Dicembre 2002 - Sped. in a.p. - art. 2, comma 20/c legge 662/96 ...

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Dicembre 2002 - Sped. in a.p. - art. 2, comma 20/c legge 662/96 - filiale di Milano - Anno LXXXI - N° 11 Mensile dell’ANA

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AssociazioneNazionale

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Sommario

Lettere al direttore............................................................................... 4-5

Parigi – il Labaro nazionale all’Arco di Trionfo............................ 7-10

Milovice: onori ai Caduti della Grande Guerra.......................... 12-13

Ciampi ad El Alamein .................................................................... 14-15

No global e dintorni ............................................................................. 16

Terremoto: gli alpini nelle tendopoli ............................................ 18-19

1943: La “prima” italiana sul monte Kenia ................................. 36-38

RUBRICHE:

Belle famiglie......................................................................................... 24

Biblioteca .......................................................................................... 26-27

Zona franca............................................................................................ 28

Incontri.............................................................................................. 30-31

Alpino chiama alpino ..................................................................... 32-35

Visita agli alpini in Australia ......................................................... 46-47

Impaginazione/Fotolito: Adda Officine Grafiche S.p.A.

Stampa: Elcograf - Via Nazionale, 1423883 Beverate di Brivio (Lc)

Chiuso in tipografia il 29 novembre 2002Di questo numero sono state tirate 381.936 copie

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE NUMERO 229

DIRETTORE RESPONSABILECesare Di Dato

COMITATO DI DIREZIONE Vittorio Brunello (presidente), Cesare Di Dato, Carlo Fumi, Gian Paolo Nichele, Fabio Pasini, Adriano Rocci

DIREZIONE E REDAZIONEvia Marsala, 9 - 20121 Milanotel. 02/29013181 fax 02/29003611

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ABBONAMENTI E CAMBIO INDIRIZZOtel. 02/[email protected]

per l’Italia: 12 euro (L. 23.235), per l’estero: 14 euro (L. 27.108)sul C.C.P. 23853203 - intestato a: «L’Alpino», via Marsala, 9 20121 Milano

Ancora una volta ilterremoto ha scon-volto una regione

d’Italia, ancora una voltagli alpini sono accorsi adare una mano alla genteche ha perso casa, lavoroe, purtroppo, anche fami-liari. Gli alpini sono neicampi di terremotati, alseguito delle colonnemobili allestite dalleRegioni. Sono accorsi unpo’ da tutto i l centro-nord: gestiscono tendo-poli, preparano i pasti,servono ai tavoli, in qual-che caso organizzanoanche piccoli spettacoliper bambini e, una sera,un concerto di cori alpini.Uno di loro, a Ripabotto-ni, stampa un notiziariodel campo. La loro pre-senza è rassicurante, por-tano tanta solidarietà euna nota di buonumorefra persone che hannosofferto, che soffronoancora.

(foto di Nicola Giuseppe Rossi)

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Sommario

Fine anno, tempo diauguri, tempo di bilan-cio. I giornali usavano

riproporre gli avvenimentisalienti avvenuti nel corso del-l’anno che stava per chiudersi.Oggi la cronaca è talmentetravolgente da mettere insecondo piano il passato; manoi, per cercare di capire afondo il presente, proprio alpassato vorremmo tornare, unpassato abbastanza prossi-mo. A quando, per esempio,nessuno pensava che il servi-zio di leva fosse un’odiosatassa, che questo diritto-dovere costituzionale fosse uncuneo nella vita dei giovani, unmuro fra il mondo della scuolae quello del lavoro. Un dovere,tanto vituperato da avviare unlento, subdolo processo didisfacimento di valori.

Contemporaneamente, è ini-ziata un’azione di smantella-mento morale che è procedutadi pari passo con la soppres-sione di reparti storici, ad ini-ziare da quelli alpini, che piùdegli altri erano un tutt’uno conle tradizioni, territoriali, sociali,familiari e che si identificavanonei valori fondamentali senza iquali non c’è società civile.

Non si sa bene chi abbiaspinto di più in questa direzio-ne, se il mondo politico o gliStati Maggiori. Fatto sta che ilprimo ha scoperto un terrenoin cui coltivare consensi,parecchi hanno cavalcatol’ondata del momento, facen-do a gara per assecondare ivari ministri della Difesa: sonostati premiati, conservando alungo la poltrona o cambian-dola in meglio.

E così, i responsabili delle

Forze Armate che avevanotaciuto sulla progressiva per-dita di operatività del nostroEsercito, hanno scoperto –improvvisamente - i profes-sionisti. Senza spiegare chequesto passaggio comportauna diversa organizzazione,una diversa mentalità, undiverso esercito, nuovi ecostosi sistemi d’arma e viaguerreggiando.

E i politici? I politici hannoscoperto che la politica esterasi basa non più sulle visite dicortesia ma sull’autorevolezzaconquistata nelle missionimultinazionali da quell’esercitoper lunghissimi anni tenuto indisparte e trascurato (per anni,nella Finanziaria, quando man-cavano i soldi venivano solita-mente prelevati dal bilanciodella Difesa).

Oggi, individualità a parte,abbiamo un Esercito che sten-ta a tenere il passo di quellodei nostri partner. Il nuovocapo di Stato Maggiore hausato parole chiare e corag-giose per definire carenze enecessità, e ha suggerito aipolitici di “ripensare” il nuovomodello di difesa”. Il Capo diStato Maggiore vede nei VFA,i volontari a ferma annuale, lacarta vincente per rendereoperativo l’Esercito.

E qualcuno avverte che nelmondo dei giovani stannoscomparendo i valori, e rilan-cia un servizio obbligatorio: ilservizio civile, anche per leragazze. Perché, dopo averparlato di “cuneo”, di “tassa”,di “servizio inutile che nessu-no vuol più fare”, si accorgeche ora non si obietta più.Tutti, o quasi, scomparsi,

tanto damettere incrisi i serviziche molte Onlus -alcune benemerite, altre meno- garantivano proprio grazieagli obiettori.

La situazione peggiorerà senon si correrà ai ripari: riquali-ficando il servizio civile, maanche impegnandosi a riquali-ficare il servizio di leva e aincentivare con adeguata legi-slazione l’arruolamento deiVFA, che sono - lo dice lostesso capo di Stato Maggiore- indispensabili per mantenerel’operatività della nostra ForzaArmata e per garantire l’even-tuale passaggio nei professio-nisti.

Più volte abbiamo manife-stato la disponibilità a un con-tributo sia per una riformula-zione del servizio militare siaper quanto riguarda l’arruola-mento, con l’impegno deglioltre 4200 nostri gruppi sparsisu tutto il territorio nazionale. Ilnostro impegno è serio, lenostre promesse si concretiz-zano: vorremmo che si con-cretizzassero anche quellefatte a noi, per esempioaprendo una caserma in Lom-bardia per accogliere gli alpinidi questo bacino di recluta-mento, una caserma cheindubbiamente faciliterebbel’arruolamento dei giovani del-l’arco alpino centrale.

Al consuntivo di fine annovogliamo aggiungere, carissi-mi alpini, questa forte speran-za, unita a quella che possiatetrascorrere queste festivitànell’armonia della famiglia enella gioia.

Beppe Parazzini

Consuntivo e speranze ®In copertina

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Ma è scorretto fare dei distinguo difronte a chi è caduto nell' adempimen-to del dovere, da qualunque parte fosseschierato. Mi sembra che L'Alpino, inquesto, sia equanime.

Un alpino sognatoreCaro direttore, hai ragione, sono

un sognatore (il lettore risponde auna mia lettera – n.d.r.) ma quandomi guardo attorno provo un'ama-rezza immensa per quello cheaccade. Poi mi dico: "Sono un alpi-

no che crede in un'Italia e in unasocietà migliore, in un mondo piùalpino; sino a quando ci sarà unapenna nera ci sarà un mondomigliore". Quando vedo il Tricolo-re, sento l'Inno di Mameli, ascoltoil nostro "33", so che non bisognamollare, come ci hanno insegnato inostri "veci", Caduti o reduci, chenon hanno mollato davanti alnemico. Se poi i nostri avversari cietichettano come patriottardi onostalgici, ebbene, io lo sono total-mente.

Emilio Bruno Settimo Torinese

Esempio commovente dei sentimentiche albergano nei nostri associati. Unasola osservazione: quando citi le pennenere, non dimenticare che ci siamoanche noi, bianche, al vostro fianco.

Il vessillo dell’Associazione CarristiIl 28 luglio ero presente alla festa

del 30° anniversario del gruppoANA di Sappada e del 12° radunodella sezione "Cadore".

Con mia gioia e stupore ho visto,tra i numerosi vessilli e gagliardettiverdi, quello rosso-blu della sezio-ne carristi di San Michele al Taglia-mento: finalmente non ero piùsolo.

A Cima Sappada era stata allesti-ta una mostra fotografica sullacampagna di Russia: quanta soffe-renza in quelle foto!

Franco Galante - Venezia

La presenza di vessilli delle associa-zioni sorelle alle nostre manifestazioniè sempre molto gradita: vorremmo checiò si verificasse più di sovente, a testi-moniare la vitalità dei nostri sodaliziin tempi di bufera come gli attuali.

Per la mostra fotografica, è belloconstatare come essa, a carattere itine-rante, continui i suoi spostamentidopo l'esordio di Milano e la prosecu-zione di Como.

Al Sacrario di RedipugliaSono un cap. magg. del Morbe-

gno. A giugno con un mio amico

fante sono andato a Redipuglia pervisitare il Sacrario e passare unagiornata tra le trincee in cerca ditestimonianze di come vivessero inostri soldati, come schivavano legranate e si facevano beffe dellamorte. In quel silenzio religiosoquasi si sentivano voci, canti,lamenti.

Siamo tornati a casa rigenerati,orgogliosi di aver fatto parte del-l’Esercito italiano, figli di coloroche sono andati avanti lasciandociun patrimonio da conservare: lospirito di Corpo.

Maffi Valentino

E poi qualcuno in alto, molto in alto,parla di cunei nel fianco dei giovanicostretti alla leva, fastidiosa tassa dapagare! Mah!

Un grazie dai bisognosi dell’AfricaVorrei ringraziare, attraverso la

sua rivista, gli alpini giunti aGenova da tutta Italia con il pro-prio pacco viveri per i più poveridell’Africa Centrale ed esprimereloro l’immensa riconoscenza mia edei miei piccoli Toposa per le diecitonnellate di cibo non deperibileche il delegato comboniano PadreKizito Renato Sesana di Nairobi miha consegnato per la mia diocesi diTarit, nel Sud Sudan.

Padre Elia Ciapetti Narus (Sudan)

La sua lettera ci conferma che quan-to raccolto in occasione dell’Adunata2001 a Genova è giunto a destinazioneconsentendo agli alpini di portare unraggio di luce nella sua diocesi: il suograzie è il miglior premio.

Presidenti di sezione e capigruppoche lo volessero, possono entrare incorrispondenza con Padre Elia Ciapet-ti – Narus (Diocesi di Torit) c/oN.C.A. – P.O. Box 52802 – Nairobi –Kenia. Sarebbe un’altra opera buona.

Se Roma non rispondeNon trovo giusto, su L’Alpino di

settembre, titolare l’articolo difondo “Se Roma non risponde”.

Questo è da certa stampa, non daL’Alpino. Non si può e non si deveidentificare una città con le istitu-zioni che vi hanno sede; ne rispon-de “chi di dovere” (parlamento,ministro), non Roma.

Roma lasciamola in pace.Carlo Cobalto - Roma

Lungi da noi l’idea di usare ROMAcon intenti spregiativi, non fosse altroche per il rispetto dovutole, conAtene, per la sua bimillenaria storia.In giornalismo identificare la Capitaleper lo Stato è prassi normale e noi nonne siamo da meno, proprio perchénelle capitali risiedono le maggioriistituzioni.

Con Genero e con i muliBravo, Roberto Genero, che con il

tuo “Puzzo di mulo” (numero diottobre – n.d.r.) rimetti in sesto labussola di quanti vedono l’ANAcome un tassello del grande circo del“volemose bene”. La nostra associa-zione nasce da un servizio militarepiù duro degli altri che si trasformain “spirito di servizio” da sentirecome prioritario verso la Patria. L’ef-ficacia delle tue parole è totale.

Quei matti che vanno in giro con imuli dove nessuno li vede rappre-sentano tutto quello per cui esistia-mo. Questo è ciò che ci hanno inse-gnato le tante cose ereditate da chici ha preceduto nel momento in cuiabbiamo messo quel cappello, uncappello pulito per gente pulita.

Giovanni Cornero Rocca d’Arazzo (AT)

Un pezzo di alta poesia alpina chegiro subito all’amico Genero, dinamicopresidente della sezione Marostica. Unpezzo che è la degna, signorile rispostaa un articolo pieno di fiele contro glialpini apparso, ovviamente anonimo, inun abominevole sito internet.

...E se non avesse fatto l’alpino?Partecipo a varie commemora-

zioni, cerimonie e, purtroppo,funerali. Quale rappresentante delmio gruppo ANA, all'Elevazioneho dato l'attenti agli alpini, som-messamente data la circostanza.Alla fine della funzione, mi è statofatto presente che l'ordine non sidoveva dare perché il defunto nonera alpino. Come devo comportar-mi in futuro?

Celeste Fasano Piovà Massaia (AT)

Né più né meno che come hai fattoin quell’occasione. L'anima di undefunto raggiunge Dio senza nessunadelle qualifiche che gli sono state con-ferite in vita. Perciò l'attenti dato nel-l'ultimo saluto è un atto di deferenzache non deve tener conto se il soggettoè stato alpino oppure no.

Le divisioni...trascurate

Julia, Cuneense, Tridentina sonoentrate a buon diritto nella leggen-da e nel cuore degli italiani. Moltomeno invece è stato scritto sullaPusteria, sulla Taurinense e sullaAlpi Graie. Ora che è stato risolto ilproblema della Monterosa, sarebbeil caso di dare anche di essa notiziesul suo impiego. Di queste settedivisioni e delle brigate Orobica eCadore, vissute in tempo di pace,bisogna parlarne continuamenteperché trasmettere il loro ricordoalle future generazioni è nostrodovere.

Renato Aldegheri - Verona

Le campagne di Grecia e di Russiasono state le più vissute dalle nostredivisioni che ivi hanno immolato il fiorfiore dei loro effettivi, e per ben duevolte. La guerra nei Balcani, più insi-diosa, più subdola, meno appariscenteper volere del regime fascista che avevabisogno solo di successi clamorosi, nonha invece captato l'attenzione dei più.Come del resto la Garibaldi in Monte-negro dopo l'otto settembre: tant'èvero che tu non la citi.

Lettere al direttoreLettere al direttore

Le ragazze della banda

Montegrappa

“...Il capello di mio nono...”

Siamo un gruppo di ragazze diuna banda musicale. Abbiamopensato di raccontarvi la nostraesperienza e di molte altre ragaz-ze che, come noi, partecipano alleAdunate nazionali di tipo alpino.Alcune di noi, nonostante la gio-vane età, hanno visto più Aduna-te di alcuni alpini “veri” e anchenoi, con il nostro gruppo, siamostate fedeli a questo avvenimentoemozionante. Siamo cresciute apane e canti alpini e abbiamoconosciuto l’impegno di alpini,fanti, carabinieri. Quante ragazzepossono dire di aver conosciutol’emozione di sfilare tra tantagente entusiasta o sotto il palcodelle autorità al suono di “MonteGrappa …”?

Alla prossima Adunata cercatela banda Montegrappa di Rosà etroverete un gruppo unito eimpegnato e ragazze interessatenon solo a gonne e tacchi maanche alla tradizione e alla cultu-ra storica del nostro Paese.

Le ragazze della banda Montegrappa - Rosà (VI)

Complimenti per il vostro entusia-smo. Ma nessuna di voi, “in età”, hamai pensato di arruolarsi comevolontaria alpina? Potrebbe entrarenella fanfara della Julia e portare inessa una nota di femminilità che nonguasterebbe.

Riportiamo integralmente una lette-ra che il discendente di un nostro“vecio” alpino emigrato in Argentinaha sentito il bisogno di inviare alnostro consigliere nazionale Nichele diImperia. Non abbiamo cambiato unasola virgola del testo per lasciare intat-ta l’atmosfera di amore per la pennaespressa in un commovente messaggio,nel quale gli spagnolismi che affioranoassumono la caratteristica di fresca espontanea genuinità.

Mi chiamo Sergio Pianta e il mionono era un alpino chi a fato lasegunda guerra mondiale, aparte-neva a la casserma di Tirano, citadove era nato. Il suo capello, anchela penna nera sono i simboli di unaidentità mai dimenticata che asobrevisuto a la sua morte en tutti isuoi discendenti.

Pietro Pianta (così si chiamaba)mi a lasciato il piu precioso tesoro,il suo capello e la sua penna, chiporto con orgolio in tutte li anni-versario della Republica d’Italia,che si festegiano a Tandil con tuttala comunita italiana.

Un saluto grande e viva el Corpodegli alpini.

Sergio Daniel Pianta Tandil (Argentina)

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Il direttore de L’Alpino, unitamen-te a tutti i componenti della reda-zione, formula a tutti i nostri letto-ri – alpini e non - tantissimi auguriper le festività natalizie eper un felice 2003.

BUON NATALE E BUON 2003!

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CALENDARIO MANIFESTAZIONI

4-5 gennaioCIVIDALE – 7° raduno del btg.Cividale a Cividale

13 gennaioCASALE MONFERRATO – Giornatadella P.C. sezionale

17 gennaioMONDOVI’ – Concerto a ricordodei Caduti di Russia

18 gennaioMONDOVI’ – S. Messa a ricordodella battaglia di Nowo Postoja-lowkaSONDRIO – Commemorazione diWarwarovka al tempietto votivo diMorbegno

19 gennaioA CUNEO MANIFESTAZIONI PERIL 60° ANNIVERSARIO CADUTIDELLA DIVISIONE CUNEENSE.BERGAMO – Staffetta nordica“Trofeo Nikolajewka” a FoppoloPARMA – 60° Nikolajewka a Sal-somaggioreREGGIO EMILIA – Commemorazio-ne gen. Reverberi e Caduti diNikolajewka a Cavriago e Mon-tecchioCONEGLIANO - 60° di Nikolajewkacon S.Messa e deposizione di unacorona al monumento Caduti aSolighetto

24 gennaioBOLZANO – Commemorazionebattaglia di Nikolajewka

25 gennaioGRAN BRETAGNA – Veglia Verde aLondra

25/26 gennaioA BRESCIA 60° ANNIVERSARIODI NIKOLAJEWKA

26 gennaioSONDRIO – 60° Nikolajewka aBormioGENOVA – 60° di Nikolajewka alcimitero di StaglienoPISA/LUCCA/LIVORNO – 60° Niko-lajewka a CamaiorePORDENONE – 60° Nikolajewka alVillaggio del Fanciullo e consegnaborse di studio Mario CandottiSALUZZO – 60° anniversario ritira-ta di Russia nella cattedrale diSaluzzoTRIESTE – 81° anniversario di fon-dazione della sezioneUDINE – Anniversario di Niko-lajewka al Tempio di CargnaccoVARESE – Pellegrinaggio al SacroMonte per Nikolajewka

1. Interventi del presidente.. Ottobre: 23, Milano: cerimonia a ricordo ElAlamein – 26, Milano: messa per don Gnocchi – 27, Ivrea: convegno sullafraternità alpina, (gruppo di S. Giusto Canavese); – Novembre: 2, Parigi:riunione presidenti sezioni europee – 3, Parigi: Arco di Trionfo, comme-morazione fine 1a G.M, presente il Labaro. – 4, Bligny e Lille: visite aicimiteri di guerra ove sono sepolti i Caduti italiani in terra di Francia.2. … e dei vice-presidenti. Perona: ottobre: 19/20, Calalzo e Pieve diCadore: 80° sezione Cadore – 26, Torino: cambio comandante brigata Tau-rinense, – novembre: 2, Milovice (Rep. Ceca): visita al cimitero ove riposa-no 5400 italiani, deceduti in prigionia durante la Grande Guerra, presenteil Labaro – 10, in Molise per il terremoto. Cherobin: ottobre: 23, Vicenza: insezione per iniziative Rossosch – 26, Venezia: con rappresentanti regioneVeneto per coordinare gli interventi: nazionale e della sezione di Verona. 3. Adunata. Nichele: sarà realizzato flash video sugli eventi salienti deitre giorni; RAI 3 riprenderà tutta l’adunata solo per la Val d’Aosta conbrevi interventi dei TG nazionali – CDN sceglie manifesto, al ballottaggio,e medaglia alla prima votazione – Lunga discussione su prezzi e condi-zioni delle sistemazioni alberghiere e sulle difficoltà a gestire il fenomeno.4. Labaro. CDN approva suo intervento alla messa in Duomo a Milanodel 15 dicembre e a Cuneo, il 19 gennaio per commemorare olocaustodella Cuneense e della Vicenza a Valujki nel ’43. 5. Partita della solida-rietà alpina. Biondo: la partita, disputata in aprile a Genova, ha dato unincasso di 8206 €; previ contatti con i giornalisti nostri avversari sulcampo, CDN stabilisce di arrotondare la somma a 10.000 e di assegnar-ne il 50% a monsignor Mecchia, italiano e cappellano dell’esercito argenti-no, per opere di carità e il 50% per l’erigenda casa di riposo a Mendoza afavore di alpini anziani, su proposta della sezione Domodossola. 6. Costalovara. Martini: esaminate alcune soluzioni per futuri utilizzidella struttura che, comunque, va tenuta e potenziata. Su propostaParazzini il comodato con la sezione Alto Adige è rinnovato fino al 31dicembre 2003. 7. Commissioni. P.C. (Sarti): Molise, tempi dell’azione: 31ottobre, ore 11.46 terremoto; ore 12, pronti a partire; ore 14 inizio movi-mento delle colonne mobili regionali che inglobano i nuclei della nostraP.C.; i movimenti si susseguono nei giorni seguenti. In Sicilia la lava hadistrutto i due magazzini della sezione Sicilia a Prato Provenzana; da esa-minare la possibilità di un loro ripristino. – Contrin (Cherobin): terminati ilavori al depuratore. – Rossosch (Brunello): nell’aprile 2003 incontro conautorità del luogo in vista manifestazione di settembre. Illustra i progetti“Periz” circa creazione di un sacrario ipogeo a Seleni Jar, il quadriviodella Julia, ove raccogliere le spoglie di nostri Caduti e “Sezione Vicenza”per invio nostri medici a Rossosch per diagnosi di patologie derivanti daldisastro di Cernobyl. – Sport (Pasini): aggiornamento date gare 2003:Asiago, sci di fondo il 16 febbraio anziché il 9; Bedonia, marcia 22 giugnoanziché il 6 luglio; Torino, tiro a segno, il 21 settembre. – Fedeltà alla mon-tagna (Romagnoli): chiesto un bozzetto per un distintivo da dare ai vinci-tori anche del passato. 8. Terremoto del Molise. CDN approva sottoscri-zione con apertura del c/c 6100/89, calamità naturali ANA presso BancaIntesa (rete Ambroveneto), ag. 4, via Statuto 18 – 20121 Milano, ABI 03069– CAB 09452.4 e finalizzazione in un progetto. 9. Mestizie. Ricordati Giangiacomo Chiarvetto, già presidente sezioneCremona e Luigi Ferrari già presidente sezione La Spezia, deceduti ilmese scorso.

