di Beppe Fenoglio - francescagasperini.com. Una questione privata.pdf · Letteratura italiana...

download di Beppe Fenoglio - francescagasperini.com. Una questione privata.pdf · Letteratura italiana Einaudi 1 I La bocca socchiusa, le braccia abbandonate lungo i fianchi, Milton guardava

If you can't read please download the document

Transcript of di Beppe Fenoglio - francescagasperini.com. Una questione privata.pdf · Letteratura italiana...

  • Letteratura italiana Einaudi

    Una questione privata

    di Beppe Fenoglio

  • Letteratura italiana Einaudi

    Edizione di riferimento:in Una questione privata; I ventitre giorni della cittdi Alba, Einaudi, Torino 1990.

  • Letteratura italiana Einaudi

    Capitolo I 1Capitolo II 7Capitolo III 17Capitolo IV 26Capitolo V 34Capitolo VI 44Capitolo VII 53Capitolo VIII 65Capitolo IX 77Capitolo X 97Capitolo XI 104Capitolo XII 123Capitolo XIII 130

    Sommario

  • 1Letteratura italiana Einaudi

    I

    La bocca socchiusa, le braccia abbandonate lungo ifianchi, Milton guardava la villa di Fulvia, solitaria sullacollina che degradava sulla citt di Alba.

    Il cuore non gli batteva, anzi sembrava latitante den-tro il suo corpo.

    Ecco i quattro ciliegi che fiancheggiavano il vialet-to oltre il cancello appena accostato, ecco i due faggiche svettavano di molto oltre il tetto scuro e lucido. Imuri erano sempre candidi, senza macchie n fumo-sit, non stinti dalle violente piogge degli ultimi gior-ni. Tutte le finestre erano chiuse, a catenella, visibil-mente da lungo tempo.

    Quando la rivedr? Prima della fine della guerra impossibile. Non nemmeno augurabile. Ma il giornostesso che la guerra finisce correr a Torino a cercarla. lontana da me esattamente quanto la nostra vittoria.

    Il suo compagno si avvicinava, pattinando sul fangofresco.

    Perch hai deviato? domand Ivan. Perch orati sei fermato? Cosa guardi? Quella casa? Perch ti inte-ressi a quella casa?

    Non la vedevo dal principio della guerra, e non larivedr pi prima della fine. Abbi pazienza cinque mi-nuti, Ivan.

    Non questione di pazienza, ma di pelle. Quass pericoloso. Le pattuglie.

    Non si azzardano fin quass. Al massimo arrivanoalla strada ferrata.

    Da retta a me, Milton, pompiamo. Lasfalto non mipiace.

    Qui non siamo sullasfalto, rispose Milton che siera rifissato alla villa.

    Ci passa proprio sotto, e Ivan addit un tratto del-

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    lo stradale subito a valle della cresta, con lasfalto qua el sfondato, sdrucito dappertutto.

    Lasfalto non mi piace, ripet Ivan. Su una stra-dina di campagna puoi farmi fare qualunque follia, malasfalto non mi piace.

    Aspettami cinque minuti, rispose cheto Milton eavanz verso la villa, mentre soffiando laltro si accocco-lava sui talloni e con lo sten posato sulla coscia sorve-gliava lo stradale e i viottoli del versante. Lanci pureunultima occhiata al compagno. Ma come cammina?In tanti mesi non lho mai visto camminare cos come secamminasse sulle uova.

    Milton era un brutto: alto, scarno, curvo di spalle.Aveva la pelle spessa e pallidissima, ma capace di info-scarsi al minimo cambiamento di luce o di umore. Aventidue anni, gi aveva ai lati della bocca due forti pie-ghe amare, e la fronte profondamente incisa per labitu-dine di stare quasi di continuo aggrottato. I capelli era-no castani, ma mesi di pioggia e di polvere li avevanoridotti alla pi vile gradazione di biondo. Allattivo ave-va solamente gli occhi, tristi e ironici, duri e ansiosi, chela ragazza meno favorevole avrebbe giudicato pi chenotevoli. Aveva gambe lunghe e magre, cavalline, che gliconsentivano un passo esteso, rapido e composto.

    Pass il cancello che non cigol e percorse il vialettofino allaltezza del terzo ciliegio. Comerano venute bellele ciliege nella primavera del quarantadue. Fulvia ci siera arrampicata per coglierne per loro due. Da mangiar-si dopo quella cioccolata svizzera autentica di cui Fulviapareva avere una scorta inesauribile. Ci si era arrampica-ta come un maschiaccio, per cogliere quelle che dicevale pi gloriosamente mature, si era allargata su un ramolaterale di apparenza non troppo solida. Il cestino eragi pieno e ancora non scendeva, nemmeno rientravaverso il tronco. Lui arriv a pensare che Fulvia tardasseapposta perch lui si decidesse a farlesi un po pi sotto

    2Letteratura italiana Einaudi

  • e scoccarle unocchiata da sotto in s. Invece indietreg-gi di qualche passo, con le punte dei capelli gelate e lelabbra che gli tremavano. Scendi. Ora basta, scendi. Setardi a scendere non ne manger nemmeno una. Scendio rovescer il cestino dietro la siepe. Scendi. Tu mi tieniin agonia. Fulvia rise, un po stridula, e un uccelloscapp via dai rami alti dellultimo ciliegio.

    Prosegu con passo leggerissimo verso la casa ma pre-sto si ferm e retrocesse verso i ciliegi. Come potevoscordarmene? pens, molto turbato. Era successo pro-prio allaltezza dellultimo ciliegio. Lei aveva attraversatoil vialetto ed era entrata nel prato oltre i ciliegi. Si erasdraiata, sebbene vestisse di bianco e lerba non fosse pitiepida. Si era raccolta nelle mani a conca la nuca e le trec-ce e fissava il sole. Ma come lui accenn ad entrare nelprato grid di no. Resta dove sei. Appoggiati al troncodel ciliegio. Cos. Poi, guardando il sole, disse: Sei brut-to. Milton assent con gli occhi e lei riprese: Hai occhistupendi, la bocca bella, una bellissima mano, ma com-plessivamente sei brutto. Gir impercettibilmente la te-sta verso lui e disse: Ma non sei poi cos brutto. Comefanno a dire che sei brutto? Lo dicono senza... senza ri-flettere. Ma pi tardi disse, piano ma che lui sentisse si-curamente: Hieme et aestate, prope et procul, usquedum vivam... O grande e caro Iddio, fammi vedere per unattimo solo, nel bianco di quella nuvola, il profilo delluo-mo a cui lo dir. Scatt tutta la testa verso di lui e disse:Come comincerai la tua prossima lettera? Fulvia danna-zione? Lui aveva scosso la testa, frusciando i capelli con-tro la corteccia del ciliegio. Fulvia si affann. Vuoi direche non ci sar una prossima lettera? Semplicementeche non la comincer Fulvia dannazione. Non temere,per le lettere. Mi rendo conto. Non possiamo pi farne ameno. Io di scrivertele e tu di riceverle.

