Dispensa Di Teoria Musicale 1 Anno

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Vogliamo presentare questa Dispensa di Teoria Musicale quasi come un Dizionario e allegare alcune parti con disegni e forme facilitate che possono essere insegnate ai bambini in modo che abbiano una piccola conoscenza della Musica. La Teoria Musicale è un insieme di metodi per analizzare, classificare e comporre la musica e i suoi elementi. Più strettamente può essere descritta come la descrizione in parole degli elementi della musica e delle relazioni tra la semiografia (o comunemente detta:notazione musicale) e la sua esecuzione. In generale la teoria può essere considerata “ogni asserzione, credenza o concezione della musica” (Boretz, 1995). Lo studio accademico della musica è chiamato musicologia. La Teoria della musica, in generale, cerca di ridurre il lavoro di composizione e di esecuzione di brani musicali ad un insieme di regole e idee astratte. Generalmente i lavori riguardanti la teoria musicale sono sia descrittivi che prescrittivi, ovvero cercano sia di definire la pratica musicale sia di influenzare la pratica della musica attuata dopo aver letto i lavori stessi. A causa di ciò la teoria musicale dipende largamente dalla pratica ma, allo stesso tempo, suggerisce future esplorazioni. I musicisti studiano la teoria musicale allo scopo di capire le relazioni che un compositore si aspetta siano capite nella notazione, un compositore studia la teoria musicale allo scopo di capire come produrre certi effetti e di strutturare il suo lavoro. Parlando in generale, la teoria musicale,,,,,, nella tradizione occidentale tratta dell’armonia e del contrappunto, e quindi usa queste per creare delle strutture musicali più estese della melodia. 1

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Vogliamo presentare questa Dispensa di Teoria Musicale quasi come un Dizionario e allegare alcune parti con disegni e forme facilitate che possono essere insegnate ai bambini in modo che abbiano una piccola conoscenza della Musica.

La Teoria Musicale è un insieme di metodi per analizzare, classificare e comporre la musica e i suoi elementi.

Più strettamente può essere descritta come la descrizione in parole degli elementi della musica e delle relazioni tra la semiografia (o comunemente detta:notazione musicale) e la sua esecuzione. In generale la teoria può essere considerata “ogni asserzione, credenza o concezione della musica” (Boretz, 1995).

Lo studio accademico della musica è chiamato musicologia .

La Teoria della musica, in generale, cerca di ridurre il lavoro di composizione e di esecuzione di brani musicali ad un insieme di regole e idee astratte. Generalmente i lavori riguardanti la teoria musicale sono sia descrittivi che prescrittivi, ovvero cercano sia di definire la pratica musicale sia di influenzare la pratica della musica attuata dopo aver letto i lavori stessi.

A causa di ciò la teoria musicale dipende largamente dalla pratica ma, allo stesso tempo, suggerisce future esplorazioni. I musicisti studiano la teoria musicale allo scopo di capire le relazioni che un compositore si aspetta siano capite nella notazione, un compositore studia la teoria musicale allo scopo di capire come produrre certi effetti e di strutturare il suo lavoro.

Parlando in generale, la teoria musicale ,,,,,, nella tradizione occidentale tratta dell’armonia e del contrappunto, e quindi usa queste per creare delle strutture musicali più estese della melodia.

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RITMO E SUONO

IL RITMO

Il ritmo è il rapporto di durata fra i vari suoni e consiste in una periodica e regolare ripetizione di accenti forti ed accenti deboli.

Una serie di suoni regolari ed uniformi non avrebbe una significazione ritmica se taluni di essi predominassero sugli altri e non fossero capaci, nell’intensità o nell’intonazione, di determinare con regolarità periodica la nostra percezione.

E’ stato detto che: in principio fu il ritmo, nel senso che senza di esso non sarebbe possibile organizzare una melodia di cui il ritmo è l’elemento primordiale.

Infatti i popoli primitivi e selvaggi ed i bambini riducono la loro percezione musicale principalmente all’elemento ritmico.

Si può ricercare nel ritmo sia un fondamento fisico, sia un fondamento psicologico. Il ritmo infatti è una legge costante dei movimenti muscolari: movimento naturale della respirazione, del battito del polso e del cuore.

Ma il ritmo è altresì necessario per coordinare ed uniformare volontariamente i movimenti del corpo umano quando si tratti di un lavoro collettivo ed imposto da esigenze pratiche e da considerazioni estetiche. I rapporti dunque fisici e psicologici del ritmo sono fra loro connessi e aderenti.

Il ritmo non è prerogativa dell’arte musicale, ma anche di poesia e di danza.

Senza sensibilità naturale o cognizioni ritmiche acquisite non è possibile comprendere o concepire la musica ed il ritmo; questo, più che la melodia, ha la capacità di esprimere i sentimenti dell’animo umano o di tradurre i fenomeni. Si pensi di quanta efficacia sono alcune musiche che nella loro estrinsecazione si affidano prevalentemente alla sua potenza.

Presso i Greci ed i Romani, la Ritmica era una scienza molto coltivata e studiata.

Il ritmo va ben distinto dalla misura: infatti, anche senza l’ausilio di questa, la musica fu per lungo tempo soltanto ritmica. Si pensi al canto gregoriano ed ai componenti polifonici del Cinquecento, quando ancora nella grafia musicale non si usavano i segni della battuta. Quest’ultima può essere considerata una sovrapposizione meccanica ed artificiale per la determinazione temporanea dei suoni allo scopo di facilitarne un’esatta esecuzione.

Il ritmo costituisce lo spirito, l’elemento animatore e propulsore della musica, mentre la misura non ne è che un dato materiale. Se la misura aderisce ai ritmi di struttura regolare, come a quelli delle marce, delle arie di danza, delle canzoni, intralcia invece i ritmi di struttura libera.

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TIPI DI RITMO E FORMAZIONE DEL DISCORSO MUSICALE

I ritmi fondamentali sono il binario ed il ternario.

Il più piccolo elemento del discorso musicale è l’inciso , ossia levare e battere. Può comprendere una misura o essere a cavallo di due.

Due misure (due incisi) possono formare la semifrase. Due semifrasi (4 misure) possono formare una frase . Due frasi, 8 misure, possono formare il periodo , cioè un discorso musicale con senso compiuto. Un brano musicale è l’insieme di più periodi.

Questa formazione musicale appena esposta, con ritmi regolari, è la più semplice : periodo binario regolare.

Il periodo può essere anche ternario, cioè formato da 3 frasi (è sempre il 2 o 3 che vige in musica), può essere regolare, irregolare, composto, ecc.

IL SUONO E LA SUA PRODUZIONE

Il suono è l’elemento di cui si serve la musica per manifestarsi al mondo sensibile. Esso si può definire come la sensazione prodotta sul nostro orecchio dalle vibrazioni di un corpo elastico. Il suono è sottoposto a leggi naturali studiate da quella branca della fisica che si chiama acustica.

Quella parte dell’acustica che riguarda i suoni esclusivamente musicali, oltre a studiarne la produzione, la trasmissione ed i vari fenomeni che ne risultano, si occupa anche delle relazioni che questi suoni hanno tra di loro e delle particolarità degli strumenti che sono capaci di emetterli.

Abbiamo detto che il suono si produce per mezzo delle vibrazioni di un corpo elastico, poiché l’elasticità è l’indispensabile condizione della sua produzione, a qualunque specie il corpo che lo emetta, appartenga.

Un corpo si dice elastico , quando, rimosso dalla sua posizione normale di riposo, vi ritorna compiendo movimenti oscillatori tutti uguali (isocroni).

La musica nella sua pratica, si serve di corde tese di diversa materia, di colonne d’aria contenute neo tubi sonori, di lamine e di membrane.

Le vibrazioni sonore sono formate da rapide oscillazioni che questi corpi elastici compiono. I suoni musicali sono compresi fra quelli che vanno da circa 80 a 8000 vibrazioni semplici. 3

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Il suono che serve come punto di riferimento degli altri suoni è il diapason (detto anche corista), che è stato determinato universalmente in un La di 870 vibrazioni semplici al minuto.

Per misurare l’altezza dei suoni si usano strumenti chiamati sirene.

Un suono musicale è possibile soltanto quando le vibrazioni sono regolari. In caso di irregolarità, invece del suono, si ha rumore.

VIBRAZIONE DEI CORPI SONORI

Le vibrazioni, costituite da rapide oscillazioni regolari di un corpo elastico, percettibili sono confusamente alla nostra vista, ma sensibili al nostro orecchio, sono di due tipi: semplici e doppie.

Nel primo caso la vibrazione è considerata come uno spostamento da A e B, nel secondo caso come uno spostamento da B a A.

Queste vibrazioni comportano alcuni termini che specificano nel linguaggio della fisica i loro movimenti:

- lo spostamento impresso al corpo vibrante si chiama ampiezza di vibrazione;

- il tempo impiegato nell’andata e ritorno della vibrazione si chiama periodo di vibrazione;

- i vari momenti in cui si compiono i movimenti delle vibrazioni si chiamano: fasi di vibrazioni;

- il numero delle vibrazioni conteggiate al minuto viene detto: frequenza di vibrazione.

Le vibrazioni di una corda o di una lamina avvengono in senso perpendicolare rispetto al senso di propagazione e sono perciò chiamate trasversali: invece le vibrazioni dell’aria in un tubo sonoro, essendo costituite da movimenti che avvengono nella lunghezza del tubo stesso, sono dette longitudinali.

Queste vibrazioni hanno una preponderanza nei fenomeni acustici.

Il numero delle vibrazioni è inversamente proporzionale alla lunghezza del corpo sonoro.

Le vibrazioni emesse da tutto intero il corpo sonoro danno il suono fondamentale.

La distanza percorsa dal suono durante una vibrazione del corpo che lo produce si chiama onda.

Anche l’onda può essere semplice o doppia.

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Il modo di vibrare delle corde viene studiato con il sonometro, strumento che consiste in una cassa di risonanza sulla quale è tesa una corda. Quando questa viene eccitata, vibra in tutta la sua lunghezza e dà il suono fondamentale; ma, se un contatto anche leggero, si produce a metà, un terzo, un quarto, o un quinto etc. della sua lunghezza, la corda si divide in tanti segmenti uguali e rende una serie di suoni sempre più acuti, detti armonici.

I punti nei quali questa divisione si determina si chiamano nodi, i segmenti che fra essi intercorrono e che rappresentano le parti vibranti si chiamano ventri.

NOZIONE DI ACUSTICA MUSICALE

TRASMISSIONE DEL SUONO

Come per produrre il suono occorre un corpo elastico, così questa è condizione necessaria per propagarlo.

Lo studio di come gli essere umani interpretano i suoni è chiamato psicoacustica.

Normalmente il suono ci viene trasmesso per mezzo dell’aria; ma anche i corpi solidi e liquidi, purchè elastici, sono capaci di propagarlo. Anzi queste due ultime specie di corpi trasmettono il suono con maggiore intensità. Il suono non si propaga nel vuoto.

Il suono si trasmette comunicando di molecola in molecola il movimento di oscillazione da cui deriva: quando questo movimento giunge al nostro orecchio, si ha la percezione del suono.

Per comprendere con più evidenza la propagazione del suono ci si può immaginare quello che avviene in una superficie d’acqua stagnante in mezzo alla quale si getti un corpo solido. Nel punto dove in cui questo cade, noi vediamo formarsi una serie di circoli sempre più ampi che giungono alla periferia. Analogamente, per questo invisibilmente, avviene nell’aria quando si trasmette un suono. Le vibrazioni sonore, però, sono molto più complesse. Lo spostamento prodotto da un corpo solido che cade in una superficie d’acqua stagnante, si manifesta in circoli che si svolgono su di un piano orizzontale. Invece le vibrazioni sonore che si producono nell’aria si espandono simmetricamente in tutti i sensi, si svolgono cioè, in senso sferico, e sono dette onde sonore.