Riunione del Consiglio direttivo nazionale

del 16 novembre

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Parigi, Champs-Elysées. Dal-l’obelisco di place de laConcorde all’Etoile si sno-

dano i simboli e le memorie piùsignificativi della storia di un Paeseche, nel corso di cinque secoli, hadato un contributo fondamentalealla costruzione di una civiltà del-l’uomo, vanto del mondo occiden-

tale. Ci sono i segni della Rivolu-zione, i nomi delle battaglie, la pre-senza della cultura, dell’economia,della moda, dello spettacolo e sem-pre tanta gente che si muove allaricerca di un’atmosfera unica, seve-ra e composta, allegra e disincanta-ta. La sera, poco dopo il crepusco-lo, quando il cielo assume un colo-re blu d’una nitidezza cristallina, lasuggestione tocca il suo apice all’E-

toile, da dove si può spaziare sullaCittà dalle Tuilleries alla Défense inun mare di luci ancora in equilibriotra la giornata che si spegne e ilmondo della notte che inizia.

In questa cornice suggestiva, ilLabaro nazionale dell’ANA, scorta-to dal presidente Giuseppe Paraz-zini, al rullo dei tamburi, tra dueali di folla, ha fatto il suo ingressosotto l’Arco di Trionfo ed ha sosta-

to davanti alla fiammache arde perennemen-te in memoria deiCaduti ignoti. Gli inninazionali, italiano efrancese, interpretatida una banda dalritmo marziale, deciso,e cantati da tutti,hanno riportato anchelo spettatore piùdistratto a riflettere sul

significato che i simboli, bandiere evessilli, assumevano in occasionedella ricorrenza della fine dellaprima guerra mondiale.

Due Paesi dalla storia bimillen-naria, intrecciata in modo assoluta-mente unico, con identità culturalicosì marcate eppure così simili darendere più difficile evidenziarnele differenze dalle somiglianze, sitrovavano uniti per la prima

PARIGI - Storica presenza della delegazione ANA alla celebrazione dell’anniversario della fine del secondo conflitto mondiale

Il Labaro nazionale sotto l’Arco di Trionfo

di Vittorio Brunello

La foto ricordo con il Labaro nazionalesullo sfondodell’Arco di Trionfo era d’ob-bligo.

In primo piano la fiamma perenne chearde in memoria di tutti i Caduti ignoti,sotto l’Arco di Trionfo. Sullo sfondo, asinistra della foto, il presidente nazio-nale Beppe Parazzini e il presidentedella sezione Francia Renato Zuliani.

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L’abbraccio ai presidentidelle sezioni all’estero

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volta nel segno dell’alpinità. Ichasseurs con i loro ampi baschi egli alpini con la loro penna dritta,sotto le volte del Tempio delle glo-rie militari francesi, erano testimo-ni di una fraternità non solo legataalla memoria dei loro morti, maanche alla comunanza di sentimen-ti e di aspettative. Ed è infatti versoil futuro, specialmente quello lega-to all’Europa, che guardano coninteresse, convinti che si può, sideve camminare insieme, contri-buendo a rendere elementi arric-chenti le diversità. Nel passato cisono stati avvenimenti di grandesolidarietà e ferite laceranti. Oggic’è la volontà di una crescita comu-ne. Non è utopia, ma necessità.

La cerimonia, semplice e rigoro-

L’aereo che da Linate trasportava ladelegazione ANA, guidata dal presi-dente Giuseppe Parazzini, partì pun-tuale alle sette del mattino del 2novembre ed atterrò al Charles DeGaulle poco più di un’ora dopo, incon-trando solo nebbia, pioggia e vento con-trario.

Parigi non si presentava nella vestemigliore e il treno RER che attraversal’immensa periferia, mostrava solocasette in mattoni, traffico intenso e

pendolari insonnoliti. Poco lontanodalla Gare de Lyon, l’incontro con ilpresidente della sezione Francia Rena-to Zuliani, il coordinatore delle sezioniestere Giovanni Franza, il revisore deiconti Giorgio Francioli e il presidentedella sezione di Biella Edoardo Gaja.

Accoglienza calorosa, quasi goliardi-ca, autenticamente alpina, un po’ scon-volgente per la composta professiona-lità degli addetti all’hotel.

Nel pomeriggio, rispettando all’ita-

liana la rigorosa puntualità francese,presenti tutte le sezioni europee, inizia-no i lavori del convegno, presso la sededel COM.IT.ES (Ivry), con il salutocompiaciuto di Zuliani e la sua nominaa presiedere l’assemblea. Un unanimeslancio di generosità assegna allo scri-vente la nomina a segretario verbaliz-zante.

Prende subito la parola il presidenteParazzini per manifestare la sua soddi-sfazione di trovarsi tra gli alpini d’Eu-

dei delegati nel maggio scorso. E’ allostudio della commissione legale unnuovo regolamento che dovrebbe con-sentire alle sezioni una maggiore flessi-bilità operativa.

Il presidente conclude ricordando chesiamo un’associazione d’arma e che

pertanto nelle manifestazionipubbliche ci si deve presenta-re nel rispetto anche formaledelle norme del cerimoniale.Prendono la parola i presi-denti delle sezioni: Turra(Lussemburgo), e il suo vice,ten. gen. Lombardi, Poloni(nordica), Del Fiol (Belgio),Roncarati (Gran Bretagna),Massaro (Svizzera) in sosti-tuzione del presidente Mer-luzzi, Bertolini (Germania) e

infine Zuliani (Francia). Tutti presen-tano la forza e illustrano le iniziativerealizzate nel corso del 2002. E’ uncampionario che, soprattutto nel socia-le, fa veramente onore ai nostri alpiniall’estero.

Si apre un ampio dibattito sullastampa alpina, sull’adunata di Aosta esulla manifestazione di Rossosch, il 15settembre dell’anno prossimo.

I lavori sarebbero continuati ancora alungo se Zuliani, non si sa se astuta-mente o imprudentemente, non avessefatto comparire sul tavolo alcune botti-glie di champagne. E’ stata un’azionedirompente. Con fatica il presidente èriuscito a ricomporre l’assemblea

samente protocollare, ha avuto ilsuo momento più coinvolgentequando si sono diffuse le note delsilenzio d’ordinanza. Il rumoredella vita pulsante della metropolifu appena sfiorato dal fruscio del-

l’enorme bandiera che pendevadall’Arco. Tutto portava a rifletteresul “prezzo della gloria”. Ritti sul-l’attenti c’erano le rappresentanzemilitari, politiche, l’ambasciatoreitaliano, il console generale, gliaddetti militari, le associazionid’arma e tante persone che osser-vavano con simpatia un rito, forsenon completamente compreso, masicuramente vissuto con grandeintensità emotiva. Il silenzio siprolungò oltre l’ultima nota dellatromba, perché nessuno osavainterrompere quel momento solen-ne e toccante. Ci pensò il rullo deitamburi a rimettere in moto glischieramenti e a restituirci tutti allaquotidianità.

Una foto storica: il Labaro nazionalesfila per i Campi Elisi

Le rappresentanze italiane e francesiall’uscita della chiesa dopo la cele-brazione della S. Messa in suffragiodei Caduti.

L’abbraccio ai presidentidelle sezioni all’estero

Due momentidelle riunioni deipresidenti dellesezioni all’estero

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L’omaggio ai Caduti italiani.

ropa e per sottolineare il significatopatriottico, di amicizia e di fratellanzache la presenza del Labaro nazionaleimprime ai rapporti tra l’A.N.A. e ichasseurs francesi. In Dordogna, inoccasione della grave calamità che l’hacolpita nel 1999, ci siamo guadagnatila stima delle Autorità e la riconoscen-za della società civile. Nellavita di ogni giorno glialpini sono unates t imo-

nianza di impegno, serietà e altruismo.Sul futuro dell’ANA, per ora, non ci

sono problemi. La forza dei nostri soci,330.103 più 48.261 aggregati, e lacapacità operativa non sono paragona-bili a nessun’altra associazione in Italiae all’estero. Ci sono ancora tanti alpininon iscritti che possono compensare leperdite fisiologiche. Resta il problemadelle sezioni all’estero che, in qualche

caso, cominciano a denunciare diffi-coltà di sopravvivenza. Una pro-

posta di adeguare lo statutoalle esigenze di realtà

diverse da quella ita-liana è stata congela-ta dall’Assemblea ➜

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Cordiale incontro a Bolzano, del maggior generaleBruno Iob che ha assunto da poco il Comando delleTruppe alpine, con una delegazione ANA guidatadal presidente nazionale Beppe Parazzini. Il presi-dente era accompagnato dal vice presidente vicarioCorrado Perona, il segretario nazionale brig. gene-rale Silverio Vecchio e dal direttore de L’Alpino, brig.gen. Cesare Di Dato.

C’è stato un aperto scambio di opinioni sullo statodelle Truppe alpine, truppe che godono di un gran-de ascendente nell’ambito della NATO, non solo peril successo che ottengono nella varie missioni di pacema anche perché sono le uniche truppe specializzatedi montagna. Una caratteristica che le rende insosti-tuibili nel nostro Esercito ma preziose anche a livelloeuropeo ed in special modo in vista della costituen-da forza multinazionale di intervento rapido.

Nel corso del colloquio il presidente Parazzini haparlato delle possibilità di una più stretta collabora-zione fra Associazione alpini e Comando Truppealpine per favorire gli arruolamenti nel Corpo degliAlpini di giovani che in particolare provengonodalle regioni a tradizione alpina.

Parazzini ha anche chiesto che il 1° reggimentodi artiglieria terrestre ritorni ad essere denominato– per esigenze storiche e di tradizione - 1° reggi-mento artiglieria da montagna e che venga aggiun-ta in ogni reparto della Taurinense una compagniadi VFA.

Parazzini ha inoltre ribadito l’opportunità chevenga insediato anche in Lombardia un reparto diVFA (facilmente alimentabile da giovani delle vallilombarde) e che la Scuola militare alpina resti nel-l’ambito delle Truppe alpine.

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e a concludere l’ordine del giorno.Come da programma, alle ore 20 cena

ufficiale presso il ristorante le TrainBleu, prestigioso locale datato Belleépoque, monumento nazionale. Zulia-ni, nella scelta del luogo e del menù si èlasciato contagiare dalla grandeur de laVille lumière. Gli enormi saloni daglistucchi sontuosi, con 41 affreschi, leportate su vassoi d’argento massiccio,la compassata presenza dei camerierisono stati improvvisamente alpinizzatida un iniziale, sommesso: “Alziamo ilbicchier”, attaccato da un subdolo infil-trato, diventato un crescendo, per finirecon un possente: evviva gli alpin!Grande applauso da parte degli sbigot-titi clienti sparsi con noncurante ele-ganza per tutte le sale. Finalmente unsorriso liberatorio da parte degli ospitichasseurs, delle autorità militari, con-solari ed altro.

La mattina del 3 novembre, con l’abi-tuale anticipo tipo naja, tutti alla mis-sione cattolica italiana Notre Dame dela Consolation, ricevuti dai padri scala-briniani Rossi e Bordignon nella picco-la ma stupenda chiesa disegnata da unpoeta piuttosto che da un architetto. IlLabaro nazionale trova la sua posizionevicino all’altare, circondato dai vessillidelle sezioni e dai drapeaux dei chas-seurs. Celebrazione della messa nellasemplicità della parrocchia di campa-

gna. Momento di panico alla letturadella Preghiera dell’Alpino, quandonessuno trova un santino con il testo.Provvede il tesoriere Biondo che, senzaun’esitazione o una minima sbavatura,recita a memoria, perfetto e compostocome d’abitudine.

Gli interventi del presidente degli ex-combattenti delle Federazioni europeeJacques Derivière, dell’ambasciatored’Italia Giovanni Dominerò, del nostropresidente, presenti l’ammiraglio DinoVenè, il console generale Paolo Garofa-no, gli addetti militari italiani, il col.Jacques Bigot, hanno evidenziato ilvalore della pace e della solidarietà,nello spirito del motto alpino: le monta-gne non separano, congiungono.

Il momento culminante si è avutoalle 18,30 in punto, quando il Labaronazionale, tra due ali di folla, salutatoda una folta rappresentanza di autoritàcivili e militari italiane e francesi, dopouna breve, storica sfilata sui CampiElisi è entrato sotto l’Arco di trionfo.La banda militare, con prevalenza distrumenti a percussione, ha suonato gliinni nazionali, cantati da tutti. Unufficiale con la punta della sciabola hadato vigore alla fiamma del soldatoignoto.

Alle note del silenzio d’ordinanza fuveramente silenzio. I pensieri andavanolontano, ai trionfi delle Armate france-si, al ritmo degli stivali prussiani ehitleriani per le vie di Parigi, allemigliaia, milioni di ragazzi partiti can-tando: “allons enfants de la Patrie” e

mai tornati. Con loro, nel 1918, c’eraanche un Corpo d’armata italiano, con41mila effettivi. Di questi, cinquemilasono sepolti nei cimiteri delle Ardenne.Non pochi sono morti tra il 4 e l’11novembre, durante l’offensiva franceseper far capitolare la Germania. In Italiasi festeggiava la vittoria. Petain scri-verà: “L’Italia può essere fiera delle suetruppe che hanno combattuto vittorio-samente sul suolo francese”.

La mattina del 4 novembre, con unatemperatura mite e un cielo finalmentesereno, si parte per la Champagne e iluoghi sacri del primo conflitto mon-diale. Le nostre mete sono i cimiteri diBligny e Soupir. Il paesaggio scorredolce e dai colori a tinte pastello. Nullaa che vedere con “le nude rocce e iperenni ghiacciai”.

Alla prima sosta ci attendono i duesindaci della zona. Uno ha cento citta-dini da amministrare, l’altro un po’ dipiù. Sono cortesi, per niente formali eriscuotono tutta la nostra simpatia.Canto degli inni nazionali, deposizionedi corone, brevi ed intensi interventi. ASoupir ci aspetta invece la console d’I-talia a Metz, signora Rosaria MariaCarmela Gnani con una bellissimacorona di fiori. Quando prende la paro-la per ricordare quei giovani che riposa-no lì da oltre ottant’anni e per auspica-re che non ci siano più guerre, la suavoce tradisce la commozione.

In fondo al cimitero, ai piedi di unacollina chiamata Chemin des Damesper i pellegrinaggi di mamme, spose,sorelle alla ricerca dei loro Caduti, unsemplice monumento dedicato alledonne, che non fanno la guerra, ma neportano dentro i lutti. Le signore pre-senti depongono ciascuna un mazzettodi fiori. Zuliani prende la parola perringraziare tutti e conclude: “fin che cisarà un alpino in terra di Francia, que-sti morti non saranno dimenticati.Mai!” Poi, con passo deciso e un vasodi crisantemi in mano va verso unacroce che porta il nome del Soldato Sni-der Giovanni 19° Reg. Fanteria e depo-ne i fiori. Un figlio del Caduto avevatrovato quella tomba solo qualche deci-na d’anni fa. Le lacrime di Renato e uncoro che canta “Signore delle cime” cilasciano un nodo in gola che stenta adandarsene. (v.b.)

Il cimitero di guerra dove riposanocinquemila soldati italiani morti interra di Francia.

Se ne parla

C’è stato un fenomeno ricorren-te nella storia dell’ immediatodopoguerra dei due conflitti mon-diali: la colpevolizzazione deireduci. Dopo la Grande Guerradurò poco, perché il regime che siandava instaurando fece levaanche proprio sul malcontentodegli ex combattenti. Molto menovistoso ma molto più lungo que-sto fenomeno è stato nel secon-do dopoguerra, e pare che ancoroggi se ne subiscano gli influssi.

Per decenni, forse per compia-cere i nostri nuovi alleati, l’Italiaufficiale ha ufficialmente trascura-to - o, peggio, dimenticato - i sol-dati che per tener fede al propriogiuramento si sacrificarono aCefalonia, a Corfù, nei campi diinternamento. Il presidente dellaRepubblica Ciampi sostiene cheè tempo di chiudere il duello infi-nito tra vincitori e vinti, ma mentreassistiamo alle polemiche cheancora oggi scaturiscono da que-ste proposte, la cronaca ci forni-sce esempi sui quali meditare.Soffermiamoci sugli ultimi due:

uno di fonte politica, l’altro difonte storica.

Il ministro della Difesa AntonioMartino, durante la commemora-zione dei Caduti al Sacrario di ElAlamein, presente lo stesso capodello Stato, disse di voler rendereomaggio ai soldati italiani “anchese combattevano dalla parte sba-gliata”. Dunque, quei magnificieroi, che ancor oggi i nostri exnemici e ora alleati onorano per ilsenso del dovere dimostrato,avevano tutti torto? Ed eranodalla parte sbagliata anche coloroche furono mandati in Grecia, inRussia e, prima ancora, in Africa?Avrebbero potuto scegliere?

E i nostri alpini che si appresta-no a partire per l’Afghanistan, dache parte stanno, signor mini-stro? E quelli che sono in Bosnia,che tipo di “pace” difendono: unapace giusta o una pace …sba-gliata?

Sarà il caso di dirglielo, tanto persgombrare il campo da revisioni-smi prossimi venturi che potreb-bero colpevolizzarli, una volta tor-

nati in patria. O scoprire, fra qual-che anno o decennio, di esserestati dalla parte di chi aveva torto.

Sull’onda di questa teoria si èallineato anche il Dizionario stori-co uscito di recente, in cui siafferma che il Sacrario di El Ala-mein sarebbe “un luogo dellamemoria nazionalista e militari-sta”.

Ben gli sta a quei 43mila Cadutiitaliani, caduti a El Alamein, dun-que. E, perchè no? anche a tuttigli altri, degli altri fronti, a quelliche non sono più tornati “dallaparte sbagliata”. Molti non sape-vano neanche cosa significasseessere militaristi e nazionalisti;tutti sarebbero stati volentieri acasa, se il senso del dovere non liavesse spinti a obbedire a unordine partito dalla scrivania allaquale siede oggi lei, signor mini-stro.

Non c’è parte sbagliata, quandosi muore per fedeltà alla Patria. Cisono, talvolta, parole sbagliate…

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In guerra qual è la parte sbagliata?

Cordiale incontro a Bolzano con il generale Bruno Iob e una delegazione ANA guidata dal presidente Parazzini

Cordiale incontro a Bolzano con il generale Bruno Iob e una delegazione ANA guidata dal presidente Parazzini

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UNA DELEGAZIONE ANA CON IL LABARO NAZIONALE NELLA REPUBBLICA CEKA AL CIMITERO MILITARE DOVE RIPOSANO TANTI SOLDATI ITALIANI

Due soldati dell’esercito cekoin grande uniforme, mentrela banda militare intonava le

note del “Piave”, hanno depostouna corona di fiori alla grande steleeretta al centro del cimitero di guer-ra di Milovice. Sul basamento silegge la dedica: “Ai caduti italia-ni…….. il popolo cekoslovacco”.Accanto alla stele, il Labaro nazio-nale scortato dal vice presidentevicario Corrado Perona con il consi-gliere nazionale Ivano Gentili e ilrevisore dei conti nonché presidentedella sezione di Belluno ArrigoCadore. C’erano poi i vessilli dellasezione di Conegliano e di Belluno,il gonfalone della Provincia di Bel-luno con un consigliere in rappre-sentanza del presidente, i gonfalonidei Comuni di Conegliano con ilsindaco Ivano Zambon, di Puosd’Alpago con il sindaco AntonioBarattin, di Tambre con il sindacoCorrado Azzolini, di Ponte nelleAlpi con il vice sindaco e già consi-gliere nazionale ANA Cesare Ponca-to. Presenti l’ambasciatore d’Italia aPraga, Paolo Faiola e il consoleFilippo Imbalzano.

Sono oltre dieci anni che al cimite-ro militare di Milovice viene cele-brata una cerimonia in onore deiCaduti della Grande Guerra. Il cimi-tero si trovava nei pressi di un gran-de campo di concentramento: uncampo di smistamento dei prigio-nieri che venivano dirottati ai varicampi di lavoro.

Milovice ospitò fino a oltre 15milasoldati italiani, le cui condizioni –come del resto quelle degli altri pri-gionieri, in special modo russi –erano estremamente precarie.

Nel cimitero di Milovice riposano5358 soldati italiani, ai quali ognianno, dal 1919 venivano resi glionori. Poi la parentesi tragica dellaguerra, l’occupazione delle truppe

del Patto di Varsavia e infine i carriarmati russi che nel ’68 stroncaro-no la “primavera di Praga” e lesperanze di libertà di un nobilepopolo.

La zona venne interdetta e nessu-no potè avvicinarsi al cimitero.Unica eccezione, nel ’63, una dele-gazione italiana guidata dall’allorasottosegretario al Commercio conl’estero Luigi Caiazza, che aveva ilpadre sepolto proprio lì.

Milovice fu a lungo la base dellele truppe corazzate sovietiche chevi costruirono un aeroporto, idepositi di armi, i magazzini.Ancora oggi una vasta zona porta isegni di questa occupazione, dura-ta fino al 1990, con il definitivo riti-ro delle truppe d’occupazione.L’anno successivo, riprese la ceri-monia di omaggio ai Caduti. Dadue anni a questa parte, dopo con-tatti diretti avviati da Lino Chies,

già vice presidente nazionale, con ilconsole d’Italia a Praga, gli alpini sirecano al cimitero di guerra perrendere onore a quei soldati italianimorti di stenti e per le ferite dellaguerra. Quest’anno la cerimonia èstata particolarmente solenne, perla presenza del nostro Labaronazionale e della delegazione uffi-ciale dell’ANA guidata dal vicepresidente vicario Perona, dell’am-basciatore d’Italia nella RepubblicaCeka Faiola, accompagnato dallamoglie, del console Imbalzano, dal-l’addetto militare italiano a Praga edue carabinieri dell’ambasciata,che hanno fatto servizio d’onore ailati del monumento. C’era, comeda due anni a questa parte e per

Sopra; la resadegli onori aiCaduti. Ilmomento è statosolennizzato dal-l’esecuzione del“Piave”, suonatodalla banda mili-tare ceca, men-tre il picchettoarmato rendevagli onori.

