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Diario di Viaggio…
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
9 - 23 AGOSTO 2009
NORD KIVU Goma – Ndosho
SUD KIVU Uvira – Kalundu Bukavu –Nnguba, Cahi
di Monica Pinardi
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A Filippo
Cercare significa: avere uno scopo.
Ma trovare significa: essere libero,
restare aperto, non avere scopo.
(H. Hesse – Siddharta)
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Domenica 9 agosto Emozioni forti già dal mattino… Stamattina siamo stati a messa nella cripta del Duomo di Parma e il parroco ha benedetto le croci (che porteremo con noi) e coloro che le avranno con sé. In quel momento mi sono emozionata molto… bello davvero! La messa mi è piaciuta. Il Vangelo di oggi parlava di FEDE, ACCOGLIENZA. Avere fede è avere fiducia in “qualcuno”, non capire a tutti i costi. É vita. O accetti (apri la porta) o rifiuti. Anche il parroco ci ha lasciato dicendo che il dono che noi faremo è un dono in primis a noi stessi (dico anche perché già Alberto ce lo aveva detto…). Credo che questa esperienza ci darà tanto. …esserci è già un grande dono… …è come tornare a casa…
Lunedì 10 agosto Eccoci sul suolo africano. Aeroporto di Addis Abeba. Stiamo aspettando il volo per Bujumbura col quale probabilmente faremo scalo (via Kigali). Il viaggio per ora tutto bene, a parte la guardia giurata che a Roma ce l’aveva con il bagaglio a mano del Vince! Un incubo! All’arrivo ad Addis Abeba il cielo era coperto e c’erano 16°C! Pensavamo di trovare il sole! Il paesaggio era molto verde (classico colore dei prati inglesi), con tanti “fiumiciattoli” (acqua color marrone), strade di fango, case/baracche e qualche collina…insomma paesaggio “ondulato”. Sono le 12:15 e siamo atterrati a Kigali (Ruanda). Qui non ci sono più 16°C, ma 25°C con sole! Specchi d’acqua, colline verdi, alberi, e case basse lungo le strade di terra rossa. In aeroporto ci sono elicotteri militari e un aereo US AIR FORCE. 13:20 Atterrati a Bujumbura. Terra piatta di colore giallo e verde, con zone di terra bruciata (cenere di colore nero). Solo in lontananza le montagne. L’aeroporto sembra una serie di “pandori” o campane. C’è il sole! Scendendo dall’aereo sono stata avvolta dal caldo vento africano…che bella accoglienza! Suor Meuccia, puntuale, era già lì all’aeroporto ad aspettarci. Fatti pochi chilometri ci siamo fermati alla Karera Beach (dopo essere passati davanti a diverse caserme ONU), un paradiso: spiaggia di sabbia bianca/rossastra con palme di cocco che finisce nel lago Tanganica. Sembra il mare, è mosso grazie a questo piacevolissimo vento! Siamo seduti a bere una birra e a chiacchierare della situazione attuale del Congo. Suor Meuccia si sente congolese, è qui dal 1987. Soldati, insegnanti, nessuno ha uno stipendio. Le organizzazioni fanno qualche progetto e poco più. L’ONU si occupa dei “suoi” affari legati alle ricchezze minerarie. C’è un legame con la Cina (comprano i loro prodotti che però non durano, es. tubature). Goma è una città che ospita profughi. Ora siamo diretti a Kalundu. C’è una sola strada, percorsa da jeep, bici e persone in carrozzella o a piedi, che collega il Burundi al Congo. Fino alla dogana del Burundi la strada è asfaltata, poi sterrata con grandi buche. Ai lati, campi coltivali e pascoli. Tanti alberi di banano. Villaggi costellati di bambini, donne e uomini.
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Qualche bancarella di frutta e pane. Le donne con i cesti trasportati sul capo e i bambini legati sulla schiena. La foto del Presidente è su ogni vettura e alla dogana del Congo c’è un manifesto con le 5 promesse elettorali del Presidente Joseph Kabila:
• routes (strade) • emploi (lavoro) • logement (abitazioni) • écoles et hôpitaux (scuole e ospedali) • eau et électricité (acqua ed elettricità)
Ah, Amani (il nostro autista) ha detto che nel lago Tanganica ci sono i coccodrilli!! « Donc ici il faut donner de l’argent à tout le monde » (dunque, qui bisogna dare del denaro a tutti; Amani) Nel tragitto per arrivare a Kalundu abbiamo attraversato Uvira dove ai lati della strada brulicavano tantissime persone, a piedi, in bici, in moto e tante piccole attività commerciali; c’era il mercato dei prodotti alimentari (es. carne esposta su griglie… mi è venuto in mente il mercato di Sharm El Sheik) e di vestiti ecc. Abbiamo guadato un fiume perché il ponte era inutilizzabile. Nel fiume i bambini facevano il bagno, le donne lavavano i panni e gli uomini le auto e i camion. La terra è rossa…la polvere… Siamo arrivati alla missione, dove c’è una chiesa bianca che si vede in lontananza arrivando dalla città. Le case sono come quelle che avevo visto in Egitto, fatte di “terra essiccata”, qualche mattone lungo la strada, solo le nuove costruzioni sono in mattoni. Il lago ha fatto da sfondo a tutto il percorso. Dalla cucina della missione si vede il lago, da cui dovremmo vedere sorgere il sole. Le persone hanno uno sguardo profondo. Qui abbiamo trovato ad accoglierci Suor Sifa, Suor Veronique, Suor Pascasie, oltre a Sabrina, Luigi e Francesco, mentre Filippo lo vedremo mercoledì a Bukavu. Abbiamo cenato tutti insieme, è stato bello e abbiamo mangiato molto bene, anche la frutta e la verdura di qui! Ottimi! Anche il liquore che ho bevuto alla fine mi è piaciuto molto: crema di Maracuja. In camera c’è decisamente caldo e con tutto quello che abbiamo mangiato non sarà facilissimo digerire e dormire, anche se il viaggio ci ha provati! Buonanotte! Ho dimenticato una cosa bellissima: cielo stellato strepitoso e via lattea come non ho mai visto prima. Ho anche visto una stella cadente…ed espresso un desiderio!
