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a cura di: Marco Maggi Direzione didattica di Codogno Scuola media Ognissanti di Codogno Comune di Codogno prevenzione “bullismo e aggressività” prevenzione “bullismo e aggressività”

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a cura di: Marco Maggi

Direzione didattica di Codogno

Scuola media Ognissanti di Codogno

Comune di Codogno

prevenzione “bullismo e aggressività”

prevenzione “bullismo e aggressività”

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PresentazionePresentazione

Nel territorio di Codogno, a partire dagli anni 90, abbiamo assistito all’evoluzione delle poli-tiche sociali rivolte al disagio giovanile, attraverso il passaggio da un’ottica di assistenza al caso singolo a quella di prevenzione, per poi approdare, con il 2000 alla promozione del be-nessere.

In questo camminino, la comunità di Codogno ha saputo farsi sentire protagonista e par-tecipe delle iniziative proposte, anche continuando a promuovere essa stessa, azioni e inter-venti in piena autonomia che hanno interagito con gli interventi messi in campo.

L’Istituzione scolastica è stata, in particolare, a tutti i livelli, beneficiaria attenta dei progetti proposti e ora più che mai attiva protagonista del cambiamento, attraverso la ricerca di nuove forme di sperimentazione di un’ottica sempre più educativa, oltre che didattica.

L’aumento del disagio, continuo e a volte sommerso, ci ha posti di fronte alla necessità di trovare strumenti nuovi per raggiungere le persone nel loro quotidiano, nel loro ambiente, per creare legami, fare esperienze significative, ripensare ai valori della vita.

Il confronto con i circa 3900 studenti contattati nei progetti in questi anni, ha permesso, oltre che di approfondire con loro temi come l’affettività e la sessualità , l’autostima o le so-stanze, attraverso un prezioso lavoro di ricerca, di individuare le problematiche che i ragazzi stessi sentono come più “vive” per loro.

Tra le tante fatte, è quella sul bullismo che vogliamo presentare con questo fascicoletto e far conoscere maggiormente, per dare un significato scientifico a questo termine, per con-sentire a chi legge di coglierne la complessità, per aiutare chi lo vive in prima persona a non sentirsi solo.

Il progetto “Nuovi Passi” ,iniziato nel 2004 e che si protrarrà sino a giugno 2006, è proprio mirato alla prevenzione del bullismo e alla promozione dei fattori protettivi, ed ha aperto, in-fatti, la strada a nuovi interventi sul tema, perché l’attenzione sia alta, soprattutto da parte degli adulti, affinché in primis sappiano “leggere” i segnali di un malessere e poi sappiano trovare la spinta giusta per affrontarlo, aiutati nel loro grande ruolo di responsabili delle ge-nerazioni future.

L’Assessore alle Politiche Sociali La Responsabile del Settore Politiche Sociali Ass. Dott.ssa Rossana Vanelli A.S. Eleonora Tassi

Per informazioni rivolgersi a:Comune di Codogno Servizi SocialiTel. 0377/31.42.85 - fax 0377/35.646e-mail: [email protected]

Coordinatore tecnico del progettoMarco Maggi

Operatori Stefano Contardi; Marzia Costaggiu

Tecnico della valutazioneChiara Solavaggione

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Il termine italiano “bullismo” è la traduzio-ne letterale della parola inglese “bullying”, termine ormai comunemente usato nella let-teratura internazionale per indicare il feno-meno delle prepotenze tra pari. Nel concetto di bullismo vengono incluse due situazioni diverse: la molestia può essere perpetrata sia da un singolo individuo, il bullo, sia da un

gruppo. La vittima del bullismo può essere un singolo individuo o un gruppo.

