DI NOI TREMÒ LA NOSTRA VECCHIA GLORIA. TRE ......RADUNO INTERREGIONALE A SEDINI DI NOI TREMÒ LA...

48
RADUNO INTERREGIONALE A SEDINI DI NOI TREMÒ LA NOSTRA VECCHIA GLORIA. TRE SECOLI DI FEDE E UNA VITTORIA. (GABRIELE D’ANNUNZIO) I GRANATIERI A FLAMBRO CAPORETTO 24 OTTOBRE 1917 IL G RANATIERE ORGANO UFFICIALE DELLA PRESIDENZA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE GRANATIERI DI SARDEGNA ANNO LXXII - N. 4 -OTTOBRE-DICEMBRE 2017 - PUBB.TRIMESTRALE - POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D. L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1 C/RM/23/2017 4 NOVEMBRE GIORNO DELL’UNITÀ NAZIONALE GIORNATA DELLE FORZE ARMATE

Transcript of DI NOI TREMÒ LA NOSTRA VECCHIA GLORIA. TRE ......RADUNO INTERREGIONALE A SEDINI DI NOI TREMÒ LA...

  • RADUNO INTERREGIONALE A SEDINI

    D I N O I T R E M Ò L A N O S T R A V E C C H I A G L O R I A . T R E S E C O L I D I F E D E E U N A V I T TO R I A . ( G A B R I E L E D ’ A N N U N Z I O )

    I GRANATIERI A FLAMBRO

    CAPORETTO24 OTTOBRE 1917

    IL GRANATIEREORGANO UFFICIALE DELLA PRESIDENZA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE GRANATIERI DI SARDEGNAANNO LXXII - N. 4 - OTTOBRE-DICEMBRE 2017 - PUBB. TRIMESTRALE - POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D. L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1 C/RM/23/2017

    4NOVEMBREGIORNO DELL’UNITÀ NAZIONALEGIORNATA DELLE FORZE ARMATE

  • LETTERA DAL DIRETTORE

    Lettori carissimi, questa volta abbiamo corso davvero! Stiamo uscendo, infatti, con un mese di anticipo rispetto ai tempi “normali”. Il tutto, ovviamente, per farvi giungere i nostri miglioriauguri di fine anno in tempo utile e non, come spesso accade, a cose fatte….Il periodo natalizio, oltretutto, è quanto mai intasatocon le spedizioni postali che già ci fanno soffrire negli altri mesi dell’anno.Questo trimestre è stato ricco di avvenimenti che hanno visto la nostra Associazione e i nostri colleghi Granatieri in servizio inprima linea per onorare i vari impegni che ci hanno visto compartecipi o addirittura protagonisti di eventi di notevole rilevanza.Sotto tutti gli aspetti, da quelli concettuali a quelli organizzativi, operativi, logistici, protocollari, comunicativi…Il pensiero corre subito ai tanti raduni, anche interregionali, che hanno fatto registrare una foltissima partecipazione di Granatierie non solo, con larga adesione anche da parte di Associazioni di altre Forze Armate, Armi e Specialità.Come dimenticare, poi, le belle prove fornite dai nostri Granatieri sia in Libano sia in territorio nazionale. Operatività e rappre-sentanza sono due parole a noi familiari e grande è l’orgoglio nel vedere i nostri Bianchi Alamari schierati vuoi nell’operazione“Strade sicure” vuoi nel rendere gli onori in occasione del 4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate.Di nuovo tanti auguri affettuosi e a presto.

    Il Medagliere dell’Associazione Nazi

    onale Granatieri di Sardegna

    La Bandiera del 1°reggimento “Granatieri di Sardegna”

    La collaborazione è aperta a tutti.

    Chiunque può inviare direttamente allaDirezione i suoi articoli. Gli scritti, inediti ed esenti da vincolieditoriali, possono trattare temiattinenti all’Associazione e non. È gradito l’invio di foto in altarisoluzione, disegni, schizzi e tavoleesplicative a corredo degli articoli. La Direzione si riserva il diritto dicambiare titolo e sottotitolo e di dareall’articolo l’impostazione graficaritenuta più opportuna.

    IL GRANATIERE

    Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna

    Gra. Giancarlo Rossi

  • EDITORIALE

    OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 3

    Carissimi Granatieri, fra meno di due mesi saranno dueanni che sono stato eletto per laprima volta a presidente nazionale.Il tempo passa con una velocità in-descrivibile e proprio perché volabisogna viverlo intensamente cer-cando di dare il meglio di noi stessinei compiti che ci vengono asse-gnati per migliorare quello che ciha trasmesso, nel tempo, chi ci ha preceduto.Vi domanderete cosa è stato fatto nel 2017 in ambitoAssociazione. Il 3 gennaio 2017 è entrato in vigore, dopo l’appro-vazione del ministero della difesa e la registrazionepresso la prefettura di Roma, il nuovo Statuto cheha consentito di poter sottoporre all’approvazione il18 febbraio u.s. il nuovo Regolamento di Attua-zione, la cui stesura è iniziata subito dopo l’appro-vazione dello Statuto ad Asiago. L’Associazione in un anno (feb. 2016 - feb.2017) èriuscita a dotarsi, come era stato chiesto negli annidal Consiglio nazionale, di normative statutarie piùaggiornate che coadiuvano e assistono i presidenti ei vari consigli nell’espletamento delle loro funzioni. Tanti sono stati i problemi esaminati nel corso dellastesura della normativa a partire dalla tipologia deisoci. Come ben sapete, l’Esercito ora è costituito davolontari e pertanto, con il passare degli anni, chiavrà prestato servizio nel Corpo sarà di gran lungainferiore come numero rispetto al periodo ove vigevala leva. Alla luce di questa inconfutabile realtà, al finedi non disperdere i nostri valori, le nostre tradizioni,lo spirito granatieresco, si è valutata l’opportunità diinserire, come soci ordinari, anche i militari dellealtre Armi e Corpi, purché abbiano prestato servizioo prestino servizio presso i reggimenti / battaglioni /reparti / comandi che hanno costituito o costitui-scono la Divisione / Brigata Granatieri di Sardegna,specificando però che le cariche di presidente e vicepresidente degli Organi centrali e di quelli perifericipossono essere conferite esclusivamente ai soci che

    hanno prestato servizio nel Corpodei Granatieri. Altresì tra le varietipologie di soci sono stati inseritianche i soci amici che sono coloroche per discendenza appartengonoo hanno appartenuto al nucleo fa-miliare di quelli che prestano ohanno prestato servizio nel Corpodei Granatieri o reparti della Gra-natieri di Sardegna, nonché tutti

    coloro che, non appartenendo per discendenza e nonavendo prestato servizio nei Granatieri, condividonoi valori, lo spirito, le tradizioni e le finalità statutariedell’Associazione. Poiché gli Organi Centrali rappresentano a livello na-zionale tutti i soci, si è ritenuto doveroso rivedere lemodalità di elezione delle varie cariche costituenti ipredetti Organi a partire dall’elezione del presidentenazionale. Le cariche non saranno più elette dai mem-bri costituenti il Consiglio nazionale, ma dall’As-semblea nazionale composta da tutti i presidenti disezione, di centro territoriale e di centro regionaledopo che costoro avranno acquisito dalla base le in-dicazioni dei candidati per i quali esprimere il lorovoto. È un grande passo in avanti che consente un piùvasto consenso intorno agli eletti e apre a chiunque,ovunque risieda, la possibilità di candidarsi, avendodi fatto la possibilità di farsi conoscere da tutti i sociattraverso il suo programma e il suo curriculum divita, compreso quello associativo. Le elezioni svoltesiil 2 aprile u.s., con il nuovo sistema, hanno dimostratogrande partecipazione, serietà nel loro svolgimento,pluralità di pensiero e di scelte associative dando cosìla possibilità di introdurre nuovi volti, nuove energienegli istituti degli Organi centrali. Per consentire altresì, momento per momento, ai socidi conoscere le attività che avvengono in ambito as-sociazione è stato attribuito al segretario generale,oltre ai compiti sanciti nelle norme statutarie, anchequello di amministratore del sito dell’Associazionenonché della pagina “Il Granatiere” sul social network“facebook”, permettendo così a noi tutti attraverso gli

    Saluto di fine anno

  • EDITORIALE

    OTTOBRE-DICEMBRE 20174 IL GRANATIERE

    Direttore responsabile: Giancarlo RossiCorrispondenti: Veneto – Roberto Pellegrini; Piemonte – Angelo Masperone;Lombardia – Enrico Mezzenzana; Marche – Alessandro Ponzanetti;Puglia – Umberto Miccoli e Giuseppe CaldarolaAmministrazione: Antonio BilanciaIndirizzo e-mail Direttore: [email protected]

    Autor. Trib. N. 5244 del 22-5-1956Iscrizione al Registro degli Operatori della Comunicazione (R.O.C.)n. 27153 del 24 febbraio 2017

    Grafica: B.W. DesignStampa: Romana Editrice, San Cesareo - Roma

    Editore: Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna00185 Roma, piazza Santa Croce in Gerusalemme, 7Tel. 06/7028289 - Fax 06/70393086E-mail: [email protected]://www.granatieridisardegna.itC.F. 03073220588Presidente Onorario: Gen. C.A. Raffaele SimonePresidente: Giovanni GarassinoVicepresidente: Luigi GabrieleConsiglieri Nazionali: Pier Andrea Ferro, Antonio Giovannelli, Ernesto Tiraboschi, Giuseppe Caldarola, Enrico Mezzenzana,Aldo Viotti, Enzo Natale, Nicola Puntin, Giovanni Bettini, Silvio Belatti, Giulio Cesare Schina, Carmine Formicola, Rodolfo Mori Ubaldini degli Alberti La Marmora, Bruno Sorvillo, Carlo Maria Braghero, Giancarlo Rossi, Gian Paolo Torrini,Antonio Venci, Gian Carlo Bruni, Lino Marian, Remo Longo

    Condizioni di cessione del periodicoUna copia Euro 2,50Abbonamento ordinario Euro 10,00Abbonamento sostenitore Euro 15,00Abbonamento benemerito Euro 25,00Una copia arretrata Euro 3,00Gli abbonamenti possono essere sottoscritti anche mediante il c/c postale n. 34577007intestato alla Presidenza Nazionale ANGS avendo cura di indicare nella causale:«sottoscrizione abbonamento».

    Quanto espresso dai singoli autori negli articoli firmati non rispecchia necessariamenteil pensiero dell’editore e del direttore.

    La collaborazione al giornale avviene a titolo volontario e gratuito.Tutto il materialeche perviene in Redazione, anche se non pubblicato, non viene restituito. La redazionesi riserva la facoltà di modificare e/o sintetizzare i testi che vengono forniti.

