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Responsabile della pubblicitàGiampaolo AdrianoCell. 338 9801370pubblicità@turit.it

Direttore responsabileGiuseppe [email protected]

Art DirectorSilvia [email protected]

Hanno collaboratoIsotta Bartoletti, Pier Francesco GasperiAngelo Lo Rizzo, Salvatore LongoRiccardo Rolfini, Tania Turnaturi

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Eeditorialedi Salvatore Longo

Sommario4 Fatti & Commenti

6 Itinerari- Tra vini e castelli

- Tuscia da gustare

- Terre sicane in cantina, dispensa e cucina

24 Gastronomia- Auguri per il 10° compleanno

del Festival del Brodetto

- Bologna capitale del Gelato

- La vite più vecchia del mondo vive in Alto Adige

29 Ricetta

30 Eventi gustosi

36 Buongustaio

38 Recensioni

L a calura di una bella giornata estiva mi ha indotto a cercare un po’ difresco nelle campagne liguri dove avevo trascorso molte estati dell’in-fanzia e della giovinezza.

Erano anni che non percorrevo le antiche strade, un tempo sterrate, cheattraverso campi coltivati e prati s’inerpicavano per la collina. Si camminavada soli, ma non si era mai soli: s’incontrava sempre qualche contadino allavoro e ci si fermava a parlare dei campi, delle coltivazioni e di come anda-va la stagione.Poi c’erano gli alberi da frutta, ciliegi e peschi prevalentemente, qualchealbero di prugne e noci, e noi ragazzi si cercava di mangiare qualche fruttodalla pianta e in tempo di ciliegie - allora era giugno e le ciliegie erano sapo-rite e non solo grosse - si dava una mano a raccoglierle: era un divertimen-to salire sugli alberi (a rischio… indigestione!).E un giorno tra fine giugno e metà luglio in paese arrivava ‘la trebbiatrice’ed era gran festa.Percorrendo quelle stradine, ora asfaltate, ma deserte salvo qualche inqui-nante moto rumorosa e alcune auto, mi venivano in mente quegli anni forsepiù poveri, ma certamente più sereni: ora al posto del grano ci sono imagazzini di una catena della Gdo e invece degli orti tante fabbrichette ingran parte chiuse e abbandonate, i giovani sono andati in città a inseguireil sogno di turno e i vecchi li trovi sul sagrato della chiesa uno accanto all’al-tro immersi nei loro tristi silenzi.Molte frazioni sono abbandonate o quasi e non si rianimano nemmeno d’e-state perché il turismo è andato scomparendo con l’affermarsi della civiltàpost-agricola: di tre alberghi ne è rimasto uno, seconde case e ville sonochiuse, le due trattorie rimaste vivacchiano e i bar sulla piazza si sono dimez-zati - nonostante l’avvento dell’arredo urbano e il traffico parzialmente vie-tato - sono semivuoti, mentre prima i gestori per recuperare tavolini e sedieallontanavano noi che consumavamo poco o niente.È valsa la pena distruggere una cultura e una ricchezza per creare non si sabene cosa? Cercare di cancellare la memoria dalle nostre origini e fare delcontadino una figura marginale e dell’agricoltura un lavoro da cui fuggire?Il turismo scompare non solo perché il mondo è sempre più alla portata ditutti, ma anche perché l’abbandono della civiltà agricola ha spesso inquina-to le campagne rendendole simili alle città o le ha rese invivibili per la scar-sità di servizi e non lo rivitalizzano ‘sagre’ che spesso di tradizionale hannosolo il comunicato stampa.Salvo eccezioni le antiche ricette delle cucine regionali e locali scompaionocon la morte dei vecchi e le nuove versioni rielaborate dagli chef o realizza-te con i prodotti che si trovano sul mercato spesso di quel piatto hanno soloil nome.Sempre meno i ragazzi e i bambini (i consumatori di domani) conoscono ilvero gusto di una zucchina o di una pesca o la differenza tra una ‘zucchina’e una ‘trombetta’: è da loro che occorre iniziare a costruire un consumato-re che sia attratto non dall’immagine, ma dal gusto, magari inserendo neiprogrammi scolastici corsi sull’alimentazione affidati non a laureati da collo-care, ma a contadini che sappiano raccontare con entusiasmo la loro espe-rienza, descrivere l’anima dei prodotti e spiegare per esempio perché lemonoculture sono in genere un errore.Occorre da parte dello Stato e delle sue emanazioni sul territorio assecon-dare quei giovani (o anche meno giovani) che sentono il desiderio di torna-re al mondo agricolo: potrebbe essere una risposta (parziale e limitata quan-to si vuole) alla crescente disoccupazione creata da quella società sul cuialtare l’agricoltura è stata quasi sacrificata e un modo per cominciare a sot-trarre i consumatori alla dittatura dei sapori standardizzati e globalizzatidalle multinazionali dell’alimentazione.

È VALSA LA PENA SACRIFICARELA CULTURA AGRICOLA?

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Rubrica in collaborazione con Salvatore Longo

F&Cfatti & commenti

MASTERCHEF ITALIA IN VAL DI FASSA

D a diversi anni non c’è canale televisivo che nonaffidi le proprie fortune a una trasmissione eno-

gastronomica, coinvolgendo uno dei tanti chef più omeno famosi (alcuni trascorrono più tempo ai fornellidella televisione che a quelli del proprio ristorante),giornalisti specializzati e veri o presunti guru dellacucina.Tra le molte trasmissioni una delle più seguite e inte-ressanti è MasterChef che cerca di proporre qualco-sa di originale come in questo caso in cui i concor-renti sono stati convocati nel Rifugio Maria al SassPordoi (2.950 m.) dalla cui terrazza, un vero balconesulle Dolomiti, si gode un panorama spettacolare.Notevole l’impegno di SkyUno che ha dovuto porta-re in quota troupe televisiva e attrezzature di cucinamontate sulla terrazza in modo da rendere spettaco-lare l’esibizione dei concorrenti grazie anche alleriprese effettuate dall’elicottero.I 2.950 metri del Sass Pordoi se hanno assicurato aipartecipanti la gioia di una visione di rara bellezzahanno determinato qualche problema ai fornelli peri diversi tempi di cottura dovuti all’altitudine: se sonostati bravi a superare tutte le difficoltà, lo sapremo adicembre vedendo la trasmissione su SkyUno e ascol-tando commenti e osservazioni di Carlo Cracco,Bruno Barbieri (entrambi chef pluristellati) e del gurudella ristorazione Joe Bastianich.Apprezzatissimo il pranzo (a base di salumi e for-maggi locali) preparato dal Rifugio Maria, e nonpoteva essere altrimenti essendo coinvolti il Puzzonedi Moena e lo Cher de Fascia accompagnati da unottimo Pinot Nero: i classici sono sempre i migliori.

SALUTE E BENESSERE IN ALTA BADIA

A lta Badia sanitè (sanitè nella lingua parlata dalla minoranzaladina dell’Alto Adige significa ‘salute’) è stata un’iniziativa

dedicata alla salute e al benessere del corpo e della mente e ha tra-sformato l’Alta Badia in una palestra a 2.000 metri.Molti sono stati i personaggi da Kristian Ghedina (uno dei miglio-ri discesisti nella storia dello sci alpino italiano ed europeo) al notoalpinista Simone Moro che hanno fornito indicazioni e consigli sul-l’attività fisica e mentale.Salute e benessere sono peraltro espressione di uno stile di vita sin-tesi di numerosi fattori tra cui, importantissima, un’alimentazionecorretta ed equilibrata, ricca di vitamine e povera di grassi come haindicato il Dott. Lucio Lorusso (specialista in Scienze dell’alimenta-zione). A lui si deve l’elaborazione di un piatto del benessere abase di pasta di farro, ragù di lonza, speck dell’Alto Adige e cremadi ricotta. L’equilibrio fra i nutrienti e la presenza della fibra delcereale forniscono energia a lento assorbimento adatta all’attivitàfisica mentre la carne, il salume sgrassato e i formaggi assicuranoil corretto apporto di proteine e quindi il giusto sostegno allamuscolatura.Il piatto è stato rivisitato dallo chef stellato Giancarlo Morelli cheha aggiunto un pizzico di creatività: sono nati così i Maltagliati difarro al ragù di lonza, speck dell’Alto Adige crispy, crema di ricot-ta marinata al fieno di montagna. Il piatto è stato inserito neimenù di tutti i ristoranti dell’Alta Badia aderenti all’iniziativa.Lorusso ha anche pensato ai più piccoli sempre più a rischio diobesità per uno stile di vita prevalentemente sedentario. Ha quin-di creato la merenda del campione per educare e sensibilizzareanche i bambini (e i loro genitori) a una corretta alimentazione.Il panino dei campioni - ideale per fornire un pasto genuino e com-pleto - è realizzato con due fette di pane ai cereali e un ripieno dispeck dell’Alto Adige in versione sgrassata abbinato a ricotta vac-cina lavorata a crema con spinaci frullati (espediente per introdur-re la verdura, spesso poco amata dai bambini). E per bevanda ilsucco di mela, ottimo anche per gli adulti.È un po’ più faticosa da preparare della ‘merendina’ preconfezio-nata, ma molto più sana.Come noto già ai Romani (mens sana in corpore sano) il corpo ela mente vanno di pari passo per cui fare attività fisica in quota èun toccasana non solo per il corpo, ma anche per la mente avve-nendo all’aria aperta lontano dallo stress e dall’inquinamento cit-tadino.E la vista sullo splendore delle montagne completa la rigenerazio-ne della mente.

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fatti & commenti

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PESCA DI LAGO

I molti problemi della pesca sono spesso ignorati siadai cittadini, sia dalla stampa, sia purtroppo da chi

istituzionalmente dovrebbe occuparsene.L’attività dei pescatori, i rischi insiti nella professione ele difficoltà per la quotidiana sopravvivenza tra costicrescenti e guadagni sempre più contenuti sonogeneralmente ignorati dall’opinione pubblica sensibi-lizzata dai media solo quando qualche peschereccioviene sequestrato dai nostri dirimpettai mediterranei. Non esistendo questa problematica per i pescatoriche svolgono la propria attività sui laghi, di loro nonsi parla mai. Anzi moltissimi ne ignorano anche l’esi-stenza.Sono quindi una piacevole eccezione le iniziative - dicui è capofila la Provincia di Como - di un progettointerregionale di valorizzazione dei prodotti ittici siatradizionali sia innovativi dei laghi insubrici e di effet-tuare un’analisi economica della filiera della pescaprofessionale in tutte le aree lacustri aderenti. Le pro-vincie interessate sono Como, Lecco, Varese, Novara,Verbania e il Canton Ticino. Il primo dato evidenziatodalla ricerca è la grande frammentazione in piccolerealtà individuali a conduzione diretta, dinamica con-fermata dal numero di pescatori professionali presen-ti nelle diverse province: 51 a Como, 19 a Lecco, 27 aVarese, 7 a Novara, 14 a Verbania e 30 in Canton Tici-no.Circa il 70% delle aziende lavora direttamente ilpescato, le altre vendono sul punto di sbarco il pesceintero soprattutto ai privati e ai ristoratori (rispettiva-mente 42% e 26% della produzione).È evidente l’opportunità che le aziende inizino a ‘faresquadra’ superando l’attuale grande parcellizzazioneche non permette di sfruttare completamente lepotenzialità del prodotto ittico lacustre con nocu-mento sia per i pescatori sia per i consumatori.

V ino e arte hanno avuto da sempre un rapporto intenso: neisecoli sono pochi gli artisti di cui si racconta disdegnassero cibi

e vino, mentre invero si sa di molti, anche grandi, che si abbando-navano a qualche eccesso.Una felice contiguità esiste tra artista e vignaiolo perché entrambiprotesi a creare capolavori e per conseguire questa finalità dispostia compiere ogni sacrificio. Spesso il produttore diviene un collezio-nista o un mecenate stabilendo un intenso rapporto con l’artistaprediletto.È il legame che per molti anni ha unito la famiglia Majolini ad AligiSassu, pittore e scultore eccelso. Già nel 1995 una tiratura limitatadel Franciacorta Pas dosé era stata dedicata al Maestro e numero-se sue opere abbelli-scono la Cantina tracui la splendida statuabronzea Cavalli inna-morati che dal 2001si staglia sui vignetidella Franciacortacelebrando la naturae la sua forza nelladimensione di unquotidiano che divie-ne eterno.Una riproduzione alaser del cavallo edella firma di Sassudecora la selezione dibottiglie con cui laCantina Majolinirende omaggio alMaestro nel centena-rio della nascita(1912-2012) unendo-si alle celebrazionipreviste nell’arco del-l’anno un po’ ovun-que e che hanno duemomenti importantinelle mostre ‘Memo-rie su carta’ aperta adaprile al NationalMuseum of Fine Artsdi La Valletta (Malta) e‘100 anni dalla nasci-ta del Maestro AligiSassu - Dipinti’ che siinaugurerà il 29 set-tembre a Villa Filippinidi Besana in Brianza.E ognuno dovrebbeavere come guidadella propria vita lafrase del Maestroinserita sulla bottigliadel Pas dosé ‘AligiSassu’: “Io sono vota-to alla pittura, al dise-gno, alla scultura. Perquesto continuerò acercare, a lavoraresino all’ultimo alito divita”.

