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15 marzo 2015 23 I L BUIO OLTRE LA SIEPE di Edmunduburdu STORIA DEL FUMETTO di Evaristo Puxeddu LA FANTASCIENZA “I viaggi fantastici di Lone Sloane” Peste e corna Una fantasia che si richiama al passato per commentare il presente, nelle visioni dell’avvenire. Lo disse Renè Goscin- ny, il grande autore di Asterix. Leggendo questo fumetto, nato nel 1972, ma in Italia apparso un anno dopo, restammo affa- scinati dai magnifici disegni e dalla passione che animò il suo autore. I lettori accolsero il suo lavoro, portandolo in trion- fo. IL CRITICO Druillet ha fatto esplodere il fumetto, portandolo fuori dalla stretta cornice delle so- lite vignette. E gli echi di questa esplosione sono lon- tani a spegnersi. Ho visto, vedo e vedrò ancora, spero, molti disegnatori, ma questo mi è entrato dentro, e ho ca- pito che un nuovo maestro è nato nel nostro mestiere, un maestro modesto e sorriden- te, un amico. Ci fa tuffare in uno straordinario universo. IL FANTASTICO Buck Rogers, fu il primo eroe del fumetto di fantascienza. Le sue imprese furono sem- pre ideate con qualche aggancio rigorosamente scientifico. Un fumetto fantasiosamente avventuroso, che venne alla luce sollecitato dal bisogno di evasione del piccolo uomo della strada. In momenti economicamente molto difficili. Posto di fronte quindi, a inquietanti interrogativi nei confronti del pro- prio domani. Nel primo episodio “ Buck Rogers in the Year 2629 “ si respirava un ’atmosfera di gradevole stupefazione. L’eroe di questo fumetto, si svegliava da una ibernazione durata dai giorni del primo conflitto mondiale e si trovava nel bel mezzo di un futuro tecnologicizzato, insieme a gio- cattoli divertenti come “il propulsore a razzo individuale” (attuato soltanto sul finire degli anni sessanta del secolo scor- so), fatto indossare nel cinema allo 007 – James Bond di Sean Connery. Che, in seguito, avrebbe preconizzato qualcosa di simile allo scoppio immane di una bomba atomica. Niente di nuovo certo. Già Verne aveva messo ciò nel suo romanzo “Face au drapeau”. AUTORE : PHILIPPE DRUILLET E l pueblo unido... cantavano gli Inti Illimani per de- nunciare al mondo, dopo la morte di Allende, l’arri- vo di Pinochet e della dittatura in Cile, e magari l’ab- biamo cantata anche noi per manifestare contro un potere sordo o soltanto per esercitare le corde vocali. Un po’ come è stato fatto in questi ultimi tempi, in Grecia come in Fran- cia e altrove, con Bella ciao. Un momento di ribellione ai fatti quotidiani più sgradevoli o toccanti. Ritmi e toni sono diversi da quelli di Va pensiero: i primi due sono protesta, il terzo quasi un lamento o un invito a ricordare i tempi andati. E noi che facciamo, cantiamo ancora? Noi andiamo all’este- ro, lusingati da costi di lavoro più bassi o da finanziamenti- regalo a chi impianta aziende, e liquidiamo fabbriche e di- pendenti, salvo poi rientrare dopo aver compreso che an- che la professionalità del lavoro incide sulla qualità del pro- dotto finale, oppure vendiamo l’Italia delle nostre industrie, o aspettiamo che altri la comprino. Vendiamo di tutto come gli ambulanti immigrati, ma in particolare moda, palazzi, squadre di calcio e fabbriche di prodotti vari, e ringrazia- mo pure che ci sia qualcuno, non importa se viene da paesi arabi, americani, cinesi o indiani, che ci porta i suoi milioni e ci consente di continuare a campare. Che poi il ricavato di quanto si vende sia reinvestito nel nostro paese non è mai certo, ma se lo fosse saremmo sicuramente più ricchi. Esportiamo i nostri prodotti, spesso di qualità o decisamente innovativi, e importiamo quello che non abbiamo più vo- glia o non ci conviene produrre. Forse anche perché costa fatica o non siamo preparati per farlo. Ci aiuterà davvero il Trattato Transatlantico, cioè gli accor- di commerciali di libero scambio fra Europa e Usa, o ci renderà, ma solo apparentemente, la vita più facile? E quali saranno i vantaggi degli eventuali nuovi patti commerciali con altri stati economicamente forti? I vantaggi ci saranno: avremo molta più concorrenza, prezzi forse più o molto più accessibili, ma non sempre la qualità di cui ci vantiamo. E nel settore alimentare potremo scegliere tra le prugne sec- che, le carni surgelate e gli oli extravergine qualche volta ribattezzati con il marchio del made in Italy, così come si fa per molti altri prodotti. Addio, quindi, all’agnello e al ma- ialino fatti in casa e all’uovo ruspante. Avremo anche mol- te altre gioie, fra le quali i mangimi fatti di fantasia e sti- moli per l’ingrasso delle bestie, mentre noi poveri isolani continuiamo a mandare altrove i nostri vitelli per l’ingras- so e a tenere troppi campi incolti. Ma questo mercato libe- rato e allargato concorrerà davvero a migliorare l’econo- mia mondiale o creerà solo altre illusioni momentanee men- tre arricchirà ulteriormente le solite multinazionali che tut- to governano? Per quanto ci riguarda da vicino, ci hanno dato, a noi sardi che le abbiamo volute quasi fossero grazia divina, le fab- briche che occupassero gli ex contadini e pastori che fati- cavano a campare, e molte sono diventate cattedrali nel deserto perchè inutili, abbandonate o non redditizie. Altre fabbriche facciamo fatica a tenerle in vita per ragioni di qualità, o di mercato, o semplicemente per problemi di pes- sima conduzione. Abbiamo aziende ferme, con i dipenden- ti a spasso o in cassa integrazione, che hanno ordini da sod- disfare e non possono farlo perché ingabbiate in problemi burocratici o amministrativi, come per esempio a Villaci- dro, dove si apre si chiude o non si sa cosa con la Keller. E altrove, come per esempio l’Alcoa, la Legler e centinaia d’altre. D’accordo, niente aiuti di stato o di regioni, ma se questi enti non possono elargire soldi potrebbero almeno metterci maggiore impegno per ottenere risultati più im- mediati. Fiumi che straripano, acqua che stagna, incendi che spogliano la natura, terreni incolti e abbandonati, stra- de dissestate, case vuote o cadenti, opere iniziate e mai uti- lizzate, servizi inefficienti. Con il mercato senza confini e l’immissione di nuovo denaro avremo forse più consumi (se il denaro arriva a tutti e tutti entrano nel mondo del lavoro) e subito dopo l’inflazione concorrerà a portare nuove distinzioni. La bici va da sola in discesa, ma in salita biso- gna pedalare. Non aspettiamoci niente da queste novità, o aspettiamoci solo benefici momentanei, perché quando tra- monta il sole, cioè quando si esaurisce l’effetto del nuovo corso, arriva nuovamente il buio. Dobbiamo liberarci una volta per tutte dell’illusione che l’economia possa cresce- re all’infinito e decidere del nostro futuro, se guidarlo noi, senza velleità o proposte irrealizzabili, o se accettare passi- vamente il corso delle proposte in atto. Dobbiamo cercare una nuova via, un nuovo indirizzo economico in grado di responsabilizzare e coinvolgere tutti, anziché dare false speranze di benessere. Se ci guardiamo attorno, rinuncian- do all’idea che sia necessario diventare ricchi o che si pos- sa vivere di assistenza, capiremo quale. S e fossi liberale, ma non lo sono, penserei da liberale e agirei da liberale. Quest’ovvietà, purtroppo, in Italia è quasi un’eresia. Raramente si è conseguenti con quanto si pensa. Ai proclami roboanti mai seguono i fatti concreti. Da decenni si parla di riforme liberali epocali, di abolire i resi- dui di feudalesimo che ancora esistono nella società italiana. Le corporazioni, le caste sembrano intoccabili, anche Renzi ha desistito dai propositi riformatori, tanto sbandierati. No- tai, farmacisti, ordini professionali di tutti i tipi e persino i taxisti hanno eretto le barricate a difesa dei loro privilegi. Possiamo, anche, fare dei panegirici sulla mobilità sociale, sulla flessibilità, sulla professionalità, ma rimangono parole vuote se il figlio del notaio e altri continuano a esercitare la professione per privilegio dinastico. Come nel Medioevo si ereditano o si comprano i feudi. Le conoscenze e le capacità sono un optional. Poi ci lamentiamo e versiamo lacrime di coccodrillo se i giovani laureati trovano tutte le strade sbar- rate. Ma che stato moderno è il nostro se una laurea o un diploma non ti abilita alla professione? Perché un ordine professiona- le è abilitato ad abilitare alla professione? La risposta non è complessa ma è semplice: la casta e le corporazioni hanno strappato leggi che tutelano i loro privi- legi. In questi casi si è chiusi in recinti legislativi e regola- mentari mentre, in altri, si rivendica il liberalismo più sfre- nato, quasi l’anarchia. Per i “liberali” le leggi diventano lac- ci e laccioli se impediscono di inquinare, di edificare in modo selvaggio, di evadere le tasse o di licenziare in modo discri- minatorio. I nostri “liberali” fanno leggi che non hanno sen- so: l’Italia è uno dei paesi europei con meno laureati, invece di agevolare l’accesso all’università si adotta il numero chiu- so. Ai più, sembrerà assurdo ma, dopo Cavour, chi ha prodotto più atti liberali concreti è stato un ex comunista come Luigi Bersani. A lui vanno ascritte numerose liberalizzazioni: set- tore elettrico (Enel), vendita dei farmaci da banco nei super- mercati e nelle parafarmacie, abolizione del tariffario dagli ordini professionali, regolamentazione delle licenze dei tas- sisti, abolizione dei costi fissi di ricarica per i cellulari, re- cesso anticipato dei contratti (telefonia, banche, televisio- ne), e altre. Lui ha fatto ma i “liberali” doc non hanno fatto, anzi, si sono adoperati per annacquare quanto Bersani aveva legiferato. Ora, bisogna proseguire sulla strada tracciata da Bersani e completare le liberalizzazioni. Bisogna abolire tutte le posizioni monopolistiche, stimolando la concorrenza a be- neficio dei consumatori. Bisogna separare tutte le reti: quel- le fisiche (elettriche, telefoniche, ferroviarie, ecc.), quelle via etere (televisione, telefonia, ecc.), dalle attività di servizio e commerciali. Chi possiede le reti elettriche non può vendere energia elettrica; chi possiede le reti telefoniche o le parabo- le non può vendere servizi telefonici, come attualmente fa la Telecom. È polemica di questi giorni sulla compra-vendita delle torri televisive della Rai. La Rai o Mediaset o altre televisioni non devono e non possono, se vogliono fare intrattenimento televisivo, essere possessori delle reti. La realizzazione di tutto ciò serve a concretizzare un principio di fondo della teoria liberale: la libera circolazione delle merci. di Rinaldo Ruggeri IL COMMENTO A SPETTANDO LE RIFORME LIBERALI PDF Compressor Pro