A Milovice per onorare 5300 Caduti nella Grande Guerra

A Milovice per onorare 5300 Caduti nella Grande Guerra

esplicita richiesta dello stessoambasciatore italiano, il coroMonte Dolada diretto da AlessioLavina e il suo presidente AngeloDal Borgo, vice presidente dellasezione di Belluno.

Austera la cerimonia al cimitero,con un picchetto ceko in armi e lafanfara militare che ha intonato lenote dell’Inno di Mameli, cantatodai coristi e da tutti gli alpini e irappresentanti delle Associazionid’Arma. Poi, sulle note del Piave,preceduto da due soldati in grandeuniforme al passo di parata, Peronaha deposto una corona di fiori almonumento. Altre corone sonostate deposte dall’ambasciata e dairappresentanti delle altre associa-zioni d’Arma.

Il coro ha chiuso la cerimonia conStelutis alpinis, forse il canto piùbello degli alpini, il più struggente,il più significativo. E il più indicatoper questa cerimonia che ha porta-to gli alpini a rendere omaggio achi è stato sepolto lontano, a porta-re “une stelute”. Sembrava davveroche da quelle croci si alzasseroaltrettanti spiriti, tanto quei Cadutisono sembrati presenti.

Dopo aver visitato il piccolomuseo attiguo al cimitero, la dele-gazione italiana ha raggiunto lachiesa di Milovice dove il vescovodi Praga monsignor Jaroslav Skar-vada ha celebrato una S.Messa conil parroco della cittadina. Davantiall’altare erano deposte, avvolte inun Tricolore, le urne di quattro sol-dati italiani fuggiti da un campo diprigionia sovietico, catturati daitedeschi e fucilati. Non appenasaranno completate le formalitàburocratiche, i resti saranno traslatia Bari e inumati al Sacrario deiCaduti d’Oltremare.

Al termine della S.Messa CesarePoncato ha letto la “Preghiera del-l’Alpino”, mentre il coro MonteDolada cantava Signore delle Cime.

“Per chi crede ancora in certivalori - ha detto Arrigo Cadore nelcommentare la cerimonia- questisono stati momenti di grande emo-zione e commozione. Nessuno èriuscito a trattenere le lacrime: saràimpossibile dimenticare una gior-

nata come questa. In quei momenticosì intensi, ti viene da pensarequale sia stata la pena di tanti ven-tenni che, lontani da casa, in terrastraniera, si sentivano soli e abban-donati da tutti; immagino la lorosofferenza, la loro rabbia per essereimpotenti davanti a eventi così tra-gici, la loro disperazione e infine laloro rassegnazione nel sentire laloro vita spegnersi lentamente…”

Conclusa la parte celebrativa, ladelegazione italiana è stata ricevutadalle autorità cittadine nella Salamunicipale. Al coro Monte Dolada,si sono unite ancora una volta alcu-ne suore che parlano correttamentel’italiano avendo trascorso moltianni nel nostro Paese prima di tor-nare in patria.

Una visita alla splendida città diPraga era d’obbligo. Poi la parten-za, con la mente piena di ricordi.Infine un ringraziamento: alla

interprete Sdenka, praghese dinascita ma residente a Coneglianoe ad Anita, autista del pullman e alcoro Monte Dolada che ha allietatoil viaggio sfornando un vastissimorepertorio. (a.c.)

In primo piano a sinistra l’ambasciatoreitaliano durante la celebrazione dellamessa in suffragio dei Caduti. Al centroil Labaro nazionale scortato dal vice pre-sidente vicario Corrado Perona, dal con-sigliere nazionale Ivano Gentili e dalrevisore nazionale dei conti ArrigoCadore. L’alfiere è Angelo Dal Borgopresidente del coro Monte Dolada evice presidente della sezione Belluno.

Nella foto in alto: il vescovo di Pragamons. Jaroslav Skarvada, che ha cele-brato la messa, impartisce la benedizio-ne alle quattro urne che contengono iresti di altrettanti soldati italiani fuggitida un campo di prigionia e fucilati daitedeschi.

(Le foto sono di Renato Bogo)

L’ambasciatore italiano a Praga PaoloFaiola in raccoglimento davanti almonumento che reca la scritta “Ai sol-dati italiani morti in prigionia la fraternapietà del popolo cecoslovacco”. Sulladestra il Labaro nazionale scortato dalvice presidente vicario Corrado Perona.

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dente della Repubblica dopo chequesti le aveva appuntato la meda-glia d’Oro del marito – ma anchedifficile, perché, a differenza deglialtri soldati, gli italiani non avevanola piastrina di riconoscimento diferro ma di cartone, e il nome scrit-to a penna, illeggibile dopo tantotempo”.

Centinaia gli italiani delle varieassociazioni d’Arma (c’era ancheuna delegazione di alpini, dellasezione di Como, inrappresentanza del-l’ANA) ed ex com-battenti giunti daogni parte delmondo per questarievocazione.

“Vicino a noiun’altura che amalapena si nota,Quota 33 - ha dettoil presidente dellaRepubblica – ogniduna, ogni metro dideserto furono con-tesi. Voi combatte-ste con eroismo,con l’onore dellearmi. A nessunomancò il valore”. Erivolgendosi ainostri reduci: “Ho la vostra età – hadetto Ciampi – Classe 1920. Tanticompagni d’armi, tanti amici dellamia gioventù non sono tornati…”Ma ha espresso fiducia, quandoha ricordato che su questedune si affrontò la miglior gio-ventù dei nostri popoli,quella stessa generazioneche ha poi saputo cam-biare il mondo profonda-mente, seguendo lo stes-so cammino di collabora-zione e di pace.

Ciampi non ha dimenti-cato 134 ascari libici checaddero a fianco degli ita-liani: nel piccolo rettangolodi terra in cui sono compo-sti i loro resti, il presidenteha deposto una corona.

Poi il momento di racco-glimento, mentre un pic-chetto di marinai rendevagli onori e in cielo passava-

“Mancò la fortuna, non il valore”.Ripercorrendo quel percorso idealeche parte da San Martino e Solferi-no e attraversa i periodi salientidella nostra storia di popolo, pas-sando da Cefalonia e Tambov, alleFosse Ardeatine, il presidente dellaRepubblica Ciampi ha reso omag-gio ai 43mila soldati italiani cadutinelle tre epiche battaglie di El Ala-mein, nel Nord Africa, tra il luglio e ilnovembre del 1942. Con i soldatidell’Afrika Korps agli ordini delmaresciallo Rommel, c’erano iparacadutisti della divisione Folgo-re, le divisioni di fanteria Trento,Trieste, Bologna, Brescia e Pavia, ledivisioni corazzate Littorio e Ariete.In tutto 105mila uomini, con 490carrarmati (quelli italiani vere e pro-prie scatole di latta) 119 autoblindoe 340 aerei. Di fronte avevano i196mila uomini del marescialloMontgomery, con oltre mille carrar-mati, 435 autoblindo e 973 aerei.

Uno scontro impari, combattutodai nostri soldati con estremo valo-re, riconosciuto sia dagli alleati che

dagli avversari. I nostri soldati fece-ro onore alla divisa che indossava-no e alla Bandiera. Non furonosecondi a nessuno.

A El Alamein Ciampi ha presenzia-to alla solenne celebrazione inonore dei Caduti, con le delegazionidegli altri Paesi i cui soldati si trova-vano da una parte o dall’altra delfronte africano: il duca di Kent, perl’Inghilterra, e poi rappresentanzefrancesi, australiane, neozelandesi,greche, scozzesi. Ciampi ha conferi-to la Medagliad’Oro al Valoredell’Esercito allamemoria del

colonnello Paolo Caccia Dominioni,alpino, che a El Alamein comandavail 31° battaglione guastatori delgenio e che al termine della guerra,passò quasi ininterrottamente diecianni, dal ’48 al ’58, a recuperare iresti dei nostri soldati e alla costru-zione del sacrario dei Caduti italiani.

Un lavoro rischioso, per le minedisseminate nel deserto e i proiettiliancora inesplosi – ha ricordato lavedova di Caccia Dominioni, con-tessa Elena, parlando con il presi-

no lasciando la lorobella scia le nostreFrecce Tricolori, lapattuglia acrobaticadell’Aeronautica ita-liana.Unica nota stonata,un momento di attri-to fra i l ministrodella Difesa Martino

e gli stessi reduci con il ministroper gli italiani all’Estero Mirko Tre-maglia, quando Martino ha detto divoler onorare tutti gli italiani cadutiin questa battaglia “anche se com-

battevano dalla parte sba-gliata”. Tremaglia ha replica-

to che “chiunque combattaper la Patria persegue unacausa giusta, senza distin-zioni”, ricevendo un calo-roso applauso da parte

dei reduci. Uno dei quali, altermine della cerimonia, siè avvicinato a Ciampi strin-gendo una bandiera: il pre-sidente l’ha impugnata asua volta e ha intonato l’in-no nazionale, seguito datutti. Quel canto, consegnato alvento, si è diffuso sulledune che ancor oggicoprono tanti nostri solda-ti, e si è perso nel deserto.

La televisione di Stato ha realizza-to uno splendido documentario suigiorni della battaglia di El Alamein,mandando in onda interviste aisopravvissuti e spezzoni di ripresenel deserto. I testimoni di allora,superstiti delle divisioni Folgore eAriete, hanno raccontato con gran-de semplicità momenti di quei tragi-ci giorni: l’attesa dell’attacco nemi-co, i terribili bombardamenti daterra e dall’aria, i l sacrificio dimigliaia di compagni, l’ordine di noncedere d’un solo metro, un eroismoriconosciuto dagli stessi avversari.Abbiamo visto questi vecchi eroicommuoversi fino alle lacrime ricor-dando i compagni caduti e queimomenti vissuti con tanto onore.

Una pagina di storia dimenticatatroppo a lungo, come tante altrepagine ritenute scomode. Tanto cheancor oggi vengono proposte algrande pubblico …fuori orario: almattino presto, dopo il primo noti-ziario, quando siamo presi dalla fret-ta di uscire, o a tarda sera, ad uso econsumo dei soli insonni nottambuli.

Sarebbe invece un filmato da tra-smettere in prima serata, al posto ditanta tv spazzatura, senza l’ango-scia di far calare l’audience; e poinelle scuole: senza nostalgie, senzacondanne ma come educazionecivile per imparare serenamentedalla storia chi siamo e ciò che dob-biamo fare oggi. E domani.

(g.g.b.)

L’omaggio ai Cadu-ti, al Sacrario dedi-cato ai Caduti italia-ni costruito da Cac-cia Dominioni.

La lapide posta al chilometro 111, il punto di massima penetra-zione delle nostre truppe: “Mancò la fortuna, non il valore”.

(foto Claudio Galliani)

LA SOLENNE CELEBRAZIONE AL SACRARIO CHE CUSTODISCE I RESTI DI MIGLIAIA DI NOSTRI SOLDATI

Quando la Storianon fa audience

La stele dedicata al colonnello Paolo Caccia Dominioni

(foto Claudio Galliani)

Il presidente dellaRepubblica Ciam-pi appunta sullacontessa Elena lamedaglia d’Oro alValore dell’Eserci-to concessa almarito, colonnellodegli Alpini PaoloCaccia Dominioni.(telefoto Ansa)

Il momento più commoventedella cerimonia: un reducedella Folgore e il presidenteCiampi cantano l’inno nazio-nale impugnando la bandiera.

Ciampi a El Alamein: “A nessuno mancò il valore”Ciampi a El Alamein: “A nessuno mancò il valore”

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NO GLOBAL e dintorni

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Mai come a Platischis, piccolovillaggio del Friuli sulla stra-da che entra in Slovenia e, in

pochi km., giunge a Caporetto, sonodivenuti d’attualità i versi dellanostra marcia d’ordinanza, il trasci-nante “33” che riportiamo nel titolo.

Il perché è presto detto: a fine ago-sto un pretino di poca esperienza,dovendo celebrare la festa patrona-le, non gradì la presenza dei tantipiccoli tricolori con i quali la popola-zione, devota a Dio e alla Patria,aveva pavesato le stradette delborgo; tra essi il bel bandierone chel’alpino, nostro associato, Lino Gia-comini mantiene sempre ben invista sulla propria casa: per il sacer-dote erano simboli laici che mal siconciliavano con quelli religiosi. E lodisse al sindaco del comune di Tai-pana di cui Platischis è frazione. Lacosa poteva anche chiudersi lì, dainterpretare al massimo come unsussulto del mai sopito sentimentoanti-nazionale di alcuni rappresen-tanti del clero, susseguente allacaduta del potere temporale deiPapi per opera dei bersaglieri delgenerale Raffaele Cadorna.

E invece no: il sindaco di Taipana,Elio Berra, forte di dubbie convin-zioni, consiglia Giacomini, specie alsopraggiungere del 4 Novembre chelui contesta, di ammainare il Tricolo-re. Giacomini, sbalordito e incredu-lo, si sente in dovere di richiamarealla realtà il primo cittadino invian-dogli un quadro contenente la “Poe-sia della Bandiera”. Il sindaco allegaal quadro una lettera piena di con-traddizioni: sostiene, il Nostro, chela Bandiera non è un valore assolutoe che da rispettare, caso mai, sono igovernanti, se sono saggi, mentresono “da combattere, se non rispet-tano, i propri cittadini, di qualsiasicultura essi siano…”.

Compreso l’alpino Giacomini,signor sindaco?

Il quale sindaco continua la letterafacendo una cronistoria di “malefat-te” italiane, concludendo che quellaBandiera ricorda aggressioni “al di

là del confine”, vedendola sventola-re sul suolo italiano.

Possiamo comprendere - pur noncondividendoli - i sentimenti delsignor Berra, di madre e nonna slo-vene “in ogni espressione della lorovita”; comprendiamo meno il sinda-co Berra, che a quella Bandiera haprestato giuramento. Gli suggeria-mo di defilarsi dall’orizzonte, se labandiera italiana gli dà tanto fasti-dio. Non sembra essere in sintoniacon i suoi vicini che guardano versol’Italia per entrare in Europa, inun’unica Patria, più grande, viciniche con il nostro esercito “aggresso-re” sono impegnati in una comuneazione di pace nei Balcani.

Una Bandiera che sventola sulproprio suolo non arreca offesa anessuno, signor sindaco.

Ovviamente, il caso è divenutonazionale; molti quotidiani nehanno parlato, il nostro presidenteha inviato una lettera di solidarietà aGiacomini. Dura condanna è stataespressa dai sindaci di Nimis, Atti-mis, Faedis e Tarcento che, stupefattie increduli, censurano il loro collega.

Questi i fatti: un commento però è

d’obbligo. Se è vero che, parafrasan-do un celebre detto, ogni paese ha ipolitici (sindaco compreso) che simerita, sembra a noi che Taipana siastata eccessivamente punita dalFato. Infatti la cittadina e le sue fra-zioni, che hanno sofferto gli insultidi due guerre mondiali, che hannosubito la maledizione dell’emigra-zione di massa, sopportato le conse-guenze del terremoto, non meritava-no un primo cittadino che disprez-zasse il primo simbolo nazionale,arrivando a dire che: “Anche i nostrivicini sul confine hanno molto diche recriminare vedendo la nostrabandiera”. I martiri delle foibe sonosistemati.

Abbiamo citato un detto a propo-sito dei politici; ce ne sarebbe unaltro che ben si attaglia al Nostro,laddove si parla di ragli e di cieli.Ma non lo riportiamo per il rispettodovuto a chi si cinge della fascia tri-colore.

E tu, caro Giacomini, alpino dalcuore puro, non cedere, continuanella tua lotta e … “mantieni alta laBandiera”.

c.d.d

LA VICENDA DEL SINDACO DI TAIPANA CHE CONTESTA IL TRICOLORE ESPOSTO DA UN ALPINO

Bene, oggi, 10 novembre, l’Italia,e Firenze in particolare, tirano unsospiro di sollievo. In uno con Leo-pardi, possiamo ben dire: “Passataè la tempesta, odo augelli far festa…”; quanto alla gallina lasciamoperdere: costretta a crescere in bat-teria è difficile vederla “tornare in sula via”.

Dunque, i convitati a Firenzehanno rispettato la città e i suoimonumenti; straordinario: un even-to che dovrebbe essere la normaassurge a fatto di rilevanza interna-zionale. Le TV durante e dopo lamarcia, i giornali il giorno dopo,grondavano di lodi sperticate alcivismo degli intervenuti e di com-piaciuti commenti esorcizzanti lapaura del venerdì, quando nessunoera sicuro che non si avesse il bis diGenova. Se fossi un no-global, sefossi un loro capo, me ne adonterei:tanta untuosità dei mezzi di infor-mazione equivale a dire che il popo-lo dei contestatori è ritenuto inca-pace di vivere civilmente e di civil-mente far valere le proprie ragioni.In altri termini, ritenere che Firenze,a differenza di Seattle, Goteborg,Nizza, Genova sia stata graziatanon è un complimento, è inveceuna constatazione a posteriori di

scampato pericolo, di mancatatempesta, di sospiro liberatorio chenon torna a onore degli organizza-tori. E mi astengo dal fin troppofacile paragone con le nostre adu-nate, dove non c’è bisogno di 3500(!) poliziotti per salvaguardare ipunti sensibili della città e dove, allimite, il questore potrebbe ancheprendersi un fine settimana divacanza.

A Firenze erano assenti i facino-rosi in servizio permanente il che hafacilitato le cose; e allora dottorAgnoletto, perché a Genova voi chemarciavate “a braccia alzate” nonsiete intervenuti contro i criminali intuta nera isolandoli e consegnan-doli alla polizia? Il rapporto tra voi eloro, stando alle cifre, era più omeno di 1 a 75 a vostro favore. Ciauguriamo che ciò non risalga allapretesa di essere non-violenti atutti i costi; sarebbe da autolesioni-sti: non sta a me ricordarle che ilCristo ebbe a dire che lui non eravenuto in terra per portare la pace(Matteo, 10-34) e che il MahatmaGandhi, campione della resistenzanon violenta, asseriva che se qual-cuno avesse minacciato i suoi fami-liari o il suo villaggio, non avrebbeesitato a prendere le armi.

Motivo del raduno,il NO alla guerra el’accusa ai Paesiricchi di affamarequelli poveri. Motivipretestuosi, ingan-nevoli e di parte.Pretestuosi perché,tranne qualche peri-coloso dittatorelloafro-asiatico e qual-che incosciente fab-bricante di armi, laguerra non la vuolenessuno, nemmenoi militari che debbo-no poi farla; ingan-nevoli perché lafavoletta del 20% diprivilegiati del pia-

neta che consumano l’80% dellerisorse non regge: quel 20% pro-duce, oltre che consumare; di parteperché la protesta è solo anti-occi-dentale e anti-americana, mai rivol-ta contro corrotti e medievali ditta-tori delle zone più diseredate delpianeta responsabili in prima per-sona dei disastri ecologici delle lorocontrade. Si chiede padre PieroGheddo cui fanno capo 17.000missionari sparsi per il mondo:“Cosa fate voi per aiutare i poveri?Rinunciate al superfluo? Sietedisposti a trascorrere qualcheperiodo della vostra vita con i dise-redati della terra?” Domande cherestano senza risposta, evidente-mente, tranne casi rarissimi;domande peraltro che tale rispostaottengono presso noi alpini vista lamole di lavoro che, in silenzio, trop-po in silenzio, i nostri associatisvolgono per il prossimo in Italia eall’estero, individualmente o pergruppi ANA.

Perciò, da alpino, dico al popolodei pacifici: occorre fare, agire, fati-care e sacrificarsi; Cristo non hapromesso agi a chi intende seguir-lo. I cortei saranno anche folcloristi-ci, ma sono del tutto inutili. Ma poi-ché sono anche un punto di aggre-gazione come si affannano a ripete-re i vostri capi, sarò lieto di salutar-vi, le prossime volte, a L’Avana o inPiazza Tien An Men. ■

di Cesare Di Dato

NO GLOBAL e dintorniTelefoto ANSA

“Lassù ai confin tien sempre alta la Bandiera”“Lassù ai confin tien sempre alta la Bandiera”

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Ancora una volta gli alpini sonoaccorsi sui luoghi di un terremoto.Accadde in Friuli nel ’76, poi in Arme-nia, poi in Umbria. E ora nel Molise,nei paesi devastati da un tragico ter-remoto che ha seminato morte edistruzione. Gli alpini sono in tantipaesi dove la gente aspetta unanuova casa. Le ruspe hanno incomin-ciato ad abbattere le case più perico-lanti, altre saranno ridotte presto inmacerie sotto gli occhi degli abitantiche in pochi, lunghissimi e tragiciminuti hanno perso tutto sin dallaprima scossa di terremoto, avvenutaalle 11,30 di giovedì 31 ottobre.

Mezz’ora dopo una telefonata ègiunta ad Antonio Sarti, il coordinato-re della Protezione civile della nostraAssociazione. Sono state subitomobilitate le squadre di pronto inter-vento. Con una variante: per la primavolta gli alpini non hanno operato

autonomamente ma nelle colonne disoccorso delle Regioni: Abruzzi, Friu-li, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria eLombardia. Rispetto all’interventodopo il terremoto in Umbria anche laProtezione civile nazionale, il coordi-namento che fa capo al nuovoresponsabile nazionale Bertolaso, haadottato criteri suggeriti dalle negati-ve esperienze dell’Umbria, dove i ter-

della colonna lombarda è compostada alpini, presenti anche nelle colon-ne della Liguria, del Friuli ed Emilia-Romagna.

Gli alpini abruzzesi, con il presiden-te della sezione Capannolo e i lresponsabile del settore della PCCianci, gestiscono il campo di Rotel-lo, allestito sino dal 1° novembre. Cisono tende con 500 posti letto, lacucina da campo della sezione sfor-na tre pasti al giorno per 400 terre-motati. Annesso alla tendopoli c’è ilcampo del personale di Protezionecivile, gestito dagli alpini friulani cheprovvedono ai pasti per tutti i volon-tari del campo e del paese. Friulanianche gli alpini al campo di Morronedove, come dice il sindaco MariaD’Addario, “hanno portato allegria ebuonumore”. Sempre friulani gli alpi-ni che hanno montato le tende aCastellino e Petrella. Le penne neresono attese a Casacalenda, nel cuicampo di terremotati il responsabiledice che “se ce li mandano sarannograditissimi, perché sappiamo quan-to valgono…”.

I veneti hanno allestito il campo aBonefro, a Santa Croce ci sono lepenne nere della sezione Bolognese–Romagnola, a Larino ci sono i vene-ti, con una squadra sanitaria e il…valido rinforzo di un alpino dellasezione di Napoli che gareggia inentusiasmo.

A Montagano ci sono alpini geno-vesi e savonesi, che hanno allestito ilcampo e assistono gli anziani e ibambini. La sera del 9 ottobre hannoorganizzato uno spettacolo: un coro,fra l’entusiasmo di tutti.

