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Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA): i profili clinici e neuro-cognitivi Liceo Artistico «F. Russoli», Pisa 12 Dicembre 2019 Dott. Filippo Gasperini

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Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA):

i profili clinici e neuro-cognitivi

Liceo Artistico «F. Russoli», Pisa12 Dicembre 2019

Dott. Filippo Gasperini

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Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA)

Insieme di condizioni, a insorgenza in età evolutiva, caratterizzateda difficoltà significative nell’acquisizione di una o più delleabilità scolastiche di base (lettura decifrativa, componentiortografiche e grafo-motorie della scrittura e capacità aritmetiche),nonostante capacità intellettive nei limiti della norma, l’assenzadi handicap sensoriali, l’assenza di importanti disturbipsicopatologici e normali opportunità educative

La mancata padronanza/automatizzazione delle strumentalitàscolastiche di base tipicamente interferisce anche con altre capacitàscolastiche più complesse quali la comprensione dei testi scritti e dunquelo studio, le più generali capacità di espressione scritta, la capacità diproblem-solving matematico e/o di applicare algoritmi matematicirelativamente complessi, ecc

Si tratta di condizioni «tempo- e attenzione-disperdenti»

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PRINCIPALI QUADRI DI DSA ELORO MANIFESTAZIONI CLINICHE

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Quali sono i DSA?Una classificazione dei DSA è quella che fa riferimento alla specificacapacità scolastiche di base alterata

Le Linee Guida per la diagnosi dei DSA pubblicate nel nostro Paese(2007, 2011) distinguono 4 tipologie di DSA:

➢ DISLESSIA evolutiva: è deficitaria l’acquisizione delle abilità dilettura decifrativa

➢ DISORTOGRAFIA evolutiva: è deficitaria l’acquisizione dellecapacità ortografiche in scrittura

➢ DISGRAFIA evolutiva: è deficitaria l’acquisizione degli aspettigrafo-motori della scrittura

➢ DISCALCULIA evolutiva: è deficitaria l’acquisizione delle capacitàaritmetiche di base

Elevato grado di comorbidità tra le diverse forme di DSA

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DISLESSIA EVOLUTIVA

Disturbo persistente nell’acquisizione delle capacità di letturadecifrativa (o componente di DECODIFICA della lettura) che simanifesta in soggetti con intelligenza nei limiti della norma, privi di importantipatologie psichiatriche, di handicap sensoriali e nonostante normaliopportunità educative

La lettura si caratterizza per la presenza di errori di sostituzione,omissione, aggiunta o trasposizione di una o più lettere o di scambio traparole visivamente simili e, quindi, errori nel riconoscimento delleparole, per frequenti esitazioni, per la lentezza e la poca fluenza, per ilmancato rispetto della prosodia; talora il soggetto commette salti orilettura delle righe

In caso di difficoltà cospicue delle capacità di lettura decifrativa, anchela comprensione del testo scritto risulta generalmente compromessa; ledifficoltà di comprensione del testo, tuttavia, possono costituireun’eventuale conseguenza delle difficoltà nella lettura decifrativa, manon rappresentano l’aspetto cardine della Dislessia Evolutiva (DE)

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Le manifestazione cliniche della Dislessia evolutiva tendono amodificarsi in funzione della specifica fase evolutiva

• Nelle fasi iniziali ed intermedie dell’alfabetizzazione (fino versola 3° e la 4° classe primaria), tipicamente, la decifrazione di molteparole scritte permane di tipo sub-lessicale, basata cioè sulriconoscimento sequenziale delle sillabe o dei morfemi (maanche delle singole lettere e/o grafemi nelle prima fasi e/o neicasi più severi), risultando molto lenta e stentata, ma spessoanche costellata di numerosi errori (omissioni o aggiunte di una opiù lettere, loro trasposizione all’interno della sillaba o della parola,sostituzioni tra lettere simili foneticamente - f/v, t/d, c/g - , ovisivamente - p/q, d/b – o anche non simili per es. fra vocali,incapacità nel riconoscimento dei digrammi – gn, gl, sc, ch, e gh - )

Quando la decifrazione è molto frammentata e laboriosal’assemblaggio fonemico può risultare difficoltoso e ilriconoscimento lessicale può non avvenire

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• Successivamente (dalla fine della Scuola Primaria), alcunisoggetti velocizzano significativamente la lettura, cercando diriconoscere in modo «diretto» («globale») la maggior parte delleparole scritte, a prezzo tuttavia di commettere numerosi errorinel loro riconoscimento; in molti altri casi, tuttavia, la letturaraggiunge un discreto grado di accuratezza, ma permane lenta estentata, procedendo per via sub-lessicale ancora per molteparole scritte

La letteratura è ormai abbastanza concorde nell’indicare come lacaratteristica più persistente della Dislessia evolutiva neisoggetti di lingua italiana tenda ad essere la lentezza nellalettura; il numero assoluto di errori nella lettura a partire dallafine della scuola primaria, invece, in molti ragazzi può essereabbastanza ridotto

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DISORTOGRAFIA EVOLUTIVA

Disturbo persistente di acquisizione delle competenzeortografiche della scrittura (traduzione delle parole della linguaparlata nelle sequenze grafemiche della lingua scritta) che simanifesta in soggetti con intelligenza nei limiti della norma, privi diimportanti patologie psichiatriche, di handicap sensoriali e nonostantenormali opportunità educative

Per definizione, nella Disortografia Evolutiva (DoE) gli aspettiortografici della scrittura sono sempre compromessi. Tuttavia, spessoanche altre componenti della scrittura risultano più o meno deficitarie:la qualità grafica, l’organizzazione morfo-sinttattica della frase e/ol’uso della punteggiatura, la coesione testuale

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La Disortografia evolutiva si manifesta attraverso la produzione dinumerosi errori ortografici nella scrittura, sia spontanea chesotto dettatura