MAJOLINI CELEBRA ALIGI SASSU

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Tra vini e castelli

Iitinerari

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itinerari

Mentre, lasciata Bolzano e ilfascino discreto del suocentro medievale e diun’architettura originalissi-

ma (unione di elementi alpini e medi-terranei), mi accingevo a percorrere unbreve tratto della Strada del vino del-l’Alto Adige (creata nel 1965) per rag-giungere Caldaro, riflettevo che per assa-porare le sorprese di un campanile svet-tante in un borgo abbarbicato sullamontagna o di una pieve che piccola eantica appare improvvisa dietro unacurva o di un castello che domina e pro-tegge dall’alto di uno sperone rocciosooccorre tornare ai ritmi slow più conge-niali all’uomo.La ‘strada’ è un itinerario geografico,storico, turistico e culturale che si svi-luppa per circa 30 km., spesso con unapropria segnaletica, tra splendidi vignetidi uve - che al solo nominarle richiama-no al naso e in bocca complessi bouquet- e Cantine che con i loro nomi scandi-scono la storia del vino altoatesino enon dimenticano mai che il vino deveparlare agli uomini e non alle Guide.L’idea del viaggio slow mi induce a visi-tare il bel Castel Firmiano (del 945, maè del 1474 l’attuale articolazione - restau-rata nel 2006 - voluta da Sigismondod’Austria che ne fece il baluardo del-l’Impero contro Venezia) che dall’altodomina la ‘strada’. Imponente con le suestrutture è il cuore del Messner Moun-tain Museum, un complesso di cinquemusei in cui il grande scalatore ed esplo-ratore ha raccolto memorie, oggetti pre-ziosi e testimonianze delle culture deipopoli di montagna di tutto il modo.A Firmiano quadri, foto, cimeli e scul-ture si mischiano a suggestive installa-zioni multimediali e scandiscono unpercorso museale piuttosto atletico alcui termine, giusta ricompensa, nel risto-rante del castello un semplice e appeti-toso pasto a base di specialità localiannaffiate da un Terlaner o da un Sau-vignon permette di recuperare le energiespese.La vicina Terlano in primavera è unatappa obbligata: è la patria dello splen-dido asparago Margarete (dal nome del-l’ultima regnante del vecchio Tirolo)

Lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige non solocantine eccezionali e la sinfonia di sapori di unagustosa gastronomia, ma anche castelli, dimoresignorili dalla particolare architettura e splendidipaesaggi dai campanili svettanti tra i vigneti

Testo di Salvatore Longo - Foto: Strada del vino, Consorzio turistico Bolzano,Vigneti e Dolomiti e Museo Provinciale del Vino a Caldaro

Panorama Terlano

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rigorosamente raccolto a mano. Puòessere gustato solo a Terlano, Vilpiano eSettequerce (i paesi in cui è coltivato)perché la limitata produzione soddisfasolo il consumo locale. Inoltre gustan-dolo a poche ore dalla raccolta il sapo-re è diverso: provare per credere.Prima di giungere a Caldaro, meritauna sosta (anche lunga) Appiano sullastrada del vino caratterizzata oltre cheda vigneti e frutteti da 180 residenzesignorili e castelli che ne rendono parti-colare il paesaggio: un unicum per laricchezza di stimoli culturali.Non si può lasciare Appiano senza averpercorso la Passeggiata dei tre castelliche inizia a Castel Corba, una casa torredel XIII secolo (oltre all’albergo vi è unottimo ristorante) e sale attraversando ilbosco al Castel Boymont, residenzaromanica fortificata da cui si gode unospettacolare panorama. Attraversata laprofonda gola, si giunge a Castel Appia-no, costruito nel XII secolo a strapiom-bo sulla valle, raccolto attorno a un‘mastio’ pentagonale alto 30 metri.Prima di rientrare ad Appiano attraver-so un simpatico sentiero tra gli arbustie una bella strada tra i vigneti si posso-no ritemprare le forze con una gustosamerenda a base di specialità locali -tutte ottime, c’è l’imbarazzo della scelta- nel ristorante del Castello. Si consigliadi non fare la gita di mercoledì: è ilgiorno di riposo del ristorante.Poiché anche la gola ha i suoi dirittiuna tappa obbligata è lo Zur Rose, unodei migliori ristoranti italiani, non per-ché stellato Michelin, ma per la filoso-fia del simpaticissimo e comunicativoHerbert Hintner che ha nella qualità,nel rispetto della stagionalità dei pro-dotti e nel non cercare ‘effetti speciali’ iprincipi della propria cucina. Anche sevi è un’ampia scelta, è un delitto nongustare ricette della tradizione Tirolese,ad esempio in autunno i Ravioli di fari-na di pere secche e formaggio grigio cuifar seguire un’appetitosa Variazione ditestina di vitello.Un altro locale in cui semplicità, qua-lità e ottimo prezzo si uniscono a un’at-mosfera tipicamente tirolese è il Risto-rante Bad Turmbach gestito dalla fami-

Caldaro

Castel Appiano

Un panorama tipico: Castello,Chiesa e vigneti

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glia Wömdle: ho annaffiato con un otti-mo Pinot Bianco di produzione dellacasa alcuni piatti tradizionali veramentenotevoli. Se la stagione lo consente, sipuò mangiare all’aperto sotto le chiomedegli alberi rasserenando, oltre la gola,anche lo spirito con la dolcezza di unpanorama di vigneti e frutteti.Dopo l’ottimo pasto, raggiungo Calda-ro sulla Strada del Vino (tappa conclu-siva di questo mio breve percorso) il cuilegame con l’enologia è profondo, tral’altro ha un vino che può fregiarsi delsuo nome: il Lago di Caldaro ottenutodalla Schiava, vitigno che ha trovatointorno al lago il proprio habitat ideale.I produttori hanno anche elaborato ilprogetto Charta del Lago di Caldaro esono nati i Vini della Charta.Anche Caldaro è ricca di residenzesignorili risalenti al XVI e XVII secoloin cui trionfa lo ‘stile d’Oltradige’. Ètestimonianza del desiderio di una clas-se emergente (composta da piccolanobiltà, proprietari terrieri e ricchi mer-canti) che trae la propria ricchezza dalsuccesso della produzione vinicola di

rendere più comode e prestigiose le pro-prie abitazioni medievali o di costruir-ne nuove di prestigio. Le committenzesono affidate ad architetti e artisti ita-liani i quali innestano il gusto rinasci-mentale nell’architettura medievale enel gotico: è lo ‘stile d’Oltradige’ di cuinotevole esempio è nel centro di Calda-ro il Gasthof zum Weissen Rössl. Splen-

dida l’insegna in ferro battuto che mihanno detto essere del settecento: l’avreiportata via insieme alle bottiglie divino!Anche a Caldaro, come in tutto il SudTirolo è più difficile mangiar male chemangiar bene, l’autunno poi è una sta-gione ricca di sapori e dopo le diete esti-ve ci si può permettere qualche piatto

Alegra convivialità altoatesina

Cantina Museo Provinciale del Vino

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sostanzioso come la Rosticciata di stoc-cafisso o gli Schlutzkrapfen.Personalmente ho molto apprezzato,anche per il rapporto qualità/prezzo, ilCastel Ringberg in cui nelle romantichesale di metà ‘600 si può gustare un’otti-ma cucina altoatesina e di ricerca e ilWindegg (sempre cucina altoatesina)ospitato in una casa nobiliare dell’800 eposizionato su un promontorio convista su lago e vigneti.Colpisce visitando le varie Cantinedella zona - grandi o piccole, personalio sociali - l’elevata qualità di tutti i vini,risultato di una cura quasi maniacale

della vigna e di un amore profondo peril vino.Sarebbe inutilmente ripetitivo parlareper esempio della vicina Cantina di Ter-lano: ho degustato un’ampia gamma deiloro vini ed è molto difficile trovarneuno che non sia notevole, naturalmentenella fascia di prezzo di riferimento. Milimiterò a ricordare il Terlano Char-donnay 1998, un vino per le grandioccasioni che vale il prezzo, il TerlanoPinot Bianco 2010, un gran vino per ilconsumo quotidiano e il Terlano PinotBianco Vorberg Riserva 2008, un incre-dibile Pinot che mi è rimasto nella

memoria.La visita alla Cantina di Terlano mi hapermesso di conoscere una realtà colle-gata di estremo valore: il Sentiero didat-tico di Terlano. Si tratta di un percorsopedonale tra i vigneti di circa 3 km.:numerosi cartelli didattici collocati neipunti più significativi raccontano inmodo chiaro e conciso il territorio, lavigna e il vino. Inoltre il susseguirsi displendidi paesaggi fa comprenderecome l’azione dell’uomo possa miglio-rare la Natura quando la rispetta.Al termine del percorso vi è la piccola,ma eccezionale Cantina SebastianStocker specializzata nella produzionedi spumante (uno dei migliori cheabbia gustato): sempre e solo millesima-to (tre le tipologie Brut, Natur e Riser-va) è ottenuto da uve Sauvignon, Char-donnay e Pinot Bianco. Gli altri viniprodotti sono un aromatico Sauvignone l’originale e interessante TerlanerBianco - fiore femminile. Quest’ultimoè una ‘chicca’ essendo ottenuto dal viti-gno Terlaner Bianco ormai quasi scom-parso (oltre a Stocker lo coltivano soloi Masi Kohler e Lehenegg), uno deipochissimi vitigni che necessita di pol-line femminile per riprodursi.Il rapporto particolare che ha Caldarocon la cultura del vino è testimoniatodall’affascinante Museo del Vino del-l’Alto Adige, uno dei più belli tra imolti visitati in Italia e all’Estero e ilprimo creato (anno di fondazione:

Veduta dalla Strada del vino

Castel Firmiano

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1955) a Sud delle Alpi.La sede è in un edificio medievale nelcentro di Caldaro, un tempo ‘cantina adecima’ e residenza della locale magi-stratura. Nelle sue ampie sale poste sudue livelli scorre la storia del vino inSudtirolo scandita dagli attrezzi cheaccompagnavano il lavoro del vignaiolodurante l’anno: dalla pergola al torchiocioè dalla vite al vino. Inoltre sonoricordati i mestieri collegati: dal bottaioai carrettieri del vino, ai ‘Saltner’ (guar-diani dei vigneti). Se si è fortunati, sipuò godere la brillante spiegazione diJohanna Frei, l’entusiasta direttrice delMuseo. La sorpresa più bella e interes-sante è però nel giardino del Museodove è stato realizzato un vigneto diantichi vitigni (8 a bacca bianca e 10 abacca rossa, comprese le tre varietà dellaSchiava), alcuni dei quali divenutimolto rari e conservati per passione dapochissimi produttori. Durante l’autun-no i visitatori potranno piluccare egustare queste uve particolari.Ho avuto la possibilità di una degusta-zione di vini prodotti con questi vitigni(repliche il 6 e il 13 settembre alle15,30): affascinante! Interessante il con-fronto tra il vino ottenuto dall’anticovitigno Lagrein e quello frutto dell’at-

tuale versione.Non conoscevo Peter Sölva, una dellepiù antiche aziende di Caldaro: dal1731 ne è documentata con continuitàl’attività vinicola tramandata da padrein figlio, ma le radici risalgono nei seco-

li poiché sembra che Andreas De Silvasia giunto in Tirolo nel 1200 facendo ilvignaiolo. Il nome originario (trasfor-matosi con il passare del tempo inSölva) è stato ripreso per la linea DeSilva ottenuta dalle uve delle vecchie

Cantina di Terlano con inizio percorso didattico

Antico Torchio presso Museo Provinciale del Vino

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vigne. Ricordo un eccezionale Sauvi-gnon di grande eleganza e raffinatobouquet. Anche la linea dei vini pro-dotti in parte con uve da vendemmiatardiva ha un antico nome di famiglia,Amistar, un’antenata che nel 1678

sposò un De Silva. Tra questi vini, tuttinotevoli, ho apprezzato (ma sono inte-ressanti anche le cuvée) in particolare ilGewürztraminer caratterizzato da gran-de morbidezza e il Cabernet Franc alquale è quasi incredibile la personalità

data dal 5% di uve appassite. Infine Ivigneti classici: splendida l’interpreta-zione della Schiava, un vitigno semplicee generoso che andrebbe rivalutato esuggestivo il confronto con il Gewürz-traminer Amistar. Comune caratteristi-ca di questi vini è aver avuto il temponecessario per esprimersi, senza forzatu-re tecniche.Molto più giovane (è del 1999), ma nonmeno valida la produzione della TenutaKlosterhof: Oscar Andergassen e ilfiglio Hannes si propongono (riuscen-doci ottimamente) di produrre viniarmoniosi e strutturati nel rispetto dellatradizione, ma senza rinunciare a unequilibrato supporto delle moderne tec-nologie. Tra i vini che più mi hannocolpito un eccezionale Moscato Giallo,vino secco di grande freschezza e armo-nia, il Pinot Bianco ‘Trifall’ cui fermen-tazione e maturazione in legno d’acaciaconferiscono una suggestiva personalitàe il Rosé ‘Summer’. Tra i ‘rossi’ lo stu-pendo Pinot Nero ‘Panigl’ mi permettedi concludere ottimamente una degu-stazione fortunatamente intervallata daun gustoso speck e da un affascinanteformaggio che ancora ricordo e rim-piango.Collegato alla Tenuta un deliziosoGarni (la colazione mattutina è da ‘lec-carsi i baffi’).Dopo aver dato un’ultima occhiata albel Lago di Caldaro circondato daivigneti, mi accingo a partire, ma nonposso farlo senza immagazzinare nellamemoria le spettacolari visioni panora-miche sull’Oltradige e le Dolomiti chesi godono dal Passo della Mèndola cuisi accede da Caldaro con una comodafunicolare.Il proposito naturalmente è tornare pre-sto: ho ancora tanti vini da gustare!

Per campeggiareEsiste un simpatico campeggio sulla sponda sud occidentale del lago circondato da un canneto e dai vigneti impiantatisui pendii collinari.Sankt Josef am Kalterer See - Località San Giuseppe al Lago 75 - Tel. 0471960170 - www.camping-kalterersee.com

Che splendido colore!