Ultimo, Ripabottoni, un paese delquale si parla poco ma che è statoevacuato perché sono davveropoche le case non lesionate. Ci sonogli alpini lombardi (comaschi e mon-zesi) e con altri volontari assistono,aiutano, intervengono dove c’è biso-gno. Un alpino di Monza, LucianoFumagalli, responsabile dell’approv-vigionamento del campo, ha apertoun sito internet con le notizie sulcampo e stampa un notiziario: “Ripa-bottoni notizie”, forse il primo notizia-rio del paese…

Tutto ciò per dire che la presenzadegli alpini è tutt’altro che di facciata.Forse, in questa breve cronaca che

sarà seguita da altre nei prossiminumeri del giornale, avremo trascu-rato qualche sezione. Ne daremo afine intervento l’elenco completo,tenendo conto che molto probabil-mente per gli alpini ci saranno inter-venti di ricostruzione, come è avve-nuto anche in Umbria, terminata lafase dell’emergenza. A tutti vada unbravi!, per quanto fanno, per comelo fanno.

Dal giorno dopo gli alpini della Protezionecivile dell’ANA erano nei paesi ad allestirele tendopoli, preparare i pasti, assistereanziani e bambini – E a portare coraggio e una nota di buonumore

Sopra: una mensa allestita dagli alpini.

A sinistra: un momento della vita allatendopoli

Sopra: felicità è un orsacchiottodi peluche…A destra: la tenda ambulatorio aRotello: gli alpini assistono glianziani.

(foto di Nicola Rossi)

Una panoramica della tendopoli aRotello. In primo piano la strutturadella cucina da campo della SezioneAbruzzi.

IL TERREMOTO NEL MOLISE

remotati sono stati trasferiti nei con-tainer rivelatisi assolutamente ina-datti anche per il protrarsi oltre ognilimite accettabile della ricostruzione.

Le tendopoli allestite in tanti paesisaranno limitate al periodo di primaemergenza. Già migliaia di personesono state trasferite negli alberghi,nei centri turistici sulla costa. Altrealloggeranno negli chalet che ven-gono montati in aree preparate. Sitratta in ogni caso di una situazioneche perdurerà il tempo necessarioalla ricostruzione”.

“Ciò che si vuole da parte delcoordinamento di P.C. – ha dettoancora Sarti – e che ci trova consen-zienti, è che i terremotati non riman-gano sul posto, nelle roulottes o neicontainers proprio come è avvenutoin Umbria. In quest’ottica non èstato impiegato il nostro ospedaleda campo: poiché l’emergenza èormai cessata, si è preferito fare rife-rimento agli ospedali e alle altrestrutture sanitarie delle varie localitàin cui sono stati sistemati i terremo-tati”.

Permangono sul posto, per quantihanno la casa inagibile o in attesadell’agibilità e che vivono nei campidi emergenza, le colonne mobiliregionali: quella abruzzese è com-posta per la quasi totalità da alpinidella sezione Abruzzi come pure ècomposta da alpini la colonna dellaRegione Veneto. Metà dei volontari

Una panoramica di San Giuliano, il paese più tragicamente colpito.

Fra la gente,con solidarietàFra la gente,con solidarietà

MOLISEUn conto corrente per le popolazioni

terremotateIn molti si sono rivolti alla Sede

nazionale per sapere come aiutare lepopolazioni terremotate del Molise.L’Associazione Nazionale Alpini haquindi deciso di aprire un conto cor-rente bancario sul quale far pervenirele offerte. I versamenti potranno esse-re effettuati sul c/c n° 6100/89 -Calamità Naturali AssociazioneNazionale Alpini presso BancaIntesa (Rete Ambroveneto), ag. 4,via Statuto, 18 - 20121 Milano –codice ABI 03069 – codice CAB09452.4 (indicare come causaledel versamento: “Molise”).

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Brigata alpina Taurinense:il gen. Battisti nuovo comandante

Il brig.gen. Giorgio Battisti ( a sinistra)e il brig.gen. Giovanni Di Federico

Cambio di comando alla brigataalpina Taurinense, che ha repartiimpegnati attualmente in Bosnia ein Afghanistan, in missione di pacee di controllo del territorio. Al briga-dier generale Giovanni Di Federicoè subentrato il brigadier generaleGiorgio Battisti, un artigliere damontagna (oggi, con la nuovadenominazione della specialità, sidovrebbe dire "artigliere terrestre",ma francamente è un po' difficileabituarcisi).

La cerimonia delle consegne èavvenuta alla caserma Monte Grap-pa di Torino, presente il maggiorgenerale Bruno Iob, comandantedelle Truppe alpine, mentre per lanostra Associazione era presente ilvice presidente nazionale vicarioCorrado Perona. Tanti gli ospiti,venuti anche da lontano, come i"veci" della sezione Abruzzi, con il

loro presidente OrnelloCapannolo.

Rifacendosi alla pre-senza delle gloriose ban-diere di Guerra del 2°, 3°e 9° reggimento Alpini edel 1° reggimento arti-glieria da montagna, il generale Iobha ricordato ai giovani volontari edalle volontarie alpine che se la levacome istituzione è destinata adessere sospesa a tempo indetermi-nato, i valori ch'essa ha rappresen-tato per oltre un secolo (senso dellagratuità del dovere, coraggio civico,dedizione alla comunità nazionale,spirito di sacrificio) restano, perchésono scritti nel DNA dei reparti alpi-ni. Il comandante ha quindi invitatoi giovani alpini a conoscere la storiae le tradizioni del Corpo, e in parti-colare del reparto d'assegnazione,e quindi a meditare sul significato

profondo di centotrent'anni diarduo dovere "con la Penna". Ilrosso filo di coraggio e di spirito diservizio alla Patria che unisceidealmente il passato con il futuro èstato così autorevolmente eviden-ziato. Nel corso del rinfresco che haconcluso la cerimonia, il vicepresi-dente Perona ha recato ufficialmen-te il saluto dell'ANA ai due coman-danti ed ha avuto un lungo e cor-diale colloquio con il generale Iob.

(a.r.)

I nostri alpini in armi

2120

Per la seconda volta consecutiva glialpini hanno sbaragliato tutti gli altrisoldati della NATO alla mitica Cam-brian March Patrol, l’esercitazione che sisvolge a Senny Bridge, nel Galles, inuna regione collinare caratterizzata daintensa piovosità, con terreni acciden-tati e acquitrini. Alla recente marciahanno partecipato 800 militari, divisiin 80 pattuglie appartenenti a repartid’elite degli eserciti, fra cui pattuglie direparti speciali degli Stati Uniti, delCanada e i paràcommandos inglesi.

Al termine della marcia, durata 48ore, al primo posto si sono imposti glialpini della brigata Julia, che si sonoaggiudicati l’ambita Gold Medal.

Il successo delle rappresentative ita-liane è stato schiacciante, perché alsecondo posto si sono classificate nel-l’ordine, la pattuglia della brigata Sas-sari e al terzo quella della brigata Fol-gore, che hanno conquistato rispettiva-mente l’Argento e il Bronzo.

Questo il team della “Julia”: ten. Pie-

tro Abate, ten. Andrea Zannini,s.ten. Christian Lodolo, serg.Luciano Marzola, c.m. VSPNicola Amadio, c.m. VFB Cri-stian De Luisa, c.m. VFB ManuelQuaggiotto, alp. VFA StefanoRossi, alp. VFA Pietro Frigo, C.lesc. VFA Giulio Genzini.

La pattuglia ha operato con equipag-giamento, materiale radio ed arma-mento britannico: ogni suo componen-te ha portato un carico minimo di 35chili lungo un itinerario di 80 chilome-tri percorso a tappe forzate, soprattut-to nell’arco notturno.

La durissima ed intensa preparazio-ne svolta nei due mesi precedenti lacompetizione è stata validamente pro-grammata dal cap. Antonio Scarano emessa in pratica dagli istruttori vetera-ni delle precedenti edizioni: ten. Tizia-no Diamanti, mar. ord. Maurizio D’A-lessandro, mar. ca. Andrea Calligaris,mar. ord. Giovanni Serrago.

La competizione è durata ininterrot-

VITTORIOSI ALLA CAMBRIAN MARCH PATROL, in Gran Bretagna, dove si sono confrontate 80 pattuglie

tamente dal 30 ottobre al 1° novembree si è svolta in uno scenario operativospinto al massimo realismo, in un’areacompletamente sconosciuta ai parteci-panti, caratterizzata da colline scosce-se, terreno acquitrinoso e battuto dapioggia incessante.

La grande selettività e la diversatipologia delle prove nonché l’elevata equalificata partecipazione, hanno bril-lantemente evidenziato l’elevata capa-cità operativa e professionale deglialpini della “Julia”.

Ricordiamo che attualmente unmigliaio di alpini sono presenti inBosnia e in Kosovo, altri reparti si tro-vano a Kabul, a difendere difficili equi-libri di pace.

Nelle foto: alcune fasidella durissima prova.(Foto brigata Julia).

Gli alpini della “Julia”ancora una volta

si dimostrano i migliorisoldati della Nato

Gli alpini della “Julia”ancora una volta

si dimostrano i migliorisoldati della Nato

I nostri alpini in armi

Solenne cerimonia a Firenze per il cambio dicomando dell’Ispettorato per il reclutamento e leforze di completamento dell’Esercito: il tenentegenerale degli alpini Aldo Varda ha ceduto ilcomando al tenente generale Angelo Lunardo. Alcambio delle consegne ha presenziato il capo di StatoMaggiore dell’Esercito, ten. gen. Gianfranco Ottogalli, ilsottosegretario alla Difesa on. Francesco Bosi, l’on.Valdo Spini, il vice presidente della Giunta regionaleToscana Angelo Passaleva, il prefetto di Firenze AchilleSerra, l’assessore di Firenze Francesco Colonna.

Il gen. Varda ha comandato, fra l’altro, il battaglioneAlpini “Trento” della brigata Tridentina, è stato vicecomandante dell’Orobica, ha comandato la brigata Tau-rinense, la Scuola militare di Aosta, è stato vice coman-dante del 4° Corpo d’Armata di Bolzano, comandantedella Regione militare Nord-Ovest e del 1° Reparto delloSME.

Dal gennaio ’99 è stato comandante della Regionemilitare Centro, quindi ispettore per il reclutamento e leforze di completamento, e cioè responsabile per l’orga-

nizzazione del passaggio dalla leva al volontariato,nonché della nuova forma di mobilitazione. Nel feb-braio di quest’anno è stato nominato presidente delConsiglio superiore delle Forze Armate.

Aggiungiamo che pur nei suoi delicati incarichi che lohanno spesso portato lontano …dalle montagne, ilgenerale Varda non ha mai smesso di essere un alpinoe di essere vicino alla nostra – e sua – Associazionealla quale, ne siamo sicuri, continuerà a dare un grandecontributo.

Auguri nel suo nuovo incarico al generale Lunardo.Fra i suoi vari incarichi, ci piace annoverare quello dellabrigata meccanizzata “Mantova”, a Udine, una cittàpiena di alpini….

Il saluto al ten. generale Aldo Varda che ha lasciato l’Ispettorato

per il reclutamento

Nella foto: il generale Varda con tanto di cappello alpinomentre pronuncia il suo saluto di commiato. A sinistra, il gen.Lunardo. (Foto Sandro Pintus)

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Il 26 gennaio 2003 ricorrerà il 60° anniversario della battaglia di Nikolajewka. La sezio-ne di Brescia, d’intesa con la sede nazionale dell’ANA, ha elevato la cerimonia a manife-stazione nazionale: sarà presente il Labaro nazionale. Continuando la tradizione iniziatanel 1948, intende ricordare l’evento chiamando a raccolta per la prima volta non solo ireduci delle gloriose divisioni alpine “Cuneense”, “Julia”, “Tridentina”, della divisione diFanteria “Vicenza”, dei reparti minori del Corpo d’armata alpino che hanno partecipatoalla campagna di Russia, ma anche gli altri reduci del “CSIR”e “ARMIR”, oltre a tutti glialpini in congedo , per rendere onore alla schiera innumerevole dei Caduti e dei Dispersi.

Sabato 18 gennaio: Ore 10: Palazzo Bonoris (via Tosio): apertura

della mostra fotografica dell’UNIRR sullacampagna di Russia

Giovedì 23 gennaio:Ore 10: Salone S. Barnaba (Corso Magenta):

per gli studenti del liceo classico “Arnaldo”proiezione di filmati, incontro con i reduci;ore 20,30: scuola media divisione Tridentina(via Bagatta 6 – traversa via per Collebeato)incontro reduci e studenti, presentazionedegli elaborati.

Venerdì 24 gennaio:- Ore 10,45: Scuola Media “G.Pascoli” (Via

Repubblica Argentina): incontro Reduci estudenti; 11: Aula Magna Istituto CesareArici (Via Trieste 17): introduzione al 60°Anniversario della battaglia e mostra foto-grafica; ore 20.30: Salone S. Barnaba (CorsoMagenta): proiezione di filmati sulla campa-gna di Russia con testimonianze di reduci.

Sabato 25 gennaio:- Ore 9: Castello di Brescia - Fossa dei Martiri:

alza bandiera sulla Torre Mirabella; 9,30:Montecchio Emilia (Cavriago): visita allatomba del gen. M.O. Luigi Reverberi coman-dante della “Tridentina” sul fronte russo; 10:Brescia - deposizione di corone: cimiteroVantiniano - Cesare Battisti - Scuola divisio-ne Tridentina - Scuola Pascoli - Aerobase diGhedi - Monumenti Associazioni d’Arma;11,15: Brescia (Mompiano) - Scuola “Niko-lajewka”: alza bandiera” Italiana e Russa -deposizione di fiori alla lapide ricordo - offer-ta dei ceri - visita alla scuola; 15: Piazzadella Loggia: ricevimento delle bandiere diGuerra - sfilata per le vie cittadine fino alDistretto Militare; 16: Palazzo Municipale(Piazza della Loggia): ricevimento e salutodel sindaco della città Paolo Corsini; 17Duomo Nuovo: S. Messa in suffragio deiCaduti e Dispersi officiata dai cappellanireduci e dai cappellani militari in servizio; 21Teatro Tenda (via Ziziola): serata dellaMemoria - spettacolo con lettura di brani

sulla campagna di Russia intervallati dall’e-secuzione di canti ad opera del Coro “AlteCime “ della sezione di Brescia, in chiusuraconcerto di una fanfara delle Truppe alpine.

Dalle ore 10 alle 19 nel palazzo Bonoris in viaTosio sarà in funzione il servizio di annullofilatelico speciale e la bancarella del libro.

Domenica 26 gennaio:- Ore 8,30: Piazza Arnaldo (Porta Venezia) -

Via Trieste - Via A. Mario e salita per ilCastello: ammassamento dei reduci e deglialpini in congedo delle sezioni; 10: PiazzaArnaldo (Porta Venezia): resa degli onorimilitari alla massima autorità: ricevimentodelle autorità e dei familiari delle M.O. sulpalco in Corso Zanardelli; 10,30: sfilata percorso Magenta, Corso Zanardelli, Via XGiornate, Via Trieste, Piazza Paolo VI (Piaz-za Duomo) di: gonfaloni dei Comuni chehanno dato origine alle unità e ai reparti delC.A.A. in Russia: Vicenza - Udine - Trento -Cuneo - Bergamo - Verona - L’Aquila -Mondovì- Borgo San Dalmazzo - Ceva -Cividale - Conegliano - Dronero - Edolo -Gemona - Morbegno - Pieve di Teco -Pinerolo - Saluzzo - Tolmezzo - Vestone –Tirano; gonfaloni di: Brescia città - BresciaProvincia - Montecchio Emilia – Cavriago;bandiere di Guerra decorate di Medagliad’Oro sul Fronte russo e reparto armato;ufficiali degli alpini in servizio; Labaro nazio-nale ANA. e consiglieri nazionali; reduci del“ CSIR “, dell’ “ARMIR” e del Corpo d’ar-mata alpino, (con eventuale supporto diautomezzi); vessilli delle sezioni ANA, scor-tati dal presidente, gagliardetti dei gruppiANA; alpini in congedo; 11,15 Piazza PaoloVI (Piazza Duomo): commemorazione daparte del sindaco di Brescia Paolo Corsini.Saluto del capo di Stato maggiore dell’E-sercito. Onori finali alle bandiere di Guerra ealla massima autorità.

Dalle ore 9 alle 13 continuerà il servizio diannullo filatelico speciale e la bancarelladel libro.

Il 25 e 26 gennaio il 60° anniversariodella battaglia di Nikolajewka

Cambio anche al verticedel Comando ReclutamentoForze di Completamento(RFC) interregionale nord aTorino.

Il ten. gen. Giancarlo Anto-nelli, per raggiunti limiti dietà, ha lasciato l’incarico almagg. gen. Roberto Monta-gna (foto a sinistra). Entram-bi sono alpini e sono cono-sciuti dai nostri associati.

Il gen. Antonelli ha coman-dato la brigata Tridentina dalsettembre 92 al settembre 93;negli anni successivi, a Bol-zano, ha ricoperto gli incari-chi di capo di Stato Maggioredel Comando Truppe alpinee successivamente di vicecomandante delle Truppealpine. L’ultimo incarico rico-perto prima della nomina acomandante RFC a Torino èstato a Padova, in qualità divice-comandante dellaRegione Militare Nord.Grande amico dell'Associa-zione, ha collaborato spessocon la Sede nazionale e hapartecipato a molti consiglinazionali, i nostri CDN.

Anche il gen. RobertoMontagna ha comandato labrigata Tridentina dall’otto-bre ’99 al luglio 2000, ed èstato poi vice comandantedelle Truppe alpine.

Porgiamo ai due ufficialigli auguri che si realizzinotutte le loro aspettative.

Il saluto al ten.gen. Antonelli che lascia ilcomando RFC

PROGRAMMA

2323

La sezione di Verona ha avuto l’o-nore di organizzare la 33ª edizionedel campionato di carabina e la 19ªedizione del campionato di tiro conla pistola. La collaborazione tra il“Tiro a segno” di Verona, guidato dalneo presidente Ambrosi (alpino) e ilgruppo alpini di Avesa con il segreta-rio Pollorini, ha contribuito al succes-so delle gare, confermato anche dalnumero dei partecipanti - oltre cento-cinquanta - e dalle ventidue sezioniA.N.A. presenti. Gli alpini in armihanno partecipato con la brigata“Taurinense”, il reparto comando delComando Truppe alpine di Bolzano eil battaglione logistico “Aosta”.

L’edizione del 2002 è stata anchel’occasione per inaugurare il nuovopoligono di tiro con la pistola a 32linee. Inoltre, un nuovo sistema dielaborazione dati ha permesso diavere sempre in tempo reale risultatie classifiche finali.

La competizione è stata precedutada un momento di raccoglimentocon la Messa al campo, celebratadal cappellano della sezione donRino alla presenza di tanti alpini e di5 vessilli sezionali. La parte piùdisimpegnata nel pomeriggio, allie-tato dal carosello folkloristico con i

gruppi della Lessinia: “I Campanaridel Diaolo” e “I Pistonieri dell’Aba-zia” che hanno sparato con i vecchi“Tromboni”.

In rappresentanza della sedenazionale c’erano il consiglierenazionale Fabio Pasini e il presidentedella commissione sportiva AttilioMartini, coordinatore delle attivitàsportive. Per la sezione di Veronac’era il presidente Alfonsino Ercole, ilvice Zantedeschi, i consiglieri Patuz-zo, Masnovo, Chemello ed il segre-tario Basaglia.

Campione nazionale di carabinacon un punteggio di 296/300 èRoberto Facheris di Bergamo, men-tre nella disciplina di tiro con lapistola primo classificato è OlivoTiziano (287/300) della sezione diVerona che si è anche aggiudicata iltitolo a squadre, con il terzetto Olivo,De Guidi e Bonato, e il trofeo dicombinata carabina-pistola (secon-da Bergamo, terza la sezione diUdine).

Questi i risultati nella carabina: 1°Roberto Facheris (sezione di Berga-mo); 2° Paolo Isola (sezione diUdine); 3° Gianmarco Boschet(sezione di Feltre). Nella classificagenerale per sezioni si è imposta

Bergamo seguita da Feltre e Bre-scia.

Nella pistola: 1° Tiziano Olivo; 2°Fabrizio Frigerio (sezione di Berga-mo); 3° Antonio Orso (sezione diBassano del Grappa). Nella classifi-ca generale per sezioni ha vintoVerona, seguita da Bergamo e Biella.

Per i militari in armi, nella carabinaSaverio Fierro si è imposto su NicolaRuggiero e Luigi Ilardi, tutti apparte-nenti alla brigata Taurinense, che havinto anche in classifica generale,sia nella disciplina di carabina che inquella di pistola, disciplina nellaquale, a livello individuale, ha vintoStefano Caruso della brigata Tauri-nense; 2° Mauro Bendotti (battaglio-ne Aosta); 3° Luigi Ilardi (brigataTaurinense).

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Campionato ANA di carabina e pistola:Verona vince nei risultati e nell’organizzazione

La squadra italiana ai campionati internazionali di tiro

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A Simbach, in Germania, nello scorso mese disettembre, una delegazione italiana composta daalpini e alpini paracadutisti ha partecipato all’in-contro internazionale di tiro per militari in servizio,riservisti e in congedo dei paesi europei e dellaNATO. Sono stati conseguiti brevetti di tiro conl’AUG 5,56, arma in dotazione all'esercito austria-co. E’ stata inoltre disputata una gara internaziona-le con fucile tedesco G 3 cal. 7,62 e pistola P 38Parabellum, nella quale i nostri rappresentantihanno conseguito risultati lusinghieri, piazzandosinella parte alta della classifica.

Da sinistra: Stefano Colombo, Roberto Galbiati,Tito Fontana, Vincenzo Di Dato, Filippo Marchini,Daniele Alberigi.

Il consigliere nazionale Pasiniconsegna a Brunelli il crest.

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DURANTE LA DONAZIONE DELL’OLIO PER LA LAMPADAOFFERTO DALLE SEZIONI DI LECCO E BASSANO

Alla Madonna del Donaffidati gli Alpini

E’ tradizione ormaiconsolidata da 28 anniche le sezioni ANA sialternino nella dona-zione dell’olio che ser-virà per far ardere lalampada davantiall’immagina dellaMadonna del Don,custodita nella chiesadel convento dei Cap-puccini, a Mestre.L’immagine è statarecuperata in Russiadal cappellano deglialpini padre FrancescoPolicarpo Crosara eportata in Italia. Quest’anno le sezionicoinvolte sono statequella di Lecco e quel-

la di Bassano. La delegazione ANA, guidata dal presidenteBeppe Parazzini, è stata ricevuta in Comune, a Mestre, dalpro-sindaco Gianfranco Bettin e dal presidente della ProvinciaLuigino Busatto. Essi hanno duramente commentato la deci-sione di rinunciare a “quell’esercito di popolo che è stato l’ar-tefice dell’unità d’Italia”.