    Chiuso in tipografia il 28/11/2017

    IL GRANATIEREI N Q U E S T O N U M E R O

    EDITORIALE 3

    ATTUALITÀ 7

    STORIA 18

    ALAMARI CON LE STELLETTE 35

    ATTIVITÀ ASSOCIATIVA 39

    SFILERANNO SEMPRE... 47

    LETTERE AL DIRETTORE 25

    BREVI E LIETE 31

    LETTI PER VOI 28

    scritti e le foto “di vivere”, anche se indirettamente,la vita associativa degli Organi periferici e di quellicentrali, nonché pagine della nostra storia.Per poter disporre di un elenco nominativo di gra-natieri che hanno svolto il servizio militare nelCorpo dei Granatieri e residenti nelle varie regionigeografiche, la presidenza nazionale ha interessato il

    1° reggimento affinché fotografasse, dai ruolini, idati anagrafici dei granatieri che hanno svolto il ser-vizio militare a partire dal 1946. Attualmente i datifornitici sono in corso di elaborazione, trattandosidi qualche migliaia di nomi. Una volta che il data-base, suddiviso per regione geografica, sarà comple-tato verrà diramato ai presidenti di Centro regionale

  • EDITORIALE

    OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 5

    affinché le sezioni dipendenti possano ricercare igranatieri in congedo, residenti nella loro zona, aifini dell’iscrizione e della partecipazione alla vitaassociativa. Nel corso di quest’anno due nuovi presidenti di Cen-tro regionale sono entrati a far parte del Consiglionazionale e precisamente il Gen. Giulio CesareSchina che ha assunto la presidenza del CR Umbria,a seguito della scomparsa del Gra. Paolo Rossi, e ilGra. Remo Longo che ha assunto la presidenza delCR Sicilia, a seguito dell’elezione a consigliere delComune di Palermo del Gra. Sandro Terrani. A lorol’augurio più sincero di sempre maggiori successi. Nel corso di quest’anno i Centri regionali del Veneto,del Piemonte, della Lombardia, della Sardegna, delFriuli Venezia Giulia e dell’Umbria hanno organiz-zato ciascuno un raduno interregionale nella propriaregione. In particolare, si sono svolti i raduni inter-regionali a Spinea, sul Monte Cengio, sull’Assietta, aCalcinate, a Sedini, a Flambro e a Orvieto, quest’ul-timo per commemorare il Servo di Dio fra’ Gian-franco Maria Chiti. Non per ultimo di importanza, ma per data, è statala partecipazione alla cerimonia della riconsegna, il21 novembre u.s., della Bandiera di guerra del 2°reggimento “Granatieri di Sardegna” al 2° batta-glione Granatieri “Cengio”, ricostituito come batta-glione autonomo, sempre nella città di Spoleto suasede stanziale. Anche in questa circostanza i grana-tieri in congedo si sono riuniti attorno ai granatieridel 2° battaglione per rendere doveroso omaggio allaloro Bandiera di guerra che ha vissuto epiche gestasul Monte Cengio e Cesuna, a Flambro e su tutti glialtri campi di battaglia.Ora è doveroso farvi partecipi delle attività pianifi-cate per il 2018.Si sta pianificando quello che potrebbe essere l’eventopiù importante: il 33° Raduno nazionale, per il qualeè in corso lo studio di fattibilità, da tenersi in una lo-calità ancora da definire, ma auspicabilmente dell’Ita-lia centrale.La prima domanda che ciascuno di voi si porrà è:“perché, nel centenario della vittoria, la stessa si è pen-sato di andarla a celebrare e festeggiare non nel Ve-neto o nel Friuli Venezia Giulia?” La risposta che lapresidenza nazionale si è data è la seguente: a iniziaredal mese di maggio p.v. nel nord est di Italia le ma-nifestazioni militari e i raduni che si svolgeranno sa-

    ranno senza soluzione di continuità. La nostra pre-senza è stata significativa nelle manifestazioni del Cen-tenario della Grande Guerra sul Monte Cengio nel2016, come a Trieste, a Sedini, a Flambro e al Cengionel 2017. Per il 2018, si è tenuto in considerazione ladistanza tra il sud e il nord est di Italia che di fatto halimitato la partecipazione di molti granatieri del sudd’Italia e delle isole al 32° Raduno nazionale in Asiagoe Cogollo del Cengio. Si è pensato quindi a un ra-duno nel centro Italia che è più facilmente raggiungi-bile da tutti. In tale quadro occorreranno anche validerisposte di sponsorizzazioni per la copertura finanzia-ria delle attività che si svolgeranno in quei due giorni. Il raduno sarà intitolato ai Granatieri della Regionescelta, immolatisi sul Tagliamento per consentire il ri-piegamento della III^ Armata. Penso che sia più chegiusto e doveroso dare a tali terre questo risalto di amordi Patria nel centenario della vittoria, perché anche ilsangue di quei figli ha contribuito alla rinascita dellasperanza, che si è concretizzata il 4 novembre 1918 aVittorio Veneto. Altro obiettivo per il quale si sono già gettate le basiè l’organizzazione a livello periferico di nuclei di pro-tezione civile. L’attività è in corso e alcune sezionihanno già fornito la loro disponibilità. Sono attual-mente allo studio le modalità per porre in essere iprevisti corsi di formazione, disposti dal Diparti-mento della Protezione Civile, necessari per renderlioperativi.Prima di porgervi gli auguri per le festività natalizie,desidero rivolgere il pensiero e il ricordo a chi è an-dato avanti alla fine del 2016 e nel 2017, il Gra.Paolo Rossi presidente del Centro regionale Umbria,il Maestro Gra. Umberto Sgarzi, la Sig.ra GiovannaStuparich figlia della M.O.V.M. Giani Stuparich, ilGen. Antonino Torre, Don Renzo Fanfani Capitanoin servizio permanente del 1° rgt. Granatieri di Sar-degna e consacrato sacerdote nel 1966 e tutti gli altriche abbiamo ricordato sul nostro periodico e quelliper i quali non abbiamo avuto la triste notizia dellaloro dipartita.Grazie per l’attenzione e con tutto il cuore la presi-denza nazionale augura a voi e alle vostre famiglie unsereno Santo Natale e un 2018 ricco di ogni bene esoddisfazione.

    IL PRESIDENTE NAZIONALEGRA. GIOVANNI GARASSINO

  • Manifesto ufficiale del 4 novembre

  • Il 4 novembre celebriamo la conclusione della Grande Guerra, unatragedia che causò enormi sofferenze all’intero continente europeo eprovocò lutti in ogni contrada d’Italia. Una catastrofe voluta dagli uo-mini e che, pur nelle sue immani proporzioni, non riuscì ad evitarenel secolo scorso un altro conflitto mondiale e guerre regionali chehanno continuato a devastare l’Europa.In questo giorno, in cui ricordiamo la conseguita completa Unità d’Ita-lia e rendiamo onore alle Forze Armate, rivolgo il mio pensiero com-mosso a tutti coloro che si sono sacrificati sull’Altare della Patria e dellanostra libertà, per l’edificazione di uno Stato democratico ed unito.Coltivare la loro memoria significa comprendere l’inestimabile ric-chezza morale che ci hanno trasmesso e rappresenta, per tutti noi, lostimolo più profondo ed autentico per adempiere ai nostri doveri dicittadini d’Italia e d’Europa, che credono nella solidarietà e nella con-vivenza pacifica fra i popoli.Nel loro ricordo intramontabile rendo omaggio alle sacre spoglie delMilite Ignoto, rappresentante di tutti i figli d’Italia di quella genera-zione che, quasi un secolo fa, diedero la vita per il nostro Paese.Quest’anno ricorre il centenario della ritirata di Caporetto, un episo-dio estremamente doloroso per i soldati e per le popolazioni coinvolte,a cui, tuttavia, l’Italia seppe reagire con l’orgoglio e la determinazionedi una giovane Nazione.Numerose furono, in quei difficili giorni, le testimonianze di eroismoe di sacrificio dei nostri soldati. Intere unità vennero chiamate a resisterefino all’estremo sacrificio, soccombendo di fronte a forze soverchianti. Tanti di quegli eroi sono rimasti ignoti, ma a tutti loro e a quanti cidonarono il compimento del disegno risorgimentale va la gratitudinedel Paese.Soldati, marinai, avieri, carabinieri, finanzieri e personale civile delladifesa, alla vostra abnegazione e professionalità appartiene la custodiadi una tradizione di valori, civiltà e cultura propri della nostra storia.Siate sempre degni del giuramento di fedeltà prestato alla Repubblica.A voi è affidata la presenza dell’Italia in diversi contesti di crisi, al ser-vizio della sicurezza del Paese e della Comunità internazionale.A voi tutti porgo il mio augurio ed un affettuoso saluto, con le espres-sioni della più viva stima, a nome dell’intero popolo italiano.Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l’Italia!

    OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 7

    4NOVEMBREPresidente della Repubblica, Sergio Mattarella

    M E S S AGG I

    2017

  • ATTUALITÀ 4 NOVEMBRE 2017

    Uomini e donne della Difesa,oggi, 4 novembre, anniversario dell’Armistizio che sancì per l’Italia lavittoriosa conclusione della prima guerra mondiale, festeggiamo la Gior-nata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.Non è un caso che queste due commemorazioni cadano nello stessogiorno: in quei lunghi, tragici mesi di guerra in cui la stessa integritànazionale fu messa seriamente in discussione, furono le Forze Armate aguidare il popolo italiano in quello sforzo corale, epico e condiviso cheportò al vittorioso epilogo di Vittorio Veneto.Oggi abbiamo ancora molto da imparare da quell’immane tragedia edall’esempio di quegli uomini che nell’abisso di una guerra giunta a li-velli di disumana empietà seppero tenere fede ai valori di amor di Patria,di unità nazionale, di pace.A tutti loro dobbiamo davvero tanto, il nostro stesso futuro, perché ègrazie a loro che gli italiani, in quei drammatici giorni successivi all’Ar-mistizio, rinacquero come popolo.Oggi non potremmo mai immaginare la storia del nostro Paese separatada quella delle sue Forze Armate, che rappresentano, ora come allora,un patrimonio dal valore inestimabile, perché custodi dei principi diriferimento della nostra società.Siamo negli anni in cui la commemorazione di quel doloroso periodo dellanostra storia nazionale offre la possibilità per una riflessione più profondasul valore della pace, anelito insopprimibile di ogni società civile, doverema anche diritto di ogni uomo, delle nuove generazioni, dei deboli e in-difesi, di coloro che scappano dalle guerre, dei tanti rifiutati e oppressi.Ed è in momenti come questo che dobbiamo rinnovare con forza il ri-cordo delle migliaia di Caduti sulle pietraie del Carso, sull’Isonzo, sulGrappa, sul Piave e in tanti altri luoghi entrati a far parte della nostramemoria collettiva.Così come dobbiamo rinnovare il ricordo e la nostra gratitudine nei con-fronti di tutti coloro che nella storia del nostro Paese sono caduti per re-stare fedeli al Giuramento di fedeltà nei confronti del Popolo Italiano edelle sue Istituzioni, spingendosi fino al massimo sacrificio della vita.Voi militari oggi incarnate quegli stessi valori e quello stesso, straordi-nario senso del servizio per il bene Paese.A tutti Voi, oggi impegnati in Patria e negli angoli più distanti del mondo,rivolgo un pensiero di profonda gratitudine per quanto avete fatto e perquanto fate, quotidianamente, in silenzio, per la sicurezza del Paese e dellacollettività internazionale, per la dedizione, lo spirito di servizio, la ma-turità professionale, l’umanità che traspare con chiarezza dal vostro ope-rato e per il messaggio di solidarietà e di pace che portate nel mondo.Confido in Voi per proseguire su questa strada e per tradurre in azionisempre più concrete quell’aspirazione alla sicurezza, alla pace e al rispettodella dignità umana che è patrimonio condiviso di tutto il nostro popolo.Viva le Forze Armate. Viva l’Italia.

