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ORAZIO MARUCCHI DI UN NUOVO CIMITERO GIUDAICO SCOPERTO SULLA VIA LABICANA ROMA TIPOGRAFIA DELLA PACE DI FILIPPO CUGGIANI Piazza della Pace num. 35. 1887

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ORAZIO MARUCCHI

DI UN NUOVO CIMITERO GIUDAICO

SCOPERTO SULLA VIA LABICANA

R O M ATIPOGRAFIA DELLA PACE DI FILIPPO CUGGIANI

Piazza della Pace num. 35.

1887

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ORAZIO MARUCCHI

DI UN NUOVO CIMITERO GIUDAICO

SCOPERTO SULLA VIA LABICANA

D I S C O E S O

LETTO ALI/ACCADEMIA PONTIFICIA DI AECHEOLOGIA IL 31 GENNAIO 1884

ROMATIPOGRAFIA DELLA PACE DI FILIPPO CUGGIANI

Piazza della Pace num. 35.

1887

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DI UN NUOVO CIMITERO GIUDAICOSCOPERTO SULLA VIA LABICANA

DISCORSOletto dal socio ordinario Orazio Stacchi il 31 fienaio 1884 all'Accademia Pitntificia di Archeologia

Osservazioni generali

Le prime relazioni della nazione giudaica con i ro-mani aveano cominciato a tempo dei Maccabei, allorchési fecero frequenti trattati di alleanza fra i due popoli.1

Nel 64 avanti Cristo il magno Pompeo ridusse in pro-vincia il regno dei Seleucidi, mentre in Giudea regnavaAristobulo a cui il fratello Ircano disputava la corona,Pompeo prese le parti d'Ircano : i giudei non vollero sot-tomettersi, ed il grande conquistatore assediò Gerusalemmee la prese collocando Ircano sul trono come tributario econducendo Aristobulo prigioniero in Roma con molti

seguaci.Dopo la battaglia di Filippi, allorché Antonio ebbe

il dominio dell' Oriente, nominò re di Giudea l'idumeo

1 Lib. Machab. I. Vil i ; etc. — Giuseppe Ant. luti XII. 10: XLII,5, 7, 9.

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Erode figlio di Antipatro ministro di Ircano (a. 714 diRoma): Erode dovette vincere con l'aiuto di Antonio ilpartito di Antigono Asmoneo figlio di Aristobulo e co-minciò a regnare tranquillamente nel 716 di Roma, Sottoil regno di costui nell'anno 747 nacque il Redentore. MortoErode nel 750, il suo regno fu diviso dai romani : la Giu-dea fu data ad Archelao, la Galilea ad Erode Antipa(l'Erode della passione) e ad Erode Filippo l'Iturea e laTraconitide. Poi nel 759 Archelao fu esiliato da Augustoe la Giudea ridotta a provincia procuratoria dipendente dalpreside della Siria.

Dopo alcuni anni Erode Agrippa nepote del primoErode (l'Erode degli atti apostolici) ebbe da Claudio ilregno giudaico: ma questo regno dopo tre anni fu nuo-vamente ridotto in provincia romana^ e così restò sempread onta delle ribellioni popolari sotto Nerone, Vespasiano edAdriano, le quali furono tutte soffocate nel sangue.

Da questi rapidi cenni si comprenderà che fino dagliultimi tempi della repubblica doveano esser venuti inRoma molti giudei per le strette relazioni dei due popoli,e che molti di loro doveano essersi stabiliti nella metro-poli per ragioni d'industria e di commercio in specie dopol'assoggettamento della Giudea.

Infatti sappiamo che ai tempi di Cicerone già la co-lonia giudaica in Roma era abbastanza ragguardevole,ed il grande oratore la chiama multitudo judaeoruml :e Cesare durante le guerre civili favorì molto i giudei

1 Cicer. Pro Macco 28.

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per i suoi fini politici.1 Perciò furono essi zelanti parti-giani del dittatore e dopo la tragica morte di lui dimo-strarono con ogni maniera di ossequi il loro lutto nei suoifunerali.2 Ne aumentò il numero sotto Augusto, ed appuntoperché troppo numerosi furono discacciati da Tiberio ilquale severamente vietò i culti stranieri « eoctemas caeri-monias aegyptios judaicosque ritus compescuit? »

Durante il regno di Caligola ne dovettero tornare ingran numero, giacché Filone racconta che gli ambascia-tori di Gerusalemme giunti in Roma furono accompagnatida ottomila giudei/ Claudio una seconda volta li discacciòconfondendo con essi anche i cristiani «judaeos impul-sore Chresto assidue tumultuantes urbe expulit? »Né questa confusione dee recar meraviglia : perché innanzialla legge romana la questione del cristianesimo si riguar-dava come una questione interna della Sinagoga, nellaquale i magistrati imperiali non doveano ingerirsi. Edè noto altresì che per qualche tempo il cristianesimo visseall'ombra della religione giudaica legalmente riconosciutadalla legge e fu tollerato come disse Tertulliano « subumbraculo religionis insignissimae certe licitaer> ».

Dopo la guerra giudaica e la presa di Gerusalemmefu condotto in Roma uno stuolo di prigionieri : molti di

1 Giuseppe Ani. luci, XIV. 10.2 praecipue Judaei noctibus continuis bustum frequentarunt,

Sveton. in Caesare 84.3 Sveton. in Tiber. 36.4 Filone De legatione ad Cajum.5 Sveton. in Claudio 25.6 Ayolog. cantra gentes.

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questi messi in libertà si stabilirono nella capitale ed ac-crebbero la colonia che divenne ben presto una verapopolazione. Nel governo di Domiziano anche i giudeisoffrirono per l'avarizia e tirannia del principe: giacchéfu esatta da loro vessatoriamente la tassa che doveanopagare per la riedificazione del tempio di Giove Capitolino:Praeter caeteros, judaicus fiscus acerbissime actusest} Ma poi il buon Nerva ridusse questo tributo a più mitiproporzioni e potè vantarsi di ciò facendo scrivere sulla suamoneta: FISCI • IVDAICI • CALVMNIA • SVELATA.2

I giudei dimoranti in Roma erano generalmente deditial commercio, occupazione favorita di quel popolo, e moltieziandio a quella bassa e meschina industria di rivendugliolidi oggetti usati che taluni di loro esercitano anche aigiorni nostri. Infatti Marziale ricorda il transtiberinusambulator qui pallentia sulphurata fractis per-mutat vìtreis* \ e Giovenale lamenta che il bosco delleCamene fosse dato in affìtto ai giudei quorum cophinusfoenumque siipellex.i

Vi erano pure ricchi e ragguardevoli personaggi nellacolonia giudaica, se non che tenuti in non cale ed anzidisprezzati dai romani non potevano conseguire le pubblichedignità. Ma tale stato di cose cambiò ai tempi di Setti mio

1 Sveton. in Domit. 10.2 L'amministrazione di questo tributo era tenuta da pubblici uffi-

ciali che si dicevano Prociiratores ad capitili aria jiidaeorum, dei qnaliabbiamo alcune iscrizioni che possono vedersi nelle raccolte epigrafiche.