Al rito della donazione dell’olio erano presenti i presidentidelle due sezioni Luca Ripamonti e Bortolo Busnardo, il briga-dier generale Girolamo Scozzaro, che comandava la brigataTridentina. Parazzini, assistito dal cappellano del gruppo diMerate (presente in forze) padre Gianbattista Silini, ha lettol’atto di affidamento degli alpini alla Madonna del Don. Unaffidamento suggerito anche dall’imminente missione deglialpini in Afghanistan, missione per la quale Parazzini ha mani-festato l’orgoglio di tutte le penne nere in congedo, che si sen-tono schierate a fianco degli alpini in armi in questa difficile e

delicata missionein difesa dellapace e contro ilterrorismo inter-nazionale cheminaccia l’interoOccidente.

La 76ª Adunata nazionale di Aosta avrà uffi-cialmente inizio venerdì 9 maggio, quando,a sera, giungerà, all’Arco di Augusto, laBandiera di Guerra di un reparto alpino,che riceverà gli onori in piazza Chanoux.Sabato 10 alzabandiera nella stessa piazza;domenica 11 tradizionale sfilata con le for-mazioni di Protezione civile in testa ad ogniraggruppamento.Per errore, nel nostro numero di novembre,erano state comunicate le date sbagliate.Ce ne scusiamo.

Adunata ad Aosta: venerdì 9 maggio

l’arrivo della Bandiera di Guerra

Illustre direttoreho rilevato (e mi è anche stato fatto notare

con telefonate, lettere ed e-mail da molti dellecentinaia di migliaia di nostri iscritti) che mer-coledì 13 novembre è stata pubblicata unafotografia dell’ex terrorista Roberto Sandalo,con il cappello da sottotenente degli Alpini.

Pur con i doverosi distinguo, non possiamonon rilevare che si tratta di un’immagine nega-tiva per il Corpo degli Alpini, gratuita dalmomento che delle foto di Sandalo - processa-to nel 1981 - devono essere pieni gli archivi.

Ci sono in questi giorni oltre duecento alpininel Molise terremotato: hanno eretto tendopoli,le gestiscono, preparano i pasti per i terremo-tati, con tanti altri volontari assistono centinaiadi persone, visitano casolari isolati, tengonoallegri i bambini … Eppure non una immaginedi questi alpini è stata pubblicata dal “Corrieredella Sera”.

Le saremmo grati se, oltre alla foto dell’alpi-no divenuto terrorista, venisse pubblicata dalsuo giornale anche quella degli alpini chesono costante esempio di solidarietà e civiltà.

Con i più cordiali saluti

Giuseppe Parazzinipresidente nazionale

Associazione Nazionale Alpini

Milano, 15 novembre 2002

Sul cappello alpino una lettera di Parazzinial direttore del “Corriere”

Il presidente Parazzini legge la pre-ghiera di affidamento degli alpini allaMadonna del Don.

I due presidenti,Ripamonti(Lecco) e Busnar-do (Bassano),versano l’olionella lampadavotiva.

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Belle famiglie

� Dalla sezione di Roma, il genera-le di brigata Antonino ANVERSA ècon i figli Filippo, sottotenente dellaJulia e Michele maresciallo artiglie-re da montagna. Con loro il nipoteMatteo, caporale al 5° Alpini.

� Luciano BACCARIN, cl. ’48, 3°rgt. della “Julia”, capogruppo diMolina di Fiemme, è con i figliDiego del 5° Alpini e Stefano cheporta in braccio il figlio Daniel.

� Ecco la bella famiglia VERTUA-NI del gruppo di Verona Stadio. Alcentro, in secondo piano, papàEnrico; accanto all’allora sindaco diVerona Michela Sironi Mariotti, ifigli Francesco e Massimiliano e lozio Renato BUSELLI. Primo dasinistra Marco CAPRETTA di Val-dobbiadene, un amico di famiglia.

� In tre hanno fatto 117 mesi dinaja! Sono nonno Andrea ANTO-NIOL, classe 1916, 90 mesi di servi-zio, combattente sul fronte france-se, balcanico e poi come partigianonella divisione Garibaldi, medagliadi Bronzo al V.M., il figlio Giusep-pe, radiofonista al 7° Alpini e ilnipote Thomas, alpiere al 7° Alpini.Nonno Andrea compie il 27 di que-sto mese 86 anni: auguri!

� Ecco la bella famiglia DE MAR-CHI del gruppo di Molina di Fiem-me (Trento). Al centro papà Guido,

cl. ’41, 21° ragruppamento alpinid’arresto “Val Brenta”, abbracciatodai figli Rodolfo, cl. ’67, compagniagenio guastatori della Tridentina ePaolo, cl. ’73, reparto comando tra-smissioni della Tridentina.

� La tradizione di famiglia prose-gue con Elvis BRISOTTO, cl. ’82,nel giorno del suo giuramento aFaedis. Con lui il padre Domenico,cl. ’53, artigliere del gruppo Osop-po e il nonno Antonio, cl. ’27,dell’8° Alpini.

� Daniele TRANGONI, cl. ’82,V.F.A. nell’8° Alpini, il giorno delsuo giuramento a Valdobbiadene(Treviso) è con lo zio Ezio, cl. ’36,artigliere a Bolzano, mamma MariaGrazia, papà Silvano, cl. ’45 aiutan-te dell’AVES e il capogruppo diUdine-Rizzi Arialdo VRECH,dell’11° Alpini.

Ecco i tre fratelli GIULIANOdella sezione di Valsusa. SonoPaolo, cl. ’36, sottotenente del grup-po Pinerolo, 1° rgt. art. da monta-gna, oggi presidente della sezioneValsusa; Fulvio, cl. ’39, sergente alR.C.R. del 1° rgt. artiglieria, missio-nario per 23 anni in Amazzonia eoggi cappellano della sezione diMonza. A destra Franco (gemellodi Fulvio), cl. ’39, del 6° Alpini.

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Bassano, fronte della GrandeGuerra, ai piedi dell’Ortigara.Durante una parentesi di riposoc’è il tempo per una foto ricordo.Ce la manda Giorgio Rinaldi diLoano, che dice di aver trovatoin un cassetto questa vecchia fotodi suo padre Nicola, classe 1897.

Emergono dal tempo immagi-ni sbiadite che sono un tutt’unocon lo sfondo degli alberi, di sol-dati diversi che si tengono permano e sembrano così simili. Perlasciare questa testimonianza cheè giunta sino a noi si sono cerca-ti, trovati. Insieme hanno com-battuto e combatteranno ancora,forse qualcuno è rimasto sull’Or-tigara. Ma, intanto, sorridono.Sorride anche l’alpino Nicola,

mitragliere del battaglione Ceva,anche se dieci giorni prima suofratello, medaglia d’Argento alValor Militare, era caduto sulMontello. Ecco (da sinistra) unamericano, un francese, un cana-dese, l’alpino Rinaldi e dueinglesi.

Il Novecento se n’è andatolasciandoci la memoria di dueguerre terribili; il secolo appenainiziato si apre su scenari nonmeno inquietanti. Ma è confor-tante pensare che i Paesi di que-sti uomini, assieme ai Paesi deinemici di allora, sono impegnatioggi nella difesa della pace: unimpegno comune che ci lascia lasperanza per affrontare meglio ilfuturo.

Come eravamo

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Raccolta dei datiper il 2° Libro Verde

della SolidarietàAnche per il 2002, come è avvenuto per il

2001, il nostro Centro Studi raccoglierà in unLibro Verde della Solidarietà gli interventi diprotezione civile, le attività assistenziali e socia-li, le donazioni e le realizzazioni anche all’estero(ci sono villaggi e missioni “adottati” dagli alpi-ni) dei vari gruppi e delle varie sezioni.

E’ quindi importante che i gruppi segnalinoalle sezioni ogni iniziativa realizzata nel corsodel 2002 e ogni partecipazione ad iniziativesezionali o nazionali svolte nel corso dello stes-so anno. Le sezioni, raccolte queste segnala-zioni dai loro gruppi, dovranno comunicarle aloro volta al nostro Centro Studi attraverso gliappositi moduli che saranno inviati quantoprima alle sezioni. I dati raccolti confluirannonel secondo Libro Verde della Solidarietà chesarà presentato ufficialmente nel corso dellaseconda Giornata della solidarietà alpina, inprogramma a Vicenza.

Medaglie d‘Oro camuneNel numero di ottobre, a proposito della

storia della sezione Valle Camonica nell’e-lencare le medaglie d’Oro sul Vessillo,abbiamo omesso di citare due camunipurosangue: Angelo Tognoli, nato a Vionee caduto sul Grappa nel 1918 e GiovanniVenturini, nato a Corteno, artigliere alpinopartigiano, fucilato in alta Val Camonicanel 1945. Ce ne scusiamo.

IL CERCHIO INCANTATOPaola Favero è un’amante della montagna che

non si limita a percorrerla ma a mantenerne lastoria, anzi, le storie. E più particolarmente lestorie che sono diventate leggende. Spesso, que-ste leggende, si trasformano in fantastici cantidi montagna, altre volte in racconti. Così, sulleorme di altri grandi narratori di montagna,ecco Paola Favero – autrice di tanti racconti dimontagna - presentarci “Il cerchio incantato”,spaccato magico del mondo della terra dei cimbri. Un cerchio attor-no al fuoco in cui veniamo presi per mano con una prosa fresca e chiara,avendo accanto gnomi, folletti e maghi e figure fantastiche. Il libro havinto il premio Bancarella 2002 – selezione montagna: un premio benassegnato, anche per gli splendidi disegni di Francesco Cattani, cheaccompagnano il testo.

In questo periodo di feste e di regali, ecco un libro-strenna che potreb-be finire nelle mani dei nostri ragazzi: di cinque, dieci, ottant’anni…

Paola FaveroIl cerchio incantatoIllustrazioni di Francesco Cattanied. Tipografia Cierre – distribuzione editoriale – Sommacampagna (VR)Tel. 045-8581820 - fax 045-8589609 - pagg. 121 – euro 14,50

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ALPINI DI PACEMezzo secolo sul fronte

della solidarietàEcco un libro che colma una

lacuna dovuta alla naturalemodestia che contraddistin-gue gli associati all’ANA eche rischiava di condannareall’oblio le straodinarie attività “dipace” dei gruppi, colonne portantidell’ANA, dei nuclei di ProtezioneCivile ( P.C.), del singolo alpino.

Un libro che pone bene in risalto il“mal d’altruismo” – malattia moltorara al giorno d’oggi e difficile dadomare - esploso nel 1974, quandoNardo Caprioli, poi presidente nazio-nale, uomo all’apparenza rude ma dalcuore d’oro, stanco di inaugurare lapi-di e monumenti in tutta la bergamascalanciò l’idea di fare qualcosa per i vivisenza, ovviamente, trascurare lamemoria dei morti. Sorse così EndineGaiano, il primo passo di una marciache dura tuttora e che, al momento, siè conclusa a Zenica, in Bosnia, dopoaver spaziato dalla Francia all’Arme-nia, all’Africa auspice la P.C.

Già, la P.C.: sarebbe fin troppo facilee banale dire di essa, con trita espres-sione, che è il fiore all’occhiello dell’A-NA. Lugaresi evita questa trappola:senza retorica le dedica molti capitoli,ne pone in risalto la struttura, ne valo-rizza le funzioni. Punto di partenza lamobilitazione dei volontari a favoredel Friuli devastato dal terremoto del1976, quando il presidente dell’ANAin carica, Franco Bertagnolli, posavala prima pietra virtuale della P.C. e ilsuo successore, Vittorio Trentini, nedefiniva le caratteristiche, per giunge-re al complesso che oggi ha la consi-stenza e la fisionomia di una divisionealpina di vecchia data.

E a proposito del Friuli, Lugaresi,nella sua signorilità, non riporta iltitolo con il quale il quotidiano di unpartito non al governo riferiva dell’in-tervento dei nostri volontari: “Deli-rante iniziativa degli alpini”; la cosa sicommenta da sola; possiamo soloaggiungere che l’articolista ebbe poiuna certa fortuna quale uomo politico,prima di lasciarci per sempre.

Non poteva mancare un capitolodedicato all’Ospedale da campo, una

struttura che nonteme rivali al mondoe che ha già riscossolarga messe di gratitu-dine in Italia e all’este-ro grazie a una squadradi medici e di addetticaritatevoli e decisi.Ma Lugaresi non si

ferma qui: coglie un altro fiore, il farsiprossimo per chi è indigente; eccoallora gli alpini quasi rabdomanti inTanzania, urbanisti in Madagascar,muratori ad Assisi, restauratori inRomania, soccorritori a Kukes,boscaioli in Dordogna, consolatori aParigi, angeli dei bimbi russi, romeni,kosovari, per arrivare all’impegnoindividuale protratto nei decenni diun padre Caselin in una delle più tor-mentate aree dell’Africa nera e di unFranco Pini che ha letteramentecostruito con le proprie mani, e poigestito, un villaggio nella zona deigrandi laghi del Kenia.

Ma dove Lugaresi dà un autenticocolpo d’ala è nell’ultimo capitolo,quello dedicato all’operazione Sorrisoa Rossosch. Da queste pagine emergetutta la sua partecipazione, ideale, allegesta dei nostri alpini nella ritirata,descritta con pochi, sobri tratti dipenna e reale all’inaugurazione dellascuola. Il suo entusiasmo, di genierenon alpino, è ben espresso da quel“C’ero anch’io” ripetuto due volte, asignificare la soddisfazione di rendereomaggio a vivi e Caduti con la suapresenza di giornalista imitata solo daaltro quotidiano veneto; la grandestampa aveva altro cui pensare.

Conclude il libro un’intervista alpresidente nazionale in carica, BeppeParazzini, che tratta, con la passioneche gli riconosciamo i gravi problemiche oggi investono il futuro deglialpini.

Cesare Di Dato

Giovanni LugaresiALPINI DI PACEMezzo secolo sul fronte della solidarietàPag. 203 - euro 12,00Casa Editrice IL PRATOVia Turazza 19 – 35128 PadovaTel 049/8078534 – fax 049/772523www.ilprato.com

“AMIS, VE RACCOMANDI LA MIA BARACCA”:

un documentario sull’opera di don Gnocchi

Dalle atrocità vissute con i propri alpininella drammatica ritirata di Russia allaprofetica donazione dellecornee fortemente voluta sulletto di morte. Dal rapportofraterno con i ragazzi deglioratori e con gli studentidell’Istituto Gonzaga all’a-more filiale nei confrontidei mutilatini e delle vitti-me innocenti della guerra.

E ancora: l’esaltazionedella scienza al serviziodella carità, il dolore come complementovolutamente necessario della morte reden-trice di Cristo, il rapporto con la Chiesa delsuo tempo, l’affetto di una diocesi intera edella città di Milano il giorno dei funera-li…

C’è tutto questo - sapientemente miscela-to grazie a episodi ricostruiti con attori eimmagini d’epoca rispolverate dagli archi-vi - nel documentario sceneggiato prodottodalla Fondazione Don Carlo Gnocchi inoccasione del centenario della nascita delfondatore. Il titolo, Amis, ve raccomandi lamia baracca, riprende le ultime parole sus-surrate da don Carlo prima di morire esegna come un filo rosso il dipanarsi delleimmagini, quasi a riassumere in quell’affla-to il senso di un’esistenza e il valore di unaconsegna.

L’audiovisivo è in vendita nelle libreriecattoliche al prezzo di 15 Euro. Può essererichiesto alla casa distributrice (AudiovideoMessaggero Padova), chiamando il numeroverde 800 – 019591), oppure rivolgendosiall’Ufficio Comunicazione della Fondazio-ne Don Carlo Gnocchi Onlus (tel.02/40308.938). Per informazioni: Fondazione Don Carlo Gnocchi OnlusUfficio Comunicazione e Relazioni EsterneTel. 02/40308.910 - fax 02/40308.926email: [email protected]

In Biblioteca

I libri recensiti in questa rubrica si possono reperire presso la

Libreria Militare (Galleria Borella 1da piazza S. Ambrogio, 4 Milano tel. 02.89010725) punto vendita

gestito da due alpini.

Btg. Cividale: raduno il 4 e 5 gennaioSabato 4 e domenica 5 gennaio si terrà a

Cividale del Friuli (Udine) il 7° raduno del“Cividale” e del 15° rgt. Alpini, sciolti nel1995. Sabato pomeriggio è prevista l’assem-blea annuale della associazione “Fuarce Civi-dat”, gli onori ai Caduti e, a sera un concertodella fanfara della “Julia” e la presentazionedel libro Naufrago nella steppa, di Ermenegil-do Moro. Nella giornata di domenica 5, scor-tata da una compagnia di alpini in armi, sfi-lerà anche la Bandiera di guerra del batta-glione, attualmente conservata al Vittoriano.

Per informazioni e dettagli sul programma,rivolgersi alla sezione ANA di Cividale delFriuli – via del Mulinuss 12 – 33043 Cividaledel Friuli. Tel. 0432.732808. Sito internet:

www. battaglionecividale.come-mail: [email protected]

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Molto spesso gli alpini ci scrivo-no per sapere dove e come tro-vare esecuzioni di canti alpini.Ecco una raccolta che necomprende – fra canti pro-priamente degli alpini ecanti popolari – ben 103,registrati in cinque com-pact disc o cassette, per un totale dioltre 4 ore e mezzo d’ascolto. A questacorposa raccolta è abbinato anche unlibro, curato da Massimo Marchesotti,che è il maestro del coro della sezioneANA di Milano. E’ un libro che sarà moltoutile a tutti coloro che vogliono conosce-re la storia di questi canti, che sonoquelli di tante generazioni e la cui origi-ne spesso è sconosciuta ai più.

Le incisioni sono esecuzioni di coriillustri e di cori meno conosciuti, secon-do una miscellanea che consente

un’ampia carrellata in questo mondofantastico che occupa un posto

di primo piano nella sto-ria degli alpini. Sono il

coro della SAT, il CoroMonte Cauriol, il coro ANA

Milano, il Coro ANA VittorioVeneto, il Coro ANAROMA, il

Coro Penna Nera di Gallarate, ilCoro Rosalpina, il Coro Falc, il

Gruppo corale Monte Grappa di Bassanodel Grappa, il Coro Alpi, i Cantori lariani,l’Associazione corale Teramana Giusep-pe Verdi, la Camerata corale La Grangia.Prezzo di vendita: 79,90 euro (versioneCD) – 74,90 euro (versione MC)

Si può ordinare direttamente al n°verde di Selezione (800-351090), via faxcon un messaggio al n° 02-61293497,oppure via e-mail all’ [email protected],

Renato Amedeo Buselli si lamenta inuna lettera perché non sempre, nelle cro-nache di tante manifestazioni che ripor-tiamo su L’Alpino, figurano anche i cori –o le fanfare – che pur ci sono. E rileva chevengono annotate invece puntualmenteautorità varie, associative e pubbliche.

Purtroppo dobbiamo dire che L’Alpinoè incolpevole, perché le cronache ci pro-vengono o dai corrispondenti sezionali odai gruppi, passando sempre dalla sezio-ne competente per l’imprimatur di rigore.Giriamo però questa protesta che ritenia-mo giusta, anzi giustissima, ai responsa-bili dei cori e delle fanfare, a quanti ciinoltrano queste notizie e a coloro che nedevono verificare la completezza. I cori ele fanfare sono componenti fondamentalidel nostro essere alpini: meritano il nostroaffetto e il nostro rispetto perché esistonograzie al personale sacrificio di ciascuncorista e di ciascun musicante.

Ma i cori…no?

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Il coro ANA di Peschiera del Gardaè sorto nel 1985 su iniziativa del capo-gruppo Luciano Gianello e del com-pianto gen. Giovanni Secondino, unpioniere di cori militari alpini.

Il primo maestro del coro è statoAndrea Militello, il quale debutta uffi-cialmente il 21 giugno 1986 in occasio-ne del “4° Concerto di Cori Alpini”,annuale manifestazione organizzatadal locale gruppo ANA, oggi giuntaalla 18ª edizione.

Nel 1988 è subentrato nella direzio-ne il maestro Matteo Longhin, perso-naggio con ricco bagaglio di esperien-za. Alla sua direzione il coro è matu-rato, specializzandosi anche in motivitratti dal folclore popolare e campa-gnolo. Nel maggio 1996 assume ladirezione, il maestro Paolo Facincaniche migliora ulteriormente il gruppo

corale. Nel settembre 1999 ritorna ilmaestro Matteo Longhin, con nuovoentusiasmo che riesce a trasmettere aicoristi, raggiungendo così ulterioriprestigiosi traguardi.

Il coro, rinforzatosi con nuovi ele-menti, soprattutto giovani, è attual-mente composto da 40 elementi equest’anno ha festeggiato i 15 anni diattività in occasione dell’inaugurazio-ne della nuova sede del gruppo. Nei15 anni di vita il coro ha partecipatoad Adunate nazionali, sezionali, dizona e di gruppo, al pellegrinaggiosul Monte Ortigara (per diversi anni),alle Tradotte Storiche Verona-Bassano

del Grappa, alle Crociere Storiche, sullago di Garda in memoria degli alpinidel Btg. Gemona, morti nell’affonda-mento della motonave “Galilea”. Hapartecipato a concerti a beneficio diportatori di handicap nella città tede-sca di Mainz (Magonza) e a beneficiodi gruppi di volontariato nella città diGhedi (BS) per il gruppo “29 maggio‘93 Fabio - Sergio - Guido”, allatournèe in Sardegna ad Ittiri ed UlaTirso, a Rosenheim (Austria) e nellevarie case di riposo della provincia,dove i coristi trovano particolare sod-disfazione intrattenendosi con glianziani.

Quindici anni(intensi) di canti alpini e popolari

CORO ANA PESCHIERA DEL GARDA

Zona franca

Una raccolta di 103 cori con un bellissimo libro

A proposito della levaPer quanto riguarda la riforma del

servizio militare di leva, non mi stupi-sce che anche molti politici provenien-ti dalle nostre fila l’abbiano votata;infatti essa risponde in pieno alle esi-genze della politica estera contempo-ranea, fatta, più che di diplomazia, dimissioni operative sia di pace che diguerra (anche se la dottrina modernaha scovato le interessanti espressionidi peace keeping e peace enforcing, ilsucco è sempre quello). E’ una rifor-ma, secondo me, che oltre a snaturareed impoverire Corpi come il nostro(che mi sembra il più penalizzato inassoluto), costruisce un esercito più alservizio della politica che del Paese.Uno degli ostacoli maggiori alle mis-sioni militari all’estero, un tempo, eracostituito dall’opposizione delle asso-ciazioni di genitori che si opponevanoall’invio di truppe non volontarie; orasono tutti volontari, e l’ostacolo ècaduto. Era questo l’intento dei pro-motori della riforma; il fatto, poi, chenon gliene freghi niente se la “Triden-tina” scompare mi sembra normaleper dei politici puri, ma molto tristeper quei politici che hanno portato ilcappello alpino.