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15 marzo 2015 23

IL BUIO OLTRE LA SIEPE

di EdmunduburduSTORIA DEL FUMETTO

di Evaristo Puxeddu

LA FANTASCIENZA

“I viaggi fantastici di Lone Sloane”

Peste e corna

Una fantasia che si richiama al passato per commentare ilpresente, nelle visioni dell’avvenire. Lo disse Renè Goscin-ny, il grande autore di Asterix. Leggendo questo fumetto, natonel 1972, ma in Italia apparso un anno dopo, restammo affa-scinati dai magnifici disegni e dalla passione che animò ilsuo autore. I lettori accolsero il suo lavoro, portandolo in trion-fo.IL CRITICO

Druillet ha fatto esplodere ilfumetto, portandolo fuoridalla stretta cornice delle so-lite vignette. E gli echi diquesta esplosione sono lon-tani a spegnersi. Ho visto,vedo e vedrò ancora, spero,molti disegnatori, ma questomi è entrato dentro, e ho ca-pito che un nuovo maestro ènato nel nostro mestiere, unmaestro modesto e sorriden-te, un amico. Ci fa tuffare inuno straordinario universo. IL FANTASTICO

Buck Rogers, fu il primoeroe del fumetto di fantascienza. Le sue imprese furono sem-pre ideate con qualche aggancio rigorosamente scientifico.Un fumetto fantasiosamente avventuroso, che venne alla lucesollecitato dal bisogno di evasione del piccolo uomo dellastrada. In momenti economicamente molto difficili. Posto difronte quindi, a inquietanti interrogativi nei confronti del pro-prio domani. Nel primo episodio “ Buck Rogers in the Year2629 “ si respirava un ’atmosfera di gradevole stupefazione.L’eroe di questo fumetto, si svegliava da una ibernazionedurata dai giorni del primo conflitto mondiale e si trovavanel bel mezzo di un futuro tecnologicizzato, insieme a gio-cattoli divertenti come “il propulsore a razzo individuale”(attuato soltanto sul finire degli anni sessanta del secolo scor-so), fatto indossare nel cinema allo 007 – James Bond di SeanConnery. Che, in seguito, avrebbe preconizzato qualcosa disimile allo scoppio immane di una bomba atomica. Niente dinuovo certo. Già Verne aveva messo ciò nel suo romanzo“Face au drapeau”.

AUTORE : PHILIPPE DRUILLET

El pueblo unido... cantavano gli Inti Illimani per de-nunciare al mondo, dopo la morte di Allende, l’arri- vo di Pinochet e della dittatura in Cile, e magari l’ab-

biamo cantata anche noi per manifestare contro un poteresordo o soltanto per esercitare le corde vocali. Un po’ comeè stato fatto in questi ultimi tempi, in Grecia come in Fran-cia e altrove, con Bella ciao. Un momento di ribellione aifatti quotidiani più sgradevoli o toccanti. Ritmi e toni sonodiversi da quelli di Va pensiero: i primi due sono protesta,il terzo quasi un lamento o un invito a ricordare i tempiandati.E noi che facciamo, cantiamo ancora? Noi andiamo all’este-ro, lusingati da costi di lavoro più bassi o da finanziamenti-regalo a chi impianta aziende, e liquidiamo fabbriche e di-pendenti, salvo poi rientrare dopo aver compreso che an-che la professionalità del lavoro incide sulla qualità del pro-dotto finale, oppure vendiamo l’Italia delle nostre industrie,o aspettiamo che altri la comprino. Vendiamo di tutto comegli ambulanti immigrati, ma in particolare moda, palazzi,squadre di calcio e fabbriche di prodotti vari, e ringrazia-mo pure che ci sia qualcuno, non importa se viene da paesiarabi, americani, cinesi o indiani, che ci porta i suoi milionie ci consente di continuare a campare. Che poi il ricavatodi quanto si vende sia reinvestito nel nostro paese non èmai certo, ma se lo fosse saremmo sicuramente più ricchi.Esportiamo i nostri prodotti, spesso di qualità o decisamenteinnovativi, e importiamo quello che non abbiamo più vo-glia o non ci conviene produrre. Forse anche perché costafatica o non siamo preparati per farlo.Ci aiuterà davvero il Trattato Transatlantico, cioè gli accor-di commerciali di libero scambio fra Europa e Usa, o cirenderà, ma solo apparentemente, la vita più facile? E qualisaranno i vantaggi degli eventuali nuovi patti commercialicon altri stati economicamente forti? I vantaggi ci saranno:avremo molta più concorrenza, prezzi forse più o molto piùaccessibili, ma non sempre la qualità di cui ci vantiamo. Enel settore alimentare potremo scegliere tra le prugne sec-che, le carni surgelate e gli oli extravergine qualche voltaribattezzati con il marchio del made in Italy, così come si faper molti altri prodotti. Addio, quindi, all’agnello e al ma-ialino fatti in casa e all’uovo ruspante. Avremo anche mol-te altre gioie, fra le quali i mangimi fatti di fantasia e sti-moli per l’ingrasso delle bestie, mentre noi poveri isolani

continuiamo a mandare altrove i nostri vitelli per l’ingras-so e a tenere troppi campi incolti. Ma questo mercato libe-rato e allargato concorrerà davvero a migliorare l’econo-mia mondiale o creerà solo altre illusioni momentanee men-tre arricchirà ulteriormente le solite multinazionali che tut-to governano?Per quanto ci riguarda da vicino, ci hanno dato, a noi sardiche le abbiamo volute quasi fossero grazia divina, le fab-briche che occupassero gli ex contadini e pastori che fati-cavano a campare, e molte sono diventate cattedrali neldeserto perchè inutili, abbandonate o non redditizie. Altrefabbriche facciamo fatica a tenerle in vita per ragioni diqualità, o di mercato, o semplicemente per problemi di pes-sima conduzione. Abbiamo aziende ferme, con i dipenden-ti a spasso o in cassa integrazione, che hanno ordini da sod-disfare e non possono farlo perché ingabbiate in problemiburocratici o amministrativi, come per esempio a Villaci-dro, dove si apre si chiude o non si sa cosa con la Keller. Ealtrove, come per esempio l’Alcoa, la Legler e centinaiad’altre. D’accordo, niente aiuti di stato o di regioni, ma sequesti enti non possono elargire soldi potrebbero almenometterci maggiore impegno per ottenere risultati più im-mediati. Fiumi che straripano, acqua che stagna, incendiche spogliano la natura, terreni incolti e abbandonati, stra-de dissestate, case vuote o cadenti, opere iniziate e mai uti-lizzate, servizi inefficienti. Con il mercato senza confini el’immissione di nuovo denaro avremo forse più consumi(se il denaro arriva a tutti e tutti entrano nel mondo dellavoro) e subito dopo l’inflazione concorrerà a portare nuovedistinzioni. La bici va da sola in discesa, ma in salita biso-gna pedalare. Non aspettiamoci niente da queste novità, oaspettiamoci solo benefici momentanei, perché quando tra-monta il sole, cioè quando si esaurisce l’effetto del nuovocorso, arriva nuovamente il buio. Dobbiamo liberarci unavolta per tutte dell’illusione che l’economia possa cresce-re all’infinito e decidere del nostro futuro, se guidarlo noi,senza velleità o proposte irrealizzabili, o se accettare passi-vamente il corso delle proposte in atto. Dobbiamo cercareuna nuova via, un nuovo indirizzo economico in grado diresponsabilizzare e coinvolgere tutti, anziché dare falsesperanze di benessere. Se ci guardiamo attorno, rinuncian-do all’idea che sia necessario diventare ricchi o che si pos-sa vivere di assistenza, capiremo quale.

Se fossi liberale, ma non lo sono, penserei da liberale eagirei da liberale. Quest’ovvietà, purtroppo, in Italia è

quasi un’eresia. Raramente si è conseguenti con quanto sipensa. Ai proclami roboanti mai seguono i fatti concreti. Dadecenni si parla di riforme liberali epocali, di abolire i resi-dui di feudalesimo che ancora esistono nella società italiana.Le corporazioni, le caste sembrano intoccabili, anche Renziha desistito dai propositi riformatori, tanto sbandierati. No-tai, farmacisti, ordini professionali di tutti i tipi e persino itaxisti hanno eretto le barricate a difesa dei loro privilegi.Possiamo, anche, fare dei panegirici sulla mobilità sociale,sulla flessibilità, sulla professionalità, ma rimangono parolevuote se il figlio del notaio e altri continuano a esercitare laprofessione per privilegio dinastico. Come nel Medioevo siereditano o si comprano i feudi. Le conoscenze e le capacitàsono un optional. Poi ci lamentiamo e versiamo lacrime dicoccodrillo se i giovani laureati trovano tutte le strade sbar-rate.Ma che stato moderno è il nostro se una laurea o un diplomanon ti abilita alla professione? Perché un ordine professiona-le è abilitato ad abilitare alla professione?La risposta non è complessa ma è semplice: la casta e lecorporazioni hanno strappato leggi che tutelano i loro privi-legi. In questi casi si è chiusi in recinti legislativi e regola-mentari mentre, in altri, si rivendica il liberalismo più sfre-nato, quasi l’anarchia. Per i “liberali” le leggi diventano lac-ci e laccioli se impediscono di inquinare, di edificare in modoselvaggio, di evadere le tasse o di licenziare in modo discri-minatorio. I nostri “liberali” fanno leggi che non hanno sen-

so: l’Italia è uno dei paesi europei con meno laureati, invecedi agevolare l’accesso all’università si adotta il numero chiu-so.Ai più, sembrerà assurdo ma, dopo Cavour, chi ha prodottopiù atti liberali concreti è stato un ex comunista come LuigiBersani. A lui vanno ascritte numerose liberalizzazioni: set-tore elettrico (Enel), vendita dei farmaci da banco nei super-mercati e nelle parafarmacie, abolizione del tariffario dagliordini professionali, regolamentazione delle licenze dei tas-sisti, abolizione dei costi fissi di ricarica per i cellulari, re-cesso anticipato dei contratti (telefonia, banche, televisio-ne), e altre. Lui ha fatto ma i “liberali” doc non hanno fatto,anzi, si sono adoperati per annacquare quanto Bersani avevalegiferato. Ora, bisogna proseguire sulla strada tracciata daBersani e completare le liberalizzazioni. Bisogna abolire tuttele posizioni monopolistiche, stimolando la concorrenza a be-neficio dei consumatori. Bisogna separare tutte le reti: quel-le fisiche (elettriche, telefoniche, ferroviarie, ecc.), quelle viaetere (televisione, telefonia, ecc.), dalle attività di servizio ecommerciali. Chi possiede le reti elettriche non può vendereenergia elettrica; chi possiede le reti telefoniche o le parabo-le non può vendere servizi telefonici, come attualmente fa laTelecom.È polemica di questi giorni sulla compra-vendita delle torritelevisive della Rai. La Rai o Mediaset o altre televisioninon devono e non possono, se vogliono fare intrattenimentotelevisivo, essere possessori delle reti. La realizzazione ditutto ciò serve a concretizzare un principio di fondo dellateoria liberale: la libera circolazione delle merci.