Il suono percorre nell’aria circa un terso di chilometro al minuto secondo. Il fenomeno acustico è quindi molto più lento di quello luminoso, per cui, quando al fenomeno luminoso si unisce anche quello sonoro (che è più lento), è facile calcolare la distanza a cui si trova il corpo produttore del suono.

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RIFLESSIONE DEL SUONO – ECO E RISONANZA

Un raggio di sole che colpisce uno specchio si rifrange seguendo la legge fisica che l’angolo d’incidenza è uguale all’angolo di riflessione: la stessa legge vale anche per l’onda sonora. Per questa ragione chi si trova nella traiettoria dell’onda riflessa , ha la senzazione di una maggiore intensità sonora.

Alla riflessione sonora va strettamente connesso l’ eco.

L’eco avviene quando si emette ad una debita distanza un suono, l’onda del quale, battendo contro un ostacolo di natura elastica, lo ripete un’altra volta. Il tempo che separa le due sensazioni segna la distanza dell’ostacolo che riflette il suono. Per ottenere l’eco è necessaria una distanza di almeno 17 metri dal corpo riflettente.

Si possono avere anche fenomeni di eco multiplo quando diversi ostacoli riflettono successivamente le onde sonore. Sono celebri, a tale proposito, certe località in cui il fenomeno si verifica, come nelle grandi piramidi d’Egitto, sotto la cupola del Duomo di Pisa, nella sala del Trocadero di Parigi…..

Quando invece la distanza non è sufficiente a produrre l’eco, si verifica il fenomeno della risonanza , che consiste nella sensazione di una sonorità che nuoce alla chiara percezione dei suoni emessi.

Tanto l’eco come la risonanza, che si verificano sotto le volte delle chiese, nelle sale dei concerti o dei teatri, sono dannose agli ascoltatori non meno del difetto della scarsa sonorità di un ambiente.

E’ possibile moderare l’eccesso di sonorità con drappeggi, tendaggi e con fili tesi, ma non è altrettanto facile ovviare ai difetti di scarsa sonorità.

QUALITA’ DEL SUONO.

Gli aspetti fondamentali del suono e della musica sono descritti come: ALTEZZA – DURATA – INTENSITA’ – TIMBRO

L’altezza di un suono dipende dal numero delle vibrazioni che esso compie in un

minuto secondo. Quanto più numerose sono queste vibrazioni, tanto più in alto è il . suono.

I suoni possono essere classificati in base alla loro altezza, a seconda della loro frequenza o della distanza relativa da una altezza di riferimento (il la di solito). Accordare significa assegnare un preciso valore di frequenza alle varie note. La differenza tra l’altezza di due note è chiamata intervallo. Le note possono essere disposte in scale musicali e modi musicali. Le scale che si incontrano più spesso nella musica occidentale moderna sono la scala maggiore e la scala minore.

L’intensità dipende dall’ampiezza delle vibrazione. Quanto è maggiore lo spostamento del corpo vibrante, tanto più intensamente la sonorità viene trasmessa al nostro orecchio, per cui si può dire che l’intensità è la forza in cui viene emesso un suono. 6

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A questa causa principale altre se ne aggiungono altre che rendono forte la sensazione sonora, come le casse armoniche ed i suoni concomitanti che accompagnano il suono fondamentale, la condizione dell’ambiente nel quale il suono è prodotto, la direzione delle onde sonore etc.

La durata

Per durata si intende quanto ogni suono si prolunga nel tempo. Per rappresentare la durata dei suoni si usano dei simboli grafici posti sul pentagramma. La parte della teoria musicale che si occupa dello studio di questi simboli è la semiografia o notazione musicale.

Il timbro è quel carattere particolare che fa distinguere la differenza di uno stesso suono a seconda degli strumenti da cui è prodotto. Il timbro è il colore del suono. Da cosa dipende?

La scienza fisica prova che il nostro orecchio distingue soltanto un suono, ma questo suono è accompagnato da una serie di altri suoni inferiori e superiori che, se insensibili al nostro organo uditivo, è possibile rilevare per mezzo di speciali strumenti musicali chiamati risuonatori e da speciali combinazioni. La struttura e la forma degli strumenti musicali, producendo una diversa intensità di suoni parziali, sono la causa delle diversità di timbro.

Questi suoni, che si chiamano armonici, costituiscono la maggiore e minore bellezza timbrica dei suoni stessi. Un suono teoricamente puro sarebbe privo di caratteristiche e di colore, mentre l’intensità e l’impasto degli armonici col fondamentale, determinano il maggiore gradimento della sensazione che esso dà.

E’ da questo fato che noi giudichiamo la qualità di una voce e la sonorità di uno strumento.

SUONI ARMONICI

Suoni armonici, detti anche concomitanti, risultanti, parziali, sono dunque quelli che si producono all’acuto e al grave del suono principale per la risonanza del corpo sonoro.

L’esistenza di questi armonici fu segnalata dal teorico veneziano Giuseppe Zerlino (1517-1590) e più tardi dal parere e dalle esperienze di Mersenne, Saveur, Tartini. Il sistema armonico di Rameau fu fondato sulla teoria degli armonici.

Gli armonici non sono un fenomeno di percezione del nostro organo uditivo, ma hanno positiva esistenza ed una consistenza propria.

Si distinguono due serie di armonici: quelli superiori e quelli inferiori.

I primi si ottengono con la divisione delle parti aliquote della lunghezza del corpo sonoro (corda, lamina, colonna d’aria) e vanno dal grave all’acuto.

I secondi invece sono l’inverso dei primi e vanno dall’acuto al grave. 7

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Mentre i suoni armonici superiori spiegano la generazione dell’accordo maggiore, quelli inferiori spiegano l’accordo minore, quindi il fenomeno degli armonici ha una capitale importanza per la spiegazione della tonalità.

I suoni armonici superiori si producono naturalmente nelle corde quando queste vengono sfiorate dal dito nelle loro parti perfettamente proporzionali (aliquote) e nei tubi sonori, intensificando il soffio del suonatore (suoni naturali). Però, in alcuni strumenti a fiato (es. il clarinetto) la serie degli armonici non risulta completa per l’applicazione dell’ancia, in tal caso si ottengono soltanto gli armonici di numero dispari.

Gli armonici hanno grande importanza anche come base della tonalità e dell’armonia.

SCALE MUSICALI

La scala musicale è una serie d’intervalli successivi scelti fra tutti i suoni percettibili del nostro orecchio e ben distinti per la diversità della loro intonazione nell’ambito di un’ottava.

L’unisono e l’ottava sono intervalli precedenti rispondenti al rapporto 1:2.

Sin dall’antico furono distinte varie specie di scale secondo l’intervallo di cui si compongono. Gli antichi distinguevano tre generi di scale:

diatonica - cromatica - enarmonica -

La scala diatonica, composta da cinque toni e due semitoni, è quella su cui è fondata sin dal tempo dei Greci la musica. Essa deriva dalla successione di quinte giuste ascendenti che avvicinate, danno la successione diatonica regolare. Per effetto della trasposizione di questi interballi di quinte, derivano tre diverse scale: la scala pitagorica, detta anche fisica, servì nella pratica musicale fino a che questa si attenne allo stile esclusivamente monodico.

Ma per quanto la scala pitagorica rispondesse perfettamente alle esigenze di una melodia esente da ogni accompagnamento, si dimostrò difettosa quando essa dovette essere applicata alla musica armonica e polifonica.

Infatti, usando questa scala nello stile armonico, si verificano difetti di intonazione e battimenti. Insomma la scala fisica fu possibile nella musica dei Greci e in quella gregoriana, ma si dimostrò inadatta quando vennero praticati gli accordi.

Fu così che nel secolo sedicesimo, Giuseppe Zerlino da Venezia, teorico e compositore insigne, scoprì con i suoi esperimenti , la base naturale della scala armonica, che consentiva di ottenere, senza battimenti e senza inconvenienti d’intonazione, gli accordi consonanti a suoni simultanei.

Paragonando le due suddette scale si trovò che negli intervalli di III, VI, VII esisteva una piccola differenza espressa con la frazione di s1/s0 e che fu detta comma.

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LA SCALA DIATONICA

L'orecchio distingue i suoni in una successione confrontando le loro diverse altezze, cioe' il rapporto fra le frequenze. Consideriamo la serie DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI-DO: questa successione di suoni viene detta scala, e ciascuna frequenza in essa contenuta assume il nome di grado. Possiamo esaminare i rapporti fra le frequenze dei vari gradi successivi nella scala:

Rapporti di frequenza

Grado Frequenza [Hz] Valore del rapporto

Nome del

rapporto

DO 523.25

523.25 / 493.88 = 1.0595

493.88 493.88 / 440.00 = 1.122

tono

LA 440.00 440.00 / 391.99 = 1.122

tono

SOL 391.99 391.99 / 349.23 = 1.122

tono

FA 349.23 349.23 / 329.63 = 1.0595

semitomo

MI 329.63 329.63 / 293.66 = 1.122

tono

RE 293.66 293.66 / 261.63 = 1.122

tono

DO 261.63

Fra i rapporti i piu' piccoli sono quelli tra FA-MI e DO-SI, detti semitoni, mentre gli altri sono detti toni. Una scala puo' essere definita come successione di suoni disposti in ordine di toni e semitoni.

semitono

SI 493.88 493.88 / 440.00 = 1.122 tono 9

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LA 440.00 440.00 / 391.99 = 1.122 tono

SOL 391.99 391.99 / 349.23 = 1.122 tono

FA 349.23 349.23 / 329.63 = 1.0595 semitomo

MI 329.63 329.63 / 293.66 = 1.122 tono

RE 293.66 293.66 / 261.63 = 1.122 tono

DO 261.63

Fra i rapporti i piu' piccoli sono quelli tra FA-MI e DO-SI, detti semitoni, mentre gli altri sono detti toni. Una scala puo' essere definita come successione di suoni disposti in ordine di toni e semitoni. La scala sopra rappresentata, DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI-DO (scala maggiore di DO), e' diatonica: con questo termine si intende una scala costituita da toni e semitoni diatonici, formati cioe' da due suoni di denominazione diversa (es: DO-RE). Un intervallo e' la "distanza" tra due note misurata in toni e semitoni. E' possibile definire un intervallo, cioe' una distanza, tra qualunque coppia di suoni del sistema temperato. Una scala non e' altro che uno schema di intervalli, cioe' "distanze", che i suoni devono avere l'uno dall'altro o a partire dal suono di intonazione.

LA SCALA CROMATICA

La scala cromatica comprende, nell'ambito di un'ottava, 12 intervalli in un arco di 13 suoni:

Rapporti di frequenza

Grado Frequenza Rapporto

DO 523.25 1.0595

SI 493.88 1.0595

SIb o LA# 466.16 1.0595

LA 440.00 1.0595

LAb o SOL# 415.31 1.0595

SOL 391.99 1.0595

SOLb o FA# 369.99 1.0595

FA 349.23 1.0595

MI 329.63 1.0595

MIb o RE# 311.13 1.0595

RE 293.66 1.0595

REb o DO# 277.18 1.0595

DO 261.63

Il rapporto di frequenza tra due suoni in questa scala e' sempre pari a 1.0595, sono tutti intervalli di un semitono. 10

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I suoni che formano questa scala costituiscono un sistema detto temperato, che divide l'ottava in una serie di 12 semitoni perfettamente uguali in modo da far coincidere un suono alterato per innalzamento col diesis (#) con uno alterato per abbassamento col bemolle (b). I suoni che, a seguito delle differenti alterazioni # o b, cambiano nome ma mantengono invariata l'intonazione si dicono omologhi (es: FA# = SOLb).

