Discussione saggi sui Conti Nazionali in Italia, 1861-2011

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    Workshop

    I Conti Nazionali dellItalia: la nuova ricostruzione dei dati storici, 1861-2011Una collaborazione Banca dItalia, Istat e Universit di Roma Tor Vergata

    Banca dItalia, Palazzo Koch, Sala conferenze

    Roma, 16 aprile 2012

    Giuseppe Della Torre

    Discussione

    P. Battilani, E. Felice e V. Zamagni, Il valore aggiunto dei servizi 1861-1951:

    nuovi spunti interpretativi

    R. De Bonis, F. Farabullini, M. Rocchelli e A. Salvio, Le nuove serie storiche

    sullattivit delle banche e di altre istituzionifinanziarie

    Indice

    1. Prologo: la produzione di servizi nei CN in sede storica, una branca negletta?2. Le serie storiche del VA dei servizi non bancari di Battilani, Felice e Zamagni, 1861-

    1951: un apparato informativo imponente per nuovi spunti interpretativi. 2.1. Fonti

    statistiche e note metodologiche degne dei migliori coltivatori di cifre. 2.2. Versonuovi spunti interpretativi. Qualche considerazione sparsa tra Unificazione e 1911.

    3. Le serie storiche del VA dei servizi bancari di De Bonis, Farabullini, Rocchelli e

    Salvio, 1861-2010: due lavori in uno? 3.1. Le nuove serie bancarie: partendo dai lavori

    di De Mattia 1967 e di Cotula et al. 1996. 3.2. Il VA degli intermediari creditizi:

    andamento ancorato al processo di intensificazione finanziaria?

    4. Una sintesi: due lavori impegnativi e ben costruiti

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    Workshop

    I conti nazionali dellItalia: la nuova ricostruzione dei dati storici, 1861-2011

    Banca dItalia, Palazzo Koch, Sala conferenzeRoma, 16 aprile 2012

    9,45 Apertura del workshop. Enrico Giovannini, Presidente dellIstat e Ignazio Visco,

    Governatore della Banca dItalia

    Prima sessione. Presiede: Gianni Toniolo, Duke University - USA e Luiss

    10,30 I nuovi conti economici dellItalia 1861-2011: fonti, metodi e nuove possibilitinterpretative, Alberto Baffigi, Banca dItalia, Alessandro Brunetti, Istat e Massimiliano

    Iommi, Istat

    11,00 Discussants: Stefano Fenoaltea, Universit di Roma Tor Vergata e RobertoMonducci, Istat

    11,45 Gli input di capitale e di lavoro in Italia: una ricostruzione storica 1861-2010,

    Claire Giordano e Francesco Zollino, Banca dItalia

    12,15 Discussants: Giovanni Federico (Istituto Universitario Europeo) e Luisa Picozzi

    (Istat)

    Seconda sessione. Presiede: Alfredo Gigliobianco, Banca dItalia14,00 Il valore aggiunto dei servizi 1861-1950: nuovi spunti interpretativi, Patrizia

    Battilani, Universit di Bologna, Emanuele Felice, Universitat, Autonoma de Barcelona e

    Vera Zamagni, Universit di Bologna

    14,30 Le nuove serie storiche sullattivit delle banche e di altre istituzioni finanziarie,Riccardo De Bonis, Fabio Farabullini, Miria Rocchelli e Alessandra Salvio Banca dItalia15,00 Discussant: Giuseppe Della Torre, Universit di Siena

    16.00 Propriet statistiche e macroeconomiche delle nuove serie, Alberto Baffigi, Banca

    dItalia, Maria Elena Bontempi e Roberto Golinelli, Universit di Bologna16,30 Discussant: Fabio Busetti (Banca dItalia)17,00 Conclusioni. Giovanni Vecchi, Universit di Roma Tor Vergata e GianniToniolo, Duke University - USA e Luiss

    17,45 Fine dei lavori

    Nel workshop verranno presentati e discussi i lavori per la ricostruzione dei dati storici

    sui conti nazionali dellItalia, realizzata per il centocinquantesimo dellUnit

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    Giuseppe Della Torre

    Discussione

    1. Prologo: la produzione di servizi dei CN in sede storica, una branca

    negltta?

