Dispositivi di protezione...

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Dispositivi di protezione individuale Loro utilizzo e loro implicazioni dal punto di vista medico Dott. Francesco Giglio Chirurgia generale e d’urgenza Salerno

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Dispositivi di protezione

individuale

Loro utilizzo e loro implicazioni dal punto di vista medico

Dott. Francesco Giglio Chirurgia generale e d’urgenza Salerno

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Presupposti

• formazione: processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori ed agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e procedure utili alla acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi;

• informazione: complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in ambiente di lavoro;

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Definizioni…

• La prevenzione è l'insieme di azioni finalizzate ad impedire o ridurre il rischio, ossia la probabilità che si verifichino eventi non desiderati. Gli interventi di prevenzione sono in genere rivolti all'eliminazione o, nel caso non la stessa non sia concretamente attuabile, alla riduzione dei rischi che possono generare dei danni.

• Le misure di protezione servono a ridurre le conseguenze di un incidente (incendio, allagamento, crollo, ecc.) nel momento in cui si verifica. A differenza delle misure di prevenzione che riducono la probabilità di accadimento di un evento, esse non riducono le occasioni di incidente ma ne contengono esclusivamente le conseguenze e ne limitano i danni (a persone e cose).

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Sicurezza

Definita come prevenzione, eliminazione parziale o totale di danni, pericoli, rischi.

pericolo: proprietà o qualità intrinseca di un determinato

fattore avente il potenziale di causare danni;

rischio: probabilità di raggiungimento del livello

potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di

esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione.

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Sicurezza attiva e passiva

• La sicurezza attiva è quella che mettiamo in pratica quando eseguiamo determinate azioni, quindi è strettamente legate al nostro comportamento nell’affrontare il rischio.

• I dispositivi ed i sistemi di sicurezza passiva hanno lo scopo di diminuire le conseguenze negative di un evento accidentale, una volta che questo si sia verificato . I D.P.I. divengono il completamento della sicurezza attiva per salvaguardarci dai rischi

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Dispositivi di Protezione Individuale

(D.P.I.) ( art 40 Dlgs 626/94)

Definizione

Si intende per DPI qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.

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L’art 74 comma II precisa che

Non costituiscono D.P.I. • indumenti di lavoro ordinario utilizzati per evitare

che gli abiti si sporchino; • Uniformi, elementi di riconoscimento delle

funzioni svolte e dell’azienda non specificatamente destinati a proteggere la sicurezza e la salute (Circ M Lav 34 - 29.4.99);

• attrezzature dei servizi di soccorso e salvataggio;

• attrezzature di protezione individuale delle forze di polizia , delle FF.AA e del personale del servizio per il mantenimento dell’ordine pubblico (giubbotti antiproiettile);

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Inoltre

Non costituiscono D.P.I.

• Le attrezzature di protezione individuale

proprie dei mezzi di trasporto stradali ;

• i materiali sportivi usati solo a fini sportivi e non lavorativi ;

• i mezzi per autodifesa o dissuasione;

• gli apparecchi portatili per individuare o segnalare rischi e fattori nocivi;

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Classificazione dei D.P.I.

A seconda della parte del corpo protetta • Protezione generale • Protezione del capo • Protezione degli occhi e viso • Protezione dell’udito • Protezione degli arti • Protezione delle vie respiratorie

In relazione ai rischi • Cadute dall’alto • Contatto con agenti chimici • Contatto con agenti fisici • Contatto con agenti meccanici • Inalazione di polveri e/o gas • Rumore

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Classificazione ulteriore: Categorie di DPI (Art.4, D.Lgs.475/92)

I generazione

DPI di progettazione semplice destinati a salvaguardare la persona da rischi di danni fisici di lieve entità. Nel progetto deve presupporsi che la persona che usa il DPI abbia la possibilità di valutarne l'efficacia e di percepire, prima di riceverne pregiudizio, la progressiva verificazione di effetti lesivi.

III generazione

DPI di progettazione complessa destinati a salvaguardare da rischi di morte o di lesioni gravi e di carattere permanente. Nel progetto deve presupporsi che la persona che usa il DPI non abbia la possibilità di percepire tempestivamente la verificazione istantanea di effetti lesivi.

II generazione

DPI che non rientrano nelle altre due categorie.