di Rinaldo RuggeriIL COMMENTO

ASPETTANDO LE RIFORME LIBERALI

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15 marzoo 201524

di Antonio LoruIL MIO PUNTO DI VISTA

OGGI PARLIAMO DI...IL CASTELLO DEI

DESTINI INCROCIATI

di Giovanni Luigi Zedda Dimmi cosa leggi

PLATONE, MARX E GRAMSCI

MI HANNO SALVATO LA VITA

ODONTOIATRIA E SALUTE di Andrea Lampis

medico odontoiatra

IL CARCINOMA ORALE

www.studidentisticilampis.it

È regola invariabile del potere che, le teste, è sempre megliotagliarle prima che comincino a pensare, dopo può essere trop-po tardi.(José de Sousa Saramago, Saggio sulla lucidità, tr. it. Di

Rita Desti, UEF Feltrinelli, Mi, 2011)Tre grandi passioni, semplici ma irresistibili hanno governa-to la mia vita: la sete d’amore, la ricerca della conoscenzae una struggente pietà per le sofferenze dell’umanità.(Sir Bertrand Russell, Autobiografia, 1967)All’ombra dell’ultimo sole/s’era assopito un pescatore/e avevaun solco lungo il viso/come una specie di sorriso./Venne allaspiaggia un assassino/due occhi grandi da bambino/due oc-chi enormi di paura/eran gli specchi di un’avventura./E chiese al vecchio dammi il pane/ho poco tempo e troppafame/e chiese al vecchio dammi il vino/ho sete e sono unassassino./Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno/non si guar-dò neppure intorno/ma versò il vino e spezzò il pane/per chi diceva ho sete e ho fame./(Fabrizio De Andrè, Il Pescatore, Bellidisc, 1967)

E Democrito, Epicuro, Lucrezio, Bruno, Galilei, Hack, Hume,Russell, Pitagora, Euclide, Fermat, Gödel. E Antonello daMessina, Leonardo, Sebastiano del Piombo e Masaccio, Ar-temisia Gentileschi, Frida Khalo, Dalí, Picasso, Magritte, deChirico, Guttuso, Andy Warhol, Mozart, Beethoven e Verdi,Miguel de Cervantes, François Rabelais, Boccaccio, Char-les Dickens, Angelo Beolco Ruzzante, ovviamente Dante,che fa rima, pure. Henry Miller, Ingmar Bergman, WoodyAllen, Kubrick, Pasolini, Fellini e Luis Buñuel, Hannah Aren-dt, Simone de Beauvoir, anche loro, e tutti gli altri, ché neverrebbe fuori una troppo lunga, e alla fine stucchevole, teo-ria, nonli elenco, ma in me presenti, compresi a modo mio, a modomio artefici della mia identità, mediocre certo, ma sarebbestata ben peggiore se non li avessi mai incontrati, se qualcheanima bella, buona e intelligente, di insegnante-maestro nonme li avesse, interpretandoli, mettendoci non solo la faccia,come si dice, ma tutto il suo essere, apparente perché essen-te, presentati. Tutti, da Platone a Simone de Beauvoir, grandimaestri, antichi, dell’era di mezzo, moderni e contempora-nei, ai quali, pochi, insegnanti-maestri, ma per fortuna ci sonostati, nelle scuole dell’obbligo e superiori, e tantissimi, quasitutti, all’università, hanno saputo dare il loro corpo, prestarele loro forme fisiche, morali ed etiche, sentimentali, intellet-tuali, il loro talento e genio. Concluso che ebbi le scuole medieinferiori, qualche bel tomo, manàgu avanzau, consigliò a miopadre: mandaddu a traballai su piccioccheddu, no du lassisti

MICHELANGELO, RAFFAELLO, DINO MARCHIONNI L’HANNO RESA PIÙ BELLA.a istudiai, pro perdi tempusu e pai, ca non est cosa po bosàte-rus. Debbo all’intelligenza ostinata, all’amore per la veritàdi mio padre, se assieme al poco pane, studiando ho potutoapprezzare anche il profumo e il colore delle rose. E sentirneanche le spine. A me, a tanti della nostra generazione, figli dioperai e contadini, hanno salvato la vita, questi uomini illu-stri, hanno evitato un destino che si voleva già scritto, dilavoro alienante, servile, di una vita inconsapevole della bel-lezza, della verità, della giustizia. Ci hanno resi consapevolidel diritto di tutti, e non dei soliti noti, al sapere. L’hannosalvata a noi ragazzi di ieri, potrebbero salvarla, ai ragazzi dioggi. L’avrebbero potuta salvare a tanti, a tanti renderla senon più bella e interessante, almeno degna d’esser vissuta.Dovrebbe, la scuola, perché solo la scuola può, nessun altro,nessun’altra istituzione. Questo ruolo, questo compito, que-sta azione che la scuola può, e deve, svolgere, si chiama for-mazione! Il nodo della questione è: non c’è storia se a scuolaci incaponiamo a voler informare: in un nanosecondo i nuo-vi strumenti di informazione di massa riescono a far pioveresul richiedente, con un semplice pliin, (direbbero MontyPython) tante informazioni quante non riusciremo, tutti idocenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado, in serviziopermanente effettivo o precario, oggi in Italia, in un anno.Allora dobbiamo capire, prendere coscienza, che il nostroruolo è di formare, non di scimmiottare mezzi e strumentimolto più potenti, evoluti, e sapienti-nozioni, di noi.Noi nonsiamo macchine, siamo uomini e donne che devono col loroesempio crescere uomini e donne di oggi e per domani, adat-ti a vivere il loro tempo, ma soprattutto a cambiarlo coi lorosogni migliori, non a viverlo come il loro peggior incubo!Allora, se posso permettermi l’accostamento a queste verti-ginose altezze, l’insegnante, noi che desideriamo con tutto ilcuore esserlo, deve essere un pescatore, per portare a gallal’anima viva, il genio, il talento dei ragazzi che con tantasperanza, anche ingenua, ci vengono affidati. Perché i tanti,i troppi Antonio, Stefano, Angelo, Valeria … non abbianopiù ad annegare nel mare del loro crescere, non muoiano senzaaver ancora vissuto, o, ancora peggio, non vivano da morti.Oggi queste generazioni abitano mondi dove c’è un dispera-to bisogno di grandi, esperti navigatori. Non possiamo con-tentarci d’essere marinai d’acqua dolce. Diciamo, testimo-niamo, insegniamo a dire no alla mediocrità. Facciamo dav-vero grandi progetti, prepariamo il terreno alla coltivazionedi più grandi speranze. Testimoniamo il rischio e la bellezzadella seconda navigazione platonica. Così, quand’anche,perché non si può stare sempre in alto mare, dovranno navi-gare sottocosta, sarà per loro facile facile.

Il tambureggiare di piatti e l’acciottolío di coppe e stovigliebastarono a convincermi che non ero diventato sordo: nonmi restava che supporre d’essere muto. […] Uno dei com-mensali tirò a sé le carte sparse, […] prese una carta e la posòdavanti a sé. Tutti notammo la somiglianza tra il suo viso equello della figura, e ci parve di capire che con quella cartaegli voleva dire io e che s’accingeva a raccontare la sua sto-ria.(Italo Calvino, Il Castello dei destini incrociati, pgg. 5/6,

Giulio Einaudi editore, TO, 1973)

Su binti a cumpangiu! Bagattu, rei de bastusu a mausu! Nellepoche ore di libertà dal lavoro, alla sera, quando le giornateerano sufficientemente lunghe, in sa buttega, che non è tra-ducibile, comequalcuno frettolosa-mente vorrebbe,con il bar, cosìcome bar non tradu-ce i nordici pub oclub. O nelle gior-nate di festa grande,alla vigilia, sa nottide xena, i giorni diNatale, la vigiliadella befana, le in-terminabili partitecoi parenti, a taroc-chi. Ho sempre pro-vato un fascino par-ticolare per la gran-de abilità di mio pa-dre in questo gioco,che allora conosce-vo solo nella versio-ne popolare, perchégiocata da loro, gen-te del popolo. E un po’ lo disprezzavo il gioco, senza saperebene perché, forse perché capivo che non avrei potuto fare lescuole grandi, per la mia condizione famigliare, e allora nonho mai voluto imparare a giocarlo, perché mi sarebbe appar-so una resa a una condizione culturale che sapevo inelusibilee ineluttabile, ma che non volevo, nel più profondo del mioIo, accettare. Stupidamente allora ritenevo mio padre respon-sabile della mio destino, che non mi avrebbe mai visto con-seguire diplomi o lauree, e la sua bravura in questo gioco miappariva un’abilità di seconda categoria, rispetto a saper si-tuare con precisione cronologica un fatto storico, tradurre unpasso di Virgilio, risolvere un’equazione, declamare a me-moria un’intera poesia. Poi, giovane uomo, maturato in fret-ta, perché la vita per qualcuno non aspetta, nella mia furiosafame di leggere, vedere, sentire, da autodidatta, quello checon più calma, e con la guida di maestri, averi voluto legge-re, vedere, ascoltare a scuola, nei primi anni Settanta, mi ca-pitò tra le mani, Il Castello dei destini Incrociati, di Italo Cal-vino, in una splendida edizione del 1973, (con la copertinarigida e una sovraccopertina con la riproduzione fotograficadi cinque tarocchi di Bonifacio Bembo, degli originali con-servati al Morgan Library di New York). Per i tipi di GiulioEinaudi, nobile casa editrice di Torino, che tanto ha fatto perla diffusione della cultura italiana e internazionale. Di recen-te, il mio nipote preferito, quello invece sì, ha studiato, hadue lauree, un dottorato di ricerca, parla tre lingue (ma non ilsardo campidanese), vuole prendersi un’altra laurea, frugan-do nella mia libreria, ha trovato questo libro. Incuriosito daltitolo, per la somiglianza con quello di un programma: Desti-ni incrociati Hotel, in onda su Skyarte, mi ha chiesto: è belloquesto libro, nonno? Mi consiglieresti di leggerlo? Ti consi-glierei di leggerlo!?! Ti obbligherei!! Se fosse in mio potere!A tutti gli altri, i pochi che leggono questa rubrichetta, loconsiglio vivamente. Dal 1973 a oggi, sono state pubblicatenumerose buone edizioni. Una copia di questa, Il Castellodei destini incrociati e la Taverna dei destini incrociati, arric-chita da una straordinaria postfazione di Italo Calvino, tro-varla in qualche remainder sarebbe il massimo.Per chi volesse, buona ricerca.Italo Calvino, Il castello dei destini incrociati, Giulio Ei-

naudi editore, TO, 1973.