Maurizio Bellone• • • • •

La proposta di un servizio civileobbligatorio non mi sembra poi cosìnegativa e può comunque servire ariaprire il dibattito troppo presto sopi-to sull’opportunità di un servizioobbligatorio. Ad esempio, una contro-proposta potrebbe essere quella di unservizio alla Patria obbligatorio vera-mente per tutti, uomini e donne,all’interno del quale vi sia anche l’op-zione di un servizio in armi. Quelloche ritengo importante per evitare chei soliti furbi l’abbiano sempre vinta èche la durata del servizio sia ugualeper tutti, che non vi sia compenso masolo vitto e alloggio in caserma, divi-se, e una modesta somma settimanale(dieci euro al massimo) a titolo diargent de poche, e che il luogo del ser-vizio, in Italia o all’estero, debba esse-re ad almeno cinquecento chilometridalla residenza del cittadino, riducibi-li a duecento nel caso di servizio inisole o in aree di montagna. L’errore

che è stato fatto con il riconoscimentodell’obiezione di coscienza è che si èpermessa la confusione fra l’obiezioneall’uso delle armi e l’obiezione all’u-miltà. L’obiezione all’uso delle armi èrispettabile, ma non comporta neces-sariamente il diritto di sottrarsi allavita dura, alla condivisione di camera-te e bagni comuni, alla disciplina, alrispetto delle gerarchie, e a lavorare“intruppati”. Essere obiettori all’usodelle armi è una cosa, essere “signori-ni” è un’altra. La nostra società puòaver bisogno di obiettori, ma certa-mente non ha bisogno di “signorini”,ed è giusto che chi accampa il dirittodi esserlo venga fatto accomodarefuori.

Antonio Attanasio

Quali forze di completamento?

Ho appena letto sull'ultimo numerode L’Alpino la relazione del capo diStato Maggiore gen. Gianfranco Otto-galli: sono laureato in geologia, studipost laurea di specializzazione, 3 mesidi alpino semplice, 5 alla SMALP, 9 diservizio, mi sono informato alla Prote-zione civile, niente, ho fatto domandaper le Forze di Completamento 3volte, ho fatto richiesta per la RiservaSelezionata 2 volte, mi sono rivoltoall'ufficio leva di Trieste, al DistrettoMilitare di Udine; a Roma, ho telefo-nato allo SME e mi hanno risposto checercano solo alcune figure professiona-li e che per quelli come me non c'èposto. Allego il curriculum per crona-ca: qualcuno potrebbe pensare che stoa casa ad oziare!

Il che significa che un ingegnere chenon ha mai visto una divisa in vita suasicuramente è più utile di uno che hafatto 17 mesi nell'esercito e che è "solo"un geologo (che da 4 anni lavora lon-tano da casa con lavori precari!)

In casa ho 3 cappelli alpini: uno damilitare semplice, uno da ufficiale, unterzo di un mio amico morto in mon-tagna che la moglie ha voluto donar-mi.

Adesso avremo un esercito di capa-cità operativa ridotta del 30%, emanca gente... Bene!

Lettera firmata

Cori e fanfare

Viaggio a Keren, in Eritrea nel 60°

Anniversario della battaglia

Ricorre l’anno prossimo il60° anniversario della batta-glia di Keren (Eritrea) e suinvito del Ministero della Dife-sa Eritreo, con l’approvazionedell’Associazione NazionaleAlpini, si vogliono rendere glionori, organizzando una visitain quei luoghi, a quanti mori-rono in quella battaglia.Durante il soggiorno, il vitto el’alloggio sarà totalmente acarico del Ministero dellaDifesa Eritreo. La spesa per ilviaggio è stata quantificata in750 euro.Programma:

- partenza giovedì 20 feb-braio 2003 dall’aeroporto diMalpensa; cerimonia inAsmara alla presenza dellemassime autorità locali, excombattenti per la liberazionee Ascari; cerimonia a Keren alcimitero degli eroi; cerimoniaa Daragomat al cimitero ita-liano; ritorno in Italia giovedì27 febbraio all’aeroporto diMalpensa.

Alla cerimonia sarà presen-te il coro ANA di Milano e labanda musicale Sette Laghi,di Trento. Verranno eseguiticoncerti nelle principali piaz-ze, nella cattedrale e nellacasa degli italiani.

Le sezioni e i gruppi cheparteciperanno sono invitati aportare i vessilli e i gagliardet-ti di appartenenza.

Chi intendesse parteciparealla manifestazione in terrad’Africa deve far pervenire algruppo alpini di Bresso, viaBaracca – 20091 Bresso(Milano), la quota di 750 euro,entro il 20 gennaio 2003 epuò chiedere informazioni aGiuseppe Parozzi, al nr. 338-4478588.

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Incontri’

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Incontri

Foto ricordo, con Prisco ospite d’onoreEcco un incontro un po’ speciale: è quello degli ex allievi del 7°corso AUC che all’Adunata di Genova hanno voluto averecome ospite d’onore l’avvocato Peppino Prisco, al quale hannoconsegnato una medaglia ricordo e un gagliardetto. Ora che Prisco è andato avanti, questa foto ricordo acquista ilsignificato d’una icona, tanto più caro ai protagonisti di quel-l’incontro. Con Prisco sono fotografati, da sinistra, il ten. col.Gregorati, i fratelli Lino e Guido Maffei e il loro comandante diallora, tenente Franco Giorgi.

Roberto Robuffo, Franco Colombi, Ezio Der-qui, Marino Bado, Andrea Iotti e Gian PaoloOlivari nel ’69 erano al 24° corso ACS dellaSMALP, 3ª e 4ª compagnia. Oggi cercano glialtri commilitoni e gli istruttori del corso. Con-tattare Robuffo, al nr. 010-582377; oppureColombi, al nr. 010-366167.

Ancora una volta l’Adu-nata è stata occasione diincontro tra commilitoni.Quella di Genova ha fattoriabbracciare GiovanniGilardoni, classe 1931 diGiussano (Milano) eAntonio Finetto di Vero-na. Quarantasette anni faerano nella compagniatrasmissioni della brigataTridentina. Gilardoni, cheera il barista del circoloufficiali della caserma“Schenoni” di Bressano-ne, negli anni ‘53/54,cerca ora il commilitoneMario Rotoli, di Bergamo.Telefonargli al nr. 0362-850138.

Si erano lasciati in Montenegronel ’43 e si sono ritrovati a Bro-zolo (Torino) in occasione del 70°di fondazione del gruppo, dopo59 anni. Sono Giovanni Iviglia,classe 1917, del gruppo di SanMaurizio e Tommaso Bergoglio,classe 1915, del gruppo di Brozo-lo che erano nel 3° Alpini, 32ªcp., btg. Exilles.

Giuseppe Stocchero di Nove(Vicenza) e Giorgio Salati di Lan-ghirano (Parma), classe 1932, sisono ritrovati a 40 anni dal con-gedo. Erano nel btg. “Cadore”.Eccoli posare felici, al momentodella foto ricordo.

Si sono incontrati a Bra i quattro trasmettitorialpini, classe ’38 che vorrebbero avere notizieanche del ten. Platia (contattare De Francescoal nr. 019-6676552). Sono, da sinistra, Dino Bor-giattino, Giorgio Ricci, Manfredi De Francescoe Roberto Berruto.

A 35 anni dal congedo, si sono incontrati a Bussolen-go Giovanni Barbieri di Trapani, Valerio Manzato diBussolengo, Paolo Bisinella di Bassano del Grappaed Enos Rizzioli di Brescia. Nel ’67 erano al repartoR.R.R. Tridentina, 2ª Officina Leggera, casermaHuber di Bolzano. Chi volesse contattarli può telefo-nare a Manzato, al nr. 045-7154471.

Si sono ritrovati a 35 anni dal congedo nella sede delgruppo di Orsago (sezione di Conegliano) gli alpinidel 2°/’64, compagnia Trasmissioni, caserma “DiPrampero” a Udine, comandati dall’allora tenenteBellinazzi.

Giovanni Abbondio, Enrico Longhi e AntonioSpreafico, classe ’35, compagnia comando delbtg. Morbegno, congedati nel ’58, si sono ritro-vati dopo 43 anni.

Si sono incontrati a Lazisedurante una festa dell’AI-DO, Bruno Polato del grup-po di Valeggio sul Mincio(Verona) e Luigi Cervato diColognola ai Colli (Vero-na). Cercano i commilitoniche erano a San Candido,caserma Druso, anni‘67/68; telefonare a Polatoal nr. 045-7951051.

Gli alpini che negli anni ‘66/67 erano al Comando trup-pe Carnia e Cadore, si sono dati appuntamento a SanDaniele del Friuli (Udine). Chi volesse contattarli puòtelefonare a Dario Soffiantino, al nr. 010-2511964.

In occasione di un raduno a Cividale del Friuli, sisono incontrati a 42 anni dal congedo, gli alpini della20ª cp. “La Valanga”. Sono, da sinistra, Pierino Bal-daccini, Enzo Piccinini, Gino Zamò, Edmondo Cillo-ni e Angelo Basso.

Foto di gruppo degli alpini della compagnia coman-do del 7° Alpini, che, negli anni ‘63/64 erano allacaserma “Salsa” di Belluno. Per un prossimo incontrotelefonare ad Arduino Parisotto, al nr. 0445-885104.

“L’alpinità è un cordoneombelicale che ci tienelegati dalla naja per il restodella vita”, ci scrive Riccar-do Cattazzo che, grazie aL’Alpino, ha potuto riab-bracciare un compagno dinaja che vive in Canada eche non vedeva da 50 anni.E’ andata così: dopo averletto un articolo sul con-gresso internazionale deglialpini del Nordamericapubblicato nel numero dinovembre dell’anno scor-so, nel quale si parlava diAldo Lot quale socio fon-datore della sezione Wind-sor, Cattazzo, emozionatis-simo, ha preso carta epenna e ha scritto allasezione canadese. Dopodue settimane ha ricevutouna telefonata da Windsor:“Ma sei proprio tu? Sì sonoio, e tu sei tu?”.... La com-mozione di Cattazzo e Lotè arrivata fino alle lacrime.Si sono promessi di incon-trarsi in occasione dell’A-dunata di Catania, quandoLot sarebbe tornato in Ita-lia. La promessa è statamantenuta. Eccoli felici,insieme con i loro ricordi.

Donato Scheda e TullioAlmici si sono ritrovatidopo 43 anni. Negli anni‘57/58 erano alla caserma“Battisti” di Merano, nelgenio pionieri, con il capi-tano Pacifici.

Al 70° di fondazione del grup-po di Cerrina si sono rivistidopo 59 anni Luigi Morena,classe 1917, generale di Corpod’Armata e Luigi Patrucco,classe 1922, decorato e feritodi guerra, del gruppo di Casa-le Sud. Nel 1943 combattero-no fianco a fianco a Goli Whr,in Montenegro.

Alla festa del gruppo di Cimolais si sonoritrovati, Flavio Dall’Armi, del gruppo diBresso (Milano), Angelo Rigoni del gruppodi Fanna (Pordenone) e Artemio Bosser delgruppo di Porcia (Pordenone). Quarantot-to anni fa erano nella 72ª cp., del btg. Tol-mezzo.

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Alpino chiama Alpino

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Alpino chiama Alpino

AD AOSTA NEL ‘41Questa foto, scattata nella casermaTestafochi, ad Aosta nel ’41, ritrae alcunialpini del 4° reggimento, poco primadella loro partenza per la Russia. Ce lamanda la signora Annamaria Sirianni, icui genitori ospitavano spesso questiragazzi, nei momenti in cui erano in libe-ra uscita, trattandoli come se fossero difamiglia. La signora ricorda ancora qual-che nome: Roberto Bettega, RiccardoBechis, Enzo D’Avanzo, tutti di Torino, eRolando. A tanti anni di distanza e inoccasione dell’Adunata che si svolgerà frapochi mesi proprio ad Aosta, la signoraSirianni vorrebbe poter rivedere almenoqualcuno di questi ragazzi d’un tempo,così vivi ancora nella sua memoria. Il suonumero di telefono è 031-265177.

Chi si riconosce? Incontriamoci • Chi si riconosce? Incontriamoci Chi si riconosce? Incontriamoci • Chi si riconosce? Incontriamoci

ADUNATA CATANIA:CERCA IL VECIO

Giacomo Bernardi, classe 1994cerca il “vecio” fotografato vicinoa lui sulla tribuna d’onore aCatania. Se qualcuno lo ricono-scesse è pregato di scrivere alpiccolo Giacomo in via Torretta8/A – 12100 Cuneo.

22° CORSO AUC, NEL ‘59Cesano di Roma nel ’59: 22° corso A.U.C., cp. Alpini. Telefonare a

Giorgio Balossini, 340-3496449.

TAI DI CADORE,167ª CP.

Tai di Cadore, negli anni‘61/62, 167ª cp., mortai.Stefano Traversa, tra glialtri, cerca Baldi, Corà,Marzotto e Zanotti. Telefo-nargli al nr. 0143-71220.

AL PASSO DI COMELICO, CP. VAL CISMON

Passo Monte Croce di Comelicodurante un’esercitazione: cp. ValCismon comandata dal cap. PierluigiGiampaoli, nel ’76. Telefonare a GianniBallis, 0437-722083.

BTG. FELTRE, 66ª CP.Pontebba, distaccamento Ugovizza, 66ª

cp., btg. Feltre. Telefonare a GiovanniScettro, 0424-407388.

REPARTO SALMERIE, ANNI ‘46/47Quarto reparto salmerie, btg. Saluzzo di Pinerolo,

anni ‘46/47. Telefonare a Giacomo Ficetti, 0175-343038.

125ª CP. MORTAIFeltre, anni ‘60/61, classe ’38,

125ª cp. mortai. Telefonare aDomenico Mano, 0445-605618;oppure a Silvano Antonio Maino,0424-406592.

INGHILTERRANEL ‘57

In Inghilterra, inoccasione della pre-sentazione dell’obice105/14, 33ª batteriache era a Silandronel ’57. Telefonare aLuigi Ferrario, 0331-637487.

CP. COMANDO, CASERMA SCHENONI

Caserma Schenoni di Bres-sanone, compagnia comando,Trasmissioni “Tridentina”,2°scaglione del ’39. Telefonarea Giorgio Stagnaro, 0187-842123.

CAMPO ESTIVO NEL ‘63Gruppo Lanzo, 6° rgt., 47ª batteria, di stanza a Belluno,

anni ‘62/63: Campo estivo nel ’63. Telefonare a GuidoCordero, 0173-616389.

CASERMA MUSSO, NEL ‘58Caserma “Mario Musso” di Saluzzo, nel ’58, gruppo art. da monta-

gna di Aosta. Telefonare a Berardo Chiaffredo, 0175-30115.GRUPPO SONDRIO,

2°/’89Batteria comando servizi, grup-

po Sondrio a Vipiteno, 2° scaglio-ne ’89. Telefonare a Danilo Pon-tiggia (che cerca anche gli altricommilitoni), al nr. 031-621333.

5° ALPINI, BTG. EDOLOA Merano nel ’59: 110ª cp., btg. Edolo,

5° Alpini, classe ’36, 3° scaglione. Scrive-re ad Angelo Galizzi, via Don Viscardi 7– 24016 San Pellegrino Terme (Bergamo).

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CAPORALE MAGGIORE ZAINA

Renato Coppe cerca il caporalemaggiore Zaina che era della pro-vincia di Udine ed era in forza alla6ª compagnia “La bella” di Venzo-ne, negli anni ‘75/76. Se qualcunone avesse notizia, può contattareCoppe al nr. 338-9351630.

MORTAISTI 114ª CP., 8° ALPINI

Giuseppe Lessi cerca i mortaistidella 114ª cp., 8° Alpini di Artegna– Tolmezzo (Udine), 3° scaglione’38, che negli anni ‘60/61 erano allacaserma Chiaradia. Telefonargli alnr. 0332-700512.

CERCA IL COMMILITONEDI OVINDOLI

Bartolomeo Simonetti, insegnantedegli alpini nel btg. “L’Aquila”, allacaserma Lamarmora di Tarvisio,nel ’49, cerca il commilitone (delquale non ricorda il nome) di Ovin-doli (L’Aquila) che lo sostituì nellafureria della 93ª compagnia, nell’a-gosto del ’49. La compagnia, all’e-poca, era comandata dal capitanoMervig. Telefonare a Simonetti alnr. 070-281401.

PASQUALE SASSO E ANGELO BARBERIS

Massimo Sasso cerca notizie deidue nonni. L’uno è Pasquale Sasso,nato a Osiglia (Savona) il 24-10-1911, alpino sciatore. L’altro èAngelo Barberis, nato a Murialdo(Savona) il 2-10-1911. Chi li avesseconosciuti può scrivere a MassimoSasso in via delle Alpi 7 - 10094Giaveno (Torino).

GRUPPO VICENZA, ANNI ‘55/56

Cipriano Cipriotti cerca gli arti-glieri alpini che, negli anni ‘55/56,erano a Vipiteno (Bolzano), gruppo“Vicenza” della Tridentina, alcomando del maggiore Varano.Telefonargli al nr. 0144-340881.

DANTE POESINIRoberto Volontè che ha svolto il

servizio di leva nella disciolta bri-gata “Orobica, al gruppo artiglieriada Montagna “Sondrio”, a Vipiteno(Bolzano) negli anni ‘84/85, cercanotizie del tenente Dante Poesini,comandante della 51ª batteria obici.Scrivergli in via Garibaldi 140 –21042 Caronno Pertusella (Varese).

CASERMA CANTORE, 7ª E 8ª BATTERIA

Gianfranco Cevasco vorrebbecontattare i compagni d’armi cheerano alla caserma “Cantore” neglianni ‘66/67, 3° scaglione ’46 e1°/’47, gruppo “Pinerolo”, 7ª e 8ªbatteria, gruppo “Comando”. Tel.nr. 010-944157.

AGOSTINO GUSMAIPiero Artico vorrebbe incontrare

il sergente maggiore AgostinoGusmai, che negli anni ‘54/55 era aBassano del Grappa, cp. Feltre, 1°plotone. Telefonare ad Artico al nr.349-5295789.

ROBERTO, SOLDATO A BRUNICO NEL ‘48

“Nell’ormai lontano 1948 ero unragazzino e abitavo a Brunico (Bol-zano), – ci scrive Giulio Stua – conun gruppo di boy scouts entrai incontatto con un alpino in serviziodi leva che ci aiutò moltissimo nellanostra attività associativa appenainiziata”. Stua ricorda il nome diquesto giovane militare, Roberto, eche veniva dalla provincia di Vero-na (forse da Negrar). Stua ricordache questo alpino spesso andava acasa sua la sera e che tutti i suoifamiliari erano stati colpiti dallasua bontà, disponibilità, sensibilitàe dal grande amore che aveva per ilprossimo, per la sua terra e che erafiero di essere italiano e alpino.Roberto si congedò verso la fine del1948 e Stua da quel giorno non neha più avuto notizie. Oggi lo vor-rebbe riabbracciare. Se Roberto si èriconosciuto in questa descrizione è

pregato di scrivere a Giulio Stua, invia Millelire 13 – 20147 Milano; tel.02-4075605.

TENENTE GRACCO; DOVE SEI?

Igino Chiaberto, classe ’21, cheapparteneva alla 32ª cp., btg. Exil-les, cerca notizie del tenente Grac-co, comandante del 3° plotone con-tatti. Telefonare a Chiaberto, al nr.011-9646187.

CERCA IL COMMILITONE SULLE SUE SPALLE

Giovanni Viglione, classe 1908,cerca il commilitone che nella fotoè ritratto sulle sue spalle. InoltreViglione vorrebbe mettersi in con-tatto con i parenti o commilitonidel 1° reggimento artiglieria damontagna, gruppo “Mondovì”, 11ªbatteria, che negli anni ‘28/29erano con lui a Cuneo. Scrivergli invia Stazione 58 – 12040 Margarita(Cuneo); tel. 0171-792371.

GIUSEPPECHIARELLIG i u s e p p i n a

Chiarelli, cercanotizie dello zioGiuseppe, nato aBossico (Berga-mo) il 22-10-1923 e dispersoin Germania nel’46. Se qualcuno lo avesse cono-sciuto e fosse in grado di fornireinformazioni può contattare lanipote, al nr. 035-968345.

Alpino chiama Alpino • Alpino chiama Alpino • Alpino chiama Alpino

Alpino chiama AlpinoAlpino chiama Alpino

CAR DI CODROIPO,BTG. VICENZA

CAR dell’8° Alpini aCodroipo (Udine), btg.Vicenza. Telefonare a Raf-faele Luccitti, 0863-793502.

CASERMA ZAVATTARO, NEL ‘62Caserma Zavattaro di Udine, nel ’62, al comando di

Antonio Vecchione. Telefonare a Luigi Gugel, che inparticolare cerca Sergio Santucci, Edo Cecchetti, Pavo-ne e Zaccagnini, al nr. 0422-771164.

TAI DI CADORE NEL ‘53Artiglieri del 1°/’53, 1ª btr., gruppo “Gemona”, 3°

artiglieria da montagna, a Tai di Cadore nel ’53. Scri-vere a Mirko Londero in via Cavazzo 53 – 33013Gemona del Friuli (Udine).

SAN CANDIDONEL ‘61

Campo estivomobile, 129ª cp.mortai, btg. Bassa-no, 6° rgt.: San Can-dido (Bolzano) nel’61. Telefonare aLino Dal Moro, 045-585720; oppure alnr. 339-7757478.

CAMPO ESTIVO NEL ‘56Campo estivo a Selvapiana di Comelico nel ’56: arti-

glieri da montagna, classi ‘33/34, gruppo “Lanzo”,rep. comando, 16ª e 44ª batteria. Telefonare ad AlbinoDa Roit, 0437-62913.

Chi si riconosce? Incontriamoci • Chi si riconosce? Incontriamoci

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Una montagna “alta tantoquanto veduta non avevaalcuna”: come all’Ulisse

dantesco, così dovevano essereapparsi sull’orizzonte lontano i duecorni maggiori del monte Kenyarivestiti di bianco al missionarioluterano Ludwig Krapf, diretto all’e-quatore. Era un limpido mattino deldicembre 1849. Il biancore, spiega-rono gli indigeni, era dovuto a unasostanza farinosa da cui fuoriusci-va acqua e che a volte precipitavain blocchi. Neve e ghiacci all’equa-tore? Ridicolo!

