Dislivelli.eu aprile 2013

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1 n e w s m a g a z i n e n. 13 / febbraio 2011 n e w s m a g a z i n e n. 13 / febbraio 2011 n. 36 / aprile 2013 Primo piano Torino perde le Alpi Gli impianti di risalita scendono in piazza Novalp Gulliver ISSN 2039-5442 Dislivelli (Torino) [Online]

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Tanti argomenti interessanti in questo numero dislivelli.eu di aprile 2013. Preceduti purtroppo dalla cattiva notizia della chiusura di due storiche rivite del settore: Alp e La rivista della montagna. Un segnale funesto nei rapporti tra Torino e le sue valli alpine. Buona lettura!

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n e w s m a g a z i n e

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P r i m o p i a n o To r i n o p e r d e l e A l p i

G l i i m p i a n t i d i r i s a l i t a s c e n d o n o i n p i a z z a

N o v a l p

G u l l i v e r

ISSN 2039-5442 Dislivelli (Torino) [Online]

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DislivelliRicerca e comunicazione sulla montagna Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Torino il 21 aprile 2010.

Direttore responsabile Maurizio Dematteis

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In questo numeroPrimo piano

Torino perde le Alpi di Enrico Camanni p. 3

Vicino e lontano

Gli impianti di risalita scendono in piazza di Simone Bobbio “ 6

Bottega dell’Alpe: la tradizione si innova di Daria Rabbia “ 8

150 x 150 di Maurizio Dematteis “ 10

Novalp di Irene Borgna, Federica Corrado, Maurizio Dematteis, Alberto Di Gioia, Erwin Durbiano

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Rieti: da marginali ad aree interne di Maria Cavallo Perin “ 17

Gulliver di Simone Bobbio “ 19

Ritornare per ripartire: la Rete del Ritorno all’Italia in abban-dono di Marco Magnone

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Settimana Alpina: la Presidenza italiana della Convenzionedelle Alpi è un’opportunità di Federica Corrado e Cristiana Oggero

“ 23

Il Luogo

B&B Pankeò: Valtournenche di Maurizio Dematteis “ 25

Da vedere

Altitudini.it: blog-magazine dell’area dolomiticadi Daria Rabbia

“ 27

Rubrica CIPRA

Connettere gli habitat naturali? di Francesco Pastorelli “ 29

Da leggere

Fare l’allevatore. I like it! di Cristiana Oggero “ 31

Le Alpi sono di chi se ne prende cura di Beppe Dematteis “ 33

Segnalazioni di Cristiana Oggero “ 35

Dall’associazione

Torino, 10 aprile: Atlante nazionale del territorio rurale “ 39

Cuneo 11 e 12 aprile 2013: Forum Cultura “ 39

Sommario

Immagine di copertina:base DEM NASA-SRTMelaborata da Alberto Di Gioia

Dislivelli.euTestata registrata presso il Tribu-nale di Torino in data 21 aprile2010 (Iscrizione numero 23)ISSN 2039-5442 - Dislivelli (To-rino) - [Online]

EditoreAssociazione Dislivelli

Direttore responsabileMaurizio Dematteis

RedazioneIrene BorgnaEnrico CamanniAlberto Di GioiaRoberto DiniMattia GiusianoFrancesco PastorelliGiacomo PettenatiValentina PorcellanaDaria Rabbia

ImpaginazioneAlberto Di Gioia

——————————-Rivista realizzata in Viale Pier An-drea Mattioli 39, 10125 Torino,Tel. +39 0115647406, Mob. +393888593186, [email protected]

Con il contributo di:

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Direttore responsabile Maurizio Dematteis

Torino perde le Alpi

La chiusura di Alp e della Rivista della Montagna è una notiziamolto grave per Torino. E giunge in un periodo in cui il rap-porto tra il capoluogo piemontese e le sue montagne è andatovia via smagrendosi e impoverendosi. Torino non è mai statacosì isolata dalle Alpi come oggi.

La chiusura di Alp e della Rivista della Montagna, recentementeriunite in un solo periodico, è una notizia molto grave per Torino eil suo rapporto con le Alpi, che invece di rafforzarsi in occasionedell’appuntamento olimpico è andato via via smagrendosi e impo-verendosi, fino a perdere tutta la sua preziosa tradizione editoriale,nonché la lunga esperienza delle Comunità montane, le lungimi-ranti politiche dei parchi, il Salone della montagna, eccetera. To-rino non è mai stata così isolata dalle sue Alpi ed è più che maiurgente che, con l’aiuto della Compagnia di San Paolo, si ripartaper fondare, o meglio rifondare, un legame culturale con le mon-tagne, da cui possono discendere azioni sociali e politiche per ilterritorio.In qualità di testimone e protagonista delle avventure giornalistichetorinesi, voglio almeno ricordare la genesi e un po’ di storia dellaRivista e di Alp, che risposero non solo a un’esigenza del mercato,ma soprattutto fecero seguito a un fertilissimo lavoro di discus-sione e progettazione intellettuale, segno di tempi assai più fertilidi quelli attuali.In corrispondenza del Sessantotto vivaci fermenti culturali scos-sero il mondo dell’alpinismo torinese, sempre ricettivo nei confrontidell’innovazione, e maturarono le premesse per una rivista “laica”che prendesse educatamente le distanze dagli organi istituzionalidel CAI e si avviasse verso il professionismo. La Rivista della mon-tagna nacque nel 1970 grazie all’iniziativa di un pugno di amiciappassionati, squattrinati e con idee molto chiare sull’informa-zione:«Un gruppo di giovani alpinisti piemontesi – si legge sul primo nu-mero – ha recentemente costituito a Torino un Centro di Docu-mentazione Alpina, per la raccolta e lo studio del materiale utilealla conoscenza di ogni aspetto della montagna. Tra le altre ini-ziative essi hanno pensato a una rivista, su cui pubblicare i risultatipiù interessanti delle proprie ricerche, dedicata in modo particolareagli alpinisti che intendono la pratica della montagna come unaforma di arricchimento culturale, oltre che un fatto sportivo o unapiacevole forma di evasione contemplativa».

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di Enrico Camanni

Torino non è mai stata così iso-

lata dalle sue Alpi ed è più che

mai urgente che [...] si riparta per

fondare, o meglio rifondare, un

legame culturale con le monta-

gne.

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Accanto all’editoriale non appare un “duro” arrampicatore armatodi martello e chiodi, ma tre portatrici di fieno sullo sfondo delle Le-vanne. Il direttore è Piero Dematteis e la Rivista annovera firmeprestigiose come Paolo Gobetti, Marziano Di Maio, Gian PieroMotti; successivamente entrano Alberto Rosso e Giorgio Daidola.La redazione è un vivacissimo laboratorio di idee, che, in un tempoin cui le Alpi non sono ancora “terra” completamente divulgata,partoriscono selezionati articoli sulla cultura e l’economia alpinaed esemplari monografie escursionistiche, alpinistiche e sci-alpi-nistiche. Un giusto insieme di spirito critico, approfondimentoscientifico e intento divulgativo, reso chiaro e piacevole dalla pe-rizia grafica di Luciano Muzzarini.Alla fine degli anni Settanta il quadro è già completamente cam-biato. È l’alba dell’alpinismo sportivo, e le riviste devono tenere ilpasso degli alpinisti. In Italia il 1980 segna l’avvento di Airone, ilmensile patinato di divulgazione naturalistica che farà scuola atutto il settore. In Francia i periodici Alpinisme et Randonnée eMontagnes Magazine rivoluzionano la grafica e il modo di raccon-tare la montagna. Lo stesso alpinismo stenta a riconoscersi: ir-rompono gli exploit e le immagini dell’arrampicata sportiva, ifuturistici concatenamenti di cime e pareti alpine, le galoppatesugli ottomila himalayani. E così, mentre già si mormora di garedi arrampicata, la Rivista della Montagna diretta da Roberto Man-tovani subisce la concorrenza di un nuovo giornale colorato e ag-gressivo come i nuovi tempi: si chiama “Alp, vita e avventura inmontagna”.Il mensile Alp, che fondo personalmente nel 1985 con Furio Chia-retta, Giorgio Vivalda e la sua giovane casa editrice, nasce sul-l’onda dell’arrampicata sportiva e delle denunce ambientaliste.L’ambizione e l’innovazione del giornale consistono nel raccontarei fatti della montagna con gli strumenti giornalistici ed estetici dellealtre riviste, senza rifluire nelle logiche sempre più asfittiche dellacomunità alpinistica. Alp parla di alpinismo con le parole e le im-magini del giornale sportivo, un fatto nuovo nel mondo della mon-tagna italiana, e affronta senza condizionamenti i grandi problemidel territorio e dell’ambiente alpino, lo sfruttamento turistico, il de-grado, la salvaguardia, le politiche dei parchi. Nel tempo la rivistasi trasforma più volte sotto la guida di Marco Ferrari e Linda Cot-tino, poi il Centro di Documentazione Alpina e l’editore Vivaldaconfluiscono in un’unica casa editrice, unendo forze e criticità, fin-ché un redattore storico – Walter Giuliano – riprende in mano ilprodotto per cercare il rilancio. Il resto è cronaca di oggi, comescrive il segretario di redazione Marcos Devalle in una mesta mailindirizzata ai collaboratori:

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«La testata Alp sta per uscire con l’ultimo numero (il 288) dellasua storia, durata quasi 28 anni. All’inizio del mese in corso, infatti,la Vivalda Editori, proprietaria del mensile, ha avuto confermadagli enti preposti della messa in Cassa integrazione straordinariaper 24 mesi dei suoi dipendenti, periodo che prelude alla cessa-zione dell’attività…Salutiamo cordialmente, sperando di poter dare continuità, sep-pure in contesti diversi, all’esperienza fin qui maturata».

Enrico Camanni

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Gli impianti di risalita scendono in piazzadi Simone Bobbio

Lunedì 22 marzo gli addetti agli impianti sciistici del compren-sorio Via Lattea hanno chiuso skilift, seggiovie e ovovie e sonoscesi a Torino scioperando contro la mancata erogazione allaSestriere S.p.A. Mentre le altre società di gestione piemontesisi sentono addirittura dimenticate.