In questa seconda parte della serie di tre articoli sul carcino-ma orale parleremo della diagnosi. In essa rivestono un ruolofondamentale alcuni segni e sintomi che permettono di ese-guire una diagnosi precoce per iniziare il prima possibile unaterapia e di conseguenza ottenere una migliore prognosi. Fragli indizi che ci possono portare ad instaurare un processo didiagnosi immediata ci sono le lesioni precancerose.Queste sono alterazioni visibili dei tessuti nei quali vi è unaumento della probabilità di insorgenza di cancro rispetto aglialtri tessuti. Secondo alcuni studi, circa il 70% delle neopla-sie orali si sviluppa a partire da queste condizioni e lesionipredisponenti. Oltre che dal dentista queste alterazioni pos-sono essere viste anche dal paziente. Invito nel caso di dubbia rivolgersi al proprio dentista. Le principali precancerosisono: la leucoplachia, il lichen planus, le cheilite attinicacronica,la candidosi cronica iperplastica e l’eritroplachia.LEUCOPLACHIA

La leucoplachia si presenta come una chiazza di colorito bian-co perlaceo, non asportabile, dura e non classificabile all’in-terno di nessun’altra malattia. Possiamo distinguere due ti-

pologie di leucoplachie: -la forma omogenea se è bianca ecoi margini regolari; -la forma non omogenea se ci sono del-le aree rosse e margini irregolari.Se questa lesione si verifica in aree quali il ventre della lin-gua ci può essere il sospetto di pericolosità. L’aspetto dellalesione può essere verrucoso, variegato, eritroleucoplasico(rosso e bianco, più grave). Il rischio di evoluzione in cancrocresce dalle forme omogenee alle disomogenee. La possibi-lità di trasformazione è del 1,4%.LICHEN PLANUS

È una dermatomucosite cronica causata da diversi fattori elegata ad una reazione autoimmune che colpisce la cute e lemucose non solo orali ma anche genitali. La prevalenza èmaggiore nel sesso femminile. Talvolta ha remissione spon-tanea, più spesso abbiamo fasi di alternanza con fasi di re-missione e riattivazione, che possono esser correlate a que-stioni psicologiche, soprattutto nei pazienti ansiosi.

segue a pag. 25

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15 marzo 2015 25

INVALIDI & DISABILI

VISITE DI REVISIONE INVALIDITÀ:LE CONVOCAZIONI SARANNO AUTOMATICHE

Recentemente, la legge n.114 del 2014 ha introdotto im-portanti modifiche in materia di visite sanitarie di revi-

sione nell’intento di semplificare le procedure.Prima di tale normativa si decadeva dallo status di invalidocivile o portatore di handicap (L. 104/92) alla scadenza deirelativi verbali di accertamento anche se l’interessato era inattesa di visita di revisione. Per cui accadeva che a causa deiritardi “tecnici” di verifica della permanenza dei requisiti sa-nitari, all’indomani della scadenza indicata nel verbale veni-vano sospese le provvidenze economiche (pensioni, assegni,indennità) e si perdeva di conseguenza il diritto alle agevola-zioni lavorative (permessi e congedi); inoltre, non si potevaaccedere ad altre agevolazioni quali, ad esempio, quelle fisca-li finché non fosse stato definito un nuovo verbale di accerta-mento.Ora, la legge succitata ha stabilito che nel caso in cui sia pre-vista nel verbale una data di rivedibilità, si conservano tutti idiritti acquisiti in materia di benefici, prestazioni e agevola-zioni di qualsiasi natura, anche dopo la data di scadenza delverbale. Inoltre viene definita la competenza esclusiva del-l’Inps nella convocazione a visita nei casi di verbali per i qua-li sia prevista la rivedibilità. Spetta ora dunque all’INPS con-vocare il cittadino a nuova visita e spetta sempre all’INPS ef-fettuare la visita, le cui commissioni saranno chiamate a pro-nunciarsi non solo sulla permanenza o meno del grado d’inva-lidità precedentemente accertato, ma anche sul suo eventualesopravvenuto aggravamento.A pochi mesi di distanza dalla legge 114, l’Inps ha fissato icriteri operativi mediante la circolare n. 10 del 23 gennaio 2015.Si legge nella circolare: “La novella legislativa, infatti, rendefinalmente possibile una gestione unitaria delle visite di revi-sione e del relativo iter di verifica, permettendo all’Istituto,già preposto all’accertamento definitivo della sussistenza deirequisiti sanitari per il diritto ai benefici a titolo di invaliditàcivile, cecità civile, sordità, handicap e disabilità (art. 20, com-ma 1, legge 3 agosto 2009, n. 102), di effettuare anche l’accer-tamento sanitario per le eventuali visite di revisione previsteall’atto del giudizio sanitario definitivo emesso dall’Istitutostesso”.In tal modo le Asl sono totalmente estromesse dalle visite direvisione che fino ad ora erano loro affidate. Da tale novitàderivano al cittadino alcuni vantaggi, ma anche svantaggi. Ilvantaggio consisterebbe, secondo l’Inps in uno snellimentodei tempi non essendoci più il “passaggio” di verbali da Asl aInps. Lo svantaggio consisterebbe nel fatto che il cittadino non

ha più come referente la propria ASL e la sua sede fisica percui potrebbe accadere che recarsi a visita comporti maggioridistanze e maggiori disagi.Tale soluzione è vista positivamente da molte Regioni chevedranno abbattersi i costi di accertamento presso le proprieASL, ma nello stesso tempo ciò rappresenta un ulteriore pas-so verso la delega totale della valutazione della disabilità dalSistema sanitario e sociosantario nazionale all’Inps e con laconseguente “fregatura” ai danni degli invalidi: non essendo-ci più la commissione di prima istanza, l’Inps potrà fare esoprattutto disfare ai danni dei cittadini invalidi, insomma unavera e propria dittatura (sotto gli occhi compiacenti della Re-gione) .Controlli sui “falsi invalidi”Si legge inoltre nella circolare: “Lo svolgimento da parte del-l’Istituto di tutte le attività sanitarie di revisione, (…) , prefi-gura anche un riassorbimento del piano di verifiche straordi-narie programmato per l’anno 2015 nell’ambito di tale attivi-tà, ferma restando la funzione di verifica straordinaria legataalle strategie di contrasto degli illeciti.”Dunque, occupandosi delle visite di revisione, INPS farà rien-trare queste stesse tra i 150.000 controlli previsti per il pianodi verifiche straordinarie, risparmiando gran parte della spesache è impegnata in tale piano di verifica, ferma restando lafunzione di verifica straordinaria legata alle strategie di con-trasto degli illeciti.Neomaggiorenni titolari di indennità di frequenzaLa Circolare Inps ritorna anche sul punto riguardante l’accer-tamento delle condizioni sanitarie per le prestazioni erogabiliagli invalidi maggiorenni già minori titolari d’indennità di fre-quenza. I minorenni titolari d’indennità di frequenza, presen-tando una domanda in via amministrativa entro i sei mesi an-tecedenti il compimento della maggiore età, ottengono in viaprovvisoria, già al compimento del diciottesimo anno di età,le prestazioni erogabili agli invalidi maggiorenni (solo la pen-sione o l’assegno). Rimane fermo, al raggiungimento dellamaggiore età, l’accertamento delle condizioni sanitarie e de-gli altri requisiti previsti dalla normativa di settore. Su taleultimo aspetto INPS ha già fornito le indicazioni operativecon il messaggio n. 6512 del 8 agosto 2014, rendendo dispo-nibile sul proprio sito anche i relativi moduli per la domandaamministrativa.La circolare prevede di rendere il più tempestive possibili levisite di revisione, segnalando tra l’altro che “I verbali di talivisite saranno resi opportunamente selezionabili nella proce-

dura “Verifiche Ordinarie InvCiv”, affinché il medico respon-sabile della competente UOC/UOS, o il suo delegato, possaprovvedere, in via prioritaria, alla validazione agli atti o allasospensione per visita diretta. Altrettanto prioritaria sarà la ca-lendarizzazione delle eventuali visite dirette disposte”.Provvidenze economiche agli invalidi maggiorenni già minori

titolari di indennità di accompagnamento o di comunicazione

La Circolare torna anche sulle novità che riguardano il mino-re titolare di indennità di accompagnamento o comunicazio-ne, nonché quelle rientranti nelle previsioni di cui al DM 2agosto 2007 (casi di patologia stabilizzata o ingravescente),inclusi i soggetti affetti da sindrome da talidomide o da sin-drome di Down. Per questi soggetti ( minori titolari di inden-nità di accompagnamento per invalidità civile, o cecità o dicomunicazione per sordità) la legge n. 114 dell’11 agosto 2014(di conversione del decreto legge n. 90/2014), prevede al rag-giungimento della maggiore età, la sola necessità dell’accer-tamento dei requisiti socio-reddituali (modello AP70) per at-tribuire il diritto alle prestazioni economiche erogabili agli in-validi maggiorenni, quindi senza ulteriori accertamenti sani-tari, e in automatico. Dunque, il testo convertito in legge nonprevede più l’obbligo di presentare una domanda amministra-tiva (prevista invece nel decreto legge), ma la concessione deibenefici avverrà in automatico.Si legge poi nella Circolare che: “Gli approfondimenti effet-tuati nelle ultime settimane sulle banche dati dell’Istituto han-no però permesso di rilevare che in molti casi è presente unadata di revisione al compimento del diciottesimo anno d’etàper le indennità di accompagnamento riconosciute in favoredi minorenni”. Ciò cosa significa? Significa che molte Com-missioni ASL sapendo che comunque la normativa previgenteprevedeva la revisione al compimento del 18esimo anno dietà, fissava la rivedibilità anche per evitare “fraintendimenti”.Queste revisioni risultano quindi comunque disposte nellebanche dati dell’INPS. Su queste l’Istituto pone delle ecce-zioni.Per questi casi se sulla base degli atti disponibili ed eventual-mente forniti dal cittadino stesso, è possibile individuare i casidi patologia stabilizzata o ingravescente (DM 2 agosto 2007)la visita di revisione viene evitata e il dettato della legge 114/2014 applicato. In caso contrario le persone interessate ven-gono convocate a visita. Ciò appare come una evidente con-trazione dello spirito della norma di semplificazione più voltecitata in questa nota.

