DivinitaDellAntico Egitto
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nome significa "il nascosto, il misterioso", all'origine era un dio primordiale la cui esistenza era
appena conosciuta da una ristretta cerchia di teologi. Durante il Primo Periodo Intermedio fu
adottato per ragioni politiche dai principi tebani come divinit principale della citt di Tebe, e
sotto la XI dinastia, con l'Egitto nuovamente unificato, il santuario di Amon a Karnak divenne il
tempio dinastico. I teologi del Medio Regno donarono alla loro espressione del divino un
concetto universale: Amon significa "ci che nascosto, ci che inconoscibile", cio dio. Il
potere regale di Amon sugli di definiva la molteplicit infinita delle sue manifestazioni.
Amon, la cui funzione per molti secoli fu quasi esclusivamente politica, fu considerato il dio
principale dell'intera regione e prese posto come dio del re nel pantheon egizio. Fu in seguito
assimilato al dio Ra dal clero tebano, d'accordo con i sacerdoti di Eliopoli, per conferire ad Amon
il titolo di divinit cosmica, onde il nuovo nome "Amon-Ra", che non era la sintesi di Amon e di
Ra, ma una nuova figura, una nuova unit che si aggiungeva ai due di; il sincretismo non
significa "identit" o "fusione delle divinit", ma unione tra gli di.
Amon-Ra era il re di tutti gli di, sposo di Mut a Tebe e padre di Khonsu, ma sulla riva
occidentale a volte Amon era sposo di Hathor e padre di Harmachis, "Horo nell'orizzonte". Era
rappresentato sotto forma umana, suo emblema era un casco cilindrico sormontato da due lunghe
piume verticali.
L'Egitto, durante la XVIII dinastia, per merito dell'energica politica di conquista di alcuni sovrani
come Thutmosi I e soprattutto Thutmosi III, era riuscito a conquistare molti territori nel Levante
ed in Nubia, diventando cos una delle pi grandi potenze dell'antico Oriente. Il grande
beneficiario di queste vittorie fu Amon, che ricevette non solo la gloria dei trionfi, ma anche una
parte importante del bottino di guerra e dei tributi annuali dei popoli sottomessi, e cos il clero di
Amon divenne un potentissimo proprietario terriero, elemento di primo piano della politica
interna egizia. Il "Primo Sacerdote di Amon" divenne il personaggio pi importante del regno,
dopo il sovrano, con influenze non solo religiose ma anche politiche. Amon-Ra era ormai una
divinit cosmica e gli inni a lui diretti erano esclusivamente solari; il dio era il Demiurgo
universale, il creatore di tutto ci che esisteva, patrono di una vera e propria teocrazia. Il clero
tebano lo pose alla testa di una corporazione di 15 di: la "Grande Corporazione" (Montu, Atum,
Shu, Tefnet, Geb, Nut, Osiri, Iside, Seth, Nephti, Horo, Hathor, Sobek, Tatenen, Iunit); vi era
anche una "Piccola Corporazione", anch'essa di 15 membri.
Amon era anche il "Signore dell'Occidente", il che esprimeva la sovranit del dio sull'Oltretomba;
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ritroveremo, nel tempio di Filae, nella forma di Iside con il figlio
Horo, a ricevere in dono due specchi da parte di Augusto. Nel
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riproduzione e della fertilit, e personificava la forza riproduttrice della natura e il
potere procreatore degli uomini, degli animali e delle piante. Il dio
Min era sempre raffigurato come uomo itifallico, con due piume sul
capo ed il flagello nella mano distesa.
Sembra che nei tempi antichi della preistoria Min abbia avuto il
ruolo di dio dello stato; in effetti parecchi passi dei Testi delle
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si esercit sull'intero Egitto; infine si deduce che egli mor di morte violenta, essendo tutta la
leggenda fondata su questa circostanza.
In certi passaggi dei Testi delle Piramidi Osiri direttamente opposto a Ra: egli considerato
come il Signore dell'Oltretomba ed il suo destino nettamente legato a quello dei defunti. Gli
egizi di quell'epoca consideravano l'aldil come una specie di contropartita del cielo, e l'avevano
identificato, non ammettendo l'esistenza di un universo invisibile, con il cielo notturno.