Gli errori commessi possono essere fondamentalmente ricondotti a 2categorie principali:

errori non plausibili fonologicamente: sono quelli in cui laproduzione scritta non corrisponde più alla pronuncia della parola (ades. omissione o aggiunta di lettere, sostituzione tra lettere simili omeno dal punto di vista sonoro, omissione delle doppie,semplificazioni o scambi tra digrammi)

errori plausibili fonologicamente: sono quelli in cui laproduzione scritta corrisponde ancora alla pronuncia della parola(scambi tra lettere o sillabe omofone - ad es. «c» e «q», «ce» e «cie» - ,omissioni della acca nelle forme del verbo avere, fusioni e separazioni«illegali» di parole – ad es. «Era luna di notte», «in sieme»)

Molto frequenti anche gli errori di omissione degli accenti

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• Nelle fasi iniziali e intermedie dell’alfabetizzazione (fino al 3°-4°anno della Scuola Primaria) entrambi i tipi di errore sono comuninei bambini con DoE

• Progressivamente, tuttavia, gli errori non plausibili fonologicamentetendono a ridursi fino eventualmente a scomparire (con la parzialeeccezione degli errori con le doppie); in fasi relativamente avanzate(approssimativamente dagli anni della Scuola Secondaria), dunque,prevalgono gli errori plausibili fonologicamente nei soggetti conDoE (oltre a che quelli nell’uso degli accenti); la differenza rispettoagli alunni non DSA negli errori ortografici diviene soprattutto ditipo quantitativo: come tutti gli altri studenti commettonoprevalentemente errori ortografici di tipo fonologicamenteplausibile, ma in numero maggiore e più spesso anche in parole adelevata frequenza d’uso

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Disortografico di inizio 4° classe primaria

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Disortografica di 3° classe secondaria di 1° grado

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Disortografico di 2° classe secondaria di II grado

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Disortografico di 4° classe secondaria di II grado

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DISGRAFIA EVOLUTIVA

Disturbo persistente di acquisizione delle competenze grafo-motoriedella scrittura (capacità di scrivere a mano in modo leggibile Esufficientemente rapido) che si manifesta in soggetti di intelligenza neilimiti della norma, privi di significative patologie neurologiche opsichiatriche, di handicap sensoriali e nonostante normali opportunitàeducative

La qualità della grafia può temporaneamente migliorare, ma ciò aprezzo di una notevole lentezza e dispendio di risorse attentive da partedel soggetto

In molti casi la mancanza di accuratezza e la scarsa velocità dellascrittura si combinano in vari modi con altre alterazioni, quali difficoltànel memorizzare i movimenti più efficaci di scrittura, nel recuperareselettivamente i differenti allografi di una lettera e/o a difficoltà visuo-spaziali che rendono la collocazione dello scritto nella paginadisorganizzata

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Sebbene per definizione il nucleo del disturbo sia relativo agli aspettimotori del processo di scrittura, in molti casi la disgrafia evolutivacomporta secondariamente difficoltà anche a carico degli altri aspettidella scrittura (ortografia, controllo grammaticale, organizzazione deicontenuti)

I soggetti disgrafici più grandi (di Scuola Secondaria) possonopreferire scrivere utilizzando il carattere stampato (maiuscolo, o ancheminuscolo) (meno impegnativo del corsivo in termini di capacità dicontrollo motorio fine)

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Disgrafico di 4° classe primaria

Esempi di scritture disgrafiche

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Disgrafico di 2° classe secondaria di 1° grado

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Disgrafico di 2° classe secondaria di II grado

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Disgrafico (molto severo) di 5° classe secondaria di II grado

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DISCALCULIA EVOLUTIVA

Disturbo persistente nell’acquisizione delle competenzearitmetiche di base (leggere e scrivere i numeri, comprendere il lorosignificato quantitativo e più in generale le numerosità, contare, eseguirecalcoli a mente e per iscritto, recuperare automaticamente i risultati delle

tabelline e di altre semplici operazioni) che si manifesta in bambinicon intelligenza nei limiti della norma, privi di importantipatologie neurologiche o psichiatriche, di handicap sensoriali enonostante normali opportunità educative

Per quanto la discalculia possa comportare, secondariamente, difficoltàpiù generali in ambito matematico (nello svolgimento di algoritmicomplessi, nella soluzione dei problemi, ecc.), essa non si identificacon un disturbo generale a carico della abilità matematiche

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Deficit a carico dell’elaborazione numerica

➢ L’enumerazione è tipicamente ben automatizzata quando è inavanti (enumerazione progressiva o anterograda) , mentre si presentaincerta e costellata da frequenti errori quando è all’indietro(enumerazione regressiva o retrograda)(tipici sono gli errori nelpassaggio da una decina alla successiva, ad es. “… 82, 81, 70, 79, 78….”)

➢ Caratteristiche sono le difficoltà nei compiti di «transcodificanumerica», in particolare nella lettura ad alta voce e nella scritturasotto dettatura di numeri; si possono osservare sia errori di tipo«lessicale» sia di tipo «sintattico»:

- gli errori lessicali (ad es. “2574” letto“duemilacinquecentosessantaquattro”, “tremilasettecentosessantasei” scritto“3767”) si osservano soprattutto con numeri fonologicamente complessi(perché lunghi o comprendenti 6 e 7, facilmente confondibilifonologicamente)

- gli errori sintattici (ad es. “3587” letto “trecentocinquantotto…sette”,“tremilaventi” scritto “320”) sono più probabili quando il numero arabicocontiene lo 0, assente nel formato verbale

➢ Le prestazioni nei compiti che richiedono la comprensione«semantica» dei numeri, cioè di apprezzare la quantità associata, sonodi solito preservate (giudizi di grandezza, seriazioni crescenti edecrescenti, ecc.)