    Ministro della Difesa, Roberta Pinotti

    OTTOBRE-DICEMBRE 20178 IL GRANATIERE

  • ATTUALITÀ4 NOVEMBRE 2017

    Ufficiali, Sottufficiali, Graduati, Soldati, Marinai, Avieri, Carabinieri ePersonale civile della Difesa, nel Giorno dell’Unità Nazionale e Giornatadelle Forze Armate commemoriamo, insieme al Corpo della Guardiadi Finanza, l’armistizio con l’Impero Austro-Ungarico e la fine vittoriosadella Prima Guerra Mondiale.Con la battaglia di Vittorio Veneto, l’Italia portò il Tricolore a svento-lare su Trento e Trieste e riunì tutti gli italiani all’interno dei propriconfini coronando finalmente l’ideale risorgimentale di coesione e diunità della Patria.Il 4 novembre del 1918, dopo quarantuno mesi di ininterrotti e duris-simi combattimenti, condotti “con fede incrollabile e tenace valore” –come recita il Bollettino numero 1268 del Comando Supremo del-l’Esercito – il nostro Paese uscì vittorioso da un conflitto segnato dacosti umani e materiali elevatissimi. Centinaia di migliaia di militari of-frirono la loro vita onorando il giuramento di fedeltà e a loro, unita-mente ai caduti di ogni epoca e circostanza nel nome della Patria,rivolgiamo oggi la nostra gratitudine e un commosso e deferente pen-siero. Ad essi si unisce il ricordo per tutti i fratelli civili che hanno persola vita in guerra o per effetto dei conflitti. Grazie anche al loro sacrificio,la nostra giovane Nazione dimostrò al mondo di aver già maturato unadiffusa coscienza identitaria ed un forte sentimento di Popolo, valoriconsolidati intorno ai principi propri della militarità.Il Paese seppe risorgere dalle sue macerie superando anche la fase trava-gliata di un secondo conflitto mondiale, contribuendo ad assicurare al-l’intero continente oltre 70 anni di pace e prosperità.Oggi, tuttavia, siamo di fronte ad un quadro internazionale caratteriz-zato da situazioni di instabilità e insicurezza in grado non solo di mi-nacciare le realtà locali e regionali in cui si generano, ma di riverberarei propri nefasti effetti sulle dinamiche della convivenza libera e demo-cratica dei popoli su scala globale. Ne sono un esempio i vili attacchiterroristici che hanno colpito anche l’Europa e i suoi cittadini, sul pro-prio territorio e in varie parti del mondo.Forti degli insegnamenti del passato ed in ossequio al grande patrimoniovaloriale di cui sono custodi, i militari italiani di tutte le Forze Armatecontrastano le attuali minacce operando quotidianamente con profondosenso del dovere e spirito di sacrificio per la promozione della sicurezzainternazionale e la salvaguardia degli interessi dello Stato.Oltre 6700 uomini e donne con le stellette svolgono i propri compiti, fuoridai confini nazionali, in operazioni di consolidamento e sostegno alle isti-tuzioni locali al fianco dei colleghi di Paesi amici ed alleati, fornendo uncontributo determinante alla stabilità e alla pacifica convivenza dei popoli.Un impegno che spazia dai Balcani al versante Sud del Mediterraneo, dalMali al Corno d’Africa, fino al Medio Oriente, all’Iraq e all’Afghanistan.Professionalità, spirito di sacrificio, umanità e profondo rispetto per ladignità e le culture altrui sono gli aspetti caratteristici che da sempre

    Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Claudio Graziano

    OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 9

  • ATTUALITÀ

    OTTOBRE-DICEMBRE 201710 IL GRANATIERE

    4 NOVEMBRE 2017

    permeano l’agire dei nostri militari in operazione. Un approccio – tuttoitaliano – che fa delle nostre Forze Armate un modello unanimementeapprezzato all’estero e una componente importante, talvolta determi-nante, del ‘Sistema Paese’, capace di valorizzare la sempre più stretta re-lazione tra gli aspetti di ‘difesa avanzata’ e di ‘sicurezza interna’.Ai militari impegnati all’estero, infatti, si aggiungono quanti quotidia-namente operano in Patria: in concorso alla pubblica sicurezza al fiancodelle Forze dell’Ordine, in prima linea nel contrastare le organizzazionicriminali che traggono profitto dallo sfruttamento del drammatico fe-nomeno dei flussi migratori, nonché in soccorso alla popolazione incaso di calamità naturali. In tal senso, è con orgoglio di Comandante ecordoglio per le vittime civili che evidenzio il contributo che le ForzeArmate stanno fornendo a seguito dei drammatici fenomeni telluriciche hanno colpito l’Italia centrale anche nei giorni scorsi. L’interventotempestivo ed efficace, condotto in pieno spirito interforze ed in siner-gia con le altre Istituzioni dello Stato, ha consentito, grazie anche al-l’impiego delle capacità duali della Difesa, di portare immediato sollievoalle popolazioni coinvolte, contribuendo a ripristinare i servizi essenziali,soccorrere i bisognosi e tutelare i beni scampati al disastro.Un impegno a tutto campo reso possibile anche dalla continuità orga-nizzativa assicurata da coloro che, dietro le quinte, svolgono un lavoroprezioso e insostituibile servendo nelle componenti di supporto alloStrumento militare: formative, addestrative, logistiche, amministrative,di ricerca e sperimentazione.Per continuare a garantire questo livello capacitivo, le Forze Armatesono chiamate a finalizzare importanti riforme organiche e strutturaliin linea con quanto chiesto dalla Nazione, tutelando l’operatività com-plessiva e soprattutto la centralità della risorsa umana, tenendo in do-vuta considerazione il connotato della sostenibilità finanziaria.Ufficiali, Sottufficiali, Graduati, Soldati, Marinai, Avieri, Carabinierie Personale civile della Difesa, siete la più diretta e genuina espressionedel carattere e delle virtù nazionali. Gli eredi degli eroici fanti che fer-marono sul Piave e sul Grappa l’invasore, dei soldati che conseguironoil successo anche a Vittorio Veneto, dei marinai che affondarono lanave da battaglia Santo Stefano concorrendo alla vittoria nel 1918,degli aviatori intrepidi nei cieli del Montello, dei carabinieri, dei fi-nanzieri, militari che sostennero in modo magnifico lo sforzo belliconelle battaglie sul fronte orientale italiano, il più terribile di tutti quellidella Grande Guerra.Ovunque vi troviate ad operare, in Patria o all’estero, in contesti ope-rativi o in attività di supporto, portate sempre nel cuore gli ideali rap-presentati dalla nostra Bandiera, fieri di appartenere alle Forze Armateitaliane.Il Paese sa di poter contare sui suoi ‘cittadini con le stellette’, sicuro dellaloro professionalità, del loro impegno e dei loro straordinari valori.In questa giornata di celebrazione e di memoria nazionale formulo atutti voi ed alle vostre famiglie i più sinceri e sentiti auguri.Viva le Forze Armate, Viva l’Italia!

  • OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 11

    ATTUALITÀ

    Politica Militare e risorse finanziarie

    In un precedente articolo abbiamo trattato – inveroin modo generico – di Politica Militare, motivatidalla considerazione che quei temi sono pertinenti ainostri interessi. Questo perché anche solo un anno divita militare dovrebbe averci avvicinato a quel mondo,così alieno oggi alla più diffusa percezione. E prose-guendo su questa linea ci proponiamo ora di dareconcretezza a quei discorsi con qualche numero trattodal Bilancio della Difesa dell’anno in corso, e nonsolo. Infatti, come là avevamo accennato, ogni politicamilitare si esprime, “in fin dei conti”, nei finanzia-menti erogati a favore dello strumento militare. Peròi numeri che riferiremo saranno pochi, solo quelliessenziali per sostenere le nostre tesi. Così, chi vorràapprofondire potrà rivolgersi alla letteratura di set-tore, che è cospicua, avvalendosi di qualche chiavedi lettura da noi fornita, che potrà anche facilitarglil’impresa.

    Punti di vista sul Bilancio della Difesa

    In ordine alle nostre tesi sarà utile una precisazione.Preliminarmente occorre constatare che attingere no-tizie sul bilancio della difesa dalla stampa e in par-ticolare da internet non è agevole. Non tanto perla specificità tecnica della materia, quanto piuttostoper l’elevata quantità di analisi critiche, là reperibili,condizionate però dall’idea secondo cui alla realtà delmondo gli apparati di difesa non servirebbero. Almeno

    il nostro non servirebbe, tantomeno se integrato nellaNATO: “nel nostro paese le spese militari vengono vistecome il fumo negli occhi” (nota 1). Conseguente-mente, per le sensibilità ispirate dalla Cultura Pop, ognianalisi su quei dati muove dal presupposto che gli in-vestimenti siano eccessivi. In particolare, le criticheprincipali attengono agli investimenti per la produzionedi nuovi sistemi d’arma; alle eccessive spese per il per-sonale, che in ogni caso sarebbe in esubero; ma soprat-tutto ad una presunta scarsa trasparenza, se non veraartata manipolazione nel Bilancio della Difesa, per cuigli importi resi noti sarebbero ben al di sotto di quellirealmente messi a disposizione dal Parlamento, annual-mente, con la Legge di Bilancio e con leggi specifiche.In sintesi, queste le critiche di cui molti media sono la-tori, e occorre tenerne conto ogni qual volta si affrontail tema, essendo esse pervasive, in particolare in Inter-net, che peraltro offre la possibilità di attingere alle suebanche dati, sempre utili per il nostro tipo di lettura.Ora, le tesi che andremo a esporre si basano su dati

    Il BILANCIO della DIFESAANTONIO VENCI

    Veicolo tattico Iveco M65E Lince

  • OTTOBRE-DICEMBRE 201712 IL GRANATIERE

    ATTUALITÀ

    tratti dal sito web del Ministero della Difesa, reperibilianche su quelli del Senato e della Camera dei Deputati.Inoltre, il punto di vista da cui osserveremo quelle in-formazioni sarà quello di un pragmatico, sempre ispi-rato da principi etici, che reputa di dover esprimere leproprie tesi, appunto con pragmatismo, ovvero senzacondizionamenti ideologici. Così, la costellazione diidee e di concetti che compone i nostri filtri interpre-tativi – ma ripetiamo: i dati sono quelli resi noti dallaDifesa e quindi sono corretti nella loro oggettività –originano anche da esperienze sul campo, nei Balcani,in Bosnia e in Kosovo, dove si ebbe modo di osservarela conflittualità nelle sue dirette manifestazioni; e anchegli effetti sulla popolazione inerme del collasso dellacompagine statale; Stato che con la sua giurisdizionecostituisce l’unica realtà capace di garantire l’ordine so-ciale, lo sviluppo e il funzionamento delle struttureamministrative, sempre che siano espressione dellademocrazia parlamentare. Dunque, non negazionedella pace quale valore assoluto, bensì il realismo, alienoda forme fideistiche, di una visione secondo cui pace eeserciti coesistono; lo Stato è una realtà associativa ina-lienabile e un valore da preservare quando esso è con-figurato sulla base dei principi costituzionali dello Statodi diritto; infine che le spese per la difesa sono un’esi-genza di cui occorre tenere conto con realismo, discu-tendone con buonsenso, perché le forze armate, qui danoi, sono al servizio della pace.

    Il Bilancio in qualche dettaglio

    Iniziamo con il considerare l’ultima delle critichesopra riferite, quella relativa alla poca chiarezza dei Bi-lanci della Difesa. Al riguardo si osservi che sul sitoweb della Difesa viene a tutti reso fruibile il Docu-mento Programmatico Pluriennale, prodotto annual-mente e che copre tre annualità, capace di offrire unapanoramica su spese correnti e investimenti a lungascadenza. Si tratta del documento previsto dalla legge31 dicembre 2012 n. 244, la cui finalità ultima è difornire, “in primis” al Parlamento, ma a tutti coloroche le volessero esaminare, le esigenze della Difesa,con riferimento al quadro geopolitico e strategicod’insieme, e i programmi di spesa e di investimentoche quelle esigenze vanno a soddisfare. E si rilevianche che tale documento contempla tutte le spesedella Difesa, comprese quelle finanziate con leggi spe-

    ciali. L’edizione più recente si presenta come un testodi agevole lettura e completo, per cui a esso si rimandail lettore alla ricerca di informazioni di primo livello.Ma, come si è detto, questo non sembra ridurre le cri-tiche sul tema della scarsa trasparenza. Oltre a tale Documento Programmatico, è la Legge diBilancio a focalizzare il nostro interesse e quindi chie-diamoci ora quale sia l’entità del bilancio della Difesain base alla Legge Finanziaria 2017 (Si riporta la tabellatratta dallo Stato di previsione della Spesa 2017).

