di Raffaello De Masi - digitanto.it · Melk, dove dobbiamo immaginare un benedettino, «greve per...

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M A -------------------------------------. Fon'oGrapher di Raffaello De Masi ml i accingo a lasciare su questo vello traccia degli eventi mira- bili e tremendi cui mi fu dato di assistere in gioventù»; la frase, tratta da «Il Nome della Rosa» è inserita, per chi lo ricorda, in un brano in cui è ben visibi- le attraverso le parole, la cupa atmosfe- ra di una gelida cella del monastero di Melk, dove dobbiamo immaginare un benedettino, «greve per gli anni», curvo su uno scrittoio a scrivere, al lume di una lampada e con l'aiuto di una buona scorta di penne d'oca, di un coltello affi- latissimo e di una boccetta di nero di seppia, una storia terribile e oscura, in un tempo in cui i libri si scrivevano «in una fucina di sapienza», lo scriptorium, ad opera di uno scelto gruppo di ama- nuensi e miniatori, che rispondevano al nome di Adelmo d'Otranto e Santo da Vercelli. Poi arrivò Gutemberg e le cose cam- biarono (per inciso, il nostro era un fior di farabutto, visto che si fece qualche anno di carcere per aver venduto come scritti a mano alcuni volumi stampati con la sua innovativa arte della stampa). Si cominciò a parlare di corpi, di stili, di regole e di patologia della stampa. Que- 318 sta vera rivoluzione ebbe il boom nei due secoli successivi, ad opera di artisti della carta stampata che vanno sotto il nome di Bodoni, Auderman e così via. Il lìbro divenne, sempre più, un og- getto utile e sempre meno un oggetto decorativo; non vuole fregi, bande, te- statine e cordoni intrecciati con foglie e frutti; oggi la grafica editoriale e iIOTP, così piacevolmente trattati su queste pagine da Mauro Gandini, significano ben altro. È utile ricordare, a questo proposito, il pensiero di due personaggi dalla sta- tura eccezionale, uno di tutt'altra disci- plina, l'altro «del mestierell. Nella lettera indirizzata a padre Eduardo de Vitry (1666-1 730) in data 20 gennaio 1726, Giovanbattista Vico, oc- cupandosi della presentazione grafica del libro, scrisse queste parole, una ve- ra e propria requisitoria: «Siffatti autori, per non languire le stamperie, si sono ingegna ti di allettar il gusto delicato e nauseante del secolo, ristampando libri con un sommo lusso di rami, con le più vaghe delìzie dei bulini, e con pompa sfoggiatissima di figure; talché siffatte ristampe sembrano somigliantissime al- le salse, pur oggi introdotte, che al- lora si condiscono più saporose ove sulle portate de- vonsi imbandire le carni e i pesci più trapassati Il. Bodoni, nel 1971, pochi anni dopo la morte di Vico, additava ai --- FontoGrapher Altsys Corporation Inc. 269 W. Renner Parkway Richardson, Tx 75080 Costo US $ 499 suoi contemporanei questo principio: «Sistema invariabile per dare fama e lu- stro alle edizioni è di servirsi dei solì mezzi della tipografiall. E allora, se è vero che il mezzo prin- cipe della tipografia è il carattere tipo- grafico, quale migliore sistema, se non un mezzo come FontoGrapher, esiste per valorizzare il vero principe della stampa? /I pacchetto Mi si accusa, fin troppo spesso, di essere un laudator senza vergogna del- le doti dei miei Mac (credo di averne posseduti, dalla sua nascita, una trenti- na); talvolta mi chiedo se non mi sba- glio, e sono preda di una grande illusio- ne che mi acceca da dodici anni. Ma faccio presto a svegliarmi, quando pas- so alla tastiera, nel mio studio, del Pen- tium. E le mie convinzioni divengono ferree quando mi tocca di aprire pac- chetti come FG. FontoGrapher esiste fin dal 1985, praticamente quando ne parlai per la prima volta su queste pagine, e quando per il mondo PC carattere significava vi- sualizzazione per punti di lettere non proporzionali (quelle dei vecchi termina- li). La sua comparsa coincise con la di- sponibilità della prima LaserWriter, quella formato gondola (la ricordate?) che ancora fa la sua parte in qualche ti- pografia non proprio aggiornata. Esso, un editor di caratteri PostScript, accom- pagnava un altro pacchetto, Fontastic, che era il suo corrispondente nella grafi- ca dei caratteri bitmap. Questo secondo pacchetto, che ave- va il pregio, fin dall'inizio, di essere pra- tico e facile da usare, permetteva rapi- damente di risolvere un problema che si presentò alla comparsa della Laser- SC, che lavorava in QuickDraw, e abbi- sognava di caratteri bitmap di grandezza multipla di quella necessaria per la stampa. Fontastic scomparve dalla circolazio- ne qualche anno fa, sia perché divenuto quasi inutile (chi lavora, ormai, più, sui font bitmap ?) sia perché le sue funzio- ni, per chi le desiderasse, sono state comprese, e ampliate, in FontoGrapher. Addirittura, come vedremo, si può parti- re da un vecchio font Bitmap e, attra- verso il traccia mento dell'outline (profi- MCmicrocomputer n. 162 - maggio 1996