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Dispositivi per la protezione delle mani

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Protezione delle mani

Le mani sono soggette a due principali tipi di rischi: • Rischi meccanici

• Rischi dell’ambiente

La protezione delle mani avviene attraverso i guanti IL d.lgs 626/94 distingue: Guanti contro le aggressioni meccaniche

Guanti contro le aggressioni chimiche

Guanti dielettrici

Guanti antitermici

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Ferita

Definizione

Per ferita s’intende una soluzione di continuo, recente, del tessuto prodotta da un trauma;

Se tale lesione interessa cute e sottocute viene definita superficiale, qualora si estenda oltre tali piani va detta profonda (anche penetrante se il danno è correlato al raggiungimento di una cavità: cranica, toracica o addominale)

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Ferite da agenti meccanici

Classificazione chirurgica di base

Ferita da taglio Semplici

Con perdita di sostanza

A lembo

Penetranti

Ferita da punta

Ferita lacero-contusa

Ferita da arma da fuoco

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Ferite da agenti meccanici

La principale causa di ferite della mano è dovuta ad infortuni sul lavoro con lesioni che vanno dalla semplice contusione alla amputazione; Rischi meccanici più frequenti: • Rischi da tagli e punture; possono verificarsi con

l’utilizzo di oggetti con parti appuntite/taglienti, provocando in taluni casi serie infezioni

• Rischi connessi a parti in movimento ; l’utilizzo di strumenti quali seghe circolari

• Rischi da schiacciamento ; possibile sviluppo si sindrome compartimentale

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Ferite da agenti meccanici

Ferita da taglio

Generalmente la

lunghezza prevale sulla profondità ed i margini

risultano giustapponibili non essendoci perdita di

sostanza

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Ferite da agenti meccanici

Ferita da punta

Si caratterizza per una maggiore profondità

rispetto alla lunghezza, anche qui i margini sono netti e spesso rappresentanti la sezione del corpo

contundente

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Ferita da agenti meccanici

Ferita a lembo

Lesione di continuo da forza tangenziale con la quale avviene uno scollamento dei

tessuti superficiali da quelli profondi

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Ferita da agenti meccanici

Amputazione In seguito a forza

meccanica avviene una lesione completa dei tessuti con perdita

estesa di sostanza fino alla perdita di un parte

anatomica

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In particolare…

Sindrome compartimentale Spesso conseguenza di traumi da schiacciamento, essa è indice di un’aumentata pressione a livello di uno o più compartimenti anatomici, nel nostro caso mano e/o avambraccio ma che può verificarsi anche all’arto inferiore, la quale provoca una severa sofferenza vascolare e quindi danni reversibili e infine irreversibili a carico dei tessuti mio-tendinei e nervosi;

Nei casi più gravi ci può essere addirittura un interessamento sistemico soprattutto renale per i prodotti tossici che vengono rilasciati in circolo.

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D.P.I. per la protezione delle mani

Rischi dell’ambiente: • Calore: oggetti caldi o materiali fusi possono causare

ustioni di vario grado • Elementi chimici: acidi, sostanze corrosive o irritanti

possono distruggere i tessuti e causare causticazioni facilmente sovrainfettabili

• Agenti biologici: batteri, funghi e virus • Materiali ruvidi • Freddo: può causare lesioni da congelamento • Elettricità: può causare shock e ustioni • Materiali pesanti: lesioni da schiacciamento

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Ustioni

Definizione

Sono ustioni gli effetti lesivi immediati di un’azione calorica, radiante o per contatto sul tessuto

Fattori determinanti:

• Temperatura: fino a 50-70°C solo modificazioni funzionali del tessuto; >70°C denaturazione proteine

• Tempo di esposizione

• Anatomia della cute : lo spessore, motivo per cui nel bambino o nelle ustioni al volto la prognosi è peggiore

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Ustioni

Classificazione in base all’estensione

Essa può essere calcolata in base ad apposite tabelle

che differiscono fra bambini e adulti;

Utile nella valutazione la

"regola del 9"

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Ustioni in base alla profondità

La cute: anatomia sommaria

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Ustioni Classificazione in base alla profondità

• I grado: prevalgono fenomeni di reazione vasale con iperemia attiva ; tali lesioni se non molto estese evolvono alla restitutio ad integrum in pochi giorni

• IIa grado: reazione infiammatoria più intensa con essudazione sierosa e formazione di vesciche (flittene), a contenuto sieroso o siero-emorragico, epidermiche e/o dermo-epidermiche tuttavia rimangono preservate le papille dermiche e le creste interpapillari

• IIb grado: quadro analogo al precedente ma di gravità maggiore essendo le lesioni molto più profonde

• III grado: lesioni estese profondamente al derma e ipoderma con vaste aree di necrosi le quali danno vita a croste( escare) al di sotto delle quali si svilupperà ove possibile tessuto di granulazione Ulteriore distinzione in full thickness (estensione a tutto spessore) e partial thickness (risparmio dei piani profondi)

• IV grado: carbonizzazione anche dei tessuti muscolari

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Le ustioni dal punto di vista clinico

Se l’ustione coinvolge più del 20% della superficie corporea nell’adulto o più del 12% nel bambino (per ustioni profonde le percentuali si riducono) si può parlare di malattia da ustione per la quale si evidenziano 3 stadi:

• Fase acuta shock

• Fase subacuta tossinfettiva

• Fase cronica distrofica-dismetabolica

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Lesioni da elettrocuzione e

folgorazione Definizioni

• Si definiscono tali le lesioni provocate dalla corrente elettrica (continua o alternata) che oltre che lesioni locali possono avere ripercussioni sistemiche gravi.