Il primo studioso che si è interessato al tema in questione è stato il norvegese Dan Olweus, attualmente considerato la massi-ma autorità mondiale in materia di bullismo e di vittimizzazione. Egli ha definito il bullismo nel modo seguente:

UNO STUDENTE È OGGETTO DI AZIONI DI BULLISMO, OVVERO È PREVARICATO O VITTIMIZZATO, QUANDO VIENE ESPOSTO RIPETUTAMENTE NEL CORSO DEL TEMPO ALLE AZIONI OFFENSIVE

MESSE IN ATTO DA PARTE DI UNO O PIÙ COMPAGNI

Un po’ di teoriaUn po’ di teoria

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Sharp e Smith, nel loro libro “Bulli e prepo-tenti nella scuola” (1995), danno una defini-zione di bullismo particolarmente articolata, specificando che il comportamento da bullo è un tipo di azione che mira deliberatamente a fare del male o danneggiare, spesso è per-sistente, talvolta dura per settimane, mesi e persino anni ed è difficile difendersi per colo-ro che ne sono vittime. Alla base della mag-gior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di inti-midire o dominare.

In questi ultimi anni è stata data anche una definizione italiana sul fenomeno del-

le prepotenze, ad opera di Menesini e di al-tre studiose (2000): “Diciamo che un ragaz-zo subisce delle prepotenze, quando un al-tro ragazzo, o un gruppo di ragazzi gli dico-no cose cattive e spiacevoli. È sempre pre-potenza quando un ragazzo riceve colpi, pu-gni, calci e minacce, quando viene rinchiuso in una stanza, riceve bigliettini con offese e parolacce, quando nessuno gli rivolge mai la parola e altre cose di questo genere. Questi fatti capitano spesso e chi subisce non rie-sce a difendersi. Si tratta sempre di prepo-tenze anche quando un ragazzo viene preso in giro ripetutamente e con cattiveria. Non si tratta di prepotenze quando due ragazzi, al-l’incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno la lotta”.

Il bullismo può essere perpetrato da un singolo individuo o da un gruppo, così an-che la vittima può essere una persona o un gruppo minoritario. Si creano dinamiche par-ticolari a seconda dei vari casi, però l’accani-mento di un gruppo contro una singola vitti-ma sarà, per questa, sicuramente una situa-zione più spiacevole e dannosa.

È utile distinguere tra bullismo diretto, che si manifesta in attacchi relativamente aperti (sia fisici che verbali) nei confronti della vittima, e bullismo indiretto, che con-siste in una forma di isolamento sociale e in un’intenzionale esclusione dal gruppo. Per quanto sia meno visibile, è importante pre-stare attenzione anche a questa seconda forma di bullismo.

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TIPOLOGIE DI BULLISMO

FUNZIONE ESEMPIO

Di inclusione 1 Riti di iniziazione ai “primini” (il “battesimo”)

Di inclusione 2 Scambio di “attenzioni” tra bullo e vittima provocatrice

Di esclusione 1 di tipo espressivoMeccanismo del capro espiatorio

(il rapporto è tra il/i bullo/i e la vittima passiva percepita come debole e diversa dagli altri)

Di esclusione 2 di tipo utilitaristico Furti ripetuti, estorsioni, ricatti sui compiti da copiare…

Inoltre è possibile fare un’ulteriore distin-zione tra diversi bullismi, in base alla fun-zione che svolgono all’interno del gruppo e al tipo di vantaggio che ne ricava chi agi-sce prepotenze. La prima suddivisione è tra un bullismo di inclusione, che tende ad aumentare la coe-sione tra i membri del gruppo vittime com-prese, e un bullismo di esclusione in cui, al contrario, il gruppo si dà forza grazie al-l’esclusione di alcuni suoi membri. Esisto-no infatti delle dinamiche di gruppo nelle quali la prepotenza è uno strumento che i ragazzi utilizzano per entrarvi o per conti-nuare ad esserne parte.