* www.valentinopitzalis.it

di Valentino Pitzalis*

Da alcuni studi si è visto che questi pazienti hanno elevatilivelli di ansia. Il lichen planus è bilaterale, se la lesione èmonolaterale è più probabile una leucoplachia.CHEILITE ATTINICA CRONICA

La cheilite attinica cronica è una infiammazione cronicadel labbro con un’epitelizzazione del vermiglio. L’esposi-zione ai raggi solari per molte ore al giorno ne rappresentala causa. La cheilite attinica per essere pericolosa deveessere presente da più di 2 settimane. Nei pazienti a ri-schio è consigliato un lipstick a protezione totale quindisia verso i raggi UVA che UVB.CANDIDOSI CRONICA IPERPLASTICA

Quest’ultima costituisce anch’essa una lesione precance-rosa, si presenta clinicamente come una placca biancastradura, di difficile asportazione e spesso rilevata con asso-ciati margini eritematosi. Le regioni più frequenti sono lalingua e le labbra. Il meccanismo con cui si instaura laneoplasia è la trasformazione da parte di alcuni ceppi diCandida di nitrati in nitrosamine (cancerogeni).ERITROPLACHIA

Per eritroplachia s’intende una lesione rossa, di solito for-mata da una chiazza o papula, che non può essere attribu-ita a un’altra patologia. Evolve in carcinoma orale nel 90%dei casi, di conseguenza è molto pericolosa. La leucopla-chia ha un significato di trasformazione in carcinoma del30%, mentre l’ eritroplachia del 90%. Il rischio più alto èper le lesioni rosse e in secondo luogo per quelle bianche.DIAGNOSI

La diagnosi di carcinoma orale a partire da una lesione sibasa su una serie di step che ha lo scopo di escludere altrepatologie benigne, quali semplici ulcere. Di fronte ad unalesione bisogna prima di tutto valutarne l’eventuale causacome ad esempio restauri o margini protesici taglienti,fumo di sigaretta, abitudini viziate come il morsicarsi lelabbra, presenza di piercing,l’assunzione di farmaci (es.ustioni da aspirina) e il livello di igiene orale. Risultaimportante valutare fattori come il tipo di dieta, le abitu-dini al fumo e alcool, eventuali stati di stress, immuno-soppressione, patologie generali che si manifestano nellabocca ed eventuali precedenti neoplasie.Per quanto riguarda i segni e i sintomi ricordiamo che cipuò essere un sanguinamento gengivale diffuso, denti chesi muovono improvvisamente, alterazioni della sensibili-tà come parestesia o anestesia. Un altro segno è il doloreassociato al movimento della mandibola,tipico di un’in-filtrazione muscolare da parte del cancro.Le forme del carcinoma orale sono le seguenti: Si puòpresentare come un nodulo che evolve verso una formaulcerata; come un’ulcera che tende a non guarire dopodue settimane che è stato eliminato il fattore che l’ha cau-sata; esempio di carcionoma in forma vegetante come unaverruca di grandi dimensioni e coi bordi frastagliati; comeun’infiltrazione che va in profondità nella mucosa orale;oppure ci possono essere forme miste quali le ulcero-ve-getanti. Per oggi è tutto, nell’ultimo articolo si parlerà dellaterapia.

da pag. 24

IL CARCINOMA ORALEL’Adiconsum Sardegna (associazione difesa consumatori eambiente) ha deciso di scendere in campo per tutelare i con-sumatori dai conguagli retroattivi che stanno per arrivare agliutenti da parte di Abbanoa, l’azienda che gestisce gli acque-dotti della Regione. In risposta all’annuncio di Abbanoa se-condo cui ogni famiglia riceverà un’ulteriore bolletta di circa150 euro, per un totale di 150 milioni di euro, il presidenteregionale di Adiconsum Giorgio Vargiu fa sapere: «L’azien-da dice che si tratta di una componente della tariffa 2014 chetiene conto del disallineamento tra i costi ammissibili soste-nuti in passato e gli importi tariffari applicati all’utenza. Nonscherziamo, sono bugie. Si tratta del solito giro di parole perfregare gli utenti. Un modo per recuperare denaro perso acausa della mal gestione, svuotando le tasche dei cittadini».L’associazione per la difesa dei consumatori ha già fatto par-tire una diffida, nella quale chiede di accedere agli atti percapire quali siano stati i conteggi calcolati dall’azienda, e siprepara per un eventuale ricorso al Tribunale amministrativoregionale. Per questa ragione, l’Adiconsum consiglia agliutenti di non pagare la bolletta di conguaglio, non fare alcunreclamo ed eliminare l’addebito dei pagamenti sul conto cor-rente bancario. Contro la società, anche l’associazione “Car-ta di Zuri”, della quale è presidente don Pietro Borrotzu, cheha detto: «Si tratta di un comportamento scorretto, ancora dipiù se pensiamo che l’acqua dovrebbe essere un bene comu-ne gestito dal popolo. Faccio un appello ai politici sardi che,prima delle elezioni, chiamavano l’azienda “idromostro”.Mettete fine a questa vergogna, ora che i cittadini stanno vi-vendo un periodo di crisi difficile».

Marisa Putzolu

L’Adiconsum e la Chiesa

contro Abbanoa

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15 marzoo 201526

di Roberto LoddiL’ISOLA IN CUCINA

Preparazione

Ingredienti:

CATTA O BUSONE DE ISPARAU ARESTI

REINHOLD MESSNER (1944)

di Evaristo Puxeddu LE LEGGENDE DELLO SPORT

ORCHIDEA, DAL GRECO ORKHIS“TESTICOLO” PER LA FORMA

A TUBERO DELLE RADICI

L’asparago selvatico appartiene alla famiglia delle Liliacee,cresce in modo alquanto disordinato e il suo arbusto nellasua semplicità è considerato molto raffinato (uno spettacoloammirare la sua eleganza). In Sardegna, si raccoglie in pri-mavera nei pascoli incolti, nelle campagne, in mezzo alle siepidi fichidindia, ai cespugli di mirto, nei boschi di quercia e,rispetto agli asparagi coltivati, quelli selvatici sono molto piùsottili e hanno un sapore più deciso ed amarognolo. Molte-plice è il suo utilizzo in cucina, ideale per preparare delizio-se frittate, sublimi risotti, sfiziosi sformati, ma anche sempli-cemente lessati e conditi con olio e limone.

un grosso mazzodi asparagi selvaticiraccolti alla mattina,

8 uova freschissime,g 40 di pecorino grattugiato,latte fresco intero,olio extravergine d’oliva,farina bianca,noce moscata,bicarbonato,sale e pepe di mulinello q.b.

Per preparare la catta o busone de isparau (frittata di asparagi) occorre solo un po di pazien-za, ma l’impegno prestato sarà ripagato deliziosamente. Monda, lava gli asparagi, poi parten-do dalla punta, spezzali con le mani in pezzi di sei centimetri circa e appena ti accorgi che ilgambo diventa flessibile e legnoso, eliminalo. Fatto ciò, tuffa il ricavato in una bacinellacolma d’acqua fredda, nella quale avrai stemperato un cucchiaino di bicarbonato e lasciali abagno per mezz’ora. Passato il tempo, scola e risciacqua gli asparagi, quindi padellali in uncapace recipiente insieme ad un bel giro d’olio e dopo cinque minuti allontanali dal fuoco elasciali raffreddare. Intanto, sguscia le uova in una terrina, aggiungi il formaggio, un cuc-chiaino di farina, un paio di cucchiaiate di latte, una presa di sale, una grattata di noce mosca-ta e una generosa macinata di pepe. Terminata questa operazione, con l’aiuto di due forchettesbatti il composto e, appena amalgamato, versalo dentro al recipiente degli asparagi, quindimescola velocemente il tutto con un mestolo di legno, poi ponilo sul fuoco a fiamma mode-rata e appena il composto incomincia a rapprendersi, scuoti la padella facendola roteare perpermettere alla frittata di staccarsi dal fondo. Coprila con un coperchio e tenendo l’impugna-tura ben stretta, capovolgila e subito dopo falla scivolare dentro al recipiente e finisci dicuocerla dall’altra parte. Servila calda, ma è buona anche a temperatura ambiente.Vino consigliato bianco: Alghero chardonnay spumante secco ben freddo, dal sapore frutta-to, tipico, delicato, sapido asciutto e pieno.