• Il danno cellulare deriva da un’alterazione elettrochimica a carico innanzitutto della membrana plasmatica

• Il danno è maggiore per le correnti alternate o Faradiche che presentano depolarizzazioni e ripolarizzazioni ricorrenti proporzionali alla frequenza Hz della corrente

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Lesioni da elettrocuzione Classificazione

• Da contatto diretto : la corrente entra attraverso un conduttore a contatto col corpo e fuoriesce da un’altra zona ; i due punti, ingresso e uscita ,possono essere vicini o distanti e nel suo percorso la corrente segue vie di minore resistenza principalmente nervi, vasi , muscoli e cute; durante tale percorso può incontrare organi vitali come cuore ed encefalo ( risultano frequenti con lesioni locali, legate all’effetto Joule oltre che all’intensità elettrica e alle condizioni ambientali, e sistemiche)

• Da fiammata: le lesioni sono causate all’intenso calore sprigionato dal contatto di due elettrodi di differente polarità (molto rare solo lesioni locali)

• Da arco voltaico: per l’umidità dell’aria avviene una passaggio di elettricità fra un elettrodo ed il corpo a massa (infortuni da alta tensione)

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Lesioni da agenti biologici

Vengono definite tali le lesioni indotte dal contatto con agenti microbici quali:

• Batteri (tetano, celluliti, fasciti)

• Miceti ( candidosi)

• Virus

• Parassiti

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Lesioni da agenti chimici

Definizione Gli effetti lesivi mediati da agenti chimici (allo stato liquido o gassoso, rari allo stato solido) vengono definiti causticazioni. I caustici possono produrre necrosi estese e profonde che in fase di essiccamento determinano la formazioni di escare e possono determinare anche severe sovrainfezioni; Le piaghe che ne derivano evolvono in cicatrici deturpanti.

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Lesioni da agenti chimici

Meccanismo d’azione

• Caustici disidratanti (calce, soda, potassa, acido

solforico) rapidamente riducono l’acqua intracellulare

• Caustici ossidanti (H2O2 alta concentrazione, acido nitrico) producono radicali liberi

• Caustici fluidificanti (ammoniaca, carbonato di calcio) sciolgono i protoplasmi

• Caustici coagulanti (Sali di mercurio)

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Ferite da congelamento

• Si definiscono congelamenti i fenomeni patologici prodotti dalle basse temperature

• Risultano essere maggiormente coinvolte le regioni predisposte anatomicamente perché esposte all’ambiente o perché con una vascolarizzazione di tipo terminale (orecchie, naso, dita)

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Ferite da congelamento

Classificazione Come per le ustioni possono essere distinte in base all’estensione delle lesioni:

se estese a gran parte del corpo si parlerà di assideramento e non congelamento con conseguente ipotermia progressiva del corpo e morte che sopraggiunge quando la temperatura corporea scende sotto i 25° C;

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Ferite da congelamento Classificazione in base alla profondità

• I grado : lesioni ischemiche con pallore della cute , subito dopo la lesione diviene rossa per iperemia passiva con residuati di cianosi legati a stasi venosa (eritema pernio) Se le lesioni , che guariscono spontaneamente dovessero ripetersi ne residuerò eritema della cute con dolore urente ( il cosiddetto gelone)

• II grado :caratterizzate da flittene a contenuto siero-emorragico e intenso dolore

• III grado :caratterizzate da necrosi estesa in profondità con aspetti di gangrena umida alternata ad aree ischemiche e/o cianotiche

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D.P.I. per la protezione delle mani

Guanti contro le aggressioni meccaniche

• Costruiti in pelle hanno palmo, pollice e dorso rinforzati

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D.P.I. per la protezione delle mani

Guanti contro le aggressioni chimiche:

• Sono impermeabili ai liquidi

• Se usati contro tossici, devono rimontare il più alto possibile sugli avambracci e devono applicarsi ermeticamente a livello dell’apertura

• Devono essere sempre controllati prima dell’uso e non vi devono essere strappi

• Devono essere impermeabili all’aria e non perdere >5% peso dopo esposizione protratta al calore se resistenti contro agenti chimici

• Sulla base della permeabilità agli agenti chimici vengono divisi in guanti che forniscono protezioni basse (P ) , discrete (F) o buone (G) contro gli agenti chimici