Il bullismo si può collocare come un feno-meno di disagio relazionale tra pari, ma che può sfociare in comportamenti di devianza e di delinquenza. Non a caso, nello studio scandinavo di Olweus, il 60% degli studenti che tra la VI elementare e la III media erano

caratterizzati come bulli, all’età di 24 anni era stato in prigione almeno una volta. Le vittime, invece, rispetto ai compagni non prevaricati, risultano comunque, più a ri-schio di depressione e bassa autostima.

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I soggetti del fenomenoI soggetti del fenomeno

Le v

ittim

e

I bulli

Una caratteristica distinti-va dei bulli, implicita nella loro stessa definizione, è l’aggressività verso i coeta-nei. I bulli però, sono spes-

so aggressivi anche verso gli adulti, sia ge-nitori che insegnanti.

I bulli sono spesso caratterizzati da im-pulsività e da un forte bisogno di dominare gli altri, in concomitanza con una scarsa empatia nei confronti delle vittime, e ad un’opinione relativamente positiva di se stessi.

Le cause dei comportamenti bullistici possono essere diverse, anche interrela-

te tra loro. I bulli hanno un forte bisogno di potere e di dominio, per cui sembrano godere nel controllare e nel sottomettere gli altri. Sovente questi ragazzi, crescono in condizioni familiari inadeguate, ed è na-turale ipotizzare che abbiano sviluppato un certo grado di ostilità verso l’ambiente; questo potrebbe spiegare la necessità di ri-valsa, o la coazione a ripetere sprigionata sui compagni.

I bulli spesso costringono le vittime a procurare loro denaro, sigarette, birra e al-tri oggetti di valore, che costituiscono una componente di grande stimolo per ragazzi affettivamente deprivati.

Le vittime sono soli-tamente più ansiose e insicure degli studen-ti in generale, spesso

caute, sensibili e calme. Se attaccate da al-tri studenti, tendono a chiudersi in se stes-se. Soffrono di scarsa autostima e hanno un’opinione negativa di sé e della propria si-tuazione, spesso si considerano fallite e si sentono stupide, timide e poco attraenti; so-litamente, vivono a scuola una condizione di solitudine e di abbandono. Di regola, non hanno un buon amico in classe.

Oltre alle vittime passive che si limitano a subire, esiste un gruppo di vittime provo-

catrici attive, caratterizzate da una combi-nazione di entrambi i modelli reattivi, quel-lo ansioso e quello aggressivo. Si tratta di studenti con problemi di concentrazione, si comportano in modo tale da causare irrita-zione e tensione nei loro interlocutori. Alcu-ni di questi possono essere definiti iperat-tivi. Non è raro che il loro comportamento provochi reazioni negative in molti compa-gni, in tutta la classe e spesso anche ne-gli adulti.

In entrambi i casi, è ovvio che l’attacco ri-petuto da parte dei coetanei aumenti consi-derevolmente la loro ansia, la loro insicurez-za e la valutazione negativa di se stessi.

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I problemi relativi al fenomeno del bullismo sono anche legati all’atteggiamento gene-rale della società verso la violenza e l’op-pressione. Per colludere non è necessario condividere, infatti l’insegnante che non vede, il genitore che non dice, il compagno che non soccorre, tutti in vario modo collu-dono con la ridicolizzazione, la prevarica-zione e l’emarginazione ai danni di chi ha

più difficoltà degli altri a farsi accettare, di chi non sa come difendersi.

Il terreno più “fertile” per le prevaricazio-ni tra compagni, risulta proprio essere la scuola.

Tuttavia i rischi maggiori, si corrono nel cortile, alla mensa e nel tragitto di ritorno a casa. Questo a causa del minor controllo da parte dell’adulto.

AD UNA PRIMA OSSERVAZIONE I RUOLI IN GIOCO SI DIREBBERO IL BULLO E LA VITTIMA, MA È GIÀ ABBASTANZA CHIARO

CHE LE COSE NON SONO COSÌ SEMPLICI.