    1. Un apprezzamento agli autori dei lavori presentati nel corso di questo workshop

    perch - nonostante il duro impegno richiesto dalla produzione di statistiche

    storiche e le trappole metodologiche in cui possibile incorrere (Rey 2009, pp.

    372, 374-75, 380), in particolare nel campo della valutazione a prezzi costanti

    della branca servizi (Fu 1993, pp. 7, 16, 47 ss.) - la costruzione delle serie

    storiche non remunerativa per gli studiosi. I costi monetari e opportunit sono

    alti e certi, i rendimenti incerti Inoltre, la produzione di statistiche storiche talvolta vista come unattivit descrittiva, ancillare rispetto allanalisi economica

    (storica). In breve, la misurazione paga poco (Vecchi 2008, p. 347).

    Le stime della serie storica dei CN vedono due momenti: quello descrittivo-

    interpretativo, che i nuovi dati disponibili consentono, e quello pi oscuro del

    coltivatore di cifre.

    Alessandro Roncaglia ricordava, su un recente numero della Rivista di Storia

    Economica (RSE), la posizione di Angus Maddison, tra i pi grandi coltivatori

    di cifre, che dedica molta attenzione alle procedure di stima, in contrapposizione

    a una pericolosa malattia della statistica e delleconomia che hanno eletto a unico

    criterio di scientificit la raffinatezza delle tecniche di analisi dei dati, perdendo divista laspetto certo pi importante del significato e dellaccuratezza dei dati

    (Roncaglia 2009, pp. 383, 386-87).

    Chiarisco subito che nei lavori qui discussi questo rischio non si corre, in

    quanto il momento della costruzione dellinformazione decisivo per i

    coordinatori dei due lavori. Vedi Baffigi (2011, pp. 5-6), nel paper che illustra i

    contenuti e le finalit di questo progetto di ricostruzione delle serie storiche dei

    Conti Nazionali.

    [Nel corso della mattinata dei lavori questo punto qualificante stato trattato con

    particolare enfasi dalla discussione di Stefano Fenoaltea e dalla presentazione di

    Claire Giordano e Francesco Zollino. Vedi anche il riferimento al paper di

    servizio da parte di Patrizia Battilani].

    2. Qualche parola sulle ragioni sottese al titolo di questo paragrafo: branca servizi

    come branca negltta.

    La ricostruzione delle serie di lungo periodo della produzione del Pil e degli

    altri aggregati dei Conti Nazionali (dalla serie centenariadellIstat, a Giorgio

    Fu e il Gruppo di Ancona, Angus Maddison, Guido M. Rey, ecc., sino al gruppo

    coagulatosi negli anni intorno alla Rivista di Storia Economica) ha posto,

    correttamente, grande rilievo alle dinamiche della produzione agricola e di quella

    industriale. Si pensi al tema della collocazione temporale e storica del grande

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    balzo in avanti (in et giolittiana o con unevoluzione pi graduale sin

    dallUnificazione nazionale) e a quello della presenza (o dellassenza) della crisiagricola nella seconda parte dellOttocento.

    Forzando alquanto lespressione mi pare che rilevanza storica e analitica dei

    processi dellindustrializzazione rispetto ai raccolti dellagricoltura abbia oscurato

    un po la riflessione sulla dinamica strutturale della terza branca produttiva, quella

    dei servizi, e sui sottosettori numerosi e qualitativamente diversificati che la

    compongono:

    commercio, alberghi e pubblici esercizi;

    trasporti: ferroviari, terrestri su strada, marittimi, aerei;

    comunicazioni: poste e telegrafi, telefoni;

    amministrazioni pubbliche: centrale e locale;

    banche e assicurazioni;servizi vari: igiene e pulizia (allepoca, attivit di lavanderia e stiratura; oggi,

    lavandiere e stirerie); spettacolo; sanit e istruzione privata; clero; altri servizi (tra

    questi le professioni liberali e i servizi resi dai domestici).