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Guanti contro aggressioni chimiche

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D.P.I. per la protezione delle mani Guanti antitermici

• Sono concepiti per manipolazioni discontinue di oggetti caldi fino a temperatura di 200 C°

• Ne esistono di differente grado di protezione a seconda ella temperatura

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Dispositivi per la protezione dei piedi

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Dispositivi per la protezione dei piedi

I lavoratori devono proteggere i piedi in tutti gli ambienti lavorativi

Per la protezione dei piedi nelle lavorazioni in cui esistono specifici pericoli di ustioni, di causticazione, di punture o di schiacciamento, i lavoratori devono essere provvisti di calzature resistenti ed adatte alla particolare natura del rischio. Tali calzature devono potersi sfilare rapidamente.

(art. 384 – D.P.R. 54/55)

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Dispositivi per la protezione dei piedi

Rischi da cui proteggersi: • Aggressioni esterne, schiacciamento per caduta di

carichi, proiezione di scintille e scorie, calore, aggressivi chimici

• Contro il contatto verso il suolo che può essere: roccioso, fangoso, cosparso di olio

• Contro le proprie reazioni: sudorazione, congelamento, riscaldamento

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Dispositivi per la protezione dei piedi

Scarpa di sicurezza Prodotta con tomaia in pelle

Dotate di paracaviglia imbottito

Dispositivo di sfilamento rapido

Puntale in acciaio

Suola antiscivolo

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1 Occhiello anticorrosione

6 Talloncino anatomico

11 Cambrione

2 Imbottitura puntale 7 Sottopiede 12 Imbottitura al malleolo

3 Puntale in acciaio 8 Materiale isolante 13 Contrafforte

4 Tomai in pelle 9 Lamina in acciaio inox

14 Intersuola elastica in poliuretano

5 Fodera 10 Gommapiuma per talloncino

15 Profilo in gomma nitrilica

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Dispositivi per la protezione dei piedi

Stivali (per il pronto intervento) Puntale in acciaio

Soletta antiforo

Calza interna

Protezione del malleolo

Delimitazione altezza stivale

Tacca per sfilamento stivale

Suola antiacido-antiscivolo

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Trauma distorsivo del piede

Per distorsione viene intesa una temporanea e reversibile perdita di contatto dei capi articolari con possibile danno a carico delle strutture legamentose e nei casi più gravi anche ossee.

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Dispositivi per la protezione del capo

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Dispositivi per la protezione del capo

L’uso del casco di protezione è obbligatorio per tutti quei lavori che possono provocare lesioni al capo tramite oggetti che cadono, si rovesciano o sono lanciati, oppure tramite carichi oscillanti o urti con ostacoli vari.

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Dispositivi per la protezione del capo

• L’effetto protettivo del casco di protezione è basato sulla sua capacità di attutire gli urti tramite deformazione elastica e plastica, nonché sulla sua resistenza alla perforazione da oggetti acuminati o taglienti.

• La scelta del casco adatto è determinata dagli influssi termici (calore o gelo), dalle sollecitazioni meccaniche o dagli agenti chimici cui deve far fronte.

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Dispositivi per la protezione del capo

L’elmetto è caratterizzato da tre componenti principali: la calotta e la bardatura La calotta : • Deve essere rigida , leggera e bilanciata • Predisposta per l’utilizzo di dispositivi antirumore e visiere La bardatura: • Ha doppia crociera ed è regolabile direttamente sul capo • È bloccata da clips alla calotta in modo da distribuire qualsiasi

pressione in maniera uniforme • le fasce portanti che fanno parte del rivestimento interno devono

aderire alla testa • è necessario regolare la fascia perimetrale in modo che il casco calzi

sufficientemente stretto, ma senza premere • la cinghia attorno al mento impedisce la caduta del casco in

condizioni di forte vento o in caso di urti.

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La calotta

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La bardatura

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Elmetto completo e con accessori

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Dopo una forte sollecitazione meccanica il casco

di protezione deve essere sostituito

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Trauma cranico Definito come trasferimento di energia cinetica a carico del cranio e dei suoi contenuti; Spesso risulta essere un’urgenza medico-chirurgica per le complicanze ad esso associate (emorragia, ipertensione endocranica, coma); Prima suddivisione neurologica può essere in: • Commotivo (con perdita di coscienza, amnesia retrograda, esiti

neurologici temporanei o permanenti • Non commotivo (assenza di perdita di coscienza, assenza di esiti

neurologici temporanei o permanenti)