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M A-------------------------------------.Fon'oGrapher

di Raffaello De Masi

ml i accingo a lasciare su questovello traccia degli eventi mira-bili e tremendi cui mi fu dato di

assistere in gioventù»; la frase, tratta da«Il Nome della Rosa» è inserita, per chilo ricorda, in un brano in cui è ben visibi-le attraverso le parole, la cupa atmosfe-ra di una gelida cella del monastero diMelk, dove dobbiamo immaginare unbenedettino, «greve per gli anni», curvosu uno scrittoio a scrivere, al lume diuna lampada e con l'aiuto di una buonascorta di penne d'oca, di un coltello affi-latissimo e di una boccetta di nero diseppia, una storia terribile e oscura, inun tempo in cui i libri si scrivevano «inuna fucina di sapienza», lo scriptorium,ad opera di uno scelto gruppo di ama-nuensi e miniatori, che rispondevano alnome di Adelmo d'Otranto e Santo daVercelli.

Poi arrivò Gutemberg e le cose cam-biarono (per inciso, il nostro era un fiordi farabutto, visto che si fece qualcheanno di carcere per aver venduto comescritti a mano alcuni volumi stampaticon la sua innovativa arte della stampa).Si cominciò a parlare di corpi, di stili, diregole e di patologia della stampa. Que-

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sta vera rivoluzione ebbe il boom neidue secoli successivi, ad opera di artistidella carta stampata che vanno sotto ilnome di Bodoni, Auderman e così via.

Il lìbro divenne, sempre più, un og-getto utile e sempre meno un oggettodecorativo; non vuole fregi, bande, te-statine e cordoni intrecciati con foglie efrutti; oggi la grafica editoriale e iIOTP,così piacevolmente trattati su questepagine da Mauro Gandini, significanoben altro.

È utile ricordare, a questo proposito,il pensiero di due personaggi dalla sta-tura eccezionale, uno di tutt'altra disci-plina, l'altro «del mestierell.

Nella lettera indirizzata a padreEduardo de Vitry (1666-1 730) in data 20gennaio 1726, Giovanbattista Vico, oc-cupandosi della presentazione graficadel libro, scrisse queste parole, una ve-ra e propria requisitoria: «Siffatti autori,per non languire le stamperie, si sonoingegna ti di allettar il gusto delicato enauseante del secolo, ristampando libricon un sommo lusso di rami, con le piùvaghe delìzie dei bulini, e con pompasfoggiatissima di figure; talché siffatteristampe sembrano somigliantissime al-

le salse, pur oggiintrodotte, che al-lora si condisconopiù saporose ovesulle portate de-vonsi imbandire lecarni e i pesci piùtrapassati Il.

Bodoni, nel1971, pochi annidopo la morte diVico, additava ai---

FontoGrapher

Altsys CorporationInc.

269 W. RennerParkwayRichardson,Tx 75080

Costo US $ 499

suoi contemporanei questo principio:«Sistema invariabile per dare fama e lu-stro alle edizioni è di servirsi dei solìmezzi della tipografiall.