GLI INTERVALLI

Una melodia puo' procedere per gradi congiunti o disgiunti lungo una scala, a seconda che segua la successione di toni e semitoni o compia dei salti tra i vari gradi. L'andamento per gradi congiunti o disgiunti e' detto intervallo, che varia di ampiezza a seconda del numero di gradi che intercorrono tra un suono e l'altro. Per calcolare l'ampiezza di un intervallo si calcolano i gradi in esso contenuti, compresi il primo e l'ultimo. Un intervallo puo' essere melodico o

armonico: nel primo caso, i due suoni si succedono in senso orizzontale sul pentagramma (e nel tempo), nel secondo caso in senso verticale (e sono simultanei).

Esempi di intervalli

Intervallo Denominazione

DO-DO Intervallo di prima (o unisono)

DO-RE Intervallo di seconda

DO-(re)-MI Intervallo di terza

DO-(re-mi)-FA Intervallo di quarta

DO-(re-mi-fa)-SOL Intervallo di quinta

DO-(re-mi-fa-sol)-LA Intervallo di sesta

DO-(re-mi-fa-sol-la)-SI Intervallo di settima

DO-(re-mi-fa-sol-la-si)-DO Intervallo di ottava

Come gia' detto, un intervallo e' la "distanza" tra due note misurata in toni e semitoni. Vediamo gli intervalli sulla scala cromatica di intonazione LA (A):

Scala cromatica di LA (A)

1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° 11° 12° 13°

LA LA#, SIb SI DO DO#, REb RE RE#, MIb MI FA FA#, SOLb SOL SOL#, LAb LA

A A#, Bb B C C#, Db D D#, Eb E F F#, Gb G G#, Ab A

I 12 intervalli

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Come gia' detto, un intervallo e' la "distanza" tra due note misurata in toni e semitoni. Vediamo gli intervalli sulla scala cromatica di intonazione LA (A):

Scala cromatica di LA (A)

1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° 11° 12° 13°

LA LA#, SIb

SI DO DO#, REb

RE RE#, MIb

MI FA FA#, SOLb

SOL SOL#, LAb

LA

A A#, Bb B C C#, Db

D D#, Eb

E F F#, Gb

G G#, Ab

A

I 12 intervalli

Come gia' detto, un intervallo e' la "distanza" tra due note misurata in toni e semitoni. Vediamo gli intervalli sulla scala cromatica di intonazione LA (A):

Scala cromatica di LA (A)

1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° 11° 12° 13°

LA LA#, SIb SI DO DO#, REb RE RE#, MIb MI FA FA#, SOLb SOL SOL#, LAb LA

A A#, Bb B C C#, Db D D#, Eb E F F#, Gb G G#, Ab A

I 12 intervalli

CARATTERISTICHE DEI GRADI

Nella scala diatonica naturale, precedentemente descritta, i semitoni sono situati fra il 3° ed il 4° grado e fra il 7° e l'8°. Tale scala inizia e termina con un DO. Il DO, come 1° grado della scala, costituisce il punto di intonazione, e' il suono fondamentale, di base, ed assume il nome di TONICA. Il 5° grado della scala occupa una posizione di predominio sugli altri, ma non presenta un carattere di stabilita' assoluta: una linea melodica che si viene a trovare su questo grado assume un carattere di instabilita' e trovera' riposo solo riportandosi sulla TONICA. Questo grado assume il nome di DOMINANTE. Il 3° grado della scala e' detto MEDIANTE o CARATTERISTICA o MODALE. Il 3° grado della scala e' detto MEDIANTE o CARATTERISTICA o MODALE. 12 Il 7° grado della scala ha la peculiarita' di tendere naturalmente verso l'8°. Un discorso melodico interrotto sul 7° grado rimarrebbe in sospeso, questo ha una sensibilita' naturale che lo porta ad appoggirsi all'8°. Per questo il 7° grado e' detto SENSIBILE. La denominazione degli altri gradi dipende dalla loro posizione relativa a quelli finora elencati: SOPRATONICA (il 2°), SOTTODOMINANTE (il 4°), SOPRADOMINANTE (il 6°). 12

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L'IMPROVVISAZIONE MELODIICA

Il discorso melodico trovera' la sua conclusione sulla tonica, o eccezionalmente sul terzo grado. La dominante, dato il suo carattere di instabilita', non verra' usata come suono conclusivo, ma come punto di sospensione intermedio La prima frase sara' conclusa sulla dominante o sul secondo grado o sulla sensibile. La seconda frase, dopo la ripresa del discorso sulla sottodominante, sulla dominante o sulla tonica, sara' conclusa sulla tonica.

RIASSUNTO

Ora riassumiamo tutti i concetti costruendo la scala maggiore di LA. La scala maggiore e 'composta da 8 gradi, ovvero otto suoni, che si dispongono su un'ottava.

Un grado e' una delle frequenze della scala, uno dei "suoni" che la compongono. La scala maggiore e' composta da 8 gradi, dal primo all'ottavo. Ogni grado ha un nome, a seconda della posizione nella scala.

I suoni a disposizione in un ottava, per un sistema temperato, sono 12. Un sistema temperato divide l'ottava in una serie di 12 semitoni perfettamente uguali, in modo da far coincidere un suono alterato per innalzamento col diesis (#) con uno alterato con abbassamento col bemolle (b).

In una scala i gradi distano l'uno dall'altro di una certa quantita' di toni e/o semitoni. Due gradi di una scala possono essere piu' o meno distanti l'uno dall'altro: ad esempio la "distanza" tra un LA ed un LA# e' di un solo semitono, quella tra un LA ed un SI e' di un tono (due semitoni).

La distanza fra i gradi di una scala e' detta intervallo Un intervallo e' una distanza, misurata in semitoni. Ad esempio tra un LA ed un LA# c'e' un solo semitono di distanza, il che costituisce un intervallo pari da un semitono, mentre tra un LA ed un SI ci sono due semitoni di distanza, che costituiscono un intervallo di due semitoni. Ogni intervallo acquisisce un nome diverso a seconda della distanza che rappresenta, cioe' a seconda del numero di semitoni da cui e' formato.

Una scala e' costituita da uno "schema" di intervalli, ovvero da una serie di intervalli di ampiezza diversa tra i suoi gradi.

Una scala maggiore e' composta dallo schema T-T-ST-T-T-T-ST, dove T=tono e ST=semitono, che definisce la distanza fra i suoi gradi, ovvero gli intervalli della scala. Per costruire la scala maggiore di LA (A), procediamo come segue:

� Scegliamo come primo grado della scala il LA: e' la frequenza da cui si parte. � Seguendo lo schema, leggiamo che la prima distanza e' un tono ("T"-T-ST-T-T-T-ST), percio' ci

muoviamo di un tono giungendo ad un SI (LA->la#->SI): questo sara' il secondo grado della scala. � Seguendo ancora lo schema, leggiamo che la seconda distanza e' ancora un tono (T-"T"-ST-T-T-T-

ST), percio' ci muoviamo di un tono giungendo ad un DO# (SI->do->DO#): questo sara' il terzo grado della scala.

� Seguendo ancora lo schema, leggiamo che la terza distanza e' un semitono (T-T-"ST"-T-T-T-ST), percio' ci muoviamo di un semitono giungendo ad un RE (DO#->RE): questo sara' il quarto grado della scala.

� Continuando secondo lo schema si definiscono tutti e otto i gradi della scala maggiore di LA, l'ottavo grado sara' ancora un LA ma di un'ottava piu' alto.

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Page 14: Dispensa Di Teoria Musicale 1 Anno

Otteniamo lo schema seguente:

Scala maggiore di LA

Grado Frequenza

1° LA - A

2° SI - B

3° DO# - C#

4° RE - D

5° MI - E

6° FA# - F#

7° SOL# - G#

8° LA - A

� Partendo dal LA, l'intervallo di prima e' quello "che ha distanza zero", ovvero che non si sposta, e quindi resta sul LA.

� Sempre partendo da LA, l'intervallo di seconda e' quello che porta dal LA al secondo grado della scala.Il secondo grado della scala e' un SI, percio' l'intervallo di seconda e' pari a due semitoni. Ad un intervallo di due semitoni si da il nome di intervallo maggiore di seconda.

� Sempre partendo da LA, l'intervallo di terza e' quello che porta dal LA al terzo grado della scala. Il terzo grado della scala e' un DO#, percio' l'intervallo di terza e' pari a quattro semitoni. Ad un intervallo di quattro semitoni si da il nome di intervallo maggiore di terza.

� Ora analizziamo, l'intervallo di quinta: esso e' quello che, partendo dal LA e seguendo la scala, ci porta al quinto grado della stessa. Il quinto grado della scala maggiore di LA e' un MI. Per passare dal LA al MI ci si deve spostare di 7 semitoni. Ad un intervallo di 7 semitoni si da il nome di intervallo perfetto di quinta.

� Ora, sempre restando sulla scala maggiore di LA, partiamo dal SI, e definiamo l'intervallo di terza. Il SI e' il 2° grado della scala, pertanto un intervallo di terza rispetto ad esso ci porta al 4° grado della scala (2+3-1=4). Il 4° grado della scala e' un RE. Tra il SI ed il RE c'e' una distanza, cioe' un intervallo, di 3 semitoni. Ad un intervallo di 3 semitoni si da il nome di intervallo minore di terza.

� Ora, sempre restando sulla scala maggiore di LA, partendo sempre dal SI, definiamo l'intervallo di quinta. Il SI e' il 2° grado della scala, pertanto un intervallo di quinta rispetto ad esso ci porta al 6° grado della scala (2+5-1=6). Il 6° grado della scala e' un FA#. Tra il SI ed il FA# c'e' una distanza, cioe' un intervallo, di 7 semitoni. Ad un intervallo di 7 semitoni si da il nome di intervallo perfetto di quinta.