3 Mart. Lib. I. ep. 36.4 Satyr. III. v. 17.

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Severo, il quale permise ai giudei di entrare nella carrieradegli onori come ci attesta il giureconsulto Ulpiano.1

Una bella iscrizione da me per il primo letta e com-mentata ci dimostra che questi onori giunsero fino alclarissimato} L'epigrafe è incisa nel mezzo di un sar-cofago che si conserva in Roma nel cortile del palazzo Spadaed è così concepita :

IVL • IRENE • ARISTAEM(atri) DEI • VIRTVTe • eT • FIDE • MEANOBIS CONSERVATAE • IVSTE• LEGEM

COLENTIATRONIVS • TVLLIA

NVS • EVSEBIVSV • C FILIVS PRO

DEBITO OBSEQuio vixit annos . . . . XII *

Fu dedicata da Atronius Tullianus Eusebiusvir clarissirnus, cioè personaggio di ordine senatorio,alla sua madre Iulia Irene Arista: la quale era stataconservata all'amore dei suoi per la potenza di Dio e lepremurose cure del figlio, alludendosi probabilmente conqueste parole o ad una grave malattia da cui scampò, oalla grave età cui giunse. Costei professava certamente

1 Permiserant (Severus et Antoninus) iis qui judnicam superstitionemsequantur honores adipisci „ Ulpiano De ufficio proconsulis. v. Pandette a Dedecurionibus „ Lege 3a.

8 Ne detti lettura alla nostra Accademia nell'anno 1881.

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la religione giudaica, come può rilevarsi dalla frase justelegem colenti: giacché è notissimo che la lex per eccel-lenza era la legge mosaica. È vero che una simile espres-sione non si riscontra nelle altre iscrizioni giudaiche finoraconosciute, ma è certo che il medesimo concetto è espressoin molti di quei monumenti dalla figurata rappresentanzadei volumi della legge, che può dirsi una vera professionedi fede giudaica ed equivalente senza dubbio al justelegem colenti del nostro marmo. E così nella più anticaiscrizione giudaico-romana finora nota, quella di Claudio,Aster, la preghiera che il sepolcro non sia profanato èfatta per legem dicendosi: Rogo vos facile perlegemne quis iitulum dejiciat.1 Di più nella nostra epigrafela menzione dell'unico Iddio e della sua potenza, a cui siattribuiva la conservazione della madre Dei virlute nobisconservatae, ci prova che il figlio pure apparteneva almedesimo culto. Dunque è certo che almeno verso lametà del secolo terzo, al qual tempo appartiene l'epigrafe,i seguaci del giudaismo si trovavano anche fra le nobilifamiglie senatorie di Roma e che questi potevano pub-blicamente professare la loro fede. Né io credo che costorofossero di origine giudaica: ma piuttosto proseliti dellaSinagoga e della classe di quelli che dicevansi proseliti digiustizia, perché sottomessi a tutte le prescrizioni legali,a differenza degli altri che obbligati soltanto all'osservanzadella legge naturale si chiamavano proseliti della porta.

Gli ebrei dispersi nel mondo romano erano organiz-zati in tutte le grandi città presso a poco nella stessa

laser. Neapoh Lai. 6467.

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maniera. La loro comunità era regolata da governatoriche prendevano il nome di «PX^S; TOS UO» ovvero principesd'aitatisi ed aveano due consigli supremi, uno per gliaffari religiosi ed un'altro per i civili. Il consiglio reli-gioso era la Sinagoga composta di alcuni assessori pre-sieduti da un capo che dicevasi Archisinagogus od anche'Ap/cov T«U suvayo'Y*);. Però è da notarsi che anche gli assessoriaveano il titolo di Arconti, come a cagion d'esempio quelGiairo a cui il Redentore richiamò in vita l'estinta fi-gliuola.1 Il consiglio supremo per gli affari civili era ilsinedrio composto di Seniores ( V ^ T S ^ o^pr) e presie-duto da un gernsiarcha detto anche pater Synedrii,come talvolta Parchisinagogo è chiamato ipuve pater Sy-nagogae. Finalmente ogni comunità aveva i suoi dottoridella legge (Bebbites) e gli scribi (YP^ÌTSU;).

In Roma la colonia giudaica era divisa in quartieried in altrettante sinagoghe, le quali secondo la testimo-nianza delle antiche iscrizioni prendevano il nome dall'ap-pellativo degli ebrei che vi si radunavano alla preghiera.Così conosciamo le sinagoghe dei Campenses'2, degli Au-gustenses\ degli Agrippenses\ dei Sibtcrensesr\ deiVolumnenses\ degli Eleaenses\ degli Ilebraei*, alle

1 Marco V. 2 2 ; Luca Vi l i . 4 L2 Corpus inscriptiomim Graecarum 9905.3 Id. 9902, 9903.1 Id. 9907.3 Id. 6447.6 Orelli 2522.7 C . I. Graec. 990 L8Id. 9909.

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quali il GaiTucci aggiunse l'altra dei Calcar ienses.K

Queste sinagoghe corrispondevano in qualche modo agliantichi titoli cristiani ed alle moderne parrocchie : perciòognuna di esse conteneva un'edilizio per le comuni adu-nanze ed un luogo destinato alla preghiera che diceasicon greca voce proseucha. Fra gii uffici più importantidi queste sinagoghe vi fu certamente quello di provvederealla sepoltura dei seguaci della legge mosaica, i quali abor-rivano di accomunare le loro tombe ai sepolcri gentileschiprofanati da riti idolatrici e superstiziosi.