E allora, se è vero che il mezzo prin-cipe della tipografia è il carattere tipo-grafico, quale migliore sistema, se nonun mezzo come FontoGrapher, esisteper valorizzare il vero principe dellastampa?

/I pacchettoMi si accusa, fin troppo spesso, di

essere un laudator senza vergogna del-le doti dei miei Mac (credo di averneposseduti, dalla sua nascita, una trenti-na); talvolta mi chiedo se non mi sba-glio, e sono preda di una grande illusio-ne che mi acceca da dodici anni. Mafaccio presto a svegliarmi, quando pas-so alla tastiera, nel mio studio, del Pen-tium. E le mie convinzioni divengonoferree quando mi tocca di aprire pac-chetti come FG.

FontoGrapher esiste fin dal 1985,praticamente quando ne parlai per laprima volta su queste pagine, e quandoper il mondo PC carattere significava vi-sualizzazione per punti di lettere nonproporzionali (quelle dei vecchi termina-li). La sua comparsa coincise con la di-sponibilità della prima LaserWriter,quella formato gondola (la ricordate?)che ancora fa la sua parte in qualche ti-pografia non proprio aggiornata. Esso,un editor di caratteri PostScript, accom-pagnava un altro pacchetto, Fontastic,che era il suo corrispondente nella grafi-ca dei caratteri bitmap.

Questo secondo pacchetto, che ave-va il pregio, fin dall'inizio, di essere pra-tico e facile da usare, permetteva rapi-damente di risolvere un problema chesi presentò alla comparsa della Laser-SC, che lavorava in QuickDraw, e abbi-sognava di caratteri bitmap di grandezzamultipla di quella necessaria per lastampa.

Fontastic scomparve dalla circolazio-ne qualche anno fa, sia perché divenutoquasi inutile (chi lavora, ormai, più, suifont bitmap ?) sia perché le sue funzio-ni, per chi le desiderasse, sono statecomprese, e ampliate, in FontoGrapher.Addirittura, come vedremo, si può parti-re da un vecchio font Bitmap e, attra-verso il traccia mento dell'outline (profi-

MCmicrocomputer n. 162 - maggio 1996

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Videata d'insieme del materiale contenuto nelle cartelle dei pacchetti descrittinegli articoli.

scusate il gioco di parole, ambedue lecaratteristiche. O, ancora, riservarequalche inutile combinazione di tasticon l'option nella nostra firma o nel la-go della nostra società. FG permette difare questo e altro, senza, come dice-vamo, conoscere una parola di graficae senza tracciare una linea, sia essa onon di Bezier.

E poi, ci pare giusto non buttare alvento i soldini spesi per i nostri font.Ma come fare per magari aggiungerciquei caratteri accentati che gli america-ni, pervicace mente, continuano a igno-rare? La risposta è comprare Fonto-Grapher, lavorare per qualche minuto, eil gioco è fatto.

Amo e studio la disciplina tipograficada molti anni e credo di saper ricono-scere, al volo, buona parte della libreriadi Adobe e di Agfa; e FG mi è statocompagno, dal lontano '85, permette n-domi di fare miracoli tipografici che dasempre stupiscono, non per mio meri-to, un mio vecchio amico tipografo, an-

Mb a più di uno e mezzo. Ovviamentela presenza di una FPU e/o di un PPCaccelera in maniera evidente il lavoro,ma devo riconoscere che anche su unvecchio SE (la configurazione minimasu cui FG lavora) i tempi di gestione,considerando il lavoro che è chiamato afare, sono più che rispettabili. Chissàcosa sarebbero capaci di fare i tecnici diAltsys se chiamati a costruire un pac-chetto di CAD vero e proprio!