Lunedì 22 marzo scorso si è svolta a Torino, davanti alla sede delConsiglio regionale piemontese, una curiosa manifestazione. Gliaddetti agli impianti sciistici del comprensorio Via Lattea hannochiuso skilift, seggiovie e ovovie e sono scesi nel capoluogo scio-perando contro la mancata erogazione alla Sestriere S.p.A. del fi-nanziamento regionale per l’innevamento programmato. All’iniziodella stagione sciistica, infatti, era stato trovato un accordo tra i ge-stori di impianti a fune e la Regione Piemonte che avrebbe soste-nuto la produzione di neve artificiale per puntellare l’economia diun settore economico vitale per la montagna, ma afflitto da unacrisi ormai conclamata. Sono passati i mesi, l’inverno non è statoparticolarmente avaro di precipitazioni nevose, ma il più grandecomprensorio delle Valli Olimpiche, a partire dal 18 marzo, ha do-vuto chiudere 10 impianti di risalita e tagliare anticipatamente 40contratti di lavoro stagionale per far fronte ai 6 milioni di euro chel’azienda aspetta dalle casse regionali. Da qui la protesta di tuttigli operai della neve e dei maestri di sci a sostegno dei colleghi la-sciati a casa. Abbiamo assistito a un interessante cortocircuito dove i lavoratori,sostenuti dalla Cgil, non hanno scioperato contro i propri datori dilavoro, una società per azioni con la propria personalità giuridicae autonomia patrimoniale, ma contro l’ente pubblico che ha ritar-dato l’erogazione di finanziamenti la cui legittimità potrebbe esseresollevata in sede europea se violasse le norme sui contributi pub-blici a imprese private. L’ulteriore dimostrazione che, a differenzadi quanto si afferma ogni anno a inizio inverno, il comparto dellosci in Italia non gode affatto di buona salute, come è già stato rac-contato nel numero di dicembre di questo stesso webmagazine.La questione è estremamente delicata poiché l’economia che ruotaintorno alla neve è certamente una risorsa fondamentale per moltearee della montagna piemontese e italiana. Il caso specifico dimo-stra come non siano a rischio soltanto posti di lavoro direttamenteimpiegati nella gestione di impianti e piste, ma come la congiunturanegativa stia già determinando difficoltà in tutto l’indotto, fatto di

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attività commerciali e turistiche che vivono grazie allo sci. Nel frattempo lo sciopero ha costretto la Giunta Cota a trovare unaccordo con la Sestriere S.p.A., che ha riaperto gli impianti e rias-sunto gli addetti. Il contenzioso però si è successivamente allargatoalle altre società di gestione di impianti a fune in Piemonte, che ac-cusano la Regione di sleali favoritismi nei confronti della Via Lattea.Insomma, è necessaria una drastica riorganizzazione dell’interosettore prima che, trattando di neve, non si generi il classico effettovalanga. Simone Bobbio

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Bottega dell’Alpe: la tradizione si innova di Daria Rabbia

Un nuovo progetto di Uncem Piemonte rivolto ai produttoriagroalimentari e dell’artigianato delle valli montane piemontesiper promuoverne i prodotti attraverso i nuovi media.

La Bottega dell’Alpe è un’associazione aperta a piccoli produttori,ristoratori, ma anche a persone fisiche, associazioni, enti e istitu-zioni che operano nel settore del commercio per la promozionedelle Terre Alte. Sviluppata da Uncem Piemonte insieme alla so-cietà Piemonti Risorse e con il sostengo della Camera di Commer-cio di Torino, risponde alla necessità di lanciare un’immagineintegrata delle eccellenze piemontesi, inserendole nei mercati na-zionali ed internazionali attraverso nuove vie di vendita e di com-mercio. La Bottega dell’Alpe, oltre a essere un marchio che produttori e ar-tigiani associati possono apporre accanto al proprio come certifi-cazione della provenienza e della qualità del prodotto, è un sitoInternet di e-commerce che, dal prossimo luglio, offrirà a prodottie manufatti delle montagne piemontesi uno spazio nel mercato vir-tuale. «Soprattutto all’estero, il fenomeno dell'e-commerce è in fortissimacrescita – spiega Marco Bussone, curatore del progetto e rappre-sentante di Uncem e Piemonti Risorse –. Eppure molti piccoli epiccolissimi produttori agroalimentari e di artigianato difficilmentesi butterebbero in un progetto di questo tipo, innanzitutto a causadei costi connessi alla creazione e alla gestione del sito. In un mo-mento così complesso dal punto di vista economico, la Bottegadell’Alpe offre loro una nuova rete di vendita e strategie di marke-ting all’avanguardia». Sul sito ogni impresa avrà un profilo recante tutte le informazionisul suo prodotto: caratteristiche, provenienza e preparazione.Carni, formaggi, vini, frutta e verdura delle Terre Alte formerannola sezione enogastronomica, affiancata a quella dedicata all’arti-gianato tipico, le pentole in rame di Alpette o il mattarello in legnodella Valle Varaita per esempio. On line si potranno acquistareanche libri di montagna e pacchetti escursionistici alla scopertadelle aree montane piemontesi. Creare un sito multiprodotto, cheespone e mette in vendita merci diverse, consente una maggiorevisibilità sul web e sui principali motori di ricerca. A Torino i partner del progetto stanno organizzando un magazzinodove verranno confezionati i pacchi contenenti i prodotti prenotati

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La Bottega dell’Alpe:

http://goo.gl/tt8PU

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sul web che verranno consegnati dai corrieri entro cinque/sei giornidalla data di ordinazione. Il servizio è rivolto a famiglie, ristoratori,negozianti e gruppi di acquisto solidale italiani o europei. In città La Bottega dell’Alpe sta cercando di sfondare un’altra porta:quella di bar, trattorie e ristoranti interessati a promuoverne i pro-dotti, offrendo ai torinesi la possibilità di gustare e poi acquistarele eccellenze enogastronomiche di Valle. Alcuni locali hanno giàaderito all’iniziativa, impegnandosi a inserire i prodotti della Botteganei loro menu e ad allestire una vetrina dedicata per invogliare ipropri clienti a consultare il sito, prendere contatti con i produttorie magari andare ad acquistare in Valle, a un tiro di schioppo dallaporta di casa. «Salvo qualche rarissimo caso – denuncia Bussone– a Torino non ci sono negozi o ristoranti che vendano, usino e pro-muovano i prodotti della montagna. Questo progetto potrebbe ser-vire anche a sensibilizzare gestori, negozianti e consumatori suquesta carenza».Il progetto è stato lanciato da qualche settimana e sono state rac-colte una ventina di adesioni, anche grazie alle Comunità montaneche hanno segnalato aziende potenzialmente interessate a entrarenella rete. Hanno aderito non solo le imprese più giovani, spessonate dall’iniziativa di nuovi abitanti della montagna, naturalmentepiù propensi alla sperimentazione di nuove forme di mercato e co-municazione, ma anche quelle “storiche”, dei montanari d’antan,promotori di un cambiamento in grado di superare la visione checostringe le Terre Alte ai margini dei mercati e del processo pro-duttivo. Daria Rabbia

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Info:

www.bottegadellalpe.it

[email protected]

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150 x 150di Maurizio Dematteis

Si chiama 150 x 150° - Montagna da tutelare, ed è una raccoltaattuata su tutto il territorio nazionale di 150 “casi” di carattereambientale: buone pratiche, bellezze e denunce per tener destal’attenzione su un ambiente montano unico al mondo.

Nell’ambito delle manifestazioni del 150° anniversario della fonda-zione del Cai, la Commissione tutela ambiente montano (Tam) harealizzato un progetto di rilevanza nazionale, grazie all’aiuto dellecentinaia di operatori regionali, nazionali e soci, che fanno della di-fesa del territorio uno dei principali motivi di appartenenza al Cai.Si chiama 150 x 150° - Montagna da tutelare, ed è una raccolta at-tuata su tutto il territorio nazionale di 150 “casi” di carattere am-bientale: buone pratiche, bellezze e denunce per tener destal’attenzione su un ambiente montano unico al mondo.Il progetto prevede un evento (tutte le prime domeniche dei mesida marzo a settembre 2013 si terranno delle uscite in compagniadegli operatori Tam in tutta Italia) e una scheda per ogni “caso”, daraccogliere in un database permanente, consultabile al seguenteindirizzo: http://www.cai-tam.it/150x150/index1.html.

Per saperne di più guarda la

video intervista a Maria Grazia

Busegan, responsabile del

progetto:

http://youtu.be/aitrKQyMC5Y

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Novalpdi Irene Borgna, Federica Corrado, Maurizio Dematteis, Alberto DiGioia, Erwin Durbiano

La ricerca di Novalp, “Nuovi abitanti nelle Alpi”, sta per giun-gere alla sua conclusione. In attesa dei risultati finali, che arri-veranno per l’estate, i ricercatori di Dislivelli presentano alcuni“assaggi” del loro lavoro di ricerca sul campo.

La ricerca Novalp, “Nuovi abitanti nelle Alpi”, portata avanti dall’as-sociazione Dislivelli nel corso del 2012 e in questi primi mesi del2013, sta per giungere alla sua conclusione. Per dare un primo ri-torno agli interessati, in attesa di presentare i risultati finali, attesiper l’estate, i ricercatori di Dislivelli offrono alcuni assaggi dei risul-tati da loro ottenuti attraverso la ricerca sul campo.Vale però la pena, prima di presentare queste anteprime, ripercor-rere la strada che ci ha portato a indagare il fenomeno migratorio,analizzando la situazione all’interno delle Alpi italiane, al fine dicomprenderne e descriverne i protagonisti, cioè i cosiddetti “nuoviabitanti della montagna”.Una prima indagine su quattro comunità montane del Piemonte(pubblicata nel volume “Montanari per scelta”, a cura di G. Demat-teis, ed. F. Angeli, 2011), condotta dalla nostra Associazione nel2010 e 2011, ha rivelato l’ampiezza del fenomeno dei nuovi inse-diati in ambiente montano e la sua rilevanza per le politiche di ri-nascita delle aree marginali alpine.L’interesse suscitato da questa prima indagine ha suggerito diestendere la ricerca ad altre regioni dell’arco alpino, in particolarein aree che hanno subito processi di spopolamento, abbandono edegrado che minacciano la conservazione e la fruizione del patri-monio di risorse primarie, ambientali, culturali e paesaggistiche.Così nasce l’idea della nuova ricerca, Novalp, che grazie a un con-tributo dalla Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino, si pro-pone di analizzare il fenomeno dei nuovi insediati (famiglie,imprese, comunità) negli ultimi anni in alcune aree-campione, di-stinguendoli in base alle loro caratteristiche (provenienza, età, at-tività svolta, motivazioni, ecc.) e a quelle delle località diinsediamento (accessibilità, dimensioni demografiche, servizi, ri-sorse territoriali, ruolo delle istituzioni locali, ecc).La ricerca, di tipo esplorativo, è finalizzata a ottenere una cono-scenza preliminare, ma sufficientemente documentata, del feno-meno, suscettibile poi di eventuali approfondimenti. Essa tienepresenti le indicazioni derivanti dalla letteratura internazionale sul

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tema e si avvale di un’analisi empirica del fenomeno, realizzata apartire dai dati demografici e di contesto disponibili da fonti ufficialia livello comunale per tutto l’arco alpino.Lo studio si è concentrato sostanzialmente sull’arrivo recente dinuova popolazione insediata, la cui scelta residenziale si è confer-mata essere di lungo periodo; proprio per questo ha favorito l’in-nescarsi di relazioni con i vecchi abitanti, la realizzazione di nuovaimprenditorialità o l’inserimento nel mondo lavorativo locale, la par-tecipazione alla vita sociale e lo scambio culturale.Il primo passo della ricerca è stato quello di individuare, attraversoi dati demografici, 10 aree alpine “interessanti” dal punto di vistadelle dinamiche demografiche. Dopodiché, un volta individuati al-cuni “testimoni locali privilegiati”, si è proceduto alla raccolta di in-formazioni e materiale sulle aree. Terzo step, l’incontro di alcuni“nuovi abitanti”, selezionati sulla base delle categorie maggior-mente rappresentative.