L'uso nazionale degli ebrei in Palestina fu di averesepolcri di famiglia ovvero di seppellirsi separatamente,ma sempre in sotterranee spelonche tagliate nella vivaroccia dei monti. E quest'uso lo troviamo fin dai tempipiù antichi: infatti nella Genesi leggiamo che Isaccoed Ismaele seppellirono Àbramo nella spelonca di Mac-pela nel campo di Efron"2 e che a quella medesima spe-lonca fu poi trasportato dall'Egitto il cadavere di Gia-cobbe.3 Gli ebrei stabiliti nella terra promessa suolevanocavare quelle funebri dimore nei fianchi delle valli, chesi dissero perciò valli della moltitudine: ma nonsembra che usassero giammai nelle patrie regioni vastisepolcreti comuni. L'usanza di siffatti cimiteri comuni fucertamente adottata dagli ebrei della dispensione allorchési stabilirono in terra straniera. Ed infatti per occuparcisoltanto dell'Italia, dove le colonie giudaiche erano assai

1 V. Garrucci, Cimitero degli antichi ebrei pag. 39.2 Gen. XXV. 9.3 Ibid. L. 13.

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numerose, conosciamo parecchi di questi cimiteri ebraiciche furono senza dubbio destinati a sepoltura di una in-tiera comunità e sempre cavati nel sasso ad imitazionedelle spelonche di Palestina, In Roma era già noto fin daitempi del Bosio il cimitero di Monte Verde sulla via Por-tuense, che fu scoperto e descritto da quel grande perlu-stratore delle catacombe romane, ma divenuto inaccessi-bile poco dopo non fu mai più rinvenuto. Però tale man-canza fu compensata dalla insigne scoperta avvenuta moltianni or sono del vastissimo cimitero ebraico di vignaRandanini sulla via Appia, il quale fu con molta dottrinaillustrato dal eh. P. Garrucci.1

Fuori di Roma si trovò pure un'altro cimitero giu-daico presso Venosa nelle Puglie che fu da molti descrittoed illustrato in specie nei suoi monumenti epigrafici: edultimamente il medesimo P. Garrucci ne pubblicò lapianta e tutte le iscrizioni.2

Finalmente io ebbi la sorte di scoprire in Roma sullavia Labicana un'altro cimitero giudaico di cui non aveasialcuna notizia. Di questo nuovo cimitero tratterò nella pre-sente dissertazione: e così avrò pure l'opportunità di tor-nare sopra alcune principali questioni che si riferisconoai monumenti giudaici dell'epoca romana ed ai loro rap-porti con le cristiane antichità.

Cimitero degli antichi ebrei scoperto recentemente in vigna Bandanini,Roma 1862.

2 Cimitero ebraico di Venosa in Puglia, Estratto dalla CiviltàCattolica serie XII. voi. I. quad. 786.

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§ n.

Descrizione del nuovo Cimitero

Nell'anno 1882 ebbi avviso dal Signor Avv. Fran-cesco Apolloni che essendosi riaperta una cava antica dipozzolana nella sua vigna posta fuori la porta maggioreal secondo chilometro ed a sinistra dell'antica via labi-cana, si era veduta dai lavoranti un' apertura la qualeconduceva ad un'ambulacro cimiteriale.1

Recatomi sul posto, fu cosa assai ardua il ritrovarela comunicazione col cimitero per l'immensa vastità del-l'arenaria che forma un labirinto inestricabile di vie. Aciò si aggiunga lo stato rovinoso del sotterraneo che mi-nacciava da un momento all'altro di crollare e si com-prenderà quanto fosse difficile e penosa quella ricerca. Viriuscii finalmente con l'abile scorta del proprietario chemi fu cortese d'ogni assistenza e con la guida esperta delcavatore Luigi Caponi il quale da molto tempo mi accom-pagna nelle mie esplorazioni cimiteriali.

Penetrato nell'ipogeo dall'apertura A (vedi la tavola)mi trovai in un cimitero che a primo aspetto mi sembròcristiano essendo nella forma generale assai somiglianteagli altri già noti. Però essendo tornato una seconda voltasul posto, frugando fra le terre nell'ambulacro I L e pre-

1 La vigna Apolloni trovasi nella contrada detta Monte d'Oro; oggiessa è stata venduta al signor Sante Villeggi.

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cisamente nel punto segnato S, scoprii sulla calce pres-so di un loculo un'antico graffito rappresentante il can-delabro a sette braccia simbolo solenne e notissimo delculto giudaico. Allora mi avvidi di aver scoperto un ci-mitero degli antichi ebrei e ne detti subito avviso al pro-prietario. Vi condussi anche il mio maestro Comm. G. B.de Rossi il quale riconobbe l'importanza della scoperta emi consigliò a pubblicarne una relazione.

Anzi il medesimo pose a mia disposizione nel Gen-naio 1884 il sunnominato cavatore Luigi Caponi con altridue lavoranti della Commissione di sacra archeologia, maper tre giorni soltanto non potendoli più a lungo disto-gliere dai consueti lavori delle catacombe romane. Per quantobreve fosse il tempo concessomi, pure potei riuscire a trovarefra le terre alcuni frammenti di terra cotta con iscrizioni esimboli giudaici ed a sgombrare dalle macerie una tombaarcuata con lettere ebraiche dipinte. Inoltre verificai l'esi-stenza di due altri cubiculi G ed H oltre quello che già eraaccessibile ed è in pianta segnato B. Infine dopo aver descrit-to ogni cosa tracciai la pianta del sotterraneo che presentoai lettori nella tavola annessa. Non voglio tacere però chei lavori e gli studi suddetti furono da me eseguiti con verorischio della vita: perché essendovi un'unica strada e lun-ghissima per giungere dall'arenaria al cimitero, e trovandosil'arenaria in stato di completa rovina, se quell'unica viasi fosse per franamento ostruita non v'era più modo diuscire. E così non mi fu possibile di eseguire esattamentela pianta del sotterraneo con i consueti mezzi geometriciche richiedono tempo e tranquillità : ma per il pericoloimminente dovetti limitarmi a farne piuttosto un abbozzo

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segnando ad occhio come meglio potei la direzione dellesingole strade.

TI cimitero giudaico da me scoperto si estende da unaparte all'altra della via labicana circa il secondo chilo-metro. La pubblica via passa alla destra di chi nella nostratavola guarda l'arenaria : cosicché mentre l'ingresso tro-vasi, come fu detto, nella vigna Apolloni a sinistra dellavia, l'ambulacro I L M corrisponde sotto la vigna Ma-rolda—Pitilli situata a destra della via medesima per chiesce da Roma.1

Ed ora premesse queste generali indicazioni veniamoalla descrizione del sotterraneo.

La pianta generale del cimitero è somigliante a quelladelle catacombe cristiane, con ambulacri che si taglianoin direzioni diverse e cubiculi o cappelle aperte lateral-mente ai corridoj. La forma pure dei sepolcri è pressochéla medesima dei loculi, come può vedersi dalla sezionetrasversale posta sotto la pianta. La qual cosa era giànota per la scoperta delle catacombe ebraiche della viaportuense fatta dal Bosio, e per l'altra più recente dellavigna Randanini sulla via Appia. Vi sono poi anche nelnostro alcune particolarità tutte proprie dei cimiteri giu-daici delle quali in seguito tratteremo.

Intanto questa somiglianzà di forma ci chiama natu-ralmente a dir qualche cosa sulle relazioni fra gli antichicimiteri giudaici ed i cristiani.