    Lo stanziamento complessivo è di 20,269 miliardidi euro, così suddiviso: 6,519 miliardi per l’Armadei Carabinieri, che come noto ha assimilato ancheil Corpo Forestale (funzione sicurezza del territorio);141 milioni per le “funzioni esterne” (voli di stato,finanziamenti alle Associazioni, ai servizi meteoro-logici, ecc.); 396,47 milioni per le pensioni provvi-sorie al personale militare collocato in ausiliaria. Orasi osservi che questo budget che complessivamenteammonta a 7,057 miliardi di euro non finanzia lacosì detta “funzione difesa”, ovvero lo strumento mi-litare. Quindi, il finanziamento che lo Stato ha ero-gato alle Forze Armate nel 2017, che rappresenta ilfocus del nostro discorso, facendo le dovute sottra-zioni, ammonta a 13,211 miliardi di euro. Tale im-

    Tab. 1

  • OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 13

    ATTUALITÀ

    porto viene a sua volta a suddividersi in tre aree dispesa: il Personale (stipendi) a cui va il 72,2%; l’In-vestimento (acquisizione di nuovi sistemi, Ricerca eSviluppo) cui va il 16,2%; e l’Esercizio (le spese cor-renti per il mantenimento in efficienza, l’addestra-mento, il carburante, i costi vivi delle infrastrutturee delle attività contingenti, compreso le indennità distraordinario) cui va il 9,6%. Il trend appare in decrescita per quanto riguarda laFunzione Difesa (da 15,408 miliardi del 2008 a13,211 miliardi di quest’anno), come mostra la se-conda tabella (nota 2). Invece le spese per il Perso-nale restano elevate e in crescita di circa 689 milioninello stesso arco di tempo.

    Tuttavia questi importi sono ancora parziali. Oc-corre infatti tenere conto delle risorse che lo Statorende disponibili alla Difesa tramite il Ministerodello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Eco-nomia e delle Finanze (Investimento integrato, la si-nergia Difesa – Mi.S.E.), in forza di una serie didisposti di legge che qui appare ultroneo citare, mache il lettore interessato potrà reperire nel citato Do-cumento di Programmazione Pluriennale 2017-2019. Tali finanziamenti riguardano i programmipluriennali di Ammodernamento e Rinnovamentodello strumento militare. Complessivamente, per il2017 si stima uno stanziamento complessivo di circa2,7 miliardi di euro, che quindi occorre sommare aigià indicati 2,141 miliardi (tabella 1) destinati al-l’Investimento nel bilancio del Dicastero all’internodel bilancio ordinario. Ancora, occorre valutare checon il DPCM 29 maggio 2017 (ex legge 232/2016),alla Difesa stanno pervenendo ulteriori finanzia-menti in un arco di tempo quindicennale, differen-

    temente orientati (realizzazione di infrastrutture eper interventi finalizzati all’implementazione del re-quisito di antisismicità, prescritto per tutte le ca-serme; bonifica dei poligoni di tiro, in base allerecenti disposizioni sulla tutela dell’ambiente; Cyberdefense; Ammodernamento e Rinnovamento di ma-teriali di armamento terrestri, marittimi e aerei), cheal momento in cui scriviamo non sono a noi noti inentità certa. Si tratta di un investimento pluriennaledal “tesoretto” di 47 miliardi di euro che il Governoquest’anno ha messo a disposizione di diversi dica-steri e che hanno iniziato a essere disponibili a par-tire da settembre 2017.Occorre ancora considerare il finanziamento allemissioni fuori dal territorio nazionale, erogato questavolta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze,pari a circa 1 miliardo di euro, che nella sostanzaconverge nei fondi dell’Esercizio iscritto a bilancio.Ma si osservi – è un dato importante ai fini della no-stra lettura del bilancio della Difesa –, che le opera-zioni sul territorio nazionale (Strade Sicure e Terradei Fuochi), sempre onerose, sono comprese nel bi-lancio di cui la prima tabella.

    Bilancio della Difesa e Prodotto InternoLordo

    Osserviamo subito che sommando tutte le risorse fi-nanziarie allocate per il 2017 mediante i diversi stru-menti normativi, oltre che con la legge di bilancio,l’investimento che il Paese fa per la Difesa sembra av-vicinarsi alla soglia dell’1,5% del Prodotto InternoLordo (peraltro, l’articolo di Paolo Rastelli, citatosopra, indica al riguardo un dato dell’1,1%). Peraltro,come già evidenziato, a questa percentuale andrebbecomunque sottratta quella devoluta all’Arma dei Ca-rabinieri per la quota parte che riguarda la FunzioneSicurezza del Territorio. E qui rammentiamo che l’Al-leanza Atlantica, nel corso del summit tenutosi in Gal-les a settembre del 2014, chiese ai Paesi Membri diinvertire la tendenza a ridurre le spese per la Difesa perraggiungere il 2% del Prodotto Interno Lordo nell’arcodi dieci anni. Tale indirizzo, ufficializzato mediante“The Wales Declaration on the Transatlantic Bond”del 5 settembre 2014, ha trovato anche recente con-ferma da parte del Presidente degli Stati Uniti loscorso mese di aprile. E l’Italia si sta approssimando

    Tab. 2

  • OTTOBRE-DICEMBRE 201714 IL GRANATIERE

    ATTUALITÀ

    al traguardo auspicato? Difficile asserirlo, tuttavia con-siderevole è il nostro impegno in operazioni di sup-porto della pace, il che, secondo una lettura deinumeri – ma di parte nostra –, andrebbe a incremen-tare la quota di PIL a favore della Difesa. Al mo-mento, l’Italia è impegnata in quattordici missioniinternazionali e tre nazionali, con un totale di quasi14.000 uomini e donne delle tre Forze Armate edell’Arma dei Carabinieri (nota 3). La natura di que-ste missioni va dall’addestramento, consulenza e assi-stenza a favore delle forze e istituzioni locali, e presidioalla diga di Mosul, come Resulute Support in Afgha-nistan; all’antipirateria, come Atalanta/Ocean Shield;oltre a quelle sul territorio nazionale di concorso alleForze dell’Ordine e alla Protezione Civile.

    Efficienza ed efficacia dello strumento militare

    Gli investimenti in Ammodernamento e Rinnova-mento consentono allo strumento militare di mante-nere e, se necessario, acquisire ulteriori standard diefficacia operativa, perché questa – l’efficacia – richiedesistemi tecnologicamente congrui con gli scenari in cuisi prevede di dover andare ad agire. Si tratta di un pro-cesso che non si arresta. Lo sviluppo scientifico e le suericadute nel campo della tecnica determinano perio-dicamente le cosiddette Rivoluzioni negli affari militari.Lo fu con l’invenzione della polvere da sparo, accadeora ad un ritmo più elevato, per esempio, con la crea-zione di nuovi materiali che incrementano la resistenzadelle corazzature, per cui sarebbe inaccettabile per unmoderno Stato di diritto non proteggere adeguata-mente i propri soldati. Da qui la necessità del rinno-vamento del parco veicoli tattici. Lo è ancora con losviluppo dell’Information Communication Techno-logy, l’informatica applicata ai processi decisionali, per

    cui, analogamente, sarebbe inconcepibile rimanere construmenti tradizionali di pianificazione e condottadelle operazioni, come carta topografica, binocolo,bussola e telefono, in epoca di GPS e internet. Taliforme di arretratezza renderebbero lo strumento mi-litare inefficace e non interoperabile nell’ambitodell’Alleanza Atlantica. Queste sono soltanto dueesemplificazioni di un paradigma molto esteso, che in-teressa tutti i segmenti in cui le forze armate di unPaese si articolano. Ma in ogni organizzazione l’effica-cia e l’efficienza sono correlate, ed è evidente che la se-conda condizioni la prima. Ritornando ai nostri dati sul Bilancio, un altro ele-mento significativo è il valore della Funzione Difesa inrapporto con il PIL. Inoltre, occorre osservare che dellaFunzione Difesa la quota che va all’ Esercizio è soltantoil 9,6%, mentre il 74,2% va al Personale. Ora, se l’effi-cacia dello strumento militare si persegue con gliinvestimenti nel settore dell’Ammodernamento e Rin-novamento, con programmi pluriennali, l’efficienza simantiene con le spese ordinarie contemplate, appunto,nella voce Esercizio. Voce peraltro fortemente condi-zionata – nell’attuale congiuntura – dalle spese desti-nate alla voce Personale. Sembrerebbe questo un datoanomalo se si tiene conto che, soltanto nel 2011, l’Am-miraglio Giampaolo Di Paola, all’epoca Ministro dellaDifesa nel Governo Monti, promuoveva la già citatalegge 244/12, presentandola presso i media con la for-mula “meno generali e più tecnologia” (nota 4). Unalegge che tra i principali obiettivi ha quello della pro-gressiva riduzione della consistenza dello strumento mi-litare interforze, soluzione strutturale ispirata dall’analisidi alcuni numeri, compreso quelli del personale. E ineffetti sin dalla fine della Guerra Fredda le nostre ForzeArmate hanno progressivamente ridotto il numerodelle unità operative, ma – secondo le analisi del Mini-stero – lasciando un esubero dei Quadri dirigenti. Non-dimeno, da allora, nonostante il ricorso all’istitutodell’ARQ (congedi con la formula “A Disposizione perRiduzione dei Quadri”) e la riduzione degli arruola-menti, la spesa per il Personale è continuata a crescere,nel contesto del trend di riduzione del budget comples-sivo della Funzione Difesa, lasciando l’obiettivo dellaripartizione virtuosa del Funzionamento di 50, 25 e 25per cento rispettivamente per Personale, Investimentoe Funzionamento sempre più distante. Riepilogando, il fatto è che, per un verso, con i finan-ziamenti destinati all’Ammodernamento e Rinnova-

    Operazione strade sicure

  • OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 15

    ATTUALITÀ

    mento si perseguono scopi di efficacia, certamente nonderogabili, e, d’altro canto, si riducono progressiva-mente le risorse per l’efficienza di base. Va evidenziatotuttavia che, anche nel 2017, circa 1 miliardo di euroextra bilancio, provenienti dal Ministero dell’Economiae delle Finanze, come già riferito, hanno di fatto incre-mentato la quota dell’Esercizio, ma finanziando soloquegli assetti operativi, quelle unità impiegate inmissione all’estero. Dunque, non per le altre che hannooperato sul territorio nazionale, o semplicemente nonhanno trovato impiego operativo. E non c’è da stupirsiche un reggimento, un gruppo di volo o un’imbarca-zione non trovi impiego operativo perché le Forze Ar-mate sono risorsa potenziale, che però deve esserepronta in caso di necessità. Quindi, esse devono per-manere a un livello prestabilito di efficienza operativa.E tutto questo comporta spese vive. Poiché questo temaci sembra degno di approfondimento, di seguito for-muleremo alcune considerazioni.