Lago di Caldaro e vigneti

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Alcune ricette

Schlutzkrapfen (per 4 persone)IngredientiPer la pasta:150 g. di farina di segale, 100 g. di farina di frumento, 1 uovo, 50-60ml. di acqua tiepida, 1 C di olio, salePer il ripieno:150 g. di spinaci bolliti (circa 300 g. di spinaci freschi)50 g. di cipolle tritate fini, 1/2 spicchio d'aglio, 1 C di burro, 100 g.di ricotta, 1 C di formaggio grana, 1 C di erba cipollina, 1 puntinadi noce moscata, pepe appena macinato, salePer completare il piatto:Formaggio grana grattugiato, burro fuso, erba cipollina tritata finePreparazionePer la pasta:mescolare le due farine, disporle a fontana sulla superficie di lavoro,salarle e praticarvi una buca al centro; versarvi un composto ottenu-to mescolando uovo, acqua tiepida e olio e impastare il tutto fino aottenere una massa omogenea. Coprire l'impasto e far riposare per30 minuti.Per il ripieno:tritare finemente gli spinaci, rosolare la cipolla e l'aglio nel burro.Unire gli spinaci e poi abbassare la fiamma. Aggiungere la ricotta, ilparmigiano e l'erba cipollina, insaporire con noce moscata, sale, pepee mescolare bene.Per realizzare gli SchlutzkrapfenStendere la pasta e ricavare una sfoglia sottile. Lavorare la pasta il piùvelocemente possibile in modo che non si secchi. Con una forminarotonda e liscia ritagliare dei dischi di pasta del diametro di 7 cm.Con l'aiuto di un cucchiaio o di una tasca per pasticcieri disporre ilripieno a mucchietti al centro di ogni dischetto. Bagnare il bordocon dell'acqua e piegare i dischetti a metà creando in questo modopiccole mezzelune. Premere i bordi con le dita.Per completare il piatto:cuocere gli Schlutzkrapfen in acqua salata e disporli sui piatti.Cospargerli di formaggio grana e servirli con burro fuso ed erbacipollina.Tempo di cottura: 3-4 minutinota:Il ripieno può essere completato anche con patate lesse passate alsetaccio.Rosticciata di stoccafissoIngredienti (per 4 persone)200 g. circa di stoccafisso, 200 g. di patate cotte con la buccia e taglia-te a fette, 30 g. di cipolle, 40 ml. di olio extravergine, 1 l. di brodo dipesce o di acqua, 50 ml. di vino bianco, 100 ml. di pannaPer il condimento:? spicchio d'aglio tritato, 1 cucchiaio di aneto tagliato finemente, 1cucchiaio di prezzemolo tagliato finemente, 1 foglia di alloro, 1 cuc-chiaio di aceto di vino bianco, 1 pizzico di cannella, sale e pepe appe-na macinatoPer la guarnizione:carote, zucchine, cavolo rapa e cipolla frittaPreparazioneMettere a mollo lo stoccafisso in acqua fredda per almeno 3 giorni,in modo che si riduca la quantità di sale. Farlo cuocere poi a fuocodolce con brodo di pesce (1 ora e mezzo - 2 ore), raffreddarlo nelbrodo e infine scomporlo in piccoli pezzi. Rosolare le patate in unapadella antiaderente con olio. Tagliare la cipolla a striscioline e roso-larla nell’olio d’oliva, aggiungere poi l’aglio e il pesce e continuare lacottura. Unire il vino bianco, la panna, l’aneto, il prezzemolo, l’allo-

ro e le patate rosolate. Condire infine con il sale, il pepe, l’aceto e lacannella. Prima di servire far riposare per qualche minuto.Nota:Servire con verdure cotte ed eventualmente con insalata di stagione

Variazione di testina di vitelloIngredienti (per 4 persone) per la pralina di testina di vitello:200 g. di testina di vitello già cotta dalla macelleria, 1 carota, mezzacipolla, 1 ramo di sedano, 1 ramo di timo, 5 foglie di basilico, sale epepe, 50 g. di fondo bruno di vitelloPreparazione:macinare la testina di vitello con le erbe, aggiungere il fondo di vitel-lo e far cuocere ca. 5 minuti.Versare in un tegamino alto 1,5 cm, far riposare nel frigo per ca. 2ore. Dopo tagliare a cubetti quadrati.Ingredienti per la crosta alle erbe:200 g. di pane bianco grattugiato, 10 foglie di basilico, 20 foglie diprezzemolo, 2 rami di timo, 1 ramo di rosmarino, 2 foglie di salviaPreparazione:tritare tutte le erbe e mescolare con il pane bianco grattugiato.Le praline di testina vengono impanate con farina, uova sbattute e leerbe e fritte in olio d’oliva extravergine a 160 gradi ca. per 4 minuti.Ingredienti per le millefoglie di testina di vitello:100 g. di testina di vitello cotta, 100 g. di patate tagliate a fette sotti-li, 100 g. di timo tritato, sale e pepe, 3 cucchiai di olio d’oliva extra-vergine, 1 cucchiaio di aceto balsamicoPreparazione:fare bollire le fette di patate per ca. 3 minuti e lasciare raffreddare.Tagliare la testina di vitello a fette sottili. Mescolare il timo tritato,sale, pepe, aceto balsamico e olio d’oliva e fare una vinaigrette.Preparazione sul piatto:iniziare con una fetta di testina, mettere sopra una fetta di patata(questo procedimento ripeterlo altre 2 volte), riscaldare sotto il grille versare la vinaigrette leggermente sopra.

Testina di vitello con la vinaigrette al pomodoro ebasilico:Ingredienti (per 4 persone):200 g. di testina di vitello cotta, 100 g. di pomodori maturi, pelati etagliati a dadini, 1 spicchio d’aglio tritato, 50 g. di cipolla tritata, 5foglie di basilico tagliato a julienne, sale e pepe, 1 cucchiaio di acetobalsamico, 3 cucchiai di olio d’oliva extravergine Preparazione:mettere i pomodori in una ciotola e mischiarli assieme a sale, pepe,aglio tritato, basilico, aceto balsamico e olio d’oliva extraverginePreparazione sul piatto:la fettina di testina tagliata di spessore piú grosso e riscaldata nelfondo di verdura si mette sul piatto e si condisce con la vinaigrettedi pomodori e basilico.

Ravioli di farina di pere secche e formaggio grigioIngredienti (per 4 persone)Per i ravioli:50 g. di farina di grano, 30 g. di semola di grano duro, 50 g. di fari-na di pere essiccate, 1 uovoPer il ripieno:200 g. di patate cotte, 50 g. di burro temperatura ambiente, 80 g. diformaggio grigio spicciolato, sale e pepePer la guarnizione:40 g. di formaggio grigio, 60 g. di erba cipollina tagliata fine, un po’di farina di pere secche e burro sfuso

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Tuscia da gustare

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La Tuscia è un territorio tutto dascoprire, oltre che per il suoambiente naturale, incontamina-to conserva una elevata vocazio-

ne agraria, unica in Italia, ciò la distin-gue da ogni altro territorio ed è caratte-rizzato da antiche tradizioni culinarieprotratte e rinnovate nel tempo con crea-tività e passione, nel rispetto della tipi-cità dei sapori ed esaltandone il gusto disempre di cui si può godere ed apprez-zare attraverso i migliori prodotti dellaterra e delle ricette autentiche che sonostate tramandate dalle generazioni che sisono susseguite sino ad oggi. Il viaggionella tradizione enogastronomica dellaTuscia è anche un viaggio nelle storie eleggende del suo territorio e dei suoiabitanti, e dei particolari e sorprendentisapori, tutti immancabilmente da gusta-re. La gastronomia della Tuscia, oltre allaparticolare posizione geografica, che lapone al crocevia tra i sapori della cucinatoscana, di quella umbra e di quellaebraico-romanesca, si arricchisce dellapresenza di prodotti locali di prima qua-lità, garantiti dal marchio Tuscia Viter-bese assegnato dalla locale Camera diCommercio, e per alcuni di essi anchedai riconoscimenti Dop e Igp dellaComunità Europea. Fra questi prodottiil primo posto spetta sicuramente ainostri oli di oliva. Le due tipologie di oliextravergini che hanno ottenuto la regi-strazione da parte della Comunità Euro-pea sono: l’olio extravergine d’oliva“Canino Dop”, che viene ricavato inmassima parte da olive della varietà“caninese” un olio che ha un’acidità frale più basse d’Italia. Quest’olio è utiliz-zato soprattutto da coloro che prediligo-no una cucina dai sapori decisi e amanogustare nei condimenti l’aroma dell’oli-va, ma è indispensabile soprattutto percondire e cucinare alcuni piatti chefanno parte della tradizione gastronomi-ca della Tuscia (zuppe e minestre di legu-mi, bruschette, carni alla cacciatora, spez-zatini con animali da cortile e cacciagio-ne). L’altra varietà, denominata Olioextravergine d’oliva “Tuscia Dop”, èinvece un olio dal sapore più delicato,meno piccante di quello della “DopCanino”. Le sue caratteristiche fonda-mentali sono: colore verde smeraldo conriflessi dorati; odore fruttato che ricorda

Un viaggio insolito e particolare attraverso isapori e le tradizioni culinarie autentiche che vifaranno degustare cibi prelibati oramai dimenti-cati e generosi profumi della terra accompagnatida vini eccellenti

A cura di Pier Francesco Gasperi - foto P.F. Gasperi e Guida della Tuscia�

Vecchio carro agricolo - anni ‘30

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il frutto sano, fresco, raccolto al puntoottimale di maturazione; sapore di frut-tato medio con equilibrato retrogusto diamaro e piccante di intensità variabile.Rimane impossibile elencare, seppursommariamente, i piatti nei quali si pos-sono utilizzare i nostri oli. Dall’olio pas-siamo ad un altro alimento di uso quo-tidiano, il pane. Oltre ai numerosi panioggi di moda, quello più interessante ecertamente il tradizionale “Pane biancocasereccio”, non salato, a mollica com-patta, fatto con il lievito naturale, diproduzione strettamente artigianale, chetroviamo sotto forma di grosse pagnot-te; fragrante quando è fresco, ma utiliz-zabile anche per una settimana soprat-tutto per le zuppe, la panzanella e labruschetta. C’è però nella nostra provin-

cia anche un pane ancor più caratteristi-co, il “Pane giallo di Monteromano”,che si differenzia rispetto al pane comu-ne perché è prodotto con lievito natura-le e farina (semola) di grano duro, percui la mollica presenta una maggiorecompattezza e umidità, un sapore carat-teristico ed un colore tendente al gialloscuro. Tra i prodotti caseari della Tuscia,i più tradizionali ed interessanti sonoquelli prodotti con il latte di pecora,primo fra tutti il Pecorino RomanoDop, quello a forme giganti, detto “conla lacrima”, frutto della tradizionepastorale del nostro territorio che risaleal tempo degli Etruschi, usato soprattut-to per condire gli spaghetti a cacio epepe o quelli alla carbonara, gli gnocchicon le patate, la pasta casalinga fatta con

acqua e farina (i lombrichelli), la polen-ta e altri piatti ancora. Numerose sonole altre varietà di Pecorini artigianali,sempre a base di latte di pecora, com-mercializzati in varie fasi di stagionatu-ra e con caratteristiche diverse, compre-se quelle oggi di moda (pecorino difossa, di grotta, tartufato ecc). Quellofresco è ottimo per fare crostini al fornocon le alici, mentre quello non comple-tamente stagionato è apprezzato dagliintenditori per essere gustato insiemecon le fave fresche o con le pere. Ultimofra i prodotti con latte di pecora c’è illatticino più interessante, la “Ricotta diPecora della Tuscia”, dal sapore parti-colarmente delicato, decisamente piùgradevole di quella a base di latte vacci-no, da gustare al naturale nella colazio-ne del mattino sul pane tostato, oppureda utilizzare nei vari dolci tradizionali(ciambellone, ravioli di Carnevale, cro-stata). Le carni di “Bovini di razzaMaremmana” provengono da animaliallevati ancora oggi in piena libertà nelterritorio della Maremma, con la qualesi preparano bistecche alla brace esoprattutto un piatto tipico viterbese, laPignattaccia. Inoltre sono presentinumerosi greggi di ovini di razza sarda,comisana e vissana, che attualmente rap-presentano una delle produzioni più dif-fuse d’Italia. L’uso in cucina è però limi-tato soprattutto al periodo pasquale,anche se le ricette tradizionali a based’agnello sono numerose e vanno dalclassico abbacchio arrosto con patate,all’abbacchio brodettato coi carciofi,all’abbacchio alla cacciatora, alle costo-lette d’abbacchio “a scottadito”, allecostolette fritte dorate, per finire con lacaratteristica zuppa d’agnello alla viter-bese detta “giubba e calzoni”. Un altroprodotto tipico della Tuscia è il “Coni-glio Leprino Viterbese”, una varietàche si caratterizza perché viene allevatoall’aperto, senza uso di farmaci o dimangimi arricchiti. Dal maiale, oltrealla gustosa Porchetta di Bagnaia, repe-ribile in ogni angolo di strada e consi-derata una delle migliori fra quelle delLazio, si ricavano numerosi insaccati.Tra questi il ricercatissimo guanciale, lapancetta arrotolata, la coppa di testa, illombetto, il capocollo, salami vari, tracui la tipica susianella e il salame cotto

La tradizione della pasta fatta in casa

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e salsicce bianche e nere. Di ottima qualità anche i pesci del lagodi Bolsena, pescati ogni giorno e servitinei ristoranti e nelle trattorie. Dai latta-rini ai delicati filetti di persico fritti,dalla zuppa di pesce, meglio nota comesbroscia, alla tinca cucinata a porchet-ta o nel brodo con i tagliolini, dal core-gone arrosto fino alle famose anguilledel lago di Bolsena che costarono alpapa Martino IV non solo la vita, ma lacondanna a “purgare per digiuno” nelpurgatorio dantesco. I più famosi Legumi tipici della Tusciasono sicuramente i Fagioli del Purgato-rio di Gradoli, i fagioli di Sutri, i ver-dolini di Viterbo, le lenticchie diOnano, come pure i Ceci del solco drit-to di Valentano. Questi legumi, che unavolta costituivano l’elemento principaledel tradizionale “piatto unico”. Oggisono usati più spesso per le minestre,semplicemente conditi con olio extra-vergine di oliva e odori vari (cipolla,sedano, rosmarino). E volentieri accom-pagnano il tonno, le acciughe, il baccalà,l’aringa. Oppure le cotiche del maiale, lesalsicce, la carne lessata o lo spezzatinodi vitello.Fra le verdure coltivate da secoli nel ter-ritorio, sono da nominare gli Ortaggidel Lago di Bolsena (pomodori scatolo-ni), i broccoli da fare ‘”strascinati inpadella”, gli asparagi verdi di Canino, ipeperoni, le melanzane e i finocchi dellaMaremma laziale. Molto apprezzate lePatate delle Grotte di Castro (AltoViterbese), utilizzati in una infinità dipreparazioni. Un discorso a parte meri-terebbero le Carote di Viterbo in bagnoaromatico, una volta reperibili in com-mercio conservate in caratteristici vaset-ti di coccio, ma purtroppo oggi divenu-te introvabili. Consistevano in una labo-riosa confettura in salsa agrodolce diuna particolare cultivar di carote colorviola, e venivano usate prevalentementecome accompagnamento dei bolliti dicarne. Rimanendo nel campo dei vegeta-li, le verdure molto ricercate sono leErbe selvatiche, note a Viterbo comeerbarelle, con le quali si prepara la sapo-ritissima “misticanza”; alcune di questesi possono trovare anche in commercio,come gli Strigoli (silene inflata) idealiper le frittate; la Borragine, usata per le

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Tagliolini ai funghi

Scultura di frutta

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tradizionali frittelle; il Gurgulestro(Apium nodiflorum) ottimo condito ininsalata; la gustosissima Cicoria selvati-ca indispensabile per il nostro piattopiù caratteristico, l’acquacotta, ma lacicoria è un ottimo contorno ancheripassata in padella e in molte altre pre-parazioni. Tra i funghi della Tusciasono particolarmente pregiati i porcinidei Colli Cimini, gli ovoli e i carnosiferlenghi, considerati una prelibatezzasoprattutto se cucinati alla brace. Il tar-tufo estivo (scorzone) attualmente èricercato per il suo rapportoqualità/prezzo. Discretamente diffusa e di buona qua-lità anche la produzione del miele e pro-dotti vari dell’apicoltura, che si giovadella ricchezza floreale del territorio.Particolare, perché piuttosto raro e dal

gusto caratteristico, perfetto nell’abbina-mento con la ricotta di pecora, il mieledi marruca, prodotto da alcuni apicol-tori di Tarquinia.Per quanto riguarda i Prodotti dolciari,bisogna prendere in considerazionequelli tipici delle festività, come le pizzedi Pasqua, il pangiallo natalizio, lefrappe le castagnole, i ravioli con laricotta in uso a carnevale e le frittelle diriso di S. Giuseppe. Un altro prodottoimportante sono i Tozzetti (biscottocroccante con nocciole dei Colli Cimi-ni). Altri dolci prodotti artigianalmentesono le ciambelline al vino, gli amarettidi Blera, le crostate e i ciambelloni.