L'aldil diviene cos il regno delle stelle e Osiri, destinato a regnare in queste regioni, pot essere
riavvicinato al mondo celeste. Non solo le stelle gli erano sottomesse, ma anche l'universo
percorso dal dio-sole; le barche solari diventavano sua propriet ed il traghettatore del lago
celeste era chiamato "il traghettatore di Osiri"; anche l'occhio solare si pose al suo servizio. Tale
evoluzione si pu spiegare con l'ipotesi che Osiri fosse un antico sovrano defunto e divinizzato, e
come tale dovesse salire in cielo per raggiungere il dio sole Ra; infatti per il dogma eliopolitano il
destino del re morto era connesso con la sua origine divina, di conseguenza ecco l'ascesa in cielo
del re, figlio del sole, accanto al padre suo Ra. Questo privilegio fu accordato anche ad Osiri,
affiancato aRa come tutti gli altri re-morti, e quindi Osiri divenne il Signore del Cielo. chiaro
che l'accostamento delle due divinit puramente artificiale, esclusivamente dettato dall'esigenza
di introdurre Osiri in un sistema religioso che si desiderava universale, ma che non costitu mai,
in realt, una credenza viva e popolare. L'accostamento di Osiri con la luna fu accolto dagli egizi
con un favore assai pi unanime, perch questo nuovo aspetto della divinit poteva essere
facilmente accostato alla leggenda. Identificato con la luna, Osiri apparteneva al mondo notturno;
ed era in qualche modo giustificato il potere esercitato su Osiri da Seth, che era essenzialmente
un dio delle tenebre. D'altra parte vi era un parallelismo sorprendente tra le "sofferenze" della
luna e le "sofferenze" di Osiri, entrambe seguite da una rinascita. L'accostamento Osiri-luna risale
all'epoca delle Piramidi e probabilmente era dovuto ai sacerdoti eliopolitani che potevano cos
affiancare Osiri al loro sistema teologico, accordandogli tuttavia un posto secondario; Osiri-luna
era designato con il nome di Iun. Da questo accostamento ebbe origine una leggenda: si
supponeva che il badi Osiri, dopo la sua morte, si fosse rifugiato sulla luna e che il dio Seth, il
150 giorno del mese, sotto forma di animale, avesse raggiunto la luna e rapito il badel dio. Horo
e Thot furono incaricati di andare alla ricerca di Seth, e dopo averlo trovato, lo costrinsero alla
restituzione.
Prototipo dell'individuo che ha vinto la morte ed rinato a nuova vita, Osiri
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divenne il simbolo dell'immortalit umana e divina che ogni defunto anelava conquistare.
L'epiteto "giusto di voce" che, secondo la leggenda, fu dato ad Osiri quando il tribunale di Ra
riconobbe il suo buon diritto, fu attribuito ai defunti che durante la loro vita terrena avevano
sempre vissuto secondo giustizia, ed ogni defunto venne chiamato Osiri. Anche nella concezione
delle offerte funerarie si verific una evoluzione che forse non era dovuta all'influenza di Osiri,
ma che tuttavia inizi nel preciso momento in cui si afferm il trionfo di questo dio: invece di
fare un' offerta al defunto unitamente a questa o a quella divinit secondo l'antica usanza, il
sovrano faceva le offerte a un dio solo, Osiri, affinch costui potesse distoglierne una parte a
favore del defunto.
La leggenda di Osiri, cos semplice e familiare, riusc a conquistare il cuore di tutti; ogni egizio,anche il pi umile, pensava che gli sarebbe stato possibile, dopo la morte, divenire un Osiri, cio
conoscere la gloria della rinascita. Molti egizi, senza dubbio, speravano nella sopravvivenza
nell'oltretomba, ma si trattava di un sentimento vago e inconsistente. Grazie ad Osiri questa
percezione aveva preso corpo e ciascun egizio poteva attendere con una certa calma questa morte
tanto temuta, e che ora non si presentava pi come un termine, ma solo come un passaggio o
meglio l'inizio dell' eternit.
PATECO: era una divinit nana, raffigurata sotto sembianze umane alquanto
sgradevoli, essendo deforme, con ventre rigonfio, gambette storte ed un cranio
smisuratamente appiattito, generalmente ornato con uno scarabeo. Secondo gli egizi,
il suo aspetto mostruoso allontanava i geni malefici e gli animali nocivi; doveva
proteggere l'uomo, ad esempio, contro i serpenti. Era considerato come Ptah o figlio
di Ptah, onde il nome Pateco tramandatoci da Erodoto, il quale riferisce che i Patechi
erano immagini di idoletti o di pigmei che i Fenici dipingevano sulla prua delle loro
navi.
Questa forma grottesca di Ptah ebbe una grande importanza nella religione popolare e
innumerevoli furono gli amuleti che riproducevano Ptah-Pateco, con la lunga lingua sporgente
su una barba ricciuta.
PTAH: Una delle divinit pi popolari dell'Egitto, Ptah era dio di Menfi,
capitale dello distretto del Basso Egitto, nel Delta occidentale. L'iconografia
attribuisce al dio un corpo inarticolato, rappresentato antropomorficamente
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racchiuso in una guaina, salvo le mani che sono libere e impugnano lo scettro uas ed il pilastro
djed; sul capo ha una calotta. Considerato "il grande dio dei tempi primordiali", Ptah divenne il
pi importante degli di di Menfi, quando i sovrani della III dinastia portarono la capitale del
regno a Menfi a causa della sua posizione geografica; questa scelta diede a Ptah un'importanza di
primo piano. Tuttavia non era il pi antico dio della zona, infatti aveva spodestato i suoi
predecessori: il dio-falco Sokar e il dio-terra Tatenen, coi quali si era anche identificato.