Cominciamo dalla Valle di Susa, dove si legge tra gli appunti: «Leanalisi demografiche mostrano come negli ultimi dieci anni la valleregistri un tendenziale aumento della popolazione intorno al 6%.Questo valore complessivo si differenzia però molto all’interno delterritorio: nei centri principali di alta e media valle si registra un sen-sibile aumento della popolazione (Bardonecchia, Oulx e Susa),stesso segno positivo anche nei comuni di bassa valle più a con-tatto con la metropoli torinese ma dove si può già godere di unostile di vita diverso, a contatto con la natura. Interessante, anchese ancora circoscritta nei numeri, la tendenza in positivo che si re-gistra in alcuni comuni di media e alta valle, nei quali, pur rima-nendo fuori dai tradizionali circuiti turistici, la presenza di specificherisorse territoriali locali è risultata capace di attrarre nuova popola-zione. Nei territori interni di media valle, invece, meno connessi e più dif-ficilmente raggiungibili, si evidenzia un continuo calo demografico.In relazione a questa situazione si può evidenziare, in linea gene-rale, un mutamento demografico correlato a due movimenti: unprimo movimento interno alla valle, dovuto allo spostamento di po-polazione verso i centri che offrono maggiori servizi in termini cul-turali, sociali, economici in rapporto a un costo della vita piùcontenuto; un secondo movimento determinato dall’arrivo di nuoviabitanti provenienti da territori “altri”: in primo luogo territori urbani,essenzialmente quelli della vicina corona metropolitana di Torino,in secondo luogo paesi extraeuropei o recentemente entrati a farparte dell’Unione europea». (Federica Corrado)

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Situazione differente per quanto riguarda la Valle Gesso, una vallein cui «oggi l’emorragia di popolazione sembra essersi arrestata oquantomeno aver rallentato di molto. Sembra. Infatti per ottenereuna fotografia reale della situazione, occorrerebbe sottrarre dal nu-mero dei residenti che risultano iscritti all’anagrafe, la cifra degli in-testatari di seconde case, piuttosto numerosi in tutti e tre i comunidella valle (basti pensare che Entracque conta un 80% di secondecase disabitate per buona parte dell’anno - dato fornito dal Sindacodel paese). Inoltre alcuni dei residenti riportati dall’anagrafe hannosemplicemente ereditato una casa in paese, ma in realtà vivonoaltrove. Come ha efficacemente sintetizzato una signora di Roa-schia: ‘Qui gli abitanti aumentano solo sotto terra: i roaschini muo-iono lontano e vogliono essere seppelliti in paese. Così al comunetocca pure spendere per ingrandire il cimitero’. In base a quantodetto, va dunque assunto con un occhio critico il numero degli ef-fettivi dei tre comuni, omogenei anche sotto l’aspetto della margi-nalità (molto debole), dell’isolamento (debole), dell’autonomiafunzionale per attività minime (standard) e dell’autonomia funzio-nale per attività superiori (in tutti e tre i casi, debole). Volendo rias-sumere in poche righe la situazione di Roaschia, Valdieri eEntracque si può dire che si tratta di tre paesi tuttora in fase di leg-gero decremento demografico, con una significativa differenza:Valdieri e Entracque, insieme, riescono a mantenere (a fatica e peril momento) i numeri minimi per tenere aperte le scuole dell’infan-zia, elementari e medie, due uffici postali, due farmacie e un certonumero di esercizi e servizi legati al settore turistico. Solo la postaè invece presente a Roaschia, paese con un’età media molto piùelevata degli altri due (59 anni contro i 46 di Valdieri e i 47 di En-tracque) che si configura come una località ‘dormitorio a bassoprezzo’ per chi lavora altrove, un paese che nemmeno in estateriesce a offrire impiego ai residenti nel settore turistico […] I nuoviabitanti per scelta sono i soggetti più propositivi nel panorama lo-cale, sia dal punto di vista economico che culturale. Hanno un ap-proccio critico e innovativo nei confronti del luogo che hanno elettoa dimora. Infatti la scelta consapevole di trasferirsi “fa problema” achi la intraprende, che è messo continuamente di fronte ai motiviche lo hanno mosso e lo spingono a rimanere in montagna. Tuttigli intervistati vengono da città di pianura o di mare: trasferirsi inValle Gesso ha consentito loro di fare un “giro largo” e di confron-tare le proprie realtà d’origine, alle quali spesso tornano, con la de-stinazione alpina scelta come tappa o come fermata definitiva dellaloro vita. Questo continuo raffronto è uno stimolo a interpellare lamontagna, per cavarne sempre nuovi spazi di significato e d’esi-stenza. L’occhio del forestiero riesce a meravigliarsi di ciò che vede

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e che ai locali sembra ordinario e a trasformarlo in opportunità: rie-sce a immaginare nuove gestioni di vecchi esercizi (al di là delleinterviste, numerose attività commerciali e ricettive sono stateaperte in valle da forestieri o con la partecipazione di forestieri) op-pure a vedere in aspetti consueti del paesaggio e della cultura lo-cale elementi da valorizzare. Come il poeta dallo sguardo duplice,in limine tra realtà e immaginazione, del Leopardi dello Zibaldone,anche il nuovo abitante per scelta, venuto da fuori per restare,«vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà cogli orecchi unsuono di una campana; e nel tempo stesso coll’immaginazionevedrà un’altra torre, un’altra campagna, udrà un altro suono”. (IreneBorgna)

In Val Tanaro e nelle Valli dell’Imperiese: «Partendo dall’analisidai dati demografici e di contesto disponibili da fonti ufficiali, sonostati individuati due comuni in Valle Tanaro (Bagnasco e Garessio)e uno nelle valli dell’Imperiese (Chiusavecchia), selezionati in baseal loro trend demografico significativamente positivo.La Valle Tanaro, da una prima analisi di dati e informazioni raccolte,si caratterizza per l’attrazione di un alto numero di Necessitati (per-sone la cui scelta insediativa non è legata ad alcuna particolarespecificità dell’ambiente naturale, produttivo, sociale o culturaledella montagna, ma è soprattutto dettata dalla necessità di ridurrei costi della casa e della vita e di raggiungere facilmente un postodi lavoro qualsiasi nei dintorni), e in specifico immigrati che arrivanoda paesi non europei. Segue, ma a forte distanza, la classe degliIntegrati, e nello specifico degli anziani originari che ritornano unavolta finita la carriera professionale in città. Sono praticamente as-senti le categorie dei Produttori e degli Innovatori (per la definizionedelle classi vedi “Montanari per scelta”, a cura di G. Dematteis, ed.F. Angeli, 2011).Per quanto riguarda le valli dell’Imperiese, accanto a una forte pre-senza di Necessitati (in specifico anche qui immigrati che arrivanoda paesi non europei), si segnalano dei numeri non irrilevanti diAbitanti giovani (spesso pendolari che lavorano in riviera), Produt-tori e Innovatori”. (Maurizio Dematteis)

Per quanto riguarda le aree venete di Val Morel, Agordino, Zol-

dano e Cadore, «il primo approccio, a partire dal Bellunese, èquello di un sistema, nella sua complessità, problematico. Cosìcome indicato da alcuni amministratori locali, la crisi sistematicadel sistema dell’occhialeria e del turismo, legati a storie differenti,contraddistinguono i diversi luoghi per grandi problematiche legateal lavoro (occupazione e imprenditoria). Il sistema economico per

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molti anni è stato, ed è tuttora, contraddistinto da mono-economie,che hanno segnato il destino dei territori nelle ultime decadi alpunto da rendere oscuro un percorso di uscita. A questo si associala crisi del sistema amministrativo locale: una Provincia commis-sariata distante dal territorio, le politiche regionali carenti di ‘mon-tagna’, la debolezza delle amministrazioni locali, il refrain delleComunità montane (qui avviate in un percorso di trasformazioneverso l’unione di comuni). Ma interessanti segnali di cambiamento emergono proprio dall’og-getto di studio di Novalp: il carattere del nuovo abitante. L'ambiva-lenza del termine ‘carattere’ in questo caso è molto efficace, inquanto, oltre alla diversità delle esperienze dei nuovi abitanti, dal-l'allevamento in Val Morel ai servizi del Comelico, un aspetto co-mune degli interessati sono proprio l'entusiasmo e il carattere dacui deriva. Tutto riflesso nell'invenzione e la proposizione di lavorinuovi, neanche sempre ‘tradizionali’, basati spesso su settori anti-ciclici o aggrappati a nicchie di mercato, valide alternative ai settoriprevalenti in crisi. Questo entusiasmo deriva sia dai cambiamentiradicali degli stili di vita, sia dalle possibilità di realizzazione delleproprie idee progettuali, in alcuni casi difficilmente realizzabili inuna grande città o al di fuori dell'ambiente alpino. Le esperienze divita (e di lavoro) delle persone sono molto diverse tra loro, dall'ap-passionato sportivo oggi gestore di rifugio a liberi professionisti eintellettuali impiantatisi in montagna, ma c'è un punto di contattodi questo entusiasmo ed è proprio raffigurato dalle possibilità finoraofferte dalla montagna. Ci si potrebbe chiedere se tale entusiasmonon sia frutto di ingenuità derivata dallo scarso radicamento, senon da inesperienza. Ma così non è, perché ci sono i casi di per-sone già radicate da tempo e ci sono casi recenti con occupazionie attività già piuttosto ramificate sul territorio, o il multilavoro (e mul-tiresidenza alla Perlik).Nell'Agordino incontriamo un gestore di rifugio, giovane sportivonon di professione, che da Treviso ha trovato lì la sua dimensioneideale, riflessa nello stretto contatto con la montagna, le attività chepropone per il rifugio, le innovazioni pensate e progettate (l'osser-vatorio astronomico e le attività per turisti scoperti astrofili), la ne-cessità di impegnarsi anche fisicamente per la riuscita del progettodi vita. Casi molto diversi in Val Morel, in cui è molto radicato il settore pri-mario (allevamento e lattiero caseario), in cui alcuni nuovi abitantiportano idee nuove nella trasformazione dei settori tradizionali: daicapi di allevamento e la biodinamica all'agriturismo gestito da in-tellettuali, inseriti nella rete Slowfood per la coltivazione del fagioloGiàlet.