    Soltanto per i settori progressivi dei trasporti ferroviari, della navigazione

    marittima e delle poste e dei telegrafi sono disponibili pregevoli indagini. Anche i

    contributi resi recentemente sulla Rivista di Storia Economica per commentare i

    nuovi dati dei Conti Nazionali nel recente volume di Fenoaltea dallUnit alla

    Grande Guerra non hanno dedicato grande spazio al ruolo dei servizi (RSE 2006).

    3. La branca servizi, anche se non del tutto progressiva, non ancillare,

    innanzitutto per il rilievo dimensionale (per entit e dinamica) rispetto al valore

    aggiunto (VA) delle branche agricoltura e industria.

    Usando i dati di sintesi della ricostruzione dei Conti Nazionali oggetto di

    questo workshop, esposti in Baffigi (2011, figg. 4-6, pp. 46-47), la tripartizione

    dei 150 anni intervallata dalle due guerre mondiali vede:

    * tra lUnificazione e la prima Guerra Mondiale: un livello iniziale del VA dei

    servizi (27% ca.) al di sopra dellindustria (24%) e ben al di sotto dellagricoltura

    (47%). Tendenzialmente, la quota dei servizi poi crescente, raggiungendo alla

    fine del 800 lagricoltura (intorno al 35-40%).

    * tra le due guerre, i servizi diventano il settore produttivo pi importante,

    almeno dal lato dimensionale: 40-45% contro il 25-30% di agricoltura e industria.* nel secondo dopoguerra, i servizi continuano stabilmente a collocarsi sopra la

    quota dellindustria, mentre lagricoltura continua a perdere terreno.

    4. La branca servizi non va inoltre trascurata perch qualitativamente composita

    ed eterogena, con profonde differenze rispetto ai temi della crescita economica e

    dello sviluppo sociale, e con una certa differenziazione tra le fasi storiche pi

    lontane e quelle pi vicine (rami dei servizi nellOttocento piuttosto tradizionali e

    pi evoluti attualmente). I settori componenti hanno un diverso legame con lo

    stadio di sviluppo e levoluzione economica e sociale (con mansioni e retribuzioni

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    legate anche al livello di crescita e di sviluppo: vedi barbieri, lavanderie, ecc.)

    (Fu 1993):* Servizi legati intimamente alla crescita economica (trasporti ferroviari e

    marittimi; poste, telegrafi e telefoni; banche e assicurazioni);

    * Servizi legati allo sviluppo sociale e predisposti in genere dalle

    amministrazioni pubbliche, centrali e locali, in campo educativo, sanitario,

    assistenziale, previdenziale, ecc.;

    * Servizi legati in alcune fasi storiche a forme arcaiche di organizzazione

    economica, al pari degli autoconsumi in agricoltura: es. servizi locativi dei

    fabbricati fruiti direttamente dai proprietari;

    * Servizi a basso valore aggiunto, almeno in alcuni momenti storici (domestici,

    attivit di lavanderia e di stiratura, barbieri e pettinatrici).

    * Servizi, con una produzione relativamente elevata, frutto di inefficienza dialtre branche produttive (il settore degli altri servizi e il tale ambito la

    produzione da parte delle agenzie portato delle inefficienze delle

    amministrazioni pubbliche).

    Va da s che, per tale ragione, la branca servizi vada articolata per settori, in

    quanto questi ultimi hanno mostrato grande variabilit temporale. E di questo

    tratter nella sezione relativa al gruppo coordinato da Vera Zamagni.

