lavoro di F. Puglia cdstitutioni di procedura penale)) (Ibidem, A. Il, n. 9); Simili di A. Bucce/lati cdstituzioni di Diritto e di procedura penale)) (Ibidem, A. Il, n. 10); Sui delitti e sulle con­travvenzioni (Riv. penale del Lucchini, Bologna, Vol. XXIII, pagg. 472 e ss.); Sul saggio critico del Prof Lucchini cd Semplicisti del Di­ritto penale)) - Articoli critici (Roma, Opinione, n. 186, n. 188, n. 102); I vecchi e nuovi orizzonti del Diritto penale - Due Lezioni (Pa­dova, Drucker, 1887); Sui progetti di un Codice penale comune a tutto il Regno d'Italia, da quello Senatorio del 1875 all'ultimo del Garda­sigilli Zanardelli del 1887 (Atti R. 1st. Ven., Vol. VI, Serie VI, 1888); Sull'odierna questione degli abusi dei ministri dei Culti etc. (Atti Ace. di Padova, 1888); Sulla retroattività della nuova legge pe­nale più mite etc. (Riv. penale, Vol. XXIX-IX, Serie Il, fase. 3); Dei delitti contro il buon costume e contro l'ordine della famiglia secondo il nuovo codice (Ibidem, fasé 4 e 5, 1889); Sul capoverso dell'Art. 46 del nuovo Codice penale (Atti 1st. Ven. dicembre 1889); Delucidazio­ni dell'Art. 276 del nuovo Codice etc. («Legge», Vol. I, n. 2; pag. 66, 1889); Polemica e difesa del capoverso dell'Art. 46 del nuovo Codice penale (Giornale «ll Veneto», Padova, marzo 1890, n. 77 e n. 84); Sull'Art. 39 delle disposizioni transitorie per l'attuazione del nuovo codice («Monitore» dei Tribunali di Milano, n. 8, pag. 159, 1890); Sulla seduzione mediante promessa non adempiuta o mediante simu­lazione di matrimonio (Atti Ace. di Padova, 1890).

DIPLOMAZIA: La diplomazia europea e la questione se la guer­ra dia al vincitore il diritto di spogliare il vinto delle opere della scienza e dell'arte o dei monumenti storici per arricchire ed abbellire con esse il proprio paese (Padova, Randi, 1886); La costituzione del 23 dicembre 1876 dell'Impero Ottomano e la Diplomazia Europea (Atti Ist. Ven. Vol. IV, Serie VII).

PENSIONA TICO: v.s. Tesi di laurea e Sei articoli di polemica stampati sul Giornale di Padova cd[ TornacontOJJ (1847, dal n. 23 al 48) per difendere la proposta da lui fatta dell'affrancatura della ser-

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vitù suddetta; Commento all'Imperiale Ordinanza del 25 giugno 1856, che abolì questa servitù («Eco dei Tribunali>>, Venezia, 1857).

VARIA: Sulla interpretazione dell'Art. 162 della Legge Comunale e Provinciale Italiana del 1865 (Atti Cons. Comunale di Padova, 1867); Sulla circoscrizione giudiziaria della provincia di Padova -Relazione al Cons. Prov. nell'Adunanza del 18 aprile 1871 (Atti del Cons. Prov., e Padova, Sacchetto, 1971); Sulla riforma del carcere giudiziario di Padova - Relazione (Atti Cons. Prov., 1872); Patrona­to pei liberati dal carcere - Rendiconto morale ed economico nel III anni sociale nell'Assemblea dei soci il 28 aprile 1890 (Padova, Cre­scini, 1890).

COMMEMORAZIONI: In morte del Prof Giuseppe Dalluscheck («Eco dei Tribunali>>, Venezia, 1966); Sulla vita e sugli scritti del Prof Giuseppe Munari - Tedeschi (Atti Ace. di Padova, dicembre 1878); Commemorazione del defunto prof ab. G.P. Pertile, letta nel­l'Aula Magna dell'Univ. il dì Il maggio 1884 (Padova, Randi, 1884); Commemorazione del Prof L. Bellevite, letta nell'Aula Magna del­l'Univ., 1'8 dicembre 1885 (Padova, Randi, 1886).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 360-363; F. Lampertico: Commemorazione di G.P.T. in Atti R. 1st. Ven., Vol. VII, Serie VII-1895-96 ; A. Cavagnari: Comme­morazione del Senator Prof. G.P.T., letta nell'Aula Magna dell'Unive di Padova il 3 dicembre 1893, Padova, Randi, 1894).

TOMASELLI ALBANO, pittore, nato a Strigno il 26 marzo 1833. Nato da famiglia poverissima, trovò sulla sua strada generosi mece­nati. Suo padre, tessitore al tempo delle filande, morì a 48 anni la­sciando moglie e figli nella più completa indigenza, ma Albano poté inserirsi nell'attività artistica veramente per un provvidenziale caso fortuito. Si introdusse infatti un giorno di nascosto, insieme ad un coetaneo, nella sala di Casa Rinaldi in Strigno e quivi si mise a rico­piare clandestinamente le pitture che allora abbellivano le pareti. Fu scoperto dalla padrona di casa, la signora Rinaldi, la quale intuì di trovarsi di fronte ad un genio. Lo avviò lei stessa agli studi non solo, ma lo raccomandò a Tommaso Gar, al Barone Giovanni a Prato, i quali contribuirono alle spese per mantenerlo agli studi presso l'Acca­demia di Venezia. Costoro lanciarono anche un appello alla cittadi­nanza di Padova, invitandola ad «un'opera di Patria Beneficenza)),

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affinché venisse aiutato un giovanetto nel quale albergava ((una vera luce di genio, che opportunamente diretto ~ assecondato, potrebbe un giorno crescer frutto di gloria a/l'ItaliaJJ.

La sottoscrizione si aperse ed il giovane studente doveva ogni anno presentare un lavoro di pittura, cesellatura o in altra tecnica figurati­va, che sarebbe poi estreatto a sorte tra i sottoscrittori. Nel 1852 il Preside dell'Accademia, il Marchese Pietro Selvatico, che amava Al­bano come un padre il figlio, scriveva all'Ing. Danieli in Padova:

((Non faranno, i patroni del Tomaselli, opera di carità soltanto, aiute­ranno a crescer forte un intelletto già divenuto poderosissimo; perché il nostro non è più uno sco/arino abile che copia bene: è già un arti­sta che procede sicuro innanzi a passi da gigante, lascia indietro di lunga mano anche quelli che tanto prima di lui incominciarono la difficile via. In quest'anno ha fatto progressi piuttosto prodigiosi che rari, sì che egli lavora adesso a un gran disegno che a me pare cosa meravigliosa. E non a me solamente, ma a quanti si conoscono d'ar­te. Le basti sapere che Hayez nel guardare questo disegno ne rimase stupito e lo disse lavoro di provettissimo. Infatti vi è altezza di con­cetto, concezioni, eleganza, arie di teste 'Stupende d'affetto, pieghe mi­rabilmente gettate e disegnate, in una parola tutti quei pregi che non possono venire se non dal genio sorretto da forti studiJJ. Il Tomaselli disegnava di getto, senza mai cancellare il fatto.

Sarebbe troppo lungo elencare la serie dei premi che di anno in an­no si accaparrava tra quegli posti in palio d"Istituto, ma non si deve sottacere l'esito del concorso bandito dall'Accademia nell'anno 1851-52. ((Non ho speranza alcuna)) era il moto della scheda anonima rela­tiva ad un acquerello 0,54 per 0,80, raffigurante l'Unzione di David. La Commissione giudicatrice così si espresse, assegnando al disegno il primo premio: ((L 'autore colse egregiamente il soggetto e s'ad­dentrò nello spirito delle sacre pagine. La scena è mirabilmente rap­presentata. Lo spirito attinto dai sommi esemplari e più dalla scelta natura, si mostra squisitamente puro. Oltremodo bella si manifesta la maniera del piegare i panni e di delineare ogni singolo particolare delle figure. In una parola, l'opera, condotta con molta valentia, ap­palesa,grandissima potenza d'ingengo e copia di studiJJ. Alla verifica delle schede (d'opera fornita di grandi e veramente ammirabili bellez­zeJJ, risultò essere quella del Tomaselli, allora diciannovenne.

L'attestazione migliore si ebbe con due deliberazione del Consiglio dell'Accademia: con la prima fu incaricato di dipingere la pala del­l'Assunzione per la chiesa di Malpuga in Dalmazia; con la seconda,

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nel 1855, gli commissionò la pala della Chiesa di Arsiero: un quadro di m. 3,35 per m. 4,93, rappresentante SanMichele. Di quest'opera esistono nel Museo di Padova i cartoni, mentre l'opera fu portata a termine, causa la morte del Tomaselli, dal Ghedina di Cortina d'Am­pezzo. Fu definito, dal Paoletti, ((un lavoro di vaste dimensioni degno di un artista consumato, anzicché di un giovinetto)),

Nel 1856 il Consiglio d'Accademia decise, con voto unanime, di inviarlo a proprie spese a Roma, onde potesse completare la sua cul­tura artistica.

Purtroppo durante il viaggio fu colto da un assalto del male che da qualche tempo lo tormentava, una forma specifica all'intestino. Morì a Firenze il 10 dicembre 1856, assistito dagli amici sconcertati tra i quali il Signorini, il Fattori.

La sua morte è registrata in Santa Maria Maggiore, al n. 517 del Registro dei morti, sotto la data appunto del 10 dicembre 1856: ((È passato all'altra vita nel Popolo di Santa Maria Maggiore compreso nella comunità di Firenze T A. di anni 22, pittore - Era oriundo di Venezia addetto all'Accademia delle Belle Arti, come pittore ... JJ.

La salma fu tumulata nel'}:lronao della chiesa di San Minato, tra le salme degli uomini illustri. Camillo Boito ne dettò l'epigrafe:

A.T. DI STRINGO l PITTORE TUTfO BIZZARIE FERVORI SPERANZE

l MORTO A FIRENZE A 23 ANNI l MENTRE IL GENIO DELL'ARTE

PROMETTENDOGLI GLORIA E ALLEGREZZA l GLI SORRIDEVA l QUI NE COMPOSERO LA SALMA l UNA SERA PIOVOSA E CUPA l GLI AMI­Cb. La tomba portava il n. 3 7, l a Fila.

Nel 1957, per ragioni di sicurezza il Genio Civile e la· Sovraintendenza ai Monumenti di Firenze hanno deciso un radicale restauro del Pronao ed i marmi che ricoprivano le tombe, ridotti a pezzi, furono conservati negli scantinati del tempio. Il Sindaco di Fi­renze, La Pira, non pose alcuna obiezione a che la pietra sepolcrale, pur nelle condizioni nelle quali si trovava, venisse trasferita nel paese natale del T omaselli.

La morte dunque chiuse (d nerissimi e sfavillantiJJ occhi del ((pitto­re delle GrazieJJ, come lo definì il Signorini, e la costernazione scese tra gli amici: ((Per me era tuttOJJ, disse Pompeo Momenti; «per me è stato il più bel talento artistico che io abbia mai conosciuto)) disse il Paoletti. Ma le parole più accorate uscirono dal suo maestro, il Mar­chese Selvatico: ((Povero Tomaselli! Sul fior dell'età, colla certezza di salire ad wz seggio dell'arte che le grige rinomanze non arrivano nep­pure a scorgere ... morire, Dio grande, Dio buono! Perché togliere

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queste vite che potrebbero servire a rigenerazione della misera arte presente in Italia? Io quasi per l'angoscia bestemmio. E quale sciagu­ra per l'Accademia, a cui era luce e segno della via da seguirsiJJ/

Diamo ora qui di seguito un più dettagliato curriculum artistico: 1849-50 nella scuola di statuaria riceve il ((premio per disegno di gruppOJJ, il ((premio per copia di statuaJJ, il ((premio 'accessit' per la copia delle piegheJJ e nella scuola di pittura la ((medaglia in rameJJ per l'azione del nudo a memoria; nel 1850-51 ebbe una borsa di studio annua di Lire 600, che gli durò sino alla morte, il ((primo accessitJJ per l'invenzione storica in disegno, il ((premio per figura palliataJJ, un Gesù nell'atto di benedire, il ((primo accessitJJ per l'azione del nudo aggruppato, la ((medaglia di rame)) per la composizione storica; 1851 -52 con l'Unzione di David, ricevette, come si è detto, il ((premio di prima classe con medagliaJJ e con lo stesso lavoro si ebbe anche il ((premio destinato all'incisione)) la ((medaglia di rame)) per la compo­sizione storica di seconda classe; 1852-53 meritò il ((premio Selvati­COJJ di Lire 300 per una composizione storica il Pietro de' Rossi eletto generale dell'armata di terra dei Veneziani, si stacca dalla moglie e dai figli piangenti. In quest'anno dipinse anche un acquerello La morte del Carreggio; 1954, vinse il concorso di prima classe con l'ac­querello Le figlie di Ferdinando, re dei Romani, offrono doni a Tizia­no che dovevafarne il ritratto. Nello stesso anno ricevette uno specia­le invito dalla Direzione della Società per le Belle Arti di Venezia, on­de ((arricchire con opere di sua manOJJ l'Esposizione che si sarebbe aperta, ed è di quest'anno la commissione per la pala della chiesa di Malpuga; 1955, Filippo IV di Spagna che segna la croce di Calatra­va sul petto del ritratto del pittore Velazquez, la Società delle Belle Arti di Praga gli fa pervenire l'invito di partecipare alla mostra che si sarebbe aperta nell'aprile, l'Accademia gli commrnise la pala d'altare per Arsiero, di cui si è già detto: 1956, San Sebastiano, mezza figu­ra a nudo, La Foscari respinge i messi del Senato che si presentano per domandare il corpo del defunto Doge. Con questo quadro ottenne il premio triennale di Lire 2.400 con più l'indennità di viaggio per raggiungere la scuola di perfezionamento in Roma ... o ((dove meglio gli piacesse)),

Altri lavori: presso il Museo di Trento esistono un cartone incom­piuto, una Santa Caterina portata in cielo, Lafesta dei fiori in Vene­zia, un Redentore e diversi schizzi a carboncino.

Si ha menzione di una Madonna con putto «dove c'è l'anima di Raffaello)) (Boito), un'Immacolata, disegno di grandi proporzioni, un

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Attila che cavalca sulle rovine di Aquileia, il Fiore della passione dov'è raffigurata la Vergine che porge il fiore della passione al Bam­bino, lavoro esposto a Venezia nel 1854, il Ritratto del Barone a Prato.

A Strigno vi è il suo Autoritratto ed una Immacolata presso gli eredi di Nerino Tomaselli. Sempre a Strigno, in casa Suster vi è il rit­tatto dipinto dallo Zona.

(P. Selvatico: A. T. su Gazzetta Ufficiale di Venezia, 185 6, n. 290, pag. 1165; A. Maffei:Ad A.T. - Sonetto - su gazzetta UfT. Venezia, n. 298 ; Del pittore A.T., tiro­lese su Osservatore Dalmata, 1856, n. 112; F. Barlan: I fanciulli celebri d'Italia an­tichi e moderni, Milano, G. Agenlli, 1867; G. M . Bourellj: Cento biograf. di fan­ciulli illustri etc. Milano, G. Gnocchi, 1867; Camillo Baita su «Rassegna artistica)), Nuova Antol. ottobre 1873 ; Il «Pittore Bizzarro>> in Storielle Varie, Milano, Tre­ves, 1876; Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pagg. 289, 290; Dr. C. Wiirzbch, Biografi­sches Lex. etc., Vienna, 1882; Messaggero Tirolese, Rovereto, 17 agosto 1852; Weber: o.c., pag. 289; G. Suster: Del pittore A. T., Trento, Zippel, 1887: Idem: Let­ter inedite di Pietro Selvatico ad A.T., Trento, 1889; A.T. il piccolo Raffaello tren­tino di I . Pastorelli su Alto Adige, 11.6.1953; Pippo di Fonteselva; Medaglioni Trentini; Comanducci, Dizion. etc. l, II, III, IV Ed. pag. 735; Elenco oggetti d'arte ammessi all 'Esposiz. nelle sale deii'I.r.Accademia Veneta di Belle Arti, agosto 1855, al n. 5; Ambrosi: Somm. Stor. Trent., pag. 194; Memorie manoscritte di Don Giu­seppe Busato di Arsiero; Brentari: Guida Trent., i, pag. 3 71; Invito ad un 'opera di patria beneficenza-sottoscrizione in favore di A.T., 15 settembre 1847, Padova; So­maré: Storia della pitt. Ital. dell'800, Vol.I, pag. 530, 1828; Die Kgl. Gallerien d. Akademie von Venedig, 1915; Emporio pittori, 1865; Il, f. 97; Thieme Becher Lex etc.; L. Proner: Medaglioni Trent., 1959, pag. 460; Marroni: Collana Art. Trent. Eugenio Prati, pag. 33; Centennario A.T. su «StudiTrent.», 1857, fase. 1/2, pag. 162; A. Zanetel su L'Adige del 20 novembre e 28 dicembre 1956 e del 5 febbraio 1957; E . Benezit: Dictionnaire etc., 1966, Vol. 8, pag. 357).

TOMASELLI FRANCESCO, pittore, ritrattista. Lo si crede di Val­sugana, forse di Pergine, forse di Strigno o di Grigno. Nel 1809 era a Innbruck ove incise il ritratto di Andrea Hoffer.

(Weber: o.c.,pag. 290; Nagler. Lex. XXI, 183; Wiirzbach etc. Vol. 46, pag. 66: G. Gerola: Art. Trent. Est., pag. 29); E. Benezit: Dictionnaire, etc., 1966, pag. 357).

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TOMASELLI IGNAZIO, pittore, di Grigno. Dipingeva fiori e frutti verso la prima metà dell'800. Ventotto dei suoi disegni stanno presso la biblioteca di Innsbruck.

(Weber: o.c.,pag. 290; Nagler Lex. XXI, 183 ; Wiirzbach, Vol. 46, pag. 66).

TOMASINI DON PROF. GIULIO nacque a Pergine il 20 agosto 1907. Compiuti gli medi e teologici presso il Seminario di Trento, venne ordinato sacerdote nel 1931. Proseguendo gli studi si laureò in lettere presso l'Università Cattolica di Milano nel 1939.

Fu poi insegnante presso il Pareggiato di Trento e si dedicò con impegno ad attività parascolastiche educative presso i giovani. Fu ret­tore della chiesa dell'Annunziata, collaboratore e consulente ecclesia­stico del quotidiano ((L 'Adige", indagatore profondo dei fondamenti linguistico-dialettale della regione e poeta.