Martedì 11 agosto
Oggi sveglia alle 5:30 e dopo colazione, viaggio di un paio d’ore per arrivare a Mboko da Padre Elia e Padre Fabio (nella regione di Fizi, confinante con la provincia di Uvira di cui fa parte Kalundu). Bella accoglienza, tantissimi bambini. La missione è in riva al lago Tanganica, bellissimo! Spiaggia bianca dove siamo stati accolta da un’onda di bambini. Nella missione c’è una scuola (foyer), le aule del catechismo e una casa dove potrebbero essere ospitate alcune suore missionarie.
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Una vecchia costruzione delle suore Piccole Figlie è stata distrutta con l’ultima guerra dai locali. Ci sono ancora dei guerriglieri nascosti nella foresta, gli ex partigiani (Mai-‐Mai), perché in questa zona i ruandesi (del genocidio del 1994) si sono trasferiti, si sono integrati coi congolesi e non vogliono più tornare in patria per paura delle rappresaglie. Nella sua opera l’ONU non è sempre vicina e attenta alle reali esigenze della popolazione, ma per certi aspetti sembra rispondere ad altre logiche di interesse, che portano a spendere grosse quantità di denaro inutilmente. Abbiamo fatto un ottimo pranzo e poi ci siamo seduti sotto il portico a chiacchierare. Il mattino, prima del pranzo, oltre alla missione abbiamo visitato un villaggio dove fabbricano i mattoni (argilla + acqua = mattone; essiccato al sole e poi cotto grazie ad un grosso fuoco che dal basso va a cuocere i mattoni impilati a formare una “montagna”) e dove fanno l’olio con i semi di cocco. Vivono anche di pesca, con barche in legno (piroghe) e grosse reti. Fanno anche il sapone. Poi tornati alla missione abbiamo giocato coi bambini sulla spiaggia, il Cero ha fatto il bagno e noi le foto! I bambini impazzivano per le foto! Il viaggio di ritorno è durato un paio d’ore (circa 50 km) su strada sterrata, attraversando diversi villaggi. La strada in parte costeggiava il lago e in parte era circondata dalla foresta. All’interno sono presenti anche importanti giacimenti minerari. Dimenticavo la meraviglia del vedere sorgere il sole sul lago, piatto come una tavola. Anche oggi nel pomeriggio il vento ha reso il lago mosso, come ieri; accade solo a metà pomeriggio per qualche ora… il lago sembra un mare. Tornati qui in missione a Kalundu ci siamo rifocillati un attimo e poi siamo usciti a salutare i bambini…giro giro tondo…erano tantissimi! Mentre una ragazza faceva qualche passo di danza siamo stati travolti da un’onda di suono crescente… una sensazione strana… e poi ti chiedono i vestiti e l’argent (i soldi). Dopo una super doccia eccoci sotto il portico a chiacchierare. Finalmente relax. Il viaggio è stato un po’ stancante, ma ricco! Domani andremo a Bukavu.
Mercoledì 12 agosto
…donne guadi ponti geografia matrimonio agricoltura viaggio per Bukavu frutta mercato… “L’AFRICA è DONNA” Tantissimo poveri e pochi ricchi. Gli occhi non hanno limite (Suor Paula a Chai, quartiere di Bukavu).
Ieri sera ero così cotta che ho scritto sicuramente meno di quello che volevo e non in italiano! Spero stasera di riuscire a recuperare.
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Altra cena deliziosa, ma soprattutto bella chiacchierata con gli altri ragazzi dopo cena, sotto le stelle. Karibu = benvenuto Jambo – Jambo sana = ciao Sulla giornata di ieri mi sono dimenticata di raccontare che abbiamo attraversato diversi fiumi/torrenti e che i ponti sono spesso inutilizzabili (o sono quelli lasciati dai coloni belgi ormai pericolanti a causa del peso che li attraversa o di “fortuna”, fatti di assi di lamiera appoggiate alle due rive). Sui paesi confinanti volevo dire che alcuni sono anglofoni (Uganda, Ruanda, Burundi) e il Congo è filo francese (almeno l’attuale Presidente). Ieri sera ho chiacchierato con le due sorelle, Veronique e Paskasie di Kalundu, che mi hanno fatto una breve lezione di geografia e geologia. I laghi sono cinque a cavallo tra il Congo e i Paesi confinanti, dovrebbero essere di origine vulcanica o comunque tettonica, per il movimento delle placche. Goma è stata costruita vicino ad un vulcano attivo e al lago Kivu. Sulla lava dell’ultima eruzione del vulcano hanno costruito case ed edifici. La lava viene anche usata per costruire i mattoni. La capitale, Kinshasa, dista circa 2300 km da Bukavu. Non ci sono strade che collegano Bukavu alla capitale, si può raggiungere solo in aereo o direttamente da Bukavu oppure prendendo un traghetto per Goma e da lì un aereo per Kinshasa. Il Congo confina con ben 9 Paesi! Ma arriviamo ad oggi… passando per il matrimonio: le donne vengono vendute dalla famiglia al fidanzato/marito che deve pagare una somma complessiva di circa 1000 dollari (per la donna, per vestire il suocero, fare regali alla suocera, sorelle e cognate); se la somma non viene pagata, la famiglia può anche riprendersi la figlia (che nel mentre magari ha già avuto dei bambini) e darla in sposa ad un altro uomo. Poi c’è l’usanza che se un uomo (o una donna) rimane vedovo, gli viene data in sposa la figlia (sorella della moglie) più piccola che accudirà i nipoti e con la quale potrà avere altra prole. Frutta: ananas, banane, papaya, maracuja, tamarindo, limoni, arance, mandarini, mango (maturo a novembre), prugne, cocco. Oggi passando dal Sud Kivu al Nord Kivu, costeggiando il lago Tanganica, il fiume Rusizi e il lago Kivu, il paesaggio è cambiato molto. Dalla piana (circa 800 m) siamo arrivati a 1600 m (passando ad un massimo di 1800 m). All’inizio del percorso ci siamo trovati alla nostra destra la piana degli elefanti, poi siamo passati in una zona che sembrava savana e infine siamo giunti all’escarpement, dove finiva la strada asfaltata (costruita dagli italiani) e iniziava quella sterrata (color ocra e poi rosso). L’escarpement è una strada a strapiombo su una valle fluviale, molto verde, con coltivazioni. Ad un certo punto ci siamo fermati per fare una foto al panorama e si sentiva il rumore dell’acqua del fiume! Proseguendo siamo stati ricoperti di polvere rossa… Lasciata la valle, siamo arrivati sulle montagne dove sono presenti diversi villaggi anche distanti tra loro, punteggiati di capanne o tende (sono anche accampamenti di soldati…). C’era una fabbrica molto grande di mattoni e per il resto campi e coltivazioni. Infine, siamo giunti a Bukavu, una città grande con diversi quartieri. Coltivano riso, piante di cotone (se non mi sbaglio), banane, palme da cocco, majoca, canna da zucchero, verze, pomodori, tuberi, agrumi… tutti questi prodotti sono poi venduti dalle donne