Si è detto che le catacombe cristiane derivassero la

1 La vigna Marolda-Pitilli è posta incontro all'osteria così dettadel Pino.

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la loro forma dalle giudaiche : né dovrebbe ciò recar me-raviglia, sapendosi che dovettero esistere ipogei giudaiciin Roma anche prima del cristianesimo. Nò la Chiesa cheuscendo dalla Sinagoga aveva portato seco alcuni riti ecostumi del giudaismo avrebbe sdegnato di farlo, come fidaseguace di Colui che disse: Non veni solvere sed adirn-plere. Però non é necessario di riconoscere nella formaarchitettonica delle catacombe cristiane una imitazioneservile delle giudaiche : piuttosto dovremo dire che am-bedue derivano da un prototipo comune il quale si è vo-luto costantemente imitare dall'una e dall'altra religione.Il prototipo lo dobbiamo riconoscere nelle tombe antichis-sime degli ebrei cavate nelle roccie, dove ebbero sepolturai patriarchii i re, ed i profeti di quella nazione e dove se-condo il rito giudaico fu deposto il corpo santissimo delRedentore (sicut mos est judaeis sepeliré).

La Sinagoga e la Chiesa ebbero adunque una ra-gione sufficiente di conservare l'antico sistema di ne-cropoli sotterranee, e queste divenendo poi in ambedue lesocietà religiose comuni ad un gran numero di personee non più limitate a sole famiglie, dovettero necessa-riamente prendere quella forma di rete cimiteriale contombe nelle pareti che era una conseguenza della naturadel suolo e della destinazione del sotterraneo. Ed infattiquella forma medesima la troviamo in alcuni ipogei dicomunità addette a culti idolatrici orientali, che pure Pa-veano derivata dalle antiche costumanze d'Oriente: e cisi presenta eziandio in sepolcri gentileschi romani deitempi imperiali e specialmente del secondo e del terzo secolo

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allorché le religioni e gli usi dell'Oriente aveano penetratoper ogni dove nell'antica società romana.

Però la differenza del numero delle due comunitàportò una differenza caratteristica fra i cimiteri cristianied i giudaici: giacché mentre i primi destinati ad unasterminata popolazione presero proporzioni gigantesche,gli altri appartenenti ad una colonia assai meno nume-rosa restarono sempre ipogei di limitata estensione.

Ho detto che i cimiteri giudaici sono somiglianti aicristiani : ma somiglianzà non è identità. Ed infatti eranogià note alcune specialità di forme che gli uni dagli altridistinguono. In generale le gallerie dei cimiteri giudaicisono più larghe delle cristiane, e di forma alquanto ar-cuata come si vede nella sezione trasversale della nostratavola, I sepolcri sono generalmente a foggia di loculicome nei cimiteri cristiani, ma a differenza di questi sonochiusi quasi escluvamente da lastre laterizie e spesso ri-coperti intieramente da intonaco. Alcune tombe di formaspeciale che si riscontrano talvolta nei cimiteri giudaici,son quelle fosse aperte orizzontalmente nel suolo dellegallerie che diconsi cocim cioè fosse e che sono ri-cordate dalla Miscnà. Ma di questi cocim che si veggonofrequentemente adoperati nel cimitero di vigna Randanini,e che secondo il Bosio esistevano pure in quello della viaportuense^ non abbiamo finora trovato traccia nel nostrocimitero di via labicana.

In esso però vi riscontriamo un' altra caratteristicatutta propria dei cimiteri giudaici, cioè quei corti ambu-lacri aperti lateralmente agli ambulacri maggiori e chenella pianta sono contraddistinti dalla lettera D. Questi

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sono assai frequenti nel cimitero di Venosa, come appa-risce dalla pianta pubblicata dal Garrucci.1

Nella parte finora accessibile si veggono cinque diquesti fondi di corridojo, i quali possono aver servito an-che per sepoltura comune a più persone tenendo luogo inqualche maniera dei cubiculi o cappelle.

Dei veri cubiculi uno solo è accessibile ed è segnatoB nella pianta, essendo ancora pieni di terra gli altri H,G, dei quali ho verifìcato l'ingresso. Il cubiculo B è assaivasto con loculi nelle pareti laterali e due sepolcri in co-struzione (C, C) addossati alla parete di fondo. Il mede-simo sistema di sepolcri in costruzione si vede usato neidue fondi di ambulacro lateralmente al corridojo I L.

Noterò poi riguardo alla forma dei sepolcri, che nelnostro cimitero ho trovato l'arcosolio a nicchia dal eh.Garrucci notato nel cimitero ebraico di Venosa e che daun'iscrizione di quel medesimo cimitero è chiamato absis

ABSIDA VBI

CESQVIT FAVS

TINVS PATER x

Queste absidi nel nostro cimitero sono fino ad oradue, ritrovate da me nel piccolo scavo che ho ricordatodi sopra, e sono indicate in pianta dalla lettera E.

Accennerò infine che per quanto ho potuto constatarenel brevissimo tempo concessomi per l'esplorazione, mi èsembrato che nel punto I in fondo ai lungo ambulacro

1 Cimitero ebraico di Venosa in Puglia 1. e.

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ILM (v. la tavola) si possa riconoscere un antico accessodel cimitero: giacché vi si vede la volta a fuga di unascala ora del tutto ostruita dalla terra e che probabilmenteconduceva all'aperto.

Vengo ora a trattare delle iscrizioni e dei simboli cheho rinvenuto fra i laceri avanzi dell'ipogeo ed ho rappre-sentato insieme nel piccolo quadro sottoposto alla pianta.

Gli ebrei in Palestina non adoperarono iscrizioni,ma presero una tale usanza nei tempi della dispersionee nelle terre straniere, imitandola dagli altri popoli; nelpatrio suolo si contentavano di porro sopra i sepolcricippi o stele di pietra per riconoscere il luogo. La piùantica epigrafe giudaico-romana finora nota, quella diClaudia Aster che ho già ricordato, è dei tempi diClaudio imperatore essendovi nominato un liberto di quel-l'Augusto: ma del primo secolo non sembra se ne cono-scano altre. Molte ve ne sono del secondo e terzo secoloe scritte tanto in latino che in greco; la qualcosa mostrasempre meglio l'imitazione degli usi stranieri fatta daigiudei dimoranti lungi dalla patria, essendo essi giuntieziandio ad abbandonare la patria favella ed adottare lalingua usata comunemente dai popoli fra i quali viveano.Però anche nelle iscrizioni greche e latine si trovanotalvolta adoperate alcune acclamazioni in ebraico e se-gnatamente il saluto solenne m^ schalom « Pace »che è preso dall'espressione biblica « In pace in idi-psum dormiam et requiescam. Del resto le iscri-zioni ebraiche sono abbastanza rare nei cimiteri giudaici

1 Garrucci, Cimitero ebraico di Venosa in Puglia N. 40.

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del mondo romano, dove vediamo quasi del tutto seguitele usanze locali. 11 Bosio non fa cenno di alcuna epigrafeebraica nel suo cimitero di via Portuense: niuna se ne ètrovata nel cimitero della via Appia e pochissime se neveggono nelle catacombe di Venosa. Vedremo che nelnuovo cimitero della via Labicana ne resta qualche trac-cia, la qualcosa aumenta certamente il suo pregio.