Morì, stroncato dalla sua molteplice attività il 18 settembre 1965. La sua attività storico-letteraria fu assai copiosa: I due primi con­

gressi Eucaristici decanali di Pergine («Opere di apostolato», Pergine, 1936, pagg. 74-84); Il gergo dei merciai ambulanti della Valle del Tesino («Aevum», 1941, n. l, 2, Milano, pagg. 42 e ss.); Arte religio­sa di Eugenio Prati («Trentina», 1943, n. l, pag. 8 e n. 6 pag. 3); Il <daron>> degli spazzacamini nonesi («Studi Trent.», 1946, fase. 4, pagg. 40-55); Due pittori trentini E. Prati e G. B. Chiocchetti («Strenna Trentina>>, 194 7, pagg. 64-66); Il <<taro n" della Val Rende­na («Studi Trent.>>, fase. 4, pagg. 279-305); Glicerio Ricamboni - Ne­crologio (Ibidem, 1949, fase. 3, pagg. 206-208); Inventore di poesie­Silvio Caldena («Strenna Trent.>>, 1949, pag. 63); Ipotesi archeologi­che linguistiche («Studi Trent.>>, 1950, fsc. l , 2, pagg. 72-91); Recen­sione a C. Battisti; Avviamento allo studio de/latino volgare (Ibidem, 1950, pagg. 30 1-304); Minime di grammatica dialettale: la vocale prostetica nel Trentina (Ibidem, 1950, fase. l, 2, pagg. 115-117); Ca­lisio - Calisberg - Mons. Argentarium («Strenna Trentina>>, 1950, pagg. 3 7-39); La chiesetta di San Silvestro a Vigo Lomaso (Ibidem, 1950, pagg. lO 1-104); Minime di grammatica dialettale: i suffissi in­dicanti incolato («Studi Trentini>>, 1951, fase. 3, pagg. 294-298); Mi­nime di grammatica dialettale: il superlativo (Ibidem, 1951, fase. 4, pagg. 427-431); Recensione a A. Zieger: Andalo, Trento, Dossi e C.

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1951 (Ibidem, 1951, fase. 4, pagg. 534-535); Il cognome di Gerardo Patég («Strenna Trentina», 1951, pagg. 334-341); Il centro archeolo­gico di Vigo Lomaso (Ibidem, 1951, pagg. 83-85); Minime di gram­matica dialettale: il genere degli idro nomi (<<Studi Trentini)), 1952, fase. 2, pagg. 186-199); Recensione a C. Battisti- G. Alessio: Dizio­nario etimologico italiano (Idibem, 1952, pagg. 359-360); Recensione a A. Prati: Vocabolario etimologico italiano (Ibidem, 1952, pag. 360); Recensione a Atlante toponomastico della Venezia Tridentina(Ibidem, 1953, fase. 4, pagg. 331-333, 531-532); Recensioni a G.S. Martini: 331-333, 531-532); Recensioni a G.S. Martini: Vocabolario Voc.gardenese-italiano (Ibidem, 1953, fase. 4, pagg. 533-534);Beren­gario Gerola- Necrologio(Ibidem, pagg. 505-510); Chiesa, Famiglia, Scuola (Trento, Artigianelli, pag. 62, 1953); Recensione ad Atlante toponomastico della Venezia Tridentina («Studi Trentini», 1954, fase. 4, pagg. 476-490); Il punto sopra una vecchia questione storica (Ibi­dem, 1954, fase. 2-3, pagg. 276-282); Recensione a A.Zieger: Castel Campo (Ibidem, 1954, fase. 2, 3, pagg. 329, 333); Recensione a Lio­ne/lo Grof: Il dialetto Trentina etc. (Ibidem, 1956, fase. l, pagg. 128-130); Raccogliendo le briciole -Risposta a lettera aperta di E. Qua­resima (Ibidem, 1955, fase. 4; pagg. 522-527); Le palata/i nei dialetti del Trentina (Milano, F.lli Bocca Ed., 1955, pagg. 264), stampa della sua tesi di laurea del 1939; Recensione a C. Battisti e M.L. Vecchi: Atlante toponomastico della Venezia Tridentina («Studi Trent.», 1956, fsc. 3, pagg. 400-405); Per una storia popolare della Regione (L'Adige, 1956, n. 290); Recensione a C. Battisti e M.L. Vecchi: Commento ai fogli XI dell'Atlante toponomastico («Studi Trentini», 1956, pagg. 400-404); Il prof. G.T. commemora a Caldonazzo /'80.mo della morte di E. Prati (Ibidem, 1957, fase. l, 2, pag. 163); Recensione a Wiirzer B. - Riedl F.M.: Die deutschen Sprachinseln im Trentina und im Oberitalien (Ibidem, 1958, pagg. 168-180); Profi­lo linguistico della regione tridentina (Centro Studi Pedagogici A.I.M.C., Dispensa l; Trento, Stampa Rapida, 1957, pagg. 92, tav.

4); Recensione a A. Zieger: La giovinezza di G. Segantini («Studi Trent.», 1950 fase. l, pag. 106); Malcostume scolastico (L'Adige, 1959); Profilo linguistico della Regione Tridentina (Trento, Saturnia, 1960, pag. 128, II Ed.); Recensione a F. Caproni: Il Sommo/ago («Studi Trent.» 1960, fsc. 4, pagg. 397-403); Angelico Prati - Necro­logio (Ibidem, 1961, fsc. l, pagg. 90-94); Recensione a C.B.: I nomi locali del Catinaccio (Ibidem, pagg. 290-292); La base <<tarJ> e il no­me di Trento (Ibidem, 1962, fase. 2, pagg. 168-185); Recensione in

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E. Winkler: Il più antico Vocabolario latino-polacco (Ibidem, 1962, pagg. 225-226); La Scuola e i Cattolici: Un decennio di lotta per la li­bertà della Scuola (Trento, Artigianelli, 1960, pagg. XIII-374); Echi delle onoranze di Ala a Padre Antonio Bresciani («Quattro Vicaria­ti», Ala, 1963, pagg. 30-35) scritto sotto lo pseudonimo di Simonati Luigi: · Il termine <<androna)J («Studi Trentini», 1964, fsc. 2, pagg. 197-199); Recensione a C. Battisti: I Castelli dell'Alto Adige e la loro in­terpretazione toponomastica (Ibidem, 1964, fase. l, pagg. 107-109); Il processo a Galileo - discussione prematura («Vita e Pensiero», Mi­lano, 1964, pagg. 335-345); Recensione a E. Quaresima: Vocabolario anaurico e salandra etc. («Studi Trentini», 1965, pagg. 308-314); I dialetti trentini (Università di Messina, Convegno etc., Messina, Sam­per, 1965, pagg. 14); Pantelleria («Universo», Firenze, Istit. geogr., 1965, pagg. 551 -567); Il mistero dell'Impenitenza nella Divina Com­media - Indagine nel mondo morale dantesco (Bolzano, il Cristallo, 1965, pagg. 103-123).

(E. Quaresima: Necrologio, «Studi Trentini», 1965, fase. 4, pagg. 405-410, con bibliografia; L 'Adige del 19 settembre 1965 ; Vita Trentina, 23 settembre 1965; U. Tomazzoni e F. Ferrari in «Atti Ace. Roveret. Agiati», 1966, Serie VI, Vol. V, pagg. 119-120).

TOMMASO FU ZANINO di Pergine. Il suo nome viene proposto giacché ci richiama ad un aspetto dell'organizzazione sociale dell'epo­ca. Nel 1423 il T. fu Z. lasciò alla ((Fradaglia» dei lavoratori un letto per ((collocarvi un povero artista infermo)), La moglie poi, sua erede, legò alla Fradaglia uno stabile con annessa una casa seppur dirocca­ta. L'episodio conferma addunque che anche in Valsugana, nel perio­do dei Comuni, i lavoratori si univano in ((FredaglieJJ o, come nel Ve­neto, in ((FraglieJJ o ((Corporazioni» altrove, ossia in fratellanze tra coloro che esercitavano la stessa attività.

Queste associazioni di minatori, mugnai, tessitori, carrettieri, fab­bri, ecc. non solo erano fattori di progresso, ma costituivano delle forze politiche, che in qualche modo riuscivano a temperare il potere del castellano imperiale.

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Certo è che se nei centri importanti queste organizzazioni poterono esprimere una forza politica, non altrettanto poterono fare nei piccoli centri ove la loro attività si espresse quasi assolutamente nell'unica attività di reciproca assistenziale.

(P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pag. 45).

TONELLI CAMILLO di Levico. Nacque il 23 novembre 1784 e morì il 22 marzo 1849. Viene ricordato per aver tradotto in versi ita­liani delle poesie di Gellert: Odi, sermoni, prose con cenni intorno al­la vita dell'Autore (Trento, 1927, 1930).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 170).

TONELLI CARLO, medico, di Levico. Fu il primo che abbia steso uno studio scritto e stampato e che dette l'avvio all'attività termale della cittadina: Delle acque minerali di Levico -Dissertazione Chimi­co Clinica di Carlo Tonelli Patricio Tirolese (Rovereto, 1785). Nella prima parte dà la localizzazione delle fonti e quindi passa all'analisi delle acque.

Era nato il 4 aprile 1759.

(Montebello: o.c.,pagg. 360-364; Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 143 : Idem: Somm. Stor. Trent., pag. 189; Brentari: Guida Trent., l, pag. 304).

TONELLI TOMMASO, avvocato, nato nel 1787 a Levico. Svolse la sua attività di preminenza a Firenze. Ci lasciò queste opere: Sulle prigioni e sul sistema penitenziario (Firenze, 1845); tradusse la Vita di Poggio Brancolini, scritta da Guglielmo Shepherd (Firenze, 1825, 2 Vol. in 8); dello stesso Poggio ne ordinò, annotò e ne curò la stam-

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pa: Epistolae edites collegi! et emendavi! plerasque ex codd. mss. eruit ordine chronologico disposuit notisque illustravi! (Firenze, 1832).

A Firenze morì il 30 ottobre 1851.

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 226).

TONIOLLI BARTOLOMEO, maestro falegname e intagliatore di Regnana (Pinè). Lavorò con altre maestranze nella parrocchiale di Bedollo, verso il 1784.

(A. Gorfer: Le Valli del Trent. Orient., pag. 749; Arch. Parr. di Bedollo, I Libro dei conti).

TRENER GIOVANNI BATTISTA, nato a Fiera da famiglia oriun­da di Rovereto, nel 1877. A Rovereto iniziò gli studi medi e li com­pletò a Trento. Discepolo del geologo Suess, si laureò a Vienna. As­sunto poi da quella Università ebbe l'incarico di condurre dei rilievi geologici nel Trentino.

Cognato di Cesare Battisti collaborò con lui nella rivista ccTriden­tum)J da questi fondata nel 1898.

N el 1915, prima dell'intervento italiano alla guerra, lasciò Vienna ed assunse un incarico presso l'Istituto geologico dell'Università di Padova.

Arruolatosi come volontario venne assunto come interprete presso il Comando Supremo. Nel novembre del 1918 fu tra la Commissione che stilizzò le condizione dell'Armistizio di Villa Giusti (V. Decorati).

Tornò a Trento dopo la guerra e fu tra i dirigenti del Museo di Scienze naturali del quale divenne direttore, collaboratore di ccNatura AlpinaJJ e di ccStudi Trentini di scienze natura/iJJ.

Fu tra i promotori della costruzione dei monumenti a padre Euse­bio Chini ed al suo compatriotta Luigi Negrelli.

Mori a Trento il 5 maggio 1954.

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Ecco qualcosa tra le sue pubblicazione: Industrie vecchie e nuove (Annuario «Studi Trent.», 1899, A. V., pagg. 143-195); Le antiche mi­niere di Trento storia e geologia (Annuario Soc. Alp. Trent., Vol. XX, pagg. 27-89); Notizie sul progetto del Card. Madruzzo di erige­re in Trento un ginnasio ed uno ccstudio generale et plenOJJ («Triden­tum>>, 1900, fase. X, pagg. 425-441); Notizie sulle antiche miniere di Trento -nuovi documenti (Ibidem, 1901, fase. IX, pagg. aà-393); Per una ricerca d'arte antica a Trento - Appello ai cittadini (Ibidem, 1902, fase. III, pagg. 123-125); La geologia dei gruppi del Lagorai e Cima D'Asta - conferenza presso !st. Geolog. di Vienna (Ibidem, 1902, fase. II, pag. 94); Lafesta di San Vigilia a Trento nel cinquen­cento (Ibidem, pag. 95); Di alcuni laghi scomparsi nel Trentina- No­te per servire alla limnologia trentina (Ibidem, fase. IV, pagg. 217-222); Notizie per la storia dell'arte nel Trentina (Ibidem, fase. IX, pagg. 408-426 e fase. X, pagg. 458-464); Un professore trentina di teologia a Innsbruck - P. Flaviano Ricci di Cembra (Ibidem, fase. VI, pag. 276); Di un'antica miniera di Vii/azzanno (Ibidem, fase. I, pag. 39); Una città del Trentina (Ibidem, fase. Vl,pag. 282); I confini linguistici in Val d'Adige (Ibidem, fase. III, pag. 125); Un artista che ama dirsi trentina alla dieta di Innsbruck - Gino Fogolari (Atti «Ac­cademia Agiati, Rovereto>>, Serie III, Vol. IX, 1903); Le marmite dei Giganti di Nago («Vita Trentina>>, fase. IV, 1903, pagg. 67-68); Il Bondone (Ibidem, fase. IV, pag. 61-66); Come si illustra fotografica­mente (Atti «Ace. Agiati, Rovereto>>, Serie III, Vol. VIII, fase. I, pag. 16-17 e «Tridentuma>>, 1904, fase. IV, pag. 187); Escursioni geologi­che nel Trentina («Tridentum>>, 1903, fase. II, pag. 83); Sul servizio idrografico nel Trentina (Ibidem, 1903, fase. IV, pag. 183); Le oscil-

. ' /azioni secolari del ci/ma nel Trentina (Ibidem, 1904, fase. V, pagg. 208-223 e Annuario Soc. Alp. Tridentini, XXIII, 1904 pag. 78); I terremoti nel Trentina - notizie storiche dal sec. III al sec. XVIII («Tridentum>>, 1903, fase. l, pagg. 6-12); L'abate Giacomo Bresadola -gloria italiana («Trentinm>, A. III, fase. II, 1927, pagg. 25-33); Don Luigi Baro/di (Boli. Soc. Scienze Naturali Trent., Alto Adige, A. IV, fase. l, 1953, pagg. 5-6); Cesare Battisti geografo («Natura Alpina>>, A. V. fase. l, pagg. 2-8).

(M. Ferrari G.B.T. - Necrologio in «Natura Alpina», maggio 1924; G.B. Emert: G.B.T. in «Studi Trentini Scienze Natur.», 1954, fase. 2, 3, pagg. 324-326; M. Fer­rari: Nel primo centennario della nascita di G.B. Trener, ((Strenna Trentina>>, 1977,. pagg. 77-79, con fotografia ; L. F. in Atti «Ace. Roveret. Agiati», 1954, Serie V, Vol. III, pagg. XXXI - XXXII).

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TROGHER GIUSEPPE, medico, figlio di Leopoldo, di Roncegno. Collaborò con il padre nella stesura del libretto Acque di Sella, Pràe e Zaberle (Trento, l 788).

(A mbrosi: Scritt. Art. Trent. , pag. 142).

TROGHER LEOPOLDO di Roncegno. Visse tra il 1720 e il 1792. Passò la maggior parte della vita come medico condotto in Borgo. Lasciò in manos.critto la descrizione della Febbre contagiosa del1752 e 1753, osservata epidemica in Roncegno e l'altra descrizione Febbre verminosa, maligna e contagiosa, che infestò nella primavera del 1756 Castelnuovo, Telve e O/le, luoghi della Valsugana nel Tirolo. Le due descrizioni furono stampate nell'opera Saggi di Medicina pra­tica del dottor Pietro Paolo dall'Arme di Trento, pubblicata postuma a cura del dottor Giambattista Borsieri di Civezzano.

Insieme al figlio Giuseppe pubblicò le Acque di Sella, Paàe e Za­berle (Trento, 1788).

(A mbrosi: Scritt. Art. Trentini, pag. 142; Idem: Somm. Storia Trent., pag. 189; Montebello: o.c., pagg. 310, 311).

TROTTER DON BARTOLOMEO di Fiera, nato nel 1748. Il padre, Celso, fu notaro in Primiero per una cinquantina d'anni, nel 1744 ((piirgermaster in Fiera». Morì nello stesso giorno in cui le morì la moglie, il 2 maggio 1786, lasciando 12 figli, tra i quali appunto Bar­tolomeo. Questi fu ordinato sacerdote nel 1771. Fu maestro dei prin­cipi di Colalto e poscia fu segretario del principe di Metternich. Tra­scorse la sua vita in parte a Graz ed in parte a Vienna. Quivi morì nel 1819.

(«Voci di Primiero», 1959, n. 8).

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TURRA PROF. DON ALBINO, musicista, nacque a Tonadico il 19 dicembre 1926. Fin da bambino dimostrò la sua propensione ver­so la musica. Il parroco di allora, il cordiale don Guido Polo, intuì le capacità del giovinetto e gli fornì i primi rudimenti musicali, tanto che non ancora undicenne fu in grado di accompagnare all'organo il coro parrocchiale, che sotto appunto la guida del parroco aveva raggiun­to un certo livello di esecuzione.

Seguì i corsi ginnasiali e di teologia presso il Seminario di Trento e nel 1951 fu ordinato sacerdote. Contemporaneamente, sotto la guida del maestro Mezzena, si diplomò in pianoforte. Proseguì gli studi mu­sicali diplomandosi in organo con il maestro Tagliavini, nel Conser­vatorio di Bolzano.

Fu insegnante collaboratore di Mons. Eccher nella scuola di Musi­ca Sacra, quindi insegnante d'organo e composizione presso il Liceo Musicale ((Gianferrari>J in Trento.

Si conquistò grande merito nella difesa e nel ripristino degli organi antichi della regione, che andavano vieppiù deteriorandosi nel disinte­resse generale. Progettò organi nuovi come quello della Chiesa Maria Assunta di Merano, esprimendo le conoscenze acquisite nello studio degli organi antichi. Abile e coscienzioso concertista, sapeva trarre dai vecchi organi dei timbri e modulazioni insperati. Primo in Italia concertò una combinazione musicale con organo e cembalo.

Di carattere un po' chiuso, come in genere quasi tutti i primierotti, si apriva con gli allievi dei quali diveniva ·amico ed ai quali, come ai pochi amici, donava la sua spontanea affabilità.

Durante una sua visita ai genitori in Tonadico fu colto da improv­viso malore. Ricoverato a Feltre vi morì il 2 marzo 1970. Non aveva che 43 anni ed il programma della sua proficua attività lo si può dire stroncata malauguratamente: solo artisti come lui possono esprimere una ((musica sacra)) che sia veramente preghiera di elevazione a Dio.

(d.A . Carotta: necrologio in Vita Trentina del 5 marzo 1970; Voci di Primiero, 1970, n. 3; L . Tisot: In morte di d.A.T. - versi - in Voci di Primiero, 1970, n. 4; Voci di Primiero, 1970, n. 6; Strenna Trentina: L'organo di d.A.T., 1965, pagg. 54-55 ; A. Zanetel: ricordi personali).