E mettiamoci al lavoro. Immaginia-mo un mondo ideale dove è possibilecostruire font senza neppure tracciareuna linea; immaginiamo lo stesso mon-do in cui caricare il font più universaledi tutti e trasformarlo in uno script co-me Freestyle, un Sans Serif più span-ciato di AvantGarde o magari in un freehand font, variando magari lo spessoredel carattere, creando versioni small-cap, o nuove versioni oblique. O magarici piacciono le caratteristiche di un Op-tima e di un Friz Quadrata e pensiamodi costruire un nuovo font che fonda,

...L'ambiente principaledi FontoGrapher, conun carattere (indicatonella barra della fine-stra) sviluppato secon-do il codice ASCII.

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lo) ricavarne, con un po' di fortuna, unfont TI o Type 1 o 3. Ma diamo tempoal tempo.

FontoGrapher ha oggi perso il lookelegante della versione 3, nella qualeera vestito come una raffinata scatola dicioccolatini, e ha oggi un design più mo-derno e pratico, anche se più anonimo.La confezione è rappresentata da unascatola litografata con un moderno desi-gn, contenente un grosso manuale di ri-ferimento e una serie di fascicoletti dicui uno, I( Using FontoGrapher on yourMacintosh» è davvero un manuale pre-ziosissimo e insostituibile (ne parleremotra poco). Il software è rappresentatoda quattro dischetti che installano auto-maticamente le due versioni per il 68Ke per il ppc. Il pacchetto inoltre installaanche una serie di casette complemen-tari tra cui, anche, una utility tanto sim-patica quanto inutile, che « rumorizza»le operazioni che si eseguono durante illavoro. C'è da evidenziare anche chel'installer individua anche se sulla mac-china è presente una FPU, e in base adtale presenza installa un programmapersonalizzato.

Le casette in più sono due; PC FontAccess, una utility capace di interpreta-re font PC, e Style Merger, una secon-da che permette di tenere in ordine lefamiglie di caratteri evitando il prolifica-re, nei menu, di liste interminabili di no-mi magari differenti solo per inclinazio-ne, spessore o altri piccoli particolari; inquesto caso i font generati dallo stessoceppo vengono inseriti in un submenugerarchico, con buona pace e salvatag-gio mentale di chi, come me, non sisente bene se non ha installato almenouna quarantina di font sul suo compu-ter (con buona pace delle bombe di si-stema).

A seconda della versione installata, ilprogramma ha pesi variabili da circa 1

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Disegnamo il nostro fontSeguiamolo e vediamo cosa ci consi-

glia; come ovvio la prima cosa da fare èsetta re alcuni parametri comuni e unaserie di opzioni d'uso; sceglieremoquindi una opportuna distanziatura dellagriglia, le modalità di visualizzazione deipunti (punti larghi o piccoli, linee o puntiBCP, evidenziazione del punto inizialedel path, o della fine di un path non

la) Se dobbiamo invece eseguire opera-zioni su un solo carattere (ad esempioper creare una vocale accentata, o percostruire una frazione) si clicca sullacorrispondente casella ASCII e si lavorasolo su di essa.

E a questo punto ci viene in aiuto ilmanualetto di cui avevo parlato prima(Using FontoGrapher on your Macinto-sh, o PC, se avete la corrispondenteversione). Si tratta di un libriccino di unaottantina di pagine che si legge comeun romanzo e che, se adottato una solavolta come tutorial, permette di risolve-re i problemi che un utente medio in-contrerà nella sua vita di disegnatore ti-pografico.

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duplice; creare un font ex novo (non è ilcaso!) o caricarne uno già esistente; an-diamo nella cartella di sistema e sce-gliamo il carattere che più ci aggrada e,per evitare superflue fatiche, che mag-giormente possiede caratteristiche vici-ne a quello da noi pensato. Si apre unatabella di 256 quadratini (ASCII docet) inognuno dei quali c'è, opportunamentenumerato, il suo buon carattere secon-do tale codifica. Già a questo punto ap-pare evidente la familiarità e l'amiche-volezza dell'ambiente; non ce ne allon-taneremo mai.