Secondo i teologi di Menfi, Ptah era "il padre di tutti gli di", ed era uscito dal caos in virt della
sua forza e dette vita ad una Enneade simile a quella di Eliopoli. Ptah dette vita a tutti gli di con
il cuore, cio il pensiero, e con la lingua, cio la parola. Era sposo della dea Sekhmet e aveva
come figlio Nefertem, il dio-loto, dando vita cos alla triade menfita. Il dio aveva una secondasposa, Shesemetet, dea della "cintura reale", di cui porta il nome (cintura in metallo e pietre dure,
che doveva proteggere il sovrano); secondo altri studiosi la seconda sposa di Ptah era
semplicemente una incarnazione provinciale della dea Sekhmet.
QADESH o ASERAT: In origine era forse la dea-sole o la dea-cielo in Siria, chiamata
anche Aserat. Qadesh era sposa del dio Amurru; per la sua natura era detta regina del cielo,
epiteto che passer poi ad Astart e quindi ad Anat. Da quest'ultima era ben distinta nel periodo pi
antico; infatti Qadesh non aveva carattere agrario, il suo animale sacro era il leone e non aveva
alcun rapporto con le bovine. La sua raffigurazione con due corna come Hathor dipende dal fatto
che gli egizi trovarono logico l'accostamento a Qadesh, dea-sole o cielo, con Hathor, dea del
cielo. Essa era chiamata "sovrana di tutti gli di, occhio di Ra, non ce n' una seconda ( senza
pari)"; a volte rappresentata sulle stele nuda, vista di fronte, in piedi su un leone e con in mano
due serpenti ed un bocciolo di loto.
RA: Ra potrebbe essere stato il nome comune pi antico usato per indicare
il sole, come "colui che si solleva, che sale in alto". Adorato ad Eliopoli, creatore del
mondo cos come era organizzato, nemico del male rappresentato dal serpente Apopi,
Ra personificava l'ordine cosmico stabilito alla creazione: egli fece nascere le altre
realt cosmiche ed i princpi che dovevano essere alla base della vita sulla terra. Maat, cio la
giustizia, la verit, era il fondamento su cui si costruivano tali princpi, e Ra era, in senso
cosmico, padre di Maat, cio regolava l'equilibrio dell'universo.
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a tutti i defunti. Altri di quali Shu, Tefnut e Maat, la giustizia, facevano parte del tribunale
assieme a Ra.
RA-HARAKHTI: L'unione di Ra con "Horo dell'Orizzonte" porta alla
creazione di una nuova figura divina: "Ra-Harakhti, manifestazione visibile e
cosmica del sole". Esso rappresentato nelle stele funerarie e nelle pitture
parietali delle tombe tebane, seduto sulla barca solare, con testa di falco, corpo
umano e disco solare con ureo sul capo, oppure sotto l'aspetto di uomo stante, sempre
ieracocefalo, con il disco solare sulla testa e corpetto piumato a ricordare la sua forma di volatile.
Il dio-sole lo "scarabeo divenuto falco", infatti passato dallo stato in cui nasce come scarabeo
emergendo dalle viscere della terra (una forma del dio Ra del mattino), alla potenza piena del suo
splendore allo zenit, il falco "Horo dell'Orizzonte" che diviene Ra-Harakhti.
RENENE o RENENUTET o RERET: , varianti ,
Renenet, "colei che nutre", era una divinit di benefico influsso, a carattere agreste, "signora delle
messi", la bella "signora degli alimenti" che vigilava sul pane, sull'acqua e su tutto ci che poteva
assicurare la vita materiale.
Raffigurata come serpente, spesso il suo nome Renenutet, "il serpente che nutre", ocome donna a testa di rettile o a testa di leonessa, oppure come donna con
acconciatura hathorica. Compagna di Sha, dio-destino insieme a Meskhenet, e quindi
anch'essa "dea del destino", si identifica anche con Iside, Sesheta, Renpit, Mehet-
ueret e Mertseger. Con Meskhenet essa assiste ai parti e alle "feste dell'ottavo mese", celebrate
nel villaggio operaio di Deir el Medina il primo giorno del quarto mese di peret (inverno), per
l'appunto l'ottavo mese. Nelle case del medesimo villaggio, di solito nelle cucine, sono stati
rinvenuti ostraca figurati e diverse piccole stele in calcare che la raffigurano.
RESHEP: varianti , Il dio siriano Reshep era un dio
guerriero, armato di lancia e scudo. Era detto "il Signore della forza per mezzo
dell'Enneade", "il signore dell'eternit", "dio grande, signore del cielo". Egli portava
la corona dell'Alto Egitto, ma il suo costume era una prova della sua origine
straniera: alcuni nastri erano appesi al suo vestito e un altro, molto lungo, pendeva
dalla sua corona, che nella parte anteriore era ornata da una testa di gazzella, o a volte da due
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corna.