Ci vorranno trent’anni per convin-cere la scienza ufficiale e altri ventiprima che una spedizione alpinisti-ca raggiunga la vetta più alta del“Kereniaga”, la “montagna di luce”dei Kikuyu abitanti dell’altopiano.Ne era a capo lo scozzese HalfordMackinder, che si avvaleva delleguide valdostane César Ollier eJoseph Brocherel, oggi ricordatinei ghiacciai “Cesare” e “Giusep-pe” (saranno inseguito colDuca degliAbruzzi per la“prima” sulRuwenzori).

La punta Batian(m. 5195) fu con-quistata al terzotentativo, dopomille peripezie el’abbandono deiportatori intolle-ranti del freddo. Lapunta Nelion (m.5188) dovevaattendere ancoratrent’anni.

I l giorno in cuiviene internato nelcampo di prigioniadi Nanuyki, dopol’occupazione ingle-se dell’Etiopia, nel 1941, ilfunzionario coloniale Feli-ce Benuzzi, tr iestino,valente alpinista formatosialla scuola di Comici, allavista di quella montagna fasciata diforeste, incisa da profondi valloni

rocciosi intar-siati di ghiac-ci, rimane “abocca aperta- son parolesue - comeun assetatonel desertoche si èi m b a t t u t oall’improvvi-so in unafresca sor-gente”. I l grigioredel camposcomparee subitoaffiora undesiderioprepoten-

te. No, niente fuga,assolutamente impos-sibile, ma una scappa-tella, un’evasione abreve termine: respirarela libertà dell’arrampi-

cata e rientrare. Ma con chi? E l’equipaggiamen-

to, i viveri, le carte topografiche?Comincia a guardarsi intorno: unaricerca prudente e laboriosa, intes-suta di allusioni, sondaggi discretie ripensamenti, che conduce allascelta dei complici: Giovanni Bal-letto, detto Giuàn, genovese,medico, pratico di montagna edEnzo Barsotti, di Lido di Camaiore,attivo ed entusiasta, anche se indifetto di esperienza.

Durante la passeggiata giornalie-ra fuori campo, controllati dallesentinelle, i tre, dopo essersi diver-titi a saltellare da un emisferoall’altro attraverso la linea equato-riale, segnalata da un cartello,rivolgono lo sguardo al luccichiodei ghiacciai lontani.

* * *

La tremarella non sarebbestata soltanto metaforica:cosa avrebbero indossato?

Vengono allora coinvolti nella con-giura, col vincolo del silenzio, treinternati con precedenti di mestie-re: un sarto, un calzolaio e un fab-bro. Alcune coperte da campo sitrasformano in giubbotti da monta-

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La “prima” italiana, nel 1943, sulla seconda vetta d’Africa

gna, pantaloni al ginocchio, berret-ti da sci e guanti; dall’assemblag-gio di vari teli mimetici si ricavauna tenda a tre posti; un teloned’autocarro fornisce la materiaprima per le pedule da roccia; duemartelli, trafugati al minuto mante-nimento, trasformano alcuni pezzidi lamiera, prelevati dal depositorottami, in robusti ramponi: poi,muniti di manico e puntale, assu-mono aspetto e funzioni di piccoz-ze. Le filacciose corde di agaveche fissano le reti ai telai dellebrande vengono promosse acorde da roccia.

Proseguono in parallelo la sven-dita al mercato clandestino diquanto non serve per la fuga econtemporaneamente l’acquisto dioggetti utili tra i quali un sacco dabivacco di gomma, due lampadeelettriche e perfino un binocolo,ceduti dalle guardie indigene, par-ticolarmente sensibili al tintinniodegli scellini. L’incetta viveri per-mette di accantonare scatola-me vario,riso (conpentola), zuc-chero, cioc-colato, biscot-ti, cui sia g g i u n g o n ouva passa,caffè, caramel-le, giunti dall’I-talia col pacconatalizio. Aldigestivo cipensa l’alambic-co segreto delcampo, distillan-do una bottigliadi grappa all’ana-nas (destinata,una volta prosciu-gata, a rimanere invetta con i nomidei vincitori).

L’etichetta di una scatola dicarne che riporta un disegno som-mario della montagna, una cartina(scala 800.000!), staccata da unlibro e gli schizzi tracciati dallostesso Benuzzi sbinocolandocostituiscono gli unici riferimenti

topo-grafici. Un Tricolore con scudo

di Savoia, giunto dall’Etiopia dopoessere miracolosamente sfuggitoa una decina di perquisizioni,viene benedetto dal cappellanodel campo impegnato al silenzioconfessionale (pochi sono i com-pagni di prigionia messi al corren-

te dell’evasione: quando la notiziasi diffonderà i fuggitivi saran presiper matti).

I matti prendono il volo la seradel 24 gennaio 1943, col favoredell’oscurità (e della chiave dell’or-to fabbricata artigianalmente):prima meta il fiume Nanuyki, scel-to come direttrice di marcia. Sottola camicia Benuzzi porta il biancodel Tricolore, il verde ha foderato ilberretto di Giuàn e i l rosso èdiventato pro tempore un sacchet-to per gallette.

Attraversano la linea ferrovia-ria, evitano per un pelo i faridi una vettura mil itare e

quasi inciampano in una muccache si gode accovacciata il frescodella sera: le raccomandano ilsilenzio. Dopo i pianori e le terraz-ze della savana, l’ingresso nellaforesta offre la sensazione di una

libertà assoluta.Festeggiano con unmenu a base diriso, seguito da ungoccio di grappa,una sigaretta ea c c o m p a g n a t osotto-voce da unacantatina: “Nonpiù coperte, len-zuola, cuscini...Cinguettio diuccelli colorati esquittire di scim-mie provvedonoalla sveglia: tutt’intorno è unosventolio di far-falle variopinte.Ma verràanche i lmomento di

por mano aitizzoni del falò per tener lontano lefiere fruscianti fra la vegetazione odi arretrare cautamente alla vistadel posteriore di un rinoceronteimpegnato a strofinarsi vigorosa-mente contro un povero alberello.A tremila metri subentra la fasciadelle pelose lobelie colonnari, deiseneci a pilastro con ciuffo.

Enzo è febbricitante e privo

di Umberto Pelazza

Sopra: il Tricolore italiano in vettaalla Punta Lenana. Schizzo dal vivodi Felice Benuzzi.

Sotto: la notizia della fuga riportatada un giornale inglese. Il libro di Feli-ce Benuzzi “Fuga sul Kenya”, diven-terà testo di lettura nelle scuole d’oltreManica.Sul monte Kenya è rimasta

l’eco delle nostre canzoni alpine

Il Kenya “monta-gna di luce”, laseconda vettadell’Africa.

La stampa di regimedel tempo, sommaria-mente informata,interpretò a modo suol’ avvenimento.

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La sfilataper le vie di Calalzo.

Sotto: lacelebrazionedella S.Messaofficiata dalcappellano.

I FESTEGGIAMENTI PER L’ANNIVERSARIO CELEBRATI CON GRANDE PARTECIPAZIONE E LA PRESENTAZIONE DI UNA BIOGRAFIA DELLA STORICA SEZIONE

Un traguardo così significativo(che in questi ultimi mesi ha riguar-dato molte sezioni italiane) andavafesteggiato con impegno e in modonon scontato. Antonio Cason, presi-dente della sezione Cadore, assiemeal consiglio direttivo, avevano deci-so di rivolgere uno sguardo dovero-so al passato al fine di trovarenuova forza e nuovo impulso per leattività future, tenendo anche contodell’incertezza per il domani dellanostra associazione. Ecco allora chela festa degli 80 anni della sezione siè articolata in tre grandi appunta-menti: la presentazione del librostorico “Ottant’anni e …avanti”,sabato 19 ottobre, la grande cerimo-nia commemorativa domenica 20ottobre, e la consegna dei Riconosci-menti di merito Ana Cadore dome-nica 27 ottobre.

Il libro storico, con il sottotitolo“La storia della sezione Ana Cadoredal comandante Fanton ad oggi”,curato da un gruppo di lavoro com-posto da Pierluigi Bergamo, GuidoBuzzo, Renzo Carbogno, Livio Oli-votto e Antonio Toffoli, è stato pre-sentato dal capo redattore de L’Al-pino, Giangaspare Basile, nella pre-stigiosa sede della Magnifica Comu-nità di Cadore a Pieve, affollata dialpini e amici degli alpini.

Il volume ricco di una ampiadocumentazione fotografica, tracciala storia della sezione partendodalle origini e ripercorrendo levicende che hanno reso gli alpiniinterpreti autentici di antichi valori,oggi stemperati nella omologazionediffusa. Grande spazio è stato riser-vato ai gruppi e alle attività fonda-mentali della sezione: lo sport, riccodi allori prestigiosi, la protezionecivile, nata negli anni ’90 ed in con-tinua espansione, il giornale sezio-nale “Sote le crode”, la sede sezio-nale di Calalzo, inaugurata nel 2001.Ma rilievo è stato anche dato alla

memoria e agli eventi di questi 80anni, su tutti, gli eventi del tragicoeccidio di Cima Vallona, e l’impe-gno per i “fradis furlans” dopo ilterremoto del 1976 e ai personaggidi rilievo per la sezione.

Parole di vivo compiacimentosono state spese dal vicepresidentenazionale vicario ANA CorradoPerona, che ha apprezzato l’impe-gno di Cason e dei suoi alpini per ladegna celebrazione dell’evento.

Per la cerimonia ufficiale a Calal-zo, domenica 20 ottobre, uno splen-dido cielo azzurro ha reso ancorapiù luminosi i colori dell'autunnocadorino, con il paese tappezzatodai numerosi tricolori esposti sututte le case. Le note della FanfaraAlpina di Conegliano hanno scandi-to alla perfezione i momenti ufficialidella giornata, cui hanno partecipa-to moltissime autorità: con il vice-presidente vicario Perona era pre-sente il vice presidente nazionaleLuciano Cherobin, i consiglierinazionali Vittorio Brunello e il pre-

sidente della sezionedi Belluno e revisoredei conti ArrigoCadore; numerosisindaci, in testa Erne-sto Passuello di Calal-zo, e altre autorità.A Pierluigi Bergamo,speaker della manife-stazione, è toccato ilcompito di ricordarele origini della sezio-

ne, nata proprio a Calalzo, nel 1921,prima come gruppo ANA aggregatoalla sezione di Belluno, poi nel 1922come Sezione "Cadorina" autonoma,con Arturo Fanton primo Coman-dante. "Non possiamo nascondere -ha affermato Bergamo - la preoccu-pazione per il nostro futuro. Pervolontà e decisioni che provengonodall'alto e che non siamo in grado dicontrastare, nonostante il quotidianoesempio di efficienza e disponibilitàdei nostri nuclei di Protezione Civi-le, lentamente e inesorabilmente inostri Reparti e le nostre file si stan-no assottigliando verso l'estinzione.Ovviamente noi siamo più che con-vinti che queste decisioni siano sba-gliate e quindi non intendiamo mol-lare. Intendiamo continuare a dimo-strare che la nostra presenza sul ter-ritorio è fondamentale per la comu-nità".

Dell’ultimo appuntamento dedi-cato alla consegna dei Riconosci-menti ANA Cadore, diremo nelprossimo numero.

di Livio Olivotto

Dalle nostre sezioni

di scarpe chiodate: dirigerà latenda del campo base. La cordataBenuzzi - Balletto inizia la ricogni-zione. Due verdi laghetti, il primoapparire della Punta Lenana, loroobiettivo, l’impatto col ghiacciaio,l’inizio di una nevicata li lascianosenza parole: si sentono “ubriachidi bellezza”. Memorizzano levarianti all’itinerario e rientrano. Lameta si avvicina... di pari passocon l’assottigliarsi delle scorteviveri.

Il giorno dopo il freddo è atroce, ilaghi son gelati e le pile esalano gliultimi bagliori. Ma alle prime lucidell’alba scompaiono per incantostanchezza e fame: raggiungono lasella dove s’innalza fieramente il“gendarme” di roccia a forma d’a-quila, lasciano a destra la PuntaNelion ed ecco finalmente apparirelassù il mucchio di sassi dellaPunta Lenana.

Giungono in vetta appaiati. Il Tri-colore, ricomposto al campo basee montato sull’asta, viene ancoratoalla roccia: il panno inerte si animaal soffio della brezza e comincia asventolare in direzione del campo.E’ il momento che attendevano danove mesi e non riescono a tratte-nere le lacrime.

Storditi, esausti, affamati, siavviano in discesa sotto una quietanevicata che salutano con unnostalgico “Sui monti fioccano...”,seguito da un brusco e ironicoritorno alla realtà “Se avete fameguardate lontano...”.

Enzo li accoglie con gli occhi luci-di, spicca un salto e li abbraccia;un altro salto festeggia la vittoria,quello del pasto: l’ultima minuscolagallettina è divisa religiosamente intre. Enzo chiede: “Quanti giorni haresistito il conte Ugolino?” Riesco-no a sorridere.

Il 10 febbraio, trascinandosi astento e inciampando ad ognipasso, rientrano al campo. I lcomandante si congratula con i trefuggiaschi che, da otto anni privi diallenamento, dopo venti mesi diprigionia, passando dalla caluradella savana al gelo dei ghiacciai,hanno scalato una montagna di

cinquemila metri solo per romperela monotonia del filo spinato (laBBC di Londra definirà l’impresa“ammirevole follia dello spiritoumano”). A norma di regolamentovengono condannati a quattro set-timane di cella d’isolamento, di cuitre condonate per buona condotta.

Il Tricolore rimase in vetta seigiorni prima di essere prelevato dauna comitiva inglese; nel 1948 saràdonato al CAI di Milano.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre1943, mutati i rapporti con gli exnemici, escono dai reticolati perscalare il Kenya due alpini, il ten.colonnello Gennaro Sora, l’eroedella spedizione polare alla TendaRossa e il tenente Olimpio Gabrioli,

valtellinese, insieme al capitanoinglese Pollard (che tira l’ala duran-te la salita e rinuncia alla vetta) ealla guida kikuyu Alì Miceti.

Il Kenya è l’unica montagna almondo che ha dato il proprio nomea uno stato. Quando alla mezza-notte del 12 dicembre 1963 si ren-derà indipendente dagli inglesi,cinque scalatori indigeni, raggiuntele vette più importanti, annunce-ranno con una suggestiva fiaccola-ta la nascita del Kenya libero.

A un secolo dalla “prima”sulla vettapiù alta del monte Kenya, guide alpi-ne valdostane e soci del CAI ripercor-rono l’itinerario dei vincitori, le guideCesare Ollier e Giuseppe Brocherel.

Cadore: ottant’anni ...e avanti!Cadore: ottant’anni ...e avanti!

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Dalle nostre sezioni

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Dalle nostre sezioni

gruppo artiglieria da montagna “Pine-rolo” (purtroppo dal 1991 disciolto), ilche ha fatto convenire a Susa moltissimiartiglieri, sottufficiali ed ufficiali che quiavevano prestato il servizio militare.

La cerimonia ha avuto inizio presso laCaserma “C. Henry”, già sede della 7ªbatteria dove, alla presenza di un pic-chetto armato della Guardia di Finanzache attualmente occupa una parte diquesta caserma, e a una rappresentanzadi artiglieri del 1° rgt. art. montagna, haavuto luogo l’alzabandiera e la posa diuna corona ai piedi di una serie di lapi-di che ricordano i Caduti del 3° alpini edel battaglione Susa in particolare.

Ha avuto inizio quindi il lungo corteoper le vie cittadine con la fanfara Valsu-sa in testa, i labari di 4 Associazionid’Arma, i 6 vessilli sezionali più quello della Società diMutuo Soccorso Alpini in Congedo di Torino, ben 117gagliardetti ed una infinità di alpini.

Dopo due soste per la posa di altrettante coronepresso due monumenti simbolo dei valori patrii, ilcorteo è giunto alla cattedrale di San Giusto, dove èstata celebrata una S. Messa da mons. Alfonso BadiniConfalonieri, vescovo di Susa. Il vescovo, all’omelia haaccostato l’operare degli alpini agli insegnamenti dellafede cristiana.

All’uscita dalla chiesa, da un palco posizionato sullaspaziosa piazza antistante, il presidente sezionalePaolo Giuliano, sopraffatto dall’emozione per la stra-grande partecipazione, dopo un semplice saluto ed unringraziamento a tutti, collaboratori e partecipanti, haceduto la parola agli altri oratori. Il col. Vercellotti,comandante del l° reggimento Artiglieria da Monta-gna, ha portato il saluto della Brigata alpina “Taurinen-

VALSUSAGrande concorso di penne nereall’80° di fondazione della sezione

Nei giorni 27-28 e 29 set-tembre 2002 si sono svolti aSusa i festeggiamenti perl’80° anniversario della costi-tuzione della sezione A.N.A.Valsusa. Nell’occasione è anche stato pubblicato uncorposo volume sulla storia, le tradizioni e le attivitàdella sezione non escluse alcune realtà della Valle e deigloriosi reparti alpini di riferimento.

Le manifestazioni hanno avuto inizio venerdì sera,nell’Auditorium dell’Istituto Tecnico “Enzo Ferrari”dove si sono esibiti il coro alpino Valsusa di Bussolenoed un’altra formazione estemporanea di validi “Excoristi valsusini”, con intervalli abilmente occupatidalla recita di poetiche rime alpine.

La giornata di sabato, resa ufficiale dalla presenzadel presidente nazionale Beppe Parazzini, ha avutoinizio con l’alzabandiera presso la sede sezionale,abbellita per l’occasione con un bel monumento. E’seguita una trasferta nella vicina storica abbazia diNovalesa per la deposizione di fiori sulla tomba delSoldato Ignoto, Caduto nella campagna dei Balcani.Dopo una visita guidata all’importante sito architetto-nico che contiene preziosi affreschi d’epoca medioeva-le, a Susa si è svolto un informale ricevimento pressol’ufficio del sindaco. La serata è stata dedicata alla esi-bizione, sempre presso l’Auditorium “Ferrari”, dell’e-clettica fanfara ANA Valsusa, che ha riscosso entusia-stici consensi dal numeroso pubblico.

La domenica, giornata conclusiva, la piccola città diSusa è stata letteralmente invasa da una moltitudinedi penne nere provenienti da ogni parte del Piemonte,dalla Liguria, dalla Valle d’Aosta, perfino dalla Fran-cia, ma anche dalla Lombardia e dal Veneto poiché varicordato che al compleanno sezionale era stato abbi-nato anche il 50° anniversario della ricostituzione del

se”, ricordando il legame forte che unisce da semprealpini in congedo con quelli in armi. Il gen. Gatti,memoria storica del gruppo “Pinerolo”, ne ha rinverdi-to la storia. In seguito l’assessore regionale Botta ed ilsindaco Plano, portando il saluto delle rispettive istitu-zioni hanno rimarcato il legame affettuoso del Piemon-te e della città di Susa con gli alpini. Concludeva quin-di il presidente nazionale Beppe Parazzini che, dopo isaluti della sede nazionale, con la sua abituale schiet-tezza ha stigmatizzato la decisione affrettata, di politicie alti comandi della Difesa, di ridurre drasticamente ireparti alpini, ed ha esortato tutti a continuare la batta-glia per la difesa delle tradizioni alpine e per i valoridella leva.

La fanfara della sezione Valsusa al concerto tenutoall’Auditorium dell’Istituto “Ferrari”.

L’omaggio al Soldato Ignoto sepolto nell’Abbazia di Novalesa.

La sfilata per le strade diSusa, aperta dalla fanfa-ra e da una selva di ves-silli e gagliardetti.

VARESEComerio in festa per il 70° di fondazione

Comerio imbandierataed in festa per tre giorniper le solenni celebrazio-ni dei settant’anni di fon-dazione del gruppo. E’stata una festa di popoloalla quale hanno parteci-pato autorità civili, reli-giose e tutta la popola-zione di Comerio.

Si è iniziato venerdìcon un riuscitissimo con-certo della banda locale,già fanfara alpina; si èproseguito sabato con unconcerto del coro Monte-rosa di Busto Arsiziodiretto dal maestro LinoSementa. La serata si èconclusa con un bis fuoriprogramma “Signoredelle cime” cantato con lapartecipazione del nume-rosissimo pubblico.

Domenica ammassa-mento presso la sede delgruppo e quindi sfilataper le vie del paese finoal monumento degli alpi-ni. Erano presenti il gon-falone comunale con ilsindaco, il vessillo sezio-nale scortato dal presi-dente Bertolasi, i due vicepresidenti sezionali, ilneo consigliere nazionale

Botter, molti gagliardetticon tanti alpini. Quindicerimonia dell’alzaban-diera al suono dell’innodi Mameli, deposizionedi due mazzi di fiori aimonumenti al suono delPiave e concelebrazionedella S. Messa al campo.

All’omelia il cappella-no sezionale don Francoha invitato a vivere equindi a diffondere ivalori alpini, affermandoche “le penne nere sonoun punto di riferimentoper la società civile”.

Terminata la S. Messacon la “Preghiera dell’Al-pino”, la cerimonia si èconclusa con gli interven-ti del capogruppo Gam-beroni, del presidentesezionale Bertolasi, delsindaco Tedeschi e delconsigliere nazionale Bot-ter.

Al termine è stata con-segnata una pergamenaai familiari dei soci fon-datori quale ricordo dellamanifestazione.

Il rancio alpino, ha con-cluso la “tre giorni”cele-brativa del 70°.

Fe. Va.

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Dalle nostre sezioni Dalle nostre sezioni

“La storia degli alpini è la storia dellanostra terra e la Provincia si sente for-temente impegnata affinché il Corpodegli Alpini sia mantenuto”.

In questa sintesi, pronunciata neldiscorso conclusivo dal presidentedell’Amministrazione provinciale,l’on. Eugenio Tarabini, c’è passato,presente ed una precisa indicazioneper il nostro futuro.

Il passato lo stiamo scrivendo inun libro che tra qualche mese sarà incasa di ogni penna nera dallo Splugaallo Stelvio, il presente è rappresen-tato dal nostro valligiano ten. col.Luca Covelli alla guida del btg. Susaal quale è affidato un delicato com-pito di pacificazione a Kabul, nel-l’Afghanistan post-talebani. L’attua-

lità parla di un prossimo invio di unmigliaio di alpini a dar man fortealle forze internazionali impiegate inquell’insidioso e tormentato territo- rio che si vuol pacificare.

Sul futuro gravano tutte le incer-tezze che avvolgono il “nuovomodello di difesa”, del quale hannoparlato il nostro presidente naziona-le Beppe Parazzini, e il gen. Girola-mo Scozzaro, comandante della “Tri-dentina”, esponenti di punta dell’in-teressante convegno “Valtellina terradi alpini…ancora oggi”, tenuto a Son-drio nel ricco programma deimomenti celebrativi dell’80°.