OSCILLAZIONE SIMPATICA - CASSE DI RISONANZA

Si chiamano suoni simpatici o concomitanti, quelli che naturalmente si verificano in una corda, in una lamina, etc. quando viene emesso un suono vicino uguale a quello che esse sarebbero in grado di produrre. Questo fenomeno è dovuto all’aria o ad un altro corpo elastico che ne trasmette le oscillazioni. Alcuni strumenti, in uso specialmente nella pratica di un tempo, si giovano di questo principio (la viola d’amore, la lira-viola) Il fenomeno dei suoni simpatici si verifica quando sulla cassa di uno strumento che viene suonato, o nelle vicinanze di esso o nell’ambiente in cui si trova, è collocato un

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oggetto di vetro o di metallo che sia in condizioni di entrare in vibrazione quando un dato suono è prodotto. Il lieve tinnìo che noi rileviamo è prova che tale oggetto si trova in relazione di simpatia col suono stesso. Su questo principio si basano i cosiddetti risonatori (risonatori di Helmholtz). Essi consistono in un piccolo globo di metallo che avvicinato all’orecchio rinforzano e quindi svelano la presenza dei suoni armonici che uniscono al suono fondamentale, e che senza congegno, non potremmo distinguere. Le casse di risonanza, di cui sono muniti tutti gli strumenti a corda ed alcuni a percussione, sono fatte di legno vibrante o di lamine e, racchiudendo una massa d’aria, servono a rinforzare notevolmente ed a intensificare la sonorità dello strumento. La forma poi di queste casse di risonanza agisce pure sulle qualità timbriche di esse. Esiste però una diversità fra i risonatori e le casse di risonanza, perché, mentre quelli rinforzano un solo e dato suono, le altre hanno il compito di rinforzare tutti i suoni che uno strumento, che ne è munito, può emettere. BATTIMENTI. TERZO SUONO DEL TARTINI Si dice in acustica battimento un temporaneo rafforzamento di un suono dovuto alla coincidenza momentanea di opposti vibratori. Se in un’unione di due voci o di due strumenti, uno di essi compie nello stesso tempo una o due vibrazioni in più dell’altro, questo fenomeno si verificherebbe ogni minuto secondo. La stessa impressione può essere paragonata alla sensazione che noi proviamo quando un raggio di luce vacilla. Il fenomeno dei battimenti è specialmente rilevabile nei suoni di registro basso, ed è per loro mezzo che si può giudicare la giustezza d’intonazione di due suoni che debbono essere uguali. Il terzo suono del Tartini (insigne violinista) viene anche chiamato suono risultante o differenziale. Esso è il risultato di due suoni simultanei che hanno tra loro una certa differenza di vibrazioni. Quando il numero dei battimenti che avviene fra due suoni è notevole, si rivela l’esistenza di un nuovo suono più basso. Il Tartini notò, nelle sue esperienze, che il suono risultante dalla emissione di un bicordo, equivaleva ad un suono avente un numero di vibrazioni uguale alla differenza dei due primi. Ad esempio sol3 e mi2 davano come risultato il do1. Da questo fenomeno, più tardi, altri trassero argomento di nuove prove per la generazione degli armonici, e ci convenne che, mentre gli armonici superiori spiegano la consonanza maggiore, gli armonici inferiori (partendo dal quindicesimo) spiegano la consonanza minore. 15

Page 16: Dispensa Di Teoria Musicale 1 Anno

CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI Nel classificare i vari strumenti musicali, non tutti gli organologici sono concordi, poiché è diverso è in essi il criterio che li guida. Però, generalmente, ci si attiene a quella comune ripartizione che anche nella pratica musicale d’oggi, è osservata. Tre sono le grandi categorie in cui gli strumenti possono dividersi:

1. strumenti a corda 2. strumenti a fiato 3. strumenti a percussione

Ciascuna di queste categorie comporta delle suddivisioni a seconda del modo con il quale gli strumenti risuonano. Per gli strumenti a corda queste suddivisioni sono: 1 – corde pizzicate - 2- corde mosse dall’arco –3- a corde percosse Gli strumenti a corde pizzicate , o con le dita o con il plettro, sono indubbiamente i più antichi di questa categoria; molti usati particolarmente dai popoli orientali. Ma oggi, per la loro scarsa sonorità, non entrano di frequente nella pratica moderna. Difatti l’unico strumento a pizzico conservato nelle nostre orchestre è l’arpa. Il mandolino e la chitarra restano strumenti di carattere popolare e di scarsa considerazione artistica. Ma dal secolo XVII a tutto il XVIII, strumenti a corde pizzicate, come il liuto, le tiorba e poi il clavicembalo, con le sue varietà (spinetta, claviciterio, verginale, etc) ebbero un’importanza singolare. Invece nell’orchestra moderna rimangono gli strumenti a corda mossi dall’arco e chiamati comunemente archi. Oltre al violino, viola, violoncello, contrabbasso, rientrano in questo gruppo le antiche viole con tutte le loro varietà, nonché gli strumenti ad arco usati nel Medioevo (vielle, organisti, ribecchi, gighe, lire-viole ecc.). Nella terza suddivisione, a corde percosse, lo strumento più importante è il pianoforte, che derivò appunto dalla sostituzione dei martelli al saltarello con plettro, usato nel clavicembalo. Antico strumento del genere fu il clavicordio. Strumento d’eccezione si considera il zimbalon ungherese. La seconda categoria comprende gli strumenti a fiato nei quali l’impulso vibratorio è dato da una corrente d’aria compressa, mentre l’elemento sonoro è costituito dalla colonna d’aria rinchiusa in un tubo. Questi strumenti si dividono in due gruppi: 1- legni 2- ottoni. Scientificamente questa suddivisione non è esatta, in quanto la materia con cui sono costruiti non ha che una minima influenza sul loro timbro. Tuttavia è questa la suddivisione più comune. L’organo fa parte a sé in quanto raggruppa tutte le specie possibili di strumento a fiato. Più logica può sembrare la suddivisione secondo il modo di produzione del loro suono; in tal caso si possono aggiungere due specie: strumenti ad imboccatura naturale e strumenti ad ancia.

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Nei primi il soffio del suonatore penetrando bruscamente nel tubo mette in vibrazione la colonna d’aria contenuta. Sono compresi in questa categoria i flauti e gli zufoli. Nei secondi, il soffio del suonatore entra nel tubo sonoro attraverso l’ancia, che consiste in una lamina elastica che collocata nell’imboccatura dello strumento è obbligata da questo soffio ad oscillare rapidamente e ad agire sulla colonna d’aria contenuta nel tubo stesso. Le ance possono essere semplici o doppie o battenti. Hanno l’imboccatura con l’ancia semplice il clarinetto ed il saxofono, con l’ancia doppia il fagotto, controfagotto, l’oboe ed il corno inglese. E di ance di diversa specie sono muniti gli armonium e le fisarmoniche. Negli ottoni (trombe, tromboni, corni) la produzione del suono è ottenuta in modo analogo all’ancia doppia per mezzo delle labbra del suonatore. Gli strumenti di questa categoria, quando non abbiano buchi o chiavi o pistoni, possono dare differenti suoni a seconda della diversa tensione delle labbra, ed i suoni che risulteranno (detti naturali ) costituiranno la serie degli armonici del loro suono fondamentale. Negli strumenti a percussione la suddivisione può essere fatta in: strumenti a suono determinato strumenti a suono indeterminato Questi strumenti sono per lo più composti da lamine o membrane tese sopra un telaio. Hanno un suono determinato , negli strumenti a lamina, lo xilofono, la celesta, il glokenspiel, e negli strumenti a membrana, i timpani. Hanno suoni indeterminati il triangolo, il tam tam, le nacchere, il tamburo, la grancassa. 17

Page 18: Dispensa Di Teoria Musicale 1 Anno

TEORIA E PRATICA DI LETTURA E DIVISIONE MUSICALE

IL SUONO, LE NOTE, LE FIGURE, LE PAUSE ED IL LORO VALORE

Il suono viene prodotto da vibrazioni di corpi sonori, e queste vibrazioni sono trasmesse al nostro udito attraverso l’aria. Il suono può essere determinato ed indeterminato. E’ determinato quando si può riprodurre con gli strumenti musicali o a mezzo della voce. E’ invece indeterminato quando non si può riprodurre. I suoni possono essere gravi o bassi, oppure alti o acuti. I suoni si distinguono dall’altezza, dall’intensità e dal metallo. I suoni vengono rappresentati dalle note. Le note sono sette: do – re – mi – fa – sol – la – si – Le note si scrivono su di un rigo. Il rigo è la riunione di cinque linee e quattro spazi, che si contano dal basso all’alto e si chiama pentagramma. Pentagramma (dal greco penta, che vuol dire cinque e gramma, ovvero linea) è il rigo musicale sul quale si scrivono le note. La sua evoluzione parte dal IX secolo d.C. con il passaggio dalla notazione adiastematica (senza rapporto esatto di intervalli) a un primo esempio di notazione diastemàtica (dove le altezze sono determinate) con la breve parentesi della notazione dasiana e, in seguito, l'introduzione di una linea tirata a secco - cioè incisa a pressione sulla pergamena - e poi disegnata. In seguito le linee divennero due, contraddistinte dalle lettere C (DO) e F (FA), colorate in rosso e giallo, per poi passare alle quattro del tetragramma (quattro linee e tre spazi) introdotto dal teorico medievale Guido D'Arezzo. Il pentagramma è composto da cinque linee parallelle e quattro spazi che intercorrono tra le linee. Le linee e gli spazi si contano dal basso all'alto. Il pentagramma può essere:

• Semplice - per la voce umana e per tutti gli strumenti musicali di limitata estensione fonica, come gli archi e i fiati ecc., per i quali la gamma (scala o estensione) abbraccia o il registro acuto o centrale o basso

Il pentagramma è composto da cinque linee parallelle e quattro spazi che intercorrono tra le linee. Le linee e gli spazi si contano dal basso all'alto. Il pentagramma può essere:

• Semplice - per la voce umana e per tutti gli strumenti musicali di limitata estensione fonica, come gli archi e i fiati ecc., per i quali la gamma (scala o estensione) abbraccia o il registro acuto o centrale o basso;

• 18

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• Doppio - formato da due pentagrammi semplici uniti da una graffa, usato da altri strumenti come il pianoforte, l'arpa, l'armonium e la celesta per i quali la loro gamma abbraccia tutti i suoni degli strumenti citati in precedenza;

• Triplo - usato per la grafia per le musiche d'organo, due pentagrammi per la tastiera e un pentagramma per le note gravi affidate alla pedaliera;

• Multiplo - serve per le partiture dei complessi strumentali, vocali strumentali e dell'orchestra.

I tagli addizionali.

Abbiamo visto come si dispongono le note sul pentagramma, ma se abbiamo notato abbiamo un numero limitato di suoni per l'esattezza 11.

Per gli altri che non sono compresi all'interno del pentagramma utilizzeremo i tagli addizionali. Questi sono dei piccoli segmenti di linee immaginarie aggiunte al pentagramma per poter ospitare le note che, a causa della loro altezza, si collocherebbero al di fuori del pentagramma.

Melodia e Armonia

La melodia combina l'altezza delle note con il ritmo. In un brano musicale, la melodia è la struttura musicale più identificabile. Le melodie spesso sono costruite su scale musicali. Il contrappunto è lo studio della combinazione e sovrapposizione di melodie più o meno indipendenti. Si può parlare di armonia quando due o più suoni emessi simultaneamente, suonano (bene) insieme, anche se una melodia senza accompagnamento può comunque implicare un'armonia sottostante. Questa era la definizione più in voga fino ad alcuni decenni fa, questa definizione si insegna ancora nei corsi base di armonia nei conservatori. In realtà è difficile stabilire se due suoni sono gradevoli o meno all'orecchio perché dipende molto dall'esistenzialità di ogni persona (estrazione sociale, esperienze, personalità, ecc..). Oggi l'armonia (a livelli avanzati), è considerata quella parte della musica che deve rappresentare con uno o più suoni delle sensazioni, emozioni, un tipo di cultura, ecc, secondo delle regole ben precise. 19

Page 20: Dispensa Di Teoria Musicale 1 Anno

Semiografia

La semiografia (o notazione musicale) è la rappresentazione grafica della musica. Le note ed i ritmi sono rappresentati da simboli sul pentagramma, i simboli principali sono la chiave (altezza delle note), il tempo (durata delle note), la dinamica (intensità delle note). Inoltre vengono usati altri simboli per indicare le ripetizioni (ritornelli), velocità, interpretazione ecc. La chiave musicale è un simbolo che viene posto sul pentagramma serve a fissare la posizione delle note e la relativa altezza dei suoni. Può essere posto all'inizio del pentagramma (maggioranza dei casi) oppure in un punto qualsiasi (ad es. a metà di una battuta o misura). I segni delle chiavi provengono da una progressiva alterazione grafica delle lettere dell'alfabeto gotico ovvero:

C chiave di DO3 (do della terza ottava, detto anche do centrale)

F chiave di FA2 (fa della seconda ottava, immediatamente al di sotto del do centrale)

G

chiave di SOL3 (sol della terza ottava, sopra il do centrale)

Convenzionalmente, le chiavi musicali assumono sette posizioni, rispetto alla linea sulla quale vengono poste, contraddistinte da un termine specifico

• per la chiave di SOL3

1. Chiave di violino, sulla 2ª linea (dal basso verso l'alto) del pentagramma

• per la chiave di DO3

2. Chiave di soprano, sulla 1ª linea 3. Chiave di mezzosoprano, sulla 2ª linea 4. Chiave di contralto, sulla 3ª linea 5. Chiave di tenore, sulla 4ª linea

• per la chiave di FA2

6. Chiave di baritono, sulla 3ª linea 7. Chiave di basso, sulla 4ª linea

Quindi le chiavi musicali sono tre ma con sette posizioni diverse che danno la possibilità di porre sul pentagramma la maggior parte di note dei suoni più o meno gravi o acuti di cui ogni voce è dotata. Tramite queste varie posizioni si sviluppa il sistema di sette chiavi chiamato Setticlavio: In musica la parola Tempo può assumere diversi significati a seconda del contesto in cui viene usata.