Tra gli attori di prepotenze si distinguono:• il bullo leader, ideatore delle prepotenze

(non sempre perpetratore); • i gregari, che partecipano alle prepoten-

ze sotto la sua guida; • i sostenitori, coloro che assistono senza

prendere parte all’azione ma sostenendo-la attivamente con incitamenti, risolini e via di seguito.

Il fatto che gli studi sul bullismo li includa-no tra gli autori di prepotenza dà un’indi-cazione chiara di quanta responsabilità si voglia restituire a chi guarda, cioè a chi in buona misura contribuisce a determinare il fenomeno aggravando la situazione del-la vittima e costruendo aspettative di ruo-lo verso i bulli che si espongono maggior-mente.

Tra le vittime si parla di: • vittima passiva, che subisce le prepoten-

ze senza riuscire a reagire; • vittima provocatrice, che ingaggia duel-

li serrati con il bullo, stuzzicandolo, fino a che questo non risponde con un’azione di prepotenza.

Infine gli astanti sono:• gli spettatori neutrali che non prendono

una posizione di fronte alle prepotenze o che non sono mai presenti agli episodi;

• i difensori della vittima, gli unici ad assu-mersi il rischio di andare contro corrente di fronte all’autorità del più forte e a vivere la scuola in modo non schizofrenico, con una coerenza di fondo tra ciò che si mo-stra nel rapporto con gli adulti e ciò che si incarna nella relazione con i compagni.

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CAMPIONE NAZIONALEIndice di presenza reale

Primarie Secondarie di primo grado Secondarie di secondo gradoVITTIME VITTIME VITTIME

40% 26% 13%BULLI BULLI BULLI27% 20% 17%

I dati delle ricerche sul fenomeno del bullismoI dati delle ricerche sul fenomeno del bullismo a livello locale

Qui di seguito vengono riportate alcune tabelle dei risultati dalle ricerche condotte realizzate negli anni 2002/2003, nella Direzione Didattica, Scuola Media Inferiore e due Scuole Supe-riori di Codogno sul tema del bullismo e confrontati successivamente con quelli nazionali per verificarne l’entità di gravità.

CAMPIONE LOCALE: CODOGNOIndice di presenza reale

Primarie Secondarie di primo grado Secondarie di secondo gradoVITTIME VITTIME VITTIME

38% 24% 13%BULLI BULLI BULLI10% 11% 17%

Dal 1994 si afferma che in Italia le vitti-me rappresentano il 40% degli allievi nelle scuole primarie, il 26% nelle scuole secon-darie di primo grado e il 13% nelle secon-darie di secondo grado. A livello locale i dati confermano la diffusione del fenomeno che c’è a livello nazionale. Come si può notare 1 alunno su 3 delle scuole primarie, 1 ragazzo su 4 nelle scuo-le secondarie di primo grado e 1 studente su 6 nelle secondarie di secondo grado su-bisce soprusi.

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Quali sono i segnali premonitori?I dati delle ricerche sul fenomeno del bullismo

Il bullismo potrebbe essere molto difficile da individuare. Le vittime potrebbero avere già dei problemi nell’andare d’accordo con gli al-tri alunni o con gli insegnanti, per cui spes-so vengono prese di mira proprio per questo motivo. Gli atti di bullismo spesso avvengono senza essere visti, lontano dagli insegnanti o dagli altri adulti. Generalmente soltanto gli al-tri compagni di classe sanno quello che sta succedendo. Gli alunni che sono vittime di atti di bullismo rimangono in silenzio perchè si sentono deboli o si vergognano o hanno pau-ra che confidandosi con qualcuno le cose po-trebbero peggiorare. Essi inoltre pensano che sia sbagliato “far la spia” o parlare male degli altri compagni di classe e/o di scuola.Se lo dicono a qualcuno, è probabile che lo dicano ai genitori - di solito alla mamma – o ai loro compagni, prima di dirlo ad un inse-gnante.