Premesso che non c'è praticamentedifferenza tra tipologia di caratteri (dalType 1 al Multiple Master) che appaio-no tutti allo stesso modo rappresentatinella griglia, occorre fare una precisazio-ne. Il menu offre una serie di utility au-tomatiche che permettono di eseguireoperazioni anche complesse sui caratte-ri; occorre solo ricordare che pratica-mente tutte sono selettive, vale a direche il comando da noi scelto si applicasolo al carattere o ai caratteri selezionati(in altri termini, se da un roman si deci-de di costruire un egiziano o un grasset-to bisognerà selezionare tutta la tabel-

Alcune delle possibi-lità di regolazione deicomandi inseriti nellapalette principale.

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Usare FontoGrapherUsare FG è la cosa più semplice e in-

tuitiva del mondo; esso può essere af-frontato in due modi, completamentediversi, e, potremmo dire, corrispon-denti a due diverse figure professionali.

Nel primo caso, senz'altro più com-plesso e personale, si crea un carattereex novo. Ma ci vuole un professionistadel campo, dal polso fermo e dall'espe-rienza ferrea; egli, con l'aiuto di una ta-voletta grafica, potrà «scrivere» unoper uno, i suoi caratteri, aggiungendovi,grazie, crenature, tipologie di arroton-damento. Lavorerà certo molto, masarà un vero padre, così come dovevasentirsi probabilmente Bodoni o Has-selmann. La maggior parte di noi mor-tali non ha, invece, questa stoffa, maniente paura; potremo crearci il nostrofont personale adottandone, magari so-lo all'inizio, uno già esistente e piega n-dolo alle nostre esigenze o, perché no,ai nostri capricci, con la sicurezza di as-soluta omogeneità di caratteristicheper tutti i caratteri della nostra famiglia.Vediamo come fare.

Partiamo, per esempio, da un fontcomunissimo; tanto per chiamarne uno,Times o Palati no, se desideriamo realiz-zare un font aggraziato, o Helvetica oAvantGarde per un carattere a bastonci-no. Su queste cavie si sbizzarrirà la no-stra inventiva e il nostro estro, per svi-luppare un nuovo font che, manco a dir-lo, si chiamerà Avellino.

Clicchiamo su FG; in default non cisarà alcuna finestra aperta; la scelta è

cora più fanatico di me, che ogni tantoviene a trovarmi con qualche nuova«idea». E allora passo delle belle seratecon la mia tavolozza dei caratteri, rinun-ciando spesso ai miei amati film di Te-le+1.

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MACINTOSH

A un passo dalla crea-zione; due caratteri, di-versi tra loro, stannoper essere fusi; il nuo-vo avrà caratteristichemedie tra i due, il pro-gramma esclude dallafusione lettere o interefamiglie di caratteri chesono troppo dissimiliper essere fusi tra loro.

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L'opzione mostrata nella schermata di destra, ancorché semplice, è estremamente interessante e utile; es-sa elimina dal path del carattere tutti gli elementi inutili, utilizzando filtri e addolcendo curve in base a prefe-renze espresse dall'utente.

ÀLa finestra di informa-zioni relativa al caratte-re; nel caso particolaresi tratta del carattereEurostile, compreso nel package MSWorks 4.

La creazione si veste disublime, utilizzando glistessi caratteri, stiamoper realizzare un multi-ple master.

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chiuso, O di punti sovrapposti). I puntisignificativi del path possono essere nu-merati o etichettati in sequenza, e diognuno possono essere evidenziate lecoordinate x e y, facendo riferimentoall'asse cartesiano rappresentato dallalinea di base e dalla frontiera sinistra(origine d).

Definiremo poi l'EM square; EMsquare è il quadrato massimo in cui unfont è compreso e si chiama così per-ché corrisponde al rettangolo, che com-prendeva la emme maiuscola, di metal-lo più grosso quando i caratteri eranoprodotti dalle fonderie. Ovviamente inesso selezioneremo le linee degliascendenti e dei discendenti (per i pro-fani la massima estensione, in altezza efondo, delle lettere «t» e «g») e la lineadelle x (la linea che tocca il tetto dellalettera minuscola «x»). Altri parametriimportanti, per non creare uno scrittoche sarà un collage, è la linea di origine(da cui generalmente parte il punto piùa sinistra di un carattere) la linea di ba-se, lo spessore (linea alla estrema de-stra del carattere, che può non coinci-dere con il confine destro del caratterestesso, il dominante (Ieading) che è lospazio tra la linea discendente di una li-nea di testo e l'ascendente di quellasotto (la parola deriva ancora una voltadalla vecchia nomenclatura della tipo-grafia in piombo, dove, per distanziareuna linea dall'altra si inserirà una strisciadi piombo più o meno sottile tra le righedi testo); a tal proposito occorre ricorda-re che certi programmi (ad esempioFreeHand) ignorano tale valore; inoltre illeading size non è utilizzato direttamen-te dai font PostScript.