Una formola frequentemente adoperata nella giudaicaepigrafìa sepolcrale è quella che si riferisce al sonno dellamorte e che allude perciò alla futura resurrezione Dor-mitio tua in pace. In pace dormitio ejus, ovvero ingreco EN IPHNH KOIMHCIC COY od anche EN IPHNHKOIMHCIC AYTOY (o AYTHI). Quasi sempre poi questeiscrizioni greco-giudaiche cominciano con le parole EN-0AAE KEITAI fhicjacet) : e spesso nel testo vi è enun-ciata la dignità del personaggio al quale si riferiscono.

Trascriverò qui cinque epigrafi scelte fra le più breviperché si abbia un'idea dello stile che più o meno tuttele altre ci offrono.

MARCIA • BONA • IVDEA • DORMITIO • TVA • IN • BONIS 1

GNOAAG KGITGNGniOC MAPKGAAOC eN IPHNHH KOIMICIC COY 2

1 Gramicci, Cimitero ebraico, pag. 34.2Id., Ibid.

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GNGAAG KITG ACTGPIAC

nATGP CYNArOrHC AMeMTTTOC £N IPHNH

KOIMHCIC COY !

NOYMGNIC

rPAMMATGOC 8

TAOOC

OCTINGC nPGC

Finalmente le iscrizioni giudaiche del mondo romanosono di frequente accompagnate da simboli religiosi graf-fiti o dipinti i quali rappresentano gli emblemi del cultomosaico, siccome i volumi della legge, gli animali deisacrifìzi, le palme ed i frutti sacri, e più spesso di qua-lunque altro il candelabro a sette braccia.

Se ne può vedere una copiosa raccolta nel Tomo IVdel Corpus inscriptionum graecarum, nell'appendicespeciale che ha per titolo « Monumenta judaica. »

Premesse queste necessaire indicazioni, veniamo adescrivere brevemente i laceri avanzi di epigrafi dipintee di simboli dipinti e graffiti che io ho rinvenuto nelnuovo cimitero della via Labicana, i quali si veggono di-

1 11 pater sinagogae era uno dei capi della comunità israeliticasiccome fu detto.

2 II Ypap̂ àTeu; corrisponde allo scriba o dottore nella legge.3 Le preshiterae erano le mogli dei presbiteri o anziani.

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segnati nel compartimento speciale della nostra tavola,(v. la tavola in fine).

N. 1. Frammento di lastra in terra cotta che servìdi chiusura ad un loculo del cimitero. Sulla calce con laquale era fissata al sepolcro rimangono dipinte in rossole lettere GNO . . . . che sono evidentemente le iniziali dellaformola già osservata GN0AAG KGITAI {Me jacet).

Al disotto è dipinto ugualmente in rosso il cande-labro a sette braccia ricurve, simbolo solenne del cultogiudaico, e del quale tratteremo fra poco a proposito delgraffito N. 6 dove esso è rappresentato in modo più com-pleto e con altri accessori.

N. 2. Frammento di terra cotta simile al precedente.Sulla calce si leggono le lettere . . . OOC . . . Io suppliscoTAOOC cioè sepolcro: e dovea seguire il nome del de-funto, che non si può distinguere por lo svanimento dellealtre lettere. Al disotto è dipinto il candelabro eptalienodella medesima forma.

N. 3. Altro frammento di terra cotta che appartennead una iscrizione alquanto più prolissa giudicando dallepoche lettere superstiti. Nella la linea io supplisco MvHMHe nella 2a la consueta formola b ip^ xoiuHCIC AY^o. Eperciò dal confronto di altre iscrizioni propongo di re-stituire l'intiera frase nel modo seguente:

. A / v H M H Stxafou [JSX èy/tw;j.''wv

èv Ip7)V7) KoijxHCIC A Y T O U

cioè: « Memoria j usti cum laudibus. In pace dormi-fio CJHS. » La quale espressione, siccome è noto, è toltadal libro dei Proverbi (X. 7.)

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N. 4. Lastra di terra cotta con tre lettere ebraichedipinte in rosso. Le tre lettere sono una Beth, una Scined una Aleph: e perciò non mi par dubbio che debbanospiegarsi per le iniziali del saluto usato non di rado nelleiscrizioni giù dai che « p s uòtfz Beschalom Amen. Inpace Amen. »

N. 5. Nella tavola sotto questo numero è disegnatala lunetta di fondo di una tomba arcuata sulla quale siveggono languide traccie di lettere ebraiche dipinte inrosso. Quella foggia di sepolcri già dissi che avea ilnome di absis: e l'abside che contiene l'epigrafe di cuitrattiamo è quella segnata E nella pianta presso la portadel cubiculo H.

L'iscrizione è tracciata in caratteri ebraici corsivi, iquali sono di lettura difficile anche per i nessi che talvoltapresentano. Ho provato di spiegarla confrontandola conaltra simile iscrizione ebraica corsiva del cimitero di Ve-nosa interpretata dal eh. P. Garrucci. Pongo qui appressoil fac-simile dell'epigrafe di Venosa.

f .

y su hàV'-O

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II Garrucci la trascrive così in caratteri comuni

la Linea: nnioDia XJ2a » : D I ^ wsa ma

e la traduce nel modo seguente:

la Linea: Sedes Faustinae.2a » : Requiescìt corpus. Pax.

Si confrontino adesso i due primi segni della nostraiscrizione (v. la tavola n. 5) con i due primi segni della 2a

linea dell'epigrafe di Venosa e facilmente se ne ricono-scerà la somiglianzà. Il primo segno è un nesso dellelettere nun e vau, il secondo è certamente una Ket.Dunque leggeremo rm (Nuah = requìesj. Nei segniche seguono nella nostra epigrafe dipinta io leggo n-vo(Sarah) cioè il nome proprio della persona cui apparte-neva il sepolcro. Dunque trascurando i segni superiori deltutto svaniti ed illegibili, l'iscrizione ebraica del nuovo ci-mitero può leggersi nel modo seguente:

ma(Nuah Sarah) (Riposo di Sara).

N. 6. Sotto questo numero è rappresentata unaparte della stabilitura che ricopre il fianco di un loculonella parete dell'ambulacro I L in prossimità della scalaI e precisamente nel punto segnato S. Sopra la stabili-tura è graffito il candelabro giudaico con altri emblemisimbolici che ora descriveremo.