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Un particolare che accomuna queste prime esperienze è anche ilrelativo carattere di connessione con le zone urbane di pianura:per niente isolati dal contesto che li circonda, il caso della Val Morel- a 15 minuti d'auto da Belluno - è esemplificativo di come si possavivere fuori dalla città senza fare a meno della città e delle sue at-tività. Anzi: tutto sommato vivendo ancora meglio tale rapporto,avendo a disposizione mondi di diverso tipo.Classici innovatori nello Zoldano, amenity migrants che - con formedi multi-residenza e multilavoro - affrontano il tema della trasfor-mazione delle realtà locali da più punti di vista. Dai corsi di linguaassociati alle attività di alpinismo in una società gestita da una cop-pia di stranieri (lei ex-architetto di Londra, lui ex-guida alpina in Ca-talogna), allo sfruttamento e al recupero della borgata di Colcerver,qui sì piuttosto isolata, disabitata negli ultimi trent'anni, tornata avivere con 6 nuovi residenti, villeggiatura estiva, un bed and bre-akfast inserito nei circuiti internazionali, gestito da persone che purvivendo lì hanno attività in altre grandi città. E la borgata potrebbetrasformarsi, nel tempo, in nucleo abitato con l'aumentare della po-polazione, la costruzione dell'acquedotto e la fornitura di servizi dibase.Il tema della nuova occupazione, della riconversione imprendito-riale e dei servizi - e l'assistenza sociale - accomuna i casi indivi-duati nel Comelico delle Regole, in cui compare il casoemblematico dei nuovi abitanti immigrati africani della primaveraaraba, i problemi posti dall'integrazione con le persone ma anchela versatilità del territorio - e degli amministratori locali - ad assor-bire l'evento all'interno delle dinamiche locali. Si formano alcunenuove famiglie, si plasma una nuova realtà non tanto prova di iden-tità, quanto di coesione e capacità di saper costruire, dall'interno,un futuro. (Alberto Di Gioia e Erwin Durbiano)

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Rieti: da marginali ad aree internedi Maria Cavallo Perin

Lunedì 11 e martedì 12 marzo si è tenuto a Rieti il secondoForum Aree interne: nuove strategie per la programmazione2014-2020 della politica di coesione territoriale per proseguirenella costruzione della strategia nazionale, avviata a Roma daiministri Balduzzi, Barca, Catania, Fornero e Profumo il 15 di-cembre scorso.

Nel corso dell’incontro dell’11 e 12 marzo tenutosi a Rieti, si è ra-gionato sui principali fattori di sviluppo (risorse naturali e culturalie sistemi agro-alimentari di qualità) e sulle condizioni minime ne-cessarie a costruire una vera strategia: servizi per l’istruzione, sa-lute e mobilità. Hanno partecipato molti Sindaci, illustrando lestrategie di sviluppo territoriale di area vasta, che hanno portatonel corso degli anni all’accorpamento progressivo in Unioni di Co-muni. Questo aspetto è stato messo in luce in più interventi, tra cuiquello di Borghi (Uncem) e di Mauro (Anci piccoli comuni), chehanno sostenuto la necessità di pervenire in tempi rapidi all’accor-pamento dei Comuni in Unioni sulla base di una suddivisione delterritorio italiano che tenga conto delle esigenze di sviluppo socio-economico e territoriale, oltreché della necessità di organizzarel’esercizio associato delle funzioni e dei servizi comunali. Tutti irappresentanti delle Comunità locali hanno ribadito che senza lamodifica del patto di stabilità non è più possibile fare investimenti.Il Ministro Barca ha concluso con le proposte da sottoporre al con-fronto con le Regioni. In primo luogo la strategia si basa su unadomanda del mercato che richiede e valorizza la diversità, questoè un punto di forza per le aree interne, che offrono prodotti agricolie turistici di qualità. E’ quindi fondamentale il ruolo dell’agricoltura,che va promossa anche favorendo l’uso delle terre incolte (usi ci-vici, demanio, ecc.) e la ricomposizione fondiaria. Le aree interneinoltre dispongono di un patrimonio naturale (aria, acqua, vento,sole) da mettere in gioco nel rapporto con le aree urbane: su que-sto punto occorre una tutela attiva. Occorre promuovere il lavoroper favorire l’incremento demografico.Per avviare la nuova fase di programmazione sono necessariequattro condizioni preliminari alla strategia, da inserire nell’accordocon la Commissione Europea: gestione associata dei servizi edelle funzioni comunali per aree funzionali alla pianificazione terri-toriale; politiche scolastiche orientate a valorizzare la cultura (af-finché i ragazzi abbiano gli strumenti per decidere se andarsene o

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vedi articolo precedente sul

tema delle Aree interne:

http://goo.gl/PP3k6

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restare) e le tradizioni produttive dei luoghi, a tenere le scuoleaperte come centri civici, a utilizzare gli strumenti multimediali permettere in rete le differenti realtà locali, organizzate in modo sem-pre più autonomo;politiche socio-sanitarie: quadro epidemiologico chiaro a disposi-zione dei Comuni, che devono essere coinvolti su come migliorarei servizi di diagnostica (anche tramite strumenti multimediali) e diemergenza, per garantire pari condizioni di assistenza a frontedella chiusura dei piccoli ospedali e della riduzione della spesa sa-nitaria; modifica del patto di stabilità e avvio della futura fase di pro-grammazione con strumenti di pianificazione territoriale insostituzione dei tradizionali bandi settoriali.Saranno discusse con le Regioni tre ipotesi per la programmazione2014-2020: quella attuata direttamente dalle Regioni, quella più at-tenta al metodo, che prevede progetti pilota concordati tra Stato eRegioni, con il supporto di laboratori progettuali cui partecipano iMinisteri, e infine quella più cogente che prevede una federazionenazionale di progetti.Maria Cavallo Perin

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Gulliverdi Simone Bobbio

Non esistono più scialpinisti che il giorno prima della gita nonconsultino un sito di fiducia per conoscere le condizioni dellaneve. Gli indirizzi sono ormai tanti, ma in Piemonte il più se-guito rimane Gulliver (www.gulliver.it), il primo e storico sito in-ternet di questo genere.

Esistono ancora scialpinisti che, la sera prima di una gita, nonfanno un giro su internet per raccogliere informazioni sulle condi-zioni della neve nei tanti siti che offrono aggiornamenti sugli itine-rari effettuati negli ultimi giorni dagli utenti stessi del portale? L’offerta è ampia e variegata, prevalentemente suddivisa tra Alpiorientali, centrali e occidentali. A est il riferimento è Over the top; imilanesi utilizzano particolarmente il portale francese Camp tocamp e quello italiano On-ice su cui si trovano relazioni di gite nellemontagne lombarde, svizzere, del Piemonte orientale e della Valled’Aosta; in Piemonte spopola Gulliver, il primo e storico sito internetdi questo genere. Il meccanismo di funzionamento è molto semplice e si adatta inmaniera esemplare alle attività che si praticano in montagna d’in-verno, poiché consente di dare informazioni quasi in tempo realesulle condizioni assai mutevoli di neve e ghiaccio. Tutti gli utentidel sito possono inserire descrizioni di gite e commenti aggiun-gendo immagini e osservazioni su temperatura, stato del mantonevoso, compattezza del ghiaccio e su valanghe eventualmentecadute in prossimità dell’itinerario. Richiede un piccolo sforzo divolontà: alla sera, tornati a casa dall’impresa, si ripone l’attrezza-tura e si accende il computer per fornire informazioni quanto piùattuali. Insomma, il cosiddetto web 2.0 applicato all’alpinismo, dovel’opportunità di partecipazione interattiva non si limita al post finea se stesso, ma assume un’utilità anche a livello di sicurezza. Per il progetto “Torino e le Alpi”, il cui obiettivo è sviluppare i legamitra la città e le montagne che la circondano, abbiamo intervistatoAlberto Giolitti, fondatore del sito Gulliver che dal lontano 1996offre un patrimonio di notizie e informazioni autogenerate e auto-gestite su itinerari di scialpinismo, arrampicata su ghiaccio, escur-sionismo estivo e invernale, alpinismo e roccia, mountain bike etutte le attività che si praticano in montagna. È la storia di un infor-matico e guida alpina di Ivrea che lavora per la Olivetti e vienemandato in California, nella Silicon Valley, ad aggiornarsi sullenuove frontiere della tecnologia. Torna in Italia quando il web è an-

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Over the top:

www.thetop.it

Camp to camp:

www.camptocamp.org

Gulliver:

www.gulliver.it

On-ice:

www.on-ice.it

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cora agli albori e apre il primo sito internet dedicato alla comunitàdi frequentatori della montagna. A distanza di 16 anni, in un mondoche cambia a velocità vorticose e dove le mode passano rapida-mente, Gulliver è ancora uno strumento fondamentale di collega-mento tra novizi ed esperti dell’alpinismo, provenienti dalle pianure,dalle città e dalle montagne stesse.Simone Bobbio

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Ritornare per ripartire: la Rete del Ritornoall’Italia in abbandonodi Marco Magnone

La Rete del Ritorno all’Italia in abbandono da una parte orga-nizza iniziative, incontri, confronti, dibattiti negli spazi “reali”;dall’altra un “diario di viaggio” web (www.retedelritorno.it) checoinvolge chiunque voglia dare una mano o semplicemente cu-riosare e aggiorni il calendario degli eventi.