• Il tempo inteso come il segno (metro) che stabilisce come è strutturata una misura. Es.: 4/4, 3/4, 2/8 ecc. • Il tempo inteso come l'unità di durata per la suddivisione di un brano, di una misura in parti simmetriche.

Es.: quando si suona un brano si stabilisce che ogni battito del metronomo vale 1/4. • Il tempo inteso come una o più parti di una composizione musicale. Es.: la sinfonia può avere tre o quattro

tempi. • Il tempo come andatura, velocità o andamento di una composizione. Es.: adagio, allegro, vivace ecc. 20

Page 21: Dispensa Di Teoria Musicale 1 Anno

In musica, la misura è l'insieme di valori compresi da due linee verticali poste sul pentagramma chiamate: stanghette. La misura o battuta puo essere di due tipi: semplice o composta; inoltre, può essere di quattro forme: binaria, ternaria, quaternaria e mista. Il tipo e la forma di una misura è rappresentato da una frazione che stabilisce il ritmo, la quantità dei valori che può contenere e gli accenti metrico e ritmico. Questa frazione numerica generalmente è posta all'inizio di ogni brano, può essere posta anche all'inizio di qualsiasi altra battuta del brano cambiandone il tempo finchè non ci sarà un'altra indicazione. Il numeratore stabilisce il numero di tempi e il denominatore stabilisce il valore di ciascun tempo. Es. con l'indicazione 3/4 si vuole specificare che la misura è composta da tre valori di un quarto. Ogni tempo può essere diviso ulteriolmente in più parti e questa suddivisione può essere ancora suddivisa (ogni suddivisione prenderà il nome di 1° grado, 2° grado, ecc.). La suddivisione dipende da ciò che si vuole dividere: se il valore è binario si suddividerà in due; se è ternario in tre parti uguali. MISURE:

• 1 Misure semplici o 1.1 Binaria o 1.2 Ternaria o 1.3 Quaternaria o 1.4 Tempi e suddivisioni misure semplici

• 2 Misure composte • 3 Misure miste • 4 Misure incomplete • 5 Misura otto/ottavi • 6 Unità di misura, tempo, suddivisione e durata • 7 Tabella riassuntiva delle misure

Misure semplici

Si intendono misure semplici quelle in cui ciascun tempo è rappresentato da un valore semplice. Cioè al numeratore c'è il numero 2, 3 e 4. [modifica] Binaria

Esempio di suddivisione di 1° e 2° grado del tempo 2/2

Misura (musica)

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In musica, la misura è l'insieme di valori compresi da due linee verticali poste sul pentagramma chiamate: stanghette. La misura o battuta puo essere di due tipi: semplice o composta; inoltre, può essere di quattro forme: binaria, ternaria, quaternaria e mista. Il tipo e la forma di una misura è rappresentato da una frazione che stabilisce il ritmo, la quantità dei valori che può contenere e gli accenti metrico e ritmico. Questa frazione numerica generalmente è posta all'inizio di ogni brano, può essere posta anche all'inizio di qualsiasi altra battuta del brano cambiandone il tempo finchè non ci sarà un'altra indicazione. Il numeratore stabilisce il numero di tempi e il denominatore stabilisce il valore di ciascun tempo. Es. con l'indicazione 3/4 si vuole specificare che la misura è composta da tre valori di un quarto. Ogni tempo può essere diviso ulteriolmente in più parti e questa suddivisione può essere ancora suddivisa (ogni suddivisione prenderà il nome di 1° grado, 2° grado, ecc.). La suddivisione dipende da ciò che si vuole dividere: se il valore è binario si suddividerà in due; se è ternario in tre parti uguali.

Indice

[nascondi]

• 1 Misure semplici o 1.1 Binaria o 1.2 Ternaria o 1.3 Quaternaria o 1.4 Tempi e suddivisioni misure semplici

• 2 Misure composte • 3 Misure miste • 4 Misure incomplete • 5 Misura otto/ottavi • 6 Unità di misura, tempo, suddivisione e durata • 7 Tabella riassuntiva delle misure

[modifica] Misure semplici

Si intendono misure semplici quelle in cui ciascun tempo è rappresentato da un valore semplice. Cioè al numeratore c'è il numero 2, 3 e 4. [modifica] Binaria

Esempio di suddivisione di 1° e 2° grado del tempo 2/2 22

Page 23: Dispensa Di Teoria Musicale 1 Anno

Esempio di suddivisione di 1° e 2° grado del tempo 3/2 La misura semplice binaria è formata da due tempi il primo forte e il secondo debole. Es. 2/2, 2/4, 2/8. Nelle immagini a lato è usato in modo improprio l'accento dinamico per segnare gli accenti metrici e ritmici, si è usata questa piccola licenza in quanto questi accenti essendo sottointesi non hanno un simbolo proprio. [modifica] Ternaria

La misura semplice ternaria è formata da tre tempi il primo forte e gli altri due deboli. Es. 3/2, 3/4, 3/8. [modifica] Quaternaria

La misura semplice quaternaria è formata da quattro tempi (il doppio della binaria), il primo tempo è forte, il secondo e il quarto sono deboli, il terzo è mezzoforte. Es. 4/2, 4/4, 4/8. Molti considerano le misure quaternarie come il doppio della misura binaria; in realtà non è così a differenza della binaria cambiano gli accenti ritmici, sebbene questi accenti sono quasi impercettibili ad alcuni musicisti non vedono di buon occhio questa semplificazione. Tra il tempo binario e quello quaternario vi è una differenza di stile. [modifica] Tempi e suddivisioni misure semplici

Si usano le suddivisioni dei tempi per ottenere una maggiore precisione ritmica, molto usata nello studio del solfeggio. [modifica]

Misure composte

Esempio di suddivisione di 1° e 2° grado del tempo 6/8

Esempio di suddivisione di 1° e 2° grado del tempo 9/8 23

Page 24: Dispensa Di Teoria Musicale 1 Anno

Si intende misura composta quelle in cui i tempi si possono dividere per tre. Se si vuole ottenere la rispettiva misura composta di una semplice si deve moltiplicare per tre il numeratore e per due il denominatore. Es: 2/4 = 6/8 ; 3/4 = 9/8 ; 4/4 = 12/8. Per gli accenti metrico e ritmici valgono le stesse regole. [modifica]

Misure miste

Si dicono misure miste quelle composte dall'unione di misure semplici o composte oppure di un tempo di misura semplice ed uno di misura composta. Le più diffuse sono la misura quinaria e la settenaria, hanno un solo accento forte sul primo tempo. Es. La misura 5/4 è formata dall'accoppiamento di una 3/4 + 2/4 e viceversa, gli accenti ritmici sugli sugli altri tempi sono tutti deboli il senso di 3/4 + 2/4 o 2/4 + 3/4 lo da il compositore con l'accento dinamico sulle note. Stessa cosa per la misura settenaria formata da una di 3/4 e una di 4/4. Le misure miste possono essere di due tipi: semplici e composte. Es. 5/4 = 15/8, 7/2 = 21/4. [modifica]

Misure incomplete

In musica esisto delle misure che sono incomplete cioè mancano alcuni tempi all'inizio o alla fine della battuta. Si possono verificare solo in determinati momenti queste eccezioni: all'inizio di un brano o di un ritornello, alla fine di una brano o di un ritonello. [modifica]

Misura otto/ottavi

È una particolare misura mista, una gran parte dei musicisti la cosidera tempo ternario composto. Essa è formata dall'unione di due misure di 3/8 e una di 2/8. Comunque la forma degli accenti ritmici può essere sempre cambiata dall'autore per mezzo degli accenti dinamici.

suddivisione e durata

Queste sono solo delle definizioni che si usano nel gergo musicale.

• Unità di misura: è un valore che basta da solo a formare una misura. Es. tempo 4/4 l'unita di misura sarà una semibreve (che vale 4/4).

• Unità di tempo: è un valore che basta da solo a formare un tempo della battuta. Es. tempo 3/4 l'unita di tempo sarà una semiminima (1/4).

• Unità di suddivisione: è un valore che basta da solo a formare una suddivisione. Es. tempo 2/4 l'unita di suddivisione di 1° grado la croma (1/8).

• Unità di durata: a differenza degli altri questo valore non dipende dal tempo della misura. È un valore che viene deciso dall'esecutore o dall'autore di un brano per impostare il metronomo. Es: In cima ad un brano si trova: "Ottavo = 120", significa che bisogna impostare il metronomo a 120 colpi al minuto e ogni colpo varrà un Ottavo (croma, 1/8).

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Tabella riassuntiva delle misure

Binaria Ternaria Quaternaria Mista

Semplice 2/1, 2/2, 2/4, 2/8, 2/16, 2/32, 2/64

3/1, 3/2, 3/4, 3/8, 3/16, 3/32, 3/64

4/1, 4/2, 4/4, 4/8, 4/16, 4/32, 4/64

5/1, 5/2, 5/4, 5/8, 5/16, 5/32, 5/64 7/1, 7/2, 7/4, 7/8, 7/16, 7/32, 7/64

Composta 6/2, 6/4, 6/8, 6/16, 6/32, 6/64

9/2, 9/4, 9/8, 9/16, 9/32, 9/64

12/2, 12/4, 12/8, 12/16, 12/32, 12/64

15/2, 15/4, 15/8, 15/16, 15/32, 15/64 21/2, 21/4, 21/8, 21/16, 21/32, 21/

metronomo è uno strumento usato in musica, che serve per misurare il tempo o la scansione ritmica. Fu inventato dal tedesco Johann Mälzel, nel 1816, ma prima di questi vi furono molti precursori che inventarono diversi apparecchi atti a misurare il tempo. Nel 1600, ad esempio, vi fu Etienne Louliè e, poco prima del Mälzel, il Winkel, al quale deve il testo fondamentale della sua scoperta. Sulla base della legge dell'oscillazione pendolare è stato costruito il metronomo, una sorta di pendolo capovolto, con un'asta graduata ed un peso, detto lente, che possiamo spostare lungo quest'asta selezionando le pulsazione per minuto (indicate come MM - acronimo di Metronomo Mälzel - o la sigla di derivazione anglosassone bpm, ovvero battiti per minuto.