    Era stata Fulvia a imporgli di scriverle, al termine delprimo invito alla villa. Laveva chiamato su perch le

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    3Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    traducesse i versi di Deep Purple. Penso si tratti del soleal tramonto, gli disse. Lui tradusse, dal disco al minimodei giri. Lei gli diede sigarette e una tavoletta di quellacioccolata svizzera. Lo riaccompagn al cancello. Po-tr vederti, domand lui, domattina, quando scen-derai in Alba? No, assolutamente no. Ma ci vieniogni mattina, protest, e fai il giro di tutte le caffette-rie. Assolutamente no. Tu ed io in citt non siamo nelnostro centro. E qui potr tornare? Lo dovrai.Quando? Fra una settimana esatta. Il futuro Miltonbrancol di fronte allenormit, alla invalicabilit di tut-to quel tempo. Ma lei, lei come aveva potuto stabilirlocon tanta leggerezza? Restiamo intesi fra una settimanaesatta. Tu per nel frattempo mi scriverai. Una lette-ra? Certo una lettera. Scrivimela di notte. S, mache lettera? Una lettera. E cos Milton aveva fatto eal secondo appuntamento Fulvia gli disse che scrivevabenissimo. Sono... discreto. Meravigliosamente, tidico. Sai che far la prima volta che andr a Torino?Comprer un cofanetto per conservarci le tue lettere. Leconserver tutte e mai nessuno le vedr. Forse le mie ni-poti, quando avranno questa mia et. E lui non potdir niente, oppresso dallombra della terribile possibilitche le nipoti di Fulvia non fossero anche le sue. Laprossima lettera come la comincerai? aveva proseguitolei. Questa cominciava con Fulvia splendore. Davverosono splendida? No, non sei splendida. Ah, non losono? Sei tutto lo splendore. Tu, tu tu, fece lei, tu hai una maniera di metter fuori le parole... Ad esem-pio, stato come se sentissi pronunziare splendore perla prima volta. Non strano. Non cera splendore pri-ma di te. Bugiardo! mormor lei dopo un attimo, guarda che bel sole meraviglioso! E alzatasi di scattocorse al margine del vialetto, di fronte al sole.

    Ora lo sguardo basso di lui rifaceva quel lontano tra-gitto di Fulvia, ma prima di arrivare al limite ritorn al

    4Letteratura italiana Einaudi

  • punto di partenza, allultimo ciliegio. Come si era im-bruttito, e invecchiato. Tremava e sgocciolava, impudi-camente, di contro il cielo biancastro.

    Poi si riscosse e un po pesantemente arriv sulla spia-nata davanti al portichetto dentrata. Il ghiaino era im-pastato di foglie macerate, le foglie dei due autunni dilontananza di Fulvia. A leggere si metteva quasi semprel, a filo dellarco centrale, raccolta nella grande poltronadi vimini coi cuscini rossi. Leggeva Il cappello verde, Lasignorina Elsa, Albertine disparue... A lui quei libri nellemani di Fulvia pungevano il cuore. Malediceva, odiavaProust, Schnitzler, Michael Arlen. Pi avanti, per, Ful-via aveva imparato a fare a meno di quei libri; le bastava-no, pareva, le poesie e i racconti che a getto continuo luitraduceva per lei. La prima volta le aveva portato la ver-sione di Evelyn Hope. Per me? fece lei. Esclusiva-mente. Perch a me? Perch... guai se tu non sei iltipo per queste cose. Guai a me? No, guai a mestesso. E che cos? Beautiful Evelyn Hope isdead/Sit and watch by her side an hour. Dopo, le luc-cicavano gli occhi, ma prefer abbandonarsi allammira-zione per il traduttore. Proprio tu lhai tradotta? Ma al-lora sei un vero dio. E cose allegre non ne traduci mai?Mai. E perch? Nemmeno mi vengono sottoc-chio. Credo che scappino da me, le cose allegre.

    La volta dopo le port un racconto di Poe. Di cheparla? Of my love, of my lost love, of my lost loveMorella. Lo legger stanotte. Io lho tradotto indue notti. Non stai troppo su di notte? Devo co-munque, rispose lui. Non c notte senza allarme e iosono nellUNPA. Esplose a ridere. NellUNPA! SeidellUNPA? Questo me lo dovevi nascondere. tropporidicolo. Volontario nellUNPA, col bracciale giallo eblu! Col bracciale s, ma volontario un bel niente! Cihanno arruolati in Federazione e se manchi a un allarmelindomani ti trovi le guardie a casa. Anche Giorgio

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    5Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    nellUNPA. Ma di Giorgio Fulvia non rise, forse perchaveva gi scaricato su lui tutta la sua ilarit.

    Era stato Giorgio Clerici a presentargliela, in palestra,dopo una partita di pallacanestro. Uscivano dagli spo-gliatoi e la trovarono, come una perla mimetizzata nellealghe, nei resti del pubblico che sfollava. Questa Ful-via. Sedici anni. Sfollata da Torino per fifa dei bombar-damenti aerei che in fondo in fondo la divertivano. Oraabita da noi, in collina, nella villa che era del notaio... ec-cetera, eccetera. Fulvia ha un sacco di dischi americani.Fulvia, questo un dio in inglese.

    Solo allultimo Fulvia aveva sollevato gli occhi a Mil-ton, e i suoi occhi dicevano che quello, Milton, potevaesser tutto tranne che un dio.

    Milton si premette le mani sul viso e in quel buiocerc di rivedere gli occhi di Fulvia. Alla fine abbass lemani e sospir, esausto dallo sforzo e dalla paura di nonricordarli. Erano di un caldo nocciola, pagliettati doro.

    Volt la testa al crinale e ci vide una parte di Ivan, sem-pre accoccolato e attento al lungo, complesso pendio.

    Arriv sotto il portichetto. Fulvia, Fulvia, amoremio. Davanti alla porta di lei gli sembrava di non dirloal vento, per la prima volta in tanti mesi. Sono semprelo stesso, Fulvia. Ho fatto tanto, ho camminato tanto...Sono scappato e ho inseguito. Mi sono sentito vivo co-me mai e mi son visto morto. Ho riso e ho pianto. Houcciso un uomo, a caldo. Ne ho visti uccidere, a freddo,moltissimi. Ma io sono sempre lo stesso.