    Qualche elemento di dettaglio sull’Ammodernamento e…

    L’efficacia dello strumento militare è il prodotto diinnumerevoli fattori, e ciò che qui occorre eviden-ziare è che si tratta, appunto, di un “prodotto” e nondi una sommatoria. Ciò significa che se un fattorevale zero, l’efficacia complessiva si azzera. Così, unsistema d’arma, un carrarmato, che nella sua formulatattica abbia azzerato uno dei numerosi fattori chela compongono, vede altresì azzerata la sua efficaciaoperativa. Lo stesso per l’efficienza complessiva di unsistema costituito da persone, materiali e cultura or-ganizzativa (dottrina, regole, coesione). Se uno degliinnumerevoli componenti si azzera, si rischia il col-lasso della sua capacità a operare. Ciò premesso,diamo uno sguardo agli investimenti con fondi delMinistero dello Sviluppo Economico, che contribui-rebbero ad elevare la percentuale del Bilancio dellaDifesa in rapporto al PIL nazionale. Focalizzando l’attenzione sugli investimenti a favoredell’Esercito (nota 5), troviamo il programma deno-minato Forza NEC (Network Enabled Capability). Sitratta di un progetto, in itinere, anche con fasi di spe-rimentazione sul campo, di tecnologie informatichedi comando e controllo, distribuite e integrate lungotutta la catena gerarchica, sino ai livelli elementari:

    squadra, nucleo. Infatti, come già evidenziato, oggiuna priorità è rappresentata dall’automazione dei posticomando e dalla trasmissione degli ordini non più coni mezzi tradizionali, bensì tramite computer. Ma nonsolo. Un altro aspetto critico delle operazioni militariè quello della condotta della manovra, ovvero di comegestire le unità nello spazio e nel tempo dell’azione, ri-ducendo per quanto possibile gli attriti, e, nel caso diun’operazione cinetica, cioè che prevede l’uso dellaforza, evitare il “fuoco amico”. Anche in questo settorel’informatica svolge un ruolo dirimente e pertantotrova applicazioni militari. In effetti sarebbe impensa-bile partecipare a un’operazione di peacekeeping,anche a bassa intensità, senza potersi avvalere di talitecnologie, peraltro già diffuse in ambito NATO epresso la maggior parte dei Paesi occidentali. Così l’Ita-lia fornisce il proprio contributo e si adegua. Nonscisso dal programma Forza NEC, ne risulta un altrosignificativo nel settore dell’Ammodernamento e Rin-novamento dei materiali, che prevede l’acquisizione,progressivamente distribuita su più anni, di veicoli dacombattimento aggiornati in termini di protezione peril personale e già integrati nelle nuove tecnologie dicomando e controllo. Si tratta dei VBM (veicolo blin-dato medio) 8x8 Freccia e della Blindo Armata Cen-tauro 2, quest’ultima per sostituire la versione 1, la cuiconcezione risale ai primi anni 90. I primi per dotare

    Blindo Armata Centauro

    VBM (veicolo blindato medio) 8x8 Freccia

  • OTTOBRE-DICEMBRE 201716 IL GRANATIERE

    ATTUALITÀ

    i reggimenti di fanteria media di un veicolo da tra-sporto e combattimento adatto ad alcune frequenticontingenze operative; le seconde per le unità di caval-leria di linea. Tutti questi programmi di acquisizionedi nuovi sistemi prevedono anche il supporto logisticointegrato, ovvero interventi di manutenzione speciali-stica e ricambi con costi già compresi nella spesa ini-ziale. Infine si tratta di veicoli flessibili nell’impiegorispetto alle situazioni operative ricorrenti, in partico-lare senza impatto per l’ambiente (sono tutti veicoliruotati, che non producono nella manovra l’effetto diaratura caratteristico dei cingolati, e i propulsori sonodi moderna concezione, quindi meno inquinanti). Equesti sono solo alcuni esempi, scelti perché vicini allanostra comprensione. Infatti sono numerosi i pro-grammi che vanno in questa direzione e rimandiamoil lettore interessato al già più volte citato Documentodi Programmazione Pluriennale 2017-2019, indican-dogli la necessità di una lettura con visione interforze.Infatti, oggi più di ieri la sicurezza si produce e si di-fende con un ampio spettro di sistemi tutti interagentie quindi coordinati. Difesa contraerea e fanteria; sor-veglianza, acquisizione obiettivi e impiego coordinatodel fuoco; logistica integrata, sono realtà che richie-dono uno sviluppo omogeneo perché un gap in un solsettore diventa vulnerabilità che si riflette sugli altrielementi costitutivi l’apparato di difesa e sicurezza. Eil progresso tecnologico sta procedendo celermente.

    …e sul Funzionamento

    Ma come si è già evidenziato, le risorse da devolvereall’efficienza, al mantenimento, alle infrastrutture,ai servizi ordinari di caserma, all’addestramento nonfinalizzato all’approntamento per eseguire una delle

    tante missioni di peacekeeping, sono scarse e si ri-ducono inesorabilmente anno dopo anno: “Anchel’esercizio finanziario 2016, come i precedenti, è statocaratterizzato dall’afflusso di risorse finanziarie non pie-namente coerenti con le effettive esigenze della ForzaArmata, con inevitabili riflessi su tutta la struttura or-ganizzativa” (nota 6). Effetto perverso della SpendingReview? Non è detto, se si considera l’attenzione rivoltaa evitare tagli lineari, ovvero senza criterio. Quindi?Non abbiamo una risposta e lasciamo al lettore di for-mulare le proprie riflessioni, come sempre. Ma si con-sideri anche che le esigenze reali di Funzionamentosono note perché individuate e calcolate in sede di pro-grammazione finanziaria a cura di ogni singolo centrodi spesa, dal basso verso l’alto, che allo scopo si avvaledi procedure consolidate, che non ammettono er-rori e consentono periodiche verifiche e aggiustamenti.Quindi, i dati che configurano le esigenze sono noti,ma non trovano adeguata copertura finanziaria e de-vono essere periodicamente piegati alla consistenzadelle risorse disponibili. Questo fenomeno per l’Esercito mostra una criticitàspeciale se lo si osserva su un periodo abbastanzaampio. Infatti, nell’ormai lontano 2005 la quota diEsercizio fu di 922 milioni di euro; quindi nel 2007di 442 milioni di euro: un taglio netto; così a scen-dere fino a 281 milioni di euro del 2016 (nota 7). Orasi consideri anche che i prezzi al consumo in questianni sono lievitati, decuplicati in alcuni settori, doveappunto i capitoli dell’Esercizio trovano impegno dispesa, come utenze elettriche, trasporti, materie prime.Conseguentemente è sempre l’Esercito a declinare che“Il settore denominato Esercizio è cruciale per l’effi-cienza operativa della Forza Armata. Esso comprendei fondi destinati alla formazione, all’addestramento ealle esercitazioni, ai trasferimenti, al supporto sanitario,ai trasporti, al vettovagliamento ed equipaggiamento,al mantenimento dei mezzi, sistemi e infrastrutture, aicarburanti, ecc.” (nota 7). E, come già abbiamo rife-rito, questo trend è solo mitigato dalle integrazioni chenegli anni più recenti vengono erogate dal M.E.F., macon obiettivi di settore ben precisi, così che, nel 2016,i 281 milioni di euro poi trovano incremento fino a683 milioni di euro. Essenzialmente destinati a quelleunità designate per l’anno di riferimento per l’impiegooperativo all’estero. Il project management, ovvero l’arte e la tecnica di ge-stire le risorse in vista di un fine, richiede una capacità

    Simulatore di tiro

  • OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 17

    ATTUALITÀ

    fondamentale: la creatività. Così, come descritto nelRapporto Esercito 2016 già richiamato, anche le unitànon in approntamento, nell’epoca dello Spettro dei con-flitti, quando cioè l’addestramento militare deve esseresvolto per moduli differenziati, dove ciascuno rispec-chia uno scenario operativo, riescono a svolgere un ad-destramento “full spectrum”. Certamente un risultatovirtuoso, di cui occorre dare atto a quei Comandanti,manager che devono far quadrare i conti. Allora, peracquisirne coscienza focalizziamo brevemente l’atten-zione sull’addestramento militare. Esso deve oggi ne-cessariamente articolarsi in più fasi (citata nota n.5):quella “virtual”, al simulatore computerizzato, doveogni singolo soldato studia le tecniche e le tattiche, inaula. Su tutto il territorio nazionale sono disponibilicinquantotto di tali sistemi denominati Virtual Battle-space Simulator 2. In sintesi, c’è la dottrina militare, daapprendere; lo scenario operativo rappresentato reali-sticamente nei computer in rete, e l’operatore che in-teragisce nella realtà virtuale, appunto addestrandosi.Manca solo l’attrito: per la fanteria, la fatica e lo stress.Quindi, occorre passare alla fase sul campo, denomi-nata fase “Live”, che come è nelle nostre consapevolezzedeve essere necessariamente realistica e impegnativa.Quindi viene condotta sul campo e possibilmentea partiti contrapposti, con strumenti di misura-zione dell’efficacia (l’informatica anche qui nonmanca). Tale fase richiede l’utilizzazione dei Centridi Addestramento Tattico. Per l’Esercito ne esistonoquattro dislocati a Cesano, San Giorgio di Brunico,Torre Veneri e Capo Teulada. Infine abbiamo il seg-mento “Constructive”, quello cioè destinato aiPosti Comando, che si svolge nella sede di quellache fu la Scuola di Guerra, ora Centro di Simula-zione e Validazione (CE.SI.VA.), dove si elaboranogli ordini di operazione, ai diversi livelli di co-mando, e si simula la condotta, verificandone glieffetti. Tutto questo complesso di attività è essen-ziale per la creazione e il mantenimento a livellodell’efficienza operativa. Ovvero, non è né deroga-bile né adattabile con formule di accomodamentoche ne snaturerebbero i processi, riducendone l’ef-ficacia. E quindi richiede finanziamenti adeguati:dalle indennità per il personale che deve spostarsie operare per più lunghi archi di tempo, senza in-terruzione, ai costi vivi per carburanti, muniziona-mento, oltre che per la manutenzione di materiali,mezzi e sistemi tecnologici.

    In conclusione

    Non occorre scomodare Sun Tzu, Napoleone o Clau-sewitz per comprendere che i concetti fondativi dellarealtà militare individuano come necessarie condizioniper ottenere uno strumento adatto agli scopi della di-fesa: 1) una struttura ordinativa ben definita in fun-zione dei compiti da assolvere; 2) che questa strutturadebba essere costituita con personale e materiali, ilprimo formato e addestrato e i secondi efficienti ed ef-ficaci; 3) che – fatto fortemente caratterizzante la realtàmilitare – questa compagine costituita da uomini edonne, armi, mezzi tattici e logistici e cultura organiz-zativa, debba sviluppare con periodicità costante ciclidi addestramento finalizzati a produrre quella impal-pabile (ma misurabile) condizione che è l’efficienzaoperativa: una risultante di saper fare e saper esserenella condizione militare, con le sue norme e i suoiprincipi etici. Quindi dovrebbe risultare evidenteche se si riduce il fattore addestramento, il prodottodell’efficienza cala parimenti, assieme all’efficacia per-seguita con investimenti “ad hoc”. Ma la Politica Mi-litare, che nei numeri del Bilancio della Difesa trovaconcretezza, da oltre dieci anni mostra trend di decre-scita, in particolare nel settore destinato al Funziona-mento dello strumento militare. Si rischia così diincidere sull’addestramento, che è un fattore chiavedel paradigma efficienza/efficacia. Dunque, l’auspicioè un’inversione di tendenza, in particolare nella pro-spettiva che la quota di Bilancio della Difesa destinataal Funzionamento possa soddisfare le esigenze basilaricosì come individuate nei centri di spesa, e finanziaretutte le attività addestrative che – deve essere chiaro –costituiscono il processo di capitalizzazione delle ri-sorse militari destinate alla sicurezza del Paese.

    Note:(1): Vincenzo Camporini, citato da Paolo Rastelli nell’arti-colo “Elogio della stampa USA ai militari italiani ”, Corriere della Sera, 24.08.17.(2): Giovanni Martinelli, “Il Bilancio della Difesa”, AnalisiDifesa (online), febbraio 2017.(3): Ministero della Difesa, sito web.(4): Alberto Chiara, “Riforma Difesa, a qualcuno pare fi-nita”, Famiglia Cristiana, 17.02.12.(5): Stato Maggiore dell’Esercito, Rapporto Esercito 2016. (6): Vengono qui esaminati dati finanziari del 2016 perchéconsolidati. La fonte è ancora lo Stato Maggiore dell’Eser-cito, Rapporto Esercito 2016. (7): Stato Maggiore dell’Esercito, Rapporto Esercito, varieannualità.

  • OTTOBRE-DICEMBRE 201718 IL GRANATIERE

    STORIA

    CAPORETTO24 ottobre 1917

    Soldati.

    Si sta comed’autunnosugli alberile foglie.