Suddivisione chirurgica in: Trauma chiuso :assenza di lesioni di continuo Trauma aperto :presenza di ferite , se tali raggiungono la teca cranica si

dicono esposte Trauma penetrante: se creatasi continuità con la cavità cranica

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Possibili esiti…

Premettendo che l’encefalo e i suoi involucri meningei possono subire un danno da colpo (lesione nella sede del trauma) o da contraccolpo (lesione nella regione opposta alla sede del trauma) od anche per le brusche accelerazioni e decelerazioni per la particolare anatomia cerebrale , si possono distinguere: • Edema vasogenico diffuso • Danno neuronale diffuso • Emorragia epidurale • Emorragia sottodurale (acuto o cronico) • Emorragia subaracnoidea • Emorragia intracerebrale

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Dispositivi per la protezione dell’udito

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Dispositivi per la protezione dell’udito

• Il D.lgs 277/91 prevede livelli specifici di esposizione al rumore superati i quali è necessario adottare specifici provvedimenti da parte del datore di lavoro e/o del lavoratore

• Sempre secondo il D.lgs 277/91 si dispone che a seconda del livello di esposizione al rumore siano adottati specifici provvedimenti

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Premesse…

• Il suono è lo stimolo fisico che evoca la sensazione uditiva

• Esso è associato alla vibrazione delle particelle della materia che andrà a costituire l’onda sonora

• Come entità fisica l’onda sonora è costituita principalmente dalla frequenza, l’intensità e la lunghezza d’onda

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Premesse…

I parametri d’interesse comune sono:

• Frequenza (Hz) esprime il numero di cicli al secondo compiuti dai movimenti delle particelle; nell’uomo lo spettro udibile va da 20 a 20000 Hz (<20 infrasuoni. >20000 ultrasuoni) con una maggiore predilezione fra i 500-4000 hz

• Intensità (db) esprime la forza dello spostamento delle particelle ovvero l’ampiezza di tali movimenti; lo spettro udibile per l’uomo va da o a 120 db

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Spettro sonoro udibile

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Fra 80 dB e 85 dB

Il lavoratore deve essere informato su:

• Rischi derivanti all’udito dall’esposizione al rumore

• Misure e interventi adottati

• Misure a cui conformarsi

• Funzione dei mezzi individuali di protezione

• Significato e ruolo del controllo sanitario

• Risultati della valutazione del rischio

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Fra 85 dB e 90 dB

Il lavoratore deve essere informato su: • Uso corretto dei DPI per l’udito

• Uso corretto di macchine, utensili, attrezzature ai fini della riduzione al minimo dei rischi per l’udito

Il datore di lavoro deve : • Fornire ai lavoratori i mezzi individuali di protezione

dell’udito

• Sottoporre i lavoratori a controllo sanitario

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Oltre i 90 dB

• Il lavoratore ha l’obbligo di utilizzare i mezzi protettivi individuali dell’udito e annualmente sottoporsi a corsi di formazione

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Dispositivi per la protezione dell’udito

I DPI proteggono l’apparato uditivo da livelli elevati di rumore;

Sono suddivisi in 4 tipi: Cuffie auricolari

Inserti auricolari riutilizzabili

Tappi ad espansione

Inserti auricolari ad archetto

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Dispositivi per la protezione dell’udito

Cuffie auricolari Le cuffie offrono il massimo grado di protezione dal rumore e dal punto di vista igienico sono la soluzione migliore Corretto utilizzo: • Indossare la cuffia sopra la testa e posizionare i cuscinetti in modo

tale che coprano completamente le orecchie; • Spostare le coppe auricolari fino ad ottenere un comodo e sicuro

indossamento; • Le coppe possono essere regolate sia verticalmente che lateralmente • Rimuovere i capelli presenti fra i cuscinetti e la testa; • Assicurarsi che i cuscinetti coprano saldamente le orecchie senza

alcuna interferenza con altri dispositivi di protezione per occhi , viso e/o vie respiratorie;

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Cuffie auricolari

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Pro e contro cuffie

Vantaggi • Maggiori capacità

attenuazione • Minori problemi adattamento • Maggiori garanzie di resa • Difficilmente perse o posizionate erroneamente • Più accettate dai lavoratori • Più facile controllo impiego • Utilizzabili in infezioni orec. • Più lunga durata • Proteggono anche da freddo • Possono essere aggiustate con i

guanti

Svantaggi • Alto costo iniziale • Non confortevoli al caldo • Ingombranti da portare e tenere • Ingombranti in ambienti ristretti • Creano problemi con altre protezioni • Possono creare disturbi per la pressione arco

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Dispositivi per la protezione dell’udito

Inserti auricolari I tappi auricolari e gli inserti riutilizzabili ad archetto sono una soluzione semplice e vantaggiosa per alcune tipologie di attività, con grado di protezione inferiore alle cuffie Tipologie: • Presagomati = materiale plastico piuttosto rigido , diverse

taglie, riutilizzabili • Deformabili = eccellente potere di attenuazione,tipo

lanapiuma o ear plug • Sagomati = alcuni sofisticati (protectear) con filtro che

tramuta energia sonora in termica, calibrati, costosi , durano a lungo, necessitano di formazione