Testo a cura di Italo Arieti, Accademia Italiana della cuci-na, tratto dalla Guida Eno-gastronomica della Tuscia con-sultabile gratuitamente sul sito: www.visituscia.it

I vini della Tuscia

La zona dell’Alta Tuscia è coinvoltanelle produzioni di tre vini DOC e spa-zia dal confine umbro - vicino alla cittàdi Orvieto - fino a tutti i territori intor-no al Lago di Bolsena, in provincia diViterbo. La prima tappa del viaggio eno-logico in Alta Tuscia ci porta a conosce-re un vino la cui denominazione DOCfa riferimento al grande comune umbroche per una parte dei suoi territori siincunea nel profilo della regione Lazio:si tratta del vino di Orvieto prodottonei centri medievali laziali di Casti-glione in Teverina, Civitella d’Aglianoe Graffignano.A Castiglione in Teverina è stato recen-temente inaugurato un Museo del Vinoin cui, oltre all’enoteca, si trovano anchespazi per la degustazione dei prodottitipici locali. Si prosegue quindi versoLubriano per entrare in contatto conuna natura spettacolare. Mentre il pic-colo paese è in alto, su una rocca tufaceacon la bella Piazza San Giovanni Batti-sta che guarda verso Civita di Bagnore-gio, in un panorama unico al mondo,nei dintorni si trovano le belle rupi dellaValle dei Calanchi.Dopo pochi chilometri si arriva al lagodi Bolsena. A destra, verso Nord si rag-giungo i territori della produzionedell’Aleatico di Gradoli, a sinistra,verso sud, si procede verso Montefia-scone per degustare il celebre vino Est!Est! Est! Nelle campagne di Gradoli edintorni si produce un vino assai origi-nale e inconsueto per le produzionilaziali: l’Aleatico, odoroso e aromatico.Poco distante si trova il paese di SanLorenzo Nuovo, con un impianto urba-nistico che segue la progettazione della“città ideale” secondo i canoni del Sette-cento.Poi vi è il piccolo centro di Grotte diCastro che attira visitatori e turisti perla storica “sagra della patata”, prodottotipico della zona. Infine Latera, con ilPalazzo Ducale e la Chiesa di San Cle-mente, in alto su una roccia vulcanica adue passi dal lago di Bolsena e dal Lagodi Mezzano, quasi al confine con laToscana. Acquapendente, Onano eProceno appartengono allo stesso disci-plinare del vino Aleatico DOC.Dalle terre dell’Aleatico si torna indietro

Tipica cantina della Tuscia

Piatti della gastronomia tipica della Tuscia

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itinerari

e, costeggiando le rive del Lago di Bolse-na si raggiunge Montefiascone, famosaper una leggenda secondo la quale unmesso dell’imperatore Carlo V segnò trevolte la parola “est!” sulla porta di unacantina locale per indicare con enfasiche qui c’era il miglior vino della zona.Nei dintorni di Montefiascone, le altrecittadine interessate al disciplinare delDOC sono Marta, Capodimonte, Bolse-na e Valentano. Tipicità di Marta è unvino dalla produzione non estesa,appartenente al disciplinare DOC deiColli Etruschi Viterbesi e che prendeil nome di Cannaiola, le varie tipolo-gie del Colli Etruschi Viterbesi, il Cer-veteri, il Vignanello il Tarquinia.

A Tavola con gli etruschi

La Confesercenti di Viterbo, con l’ini-ziativa A tavola con gli Etruschi, invitaad una più profonda conoscenza dellacucina locale. A tavola con gli Etruschiè rappresentata ormai da più di ventianni nella provincia di Viterbo. Dal2008 si abbina con l’iniziativa allaGuida enogastronomica della Tuscia. Alsuo interno è contenuto un elenco diprodotti tipici e tradizionali riconosciu-ti e pubblicati sulla Gazzetta Ufficialecon una presentazione dei prodotti amarchio riconosciuti, con relativi disci-plinari, sono inoltre incluse le schededei ristoranti che hanno aderito all’ini-

ziativa A Tavola con gli Etruschi. Iristoranti che partecipano all’iniziati-va presentano il loro menù a prezzofisso “tutto compreso”, accettando cosìun criterio di offerta al pubblico che siè affermato sul piano internazionale eche risulta gradito sia agli ospiti italianiche stranieri. La collaborazione del dot-tor Italo Arieti, autore di pregevoli librisulla cucina della Tuscia, è stata necessa-ria e opportuna per un’adeguata impo-stazione dell’aspetto strettamente culina-rio. La realizzazione dell’iniziativa èstata possibile grazie al patrocinio del-l’Assessorato al Turismo della RegioneLazio, della Camera di Commercio diViterbo e della Provincia di Viterbo, chene hanno compreso e valorizzato l’im-portanza turistica e commerciale, dimo-strando una sensibilità perfettamenteadeguata alle funzioni pubbliche loroaffidate. Tutti sono invitati a coglierel’occasione di questa iniziativa per visi-tare la Tuscia Viterbese, scegliere i risto-ranti e i menù più graditi, trascorreremomenti sereni al riparo da tutte le sor-prese, tranne quelle gradevoli.

Per consultare l’elenco dei risto-ranti aderenti all’iniziativa andaresul sito www.visituscia.it poi clic-care sull’icona pdf “convenziona-ti”

GENNAIOCarnevale - RonciglioneSagra della frittella di cavolfiore - TuscaniaLa Cavalleria - SutriCarnevale civitonico - Civita CastellanaFEBBRAIO Il Pranzo del Purgatorio - GradoliAPRILESagra dell'Asparago - CaninoPalio di San Anselmo e Sagra del biscotto - BomarzoMAGGIO San Pellegrino in Fiore - ViterboLo sposalizio dell'albero - VetrallaFesta della Madonna SS del Monte - MartaSagra del Lattarino - MartaFesta dei Pugnaloni - Acquapendente (VT)Festa di San Pancrazio - MontefiasconeSagra del Pecorino - Nepi GIUGNOSagra del Tartufo Estivo - FaleriaSagra delle Fettuccine - Grotte Santo Stefano Sagra delle Ciliegie - Sant'Angelo di Roccalvecce Sagra del Cinghiale - Soriano nel CiminoLa Tonna - BagnoregioFesta del Corpus Domini - BolsenaLUGLIOLa Sagra del Pizzicotto - LateraI misteri di S. Cristina - BolsenaSagra Del Melone - Montalto di CastroFesta del Pane e dei Buoni Sapori - Monte RomanoLudika 1243 - ViterboMedioevo a Soriano - Soriano Nel CiminoFesta del Villano - MartaAGOSTOSagra del Fagiolo - Sutri Sagra Tartufo e Castrato - BleraSagra Della Nocciola - CaprarolaSagra Arrosticini Di Pecora - Villa San GiovanniLa Tiratura del Solco Dritto - ValentanoSapori d'Estate - CapodimonteSagra Pappardelle al Cinghiale - AcquapendenteSagra della Lumaca - GraffignanoFiera del vino - MontefiasconeSagra del cavatello - VitorchianoFesta del Pescatore - MartaFesta del vino - Castiglione In TeverinaFesta del vino - VignanelloSagra della Pastorizia - FarneseSETTEMBRELa Macchina di Santa Rosa - ViterboSagra della Salsiccia - GalleseSagra del Fungo Porcino - Oriolo RomanoSagra del Fagiolo - Sutri Sagra Della Nocciola - CaprarolaOTTOBREGiornate della castagna - CanepinaSagra della Castagna - ValleranoSagra delle Castagne - Soriano Nel CiminoFesta della castagna - CarbognanoSagra del marrone - LateraSagra della Castagna - San Martino al CiminoNotte delle Streghe - CalcataSagra della cioccolata a Squajo - TuscaniaNOVEMBREOrte in cantina - OrteFesta del vino e dell'olio novello - VignanelloDICEMBRETuscia Deliziosa - BomarzoFesta dell'olio novello - Soriano Nel CiminoSagra dell’Olivo e dell’Olio - Canino

Eventi

Tuscia, il territorio

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itinerari

Terre sicane in cantina,dispensa e cucina

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itinerari

Terre sicane in cantina, dispensae cucina. Abbiamo già lodatole sterminate, elegantidistese di uliveti e vigneti, con

al centro cantine note in tutto il mondo,come la PLANETA, in contrada DISPEN-SA, che produce il prestigioso “Cometa”,o la “SETTESOLI” con la già citata lineaMandrarossa che ha fiori all’occhiellocome il Nero d’Avola in purezza e il Car-tagho, premiato con 3 bicchieri dal Gam-bero Rosso, e con la produzione di uveAnsonica e Insolia, che alimentano leDoc siciliane “Contessa Entellina” ,”Menfi” ed alcuni ottimi Marsala. Fra ibianchi, quelli, monovarietali, della linea“Mandrarossa”, fra cui il “Fiano”, solarecultivar del sud italiano selezionato dapiccoli vigneti di eccellenza, e il “Costa-dune Grecanico” le cui uve nascono dadune sabbiose e il cui vino, ricco di pro-fumi di agrumi, gelsomino e oleandro, èideale come aperitivo. L’ultimo “gioielloMandrarossa” abita a Caladeitufi diMenfi e, su un fazzolettino di terra, daipochi filari amorevolmente curati, matu-ra con lentezza la “vendemmia tardiva” ,vigneto di chardonnay per un indimenti-cabile “vino da meditazione”.Mandrarossa è anche L’OLIO, nellevarietà Nocellara, Val di Mazara e Le tufa-re a testimonianza della presenza deifamosi uliveti .Fra le tipicità sicane, un’eccezionaleVASTEDDA, formaggio del Belice pro-dotto da latte di capra “tibetana” dallapasta filata e dalla forma piccola e piatta,simile ad una focaccina; i carciofi spino-si di Menfi, il ficodindia di S. Margheri-ta e Montevago, consigliato dai mediciper il miglioramento delle funzioni rena-li, e il Melone d’inverno, nelle varietàCartucciaro a buccia gialla, Porceddu abuccia verde, Madras e Amarillo, prontida luglio a dicembre.

L’ACCOGLIENZATENUTA STOCCATELLO, ai limiti delgià citato Bosco Magaggiaro di PAR-TANNA di Menfi, un elegante agrituri-smo sulla provinciale 42, a pochi chilo-

Una cavalcata fra cibi e specialità gastronomichedi questa splendida terra

di Riccardo Rolfini �

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�metri da Selinunte e dal mare, è apertatutto l’anno, è un a delle grandi testimo-nianze dell’accoglienza sicana. Professio-nalità e gentilezza sia in cucina sia atavola, sia nelle stanze, tutte a pianoterra, sia in piscina all’aperto sia sottol’incredibile cielo stellato delle notti sica-ne.Mail: [email protected], cell.3339035428.

A RIBERA ARANCEE “CIBO SINCERO”All’estremo oriente delle Terre sicane,RIBERA è non solo la rinomata capita-le delle fragoline spontanee dei boschi, edegli agrumi, e in particolare delle aran-ce Dop, ma è anche una cittadina rispet-tosa delle tradizioni gastronomiche e del“Cibo sincero”, cui dedica annualmenteun delizio eco-pic-nic nei giardini dellaVilla Comunale, legato a iniziative a pro-tezione degli animali autoctoni siciliani,

come la bovina che dà il Caciocavalloragusano e le Capre girgentane, dellaValle del Belice, dalle inconfondibilicorna a spirale dall’aspetto tibetano , ocome le pecore dal cui latte deriva l’indi-menticabile “Vastedda”. A inizio estate,la Compagnia del cibo sincero di Riberaha presentato, infine, l’asino Ragusano,una delle razze siciliane autoctone piùgiovani, il cui latte ha una valenza pococonosciuta, ma il suo contenuto proteicoè simile a quello del latte umano, e quin-di ideale per neonati allergici ad altri tipidi latte.Da Ribera, è dolce la discesa a mare, finoalla TORRE del torrente VERDURA ,che dà il nome all’elegante “ VerduraGolf & spa RESORT” , con ristorantesulla terrazza a picco sul mare.Da Ribera, una delle ricette più semplicie facili del “Gambero Rosso” siciliano:l’insalata di arance, per 4 persone: 4 gros-se arance, cento grammi di olive nere

dolci, 2 0 3 cucchiai di olio extraverginedi oliva, sale e pepe macinato fresco.COME : pelare al vivo le arance, toglien-do con la buccia la parte bianca; tagliate-le a fettine e sistematele, accavallate, inun gran piatto; completate l’insalata conle olive snocciolate, divise a metà e distri-buite fra le arance; spolveratele di sale epepe e con l’olio. Completate con anellidi cipolla rossa e pezzetti di aringa salatao filetti di acciughe sotto sale.

NUMERI E INFOLe SOAT di Menfi e Sciacca dell’assessoratodelle Risorse agricole e alimentari della Regionesiciliana intendono far conoscere e promuoveretradizioni gastronomiche, artigianato, cultura,storia, paesaggio e offerta turistica delle TerreSicane, nella parte centro-occidentale della Pro-vincia di Agrigento. L’ente promotore dell’inizia-tiva “Progetto del distretto Belice-Carboj” è adisposizione a Menfi. Via Collegio 21, tel.092571397, mail: [email protected].