Alcuni indizi sono:· Tornato da scuola con vestiti stracciati o

sgualciti e con libri rovinati.· Hanno lividi ferite, tagli e graffi a cui non

si può dare una spiegazione naturale.· Non portano a casa compagni di classe

o altri coetanei dopo la scuola e rara-mente trascorrono del tempo con loro, a casa o fuori.

· Non hanno nessun amico con cui tra-scorrere il tempo libero (giocare, anda-re a fare spese, partecipare ad avveni-menti sportivi o musicali, chiacchierare al telefono).

· Raramente o mai sono invitati alle feste, e non sono interessati ad organizzarle, perché si aspettano che nessuno voglia parteciparvi.

· Sembrano timorosi e riluttanti ad andare a scuola la mattina, hanno scarso appe-tito, ricorrenti mal di testa o mal di sto-maco (particolarmente al mattino).

· Scelgono percorsi più lunghi e tortuosi per andare a scuola e tornare a casa.

· Dormono male e fanno brutti sogni.· Perdono interesse nelle attività scolasti-

che e riportano voti bassi.· Sembrano infelici, tristi e depressi, o mo-

strano inaspettati cambiamenti d’umore, manifestando irritazione e scatti d’ira.

· Chiedono o rubano denaro alla famiglia per assecondare le richieste dei bulli.

Quali sono i segnali premonitori?

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Bullismo: cosa fare?Bullismo: cosa fare?

LIVELLI DI INTERVENTO SUL BULLISMO

1° livello: lavoro sui singoli individui (vittime o bulli) attraverso il sostegno individuale e il supporto in classe, secondo un approccio morale (giusto-sbagliato), legale (dentro-fuori dalle regole) e umanistico (comprende-re invece di punire);

2° livello: lavoro con il gruppo classe attra-verso un approccio curricolare per il poten-ziamento delle abilità sociali, la promozione della cooperazione e della solidarietà (es. “l’operatore amico”), la consulenza e la me-diazione del conflitto tra i pari;

3° livello: lavoro con la comunità scolastica tramite l’elaborazione di una programmazio-ne scolastica contro le prepotenze, in colla-borazione tra scuola e famiglia;

4° livello: l’intervento con la comunità loca-le in un’ottica di psicologia di comunità, in-nescando processi di ricerca-azione che ap-profondiscano il fenomeno in quel contesto e ne ricerchino possibili vie risolutive, nella messa in rete di tutti gli attori coinvolti.

Passando in rassegna i progetti realizzati in Italia e in Europa negli ultimi anni, si possono distinguere quattro livelli di intervento (Menesini 2000), ognuno caratterizzato da diverse azioni e strategie d’intervento, ognuno con i propri punti di forza e di debolezza e con i propri limiti di applicazione.

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Come primo passo, di solito è meglio:• Incoraggiare il figlio a parlare il più possibile

dell’accaduto, in modo da sapere come si sono svolti i fatti;

• Cercare di rimanere obiettivi e di tener pre-sente che state ascoltando solo una parte della storia;

• Non cercate mai di punire i “bulli” per conto vostro. Questa soluzione funziona raramen-te e spesso non fa altro che peggiorare le cose.

• Una volta che avete un quadro chiaro della situazione, e qualche idea sul modo in cui voi ed il vostro bambino preferite risolverla, prendete contatto con la scuola.

• Fatelo in modo che sia evidente che colla-borate con la scuola ai fini della soluzione del problema.

- La direzione della scuola avrà bisogno di tempo per svolgere le dovute indagini e per parlare con gli insegnanti, con gli altri stu-denti ed anche con i genitori se lo riterrà op-portuno. Tenete presente che il personale della scuola potrebbe non aver visto gli atti di bullismo e che non sempre è facile giudi-care se si tratta di bullismo o se si tratta solo di scherzi innocui, che magari sono andati oltre il limite.