SAH (Orione): Sah, che significa "quello che si avvicina", forse Orione,
considerato il principe delle stelle, quello che regola la loro corsa, e porta la corona bianca,
oppure una stella della sua costellazione, Alfa di Orione, la stella pi brillante del cielo del sud.
Orione, badi Osiri, Osiri stesso che regna sulle stelle e conosce i ba dei defunti.
Questo dio raffigurato nella terza ora della notte, nel rituale del Nuovo Regno detto
Libro dell' Amduat.
Sah, che impugna con le due mani un lungo scettro i e indossa una lunga veste, figura
con il capo volto l'indietro
SATET: varianti , Dea di Elefantina, raffigurata
come una donna che porta una corona dell'Alto Egitto combinata con due grandi corna
liriformi. Ad Elefantina formava una triade con lo sposo Khnum e la figlia Anuqet,
mentre a Latopoli (Esna) aveva per sposo Khnum e per figlia Neith.
Satet era identificata con Sothis, cio la stella Sirio, e Iside. Nelle raffigurazioni funerarie Satet,
Signora di Elefantina, donava ai defunti la vitalit ribollente del fiume. La dea fu ricordata in
numerose tombe del Nuovo Regno nel cimitero operaio di Deir el Medina.
SEKHET: varianti , Era la dea che personificava i campi, appena
usciti dall' acqua dell'inondazione, ancora colmi di fango, ma gi pronti a ricevere le sementi.
Essa evocava soprattutto le paludi e gli acquitrini, ed era la patrona dei pescatori e dei cacciatori,
ai quali, a suo piacere, poteva accordare un copioso bottino. Gli svaghi (caccia e pesca) nella
palude erano per eccellenza le arti di Sekhet. Heb, in quanto considerato a volte figlio di Sekhet,
era associato alla dea.
SEKHMET: varianti , La dea-leonessa, "onnipotente e dominatrice",
era una divinit guerriera, adorata a Letopolis, nel Delta occidentale. In seguito fu
introdotta come sposa del demiurgo Ptah nella triade menfita, ed il loro figlio era
Nefertem, il dio-loto. Raffigurata come una leonessa o donna a testa di leone,
aveva una duplice natura, benigna e malefica; essa rappresentava il calore mortale
del sole Ra, e fu inviata dal dio, in uno degli innumerevoli miti, a distruggere il
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genere umano (missione che per non port a termine). Era assimilata alla dea Mut, sposa di
Amon a Tebe; inoltre era patrona di medici ed infermieri. Il suo nome sembra derivare dallo
scettro sekhem, "forte e potente", e si pu dunque tradurre "la possente". Sekhmet "l'occhio di
Ra" di cui il dio si serve spesso, e pertanto la dea assume forma di serpente e si pone sulla fronte
di Ra soffiando il fuoco contro i nemici del dio, con il nome Mehenyt , dal verbo
avvolgere. Essa la signora della fiamma vendicatrice, colei che abbraccia Ra tra le sue spire
durante le ore della notte.
SERAPIS: variante nome greco Sarapis. Il culto di questo dio fu introdotto in
Egitto da Tolomeo I. Alcune fonti latine e greche recano vari cenni sulla sua creazione; la
leggenda racconta che Tolomeo I vide in sogno il dio Serapis, il quale lo invit a traslare in Egitto
la sua immagine. Il dio era adorato in una localit sconosciuta: Sinope, sulle rive del Ponto
Eusino. Favorevoli alla novit sarebbero stati due consiglieri del re: l'egizio Manetone, sacerdote
nato a Sebennytos nel Delta (che scrisse una Storia del proprio paese in greco, giuntaci solo in
epitomi e citazioni), ed il greco Timoteo. Questa la leggenda, in realt Tolomeo I, che si
considerava il continuatore della politica espansionistica di Alessandro Magno ed aveva a
disposizione le risorse di un ricco territorio, decise di creare una divinit dinastica, della quale
servirsi anche come arma di propaganda, cercando di diffondere il culto di Serapis anche fuori del
territorio egizio. Roma guard con diffidenza alla manovra, anche se dopo la battaglia di Azio (31
a.C.) e la successiva conquista del potere in Egitto, vi furono alcuni imperatori ferventi seguaci
del culto.
Sappiamo che gli egizi si accostarono con sospetto al dio Serapis, e non parteciparono mai al suo
culto, infatti tutti gli inni in suo onore furono scritti in greco.
SERQET: La dea-scorpione, antichissima, riassumeva in s il concetto della
divinit femminile nel suo pi alto grado. In epoca arcaica era gi raffigurata nel suo
aspetto di scorpione o scorpione d'acqua, e proveniva forse da Kedem, villaggio
situato fra le citt di Sais e Buto; era quindi originaria del Delta.
Conosciuta gi all'epoca della I dinastia, essa appare nei Testi delle Piramidi come
oppure , che significa "colei che apre la gola", cio da respiro
a coloro i quali, essendo stati morsicati da uno scorpione, avevano difficolt nella respirazione.