    2. Le serie storiche dei servizi non bancari di Battilani, Felice e Zamagni: un

    apparato informativo imponente per nuovi spunti interpretativi

    2.1. Fonti statistiche e note metodologiche degne dei migliori coltivatori di

    cifre

    Il paper principale del gruppo di lavoro coordinato da Vera Zamagni1, titolato

    La serie 1861-1951 del valore aggiunto dei servizi a prezzi correnti, recita che

    nel saggio sono riportate le procedure e i risultati del lavoro di ricerca e di

    elaborazione dei dati [], con un dettaglio minuto e unattenzione alle fonti che

    raramente si riscontrano in lavoro di questa portata (BFZ 2011, p. 1).

    1 Allo stato della stesura i risultati del lavoro del gruppo BFZ si compongono di: 1.BFZ, La serie 1861-1951 del valore aggiunto dei servizi a prezzi correnti [BZ,Commercio e pubblici esercizi; BF, Trasporti e comunicazioni; B, Leassicurazioni; F, I servizi vari; Z, I fabbricati; BF, Lamministrazione pubblica;BFZ, Il quadro complessivo: serie servizi, 1861-1951]; 2. B, La stima del valoreaggiunto del settore dei servizi nel 1871. Note metodologiche; 3. F, Appendice A: Datidi base e procedure di stima per le serie del valore aggiunto dei trasporti terrestri in

    concessione, comunicazioni, amministrazione centrale dello Stato, e servizi vari; 4. B,Appendice B: Dati di base e procedure di stima per le serie del valore aggiunto deitrasporti terrestri non in concessione, dei trasporti per via dacqua e per i trasporti aerei,assicurazioni e amministrazione provinciale e comunale.

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    A queste intenzioni segue, in effetti, unattenzione veramente encomiabile per i

    dati di base e le ipotesi che conducono da questi alloutputdelle serie statistiche.E del tutto evidente un netto miglioramento nella esplicitazione delle fonti

    statistiche di base e delle procedure metodologiche attuate anche rispetto al set

    informativo dei piloni 1891, 1911, 1938 e 1951 (costruiti da Zamagni 1992, e

    Zamagni e Battilani 2000), che pur erano molto ben documentati, mostrando i

    limiti della serie centenaria di Istat (1957).

    Per inciso, sulla mia pelle, faccio notare lattenzione notevole con cui

    Patrizia Battilani ed Emanuele Felice in una delle sezioni hanno vagliato

    criticamente alcune mie considerazioni sul VA delle Amministrazioni pubbliche e

    sulla stima dei redditi in natura (la c.d. panatica) negli anni 1861-1957 (BF,

    Lamministrazione pubblica, pp. 62-63 del paper).

    Da notare che i valori di tutti i settori della branca servizi della nuova serieBFZ 2011 confermano i valori dei piloni (vedi Quadro riassuntivo generale

    serie servizi, 1861-1951). A tal punto un quesito: i nuovi dati confermano i

    valori dei piloni stimati a suo tempo oppure le nuove stime presuppongono i

    valori dei piloni? [Lesposizione di Vera Zamagni ha nel corso dei lavori chiarito

    questo punto].

    Ovviamente, la costruzione del pilone per il 1871 rende pi robuste le

    retropolazioni sino al momento dellUnificazione.

    2.2. Verso nuovi spunti interpretativi. Qualche considerazione sparsa tra

    Unificazione e 1911

    Certamente il gruppo coordinato da Vera Zamagni ha dedicato molte energie

    alla raccolta delle informazioni di base e alla esplicitazione con dovizia di

    particolari delle procedure che sono alla base del dato statistico prodotto. In sede

    descrittivo-interpretativa, la valutazione dei risultati conclusivi cui i tre AA.

    pervengono mi pare solo agli inizi, anche dal lato del mero confronto con le

    informazioni pregresse: certo con la serie centenaria di Istat 1957, ma anche

    con le stime di Fenoaltea (2005 e 2006, pp. 59-62), che costruisce la serie dei

    servizi 1861-1914 estrapolando il VA dei piloni di Zamagni con indici reali

    della produzione dei servizi.Allo stato della ricerca, molto resta da fare anche dal lato meramente del

    confronto con le serie pregresse. [Lesposizione di Battilani, Felice e Zamagni ha

    portato utili elementi di confronto con le serie pregresse sui diversi comparti

    della branca servizi].