    Sent un passo avvicinarsi di lato sul marciapiede peri-metrale della villa. Milton spall a met la carabina ameri-cana, ma, per quanto pesante, era un passo di donna.

    6Letteratura italiana Einaudi

  • II

    La custode spi dallangolo. Un partigiano! Cosavuole? Chi cerca? Ma lei ...

    Sono proprio io, disse Milton senza sorridere,troppo sconcertato dal vederla tanto invecchiata. Il cor-po le si era fatto pi tozzo e la faccia pi smunta e tutti isuoi capelli erano bianchi.

    Lamico della signorina, disse la donna lasciandoil riparo dellangolo. Uno degli amici. Fulvia via, tornata a Torino.

    Lo so. partita pi di un anno fa, quando voi ragazzi ave-

    te messo su questa vostra guerra. Lo so. Ha pi avuto notizie? Di Fulvia? Scosse la testa. Mi promise di scriver-

    mi, ma non lha mai fatto. Per io ci spero sempre e ungiorno o laltro ricever.

    Questa donna, pensava Milton fissandola straluna-to, questa vecchia, insignificante donna ricever unalettera da Fulvia. Con notizie della sua vita, i saluti e lafirma.

    Firmava cos: , almeno con lui. Pu darsi mi abbia scritto e la lettera sia andata per-

    sa . Abbass gli occhi e prosegu: Era cara Fulvia. Im-pulsiva, forse capricciosa, ma molto cara.

    Certo. E bella, molto bella.Milton non rispose, solo port avanti il labbro infe-

    riore. Era un suo modo di ricevere il dolore e resister-vi, la bellezza di Fulvia laveva sempre, pi che altro,addolorato.

    Lei lo guard un po obliquamente e disse: E pensia-mo che non ha ancora diciotto anni. Sedici scarsi, allora.

    Debbo chiederle un favore. Lasciarmi rivedere la

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    7Letteratura italiana Einaudi

    Fu|l

    vi|a

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    casa . La voce gli usciva dura, senza che volesse, quasiraschiante. Lei non immagina che... aiuto mi darebbe.

    Ma certo, rispose lei, torcendosi le mani. Mi lasci rivedere solo la nostra stanza . Aveva cer-

    cato, senza effetto, di ammorbidire la voce. Non leprender pi di due minuti.

    Ma certo.La donna gli avrebbe aperto dallinterno, per far ci

    doveva aggirare la villa, avesse pazienza. E dir al fi-glio del contadino di uscire sullaia e montare un po diguardia.

    Da quellaltra parte, per favore. Da questa ci sta at-tento un compagno.

    Credevo fosse solo, disse la donna con una nuovapreoccupazione.

    come se lo fossi.La custode scanton e Milton riusc sulla spianata.

    Batt le mani verso Ivan e poi gli present una manoaperta. Cinque minuti, aspettasse cinque minuti. (Poisbirci il cielo per imprimersi un altro grande elementodi ricordo di quel giorno stupendo. Su quel mare grigiouna flotta di nubi nerastre scivolava verso ovest inve-stendo di prua certe nuvolette candide che immediata-mente andavano in pezzi. Venne una folata di vento chescroll gli alberi e lo stillicidio tintinnava sul ghiaino.

    Ora il cuore gli batteva, le labbra gli si erano di colpoinaridite. Sentiva filtrare attraverso la porta la musica diOver the Rainbow. Quel disco era stato il suo primo re-galo a Fulvia. Dopo lacquisto era stato tre giorni senzafumare. Sua madre vedova gli passava una lira al giornoe lui linvestiva tutta in sigarette. Il giorno che le port ildisco, lo suonarono per ventotto volte. Ti piace? ledomand, contratto, abbuiato dallansia perch la giustadomanda sarebbe stata: Lo ami? Vedi bene che lorimetto, aveva risposto lei. E poi: Mi piace da sveni-re. Quando finisce, senti che qualcosa veramente fini-

    8Letteratura italiana Einaudi

  • to. E allora, qualche settimana pi avanti: Fulvia, haiuna canzone preferita? Non saprei. Ne ho tre o quat-tro. Non ...? Forse, ma no! carinissima, mi piaceda morire, ma ne ho altre tre o quattro.

    La custode veniva, sotto il suo passo il parquet scric-chiolava anormalmente, con un crepito astioso, mali-gno. Come se non gradisse di esser risvegliato, imma-gin Milton. Si affrett sotto il portico e una dopo laltraraschiava le scarpe fangose sul filo del gradino. Sent ladonna scattare linterruttore della luce e armeggiare allaserratura. Lui era a met strada nel ripulirsi.

    La porta si socchiuse. Entri, entri cos, entri subito. Il parquet... Oh, il parquet, fece lei con una sorta di disperata

    dolcezza. Ma lo lasci finire, e mormorava: piovutotanto, e il contadino dice che piover ancora tanto. Maivisto in vita mia un novembre cos piovoso. Voi partigia-ni sempre allaperto come vi asciugate?

    Sulla pelle, rispose Milton, che ancora non avevaosato guardar dentro.

    Ora basta, entri, entri cos.La donna aveva acceso un solo lume del lampadario.

    La luce piombava sul tavolo intarsiato senza riverberaree nellombra circostante le federe bianche delle poltronee del divano baluginavano spettralmente.

    Non sembra dentrare in una tomba?Lui rise stupidamente, come fa chi deve mascherare

    un pensiero molto serio. Non poteva certo dirle chequello per lui era il pi luminoso posto al mondo, che lper lui cera vita o resurrezione.

    Ho paura... cominci calma la donna.Non le badava, forse nemmeno la sent, rivedeva Ful-

    via raccolta nel suo favorito angolo di divano, con la te-sta leggermente arrovesciata, di modo che una delle suetrecce pendeva nel vuoto, lucida e pesante. E rivedevase stesso seduto nellangolo opposto, le lunghe magre

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    9Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    gambe stese lontane, che le parlava a lungo, per ore, leicos attenta che appena respirava, lo sguardo quasi sem-pre lontano da lui. Gli occhi le si velavano presto di la-crime. E quando non poteva pi trattenerle, allora scat-tava di lato la testa, si sottraeva, si ribellava. Basta.Non mi parlare pi. Mi fai piangere. Le tue bellissimeparole servono solo, riescono solo a farmi piangere. Seicattivo. Mi parli cos, questi argomenti li cerchi e li svi-luppi solo per vedermi piangere. No, non sei cattivo. Masei triste. Peggio che triste, sei tetro. Almeno piangessianche tu. Sei triste e brutto. E io non voglio diventaretriste, come te. Io sono bella e allegra. Lo ero.