Nell’estate del 2011 stavo lavorando al mio “OFF. In viaggio nellecittà fantasma del Nordovest”. Non mi sembrò vero incappare,quasi per caso, nel primo “Festival nazionale del ritorno ai luoghiabbandonati”, che si svolgeva a Paraloup (Cn), storica borgata par-tigiana abbandonata, e dintorni. Nel pieno dei festeggiamenti per icentocinquant’anni dall’Unità d’Italia, per la prima volta incontravocosì testimoni e studiosi dell’abbandono, singoli e associazioni consensibilità e approcci distinti accomunati però dall’interesse perun’altra Italia: quella dei piccoli comuni, dei paesi in abbandono,dei quartieri urbani fantasma che legano il Paese da nord a sud.Quelle persone si confrontarono per un paio di giorni sulle possibilimodalità, pratiche e teoriche, di ritorno nelle diverse “terre fragili”,in quei margini così centrali in tutta la nostra penisola. Obiettivocomune era ricominciare a parlare di questi territori come di unarisorsa, del loro recupero come di uno scarto culturale, necessarioper immaginare nuovi immaginari e paradigmi, sociali ed econo-mici, in luogo dei modelli novecenteschi, il cui fallimento ci vienericordato ogni giorno dalle cronache nazionali e internazionali.Quella due giorni si concluse con un appello pubblico sul tema, acui ho aderito con entusiasmo, e con la sensazione diffusa che sifosse iniziato qualcosa di prezioso ma che nessuno ancora sapevadove avrebbe condotto sino in fondo. A due anni di distanza, siamo ancora all’inizio, ma abbiamo co-struito una rete, “Il paese che non c’è / Rete del Ritorno all’Italia inabbandono”, per dare continuità a quella prima esperienza edestenderne la portata. Il progetto, presentato ai Frigoriferi Milanesilo scorso 19 febbraio, ha tra i promotori la Fondazione Nuto Revelli,l’Associazione Thara Rothas, Doppiozero, l’Associazione DavideLajolo, Crissa / Centro studi sullo spopolamento calabrese, Terredi Mezzo street magazine, Comunità provvisoria dell’Irpinia eRe.Co.Sol, Rete Comuni Solidali, e tra i primi aderenti le associa-zioni Legambiente Piemonte Valle d’Aosta e Urbe / Rigenerazioneurbana, il Pav / Parco arte vivente, interessando anche scrittori

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come Giorgio Vasta e Franco Arminio. Le aree di azione sono due:da una parte iniziative, incontri, confronti, dibattiti negli spazi “reali”;dall’altra un “diario di viaggio” web (www.retedelritorno.it) che neracconti il percorso, contribuisca a farlo crescere attraverso il coin-volgimento di chi voglia dare una mano o semplicemente curiosaree aggiorni il calendario degli eventi. Entrambe hanno una geografiavariabile, orizzontale, ovvero prenderanno le forme che via via ri-sulteranno dalla sommatoria delle singole identità e contributi chei soggetti coinvolti vorranno e sapranno dare. Denominatore co-mune, l’istanza del ritorno come punto non di arrivo ma di partenza.Per questo abbiamo scelto il tornio quale simbolo: perché nell’eti-mologia del ritorno come “girare il tornio” c’è già la nostra idea dellavoro mentale, rotatorio, attraverso cui non rifugiarci in consola-torie fughe nostalgiche, ma far emergere nuove prospettive per unPaese, il nostro, in bilico.Marco Magnone

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Consulta il diario di viaggio

web di rete del ritorno:

www.retedelritorno.it

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Settimana Alpina: la Presidenza italianadella Convenzione delle Alpi è un’oppor-tunitàdi Federica Corrado e Cristiana Oggero

Dal 4 all’8 marzo 2013 si è tenuta a Bolzano la prima edizionedella Settimana della Primavera Alpina, importante iniziativadella Presidenza italiana della Convenzione delle Alpi alla qualeDislivelli ha portato il suo contributo.

Dal 4 all’8 marzo 2013 si è tenuta a Bolzano la prima edizione dellaSettimana della Primavera Alpina, un’iniziativa della Presidenzaitaliana della Convenzione delle Alpi. Il Programma della Festadella Primavera Alpina ha previsto incontri e workshop sui temi dimaggiore interesse per la macroregione in questione. Gli incontrisi sono focalizzati su alcune tematiche chiave quali: i cambiamentidemografici e il mercato del lavoro, la gestione della risorsa idrica,i servizi ecosistemici, il patrimonio alpino e l’Unesco, l’agricolturaalpina anche in relazione all’Expo 2015, le risorse energetiche nelleAlpi, la strategia 2020 per la macro-regione alpina, le nuove tec-nologie e loro applicazioni nelle Alpi (Ict).Per quanto riguarda l’incontro del 4 marzo sui cambiamenti demo-grafici e mercato del lavoro, sulla base del lavoro svolto dal Gruppodi lavoro Demografia e Occupazione, l’attenzione è stata rivoltaall’ottimizzazione e alla razionalizzazione delle modalità di raccoltae gestione dei dati demografici relativi all’area alpina in collabora-zione con l’Istituto Statistico Nazionale (Istat), oltre che all’analisidelle attività rientranti nel più ampio concetto di green economy.Dalla collaborazione fra i diversi esperti che partecipano al Gruppodi lavoro nascerà un Rapporto Statistico Demografico delle Alpi, lacui realizzazione è prevista per la fine del 2014. L’Associazione Di-slivelli, nella figura del Responsabile dell’Area Ricerca, FedericaCorrado, è ufficialmente inserita nella lista dei membri esperti fa-centi parte di questo Gruppo. Nel prossimo periodo di ricerca, l’attenzione del Gruppo sarà fo-calizzata sulle principali dinamiche demografiche dei territori alpiniper descriverle in modo dettagliato. Gli studi presentati a Bolzanodimostrano che la popolazione alpina è in aumento, soprattutto neifondovalle principali e nelle aree di confine della macroregione inquestione e in una certa misura nelle aree più interne a macchiadi leopardo. A tal riguardo, si intende approfondire il tema dei nuoviabitanti e i relativi aspetti qualitativi delle migrazioni verso le Alpi.

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Inoltre, è stata presentata una serie di studi relativi alla green eco-nomy e in particolare alle opportunità occupazionali, di vitale im-portanza per l’area alpina, che questa offre. Durante il dibattito,partendo dalla definizione di green jobs (lavori che riducono il con-sumo di energia e di materie prime, limitano le emissioni di gasserra, minimizzano la produzione di rifiuti e inquinamento e pro-teggono o risanano gli ecosistemi), si è giunti a una definizione digreen economy abbastanza ampia: un’economia dalle risorse ef-ficienti, socialmente inclusiva e scarsamente inquinante e che po-trebbe garantire la riduzione della disoccupazione nelle areemontane e un aiuto per affrontare la crisi in atto.Prendendo spunto dal Trentino Alto Adige e dai casi di green jobspresentati durante l’incontro, è possibile riflettere sulle medesimedinamiche che nelle Alpi in generale, e nelle aree rurali montanepiemontesi in particolare (Rapporto Ires Piemonte del 2013 sullagreen economy in Piemonte), stanno emergendo. Ma come po-tranno influenzare lo sviluppo demografico montano in futuro?Quale relazione c’è fra sviluppo demografico e green economy?La green economy sarà sicuramente una strada da percorrere neiterritori rurali e alpini per migliorare la qualità della vita (ne sonoun chiaro esempio i servizi ambientali di cui molto spesso si parla),ma fino a che punto sarà necessario spingere e incentivare tali at-tività? Come evitare che si trasformino in attività drogate e viziose?Scopo delle politiche territoriali per la montagna, sarà dunquequello di stabilire quali green activities potranno essere impiegatenelle Alpi, per garantire uno sviluppo sostenibile e integrato, indi-spensabile affinché la green economy possa migliorare le condi-zioni socio-economiche di tali aree.Federica Corrado e Cristiana Oggero

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Rapporto Ires Piemonte del

2013 sulla green economy in

Piemonte:

http://goo.gl/aPZCG

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B&B Panckeò: Valtournenchedi Maurizio Dematteis

Il Luogo:Bed & breakfast PankeòFrazione Crepin, 73, Valtournenche (A0), 1600 m slmTel. 016692956, [email protected]

- Apertura: sette mesi l’anno (15 giugno/15 settembre e 15 di-cembre/15 aprile)- Posti letto: 5 (2 camere).- Servizi: prima colazione, adsl

Nella borgata di Crépin, a un chilometro dal centro di Valtour-nenche, da dieci anni il bed & breakfast Pancheò accoglie i suoiospiti cercando di promuovere un turismo attento alla natura,rispettoso di persone e luoghi e curioso di conoscere le realtàlocali. Perché anche a pochi chilometri da Cervinia è possibileandare verso un turismo sostenibile in una delle valli più belledelle Alpi.

Il b&b Pankeo si trova nella borgata di Crépin, a un chilometro dalcentro di Valtournenche, tra le vecchie costruzioni in legno (“gran-dze” e “grené”), le case in pietra e le strette vie. “A Pankeò”, nomefrancoprovenzale del vicino Monte Pancherot, è stato realizzatonella casa di famiglia dei gestori, un edificio del 1700 restauratoseguendo i princìpi del restauro ecologico-conservativo.Crépin negli anni ’50 aveva ancora 350 abitanti e una scuola ele-mentare attiva. Poi nel decennio successivo molti sono scesi a Val-tournenche, altri emigrati fuori dalla valle. Oggi i residenti dellaborgata, dopo aver raggiunto poche unità, sono nuovamente salitia una cinquantina, 15 famiglie.La festa del patrono San Crispino Crispiniano, che si festeggia il25 di ottobre, è l’occasione per gli emigrati per tornare a Crépin edallo scorso anno è stato recuperato il forno comune per la panifi-cazione, realizzata con la farina di segale.«Il b&b nasce dieci anni fa ed è stato il primo a Valtournenche –racconta Adelaide Rosset –. Abbiamo due stanze e cinque postiletto, e lo gestisco direttamente io. Ho scelto di realizzare un b&bperché cercavo un’attività che mi desse la possibilità di conciliareil lavoro con quattro figli». Oggi le piccole strutture ricettive comePancheò in valle non mancano, ed esiste persino un’associazione