    Purtuttavia, gi a questo livello dellelaborazione, si evincono, secondo il

    confronto grafico con la serie centenaria di Istat 1957 (BFZ 201, pp. 1-3), alcuni

    aspetti che assumono un notevole interesse:

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    1861-1911: secondo BFZ, la stima del VA servizi costantemente superiore a

    quella Istat 1957, con tendenza allaumento del divario negli anni del decollo. Ineffetti, dal grafico 1 del paper risulta unaccentuazione del tasso di crescita

    dellaggregato BFZ dal 1895, rispetto a Istat (1957). E il caso di aggiungere che

    lincremento del tasso di crescita del VA dei servizi evidenziato da BFZ 2011

    anticipa di un decennio il momento in cui viene percepito da Istat 1957 (dopo il

    1905).

    Per inciso, faccio notare che questa specificazione di grande interesse resa

    possibile proprio dal passaggio da una riflessione fondata sui piloni a una

    fondata su serie storiche. Peraltro, laccelerazione dal 1895 a unispezione visiva

    sembra emergere, ma con minore intensit, nella serie a prezzi costanti 1911

    estrapolata da Fenoaltea (2005, 2006) sui piloni Zamagni e Battilani (2000).

    Anche per questa ragione lutilit di un confronto con le ricostruzioni pregresse.Restano da evidenziare due punti: a) sino al 1895, le ragioni del divario tra i

    livelli del VA di BFZ e Istat 1957 (quali settori dei servizi?); e b) dopo il 1895, le

    ragioni del tasso di crescita della serie di BFZ pi intenso di Istat 1957 (di nuovo

    quali settori sono implicati pi di altri?).

    A questo proposito dai dati BFZ 2011 emerge (ma questa una mia lettura

    personale, limitata allesperienza 1861-1911):

    * nel 1861, i sottosettori rilevanti della branca servizi (che produce per milioni

    1955) sono, a scalare: il commercio in senso stretto (mil. 521); i servizi vari (430)

    (di cui: attivit professionali (162), servizi dei domestici (123) e clero (57); i

    fabbricati (396); la pubblica amministrazione (284) (prevalentemente

    amministrazione centrale (226) contro enti locali (58): militari vs. maestri?); i

    trasporti su strada (79).

    Poco rilevanti sono tutti gli altri sottosettori, molti dei quali strettamente

    associati allo stadio di crescita economica e di sviluppo sociale (trasporti

    ferroviari e marittimi, credito e assicurazioni, comunicazioni, addetti degli enti

    locali). Anche se il livello del VA dei servizi pi alto di Istat (1957), tale

    composizione coerente con un Paese a un basso stadio di crescita economica e di

    sviluppo sociale.

    * il VA dei servizi nel 1894 (mil. 4162) mostra una qualche stabilit dei settoricomponenti, rispetto al 1861: commercio (1010), servizi vari (780), fabbricati

    (713), pubblica amministrazione (624) (centrale 415, locale 207) (in crescita gli

    enti locali), trasporti ferroviari (200) e su strada (167). Da notare la crescita

    dimportanza dei trasporti ferroviari e la stasi invece degli altri servizi. Sempre

    poco rilevanti credito (66), comunicazioni (50) e assicurazioni (31).