Note biografiche

Un esempio di sportivo grande, anzi grandissimo. Nel corsodelle sue innumerevoli spedizioni capì cosa seve veramenteper sopravvivere in situazioni estreme, e tra-sformarsi, da ragazzino di un piccolo paese dimontagna, nel più grande esploratore e alpini-sta di tutti i tempi. Nel corso della sua vita ave-va capito l’importanza di affermare la propriaindividualità nel modo più consono. Cercò sem-pre un senso in tutto quello che faceva, com-battendo i pregiudizi e le critiche. I principidella giustizia, della disponibilità verso gli al-tri e della lealtà li aveva dentro, come una leg-ge della natura, senza che nessuno glieli inse-gnasse. Credeva che l’ingiustizia fosse la cau-sa maggiore del dolore per l’umanità. Disse chel’Europa politica non funziona tanto bene, perché i cittadininon si sentono europei e i singoli rappresentanti degli Statidanno più importanza a interessi particolari.L’ALPINISTA

Messner salì in montagna a cinque anni. Fu il primo alpinistaa salire l’ Everest senza ossigeno e il primo a raggiungere lavetta di tutti i 14 ottomila, l’ultimo dei quali nel 1986. Allesue spalle, dicono i biografi, ha più di cento prime e più ditremilacinquecento vette raggiunte in tutti i continenti, tracui l’Himalaya. Nel corso delle sue imprese al limite, ha tra-versato deserti di sabbia e di ghiaccio.VIAGGI E RIFLESSIONI

«Viaggiare affrontando il pericolo, è stata la scuola di vitapiù importante per me», diceva Messner, che non si accon-tentava di sapere che le nuvole portano la pioggia, ma volevasapere come si formano le nuvole e come viene scaricatal’energia sulle pareti rocciose del massiccio, con lampi, tuo-ni e qualche volta grandine. Apparteneva a una famiglia dinove figli di un maestro elementare e di una madre dolcissi-

ma. Abitava a Pizzago in Val di Funes, dove nelle stradinericoperte di neve c’erano stati molti artigiani che lavoravanoil legno, la latta, dove venivano ferrati i cavalli e macellati i

maiali. Ha percorso le tracce dei miti senza tem-po, attorno alle “montagne sacre” dell’ Asia edell’Africa, battendosi sempre per la conser-vazione dell’ambiente e della cultura montani.Principi sempre da lui mantenuti, in politica enei musei organizzati. Nella vita incontrò lerazze e i popoli più diversi, imparando riti ereligioni. Di cui, la maggior parte disse: «ri-vendicano il monopolio sulla verità. Ma, giàaffermando che tutto il resto è sbagliato, risul-tano poco credibili» E aggiunse «La naturaumana, secondo Messner, è sempre stata unmisto di collaborazione e competizione, altru-

ismo ed egoismo».NEL SUO LIBRO

Quando cresciamo poi, raccontando profonde riflessioni,precisa: «sopraggiungono la tendenza a dominare e la reci-procità . E dopo , talvolta , il tradimento e l’inganno». A se-conda che giochiamo per vincere o per divertirci, siamo unpo’ egoisti, un po’ altruisti. Anche l’intuito e la ragione, so-stiene , sono in contrasto dentro di noi : si può indagare sulleimpressioni, sentimenti, intenzioni e sul controllo: vengonocomandati dalla ragione o invece dalle emozioni del singo-lo? La nostra cultura religiosa ha un ruolo importante : unbuddista seguirà una vita più contemplativa, mentre i cristia-ni tenderanno al cielo e i musulmani si orienteranno verso laMecca. «Ogni avventura, sottolinea, mi portava a smontaresempre di più il codice morale civile del bianco o nero, giu-sto o sbagliato…». E tutte le promesse, secondo cui le penedi questo mondo saranno ricompensate nell’al di là, non por-tano all’altro che “al servilismo e alla bigotteria”. Il campio-ne sportivo Messner era anche questo.

Protagonista di innumerevoli e rischiose spedizioni. Sempre alla ricerca di avventure al limite.

Il più grande esploratore e alpinista dei nostri tempi, uomo politico, coltivatore, creatore di musei.

Eletto al parlamento europeo nella lista dei Verdi.

MICOLOGIA

E DINTORNI

di Gigi Arixi

È tempo di orchidaceae… l’Ophrys praecox è foriera delrisveglio di questa forma biologica criptofita: tuberosa, bul-bosa e rizomatosa. Ai primi tepori primaverili, le gemme da-ranno vita a scapi e in-fiorescenze in ognidove di questo mera-viglioso Eden, qual èla nostra amata e nonsempre difesa Sarde-gna. Ridonderà lo sfa-villio cromatico, e mi-gliaia di fiori darannoluogo a scenografieche allieteranno lanostra vista e con illoro profumo inebrie-ranno il nostro olfat-to. Il tratto morfologi-co della pianta chedesta più interesse è ilfiore; sin dai tempi re-moti le orchidee epi-fite sono state ogget-to di commercio, enon a caso, colpa della sfrenatezza e ingordigia dell’uomo,alcune specie sono estinte. Fortuna vuole che le orchidee spon-tanee siano di taglia ridotta, quindi prive di interesse com-merciale. La Sardegna da sola vanta una settantina di esem-plari, tra questi, ben 16 “endemismi”, destinati comunquenel tempo ad aumentare. L’opera indefessa degli insetti im-pollinatori (attratti dai profumi che queste emanano), del ventoe del comportamento autogamo (di alcune specie), contribui-rà ad accrescere nuove e interessanti ibridazioni.La mostra fotografica itinerante sulle orchidee spontanee dellaSardegna è organizzata dal Gruppo Micologico Zonale SanGavino col patrocinio dell’amministrazione comunale di SanGavino Monreale.Vi aspettiamo numerosi e curiosi, nei giorni 21-22-23 marzo,presso il salone CIVIS in via Roma 102.

Un mico saluto Gigi Arixi.

Gli ospedali, per legge, sono sempre più soggetti a severenormative igienico sanitarie. Intanto, all’ospedale di San Ga-vino, venerdì 6 marzo verso le 9.30, al secondo piano, un belmucchietto d’immondizia puzzolente faceva “cucù” alle per-sone che uscivano dall’ascensore. (s. p.)

San Gavino. Immondezza all’ospedale

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EMOTIVAMENTE di Alice Bandino *

CONDIVISIONE DELLE EMOZIONI

PADRE-FIGLIASiamo tutti così frastornati dalla sovrapposizione di tasse, tributi locali epagamenti di varia natura, al punto da costringerci a concentrare la nostraattenzione esclusivamente sulle scadenze imposte. Anche per evitare di do-ver incorrere anche sugli strali del fisco. A complicare le cose ci mancavache Abbanoa togliesse definitivamente il sonno alle nostre famiglie con isuoi ripetuti proclami. Tutto ciò, a fronte dell’imperativo di “pagare e ba-sta” entro i termini prestabiliti, è venuto meno l’intento di capire per qualicolpe siamo stati sottoposti a tale grandinata di pagamenti.Rinunciamo per il momento a capire i contenuti dei vari proclami di Abba-noa, impegno che si spera possa essere assunto dalle associazioni dei con-sumatori, se non addirittura dai tribunali competenti, ma prima di essereinvestiti dalla successiva grandinata tributaria del 2015, tentiamo di farealcune considerazioni su uno dei nuovi tributi imposti dalla legge di stabi-lità 2014: la Tasi. Una tassa destinata a coprire gli oneri derivanti dai cosìdefiniti “Servizi Indivisibili”, quali l’illuminazione pubblica, la sicurezza,l’anagrafe, la manutenzione del verde pubblico e delle strade comunali ecc,in pratica quei servizi offerti dai Comuni senza il ricorso a domanda indivi-duale da parte dei cittadini. In buona sostanza il Governo, operando deitagli sui finanziamenti destinati alle spese di funzionamento del Comuni,ha voluto far capire che lo Stato non può essere sempre considerato il co-perchio adatto a tutte le pentole, che sono finiti i tempi in cui il valore di unamministratore pubblico era valutato anche in base alla sua capacità di con-trarre mutui a gogò, con la prospettiva che, nella peggiore delle ipotesi, lepassività sarebbero state ripianate dallo Stato stesso. Ci ha fatto capire chenulla c’è precluso, a condizione che si abbiano le risorse finanziarie ade-guate! Tale considerazione impone a ciascuno una riflessione:Il “bello” piace a tutti; appaga la vista, valorizza il territorio, gratifica chipuò disporne e qualifica chi lo realizza. Ma poi, in tempi di vacche magre,siamo comunque in grado di sopportare gli oneri di gestione? Non saràforse il caso di cominciare a ragionare in termini di <<sviluppo sostenibi-le>> anche per le opere pubbliche e gli arredi urbani, posto che i relativioneri di gestione andranno a gravare su di un numero di contribuenti sem-pre più esiguo per via del costante spopolamento dei nostri piccoli paesi?Piange il cuore dover sostenere tale ipotesi, specie per chi è nato e vive inqueste piccole realtà urbane. Purtroppo tutti gli indicatori indirizzano in talsenso; resta pero in tutti la speranza che il sole possa sorgere domani ancheper noi.

Francesco Diana

Collinas. Tartassati

Tares e spopolamento:

una triste realtà

Un padre mi chiede consiglio per la sua incapacitàad avere un dialogo costruttivo con la figlia adole-scente. La rievocazione dell’emozione e dei pensie-ri ad essa collegati può avvenire a livello interper-

sonale, attraverso la condivisione dell’esperienzaemozionale, detta appunto Condivisione Sociale del-

le emozioni.

Nei suoi numerosi studi sulla Condivisione Socialedelle emozioni, Rimè ha evidenziato che questa in-nesca una dinamica sociale positiva al termine dellaquale i legami affettivi tra emittente e ricevente ri-sultano rafforzati e l’espressione di un’esperienzaemozionale promuove un rafforzamento dell’inte-grazione sociale. Ma cosa condividiamo? Per istin-to tutte quelle emozioni talmente intense da doveressere condivise per alleviare la tensione, ma, perdesiderabilità sociale, tendiamo a non condividerefatti che suscitano in noi vergogna e/o senso di col-pa.L’adolescenza è una particolare fase del ciclo di vita,dove si vive di emozioni contrastanti, talmente in-tense da dover essere condivise per scaricare il resi-duo emotivo. È probabile che la figlia del lettoreritenga che certe emozioni possano essere compre-se da altri: i coetanei, un parente giovanile, un do-cente empatico, amici adulti, i contatti di chat e so-cialnetwork; raramente ai genitori; insomma, a par-te la variante tecnologica e più libertà di orari e diopportunità, ironicamente aggiungo “...com’è sem-pre stato… “!Dopo quaranta anni di ricerche mondiali sull’Intel-ligenza Emotiva, sappiamo che se si percepisce chel’esperienza emozionale narrata stimola in chi ciascolta reazioni di sofferenza, disagio, dolore, an-sia, riprovazione, minimizzazione, denigrazione, è

probabile che non avvenga una comunicazione effi-cace tra genitore e figlio.Si potrebbe innescare un processo di evitamento e/oisolamento per cui lo stesso figlio, per preservare illegame col genitore e contemporaneamente non es-sere sgradito/sgridato, eviterà di condividere le pro-prie emozioni. Penso, ad esempio, a una figlia ado-lescente che vive una fase di scoperta sessuale o uncalo di rendimento scolastico, sarà statisticamentemeno disposta a parlarne col padre e troverà mododi condividere con altri, a voce o online.Nel prossimo numero parlerò di una mia ricerca fat-ta per indagare come gli adolescenti condividono leproprie emozioni negative su Fb, se la Vergogna e ilSenso di colpa influiscono anche nella condivisionedelle emozioni on-line (nella realtà virtuale); ricer-ca rivolta a un campione di 2.000 studenti di 9 Isti-tuti Superiori del Medio Campidano e di Cagliari.È importante imparare a usare lo stesso linguaggiodei figli per instaurare un rapporto di fiducia e em-patia; questo non vuol dire demonizzare le mode gio-vanili o imitarle goffamente, ma bisogna conoscer-le per poter intervenire in maniera efficace nel no-stro ruolo genitoriale.Frequentare seminari sulla genitorialità e impararecome gli adolescenti condividono le loro emozionicon le nuove tecnologie, è utile per capire come in-tervenire per prevenire devianze illegali, cyber bul-lismo, stalking, adescamenti sessuali: dobbiamo im-parare ad educare i giovani al rispetto per la lorovita e per quella altrui. I giovani, quando si sentonocapiti e ascoltati empaticamente, son più disposti acondividere le loro emozioni e a farsi aiutare.