il luogo

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denominata Slow Turist che le raggruppa.«Il mio sogno è sempre stato quello di avere come ospiti personerispettose del territorio e amanti della natura – continua Adelaide– e devo dire che il sogno si è avverato. Da noi vengono ospiti di-versi dai classici frequentatori della valle, persone che cercano lanatura, sono rispettose di persone e luoghi e curiose di quello chegli viene raccontato sulle realtà locali. Io penso ci sia una selezionenaturale: perché chi arriva da noi avendo acquisito informazioni at-traverso il sito, o per passaparola, alla fine condivide le nostreidee».Sicuramente il periodo più “gettonato” è l’inverno, dal momento chegli impianti di Valtournenche, che distano cinque minuti a piedi dalPancheò, sono collegati al comprensorio di Breuil-Cervinia. Eppurel’estate, secondo la famiglia Maquignaz è il periodo più bello, quelloin cui è possibile realizzare lunghe camminate, godere della vistadi flora e fauna e partecipare ai numerosi appuntamenti in valle.«Facciamo parte dell’Associazione Valtournenche puoi – continuala gestrice –, un gruppo di persone che cerca di animare momenticulturali insieme alla biblioteca e al Comune di Valtournenche. Eprossimamente ci piacerebbe usare una sala che abbiamo nellanostra struttura per organizzare serate culturali a tema o presen-tazione di libri».Agli ospiti il b&b Pancheò cerca di offrire «accoglienza familiare eun rapporto umano». Senza dimenticare il coinvolgimento delle re-altà economiche sociali della valle: «Capita spesso di assaggiareuna bottiglia di vino locale con i clienti – racconta Adelaide – chepoi indirizziamo direttamente dai produttori locali. Così come ac-cade per formaggi, insaccato o piccoli frutti. Perché teniamo moltoalla promozione delle realtà economiche di valle».Il b&b Pancheò non si limita a dare un’accoglienza familiare e diqualità e a promuovere le realtà del territorio. Vorrebbe favorire unprocesso di cambiamento culturale in atto nel turista: «Bisogna la-vorare per creare una coscienza – conclude Adelaide –. Per an-dare verso un turismo sostenibile. Bisogna però farlo poco allavolta. Perché ad esempio tanti lavorano ancora sugli impianti di ri-salita, che è una realtà che non si può ignorare. E i cambiamentivanno realizzati senza strappi».Maurizio Dematteis

Associazione Valtournenche:

www.valtournenchepuoi.it

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il luogo

Consulta il sito di Slow Turist:

www.slowholiday.it

Guarda la gallery:

http://goo.gl/4buHR

Guarda il video:

http://goo.gl/36QRS

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Altitudini.it: blog-magazine dell’area do-lomitica di Daria Rabbia

Nato due anni fa come supplemento web de “Le Dolomiti Bel-lunesi”, oggi si trasforma in un blog-magazine dedicato alle at-tività outdoor, alla vita e alla cultura in e di montagna. Nuovagrafica, nuovi contenuti e nuove iniziative.

Sfonda la rete una nuova veste di Altitudini.it. Il blog, nato due annifa come supplemento web de “Le Dolomiti Bellunesi”, la rivista se-mestrale delle diciotto sezioni bellunesi del Cai, da qualche setti-mana si è trasformato in un blog-magazine dedicato alle attivitàoutdoor, alla vita e alla cultura in e di montagna. Una grafica chiara e dinamica, contenuti multimediali, continuitànella pubblicazione e la collaborazione di una trentina di bloggersono gli ingredienti che fanno di altitudini.it una nuova piattaformaweb in grado di offrire ai lettori uno sguardo a 360° sulle montagnemondiali, sempre riservando una riconoscente attenzione a quelle“natali”, le Dolomiti. Tutti i contenuti presenti sul blog-magazine sono inediti e organiz-zati in quattro sezioni tematiche. La prima, dedicata alle attività out-door, propone approfondimenti, storie ed esperienze legate allediscipline sportive della montagna. La seconda racconta le vettedal punto di vista culturale, offrendo recensioni, racconti e rifles-sioni, un focus sui valori ambientali ed etici della vita alpina. Infine,l’ultima raccoglie i post delle tre sezioni precedenti suddividendoliper zone (Dolomiti e non) per facilitare la navigazione dei lettori. «La nostra intenzione – spiega Teddy Soppelsa, direttore della re-dazione di Altitudini.it – è quella di pubblicare un nuovo post ognicinque/sei giorni. Non siamo attrezzati per pubblicarne con fre-quenza maggiore, né è il nostro obiettivo. Ci sono già autorevolisiti che seguono i tempi del web, con aggiornamenti in tempo reale.Noi vorremmo soffermarci sulla qualità dei contenuti». Fulcro delnuovo progetto web – valore aggiunto del networking rispetto allacarta stampata – la possibilità di interagire con i lettori. In un con-tinuo scambio di ruolo con i blogger, questi orientano, con i propricommenti, i contenuti del blog e collaborano allo stesso processocreativo: sono stati una trentina i lettori che, lo scorso anno, hannopartecipato al Blogger Contest lanciato dalla redazione diAltitudini.it, un concorso a premi per stimolare le narrazioni dellamontagna e dell’alpinismo. Lo scambio ha consentito di registrare nei lettori del blog un inte-

da vedere

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Visita il blog di Altitudini.it:

http://goo.gl/kLUeH

Le Dolomiti Bellunesi web:

http://goo.gl/9ugMS

Info sul Blogger Contest:

http://goo.gl/gXczI

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resse per i temi etici legati alla montagna, che sembrano stimolarenuovi stili di esplorazione e di vita in quota. Nelle prossime setti-mane Altitudini.it lancerà un post sullo scrambling, un’attività che– terra di mezzo tra l’escursionismo “da famiglie” e l’alpinismo –va alla ricerca di nuove ascensioni in zone inesplorate, per speri-mentare, non senza qualche difficoltà tecnica, nuovi itinerari enuove emozioni.«Abbiamo bisogno dei feedback dei lettori – prosegue Soppelsa –anche perché siamo in una fase di sperimentazione. Rispetto alleAlpi occidentali, che hanno alle spalle una forte tradizione editoriale– e il futuro? vedi apertura del numero Dislivelli.eu – l’area dolomi-tica non è mai stata capace di comunicare la montagna. Solo orasi sta creando un substrato interessato a questi temi e ci serve ca-pire se, nell’affollato mondo della montagna sul web, c’è spazioanche per la nostra proposta». Daria Rabbia

da vedere

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Info:

www.altitudini.it

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Connettere gli habitat naturali?di Francesco Pastorelli

Può apparire di cattivo gusto, in periodo di patto di stabilità ecomuni ridotti al limite della sopravvivenza, parlare di tuteladella biodiversità da parte dei comuni alpini. Ma oggi la ripro-duzione e sopravvivenza delle circa 30.000 specie animali e13.000 vegetali presenti nelle Alpi è tutt'altro che scontata.

Mi rendo conto che può apparire fuori luogo, in periodo di patto distabilità e comuni ridotti al limite della sopravvivenza, parlare di tu-tela della biodiversità da parte dei comuni alpini. Ma siccome la tu-tela dell'ambiente e della biodiversità va oltre la crisi economica(anche se qualcuno può essere portato a pensare che, come perla cultura, anche con la tutela dell'ambiente non si “mangi”) ne par-leremo ugualmente. Sono circa 30.000 le specie animali e 13.000quelle vegetali presenti nelle Alpi. La loro riproduzione e sopravvi-venza è tutt'altro che scontata. Per riprodursi e diffondersi è es-senziale che animali e vegetali dispongano di connessioniecologiche, ossia possano spostarsi liberamente. Sono diverse leforme di pressione antropica che possono alterare i fragili equilibridella natura: infrastrutture, agricoltura intensiva, turismo di massa,sfruttamento eccessivo dei corsi d'acqua e loro regimazione e tuttociò che costituisce una barriera che limita la possibilità di diffusioneper animali e piante. Un corso d'acqua è un ottimo collegamentotra diversi habitat, ma se il corso viene interamente prosciugato lasua funzione viene a mancare. Se due aree verdi sono separateda un'arteria stradale sarà pressoché impossibile per la fauna spo-starsi. Strade, autostrade e ferrovie sono spesso costruite senzatenere conto di questa esigenza. Analogamente mantenere dellearee a pascolo o prato anziché lasciarle al bosco invasivo, oltreche alla cura del paesaggio antropico contribuisce a conservarealcune specie. Non ci rendiamo conto della gravità delle conse-guenze che comporta la perdita anche di una sola specie.Che cosa possono fare i comuni alpini per conservare la biodiver-sità? Per rispondere a questa domanda e sensibilizzare i comuniad attuare misure che favoriscano l'interconnessione tra gli habitat,la Cipra ha realizzato un video nel quale vengono presentati alcuniesempi. Nel filmato alcuni responsabili comunali del Dipartimentofrancese dell’Isère, dell’Engadina e dell’Alto Adige mostrano le loroiniziative a favore dell'interconnessione degli spazi vitali. A voltesono sufficienti piccoli accorgimenti, anche a costo zero, per ren-dere meno frammentati, e quindi più vivibili, gli habitat. In altri casi

CIPRA Italia

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basta adottare accorgimenti in fase di pianificazione o di realizza-zione di interventi sul territorio. Le misure per la connessione deglihabitat non sono soltanto un "lusso“ al quale si dedicano gli am-bientalisti; i protagonisti del video testimoniano come gli effetti ditali misure non vadano solo a vantaggio della natura, ma anchedell'uomo e della qualità della vita. Il film, della durata di 15 minuti, è disponibile gratuitamente in DVDin lingua italiana, tedesca, francese, slovena e inglese ed è scari-cabile da internet dalla pagina www.alpine-ecological-network.org/film-comuni. Sul sito, oltre al film, un trailer di dueminuti e altre indicazioni su come un comune può intervenire a fa-vore della connettività ecologica, un catalogo con possibili misuredi implementazione, una banca dati di esperti e una cartina inte-rattiva che consente di rappresentare il potenziale di interconnes-sione di qualsiasi area.Francesco Pastorelli

CIPRA Italia

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Scarica il film su:

http://goo.gl/ypKTe

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Fare l’allevatore. I like it!di Cristiana Oggero

Verona M., Di questo lavoro mi piace tutto. Giovani allevatoridel XXI secolo, la passione per combattere la crisi, L’ArtisticaEditrice, 2012, pp. 448.

80 allevatori under 30 provenienti da tutto l’arco alpino hannorilasciato la loro intervista sul blog di Marzia Verona. Che haraccolto le testimonianze in un libro de L’Artistica Editrice.