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II candelabro a sette braccia ci si mostra assai piùnettamente delineato in questo graffito che non sia neimattoni dipinti accennati di sopra: giacché oltre la formapiù regolare delle sue braccia ricurve, vi riconosciamoalle estremità le techae rotonde destinate a contenere lelucerne mobili di metallo. É questo il simbolo più solennedel culto giudaico, che richiamava alla mente degli ebreidispersi il tabernacolo del tempio nella santa Sionne e cheperciò troviamo assai spesso effigiato sopra i monumentidi quel popolo profugo e vagante in terra straniera.

Il candelabro gerosolimitano é descritto nell'Esodo1

e ne fa ricordo anche Giuseppe Flavio allorché parladel trionfo giudaico di Tito, il quale trasportò in Romaquel sacro utensile fra gli altri oggetti presi nel sac-cheggio.2 Il Lamy negò un tale fatto, dicendo che i Ro-mani portarono in trionfo un'imitazione soltanto o unacopia del vero candelabro, essendo questo perito secondola sua opinione, nell'incendio del tempio.3 Ma lo con-futò il Rolando e dimostrò che Tito s'impadronì real-mente di quel solenne emblema del culto giudaico e cheautentica deve perciò ritenersi la sua immagine espressanei celebri rilievi dell'arco trionfale sull'alto della sacravia.4 Ed infatti il libro pontificale, la Historia mi-scella e Procopio, attestano concordemente che il cande-

1 Exod. XXV. 31 segg. XXXVII. 17.2 " De bello judaico „ VII. 17.3 " De tabernaculo foederis „ III . C. IV. sez. 3.4 V. Rolando " De spoliis templi Hierosolimitani in arcu Titiano

Romae conspicuis. „

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labro gerosolimitano divenne preda dei vandali di Gen-serico nel 457 e da essi fu trasportato a Cartagine, ovepoi lo riconquistò Giustiniano nel secolo seguente e lofece trasferire a Costantinopoli. E non può ragionevolmentesupporsi che Procopio e gli autori dei documenti citati^i quali rappresentano la tradizione dell'antico mondo ro-mano, abbiano preso un sì grave abbaglio. Né deve fardifficoltà qualche lieve differenza che può notarsi fra laforma del candelabro scolpito nell'arco di Tito e la de-scrizione dell'Esodo, giacché è naturale che lo scultoresi sia contentato soltanto di rappresentare la forma ge-nerica del monumento senza riprodurne con scrupolosaesattezza tutti i più minuti particolari.

La vera forma del candelabro eptalicno è a bracciaricurve, come vediamo appunto sull'arco di Tito e neimonumenti giudaici di più accurata esecuzione. Tali sonoparecchi sarcofagi, come quello importantissimo del ci-mitero Randanini1 e l'altro d'ignota provenienza chesi conserva nel museo Kircheriano; la stessa forma tro-viamo in moltissime iscrizioni giudaiche, in molti vetri esopra numerose lucerne. Le braccia rettilinee piegate adangolo sono un'eccezione che si riscontra soltanto in al-cune rappresentanze meno accurate e più compendiose eforse di epoca più tarda. Il graffito del nuovo cimiterodi via Labicana come pure i dipinti delle tegole che hoaccennato, ci presentano la forma a braccia ricurve, cioèla più regolare ed autentica e quindi più antica. Dob-biamo infine riconoscere in quella rappresentanza così

1 Garrucci, Op. cit. Tav. nella pag. 16.

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spesso ripetuta nei monumenti una professione solennedi culto giudaico.

Ma nel graffito da me scoperto, oltre il candelabro,si veggono alcuni altri simboli che è necessario descriveree brevemente commentare.

Sotto il candelabro, ad onta della rottura dell'into-naco, si distingue benissimo un ramoscello di palma edalquanto più in basso il principio di un oggetto ricurvo.(V. la tav. in fine). Nel primo io riconosco quel fascettodi piante aromatiche terminato appunto in un ramo dipalma il quale con parola rabbinica dicevasi M {Lulab):nel secondo oggetto credo di ravvisare il frutto del cedroadoperato frequentemente nelle ceremonie religiose. Que-sti simboli li vediamo rappresentati nelle monete giudaicheattribuite al pontefice Iaddo che recano scritto rannoquarto della liberazione d'Israello1, nelle monete della ri-volta di Barchocheba ai tempi di Adriano2 ed in alcunivetri giudaici pubblicati dal Garrucci5. Del Lulab o fa-scetto di piante fanno menzione Giuseppe Flavio e gli autoridella Miscnà: ed è certo che tanto il Lulab quanto ilcedro erano simboli e ricordi delle feste lietissime dei taber-nacoli, giacché in quella occasione come prescrive il Le-vitico (XXIII. 40) i giudei doveano danzare tenendo inmano le onori na? Kapoth Temarim fSpatulce pai-niarum) ed il *nn yv ns Peri ghetz Hadar, ffructusarboris pulcherrimcej cioè precisamente il cedro.

De Saulcy, Recherches sur la numismatique judaique, Paris 1854,p. 21, segg.

2 Op. cit. pi. XI 1.3.4.3 Vetri, Tav. V. pag. 44 segg.

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E questi altri emblemi completavano il concetto delcandelabro, richiamando alla mente del popolo non soloil tempio ma anche le solenni festività che si celebravanoun giorno nella santa Sionne, verso la quale i giudeiaveano sempre rivolto il pensiero. E nei monumenti se-polcrali quei simboli significavano un'augurio che i caridefunti dormissero in pace all'ombra dei santi taberna-coli del vero Dio.

N. 7. Frammento di terra cotta che servì di chiu-sura ad un loculo. Vi è dipinto in colore rosso un'og-getto di forma strana, composto di un grosso tronco pian-tato verticalmente intorno a cui è attoreigliata una fasciae che sostiene una traversa orizzontale da cui pendonoalcuni veli. Io riconosco in questa figura una rozza rap-presentanza delle tende o baracche sotto le quali il po-polo d'Israele dovea dimorare ogni anno per sette giorninelle feste già ricordate dei tabernacoli, in memoria delladimora fatta dai padri sotto le tende allorché fuggivanodalla schiavitù dell'Egitto.

Quest'altro simbolo dei tabernacoli è nuovo fino ad orae di grande importanza e spiega sempre meglio il con-cetto rappresentato dagli emblemi già descritti del Lulabe del cedro. E deve osservarsi che il ricordo dei taber-nacoli doveva avere per gli ebrei della dispersione, oltre ilreligioso, anche un significato politico relativo al regnogiudaico: giacché quella festa solennissima coincideva purecon le encenie cioè con la dedicazione del nuovo tempiofatta da Erode e con l'anniversario della sua esaltazione.