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sulle bancarelle lungo la strada (dove anche noi abbiamo fatto spesa, trattando il prezzo ovviamente!). Nei campi, lungo le strade si vedono tante donne che lavorano e trasportano i prodotti raccolti. L’agricoltura, il principale settore dell’economia africana(85%), è DONNA. Abbiamo vsito donne e bambini lungo le rive dei fiumi a fare il bagno e il bucato… Ci siamo fermati anche a vedere un sito di acqua termale, abbiamo anche toccato queste acque calde, fumanti. Nel tragitto abbiamo fatto due tappe: a Kavinvira da Padre Italo (all’inizio del tragitto, a circa 125 km da Bukavu, che in totale dista 128 km da Uvira e qualcosa in più da Kalundu) e poi a Lungutu dai Padri e Sorelle Saveriani, quasi alla fine della strada asfaltata (dopo circa 60 km). Suor Meuccia è una grande donna (gestisce le case, le suore, gli operai, guida l’auto…); è forte, sembra instancabile. Arrivate alla periferia di Bukavu ci siamo fermati a Cahi, dove Suor Paula e Suor Ortense ci hanno accolto con un super pranzo! A dire il vero ci ha accolto anche Filippo, cantando e suonando con Paula per darci il benvenuto -‐ Karibu! Altra super accoglienza anche qui a Bukavu (Nguba), dove la casa delle Piccole Figlie è di proprietà, come a Goma, mentre a Kalundu è della Diocesi. Le sorelle Solange, Denise e Brigitte, le postulantes Nöel e non ricordo l’altro nome hanno cantato e danzato per noi per darci il benvenuto. Poi abbiamo accompagnato Suor Brigitte alla casa di preghiera di Amani, che significa Paix (pace), per un ritiro spirituale. Questo luogo è circondato dal lago Kivu e dal fiume. L’acqua del lago era piatta, una tavola. È un luogo spettacolare, che dà un gran senso di tranquillità appunto. Infine doccia e cena. Qui abbiamo stanze singole con bagno in camera. Ma la corrente c’è solo di sera e di notte. Anche l’acqua nella stagione secca è scarsa. Qui a Bukavu oggi veniva il Presidente Joseph Kabila. Tutti i negozi erano chiusi e la gente era in piazza ad aspettarlo. Ad Nguba ci sono 4 cani, più 2 cuccioli malati, però molto carini e dolci. Rileggendo i miei appunti di inizio serata… dovrei esserci! …dimenticavo, i camion enormi sulle strade stracolmi di merce e persone. Spesso si incontrano camion fermi con una ruota a terra! Abbiamo incrociato anche dei trattori, acquistati con i finanziamenti dei progetti delle organizzazioni. Non ricordo se ho già detto che soldati, insegnanti e altri dipendenti statali non sono retribuiti. I soldati che si trovano nelle foreste qui attorno, stanno facendo azioni di guerriglia e di saccheggio. Le foreste sono gli “unici” posti meno sicuri in questo periodo, in questa regione. Alcune persone che ci hanno accompagnato nel nostro percorso a Bukavu… Chaco e Deò, Homba, Papà Chantal Ora rimarremo a Bukavu alcuni giorni. …Accoglienza Musica Calore Colori…
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Giovedì 13 agosto
Stamattina colazione alle 7:30 e poi siamo usciti a piedi per andare in città a visitare il centro Sainte Eugenie dove ci sono bambini disabili e adulti con protesi o problemi motori (è un po’ come il Don Gnocchi a Parma). Ci sono due medici e diversi fisioterapisti. Fanno gessi, protesi, hanno carrozzine… Ci sono sale per la fisioterapia dei bambini, anche molto piccoli e quelle per gli adulti. È presente il reparto di radiologia e una zona ospedaliera. In un’ala ospitano orfani e bambini con le mamme a cui danno lavoro (lavori di ricamo e di cucito, confezionano tessuti e bamboline). Dimenticavo, per arrivarci abbiamo preso il bus! Si cammina per le strade non asfaltate, “zigzagando” per evitare i rigagnoli di fogna che scorrono al centro o ai lati delle vie. La città è caotica. Ad un certo punto, attraversando la strada ci siamo accorti che arrivano macchine della polizia… abbiamo visto il Presidente Kabila, che guidava personalmente l’automobile (una Jeep)! Rientrati alla casa delle Piccole, sono arrivati gli artigiani e commercianti… è un rito la contrattazione! Ci siamo interrotti per il pranzo e poi siamo tornati fuori per concludere… erano tutti molto contenti! Poi abbiamo giocato a pallavolo a piedi scalzi sul prato (non commento il colore dei piedi a fine partita), e la mia squadra ha vinto. Anche Suor Solange ha giocato con noi. Infine, sono arrivati altri due venditori, Bruno con un nipote, per cui abbiamo contrattato ancora.
Venerdì 14 agosto Ieri mi sono dimenticata di dire che dopo aver visto Kabila, noi siamo andati al centro delle Suore Donagemma (sarà giusto il nome?) dove lavorano in questo periodo una decina di volontari italiani, che stanno ristrutturando una scuola. Poi con Joseph (un medico) siamo stati a visitare un centro per bambini di strada (maschi e femmine sono in due centri diversi). E’ stato molto interessante parlare con questo medico che ha anche fatto formazione nel campo della psicologia infantile. Lavorano sui singoli ragazzi, cercano la famiglia di origine, lavorano con la famiglia, poi li fanno incontrare e proseguono il lavoro insieme (es. quattro incontri al mese). Ieri sera ho fatto una torta assieme a Solange per il compleanno di Vincenzo, speriamo sia buona! Ore 18:30 Oggi siamo stati al Villaggio di Papà Jean Paul (o Papà Chantal, perché mama e papà prendono il nome dal primo figlio/a; se nascono dei gemelli i genitori prendono un titolo “maggiore”, che dipende dalle tribù). E’ stato bellissimo, abbiamo camminato un po’ per arrivare al porto dove abbiamo preso il bus che ci ha portato fino al villaggio, immerso in un bananeto. Grandissima accoglienza! Tutta la famiglia di Papà Jean Paul ci aspettava, ma non solo, tutto il villaggio, soprattutto i bambini. Abbiamo giocato con loro… giro giro tondo, sacco pieno/mezzo/vuoto e bandiera! Ci siamo divertiti. Poi abbiamo fatto una passeggiata fino alla fine del villaggio. Si vedeva dall’alto il lago Kivu, la riva, una sede “MONUC” con una fabbrica per l’estrazione del gas metano dal lago. Tornati al villaggio eravamo stremati dalla camminata, dal caldo, dall’onda di bambini che era con noi. Papà ci ha ospitato nella casa di sua figlia dove abbiamo mangiato i panini, bevuto la birra e fatto la siesta. Dal Villaggio siamo scesi a piedi fino alla via principale, dove siamo saliti sul cassone di un furgone per tornare alla Piazza d’indipendenza dove abbiamo proseguito in taxi.