Una volta caricato il set di caratteri,essi possono essere visti come caratte-ri di sistema, con il vero e proprio fontvisualizzato, e anche come codice deci-male e esadecimale visualizzato (questaopzione può essere utile alla fine, perverificare che ogni carattere sia stato si-stemato nella corrispondente casellacodificata ASCII). Nel caso si utilizzi o si

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MCmicrocomputer n. 162 - maggio 1996 321

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Altre raffinatezze tlj:lOgrafiche; la autospaziatura, la autoerenatura e l'h/nt.

Una storia che è quasi una fiabaDa una intervista a David Berlow, Font Bureau, così come compare

da un suo scritto per la Altsvs stessa

«Si dice che le cose piccole sono conte-nute in piccoli pacchetti (da noi si dice che"Il vino buono sta nelle piccole botti",n.d.r.). Quando giunsi a pensare Fonto-Grapher, la cosa si dimostrò quanto mai ve-ra. Stavo lavorando al disegno di un caratte-re per la Bitstream, utilizzando, nel 1985, unmastodontico sistema per il disegno deifont (mastodontico significa una macchinadi 6x6x4 piedi, tanto grossa da non poteressere sistemata neppure su una scrivania;la macchina era complicatissima, destinatasolo a questo scopo, aveva un monitor alplasma da 19", un mouse con quattro o cin-que bottoni, e una tastiera con diverse doz-zine di tasti funzione. Il proprietario avevasviluppato da sé il software per la costruzio-ne dei font, e aveva addirittura concorso al-la realizzazione di alcune parti dell'hardwaree c'erano solo due o tre persone al mondocapaci di metterci le mani, e di fare il debugdel software che, comunque, faceva di tut-to per sviluppare nuovi bug. Il linguaggio diprogrammazione era tanto astruso, inoltre,da apparire familiare come il Kanji.

In questo mondo capitarono un giorno,come nelle favole, due visitatori provenientida una parte del sud. Portavano con lorouna piccola scatola, che per essere tantopiccola, non poteva contenere, pensai, cheuna apparecchiatura da cucina, come untoaster o un frullatore. E invece era unaspecie di schermo su cui si potevano dise-gnare, direttamente, oggetti, figure, e, per-ché no, lettere dell'alfabeto. C'erano alme-no dieci disegnatori della Bitstream nellastanza e stavano tutti con la bocca aperta(stiamo parlando di dieci anni fa, non di unsecolo!). E i caratteri che uno dei visitatoridisegnò per la nostra delizia non aveva pun-ti di riferimento, il mouse aveva troppo po-chi bottoni, anzi ne aveva uno solo, e loschermo era più piccolo della mia faccia;come era possibile che funzionasse?

Dopo due mesi avevo il mio MacPlus euna copia di Microsoft Word, e un mese ap-presso avevo acquistato un pacchetto di

Fontastic da Altsys; quindici giorni dopo erail turno di FontoGrapher e facevo la cono-scenza delle curve di Bezier formato infor-matico.

Poco dopo il Macintosh Il fu presentato,e ci misi poco a convincere i miei capi adacquistarlo, insieme a una stampante lasere a uno scanner a 33 dpi; per la verità nonricordo perché comprammo questo scan-ner, forse per qualcosa che riguardaval'OCR. A ruota seguì il primo upgrade diFontoGrapher, e alla Bitstream ci si rese im-mediatamente conto che la vecchia macchi-na dedicata, per realizzare i caratteri, era dabuttare nella spazzatura.