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Deficit a carico delle abilità di calcolo

➢ Caratteristiche sono le difficoltà nel recupero dei cosiddetti «fattiaritmetici»: i risultati delle tabelline e di semplici addizioni esottrazioni non vengono recuperati in modo automatico, ma attraversostrategie laboriose e tempo-disperdenti (recita di tutta la tabellina,conteggio), con risultati spesso anche errati

➢ E’ spesso presente anche una ridotta efficienza nel calcolo a mente,che si appoggia all’uso delle dita, o non si affida ad alcuna chiarastrategia, oppure si affida a strategie, ma eccessivamente dispendiosein termini cognitivi, con conseguente lentezza della risposta ed elevateprobabilità di errore

➢ Sono frequenti le difficoltà nell’esecuzione dei calcoli scritti, chepossono originare a più livelli: nella selezione dell’algoritmospecificato dal segno algebrico, nel recupero dei fatti aritmetici onell’esecuzione di quei calcoli richiesti nei singoli passaggi, nelrecupero e/o nell’applicazione delle specifiche procedure previste dalledifferenti operazioni (errori rispetto alla direzione da seguire nellosvolgimento, mancato rispetto delle regole del prestito e del riposto,nell’allineamentodei prodotti parziali, ecc.)

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Discalculia «profonda” (o «semantica» o «pura»)

Forma di discalculia evolutiva conseguente ad un deficit negli aspettipiù basilari della cosiddetta «cognizione numerica», cioè di quellasensibilità innata per la numerosità e le quantità che ci permette dicomprenderle e manipolarle già in fasi molto precoci dello sviluppo

(per es. a bambini di pochi mesi di discriminare insiemi di elementi didifferente numerosità e a bambini in età pre-scolare di riconoscere “a colpod’occhio” la numerosità di piccoli insiemi fino a 3-4 elementi, di poterconfrontare la numerosità di insiemi anche più ampi o di esprimere anchealtri giudizi quantitativi, ad es. «più grande/più piccolo», «più alto/piùbasso», ecc)

In questo caso le difficoltà aritmetiche riguardano anche i compitiche richiedono una manipolazione del significato quantitativodel numero, oltre a molti dei compiti più procedurali tipicamentedeficitari anche nelle altre forme di discalculia

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Le sue manifestazioni tendono ad includere:

➢ difficoltà nel subitizing (cioè nella capacità di riconoscere «ad occhio» la

numerosità di insiemi fino a 4/5 elementi) e necessità di ricorrere alconteggio anche per insiemi di ridotta numerosità;

➢ difficoltà nello stimare approssimativamente e nel confrontare “adocchio” la numerosità anche di insiemi più numerosi di elementi

➢ difficoltà più generali dovendo quantificare vari aspetti della realtà (peres. un altezza, una distanza, ecc.)

➢ difficoltà nell’esprimere giudizi di grandezza su coppie o insiemi dinumeri arabici

➢ difficoltà in compiti di ordinamento, crescente o decrescente, di numeri

➢ difficoltà nel calcolo «approssimativo» (capacità di stimare in manieraapprossimativa il risultato di operazioni relativamente complesse, senzasvolgere il calcolo vero e proprio)

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➢ Difficoltà, a “cascata”, anche nella maggior parte delle altrecompetenze aritmetiche di base, come il calcolo a mente, il recuperodei fatti aritmetici, il riconoscimento e la produzione dei numeriarabici (meno la transcodifica numerica invece) e le procedure delcalcolo scritto, a causa della difficoltà nel legare i processi lessicali,sintattici e le procedure ai referenti semantici

La discalculia profonda si presenta generalmente isolata rispetto aglialtri DSA, mentre quella più comune di tipo “procedurale” è spessoassociata a dislessia e/o disortografia

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POSSIBILI ALTRE DIFFICOLTÀ

ASSOCIATE AI DSA

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Altre difficoltà spesso presenti nei DSA in generale

➢ difficoltà nel memorizzare sequenze tipicamente facilmenteautomatizzabili (alfabeto, giorni della settimana, mesi, ecc.)

➢ difficoltà a memorizzare le sequenze procedurali necessarie alcorretto svolgimento di una varietà di compiti

➢ difficoltà nel ricordare formule specifiche

➢ difficoltà nel ricordare le date e ad imparare i termini specialisticidelle discipline, inclusi i vocaboli delle lingue straniere

➢ difficoltà di apprendimento delle lingue straniere e non native (ancheantiche…) più in generale, soprattutto nella forma scritta

➢ difficoltà di concentrazione, rapido affaticamento, cefalee, durante lostudio

➢ ripercussioni sul piano emotivo e motivazionale, quali ansiaprestazionale, senso di insicurezza e di scarsa auto-efficacia, rabbia,frustrazione, tristezza e calo di autostima, fino a possibili difficoltàanche sul piano delle relazioni interpersonali, disinvestimentodell’ambito scolastico e dell’apprendimento

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Altre difficoltà spesso presenti nei DSA con Disturbo Primario del Linguaggio

In età prescolare una percentuale significativa (40/50%) di soggetticon DSA manifesta un ritardo più o meno marcato di acquisizione dellinguaggio orale (lentezza nello sviluppo del vocabolario enell’acquisizione delle regole grammaticali necessarie alla costruzionedelle frasi, difficoltà persistenti nella pronuncia delle parole), che indiversi casi può configurarsi quale vero e proprio Disturbo Primario diLinguaggio (DPL) (disturbo specifico di acquisizione del linguaggioorale che persiste oltre i 3 anni e mezzo, che talora può interferiresignificativamente con l’intelligibilità dell’eloquio e/o estendersi anchealla comprensione linguistica)

La prevalenza del DPL tende a ridursi sensibilmente con l’avanzaredell’età, attestandosi su valori del 3-4 % alle soglie dell’età scolare edell’1-2% in età scolare. Ma, anche quando un DPL è statoapparentemente risolto all’inizio dell’età scolare (e a maggior ragionequando è ancora in atto…), esso può associarsi in molti casi asuccessive difficoltà negli apprendimenti scolastici

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Il disturbo di apprendimento dei bambini che hanno avuto una storiadi DPL (soprattutto se non limitato alle sole componenti fonetico-fonologiche del linguaggio) è tipicamente più ampio e «complesso»rispetto a quello di bambini con sviluppo linguistico nella norma

Nei soggetti con DSA e storia di DPL, più spesso:

- anche l’accuratezza della lettura tende ad essere abbastanza deficitaria(oltre alla rapidità),

- la correttezza ortografica è particolarmente ridotta e permangono piùa lungo anche errori non plausibili fonologicamente