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Rientrati a Nguba, siamo scesi in riva al lago Kivu dove i ragazzi hanno provato a pescare…senza risultato! Ho visto un martin pescatore (bianco e nero). Le piroghe dei pescatori erano sull’altra riva del lago. L’acqua era piatta. Mi sono seduta sulla riva e mi sono rilassata… un bel senso di tranquillità.
Sabato 15 agosto Ieri sera abbiamo fatto une fête pour l’anniversaire de Vincenzo! Cena ricca per la festa di compleanno, con pesce, rigorosamente pescato nel lago Kivu (non da noi ovviamente), le melanzane, il purè e le banane fritte. Poi abbiamo portato la torta con le candeline (31) e un fuoco di artificio in miniatura. Gli auguri di buon compleanno li abbiamo cantati in italiano, swahili e francese! Vincenzo ha scartato il regalo e puis nous avons dansés. Alla fine ero davvero stremata! Gina la kunani? = come ti chiami? Musungu = uomini bianchi Abari – Musuri (per salutare dopo Jambo) Aksanti = grazie Moussi = uomini neri Oggi siamo stati in città a visitare il centro nutrizionale di Padre Giovanni. Stavano distribuendo il cibo alle famiglie dei bambini con problemi di malnutrizione. La distribuzione viene fatta il sabato, mentre durante la settimana distribuiscono il cibo solo ai bambini al mattino e a pranzo, secondo la dieta prescritta dal medico che li ha visitati. Siamo andati a salutare un gruppo di bambini che, invece, restano sempre al centro (vanno a casa solo ogni tanto). Hanno cantato per noi, abbiamo ballato e distribuito le caramelle. Che meraviglia che sono questi bambini! Siamo anche passati alla casa di da Padre Riccardo (l’esorcista), ma senza incontrarlo perché sarebbe rientrato nel pomeriggio. Nel mentre è arrivato Padre Luigi, il cappellano delle carceri di Bukavu (sono anche qui sovraffollate). Ci ha raccontato che i soldati e i civili in prigione non vanno d’accordo. …Polvere Musicisti Concerto Artigiani sordomuti Bidonville Miseria… Siamo passati attraverso la “bidonville” di Bukavu (che non è proprio una bidonville, semplicemente qui le case sono per lo più così, a parte le zone più residenziali), con le fogne a cielo aperto. Il senso di povertà e miseria era dominante. Dopo pranzo Suor Meuccia ci ha portato assieme a Suor Solange a vedere un concerto in periferia fatto dai ragazzi orfani o di strada raccolti e accolti da un’associazione ASO, che insegna loro un mestiere e tiene corsi di alfabetizzazione per poi re-‐inserire i giovani nella società. Siccome Solange si è sbagliata e ha telefonato ad un gruppo di artigiani che fanno lavorare persone sordomute, siamo passati nel loro atelier, dove le donne confezionano le bamboline di stoffa e gli uomini lavorano il legno. Qui ho riso tantissimo… ma eravamo anche di fretta perché come ha sottolineato la Mea allontanandosi…“ma sì, siamo dovuti passare perché Solange ha telefonato!!”
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Tuende = andare La polvere è una costante. Questa terra rossa si impregna nei vestiti, sul corpo e si respira continuamente. Poi siamo tornati alla casa delle Piccole, dove abbiamo giocato a pallavolo. Oggi prestazione decisamente da dimenticare! Ora siamo nel giardino dell’hotel Ville Orchid, dove coltivano diverse specie di orchidee. Alcuni di noi recitano i vespri con le sorelle. Io mi trovo a scrivere in riva al lago nella posizione Yoga del Loto (che non riuscivo mai a fare a casa!). Si sta benissimo, la luce sta calando e sono seduta sul molo… l’acqua si muove appena per un vento leggero che ci accarezza il viso… non si vede l’orizzonte… si vede qualche luce sulla costa, che si riflette nel lago. Leggera… malinconica…tranquilla… Ci sono le piroghe dei pescatori con le lanterne… si sente il verso dei grilli… e un gran senso di pace ti avvolge… qualche tuono… (oggi è piovuto un po’) AFRICA Inseguo l’incresparsi delle onde nel lago Arrivo a due lanterne di pescatori, è sera. Sento le loro voci, sono vicini Cerco di immaginare quello che stanno dicendo Non ci riesco Ma mi basta così. (Filippo) Mea ci ha offerto l’aperitivo… abbiamo preso il SINGAPORE… e devo ammettere che ha fatto super effetto! Mi gira tantissimo la testa, bello però! Abbiamo preso l’aperitivo seduti in terrazza con vista lago e lampi all’orizzonte. Domattina si parte alle 6:00 per Goma.