    Ho paura, diceva la custode, che finita la guerraFulvia non torner mai pi qui.

    Torner. Io ne sarei felice, ma ho paura di no. Appena finita

    la guerra suo padre rivender la villa. Lha comprataesclusivamente per Fulvia, per farcela sfollare. Lavreb-be gi rivenduta se di questi tempi e in questa zona sitrovassero compratori. Temo proprio che non la rive-dremo pi su queste colline. Fulvia andr al mare, comefaceva ogni estate prima della guerra. Infatti va pazzaper il mare e io lho sentita tante volte parlare di Alassio.Lei mai stato ad Alassio?

    Non cera mai stato, e diffidava di quel posto, in unattimo lo odi, sper proprio che la guerra lo riducessein uno stato per cui Fulvia non potesse pi recarcisi osemplicemente desiderarlo.

    I suoi di Fulvia hanno una casa ad Alassio. Quandoera malinconica o stufa parlava sempre del mare e diAlassio.

    Le dico che torner.And al tavolino addossato alla parete di fondo, a lato

    del caminetto. Si inclin leggermente e col dito disegnla forma del fonografo di Fulvia. Over the Rainbow,Deep Purple, Covering the Waterfront, le sonate al piano

    10Letteratura italiana Einaudi

  • di Charlie Khuntz e Over the Rainbow, Over the Rain-bow, Over the Rainbow.

    Quanto ha lavorato quel grammofono, disse ladonna agitando una mano.

    Gi. Qui si ballava moltissimo, si esagerava. E il ballo era

    severamente proibito, anche in famiglia. Si ricordaquante volte son dovuta entrare a dirvi di far piano, chesi sentiva fuori, per mezza collina?

    Mi ricordo. Lei per non ballava. O mi sbaglio?No, non ballava. Non ci si era mai provato, nemmeno

    per imparare. Stava a guardare gli altri, Fulvia e il suocompagno, cambiava i dischi e ridava la corda. Faceva in-somma il macchinista. La definizione era di Fulvia. Sve-glia, macchinista! Viva il macchinista! Aveva un timbrodi voce non propriamente gradevole, ma lui era pronto adaccettare per esso la sordit a tutte le voci dellumanit edella natura. Fulvia ballava spessissimo con Giorgio Cleri-ci, duravano anche per cinque o sei dischi consecutivi,slacciandosi appena negli intervalli. Giorgio era il pi belragazzo di Alba ed anche il pi ricco, ovviamente il pielegante. Nessuna ragazza di Alba era in condizioni di farda pendant a Giorgio Clerici. Arriv da Torino Fulvia e lacoppia perfetta fu formata. Lui era biondo miele, lei brunamogano. Fulvia era entusiasta di Giorgio, come ballerino.He dances divinely, proclamava, e Giorgio di lei: ... indicibile, e, rivolto a Milton: Nemmeno tu, che con leparole sei formidabile, sapresti dire... Milton gli sorride-va, silenzioso, tranquillo, sicuro, quasi misericordioso.Non si parlavano mai, ballando. Ballasse Giorgio con Ful-via, facesse quel poco che gli era mezzo e destino di fare.Una sola volta si era irritato, una volta che Fulvia dimen-tic di stralciare dalla serie dei ballabili Over the Rainbow.Glielo fece osservare durante una pausa, e lei prontamenteabbass gli occhi e mormor: Hai ragione.

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    11Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    Ma un giorno, erano soli, Fulvia caric il fonografocon le sue mani e mise Over the Rainbow. Avanti, ballacon me. Lui aveva detto, forse gridato di no. Devi im-parare, assolutamente. Con me, per me. Avanti. Nonvoglio imparare... con te. Ma gi lo teneva, lo spostavanello spazio libero e spostandolo ballava. No! prote-st lui, ma era cos sconvolto che non riusciva nemmenoa tentare di divincolarsi. E soprattutto non con quellacanzone! Ma lei non lo lasciava e lui dovette badare anon inciampare e rovinarle addosso. Devi, disse lei. Sono io che lo voglio. Io voglio ballare con te, capisci?Sono stufa di ballare con ragazzi che non mi dicononiente. Io non sopporto pi di non ballare mai con te.Poi, dun tratto, proprio mentre Milton cedeva, lo ab-bandon, rilanciandogli forte le braccia contro il corpo.Va a morire in Libia, gli disse tornando al divano. Sei un ippopotamo, un ippopotamo magro. Ma un atti-mo dopo lui sent la mano di Fulvia sfiorargli le spalle eil suo alito sulla nuca. Davvero, dovresti pensare di pia star diritto con le spalle. Sei curvo, troppo. Veramen-te, raddrizza le spalle. Tienile pi presenti, capisci? Eora torniamo a sedere e tu parlami.

    And alla libreria, richiamato dal fioco luccicore deicristalli. Aveva gi visto che era quasi vuota, con al piuna decina di libri dimenticati, sacrificati. Si inclin agliscaffali ma subito si raddrizz, come per lopposto effet-to di un pugno alla bocca dello stomaco. Era pallido egli mancava il respiro. Tra quei pochi libri trascuratiaveva visto Tess dei dUrbervilles che lui aveva regalato aFulvia, dissestandosi per una quindicina.

    Chi ha scelto i libri da portar via o da lasciare? sta-ta Fulvia?

    Lei. Proprio lei? Ma certo, disse la custode. I libri interessavano

    solo a lei. Li prese e li imball lei stessa. Ma pi che altro

    12Letteratura italiana Einaudi

  • si preoccup del grammofono e dei dischi. Di libri, co-me vede, ne ha lasciati, ma di dischi nemmeno uno.

    Nella porta si inquadr la testa di Ivan. Apparve ton-da, scialba e staccata, come una luna.

    Che c? fece Milton. Salgono? No, ma andiamocene. ora. Altri due minuti ancora.Con una smorfia e un sospiro Ivan ritir la testa. Mi scusi anche lei per altri due minuti. Non distur-

    ber mai pi, non ripasser pi prima della fine dellaguerra.

    La donna allarg le braccia. Si figuri. Purch non cisia pericolo. Mi ricordavo benissimo di lei. Ha notatocome lho subito riconosciuto? E le dir... mi faceva pia-cere, allora, quando veniva a trovare la signorina. Leipi di tutta laltra compagnia. Lei pi del signorino Cle-rici, a esser sincera. A proposito, non ho mai pi visto ilsignorino Clerici. partigiano pure lui?

    Si, siamo insieme. Siamo sempre stati insieme, ma ioultimamente sono stato trasferito in unaltra brigata. Maperch dice che preferiva me a Giorgio? Come visitato-re, dico.