Non sono d’aiuto i genitori che:• Fanno credere ai bambini che si tratta di

una cosa di poca importanza;• Danno la colpa al figlio;• Danno la colpa alla scuola;• Accusano qualcuno senza conoscere i fatti;• Cercano un capro espiatorio;• Esigono di sapere i particolari tutti in una

volta e cercano facili soluzioni.

Molti genitori si arrabbiano, il che è naturale, e vogliono precipitarsi immediatamente alla scuola per sistemare le cose.Però questo potrebbe essere un errore. In pri-mo luogo il figlio potrebbe essere riluttante a coinvolgere immediatamente la scuola perchè cose che egli vorrebbe tener segrete potreb-bero diventare di dominio pubblico. In secondo luogo potrebbe anche sentirsi in pericolo e te-mere la vendetta del bullo.

Alcune indicazioniAlcune indicazioni

CHE COSA POSSONO FARE I GENITORI SE I FIGLI SUBISCONO AZIONI DI PREVARICAZIONE?

A volte I figli si confidano con i genitori quando ormai hanno fatto di tutto per affrontare da soli la situazione. Confidarsi con i genitori spesso per loro è un passo molto difficile.

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Il progetto “Nuovi Passi”Il progetto “Nuovi Passi”

Il presente Progetto NUOVI PASSI rientra nel quadro generale degli interventi di promozio-ne della salute finalizzati al miglioramento ed al rafforzamento di life skills per attivare fatto-ri protettivi in relazione ai rischi del bullismo-agrgessività nell’ambito della prevenzione pri-maria. L’aggressività in età scolare è indicata come uno dei maggior fattori a rischio. I dati delle ricerche a livello locale evidenziano un fenomeno di bullismo molto rilevante e grave del quale sinora le varie istituzioni non ave-vano consapevolezza . Un alunno su due è coinvolto in modo rilevante, inoltre il 70-80% degli alunni ne è a conoscenza o ne è coin-volto come astante (chi assiste). Se il feno-meno risulta fortemente ancorato al clima e

alle dinamiche interne alla classe, diventa ri-levante intervenire con un approccio più eco-logico, cercando di attivare le risorse positive del gruppo, ma anche tutto il sistema scuola (dirigente, docenti, genitori e personale non docente). Ecco l’importanza di un progetto come NUOVI PASSI che vuole fronteggiare il problema del bullismo con un intervento che lavora su più livelli.Il progetto è strutturato rispetto a 4 target su cui si è pensato di intervenire1. alunni2. docenti3. personale non docente4. cittadinanza (genitori e popolazione generale)

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Bibliografia

BUCCOLIERO E. – MAGGI M.Bullismo, bullismiFranco Angeli, Milano, 2005

MENESINI E.Bullismo, che fare?Erickson, Trento, 2000

FONZI A.Il gioco crudele. Studi e ricerche sui correlati psicolo-gici del bullismoGiunti, Firenze, 1999

FONZI A.Il bullismo in Italia. Il fenomeno delle prepotenze a scuola dal Piemonte alla SiciliaGiunti, Firenze, 1997

OLWEUS D.Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che op-primonoGiunti, Firenze1996

SHARP S. – SMITH P.Bulli e prepotenti nella scuola. Prevenzione e tecniche educativeErickson, Trento, 1995

Le azioni previste nel processo di realizzazio-ne del progetto sono state pensate in funzione degli obiettivi; queste verranno agite a secon-da dell’area di intervento.• Corsi per alunni al fine di aumentare

competenze e abilità relazionali e comu-nicative all’interno delle classi:

A) percorsi sull’autostima, B) percorsi sul bullismo, Sono percorsi della durata che varia da un

minimo di 12 ore a un massimo di 24 ore d’intervento per classe.

• Sostegno individuale per i singoli alun-ni-genitori-docenti che richiedono in-contri personalizzati di counseling.

• Corsi sull’educazione socio-affettiva, sulla relazione educativa, sulla comuni-cazione, sull’aggressività e il bullismo, rivolti ai docenti, per apprendere compe-tenze e abilità relazionali di empatia e per la gestione del gruppo classe.