Metronomo meccanico (a destra) ed elettronico (a sinistra Si definisce accordo la sovrapposizione eufonica di tre o più suoni ad intervallo di 3ª maggiore o minore, a partire da uno dei suoni di una tonalità prefissata che verrà poi detto suono o basso fondamentale. A seconda del numero di note delle quali è formato, un accordo si dirà:

• 2 suoni - Diade o Accordo di Terza (viene considerato una triade incompleta) • 3 suoni - Triade o Accordo di Quinta • 4 suoni - Quadriade o Accordo di Settima • 5 suoni - Quintiade o Accordo di Nona • 5 suoni - Sestiade o Accordo di Undicesima 25 • 5 suoni - Settiade o Eptiade o Accordo di Tredicesima

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Notazioni degli accordi e loro composizione

Denominazione delle triadi maggiori e loro composizione

Nella tabella seguente è mostrata la composizione delle triadi maggiori.

(inglese) Fondamentale (italiano)

Composizione della triade

C Do Do Mi Sol C# Do# Do# Mi# Sol# Db Reb Reb Fa Lab D Re Re Fa# La D# Re# Re# Fa## La# Eb Mib Mib Sol Sib E Mi Mi Sol# Si F Fa Fa La Do F# Fa# Fa# La# Do# Gb Solb Solb Sib Reb G Sol Sol Si Re G# Sol# Sol# Si# Re# Ab Lab Lab Do Mib A La La Do# Mi A# La# La# Do## Mi# Bb Sib Sib Re Fa B Si Si Re# Fa#

L'accordo minore si ottiente diminuendo di un semitono la seconda nota della triade maggiore corrispondente. Ad esempio, l'accordo di Do minore è composto dalle note Do Mib Sol [modifica] Denominazioni e sigle degli accordi più usati

Usando la nota do (C nella notazione inglese) come fondamentale ecco una breve lista di alcune equivalenze di nomi.

Sigla inglese

Sigla italiana

Denominazione italiana Composizione

C Do Do maggiore Do Mi Sol Cm Dom, Do- Do minore Do Mib Sol C7 Do7 Do settima Do Mi Sol Sib Cmaj7 Do7+ Do settima maggiore Do Mi Sol Si Cmin7 Do7- Do minore settima Do Mib Sol Sib C6 Do6 Do sesta Do Mi Sol La C5 Do (no 3) Do quinta vuota Do Sol C+ Do aum Do aumentato Do Mi Sol#

Co Do dim Do diminuito Do Mib Solb Sibb

Cø Do75b Do semidiminuito Do Mib Solb Sib Csus, Csus4 Do4 Do quarta sospesa Do Fa Sol

Nota: nella notazione inglese, per indicare l'accordo di settima maggiore (maj7, 7+) si può anche usare un triangolino come apice (∆), similmente al cerchietto per gli accordi diminuiti. 26

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Il contrappunto è l'arte di unire nello stesso brano più linee melodiche. L'origine della parola è dal latino punctum contra punctum, ovvero nota contro nota (punctum è il termine in latino medievale equivalente al nostro "nota"). L'espressione si riferisce alla pratica di contrapporre ad un cantus firmus, cioè ad una voce avente una melodia tratta dal canto gregoriano ed esposta lentamente, una nuova melodia, secondo regole che si andarono sviluppando via via nel corso della storia della musica e che giunsero a maturazione nel 1600. La nuova melodia era creata con un'idea imitativa, ovvero doveva avere caratteristiche (in genere l'incipit) che ricordassero il cantus firmus. Nel contrappunto l'effetto di accordo dato dall'incontrarsi delle diverse voci è considerato incidentale. In realtà il contrappunto si concentra sull'interazione melodica piuttosto che sull'effetto armonico (quest'ultimo doveva essere garantito dal rispetto di alcune regole di base). La polifonia, a partire dall'Ars Antiqua in avanti, si corredò via via di consigli, più che di regole, seguendo i quali si poteva dar vita ad una composizione veramente polifonica, nel senso che tutte le voci dovevano essere assolutamente indipendenti l'una dall'altra. In questo senso nel corso del XVI secolo i compositori toccarono il vertice di questa concezione, fornendo il modello per le generazioni successive. L'uso sapiente e misurato degli artifici contrappuntistici è riassumibile a titolo di esempio nelle opere di Palestrina, Marenzio e Orlando di Lasso. Esempio magistrale dell'uso del contrappunto in epoca barocca può essere considerata anche tutta l'opera del compositore Johann Sebastian Bach. Lo sviluppo e l'evoluzione del contrappunto è la caratteristica principale che ha distinto, e distingue ancora oggi, la musica europea o di matrice europea dalle musiche di altri continenti.

1. Evidenziazione di un suono ottenuta attraverso la modifica di uno qualsiasi dei parametri del suono, siano essi la durata, l'intensità, l'altezza o il timbro. Si parlerà, quindi, di A. temporale, intensivo, frequenziale e timbrico. Si ha A. anche in presenza di un cambio di armonia (A. armonico) o in coincidenza della percussione di un suono, sul transitorio d'attacco, quindi (A. transitorio). L'A. per antonomasia nel linguaggio corrente è l'A. intensivo, in genere ottenuto con un suono più forte degli altri. Nella parte musicale viene segnalato attraverso le indicazioni sf o sfz (sforzato) oppure fz (forzato), nonché da opportuni segni:

Dall'interazione tra accentuazione del brano e A. metrico (vedi 2.), si hanno coincidenza (A. commetrico) o sfasamento (A. contrametrico). L'A. contrametrico è alla base dei gruppi irregolari, della sincope e del controtempo, dell'hemiòlia e di ogni altra forma di ritmo in contrasto. /�Armonia; Suono

2. A. metrico. In ambito metrico, la prima pulsazione in un gruppo di due o tre impulsi che la nostra sensibilità musicale percepisce come unitario. /�Metro

Accessoria, nota

Rispetto ad una nota (1.), si dicono sue note

Per omofonia si intende una composizione plurilineare nella quale le linee si trovino a distanza di ottava. 27

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Nel sistema temperato si definiscono omofone due note con frequenza uguale e nome differente. Ad esempio: Do# e Reb.

Solfeggio

Il solfeggio è una pratica che consiste nel leggere, ad alta voce e a tempo, uno spartito: le note sono lette con il proprio nome, ma non intonate. Questa pratica è utile per i musicisti neofiti, ed aiuta a prendere dimestichezza con lo spartito, le note, e più in generale con le suddivisioni temporali, con particolari attenzione a situazioni inusuali (sincopi, ritmi irregolari). Tale pratica è comunque utile anche ai musicisti più esperti, nello studio di passaggi particolarmente elaborati nella ritmica. Il solfeggio cantato prevede che le note, e di conseguenza gli intervalli, siano intonati.

Cadenza

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Vai a: Navigazione, cerca La cadenza è una formula armonico-melodica utilizzata come interpunzione in un brano musicale, una sua frase o sezione.

Indice

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• 1 Armonia o 1.1 Cadenza autentica o perfetta o 1.2 Cadenza imperfetta o 1.3 Cadenza sospesa o 1.4 Cadenza plagale o 1.5 Cadenza d'inganno o 1.6 Cadenza frigia o 1.7 Cadenza evitata o 1.8 Cadenze in battere od in levare

• 2 La cadenza vocale o strumentale o 2.1 Canto gregoriano o 2.2 Opera lirica e concerto

• 3 Bibliografia • 4 Collegamenti esterni

[modifica] Armonia

Essa è uno dei momenti più importanti di una composizione in quanto permette di stabilire pienamente la tonalità, dà coerenza alla struttura formale del brano e costituisce un momento di alta espressività. Può essere paragonata al punto che conclude una frase ma bisogna ricordare che esistono cadenze che possono essere più o meno incisive e possono venir usate per creare un effetto di pausa temporanea o definitiva. Con l'affermarsi del sistema tonale la cadenza acquistò la funzione a ribadire la tonalità, attraverso precise successioni accordali. 28

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Cadenza autentica o perfetta

I gradi più importanti per la definizione della tonalità di un brano sono il V ed il I. La loro successione dà origine alla formula di cadenza più nota: la cadenza autentica (o perfetta).

Esempio di cadenza perfetta (V-I) La formula della cadenza autentica (V-I) può essere estesa includendo il IV od il II grado (sia nello stato fondamentale che in primo rivolto) ed inserendo anche la quarta e sesta di cadenza avente funzione di appoggiatura doppia sull'accordo di dominante. In base a ciò si possono avere due formule assai forti dal punto di vista armonico:

• II-I (in secondo rivolto)-V-I • IV-I (in secondo rivolto)-V-I

Altre formule usabili sono:

• IV-V-I • II-V-I

Tre formule meno comuni sono:

• VI-V-I • III-V-I • I-V-I

L'accordo di tonica conclusivo, volendo, può essere ornato o tramite un'appoggiatura od un ritardo. Un'altre variante consiste nel prolungare l'accordo di dominante mentre il basso intona la tonica sia fungendo come appoggiatura sia per permettere una risoluzione più in là. [modifica] Cadenza imperfetta

La cadenza imperfetta è caratterizzata dalla presenza della progressione V-I in cui il I grado è allo stato di primo rivolto. Ciò determina la perdita di parte del carattere conclusivo della cadenza autentica indicando una pausa solo transitoria. In questi casi, in effetti, la conclusione arriva successivamente. 29

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Esempio di cadenza imperfetta (V-I in primo rivolto) Un effetto poco conclusivo lo si può anche ottenere, volendo, utilizzando l'accordo di tonica allo stato fondamentale ma facendo cantare al soprano la mediana. [modifica] Cadenza sospesa

La cadenza sospesa è quella che termina sull'accordo di dominante allo stato fondamentale. Rispetto alla precedente indica una pausa debole, temporanea. Il più delle volte il V grado viene preceduto dal IV o dal II ma anche dal I (utile l'uso della quarta e sesta di cadenza come elemento sottolineativo) o dal VI.

Esempio di cadenza sospesa (I-V) Spesso la cadenza sospesa viene utilizzata in caso si abbiano due frasi musicali parallele (od anche due periodi tra loro diversi). In tal caso la prima frase chiude con la cadenza sospesa e la seconda con quella autentica. [modifica] Cadenza plagale

Consiste nell'uso della successione IV-I e viene spesso usata dopo una cadenza autentica per marcarne ancora di più il ruolo conclusivo ma può anche essere inserita da sola. Può essere preceduta dal VI o dal I grado.

Esempio di cadenza plagale (IV-I) 30

Page 31: Dispensa Di Teoria Musicale 1 Anno

A conclusione di un brano in tonalità maggiore il IV grado può venir anche utilizzato nella sua forma minore e ciò serve a conferire una coloratura tutta particolare. Cadenza d'inganno

Si basa sulla cadenza perfetta ma al posto del I grado ne viene utilizzato un altro. In base a ciò possono esister molte cadenze d'inganno con differente efficacia. La tonalità non viene smarrita in quanto è sufficiente l'accordo di dominante per definirla appieno (ed anzi, nella cadenza plagale le definizione tonale è assai incisiva). La progressione più nota è quella V-VI che conferisce un forte senso di sorpresa.

Esempio di cadenza d'inganno (V-VI) Una cadenza d'inganno crea un momento di sospensione che determina un aumento d'interesse verso la composizione in quanto la sensazione di una conclusione viene disattesa ed inoltre fa sì che il compositore possa aggiungere una o due frasi che chiudano il tutto. Cadenza frigia

Si tratta di una cadenza tipicamente barocca che consiste nella progressione, in un brano di tonalità minore, VI (in primo rivolto)-V ove quest'ultimo è nella forma maggiore. In genere è usata come conclusione di un movimento lento.