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La dea viene raffigurata come donna con la figura stilizzata di uno scorpione sul capo. Serqet
presenta un importante aspetto funerario: essa era infatti una delle quattro dee protettrici delle
viscere del defunto, conservate nei vasi canopi, insieme a Iside, Nephti e Neith; in particolare
essa si occupava del vaso in cui era riposto il fegato (e del quale Qebehsenuf sorvegliava il
coperchio; in altri casi per Serqet era associata a Duamutef o Hapi). La dea era anche preposta
alla custodia di uno degli angoli del sarcofago, quasi sempre quello occidentale (solitamente a
Iside spettava il sud, a Nephti il nord, a Neith l'ovest); custodiva inoltre un angolo del cofano che
conteneva i vasi canopi.
Leggende locali riportano che Serqet era la madre di Harakhti, cio Horo dell'Orizzonte, oppure
la sposa di Horo. Essa era anche presente alla festa-sed
, cio al giubileo del sovrano ed assistevaalla nascita del faraone, figlio del dio Ra, assieme alla dea Neith.
SESHAT: dea della scrittura e delle scienze; era la "Signora degli scritti, la
"Signora della casa dei libri" e "Colei che scrive". Alcuni studiosi ritengono che Seshatderivi dal
verbo scrivere.
Insieme a Thot scriveva sulle foglie dell'albero sacro di Eliopoli i nomi dei re, e registrava le loro
imprese illustri. In origine venne identificata con Nephti, ed in seguito con Iside ed Hathor.
Il simbolo che reca sul capo non ancora stato chiarito.
SESHETA: era colei che riuniva e rinchiudeva le membra dei defunti nel suo nome
di "Signora dei recinti". Essa allattava gli Akhu ( ), e come compagna di Thot enumerava
insieme a lui i loro panegirici ed assicurava le provviste ai loro kanella Duat. La dea era vestita
con una pelle di felino, come i sacerdoti sem. Sesheta anche il nome di un recinto ove i defunti
sono rinchiusi nell'aldil.
SETH: varianti , , , Una figura molto vicina alle grandi
divinit asiatiche dell'uragano: Teshub, Enlil, Ishkur e Baal, quella di Seth, che porta il titolo
significativo di "Signore della tempesta". Venerato nell'et protostorica in tutto l'Egitto da una
parte della popolazione, forse di origine asiatica, Seth divenne pi tardi il rivale
di Horo, che rappresentava quella parte della popolazione che prese il potere in
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Nella stele rinvenuta a Deir el Medina nel 1939, dedicata a Shed dallo scriba reale Ramose nella
din. XIX, regno di Ramesse II, si scorge il dio Shed in piedi su una linea nera, al di sotto della
quale sono due coccodrilli opposti per la coda. Il dio cammina verso destra tenendo nella mano
sinistra tre scorpioni, tre serpenti, un arco e delle frecce, e nella mano destra un leone; inoltre
conduce sempre con la sinistra due gazzelle tenute al guinzaglio, la prima delle quali sembra
cibarsi delle foglie di un giglio dell'Alto Egitto. Shed porta sulla fronte una testa di gazzella e sul
capo la treccia dell'infanzia ed un nastro, mentre il suo torace ricoperto in parte da due nastri
incrociati.
SHESMU o SHESEMU: dio del vino e dell'olio, in origine era una divinit stellare,
nativa di Menfi, che poi si mut nel dio del vino: egli personificava il torchio (la cui immagine
serve per scrivere il suo nome); egli sovrintendeva ai prodotti ottenuti con l'aiuto di tale
strumento cio il vino, ma anche l'olio, e quest'ultimo, frequentemente usato come unguento, nel
Nuovo Regno fece di Shesmu una divinit addetta ai profumi nei laboratori dove venivano
fabbricate le essenze pi rare.
Poich il vino, per il suo colore, evocava il sangue, forse da qui nasceva l'origine del carattere
sanguinario di Shesmu, considerato anche come divinit preposta ai sacrifici, come beccaio o
macellaio; il dio del torchio minacciava infatti i badei defunti.
SHU: varianti compone con Tefnet la prima coppia, i cui discendenti
Geb e Nut (la prima generazione), Osiri, Iside, Seth e Nephti (la seconda generazione)
faranno parte, insieme a loro ed al Demiurgo Atum, della Grande Enneade di Eliopoli;
le coppie saranno dunque fratelli e sorelle, ma anche mariti e mogli. Shu rappresenta il
soffio vitale, uscito dal naso del demiurgo Atum; quel soffio avrebbe fatto battere il
cuore del dio risvegliando la sua coscienza. Il vento sarebbe il badi Shu.
SOBEK: era considerato un dio dell' acqua e raffigurato sotto l'aspetto di
coccodrillo o di uomo con testa di coccodrillo. Sobek, venerato nel l" distretto
dell'Alto Egitto, Ombos e nel Fayyum, era ritenuto ad Ombos sposo della dea
Hathor e padre di Khonsu.