    Quella esit, abbozz un gesto come per cancellare lafrase di prima o almeno rimpiccolirla, ma dica, dica, fece Milton con tutti i nervi che gli si tendevano in corpo.

    Non ne parler col signorino Clerici quando lo rivede? Ma le pare? Il signorino Clerici, disse allora, mi fece inquie-

    tare e anche arrabbiare. Lo dico a lei perch ho stima dilei, lei un ragazzo col viso tanto serio, mi lasci dire chenon ho mai visto un ragazzo con una fisionomia cos se-ria. Lei mi capisce. Io contavo poco o niente, ero sola-mente la custode della villa, ma la signora mamma diFulvia, quando ce laccompagn, mi aveva pregato, miaveva raccomandato...

    Un po di governante, sugger Milton.

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    13Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    Ecco, se la parola non grossa. Quindi io dovevostare un po attenta a quel che succedeva intorno alla ra-gazza. Lei mi capisce. Con lei io stavo tranquilla, tantotranquilla. Parlavate sempre, per ore. O meglio, lei par-lava e Fulvia ascoltava. Non vero?

    vero. Era vero. Con Giorgio Clerici invece... S, fece lui con la lingua secca. Ultimamente, lultima estate voglio dire, lestate del

    43, lei era soldato, mi sembra. S. Ultimamente veniva troppo spesso, e quasi sempre di

    notte. A me francamente quelle ore non piacevano. Arri-vava con la macchina pubblica. Si ricorda quella che po-steggiava sempre davanti al municipio? Quella bella mac-china nera, poi con quel ridicolo impianto a gasogeno?

    S.La donna dondol la testa. Loro due non li sentivo

    mai parlare. Io origliavo, non ho nessuna vergogna a dir-lo, origliavo per dovere. Ma cera sempre un silenzio,quasi non ci fossero. E io non stavo per niente tranquil-la. Ma non dica queste cose al suo amico, mi raccoman-do. Si misero a far tardi, ogni volta pi tardi. Fosserosempre rimasti qui fuori, sotto i ciliegi, non mi sareipreoccupata tanto. Ma cominciarono a uscire a passeg-gio. Prendevano per la cresta della collina.

    Da che parte? Da che parte prendevano? Eh? Un po di qui e un po di l, ma il pi spesso

    prendevano verso il fiume. Sa, dove questa collina puntaal fiume.

    Va bene. Io naturalmente stavo su ad aspettarla, ma rientra-

    vano ogni volta pi tardi. Che ore facevano? Anche mezzanotte. Io avrei dovuto fare osservazio-

    ne a Fulvia.

    14Letteratura italiana Einaudi

  • Milton scosse violentemente la testa. Avrei dovuto s, disse la donna, ma non ne tro-

    vai mai il coraggio. Mi dava soggezione, anche se potevaesser mia figlia, come differenza det. Finch una sera,anzi una notte, torn sola. Non ho mai saputo perchGiorgio non la riaccompagn. Era molto tardi, passatala mezzanotte. Non pi un grillo cantava per tutta la col-lina, mi ricordo.

    Milton, fischi Ivan da fuori.Nemmeno si volt, ebbe solo una contrazione al som-

    mo delle guance. E poi? E poi cosa? fece la custode. Fulvia e... lui? Giorgio alla villa non si faceva pi vedere. Ma usci-

    va lei. Si davano appuntamento. Lui aspettava a cin-quanta metri, addossato alla siepe per confondersi. Maio ero allerta e lo vedevo, lo tradivano i suoi capellibiondi. Quelle notti cera una luna che spaccava.

    E questo fino a quando? Oh, fino ai primi dellaltro settembre. Poi successe

    il finimondo dellarmistizio e dei tedeschi. Poi Fulviaand via da qui con suo padre. E io, pur affezionata co-me le ero, fui contenta. Stavo troppo sulle spine. Nondico che abbiano fatto il male...

    Eccolo l, che tremava verga a verga nella sua fradiciadivisa cachi, con la carabina che gli sussultava sulla spal-la, la faccia grigia, la bocca semiaperta e la lingua grossae secca. Finse un accesso di tosse, per darsi il tempo diritrovare la voce.

    Mi dica. Fulvia quando part precisamente? Precisamente il dodici settembre. Suo padre aveva

    gi capito che la campagna sarebbe diventata molto pipericolosa della grande citt.

    Il dodici settembre, fece eco Milton. E lui, lui doveera il dodici settembre 1943? Con un immenso sforzo se

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    15Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    ne ricord. A Livorno, asserragliato nei cessi della stazio-ne, digiuno da tre giorni, miserabilmente vestito di pannidaccatto. Sul punto di svenire per linedia e le esalazionidella latrina si era affacciato sul corridoio e aveva cozzatoin quel macchinista che si stava abbottonando la brachet-ta. Da dove vieni, militare? bisbigli. Roma. Edov casa tua? Piemonte. Torino? Vicinanze.Be, io ti posso portare fino a Genova. Si parte tramezzora, ma ti voglio nascondere subito nella carbonaia.Mica te ne frega di sembrare poi uno spazzacamino?

    Milton! richiam Ivan, ma con meno urgenza diprima e tuttavia la custode ebbe un sobbalzo di paura.

    proprio meglio che vada, sa? Comincio ad averpaura anchio.

    Macchinalmente Milton si gir e si avvicin alla por-ta. Il dover salutare decentemente la donna gli pesavaaddosso come unimpresa schiacciante. Serr gli occhi edisse: stata molto gentile. Anche coraggiosa. Graziedi tutto.

    Ma di niente. Mi ha fatto piacere rivederla qui, an-che se con tutte quelle armi addosso.

    Milton diede un ultimo sguardo alla stanza di Fulvia;era entrato per raccogliervi ispirazione e forza e ne usci-va spoglio e distrutto.

    Grazie ancora. Di tutto. E richiuda, subito Correte molti pericoli, vero? domand ancora la

    donna. No, non molti, rispose, assestandosi la carabina sul-

    la spalla. Finora abbiamo avuto fortuna, molta fortuna. Speriamo vi duri fino alla fine. E... certo che alla

    fine vincerete voi? certo, rispose smorto e si avvent di corsa per il

    vialetto dei ciliegi, passando in tromba Ivan.

    16Letteratura italiana Einaudi

  • III

    Rientrarono a Treiso verso le sei. La strada sfumavasotto i loro piedi e gli ultimi chiarori sembravano con-centrarsi in certe masse di nebbia grigia che la pioggiafissava sui pendii.