- la comprensione dei testi scritti tende ad essere meno preservata

- sono scarse le capacità di composizione dei testi scritti (caratterizzati,per es., da maggiore brevità, prevalenza di strutture grammaticali semplici,frequenti errori di consecutio temporum, persistenti errori nell’uso dielementi della morfologia libera, ad es. dei pronomi)

- sono presenti difficoltà anche nella riesposizione orale dei contenuti distudio (l’espressione verbale può risultare eccessivamente sintetica esemplificata sul piano grammaticale, poco fluente, caratterizzata da difficoltàdi recupero lessicale, da frequenti interruzioni e riformulazioni delle frasi)

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- è presente povertà lessicale

- le difficoltà di apprendimento della lingua straniera possono esserepiù cospicue, ed estese anche alla forma orale

- le difficoltà di memoria verbale, sia di tipo fonologico (implicatanell’apprendimento dei vocaboli stranieri, dei termini specialistici edelle date) e di «lavoro» (importante per riuscire a comprendere frasicomplesse sintatticamente, a «seguire» lunghi discorsi e a prendereappunti) possono essere abbastanza pronunciate

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Altre difficoltà presenti nei DSA con concomitanti disturbi di tipo «non-verbale»In un certo numero di casi (non precisamente quantificabile, mainferiore a quello dei soggetti con pregresso DPL) soggetti con DSA(più spesso disgrafici e/o discalculici) possono avere manifestato (inassenza di condizioni neurologiche che interferiscano con ilmovimento) ritardi più o meno accentuati di acquisizione dellecompetenze motorie, sia «grossolane» (imparare a camminare,correre, andare in bici, coordinazione generale) sia «fini» (colorare,disegnare, utilizzare strumenti come le forbici, vestirsi, ecc.), fino amanifestare veri e propri quadri di Disturbo di Sviluppo dellaCoordinazione Motoria (DCD)

Talora possono essere presenti anche difficoltà neuropsicologiche ditipo «visuo-spaziale», che possono comprendere difficoltà didiscriminazione destra-sinistra e/o di stima dell’inclinazione di linee,tendenza a focalizzarsi sui dettagli perdendo di vista la globalità dellefigure con conseguente difficoltà ad es. a riprodurle rispettando icorretti rapporti spaziali tra le parti, difficoltà nel riprodurre lasequenzialità e/o la direzionalità canonica di una serie di procedure, ecc

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Nei soggetti con DSA e concomitanti difficoltà di controllo dellamotricità fine e/o di natura visuo-spaziale possono evidenziarsi:

- disgrafia, caratterizzata dalla presenza di numerose «dismetrie» (casiin cui il tratto grafico nella scrittura si discosta significativamente ed in modoabbastanza casuale dalla traiettoria canonica di realizzazione delle lettere o

dei collegamenti fra di esse), di lettere molto variabili per dimensioni, di«fluttuazioni» delle lettere rispetto alla riga, di distanza incostante fralettere e/o parole, di confusioni fra lettere speculari (d e b, p e q)

- discalculia, caratterizzata da errori nel riconoscimento di numerivisivamente simili (es. 2-5, 9-6), da scrittura di numeri speculari, daerrori di tipo sintattico sia nella lettura che nella scrittura di numeri(scambi tra le cifre – per es. 21 per 12 nella lettura – o errori nel selezionare ilcorretto numero di posizioni da saturare – per es. 312 per 3012 nella scrittura

), da difficoltà in compiti che richiedono di sapersi muovere sulla lineadei numeri e da difficoltà accentuate nel calcolo scritto (a causa didifficoltà nell’allineamento delle cifre durante l’incolonnamento, nelposizionamento dei numeri decimali, nel seguire la corretta direzioneprocedurale e nell’uso del prestito e del riporto)

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- difficoltà nelle discipline scolastiche che implicano abilità motoriee/o visuo-spaziali, quali la geometria, la geografia, il disegno, cherichiedano la lettura di grafici e/o tabelle e/o di apprendere compitibasati su abilità motorie complesse e/o da automatizzare (per es.imparare ad utilizzare specifici strumenti e attrezzi, compiereoperazioni basate su specifiche sequenze motorie)

- tendono invece ad essere abbastanza preservate le capacità di letturae ortografiche e le prestazioni in compiti di natura verbale/linguistica,quali la comprensione e la composizione dei testi scritti, l’esposizioneorale, l’apprendimento delle lingue straniere e la memorizzazione dicontenuti di natura verbale

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EVOLUZIONE DEI DSA

IN ADOLESCENZA

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LETTURA E SCRITTURA

➢ lettura ad alta voce relativamente lenta, con esitazioni, autocorrezioni eerrori di sostituzione di parole con altre visivamente simili e/ocontestualmente appropriate (ad esempio, “conforto” letto confronto oppure “iprogressi realizzati nella tecnologia agricola nel presente secolo hanno ancorapiù aggravato il dilemma ecologico” letta «i progressi realizzati dalla tecnicaagricola del presente secolo hanno ancora più aggre…aggravato il dilemmaeconomico»)

➢ capacità di lettura decifrativa sensibilmente influenzate dalle caratteristichelessicali e morfo-sintattiche del testo: difficoltà evidenti in modo particolarequando il testo è ricco di parole a bassa frequenza d’uso (lessico specialistico,nomi propri, lessico di lingue non-native) e i periodi sono lunghi e complessigrammaticalmente. Conseguentemente particolari difficoltà con: studio dellaletteratura italiana, soprattutto quella non contemporanea; studio delle linguenon-native, antiche (latino, greco) e moderne (inglese, francese,…); studio dimaterie concettualmente complesse (filosofia,….); studio delle materiescientifiche

Forte dispersione attentiva durante lo studio causata dalla necessità diimpegnare molte energie nel processo di decodifica, con conseguente facileaffaticabilità

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➢ comprensione dei testi scritti spesso sufficiente, ma conseguita con tempiprotratti e con elevato dispendio di risorse attentive