Sobek aveva un santuario anche nel Delta, a Sais, e pertanto veniva appellato "figlio di Neith",
che era la dea adorata a Sais.
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SOKAR: dio della necropoli di Menfi.
Raffigurato come falco mummificato ad ali spiegate o come uomo
mummificato a testa di falco, fu identificato con Ptah ed anche con Osiri. La
necropoli menfita, posta sotto la protezione di Sokar, era chiamata Rastau o
Rosetau ( ), "l'imboccatura del regno sotterraneo di Osiri" .
SOPED: dio rappresentato come falco con due alte piume sul capo. Aveva l'incarico di
proteggere le vie carovaniere che andavano verso il Levante, ed anche i nomadi orientali. Un suo
epiteto era "Signore dell'Oriente". Al dio Soped corrisponde la dea Sopedet, nota anche ai greci e
ai romani perch identificata con la stella Sothis (Sirio).
SOPEDET o SOTHIS: varianti , dea chiamata anche la "stella di Iside", era
notissima anche ai greci e ai romani, poich era identificata con la stella Sothis o Sirius, della
costellazione del Cane Maggiore. Il sorgere eliaco di Sothis aveva grande importanza nel
calendario egizio, infatti nel ciclo di Sothis, della durata di 1460 anni, gli egizi calcolavano le
loro datazioni. Sothis era la madre del re defunto, e sua sorella; essa favoriva il viaggio del morto
nella duat, poich lo guidava sulle strade perfette in cielo. Sothis faceva volare in cielo il re, dove
sarebbe stato in compagnia dei suoi fratelli, gli di.
Sothis apriva e chiudeva la serie dei decani che fissavano le ore; era anche l'araldo
dell'inondazione del Nilo. Era una manifestazione di Iside e Hathor, il che si pu intravedere nella
scena di Hathor e Sothis che circondano il re Amenhotep III nel suo giubileo, nel quale esse
hanno un ruolo essenziale. Sothis faceva sorgere il sole Ra, in cui si identificava il sovrano il
primo giorno dell'anno. Ad Abu Simbel la regina Nefertari, che incarnava
il principio della femminilit divina, prendeva il posto di Sothis per
rinnovare la natura solare del suo sposo Ramesse II.
La dea era raffigurata come donna o come bovina; l'acconciatura di Sothis
era la corona solare hemhem.
TEFNET: dea dell'umidit, moglie e sorella di Shu, nell'ambito della teologia
eliopolitana. Nei Testi delle Piramidi appagava la sete dei defunti; aveva corpo di donna con testa
di leone, disco solare ed ureo. Tefnet non aveva un ruolo cosmico ben definito; essa personificava
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l'umidit che precede il fuoco, ma sembra che sia stata creata unicamente per dare una
controparte al dio dell'aria.
Shu e Tefnet, di felini di Leontopolis nel Delta, anticamente erano forse chiamati Ruti, unaperifrasi che indicava la loro natura animale.
TESHUB: Dio della Tempesta dal Cielo", suprema divinit maschile ittita, deriva dal
dio Teshub (Tesp) degli Hurriti (XIV - XIII sec. a.C); il "signore del cielo", dio guerriero che si
identificava con le fortune militari dello stato ittita. Egli solo poteva rappresentare il paese nelle
sue relazioni con i paesi stranieri; figurava infatti insieme al dio sole Ra, egizio, nel trattato
internazionale di pace tra il re ittita Hattusil III ed il sovrano egizio Ramesse II.
Era il dio del fulmine, del cielo e della pioggia benefica; i cananei per questo lo ritenevano rivale
di El nelle leggende ugarite; ed era anche compagno di Anat, signora della vegetazione. lecito
vedere Teshub nel Baal amorrita o cananeo, anzi nel toro, animale sacro ad El nelle tradizioni
ugarite, essendo un "dio che si manifestava con il tuono".
Teshub, adorato dunque a Canaan, nella parte occidentale della Persia e nel paese degli Ittiti, fu
introdotto ed onorato anche in Egitto. Raffigurato in piedi, isolato, in atto di brandire un'ascia e
un simbolico fascio di fulmini, il dio compare a volte su un carro primitivo di buoi in atto diincedere su cime di montagne personificate. Il toro era il suo animale sacro; il "dio della
Tempesta", in piedi sul toro, conosciuto ovunque anche nell'impero romano sotto il nome di
"Jupiter Dolichenus", ne fu evidentemente un successivo sviluppo. Nella mitologia ittita il dio
della tempesta era l'uccisore del drago Illujankas, nel mito dell'anno nuovo. Forse era anche
chiamato Adad, che era il dio accadico della tempesta, denominato Hadad (vocabolo aramaico) in
Siria e in Fenicia.