Domenica 16 agosto Una città che corre… questa è la prima immagine di Bukavu la domenica mattina alle 6:00! È divertente, se non altro ci sono meno macchine in giro! Ieri, invece, era giornata di matrimoni, abbiamo visto diverse macchine di sposi. Stamattina sveglia alle 5:00, era ancora buio e uscendo ho visto la luna. È sempre bellissima e mi riempie il cuore. Adesso siamo sul traghetto in viaggio verso Goma. Il lago è piatto, si vedono i pescatori sulle piroghe. Siamo un po’ stretti, ma va bene, l’unica cosa è la musica troppo alta! I pescatori quasi non si vedono per la foschia che ci avvolge. Il sole si intravede tra le nuvole… una piccola luce. Il cielo e l’acqua si mescolano, hanno lo stesso colore. “Dal traghetto che da Bukavu ci sta portando a Goma che bello condividere “pelle a pelle” ;-‐) questo viaggio. Che bello passarsi informazioni, scambiarsi frasi di libri, di storie, di immagini, di scoperte fatte e di “verità” conquistate. Grazie per essere qui con me, noi!” Cecilia
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“Facciamo tutti parte di un disegno più grande di cui non vediamo per intero l’infinita bellezza” Una donna spezzata -‐ Simon De Bouvoir “Grazie Ceci, sei sempre molto dolce. Le tue parole mi fanno commuovere… Sono molto contenta di essere qui con te e con voi, siete un bel gruppo, eterogeneo, ognuno con le sue particolarità, ma belli insieme… mi sono sentita accolta… GRAZIE! Quanti doni in questo viaggio…” Monica Alle 12:00 circa siamo arrivati a Goma. Anche qui non c’è il sole, ieri è piovuto. La terra è nera (di origine vulcanica). Al porto è venuta a prenderci Suor Georgette, che parla bene l’italiano. Siamo venuti fino qui alla casa delle Piccole Figlie a Ndosho in bus. Abbiamo costeggiato il lago, dove sulla riva tanti uomini, donne e bambini (maschi e femmine sempre in zone separate) facevano il bagno e lavavano abiti e stoviglie. Le prime strade che abbiamo percorso erano tranquille, con poche persone, case in costruzione o ricostruzione, pietre laviche sparse qua e là, immondizia… poi siamo giunti sulla strada principale, l’unica via di Goma ai bordi della quale si sviluppano diversi quartieri e le botteghe sono disposte lungo la via… mercati di prodotti alimentari e negozi di abbigliamento. Le persone indossavano gli abiti della festa. C’erano macchine, moto e persone a piedi, ma forse è meno rumorosa di Bukavu. L’atmosfera è molto diversa, saranno il colore della terra e quello del cielo che ci ha accolti, ma è più grigio, triste e in alcuni punti quasi spettrale. Ovunque ci sono pietre, massi, case semidistrutte. L’accoglienza alla casa delle Piccole è stata ottima, come sempre. Ci sono anche Suor Alice e Bernadette, una giovane ragazza “aspirante suora”. Abbiamo pranzato e ora sono sulla terrazza di una delle case dei padri dove dormiamo io, Filippo, Vincenzo e Alessandro. Che pace, sento le voci al di fuori del muro di recinzione… urla, voci di bambini e ragazzi. Nel giardino c’è un orto e girovagano alcune galline. Suor Georgette ci ha raccontato che lo scorso 29 settembre (2008) i ruandesi alleati con gli ugandesi (appoggiati dai paesi anglofoni) hanno tentato la “presa di Goma”, che però non è andata a buon fine. La città ha visto e vissuto la guerra: tutti se ne sono andati, le organizzazioni, l’esercito… le suore, invece, sono rimaste chiuse qui, nella loro missione. Ci sono stati saccheggi e violenze. Forse è l’aria della guerra che continua ad aleggiare e a creare questa particolare atmosfera. Ieri mi sono dimenticata di sottolineare quanto sono buone qui le arachidi!! Miseria mista a disperazione e a impotenza… Starei qui a dormire cullata da questa dolce brezza, ma dobbiamo trovarci per fare un giretto qui nei dintorni. ...mi affascina… …oggi abbiamo visto due italiani che lavorano in una ONG in Ruanda; lavorano ad un progetto per la costruzione di un pozzo per l’acqua potabile... …sono un po’ strana, mi sento come ovattata… mi sta scendendo un po’ di stanchezza e forse la malinconia…
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KARIBU SANA KWETU! A ÔUI! (benvenuto a casa tua!) Oggi pomeriggio abbiamo visitato la parrocchia e gli edifici vicini. La chiesa è nuova (circa 4 anni), molto grande, contiene fino a 2500 persone. Poi c’è una scuola, un edificio della Caritas, dove Suor Georgette riceve le persone che hanno bisogno di cure o di cibo. La scuola di alfabetizzazione (2 anni) e dei mestieri è gestita da Suor Giovanna (che ora è per un periodo in Italia). È aperta a maschi, femmine, bambini e adulti, ma su circa 150 persone, solo 2 bambini e 2 adulti maschi (se non ho capito male), perché si vergognano. Poi abbiamo fatto un giro nel quartiere. Le strade sono piene di pietre, le casette in legno con il tetto sempre di legno o di lamiera e, in alcune case c’è la corrente elettrica. La comunità ha acquistato un generatore. L’acqua arriva alle fontane grazie ad una serie di condutture che portano ad una cisterna di raccolta dell’acqua piovana. Le bambine sono molto belle, con queste treccine che cadono sul viso e con i nastri colorati. Anche la pelle sembra molto liscia. Stasera quando sono tornata verso la camera mi sono seduta in terrazza e ho visto che sopra la cima del vulcano c’era una nube di colore rosso. Il vulcano è a circa 15 km da qui. Com’è affascinante! Come si stava bene in terrazza… vento… silenzio… pace (=amani). Come deve essere brutta la guerra… domani andremo a visitare un campo profughi. Mi sono venute in mente le tre domande di cui non si conosce la risposta:
1. cosa pensa un gesuita? 2. cosa possiedono i salesiani (se non sbaglio!)? 3. quanti sono gli ordini delle sorelle?
Lunedì 17 agosto
Il Congo è AFRICA. L’accoglienza delle persone, il modo di vivere, l’ospitalità… sono aperti. Già nei confinanti Ruanda e Burundi ci hanno detto che è diverso. A Goma ci sono quattro campi profughi. Stamattina abbiamo provato a visitarne uno, ma la polizia ci ha fermato perché non avevamo una lettera di autorizzazione, ma soprattutto perché eravamo nove bianchi che potevano vedere le condizioni in cui gravano le persone che vivono nei campi. Allora siamo scesi dal bus per andare a visitare a piedi un’enorme cava di terra (pietre di origine vulcanica), che mischiata al cemento viene utilizzata per le costruzioni. Questa terra è nera, dura, friabile, si sgretola tra le mani, ha la consistenza della sabbia. Abbiamo visto un lago di origine vulcanica (Lac vert, per il colore dell’acqua) appartenente ad un’area protetta. Effettivamente ha la forma di un cratere, i bordi delle montagne che lo circondano a formare un anello, sono alte, verdi e marroni. Tornati al bus ci siamo spostati e siamo entrati in un campo (MUGUMBA) dove non c’era la polizia. Senza autorizzazione possono anche arrestarti. Suor Georgette ci ha detto che solo il 5% dei fondi destinati ai progetti arriva effettivamente QUI. L’ONU e tutte le organizzazioni utilizzano il denaro in altro modo. Solo una volta al mese vengono distribuite le razioni di cibo alle famiglie in base al numero dei componenti. Vivono in tende, se così si possono definire, con una struttura in legno, ricoperta con foglie di banano, utilizzate anche per il tetto.