L’appassionata Marzia Verona, allevatrice di professione, ha fattodi questo libro un’esperienza di vita e ha voluto descrivere la si-tuazione in cui vertono oggi i giovani allevatori nelle aree montanealpine. Non si tratta di una ricerca accademica tradizionale, ma diun esperimento nato su Facebook e che ha avuto un grande suc-cesso dal punto di vista sociale e partecipativo. Infatti il lavoro hacoinvolto circa 80 allevatori under 30 provenienti da tutto l’arco al-pino, in particolare dalla Valle D’Aosta e dalle vallate piemontesi,che hanno rilasciato la loro intervista sul blog dell’autrice oppuredirettamente “sul campo”.Le Ict, ancora una volta, si fanno portatrici di un nuovo modo dipensare la montagna e in particolare dei giovani allevatori che ognigiorno la vivono con fatica e sacrificio. I social network diventanoun modo per sentirsi meno soli e isolati dal mondo, per comunicareagli altri le proprie difficoltà, incertezze, felicità quotidiane. Ed è daquesta raccolta di informazioni preziose, oltre che dalle intervisteai diretti interessati, che nasce l’ultimo libro dell’autrice, così riccodi emozioni e quotidianità.Fare l’allevatore è un mestiere difficile, duro, che non lascia nienteal caso ma che, nonostante tutto, ancora oggi attira le giovani leveche decidono con intraprendenza di percorrere questa strada, giàimboccata dalla famiglia per alcuni, del tutto nuova per altri. I motiviper cui ragazzi e ragazze compiono questa “scelta di vita” dipen-dono essenzialmente dalla passione per gli animali e la montagna,dalla volontà di mantenere i legami con il luogo d’origine e, perchéno, di affrontare la crisi in modo innovativo senza perdere di vistala tradizione e le conoscenze pregresse, derivanti da esperienzefamigliari o formative.Secondo l’autrice, infatti, l’attività che questi giovani allevatori svol-gono è essenziale, fondamentale per comprendere l’importanza ele ricadute di alcune politiche europee, nazionali e regionali nei ter-ritori montani. Se si puntasse maggiormente alla formazione di

da leggere

Consulta il sito di Storie di pa-

solo vagante:

http://goo.gl/LZagT

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questi segmenti giovanili, a incentivarli realmente e non solo eco-nomicamente, forse il recupero delle aree montane e marginali sa-rebbe meno difficoltoso. Gli allevatori, e in particolare i giovaniimprenditori in questo campo, possono farsi portatori di idee inno-vative, ma allo stesso tempo soddisfare quelle esigenze di tradi-zionalità che tanto vengono ricercate nelle politiche territoriali perla montagna e che le trasformerebbero in azioni finalmente efficacied efficienti, rispondenti alle sempre crescenti necessità sociali.Questo è quello che i giovani allevatori possono fare: rendere i ter-ritori montani più vivibili, senza puntare sui grandi numeri e lavo-rando concretamente per il bene comune. Ovviamente non saràpossibile sperare che tutti si adoperino continuando a lottare e asacrificarsi senza merito. Sarà necessario eliminare ostacoli buro-cratici, normativi ed economici inutili e che, indirettamente, gravanosulla società montana in generale, e sugli allevatori in particolare.Il superamento di pregiudizi pregressi da parte di molti potrà esserela chiave di volta e una svolta della montagna in un futuro non lon-tano.Grazie quindi a Marzia Verona per questo spaccato di tradizionimontane così riflessivo e utile per comprendere che la montagnanon può che dipendere da ciascuno di noi.Cristiana Oggero

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Le Alpi sono di chi se ne prende curadi Beppe Dematteis

Di chi sono le Alpi? /Whose Alps are these?, a cura di MauroVarotto e Benedetta Castiglioni, Padova University Press, Pa-dova, 2012, pp. 331.

Chi decide per le Alpi? Chi possiede le risorse delle Alpi? LeAlpi per chi? Di chi sono le Dolomiti? Questi gli interrogativi acui cerca di dare risposta questa raccolta di atti del Convegnoorganizzato da Rete Montagna ad Agordo nel settembre 2012.

Il libro contiene gli atti del Convegno organizzato da Rete Monta-gna ad Agordo nel settembre 2012. Il tema è di grande attualitàperché riguarda questioni non pacifiche di identità e di apparte-nenza che si possono solo risolvere riconoscendo i diritti e i doveridi soggetti appartenenti a scale diverse, da quella strettamente lo-cale a quella mondiale, di cui si parla nell’ultima parte del libro de-dicata al “marchio” Unesco per le Dolomiti. La trattazione si articolain quattro sessioni: Chi decide per le Alpi? Chi possiede le risorsedelle Alpi? Le Alpi per chi? Di chi sono le Dolomiti? Nella primasessione Marco Onida, segretario generale della Convenzionedelle Alpi, ne illustra il ruolo di mediatrice tra uno sviluppo specifi-camente alpino, la necessaria apertura delle Alpi verso l’Europa ela dipendenza di fatto della regione alpina dalle metropoli del-l’avampaese. Su questo aspetto interviene Giandomenico Zande-rigo Rossolo, che guarda alla montagna come res derelicta,disponibile a chi vuole impossessarsene. Roberto Franzini Tibal-deo applica il concetto di responsabilità di Hans Jonas al paesag-gio. Viviana Ferrario analizza l’immagine della montagna nei pianiterritoriali e paesaggistici delle Regioni. Federica Corrado e Valen-tina Porcellana esaminano l’idea di ben-essere e di felicità a pro-posito del controverso impianto sciistico Civetta-Cadore. Nellaseconda sessione il tema delle risorse è declinato da ChristianSmekal in termini di ricerca e formazione, da Roland Psenner perquanto riguarda l’idroelettrico, da Davide Pettenella e altri a pro-posito dei pagamenti per i servizi ambientali (Pes), da Luca Batta-glini e altri con riferimento al progetto “Sostenibilità dell’allevamentopastorale in Piemonte”, da Alberto Di Gioia per quanto riguarda ac-cessibilità e servizi, da Andrea Macchiavelli in relazione all’utilizzodelle seconde case, da Giovanni Ferrazzi per quanto riguarda larete dei rifugi. La terza sessione si apre con una riflessione di PaoloViazzo sul rapporto tra demografia e mutamento culturale che

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smonta alcuni stereotipi basati su pregiudizi, tra cui quello che leAlpi vanno lasciate o restituite a presunti “montanari”, difficilmenteindividuabili a causa di un generale mutamento, che è anche di-scontinuità e impoverimento culturale. Philippe Bourdeau tratta iltema della convergenza turisti-residenti (amenity migrants) con ri-ferimento alle Alpi francesi. Ugo Morelli riferisce su una ricercasulla vivibilità della montagna, che tocca temi fondamentali comepercezione paesaggistica, cambiamento, governo del territorio,partecipazione. Roberta Clara Zanini riferisce su un’approfonditaindagine etnografica condotta a Macugnaga, riflettendo sulla con-servazione e sulla valorizzazione del patrimonio culturale locale.Michael Beismann e altri illustrano i cambiamenti demografici e iloro effetti nelle Alpi Italiane, con dati e cartogrammi per i periodi1951-’91, 2001-’11. Giacomo Pettenati illustra e commenta i risul-tati sui nuovi abitanti nei due casi di studio di Stroppo (Val Maira)e Rore (Val Varaita). Monica Argenta espone il caso degli immigraticaraibici in Vallebelluna, Luca Lodatti quello del riuso dei versantiterrazzati del Canale di Brenta, commentando il documentario “Pic-cola terra”. Nell’ultima sessione sono raccolti interventi sulle Dolo-miti “patrimonio” dell’Unesco e i problemi che ne derivano. Tra essiquello di Mauro Varotto tocca l’esigenza di guardare oltre il “recinto”Unesco, quello di Lorena Rocca esamina con ricchezza di imma-gini le Dolomiti del futuro nello sguardo dei ragazzi. Mauro Varottoconclude ricordando la risposta di un bambino al concorso “Di chisono le Dolomiti?”: le montagne sono di chi se ne prende cura. Ipiù avevano risposto che le Dolomiti sono di tutti, ma un bambinoha anche avuto il coraggio di dire (e l’intelligenza di pensare): leDolomiti non sono di tutti, ma di nessuno, solo di se stesse. Beppe Dematteis

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da leggere

I testi del volume sono anche

gratuitamente disponibili on-

line all’indirizzo:

http://goo.gl/wXYBX

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Segnalazionia cura di Cristiana Oggero

Cesaris C. e Pelliccioli L. (2012), Camoscio e Stambecco,

Trento, pp. 126

Con questa loro opera, Cesaris (biologo) e Pelliccioli (medico ve-terinario), intendono descrivere in modo dettagliato e specifico lavita di due tra i più importanti animali selvatici delle Alpi: il camoscioe lo stambecco. Il libro nasce per far comprendere, a esperti delsettore e non, che gli animali selvatici rappresentano, oggi, un ele-mento fondamentale che non può più essere solamente conside-rato come mero aspetto utilitaristico, ma come puntoimprescindibile all’interno dell’ambiente in cui viviamo. Si tratta,pertanto, di due tra le specie emblema dell’adattabilità alle estremecondizioni di vita in alta montagna. Per comprenderne l’importanzanei territori montani, i due autori ne descrivono in dettaglio carat-teristiche morfologiche, habitat, comportamento, spazio e attività,struttura della popolazione, alimentazione e riconoscimento in na-tura, oltre alla segnalazione di alcuni aspetti e problematiche sani-tarie legate alle due specie.

Pelliccioli L. (2012), Valutazione dell’età nel capriolo: il metododella deposizione del cemento secondario. Indagine sperimen-tale condotta nell’Ambito Territoriale di Caccia “Prealpino” Ber-gamo, Bergamo, pp. 46

L’attenzione verso le problematiche di ordine gestionale della faunaselvatica ha assunto, negli ultimi decenni, un’importanza prioritarianell’ambito di un corretto approccio in materia di gestione e con-servazione del patrimonio faunistico. Accanto al marcato cambiod’uso del territorio, infatti, si sono affiancati la drastica contrazionedella zootecnia di montagna e il notevole incremento demograficodelle popolazioni di ungulati selvatici a cui è seguito il ritorno deigrandi predatori, come il lupo. In un contesto come questo è fon-damentale operare una corretta programmazione faunistico-vena-toria per poter avviare ogni forma di intervento e gestione delprezioso patrimonio faunistico.Scopo della trattazione è dunque quello di fornire un approfondi-mento sui metodi di valutazione dell’età dei cervidi, in particolaredel capriolo, e di fornire un contributo attivo nell’ambito dei criteridi definizione dell’età del capriolo attraverso la verifica dell’efficacia

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della metodica proposta sia sul piano teorico-pratico, sia nelle in-dagini di natura più strettamente epidemiologica.