THOT: varianti Il dio-ibis Thot, del quale si vede
l'immagine gi nelle insegne predinastiche, era probabilmente originario del
Delta, a Damanhur, cio l'Ermopoli Parva dei greci, in cui venivano adorati
due di: Horo e Thot, associati nell'atto della creazione, dove Horo
rappresentava il pensiero che concepisce e Thot la parola che esegue; in un
primo erano tempo considerati come demiurghi, in seguito come semplici
agenti della rinascita.
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Ma fu soprattutto ad Ermopoli Magna che Thot venne adorato, onorato ed ebbe i
suoi momenti di gloria. Raffigurato con corpo umano e testa di ibis, era una delle
pi grandi divinit egizie e come tale aveva molteplici aspetti, potendo assumere
le sembianze di ibis, di cinocefalo e persino di toro. Ad Ermopoli Magna altre
divinit lo avevano preceduto: l'antichissima dea-serpente Unut e quattro
cinocefali che insieme formarono una compagnia divina di cinque membri, chiamata "il Grande
Cinque". Pi tardi, secondo un documento della V dinastia, gli abitanti di Ermopoli venerarono
otto divinit elementari, otto strane creature che non facevano parte dell'universo creato, ma del
caos stesso: quattro serpenti e quattro rane, che vennero riuniti nell'Ogdoade di Ermopoli. Nel
periodo classico gli otto di vennero subordinati a Thot, il dio-ibis, il quale sopravanzava non
solo le creature primordiali ma anche l'astro solare di cui essi erano gli antenati. Questo
sconvolgimento nella compagnia arcaica fu opera del clero di Thot, che sostenne che l'ibis aveva
deposto su una collina primordiale vicino ad Ermopoli, detta l'isola delle fiamme, l'involucro
misterioso, forse un uovo, da cui sarebbe scaturito il sole.
Thot, celebre mago, aveva grandi poteri sugli scorpioni, ed era molto stimato per i suoi libri di
magia. Thot aveva inoltre redatto "il trattato segreto dell'arte dell'officiante", essendo esperto nei
riti funebri, ed aveva codificato le glorificazioni che permettevano di trasformare i defunti in
akhu, "spiriti illuminati" o "luminosi". Thot del resto aveva un ruolo molto importante nei
sistemi religiosi: a Menfi i sacerdoti lo consideravano come "la lingua di Ptah", ad Ermopoli era il
capo dell' Ogdoade che gli attribuiva la creazione del mondo. Archivista degli di e loro
consigliere, egli scortava il dio Ra nelle sue spedizioni militari, le guerre contro gli animali di
Seth; ad ogni successo di Horo, suo generale, il sole Ra pronunciava qualche parola e Thot le
ascoltava e le annotava per poi formare il nome di qualche localit.
A Tunah el Gebel, a 12 km da Ermopoli, stata ritrovata un' enorme necropoli di ibis sacri.
TUERET: varianti Tueret o Tauret, "la Grande", era una dea-
ippopotamo raffigurata eretta sulle zampe posteriori e gravida; era molto popolare in Egitto,
poich proteggeva le donne incinte e i bambini. Personificava il Caos liquido dal quale si era
formata la terra. Tueret vegliava sul sonno dei vivi e dei morti, assicurando a tutti la sua
protezione magica con il segno del geroglifico , "protezione", un amuleto con il quale sempre
raffigurata e che serviva per sostenerla, data la sua mole.
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Nelle raffigurazioni funerarie, Tueret a volte chiamata "Me-skhenet", e considerata come madre
del sole. posta anche accanto ad "Horo che nell'orizzonte" per mettere in risalto il suo
compito, che quello di generare il defunto per la nuova vita e farlo rinascere. Tueret che d la
sua forma animale ad uno dei tre letti funebri con sagoma di vacca, di leone e di ippopotamo sui
quali i defunti erano posti, di volta in volta, per compiere il cammino verso occidente, perch
questi letti non servivano per il riposo, ma erano strumenti, veicoli per la rinascita. Su di loro il
defunto rifioriva a nuova vita, poich quando vi era coricato era considerato come posto
all'interno del corpo dell'animale, come una "nebride".
UAGIT o UADJT o UTO: varianti , Dea
venerata nel Delta orientale e nelle citt gemelle di Pe e Dep, capitali del reamefederativo di Pe (Buto) nell'epoca predinastica; dunque una dea antichissima.
Raffigurata come un cobra o come donna con testa di serpente, adorna della corona
rossa, essa era la dea protettrice del Basso Egitto. Le dee Uagit, la "Signora della corona rossa", e
Nekhbet, la "Signora della corona bianca" costituiscono le "Due Signore", che si incarnavano
nella persona del re, sovrano del Basso e dell'Alto Egitto. Essa era anche assimilata all'occhio del
sole Ra; il suo nome significava "colei che appartiene ai papiri". Uagit anche appellata "il ka
della dea Uret-hekau", e come tale figura madre di Hu, "il verbo".