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itinerari

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Cucina e tradizione saranno,come sempre, gli ingredientiche caratterizzeranno questa

decima edizione del Festival interna-zionale del Brodetto, promosso edorganizzato dalla Confesercenti diPesaro-Urbino, unitamente ad altrienti pubblici ed organizzazioni priva-te.Il gustoso appuntamento di fine estatesarà sul lungomare di Fano dove dal 7al 9 settembre antiche tradizioni e cul-ture diverse si coalizzeranno per anda-re alla scoperta del profondo dellevarie anime marinare. Una vera e pro-pria disfida del mare. E come tutti glianni saranno decine di migliaia le per-

sone provenienti da varie parti d'Italiama anche dall'estero, attratte dainumerosi stand gastronomici in cuisarà servito il brodetto, nelle sue variee differenti presentazioni, E quest'an-no sempre sul lungomare, nell'areashow cooking, cuore nevralgico dellamanifestazione, i visitatori potrannodegustare, insieme al brodetto, lapunta di diamante della produzionevitivinicola marchigiana, rappresenta-ta dall'Istituto di Tutela Vini IMT.

Sarà Paolo Notari del programma Bao-bab Radio 1 a condurre la sfida trachef mentre la selezionata Giurìa com-posta, fra gli altri, da Enzo Vizzari eFiammetta Fadda, decreterà la miglio-re zuppa di pesce di questa decima edi-zione.A rappresentare la migliore produzio-ne enologica marchigiana saranno inove vini bianchi prodotti dai soci delConsorzio con le denominazioni:Castelli di Jesi Verdicchio RiservaDogc, Verdicchio di Matelica RiservaDogc, Verdicchio dei Castelli Doc clas-sico superiore, Verdicchio dei Castellidi Jesi Doc, V erdicchio di Matelica,Bianchello del Metauro, Colli Macera-

Auguri per il 10° compleannodel Festival del Brodetto

Sfida gourmet in riva all'Adriatico

Ggastronomia

a Fano il campionato

più gustoso d'Italia

di Angelo Lo Rizzo

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tesi Doc “Ribona”, Verdicchio Castellidi Jesi Doc spumante, Marche biancoigt, assieme ai nove vincitori della 1^selezione internazionale Vini da Pesce.“Anno dopo anno il Festival del Bro-detto è diventato un punto di riferi-mento – dichiara Alberto MazzoniDirettore del Consorzio Imt – un'im-portante vetrina per promuovere inostri vini bianchi delle Marche con-frontati con i vincitori della 1^ Sele-zione internazionale Vini da Pesce”.La ridente cittadina di Fano, in pro-vincia di Pesaro, è forse l'unica localitàd'Italia che dedica l'intero mese di set-tembre al brodetto di pesce. Infatti dasempre il re della gastronomia faneseè, appunto, il pesce. A Fano la ricettaoriginaria locale, custodita dall'Acca-demia del Brodetto, ripropone con gli

aromi e l'olio d'oliva, gli ingredientiusati dai pescatori a bordo delle bar-che: “conserva” di pomodoro e aceto

diluito in acqua. La bontà della ricettaderiva dalla freschezza del pesce e dallavarietà delle specie utilizzate.

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Da fine settembre un Museo con feste, dolci incontri e sorprese ad Anzola Emilia

Apre, il 27 settembre, il Gelato Museum Carpigiani, una struttura innovativa dedicata all'approfondimento, alla docu-mentazione e alla trasmissione della storia, dei valori e della cultura del gelato artigianale, alimento fresco e di alta qua-lità che rappresenta l'eccellenza e la creatività del nostro Paese nel mondo. E poi seguiranno altri due giorni di inaugura-zione: visite guidate, workshop didattici per i più piccoli, degustazioni di gelato e molte altre deliziose sorprese.Sarà, prima di tutto, ricordato l’inventore del gelato, un italiano cadorino che, 110 anni fa, emigrato negli Usa, brevettòil cono gelato a Washington. Nel nome di questo connazionale sarà aperta, durante la “Tre giorni golosa”, la sfida persapere “Quale sarà la forma del cono gelato del futuro? Sarà sempre un cono? In quale contenitore lo mangeremo neiprossimi anni?”<Il Gelato Museum Carpigiani si propone come punto di riferimento per il settore, vuole dare radici e valorizzare stori-camente questo alimento fresco e di alta qualità ed il mestiere del gelatiere, diffondendone nel mondo eccellenza, creati-vità e “gusto”>, spiega Romano Verardi, presidente della Fondazione Bruto e Poerio Carpigiani, con sede ad Anzola Emi-liaPresidente della Fondazione Bruto e Poerio Carpigiani .Verardi ricorda che “questa nascita segue di pochi mesi l’ isti-tuzione ufficiale della Giornata Europea del Gelato (24 marzo), e che il Museo è nato riconvertendo una porzione dellostabilimento Carpigiani di oltre 1000 metri quadrati, inse-rendo un patio giardino, e creando un percorso interattivo,fra macchine vecchie e nuove, documenti e preziose foto sto-riche, ad Anzola Emilia alle porte di Bologna. Infine, l’i-naugurazione si ricollega alle celebrazioni del 2011 per ilcentenario della nascita di Poerio Carpigiani, fondatore colfratello Bruto dell’azienda ora leader mondiale del settore.Dal 27 settembre 2012, Via Emilia 45, 40011 Anzola dell’E-milia, Bologna Aperto da lunedì a sabato, ingresso gratuito (fino a data dadefinire) con visita guidata, su prenotazione. Workshopdidattici sul gelato artigianale per bambini, ragazzi e adulti Info e prenotazioni: www.gelatomuseum.org – +39 0516505306, [email protected]

Bologna capitale del Gelato

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Settembre è il mese della vendemmia:il rito, antichissimo, affonda le radicinella civiltà egizia che sviluppò la col-tivazione della vite e la produzione delvino. Alcuni ritrovamenti archeologicidatano la crescita spontanea della vitisvinifera addirittura a 300.000 anni fa.La vendemmia è festa collettiva. ACastel Katzenzungen di Prissiano, inAlto Adige a poca distanza da Bolza-no, è una festa che prelude a un even-to ammantato di sacralità. La località posta a 600 m di quota,nelle vicinanze del Parco naturale delGruppo di Tessa, sul Monte di Mezzodi Tesimo, è un piccolo centro di circa

800 abitanti, definito il paese deicastelli per il gran numero di questeresidenze e la presenza di ruderi diantichi manieri nel suo territorio:Castel Sant’Erasmo, Castel Fahlburg,Castel Wehrburg, Castel Valle, CastelZwingenburg, tutti risalenti al Medioe-vo, che testimoniano l’interesse susci-tato dalla zona grazie alle favorevolicondizioni climatiche e suggestive bel-lezze paesaggistiche. La collina di S.

Ippolito, tra Tesimo e Prissiano, harivelato tracce di insediamenti umanifin dalla preistoria.Agli amanti dell’escursionismo Prissia-no offre una fitta rete di sentieri checonducono al Parco di Tessa aprendo-si su visioni da cartolina illustrata. Epoi, escursioni in mountain bike tra ilussureggianti boschi o sulle pisteciclabili in bici con tutta la famiglia, epercorsi da trekking attraverso la cam-pagna straripante di frutteti di mele olungo i fianchi delle alture punteggia-te di masi e case contadine.La prima citazione di Castel Katzen-zungen, posseduto da Henricus de

La vite più vecchia del mondovive in Alto Adige

Il prezioso vino dellegrandi occasioni

Testo e foto di Tania Turnaturi

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Cazenzunge, risale al 1244. Le vicendesuccessive lo videro appartenere a variecasate tra cui i conti di Thun, finchénel XVI sec., sotto i signori di Breisa-ch, assurse al ruolo di residenza nobi-liare tra le più importanti della regio-ne. Divenuto patrimonio di famiglierurali, ne iniziò la decadenza. Nel1978 è stato restaurato da Ernst Pobit-zer di Merano che lo ha aperto a visi-tatori e ospiti per banchetti, matrimo-ni, eventi gastronomici e d’affari.La costruzione, tipicamente rinasci-mentale, visibile dalla superstrada Bol-zano-Merano abbarbicata sulla collinafestonata di filari di meli grondantifrutti rosseggianti, apre all’interno lesale del piano superiore per congressi eseminari, le sale a volta del pianterrenoper banchetti e cene di gala, l’affumi-catoio per cene eleganti e piccoli grup-pi, la cantina per la degustazione deivini, oltre a spuntini e merende neisalotti, potendo accogliere fino a 450persone, mentre le feste estive vengonoapprontate nel giardino.Sotto il ponte di pietra che immettenel castello, sul pendio nord del giar-dino, cresce rigogliosa la vite Versoaln,che nelle annate migliori consente unaproduzione di oltre 600 bottiglie, ven-dute presso il castello numerate e for-nite di certificato di identità.La vendemmia del Versoaln, anticovitigno originario della Val Venosta,nel panorama della campagna altoate-sina è un evento che assume connota-zioni uniche, come unica è la vite cheda 350 anni vive nei giardini della resi-denza patrizia, nota anche come Casteldel Gatto, a ridosso di un anticomuro, su un povero terreno di porfidodove per secoli si è accumulato mate-riale alluvionale che ne copriva il tron-co giunto a misurare 1 metro di cir-conferenza, ed espande i suoi tralcidensi di foglie frastagliatissime su unpergolato di castagno, estendendosi suuna superficie di 300 metri quadrati. Ipiccoli grappoli di fitti chicchi traspa-renti di media grandezza, turgidi amaturazione, somigliano a lampionci-ni penduli, se si scende la scaletta inpietra aperta sul muretto di recinzionedel giardino, insinuandosi sotto il per-golato per ammirarne la magnificenza

dell’estensione e la dovizia della pro-duzione: gioia per gli occhi e poi per iltatto al momento della raccolta,accompagnata da canti e espressioni digiubilo che deliziano l’orecchio, men-tre l’olfatto e il gusto vivranno il loroacme all’atto della degustazione.Ecco un vino che con la sua unicitàblandisce i cinque sensi!Sull’origine del nome si sono svilup-pate varie versioni: una sostiene che siauna storpiatura di Versailles, essendola Val Venosta simile alla campagnafrancese ricca di vigneti; un’altra ipo-tesi ritiene che il nome sia legato allaposizione delle vigne altoatesine dispo-ste su pendii ripidi che richiedonol’uso di ceste legate con le corde per iltrasporto dell’uva e, infatti, nel dialet-to sudtirolese l’espressione “versoaln”significa “assicurare il raccolto e tra-sportarlo mediante corde”. Un’ulterio-

re opinione accredita la derivazionedal termine pre-romano Faxoal oppureFrason che indicava una fila di strisceparallele lunghe e strette.La leggenda racconta che sia stata pian-tata agli inizi del XV sec dagli Schlan-dersberg, all’epoca proprietari delcastello, mentre le prime testimonian-ze si trovano in alcuni documenti risa-lenti al 1660.Gli sudi scientifici condotti dal den-drologo M. Worbes presso l’Interna-tional Tree Ring Laboratory di Gottin-ga in Germania per incarico del Cen-tro di Sperimentazione Agraria e Fore-stale Laimburg, nel 2004 hanno attri-buito alla vite un’età di 350 anni che larende, comunque, la più antica del pia-neta. Dal 2006 è sotto il patrocinio deiGiardini di Castel Trauttmansdorff diMerano e la sua cura è affidata allaScuola professionale per la frutticoltu- �

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ra, viticoltura e floricoltura Laimburgdi Ora, un polo di eccellenza per l’a-gricoltura e la viticoltura in AltoAdige.In Europa esiste un’altra sola vite pari-menti longeva, che cresce a Maribor inSlovenia, nota come Stara Trta (vec-chia vite). La pianta, bene culturale altoatesino emonumento naturale, fornisce unquantitativo d’uva di circa 300 kg, con-ferita alla Cantina del Centro speri-mentale Laimburg che ne ricava pochecentinaia di bottiglie, numerate e certi-ficate, di vino bianco dai riflessi ver-dognoli, leggermente fruttato, di strut-tura delicata e decisa acidità, con con-tenuto zuccherino inferiore a 17 gradibarbour, vero nettare degli dei, desti-nato a pochi eletti.La Cantina, scavata nel cuore dellamontagna, è gestita dal Podere Provin-ciale Laimburg e dal 1975, nell’ambi-to del Centro di SperimentazioneAgraria e Forestale Laimburg, svolgeattività di ricerca e sperimentazionerivolta alla produzione vitivinicola edenologica della regione. Il Versoaln è veramente il vino dellegrandi occasioni. I Giardini di CastelTrauttmansdorff a Merano offrono aivisitatori che aderiscono al pacchetto

turistico Giardini & Vino la degusta-zione della preziosa bevanda, nel corsodella visita guidata del giovedì. I Giar-dini del cosiddetto Castello di Sissiospitano una serie di rarità botaniche,a testimonianza di un impegno tesoalla salvaguardia di specie a rischio diestinzione. Nel parco si coltivanoanche varietà locali di vino e di pianteda frutto quasi del tutto scomparsi sulterritorio e perfino dimenticati come ivini autoctoni Blatterle, Gschlafener,Jungferle, la mela Kalterer Böhmer ola pera moscatella. Sotto la loro tutela, oltre alla vite diVersoaln dal 2006, si trova un olivo di700 anni. Tali esemplari rari, vengonostudiati, incrociati e gli studi archivia-ti in una banca genetica presso il Cen-tro di Sperimentazione Laimburg. Questi Giardini, visitati da oltre 300mila persone all’anno, propongono 80ambienti botanici costituiti da pianteoriginarie di tutto il mondo, 10 padi-glioni artistici e numerose stazionisensoriali che attivano le percezioni.Nel corso della visita viene illustrata lastoria millenaria dell’enologia in AltoAdige come patrimonio storico-cultu-rale della viticoltura e descritte le pro-prietà organolettiche del vino conesperienze multisensoriali accompa-

gnate da eventi culturali ed enogastro-nomici che promuovono e valorizza-no i prodotti autoctoni. Il percorsoillustrativo prevede la visita al vignetoe al forziere posto all’aperto dettoTabernaculum, dove si possono ammi-rare la copia in oro di un vinacciolo di7000 anni donato dalla Georgia e deivinaccioli altoatesini risalenti a 2400anni fa. I visitatori vengono poi trasfe-riti in pullman a Castel Katzenzungenper la visita del castello, del giardino edella vite Versoaln, con degustazione. Quest’anno, il 15 giugno è stata cele-brata la prima festa della fiorituradella vite Versoaln organizzata dall’As-sociazione turistica di Tesimo-Prissia-no, Castel Katzenzungen e Giardini diCastel Trauttmansdorff, con un varie-gato programma di iniziative culturalie musicali e l’assaggio di specialitàgastronomiche della zona come lazuppa al vino Versoaln e la cremadolce al vino Versoaln con compostadi mela. Le visite guidate alla vite sonostate precedute da un’introduzionesulla millenaria tradizione vitivinicolaaltoatesina di Heike Platter, direttricemarketing dei Giardini di CastelTrauttmansdorff, mentre ThomasKnoll, presidente dell’Associazioneturistica di Tesimo-Prissiano ha espres-so l’orgoglio della popolazione localeper la loro vite.Tramite il pacchetto Giardini & Vino-Piaceri dell’Alto Adige, da agosto aottobre è possibile visitare i Giardinidi Castel Trauttmansdorff, con trasfe-rimento in pullman a Castel Katzen-zungen per la visita alla vite e degusta-zione del vino Versoaln.Dal 12 aprile al 25 ottobre di que-st’anno, ogni giovedì, visita guidatacon punto d’incontro direttamentedavanti a Castel Katzenzungen alleore 16.Vendita di vini dal lunedì al venerdì inorario d’ufficio.