➢ presenza di errori ortografici in quantità eccessiva rispetto ai coetanei

- in particolare, elevata frequenza di errori fonologicamente plausibili, che cioènon violano il sistema di corrispondenze grafemi-fonemi, quali: scambio digrafemi e sillabe omofoni non omografi, come in scuola scritta squola, inmacello scritto maciello, omissione della h nelle forme del verbo avere; fusionie separazioni illegali (es. anchio e “in fine); tali errori occorrono anche perparole a elevata frequenza d’uso

- omissione degli accenti

- più raramente, omissione delle doppie e occasionale semplificazione deidigrammi (es. scena scritta sena)

➢ produzione di testi inadeguati dal punto di vista grammaticale (uso scorrettodella punteggiatura, frasi sintatticamente semplificate o scorrette, errori nellaconcordanza tra i tempi verbali) e dei legami di coesione; coerenza, alcontrario, spesso discreta

➢ grafia poco leggibile, o in stampato maiuscolo, o caratterizzata da alternanzadei caratteri, spesso non ancora adeguatamente automatizzata

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➢ generale lentezza nell’esecuzione di tutti quei compiti che implicano l’usodella lingua scritta

➢ discrepanza tra profitto nelle verifiche scritte e orali, a sfavore delle prime, aparità di argomento richiesto

MATEMATICA

➢ presenza di errori nella lettura/riconoscimento e nella scrittura sottodettatura o su copia di numeri (ad es. quelli più grandi, contenenti vari 6 e/o 7,oppure uno o più zeri)

➢ errori, ma soprattutto lentezza eccessiva, nel calcolo a mente, repertorio di«fatti aritmetici» (per es. le tabelline) ancora molto ridotto

➢ lentezza ed errori di “distrazione” nello svolgimento di espressionialgebriche e di equazioni (cambi inspiegabili di segno, sostituzioni e/oomissioni di cifre e/o lettere, omissioni di parentesi, ecc., da un passaggio alsuccessivo), riconducibili alla scarsa automatizzazione dell’elaborazionenumerica e del calcolo e/o a deficit della memoria di «lavoro»

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Prognosi di tipo scolastico e lavorativo mediamente meno favorevolerispetto ai soggetti con sviluppo tipico: tempi più lunghi di completamentodella scolarità obbligatoria, livelli più bassi di istruzione, carriera lavorativa ereddito di livello inferiore in età adulta

Tuttavia, la relazione tra DSA e prognosi scolastica e lavorativa èsignificativamente mediata da una varietà di fattori, fra i quali laprecocità e l’appropriatezza della «presa in carico» del soggetto, non solodal punto di vista sanitario/riabilitativo, ma anche a livello scolastico

dunque:

laddove vengano attuate, sin dalle prime fasi della scolarità, adeguatestrategie didattiche e modalità valutative calibrate sulle caratteristichespecifiche di questi alunni, una normale carriera scolastica e lavorativa (senon il conseguimento di un titolo di studio e/o di uno status occupazionale dilivello elevato) rappresenta un obiettivo accessibile

PROGNOSI a LIVELLO SCOLASTICO-LAVORATIVO

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Maggiore probabilità in adolescenza e in età adulta di sperimentarestati emotivi negativi e, conseguente, anche lieve aumentato rischio disviluppare psicopatologia di tipo internalizzante (ansia, depressione),rispetto ai soggetti con sviluppo tipico

Tuttavia, non è tanto la presenza in sé del DSA a determinare eventualivissuti emotivi di tipo negativo e problematiche psicopatologiche,quanto una serie di variabili relative al contesto ambientale (familiare,scolastico, sociale) in cui il soggetto è inserito a favorire o, al contrario,ridurre la probabilità di tali difficoltà

Laddove l’alunno con DSA sia inserito in un contesto che riconosce eaccetta la natura delle sue specifiche difficoltà, tiene conto delle suepeculiarità e del suo «stile» di apprendimento, riconosce e valorizza le suepotenzialità cognitive e le sue risorse, non considera gli «accorgimenti»adottati per venire incontro alle sue peculiarità delle indebite facilitazioni(non intervenendo, infatti, sulla complessità concettuale delle richieste) madelle modalità per favorire l’estricarsi di tali potenzialità, il suo benesserepsicologico e il suo funzionamento sociale tendono ad essere analoghia quelli di un qualsiasi altro coetaneo

PROGNOSI a LIVELLO PSICO-SOCIALE EPSICOPATOLOGICO

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EZIOLOGIA DEI DSA

E LORO BASI NEUROCOGNITIVE

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I DSA sono Disturbi del neurosviluppo (o neuroevolutivi)(neurodevelopmental disorders), vale a dire disturbi con esordio inetà evolutiva di origine neurobiologica, cioè riconducibili admaturazione alterata/atipica di alcune aree e circuiti cerebraliimplicati nell’espletamento di processi cognitivi specifici, che sonoquelli appunto quelli rilevanti per le abilità di lettura, scrittura earitmetiche

• L’eziologia è multifattoriale e implica l’interazione tra fattori siadi rischio che protettivi multipli, i quali possono essere sia di tipogenetico che ambientale

• I diversi fattori di rischio alterano, in misura più o menoaccentuata, lo sviluppo dei sistemi neurali che mediano queiprocessi cognitivi necessari per il corretto sviluppo dellestrumentalità scolastiche di base, determinando i sintomi chepoi osserviamo nei soggetti con DSA

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Per la Dislessia evolutiva, gli studi di genetica comportamentale(condotti sui membri di famiglie interessate con differente grado dipatrimonio genetico condiviso, per es. coppie di gemelli mono- e di-zigoti)

hanno dimostrato il contributo di una varietà sia di fattori genetici cheambientali, anche in interazione fra loro

fattori ambientali (30%)

- Prematurità- reazione immunologica fetale a

specifici anticorpi materni- più anestesie generali nei primi anni

di vita- ambiente familiare che non stimola

l’esposizione alla lingua scritta- un metodo di insegnamento della

lettura di tipo «globale», nonfocalizzato sull’insegnamentoesplicito delle corrispondenzegrafema-fonema

- sistema ortografico di tipo «opaco»

fattori genetici (60%)