    * lincremento, dopo il 1895, riguarda prevalentemente, sempre a scalare, il

    commercio, i fabbricati, la pubblica amministrazione e i trasporti ferroviari. Da

    notare il permanere su valori contenuti del VA delle comunicazioni e la perdita di

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    rilevanza dei servizi vari (allinterno prevalgono le attivit professionali, a scapito

    dei servizi del lavoro domestico). I servizi vari erano il secondo sottosettore, dopoil commercio, per rilevanza nel 1861 e 18945, diventano il quarto nel 1911.

    Quello che ho presentato soltanto un piccolo esercizio. Il materiale elaborato

    da Battilani, Felice e Zamagni consentir certamente di migliorare la nostra lettura

    e interpretazione della crescita economica e dello sviluppo sociale dei 150 anni.

    Ovviamente, agli Autori, ma anche ai fruitori dei dati elaborati.

    3. Le serie storiche del VA dei servizi bancari di De Bonis, Farabullini,

    Rocchelli e Salvio, 1861-2010: due lavori in uno?

    3.1. Le nuove serie bancarie, partendo dai lavori di De Mattia 1967 e diCotula et al. 1996

    1. Ilpaperdel gruppo di lavoro coordinato da De Bonis si compone di due parti

    distinte. La prima centrata sulla revisione delle stime sulle dimensioni della

    raccolta e degli impieghi delle diverse categorie bancarie (banche, istituti di

    emissione, intermediari non bancari e Cassa Depositi e Prestiti) e degli interessi su

    raccolta e impieghi. Questa prima parte costituisce il substrato della seconda,

    costituita dalla stima del valore aggiunto del comparto del credito e delle sue

    componenti, sotto forma di serie storica 1861-2010 rispetto ai quattro piloni di

    Zamagni (1992) e Zamagni e Battilani (2000).

    Nella stima del VA prevalentemente utilizzato, in assenza di adeguate

    informazioni sul conto economico delle istituzioni bancarie, il c.d. metodo

    indiretto. Tale metodo costituito dal riferimento agli SP e alle relative

    consistenze a fine danno delle attivit-passivit finanziarie, con lindividuazione

    dei flussi di interessi attivi sugli impieghi e passivi sulla raccolta (margine

    dinteresse), pi una stima dei ricavi netti da servizi, al netto dei costi intermedi.

    Da cui deriva la rilevanza delle statistiche su raccolta, impieghi e tassi delle

    banche.

    2. Tornado alla prima parte del lavoro, la revisione dei dati sulla raccolta e sugli

    impieghi delle istituzioni creditizie e sui tassi di interesse attivi e passivi (1861-2010) costituisce un contributo importante rispetto allo stato della letteratura

    quantitativa sullo sviluppo bancario e finanziario dellItalia dallUnificazione.

    I riferimenti obbligati sono le serie di De Mattia (1967), con aggregati costruiti

    dagli anni 1865-70 ca. sino al 1936, e le ampie revisioni e integrazioni condotte da

    Cotula et al. (1996), per il periodo 1893-1936.

    Certo importante avere costruito una serie completa per i 150 anni,

    agganciando le statistiche storiche di Banca dItalia (dal 1936) a quelle

    preesistenti di Cotula et al. 1996. Tuttavia, la fase storica pi rilevante di questa

    ricostruzione mi pare quella immediatamente successiva allUnificazione, in cui i

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    dati disponibili non includono luniverso delle istituzioni bancarie (ma solo quelle

    pi grandi) e in cui molto rilevanti sono le attivit delle ditte bancarie, didifficile stima, e non incluse nelle elaborazioni di De Mattia e di Cotula.

    In questa sede di particolare rilievo la retropolazione della serie di Cotula

    sino allUnificazione, tenendo come raffronto le informazioni sul sistema

    creditizio di De Mattia sino al 1893. Nella stesura detto [Appendice: tavola 1, p.