Informazioni:

Tel. . +390473927018

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gastronomia

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Non si può rimanere indiffe-renti davanti a questi dilem-mi, meglio andare a fondo,

immergersi totalmente nelle duecreme e scegliere consapevolmente. Sisa che i dolci al cucchiaio sono i pre-feriti per la loro morbidezza e lo scio-gliersi in bocca senza resistenza ma,se a questa cremosità, si aggiunge unsuperiore strato croccante di zucche-ro caramellato, il godimento è totale.Le due creme sono di antica tradizio-ne, la cui prima documentazionerisale al 1600, una nata in Spagnanella regione della Catalunya, l’altrain Inghilterra, col nome di BurntCream, dove nello zucchero caramel-lato alcuni college imprimevano illoro stemma. I francesi si appropria-rono di questa “crema bruciata”facendone un simbolo nazionale. Ildolce viene quasi sempre servito inmonoporzioni, dentro contenitoriresistenti al calore chiamati: cocotte,pirofile, ramequin in francese…Ad Alghero, città di tradizione cata-lana, la crema viene versata sopra unabase di pasta sfoglia e la crosta di zuc-chero caramellato si ottiene con unostampo arroventato. Le due cremehanno altri parenti, come il crèmecaramel e la zuppa inglese. Le diffe-renze la fanno gli ingredienti.

Crema catalana (per 4 porzioni):4 tuorli d’uovo100 gr. di zucchero1 cucchiaio di amido di mais (maize-na)Mezzo litro di latte1 stecca di cannella, limone, zucche-ro di canna.Sciogliere l’amido in poco latte fred-do e montare in un altro recipiente leuova con lo zucchero.Portare a ebollizione il latte con lacannella spezzettata e il limone inscorza o grattugiato. Filtrare il tuttoattraverso un colino sulle uova e lozucchero, mescolando energicamenteaffinchè le uova non si rapprendanocol calore. Rimettere sul fuoco iltutto per altri due minuti per poi

riempire le formine per trequarti delcontenitore. Lasciare raffreddare emettere in frigorifero per almeno dueore. Al momento di servire si ricoprela crema con lo zucchero di cannaper circa 2 millimetri di spessore. Lamoderna tecnologia ha inventato unparticolare attrezzo, una specie dipiccola fiamma ossidrica, per cara-mellare velocemente e perfettamentelo zucchero (gli antichi usavano ferriarroventati), se non si è in possesso diquesto strumento si usa il grill delforno. Si mettono le cocotte dentrouna casseruola con acqua fredda oacqua e ghiaccio (per non cuocereulteriormente la crema) e per un paiodi minuti si accosta la teglia al grillper ottenere una rapida bruciaturadello zucchero.

Crème brulée (per 4 porzioni):4 tuorli d’uovo100 ml. di latte250 ml. di panna (se si usa solo lapanna 400 ml.)60 gr. di zuccheroun bacello di vaniglia, zucchero dicanna.Portare a ebollizione, sempre rigiran-do, il latte e la panna, profumati conla stecca di vaniglia. Sbattere i tuorlicon lo zucchero e versarli a filo nellatte, dopo avere tolto la vaniglia.

Mescolare con una frusta amalga-mando il tutto. Finire di cuocere lacrema in forno, a bagnomaria, per 50minuti. Il forno va preriscaldato a170° e le cocotte inserite dentro unateglia con l’acqua fino a metà delcontenitore. Dopo la cottura raffred-dare e mettere in frigorifero. Stessaprassi per caramellare. La crema deveessere ben ferma ai bordi e morbidaal centro.Come si può notare l’esecuzione diquesta seconda crema è più comples-sa e ricca, sia per la seconda cotturain forno sia per l’uso della panna;cannella e vaniglia le distinguono nelprofumo.In film come Amelie e scrittori comeManuel Vazquez Montalban hannocercato di descrivere l’attimo fonda-mentale in cui la crosta amarognoladello zucchero si rompe e incontra ladelicatezza della crema. Non è faciledecidere quale sia la migliore, impe-gnamoci nella scelta perché questipiccoli piaceri della vita possono ren-dere sopportabile realtà sempre piùcupe. Qualcuno, esagerando, assicura chese nel fondo delle creme si mettonofrutti di bosco o ciliegie sciroppate ilrisultato migliora.

Crema catalana o Crème brulée?

Rricettadi Isotta Bartoletti

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E Geventi gustosiRubrica in collaborazione con Salvatore Longo

S i chiama “Vignaioli per un giorno”...ed è l'originaleesperienza che Carpenè Malvolti, insieme all'Hotel Best

Western Canon d'Oro di Conegliano riserva a coloro che il15 e 16 settembre prossimi decideranno di trascorrere unWeek end di...vino tra i colli coltivati a Glera, il vitigno cheregala lo spumeggiante Prosecco. Il Week end di...vino avrà inizio già venerdì 14 sera con unaperitivo all'Hotel Canon d'Oro e una cena di benvenuto inun ristorante del centro storico di Conegliano. Il fine setti-mana “esperienziale” entrerà comunque nel vivo a partiredalle 9,30 di sabato 15 settembre, con la partenza in pull-man alla volta dei vigneti dove – se i tempi di vendemmialo permetteranno – si potrà partecipare in prima personaalla raccolta delle uve alla presenza di uno dei più impor-tanti conferitori della storica azienda spumantistica Car-penè Malvolti. Al termine del passaggio in vigna, pranzotipico della vendemmia a base di spiedo in un agriturismoimmerso tra i filari di Prosecco, prima di riprendere la visitaalla scoperta della Strada del Prosecco, con soste e visiteguidate da Combai a Follina, a Rolle, Refrontolo e San Pie-tro di Feletto. Una visita con degustazione in Carpenè Mal-volti concluderà il tour prima della cena.Domenica 16 settembre visita guidata alla città di Cone-

gliano, prima di concludere l'originale esperienza con unbrindisi di arrivederci al Castello e il pranzo di saluto. Ilcosto di questo week end “esperienziale” è di 275 ? a per-sona e comprende aperitivo e cena del venerdì sera aConegliano, “l'attrezzatura da lavoro” – forbici e guanti - ilpranzo della vendemmia, la degustazione in cantina, lacena del sabato, i pernottamenti in camera doppia superiore prima colazione, pranzo della domenica e la guida per ilsabato pomeriggio e la domenica mattina e il pullman perla visita ai vigneti. I trasferimenti da e per Conegliano sonoesclusi.

Guerrino Mattei

COLLINE CONEGLIANO E VALDOBBIADENEVIGNAIOLI PER UN GIORNO

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D al 4 al 7 ottobre 2012 la prima kermesse interamen-te dedicata alla salute e al turismo

Tra mente e corpo, quattro giorni di equilibrio perfettoSi svolgerà a Rovigo, dal 4 al 7 ottobre 2012, nella splendi-da cornice naturale del Delta del Po, dove si concentranooltre trecentocinquanta specie di fauna e fantastiche ric-chezze ambientali, la prima kermesse interamente dedica-ta alla salute e al turismo "Mens sana in corpore sano". Alcentro dell'esposizione il mondo dello "stare meglio", trat-tato attraverso analisi e approfondimenti di tutte quelletematiche che l'abbracciano. L'obiettivo è quello di farechiarezza e dare trasparenza a un comparto in crescita dellanostra economia che "produce" spesso disinformazione.La superficie espositiva sarà suddivisa su tre aree a temadistinte:Alimentare, con un focus specifico sui prodotti per intolle-ranti e allergici, la cosmetica naturale e la fitoterapia; Wellness, con riferimento particolare ai centri benessere, leSpa e le palestre che offrono corsi e tecniche olistiche;Turismo, con un occhio attento al "turismo slow" e alla

vacanza-fitness con grande attenzione alle aziende agritu-ristiche. "Mens Sana in Corpore Sano", nelle quattro giornate diesposizione che andranno dal giovedì alla domenica, avràla doppia anima "BusinessToBusiness" e "BusinessToCon-sumer". La prima prevarrà nelle due giornate iniziali, offriràun ricco programma di workshop dedicato agli addetti ailavori e vedrà interventi di personalità di spicco del panora-ma nazionale e internazionale.La seconda sarà orientata al grande pubblico con una no-stop di appuntamenti, intrattenimenti e assaggi che coin-volgeranno i visitatori, creando un filo diretto con gli espo-sitori.

Antonella Fiorito

ROVIGO

MENS SANA IN CORPORE SANO

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eventi gustosi

L a Dieta Mediterranea è una di quelle realtà di cui tutti par-lano, ma in effetti pochi ne conoscono le diverse sfaccet-

tature. Ben vengano quindi le Giornate della Dieta Mediter-ranea programmate ad Assisi dal 21 al 23 settembre (pres-so il nuovo polo culturale del Teatro Lyrick e Pala Eventi) senon si trasformeranno nell’ennesima Mostra-mercato di pro-dotti tipici.La Dieta Mediterranea, com’è noto, è stata inserita dall’Une-sco nel ‘Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità’ rap-presentando uno stile di vita che comprende l'insieme delleconoscenze, delle abilità e degli spazi culturali con i quali ipopoli mediterranei hanno creato intorno al mangiare, attra-verso i secoli, una perfetta sintesi tra ambiente culturale,organizzazione sociale e universo religioso. Si basa sul rispet-to per il territorio e la biodiversità, garantisce la conservazio-ne e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri colle-gati alla pesca e all'agricoltura.Rappresenta, quindi, un complesso di conoscenze e tradizio-ni che formano una filiera culturale dal paesaggio alla tavolaattraverso colture, pesca, conservazione, trasformazione epreparazione degli alimenti e dei cibi.E’ un modello nutrizionale - rimasto costante nel tempo e conlievi varianti nei diversi Paesi dovute soprattutto alle tradizio-ni religiose e salutistiche - costituito principalmente da olio dioliva (possibilmente extravergine), cereali, frutta fresca osecca, verdure, moderate quantità di pesce, latticini e carne,condimenti ed erbe officinali. Il vino (nei Paesi in cui è con-sentito berlo) ne fa parte integrante, altrimenti è sostituito dainfusi (ma è tutt’altra cosa).A oggi i Paesi indicati dall’Unesco quali autentici interpretidella Dieta sono quattro: Grecia, Italia, Marocco e Spagna (èallo studio il possibilità di ampliare il club ad altre nazioni chesi affacciano sul bacino del Mediterraneo).Le Giornate si articolano in un’area espositiva con possibilitàdi degustare e acquistare i prodotti e una Cooking Show edegustazioni guidate a cura di noti chef - provenienti da Ita-lia, Grecia, Marocco e Spagna - che si esibiranno ogni giornonel teatro (dalle 17 alle 19,30 circa) elaborando ricette rap-presentative del loro Paese con i prodotti del proprio territo-rio. Il pubblico potrà seguire le performance culinarie, faredomande e al termine di ogni show degustare i piatti prepa-rati.Incontri e convegni scientifici, culinari e salutistici permette-ranno di approfondire diversi aspetti di questo classico dellediete.(info: www.medietexpo.com)

ASSISILE GIORNATE DELLA DIETAMEDITERRANEA

S aranno il 29 e 30 settembre le giornate dedicate al con-sueto appuntamento con il Festival Franciacorta in Can-

tina, manifestazione di riferimento per un vino e un territo-rio che s’identificano reciprocamente.È uscito recentemente per i caratteri di Electa Berlucchi, unosplendido volume in cui la storia del Franciacorta si leggeattraverso quelle di Guido Berlucchi e Franco Ziliani e si restastupiti di come in soli cinquant’anni le terre ai piedi del lagod’Iseo abbiano scoperto una vocazione che permette loro dicompetere per qualità e notorietà (ovviamente non perquantità) con realtà - come lo Champagne - che hannosecoli di storia.In questo week-end di fine settembre si potranno approfon-dire i segreti dei vitigni Chardonnay, Pinot Bianco e PinotNero (da cui si ottiene il Franciacorta) e incontrare i produt-tori che organizzano percorsi di visita e degustazioni: è sem-pre un’emozione immergersi nelle luci soffuse di una canti-na avvolti da quel particolare bouquet che ne impregna l’a-ria.Per quanti, invece, vorranno imparare ad abbinare il Fran-ciacorta, ristoranti e agriturismo associati alla ‘Strada delFranciacorta’ proporranno speciali menù della tradizione eoriginali creazioni, suggerendo abbinamenti con le tipologieBrut, Extra Brut, Extra Dry, Satèn, Demi Sec o Rosé, inoltremolti produttori hanno predisposto incontri con delle ‘chic-che’ del gusto: dalle mozzarelle di bufala campana, alla sar-dina essiccata del lago d’Iseo, al grigio del casentino, al nerodei Nebrodi… per citare solo alcune delle molte suggestionigolose che arricchiranno questo speciale weekend.Anche chi ama l’arte e la musica trova in alcune Cantine lapossibilità di confrontare mostre d’arte o esibizioni musicalicon l’arte somma di un ottimo Franciacorta.E che dire della degustazione di otto annate consecutiveoltre a un’anteprima?La Franciacorta è terra di antiche civiltà e cultura, quindi traun brut e un satèn, un extra dry e un rosé è possibile (esarebbe un delitto non farlo) visitare abbazie, borghi, palaz-zi, ville, giardini e riserve naturali e conoscendo il territorio‘capire’ meglio il Franciacorta.Le diverse destinazioni si possono raggiungere anche inmodo originale: con itinerari trekking, in bicicletta o… incarrozza, modi diversi per vivere più a fondo l’atmosfera e lospirito della Franciacorta, un mix di sapori, arte, musica edemozioni.(info: www.festivalfranciacorta.it, www.stradadelfranciacor-ta.it)