Dislessia non riconducibile allamutazione di uno o comunque pochigeniDisturbo influenzato da un ampionumero di mutazione genetiche,ciascuna relativamente frequente nellapopolazione generale, con un modestoeffetto sulla probabilità di sviluppare ildisturbo, ma che tra loro incombinazione possono determinareun elevato rischio di sviluppareDislessia

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Eziopatogenesi probabilistica e non deterministica dei DSA

L’evoluzione o meno verso una condizione clinica di DSAtipicamente, non è rigidamente prestabilita a partire da unadeterminata causa, genetica o ambientale, quanto più o menoprobabile in funzione del numero e dell’entità dei fattori dirischio, sia genetici che ambientali, presenti (in interazione confattori di tipo protettivo, anch’essi sia genetici che ambientali)

Il manifestarsi del DSA e la sua gravità saranno mediati attraversol’alterazione di una o più aree o circuiti cerebrali disfunzionali e,conseguentemente, la presenza di una o più specifichealterazioni a livello cognitivo

Evidenze che i principali geni candidati della Dislessia (sui cromosomi 3, 6 e15) sono tutti implicati nello sviluppo del SNC (migrazione dei neuroni eguida della crescita degli assoni durante lo sviluppo cerebrale) e/o nellamodulazione della trasmissione sinaptica

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MODELLI NEUROCOGNITIVI DELLA

DISLESSIA EVOLUTIVA

TEORIA FONOLOGICA

Dislessia come disturbo di natura linguistica e, più inparticolare, riconducibile a un deficit di tipo fonologico,cioè nella rappresentazione, nel recupero e/o nell’utilizzo dellacomponente sonora (fonologica appunto) del linguaggio, cheinterferirebbe con l’acquisizione delle regole di corrispondenzagrafema-fonema, il fondamento della lettura nei sistemiortografici di tipo alfabetico

Evidenze di anomalie, sia strutturali che funzionali, a livellodelle aree peri-silviane dell’emisfero cerebrale sinistro, implicatenell’elaborazione degli aspetti fonologici del linguaggio, neisoggetti con Dislessia

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TEORIA VISIVA MAGNOCELLULARE

Dislessia evolutiva imputabile ad un deficit specifico acarico della «via» dorsale-magnocellulare, uno dei duegrandi circuiti anatomo-funzionali del sistema visivo,responsabile della detezione del movimento e delle forme allaperiferia del campo visivo (e insensibile, invece, al colore e aidettagli al centro del campo visivo)

I motivi per cui un deficit di questo circuito determinerebbedifficoltà di lettura sono ancora dibattuti, ma secondo un’ipotesiesso agirebbe riducendo l’efficienza dei meccanismi dispostamento nello spazio dell’attenzione visiva, di crucialeimportanza per l’adeguata applicazione di una strategia diconversione grafema-fonema sequenziale della parola

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TEORIA DEL DEFICIT DI AUTOMATIZZAZIONE

Dislessia come conseguenza di un deficit generalizzato diapprendimento automatico o implicito, ovvero di quel tipodi memoria (detta anche procedurale) che si manifestaattraverso un graduale miglioramento delle prestazioni (incompiti motori, percettivi e cognitivi) con la pratica, in manieraessenzialmente inconsapevole

Il deficit di automatizzazione potrebbe agire interferendo, innanzitutto, con l’apprendimento delle regole di conversione grafema-fonema, il fondamento nella lettura nei sistemi ortografici alfabetici,ma anche ostacolando la coordinazione rapida e precisa tra lenumerose sotto-componenti cognitive alla base della lettura

Evidenze di anomalie a livello sia del cervelletto che di altre strutturesotto-corticali quali i gangli della base implicate nell’apprendimentodi tipo procedurale in soggetti dislessici

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MODELLI NEUROCOGNITIVI DELLA

DISCALCULIA EVOLUTIVA

DISCALCULIA COME CONSEGUENZA DEL DEFICIT DI FUNZIONI «DOMINIO-SPECIFICHE»

Discalculia come conseguenza del deficit di alcune competenze dibase, molto primitive, pre-verbali, specificamente deputate allamanipolazione delle numerosità e/o delle quantità (Number senseo Modulo Numerico Innato), comprendenti sia un meccanismo checonsente di riconoscere in maniera immediata con esattezza lanumerosità di insiemi fino a 4-5 elementi (subitizing) sia unmeccanismo tale da permettere di stimare in maniera immediata inmodo approssimativo la numerosità di insiemi più numerosi di elementi(acuità numerica)Un deficit a questo livello interferirebbe con l’acquisizione dellesuccessive competenze aritmetiche, più sofisticate, che sfruttano sistemisimbolici di origine culturale (parole-numero, numeri arabici), ma chehanno in questi meccanismi più primitivi il loro pre-requisito

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DISCALCULIA COME CONSEGUENZA DEL DEFICIT DI FUNZIONI «DOMINIO-GENERALI»

Discalculia come conseguenza del deficit di una serie di funzionicognitive più generali, trasversali rispetto ad un’ampia gamma dicompiti (non solo quelli aritmetici), quali:

- le competenze verbali e, in particolare, le capacità di tipo fonologico, ingioco nell’apprendimento delle parole numero e della sequenza numerica equindi anche nelle capacità di conteggio e poi di calcolo, nella creazione diun repertorio di «fatti aritmetici» e nelle transcodifica numerica

- le capacità di tipo visuo-spaziale, implicate per es. nell’allineamento incolonna dei calcoli scritti, nella comprensione del sistema posizionale dirappresentazione dei numeri in formato arabo, ma anche nellacomprensione del significato quantitativo dei numeri

- l’attenzione e le «funzioni esecutive», in particolare nelle lorocomponenti di memoria di lavoro e di inibizione, per la loro rilevanza intutte quei compiti che richiedono maggiore «controllo», come per esempioil conteggio regressivo, il calcolo mentale complesso, le operazioni scritte

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Attualmente prevalgono sia per la Dislessia che per laDiscalculia modelli neuro-cognitivi di tipo multifattoriale