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La forma è pressappoco questa: In ogni tenda stanno fino a 4 persone. La gente non ha davvero di che vivere (ad es. i ragazzi/uomini profughi lavoravano nella cava). Questa è MISERIA, FAME. Però ti accolgono col SORRISO! Non ho mai provato pena in questi giorni, incontrando tutte queste persone. O forse è pena però hanno qualcosa in più, se fossimo noi nelle loro condizioni sarebbe pena e basta. Hanno una dignità forte, un grande spirito. Insegnano tanto. Anche oggi siamo stati travolti da ondate di bambini, che mi sono sembrati un po’ più malati e meno puliti degli altri, viste anche le condizioni igieniche generali dei campi profughi. Sono molto estesi. Il fatto è che non vedi a breve e forse neanche a medio termine, la possibilità di vedere dei cambiamenti, il miglioramento delle condizioni igieniche, nutritive, lavorative. Vivono di piccolo commercio anche qui a Goma. Lavorano molto bene il legno. Mentre camminavamo mi sono sentita stringere la pancia, salire l’ansia mista a tristezza… l’aria era pesante, faticavo quasi a respirare… mi sono venute le lacrime agli occhi. Poi l’incontro coi bambini, le loro urla, le loro manine, i loro occhi, ma soprattutto i loro SORRISI ti aprono il cuore… Poi siamo stati al centro di ritiro spirituale di Goma (Pallottines), sempre sul lago Kivu. Nel pomeriggio siamo andati a vedere le bocche da cui è uscita la lava nel 2002, che ha sommerso una buona fetta della città di Goma. La lava si è fermata dopo aver travolto parte della cattedrale, lasciando in piedi solo un muro. La potenza della natura. Ritornando ci siamo fermati a comprare alcuni tessuti locali. Ne ho presi due, che belli! Goma è molto diversa da Bukavu. C’è sempre tantissima gente per la strada, traffico, però non è la polvere che ti entra dentro, ma l’odore di benzina, lo smog. E mi sembra che i MOUSSI (neri) non amino molto i MUSUNGU (bianchi). In questa città c’è un aeroporto internazionale dove la Missione delle Nazioni Unite in Congo (MONUC = Mission des Nations Unies en République démocratique du Congo) ha diverse basi. Abbiamo visto oltre ai camion, i mezzi blindati, i carri armati… Stasera abbiamo seguito la messa qui in cappella, mentre stamattina ero andata a sentire le lodi. Ho voglia di stare sola. Ho voglia di vivere “senza aspettative”, di provare l’amore incondizionato. Ora vado a nanna. Domani sveglia alle 5:00.
Martedì 18 agosto Stamattina avevo una gran voglia di piangere e alla fine l’ho fatto… qui sul traghetto. Poi sono uscita a prendere aria e a guardare l’acqua. Poi mi ha raggiunto la Ceci, è stata molto carina e dolce. È bella, ha una bella luce. È stato un momento di condivisione meraviglioso. Il viaggio e la destinazione sono importanti, secondo me, in questa mia esperienza africana. Consapevolezza.
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Dimenticavo, stamattina, direi per la prima volta, mi ha preso un po’ d’ansia perché abbiamo rischiato di perdere il traghetto. Il bus non funzionava e siamo dovuti venire al porto con due jeep. Senza il percorso? Sono davvero matti a guidare! Insomma alla fine ce l’abbiamo fatta! Mi gira la testa. Ho finito di leggere “Il profumo del pane alla lavanda”. Proprio bello, leggero… magia, sentimento d’amore tra sorelle, tra le donne della stessa famiglia e per un uomo. Oggi pomeriggio siamo rimasti qui a casa, ci siamo riposati, abbiamo giocato a pallavolo femmine contro maschi, ma abbiamo perso… e ci siamo lavati! La corrente ha tardato ad arrivare. Adesso abbiamo appena finito di cenare e ci lasciamo coinvolgere dalla musica e dai balli delle nostre suorine! Credo che Bukavu sia la città che sentiamo più come casa. Noi partiremo domani per tornare a Kalundu, mentre Filippo resterà qualche giorno in più e poi andrà da Padre Elia.
Mercoledì 19 agosto
Sveglia alle 5:00. Partenza alle 6:00 col sorriso, il mio viaggio continua! Il viaggio di ritorno qui a Kalundu (Uvira) è stato meno pesante rispetto a quello di andata. Sarà che abbiamo fatto prime l’escarpement, che non c’era il sole, che viaggiavamo su due jeep e quindi più comodi… insomma ci siamo stancati meno. Con la Mea c’eravamo noi quattro fanciulle. Ci ha raccontato di come è venuta in Africa, di quello che fanno come infermiere/dottori e in alcuni momenti mi è venuta la pelle d’oca! Ha chiesto lei di venire in Africa, così le hanno fatto fare un corso di francese e studiare le malattie tropicali prima a Friburgo, poi ad Anversa; infine, l’hanno mandata per due anni in un ospedale in Spagna, dove ha imparato lo spagnolo. È arrivata in Africa, in Congo, a Fizi (Sud Kivu) nel 1987; è rimasta lì fino al 1996, quando con la prima guerra i guerriglieri hanno distrutto e saccheggiato non solo la missione, ma anche l’ospedale. Il fatto che abbiano violato anche l’ospedale non le è mai andato giù. A Fizi ora non c’è più nulla, ma se dovesse tornarci, lo farebbe per obbedienza. Invece, tra Goma, Bukavu e Uvira non ha particolari preferenze. Attualmente Suor Meuccia è a Bukavu, Suor Rosina a Kalundu e Suor Giovanna a Goma. Mea sottolinea che fare l’infermiera qui è molto gratificante, perché si segue il paziente dalla diagnosi fino alla guarigione, si eseguono interventi chirurgici più o meno importanti… insomma l’esperienza si fa sul campo. Ci ha raccontato che diversi medici di Parma vengono qui, in particolare ha citato il reparto di Chirurgia maxillofacciale dell’Ospedale Maggiore. Ad un certo punto, Mea ci ha chiesto se nessuna di noi ha mai pensato di fare un anno di volontariato qui in Africa in un’organizzazione o in qualche altro progetto. Come mi ha toccato questa cosa… Mea ci ha parlato anche delle donne e del parto. C’era un buon reparto di maternità a Fizi. Qui a Kalundu sto scrivendo alla luce della lanterna… che bello! Volevo scrivere ancora qualcosa di quello che ci ha raccontato Mea, ma mi è passato di mente! “Ci pensi restare qui, vivere qui due anni?”