    20] che le fonti principali sono De Mattia (1967) e Cotula et al. (1996). Questo

    rinvio troppo generale e impedisce di cogliere la novit delle stime proposte,

    le integrazioni condotte, e leventuale miglioramento della rappresentazione del

    fenomeno bancario. Interessante sarebbe un confronto tra le nuove serie qui

    presentate e le vecchie serie, come fecero a suo tempo puntualmente ad es.

    Cotula, Raganelli e Cerrito (in Cotula et al. 1996) rispetto alle stime di De Mattia.

    Di interesse sono le considerazioni del gruppo coordinato da De Bonis sullosviluppo del sistema bancario (vedi 2.2 del lavoro). I nuovi dati, che possiamo

    immaginare come pi completi e significativi, ci pongono una serie di domande:

    utilizzando le serie De Bonis et al. 2012, cambia qualcosa nel processo di crescita

    finanziaria dopo lUnificazione? Il livello iniziale di sviluppo bancario e

    finanziario pi alto di quello derivato dalle serie di De Mattia (1967) e dalle

    riflessioni di Goldsmith e Zecchini (1975), Biscaini e Ciocca (1979) e lavori a

    seguire (tra cui Della Torre et al. 2008), tenuto conto che sembra essere inserita

    una stima delle ditte bancarie?

    3. A cavallo tra serie bancarie e VA del credito ho una perplessit su un punto.

    Che senso ha racchiudere istituzioni molto diverse nella categoria nei c.d.

    intermediari non bancari. In particolare perch racchiudere in una categoria

    unica istituzioni molto diverse nei 150 anni? Negozianti banchieri, i vecchi istituti

    di credito agrario, fondiario, ecc. dellOttocento, gli istituti di credito specialepost

    1936 e 1993 (De Bonis et al. 2012, ad es. p. 16). Che senso ha inserire una stima

    delle ditte bancarie che avevano modalit operative (gestioni dei patrimoni e

    sconti) molto diverse dalle banche di deposito.

    3.2. Il VA degli intermediari creditizi: andamento ancorato al processo di

    intensificazione finanziaria?

    1. Il lavoro sul valore aggiunto del settore del credito banche, istituti di

    emissione, Cassa Depositi e Prestiti e intermediari non bancari ha permesso di

    costruire una serie storica annuale dal 1861 a oggi. Da notare, la presenza di

    informazioni sulle modalit di costruzione del VA delle singole categorie molto

    precise e puntuali.

    Nella costruzione dei dati inevitabilmente si pongono delle ipotesi.

    Ad es. per il computo degli altri ricavi netti delle banche nel periodo che

    precede il 1975. In assenza di indicazioni per le banche gli AA. pongono lipotesi

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    di una quota linearmente crescente dal 2% (sugli interessi attivi) del 1861, al 3%

    dal 1926, al 5% dal 1946, sino al 6% del dato osservato per il 1975. A tal puntodue domande: 1. non era possibile utilizzare le quote per gli istituti di emissione

    desunte dai loro conti economici, cos per le casse di risparmio ordinarie (per cui

    sono disponibili indicazioni per alcune CRO e per alcuni periodi); 2. perch

    ipotizzare una quota linearmente crescente e particolarmente bassa negli anni

    intorno allUnificazione, dove le banche amministravano patrimoni e non solo

    intermediavano tra depositi e prestiti?

    La serie del VA risente in modo significativo di due ipotesi, che condizionano

    molto la stima del VA delle banche e degli istituti di emissione, da un lato, e del

    VA degli intermediari non bancari dallaltro. La prima ipotesi verte sullaver

    ipotizzato una quota percentuale, linearmente crescente, degli altri ricavi netti in

    proporzione agli interessi attivi. La seconda ipotesi quella di aver posto il VAdegli intermediari non bancari pari a una percentuale del VA delle banche e degli

    istituti di emissione.

    Non opportuno in questo caso, come in altri (di ipotesi pi che di stime),

    evidenziare la quota del VA dei diversi comparti creditizi pi legata a congetture

    pi che a vere e proprie stime?