Dislessia e Discalculia viste come disturbi eterogenei,sottesi da una varietà di possibili differenti deficit neuro-cognitivi, presenti isolatamente o più spesso variamenteassociati nello stesso soggetto e per questo tali da comportareprofili clinici a loro volta piuttosto variabili

Conferma diretta di tali modelli dagli studi che dimostrano in unostesso campione di soggetti con Dislessia o Discalculia l’eterogeneitàdei deficit neuro-cognitivi presenti e la loro possibile associazione inuno stesso soggetto

Per es. riscontro in soggetti discalculici alle neuroimmagini di anomalie sia funzionaliche strutturali estese spesso oltre il solco-intraparietale (sede del Number sense), alivello anche di altre regioni parietali, di aree frontali e di strutture sottocorticali criticheper diverse funzioni dominio-generali, quali linguaggio e controllo attenzionale

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DSA E STILI DI APPRENDIMENTO:IMPLICAZIONI PER LA

PRATICA DIDATTICA

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STILE DI APPRENDIMENTO

La modalità di approccio all’apprendimento preferita daun individuo, in termini di modalità per accedere alleinformazioni, immagazzinarle, elaborarle e recuperarle

Gli stili di apprendimento possono essere descritti in vari modi,per es. con riferimento al canale sensoriale preferenziale peracquisire le informazioni, oppure al tipo di strategia cognitivaprevalente per risolvere i compiti o, ancora, a più generali trattidella personalità (estroversione/introversione,razionalità/emotività, cauto o disponibile al rischio, ecc.)

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Una delle classificazioni più note è quella basata sullo specificocanale sensoriale attraverso il quale l’informazione sarebbeacquisita preferenzialmente da un individuo ai finidell’apprendimento

In base al canale sensoriale preferenziale4 fondamentali stili di apprendimento

a cui corrisponderebbero altrettante tipologie di strategie didattiche da privilegiare

• STILE VISIVO-VERBALE• STILE VISIVO-NON VERBALE• STILE UDITIVO• STILE CINESTESICO

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STILE VISIVO-VERBALEpreferenza per

la letto-scrittura

Lo studente apprende meglioleggendo dal libro di testo o daaltre fonti scritte, prendendoappunti e rileggendoli a casa,accompagnano grafici ediagrammi con spiegazioniscritte, sintetizzando attraversoriassunti o schemi a elenco

STILE UDITIVO-VERBALEprivilegia l’ascolto

Lo studente apprende meglioascoltando, dunque, prestandoattenzione alle spiegazioni inclasse (magari non prendendoappunti, ma registrando laspiegazione), richiedendospiegazioni agli insegnanti,partecipando a discussioni inclasse, lavorando a coppia o inpiccolo gruppo coi compagni,registrandosi durantel’esposizione oraledell’argomento e riascoltandosi

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STILE VISIVO- NON VERBALEpreferenza modalità visivo-

iconiche di rappresentazione della conoscenza

Lo studente apprende meglioper mezzo di immagini,fotografie, grafici, diagrammi emappe concettuali, ma ancheattraverso materiale audio-visivo(film, documentari); di fronte allibro di testo tende a sfruttaremolto gli «indici testuali» (titoli,parole in grassetto, figure,fotografie); fa ampio uso delcolore per evidenziare parole-chiave e di mnemotecnicheimmaginative

STILE CINESTESICOprivilegia l’attività concreta,

il fare Lo studente apprende megliofacendo esperienza diretta diun problema e/o di ciò di cui sista parlando, dunque,soprattutto attraverso unadidattica di tipo«laboratoriale», che offral’opportunità di sperimentare,ricercare, scoprire e verificarein prima persona i fenomeni daapprendere, non riuscendoinvece a beneficiare a pieno dauna didattica di tipo«trasmissivo» centrata suldocente o sul libro che spiegano

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Altre classificazioni si focalizzano sulle modalità/strategie dielaborazione dei dati a disposizione che un soggetto utilizza inmodo prevalente, portando per es. a identificare le seguentidicotomie di stili cognitivi:

• Globale/analitico: a seconda della tendenza a focalizzarsisoprattutto sull’aspetto generale, la visione d’insieme dellequestioni oppure sui dettagli

• Sistematico/intuitivo: a seconda della tendenza a risolvere iproblemi procedendo in modo graduale, una variabile alla volta,oppure formulando da subito un’ipotesi per procedere dopo acercare di confermarla

• Convergente/divergente: a seconda della tendenza ad affrontarei problemi partendo dalle conoscenze possedute e proseguendocon una linea logica «standard» per convergere su una rispostaprevedibile e unica, oppure procedendo in modo creativo,autonomo, generando più risposte di buona qualità, originali eflessibili

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Il concetto di stile di apprendimento come modalità tipica estabile con cui gli individui si approcciano all’apprendimento eal problem-solving, nonostante il largo credito di cui ancoraoggi goda anche tra i professionisti della didattica edell’apprendimento (insegnanti, psicologi dell’educazione,pedagogisti), è in realtà negli ultimi due decenni diventatooggetto di aspre critiche

Una rassegna della letteratura al riguardo, ad es., ha individuato oltre70 diversi stili di apprendimento descritti e non ha trovato solideconferme empiriche all’ipotesi di un apprendimento migliore quando astudenti classificati in specifiche categorie di stile di apprendimento èstata erogata una didattica specificamente adattata a quel determinatostile di apprendimentoConcetto di stile di apprendimento e idea che la didattica migliore siaquella ispirata a questo concetto sono stati recentemente inseriti tra i«neuro-miti»

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L’idea che gli studenti possano essere chiaramente differenziatisulla base del loro specifico stile di apprendimento e che ladidattica per loro migliore sia quella che utilizza strategiecalibrate esattamente su questo loro stile deve essere vista comeuna ipersemplificazione

Nella grande maggioranza dei casi sarebbe una eccessivaforzatura pensare che uno studente tenda a sfruttare un bendeterminato canale sensoriale e/o stile applicandolo allamaggior parte delle situazioni di apprendimento