FRANCIACORTAFESTIVAL FRANCIACORTA

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eventi gustosi

S i svolge a Stoccarda - bella, interessante e vivace capi-tale del Baden-Württemberg - dal 28 settembre al 14

ottobre la 167ª edizione della Cannstatter Volksfest, unadelle più antiche, suggestive e coinvolgenti feste della birradella Germania.È il quartiere di Cannstat che ospiterà sui 37 ettari delWasen lungo il fiume Neckar la festa secondo una secola-re tradizione che risale a Re Guglielmo I del Württembergil quale insieme alla moglie Katharina organizzò il 28 set-tembre 1818 una festa popolare con corse di cavalli e pre-miazione dei migliori capi di bestiame per stimolare l’eco-nomia regionale in crisi in seguito alle guerre napoleoni-che. Le feste sono solo 167 perché 28 per motivi vari (com-presi quelli bellici) non sono state effettuate. Peculiarità della Cannstatter Volksfest è il suo carattere sto-rico e genuino che la distingue rispetto a tutte le altre, avolte più note. A Stoccarda i sette grandi padiglioni dellabirra, cui si aggiungono i due del vino (non dimentichiamoche la regione è un’ottima produttrice di vini e una speci-fica festa, ‘Stuttgarter Weindorf’, si svolge dal 23 agosto al9 settembre) e il villaggio di Almhüttendorf sono intornoall’albero della cuccagna, simbolo storico che ricorda le ori-gini legate alla festa per il raccolto.Nulla fa vivere lo spirito della città come la cerimonia d’a-pertura in cui dopo la spillatura della botte da parte del sin-daco avviene una sfilata nei costumi e con le musiche tra-dizionali e i carri della birra (domenica 30) trainati da caval-li sfarzosamente addobbati e accompagnati da gruppimusicali e cori di tutta la regione.Naturalmente ai boccali di birra si accompagnano i gusto-si, genuini e nutrienti piatti della tradizione come Maulta-schen (ravioli con ripieno di salsiccia, spinaci, uova, cipollae prezzemolo), Kässpätzle (gnocchetti di farina serviti consalsa al formaggio fuso), göckele (pollo arrosto) e Schupf-nudeln con crauti, solo per ricordarne alcuni.La Cannstatter Volksfest rappresenta anche un’ottimaoccasione per visitare Stoccarda con gli splendidi edifici (adesempio il Castello di Solitude aperto fino al 31 ottobre) ei tanti e interessanti musei (tra cui quello dedicato alla viti-coltura) e per vedere una delle intriganti mostre quali la‘Mostra sulla Civiltà Celtica’ (15 settembre 2012 - 17 feb-braio 2013).(info: www.wasen.de, www.stuttgart-tourist.de)

STOCCARDACANNSTATTER VOLKSFEST

GUASTALLAPIANTE E SAPORI PERDUTI

I ntrigante appuntamento nell’ultimo weekend di set-tembre (29-30) nella ridente e storica Guastalla con

Piante e sapori perduti, due giorni dedicati sia alla risco-perta di frutti e fiori del passato sia ai prodotti tipici delnostro Paese, mai sufficientemente conosciuti in un’epocain cui si rischia una standardizzazione del gusto.Un appuntamento da non mancare: i piatti della tradizioneemiliano-romagnola - come lo ‘stracotto di somarina conpolenta’, i ‘ciccioli’ che tanti ricordi d’infanzia risvegliano inchi ha vissuto l’epoca dello ‘strutto’ (splendido condimen-to ormai desueto) fatto in casa, il ‘gnocco fritto’ o lo ‘stra-cotto d’asina’ - si confrontano con quelli di altre tradizioniregionali, tasselli del grande mosaico della cultura gastro-nomica nazionale.A Guastalla si possono scoprire o riscoprire prodotti - comeil formaggio della vacca rossa reggiana o quello della bian-ca modenese, o il lambrusco di uva fogarina - che merita-no comunque un viaggio nelle terre che li producono sco-prendo con l’occasione tesori d’arte e paesaggi purtroppoignorati dagli usuali itinerari turistici.Salvaguardando i sapori della tradizione, Piante e saporiperduti non può non occuparsi del Re della nostra cucina:l’extravergine d’oliva cui infatti dedica Olea - Un percorsotra gli oli d’Italia con degustazioni guidate e incontri perconoscerne caratteristiche e proprietà: si potranno assag-giare e confrontare extravergine delle varie regioni, capirele differenze tra le diverse cultivar, testare la vacuità di alcu-ni luoghi comuni e avere suggestivi colloqui sull’evoluzionedel concetto di qualità con famiglie che producono olio daoltre cento anni.Le tentazioni di Piante e sapori perduti sono tante: comeignorare la 1ª Tenzone tra le città del Tortello che vedrà sfi-darsi il ‘Tortello dolce di zucca di Guastalla’ e il mantovano‘Tortello amaro di Castel Goffredo’ che deve fama e aromaall’erba di San Pietro? O il Palio di San Lucio (Santo protet-tore dei casari) che vedrà sfidarsi due caseifici per ognicomune intorno al Po con forme di Parmigiano-Reggianodi 24 e 28 mesi? O il derby tra gli aceti balsamici di Mode-na e Reggio? O gli appuntamenti di Mustum Ardens riser-vati alle marmellate fatte in casa?Infine per prolungare le piacevoli sensazioni fornite allagola qualche acquisto nelle centinaia di bancarelle dellaDispensa del Po dedicata alle gastronomie che ruotanoattorno all’area fluviale e in cui si potranno conoscere queisapori antichi spesso noti solo per i rimpianti degli anziani.E se dopo tanti assaggi si ha ancora voglia di cibo, osteriee punti di sosta lungo il percorso ci attendono per arricchi-re la nostra cultura. E il sapere merita ogni ‘sacrificio’.(info: Tel. 0522 219812, www.pianteeanimaliperduti.it)

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VAL D’ULTIMOLE SETTIMANE DELL’AGNELLO

P asta o pizza in qualsiasi parte del mondo identificano ilnostro Paese e il ‘primo’ è alla base di qualsiasi menù in

tutte le regioni. Un intrigante percorso tra le diverse spe-cialità può essere fatto a Foligno dal 27 al 30 settembrein occasione della 14ª edizione de I Primi d’Italia - FestivalNazionale dei Primi Piatti che animerà il centro storico dellabella cittadina umbra con i suggestivi Villaggi del Gusto.Riso, pasta, polenta e zuppe saranno protagonisti di unaquattro giorni golosa, piena di scoperte poiché accanto aiprimi delle diverse tradizioni regionali vi saranno quelli dellacucina creativa di chef internazionali come Mauro Uliassi eGennaro Esposito. Si potranno scoprire anche forme parti-colari di pasta diffuse spesso in aree molto limitate, cono-scerne la storia e l’origine, a volte casuale ma quasi sempredovuta a ragioni specifiche e apprendere le ricette che levalorizzano al massimo perché ogni ricetta importante ha lasua pasta.Nella Corte di Palazzo Trinci vi saranno il grande Mercatodella pasta e le Gallerie dei formati speciali e Regionali: unospettacolo e un trionfo della fantasia degli artigiani.In piazza della Repubblica due momenti simpaticamenteformativi attendono curiosi e appassionati: Pasta d’autore eIncontri con le stelle in cui saranno ‘maestri’ oltre a chefstellati personaggi del mondo della cucina e dello spetta-colo.Infine poiché il buon gusto si forma da piccoli ecco I Primid’Italia Junior che proporrà attività ludiche e di animazionestrettamente connesse ai ‘primi’.Non mancheranno appuntamenti culturali e momenti lega-ti alla moda con simpaticissimi abiti fatti di pasta, alla let-tura, al cinema e al ‘bon ton’ durante i quali l’esperta Bar-bara Ronchi della Rovere intratterrà sul galateo (ovviamen-te della pasta).Grande attenzione sarà dedicata ai cibi gluten free cheriguardano un numero sempre maggiore di allergici e intol-leranti.Da non perdere l’utile e interessante novità food & kitchen,un’area espositiva di oggetti per la cucina tra design e tra-dizione.(info: www.iprimiditalia.it)

FOLIGNO

I PRIMI D’ITALIA

L a Val d’Ultimo è una splendida e affascinante valle pococonosciuta nei pressi di Merano. Occasione per scoprir-

la è dal 15 al 30 settembre la 12ª edizione delle Settima-ne dell’agnello, appuntamento da non perdere sia dagliappassionati della carne d’agnello (per morbidezza, saporie fragranze senza eguali), sia da chi ama la gustosa gastro-nomia locale e tradizionale, talvolta riletta dai cuochi(anche dei masi) in chiave moderna.Agnelli e pecore rappresentano una componente impor-tante nell’economia di questa piccola valle caratterizzataanche dalla lavorazione della lana per cui durante Le Setti-mane si svolge il mercato di Pracupola dove tra i molti pro-dotti esposti possono essere acquistati le classiche ciabatte,oggetti di arredamento e vestiti in lana cotta o feltro.La Val d’Ultimo insieme all’Alta Val di Non e alla Val Veno-sta fa parte del marchio esclusivo LaugenRind creato peraffermare i valori di un’agricoltura sostenibile, di una pro-duzione etica e di un’alimentazione sana in cui tornino isapori autentici. Gli agnelli per esempio provengono dallarazza Grigio Alpina nota per l’alta qualità delle carni e sonoallevati nei pascoli intorno ai masi senza utilizzare additivichimici per mangimi.(info: www.ultental-deutschnonsberg.info)

GUASTALLAMOSTRA POMOLOGICA

L a Mostra pomologica è dedicata a mele e pere antichee dimenticate, quelle di cui parlavano i nostri genitori e

i più anziani forse ricordano d’aver assaporato. Si svolgeràa Guastalla nel weekend di fine settembre (29-30) inoccasione di ‘Piante e animali perduti’.Saranno esposte 260 varietà di cui sarà possibile acquistar-ne e gustare ben 105 di stagione come le mele e pereinvernali (dal campanino alla cavilla fino al pòm cavèc) esaranno disponibili anche assaggi misti delle due specieprovenienti dai frutteti invernali. Inoltre potranno essereritrovate la pera bianca (detta anche cocomerina) dallapolpa zuccherina e rossa come se fosse imbevuta di vino, lasuccosa pera mora di Faenza, la cinquecentesca mela Cavil-la di origine germanica e la Renetta Champagne coltivatain Francia dal 1700 e tante altre specie anche più recenti,ma egualmente scomparse dagli scaffali come le meleCarla dalla pasta tenerissima, le acidule Renette, le sapori-te Teresa o le rugose mele ruggine dal colore della buccia.

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I l Parco delle Cascine è uno degli angoli di Firenze piùconosciuti se non altro per le infinite citazioni in canzoni,

film e romanzi famosi. Dallo scorso anno ha un motivo inpiù per essere amato: Expo Rurale - la cui edizione 2012 sisvolgerà dal 20 al 23 settembre - che lo trasforma in unbellissimo angolo di campagna toscana, forse la più famo-sa e ammirata al mondo.Expo Rurale sono sei ettari open air di prati e campi colti-vati con protagonisti animali e frutti della terra: una gran-de fattoria straripante di attività. Completano il panorama5.500 mq. di spazi coperti per mostre (interessante e istrut-tivo il confronto indiretto tra una dedicata ai prodotti-sim-bolo dell’eccellenza toscana e una che svela i falsi alimen-tari), dibattiti, incontri con i protagonisti e le protagoniste(grande spazio è riservato alle donne che con passione einiziativa hanno creato esemplari realtà di recupero e valo-rizzazione di antiche razze quasi estinte come i polli del Val-darno o l’agnello di Zeri o l’asino amiatino), laboratori earee per bambini.A Expo Rurale si può imparare a realizzare un orto (magariper il balconcino di casa), a curare le piante perché nonbasta acquistarle e annaffiarle per averle sempre rigogliose,a degustare i vini, gli oli e i diversi prodotti alimentari eidentificarne l’origine regionale, a scoprire i segreti dellacucina tradizionale toscana, a fare il pane, a salare le alici etante altre piccole/grandi attività che un tempo formavanoil comune sapere di ogni famiglia.Si può anche scoprire il piacere di fare la spesa direttamen-te nell’orto o nella bottega dei produttori (saltando anchenei prezzi tutti gli altri passaggi della filiera).E ancora apprendere cos’è una casa ecocompatibile ocome s’innestano le viti o si pota un olivo o come si munge.Grandi e piccini potranno ammirare da vicino gli animalidella fattoria e quelli dei grandi allevamenti, capire la diffe-renza tra un pollo ruspante e uno cresciuto in batteria,gustare le merende di una volta (pane e salame, pane emarmellata…) ben più sane delle attuali ‘merendine’ pre-confezionate e fare degustazioni di filiera: dalla olivicolturaall’itticoltura sono tutte presenti anche con propri spacci eristoranti.Expo Rurale offre infine la possibilità di vivere un weekendcome se si fosse in campagna, passeggiando tra prati eboschi o lungo le sponde di un rumoreggiante ruscello otra i filari di un vigneto o facendo il classico picnic sull’erba.(info: www.exporurale.it)