UASET: La dea Uaset, personificazione della capitale dell'antico Egitto, denominata poi dai
greci Tebe. Il suo culto risale alla XVIII dinastia, al re Thutmosi III che, al ritorno dalla sua ottava
spedizione militare nel Levante, ordin che fosse eretta una statua a Uaset vittoriosa:
". La dea, in forma di donna, armata di lancia, di mazza, di arco e di frecce. Le
litanie in suo onore elencavano i nomi delle citt d'Egitto in cui era signora Hathor o una delle sue
forme bellicose; era infatti una forma di Hathor, Sotto il regno di Sethi I (din. XIX) la dea Uasetebbe due dee concorrenti a Menfi, cio Mennefer (la dea della citt di Menfi) e Ciesemet (la dea-
bastione che personificava la cinta fortificata della citt). In epoca tolemaica Uaset venne
assimilata a Rat o Rait.
UENNEFER o UNNOFRE: "colui che sempre perfetto" o "colui che sempre
buono", "il dio la cui durata infinita", epiteti del dio Osiri.
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UNEG: variante un dio poco conosciuto che appare nell'Antico Regno e,
secondo i Testi delle Piramidi, era un dio-fiore come Nefertum e considerato un figlio del dio sole
Ra; Uneg sosteneva il cielo come Shu, di cui era forse un doppione e simboleggiava l'ordine e la
stabilit, avendo un ruolo simile, parallelo a quello svolto dalla dea Maat. Uneg sarebbe forse il
supplente di Shu, in un sistema autonomo, ricalcato sulla pi antica combinazione, la triade
eliopolitana, Atum - Shu - Tefnut da cui Atum - Uneg - Maat.
UNUT: divinit primitiva venerata ad Ermopoli, dea-serpente, detta "la veloce" o "la
svelta" (da "affrettarsi"), venne pi tardi identificata con Sekhmet. Il suo culto non
scomparve completamente, ma ebbe un ruolo molto secondario. Il suo posto fu preso da Thot,
forse importato dal Delta, all'epoca eliopolitana. Nel distretto infatti fu creata, in reazione alla
teologia di Eliopoli, la celebre dottrina di Ermopoli dell'Ogdoade, nella quale ebbe la sua
importanza anche la dea Unut.
UPUAUT: variante il dio-lupo, venerato in particolare durante il Medio Regno a
Licopoli. Il suo nome significa: "colui che apre le strade". La sua immagine marciava alla testa
dei soldati, su un'insegna era spesso raffigurato nella sua forma arcaica di lupo stilizzato. In
seguito venne identificato con il dio-sciacallo Anubi.
Upuaut era personaggio centrale e principale attore nei Misteri di Osiri che si svolgevano ad
Abido, ed erano una rappresentazione drammatica del mito del dio. In questa cerimonia Upuaut
esplicava molteplici funzioni: egli era Horo figlio di Osiri, ed anche Harendotes (Horo
vendicatore di suo padre), e sacerdote sem, dovendo procedere ai riti funerari sul corpo del padre,
ed ai riti per la rinascita nella "casa dell'oro", laboratorio sacro annesso ad ogni tempio ove in
tempi remoti si praticava il rituale dell'apertura della bocca.
In queste cerimonie Upuaut appare come un canide o un lupo.
URET-HEKAU: La dea Uret-hekau, "Grande di Magia", era di origine molto antica,
essendo nominata nei Testi delle Piramidi, ed chiamata "potere protettore dell'occhio di Horo"
sulle pareti della piramide di Unis, V dinastia, nella necropoli di Saqqara. Poteva assumere le
forme di Iside, Sekhmet, Uadjt o Hathor, ma era soprattutto Nephti, sposa di Seth. Come il suo
nome dimostra, essa aveva il potere di dominare i ka. La dea assumeva figura di leonessa o di
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ureo per proteggere Horo eRa.
Spesso la dea si presenta come donna con acconciatura hathorica,
cio con corna bovine e disco solare, oppure come Mertseger, con
corna, disco e le alte piume di Amon. Il rituale noto come il Libro
dell'apertura della bocca cita l'uso dello strumento ur-hekau (una
piccola ascia con testa
di ariete); con il suo contatto lo strumento conferiva alla statua o al corpo del defunto il potere
magico di protezione, vita eterna, utilizzo dei sensi nell'aldil. La dea Uret-hekau, essendo una
cosa sola con lo strumento magico, era pertanto considerata colei che recava il fluido vitale.
USERET: Nome di una dea dalla testa di cobra che compare nel Medio
Regno, durante il quale riveste una certa importanza, comprovata dal fatto che tre
sovrani della XII din. la scelsero come protettrice personale; Amon e Useret erano
gli di tebani che in quel periodo rappresentavano le divinit ufficiali dello Stato, e
i sovrani comunemente conosciuti come Sesostri, nella versione greca, inserirono il nome della
dea nel loro nome, dandogli il significato di "uomo della dea Useret". Successivamente, il culto di
Useret perse ogni favore e quasi scomparve.
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