• Incontri infomativi-formativi con il per-sonale non docente sui temi del bullismo.

• Incontri e serate di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui temi del bulli-smo.

Nell’anno scolastico 2004-05 si è lavorato con ben 53 classi di cui 16 delle scuole primarie, 15 delle scuole secondarie di primo grado e 22 delle scuole secondarie di secondo grado (il progetto prevedeva non solo interventi for-mativi sul bullismo ma anche sull’uso e abuso di sostanze) per un totale di 1116 alunni coin-volti in attività formative.

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I risultati ottenutiI risultati ottenuri

Comparazione dati sul fenomeno del bullismo

Scuola SECONDARIA PRIMO GRADO

Scuola SECONDARIA SECONDO GRADO

In questa parte si riportano i dati del confron-to pre-post dei questionario relativi agli inter-venti nelle diverse scuole, separando i risultati delle classi primarie da quelli nelle scuole se-condaria di 1° e 2° grado, per il fatto che nel primo caso è stato possibile registrare il nu-mero di vittime, di bulli , mentre nel secondo caso si è calcolato solo il numero delle vittime. Dalle tabelle e dai grafici qui sopra riportati si evidenzia con chiarezza come nel tempo gli interventi mirati abbiano prodotto un netto calo del fenomeno del bullismo.

In particolare nelle scuole primarie sono di-minuite le vittime dal 38% del 03-04 al 18% del 04-05. Meno marcato risulta essere il calo delle vittime nelle scuole secondarie di 1° gra-do, ma comunque graduale e presente con un passaggio dal 25% al 18%. Altro calo si regi-stra nelle scuole secondarie di 2° grado dove si passa dal 12% dell’anno scolastico 03-04 al 8% del 04-05. In questo senso si vuole evi-denziare come interventi come quelli previsti dal progetto producono risultati soprattutto at-traverso al continuità nel tempo e negli anni.

Scuola PRIMARIA

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Primaria Secondaria I° Secondaria II° Totale

PRIMA DOPO PRIMA DOPO PRIMA DOPO PRIMA DOPO

% sui casi =210

% sui casi =197

% sui casi =348

% sui casi =344

% sui casi =387

% sui casi

= 233

% sui casi =945

% sui casi =774

Come elemento critico talvolta di disturbo 6% 7% 40% 9% 6% 3% 19% 6%Con sentimenti d’inferiorità 4% 6% 24% 6% 7% 6% 12% 6%Con sufficiente autostima 55% 67% 43% 51% 50% 57% 48% 56%

Come elemento attivo e cooperativo 63% 72% 43% 60% 68% 51% 57% 61%Come elemento positivo 22% 19% 13% 24% 10% 5% 14% 17%

Con sentimenti di superiorità 5% 3% 5% 5% 4% 2% 5% 4%Con senso di isolamento e solitudine 15% 2% 5% 3% 5% 2% 7% 3%

Come elemento non partecipe 3% 1% 5% 8% 7% 6% 6% 6%Altro 13% 2% 3% 3% 3% 3% 5% 3%Totali ---- ----- ---- ----- ---- ---- ----- ----

“Come “ti sei vissuto” nel gruppo classe durante il corso?”

I risultati hanno evidenziato come sia nel pre che nel post i ragazzi si percepiscano come elementi con sufficiente autostima e come elementi attivi e cooperativi, con degli incrementi significativi in quasi tutti i gradi di scuola. Inoltre nel post si sono ridotti molti

dei giudizi negativi, si veda ad esempio il nu-mero di coloro che si vivono come elemento critico e con sentimenti di inferiorità (in par-ticolare nelle scuole secondarie di 1° e 2° grado), ma anche coloro che si sentono soli nelle classi della scuola primaria.