    2. Come detto nel paper, il valore aggiunto del settore del credito salito da quote

    trascurabili del PIL al momento dellUnificazione (intorno allo 0.20%), all1%

    alla fine Ottocento e inizio Novecento, al 2-3% degli anni 30, a valori fortemente

    crescenti nel secondo dopoguerra, sino a raggiungere il 5-6% degli anni 80-90.

    Attualmente si colloca intorno al 4% (figura 12). Ci conferma che negli ultimi

    decenni la finanziarizzazione delleconomia italiana stata intensa. Il profilo

    evolutivo del VA del credito sul Pil abbastanza legato a quello della

    finanziarizzazione delleconomia. Il raffronto con il FIR di Goldsmith nei 150

    anni abbastanza stretto (Della Torre 2011, fig. 1).

    Come risulta dalle elaborazioni, la quota principale del valore aggiunto del credito

    attribuibile al contributo delle banche, inizialmente agli IE (figura 11). E su

    questo non vi sorpresa.

    Lattivit degli intermediari finanziari non bancari che pone i principali

    problemi di stima cresciuta, secondo gli AA., soprattutto negli ultimi trenta

    anni (sempre fig. 11). E di nuovo il caso di ricordare come il riferimento alcomparto degli intermediari non bancari accorpi realt storico-istituzionali troppo

    diverse e di non facile lettura.

    Sempre dalla fig. 11 del paper, una curiosit. La Cassa Depositi e Prestiti, che

    per lunghi periodi ha svolto una rilevante attivit di intermediazione, rispetto al

    Pil e allintermediazione bancaria (vedi fig. 5), pesa poco in termini di VA (fig.

    11). Quali ne sono le ragioni? Avanzo unipotesi su cui non ho ben riflettuto.

    Probabilmente il risultato della definizione del VA della CDP, nei termini della

    somma dei profitti netti, delle imposte, degli ammortamenti e delle spese del

    personale. Questa definizione corretta ove sia riferita allattivit di

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    intermediazione della CDP in senso stretto, ma ove il riferimento fosse

    lintermediazione complessiva del risparmio postale (CDP e Casse postali) allorabisognerebbe aggiungere le somme che anno per anno venivano retrocesse alle

    Casse postali per remunerare il servizio di gestione dei libretti postali.

    Ovviamente, ci andrebbe ad aumentare il VA del credito e a ridurre il VA del

    ramo Comunicazioni (in cui sono compresi gli uffici postali).

    4. Una sintesi

    Due lavori impegnativi e ben costruiti.

    Per il gruppo coordinato da Vera Zamagni ho molto apprezzato laccuratezza concui sono stati esplicitati in dettaglio le procedure che portano dai dati elementari

    (riportati nelle appendici) attraverso le procedure di manipolazione e le ipotesi

    alloutput dei dati finali. Su questo materiale gli studiosi potranno lavorare e

    procedere, come intenzione degli AA., a eventuali integrazioni e miglioramenti.

    Tale materiale , tuttavia, al momento tutto da valorizzare in sede descrittiva e

    interpretativa.

    Per il gruppo coordinato da De Bonis ho molto apprezzato lesplicitazione delle

    procedure alla base del computo della serie storica del VA delle singole categorie

    di istituzioni e la costruzione delle serie dei flussi di interessi sugli impieghi e

    sulla raccolta. Le serie storiche bancarie che ne sono alla base sono tuttavia da

    valorizzare fornendo le fonti statistiche e i raffronti con De Mattia e Cotula, e

    lopportunit di scrivere uno studio quantitativo sulle dinamiche bancarie (anche

    se De Bonis sembra molto daccordo con Giovanni Vecchi sullo scarso

    rendimento per lo studioso italiano di costruire serie storiche di lunghissimo

    periodo, e quindi non seguir il mio consiglio).

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