FIRENZEEXPO RURALE

I sapori del Garda del tempo dei nonni e le loro evoluzio-ni nel futuro sono il tema della nuova edizione di Ciotto-

lando con Gusto, in programma il 29 e 30 settembre aMalcesine, l’affascinante borgo che raccolto intorno allosplendido castello (spesso sede di interessanti mostre) siaffaccia sulla sponda veronese del Lago di Garda.La creatività dei ristoratori che operano nei tanti locali delcentro storico (meta dei buongustai durante tutto l’anno)farà viaggiare nel tempo la cucina di quest’angolo delVeneto: ciascuno proporrà, infatti, un piatto ispirato allatradizione o cercherà di regalare a gourmet e curiosi unaproiezione gustosa facendo assaporare quella che potreb-be essere la cucina prossima ventura. Ciottolando conGusto conferma la divertente formula che trasforma ilpasto in una golosa ‘caccia al tesoro’ in cui il ‘tesoro’ è rap-presentato da un piatto che incuriosisce.Con la mappa della cittadina in mano gli appassionati dellabuona tavola potranno scegliere tra le diverse proposte ela-borate da bar, enoteche, ristoranti e pizzerie e ciascun ‘con-corrente’ grazie ai coupon ritirati alla partenza potrà creareil proprio menù scegliendo il primo piatto di un ristorante eil secondo di un altro e così via fino al dessert e al caffèandando su e giù per le belle e antiche viuzze di Malcesine(e mangiando con più appetito per il cammino compiuto:un pasto… sportivo). Dal pesce non solo di lago all’Extra-vergine d’Oliva del Garda i visitatori-buongustai potrannosoddisfare le proprie curiosità girando tra le viuzze di Mal-cesine e ammirando i magnifici scorci panoramici sul lago.(info: Malcesine Più tel. 045 7400837)

GARDA

CIOTTOLANDO CON GUSTO

SAN VITO LO CAPOTEMPURICAPUNA

A settembre, quando il pesce capone (così chiamatoper la forma del capo molto pronunciata) lascia i fon-

dali e sale in superfice, San Vito Lo Capo da sei anni lo‘festeggia’ (dal 21 al 23) con Tempuricapuna.I visitatori potranno alternare degustazioni di molti primi esecondi piatti a base di pesce azzurro e di pesce capone, aconcerti e all’esperienza unica di andare in mare con ipescatori.Caponi, alici, sarde, spatola e tonno saranno al centro dilaboratori in cui si potranno conoscere (e gustare) le diver-se specie ittiche che insieme ai prodotti derivati e alle spe-cialità agroalimentari del territorio trasformeranno in un iti-nerario del gusto la strada principale della cittadina.(info: www.tempuricapuna.it)

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L’ autunno è sta-gione magica

in Valtellina nonsolo per gli splendidicolori che sulle pen-dici della montagnacaratterizzano ivigneti, ma ancheperché è il trionfodella sua enogastro-nomia.Ed è un fiorire d’ini-ziative.Il 15 e 16 settem-bre a Teglio è Piz-zocchero d’oro. Sitratta del secondoweekend settembri-no (il primo è 8 e 9)dedicato alle famo-se tagliatelle digrano saraceno cotte con patate e verze e condite con for-maggio Valtellina Casera e burro d’alpeggio. I ristorantilocali fanno a gara nell’esaltarne la tradizionale ricetta.Da fine settembre iniziano fino a novembre, sempre aTeglio - in questo periodo capitale gastronomica della Valle- i Weekend del gusto occasione per assaporare menù atema (a prezzi contenuti) che variano dalla selvaggina aisapori autunnali.E tra una sosta al ristorante e una degustazione in una delletante e ottime cantine della zona si può visitare il centrostorico con il Palazzo Besta e la panoramica Torre ‘de li belimiri’.A Morbegno dal 28 al 30 settembre e dal 5 al 7 ottobreè di turno il vino con Morbegno in cantina, occasione in cuisi aprono al pubblico anche molte cantine private: previstidiversi percorsi tra le cantine più belle della zona in cuipoter assaggiare gli splendidi vini delle docg e doc Valtelli-na, sempre accompagnati da gustosi spuntini, mentre lestrade del centro storico sono una continua tentazione coni produttori di salumi e formaggi e i vari consorzi di tutela.Tra le altre feste e sagre è da ricordare, nei paesi dellacostiera dei Cech, Gustosando, rassegna enogastronomicache abbina panorami suggestivi ai piatti della tradizione.E dal 12 al 14 ottobre sempre a Morbegno l’ultracente-naria Mostra del Bitto - dedicata al più famoso formaggiodella Valle e tra i più gustosi del panorama caseario nazio-nale - attende i gourmet di tutt’Italia. La particolarità di questo formaggio prodotto solo in alpeg-gio (quindi nei mesi estivi quando i pascoli sono ricchi dierbe e fiori) è di poter essere stagionato anche oltre diecianni come indica il suo nome: Bitto infatti deriva dal termi-ne celtico Bitu che significava eterno. Nel centro storico di Morbegno sarà un susseguirsi di even-ti, degustazioni, percorsi guidati, concorsi e tanti momentidi svago a dimensione familiare grazie anche a programmiper i più piccoli.Espositivamente è la sintesi della Valtellina: accanto al Bittogli altri grandi formaggi dal Casera allo Scimudin, i tipicisalumi, i vini e i molti prodotti frutto della passione dei Val-tellinesi.(info: www.valtellina.it)

VALTELLINAWEEKEND GUSTOSI

D ebutterà il 29 - 30 settembre un’iniziativa dedicataalle eccellenze enogastronomiche del Made in Italy:

GustoCortina che avrà una location eccezionale nelle raffi-nate sale dell’Hotel de la Poste, prestigioso esempio del-l’hotellerie ampezzana.Chiare e definite aspirazioni e finalità: divenire punto diriferimento per appassionati e gourmet senza rinunciare apromuovere ed esportare l’immagine Italia in termini sia diprodotti, sia di territorio perché immenso, ineguagliabile einimitabile è il nostro patrimonio di arte, storia, cultura enatura.Vino, cucina d’autore e paesaggio sono i tre pilastri diGustoCortina che si propone di ‘vendere’ in modo integra-to queste nostre eccellenze proponendo ad esempio viagginei distretti vitivinicoli italiani più attraenti sotto l’aspettoculturale e paesaggistico, oltre che enologico. In quest’otti-ca molto interessante è Vigneto 1.350 di Cortina, forse ilpiù alto d’Europa, esempio di viticoltura eroica cui è statodedicato anche un convegno nell’ambito del dibattito sullanecessità di recuperare il valore agricolo del territorio.Scenari di-vini e Peccati di Gola sono le aree dedicate adegustazioni e assaggi dei prodotti esposti nell’Hotel de laPoste, ma la novità più curiosa (una primizia anche a livellonazionale) sarà Lezioni di… chef: le case private di Cortinaapriranno le porte ai visitatori che vorranno seguire questigustosi e originali incontri. Sarà anche un’occasione perscoprire il vero spirito dei cortinesi, aperto alla convivialità eben diverso da tanti preconcetti e luoghi comuni.Altro intrigante tema è l’utilizzo e l’importanza delle erbespontanee, un patrimonio di cultura popolare - che va oltreil loro uso nell’alimentazione per investire i settori dellasalute e del benessere - che non deve andare disperso.(info: www.gustocortina.it)

CORTINA D’AMPEZZO

GUSTOCORTINA

SERRA PISTOIESESAGRA DELLA PATATA FRITTA

C he passione per grandi e piccini le patate fritte! Equale occasione migliore della Sagra della Patata Fritta

domenica 30 settembre - a Serra Pistoiese (borgo dallastoria antica sito a circa 25 km. da Montecatini, Pescia ePistoia) - per gustarle! Creata nel 1966 è divenuta un cultper i buongustai e i tanti appassionati.Intorno alle 14,30 sotto un enorme padellone di circa 2,5metri di diametro sarà acceso il fuoco e si darà il via, tra iltripudio e l’attesa generali, alla frittura tanto desiderata.Dopo circa mezz’ora inizia la distribuzione delle ‘croccantidelizie’: essendo gratuita, è opportuno non abbandonarsisenza freni alla golosità.Il programma prevede alle 17 la premiazione della simpati-ca gara dedicata alla “Patata più grossa nazionale” inun’atmosfera resa più incandescente dai supporter dei pro-duttori locali.L’evento è un’occasione per riscopre sapori e piatti tipicidelle antiche tradizioni della montagna pistoiese: potrannoessere gustati tra le molte tipicità i Necci con ricotta e conNutella (una sorta di crêpe realizzata con apposite piastre econ farina di castagne).(info: tel. 0572 69018, www.serrapistoiese.it)

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Bil buongustaio

L’esterno

Piacevole e frizzante per il pranzo o la cena o anche solo perl’aperitivo dove si possono godere dei tramonti perdifiatoe dove bere un calice di buon vino… diventa un’esperienzada non perdere. La sala

Moderna, caratterizzata dal bianco colore che ci piace, mini-malista, luminosa, elegante per cene di lavoro o per serate alume di candela.La pizzeria

Ambiente familiare riconciliante, dove gustare i nostri cro-stini e la nostra pizza con la cura e la simpatia che ci con-traddistinguono.La grotta e la cantina dei vini

Quello che ha reso “Il Piccolo” il locale dove non puoi man-care se vuoi passare una serata romantica o dove portarla perfar colpo; l’ambiente suggestivo, gli abbinamenti e il cibometteranno la ciliegina sulla torta.

Ristorante Il Piccolo

Differenziato da quattro ambienti uniti tutti da una sola filosofia

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il buongustaio

Via del Serrone, 15 - Rep. San Marino - Tel 0549 992815 - www.ilpiccolosanmarino.it - [email protected]

Aperture dal martedì alla domenica - Giorno di chiusura lunedì - Nel periodo estivo Lunedi a pranzo aperto

LA SCHEDA

Il ristorante Il Piccolo nasce nel 1971. Sarete accolti in un ambiente giovane e familiare da Mario che vi sapràdeliziare con un’ottima cucina a base di pesce. Chef: Canio Cillis

Sfida difficile quella di portare avanti l’eredità di NazzarenoChiaruzzi nell’essere il primo ristorante esclusivamente di pesce aSan Marino, soprattutto quando legata a questa idea la vicinaRimini per tradizione è più facilitata nell’impresa.Ma da sette anni in un crescendo di soddisfazioni credo che lanostra clientela, sammarinese e non, abbia imparato a conoscercie ad apprezzare la continua ricerca nel proporre ricette rivisitate,servite con semplicità.Trasformando la visita al Piccolo non solo in un momento dove sivanno a gustare piatti e vini sapientemente miscelati fra loro maanche in un’esperienza di sensazioni.

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Rrecensioni

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I n un’epoca in cui l’immagine è dive-nuta importantissima vi è un fiorire di

diete, spesso assurde, che perdono divista lo scopo primario di un’alimenta-zione sana ed equilibrata.Il bel volume di Nicola Sorrentino eAllan Bay (un gastronomo e un dietolo-go) è un vademecum per il consumato-re che vuol essere attento alla qualità esalubrità degli alimenti protagonisti deipasti quotidiani.Cosa mangiamo nasce dal principio chechi vuol nutrirsi con intelligenza deveinnanzi tutto conoscere virtù e difettidei vari alimenti e poi regolarsi di con-seguenza: non è obbligatorio tenerneconto, basta esserne coscienti.Cosa mangiamo è quindi una guida su250 prodotti di uso comune dei qualigli autori descrivono storia e informa-zioni generali, proprietà, virtù, con-troindicazioni, composizione chimica eprincipi nutrizionali, come sceglierli e

cosa evitare, come conservarli e utiliz-zarli.Leggendo il volume chiunque può‘costruire’ consapevolmente la propriadieta: un’alimentazione corretta edequilibrata è, infatti, alla base dell’effi-cienza lavorativa, della resistenza allemalattie e della qualità della vita.Ognuno può seguire la dieta che prefe-risce, certo è che la ‘dieta mediterra-nea’ - come riconosciuto anche dall’U-nesco - è la più adatta per le caratteri-stiche morfologiche e geoclimatichedei nostri Paesi essendo povera di acidigrassi saturi e di proteine animali e riccadi carboidrati, fibre e antiossidantinaturali.Cosa mangiamo è di facile consultazio-ne: i 250 alimenti sono inseriti in ordi-ne alfabetico (dalla A di Acciughe allazeta di Zucchina) ed è completato da50 ricette sfiziose create per l’occasio-ne.

(N. SORRENTINO, A. BAY: Cosa man-giamo, Milano, 2011, Mondadori Edi-tore, pp. 576, euro 19.90)

PROSECCO SUPERIORE

COSA MANGIAMO

“I veri intenditori non bevono vino:degustano segreti”. Questa cita-

zione di Salvador Dalí è una delle tantepiacevoli sorprese di Conegliano e Val-dobbiadene Prosecco superiore, il belvolume di Andrea Zanfi per i caratteri diSeB editori, interessante casa editrice diColle di Val d’Elsa molto attenta a sele-zionare temi e autori in modo da distin-guersi nel mare magnum di pubblica-zioni alla moda, ma molto spesso scar-samente originali.Non è il caso di Andrea Zanfi - autorepremiatissimo negli ultimi dieci anni alivello nazionale e internazionale - il cuimaggior pregio è la grande umanità chelo porta a ‘vivere dentro’ le situazioni dicui vuol scrivere riuscendo a trasmetteresensazioni e sentimenti reali ed emozio-ni provate nell’incontrare le persone dicui racconta.Conegliano Valdobbiadene ProseccoSuperiore è un libro di ricette, un rac-conto, la storia di un vino di cui nel

mondo si vendono milioni di bottiglie eallo stesso tempo nulla di tutto questo:è un’idea innovativa, un modo diversodi raccontare questo vino su cui ormaisono state scritte migliaia di parole.Nell’opera di Zanfi non si legge del Pro-secco, ma lo si vive, si capiscono le realidifferenze del Superiore, molto piùprofonde di quelle evidenziate dallaclassica scheda tecnica e quelle tra Docge Doc che non sono semplicementegeografiche e ci si rende conto del per-ché il volume si apre con un “Smettia-mola con il prosecchino per favore!!!”60 ricette di grandi chef internazionalifanno percepire la capacità del ProseccoSuperiore di sapersi coniugare perfetta-mente con qualsiasi tipo di cucina(veneta, russa, toscana, australiana…) erapportare con gli ingredienti più dispa-rati.Il volume della SeB - splendide e artisti-camente originali le foto di FrancescoOrini - è ricco di aneddoti, storie e curio-sità che ci mostrano come il Prosecco

Superiore sia un grande vino di cui dob-biamo imparare a difendere qualità edignità.(ANDREA ZANFI, Conegliano e Valdob-biadene Prosecco Superiore, Colle di Vald’Elsa, 2012, SeB editori, pp.248, euro20.00)

di Salvatore Longo

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