Le preferenze per un determinato canale o stile di elaborazionedelle informazioni, per quanto sicuramente possibili, nonsarebbero mai assolute, ma più sfumate e comunque fortementecondizionate per esempio dal tipo di disciplina, compito e/ocontenuto da apprendere (ad es. per insegnare a comporre untesto scritto necessariamente forte enfasi su canale visivo-verbale, nella geometria sul canale visivo-spaziale)

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Nel caso degli alunni con DSA sono stati descritti specifici stili diapprendimento e cognitivi, che sarebbero loro caratteristiciIn realtà, le evidenze empiriche al riguardo sono molto scarse o,addirittura, smentiscono queste convinzioni

Per esempio, le ipotesi di una più spiccata propensione deisoggetti con Dislessia per uno stile cognitivo di tipo globale,intuitivo e divergente o anche di una loro superiorità in compitiche richiedono abilità visuo-spaziali hanno ricevuto scarsosupporto empirico, almeno quando i dislessici sono staticonsiderati come gruppo, per quanto alcuni studi suggeriscanouna più marcata variabilità interindividuale al loro internorispetto ai normo-lettori (e, dunque, la possibilità che maggioripropensioni o abilità di questo tipo possano riguardare almenoun sottogruppo di dislessici)

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Resta comunque il fatto che vi siano differenze individuali (neisoggetti con DSA e non) in termini di profilo delle diverse capacitàcognitive (oltre che di caratteristiche di personalità), che potrebberocosì orientare il soggetto a preferire in un certo numero di situazionideterminati canali sensoriali anziché altri per acquisire le informazionio determinate modalità di elaborazione delle informazioni

Nel caso dei soggetti con DSA è plausibile che le difficoltà dielaborazione della lingua scritta portino come compenso acercare di sfruttare maggiormente il canale visivo-non verbaleper acquisire e/o organizzare le informazioni e per rispondereAnche il canale cinestesico potrebbe in molti casi rappresentareuna risorsa da valorizzare (ma, non quando sia presente incomorbidità un Disturbo della Coordinazione Motoria)L’utilità del canale uditivo è ancora più soggetta alle differenzeindividuali; appare limitata per soggetti con DSA e storia di DPL,mentre potrebbe essere elevata per soggetti con DSA senzaproblematiche linguistiche orali, pur attuando alcuniaccorgimenti….

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Nei soggetti con DSA (soprattutto con Dislessia) sembranogeneralmente indicate strategie didattiche:

- che sfruttano il canale visivo-non verbale, ricorrendo aimmagini, grafici, diagrammi, mappe concettuali e materialeaudio-visivo ed enfatizzano il riferimento agli «indici testuali»nei testi ed il ricorso alla codifica cromatica delle informazioni

- che poggiano sul canale cinestesico, promuovendo dunquel’esperienza diretta da parte dell’alunno delle situazioni, lapossibilità di sperimentare e verificare in prima persona ifenomeni da apprendere, le abilità da acquisire (didattica«laboratoriale»)

mentre tenderanno ad essere di scarso ausilio strategie didatticheche si affidino in maniera prevalente sull’uso del libro di testotradizionale e spesso anche sulla richiesta allo studente diprendere appunti, soprattutto in prima persona o di fare riassuntiscritti troppo «discorsivi»

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La possibilità di avvalersi efficacemente anche del canale uditivoper la didattica agli alunni con DSA è invece vincolata ad alcunecondizioni:

- generalmente, al fatto che non si tratti di alunni che hanno presentatoanche una problematica linguistica orale piuttosto importante (per es.estesa oltre la sola dimensione fonologica e anche al versante recettivo),per i quali si potranno prendere accorgimenti quali rallentare un po’ lavelocità dell’eloquio, evitare formulazione sintatticamente complesse(ricorrendo più alla coordinazione che alla subordinazione) eincrementando lievemente le pause tra gli enunciati

- a prescindere dalla presenza o meno di una pregressa (o attuale)problematica linguistica orale, tenendo conto che spesso nei soggetticon DSA è presente un problema di memoria verbale a breve termine odi «lavoro»; quindi, in tutti i casi ripetere più volte le informazioniimportanti, fare diverse pause e adottare un approccio di tipo “top-down” durante le spiegazioni, nel senso di anticipare prima a grandilinee i contenuti che saranno affrontati e la loro organizzazione,riprendendoli successivamente uno a uno nel dettaglio;

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Più in generale, per i soggetti con DSA sembrano efficaci tuttauna serie di strategie didattiche più generali che, in realtà, sirivelano utili anche per la maggior parte degli altri studenti,quali:- strategie che sfruttino la multi-sensorialità, che cerchino

quindi di utilizzare canali/modalità differenti per presentareinformazioni nuove

- ricorso ad un’istruzione di tipo esplicito e benstrutturata (la cosiddetta Istruzione Diretta) che preveda,ad esempio, chiara definizione degli obiettivi diapprendimento e loro programmazione per piccoli passiattentamente graduati, pianificazione e precisastrutturazione delle singole lezioni, numerose opportunità dimettere in pratica l’abilità da acquisire prima attraverso unapratica «massiva», poi «distribuita» nel tempo e opportunitàanche per generalizzare a diversi contesti l’abilità, frequentibrevi test per verificare il conseguimento o meno dell’abilità,con successivi feed-back espliciti e tempestivi agli studenti

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- una didattica che insegni in modo esplicito il ricorso astrategie metacognitive ai fini dell’apprendimento e delproblem-solving, sia di tipo generale quali l’assunzione di unatteggiamento riflessivo nell’affrontare i compiti che includaper es. un’analisi attenta del problema/compito percomprenderne le richieste e collegarlo ad altri simili giàaffrontati, l’ideazione di più modalità alternative dirisoluzione del problema, il loro esame attento e quindi ladecisione su quella verosimilmente più opportuna, l’esamedei feed-back durante la sua applicazione e la valutazionedella plausibilità del risultato finale, sia di tipo più specificoper affrontare compiti particolari, quali lo studio di un testoscritto o la composizione di un testo scritto, per esempio diuna particolare tipologia (es. saggio breve)

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GRAZIE PER L’ATTENZIONE!