Ed ora mi resta ad accennare che in molti loculidel nuovo cimitero si veggono avanzi di vetri murati

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nella calce al difuori, in modo del tutto analogo a ciò chesi vede nei cimiteri cristiani. Questi vetri giudaici comei cristiani sono frammenti di coppe o tazze le quali ave-vano servito nell'atto della sepoltura per aspergere i ca-daveri di aromi, di balsami e di odorosi liquori: e spessoerano vasi adoperati nei festivi banchetti degli antichiebrei, come i somiglianti vasi cristiani avean servito tal-volta nelle agapi sacre. Un saggio di questi vetri giu-daici adorni di simboliche rappresentanze può vedersinella insigne opera del Garrucci sui vetri cimiteriali nellatavola Va. Sono per lo più lavorati a fondo d'oro e pre-sentano i noti emblemi del candelabro^ del lulab, delcorno dell' unzione e deWAron ossia custodia dellalegge. I frammenti di vetro che fino ad ora ho potutoosservare nel nuovo cimitero non hanno alcun simbolo,ma in alcuni ho constatato delle traccie evidenti di do-ratura: e ad ogni modo è certissimo che appartengonoanch'essi alla medesima categoria dei già nominati.

Ma in questa classe di cimeli giudaici un monu-mento prezioso, e fino ad ora unico, è l'insigne vetro conla scenografia del tempio di Gerusalemme nel fondo, che fupubblicato e dottamente illustrato dal eh. de Rossi. '

La prospettiva rappresenta il portico di Salomoneed il tempio nel mezzo, innanzi a cui sorgono le due co-lonne isolate di bronzo descritte nel libro dei Re, nelleCronache ed in Ezechiele.2 Nella parte anteriore della

1 Terre representant le temple de Jerusaìem, negli " Archives deVOrient Min» Tome II, 1883, pag. 439-55.

2 Erano opera di artisti fenici e si chiamavano Tuna JaJcin el'altra Boaz. III. Beg. VII. 21 : Paralipom. II. 3. 17. Ezechiel, XL. 48, 49.

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scena si veggono i noti simboli del candelabro, del lui abe del cedro, insieme ai vasi sacri del tempio. Intornoall'ediflzio si iegge OIKOC • IPHv.OAABG EYAOriAv cioè: do-

'oomus pacis, accipe benedictionem: e l'iscrizione con-tinua al di fuori del portico con le parole ™ Zww C-ST* TfivCOON TTANTOùN « bibe et vive curri tuis omnibus. »

Da questa acclamazione ha dedotto giustamente ilde Rossi che l'insigne vetro fosse il fondo di una tazzaadoperata nei conviti religiosi presso gli antichi ebrei e pre-cisamente per la ceremonia del calix benedictionis usatanella festa dei tabernacoli, ed a cui manifestamente alludela frase AABE • EYAOHAN. E a tale proposito ricordò cheil rito di questo calice di benedizione,, del quale tutti icommensali doveano gustare, era usato anche nella Pasquae fu quello stesso di cui volle servirsi il divin Redentorenell'ultima cena per istituire il sagramento santissimo dellaeucaristia1. Dalle quali cose si comprende quanto sianoimportanti per l'uso a cui si riferiscono anche i più me-schini frammenti di siffatti vetri giudaici.

Né voglio tacere che l'insigne vetro del tempio ge-rosolimitano ebbe assai probabilmente una relazione colnuovo cimitero giudaico della via Labicana. Infatti essofu trovato fra le terre in un ambulacro del cimitero deiSs. Pietro e Marcellino detto ad duas lauros, a brevedistanza dalla vigna Apolloni : e perciò è assai verosimileche il vetro appartenuto prima al cimitero giudaico, o aqualche persona addetta a quel cimitero, fosse poi com-

1 V. anche Ugolini " Dissertatio de rilibus in ccena Domini, eie. „

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prato fin dagli antichi tempi da un qualche cristiano peradornarne un sepolcro nel vicino ipogèo ad duas lauros.

E da ciò deduco che il cimitero degli ebrei sulla via La-bicana servì a persone di qualche conto e che probabilmentesarà stato ricco di altri cimeli di questo genere, i qualisi troverebbero eseguendo uno sterro negli ambulacri ancoraostruiti. E son convinto che intraprendendovi una re-golare escavazione apparirebbe pure della medesima va-stità del cimitero Randanini sull'Àppia, essendo già molti,nel breve spazio accessibile, gli accenni di gallerie lateraliora colme di terra.

§ ni .

Relazione del nuovo cimiterocon la comunità giudaica di Roma

Passiamo ora a vedere se il cimitero giudaico da mescoperto sulla via Labicana avesse relazione con qualchecentro della comunità israelitica, nell'interno dell'anticaRoma.

Ohe gli ebrei vivessero separati dal resto della po-polazione lo afferma Tacito ': e che abitassero in grannumero nel Transtevere lo ricaviamo da Stazio2 e da

1 . . . . separati epulis discreti cubilibus. Histor. V, 5.• I . Sylvar. V. 7 2 - 7 4 .

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Marziale1. Nel Transtevere esisteva il loro principalequartiere, il ghetto dei tempi romani, di cui però nonsi conosce ancora il posto preciso. Il Bosio fu di parereche le abitazioni giudaiche transtiberine fossero aggrup-pate nei dintorni della odierna chiesa di s. Salvatoredella Corte: ed anzi propose la congettura che tal no-me derivasse a curtìs Iudaeis2 ; ma oggi sembra piùverosimile che il titolo di quella chiesa derivi piutto-sto dalla prossima stazione della coorte settima dei vi-gili. Dalla scoperta di un'antica iscrizione sembra potersidedurre che gli ebrei dimorassero non lungi dalla cosìdetta porta Settimiana: infatti nei lavori del Tevere ese-guiti circa quella località si rinvenne la seguente epigrafe:

IACHNAIC

APXOON 3

Questa memoria di un Giasone il quale fu per duevolte arconte, cioè uno dei capi della comunità giudaica,dovea stare affissa all'edilìzio della sinagoga dove egliavrà fatto eseguire un qualche lavoro: perciò .ci provache il religioso edifizio delle adunanze israelitiche doveatrovarsi in quei dintorni.

Questi ebrei del transtevere aveano il loro propriocimitero non lungi di lì sulla via Portuense, cimitero che

1 Epigr. I. XLII, 3 - 5.2 Boma Sotterrànea, p. 141.3 Bull. archeol. comun. 1881,. pag. 8.

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fu scoperto dal Bosio nel 1602, e poi divenne inaccessi-bile per qualche franamento di terra come già si disse nelprimo capitolo. *

Un altro quartiere israelitico, forse di origine poste-riore al transtiberino, si estendeva dall'antico emporio aidintorni del circo massimo e giungeva fino al bosco diEgeria adiacente alla porta Capena di Servio Tullio 2. Egli abitanti di questo nuovo centro aveano pure i lorosepolcri fuori della porta più prossima, cioè sulla viaAppia. E su questa via abbiam trovato fino ad ora tregruppi diversi di tombe giudaiche, cioè il grande cimi-tero di vigna Randanini più volte ricordato, quello mi-nore di vigna Cimarra dietro la chiesa di s. Sebastianoe l'altro ancor più piccolo recentemente scoperto dal eh.dottore Nicola Mùller sulla via Appia Pignatelli.3

Insomma gli antichi ebrei seppellivano i loro mortilungo le vie più prossime ai loro centri di abitazione,come sappiamo che facevano i cristiani deponendo i cada-veri dei fedeli dimoranti nei vari titoli o parrocchie neicimiteri più vicini ai titoli medesimi e che da questi di-pendevano.