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u

UDISCALCO vel ODESCALCO da Fornace (?). Fu vescovo di Trento dall '855 all'864. Con suo atto investì un suo compaesano, Reinaldo da Fornace, della riscossione delle decime e dell'ammini­strazione dei beni ecclesiastici in quel di Caldaro, con l'obbligo di «di­fendere la Chiesa dai barbariJJ.

Per certi diritti amministrativi su tali beni nacque una vertenza tra la chiesa di Trento e quella di Frisinga, per la soluzione della quale furono scomodati l'imperatore Lodovico il Germanico e Leopoldo II, re d'Italia.

(A mbrosi: Somm. Stor. Trent., pag. 23 ; A. Zieger: Storia del Trentina e dell'Alto Adige, pag. 38; A. Costa: I Vescovi di Trento, pag. 49 ; A. Gorfer: Le Valli del Trent. Orient. , pag. 4 70).

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v

VALDAGNI GIANNANTONIO, benefattore, di Pergine. Fu dele­gato della Curia nella soluzione di importanti uffici e fu Protonotario Apostolico.

Alla sua morte (1793) lasciò tutta la sua sostanza a favore degli artigiani infermi e commise il lascito di distribuire annualmente sei coperte di lana a famiglie povere della borgata.

(P. de Alessandrini: Memorie' di Pergine, pag. 194).

VALDAGNI GIOVAN BATTISTA, di Pergine. Nato nel 1712, da famiglia religiosissima, nel l 734 veniva colpito da una disgrazia fami­liare che lo sconvolse profondamente. Il sette febbraio infatti di quel­l'anno, gli nasceva il figlioletto, ma, cinque giorni dopo, le moriva la giovane sposa Regina Salvadori. Sorretto nel dolore da un suo zio ge­suita, decise di abbracciare lo stato sacerdotale ed ebbe la gioia di ve­dersi seguito sulla stessa strada dal figliolo.

A lui vengon attribuite quelle mistiche preghiere, che venivano reci­tate sino a qualche tempo addietro durante le Quaranta Ore, date alle stampe la prima volta nel 1760.

L'autore morì in Pergine il 24 marzo 1793, lasciando tutto il suo patrimonio alle opere di carità della botgata.

(D.S. Fontana su «Strenna Trentina», 1953, pag. 37).

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VALDAGNI STEFANO, benefattore, di Pergine. Con testamento del 1701 lasciò due terzi della sua considerevole sostanza al Santo Monte di pietà, già fondato da Andrea Bizzer nel 1611, ed il rima­nente terzo all'Ospedale di Santo Spirito.

(P. de Alessandrini: Memorie di Pergine, pag. 194).

VALLESINI (VELLESINI aut VALASSINI), pittore e architetto, nato a Imer nel 1710 da GUBER T RODOLFO. Fu chiamato dalla Zarina Caterina II (1762-1796) in Russia e raggiunse il grado di co­lonnello.

A lui viene attribuito un affresco esistente a Imer, su una parete della casa che anticamente veniva denominata ((Castel dei GubertiJJ o dei ccValassinJJ. L'affresco che porta la data del 1749 riproduce in al­to La Presentazione di M aria al tempio, e nella parte inferiore i San­ti Simone, Giovan Battista, Appollonia •. Bartolomeo e Antonio da Pa­dova.

(Weber: o.c.,pag. 304; Gerola: Art. Trent. Ester., pag. 32; Idem: Un elenco di Art. Trent. etc., su Studi Trentini, 1930, fase. 2; Brentari: Guida Trent., II, pag. 219; D.P. Sinion in Primiero di Ieri e di Oggi, pag. 29; N.F. su Voci di Primiero, 1965, n. 10; Ibidem: 1966, n. 6; C. Battisti: Guida di Primiero, pag. 18; E. Bene­zit: Dictionnaire etc., pag. 505; A. Gorfer: Le Valli del Trent. Orient., pag. 1007; F. Nicolao: Imèr, pagg. 68-122).

VENDRAMO da Piubago. Nel 1368 una commissione di rappre­sentanti di Primiero e dell'Agordino raggiunse un'intesa circa la defi­nizione dei confini tra le due zone, risolvendo così una vertenza che durava da decenni. Tra i firmatari del testo degli accordi, steso dal cmotaro Simone da TransacquaJJ, appare appunto il nome di Vendra­mo da Piubago.

Piubago o Plubago era un gruppetto di case, sito tra Siror e Tona­dico, completamente sotterrato da una grossa frana staccatasi dal monte sovrastante, le dimensioni della quale si possono tuttoggi più o

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meno determinare, osservando l'avvallamento disegnato sul monte stesso. Si disse che la frana fosse stata prodotta da un terremoto sus­seguito ad .un'alluvione tra gli anni 1114 o 1117. Tuttavia nel 1368 troviamo un rappresentante di questo piccolo centro abitato. Chi !!fa dunque questo Vendramo? Forse un abitante di qualche omonima lo­calità dell 'Agordino? Un discendente d'una famiglia che vide la sua casa distrutta con Piubago? O che altro?

("Voci di Primiero», 1942, n. 6; M. Mirabella Roberti in Guida della Valli di Primiero, pag. 99 ; A. Gorfer: Le V alli del Trent. Orient., pag. l 026).

VETTORAZZl GEDEONE di Levico. Nel 1815, quasi clandestina­mente, venne perfezionato il progetto per la costituzione della Confe­derazione germanica cui aderì l'Austria con tutti i suoi territori, com­presi quegli italiani fra cui il ((Tirolo meridionale)). Non è che i Trenti­ni fossero consenzienti, tuttaltro! Tuttavia la Confederazione non det­te segni di preoccupante attività sino al 1848. Fu con i fatti di que­st'anno cruciale che la Confederazione riprese la sua attività. Fu in­detta in quest'anno appunto un'assemblea costituente a Francoforte. Dalle elezioni a doppio grado, che ebbero luogo il 30 aprile ed il 7 maggio, sortirono eletti per il collegio di Levico il Vettorazzi e, come sostituto, Emilio A vancini.

I deputati trentini si presentarono con un programma massimo che consisteva nella richiesta della separazione dalla Confederazione e con l'unione del Trentino al Lombardo Veneto, e con un programma minimo che era quello di ottenere, almeno, un'ampia autonomia del Trentino.

Il Vettorazzi, consenziente in pieno a questa politica, era guidato non solo da sentimenti etnici, ma anche da considerazioni economi­che basate dai danni derivanti all'economia trentina dai dazi doganali istituiti sulla frontiera meridionale del Trentino, che creavano una barriera economica con la Lombardia e il Veneto. Una sua lettera su questo argomento venne pubblicata sulla«Strenna dell 'Alto Adige» del 1905.

(L. Marchetti: Il Trentino nel Risorgimento, 1913, pagg. 184 e ss; Strenna «Alto Adige», 1905).

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VISINTAINER AMABILE di Vigolo Vattaro. Nata il 16 dicembre 1865, all'età di dieci anni emigrò con la famiglia in Brasile. Con il no­me di Madre Paolina fondò la Congregazione delle Piccole Suore del­l'Immacolata Concezione. La fondazione religiosa, che si occupa del­l'educazione della gioventù e dell'assistenza, gestisce asili d'infanzia, scuole, pensionati per anziani, ospedali. Aprì opere missionarie presso gli lndios. L'istituzione annovera un centinaio di case e racco­glie un migliaio di suore.

Madre Paolina partecipò alla creazione, nello stato di Santa Cate­rina, del villaggio di Vigolo.

Morì a San Paolo il 9 luglio 1942. Nel 1964 venne iniziato il pro­cesso diocesanto con lo scopo di condurre Madre Paolina all'onore degli Altari.

(E. Tamanini: Vigolo Vattaro e la sua Storia, pag. 112).

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WEBER GIAMBATTISTA di Zivignago. Studioso di storia locale scrisse un Saggio sull'origine dei popoli Trentini e sui loro costumi avanti l'Era Volgare (Trento, 1861, in 8°). Fu parroco adAlbiano.

(Ambrosi: Somm. Storia Trent., pagg. 193 e 299; Idem: Scritt. Art. Trent. , pag. 224).

WEISS ADOLFO: Vedi dopo di Weiss Isidoro.

WEISS DAVIDE, pittore ed incisore, nato a Strigno il 15 gennaio 1775 da Giovan Battista e da Caterina Lenzi. Non vi sono notizie circa la sua fanciullezza, ma la sua propensione all'arte fu presto sco­perta dal concittadino Ascanio Castelrotto, Agente alla Corte di Vienna, che lo volle con sé nella capitale ove il Weiss, verso il 1970 poté iniziare i corsi nella fiorente ((Accademia Teresiana>> e seguire le lezioni di Quirino Mark, di Fuger e Mauser.

Dedicatosi ccall'arte minore)) ebbe cctali e tante commissioni da do­verlo considerare uno dei più perfetti incisori del suo tempo)).

Dopo di aver lavorato per qualche anno ad Augusta, poté realizla­re il suo sogno: quello di trascorrere qualche periodo in Roma, per avvicinarsi ai capolavori di quella città.

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Ritornò quindi a Vienna ove visse sino alla morte avvenuta nel 1846. Il Suster divide la sua opera di incisore in: Ritratti di imperato­ri e imperatrici quali Francesco I e Francesco II, Maria Luisa d'Este, Maria Luisa di Francia, arciduca Ferdinando d'Austria, Carlo d' Au­stria, Giuseppe Antonio Palatino, Elisabetta d'Austria, principessa di Savoia Carignano; Ritratti di generali quali Melas, Suwarov, Nelson, Wellinton; Ritratti di Artisti quali Korn, Welser, Seegner; letterati come Coler, Wetter, Collin.

Trattò anche con le sue incisioni soggetti vari di propria creazione o tolti da artisti celebri (Raffaello, Caracci, Dolci, ed altri) o da artisti minori (Kaufman, Fedni, Morlad, Tofanelli...).

Nel lavoro usò diverse tecniche tra cui quella così detta ((a grani­tOJJ, che gli concesse di raggiungere, specie nel ritratto femminile, una inusitata delicatezza di riproduzione. Ne è esempio il Ritratto, pieno vivace arguzia e di fmissimi lineamenti, della contessa polacca Ko­morwka.

Si dedicò anche alla pittura, ma con meno impegno. Egli pose la sua arte a servizio dei maggiorenti di Vienna, di Var­

savia e di altre città polacche e tedesche, ma soprattutto a servizio delle sue predare intuizioni artistiche.

(Weber: o.c.,pag. 311; Wiirzbach: Biogr. Lex. etc. Vol. LIV, pag. 93; G. Suster: Di un inciso re Trent. etc. «Studi Trentini)), 1925, fase. l, pagg. 1-12, l tav., ritratti 3; Gerola: Art. Trent. Est.,pag. 33; Idem: Un elenco art. trent. etc. «Studi Trent))., ~930, fase. 2; Chirone, manuale cultura etc., Trento, Multilati inval. 1936, pag. 322; Brentari: Guida Trent. l, pag. 359; «Trentina», novembre 1933, pag. 451, con foto; C. Migazzi su «Strenna Trentina)) 1933, pag. l 03: Proner: Medagl. Trent., pag. 262; A. Zanetel: Uno di Strigno trattò etc. su L'Adige del 7 dicembre 1954; G. de Carli su «Trentino)), agosto 1930, pagg. 293-294; G. Polo su «Voci Amiche)), Borgo, Gennaio 1967; M. Larcher su «Strenna Trentina))' 1975, pag. 23; E. Bene­zit: Dictionnaire etc., 1966, pag. 70 1).

WEISS l SI DORO P l ETRO, incisore, di Strigno. Tutti gli storici che ricordano i due Weiss, Davide ed Isidoro, li fanno passare per fratelli. Ma questa che non poté che essere una congetura, viene smentita dagli atti di nascita esistenti presso l'archivio parrocchiale di Strigno che danno l'Isidoro nato il 4 aprile 1774 da Felice e Maria Puri n.

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Il valore di Isidoro viene comunemente messo in secondo ordine nei confronti dei lavori di Davide e certo con ragione, tuttavia anch'e­gli non mancò di notevoli commissioni che ne avvalorano l'arte. Inci­se infatti i ritratti di Federico il Grande, di Federico Guglielmo II e Federico Guglielmo III di Prussia, della regina Maria Luisa, per no­minarne alcuni.

Anche della sua vita come di quella di Davide, si conosce poco: si sa tuttavia che lavorò in Austria, in Germania e che nel 1808 si tro­vava a Vilna, in Lituania, ove pare abbia inciso i ritratti del generale Bennigsen e di H. Strojnowki.

(Bibliog., come sopra).

WEISS ADOLFO, pittore, nato a Vienna nel 1823. Era figlio del­l'incisore Davide di Strigno. A tredici anni entrò in Accademia. Di lui si sa solo che prese parte con un ritratto all'Esposizione del 1846.

(Bibliog. come sopra).

WEISS GIOVANNI, medico, nato a Condino il 21 febbraio 1844 da famiglia oriunda di Strigno. Prese parte con i garibaldini alla guer­ra del 1866. Compiuti gli studi ginnasiali e liceali a Trento, si addo­torò a Padova nel 1869. Fu poi assistente presso questa Università nella cattedra di Storia Naturale prima e di Anatomia patologica poi.

A spese del Governo fu poi inviato a Berlino per aggiornamenti nelle scienze patoliche. Fu pure a Vienna.

Fu poi incaricato all'insegnamento di patologia ed anatomia presso l'Università di Ferrara. N el 1881 ebbe la titolarità per la stessa catte­dra a Messina.

I suoi scritti: Uber die Bildung und die Bedeutung der Reinsen­zllen (Berlino, Arch. Virschow, 1876); Beitrage zur Lehere von der Pankeasverdanung (Ibidem, 1876); Ricerche anatomiche intorno al cervelletto di colombi sani ed operati nei canali semicircolari (Ferra-

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ra, 1877); Dei progressi dell'anatomia patologica e dei suoi rapporti colla patologia generale-Prelezione (Ibidem, 1877); Contribuzione al­lo studio dell'anemia(Ibidem, 1878);Di un nuovo reagente alla sostan­za amiloide· (Torino, Arch. di Rizzonero, 1879); Delle acque ferro ar­senicali e della stazione idroterapica di Roncegno (Borgo, 1879); Carcinoma primitivo della faringe (Padova, «Gazzetta medica», 1880); Un caso di sclerosi laterale amiotrofica (Torino, «Arch. Scien­ze Mediche», 1880). Considerazioni degli studenti intorno alla Que­stione universitaria (Ferrara, 1880); Dei più recenti studi intorno alla tubercolosi (Milano, «Univers. Medica», 1881); Mixofibroma multiplo con endoartrite obliterante (Ibidem, 1881); Dei progressi del metodo della patologia generale-Prelezione (Messina, 1882); La valle di Sel­la, stazione climatica e idroterapica per bambini (Padova, «Gazzetta medica», 1882); Di Marcello Malpighi e delle sue opere-Discorso (Messina, 1883).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 478 : Brentari: Guida Trent., I, pag. 362; Ga­rolo: Dizionario biografico).

WEISS PIETRO di Strigno. Giuseppe Maria Gentili, nel 1810 sin­daco di Pergine aveva in programma di far aprire in Valsugana delle fabbriche di ceramica per <dnstoviglie, porcellane)) che potessero com­petere con le terraglie inglesi, essendo la Valsugana ricca «di terre co­lorite per pittoriJJ. Per erigere la fabbrica occorreva però incrementare lo scavo del carbone. Si portò quindi nella «Valsugana inferiore allo scopo di destare dell'entusiasmo convinto non mancare in quella par­te della nostra valle degli uomini intraprendenti, illuminati e zelanti al pubblico bene ed il sig. Pietro Weiss, uomo già vantaggiosamente conosciuto per varie utilissime intraprese nel suo Strigno ed in Scu­relle, dare a noi suoi compatriotti il nobile esempio d'impiegare il suo tempo nel procurare al nostro Paese, collo scavo dell'enunciato car­bone, una risorsa tanto necessaria ... )),

Per questa lusinghiera lode ho ritenuto che il Weiss meriti d'essere menzionato in questa raccolta di nomi.

(A. de Alessandrini; Memoria di Pergine, pag. 158: Arch. Pergine: Libro dei Sin­daci, anno 1810).

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ZAGONEL BORTOLO, guida alpina, nacque a Tonadico nel 1868. Ottenne la patente di guida nel 1888, quand'era appena ventenne, e se la meritò con individuali azioni di soccorso alpino.

Fu allievo del Bettega con il quale condivise molte ascensioni. La sua carriera si aprì con delle storiche scalate: nel 1892 la parete Sud­Ovest della Rosatta (m. 2742) con A. Crescini e A. Tavernaro; nel 1893 la Cima Pradidali (2700) con le sign.ne Imminck e Innerkofler e il dott. Kent (Oes. A.Z. , 1893), la Torre bassa del Vaiolet (m. 2807) con Welly Rickners e A. Tavernaro ; nel 1889 la Cima di Val di Roda (m. 2700) con Oscar R. Neumann di Monaco e Paul Neu­mann di Berlino (v. Erschliessung, 423); nel 1898 la Cresta Nord­Ovest della Pala di San Martino (m. 2987) con Oscar Schuster e A. Tavernaro; nel 1901 la parete Sud della Marmo/ada con Bettaga e Beatrice Thomasson.

Fu dunque con il Bettega, Antonio Tavernaro e Giuseppe Zecchi­ni, tutti di Primiero, tra i pionieri del glorioso alpinismo locale.

Lo Zagonel morì il 28 marzo 1951, a San Martino di Castrozza, ove aveva preso ad abitare, dopo di aver compiuto un numero incal­colabile di scalate.

(G. Meneguz su «Voci di Primiero)), 1969, n. lO; G. Franceschini su «Oggh> del 7 dicembre 1950 e su Primiero di Ieri e di Oggi, pagg. 156-160; G. Rey: Alpinismo acrobatico ; Brentari: Guida Trent. Parte II ; Conighi - Vischi - Callin su L'Adige, 22 giugno, 13 e 15 luglio 1972).

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ZANEI GIOVANNI, scrittore, nato a Canzolino il 30 gennaio 1843. Compiuti gli studi ginnasiali a Trento, frequentò l'Università a Vienna e poi a Padova ove si laureò in lettere.

L' Ambrosi scrisse che <<dal padre imparò ad essere un galantuomo e dall'Avvocato Angelo Ducati, presso il quale abitò per due anni co­me insegnante dei suoi figli, imparò ad essere italiano)).

Infatti anch'egli fu uno degli studenti trentini che preferirono ab­bandonare l'Università viennese per seguire a Padova il richiamo del­la cultura italiana.

Fu insegnante di latino e greco nei licei: ad Aquila, a Benevento, a San Remo.