• Presagomati monouso= costituiti da materiale semirigido , morbido ed elastico, basso costo

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Inserti auricolari

Tappi deformabili Inserti deformabili

riutilizzabili

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Inserti auricolari

Inserti pre-sagomati Inserti ad archetto

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Inserti auricolari

Corretto utilizzo:

• Con le mani pulire, premere e ruotare il tappo fra le dita fino a ridurne il più possibile il diametro

• Per facilitare l’inserimento tirare superiormente il padiglione auricolare così da raddrizzare il condotto uditivo esterno

• Mantenere il tappo in posizione fino a sua completa espansione

• Non toccare i tappi con le mani sporche

• Sostituirli quando sporchi

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Inserimento

dispositivo

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Pro e contro di tappi e inserti

auricolari Vantaggi

• Facili da portare • Consentono liberi

movimenti del capo • Non difficoltà con altri DPI

(occhiali) • Possono essere facilmente

puliti • Più sopportati delle cuffie

in ambiente caldo • Basso costo iniziale • Non disturbano capelli

Svantaggi • Si possono perdere • Movimenti mandibola

diminuiscono attenuazione • Si sporcano facilmente • Irritano il condotto uditivo • Non usabili in infezioni • Difficile controllo • Alti costi in lungo periodo • Spingono cerume in fondo • Guanti ne impediscono

inserimento o rimozione • Facile utilizzazione

imperfetta o parziale

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Ipoacusia

Per ipoacusia s’intende una riduzione della percezione dello stimolo sonoro per patologie a carico della via uditiva. Si dividono in: • Ipoacusia trasmissiva (otiti esterne ,otiti medie

ecc); • Ipoacusia neurosensoriale (otosclerosi, da

rumore ,da farmaci, sordità centali); • Ipoacusie miste (otosclerosi intermedia, otiti

croniche).

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Ipoacusia da rumore

• Dovuta all’esposizione a intense e/o costanti stimolazioni sonore

• Sia acuta (classica da esplosioni o per chi frequenta discoteche) che cronica (la cronica assume carattere di malattia professionale)

• Deriva da una usura dei recettori del suono sottoposti a una eccessiva richiesta metabolica e ipossigenazione

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Sintomi

• Uditivi: Sordità

Acufeni

Fatica uditiva

• Extra uditivi Aggressività

Insonnia

Tachicardia

Ipertensione

Polipnea

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Dispositivi di protezione occhi e viso

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Dispositivi di protezione occhi e viso

Proteggono occhi e viso da materiali in proiezione, polveri, schegge e sostanze chimiche;

Si distinguono principalmente in: Occhiali protettivi generici

Occhiali protettivi antiacido

Schermo di protezione (visiera)

Occhiali per saldatori

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Dispositivi di protezione occhi e viso

Occhiali protettivi generici

• Proteggono gli occhi da materiali in proiezione da

lavorazioni con macchine , utensili;

• sono dotati di ripari laterali in acetato trasparente (possono essere montate lenti correttive)

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Occhiali protettivi generici

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Traumi oculari

La maggior parte dei traumi oculari deriva da incidenti sul lavoro o domestici dove un corpo estraneo entra in contatto con le strutture oculari;

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Lesioni oculari da agenti meccanici

I traumi oculari vengono distinti in due forme principali: • A bulbo chiuso: lesioni in cui la parete bulbare non

presenta ferita a tutto spessore(contusione e lacerazione lamellare);

• A bulbo aperto: lesioni in cui si presenta una ferita a tutto spessore della parete del bulbo.

Poi si aggiungono i traumi palpebrali ed orbitari.

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Tipologia di traumi oculari

Lesioni a bulbo chiuso:

Ferite corneali

Contusioni corneali

Ipoema

Lesioni dell’iride

Lesioni del cristallino

Traumi del vitreo

Traumi della retina

Traumi della coroide

Traumi del nervo ottico

Lesioni a bulbo aperto:

Rottura del bulbo

Lacerazione

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Dispositivi di protezione occhi e viso

Occhiali protettivi antiacido

• Sono chiusi e proteggono gli occhi da spruzzi di sostanze

chimiche.

• Sono costituiti da montatura in plastica e possono essere indossati contemporaneamente a maschere a mezzo facciale.

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Occhiali antiacido

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Lesioni oculari da agenti chimici

Le lesioni chimiche possono determinare un danno esteso alle strutture della superficie oculare, agli strati corneali e all’intero segmento anteriore.