Esempio di cadenza frigia (VI in primo rivolto-V) Il nome deriva dal movimento discendente di un semitono del basso che si ritiene sia una derivazione delle cadenze, di tipo II-I, della musica medioevale nel modo frigio. Cadenza evitata

Si costruisce come una cadenza perfetta tranne per il fatto che il V grado viene poi seguito da un accordo modulante ad altra tonalità (ad esempio una settima di dominante che modula alla sottodominante). Le possibilità di modulazione possono essere, ovviamente, molteplici. 31

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Esempio di cadenza evitata in la minore con modulazione a re minore Cadenze in battere od in levare

Questa differenziazione si basa sul tempo in cui cade l'ultimo accordo della cadenza. Se si tratta di un tempo forte si ha la cadenza in battere (un tempo definita maschile), altrimenti si tratta di una cadenza in levare (o femminile).

Esempio di cadenza (perfetta) in battere

Esempio di cadenza in levare Ogni tipo di cadenza armonica può essere sia in battere che in levare.

La cadenza vocale o strumentale

Canto gregoriano

Nel canto gregoriano il termine cadenza indica varie formule melodiche utilizzate per concludere il brano. 32

Page 33: Dispensa Di Teoria Musicale 1 Anno

Opera lirica e concerto

Nell'opera il termine cadenza indica un passaggio melodico, anche esteso e pressoché privo di accompagnamento, utilizzato poco prima della conclusione del brano. Fino alla fine del XVIII secolo le cadenze delle arie d'opera erano quasi sempre scritte o improvvisate dai cantanti che le eseguivano. In seguito i compositori provvedettero a scrivere le cadenze vocali per esteso, ma i cantanti non smisero di modificarle o riscriverle. È celebre la lunghissima cadenza col flauto nell'aria della pazzia di Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, forse composta dal soprano Teresa Brambilla e comunque assente nell'originale donizettiano. Nel corso del XX secolo i cantanti d'opera abdicarono quasi del tutto a tale ruolo di compositori aggiunti, ma in cambio si assistette ad un curioso fenomeno di codificazione di ciò che in origine costituiva un momento improvvisativo, o almeno estemporaneo, dell'evento musicale: l'editore Ricordi pubblicò le cadenze (e le variazioni) raccolte ed elaborate dal maestro Luigi Ricci, che i cantanti presero ad usare regolarmente in luogo di quelle - più in stile, oltre che normalmente più belle - delle partiture originali. Solo negli ultimi decenni del secolo la filologia ha cominciato ad aver ragione di questa tradizione. Per quanto riguarda le cadenze strumentali, nei concerti per strumento solista e orchestra celebre è quella di Johann Sebastian Bach nel suo Concerto Brandeburghese n. 5 nel quale, verso la fine del primo tempo, l'orchestra tacet e il clavicembalo solista esegue un brano virtuosistico; viene considerata il primo esempio di cadenza nei concerti solistici. In Germania viene introdotto in partitura attraverso il termine Kadenz. In questa accezione, la kadenz si riallaccia al precedente significato armonico in quanto si svolgeva in questi termini:

• l'orchestra si portava sul V grado della tonalità armonizzato con quarta e sesta (accordo di Tonica in 2° rivolto)

• questo era il "segnale d'inizio" della cadenza solistica e del tacet dell'orchestra, la quale, da qui in poi, assiste in silenzio all'improvvisazione del solista

• ultimo segnale era costituito dal trillo su armonia di Dominante, che il solista eseguiva poco prima di cadenzare sull'accordo di Tonica; contemporaneamente l'orchestra riprendeva a suonare e concludeva il brano

Le nozioni fondamentali

• 1.L'Ottava • 2.Toni e Semitoni • 3.Le Note • 4.Le Alterazioni • 5.Il Pentagramma • 6.Le Chiavi • 7.Il Tempo

1. L'ottava

La successione dei suoni e'suddivisa in ottave. Un'ottava puo' essere definita come la distanza che separa due suoni che l'orecchio umano percepisce come uguali, ma ad altezze diverse (il suono piu' acuto ha una frequenza doppia rispetto al piu' grave). Deve il suo nome al fatto che i "gradini" principali che un suono deve fare per raggiungere il suo simile che lo segue - o che lo precede - sono, appunto, otto. 33

Page 34: Dispensa Di Teoria Musicale 1 Anno

2. Toni e semitoni

Piu' precisamente l'ottava e' divisa in dodici parti uguali: i sette suoni principali e le cinque alterazioni. Queste dodici frazioni sono chiamate semitoni; due semitoni formano un tono. Per capire meglio questo concetto si pensi alla tastiera di un pianoforte, composta di tasti bianchi e tasti neri. I tasti bianchi corrispondono ai sette suoni principali (le sette note), i tasti neri alle loro alterazioni. Il passaggio da un tasto a quello adiacente (bianco o nero) e' un semitono (o mezzotono).

3. Le note

A ognuno dei tasti bianchi corrisponde il nome di una nota. La successione delle note e' la seguente: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si; dopodiche' comincia l'ottava successiva con un nuovo Do e cosi' via. I paesi di lingua tedesca e anglosassone usano una notazione che utilizza le lettere dell'alfabeto, dalla A (il nostro La) alla G (il nostro Sol).

Nota Storica:La notazione italiana (do, re, mi, ecc.) nasce intorno all'anno mille con Guido d'Arezzo, che, come aiuto mnemonico per le varie altezze della scala, suggerisce ai suoi cantori di usare la prima strofa dell'inno a San Giovanni di Paolo Diacono, utilizzando la prima strofa di ciascun verso: UT queant laxis - REsonare fibris - MIra gestorum - FAmuli tuorum - SOLve polluti - LAbii reatum - sancte johannes il Si sara' aggiunto piu' tardi, verso la fine del '400 dallo spagnolo Bartolomeo Ramos de Pareja. nel'600, infine, l'Ut (che in Francia e' ancora oggi usato), diventera' per noi Do, ad opera di Giovan Battista Doni.

4. Le alterazioni

Le alterazioni hanno la funzione di spostare un suono, avanti o indietro, di un semitono (o di un tono, nel caso di alterazioni doppie). Le note alterate corrisponderanno quindi ai tasti neri del pianoforte. Le alterazioni sono due: il Diesis (simbolo #), alterazione ascendente, e il Bemolle (simbolo b), alterazione discendente. Ogni tasto nero, percio', potra' contemporaneamente avere due nomi. Ad esempio, il tasto nero tra Do e Re potra' chiamarsi Do diesis o Re bemolle, quello tra Fa e Sol Fa

diesis o Sol bemolle, ecc. Le alterazioni vengono neutralizzate dal Bequadro (simbolo ), che riporta il suono alla nota naturale. Si ha uno spostamento di un tono nel caso del Doppio Diesis (simbolo , movimento ascendente) e del Doppio Bemolle (simbolo , movimento discendente).

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SUONO E LE SUE CARATERISTICHE

Il suono è l'elemento costitutivo della musica ed è riconoscibile attraverso quattro attributi:

Altezza, Durata, Timbro e Intensità

Il suono e le sue caratteristiche

L'altezza di un suono è ciò che ci permette di dire se un suono è grave o acuto.

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La durata è la proprietà del suono di durare nel tempo. Durate diverse di suoni successivi danno vita al ritmo.

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Il suono e le sue caratteristiche

La durata è la proprietà del suono di durare nel tempo. Durate diverse di suoni successivi danno vita al ritmo.

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Le note musicali

Le note sono sette e prendono i seguenti nomi: DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI.

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Le note musicali

Le sette note vengono rappresentate sul pentagramma in modo da distinguerne l'altezza.

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LE NOTE MUSICALI

In realtà, i suoni producibili sono ben più di sette. Quindi, per raffigurarli tutti, occorre ripetere la sequenza delle sette note più volte a diverse altezze. Le note musicali

SCALA 1 SCALA 2 SCALA 3

Questo provoca la ripetizione dei nomi ogni sette note. L'ottava nota ha lo stesso nome della prima. Infatti la distanza tra due note di egual nome ma di altezza diversa si chiama "ottava".

Le note musicali

La ripetizione di uno stesso motivo su ottave diverse è spesso di buon

effetto musicale. 37

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Il pentagramma

Le note vengono scritte sul pentagramma, detto anche "rigo" musicale, il quale è composto di 5 linee orizzontali e 4 spazi. Linee e spazi si contano dal basso verso l'alto.

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Il pentagramma

Sul pentagramma le note sono disposte in modo alternato sulle linee e negli spazi

Il pentagramma

Se una nota è posizionata su una linea, quella che nella sequenza delle sette note viene dopo, occupa uno spazio. Ad esempio se sulla prima linea c'è un mi, allora nel primo spazio c'è un fa.

Il pentagramma

La posizione delle note sul pentagramma è rappresentativa dell'altezza dei suoni corrispondenti 38

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Il pentagramma

Se le note procedono verso l'acuto, la successione seguirà una scrittura ascendente. Il pentagramma

Se le note procedono verso il grave, la successione avrà una scrittura discendente.

La chiave di violino

La chiave di violino indica la nota SOL, posizionata sulla seconda linea. Le altre note sono disposte di conseguenza.

La chiave di violino

Per meglio associare il nome delle note alla rispettiva posizione sul pentagramma è preferibile memorizzare le note sulle linee separatamente da quelle negli spazi. 39

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La chiave di violino

Le note sulle linee sono: MI, SOL, SI, RE, FA. La chiave di violino

Le note negli spazi sono: FA, LA, DO, MI.

La chiave di violino

Il pentagramma permette di contenere solo 9 note (5 sulle linee e 4 negli spazi). Tuttavia, ciò non basta a rappresentare le note più acute e quelle più gravi. Quindi è stato introdotto un sistema per estendere il pentagramma ogni qual volta ve ne sia bisogno.

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La chiave di violino

L'accorgimento utilizzato è quello di usare dei "tagli addizionali", cioè dei trattini che servono a creare temporaneamente nuove linee e nuovi spazi sopra e sotto il pentagramma

La chiave di violino

In chiave di violino le note sopra e sotto il pentagramma sono mostrate in figura.

Le figure musicali

Come abbiamo visto è possibile riconoscere l'altezza dei suoni in base alla posizione delle note sul pentagramma. Ma questo non è sufficiente ad indicarne anche la durata.

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Le figure musicali

Infatti la durata dei suoni viene rappresentata dando forma diversa alle note. Queste forme prendono il nome di "figure musicali".

Le figure musicali

Le figure musicali sono costituite da una testa, che può essere piena o vuota, ed eventualmente da una gamba, la quale può presentare uno o più tagli. -------------------------------------------------------------------------------------------------- Le figure musicali

I nomi delle figure musicali sono: semibreve, minima, semiminima, croma, semicroma, biscroma, semibiscroma. 42

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Le figure musicali

La durata di ciascuna figura vale metà della precedente ed il doppio della successiva. Ad esempio, la semiminima vale la metà di una minima ed il doppio di una croma. Le figure musicali

E' proprio per questo motivo che alcune figure musicali si avvalgono del prefisso "semi-", che significa appunto "metà". Le figure musicali

In questo modo si potrà ricordare più facilmente che la semiminima vale metà della minima, la semicroma metà della croma e la semibiscroma metà della biscroma. 43

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Le figure musicali

Nella nostra notazione moderna la semibreve è definita anche come "intero", in quanto rappresenta la figura musicale di valore più grande. Le figure musicali

La minima, che vale la metà di un "intero", viene anche chiamata "metà". Il doppio pentagramma

Il pentagramma e la chiave di violino costituiscono gli elementi di base per rappresentare l'altezza dei suoni. 44

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Il doppio pentagramma

Tuttavia il pentagramma con la chiave di violino può contenere solo una piccola parte dei suoni che normalmente vengono usati

Il doppio pentagramma

Si è visto che questo inconveniente può essere superato con l'ausilio dei tagli addizionali.