    Giuseppe Ungaretti

    Cento anni fa, il 24 ottobre, alleore 02.00, le forze austro – te-desche al comando del Generaletedesco Otto von Below, scatena-rono un attacco contro le posizioniitaliane tenute dalla II^ Armata,travolgendole.Tutto il fronte dell’Isonzo dovettearretrare e si stabilizzò dopo una ri-tirata di circa 170 km. sul Piave,dove gli stessi soldati, che qualcunogià desumeva irrimediabilmentepersi, fermarono gli austro – tede-schi sulle posizioni, già predispostein precedenza, sul Grappa.Un “miracolo italiano”, che i nostriex avversari si ostinano ancora oggia non credere, tanto che, nella let-teratura tedesca, si parla ancora ditruppe alleate che “stabilizzarono ilfronte” (Nota 1), quando è a tuttinoto che le stesse vennero tenute inriserva intorno a Verona.È questa una delle tante leggende dasfatare intorno alla battaglia e chevengono ancora oggi alimentate daarticoli di giornale, pubblicazioni,dalle pagine di Wikipedia e da chi,come Hemingway, nel suo “Addioalle armi”, ne volle descrivere i fatti,seppure in forma di romanzo.

    Altri, invece, scrivono della “disfattadi Caporetto”; e non sono pochi.Basta recarsi in questi giorni alla li-breria Feltrinelli sita a Roma neipressi dello Stato Maggiore e preci-samente di fronte all’Albergo Na-zionale, dove, al secondo piano,possiamo trovare un’intera sezione,messa in bella mostra, contenente ilibri che parlano di Caporetto. Qui,nei sottotitoli, la “disfatta” è di casa,un assioma ormai comprovato dallaconsuetudine, tanto da diventare,nella nostra lingua, una frase di usocomune: “È una … Caporetto”!!!Nell’immaginario, i nostri soldati“mollarono le armi”, si diedero allafuga, si consegnarono prigionieri in-neggiando al nemico; insomma ilclassico stereotipo del soldato “ma-caroni e mandolino”, che è stato peraltro smentito dai nostri soldati cheoperano invece, al pari degli altrisoldati della NATO, in Afghani-stan, in Libano, in Irak, animati daquella professionalità, dedizione, daquel senso del dovere e del sacrificio,che contraddistinse i nostri soldatiche combatterono a Caporetto.Infatti, in quella battaglia, i nostrisoldati combatterono e si sacrifica-

    BATTAGLIA dI CAPORETTO• • •

    FORzE In CAmPO IL 24 OTTOBRE ORE 02.00

    Italiani1.844.000 uomini, di cui 63.300 Uffi-ciali inquadrati in 59 Comandi divi-sione + alcune Brigate + 4 Comandidivisione di cavalleria.6918 pezzi di artiglieria, di cui:3.828 piccolo calibro2.869 medio calibro

    221 grande calibro7.000 mitragliatrici ca.5.000 pistole-mitragliatrici ca.

    Austro – Tedeschi1.353.000 uomini.5255 pezzi di artiglieria.

    FORzE In CAmPO A CAPORETTO

    Italiani150 btg. (257.000 uomini) + 997pezzi di artiglieria + 345 bombarde.

    Austro – Germanici150 btg. (335.000 uomini) + 2.147pezzi di artiglieria + 371 bombarde.

    rono, meritandosi ben 15 Medaglied’Oro al V.M. e altre due a Poz-zuolo, durante l’azione di frenaggio.Tra queste vale per tutti quella con-ferita al Sergente Paolo Peli (Nota 2)della 671^ compagnia mitraglia-trici a Passo Zagradan, il 25 otto-

    PAOLO BERTOIA

  • OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 19

    STORIA

    bre, che lo vide protagonista nel-l’azione di difesa contro i soldati delWu� rttemberg, che facevano partedel corpo d’èlite dell’Alpencorps, alcomando di Rommel.Dunque, piuttosto che di disfatta,si deve parlare di “sfondamento delfronte”, uno come tanti avvenutidurante quel tragico conflitto. Nonsi può assolutamente parlare di “di-sfatta”, perché la “disfatta” non ci fu.Indubbiamente si sarebbe potuto edovuto condurre questa battagliain maniera diversa, ma quando cisi rese conto che il fronte nonavrebbe più tenuto, le Armate nondirettamente impegnate riuscironoa sganciarsi riportando perditeminime. Si riuscì a impegnare ilnemico sul Tagliamento, rallen-tandone, in parte, l’avanzata e poia fermarlo definitivamente conuna dura ma definitiva battagliad’arresto sul Piave e sul Grappa.Una battaglia prevista e condottadalle nostre truppe, le stesse che sierano ritirate dalle precedenti posi-zioni sull’Isonzo e in Carnia. Voglioricordare, una fra le tante, la 24^Divisione (6° Corpo d’Armata – II^Armata), comandata dal GeneraleTriscornia. La sera del 24 ottobre, laDivisione si trova davanti al cimi-tero di Gorizia, in uno dei punti“più caldi del fronte” e riceve l’or-dine di ritirarsi, solamente alle ore1.15 del 26 ottobre; ripiega quindiin ordine, salvando tutte le sue arti-glierie, ferma le avanguardie au-striache sul fiume Torre, ripiega

    ancora oltre il Tagliamento, e dopo9 giorni la ritroviamo dislocata neipressi di Padova. Qui molti deisuoi Ufficiali e uomini di truppa,considerati precedentemente di-spersi, la raggiunsero. A dire ilvero, nel diario del Gatti (Nota 3)scritto in quei giorni, la Divisionerisulta distrutta. Evidentementenel caos della ritirata, le notizie ar-rivavano a rilento. Comunque unreggimento della Brigata Ravenna,una delle due appartenenti alla Di-visione, e precisamente il 264°,contribuirà con successo alla difesadel massiccio del Grappa.Dobbiamo ricordarci di questi uo-mini, che cento anni fa, tenace-mente, seppero resistere alle forzenemiche. Basta pensare alla “di-sfatta”, guardiamo con storica con-sapevolezza la battaglia che ci diedesì tanta amarezza, ma che fu laprima combattuta da un esercitoconsapevolmente nazionale. Unesercito, che dall’ultimo fante alGenerale comandante, si sentiva fi-nalmente italiano.Io sono indissolubilmente legato aquei soldati, a mio nonno e mio zioirredentisti; sono l’esempio da se-guire. E sono sicuro che se ungiorno, speriamo lontano, si dovessericominciare, i nostri soldati si com-porteranno come quegli umili fanti,con onore, con sacrificio, in ognimomento e in ogni caso: anche inquello più estremo, come quello checompì il Sergente mitragliere PaoloPeli a Passo Zagradan.

    BATTAGLIE dISFOndAmEnTO

    • • •

    19141. 1^ battaglia della marna:

    5 – 12 settembre;2. battaglia di Leopoli:

    23 agosto – 11 settembre.

    19151. offensiva di Gorlice – Tarnów:

    1 maggio – 18 settembre;2. offensiva del Kosovo:

    10 novembre – 4 dicembre.

    19161. battaglia di Bucarest:

    25 novembre – 6 dicembre.

    19171. battaglia di Rafa: 9 gennaio;2. offensiva Kerenskij:

    1– 19 luglio;3. battaglia di Caporetto:

    24 ottobre – 12 novembre.

    19181. offensiva di primavera:

    21 marzo – 5 agosto;2. offensiva dei 100 giorni:

    8 agosto – 11 novembre;3. offensiva del Vardar:

    14 – 29 settembre;4. battaglia di Sharqat:

    23 – 30 ottobre;5. battaglia di Vittorio Veneto:

    24 ottobre – 4 novembre.

    1 “Die italienische Front konnte nur mit alliierter Mi-litärhilfe am Piave wieder stabilisiert werden.” Il fronteitaliano poté essere stabilizzato nuovamente grazie al-l’aiuto militare alleato sul Piave. In https://de.wikipe-dia.org/wiki/Otto_von_Below#cite_note-1.2 MOVM: “Capo mitragliatrice, per meglio battere ilnemico, metteva in postazione la propria arma fuoridella linea, completamente allo scoperto. Per ben setteore, con calma e coraggio, sempre in piedi ed in vistadell’avversario, faceva fuoco contro di esso, falciandoneinesorabilmente i nuclei che tentavano avvicinarsi allenostre posizioni, noncurante del fuoco che già aveva col-

    pito parecchi militari a lui vicini. Ferito egli stesso ad unbraccio, non abbandonava la propria arma, e di fronteall’incalzare dell’avversario, fulgido esempio di fermezzae di alto sentimento del dovere, seguitava indomito a farfuoco, deciso a morire piuttosto che arrendersi. Avutal’arma messa fuori uso e sopraffatto dal nemico, che loaveva circondato, continuava a difendersi accanitamentecon la pistola, finché, colpito ancora in fronte da unapalla avversaria, perdette gloriosamente la vita. - Podla-buk - Passo di Zagradan, 25 ottobre 1917”3 Angelo Gatti: Caporetto, Il Mulino, Bologna, 2014,pp. 259 e 260.

  • OTTOBRE-DICEMBRE 201720 IL GRANATIERE

    STORIA

    All’epoca dell’assedio di Torino nel1706 da parte dei francesi, l’unitàbase dei reggimenti di fanteria delDucato di Savoia era il battaglione.Ogni battaglione aveva una decinadi compagnie di fucilieri e - dal1685 - una compagnia Granatieri.Il 1° battaglione del reggimentoera comandato dal Colonnello.Ognuna delle compagnie era inqua-drata da un Capitano, da un Te-nente e da vari Sergenti e caporali.Le bandiere, per quel poco che sap-piamo, dovevano essere dei qua-drati di circa 2 metri di lato conun’asta che superava i 3 metri...po-veri Alfieri! Il reggimento aveva piùbandiere. Oltre a quella nazionale(ducale, con croce bianca di Savoiain campo rosso), esisteva una solacolonnella, in consegna all’Alfieredell’omonima compagnia. Le ban-diere d’ordinanza invece erano unaper ogni battaglione e venivanoportate dagli Alfieri della 1^ com-pagnia del battaglione stesso.L’uniforme era composta da giu-stacorpo, panciotto o veste, calzonie calze, scarpe (stivali per gli Uffi-ciali superiori che erano a cavallo),camicia e cravatta, cappello. Il giu-stacorpo era un giubbone svasatoblu lungo al ginocchio, con mani-che dotate di ampi paramani (ri-svolti) rossi. Il rgt. Guardie si distingueva perquesti colori. Essendo la guardia delDuca, la divisa era tinta in blu/tur-chino, quindi più appariscente e co-stosa delle divise bianco/grigiastredegli altri reggimenti di fanteria. Iparamani erano guarniti da bottoniin metallo bianco, col fine non solo

    di abbellimento ma anche per im-pedire al soldato di pulirsi la boccao il naso sulle maniche. Il panciottoera sempre rosso, ad un solo pettoe lungo sino a metà coscia. I cal-zoni, rossi anch’essi, finivano pocosotto al ginocchio dove si raccorda-vano con le calze tenute in sede dagiarrettiere e/o legacci. La camiciaera in tela bianca, con lunghe ma-niche sporgenti sotto il giustacorpo,mentre la rossa cravatta altro nonera che una striscia di stoffa girataun paio di volte intorno al collo elasciata ricadere sul petto. Le scarpeerano in cuoio annerito con fibbiametallica e venivano consegnate“neutre”; sarebbe stato l’uso a mo-dellarle in destra e sinistra. In moltieserciti fu così a lungo (gli ultimifurono gli statunitensi nella guerracivile americana), d’altronde lostesso avveniva nella società civiledove nobili e ricchi facevano “ro-dare” le scarpe ai servitori prima dicalzarle loro stessi... Il cappello erain feltro nero bordato di bianco econ le larghe tese rialzate in variefogge, abitudine che col tempoporterà al tricorno. Tutti i soldatipoi, più o meno ufficialmente, ave-vano un berretto di lana dettoBunet (da cui il tipico dolce pie-montese...) come copricapo da fa-tica. I Granatieri, di cui poi diremo,portavano un berretto di pelliccia,il colbacco, per motivi psicologici(imponenza) e pratici: non intral-ciava il “tracoll arm” del fucile eproteggeva meglio il capo dalle scia-bolate, essendo i Granatieri desti-nati alla prima linea negli scontri.Gli Ufficiali caratterizzavano l’uni-