E l'occasione per utilizzare al meglio que-sta nuova attrezzatura non si fece attende-re. Roger Black, un ben noto disegnatore diriviste, che fino ad allora aveva lavorato perNewsWeek, era alla ricerca di un nuovofont per il rinnovato California Magazine.Roger aveva visitato sia gli uffici della linoty-pe che quelli della Bitstream, pregando in-vano che per lui fosse realizzato un caratte-re completamente nuovo. Quando venneda me nell'inverno dell'86 ero pronto.Matthew Carter, capo dell'ufficio disegnato-ri della Bitstream, lo indirizzò da me, e a luiraccontai che non avevo ancora realizzato,ex novo, un carattere utilizzando Mac eFontoGrapher, ma che quella mi sembraval'occasione buona per farlo. Come spuntoBlack mi portò una manciata di caratteriprodotti, molto tempo prima, da una fonde-ria italiana da lungo tempo scomparsa, e, afuria di digitalizzare e di modificare, vennefuori un font superlativo, di cui Black si in-namorò immediatamente. Dal momento incui l'avevo conosciuto alla pubblicazione delprimo numero della nuova rivista era passa-to non più di un mese.

E, dal 1988, FontoGrapher è sempre piùmigliorato. Aggiustare crenature, rimuovereoverlap, correggere direzioni del path, pos-sibilità di creare font di formato diverso traloro resero quello che pur era un lavoro chemi piaceva in un autentico divertimento. Il

Mac diveniva sempre più potente, e sem-pre più eserciti di disegnatori lo adottavanoper costruire le loro famiglie di caratteri.Quando, nel 1989, FontoGrapher entrò allagrande nell'area dei font Type 1 nel 1989, sicapì immediatamente che esso era la veraarma vincente e che chi lo avesse usato perprimo al meglio avrebbe avuto una stradacoperta di rose e allori.

Lasciai la Bitstream, e mi dedicai comple-tamente a realizzare la Font Bureau, la com-pagnia di disegno di caratteri fondata in col-laborazione con Black. Realizzammo il no-stro primo font originale nello stesso anno,un font aggraziato molto simile all'attualenotissimo Candida.

Gli affari andavano a gonfie vele e di que-sto dovevamo ringraziare Altsys e Mac; mala cosa più entusiasmante era che dal 1985al 1990 Altsys continuava ad aggiornare e amigliorare il suo pacchetto rendendolo sem-pre più veloce, potente e pratico, anche senon aveva, in pratica, alcun concorrente nel-lo specifico campo. Dal '90, poi, Altsysmontò l'overdrive. Attraverso la versione 2e 3 le migliorie divennero sempre più velo-ci; generazione font True Type e Type 3,possibilità di creare font per i PC, incremen-to delle funzionalità di stampa, font MultipleMaster, creazione automatica di pesi e diaspetto dei caratteri sono solo poche delletappe che mi accingevo a guadagnare. Og-gi, ho davanti la generazione successiva diquesto tool, una svolta rivoluzionaria nellaqualità e nella funzionalità dei tool di dise-gno dei caratteri. Sono stato uno dei betatester di questa versione e vi posso assicu-rare che ci potrete lavorare per un annoogni giorno e, ogni volta, trovarci una carat-teristica che vi serviva e che non avete an-cora scoperta. Quando lo comincerete adutilizzare anche voi, per la prima volta visembrerà di tenere davvero una tigre per lacoda.

Buona fortuna a tutti e grazie al team diFontoGrapher» .

David Berlow, Font Bureau

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La costruzione di un font handwritten; i caratteri Atripalda 2 e Atripalda 3, valea dire la mia scrittura e quella di mio fratello, durante la loro costruzione e co-me compaiono poi in stampa.

costruisca un font Type 3 vengono vi-sualizzate altre informazioni, come losfumo della tinta, e numerose altre ca-ratteristiche come spessore del tratto ecoordinate dei punti significativi.

Una volta eseguite queste regolazio-ni, passiamo all'azione sui caratteri; lagriglia di essi può essere visualizzata at-traverso tre diverse finestre: la OutlineWindow, dove viene eseguito il vero eproprio editing del carattere, e dove es-so viene mostrato non inchiostratoall'interno e con i contorni caratterizzatidai punti e dalle linee significative.