Gli agenti chimici possono essere acidi (acido solforico, acido cloridrico) o alcali (ammoniaca, soda, calce.

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Dispositivi di protezione occhi e viso

Schermo di protezione (visiera)

• Protegge il viso completamente da particelle in

proiezione e spruzzi di sostanze chimiche.

• Può essere abbinato con un aggiuntivo di protezione per la parte bassa del viso

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Visiera protettiva

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Dispositivi di protezione occhi e viso

Occhiali per saldatori

• Proteggono contro le radiazioni nelle operazioni di

saldatura.

• Hanno lo schermo ribaltabile e sono dotati di valvole di aerazione.

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Occhiali per saldatura

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Rischi oculari per la saldatura

Oltre i rischi associati a traumatismi meccanici per le particelle sprigionate o chimici per i gas o fumi creati, nella saldatura vi è anche il rischio associato alle radiazioni emesse dagli strumenti;

Tra le varie sequele si annoverano:

• la congiuntivite cronica che rappresenta l’affezione di più comune riscontro;

• alcuni studi riportano la comparsa di degenerazioni retiniche e maculopatie ;

• aumentato rischio di sviluppare melanoma oculare;

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Dispositivi di protezione delle vie

respiratorie

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Dispositivi di protezione delle vie

respiratorie

Proteggono i lavoratori esposti a rischi specifici di inalazioni pericolose di gas, polveri, fumi nocivi

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Dispositivi di protezione delle vie

respiratorie Rischi specifici: gas

• Sostanze in fase gassosa a pressione e temperatura ambiente

• Possono essere inodori e incolori

• Possono diffondersi molto velocemente anche a grande distanza dalla loro sorgente

• Es. (monossido di carbonio CO, cloro Cl, ecc.)

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Dispositivi di protezione delle vie

respiratorie

Rischi specifici: vapori

• Sono la forma gassosa di materiali che si trovano allo

stato liquido a temperatura ambiente;

• Es. toluolo, acetone, benzine

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Dispositivi di protezione delle vie

respiratorie

Rischi specifici: polveri • Particelle solide, generate da frantumazione di materiali

solidi

• Più sono ridotte le dimensioni delle particelle più a lungo persistono nell’aria e maggiori saranno i gradi di inalazione, ma soprattutto maggiore sarà l’interessamento delle basse vie respiratorie

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Dispositivi di protezione delle vie

respiratorie

Rischi specifici: nebbie

• Minuscole goccioline liquide di origine organica o a base

di acqua, es. verniciatura.

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Dispositivi di protezione delle vie

respiratorie

Rischi specifici: fumi

• Si formano quando si fonde o si vaporizza un metallo che

successivamente si raffredda velocemente con la creazione di microparticelle con diametri inferiori ai o,4 micron.

Es. saldatura

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Filtro antipolvere

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Filtri antipolvere

Classi di protezione

CLASSE 1 (FFP1) per proteggere dalle particelle solide grossolane senza tossicità specifica (carbonato di calcio) CLASSE 2 (FFP2) per proteggere dagli aerosol solidi e/o liquidi indicati come pericolosi o irritanti (silice - carbonato di sodio) CLASSE 3 (FFP3) per proteggere dagli aerosol solidi e/o liquidi tossici (berillio - cromo, legno duro)

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Filtri antigas

Generalità: • Sono realizzati in carbone attivo in grado di trattenere

specifiche famiglie di composti chimici per assorbimento

• Le principali tipologie di filtro sono definite dalla normativa EN 141.143 DIN3181 in funzione del tipo di contaminante si dovrà scegliere il filtro più adatto

• Non devono essere usati in locali chiusi ed aree confinate dove si possono creare carenze di ossigeno (<17%) e in zone dove è elevata la presenza di tossici

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Filtro antigas

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Filtri antigas

Classi di protezione

CLASSE 1 per un tenore in gas inferiore allo 0,1% in volume CLASSE 2 per un tenore in gas compreso tra lo 0,1% e lo 0,5% in volume CLASSE 3 per un tenore in gas compreso tra lo 0,5% e lo 1% in volume (contenitori di grande capacità portati alla cintura)

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Varie categorie di filtro

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D.P.I. protezione vie aeree

Rispetto all’atmosfera ambiente dividiamo i respiratori in:

• Dipendenti

respiratori a filtro

• Indipendenti

respiratori a presa esterna

autorespiratori

respiratori a circuito chiuso

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Respiratori a filtro

I respiratori a filtro sono dispositivi di purificazione dell’aria costituiti da un elemento facciale abbinato a uno o più filtri (filtri antigas, filtri antipolvere o filtri combinati) che filtrano l’aria dell’ambiente circostante e la purificano da agenti inquinanti indesiderati. Questi dispositivi devono essere impiegati in ambienti con quantità sufficienti di ossigeno (almeno 17% del volume) e una concentrazione di gas tossici e vapori di non oltre il 2%del volume. Si suddividono in: • Facciali filtranti • Semimaschere • Maschere intere • Maschere a pieno facciale