Nel 1884 fu chiamato a reggere la presidenza del liceo di Messi­na, poi di Reggio Calabria ove nel contempo dirigeva il Convitto Nazionale. Passò poi a Cosenza e da qui fu mandato a Cividale per aprire un Convitto Nazionale.

Esperto quindi anche di questioni organizzative ed amministrative nel campo della scuola, fu inviato ad Aosta con l'incarico di dirigere simultaneamente il Ginnasio Liceo, la Scuola tenica ed il Convitto Nazionale.

Nei suoi scritti trattò argomento di letteratura, di filosofia, di ar­cheologia e scrisse anche pezzi di colore: Giambatista Vico fondatore della scuola storico-filologica (Benevento, 1972); Armonia cosmica del sistema di Pitagora (San Remo, 1872); Due odi greche (Reggio Calabria, 1883); Bernardino Telesio precursore di Carlo Darwin (Cosenza, 1889-1891); Al Crati-Ode greca (Udine, 1890); Alla pipa­Ode greca (Cividale, 1892); Inaugurandosi in Mollano Uffugo la la­pide alla memoria di Achille Sacchini (Cosenza, 1891); Pietro Abe­lardo nella leggenda trentina (Cividale, 1893), dissertazione premiata dall'Accademia dei Lincei; Il Canopo nella villa Aelia M adriana Ti­burtina in relazione al culto delle divinità alessandrine nel mondo greco-romano (Atti «Ace. Agiati, .Rovereto>>, 1903, Vol. IX); De Be­ronda Mimorum scriptore super in lucem restituto (Torino, 1894); Al velocipide - Saffica greca (Torino, 1895); Per il terremoto nelle Cala­brie (settembre, 1905) - Versi in latino (Rovereto, Tip. Grandi, 1905); Sette epigrafi latine in onore di Antonio Rosmini (Ibidem, Tip. Grigoletti, 1897).

(Ambrosi: Scritt. Art. Trent., pag. 346; «Raccoglitore», Rovereto, 4 novembre 1893).

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ZANETELLI DOTT. DON AUGUSTO, teologo. Nacque a Trento il 24 ottobre 1858, da famiglia oriunda da Siror. n nonno infatti Gio­van Battista Zanetelli (ramo Pochi) di Siror, quivi nato nel 1785, si trasferì a Trento ove aprì un negozio di chincaglierie ed oggetti d'an­tiquariato. Fu lui che donò alla chiesa di Siror una Deposizione, di fattura secentistica e che fu dipinta per la famiglia imperiale di Leo­poldo I.

La famiglia Zanetelli proviene senza dubbio da Feltre ove l'omoni­ma casata possedeva il castello di Mugnai. Un Tomaso Didimo Za­nettelli era insegnante di grammatica a Feltre nel 1500 e passò tra gli illustri di quella città non tanto per l'amicizia che lo legava all'allora Patriarca di Aquileia, Ermolao Barbaro, quanto per la fama di ottimo latini sta e grecista e poeta. Un Giovanni Zanettelli, come si è già vi­sto, era vicario della Curia di Feltre durante l'epoca dei processi agli eretici.

Alla stessa famiglia feltrina apparteneva un CRISTOFORO ZA­NETELLO, medico chirurgo in Fiera verso la metà del 1600. Nel 1660 infatti, come contropartita alle sue prestazioni, acquistava un terreno tra Doltra e Val Melai, in quel di Mezzano; nel 1664 compe­rava uno stabile in Transacqua. Non era più in vita nel 1668 agendo in quest'anno come suo curatore testamentario il dottor Giorgio Al­thamer.

Nella prima metà del 1500 appare in Siror un Antonio Nicolò Za­nettelli e fu il capostipite del ramo primierotto. Oggidì il cognome si è andato via via semplificandosi in Zanetel, confondendosi probabil­mente con altre schiatte.

Sempre da questa famiglia un troncone si dipartì da Siror e si tra­piantò in Germania. Un Jhoan Zanettel fu un pioniere dell'aviazione germanica. Abbattuto l'apparecchio, sul cielo delle Paludi del Pripet, riuscii a salvarsi. Fatto prigioniero, evase. Durante l'ultima guerra fu comandante di un campo scuola della «Luftwaffe» col grado di colon­nello.

A Siror la famiglia diede 21 marzoli e 14 massari. Da questa fami­glia uscì la prima donna che nella valle si sia laureata in fisica ed una prima laureatasi in giurispurdenza. Di quest'ultima è uscito recente­mente un manuale di conversazione Italocaraba, unico oggi in Italia.

Ma la figura più eminente fu certo Don Augusto. Compiuti gli studi presso il Seminario di Trento, fu ordinato sacerdote a Roma, o ve era studente presso la Gregoriana, il 28 ottobre 1883. N el 1884 si ebbe la laurea in teologia. Già presso l'Università ebbe a farsi nota-

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re tanto da divenire il confidente del professore di morale il quale affi­dava a lui la lettura dei suoi manoscritti riservati.

Laureato, fu mandato in cura d'anime come cooperatore a Pieve Tesino e poscia presso la parrocchia di San Pietro a Trento.

Nell'ottobre del 1887 fu incaricato dell'insegnamento presso il Col­legio V escovile e quindi, come insegnante di teologia morale, presso il Seminario della città, nonché di propedeutica.

Pubblicava i suoi studi teologici sul «San Vigilio, periodico teologi­co praticOJ>, ma li firmava con la semplice lettera «N)).

Lasciò anche qualche manoscritto di composizione musicale. Morì a Trento il 20 marzo 1912 e legò tutta la sua sostanza al Se­

minario. <<Uomo franco; leale, amico e propugnatore del vero, rigido custode

e vittima del dovere, maestro intelligente, chiaro, infaticabile, giudice perspicace del bello nelle arti e nelle lettere, sacerdote intemerato ... », così lo ricordano i suoi ex alunni.

(V. Zanolini in «San Vigilio)), A. III, n. 2 -Necrologio; Fabio Straudi su !'«Eco del SeminariO>), marzo 1959, pagg. 56, 57; «Voci di Primiero>>, 1958, n. 12; A. Pe­lin: Storia di Feltre, pagg. 114, 132: Don Stefano Fontana: Albero genalogico della Fam. Zanetel, ms ; Idem, Notizie Ecclesiastiche di Siror, pagg. 34, 61; Idem in «Studi Trentini)), 1939, fase. 3, pag. 205).

ZANGHELLINI ABATE ANTONIO, di Fiera. Era figlio del dottor Pietro Zanghellini di Strigno, che esercitava la condotta medica in Primiero. Questi ebbe vita breve: morì infatti, colto da improvviso malore, in piazza a Fiera, all'età di 36 anni, lasciando vedova la tren­totenne Anna Negrelli, sorella dell'ing. Luigi, ed orfano il figlio Anto­nio di 8 anni, con le sorelline.

Trasferitasi la vedova in Feltre, dette la possibilità al figlio di dedi­carsi agli studi, cosa che ad Antonio riuscì facile, data la vivacità del suo ingegno e l'acutezza d'intuizione. Dedicatosi egli alla carriera ec­clesiastica, fu ordinato sacerdote in Padova nel 1841 e celebrò la sua prima messa nella chiesa degli Angeli in Feltre.

Ancor giovane fu chiamato ad insegnare nel Ginnasio vescovile della cittadina, scuola frequentata allora dai più brillanti ingegni del Feltrino, del Bellunese, del Primierotto e della Valsugana.

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Giovane sacerdote, si infiammò d'amor patrio e volle prendere par­te attiva alle lotte per l'unità d'Italia. Nel 1848 costituì a Feltre, con un celebre ((proclama» da lui stesso composto, la Guardia civica. Guidò egli in persona, col grado di capitano, un centinaio di combat­tenti volontari. Via Bassano e Vicenza raggiunse, sotto il comando del generale Sanfermo, le alture tra Montebello e Sorio, con il compi­to di presidiarle. L'8 aprile si ebbe uno scrontro con gli Austriaci che non poteva essere favorevole. Tuttavia il generale Sanfermo, nel suo rapporto cita la (ifermezza del degno comandante prof. abate Zan­ghellini''· Feltre riservò grandi onori ai reduci e l'abate Zanghellini: ((Potessi ancora brandire con una mano la spada, coll'altra la croce, correre i paesi, infiammar/i a insorgere ... Io non amo la guerra, amo la libertà ... e vinceremo e la croce, sovrapposta al vessillo d'Italia, si vedrà ancora sulle estreme vette delle Alpi''·

Coerente alle sue parole, si portò a Venezia e prese parte all'epica resistenza di quella città nel 1849.

Terminata la guerra, la prima dell'indipendenza italiana, fu perse­guito dalle autorità austriache .e fu esonerato dall'insegnamento. Tornò perciò in Primiero, ospite dei nonni Negrelli e poté, nel dolore, avere la consolazione di assistere entrambi nell'addio della loro mor­te.

Per i buoni uffici dello zio Mons. Nicola, poté dedicarsi alla cura d'anime nella curazia di Mezzano. N el contempo tuttavia non manca­va di avere contatti con i mazziniani di oltre il Totoga. Fu nel 1853 che gli fu imposto di abbandonare la curazia a causa dell'immaginoso (ifatto del Fedai''·

La sera del 17 novembre, 1853, a notte inoltrata il «Curato di Mez­zano'' si fa accompagnare da certo Martino Loss, servo in casa della ziaRosaNegrelli~ maritata Piazza, su verso il Fedai, località montana sulle vette Feltrine.

((C'è un moribondo lassù, in una baita. Mi ha chiamato unfore­stiero,,J, disse Don Zanghellini al suo accompagnatore. ((Ed ora tu fermati qui ed aspettami».

Dopo parecchio tempo il prete fu di ritorno: «È morto», disse. In­fatti il Loss affermò di aver visto, tra le ombre del bosco, due persone che trasportavano un fardello. La cosa passò sulle voci in tutta la valle. Il pretore, Angelo Michele Negrelli, zio dell'abate Zanghellini ordinò un'inchiesta e la ricerca dal fantomatico cadavere. Non si trovò nulla.

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In realtà l'abate Zanchellini si era incontrato lassù, di nottetempo, con alcuni patriotti tra cui il conte Onigo di Venezia, allo scopo di studiare il modo di collocare anche in Primiero delle cedole del presti­to mazziniano.

La Polizia austriaca, che da tempo sorvegliava il combattente del 1848 e 49, ordinò un'inchiesta. Don Zanghellini rimase fisso sulla sua versione. Una commissione fu inviata in Primiero e giunse il 15 di­cembre. Nulla si trovò, pur tuttavia Don Zanghellini fu diffidato a la­sciare la valle e lo zio pretore fu trasferito d'ufficio a Mori.

Il prete partì da Primiero «rassegnato e povero» ed il pretore «con il cuore stracciatOJJ. Sono parole tolte dal diario di Angelo Michele Negrelli.

Da Feltre Don Zanghellini si portò a Rovigo ove riprese l'insegna­mento e finalmente potè ritornare nella sua scuola di Feltre. Insegnò per qualche anno, ma nel 1878 morì lasciando nello strazio la vec­chia madre e le sorelle.

Ma lasciò anche molti manoscritti contenenti il frutto dei suoi studi storico-critici. Scrisse anche una Storia di Feltre e molti articoli per giornali. Purtroppo molto materiale fu dato alle fiamme dalle sorelle o perché non ne conoscevano l'importanza o perché temevano che fos­sero scritti compromettenti.

È rimasto: Di tre lapidi feltrine - Programma del Ginnasio Liceo Vesc. per l'anno 1861 (Feltre, Tip. del Seminario); Prosa dell'ab. Z. alla legione Cacciatori delle Alpi (Venezia, Gasperi, 1849; Della via Claudia Augusta A /ti nate («La Prov. di Belluno, A. VII, n. 116-119-120, 1874).

(Voci di Primiero, 1941, n. 7 -1942, n. 12- 1953, n. 11; G. Meneguzz in «Voci di Primiero», 1972, n. 7, 8, 9, IO; A. Pellin: Storia di Feltre, pagg. 46, 54, 56, 122, 123, 206, 207, 216, 217; Don L. Felicetti: Nuovi Racconti del Trentino, 1931, pagg. 43-51; E. Jiiger: Storia doc. dei Corpi militari veneti etc., pagg. 35, 36, 62; M. Ant. Sarifermo su «Caffé Pedrocchh• del 24-27 aprile 1848 e 1-4 maggio 1848; Legione Crac. Treviso cap. 15).

ZANOLINI PROF. DON VIGILIO nato a Pergine il 9 ottobre 1862. Bimbo di otto mesi rimase orfano del padre, avvocato, ma trovò nella madre un'educatrice d'alti sensi. Seguendo la vocazione al sacerdozio compì gli studi ginnasiali e teologici presso il Seminario

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di Trento. Completò poi la sua cultura frequentando l'Università a Vienna e a Innsbruck. Fu ordinato sacerdote il 17 luglio 1886 e subi­to fu assegnato all'insegnamento presso il Ginnasio pareggiato arcive­scovile di Trento. Qui vi insegnò per 40 anni. Per 20 anni coperse il posto di prefetto degli studi e per quattro anni fu direttore dell'Istitu­to.

Scoppiata la prima guerra mondiale riparò a Lugano e quindi a Padova. Fu poi a Feltre ove compì minuziose ricerche presso l'Archi­vio Vescovile di quella città. Dopo Caporetto riparò a Roma. Termi­nata la guerra tornò a Trento.

Fu membro dell'((Accademia Roveretana degli AgiatiJJ, Corrispon­dente della ((Commissione per la conservazione dei monumenti di ViennaJJ, membro della «Deputazione di Storia Patria per le Vene­zie)), Monsignore e Canonico onorario della Cattedrale».

Quindicenne ancora scriveva scenette e dialoghi per i suoi compa­gni e, più grandicello, trattatelli ascetici per le congregate di Sant'An­gela.

Morì a Trento il 12 gennaio 1950, lasciando una copiosa produ­zione letteraria e storica:

Elegia di Tibullo - versione poetica (Fanfani, giornale di fùosofia, Firenze, A. III, 1883 n. 16-17, pag. 262), firmato Raffaello Bor ... ; Un viaggio di San Carlo Borromeo a Trento (Voce Cattolica, 1884, n.ri 127, 128, 129); Canzone a Don Antonio Leonardi (Trento, Artigia­nelli, in 8, pagg. 7), anonimo. Intorno a una nuova edizione del Bo­nel/i (Il Popolo Trentino, 1889, n. 41), con firma Erasmo; I due tro­vatori - Dramma in 4 atti con prologo (I Ed., Trento, Artigianelli, 1889, in 16, pagg. 96; II Ed., 1911); Ode saffica a Don Giuseppe Ducati (Trento, Scotoni - Vitti, 1889, in 8° pagg. 7); Cronachette Ec­clesiastiche della Curazia di Cognola di G.G. Tovazzi - Traduzione (Trento, Artigianelli, 1890, in 8° pagg. 23); Dante e Colombo - Ricor­do del IV Centen. della scoperta dell'America (Trento, Scotoni-Vitti, 1892, pagg. 26); Compendio storico della letteratura italiana: dalle origini alla morte di LA. Muratori (Trento, Artigianelli, 1892, in 8°, pagg. 216); La letteratura italiana nel periodo del Rinascimento (Ibi­dem, 1897); Torquato Tasso - Tragedia in cinque atti - Riduzione della tragedia di Giacometti (Trento, 1898, pagg. 106); Per la storia del Duomo di Trento (Atti «Ace. Agiati», Rovereto, 1899, pagg. 97-166); Uno studio sulla delinquenza nel Trentina e la Storia-Recen­sione (Trento, Monauni, 1898, in 16°, pag. 41); La rinuncia di Cor­rado di Beseno al Vescovado di Trento (Trento, Programma Ginn.

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Col. vesc. Anno scol. 1901-1902, pagg. 5-40); Docmuenti delmona­stero di San Lorenzo fuori le mura di Trento (Rivista «Trent.», 1902, pagg. 284-304); I carmi degli umanisti trentini nell'età del rinasci­mento (Ibidem, 1902, pagg. 44-83), firmato Erasmo di San Gregorio; Spigolature d'archivio (Trento, programma Ginn. etc. 1903, pagg. 43-46); Classificazione dei manoscritti del Capitolo, depositati nel Museo Diocesano di Trento (Riv. Trent., 1903, n. 3); Dell'Educazio­ne (Trento, Artigianelli, 1904, in 16°, pagg. 34), anonimo; Spigolatu­re d'archivio (Trento, Programma etc. 1904-1905, pagg. 5-42); Versi nella prosa (Riv. «Trent.», 1906, pagg. 197-221), firmato D.A.C.;

Bricciche letterarie (Ibidem, 1906, pagg. 1-9), firmato Erasmo di San Gregorio; Recensione a L 'Italia alla fine del sec. 180 nel« Viaggio)) e nelle altre opere di G.W. Goethe di E. Zaniboni- Napoli, Ricciardi, 1906 (Ibidem, 1906, pagg. 162, 263); Pro biblioteca (Trento, Artigia­nelli, 1907, in 16°, pagg. 26); Tridentum-Frammento poetico (Festi­vità Vigiliane, Trento, 1907, pag. 2); Spigolature d'archivio (Trento, Programma etc. 1908-1909, pagg. 5-116); Appunti e documenti per una storia dell'eresia luterana nella diocesi di Trento (Trento, Pro­gramma etc. 1909, pagg. 56 e ss.); Un breve di Paolo III a favore di Teobaldo (Riv. «San Marco», Rovereto, 1909, pagg. 337-342); Clas­sificazione dei manoscritti del Capitolo depositati nel museo diocesa­no di Trento (Riv. «Trent.», 1909, pagg. 130-136); Il beato Enrico da Bolzano (Riv. «San Vigilio», Trento, 1910, pagg. 181-191); Il re è pazzo - ossia Calo VI di Francia - Dramma in 5 atti (Trento, Arti­gianelli, in 16°, pagg. 114, 1910); Scritti vari di G. Paletti - Siena, 1910 - recensione (Trento, Riv. «San Vigilio», 1910, pagg. 243-246); 11 divino artista di L. Anzoletti- Milano, Cogliatti, 1910- Recensio­ne (Trento, Ibidem, 1910, pagg. 148-149); Luigi di Camoens- Ridu­zione - dramma in 5 atti (Trento, Artigianelli, in 16°, pagg. 111, 1910); Inventario dei mobili del Castello del Buon Consiglio sulla scorta di G. Sizzo (Annuario del Ginn. Vesc. Trento, 1911-1912, pagg. 5-41); Storia e logica in uno studio su «Lafilosofia nella lette­ratura modernaJJ (Riv. «Trent.», pagg. 193-221), firmato Erasmo di San Gregorio; Esposizione della Santa Messa - Scrittura del 300 (Trento, Comitato Diocesano, 1911); Don Augusto Prof. Zanettelli -Necrologio (Riv. «San Vigilio>>, 1912); Dieci anni di pontificato (Riv. «San Vigilio», 1913); I predicatori del Duomo fino al 1840 (Trento, Comit. Dioc., 1913); Intorno a un'opera di Carl'Antonio Pilati (Riv. «Trent.», 1913); Padre Giuseppe Musocco - Cenni biografici (Trento, Annuario dei Parroci, 1914); La Croce Rossa - Per la costituzione