    Il rgt. “Guardie”nel 1706PIER ANDREA FERRO

    forme con la sciarpa azzurra portatain vita (più o meno ricamata e fran-giata in oro a seconda del grado) econ la gorgiera al collo, piccolamezzaluna in metallo incisa conmotivi ducali/militari, che rappre-sentava l’ultimo memento dell’ar-matura dei cavalieri medievali.L’armamento consisteva in fucile,baionetta e corta sciabola. Il fucileera ad avancarica, con canna liscia

  • OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 21

    STORIA

    e innesco a pietra focaia. Il calibroera circa 17mm (circa, poichè inrealtà era la pallottola a dover pe-sare un’oncia piemontese=30,7 g).La palla era leggermente sottocali-brata, per meglio scendere in cannae facilitare il caricamento, ma ciòrendeva ovviamente-con la cannaliscia-il tiro ancora meno preciso.Le distanze di fuoco erano tra i 100e i 20m; sotto tale distanza nonc’era più tempo per ricaricare e siandava al corpo a corpo. Un sol-dato ben addestrato poteva rag-giungere una cadenza di tiro di 2colpi al minuto. I Sergenti eranoarmati di alabarda e spada (fucile espada quelli dei Granatieri), gli Uf-ficiali di spada e spuntone (unasorta di corta lancia, salvo quellidei Granatieri armati di spada e fu-cile). Queste alabarde e spuntonipiù che a combattere servivano atenere in formazione la truppa.I Granatieri cui abbiamo accennatosopra erano gli “Arditi” dell’epoca,scelti per prestanza fisica e valore di-mostrato. Equipaggiati con granate,antenate delle odierne bombe amano, in battaglia prima sparavanocol fucile, poi lanciavano le granateaccendendone la miccia dal cache-meche in bandoliera e infine anda-vano all’assalto con la sciabola. LeGuardie furono le ultime ad avereufficialmente la compagnia grana-tiera (che si schierava sempre alladestra, posto d’onore e più espostoal nemico), perché pareva inconci-liabile avere degli “scelti” come iGranatieri in un reggimento già“scelto” di per sé in toto; solo nel1696 dopo la battaglia della Marsa-glia le Guardie avranno la compa-gnia granatiera. Tuttavia, furono leprime ad avere un Granatiere in or-ganico: è del 1678 il ruolo a pagadel Granatiere Bianchi nel reggi-

    mento Guardie, con paga doppiarispetto ad un Sergente, cosa pro-babilmente dovuta al fatto cheera addetto all’apprestamento dellegranate ed all’insegnamento delloro uso.Il reggimento Guardie era l’uniconell’armata ducale ad avere unaMusica d’ordinanza di 8 elementi(oboe, fagotti e cornicaccia), che inoccasioni speciali poteva diventarela cosiddetta “Grande Banda” conl’aggiunta dei pifferi e dei tamburidelle compagnie. I Musicanti nonvestivano l’uniforme reggimentale,ma (in tutti i reggimenti, non sol-tanto nelle Guardie) la livrea rossacon paramani blu, per essere facil-mente identificabili da amici e ne-mici: i Musicanti all’epoca venivanoritenuti neutrali, da rispettare, nonessendo armati. I Musicanti eranoequiparati ai Sergenti come paga eper alcuni trattamenti; per esempio,se ricoverati, avevano diritto ad unletto singolo mentre i soldati erano2 per giaciglio. Potevano integrarela paga suonando per i civili in feste,matrimoni, serenate, ecc ma eranotenuti a suonare gratis per il Colon-nello e a pagamento (con tariffediverse in base al grado del richie-dente) per gli Ufficiali; il 50% delcompenso andava a loro e il restante50% alla manutenzione/acquistodegli strumenti. I tamburi avevanocasse in legno e i tamburini erano dinorma ragazzini “figli del reggi-mento”: era un modo di provvederea loro, orfani e non.La vita militare: tutti i soldati ave-vano un nome di guerra, che non èun semplice soprannome ma veroelemento di matricola. Può indicarela provenienza (Turin, Cavuret, Co-stiole), il casato paterno (Brun,Giacu) o essere di fantasia (Passepar-tout, La Fortuna, Sans Souci). Lo

    stesso nome può ripetersi nel reggi-mento ma non nella stessa compa-gnia, a meno di grado diverso (peresempio un soldato ed un Sergente);se un omonimo viene trasferito dicompagnia deve cambiare nome. LeGuardie all’epoca erano l’unico reg-gimento a montare la guardia dasolo a Palazzo ducale (oggi Palazzoreale a Torino) e non in tandem conun altro reggimento, indice della fi-ducia del Sovrano. Esse godevano diuna paga superiore del 50% aglialtri reggimenti, ma avevano unaferma più lunga. Detta ferma era in-terrompibile prima del termine pre-sentando un altro suddito al proprioposto a condizione che “dalla com-mutazione derivi una miglioria nelservizio”. La paga veniva data ogni10 giorni (da cui “decade”) al finedi diminuire le diserzioni per nonesser stati pagati. Si disertava spessoall’epoca, non per viltà ma per gua-dagno: il disertore si vendeva uni-forme ed equipaggiamento e poi,dopo un periodo alla macchia, si ar-ruolava con altro nome in un nuovoreggimento percependo così un

  • OTTOBRE-DICEMBRE 201722 IL GRANATIERE

    STORIA

    nuovo premio d’ingaggio. Il giornodi paga della decade l’Ufficiale pa-gatore verificava le condizioni di ve-stiario, equipaggiamento ed armi edeventualmente “scalava” dalla pagail costo dei danni.La disciplina era dura, ogni infra-zione veniva punita, a seconda dellagravità del caso ed in ordine cre-scente, con:- bastonate sul sedere/schiena dateda caporali e Sergenti;- “tratto di corda”: il reo veniva so-speso ad un albero, legato come unsalame, tramite una corda che loteneva sollevato da terra; - “asino”: si faceva cavalcare alcolpevole un asino, o un cannoneo una staccionata con dei pesi aipiedi per più ore o giorni;- “verga”: il reo veniva fatto passaretra due file di soldati dell’interacompagnia, ognuno armato di unaverga, e percosso a sangue.La diserzione era punita con lamorte. Le Guardie non potevano al-lontanarsi da Torino senza permessoper più di 1/2 miglio, in quanto di-fensori personali del Duca. Eranoreati, tra gli altri, la bestemmia, ilduello (ma non nelle Guardie, altroprivilegio rispetto all’armata!) co-

    munque ammesso per gli Ufficialied il furto, con la particolarità che ilComandante di compagnia dovevaindennizzare di tasca propria il de-rubato qualora non riuscisse ad ar-restare il reo. Vi erano poi multe peri civili colti a vender cibo e bevandeai soldati dopo la ritirata ed i pro-venti erano devoluti all’infermeriadell’unità. Popolare era infine la pu-nizione per le prostitute sorprese adadescare i militari vicino a casermeo accampamenti: venivano fustigatein pubblico facendole correre avantie indietro nude dalla cintola in su.Il soldato doveva riconoscere tuttigli Ufficiali del suo reggimento,portando loro rispetto, ma dovevarispetto ed obbedienza ai Sergenti ecaporali (la differenza denota chegli Ufficiali non comandavano di-rettamente i Soldati, ma sempre esolo attraverso i graduati di truppa).Il militare doveva cambiarsi la bian-cheria la domenica (chi era di guar-dia, il lunedì) e farsi la barba unavolta a settimana; erano esentatigli zappatori, obbligati a portare labarba. Doveva, altresì, saper ricono-scere le bandiere (ducale, colonnellae ordinanza) del reggimento e i se-gnali dei tamburi, dai più ovvi

    come appello o ritirata ai più cu-riosi come fascinata (l’inizio dellecorvée) o ricevimento (per cono-scere un nuovo Ufficiale).Infine il rancio: all’epoca non esi-stevano le mense, ma gli “spesini”(soldati incaricati degli acquisti ali-mentari) che facevano la spesa. Ilrancio veniva poi cucinato e con-sumato nelle camerate sotto la sor-veglianza dei caporali.

    OFFERTE PER IL GIORnALE

    Il Presidente dell’AnGS Bergamo in memoria del Granatiere Luigi Guarnieri (Sezione di Urgnano) € 15

    nicola Canarile in memoria del Granatiere Giorgio Artuso € 20

    Sezione di maglie (LE) € 20Sezione di Como € 100Valentino Giannella € 30Giulio metello zucchini € 30

  • OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 23

    STORIA

    Nell’ambito dell’annuale manifesta-zione “Festa dei Popoli” promossadal Museo Regionale dell’Emigra-zione di Frossasco (TO) e dedicataquest’anno all’amicizia tra Italia eRomania, sono stato chiamato – inquanto Presidente del Centro StudiANGS e Consulente Storico di As-soarma Torino – a proporre una re-lazione sulla Legione Rumena delRegio Esercito italiano nella GrandeGuerra.L’Impero austroungarico annove-rava nella guerra 15-18 diverse na-

    zionalità tra le sue file: Austriaci edUngheresi ovviamente, ma ancheCechi, Slovacchi, Croati, Sloveni,Italiani (del Trentino e Friuli Vene-zia Giulia) e Rumeni. Fu pertantoinevitabile per noi avere, dopo loscoppio delle ostilità, un numerosempre crescente di prigionieri dellenazionalità succitate, e tra questicirca 6000 Rumeni.Gli Italiani erano stati chiamati inmassa al fronte, e questo, specienelle campagne, costituiva un serionocumento al lavoro agricolo svoltomeno efficacemente da donne, an-

    ziani e ragazzi. Si decise di ovviareimpiegando, secondo il Regola-mento dell’Aja, quei prigionieri diguerra che desideravano lavorare.I Rumeni si distinsero subito nellavoro dei campi per lena, buonavolontà e facilità di comunicazionelinguistica, diventando subito ben-voluti dalla popolazione italiana.Non solo: dopo il terribile sisma inAbruzzo del 1915, furono proprioi prigionieri rumeni del campo diAvezzano (AQ) a prestare i primisoccorsi e a collaborare nell’avviodella ricostruzione, fortificando unlegame con la gente del posto chediede luogo ad amicizie durature ematrimoni.Ma molti dei prigionieri, Rumenio di altre nazionalità come i Cechi,non si contentavano di lavorare, es-sendo bensì desiderosi di combat-tere al nostro fianco per avere unaPatria indipendente. Ecco che al-lora, nel marzo 1918, con il Con-gresso delle Nazionalità Oppressea Roma, fu deciso di formare delleunità da combattimento in seno alRegio Esercito, equipaggiate ed ar-mate dall’Italia. Tra queste, la Le-gione Rumena. creata nel giugno1918, forte di 830 soldati e 13 Uf-ficiali e posta sotto il comando delGen. B. Luciano Ferigo. La Le-

    La LEGIONE RUMENAdel Regio EsercitoPIER ANDREA FERRO

    Cartolina di propaganda,pubblicata da Danesi, nel 1918, con l’intento di stimolare l’arruolamento alla Legione rumena dei prigionieri (rumeni) di guerraAustro-Ungarici

    gione, divisa per compagnie tra lenostre Grandi Unità, combattè va-lorosamente nella III battaglia delGrappa e nell’offensiva finale di Vit-torio Veneto, distinguendosi nellabattaglia del Ponte della Priula (TV)sul Piave, dove i Rumeni furono de-terminanti nel bloccare il passaggiodel fiume agli Austroungarici. A loro merito ulteriore va ricor-dato che, se catturati dal nemico,soffrivano la stessa sorte dei nostriirredenti, ovvero niente prigioniama fucilazione o impiccagione im-mediata in quanto disertori e tra-ditori dell’Impero.All’incontro di Frossasco ha parte-cipato, oltre ad Autorità del Pie-monte, anche l’On. Gabriel Grosaruin rappresentanza del Parlamento diBucarest.