Il doppio pentagramma

Quando però il suono è molto grave o molto acuto, la nota necessita di molti tagli addizionali che rallentano e rendono difficoltosa la lettura. 45

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Il doppio pentagramma

Le note contenute nel pentagramma inferiore, pur occupando la stessa posizione di quelle situate nel pentagramma superiore, hanno nome diverso. Ad esempio la nota sulla seconda linea, che in chiave di violino è un SOL, nel pentagramma inferiore è un SI. Il doppio pentagramma

Per identificare le note nel pentagramma inferiore viene utilizzata un'altra chiave detta chiave di basso. La chiave di basso è anche detta chiave di FA in quanto, mediante i due puntini, indica la posizione della nota FA. Le altre note sono disposte di conseguenza. I tagli addizionali con il doppio pentagramma

Se di utilizzano insieme i due pentagrammi in chiave di violino e di basso, le note sotto il primo e sopra il secondo possono essere rappresentate utilizzando l'altro pentagramma 46

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I tagli addizionali con il doppio pentagramma

Le note sotto il pentagramma in chiave di violino sono le stesse rappresentate in chiave di basso. tagli addizionali con il doppio pentagramma

Analogamente, invece di usare i tagli addizionali per rappresentare le note sopra il pentagramma in chiave di basso, è possibile utilizzare la chiave di violino. Il valore e la forma delle figure musicali

Se di utilizzano insieme i due pentagrammi in chiave di violino e di basso, le note sotto il primo e sopra il secondo possono essere rappresentate utilizzando l'altro pentagramma. 47

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Il valore e la forma delle figure musicali

Il valore della semibreve è espresso con la frazione 4/4, cioè un 'intero'. Dalla semibreve, del valore di un 'intero', si originano le altre figure musicali.

Il valore e la forma delle figure musicali

Di conseguenza la 'minima' rappresenta i 2/4 dell'intero (la metà), la 'semiminima' 1/4, la 'croma' 1/8 e così via. Il valore e la forma delle figure musicali

La frazione numerica di ogni figura musicale definisce quindi il rapporto di valore rispetto all'intero. Ad esempio la 'minima', poiché vale 2/4 (cioè 1/2), dura la metà dell'intero 48

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valore e la forma delle figure musicali

La frazione numerica di ogni figura musicale definisce quindi il rapporto di valore rispetto all'intero. Ad esempio la 'minima', poiché vale 2/4 (cioè 1/2), dura la metà dell'intero. Il valore e la forma delle figure musicali

La durata dei suoni espressa dalle figure musicali è comunque facilmente intuibile anche graficamente. Il valore e la forma delle figure musicali

Infatti, al segno ovale della semibreve, per ottenere una minima occorre aggiungere una gamba; la semiminima ha in più la testa piena; la croma ha un taglio nella gamba; la semicroma due tagli, e così via. 49

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Il valore e la forma delle figure musicali

Per comodità di scrittura e di lettura, quando è possibile si tende a sostituire i tagli delle figure musicali di valore più piccolo con delle linee orizzontali che le uniscano a gruppi di due o più note. ---------------------------------------------------------------------------------------------------- La durata dei suoni e le figure musicali

Come visto, la posizione delle note sul pentagramma individua l'altezza dei suoni. La durata dei suoni e le figure musicali

...mentre la forma delle figure musicali ne definisce la durata. 50

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La durata dei suoni e le figure musicali

Ad esempio la nota in figura è un SOL, in quanto si trova sulla seconda linea in chiave di violino, e vale 2/4 perché è una minima. La durata dei suoni e le figure musicali

Se nella melodia raddoppiamo la durata di alcuni suoni, questi dovranno essere rappresentati con una forma diversa. La durata dei suoni e le figure musicali

Essendo la prima e l'ultima nota di valore doppio rispetto alle altre, occorre rappresentarle diversamente, ad esempio sotto forma di pallini bianchi. 51

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La durata dei suoni e le figure musicali

Utilizzando le figure musicali è possibile quindi rappresentare i due suoni di valore doppio con delle minime e le restanti note con delle semiminime, in quanto la minima vale il doppio della semiminima. La durata dei suoni e le figure musicali

In realtà, dato che si parla di rapporti tra le durate dei suoni, sarebbe possibile rappresentare la melodia con figure musicali diverse. L'unico vincolo è che la figura musicale utilizzata per i due suoni estremi valga il doppio delle altre.

La durata dei suoni e le figure musicali

Ad esempio se la prima e l'ultima nota sono semibrevi, le altre note devono essere delle minime; se invece le due note estreme sono crome, le note restanti devono essere delle semicrome. 52

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Le pause

La musica non è fatta solo di suoni, ma anche di silenzi. Anche i momenti di silenzio occupano una porzione di tempo ben definita. Le pause

Ciò appare evidente se all'interno di una melodia sostituiamo un suono con un silenzio. Le pause

Chiaramente questo momento privo di suono dovrà essere indicato con un simbolo che quantifichi con precisione la durata del silenzio. 53

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Le pause

Per questo motivo i silenzi in musica vengono annotati con dei simboli di durata, corrispondenti alle figure, chiamati pause. Le pause conservano il nome ed il valore delle figure alle quali corrispondono. Le pause

Per completare l'esempio ascoltato, si dovrà aggiungere quindi una pausa si semiminima, pari al valore della nota mancante. Il prolungamento del suono: il punto di valore

A volte è necessario rappresentare suoni con valori un po' più lunghi o più corti delle figure musicali disponibili. 54

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Il prolungamento del suono: il punto di valore

Per allungare la durata dei suoni viene utilizzato il punto di valore. Il prolungamento del suono: il punto di valore

Il punto di valore è un puntino che, posto di seguito alla nota, aumenta di metà il suo valore. Il prolungamento del suono: il punto di valore

Con questo accorgimento si può compensare la mancanza di figure per rappresentare particolari lunghezze di suoni. 55

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Il prolungamento del suono: il punto di valore

La varietà che si ottiene dall'utilizzo del punto di valore rende possibile degli effetti musicali particolari.

Il prolungamento del suono: il punto di valore

Senza il punto di valore, la successione delle medesime note ha un effetto totalmente diverso e musicalmente meno interessante.

Il prolungamento del suono: il doppio punto

Se un punto non è sufficiente a rappresentare l'esatta durata di un suono, è possibile utilizzare un secondo punto. I due puntini costituiscono il 'doppio punto'. 56

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Il prolungamento del suono: il doppio punto

Il secondo punto vale la metà del valore del primo.

Il prolungamento del suono: il doppio punto

Il doppio punto viene utilizzato più raramente del punto semplice. Lo scopo per cui viene impiegato è quello di ottenere un effetto di sospensione e brusca ripartenza. Il prolungamento del suono: il doppio punto

L'effetto sferzante del doppio punto è evidente ascoltando lo stesso passaggio realizzato invece con il punto semplice. 57

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Il prolungamento del suono: la legatura di valore

La legatura di valore, come il punto, permette di prolungare il suono rispetto al valore originario della figura musicale. Il prolungamento del suono: la legatura di valore

La legatura di valore è una linea curva che unisce due o più note di uguale altezza. I valori delle note legate vengono sommati come a formare un'unica nota.

Il prolungamento del suono: la legatura di valore

Nel caso in cui siano legate tre o più note, viene posto un arco tra ciascuna nota e quella successiva. 58

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Il prolungamento del suono: la legatura di valore

Senza legatura di valore la nota deve essere ribattuta. Il prolungamento del suono: la legatura di valore

La legatura di valore è tipica nei lunghi bassi di pedale d'organo.

Il prolungamento del suono: la corona

La corona (detta anche punto coronato) è un segno che, posto al di sopra della nota, ne prolunga la durata a piacere dell'esecutore. 59

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Il prolungamento del suono: la corona

Generalmente la corona si trova alla fine di un brano, sull'accordo conclusivo. Il prolungamento del suono: la corona

La corona è utilizzata anche per indicare una breve cadenza, cioè un passo in tempo libero a carattere di improvvisazione. Il tempo musicale

Quando si parla del tempo musicale di un brano, si fa riferimento al suo andamento e alla velocità con cui va eseguito. 60

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Il tempo musicale

Il tempo musicale costituisce una parte fondamentale del carattere espressivo di un brano. Il tempo musicale

PIU' LENTO TEMPO GIUSTO PIU' VELOCE

Infatti, eseguire un brano ad una velocità sensibilmente diversa da quella per cui è stato pensato può comportare una perdita di dettagli importanti (se troppo veloce), oppure uno sfilacciamento della linea melodica (se troppo lento) Il tempo musicale

Il tempo musicale viene indicato sopra al pentagramma all'inizio del brano, mediante una didascalia che indica l'andamento della musica (ad esempio: 'Allegro', 'Adagio', 'Largo', 'Andante Moderato', ecc.). 61

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Il ritmo

I fenomeni naturali avvengono seguendo un determinato ritmo: il continuo alternarsi del giorno e della notte, delle maree, delle stagioni. Il ritmo

Ciò che differenzia il ritmo rispetto al tempo è che, mentre il tempo descrive il fluire degli eventi (ad esempio lo scorrere delle ore), il ritmo ne scandisce il ripetersi regolare (ogni 24 ore si ritorna all'ora di partenza).

Il ritmo

Il ritmo è presente anche in poesia e nel nostro parlato quotidiano, con gli accenti delle parole. 62

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Il ritmo

Ogni parola infatti è costituita da sillabe con accenti forti o deboli. Ad esempio la parola "Tavolo" è composta di tre sillabe: la prima con un accento forte, la seconda e la terza con un accento debole. Il ritmo

Se noi pronunciamo una serie di parole con lo stesso numero di sillabe e la stessa posizione degli accenti, creiamo un ritmo, la cui unità fondamentale è la parola. Il ritmo

Il ritmo è quindi l'organizzazione ordinata dei suoni, secondo il succedersi di accenti forti e deboli. 63

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I tipi di ritmo

A seconda della diversa disposizione degli accenti si distinguono tre tipi di ritmo: "binario", "ternario", "quaternario". I tipi di ritmo

Il ritmo binario è composto di un accento forte e di uno debole come nella parola "Méla". I tipi di ritmo

L'esempio più tipico di ritmo binario lo si ha nella marcia. 64-------------------------------------------------------------------------------------------------

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I tipi di ritmo

Il ritmo ternario è composto di un accento forte e due deboli come nella parola "Càrdine". ---------------------------------------------------------------------------------------------------- I tipi di ritmo

L'esempio più tipico di ritmo ternario lo si ha nel valzer.

I tipi di ritmo

Il ritmo quaternario è composto di un accento forte e tre deboli come nella parola "Càpitano" (voce del verbo capitare). 65

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I tipi di ritmo

L'esempio più tipico di ritmo quaternario lo si ha nel tango. DANZE POPOLARI BOLERO spagnola moderato 3/4 CSARDAS ungherese lento-rapido 4/4 o 4/8 MAZURKA polacca moderato 3/4 MINUETTO francese moderato 3/4 o 3/8 POLKA boema veloce 2/4 SIRTAKI greca lento-vivace TANGO argentina lento 2/4 WALZER austriaca lento-vivace 3/4 o 3/8

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