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dell'Assoc. Femm. in Trento (Trento, Comit. Dioc. 1914, in 8°, pag. 14); L 'insegnamento del diritto canonico ai chierici trentini verso la fine del sec. XVIII (Riv. «San Vigilio» 1915, pagg. 1-18); Elementi di logica ad uso delle Medie (Trento, Monauni, 1915, in 8°, pagg. 175);

Elementi di logica deduttiva e induttiva ad uso delle scuole Medie (Ibidem, 1915); Le reliquie -dei martiri d'Anaunia in Milano e altrove (Bollettino del Clero, Trento, 1917, pagg. 109-112); Il Vescovo di Trento e il governo austriaco durante la guerra europea (Milano, Ed. Vita e Pensiero, 1919, in 8°, I Edizione - II Ediz. Migliorate e aumen­tata, Trento, Tip. Esperia, 1934, in 8°, pagg. pagg. 287); Il Codice dantesco del Seminario maggiore di Trento (Studi Trentini», 1921, pagg. 315-325); La biblioteca di un sacerdote trentina del '500 («Stu­di Trentini», 1922, pagg. 201-228). Si tratta della biblioteca di Don Giovanni Fezio, nato a Termenago, ma che ebbe licenza di celebrare e di cura d'anime a Roncegno il 23 maggio 1537, dal vescovo di Fel­tre, e che dal 1545 fu vicario in Pergine; Spigolature d'archivio (Ibi­dem, 1922, fase. l , pag. 1-17), in cui si trovano alcune pagine relative a Libri eretici trovati in Grigno e a Borgo; Alessandro Manzoni e E. Renan (II Nuovo Trentino, 1923, n. 27); Dopo quindici anni - Dram­ma in quattro atti con prologo (Milano, Maiocchi, 1924, in 16°, pagg. 102); Mons. Giovan Battista Zanella- Necrologio (Trento, Art. Graf. Tridentum, 1924, in 8° pagg. 23); Un saccheggio e un incendio a Trento - nell'anno 1301 (Riv. «Trent.», 1924, pagg. 140-143); Per la storia di San Vigilia (Boli. del Clero, 1924 - pagg. 186-192); Il Dot­tor Valeria Rossi"(Ibidem, 1924); Per la storia di San Vigilia (Ibi­dem, 1925 pagg. 1-9, 59-67, 113-121, 147-156); Collezione d'oggetti d'arte emigrata da Trento a Siena («Studi Trentini», 1925, fase. 2, pagg. 1-123); L 'istruzione religiosa nelle scuole Medie (Il nuovo Trentino, 1925, n. 58); Eretici in Valsugana durante il concilio di Trento (Annuario sco!. Coli. Vesc. Trento, 1927, pagg. 3-78); Una lettere inedita del beato Roberto Bellarmino (Trento, Artigianelli, 1926, in 8° pagg. 9); I martiri dell'Anaunia ad Joannem u Const. Episcopum (Ibidem, 1927, in 8° pagg. 71); I parroci di alcune pievi fino al tempo diBernardo Clesio (Boli. Clero, 1927, n. 5); Nuove spi­golature d'archivio (Annuario etc. anno sco!. 1927, n. 5); Nuove spi­golature d'archivio (Annuario etc. anno sco!. 1927-28, pagg. 3-28, 1929); A Te, o beata! - Versi (La Beata Capitanio, Trento Art. Graf. Tridentum, 1927, pagg. 5-7); Per l'interpretazione delle lettere di San Vigilia (Trento, Artigianelli, 1932 ripreso dal Boli. Clero 1928, pagg. 40-50 e 146-151); Per l'interpretazione della lettera di San Vigilia a

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San Giovanni Grisostomo a proposito di Anagna o Anaunia, polemi­ca con Mons. Zambiasi (Trento Artigianelli, 1928); La «Civitas'' di San Vigilia'' In occasione del XXVI anno di episcopato del P. V. Ce­lestino Endrici (Trento, Art. Graf. Tridentum, 1929); I parroci di Meana fino al sec. XVI (Boli. Clero, 1930, pagg. 36-37); Documenti sulle terre dell'Alto Adige, dell'Arch. Capitolare di Trento fino al 1400- Regesti- (Arch. per l'A/A., 1930, pagg. 135-226 e 467-558); I Parroci di San Pietro e Paolo In Trento (Boli. Clero, 1930, pagg. 171-17 5); Eredità ed inventari di due borghesi trentini al principio del '400 (Atti «Soc. Ital. per il progresso Scienze» Vol. II, Trento-Bol­zano, 1930); Del raccoglimento spirituale -Massime di condotta per le Orsoline Secolari (Trento, Artigianelli, 1930); I Parroci della Pieve di Flavon (Boli. Clero, 1931, pagg. 34-38); Per un commento alle let­tere di San Vigilia (Boli. Clero, 1931, pagg. 138-144, 170-176 e 1932, pagg. 77-84, 101-109); I Pievani di Pergine sino al Concilio di Trento (Pergine, Ricordi perginesi, Togler, 1932); Remedio di Thaur (Bologna; L'Avvenire d'Italia, 1934, n. 23), firmato Ermagora Fortu­nato; Splendore di fede di studenti trentini nel1600 e nel1700 (Fe­deraz. Univ. Cattol. Ital., Trento, 1934, pagg. 36-41); Gli Apostoli nella

Passione (Boli. Clero, 1935); Origine e arcipreti della Pieve di Ledro fino al 1500 (V alle di Ledro e la sua Pieve, Trento, Esperia, pagg. 13-14); Mons. Michele Lessi («Studi Trentini», 1936, pagg. 127-128), fir­mato E.d.S.G.; San Vigilia e la bontà verso il prossimo (Convegno triveneto Confer. San Vincenzo, Trento, 1937, pagg. 17-19); La voce ((Civitas" nella Sacra Scrittura e in San Vigilia (Boli. Clero, 1939, pagg. 308-324); La martire S. Innocenza diArco e il suo culto (Arco, Tip. Arcense, 1940, in 8°, pagg. 36); Brevi notizie sul convento di San Marco - Nel centennario della morte del Beato Be/lesini (Pergi­ne, Torgler, 1941, pagg. 86-103); Le reliquie ritrovate in Cattedrale negli altari abbattuti per la costruzione dell'a/tar maggiore - 17 39 («Studi Trentini», 1942, f. 3 pagg. 155-169).

(Don Stefano Fontana: Mons. V.Z. - Necrologio in «Studi Trentini», 1950, fase. 1-2; Idem: In morte di Mons. V.Z. l'uomo il sacerdote, il maestro, lo studioso su Il Popolo trentino, 1950, n. 12; Idem in Vita Trentina, 1950, n. 3; A. De Gubernatis: Dictionnaire etc. pag. 1494; Atti «Ace. Roveret. Agiati», 1951, S. IV, Vol. XVII, pagg. XXVII-XVIII).

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ZECCHINI GIUSEPPE, guida alpina, nacque a Transacqua il 15 giugno 1855 da Giuseppe e Angela Partel. Iniziò la vera e propria at­tività di guida nel 1877 e fu anch'egli con Bettega e lo Zagonel tra i pionieri dell'alpinismo primierotto. Ecco talune sue imprese:

CIMON DELLA PALA (m. 1385) 11 agosto 1893 effettuò la prima del Becco del Cimone (m. 3100)

con Gilberto Melzi. 20 agosto 1893, il Cimon con Carlo Riva, Anbrey H.e Byrich

Reynards. 27 agosto 1894, il Cimon, con Giuseppe Rovignai del CAI di Ve­

rona e Antonio Morandi del CAI di Vicenza. DENTE DEL CIMONE (m. 2672) 15 settembre 1891, con Rosa Frieman (V. relazione su Oes. A.Z.

1891, 253). 17 luglio 1892 con Diamantidi di Vienna (Oes A.Z., 1892, 168). PALA DI SAN MARTINO (m. 2987) 28 agosto 1894 con il conte Antonio Morandi Bonacorsi del CAI

di Vicenza. CAMPANILE DI VAL DI RODA (m. 2600) 16 luglio 1889 con Neumann. 13 agosto 1894 con Carlo Garbari del CAI di Trento. CIMA IMMINK (m. 2850) 21 agosto 1891 con Jeanne Irnmink di Amsterdam, Eugenio Zan­

der di Stettino e la guida Angelo Dimay (Mitt., 1891, 156). PALA DELLA MADONNA (2733) 21 luglio 1887 con Nicolò Zugin Tauro di Feltre e la guida Bette­

ga. SASSO CAMPO (m. 2771) 18 luglio 1892 con Diamantidi di Vienna, Norman Neruda di Lon­

dra e la guida Pietro Kotter (Oes A.Z., 1892, 268; Mitth, 1893, 176). CIMA D'OLTRO (m. 2615 23 luglio 1892 con Diamantidi e la guida Kotter (Oes A.Z. 1892,

169). SASSO D'ORTIGA (m. 2587) 22 luglio 1892 con Diamantidi e la guida Kotter PUNTA CINQUE DITA (m. 2997) 4 settembre 1891 con Janne Immink e la guida Giuseppe Kimay. Naturalmente la sua attività fu ben più consistente di quanto sopra

si abbia menzionato ed il suo nome era noto in tutto l'ambiente alpi­nistico europeo.

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L'episodio più tormentoso della sua vita fu costituito dalla prima invernale della Croda Grande (m. 2954), sulle Pale di San Martino, tentata il 17 marzo 1900. Bloccati da una tormenta senza fine, per due notti, lo Zecchini, che accompagnava Oscar Schuster di Vienna, si ebbe il congelamento di alcune dita, che gli furono poi amputate.

Così mutilato tuttavia proseguì il suo coraggioso lavoro, sinché l'età non gli permise più temerarie imprese.

Morì a Transacqua il 19 dicembre 1936. ll suo nome è riportato in molte riviste alpine.

(G. Meneguzz in «Voci di Primiero», 1969, n. 12; Brentari: Guida Trent. II Par­te; Conighi-Vischi-Callin su l'Adige, 22 giugno, 13 e 15 luglio 1972).

ZILOTTI DOMENICO BERNARDO, pittore e incisore. Nacque a Borgo nel l 700. Apprese il disegno a Bassano e quindi pittura e inci­sione a Venezia. Raggiunta una certa agiatezza si procurò una ricca e scelta collezione di stampe. Curò l'amicizia di diversi artisti dell'e­poca. Dipinse alcuni paesaggi che incise all'acquaforte. Incideva lavo­ri d'altri artisti ed il suo lavoro veniva assai apprezzato anche per la tecnica. Verso la fine del sec. XVIII viveva ancora a Venezia, ove di­morò quasi stabilmente.

Di lui si ricordano: . Un pastore seduto ai piedi di uno scoglio,· Pa­store/la con gregge; Veduta di un bosco con sullo sfondo il famoso ponte di Bassano. Preferiva paesaggi di montagna.

(Arch. S. Maria Magg. Trento - Ticozzi, IV, 106; Weber: o.c., pag. 317).

ZORTEA FROF. DON CELSO di Imer, nato il 27 agosto 1886. Entrò nella Pia Società Salesiana a Gorizia e fece professione a Schio nel 1905. Nel 1914 fu ordinato sacerdote. Proseguì poi gli studi lau­reandosi in Diritto. Insegnò questa dottrina a Chieri e quindi nel 1940 passò a Monteortone come professore di Morale. Morì il 23 gennaio 1952.

(«Voci di Primiero», 1952, n. 3).

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ZORTEA LUIGI, ceramista, nato a Zortea di Canal San Bovo il 1879. Iniziò la sua attività artistica a 12 anni dimostrando «intelli­genza, buon gusto e sensibilità non comuni».

Fu allievo dei professori Lorenzon e Passarin. Passò poi a Milano, nella fabbrica di procellane artistiche del Prof. Favris Luigi.

Tornato a Bassano, verso il 1928 si mise a lavorare in proprio con un piccolo forno allestito in casa.

Espose suoi lavori alla Triennale di Milano, alla Mostra d'Arti di Firenze, con il «Gruppi di elementiJJ a Bruxelles, ed ebbe la «medaglia d'orOJJ.

Con un <<Trionfo» partecipò alla Mostra Internazionale di Parigi, dove si conquistò la seconda «medaglia d'oro». Premio si ebbe anche in una mostra in New York.

Espose a Lipsia, a Tripoli, a Tel Aviv, Padova, Vicenza. Partecipò alla Biennale di Venezia.

A Milano collaborò con l'architetto Ponti, per il quale allestiva ce­ramiche decorative per sale, teatri, negozi, salotti.

Diciotto delle sue ceramiche erano sulla nave Conte Grande e sul Biancamano.

La sua scomparsa avvenuta in Bassano il 19 novembre 1950 la­sciò grande rimpianto nell'ambiente di quell'artigianato artistico.

(Niella Zanetti in Gazzettino del 17 dicembre 1950; Architt. Ponti in «Domus», 1951; Voci di Primiero», 1951, n. 2).

ZORZI (DE) MICHELE, pittore, nato a Mezzano il 5 febbraio 1874. Forse fu avviato all'arte dal compatriotta Vallesini. Di lui si hanno scarse notizie. Studiò a Venezia. Dipinse «buoni affreschi» nel­la chiesa di San Gregorio a Mezzano, ricoperti poi, sul finire dello scorso secolo da «una mano di bianco», come si suoi dire, taluni dei quali fortunatamente ripristinati.

V e n tenne prese a girare l'Italia e la Francia. A Lione, sovvenziona­to da un prelato locale, intrapprese gli studi ecclesiastici. Ordinato sa­cerdote esercitò la cura d'anime in quella città. Fu nominato canoni­co della Cattedrale. A Lione mori nel 1867.

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Non tornò più in patria, ma di essa si ricordava inviando qualche pianeta alla sua chiesa battesimale di Mezzano.

(Primiero di Ieri e di Oggi, pagg. 28-29; Brentari: Guida Trent. P. II. pagg. 216-219; Battisti: Guida di Primiero, pag. 18; Gerola: Art. Trent. Ester.,pag. 34; We­ber: o.c.,pag. 318; E. Benezit: Dictionnaire etc. ,pag. 866; M. Mirabella Roberti su Guida delle Valli del Primiero, 1977, pag. 102).

ZOTTI GIUSEPPE, disegnatore ed architetto, nato a Borgo il 24 giugno 1882. Studiò'-a. Vienna arte applicata sotto la guida del prof. HofTmann. Iniziò a lavorare indipendentemente nel 1912.

Dapprima progettava disegni per arredamento, per stoffe, vetri, ce­ramiche. Poi progettò ville e costruzioni varie per casate signorili. La­vorò in Cecoslovacchia, presso Skoda e a Pilsen. Suo fu il restauro e l'arredamento dei castelli di Lobez e di Hauska.

Ultimamente viveva a Vienna.

(Gerola: Art. Trent. Ester., pag. 34).

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Dello stesso autore:

Da Primiero: ricostruzione dei Comuni (Popolo Trentino, 20.10.1946); Da Strigno: ricostruzione dei Comuni (Corriere Triden­tino, 29.1.1974); Calendimarzo, dolce festa di primavera (Ibidem, 7.3.1947); Un primato edificante: oltre mezzo secolo di vita scolasti­ca del Cav. Uff. Adone Tomaselli (Popolo Trentino, 20.11.1947); Al­ma Tomaselli - Necrologio («Voce dei Maestri,, 15.12.1947); La maestra Caterina Taufer - Necrologio («Montanara,, 1948, pagg. 33-34); Problemi regionali: i Comuni debbono appoggiare la valoriz­zazione turistica (Popolo Trentino, 15.1.1948); La chiesetta di To­maselli di Strigno (Ibidem, 12.2.1948); Primiero: salviamo i ricordi di un passato illustre (Ibidem, 6.6.1948); La gioventù di Mezzano ha la sua casa nuova (Ibidem, 27.7.1948); Luigi Negrelli Cav. di Mold­Elba - Nel 150 anniversario della nascita («Montanara,, 1949, pagg. 69-70-71); Tullio Gadenz, l'usignolo solitario delle Dolomiti (Ibidem, 1949, pagg. 32-33); La scuola sia nelle proporzioni de/fan­ciullo («Voci di Primiero,, 1949, n. 3); Scuola e ambiente (Ibidem, 1949, n. 4); Non uccidere lo spirito delle istituzioni (Popolo Trentino, 22.10.1950); Scurelle dà esempio di tenace attività costruttiva -In­chiesta (Ibidem, 16.3.1950); A Spera molto si fa perché poco si spera - Inchiesta (Ibidem, 16.4.1950); I figlioli, questi sconosciuti («Voci di Primiero>>, 30.12.1950); Mons. Antonio Coradello - Necrologio (L'Adige, 24.1.1951); Idem (Vita Trentina, 1.2.1951); Apoteosi- In memoria di Mons. Corradello (Levico, Tip. Avancini, 1951, pagg. 7-8); Provincia in vetrina: Strigno (L'Adige, 11 maggio 1952); Lunga e triste storia dell'acquedotto di Cimon Rava (Alto Adige, 19.7.1952); Provincia in vetrina: Bieno (L'Adige, 20.7.1952); La cassa rurale di