    Rappresentanti della Legione

  • STORIA

    Nel 1942 venne costituito il “1°RaggruppamentoSpeciale Granatieri di Sardegna” con funzioni diunità da sbarco e dislocato su due battaglioni nel-l’isola d’Elba. Nel novembre 1942 detto Raggrup-pamento prese parte all’occupazione della Corsica,nelle aree di Bastia ed Ajaccio.A marzo 1943 si decise di rinforzare il Raggruppa-mento con un terzo battaglione, che andò tragicamenteperduto nell’affondamento del trasporto truppe “Cri-spi” che il 18 aprile 1943, tragico compleanno dellaSpecialità, lo stava trasportando dall’Italia in Corsica.Il piroscafo “Crispi” faceva parte di un convoglio navalecomprendente un altro trasporto truppe, il “Rossini”,il cacciatorpediniere “La Masa”, una nave ausiliaria eduna nave ospedale. Sul “Rossini” erano imbarcati 600uomini, tra cui molti Granatieri del 2° rgt.. Sul “Crispi”vi erano invece 1300 uomini imbarcati a Livorno: 130membri di equipaggio, 434 Artiglieri, 98 Camicie Neredi Firenze ed Imola, ed infine 178 Granatieri del 1° e356 del 2° rgt.. La nave trasportava anche 12 cannonida 149/35, 24 pezzi controcarro da 47/32, munizioni,viveri e medicinali.Colpito dai siluri del sommergibile britannico “Sa-racen”, poi a sua volta affondato il 16 agosto 1943dalle corvette italiane “Minerva” ed “Euterpe” da-vanti a Bastia, il “Crispi” affondò rapidamente in16 minuti tra l’isola del Giglio e la Corsica con laperdita di 943 uomini, 534 dei quali Granatieri.Molte salme furono restituite dal mare parecchigiorni dopo, giungendo (sfigurate dalla lunga per-manenza in mare e per i morsi dei pesci) grazie algioco delle correnti marine sulla costa ligure traChiavari e Recco. La pietosa opera di recupero deicadaveri venne svolta dopo aver istituito un ferreocordone sanitario per isolare le spiagge affinché lapopolazione civile, già stremata e col morale a pezziper l’andamento della guerra, non vedesse quelloscempio.Nel frattempo, a seguito degli eventi armistizialidell’8 settembre 1943, il 1°Raggruppamento vennetrasferito con imbarcazioni di fortuna (peschereccie barche private) da Bonifacio in Corsica a Palau inSardegna tra il 10 ed il 13 ottobre. Dopo una mar-

    cia in misere condizioni sotto la pioggia battente, iGranatieri vennero alloggiati nel paese di Sedinifino al dicembre 1943. Qui, col vestiario e l’equi-paggiamento in pessimo stato, furono ospitati comefigli nelle case dei Sedinesi, ricambiandone l’ospi-talità ognuno secondo le proprie capacità, ed eccoche i Bianchi Alamari divennero elettricisti, deco-ratori, contadini, idraulici... A Sedini gli anziani mihanno raccontato della visita che il Principe Um-berto di Savoia fece ai Granatieri in quei mesi: moltiricordano che i nostri ragazzi, pur avendo scarponiormai senza suola, li lucidarono furiosamente perben presentarsi davanti al Principe! Parimenti mihanno riferito che il legame tra Sedinesi e Granatieriè continuato nel tempo. Molti giovani del paese,emigrati negli anni a Torino per lavorare negli sta-bilimenti FIAT, trovarono una prima accoglienzanelle case dei vecchi Granatieri piemontesi...Dopo un breve periodo ad Iglesias, il Raggruppamentonell’agosto 1944 venne trasferito in continente adAfragola (Napoli) da dove, dopo successive riorganiz-zazioni, i Granatieri equipaggiati ed armati dai britan-nici andarono come battaglione a far parte del Gruppodi Combattimento “Friuli” che risalì la penisola con-tribuendo alla liberazione dai nazisti.Nel giugno 2015 l’ingegnere Guido Gay, già autoredel ritrovamento della corazzata “Roma” affondata daitedeschi dopo l’8 settembre, ha individuato i relitti del“Crispi” e del “Saracen”, rispettivamente alla profon-dità di 500 e 420 metri, tra l’isola del Giglio e la Cor-sica a 10 miglia uno dall’altro, affratellati dalla mortenell’abisso.

    OTTOBRE-DICEMBRE 201724 IL GRANATIERE

    A margine del RADUNO di SEDINIPIER ANDREA FERRO

    Il “Crispi”

  • OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 25

    LETTERE AL DIRETTORE

    ...Ormai la rievocazione di Capo-retto, oggetto di tante attenzioniin questi giorni, sta per essere su-perata e tra poco non se ne parleràpiu. Ritengo tuttavia doverosa qual-che considerazione, gia espressanel Convegno organizzato da As-soarma. La vulgata ormai diffusa eaccettata recita che la sconfitta diCaporetto fu dovuta ad una castamilitare “arrogante ed ottusa” men-tre la tenuta sul Piave fu meritodello spirito di riscossa della truppa,cioè del “popolo”. In realtà la scon-fitta fu conseguenza della superio-rità tattica delle forze attaccanti,soprattutto tedesche. Rimaste sullequote per l’imprevista penetrazionea fondovalle (mai presa prima inconsiderazione dalla dottrina mi-litare corrente, ancora legata al con-trollo delle posizioni piu alte), molteunità furono prese alle spalle e cad-dero per motivi “tecnici” e concre-tamente obiettivi, che nulla avevanoa che fare né con la disciplina, certotroppo rigida, né con le ispirazionisovversive di cui fu accusata latruppa (come mai l’effetto della ri-voluzione russa non si sentì anchesul Piave?). D’altra parte, gli alpini, che un’altravulgata pone ipso iure al di sopra ditutte le altre Armi, ripiegarono inordine semplicemente perché nonfurono investiti dall’attacco prin-cipale, come anche l’intera terzaarmata, anche questa sopravvalu-tata da altre correnti di pensiero,perché comandata da un Savoia. Pozzuolo del Friuli

    Redipuglia, Cimitero militare

    Foto: Archivio Massimo Bozzo

    ...ancora su Caporetto...

    (Da un messaggio inviato al dott. Aldo Cazzullo, editorialista del“Corriere della Sera”)

  • OTTOBRE-DICEMBRE 201726 IL GRANATIERE

    LETTERE AL DIRETTORE

    Nel corso dell’Assemblea del Consiglio Nazio-nale delle Associazioni d’Arma (ASSOARMA)del 15 novembre u.s. i Presidenti Nazionali deiSodalizi hanno espresso la loro profonda ripro-vazione per il ripetersi, in occasione della Festadelle Forze Armate e nell’ambito delle cele-brazioni del centenario della Grande Guerra,di manifestazioni ostili rivolte a monumentidedicati ai Caduti o a Unità militari dal glo-rioso passato, che sono culminate nel vilipen-dio alla Bandiera Nazionale esposta a VittorioVeneto.Anche la stampa e la televisione di Statohanno più volte riportato, dandone partico-lare ed insistente risalto, episodi del con-flitto intesi a porre esclusivamente in luceaspetti negativi di eventi e di comporta-menti che - per quanto espressione di unaaspra e rigida disciplina certamente non piùaccettabile nel modo di sentire dei giorninostri - sono da prendere tuttavia in consi-derazione nel contesto storico ed operativodell’epoca. Aspetti questi che non costitui-

    rono certo il carattere essenziale di quei sol-dati e soprattutto di quei Comandanti cheseppero superare con ammirevole fermezzai momenti più difficili del conflitto e portarepoi l’Esercito alla vittoria.Tali attacchi sono chiaramente espressionedi deprecabili sentimenti intesi a denigrarele Forze Armate tuttora latenti nell’animodi quanti ancor oggi non vogliono riconoscerei Valori ed i Principi per cui tanti si sono sa-crificati in nome del dovere di cittadini e del-l’amore di Patria.In questa circostanza le Associazioni d’Armavogliono ancora una volta affermare, con pro-fonda convinzione e nello spirito della nostraCostituzione, il pieno ed obiettivo rispettodella realtà storica e il riferimento ad un pas-sato di cui si sentono fortemente ed orgo-gliosamente eredi.

    Consiglio Nazionale Permanente delle Associazioni d’Arma

    COMUNICATO STAMPA

    A fronte della rovinosa sconfitta iniziale, la manovra in ritirata fino al Piave, diretta con grande lucidità daCadorna, nonostante il difficile contesto morale e politico sia a livello nazionale sia nei rapporti con gli al-leati, fu dimostrazione di un’efficienza e di una chiarezza di idee meritevoli di un riconoscimento del tuttoignorato nel ricordo di quegli eventi. Parimenti disconosciuti vari episodi emblematici, quali le carichedella cavalleria a Pozzuolo del Friuli, il sacrificio della divisione Bologna – che rifiutò la resa anche dopoche la distruzione del ponte di Pinzano ne aveva reso impossibile ogni via di scampo – o il coraggio deigranatieri che andarono all’attacco a Flambro per proteggere il fianco della terza armata. In sintesi, daltono generale dei media e della maggior parte dei saggisti, emerge un atteggiamento pregiudiziale di criticanegativa verso le istituzioni militari che sostanzialmente si riflette anche sul modo di sentire del tempopresente. E di questo non posso non rammaricarmi....

    gen. Mario Buscemi (Assoarma)

  • OTTOBRE-DICEMBRE 2017 IL GRANATIERE 27

    LETTERE AL DIRETTORE

    ...Come ogni anno da 15 anni a questa parte, il Nastro Azzurro della Federazione di Monza e della Brianza,le Sezioni di Monza e di Carate Brianza celebrano la storica ricorrenza del “24 maggio 1915”.Nel solco tracciato dagli eroici soldati di Vittorio Veneto, oggi le nostre Forze Armate sono orgogliose dellaloro storia, una storia di eroismi e di sacrifici e di fedeltà alla Patria.Ma il 24 maggio è anche la Festa dell’Arma della Fanteria, gli uomini e le donne delle nostre F. A. sono unpatrimonio prezioso per il nostro Paese.La Fanteria racchiude in sé molte Specialità fra le quali spiccano i Bersaglieri ed i Granatieri di Sardegna,oggi qui presenti con la loro “Colonnella.”Quale migliore occasione per festeggiare la nostra festa alla presenza a Carate, in un tripudio di BandiereTricolori, della loro “Colonnella”.II 1° reggimento “Granatieri di Sardegna”, nato il 18 aprile 1659, compie oggi il suo 358° compleanno!II 1° rgt. Granatieri fa parte della Brigata “Granatieri di Sardegna”, che è una Grande Unità del nostroEsercito, ed allora alziamo tutte le Bandiere ed i Labari delle 28 Associazioni presenti in onore deiGranatieri con i nostri auguri di ancora lunga vita.Viva la Fanteria,Viva i Granatieri, Viva L’ITALIA.

    IL PRESIDENTEGen. Brig. (r) Umberto Raza

    ISTlTUTO DEL NASTRO AZZURROFRA COMBATTENTI DECORATI AL V.M.Eretto in Ente Morale con R.D. 31 maggio 1928 n° 1305

    FEDERAZIONE PROVINCIALE DI MONZA E DELLA BRIANZA

    IL PRESIDENTE

  • OTTOBRE-DICEMBRE 201728 IL GRANATIERE

    LETTI PER VOI

    CAPORETTOFu una disfatta?ANTONIO VENCI

    La battaglia dell’ottobre 1917,Caporetto, nella letteratura attualeè quasi sempre presentata comeuna disfatta. Non potrebbe esserealtrimenti, considerato che su diessa la lingua italiana ha costruitouna metafora con la quale si suoleindicare un fatto, un accadimentorepentino, che si connota comeun disastro totale, senza scampo.E tale metafora modella ora le per-cezioni e condiziona le idee che sipossono maturare sull’argomento.Ma se è innegabile che gli esiti diquella battaglia furono disastrosi,subito dopo seguì una complessa

    manovra d’arresto, condotta edeseguita con perizia e