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Oggi pomeriggio, dopo aver mangiato all’Economato (tipo vescovado), siamo andati in spiaggia al lago Tanganica con tutti i bambini. Sabbia bianca, luminosa… onde… piroghe di legno… onde di bambini che corrono dietro al pallone o che si tuffano in acqua… Sono un po’ stanca. Mea ci ha detto che a Bukavu piove molto… mi piace pensare che il cielo piange perché ce ne siamo andati! … “e poi il MAL D’AFRICA ESISTE” (Suor Meuccia)
Giovedì 20 agosto Oggi è il compleanno di mia mamma. Le ho telefonato subito questa mattina e mi è sembrata contenta di sentirmi, quasi sollevata! Mi è venuto in mente quello che aveva detto la Mea… diceva di fare progetti con la popolazione locale, per le loro reali necessità. Infatti, ad esempio, se porti l’acqua al villaggio perché te lo chiede la popolazione, poi la popolazione se ne prenderà cura, altrimenti potrebbero anche rompere i rubinetti, le fontane e così via, perché magari le donne sono abituate a partire al mattino, andare a prendere l’acqua, trovarsi al fiume per parlare… La Ceci l’ha definita psicologia di comunità (almeno credo!). Stamattina è venuto Padre Italo a portare le partecipazioni per il matrimonio di un’amica della Ceci. Sono bellissime. Poi Padre Italo si è seduto con noi e ci ha raccontato un po’ della sua esperienza congolese… la GUERRA… è stato arrestato 7 volte. Ci ha raccontato delle violenze subite dalle donne (ruandesi e congolesi) ad opera dei soldati congolesi, che corrompendo i soldati ONU, si presentavano nei centri, nei campi di notte e prelevavano le donne. Don Italo ha detto che ha denunciato questi fatti, ma non è servito a molto, lo hanno arrestato una volta e tenuto per 4 giorni scalzo, seduto per terra senza cibo e senza acqua. Un’altra volta, invece, proprio perché si è opposto a queste violenze, l’hanno tenuto prigioniero una notte, lo hanno fatto spogliare e l’hanno legato corpo a corpo con una donna, anch’essa nuda. Questi sono solo alcuni accenni di crudeltà e atrocità… la GUERRA… Poi si è parlato di immigrazione e di come funzionano le cose in Canada (es. entri nel Paese solo se hai un lavoro, ti danno i soldi per studiare e poi quando lavori, li restituisci a rate allo stato). Dopo questi racconti, siamo usciti e siamo andati a giocare a pallavolo con i ragazzini di Kalundu. Abbiamo pranzato e poi mi sono coricata perché ero stanca e un po’ malata (raffreddore). Quando mi sono ripresa, sono andata con la Ceci e qualche bambino al lago, IL LAGO. Ho fatto il bagno nel lago Tanganica! Bello, bello, bello… era mosso come il mare, c’erano i cavalloni! Poi siamo tornate verso la Chiesa e abbiamo incontrato gli altri, così abbiamo giocato e ballato con i bambini e fatto una lezione di francese, swahili e italiano! Alla fine c’erano tutti i bambini seduti per terra nella veranda della casa delle Piccole a cantare! Bellissimo! Quanto calore!
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Oggi sono arrivate Suor Monica, Suor Rosina e Suor Giovanna. Stasera a cena eravamo in tantissimi (14!). Domani la Mea porterà Suor Monica a Bukavu, perché deve andare in ritiro a Goma. La Mea è sempre in viaggio…
Venerdì 21 agosto Stamattina sveglia presto alle 6:00 per andare a messa (in lingua swahili) alle 6:30. Poi colazione e attesa vana di Selemani! Così alla fine abbiamo preso il bus per andare da Padre Italo a Kavinvira (un altro quartiere di Uvira), che ci ha accolto con molto piacere e ci ha fatto preparare una torta. Ci ha mostrato la Chiesa dove c’erano un crocefisso in legno e alcune tavole incise da un artista locale. Mi ha colpito il simbolo del sacramento del matrimonio, che è più o meno questo: la trinità con due fedi. Poi abbiamo giocato a pallone con i bambini. Il bus ci è passati a prendere alle 12:00 per portarci a pranzo in un ristorante (La Chantelle) della Diocesi. Il servizio era un po’ scortese, ma il cibo molto buono! Nel tornare verso casa ci siamo fermati a casa Betania dove ci sono ragazzi con handicap fisico, sordomuti e malati di tubercolosi ossea. Siamo tornati attraversando i quartieri più interni della città, tra le case, le persone e i bambini… abbiamo abbandonato la via principale… Alle 16:00 avevo appuntamento con MAMÀ per farmi fare le treccine. Molto carine, diverse rispetto all’altra volta (fatte da una ragazza eritrea). Poi doccia e valigia. Nel mentre è tornata la Mea. Mi sono dimenticata di dire che ieri sera è piovuto tanto, proprio un bel temporale… e lo stesso stamattina! Abbiamo anticipato la stagione delle piogge.