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Strigno (((La Cooperazione Trentina», settembre 1952, pagg. 175-176); Edilizia scolastica per Comuni ricchi (Alto Adige, 14.10.1952); Mons. Silvio Cristofolini- Necrologio (L'Adige, 21-25.5.1953); Pro­vincia in vetrina: Vii/agnedo (Ibidem, 11.4.1954); Mons. Antonio Co­radello e la scuola (La ((Squilla Francescana», 1954, n. l); Unafelice sintesi di opere chiude un ciclo di attività a Strigno (L'Adige, 29.9.1954); Scuola e Cooperazione (((La Cooperazione Trentina», ot­tobre 1954, pagg. 205-206-207); Acqua per sei Comuni con il grande acquedotto di Cimon Rava (L'Adige, 26.10.1954); Il castello della bontà (Ibidem, 28.10.1954); Nomi che sono entrati nella storia di Strigno (Ibidem, 25.11.1954); Un incisore di Strigno inventò la tecni­ca a quarzo (Ibidem, 7.12.1954); Nel campanile di Strigno un brac­coniere svevo (((Strenna Trentina», 1955, pag. 109); Storia dell'asilo di Strigno (Vita Trentina, 6.1.1955); Un episodio della vita di Luigi Negre/li (L'Adige, 22.1.1955); Provincia in vetrina: Ospedaletto (Ibi­dem, 7.7.1955); Fedele copia della Santa Casa la chiesetta di Loreto in Strigno (Ibidem, 29.9.1955); Cav. Uff. Adone Tomasel/i- Necro­logio (Ibidem, 20-27.10.1955); Giuliana Osti -Necrologio (Strigno, 17.12.19 55); Un istituzione da salvaguardare: la struttura della scuola elementare (L'Adige, 28.8.1956); Per il centenario della morte di Albano Tomaselli (Ibidem, 20.11.1956); Ricordo del trentina Alba­no Tomaselli nelle parole degli amici e dei critici (Ibidem, 28.12.1956); Agnedo (su E. Prati- Ediz. Parrocchia di Caldonazzo, pag. 40); Il ricordo di Eugenio Prati sullo sfondo agreste di Agnedo (L'Adige, 18.3.1957); Campane a martello nel cuore della notte nel­l'autunno del1881 in Bassa Valsugana (Ibidem, 17.5.1957); Le spa­ventose alluvioni nella Bassa Valsugana nel 1882 (Ibidem, 24.5.1957); Strigno, nel1851, prodigo d'acqua e generoso il vino -Noterelle storiche (Ibidem, 20.11.1957); Dove ora sorge il massiccio castello d'Ivano v'era un tempo un monastero di Templari- Note di storia (Ibidem, 1.12.1957); Cent'anni fa la piaga della febrina di­strusse i bachi da seta della valle - Note di storia (Ibidem, 6.3.1958); Ing. Guglielmo Suster- Necrologio (Ibidem, 19.7.1958); Funzionava a Strigno nel lontano 1776 una scuola «secondo il nuovo metodo>> (Ibidem, 21.8.1958); Il dr. Renato Tomasel/i, medico dei po­veri -Necrologio (Ibidem, 30.12.1958); Sulla Pala Bianca la supre­ma riabilitazione del caporale Nendini (ccStrenna Trentina», 1959, pagg. 4 7 -48); L 'organizzazione della scuola elementare nel distretto di Strigno cent'anni fa (L'Adige 1.3.1959); La Bassa Valsugana ri­sente ancor oggi delle distruzioni della gue"a 1915-18 (Ibidem,

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13.9.1959); Il codice penale di altri tempi nella Bassa Valsugana (Ibidem, 22.11.1959); La triste storia di Frizzone, un paese che ha cessato per sempre di vivere (Ibidem, 10.2.1960); La storia della chiesa di Villa (Ibidem, 28.2.1960); Strigno sulla via della rinascita dopo anni ed anni di depressione: sguardo panoramico sugli avveni­menti del 1959 (Ibidem, 17.3.1960); Nonostante la terra avara e le vicissitudini storiche la gente di Villagnedo è ottimista (Ibidem, 8.5.1960); Nel 1645 venne costruita da Don Castelrotto la chiesetta di Loretto in Strigno, copia esatta della Santa Casa (Ibidem, 7.10.1960); La particolare benevolenza per Strigno, dimostrata da Mons. Tschiderer (Ibidem, 11.12.1960); La struttura scolastica pri­maria nel Trentino: resisteranno ancora i suoi cardini? (Ibidem, 31.1-1.2.1961 - «Scuola Italiana Moderna>>, 5.4.1961); Si è spento un insigne glottologo: Angelico Prati (L'Adige, 1.2.1961); Affettuoso ricordo di Angelico Prati, uomo di scienza, poesia e cuore (Ibidem, 19.2.1961); I maggiori filologi italiani e stranieri valutano l'opera va­sta di Angelico Prati (Ibidem, l. 7.1961 ); La chiesetta dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia nelle testimonianze degli storici della Valsuga­na (Ibidem, 16.9.1961); Padova: storia, leggende e tradizioni raccon­tate ai ragazzi w parte, 1970, pagg. 24 - 118 parte, 1971' pagg. 3 5 -Ed. cicolst. in 300 copie dal IV Circ. didatt. di Padova); Lettura aperta agli alunni di III D (ccVoci di Primiero>>, 1976, n. 6); L'astuzia di un disertore primierotto («Strenna Trentina>>, 1977, pagg. 142-143); In memoria di Oreste Novelli Necrologio (Il Corriere Apuano, n. 34 del 20 agosto 1977); Primiero: centro strategico di una manca­ta invasione nel Trentina («Strenna Trentina>> 1978, pagg. 127-128).

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INDICE

(L'indice è limitato ai nomi che etnologicamente appartengono al Trentino o che vi abbiano correlativa attinenza)

Acconcio Jacopo, 21 Amalfitano Giov. Tommaso, 147 Acquistapace Francesco, 7 Ambrosi Angelo, 18 » Pietro Sigismondo, 7 » Francesco, 17, 19, 90, 103, 104, Adalberto Vescovo, 11, 76, 100 137, 176, 203, 242, 365 Adami Prof., 86 » Giuseppe, 103 Agnol Caliaro, 191 Amorth Giovanni, 220 Agostini Giuseppe,220 Anderle Giovanni, 41 » Lucia, 293 » Leonardo, 212 Alberti (degli) d'Enna, Fam., 9 » sergente, 213 » Alberto, 8 Andreatta Ciro, 23 » Alberto Vigilio, 36 » Emilio, 41 » Bartolomeo, 9 » Gaetano, 207 » Felice, 10, 76, 92, 196, · 226, 227, » Giacomo, 41

229 Andreolo Agnese, 220 » Gervasio, 10 Anesi Battista, 151 » Giacomo, 9 » Giovanni, 41, 220 » Giuseppe, 8 » Giuseppe, 220 » Giuseppe Vitt., 12; 226 » Luigi, 220 » Ottolino, 9 Angeli Fioravante, 220 » Roberto, 9 Angelo Goffredo, ·110 Albertini Emilio, 220 » tessitore, 145 Alberto II Vescovo, 314 Antonelli Aldo, 25 Alessandrini (de) Fam., 13, 104 Antonio da Primiero, 25 » Giulio, 13 » da Trento, 324 » Giuseppe, 13 Antoniolli Clemente, 202 • Maier, 236 » Corrado, 220 » Mapheus, 13 » Giovanni, 220 » Pietro, 13, 104 Anzoletti L., 184, 3 71 » Petrus, 13 Armellini Achille, 66 » Sandrinus, i 3 » Antonio, 151 » Teresita, 319 • Ferdinando, 220 Alessandro Vittoria, 230, 325 Avancini (degli) Fam., 25 Aliprandi Orsola, 7 » Arturo, 219 Alpruni Falcone, 16 » Augusto, 26, 33, 100 » Frane. Antonio, 14 » Avancino (a), 29, 27, 99 » Giambattista, 16 » Avancino (b), 28, 32 » Leopoldo, 16 » Caterina, 82 Altenranno Vescovo, l 00 » Cesare, 207 Althamer Amato, 260 » (Colpi) Adele, 219 • Ascanio, 18 • Damiano, 28, 31 » Barbara, 274 » Edvige, 220 » Giorgio Frane., 17 » Emilio, 358

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» Emma, 220 » Stefano, 199 » Giacomo, 151, 228 » Zeffirina, 220 » Girolamo, 32, 207, 272 Bazzanella Emanuele, 44 » Giulio, 219 » Francesco, 46 » Giuseppe, 220 » Gioachino, 44 » Giustiniano, 32 ,. Giuseppe, 199 » Lodovico, 26, 33, 198, 200 Beber Mario, 45 » Pietro, 150 Becele Cristoforo, 144 Avanzo, 94 Bellat Amalia, 295 » Filippo, 206 » Carlo, 46, 220 » Giovanni, 33 Bellato da Grigno, 110 » Sebastiano, 33 Bellesini Giuseppe, 243 » Umberto, 119 ,. (beato) Stefano, 92, 185, 244, 373 Avi Michele, 41 Bellotti Augusto, 203 Azzolino Gio Batta, 3 28 ,. Carlo, 203 Badocchi Virgilio, 129 ,. Ferdinando, 203 Bagnudelli Antonio, 248 Ben Carlo, 195, 212 Bailoni Augusto, 220 ,. Edvige, 212 Baldessari Giovanni, 220 » Elisabetta, 195 » Giuseppe, 220 ,. Giuseppe, 212 Baldi Costante, 41 Benetti Clemente, 46 Bampi Antonio, 220 » Domenico, 198 » Ignazio, 136 » Pietro, 220 B ancher Simone, 41 » Pio, 220 Baratto Giuseppe, 220 Berlanda Attilio, 129 Barbacovi Frane. Vigilio, 38, 100, Bernabè Enrico, 213

227 Bernardi Giuseppe, 41 Barbusi Bernardo, 148 » Mansueto, 129 Barezza Bernardo, 192 Bernardin Maddalena, 145 Baroldi Luigi, 352 » Maria, 145 Bartolomei Felice, 39 Bertagnoli Carlo, 47, 207 » Frane. Stefano, 34, 36, 38 Bertamini Giovanni, 220 » J acopo, 34 Bertoldi Ignazio, 203 » Jacopo Gaetano, 35 Bertolini Stefano (CivezJ, 49 » Simon Pietro Jun., 34, 35, 36 » Stefano (Pergine), 49 » Simon Pietro Sen., 34, 35, 39 Bertolli, 203 Bartolomeo di Nicolò, 39 Berton Frattini Anna, 166 Baruchelli Albino, 129 Bordondelli Girolamo, 50, 110 Basso Emilio, 220 Bettaini Ginevra, 220 Battaglia Vincenzo, 39 Bettanini Emanuele, 51 Battaglioni Neri, 39 Bettega Domenico, 53, 333 Battisti Carlo, 99, 347, 348, 349 » Emilio, 53 » Cesare, 26, 30, 105, 216, 286, 311, » Michele, 54, 364, 374

325, 351, 352 Bezzi Bartolomeo, 76, 112 Ernesta, 2 7 » Egisto, 204

» Ettore, 220 Bianchini Viola, 220 » Ezio, 220 Biasori Mons., 44 » Francesca, 228 Bizzer Andrea, 56, 155, 357

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Boghi Giovanni, 57 Boiler Domenico, 151 Bolognini Nepomiceno, 70 Bombassaro Napoleone, 220 Bon Gaspare, 57 Bonadè Battista, 147 Bonadiman Giovanni, 41 Bonat Vittorio, 59 Bond Simone, 198 Bonelli Antonietta, 318 » Benedetto, 196, 2 79, 3 70 )) Pietro, 35 Bonetti Giacomo, 58, 220 )) Giuseppe, 220 )) Isabella, 58, 119 Boninsegna Carlo, 60 Bonmassari Giovanni, 119 Bono da Corso, 146, 14 7 Bonomo (beata) Giovanna, 59 Bordato Bice, 120, 213 » Mosè, 203, 206 Boresa Francesco, 61 Borghesi Pio, 220 Borghetti Antonio, 151 Borsieri Francesco, 61 » Giambattista, 61, 115, 353 Bortolameotti Giuseppe, 207 Bortolazzi Barbara, 10 Bortolini Pasquale, 63 Bosio Giovanni, 64 Bosisio Alessandro, 199 » Antonio, 65 Boso Gio Batta, 207 )) Maria, 120, 213, 219 )) Thomio, 147, 148 Bottea Tomaso, 66 Bottega Ferdinando, 41 » Florestano, 221 Bozzonella Arturo, 221 Brandalise Elsa, 221 Brandolani Luigi, 120 Brentari Michele, 66 » Ottone, 66, 232, 322, 325 Brente) Giuseppe, 41 Bresadola Giacomo, 352 Bresciani Antonio, 349 Brida Domenico, 72 » Giuseppe, 7 2

Bridi Luigi, 42 Broccati Alberto, 213 » Giuseppe, 213 Broccato, 94 Brocchi Sebastiano, 72 Broch Luigi, 4 2 Broilo Cirillo, 207 Bronzetti Frat,. 71, 203 Broso Cirillo, 203 Brunet Angelo, 72 Bruni Menin Erminia, 72 Brusamolin Antonio, 73 Brutus Gherarinus, 191 Buffa, 277 » Anna Maria, 50 » Antonio (a), 74 )) Antonio (b), 75 » Armenio, 74 Buffa Augusta, 213 » Battista, 151 » Caporale Francesco, 75 » Carlo, 76, 213 » Fabiano, 147 » Giandomenico, 76 » Gino, 120 » Giovanni, 198, 204 » Giuseppe, 213 » Pia, 76, 117 » Pietro, 76 » Pietro Gaspare, 74 » Raimonda, 213 » Raimondo, 213 » Rodolfo, 213, 221 )) Vigilio, 41 Busana, 155 » Cirillo, 77 Busin Paolo, 77 Cadrobbi Luigi, 42 Cadrubbi Giuseppe, 151 Caldena Silvio, 347 Caminolli Ferdinando, 221 Campana Michele, 221 » Rodolfo, 42 Campestrini Alino, 42 » Pietro, 42 Campochiesa Leonardo, 80 Campostrini Domenico, 151 Campregher Andrea, 203

385

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» Battista, 151 » Narcisio, 42 » Valentino, 113 Canepele Giovanni, 42 Canestrini Giovanni, 77, 226, 249,

251 Cappello Bartol. Ignazio, 82 » Felice, 207 » J acomo An t., 8 2 » Leopoldo Gius., 221 Capra Giuseppe, 221 Capraro Tommaso, 82 Caprioli Aliprando, 324 Capris (de)Francesco, 83 Caproni Gianni, 111 Caramelle Battista, 152 Caramelli Alberto, 75 » Jean, 75 Cararo Rosa, 221 Carbonari Luigi, 68, 83, 301, 311 Carlettini Giuseppe, 221 Carli Antonio, 208 Carmeni Prof., 45 Carneri Gaetano, 86 Carraro Pietro, 86, 94 Casagrande Alberto, 87 » Antonio, 208 » Bortolo, 152 » Egidio, 88 » Giovanni, 202 » Giuseppe, 152 Castainer Attilio, 42 » Francesco, 42 Castelrotto Ascanio, 360 » Biasio, 14 7 • Francesco, 3 24 » Giacomo, 88, 322 » Michele, 88 Cattarozzi Eugenio, 202, 203, 206 » Giambattista, 203, 306, 121

212

» Michele, 90 • ·Romano, 221 Cattina da Caorso, 90 Cecaro Francesco, 145 Ceccato, 118 » Anna, 257 » Ferdinando, 42

386

» Gaetano, 93 » Giulio, 208 » Severino, 42 » Vigi/io, 93 Ceccon Giov. Battista, 121 » Giuseppe, 42 Ce Ili Battista, 15 2 Cemin Bartolomea, 169 Ceola Andrea, 96 » Angioletta, 221 » Baldo, 94, 205 » Emilia, 221 » Lorenzo, 203 » Mario, 95, 121, 215 » Norina, 221 » Scevola Luigi, 96 Cerra Antonio, 149 Ceschi Agostino, 276 » Antonio, 97 » Antonio p., 98 » Carlo Antonio, 97 ,. Cristoforo, 299 » Fortun. Sigism., 98 » Giovanni, 98 » Girolamo Armenio, 97 » Giulio, 97 » Giuseppe, 97 » Mattia, 97 » Virginia, 59 Cestari Giovanni, 109 Cetto Adolfo, 89, 98, 108 » Alessandro, 151 Ceppa Zudei, 148 Chemel, 191 Chiara de Welsperg, 164 Chiesa Antenore, 221 » Damiano, 9 5 Chiletto Francesco, l 00 Chimelli Fam., 208, 211 » Augusto, 212 » Carlo, l O l, 203, 206 » Eduino, 203, 204 » Filippo, 101 ,. Giuseppe (a), 102 » Giuseppe (b), 150 » Guglielmo, 191, l 92 » Guido, 102 » Luciano, 122

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» Teresa, 208 Chimello (del) Guielmo, 191, 192 Chini Emanuele, 201 , 205 » Eusebio, 351 Chioccetti Giambattista, 34 7 Cibini Antonio, 103 » Giovan Antonio, 103 » Gius. Antonio, 246 Ciola Petrus, 191-192 Cipolla Baldassare, 103 » Tebaldo, l 03 Cipriani Angelina, 221 » Anna, 221 » Elisa, 221 Cirillo p. da Bedollo, 312 Clamer Cristoforo, 104 Clesio Bernardo, 109, 139, 2 78

324, 372 Clock Leonardo, 64 Cobelli (de) Gaspare, 217 Cofler Leopoldo, 151 Cola Pietro, 192 Colmano Zeffirino 99, 100, 105 Colpi Adele, 214, 219 » Giambattista, 208 » Giuseppe, 214 » Ierta, 214, 219 » Raffaella, 214, 219 Comper, 208 » Enrico, 41 Conci Bartolomeo, 106 » Emanuele, 107 » Giovanni, 151 » Pietro, 42 Copat Augusta, 219 » Rosa, 219 Coradello Antonio, 50 Corona Giorgio, 42 Corradi Francesco, 107, 192 » Giacomo, 192 » M arianna, l 99 Corradini Michele, 80 Corradinus Tomaso, 146, 149 Corrado da Beseno, 3 70 » da Pergine, 107 » da Primiero, 110 Cosner Giovanni, 42 Costa Celso, 215

» Enrico, 2 15 » Ermete, 215 ,. Quirino, 221 » Samuele, 221 Costede Angelo, 139 Crescini Amelia, 55 » Antonio, 307, 364 » Giuseppe, 214, 221 Cristel v el Cri steli o, 191, 192 » Domenica, 329 Cristofolini Cesare, l 00 Crivelli Andrea, 108 • Giorgio, l 08 » Leonardo, l 08 Crociati (l), l 10 Curzel Emanuele, 293 Dal Castagné Albino, 111 » Gioachino, 114 Dalceggio Luigi, 221 Dallabetta Antonio, 221 Dalla Brida Angelico Gius., 112 » Costante, 114 Dalla Fior Giorgio, 203 » Giuseppe, 42 Dalla Giacoma, 221 Dallago Achille, 208 Dallaldo Aldo, 221 » Fernanda, 221 » Rolando, 221 Dalla Piccola Mario, 42 Dalla Porta Prof., 64 Dall'Arme P. Paolo, 62, 353 Dalla Rosa Angela, 206 » Emilio, 63, 115 » Enrico, 47, 115, 199, 200, 203,204,

208, 210 ,. Giacomo, 208 » Girolamo, 191 Dalla Sega Francesco, 224 Dalla Torre Giovanni, 221 Dallemule Giacomo, 221 Daii'Orsola francesco, 19, 272 Dal Maso, 204 ,. Domenico, 202 » Primo, 203, 205, 206, 208 Dal Negro Domenico, 336 Dal Prà Bortolo, 152 Dal Rì Giuseppe, 99, 100