Da siffatti confronti può dedursi per analogia che

1 Se ne veda la descrizione nella Boma Sotterranea del Bosiopag. 141 segg.

2 Filone, u De legatione ad Cajum, „ 9: Giovenale ITI. 10 - 20.3 V. JMTittheilungen des Kaiserìich deutschen Instituts, Band. I, pa-

gine 49 -56 . Il benemerito scopritore di questo cimitero prepara unlavoro su tutti i cimiteri giudaici antichi d'Italia (Die altjudìschenCoemeterien in Italien) che speriamo veder presto pubblicato.

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QQ

anche il nostro cimitero della via Labicana abbia servitoad un quartiere giudaico posto non lungi dalla portaEsquilina., da cui prendeva le mosse quella strada. Laporta Esquilina stava all'estremità meridionale dell'ag-gere di Servio e vien collocata dai topografi precisamentein quel punto ove poi fu eretto l'arco onorano dell'im-peratore Gallieno detto modernamente, dal nome della pros-sima chiesa, l'arco di s. Vito. Tutti sanno che l'aggeredi Servio, come il restante delle sue mura, fu nei tempiimperiali intieramente coperto da edifizi pubblici e pri-vati e fra questi vi furono anche delle taberne o botteghe.Da un'antica iscrizione sepolcrale impariamo così percaso che fra le taberne situate presso l'aggere di Serviovi era quella di un tal Publio Oorfidio Signino venditore difrutta Cpomarius) la cui botteguccia era distinta dallaindicazione topografica « de aggere a proseucha » affin-chè meglio si potesse riconoscere.

DIS • MP • CORFIDIO ' SIGNINO

POMARIODE • AGGERE

A • PROSEVCHAQ • SALLVSTIVS • HERMES

AMICO • BENEMERENTIET • NVMERVM • OLLARVM • DECEM '

1 Grut. 651. 11; Orelli 2525.

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Ora è notissimo che Prosèucha dicevasi dagli ebreiellenizzanti il luogo delle loro comuni adunanze, e cheperciò era la stessa cosa della Sinagoga. * Dunque pressol'aggere di Servio esisteva una Sinagoga giudaica a tuttinotissima, se potè servire di indicazione per la tabernadi Corfidio Signino. E perciò è ragionevole il supporreche intorno a quell'edilìzio esistessero pure abitazioni giu-daiche. Io credo che tale proseuca si trovasse poco lungidalla porta suddetta e dove avea principio la regione dellaSuburra, la quale poi si estendeva nella gola compresafra Fesquilino oppio e il viminale ; e son di parere chequesta fosse precisamente la sinagoga dei giudei chiamatisiburensiy dei quali si fa menzione nel seguente titolosepolcrale di un Nicodemo loro arconte.

GNTAAG KGITAINGIKOAHMOC0 APXOON

CIBOYPHCI03N KAInACIOeiAHTOC

AITOON • A- H U G P U B

0APIA BAABINeOOTGPG [aie) OY

AGIC A0ANATOC s

Infatti la Sinagoga dei Siburensi prese certamenteil nome dalla Suburra: e sapendosi che sul confine di

1 V. Ferrigni: " Archeologia Hebraica „ p. 321-22.2 Corpus inscr. grcecar. 6447. Un'altra iscrizione dei giudei sibu-

rensi proviene dal cimitero Randanini. v. Mùller nell'articolo citatodelle Mittlieilungen, pag. 56.

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questa antica regione, cioè presso l'aggere, esisteva unaproseucha degli antichi ebrei, chi non vede che questoreligioso edifizio doveva appartenere a quei centro di po-polazione giudaica?

Da ciò ne segue eziandio che il cimitero della viaLabicana, il più prossimo al quartiere indicato, dovè ser-vire per la sepoltura di codesti ebrei della Suburra, iquali avevano la loro sinagoga presso l'aggere di ServioTullio non lungi dalla porta esquilina. Potremo dunquechiamarlo il cimitero dei Siburensi. E probabilmentein questo sotterraneo, ove fosse esplorato, si troverebberomolte memorie della Sinagoga siburense e forse dalle iscri-zioni si potrebbero ricavare notizie importanti sulla costi-tuzione di quella giudaica comunità.

Intanto gioverà osservare come la scoperta del nuovocimitero confermi e dimostri pienamente, ciò che potevacongetturarsi anche prima, ossia l'esistenza di un quartieregiudaico fra l'esquilino ed il viminale ; il quale aggiuntoagli altri due accennati di sopra ci insegna sempre me-glio quanto grande fosse il numero degli ebrei nell'anticaRoma: e questa loro moltitudine ci spiega l'influenza cheessi ebbero ed esercitarono nei tempi delle persecuzionicontro i cristiani.

E qui mi fermo per ora, non potendo aggiungerealtro alle cose dette: perché ad onta di tutte le mie pre-mure, per lo spazio di tre anni, non ho mai potuto ot-tenere che si ponesse opera ad una escavazione regolarein questo importante sotterraneo; e quindi ho dovutorassegnarmi a pubblicare la descrizione del pochissimofino ad ora visibile, affinchè non ne perisse la memoria.

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Che se potrà finalmente riuscirmi di far compiereuna escavazione, che è senza dubbio di risultato sicuro,tornerò volentieri sull'argomento: e se ciò invece sarà ungiorno posto in effetto da altri, sarò ben lieto che le mie ri-cerche e le mie fatiche possano condurre quando che siaad un utile risultato per la scienza delle antichità.

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PIANTA DELLA PARTE FINO AD ORA A C C E S S I B I L E ; ^ ^DEL CIMITERO GIUDAICO DELLA VIA LABICANA

NEL RAPPORTO DI I A I O O

ISCRIZIONI E SIMBOLI

TROVATI NEL CIMITERO

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Page 40: DI UN NUOVO CIMITERO GIUDAICO€¦ · ORAZIO MARUCCHI DI UN NUOVO CIMITERO GIUDAICO SCOPERTO SULLA VIA LABICANA DISCOESO LETTO ALI/ACCADEMIA PONTIFICIA DI AECHEOLOGIA IL 31 GENNAIO