A fare gli onori di casa, il consiglie-re nazionale Piero Camanni ed ilpresidente sezionale Ettore Leali, chehanno aperto una settimana diappuntamenti cominciata con l’inau-gurazione di una pregevole rassegnacurata da Giampaolo Brianti, di car-toline reggimentali, documenti e fotoalpine di Edo Mezzera, cimeli e testi-monianze raccolte da Alberto eFederico Vido sui fronti dello Stelvioe dell’Adamello.

Al convegno, che ha avuto nelladecana dei giornalisti sondriesi Giu-liana Cerretti un’abile moderatrice,hanno fornito un prezioso contribu-to, oltre ai già citati vertici, lo scritto-re Giovanni Lugaresi, firma nota ailettori de L’Alpino, e numerosi ammi-nistratori nonchè il sen. Fiorello Pro-vera.

Il concerto serale del collaudato e

valente Corpo Musicale di Chiaven-na in uno dei salotti buoni del capo-luogo, la colorata sfilata domenicalecon la S. Messa, celebrata da mons.Botta che ha sottolineato le figure anoi più care, i discorsi commemora-tivi ed un imponente rancio conclu-sivo hanno chiuso una intensa sta-gione di appuntamenti. Ottima l’or-ganizzazione, curata dalla sezione:tutti hanno dato il meglio ed alla fine- come sempre accade - tutti stanchi,ma soddisfatti del buon lavoro com-piuto.

Infatti, la settimana conclusiva deifesteggiamenti era solo uno deimomenti del “trittico” che ha visto lasezione Valtellinese prodursi insignificativi appuntamenti in questo2002, Anno internazionale dellemontagne, il cui primo banco diprova è stata l’esercitazione interse-zionale del 7-8-9 giugno, a Morbe-gno. Alla presenza delvicepresidente vicarioCorrado Perona e deivertici della P.C. Sarti eGreppi, 2.326 volontaridi 16 sezioni emiliane elombarde hanno ricon-fermato le tante cosebuone che sappiamofare: in 57 Comuni tra laValchiavenna e l’AltaValle hanno prodottoefficaci e significativiinterventi sul territorioripulendo alvei,costruendo muretti epiazzole antincendio,sfidando anche condi-zioni metereologicheavverse.

“Siamo qui perché siamoalpini”, recitava lo slo-gan sul maestoso pan-nello montano chedominava l’ampia pla-tea del polo fieristico:una eloquente risposta acittadini ed amministra-tori distratti e sordi airichiami di impegnocivile e solidale.

Inutile richiamarsi allacronaca di quei giorni; iricordi sono vivi nei pro-

tagonisti dell’esercitazione, le opererestano e meglio di ogni nota docu-mentano il grande impegno profuso,oltre ad ammonire tutti sulla sacro-santa necessità di intensificarle vistoanche che le ripetute piogge e le altreavversità climatiche stanno produ-cendo pesantissimi danni.

Neanche il tempo di fiatare che, il15 - 16 giugno, la sezione Valtellineseaccoglieva i 210 atleti, a Ponte Valtel-lina, per il 26° Campionato nazionaledi corsa in montagna a staffetta.

Un record di presenze per conqui-stare l’ambito titolo tricolore su uneccellente percorso tecnico, collauda-to da Bruno Gianatti, esperto e dina-mico dirigente ai vertici della Fidal,con alle spalle sei lustri di organizza-zione della titolata “Ponte in Fiore”.Il dominio bergamasco ha ribadito lascuola e la forza orobica; i padroni dicasa hanno onorato con la piazza

d’onore una crescita di movimentosportivo che lascia ben sperare.

Soddisfatti i consiglieri nazionaliMartini, Sonzogni e Camanni chehanno vissuto questa due giorniagonistica ammirando, unitamente apenne nere e cittadini, le performan-ces di questi camosci forti ed agili.

Merita una sottolineatura la buonaorganizzazione che ha visto nelgruppo di Ponte Valtellina con il suobrillante capogruppo Giacomo Bel-tramini, l’amministrazione comuna-le ed il concorso della sezione e dialcuni gruppi limitrofi gli artefici diquesto positivo appuntamento.

Il presidente sezionale Ettore Lealionora da par suo l’impegno assuntoe dà continuità a quell’azione idealeiniziata il 17 aprile del 1922 dal profBrunetti, passata attraverso stagionipacifiche con Diego Scarì, ArnaldoSertoli, Mario Pizzala, interrotta da

un devastante conflittomondiale, ripresa da Giu-lio Faggi, Fulvio Pedrazzi-ni, Celso Dell’Orsina,Arnaldo Negri, DomenicoCarini, Gino Azzola,Angelo Bonomi, PieroCamanni in altre stagionidi progressivo benesserefino ai nostri difficili gior-ni in cui possiamo identi-ficarci come scogli lambitida numerosi marosi pron-ti – inutilmente però - acancellarci.In 5.569 alpini, spalleggia-ti dai 775 aggregati dellanostra sezione e dai 1400soci della sezione valtelli-nese di Tirano resistiamo,compiendo unicamente ilnostro dovere per testimo-niare che la Valtellina terradi alpini …ancora oggi c’è. Stiamo preparando il librodella sezione, stiamoorganizzando il 37° Cam-pionato nazionale di sla-lom a Chiesa Valmalenco,stiamo imparando la stra-da per Aosta …. insommalasciateci lavorare peralmeno altri ottant’ anni!

SONDRIO - LA SEZIONE HA CELEBRATO L’ANNIVERSARIO, CON UN’INTENSA SETTIMANA DI APPUNTAMENTI

di Marino Amonini

CASALE MONFERRATORaduno della sezione a Mombello, per il 75° del gruppo

Splendido raduno quello degli alpini di Casale a Mombello-Monfer-rato, riuniti per festeggiare il 75° di fondazione del gruppo, da 42 anniguidato da Fiorenzo Vernetti, classe 1922.

La festa è stata preceduta da un momento di raccoglimento con laS.Messa al campo, officiata dal segretario della curia della diocesi diCasale, don Davide Mussone. Erano presenti i vessilli delle sezioni diTorino, Asti, Intra, Pavia e Casale, il consigliere nazionale Michele Tibal-deschi, il revisore dei conti Antonio Lumello e il sindaco di MombelloFrancesco Alemanno. Tra le numerose penne bianche, c’erano i generaliLuigi Morena, Gherardo Guaschino, Aldo Macchia e i colonnelli Santinie Giunta. Sfilando per le vie del paese, alpini e autorità hanno raggiun-to il camposanto dove è stata deposta una corona in ricordo dei Cadutie in memoria dell’alpino Michele Bezzio, fondatore del gruppo.

Gli alpini con i vessilli e i gagliardetti durante la S. Messa al campo.

Lasciateci lavorare per almeno altri 80 anni!Lasciateci lavorare per almeno altri 80 anni!

Una panoramica della celebrazionedell’80° in piazza Garibaldi.

Il presidente Parazzini visita la mostra allestita a PalazzoMartinengo per l’80° della sezione.

I vincitori del 26° campionato nazionale ANA di corsa in montagna a staffetta.

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Dalle nostre sezioni

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BIELLATre giorni di festa per l’80°e il raduno del 1° raggruppamento

Biella e gli alpini biellesi hanno vissutotre giorni d'intense emozioni, travolti dall’entusiasmo ed emozionati da una parteci-pazione che ha sfiorato, o superato, venti-mila presenze in occasione dei festeggia-menti per l’80° di fondazione ed il 5° radu-no del 1° Raggruppamento.

Il programma ha preso il via con la dedi-ca di un reparto della casa di riposo“OASI” di Chiavazza e della sala del Consiglio dellaProvincia di Biella allo scomparso presidente FrancoBecchia. Sabato 31 agosto il presidente sezionale Edoar-do Gaja ed il consiglio rendevano gli onori al Labaronazionale, scortato dal vice presidente nazionale vicarioCorrado Perona e dai consiglieri Bruno Canova, Adria-no Rocci, Mauro Romagnoli e Michele Tibaldeschi. Pre-senti il revisore dei conti Giorgio Francioli e il coordina-tore per le sezioni all’estero Giovanni Franza. Seguival’alzabandiera, alla presenza del sindaco GianlucaSusta e del presidente della Provincia Orazio Scanzio.

Più di seimila persone hanno assistito al giuramentodei “Bocia” del Centro addestramento alpinidi Aosta, alla presenza del comandante brig.gen. Giuseppino Vaccino e del magg. gen.Bruno Iob, allora comandante delle ScuoleAllievi Sottufficiali dell’Esercito ed oracomandante delle Truppe alpine. Per ricorda-re degnamente l’ottantesimo di fondazione,nel corso del giuramento è stata consegnataalla Associazione nazionale sclerosi multipla,sezione di Biella, un’autovettura attrezzata altrasporto dei disabili, dono dei 75 gruppidella sezione. Nel pomeriggio, l’incontro inComune dei presidenti del 1° raggruppa-mento con il sindaco ed il presidente dellaProvincia.

In Duomo, gremito, la S.Messa celebrata

dal vescovo di Biella monsignor Gabriele Mana. Lecelebrazioni ufficiali si sono concluse con la deposizio-ne di una corona d’alloro al monumento ai Caduti.

Importanti e riuscitissime le manifestazioni chehanno accompagnato i festeggiamenti. Domenica 1°settembre la sfilata del 1° raggruppamento, Piemonte,Liguria, Valle d’Aosta e Francia. Una marea di alpinihanno sfilato, sommersi e sostenuti dagli applausi, fradue ali di folla. E’ stato il modo più spontaneo, frago-roso e caloroso per far sentire quanto bene Biella vuoleagli alpini.

Enzo Grosso

A Brusnengo – Curino inaugurato il monumento dedicato agli alpini

Il gruppo di Brusnengo–Curino, sezione di Biella,ha inaugurato il monumento dedicato a tutti glialpini. I festeggiamenti sono iniziati sabato 6 lugliocon l’esibizione del coro “La Genzianella”.

Domenica, dopo lo sfilamento per le vie del paeseè stato scoperto il monumento, opera della scultriceDenise De Rocco, e dopo la benedizione è stata offi-ciata la S. Messa al campo. Presenti il presidentedella sezione di Biella Edoardo Gaja Genessa,numerose autorità civili e militari, associazionid’arma, alpini, amici e simpatizzanti.

Un momento della sfilata

Le tribune gremite al giuramento degli alpini.

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Dalle nostre sezioni

CUNEOAlluvione: ripulita dal fangouna fabbrica di cioccolatini

Molto spesso gli interventi di Prote-zione civile dei nostri volontari passanoin secondo piano o vengono trascurati.Eppure, altrettanto spesso, quasi sem-pre, sono estremamente importanti ecostano giorni di fatica e di dedizione alservizio del prossimo. Eccone un esem-pio, dato dalla P.C. della sezione diCuneo e dai volontari di Aosta, Asti eTorino. L’intervento è stato eseguito l’e-state scorsa, ma conserva la sua attua-lità perché è significativo della versati-lità dei nostri volontari e dell’importan-za anche sociale del loro lavoro.

Ecco la cronaca che ci è pervenuta.Tanto ha piovuto nelle Valli Pesio,

Gesso e Vermenagna della Provin-cia “Granda” che alla fine quelloche doveva succedere è accaduto:torrenti in piena, ponti travoltidalla furia delle acque, strade spaz-zate via in alcuni tratti e, purtrop-po, anche 4 morti. La Protezionecivile della sezione di Cuneo, già

dal giorno 14 luglio, si è allertataper intervenire dove ce ne fossestato bisogno e la chiamata è arri-vata puntuale nel tardo pomerig-gio del 17 luglio: una delle piùgrosse fabbriche di cioccolato delcuneese era stata invasa da più didue metri d’acqua e fango: sidoveva intervenire prima cheaccadesse l’irreparabile.

Giovedì mattina, i volontaridella P.C. della Sezione di Cuneo,

coordinati da Gianfranco Fabbri,hanno iniziato i lavori di rimozio-ne del fango e asportazione ditutto il prodotto confezionato efinito, ma ormai inservibile. Vistola quantità di lavoro da fare, èstata interessata anche la Protezio-ne civile del 1° raggruppamentoche è intervenuta con le sezioni diAosta, Asti e Torino. Nei 5 giornidi intervento le presenze deivolontari sono state 94 per untotale di 844 ore lavorate. E’ statotolto il fango dai locali della pro-duzione, dai magazzini dei pro-dotti finiti e dei semilavorati, dallacentrale termica, dalla centraleelettrica, dagli spogliatoi dellemaestranze, dai locali mensa, dal-l’infermeria, dai magazzini oveerano riposti i materiali di imbal-laggio della merce finita nonchédai cortili sepolti da più di 40 cen-timetri di fango. In totale l’inter-vento ha comportato la pulizia dicirca 5.000 metri quadrati di localivari e l’asportazione di circa 1.000metri cubi di materiali vari (fango,imballaggi, cartoni e altro ancora).

Alla fine nei nostri occhi è rima-sto il sorriso delle maestranze,quasi tutte ragazze che ci hannoringraziato per avere salvato la“loro fabbrica”. Nelle nostre maniè rimasta una grande quantità dicioccolatini che la direzione ci havoluto offrire quale omaggio daportare alle nostre mogli, fidanza-te, figlie e nipoti, perché ci perdo-nassero di essere stati lontano daloro nei giorni dell’emergenza.

CARNICALa croce sul Monte Sernio

Le penne nere del gruppo di Dierico, guidate da Marco Fabiani, hannoposato sulla vetta del Monte Sernio, a quota 2187, una grossa croce chedomina le vallate delle Alpi Carniche al confine con il Canal del Ferro. Lacroce, alta 4 metri, è opera di Enrico Ciani ed è stata benedetta al terminedella Messa, celebrata in vetta da don Paolo Verzegnassi, alla presenza diun centinaio di alpini del gruppo.

La benedizione della croce sulla vetta del Sernio.

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Dalle nostre sezioni all’estero

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Dalle nostre sezioni all’estero

La prima sensazione che si prova quan-do, passato il tropico del Capricorno, siosserva il sole spuntare all’orizzonte è chestia sorgendo dalla parte sbagliata. Unsegno inequivocabile che il più vecchiocontinente del mondo dà, anche ad unvisitatore distratto, di trovarsi nella terradelle contraddizioni. Dallo spazio che siestende sterminato, arido, inospitale, allecittà affollate, con grattacieli arditi e parchi enormi, beneattrezzati e curati. Per non parlare delle campagne tenutecome giardini.

Appena si comincia a passeggiare per le vie di Sydney,Melbourne o Adelaide si scoprono i segni di una storia diappena due secoli: gli edifici fine ottocento, pochi ma ele-ganti, sono schiacciati dal prepotente sviluppo urbanisticodegli ultimi quarant’anni. Le periferie si estendono a perditad’occhio, per vie perpendicolari, con graziose villette,addossate le une alle altre, e giardini che farebbero la gioiadei botanici di tutto il mondo. La primavera incipientemostra con discrezione le primizie di un ambiente favorevo-le alle colture esotiche.

In questo contesto, dove tutto risente dell’impronta ingle-se, dall’effige della Regina sulle monete alla circolazioneviaria – si tiene la sinistra - dalle misure in feet (piedi, n.d.r.)alla polizia che non perdona, gli italiani si inseriscono comeuna componente importante, attiva ed apprezzata in unprocesso di crescita economica e culturale di grande rilievo.Si muovono a loro agio, ricoprono cariche pubbliche, sonoparte del mondo imprenditoriale, promuovono iniziative di

carattere culturale e sociale e costituiscono una garanzia peril futuro di un Paese che dispone di potenzialità e ricchezzeenormi. All’interno della Comunità italiana ci sono gli Alpi-ni, ovviamente, e non sono secondi a nessuno. Ogni città hail suo monumento con l’aquila dalle ali spiegate. Molti par-chi sono segnati dalla presenza delle penne nere con viali,costruzioni, parco giochi e soprattutto all’interno dei Club,che proliferano ovunque, si respira l’aria alpina in mille ini-ziative umanitarie, gastronomiche o ludiche. Sono presenti atutte le manifestazioni patriottiche e civili.

L’avvenimento che riunisce tutte le sezioni A.N.A. è ilRaduno Nazionale d’Australia, che quest’anno si è svolto aWollongong il 4 e 5 ottobre 2002. E’ stato uno spettacoloveramente toccante. Vessilli e gagliardetti scortati da centi-naia di penne nere, a ranghi inquadrati da baldi giovani diuna volta, hanno sfilato davanti ad un folto pubblico tra ildivertito e l’ammirato. Ogni gruppo era in divisa o con giac-cone e cravatta rigorosamente verdi. Il cappello alpino, logo-ro e con le medaglie ossidate, esibito come una gloriosa ban-diera. Tra i presenti l’alpino più anziano, Agostino Peruch,classe 1915. Di leva nel 1936, finisce in Abissinia nella Sezio-ne Autonoma fino al’39, giusto in tempo per essere rimpa-triato e spedito in Albania . Guerra contro la Grecia, occupa-zione, cattura da parte dei Tedeschi l’8 settembre e “gita” sulfronte russo, con “passeggiata” da Lember (Polonia) a Kiev,

a scavare trincee e a sperimentare il canto delle Katiuscie.L’ospitalità di una famiglia russa lo salva ma non gli evita laprigionia. Torna in Italia nel novembre del ’45. Licenze frui-te: un mese, per matrimonio.

I riti, le bandiere, la messa celebrata dal vescovo mons.Peter Ingham e dai sacerdoti Giuseppe Canova e AngeloGagna, hanno fatto dimenticare a tutti quanto lontano fosseil paesello lasciato da oltre quarant’anni. Lì c’era l’Italia con isuoi dialetti friulano, veneto, abruzzese e qualche infiltrazio-ne tosco- molisano-lombarda, con i ricordi di persone care,di case abbandonate, di vini e formaggi che non si trovanopiù. E c’era soprattutto l’orgoglio d’essere Italiani e Alpini,di mostrarlo e di sentirsi ancora parte attiva nel Paese.Australiani, certo: d’Italia!

A far cornice alla cerimonia, le donne: l’altra parte dell’u-niverso alpino. Guardavano con ammirata soddisfazione illoro uomo scattare sull’attenti davanti alle bandiere, coinvol-te nella ritualità di una cerimonia che sintetizza i momentitopici dell’alpinità: la Patria, la famiglia, il sacrificio, l’altrui-smo e un comune sentire. Partecipano attivamente alle ini-ziative delle sezioni e dei gruppi perché la penna ricorda ilpadre, il nonno, il fratello e forse anche qualche cara amici-zia ormai persa nei meandri della memoria. Sono concrete,attente, legate all’Italia in modo viscerale conservandonetradizioni, ricordi, modi di vivere. Accettano con apparenterassegnazione che il loro Alpino sia sempre pronto a calcarsiin capo il suo cappello e a intraprendere viaggi di migliaia dichilometri per un raduno o una ricorrenza. Si allarmano solo

quando lo vedono spegnersi davanti al televisore.Alla serata di gala del 4 ottobre, con oltre seicento parteci-

panti, erano presenti il rappresentante del Premier del NSWColin Markham, un membro del seggio elettorale Di KeiraDavid Campbell e il vice-console italiano di Wollongong,Turo Chiodo. Il canto degli inni nazionali e il silenzio fuoriordinanza hanno riscaldato l’ambiente e diffuso un senti-mento palpabile di commozione. Le cante di montagna edelle più belle canzoni d’un tempo hanno creato un’atmo-sfera di genuina italianità, sottolineata da un vibrantediscorso del nostro vice presidente nazionale vicario Corra-do Perona.

Nel pomeriggio la convention con i presidenti delle Sezio-ni e i loro più stretti collaboratori. I temi di maggior interes-se sono la comunicazione con la Sede Nazionale e L’Alpino.La nostra rivista è attesa e letta con grande attenzione. E’ illegame con tutti gli Alpini, la sintesi delle attività più impor-tanti e il contenitore delle nostre riflessioni sui problemidelle Forze Armate e sul futuro dell’Associazione in Italia eall’estero. Hanno chiesto che arrivi. Magari in tempi ragio-nevoli. Abbiamo spiegato che in Italia esistono gli stessi pro-blemi, ma siamo sicuri che il mal comune non li accontenta.

A conclusione di due splendide giornate all’insegna dell’i-talianità, dell’alpinità e dell’amicizia non si può che dire:Bravi Alpini d’Australia e grazie!

Un plauso particolare merita il presidente della Sezione diWollongong, organizzatore della convention, AntonioPanozzo, un cimbro dell’Altipiano dei Sette Comuni.

AUSTRALIA - A WOLLONGONG IL 20° RADUNO NAZIONALE

di Vittorio Brunello

Il vice presidente nazionale vicario Corrado Perona, conaccanto il consigliere nazionale Vittorio Brunello delegatoai contatti con le sezioni all’estero consegna al rappresen-tante del presidente dello Stato di Wollongong ColinMarkham il crest dell’ANA. Al centro lo speaker dell’as-semblea, Galante, a sinistra il presidente della sezione diWollongong Antonio Panozzo.

SYDNEY - Epping: alla “Casa d’Abruzzo” un monumento all’Alpino

DUE COMMOVENTI, SPLENDIDE GIORNATE

ALL’INSEGNA DELL’ITALIA,DELL’ALPINITÀ

E DELL’AMICIZIA

la riunione dei presidenti delle sezioni australianea Wollongong

Alla “Casa d’Abruzzo”di Eppingsorge il monumento all’Alpino -un’aquila bronzea nell’atto dispiccare il volo che sovrasta unapiramide in pietra - eretto dallepenne nere della sezione di Syd-ney in ricordo dei Caduti. L’ideadi costruire il monumento è natada un progetto ideato oltre 10anni fa e realizzato con pazienza,grazie al contributo di tutta lacomunità che ha partecipatonella raccolta dei fondi necessariper completare l’opera.Il giorno dell’inaugurazione c’e-rano proprio tutti: le penne neredella sezione australiana, ungruppo di bersaglieri e tantiamici. Gli onori di casa sonostati fatti dagli alpini del gruppodi Epping, guidati da GuidoFasciani. La Messa è stata cele-brata da padre Giuseppe Molon,che al termine ha benedetto ilmonumento.

Bravi, Alpini d’Australia. E grazie!Bravi, Alpini d’Australia. E grazie!

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Come un presepe, quattro case in un paesaggio innevato sullosfondo di vette contro il cielo, ombre lun-ghe della sera che incalza: è il fascino del-l’inverno e della montagna addormentata. Questa splendida fotografia è stata scatta-ta da Marino Amonini ad Agneda, sulleOrobie valtellinesi. Sullo sfondo il gruppoScais-Redorta.

Obiettivo sulla montagna