    Tuttavia la sentinella li riconobbe a distanza e chia-mandoli per nome sgattaiol loro incontro da sotto lasbarra del posto di blocco. Era un ragazzino di appenaquindici anni, si chiamava Gilera, ed era grasso e sodo,di poco pi alto del suo moschetto.

    Arrivavano. Le sei batterono al campanile, per Mil-ton con una tonalit differente da sempre. Arrivavano.In quella estrema umidit le stalle del paese puzzava-no come non mai e sulla strada lo sterco dei buoi sidissolveva in rigagnoli giallastri. Arrivavano. Miltonprecedeva Ivan di un trenta passi e ancora marciavalungo e rapido mentre laltro sbandava per la stan-chezza.

    Milton, fece Gilera, che avete visto dinteressan-te in Alba?

    Lo sorpass senza rispondergli e acceler verso lascuola elementare, nel fitto del paese, dove si trovavaLeo, il comandante di brigata.

    Gilera, soffi Ivan, sai cosa avremo per cena? Mi sono gi informato. Avremo carne e un pugno di

    nocciole. Il pane di ieri.Ivan attravers la strada e and ad afflosciarsi sul

    tronco addossato al casotto del peso pubblico. Poi rove-sci la testa contro il muro e ce la oscillava. Lintonaco sisbriciolava e gli inforforava la testa.

    Coshai, Ivan, da soffiar tanto? Colpa di Milton, rispose Ivan. Milton un assas-

    sino della strada. Siamo tornati ai cento allora.Il ragazzino si eccit. Li avevate dietro?

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    17Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    Macch. Li avessimo avuti. Pompavamo di meno, tiassicuro.

    Ma allora? Allora lasciami perdere, disse brusco Ivan.Non poteva spiegare quel ritorno senza dire dello

    stranissimo, pazzesco comportamento di Milton. Rac-contato a Gilera, avrebbe fatto il giro di tutta la brigata esarebbe inevitabilmente passato anche per Milton ilquale se la sarebbe presa direttamente con lui Ivan. Ora,Ivan rispettava e temeva pochissimi studenti, ma Miltonera tra questi pochissimi.

    Che hai detto? fece Gilera incredulo. Di lasciarmi perdere.Gilera torn offeso al posto di blocco e Ivan si accese

    una sigaretta inglese. Si aspettava un intaso di tosse dafarlo accartocciare e invece la boccata gli and liscia.Dio fascista! bestemmi mentalmente. Ma che gli preso? uscito come un razzo da quella villa e come unrazzo ha fatto tutta la strada. E io dietro, con la milzache mi scoppiava, senza capircene niente e incapace dipiantarlo al suo destino. Potevo ben piantarlo e tornar-mene senza farmi scoppiare la milza.

    Appoggiato alla sbarra, Gilera lo guardava di traver-so, pestando un piede in terra.

    Ivan torse la testa dallaltra parte. Ma che gli preso?Io dico che impazzito o quasi. Eppure sempre statoun ragazzo a posto, pi che a posto, persino freddo. Iosono testimone. Lho visto mantener la testa anche quan-do la perdeva lo stesso Leo. Un ragazzo pi che a posto.Ma uno studente pure lui e gli studenti sono tutti unpo tocchi. Noi della plebe siamo molto pi centrati.

    Ci fu una vibrazione nellaria bassa e caddero goccegrosse e rade.

    Ora ripiove, disse forte Ivan.Gilera non rispose.

    18Letteratura italiana Einaudi

  • Io mi sento un fungo, insist Ivan. Parola che misento crescer la muffa addosso.

    Gilera alz le spalle e si mise a guardare la discesa. Inquel momento lo sgrondo cess.

    Ivan riprese a pensare, fumando accelerato per finir lasigaretta prima che gli imputridisse fra le dita. Io non socosa gli sia preso, che cosa abbia visto o sentito in quellacasa di ricchi. Chiss che gli ha detto la vecchia? Buttil mozzicone e poi si gratt forte, freneticamente, la testasopra le orecchie. Quella vecchiaccia! Cosa gli andataa dire? Poteva ben farne a meno, visto il momento chepassiamo. Chiss che gli avr detto. Uno direbbe subitoche centra una ragazza, ma intanto rideva fra s, di in-credulit e di disprezzo. S, proprio il tempo e il postodi perder la testa per una ragazza. Un partigiano seriocome Milton. Le ragazze! Oggi! Fanno ridere. Fannoschifo e piet. Comunque, sicuro che era una cosa dellavita di prima, e tornare su queste cose fa pi male che be-ne. Con la vita e il mestiere che facciamo si va in crisi co-me niente. Le cose di prima a dopo, a dopo!

    Il vento, annunci Gilera, calmo, gi disimbron-ciato.

    S, fece Ivan con una sorta di gratitudine nella vo-ce, e si rannicchi sul tronco con le braccia conserte e lemani sulle scapole.

    Tirava dalla direzione di Alba, ampio, basso, teso.Cera poi quellaltro fatto pi grave, pensava Ivan, il

    ponte minato di San Rocco. A momenti Milton non cipassava su, stravolto comera? E che fosse minato lo sape-vano anche le piante e le pietre. Poco prima della borgataIvan era staccato da Milton di un centinaio di metri elaveva perso di vista per via di un ciglione trasversale.Lapprensione per il ponte gli era balenata proprio percaso e allora, sebbene gi la milza gli bucasse la pelle, Ivanera scattato in salita ed era arrivato sul ciglione giusto intempo per veder Milton che calava al ponte col passo im-

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    19Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    placabile e cieco di un automa. Si trovava a venti passidalla spalletta. Grid il nome di Milton, ma quello non sivolt. Url disarticolatamente e stavolta, fra la potenzadellangoscia e lamplificazione delle mani attorno allabocca lo sentirono di certo fin sulla collina dirimpetto.Milton si arrest netto, come raggiunto nella schiena dauna pallottola. Si volt adagio. Ritto sul ciglione, Ivan gliaddit il ponticello, due o tre volte, poi sventol una ma-no davanti alla fronte. Il ponte minato, era pazzo? Miltonfinalmente accenn con la testa, si cal a valle del ponte epass il torrente su una fila di massi. E poi, per ringrazia-mento, laveva poi aspettato? Una volta oltre il torrente,aveva subito ripreso quel passo tremendo e a Ivan era ve-nuta voglia di spedirgli dietro una raffica di sten.

    Ivan si alz dal tronco e appoggiando le mani sul sede-re si accorse che il fondo dei calzoni pi che spazzolatoandava strizzato. Tese lorecchio al cuore del paese e poidisse: Ma cos questo mortorio? Gilera, e tutti gli altri?