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Dal Sasso Giuseppe, 221 » Pietro, 208 Dal Trozzo, 117 Daltrozzo Silvio, 221 Danieli Arcadio, 202 >> Filotino, 116, 202, 206, 212 » Francesco, 76, 116 D'Anna, 215, 219 » de Celo Gius., 215 » Giuseppe, 152 Daziaro, 118, 275, 277 » Alessandro, 118, 200, 205, 211 » Giuseppe, 117, 118, 200 » Giacomo, 11 7 Deanesi Nicola, 221 De Ballerin Anna, 118 » Domenico, 118 Debiasi Lorenzo, 42 De Bontura Gasparo, 192 De Bortoli Gustavo, 42 De Bosis Giovanni, 148 De Carli Beniamino, 221 Decorati Va/or Militare, 119 De Ferrari Mons. Carlo, 49 De Floriani Nicolò, 148 De Ganzani Serafino, 148 De Gasperi Alcide, 68, 84, 85, 114,

134, 135, 301, 311 » Amedeo, 134 » Augusto, 130, 135 » Catti Romana, 301 De Gentili Simone, 191, 192 Dego! Giuseppe, 122 Delai Arturo, 42 » Tullio, 221 Dellamaria Clementina, 221 Dellantonio Cristina, 244 Della Piccola Mario, 42 Del Mont Urban, 147 Deluca Egidio, 42 De Malenck Giacomo, 145 De Martini Margherita, 304 Dematté Ide/fonso, 135 » Luigi, 215 De Mersi Massimiliano, 111 Deper G. Battista, 310 De Ripa Antonio, 144 » Joan Baptista, 147

388

» Zuan, 147 Dessignori Luigi, 221 Di Daniele Bartolomeo, 136 » Franco, 136 Divina Emanuele, 221 » Ermete, 215 » Francesco, 208 » Luigi, 208 » Giovanni, 215, 219 » Maurizio, 136 » Silvio, 219 DofT Sotta Giovanni, 221 » Remigio, 136 Domenico da Vezzano, 109 Donati Giorgio, 152 Dordi Benedetto, 137 » Carlo, 19, 137 » Ferdinando, 138 » Giuseppe, 139 Giuseppe Ferdin., 139 » Marcantonio, 139 Dorigati Antonio, 139 » Vigilio, 221 Dorigato Giov. Battista, 208 » Pietro, 209 Dorighelli Amalia, 216 » Massimo, 221 Dorigoni Luigi, 42 Ducati Angelo, 115, 202, 296, 365 » Francesco, 221 » Giuseppe, 3 70 Dusini Francesco, 24 7 Ecce! Attilio, 140 » Giovanni, 221 Eccher Mons., 185, 354 » Edoardo, 203, 206 » Enrico, 206 » Rodolfo, 221 » Paolo, 41 Emert Giulio, 320 Endrici Mons., 63, 111, 163, 173

189, 373 Enrico (beato) da Bolzano, 371 Eremiti, 140 Eretici, 144 Ermete (Sant'), 269 Esercito (ne/l} Napo/eonico, 150 Espen Luigi, 221

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Fabris Ermenegildo, 42 Faccenda A/miro, 154 Facchinelli da Strigno, 155

Enrico, 42 ,, Giuseppe, 42, 152 Facchini Francesco, 19, 23 » Venanzio, 155 Fachinelli Gasparo, 155 Faifoer Aureliano, 156 Faitini Luigi, 221 Fattori Biotton Antonio, 201 Fedel Antonio, 221 ,, Dina, 221 » Emilia, 221 ,, Emma, 221 ,, Francesco, 221 >> Luigi, 221 ,, Virginia, 221 Fedele Augusta, 221 » Francesco, 221 » Gemma, 221 » Luigi, 221 ,, Milli, 221 ,, Virginia, 221 ,, Zita, 221 Federici Nicolò, 191 , 192 Fedler Maurizio, 157 Fedrizzi Domenico, 42 Felix Bortolo, 157 ,, Gio Andrea, 157 Fermiano da Strigno, 14 7 Ferrai Pietro, 209 Ferrari Domenica, 246

Gustavo, 221 » Raffaele, 221 ,, Severino, 42 Ferrazza Bruno, 221 Fezio Giovanni, 3 72 Fezzi Vittorio, 216 Fianick Natalia, 282, 293 Fietta, 94, 2 77 » Bada/ai Frat., 158 » Battista, 216 » Chio/i Giuseppe, 158 ,, Chio/i Santo, 158 » Giovanni, 159 Filippi Enrico, 42 » Guido, 221

» Margherita, 2 7 5 » Nicolò, 159 Filippini Antonio, 160 Filippo da Como, 192 Fiorentini Giacomo, 160 » Leonardo (a), 160 » Leonardo (b), 160 » Lorenzo, 92, 161 Fiori Liberio, 205, 209 Firmian (Conti), 88 » Carlo, 15, 36, 227 ,, Leopoldo, l O, l 77 Floriani Emilio, 161 » M. 184 Focempt Anzel, 144 Fogolari Gino, 352 » Michele, 82 Fontan Antonio, 161 » Mally Giuseppina, 162 Fontana Gio Battista, 221 Fontana Mons. Stefano, 52, 162 Foradori Gioachino, 42 Fracalossi Giuseppe, 221 Francescatti Federico, 42 Franceschi Elisabetta, 242 Francesco da Borgo, 164 » da Castellalto, 21, 165 » da Scurelle, 165 Francescotti Brigida, 3 3 7 Franciscus da Caldonazzo, 191 Franzelli Guido, 154 Fratin Carlotta, 166 » Fortunato, 165, 169 » Gianmaria, 169 Frattini, 118 Fratton Remigio, 221 Frighello Luigi, 202, 203 Frisanco Maria, 221 » Umberto, 216 Frisinghelli Luigi, 205 Froner Cristiano, 130 » Giovanni, 169 Fronza Tullio, 42 Fruet Abele, 42 ,. Angelo, 42 » Emilio, 42 » Giuseppe 203 Fuganti Cesare, 169

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» Eredi, 170 Furlan Antonio, 221 Fulrani E., 43 » Isidoro, 42 » Michele, 145 Fusinato Giuseppe, 221 Fusio Bartolomeo, 170 Fussemberg Carlo, 221 Gabrielle p. da Casotto, 312 Gabrielli Costante, 221 Gadenz Tullio, 171 Gadler Arcangelo, 172 Gadotti Raimondo, 41 Gaetano don, 90, 91, 92 Gaigher Orazio, 172 Galicia Fede, 174 Galici Giac. Antonio, l 74 » Lisandro, 174, 182 » Nuzio, 174 Galitiis Giac. Antonio, 182 Gallo Fam., 277 Galvan Carlo, l 74 » Egidio, 174, 217 » Ettore, 174 Ganzani (de) Serafino, 148 Gar Tomaso, 11, 21 , 266, 296, 342 Garbari Carlo, 374 li Ezio, 122, 209, 216 li Gioachino, 175, 203, 209 » Lucia, 282, 287, 292 li Mario, 123, 209, 219 » Tullio, 175, 209, 216 li Valentino, 209 Garollo Cirillo, 221 » Gottardo, 176 » Luigia, 221 Gasparsi (de) Giov. Battista, 11,

75, 99, 106, 177, 180, 181 » Lazzaro, 179, 180 Gasperi Carlo, 130 » Riccardo, 181 Gasperini Amedeo, 221 » Maria, 198 Gaudenz'Antonio, 38 Gaudenzi Fiorinada, 222 Gaudenzio da Borgo, 192 Gazzoletti Antonio, 202, 3 18 Gebler Carlo, l 03

390

Genetti Gasparo, 147 Gennari Elisabetta, 3 39 Gentili Anna, 35 » Maria Giuseppe, 182, 363 Gentilibus (de) Simone, 191 Gentilini Luigi, 269 Geremia calzolaio, 145 Gerloni Bartolomeo, 62 Gerola Berengario, 348 Ghirardon Tullio, 216 Giacomelli Albino, 222 » Gio Batta, 222 Giacomo Antonio, 182 » delle Giudicarie, 89 » mastro, 182 » merciaiolo, 145 Gianeselli Edoardo, 202 Gianettini Domenico, 183 Gian Moena, 163 Gianmichele Vescovo, 21 Gilli Francesco, 222 Giongo Alberto, 209 » Catterina, 183 li Ciro, 222 » Francesc'Antonio, 183 » Giuseppe, 209 » Luigi, 201, 205, 222 Gionzer Leonida, 222 Giovanelli Gio Battista, 222 » Frane. Antonio, 184 Giovanna della Croce, 18, 274, 321 Giovanni da Strigno, 184 Girardi Antonio, 203 » Aurelio, 42 » Eduino, 222 » Ernesto, 222 Girardi » Emilio, 42 » Giovanni, 203, 309 » Silvio, 42 Girardini Gioachino, 42 Glielmi da Borgo, 144 Goio Augusto, 184, 222 li Dionisio, 184 Gonzo Prosdocimo, 222 Gottardi Mons., 229 Gozzer Francesco, 42 Grammatica Gustavo Adolfo, 38, 185

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Grandi Ferdinando, 193 » Giulio, 185 » Vincenzo, 230 Granello Guglielmo, 216 » Linda, 216 Graspinel Battista, 191 Grassi Alfredo, 222 Graziadei Bonaventura, 186

Damiano, 187 • Daniele, 198 • Dario, 187 » Ettore, 222 • Lorenzo, 222 » Vittorio, ·188 Grazioli Giuseppe, 138, 203, 289 Gretter Domenico, 189 Grifferio Rocco, 146 Grignolo de la Selva, 145 Grisenti Giacomo, 130 Grober G., 225 Groff Lionello, 348 » Maria, 172 Guadagnini Augusto, 189 » Aurelio, 164, 190 » Carlo, 190 » Nicola, 190 Gubert Luigi, 222 » Giovanni don, 163 >> Rodolfo, 357 Guerra Rustica, 190 Guglielmi Andrea, 193 » G. Battista, 193 » Gioseffa, 101 Guetti Pietro don, 199, 3 30 Gustele di Canal S.B., 331 Hellweger Carlo, 249 Heroldi (degli) Antonio, 194 Hippoliti, 11 , 194 Holzhauzer Matteo, 194 Iager Antonio, 42 Ierli Giac. Dionisio, 195 » Gio Batta, 195 Inama Vigilio, 105 Innocenza (S.) d'Arco, 3 73 Ippoliti Ambrogio, 195 » Baldassare, 196 » Giuseppe, 196 » Ippolito , 197

• Luigi, 197 Irredentisti, 197 I seppi Angelo, 4 2 Jacinus Baptista, 146 Jacomo del Cunte, 145 » merzaro, 145 » da Ponte, 145 Janeselli Afra, 222 Janeselli Albina, 222 » Angelica, 222 » Angelina, 222 » Francesco, 222 » Luigi, 222 Joriati Giovanni, 222 Joris Romano, 222 Kock ing., 224 Laner Eduino, 42 Lanner Felice, 203 Lanza Francesco, 145 Lanzingher Giovanni, 222 Largaioli Enrico, 324 » Francesco, 222 L azzeri Celeste, 4 2 • Francesco, 202, 203 » Gio Batta, 203 » M. Elisa, 312 Lener Cecilia, 226 » Gaspar, 225 Lenzi Angelo, 42 » Caterina, 360 • Giovan Battista, 225 • Guido, 42 • Ruggero, 123 Leonardelli Bonaventura, 225 Leonardi Antonio, 3 70 » Gustavo, 226 Leporini Fam., 227 » Ferdinando, 227 • Francesco, 226, 227 • Giuseppe, 227 » Isidoro, 226 » Orazio, 226 Lessi Michele, 3 73 Libardi Antonio, 145 • Caterina, 219 • Giov. Andrea (a). 228 » Giov. Andrea (b), 228 • Silvio, 222

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• Vettor, 145 Libardo Mathio, 192 Libardoni Marco, 229 Liberi Carlo, 42 Limana Luigi, 229 » (CavJ, Luigi, 229 Linhart Anna, 222 » Lidia, 222 Linzo Giovanni, 230 Lodron {dei) Beatrice, 281 Longhi Alessandro, l 09 » Federico, 131 Longo Emanuele, 231 » Gio Batta, 162 » Giuseppe, 222 >> Leonardo, 315 » Maria Teresa, 231 » Michele, 222 » Pietro, 259 Lorenzi Giovanni, 152 » {dott.) Guido, 45 Lorenzini P., 41 Lorenzoni Abramo, 42 » Giovanni, 111 Loss Antonio, 222 » Domenico, 232 » Emilio, 222 » Fanny, 222 » Giuseppe (a), 232 » Giuseppe (b), 42 » Giuseppe (c), 222 Loss Luigia, 222

»Maria, 222 » Martino, 368 » Raffaele, 222 » Silvio Aprii, 21 7 Lucchi Ottone, 219 Lucian sorelle, 232 Lunardo vicaro, 145 Lunardoni Agostino, 233 Lunelli Francesco, 235 » Renato, 64, 185 Lupi Giuseppe, 155 Maccani Anna, 222 » Giulio, 123 » Mario, 222 Madruzzo Card., 21 , 88, l 09,

139, 143, 164, 181, 187, 257, 352

392

Maffei Andrea, 288 Magnago Valentino, 15 2 Maier Tommaso, 236 Malfati Andrea, 138, 289 Manfrini Aristide, 95 Manuali Cristoforo, 258 Marchesani, 32 Marchesoni Giulio, 124 » Quirino, 42 » Vittorio (a), 237 » Vittorio (b), 241 Marchetti, 214 » Tullio, 2 12, 21 7, 218 Marchetto Aldo, 217 » Maria, 217 » Giovanni, 241 Marchioretto Pietro, 242 Margoni Gio Battista, 203, 206 Marietti da Bieno, 209, 243 Mariotti Bortolo, 203 • Carlo, 209 Marroni Riccardo, 290 Martinelli Anna, 222 » Beniamino, 222 » Daniele, 92 » Domenico, 222 » Giuseppe, 131 » Vigilio, 92 » Vittorio, 243 Martini Francesco, 198 » Leopoldo, 198, 199, 200 » Silvio, 209 Martiri Anauniensi, 248, 3 72 Marzari Carlo, 199 » Prati Luigi, 114, 282 Masina Giovanna, l 74 Mattioli P. Andrea, 21, 100 » P., 232 Mattivi Vigilio, 222 Maurizio da Caldonazzo, 14 7 Mauro Domenica, 198 Meikelpeck Frane. Gius., 243 » Fulgenzio, 244 » Maria Orso/a, 243 Melchiori Ricardo, 131 Menato Battista, 152 Meneghetti Angelo, 244 » Vittorio, 224

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Menestrina Francesco, l 00 Mengarda Beniamino, 42 Menghin Temistocle, 209 Menguzzato Pietro, 199 Menin Albino, 222 Mezzanotte Domenico, 244 » Gaetano, 222 Mezzena M.stro, 3 54 Micheli Clotilde, 244 Micheloni Demetrio, 131 Mina (faufer - Zanetel Domenica),

333 Minati Frat., 145 » Giov. Antonio, 245 Minatti Francesco, 43 Miori Guido, 217, 218 Mioro Toni, 145 Mittempergher Giulio, 222 Moar Gaetano, 152 Moggioli pitt., 175 Molinari Beniamino, 43 » Dionisio, 246 >> Egidio, 246 >> Vincenzo, 124, 219 Monauni Tullio, 21 7 Montagni Giovanni, 43 Montebello Gius. Andrea, 17, 35,

75, 89, 104, 110, 246, 268 Montibeller Giuseppe, 246 » Pietro, 222 Morandi Antonio, 247 » Maria, 134 Morandini, 225 Moranduzzo Annibale, 222 » Bortolo, 152 » Pietro, 206 Morelli Antonio, 20 l » Giovanni, 222 » Maria, 290 >> Quirino, 222 >> Umberto, 222 Morizzo Marco, 247, 248 » Maurizio, 247, 248 Moschen Arcangelo, 43 » Lamberto, 249 » Raimondo, 222 Moser Domenico (a), 43 » Domenico (b), 203, 204

» Domenico (c), 329 » Giovanni (a), 43 » Giovanni (b), 203 » Giuseppe (a), 41 » Giuseppe (b), 201 , 209 » Guido, 41 » Pietro, 203 Motes Mathio, 147 Moth Gabriele, 251 Mott Angelo Giacomo, 85, 251 » Fedele, 253 » Giambattista, 253 » Nicoletti Iolanda, 253 » Pietro, 251 Motter Albino, 43 » Enrico, 131 » Giacomo, 254 » Valentino, l 99 Musocco Fabrizio, 146 » Giuseppe, 3 71 Nardelli Enrico, 255 >> Luigi, 215, 217, 222 Natale banditore, 145 Naurizio Elia, 255, 256, 257 » Lorenzo, 257 » Paolo, 255, 257 Negrelli Fam., 257, 367

>>Anna, 260, 367 » Are. Michele, 258, 260 » Carolina, 264 » Caterina, 258 » Elisabetta, 66 » Francesco, 260 » Giuseppina, 232, 259, 260 » Luigi Ing., 163, 232, 260, 265, 294,

351 , 367 » Luigi Jun., 264 » Maria (Grois), 264 » Michele Angelo, 260, 268, 266, 269 » Nicola Mons., 260, 265, 296, 368 » Nicolò, 257 » Oscar, 264 » Rosa, 260, 368 » Teresa, 260 Negri Francesco, 202 » Giacomo. 143 Negriolli Giacomo, 268 >> Giandomenico, 268

393

Page 396: Dizionario biografico di uomini del Trentino sud-orientale

Nervo Giuseppe. 212 ~ Nerviski, 202 » Rodolfo, 41 Nicoletti da Ospedaletto, 192 » dottor, 251 >> Tomaso, 152 Nicolò Vescovo, 314 Nicolussi Ottone, 124 Nocher Frane. Antonio, 268 » Gius. Domenico, 268 Nolhenbuhler Giovanni, 152 Nones Carlotta, 217 ,. Gisella, 21 7 Obber Attilio, 222 Ober Francesco, 198 Oberosler da Roncegno, 269 ,. Giuseppe, 206 Ochner Ferdinando, 269 Odorizzi Pietro, 152 Ognibeni Alberto, 68, 217 » Lodovico, 202 Onestinghel Gino, 99 ,. Giovanni, 100 Ontertolere Maddalena, 8 Orler Pietro, 2 70 ~ Rodolfo Mons., 270 Orsi Luigi, 163 Orsingher Lzonardo, 43 » Luigi, 43 » Martino, 161 » Pietro, 43 Oss Domenico, 2 70 » Emert Luigi, 43 » Giuseppe, 202, 203, 206 ,. Rolando, 41 » Pietro, 199, 200 Osti Fausto, 222 ,. Leopoldo, 222 » Lino, 205, 209 Paccanari Giuseppe, 210 Pace Fgancesco, 41 Pacher, 32 » Giuseppe, 2 72, 307 Palaoro Amelia, 217 ,. Umberto, 217 Panizza Pompeo, 200, 202, 204 Paoli Alfonso, 205 » Antonio, 152