* www.psygoalicebandino.it

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A Sardara, il sindaco fa una propaganda pro-pa-ese di quelle che, se non conosci Sardara, pensiche ci devi assolutamente andare. Sul suo profi-lo facebook si legge di tutto e ci sono immaginidi una Sardara non rispecchianti lo stato in cuiversa (un po’ come una di quelle famose pubbli-cità ingannevoli, dove fanno vedere solo le cosebelle, ma poi, quando ti arriva il pacco ordinato,non trovi esattamente quello che speravi). Unapropaganda turistica, o azione di marketing, pro-mozione di un prodotto, fatta davvero in modoeccellente. Post che mostrano vie fiorite e scorcidi storia e fregiano bandiere arancioni e ricono-scimenti vari (per cui il Comune paga, altrimenticol piffero li avrebbe) facenti immaginare unarealtà di quelle che, prima di morire, uno deveassolutamente vedere. La realtà però è ben di-versa da quella rappresentata negli “spot pubbli-citari”.Seppur sia vero che il paese è un bel paese, conabitanti cordiali, educati e rispettosi, è altrettan-to vero che è abbandonato a se stesso. Non cura-to. Basta farsi un giro per le vie per capire. Stra-de perennemente sporche, piazze imbiancate da-gli escrementi di piccione, aiuole incolte e spor-che, pali elettrici che fanno paura per quanto sonoarrugginiti, cartelli stradali che sembrano storti erotti, strisce pedonali che per trovarle ci vuole lascientifica. Persino la strada che porta alle ter-me, fiore all’occhiello del paese, è penosa in tut-ti i sensi. Se poi un turista arriva, attirato dallabella propaganda, e rimane deluso, ma dato che

di Saimen PiroddiDICO LA MIA

QUANDO MANCA

IL PILOTA VINCENTEormai c’è e vuole vedere da vicino il castello diMonreale, non trova la strada, perché priva disegnaletica e adatta solo ai fuoristrada. E non siosi immaginare se dovesse saltargli in mente divisitare una delle poche miniere esistenti nell’iso-la. Sardara ne ha una (ha anche quella fortuna),ma purtroppo sta cadendo a pezzi come quella diMontevecchio.Si parla di turismo qui, ma quelle poche personeche vengono a trovarci non fanno turismo. Perfare turismo serio bisogna davvero saper valoriz-zare la località, e non solo a parole. E soprattutto,con tutto il rispetto per le terme, Sardara ha moltealtre attrazioni. Da sempre ci si concentra sulleterme, che però sono esclusivamente gestite daprivati e che portano benefici soprattutto agli stessiproprietari. Cosa ne ha avuto la comunità nel suocomplesso? Mai nulla. Le persone che utilizzanola struttura termale sono turisti, ospiti di un pri-vato e non di Sardara. Cosa si aspetta dunque arendere bello e sfruttare tutto ciò che sta all’ester-no del recinto termale, castello miniera ecc, perfare in modo che la gente arrivi e trovi il piaceredi trattenersi , magari di spendere e conoscere me-glio tutto il territorio sardarese? Le terme comu-nali? Sembrerebbe una carta giocata bene. Quan-do tra un anno si andrà a votare sarà ancora benvivo il ricordo dell’apertura. In ogni caso, sonochiuse da troppo tempo per poterne parlare. Sar-dara è un’auto di formula 1 che non ha mai avutoun buon pilota.

Saimen Piroddi

Nel salone dell’asilo Santa Maria il 5marzo si è svolta una conferenza-dibat-tito sull’importanza di impegnarsi per ladignità delle donne, a seguito del rico-noscimento delservizio femmi-nile da parte dipapa Francesco,che ha chiamatoal sinodo dei Ve-scovi alcunedonne come udi-trici. Il ponteficeha affidato alcardinale Ravasiun consultorioparticolare per ricevere suggerimenti daparte di donne impegnate in servizi divolontariato negli ospedali o in centri direcupero di dipendenze e in altri serviziper l’uomo e la sua dignitàSuor Leonarda Putzolu ha espresso sod-disfazione per la presenza di tutta laFamiglia Salesiana riunita. La delegatadelle ex allieve, salutando i presenti, hadetto: “Sono in questo centro da sei mesi,apprezzo molto le iniziative a cui parte-cipa la Famiglia Salesiana. L’impegnodomenicale per l’aiuto ai poveri nellamensa mi riempie di gioia. La donnasvolge il ruolo di accoglienza a tutti i li-velli”. La conferenza è proseguita conla presentazione del libro Nuovi Oriz-zonti di Chiara Amirante e MarcellaManca, coordinatrice dei Salesiani Co-operatori, ha letto la prefazione dell’au-tobiografia scritta da Andrea Bocelli.Suor Gisella Serra ha commentato il per-

L’importanza del ruolo della donnacorso di vita dell’autrice e delle sue im-portanti opere sociali a favore dei piùpoveri. Chiara Amirante aveva iniziato lasua opera andando di notte nella stazione

Termini a Romaper incontrare ‘ilpopolo della not-te’. Dal 2004 èconsultore delPontificio Consi-glio della Pasto-rale per i Mi-granti e gli Itine-ranti e dal 2011 èmembro del Co-mitato scientifi-

co per la rivista People. Dal 2012 è con-sultore del Pontificio Consiglio per la Pro-mozione della Nuova Evangelizzazione.Chiara Amirante è stata inoltre nominatauditrice alla XIII Assemblea generale or-dinaria del Sinodo dei vescovi dal 7 al 28ottobre 2012 sul tema La nuova evange-lizzazione per la trasmissione della fedecristiana. Il 18 dicembre 2012 in una con-ferenza stampa presso la Camera dei de-putati è stato presentato il libro ‘Solol’Amore resta’. La presidente degli exallievi/e Simona Piccioni ha quindi lettoalcune poesie di Simone Weil che avevalasciato l’insegnamento per sperimentarela condizione operaia, fino all’impegnocome attivista partigiana, nonostante ipersistenti problemi di salute. Iride Peisha ricordato la tragedia delle quattordicibambine-donne morte nella miniera diIngurtosu.

Mauro Serra

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15 marzoo 201528

,

DUBBI SUL NUOVO SISTEMADI VALUTAZIONE SUI PROGETTI

DELLA LEGGE 162

[email protected]

La Regione Sardegna, con deliberazione N. 8/9 del 24.2.2015,ha prorogato i piani personalizzati della legge n. 162/1998sino a giugno 2015.Con la stessa delibera, l’Assessore dell’Igiene, Sanità e del-l’Assistenza Sociale, riferisce di aver avviato una profondariorganizzazione del Fondo regionale per la non autosuffi-cienza istituito con la legge regionale 29 maggio 2007, n. 2,art. 34, comma 6, al fine di adeguare i criteri di assegnazionedelle risorse e il sistema di valutazione delle condizioni dinon autosufficienza, di assicurare un utilizzo equo e organi-co delle risorse disponibili e un loro maggiore coordinamen-to con gli interventi promossi dalle Aziende sanitarie.Sulla questione, ho qualche preoccupazione sul futuro riguar-dante i nuovi progetti e su quanto succederà, ai vecchi dopogiugno 2015.Nello specifico mi chiedo cosa s’intende per: “adottare unnuovo sistema di valutazione della non autosufficienza chesarà inizialmente introdotto nel finanziamento dei piani per-sonalizzati per persone con disabilità grave (legge n. 162/1998) e progressivamente esteso a tutti i programmi d’inter-vento previsti dal Fondo”? È vero che la delibera dice ancheche: “il nuovo sistema di valutazione di cui è stata già avvia-ta la sperimentazione si avvale della notevole esperienzamaturata in Sardegna in questo ambito d’intervento ed è in-tegrato con modalità di valutazione ampiamente sperimenta-te in altre Regioni italiane”. I tanto, visto che non è specifica-to, si chiede in quali regioni si sta sperimentando questa,“grande”, nuova metodologia di valutazione?Seconda questione, non è che questo nuovo sistema, vistoche è sperimentale, allunghi i tempi per avviare i nuovi pro-getti e nel rivedere i vecchi dopo giugno? In fine, che cosas’intende per utilizzare scale di valutazione? Io intendo solouna cosa, che si sta togliendo il ruolo ai servizi sociali e sivuole far passare per semplificazione il coinvolgimento dialtri istituti, vedi Aziende sanitarie e il terzo settore, come lapanacea di tutti i mali di questa problematica.Io non vorrei che il coinvolgere le Asl volesse dire che levalutazioni potranno essere fatte dalle commissioni (getto-nate – quindi ulteriori soldi pubblici buttati dalla finestra), lequali hanno già il loro bel da fare con il normale lavoro perdeliberare le invalidità civili e le 104, se poi dovranno ancheaccollarsi le valutazioni della Legge 162, la frittata è fatta.Quindi, per chi ha bisogno di assistenza, tempi più lunghiper sapere se può o non può avere un aiuto a domicilio, esospetto di una non fiducia nelle assistenti sociali e dei medi-ci di base che sono i preposti a compilare le schede sanitarie.Complimenti alla Giunta regionale per la semplificazione eper la fiducia che hanno nelle figure appena citate.Per quanto riguarda il territorio del Medio Campidano, la cosache ancora di più mi fa pensare è il silenzio assordante dellanostra consigliera regionale Rossella Pinna, la quale è nellacommissione Salute e politiche sociali della regione, ex as-sessore provinciale ed ex Assessore comunale alle PoliticheSociali del Comune di Guspini, dove ha promosso progetti,interventi e servizi socio-assistenziali a favore delle fami-glie, degli anziani, dei minori e dei disabili. Quindi è perfet-tamente a conoscenza delle problematiche assistenziali diquesto territorio. Con tutto ciò, è strano non si sia ancoraattivata per una riunione, esplicativa, con i vari settori che lagiunta regionale vuole coinvolgere. Il territorio lo si serveanche in queste piccole ma importanti iniziative. Se non loha ancora fatto (ma sentiti alcuni interessati del settore nonlo ha fatto) faccio i miei “complimenti” vivissimi, anche alei, per il suo silenzio assordante.