    Quasi tutti al fiume, rispose il ragazzo con la vocenuovamente imbronciata. Dicono che ingrossato davedere.

    Esagerati, fece Ivan. Io e Milton labbiamo vistodue ore fa ad Alba. grosso, ma ancora niente di spe-ciale.

    Sar che da queste parti il fiume pi stretto equindi figura pi gonfio.

    Intendiamoci, disse Ivan. Non che io desideriche non ingrossi. Magari straripasse. Cos almeno daquella parte stiamo tranquilli.

    Si sent un passo furioso e subito dopo un arresto e incima alla rampetta apparve Milton. Una folata di vento loinvest in pieno, senza smuovergli addosso la divisa fradi-cia. Chiedeva di Leo, al comando non laveva trovato.

    C stato tutto il pomeriggio, rispose Gilera. Ioche ne debbo sapere? Sar andato a casa del medico asentir Radio Londra. S, prova dal medico.

    20Letteratura italiana Einaudi

  • Per strada Milton, calcolando lora e la durata dellatrasmissione, stabil che Leo aveva gi lasciato la casa deldottore e torn diretto al comando.

    Infatti Leo era giusto rientrato, aveva acceso il lume acarburo e ne stava regolando il beccuccio.

    Stava in piedi dietro la cattedra, che era lunico mobi-le mantenuto al suo posto, tutti i banchi essendo statiaccatastati negli angoli.

    Milton varc appena la soglia e si tenne ai bordi dellazona di luce.

    Leo, devi darmi un permesso per domani. Mezzagiornata di permesso.

    Dove hai bisogno di andare? Appena a Mango.Leo in tutta fretta aument il volume della luce.Ora le loro ombre toccavano con la vita il soffitto. Di, hai forse nostalgia della tua vecchia brigata?

    Di, non avrai intenzione di mollarmi solo con questatruppa di minorenni?

    Sta tranquillo, Leo. Ti dissi che avrei firmato per fi-nire la guerra con te. Te lo confermo. Faccio un salto aMango unicamente per parlare con uno.

    Io lo conosco? Giorgio. Giorgio Clerici. Ah. Siete molto amici tu e Giorgio. Siamo nati insieme, disse Milton tra i denti. Dun-

    que posso andare? Torner per mezzogiorno. Torna pure per sera. Domani ci lasceranno annoia-

    re. Penso ci lasceranno annoiare per un po. Se attacca-no, attaccano dai rossi. Un po per uno del resto. Lulti-ma botta stata per noi.

    Torner per mezzogiorno, disse Milton con pun-tiglio e fece per ritirarsi.

    Un momento. E di Alba che mi dici? Niente? Non ho visto praticamente niente, rispose Milton

    senza riavvicinarsi. In tutto e per tutto ho visto unaronda sul viale di circonvallazione.

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    21Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    In che punto esattamente? Allaltezza del giardino vescovile. Ah . Gli occhi di Leo sfolgoravano bianchi nella

    vampa dellacetilene. Ah. E dove andavano? Verso lapiazza nuova o verso la centrale elettrica?

    Verso la centrale. Ah, rifece Leo acremente. Non pignoleria,

    Milton, ma puro masochismo. Il fatto che sono folle-mente innamorato di Alba. A furia di pensarla comecentro di gravit della mia brigata... s, se tu permetti, iosono follemente innamorato della tua citt e sento il bi-sogno, il porco bisogno di sapere dove, quando e comeme la f... Ma che hai? Nevralgia?

    Che nevralgia! scatt Milton, ancora stralunato,con la smorfia di dolore ancora stampata netta in viso.

    Avevi una faccia! Molti dei nostri soffrono il mal didenti. Devessere questa enorme umidit. Che altro haivisto? Hai dato unocchiata al nuovo bunker di PortaCherasca?

    E Milton: Non ne posso pi, pensava. Se mi faancora domande io... io lo...! E si tratta di Leo. Di Leo!Figuriamoci con gli altri. Il fatto che pi niente mim-porta. Di colpo, pi niente. La guerra, la libert, i com-pagni, i nemici. Solo pi quella verit.

    Il bunker, Milton. Lho veduto, sospir. E allora dimmi. Mi pare molto ben fatto. Domina non solo lo stra-

    dale ma batte anche i campi aperti verso il fiume. Avraipresente, verso la segheria e il campo da tennis.

    Fulvia ci giocava con Giorgio, sempre in singolo.Spiccavano candidi come angeli sul fondo rosso cheGiorgio faceva rullare ed innaffiare con particolare curaprima della loro partita. Milton, lui sedeva sulla panchi-na, scordando o confondendo il punteggio che Fulviagli aveva comandato di tenere. Sedeva scomodo, smuo-

    22Letteratura italiana Einaudi

  • vendo senza sosta le lunghe gambe, i pugni serrati nelletasche per tendere il calzone e mascherare la piattezzadelle cosce, senza i soldi per pagarsi una bibita e darsiun contegno sorseggiandola, con solo pi una sigarettada economizzare fino allo spasimo, con in fondo a unatasca un foglietto con la versione di una poesia di Yeats:When you are old and gray and full of sleep...

    Non ti senti bene? diceva Leo con la sua querulapazienza. Ti sto chiedendo se giocavi a tennis nella vita.

    No no, rispose a precipizio. Troppo caro. Senti-vo che quello era il mio gioco, ma troppo caro. Il soloprezzo della racchetta mi faceva rimordere la coscienza.Cos mi diedi alla pallacanestro.

    Magnifico sport, disse Leo. Tutto anglosassone.Milton, non ti mai passato per la testa, allora, che chipraticava la pallacanestro non poteva esser fascista?

    Gi. Ora che mi ci fai pensare. E tu, eri un buon cestista? Ero... discreto.Stavolta Leo era soddisfatto. Milton si ritir verso la

    porta ripetendo che sarebbe tornato per mezzogiorno. Torna pure per sera, disse Leo. Ah, tinteressa

    sapere che oggi io compio trentanni? un record. Vuoi dire che se anche crepassi domani creperei

    vergognosamente vecchio? un vero record. Perci non ti faccio auguri ma so-

    lo congratulazioni.Fuori, il vento era calato ad un filo. Gli alberi non

    muggivano n sgrondavano pi, il fogliame ventolavaappena, con un suono musicale, insopportabilmentetriste... Somewhere over the rainbow skies are blue, |And the dreams that you dare to dream really do cometrue.

    Ai bordi del paese un cane latr, ma breve e spaurito.Scuriva precipitosamente, ma sopra le creste resisteva

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    23Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    una fascia di luce argentea, non come un margine delcielo ma come una effusione delle colline stesse.