Clima in classe. Dopo l’esperienza del cor-so, il clima della classe è rimasto stabile secondo il 32% del campione (246 alunni)

mentre è migliorato secondo il 66% (516 ra-gazzi). Solo 12 ragazzi (2%) hanno indicato dei peggioramenti.

Primaria Secondaria I° Secondaria II° Totale

peggiorato 0% 3% 0% 2%

rimasto stabile 11% 30% 51% 31%

migliorato 89% 67% 48% 66%

Totale 100% 100% 100% 100%

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Un giorno un uomo si ferma al fondo di una terri-ficante cascata, la cui acqua scorre velocemente lungo le rocce. In cima ci sono dei bambini, ne vede cadere alcuni e si decide a soccorrerli perché essi cadendo si feriscono. Provvede alle cure mediche e chirurgiche e offre loro tutto ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere.

Sono così tanti i bambini che precipitano che l’uomo si sente costretto a costruire un ospedale. Lavora a lungo e intensamente, accoglie e medica tutti i bambini, e ciò gli procura onorificenze e me-daglie che la gente della città gli assegna sponta-neamente.

Poi l’uomo, osservando meglio cosa succede in cima alla cascata, si accorge che ci sono bambini che cadono perché spinti e altri che cadono men-tre spingono. Questi ultimi, pensa l’uomo, devono essere puniti.

Costruisce per loro una prigione e ve li rinchiude. Così egli possiede un ospedale ed una prigione; al-cuni bambini vanno in ospedale, altri in prigione.

Non vi è certo differenza tra questi bambini: ospe-dale o prigione, essi sono caduti, anche se alcuni si sono fatti male perché spinti ed altri perché, nello spingere, sono caduti.

E poi, un giorno, giunse un altro uomo, più proba-bilmente una donna, che disse: “Perché non vai in cima alla cascata ed eviti che si spingano?”.

L’uomo rispose: “Non c’è tempo, molti bambini hanno bisogno di essere curati, molti bambini han-no bisogno di essere puniti. Per me sarebbe troppo costoso costruire una scala che vada dal fondo della cascata alla cima, non lo posso fare. Resterò qui!”.

Perciò, l’uomo continua a lavorare a modo suo; ma l’intera popolazione, la società, lo segue e co-struisce, continua a costruire molti ospedali e molte prigioni.

Questa è una storia triste poiché i bambini conti-nuano a precipitare lungo il margine della cascata.

Il brano è stato tratto dal libro: Giovani a rischio di D.Bacchini e P.Valerio ed Franco Angeli

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…Una storia di fantasia…...Una storia di fantasia...

In questa triste storia ci sono diversi attori, diversi personaggi: oltre ai bambini c’è un uomo che pas-sa il suo tempo a costruire per loro ospedali (per quelli che cadono perché sono spinti, le “vittime”) e carceri (per quelli che cadono perché spingono, i “cattivi da punire”) e che non vuole o non riesce a fare qualcosa per prevenire tutto questo “cadere”.

In Italia, agli inizi degli anni ’90 i detenuti in car-cere erano circa 27.000, oggi sono diventati circa 60.000. Secondo i più recenti calcoli del DAP, il co-sto giornaliero lordo per detenuto ammonta a circa €. 125, vale a dire quasi €. 4.000 al mese e più di €. 45.000 all’anno. Per quel che riguarda il siste-

ma sanitario, nel 2002 lo Stato ha distribuito fondi pari a €. 91.000.000 per fronteggiare il problema delle tossicodipendenze. Di questi contributi, solo il 15% viene investito in termini di prevenzione pri-maria. Il resto è utilizzato per interventi di preven-zione secondaria e riduzione del danno (recupero e riabilitazione).

E se invece qualcosa in più fosse fatto per tro-vare una strategia volta a raggiungere i bambini prima della spinta, provando a impedire loro la caduta? È quello che noi stiamo cercando di fare insieme a tutti voi... dobbiamo crederci!

...con un pizzico di realtà