394

» Carlo, 202, 205 » Francesco, 273 » Matteo, 43 » Pia, 222 » Pietro, 203 » Pietro Paolo, 210 » Roberto, 222 Papa Giov. Donato, 274 » Si/vestro, 275 Paroli Battista, 152 Parte! Angela, 374 Pasotti Laura, 330 Pasqualini Giovanni, 132 ~ Saverio, 275 Pasquazzo Domenico, 202 Passamni Pietro, 152 Passi Bart. Antonio, l O Passingari Joan Michele, 147 Pastorini Felice, 275 » Francesco, 275 » M. Teresa, 18 » Paolo, 275 Paterno Amelia, 309 » Domenico, 15 2 » Ferdinando, 275 Paternolli Emilia, 222 » Narciso, 222 Paternollo Antonio, 143 » Frane. Antonio, 276 » Martino, 149 Patone Notaro, 182 Pavino Gabriele, 144, 145 Pecoraro Marianna, 219 Pellauro Domenico, 141 Pellegrini Maddalena, 61 Pellizzaro, 276, 277 » Baldessare, 2 76 » Giuseppe, 204 Peregrino sarto, 14 7 Pergher Leopoldo, l 00 Perini Agostino, 14 ,. Carlo, 14, 298 Perotto Caterina, 222 Perteganti, 2 77 Peruzzi Francesco, 40, 41, 124 Petri Guido, 124, 220 Phitzer Pietro, 278 Piazza Giorgio, 260, 279

Page 397: Dizionario biografico di uomini del Trentino sud-orientale

» Gius. Benedetto, 258, 279 Piccinini Vinceslao, 206, 210 Pier Paolo da Roncegno, 279 Pietro da Samoclevo, 3 12 Piffer Giuseppe, 125 li Oreste, 222 Pilati Cari' Antonio, 36, 38, 3 71 Pilonus Franciscus, 191 Pincio Lucio Romolo, 145 Pintarelli Battista, 153 » Egidio, 222 » Giuseppe, 132 Pinter Francesco, 204 Piva Giovanni, 279 )) Giulia, 222 » Umberto, 222 Pivio Martino, 198, 199 Plancher Emilio, 43 Poda Mario, 222 » Giuseppe, 202 Pola Abelardo, 222 » Adelina, 223 » Alberto, 220 li !olanda, 223 » Marcella, 223 » Marco, 223 » Maria, 223 » Mario, 223 » Nicolò, 151 » Raffaele, 223 » Sanzio, 223 Poladra Spbila, 193 Poletto Giacomo, 280 Polo Guido, 73, 320 » Guido don, 354 li Nicolò, 280 li Vincenzo Gius., 280 Pombeni Adolfo, 280 Ponte Jacopo, 182 li Renzo, 125 Poppi Fam., 141, 163 » Baldassare, 281 Postai Giusto, 43 Pradel Apollonia, 294 Prato (A) Battista, 81 , 278 » Giovanni, l 03, 342 Prati Fam., 282 » Adelina, 292

» Angelica, 223 » Angelico, 282, 283, 288, 291, 292,

348 » Astenia, 292 » Bianca, 223 » Camillo, 43 » Cesare, 223 » Cesira, 223 Prati Domenico, 282, 287, 292 » Edmondo, 282, 285, 287, 292, 293 » Eriberto, 282, 287, 292 » Eugenio, 76, 112, 117, 185, 282,

283, 287, 290, 291, 292, 293, 347, 348

» Giacomo, 282, 290 li Giovanni, 70, 184, 288, 337 li Giulio, 2 82, 2 90 » Giuseppe, 223 » Guido, 282, 285, 288, 291 » Italo, 292 » Luigi Rodolfo, 43 » Marzari Luigi, 114, 282 li Mattiè Carolina, 192, 282, 285 » Michelangelo, 282, 285, 286, 292 » Pia, 223 » Probo, 293 » Raffaele, 114, 308 » Raffaella, 288 » Romualdo, 282, 293 » Sara, 292 » Stefano, 282, 290 >> Vittorio, 43 Predelli Emanuele, 223 Prighel Silvio, 43 Prospero Antonio, 294 li Battista, 294 Prudei Domenico, 295 Pruner Battista, 153 Puecher Passavalli Giorgio, 295 li Ignazio, 185, 266, 295 Pueler Giorgio, l 91, 192 Puri n Maria, 3 61 Quaresima E., l 00, 349 Rachini Antonio, 298 » Gius. Antonio, 195, 298 » Francesco, 298 » Sigismondo, 298 » Troiano, 298

395

Page 398: Dizionario biografico di uomini del Trentino sud-orientale

Rampanelli Francesco, 223 Rasmo Laura, 223 Rattin Giovanni, 198, 199, 200 Refatti Cesare, 223 Reinaldo da Fornace, 355 Rella Ugo, 218 Regazzi Antonio, 223 Renzi Mentore, 43 Ricamboni Glicerio, 347 Riccardo Ricardelli, 110 Ricci Flaviano, 352 Rigo Agostino, 223 » Carlo, 223 » Ferdinando, 223 » Giacomo, 223 Rigoni Antonio, 299 Rinaldi-Dordi Giuseppina, 138 Rinaldi Ferdinando, 199, 200, 203,

206, 210 » Isacco, 41 » Riccardo, 203, 205, 210 » sorelle e Casa, 200, 342 » Pietro, 198, 199, 200, 203, 205, 210 Rio Giuseppe, 204 Rippa Guido, 125, 220 » Vittorio, 220 » Zambattista, 147 Rizzi Giulio, 223 Rizzoli Giulio, 299, 324 Roat Cirillo, 43 Roberto da Tesino, 110 Rocchetti Emilio, 200, 203, 206

214 » Francesco, 198, 199, 200, 202 » Giovanni, 223 » Giuseppe, 202 » Lodov. Gius., 200, 202 Rodighiero Bortolo, 153 Rodolfi Frane. Antonio, 299 Rogger mons. Iginio, 3 15 Roman Ermano, 223 Romanese Eligio, 21 O » Riccardo, 300 >> Ruggero, 300 Romani Francesca; 134 » Pietro, 68, 301, 311 Romedi Antonio, 301 Ropelato Paolo, 153

396

Ropele Giorgio (a), 302 » Giorgio (b), 223 Roppele Emilio, 223 Rosanelli Carlo, 210

Cesare, 223 » Giuseppe, 198, 203, 206 » Umberto, 223 » Vitale, 198 Rosi Giambattista, 203 Rosmini Antonio, 31, 70, 164, 254,

274, 321, 365 » Leonardo, 276 Rossi Li vi o, 81, 20 l, 246, 248, 284

V alerio, 3 72 Rosso Antonio, 145, l 92 » Beppi, 215 Rusca Carlo, 302 Saibanti Bianca, 3 18 Salvadori Arcangelo, 150 » Bartolomeo, 191, 192 » Regina, 356 » Pietro, 150 Salvetti Achille, l 00 Salvotti Maria, 303 Samonato Pietro, 303 Sardagna M.C. Emanuele, 274 Sartena Fratelli, 304 » Amalia, 306 » Cristoforo, 304 Sartorelli Carlo, 306 » Casimiro, 19, 307 » Egidio, 210 » Giambattista, 307 » Luigi, 203 » Pietro, 15 l Sartori Agostino, 151 » Candido, 309 » Daniele, 132 » Diomira, 309 » Edoardo, 202 » Elia, 307 » Federica, 294 » Federico, 309 » Fioravante, 31 O » Francesco, 220 » Frane. Antonio, 3 l O » Franco, 308 » G., 43

Page 399: Dizionario biografico di uomini del Trentino sud-orientale

» Giorgio, 144 >> Giovanni, 31 O » Giuseppe (a), 43 » Giuseppe (b), 309 Sartori Lorenzo, 21 O » Luigi, 308 » Maria, 223 » Narciso, 223 » Pia, 223 » Raimondo, 199 » Pietro, 20 l, 202, 210 » Teofilo, 212, 309, 310 » Teresa, 294, 310 » Tullio Montecroce, 310 Sassella Ulderico, 43 Sbetta Sebastiano, 192 Scalet Giovanni, 43 Scarpa Angelico Camillo, 311 Scartezzini Gio Battista, 312 Scevola Ceola Luigi, 312 Schiavonus Paolus, 142 Scopoli Francesco, 298 » Gio Battista, 312 » Margherita, 298 » Paolo Antonio, 312 Scotoni Mario, 218 Scutelli Francesco, 248 » Marcantonio, 248 Segata Prof., 50 Segato Fedele, 202 Seghetta Cristoforo, 143 Selvatico Pietro, 323, 343, 344 Sembianti Giuseppe, 210 » Remo, 313 Semon Samuel, 174 Sette Luigi, l 00 » Silvio, 223 Setti Nicolò, 313 Sforza Ferdinando, 210 Sicca Angelico, 21 Sicco (Xicco) Bartolomeo, 314 » Francesco, 314 » Macadante, 314 » Michele, 3 14 » Modesto, 3 14 » Ricci Polenton, 313 Sighele Bortolo, 223 » Giovanni, 223

» Stefano, 223 Silano Francesco, 144 Simeoni Felice, 223 » Giovanna, 253 Simion Pietro, 132 » Pietro don, 233 Simioni Pietro, 43 Simonato da Fiemme, 8 9 Simone Notaro, 357 Sittoni Francesco, 210 » Domenico, 210 Sizzo Augusta, 159 » de Noris C., 92, 299 » G., 371 Slucca Lazzaro, 203 Slucca Matteoni Gino, 218, 223 » Giovanni, 218 Snaider Giacomo, 191 Somadossi Mario, 126 » Umberto, 138 Someda Fam., 163, 164, 298, 316 » Fratelli, 316 » Giov. Battista, 316 Sonn Luigi, 164 Sordo Aurelio, 41 » Giuseppe, l 53 » Severino, 43 Sottopietra Valentino, 223 Sourdeau Augusto, 316 Spada Onorio, 45 Spagola Alessandro, 206 » Angelina, 223 » Armando, 223 » Candida, 280 » Elvira, 223 Specher Stefano, 223 Sperandio Libera, 223 Spizzer Orsola, 243 Stefani Attilio, 317 » Giovanni, 223 » Giuseppe, 317 » Giuseppe dort, 319 » Luigi, 132 Stefano da Cles, 314 Stefenelli Ferruccio, 320 » Noemi, 319 Stenghele Pio, 43 Stoppa Giovanni, 202

397

Page 400: Dizionario biografico di uomini del Trentino sud-orientale

Stozzoni Veron. Dorotea, 193 Strada Domenico, 320 » Leonardo, 3 20 • Silvio, 223 Stricher Felice, 223 Strobele Ing., 321 » Luigi, 223 Stropa Giacinto, 43 Strosio Andrea, 321 » Pier Luigi, 223 Summonato Stefano, 147 Suster Elena, 322 » Guido, 100, 2/8, 321, 325 » Guglielmo, 126, 325 Tabarelli Antonio, 145 » de Fatis Michele, 144 » Riccardo, 99 Tacchi Giuseppe, 327 Taddei Giambattista, 138 » L., 88 Taglia pietra Andrea, l 09 Tamanini, 301 » Amalia, 223 » Ambrogio, 153 » Antonio, 223 » Antonio, 327 » Camillo, 133 » Enrico, 68, 301, 328 » Giovanni, 329 • Guglielmo, 223 » Pietro, 329 » Valentino, 3 2 7 Tambosi Antonio, 111 Tamion Vito, 224 Targa Domenica, 329 » Nicolò 329 Tartarotti, 227 » Giacomo, 336 » Girolamo, 11, 7 6 Tassainer Bortolo, 202 » Cristiano, 199, 203 » Leonardo, 199 Taut Giuseppe, 149 Tavernaro Antonio, 55, 364 » Michele, 133 Teofilo da Villamontagna, 312 Terrabugio Giuseppe, 52, 330 Tessari Fratelli, 335

398

» Santo Domenico, 33 Tessaro, 94 » Miola Filippo, 75 Tevini Simon Michele, 164 Thiella Luigi, 223 Thoma Cristoforo, 3 13 Thomeo da Strigno, 147 Thun C. Domenico Antonio, 10, 226

329 » C. Pier Vigilio, 92 Ticcò Umberto, 41 Tiecher Giuseppe, 223 Tisot Maria, 218, 219 Tisoto Apollonio, 146 Todeschini Domenico Francesco, 335 Todesco Pietro, 191 T otTo! Giovanni, 161 » Silvia, 55 • Valentino, 68, 84, 223 » Vittorio, 161 Togno Noero, 147 Tognolli Giovanni, 336 Toldo Alfonso, 43 » Enrico, 133 Toller Giuseppe, 153 )) 0., 153 Tolomei Antonio, 339 » Bernardo, 337 » Ettore, l 06 » Giampaolo, 337 » Luigi, 339 » Ugo, 339 Tomaselli Adone, 322 • Albano, 75, 323, 342 » Emilio, 223 » Francesco, 3 46 » Giuseppe, 223 » Guido, 223 » Ignazio, 347 • Nerino, 346 Tomasi Caterina, 282, 290 • Domenica, l 36 » Francesco, 111 • Giuseppe, 223 » Luigi, 204 » Pietro, 223 Tomasini Giulio, 347 Torneo da Tesino, 110

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Tornio Alessandro, 223 » Alfredo, 223 • Amelia, 223 • Anna, 223 » prè, 147, 148 » Valentino, 223 Tommasini Ottone, 218, 223 Tommaso fu Zanino, 349 Tommasus de Costasavina, 191 Tondini Angelina, 223 » Bortolo, 223 » Giuseppe, 223 Tonelli Camillo, 350 » Carlo, 350 » Tommaso, 350 Toniolli Bartolomeo, 351 Tononi Aldo, 223 » Basilio, 223 » Enzo, 223 Tovazzi, 247, 298, 313, 327, 370 Trapp Carlo Sebast., 91, 92 » Osvaldo, 92, 147, 161 Trener Giovan Battista, 126, 237,

351 Trentin Laura, 98 Trentinaglia Giuseppe, 36 Trentinello Matteo, 192 Trentin Ignazio, 126 Trogher Giuseppe, 353 » Leopoldo, 3 53 Trotter Bartolomeo, 353 >> Battista, 153 » Celso, 353 Tschurshenthaller Carlo, 128 Turra Albino, 354 Uaja Domenico, 145 » Zuan, 145 Udiscalco da Fornace, 355 Vais di Bieno, 153 Vayan Domenico, 145 Valandro Giovanni, 145 Valcanover Caterina, 211 » Giovanni, 153 » Giuseppe, 208 Valdagni Angelo, 206 218, 223 » Ferdinando, 206 » Gianantonio, 356 » Giovan Battista, 356

» Luigi, 198, 206 » Stefano, 357 » Vincenzo, 128 Valduga .Guido, 43 Valentini Andrea, 43 » Scotoni Cesira, 218 Valeriano Domenico, 191, 192 Va/lesini, 3 57 Vanetti Clementina, 22 Vanin Pio, 223 Vassellai-Prati Ersilia, 288 Vedova Davide, 211 Veyet Pfitscher, 278 Vendramo da Piubago, 357 Ventrella Lucrezia, 3 17 Venzo Giuseppe, 223 Vesco don, 199 Vettor de Pietro Grande, 192 » de Libardo, 192 Vettorazzi Gedeone, 303, 358 Vicentini Zeffirino, 223 Victore de Jo Batta, 246 Vinciguerra Giacomo, 151 » Luigi, 203 Vinotti Lucia, 223 Visintainer Amabile, 359 Vittore Manfredo, 110 Vittorio da Cavalese, 336 Voltolini Carlo, 221 » Eustacchio, 223 » Isidoro, 43 Von Pirkenan-Negrelli Amalia, 264 Wanga Federico, 9 Weber Gimabattista, 360 » s., 75, 90, 107, 108, 174,

231, 242, 256, 287 Weiss Adolfo, 360, 362 » Cesare, 202 » Davide, 325, 360, 361, 362 » Elisabetta, 195 » Felice, 361 » Ferdinando, 211 • Giov. Battista (a), 264 » Giov. Battista (b), 360 » Isidoro, 361 » Leone, 205 » Lodovico, 20 l • Pietro (a}, 223

399

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>> Pietro (b) , 363 Welsperg, 82, 192 >> Cristoforo, 146 '' Giacomo, 281

Sigismondo, 281 Wenter Giorgio, 290 Willenburg Amelia, 332 Willi aut Vili Gio Batta, 203, 211 Wolkestein, 144 Wiirtemberg Elisabetta, 258 Zaffran Lodovico, l 09 Zagonel Bortolo, 54, 171, 364, 374 Zambait Domenica, 174 Zambatti Marchetto Elena, 3 29 Zambelli, 74 >> Claudio, 205 Zambiasi Mons. , 3 73 Zamboni Emanuele, 223 >> Giovanni, 223 >> Luigi, 223 >> Maria, 223 Zampedri Eduino, 134 Zampiccolo Giacomo, 144 Zampieri Battista, 153 Zanatin Giuseppe, '153 Zanei Anselmo, 40, 43 >> Giorgio, 40, 43 >> Giovanni, 365 Zanella Giov. Battista, 372 '' Pietro, 211 Zanetel Bortolo, 41 , 43 Zanetelli Augusto, 366, 371 >> Giovanni, 146, 366 Zanettelli Ant. Nicolò, 366 Zanettello Cristoforo, 366 Zanetti Carlo, 128 >> Ernesto, 211 >> Valentino, 15 3 Zanetto da Cinte, 142 >> da Grigno, 145

Zanghellini Antonio, 199, 263 266, 367

'' Leone, 223 >> Paola, 128 >> Pietro, 260, 367 Zangrande Giulia, 219 >> Pietro, 215 Zaniboni Erminio, 100 Zanolini Vigilio, 163, 369 Zanollo don, 290 Zanoni Eligio, 223 Zanotto Enrico, 200 Zantus Gaspare, 146 Zanvacharo da Grigno, 148 Zecchini Giuseppe, 53, 364, 374 Zeni Giuseppe, 43 Zentile Fam., 43 >> Eustacchio, 41 Zieger A., 347, 348 Zilotti Domenico, 375 Zippel Giovanni, 19 >> Vittorio, 31 Zoner Domenico, 223 » Giov. Battista, 223 Zor Maddalena, 199 Zordan de Lunardo, 145 Zortea Celso, 375 >> Luigi, 376 Zorzi da Strigno, 147 >> Michele, 376 Zotta Bailo Pietro, 211 >> Giovanni, 43 Zottele Remo, 144 Zotti Giuseppe, 377 Zuan de Nago, 89 '' de Vignola, 57 Zucchelli Antonio, 176 Zudei Ceppa, 148 Zugliani Orsola, 270 Zuliani Andrea, 43

ERRA T A- CORRIGE

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Pag. 23, riga 20, leggere: ANDREATTA PROF. CIRO ... Pag. 32, riga 5, leggere: collaborò col medico Pacher ... Pag. 92, riga 12, leggere: Trapp e Thun ... Pag. 212, riga 33, leggere: Paneveggio ... Pag. 252, riga 28, leggere: Alto Commissario ...

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