Sabato 22 agosto “CI LEGGETE QUEL CHE VOLETE”, così ci ha salutato la Mea, dopo averci regalato dei biglietti bianchi di auguri, fatti qui in Africa. Siamo a Kigali: primo scalo, ma non dobbiamo scendere dall’aereo. Ieri sera super cena e poi musica per salutarci. Suor Sifa è una super ballerina! Ho ballato un pochino anch’io! Ci siamo svegliati alle 6:00 per finire di preparare le valigie, fare colazione, salutare i bambini e passare a visitare il dispensario, che si trova proprio accanto alla Missione. È come un piccolo
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ospedale dove vengono visitati i pazienti e somministrate le cure (a pagamento); ci sono sale per il ricovero dei pazienti, dai bambini agli anziani, la sala parto (solo per i parti naturali), la maternità, una stanza per accogliere i malati di SIDA e una stanza per i malati infettivi. Dopo aver salutato le Sorelle, siamo partiti alcuni con Amani, altri con Selemani e la Mea, diretti in Burundi. Effettivamente la città di Bujumbura è decisamente più europea rispetto alle cittadine del Congo che abbiamo visitato. Le strade asfaltate, le macchine, i cartelloni pubblicitari… Ci siamo fermati a comprare le ultime cose da artigiani locali: ho preso qualche braccialetto, 1 in legno, 3 in materiale che non so cosa sia e 5 con le perline bianche e trasparenti. Non so perché ma mi hanno colpito questi numeri. La Mea ci ha portato allo zoo, dove abbiamo visto tra gli altri animali i coccodrilli, gli scimpanzé e un leopardo. Hanno anche ricostruito il tipico villaggio del Burundi, con le capanne divise tra figli maschi, genitori e figlie femmine. Infine, Mea ci ha portato al “Christmas” a bere una birra di saluto! Non mi ricordavo quasi più come fosse la birra fredda… è sì nelle Missioni dove siamo stati la corrente elettrica c’era solo di notte (Bukavu) oppure non c’era e si aveva solo acqua calda grazie ai pannelli solari… quindi niente frigo (o quasi). Stamattina mentre percorrevamo la strada che da Uvira va verso Bujumbura mi venivano le lacrime agli occhi… È normale che alla fine di un viaggio ti chiedano COME è STATO? RESTERESTI QUI? Comincio a rispondere dalla seconda domanda. Sarei rimasta, non ho sentito la necessità di tornare a casa, forse perché l’accoglienza e le cure sono state davvero favolose… le sorelle ti fanno sentire chez-‐toi! (a casa tua!). Allo stesso tempo sapendo che le due settimane sono passate, mi viene da dire “sono già volate”, ma le giornate sono state vissute interamente e intensamente, quindi posso tornare a casa e per essere la prima volta in Africa… va bene come permanenza. Dico così perché sono d’accordo con l’idea delle Piccole di vedere il più possibile realtà diverse, per avere un’idea generale, una prima impressione di come è qui la vita, qual è la situazione, la condizione… Poi quando si tornerà si potrà decidere di rimanere un po’ di più in una città piuttosto che in un’altra e così via. È stata una bellissima esperienza. L’ho vissuta giorno per giorno, alzandomi spesso prima del sorgere del sole e andando a dormire presto (al massimo alle 22). Segui proprio il ciclo giorno-‐notte legato al sole. Bello. Ti adatti al non avere la corrente e l’acqua calda… ma “les unités” (credito sul cellulare) sono importanti!!! Lo spostarsi è sempre un’incognita… a volte il bus non passa, altre l’auto non parte o l’autista non si presenta! Diversi possono essere gli inconvenienti per gli spostamenti più lunghi… ieri, ad esempio, Suor Mea ci ha raccontato che lungo l’escarpement un camion ha perso il rimorchio e per fortuna si è fermato lungo la strada contro un masso… poi però hanno impiegato un’ora per spostarlo perché il passaggio era impedito. Per fare 125 km ci vogliono 4 o 5 ore, generalmente si sa quando si parte, ma l’ora di arrivo non è mai certa! Quello che mi ha colpito di più è il calore, il sorriso e l’accoglienza delle persone, sono un popolo ospitale. Il viaggio mi è piaciuto anche perché ho avuto dei buoni compagni di viaggio. Mi sono trovata bene, a mio agio, anche se non faccio parte del gruppo, un gruppo che si conosce da una vita. Sono belli insieme, ognuno con le sue piccole e grandi particolarità, che ovviamente ci stanno e
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che vengono amalgamate o superate grazie al fatto che si conoscono da tanto e, come si suol dire, sanno come prendersi (a vicenda!). Forse per come sono fatta faccio fatica ad appartenere ad un gruppo, ancora di più se è grande perché sono un po’ solitaria e perché tendo a circondarmi di poche persone e a godermele. …PARLARE, ASCOLTARE, COMUNICARE, scambiarsi opinioni, sensazioni, idee… ho riscoperto quanto è importante, quanto ti arricchisce, quanto ti fa stare bene… ognuno di noi ha qualcosa da DONARE. Siamo ancora fermi a Kigali e sull’aereo fa un caldo terribile! Ora ricopio dal quaderno della Ceci la lezione français-‐swahili-‐italiano che abbiamo fatto con i bambini a Kalundu!
Français Swahili Italiano Bonjour Jambo Ciao Mutoto Bambino Watoto Bambini Moia 1 Bih 2 Tatu 3 Ine 4 Tano 5 Sita 6 Saba 7 Munane 8 Cenda 9 Cumi 10 Pirogue Mutumbu Piroga Bahari Lago Giva Sole Mawingo Cielo Abites Nguo Vestito Pepeio Farfalla Mauwa Fiore Embe Mango Nujele Capelli Ngnimbo Canzone Cobe Tartaruga Ngozi Pelle Gari/moto Moto Pualli Peli Mecho Occhi Kinywa Bocca Muti Albero Miti Alberi Musalaba Croce Mbio Veloce Kuatwende Vieni con me Nbwa Cane Pussi Gatto Nguruwe Maiale Cucu Gallo
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Mbuzi Capra Kanise Chiesa Kimbia Correre Kabumbu Pallone Mwanaume Ragazzo Mvanamuke Ragazza Aksanti Grazie Nashiukuru Prego Ndio Sì Apana No Je refise Nakatala Barabara Strada Magiwe Sasso Mucianga Sabbia Nvula Pioggia Nyota Stella
Gari Macchina
Jambo, jambo sana abari gani musuri sana wageni wacari bishwa apakwetu akuna matata Gina lakö nani? Gina langu….. yakobo. Naitwa…. Muzungo ae? Bien Nina omba musa ada aujuwi. Eccoci in aeroporto ad Addis Abeba. Ci abbiamo messo più tempo per atterrare perché siamo rimasti in volo sopra la città per un po’… credo in parte perché eravamo in ritardo noi da Kigali e in parte per il brutto tempo! Qui piove… Mamma mia, ancora le lacrime… Stamattina abbiamo visto l’alba dall’aereo mentre atterravamo a Roma. Bella l’alba, mi fa tornare in mente quella sul lago Tanganica. Eccoci di nuovo in Italia e tra poco prenderemo il volo per Bologna. Ore 18:30 Sono seduta sul balcone di casa mia… è proprio così, sono tornata a casa!