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Facciali filtranti

Sono realizzati prevalentemente o interamente in materiale filtrante e coprono bocca, naso e mento. Devono essere sostituiti interamente quando non sono più efficaci. L’aria può essere eliminata attraverso lo stesso materiale filtrante oppure attraverso una valvola che, riducendo la resistenza durante l’espirazione, rende più confortevole il dispositivo. I facciali filtranti possono essere classificati in: – antipolvere, – antigas, – combinati (antipolvere e antigas).

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Semimaschere Sono dispositivi riutilizzabili, che coprono solamente bocca naso e mento, dotati di valvola di espirazione. Le semimaschere possono essere realizzate in gomma o in silicone, coprono solamente il naso e la bocca lasciando libero il resto del viso. Sulla semimaschera vengono inseriti uno o più filtri sostituibili, destinati a trattenere gli inquinanti presenti nell’aria. La struttura è di materiale elastico al fine di garantire una buona tenuta sul viso

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Maschere intere e a pieno facciale

Sono dispositivi riutilizzabili, costituiti da una struttura che copre l’intero volto con una visiera in materiale trasparente; sono dotati di valvola di espirazione e garantiscono una tenuta maggiore rispetto alle semimaschere. Oltre a preservare le vie respiratorie, garantiscano la protezione di parte del viso, e soprattutto degli occhi. Sulle maschere pieno facciali può essere montata una serie completa di filtri antigas, antipolvere, combinati e speciali. Le maschere sono costituite dai seguenti elementi: – facciale in gomma, – schermo panoramico in policarbonato, facilmente ricambiabile, – semimaschera interna munita di valvole di non ritorno, – raccordo di inspirazione, – valvole di espirazione, – bardatura elastica in gomma stampata, con fibbie di regolazione

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Maschere intere e a pieno facciale

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Respiratori isolanti

I respiratori isolanti isolano le vie respiratorie dall’ambiente fornendo ossigeno al lavoratore. Devono essere utilizzati quando la concentrazione dei contaminanti è superiore ai limiti di utilizzo dei respiratori a filtro e in presenza di gas o vapori inodori o con insufficienti proprietà di essere percepiti. I respiratori isolanti possono essere di due tipi: • respiratori non autonomi,

• respiratori autonomi (autorespiratori).

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Respiratori non autonomi

Nei respiratori non autonomi l’aria respirabile viene

convogliata da una sorgente d’aria pura

all’interno del facciale attraverso un tubo di

alimentazione, che limita i movimenti dell’operatore

e la distanza alla quale può essere svolto

l’intervento.

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Autorespiratori

Gli autorespiratori assicurano all’utilizzatore una grande autonomia di movimento, compatibilmente con l’ingombro dell’apparecchio. Si distinguono due tipi di autorespiratori: • apparecchi a circuito aperto (ad aria compressa),

nei quali l’aria prelevata viene scaricata direttamente all’esterno (l’aria espirata passa dal facciale nell’atmosfera attraverso la una valvola di espirazione);

• apparecchi a circuito chiuso: si intendono gli autorespiratori a riserva d’ossigeno nei quali l’aria prelevata torna in ciclo e consente una maggiore autonomia rispetto ai precedenti dispositivi.

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Autorespiratori

A circuito chiuso A circuito aperto

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Dispositivi per la protezione del

corpo

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D.P.I. protezione del corpo:

indumenti protettivi

Hanno la funzione di proteggere il corpo dei lavoratori dalle sostanze con cui vengono in contatto.

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D.P.I. protezione del corpo:

indumenti protettivi

I lavoratori non devono usare sul luogo di lavoro indumenti personali o abbigliamenti che in relazione alla natura delle operazioni od alle caratteristiche dell’impianto, costituiscano pericoli per l’incolumità personale

Art. 378- D.P.R- 547/55

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Dispositivi di sicurezza anticaduta

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Dispositivi di sicurezza anticaduta

Tali dispositivi vanno utilizzati tutte le volte in cui:

• Vi è pericolo di caduta dall’alto o

• Ci sia pericolo all’interno di cunicoli o tubazioni o

• In presenza di gas e vapori nocivi in spazi confinati

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Attrezzatura anticaduta comune

Cintura di sicurezza con bretelle

Parti costituenti:

Anello per attacco fune di trattenuta

Bretelle tratto superiore

Collegamento bretelle alla vita

Bretelle tratto sottopelvico

Collegamento bretelle alle cosce

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