Pasquale Marongiu

San Gavino

In riferimento alla lettera pubblicata da Marisa Putzolu nel-l’edizione del 15/02/15-Se questo è un governo, nel qualefatta una breve disamina di alcuni mali italiani, denuncia al-cune ingiustizie politiche. Tra queste è annoverato il presun-to sperpero di danari pubblici per la valorizzazione della lin-gua sarda: incredibile! Putzolu non parla in sardo perché evi-dentemente, senza fargliene una colpa, è figlia della negazio-

UN MODESTO CONTRIBUTO A“SE QUESTO È UN GOVERNO”

In qualità di collaboratrice di questo giornale, fungo da

portavoce non di me stessa, ma di fatti e opinioni espressi

da cittadini del territorio. Pertanto, più che “figlia della

negazione linguistico-culturale di cui sono vittime i sar-

di”, sono una sorta di megafono della negazione di alcuni

diritti di cui sono vittime molti corregionali, tra cui quello

di vedere i propri contributi investiti in settori come la Con-

sulta della Lingua sarda (tre milioni di euro per i prossimi

tre anni) e tagli finanziari invece nei settori di vitale im-

portanza, quali la cura di patologie gravi, la viabilità (spes-

so causa di incidenti mortali) e il lavoro (fonte di sostenta-

mento e sopravvivenza per le famiglie).

Infine, lungi da me ostacolare la valorizzazione della cul-

tura nostrana, spero che ne convenga anche il consigliere

comunale di Sardara del fatto che ad oggi i sostenitori della

cosiddetta lingua sarda non si siano ancora accordati su

quale, delle tre forme linguistiche presenti nell’isola (cam-

pidanese, logudorese e catalano), debba essere inserita nel

programma scolastico e trasmessa ai giovani studenti.

Marisa Putzolu

Il recente articolo dell’assessore A. Caddeo apparso sullaGazzetta ben fotografa la situazione nella quale si trova nonsolo il comune di Sardara ma credo la maggior parte dei co-muni dell’isola. Patto di stabilità, revisione della spesa (chedi anno in anno si fa sempre più insopportabile con conse-guente aumento di tassazione locale), obbligo alla gestioneassociata dei servizi, forti limitazioni nell’assunzione di per-sonale, continui obblighi dello stato su diversi fronti che im-pegnano gli uffici impedendo loro di lavorare sugli obbietti-vi locali. Necessità di far fronte ai continui attacchi delle mul-tinazionali dell’energia grazie a norma statale che incentivaoperazioni speculative che potrebbero compromettere ulte-riormente il territorio. Forse l’individuazione nell’isola del

I SARDI AFFETTI DALLASINDROME DI STOCCOLMA?

ne linguistico-culturale di cui sono vittima i sardi, mancu malica po sorti manna nci teneus is cursus. Tuttavia devo ringra-ziarLa perché mi dà l’occasione per ribadire alcuni concettiche a mio parere è bene avere sempre presenti. Se dietro lalingua di un popolo c’è la gente che la parla, la doglianza diPutzolu evidentemente significa, che ci sia consapevolezza omeno, scagliarsi contro noi stessi. Un gesto di autolesioni-smo dunque, conseguenza come già detto di una negazioneculturale che almeno riguardo alla lingua ha origine tra Set-tecento e Ottocento, quando i Savoja decisero di estirpare su

cannajoni spagnolo e sardo. Era iniziato il processo di italia-nizzazione “a marolla”, di cui abbiamo la preziosa testimo-nianza del canonico Spano quando racconta le sue prime espe-rienze scolastiche. Senza scomodare lo Spano, basta chiede-re ai nostri genitori cosa poteva significare ai loro tempi par-lare il sardo a scuola: generose punizioni corporali e/o multe.Ancora oggi nonostante le leggi, il sardo a scuola, trannepoche e circoscritte situazioni, non esiste. Cosa mai avrà pro-dotto, e continua a produrre tutto ciò nella coscienza dei sar-di? Chi studia queste questioni afferma che il primo effetto èil sentimento di inferiorità culturale in quanto popolo. Altroeffetto (con la mancanza di storia e cultura, avete mai prova-to a verificare cosa dicono di noi i libri di testo?) è quello diprodurre individui assolutamente estranei, allenus, al loro stes-so territorio e con un’identità folcloristica. È anche uno deglielementi che secondo alcuni concorre a produrre il più altotasso di dispersione scolastica d’Italia, del resto come do-vremmo sentirci nell’essere ignorati nel luogo dove istitu-zionalmente approda la conoscenza che la società consideraimportante? E chi lo ha deciso? Ci hanno convinto che parla-re la nostra lingua era segno di arretratezza, grezùmini e igno-ranza, e is sardus, ge si scit, bonixeddus nci ant crètiu! Comeinfettati dal virus del ceppo della “negazionite” essi stessi sisono fatti agenti della repressione negandolo a loro volta aifigli. Ma che razza di coscienza di appartenenza avrà maicreato un siffatto sistema educativo? E che tipo di classe po-litica e dirigente avrà mai prodotto? Non sarà mica una clas-se subalterna cun is peis in Sardìnnia e sa conca in Roma?Ma ci siamo guardati attorno? Cessu! Ma come sono le altrerealtà bilingui europee e italiane che si sono mantenute benstrette la loro cultura? Non sarà che bisognerà ripartire pro-prio dalla nostra lingua (e cultura) per riaffermare la nostraesistenza culturale, politica e dunque economica?

Giampaolo Pisu –

delegau a sa lìngua sarda Comunu de Sàrdara

sito per lo stoccaggio delle scorie radioattive... Sardara e moltialtri comuni sono in prima linea contro queste speculazioni,ma opporsi costa: danaro e impegno degli uffici ormai ridottia organici striminziti. Siamo la regione che da sempre paga iltributo più alto in termini di servitù militari e grazie al Sulcis,area di Porto Torres (ma anche Medio Campidano)..., siamooramai i più inquinati d’Italia. Scelte politiche scellerate/su-bite frutto di incapacità di lettura del territorio e in nome diinteressi altrui. Disoccupazione giovanile al 60%, impennatadell’emigrazione e paesi dell’interno in agonia. Abbiamo unarappresentanza parlamentare numericamente inconsistente.Io che mi occupo di bilinguismo, aggiungo la probabile per-dita della lingua a causa di politiche di repressione linguisti-ca. A scuola la Sardegna non esiste con gravissimo danno perla formazione di una coscienza di appartenenza al territorio,“una coscienza sequestrata e ostaggio di questo sistema edu-cativo”, risultato: una classe politica e dirigente incapace difare gli interessi dell’isola. Ultimo atto provocatorio e offen-sivo è stato l’invio di una comunicazione prefettizia: la ca-serma dei carabinieri rimarrà a Sardara a condizione che ilocali siano concessi gratuitamente. Che fare dunque per con-trastare un’azione statale/governativa chiaramente avversache ci condanna sempre più ad essere appendice degli inte-ressi continentali? Che razza di azione amministrativa potràmai portare avanti un ente locale chiamato a gestire miseria,rabbia ed emergenze senza averne i mezzi? Che fare se loStato non ci riconosce come ente di pari dignità come preve-de l’art. 114 cost.? Organizzare marce di protesta? Scrivereall’ONU o alla FAO? Dimissioni? Cosa faremo il prossimo25 aprile, o 4 novembre? Eus a sbentuliai cun bantu sa ban-dera chi est allupendi-sì? Sostituiremo quella esposta in mu-nicipio con una più nuova? Eus a allui una candela asuta desa fotografia de su presidenti de sa repùbrica nou? Chissàperché tutto questo mi ricorda la sindrome di Stoccolma. Ese stipulassimo una convenzione con uno psicanalista?

Giampaolo Pisu -

Consigliere comunale di Sardara

Dopo un periodo di stasi, come quella capitata alla società“Sa Forresa” Bocce di Collinas, che per la legge dello sportcapita a tutte le società, e meno male, perché diversamentevincerebbe sempre la stessa. Domenica 1 marzo nel torneodel Campionato Regionale organizzato e disputatosi a Nar-bolia dalla società locale “Santa Reparata”, “Sa Forresa” ètornata al successo conquistando il gradino più alto del po-dio.Lo ha fatto con la terna composta dai tre “moschettieri” Giu-seppe Porcedda, Ferruccio Spada e Gabriele Tuveri, batten-do nella finale proprio la terna locale. La terna collinese,partita un po’ in sordina, forse un po’ incredula delle sue pos-sibilità, poi intuendo la giornata non tanto esaltante delle al-tre partecipanti al torneo, ha cambiato marcia, lasciandosi allespalle le rivali una dopo l’altra, arrivando così alla conquistadel gradino più alto. La società Collinese tutta, non può cheessere fiera di questi tre atleti e non solo, perché danno ungrande stimolo a quanti come loro fanno parte dell’associa-zione. Grazie di cuore

Ino Matta

vice presidente de” Sa Forresa”

COLLINAS: BOCCE

SPECIALITÀ “PETANQUE”

domenica 4 ottobre

La sezione di Villacidro ricorda ai donatori che

effettuerà i prelievi nel Poliambulatorio

in Via G. Rossa, 49

sabato 4 aprile

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15 marzo 2015 29

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In questa rubrica ospitiamo foto e messaggi di auguri per compleanni, anniversari di matrimonio, riunioniconviviali, nozze, nascite, battesimi, cresime, prime comunioni, lauree e ricorrenze varie da festeggiare.Le foto a colori, accompagnate da un testo, possono essere inviate all’indirizzo e-mail [email protected] consegnate direttamente all’ufficio di redazione.

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A memoria d’uomo, nel nostro paese non si era mai vissuto un lutto per un incidente cosìdrammatico: tre mamme e un papà.Il ricordo è sempre vivo dentro il cuore di chi tanto li ha amati. Il dolore negli anni ha lasciatospazio alla rassegnazione, alla memoria, e oggi a 30 anni dalla disgrazia noi famigliari chie-diamo a tutta la Comunità Gonnese di starci accanto come fece in quel lontano 29 Marzo1985. Pertanto, chi volesse unirsi alla nostra preghiera, specialmente i sopravvissuti, il 29marzo 2015, presso la Parrocchia del Sacro Cuore alle ore 18, sarà celebrata la Santa Messaalla Memoria dei nostri cari Augusta, Barbarina, Mario e Carmelina.

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