La seconda finestra è la BitMap Win-dow che contiene il carattere editatoper punti (ricordate che prima avevoparlato della scomparsa di Fontastic dalmercato). È un editor di font per lo

Pacchetto collaudato e completo, per-ette di costruire tra l'altro caratteri su

una piattaforma e di esportarli su un'al-ra.

Dotato di un ambiente grafico eccel-lente, dispone di una serie di utility cheeseguono operazioni di crenatura, inclina-ione, inspessimento del tutto automati-

!Che.Permette di costruire senza grande

forzo font di qualunque standard, com-preso il Multiple Master.

Manca un costruttore di macro, di cuii sente un poco la mancanza in certiassaggi ripetitivi un po' laboriosi.

MCmicrocomputer n. 162 - maggio 1996

schermo, necessario per i font Type 1 e3 ma inutile per i TT. La terza finestra(Metric Window) mostra il carattere pie-no e completo e permette di lavoraresulla spaziatura e sulla crenatura.

Per selezionare un carattere è suffi-ciente cliccare su di esso (o schiaccia-re il tasto corrispondente sulla tastie-ra). Ogni carattere può essere conside-rato come un'isola a sé, può essereprotetto rispetto agli altri (tanto per in-tenderci è possibile escluderlo dallemodifiche eseguite sulla rimanentecongerie) e di esso si può visualizzarela path direction (la direzione di traccia-mento di ogni tratto). Il disegno realiz-zato nella finestra di outline è continua-mente e fedelmente aggiornato inquella di bitmap per cui sarà ben diffici-le che questa sia aperta dall'utente permodifiche o aggiustamenti.

Nella finestra di outline, dicevamo, ilcontorno della lettera è evidenziato intutti i suoi particolari, come linee, punticaratteristici, punti di giunzione e loro ti-po. Inoltre è a disposizione una paletteben realizzata (molto simile a quella diFreeHand) che mette a disposizione tut-ti i tool necessari per lavorare con faci-lità sul disegno di base. Siamo, né più ené meno, in un sofisticato ambiente diCAD, ancorché specialistico.

Non vogliamo né possiamo dilungarcisui tool a disposizione; d'altro canto leimmagini, guardate da una persona cheappena appena conosce un ambienteCAD, faranno comprendere la potenzadegli attrezzi disponibili. Vorremmo solospendere qualche parola sui quattroprincipali ambienti di disegno di FG.

Oltre all'outline layer, di cui abbiamoappena parlato, esiste il template

layer, il CUI uso è, spesso, entusia-smante. Esso è un ambiente molto si-mile al precedente, ma nel quale, inogni casella è possibile incollare unaimmagine esterna.

Facciamo un esempio, cui già aveva-mo accennato in precedenza. Immagi-niamo di voler abbinare a un tasto il 10-go completo della nostra ditta (ricordia-mo che le dimensioni caratteristichepossono essere diverse da carattere acarattere) o la nostra firma. Una imma-gine ottenuta, ad esempio con unoscanner o una tavoletta grafica può es-sere incollata nella casella; fatti, se ne-cessario, i debiti aggiustamenti invoche-remo il comando «make outline» e ilgioco, voilà, è fatto; nell'ambiente carat-teristico eccoci pronto il nostro logorealizzato a «fil di ferro)1 con in più tutti ipunti caratteristici già interpretati epronti per essere modificati. Più sempli-ci sono gli altri ambienti, dove possonoessere «aggiustati» valori caratteristici,come guide supplementari, «hints»(che permettono di specificare come uncarattere, nei formati più piccoli, saràstampato su stampanti a bassa risolu-zione). e così via.

Utilizzo avanzato di FGDue parole su un'area cui l'utente

medio accederà solo dopo aver fattofrutto di una buona esperienza sull'am-biente generale. In questa esistono del-le caratteristiche avanzate del pacchet-to che possono rivelarsi molto utili epratiche. Immaginiamo, ad esempio, diaver costruito una tabella di frazioni e diaveri e sistemate oltre il carattere 125;ovvio che schiacciando la combinazione

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