Fondazione Courmayeur (2012), Turismo accessibile in monta-gna, Atti del Convegno 18 maggio 2012 Salone ManifestazioniPalazzo Regionale, Aosta, Quaderno n. 36, pp. 86

Nell’anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà trale generazioni, l’incontro tenutosi ad Aosta nel maggio scorso siinserisce nel programma pluriennale di ricerca in materia di turismoaccessibile e pone l’accento su due questioni principali: i newmedia e il turismo per le persone anziane. Si tratta di due temi chepossono sembrare distanti fra loro, ma che in realtà hanno moltipunti di contatto. Infatti il turismo sostiene la funzione relazionale,l’uscita dall’isolamento, la costruzione di uno spirito di gruppo, laserenità degli anziani. La domanda turistica, pertanto, non può es-sere unica ed omogenea, ma deve essere scomposta in specificisegmenti e dev’essere resa più accessibile proprio per gli ultrases-santacinquenni. Un ruolo importante in questo senso è ricopertoda internet e dai social network, che non devono essere più visticome strumenti alienanti e anti-sociali, ma come validi strumentiper la lotta all’isolamento degli anziani e delle persone con difficoltàfisiche, nelle aree di montagna.L’accessibilità va pertanto considerata come parametro indispen-sabile a un’offerta turistica d’eccellenza e la massima accessibilitàè sicuramente quella auspicabile per le aree di montagna. Acces-sibilità non solo fisica, ma anche telematica e informatica, per tutti.

Fondazione Courmayeur (2012), Forti e castelli: architettura, pa-trimonio, cultura e sviluppo, Atti del Convegno 15 ottobre 2011,Grand Palace, Pollein, Aosta, Quaderno n. 34, pp. 196

Il 15 ottobre 2011 a Pollein (Aosta) si è tenuto il convegno "Forti ecastelli: architettura, patrimonio, cultura e sviluppo" che è inqua-drabile nella più ampia cornice del programma pluriennale di ri-cerca "Architettura moderna alpina", sviluppato a partire dal 1999con un approccio transfrontaliero, per promuovere lo studio e laconoscenza degli insediamenti umani nel territorio montano, sve-lare e divulgare un patrimonio culturale in parte abbandonato o sot-tostimato, stimolare il restauro, il recupero e la conservazione concriteri contemporanei dell'architettura storica e tradizionale nell'arcoalpino, contribuire alla promozione della montagna quale compo-

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nente fondamentale del territorio europeo, individuare modalità digestione sostenibile delle attività sul territorio. Elementi cardinesono dunque quelli del recupero culturale e architettonico, dellostudio e della valorizzazione del patrimonio esistente e della ge-stione dei manufatti antichi per migliorare la qualità dei territori al-pini con mezzi del tutto innovativi e moderni.

Fondazione Courmayeur (2012), Montagna: rischio e respon-sabilità, Atti del Convegno 7-8 settembre 2011, Val di Rhêmes -Courmayeur, Valle d’Aosta, Quaderno n. 22, pp. 114

Dalla collaborazione in Valle d'Aosta tra gli Enti che si occupano dimontagna e la Fondazione Montagna Sicura, nel 1993 è nato ilprogramma pluriennale di ricerca "Montagna rischio e responsa-bilità", con una prima ricognizione generale dei problemi e rischinelle aree montane. Il Quaderno si inserisce in questo quadro e inquello definito dal progetto strategico "Alcotra RiskNat: gestione insicurezza dei territori di montagna transfrontalieri" e rappresentauna raccolta degli atti relativi all'incontro svoltosi a Courmayeur l'8settembre 2011 con il chiaro intento di permettere un confronto fragli stakeholders che a vario titolo sono stati e potranno essere coin-volti nell'analisi, valutazione e gestione dei rischi o delle situazionidi crisi nelle aree montane in Italia e non. I concetti chiave emersidall'atelier, grazie ai quali sarà possibile affrontare tali tematiche infuturo, sono facilmente esprimibili in questi termini: responsabilitàcollettiva, rischio accettabile, autoresponsabilità dei soggetti chevivono il e nel territorio montano, oltre che una rinnovata collabo-razione pubblico-privato.

Alberti F. e Chiapparini C. (a cura di) 2012, Cultura ed ecologiadell’architettura alpina. AlpHouse.eu: competenza, tradizione,innovazione, Regione del Veneto, Padova, pp. 171

La curatela di Alberti e Chiapparini rappresenta un chiaro e orga-nizzato riepilogo del progetto transfrontaliero AlpHouse, realizzatotra il 2010 e il 2012 nel territorio alpino della Regione Veneto e neiterritori di competenza dei vari partner coinvolti.AlpHouse intende promuovere un approccio integrato al recuperodel patrimonio edilizio nello Spazio Alpino: ripensare l’architetturaalpina tradizionale mettendo a sistema il rispetto della cultura lo-cale, la riscoperta dei suoi caratteri nella contemporaneità, la co-struzione di nuove relazioni tra nuclei abitati e paesaggio naturale,

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non solo per ricreare le condizioni socio-economiche che consen-tano alla popolazione di restare a vivere in montagna, ma ancheper utilizzare in modo sostenibile le risorse locali.Partendo da un’attenta descrizione del progetto, con la sua filoso-fia, le attività svolte e la raccolta delle esperienze degli altri partner,la trattazione propone un’ampia introduzione sul contesto territo-riale e culturale del progetto, oltre a includere alcuni principi di so-stenibilità energetica legati all’architettura tradizionale. Inoltre,l’opera fa anche chiaro riferimento alle attività di formazione legatead AlpHouse, ai vari workshop che hanno permesso di approfon-dire aspetti importantissimi per il raggiungimento degli obiettivi pre-posti.

La Green Economy in Piemonte. Rapporto IRES 2013

Il rapporto esce in due versioni a stampa: una completa (di 363pp.) e una sintetica, entrambe edite dall’IRES Piemonte. La se-conda nel n. 1 del 2013 della rivista Informa Ires. Entrambe si pos-sono consultare sul sito dell’IRES. Si tratta del più completo eapprofondito lavoro sul tema dedicato a una Regione, condotto conl’impegno e il rigore scientifico che caratterizzano gli studi del-l’IRES, da un gruppo composto da Fiorenzo Ferlaino (dirigente re-sponsabile), Marco Bagliani, Alberto Crescimanno e DanielaNepote. Per l’originalità, la metodologia seguita, le definizioni con-cettuali e le aperture comparative il lavoro presenta un interesseche va al di là del caso piemontese. La prima parte dedicata al-l’analisi economica tratta delle fonti energetiche rinnovabili, dellamultifunzionalità agro-ambientale, dei sistemi alimentari locali edell’economie verde nei settori tradizionali: costruzioni, chimica,auto, tessile, distribuzione, turismo, oltre a green jobs, formazione,creatività e terzo settore. Nella seconda parte troviamo un’analisistatistica comparativa (benchmarking) delle regioni italiane, as-sieme a temi cruciali come la green finance, la fiscalità ambientale,il consumo di suolo, gli impatti della mobilità, il ruolo dei comuni,quello delle utilities e dei programmi smart city. (Beppe Dematteis)

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mento da:

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Torino, 10 aprile: Atlante nazionale delterritorio rurale

Presso il Castello del Valentino verrà presentato l’Atlante na-zionale del territorio rurale - Nuove geografie per le politiche disviluppo rurale.

Mercoledì 10 aprile, a partire dalle ore 14.30, verrà presentatopresso la Sala della Caccia del Castello del Ventino a Torino, inViale Mattioli 39, l’Atlante nazionale del territorio rurale - Nuovegeografie per le politiche di sviluppo rurale. Saranno presenti, tragli altri, Patrizia Lombardi (Direttore Dist Politecnico di Torino) eGiuseppe Dematteis (Presidente Associazione Dislivelli).

Cuneo 11 e 12 aprile 2013: Forum Cultura

Dislivelli partecipa alla due giorni a Cuneo organizzata dal“Parco transfrontaliero Marittime Mercantour” per discutere diconoscenza e valorizzazione del territorio e per “pensare e vi-vere la montagna”.

Il secondo e conclusivo Forum cultura Marittime-Mercantour orga-nizzato nell’ambito del Piano Integrato Transfrontaliero (Pit) è or-ganizzato intorno a due temi principali. Da un lato la scoperta, ladiffusione e la valorizzazione della cultura materiale e immaterialedelle Alpi del Sud. Dall’altro la necessità di fare uno sforzo collettivoper immaginare e progettare il futuro di questo tratto di arco alpino.Per questo motivo il Forum di Cuneo si articola in due momenti di-stinti, a ciascuno dei quali è dedicata un’intera giornata. Nella giornata di giovedì 11 aprile, dal titolo “Conoscere e valoriz-zare il territorio Marittime Mercantour - Ricerche e interventi”, tuttigli enti, istituzioni e associazioni coinvolti nel Pit avranno modo diesporre al pubblico le ricerche e gli interventi realizzati nel corsodel progetto, attraverso relazioni, poster e filmati. I contributi sonosuddivisi in quattro sessioni tematiche: “Studiare il patrimonio”, “Va-lorizzare il patrimonio”, “Diffondere la conoscenza” e “Raccontareil patrimonio”.Ma il Forum di Cuneo non rappresenta solo il momento di chiusuradell’Asse 3 Cultura del PIT, è anche l’occasione per trasformare il

dall’associazione

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lavoro svolto in proposte concrete, in azioni sul territorio e per ilterritorio Marittime Mercantour. Venerdì 12 aprile ci si confronterà quindi insieme sul tema “Pen-sare e vivere la montagna - Realtà, idee, progetti”. Questa secondagiornata si articola in due sessioni, una al mattino e la seconda po-meridiana, che mettono a fuoco alcuni temi di attualità per le terrealte: identità e prospettive demografiche, paesaggio naturale epaesaggio costruito, imprenditoria e turismo sostenibile in monta-gna, prospettive di governo e proposte di gestione del territorio al-pino. Come la montagna viene concepita e percepita e, soprattutto,quali sono le aspettative che è capace di suscitare: questo il filoconduttore dei diversi interventi.A ogni relatore è inoltre richiesto di proporre un’idea per la monta-gna: uno spunto di riflessione, un progetto già in corso o ancorada realizzare, un esempio pratico che possa trasformarsi in un in-dirizzo concreto per azioni e iniziative future. Perché il forum nonsia soltanto un momento di divulgazione del sapere, ma anche uncantiere dove la conoscenza è capace di mettersi al servizio delcambiamento.

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dall’associazione

Info: Irene Borgna,

+39 0171 97397- Parco Alpi Ma-

rittime -

animazione.cultura@parcoal-

pimarittime.it