    Milton si rivolse alle alture che stavano tra Treiso eMango, il suo itinerario di domani. Il suo occhio fu ma-gnetizzato da un grande albero solitario, con la cupolariversa e come impressa in quella fascia argentata che ra-pidamente si ossidava. Se vero, la solitudine diquellalbero sar uno scherzo in confronto alla mia.Poi, con infallibile istinto, si orient a nordovest, in dire-zione di Torino, e disse audibilmente: Guardami, Ful-via, e vedi come sto male. Fammi sapere che non vero.Ho tanto bisogno che non sia vero.

    Domani, ad ogni costo, avrebbe saputo. Se Leo nongli avesse accordato il permesso, se lo sarebbe preso, sa-rebbe scivolato via ugualmente, scostando e insultandotutte le sentinelle per via. Pur che resistesse sino a do-mani. Cera di mezzo la pi lunga notte della sua vita.Ma domani avrebbe saputo. Non poteva pi vivere sen-za sapere e, soprattutto, non poteva morire senza sape-re, in unepoca in cui i ragazzi come lui erano chiamatipi a morire che a vivere. Avrebbe rinunciato a tutto perquella verit, tra quella verit e lintelligenza del creatoavrebbe optato per la prima.

    Se vero... Era cos orribile che si port le mani su-gli occhi, ma con furore, quasi volesse accecarsi. Poi sco-st le dita e tra esse vide il nerore della notte completa.

    I suoi compagni erano risaliti tutti dal fiume. Eranoanormalmente quieti stasera, non meno che avesserouno dei loro steso nella navata della chiesa, in attesa del-la sepoltura. Dai loro locali usciva un brusio non supe-riore a quello che si levava dalle case dei paesani. Luni-co ad alzare la voce era il cuciniere.

    I suoi compagni, i ragazzi che avevano scelto comelui, venuti al medesimo appuntamento, che avevano glistessi suoi motivi di ridere e di piangere... Scroll la te-sta. Oggi era diventato indisponibile, di colpo, per mez-

    24Letteratura italiana Einaudi

  • za giornata, o una settimana, o un mese, fino a quandoavesse saputo. Poi forse, qualcosa sarebbe stato nuova-mente capace di fare per i suoi compagni, contro i fasci-sti, per la libert.

    Il duro era resistere sino a domani. Stasera non cena-va. Avrebbe cercato di dormire subito, magari violen-tandosi in qualche modo al sonno. Se non gli riusciva,avrebbe incrociato per il paese tutta la notte, sarebbeandato da una sentinella allaltra, ininterrottamente, acosto di metterli in sospetto di un attacco e farsi tempe-stare di esasperanti domande. Comunque, lui incoscien-te o in veglia febbrile, lalba sarebbe spuntata sulla stra-da per Mango.

    La verit. Una partita di verit tra me e lui. Dovrdirmelo, da moribondo a moribondo.

    Domani, sapesse di lasciare il povero Leo solo davanti aun attacco, dovesse passare in mezzo a una brigata nera.

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    25Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    IV

    Le sei erano appena battute al campanile di Mango.Con la testa fra i pugni, Milton sedeva sulla panca dipietra davanti allosteria. Sentiva una donna trafficaredentro, gli parve addirittura di sentirla sbadigliare, largoe crasso come un uomo. I paesani erano gi tutti in pie-di, sebbene porte e finestre restassero sbarrate, e Miltonboccheggi di disgusto allidea degli odori rinserrati.

    Era salito da Treiso, in unora, incontrando innume-revoli banchi di nebbia, alti al suo ginocchio, che comegreggi gli attraversavano la strada. Si era svegliato con lacertezza della pioggia battente sul tetto rotto della stalla,ma non pioveva. Cera invece molta nebbia, intasava ivalloni e si stendeva in lenzuola oscillanti sui fianchimarci delle colline. Per le colline mai aveva provato tan-ta nausea, mai le aveva viste cos sinistre e fangose comeora, tra gli squarci della nebbia. Le aveva sempre pensa-te, le colline, come il naturale teatro del suo amore perquel sentiero con Fulvia, con lei su quella cresta, questoglielavrebbe detto a quella particolare svolta con tantomistero dietro di essa... e gli era invece toccato di farcilultima cosa immaginabile, la guerra. Aveva potuto sop-portarlo fino a ieri, ma...

    Sent un passo sul selciato, dritto su di lui, ma non sol-lev la testa. Un attimo dopo rimbomb la voce di Moro.

    Ma tu sei Milton! Ti sei stufato dellavamposto ma-ledetto? Torni con noi?

    No. Vengo solo per parlare con Giorgio. fuori. Lo so. La sentinella me lha detto. Chi con lui?Moro li elenc sulle dita. Sceriffo, Cobra, Meo e

    Jack.Ieri sera Pascal li ha spediti di guardia al bivio di Ma-

    nera. Pascal si aspettava i fascisti di Alba da quella parte.

    26Letteratura italiana Einaudi

  • Ma non successo niente e quei cinque saranno gismontati dal bivio e sono per strada. Ma stai male? Haiuna faccia colore del gas.

    E che colore credi abbia la tua? Lo so, rise Moro. Qui stiamo intisichendo tutti.

    Entriamo nellosteria. Giorgio aspettalo dentro. Il freddo mi fa bene. Ho la testa che mi brucia. Io, scusa, mi riparo, e Moro entr, e un attimo do-

    po Milton lo ud attaccar discorso con la serva, con lavoce grassa di catarro e di intenzioni.

    Rabbrivid e si riprese la testa fra le mani.

    Era il tre ottobre 42. Fulvia tornava a Torino, peruna settimana e forse meno, comunque partiva.

    Non andare, Fulvia.Debbo.Ma perch?Perch ho un padre e una madre. O pensi che non li

    abbia?Infatti.Che dici?Dico che non riesco a vederti, a concepirti se non sola.Li ho, li ho, sbuff lei, e mi vogliono un po a To-

    rino. Ma solo per un po. Ho anche due fratelli, se tinte-ressa.

    Non minteressa.Due fratelli grandi, insistette. Tutte due militari,

    ufficiali. Uno a Roma e laltro in Russia. Ogni seraprego per loro. Per Italo che sta a Roma prego per fintaperch Italo la guerra la fa per finta. Ma per Valerio che in Russia prego sul serio, meglio che so.

    Sogguard Milton che stava a testa bassa e distolta, ri-volta al fiume lontano, acqua grigia fra sponde sbianchi-te. Mica varco loceano, gli mormor.

    Ma lo varcava, se lui sentiva affondarglisi nel cuore ibecchi di tutti i gabbiani.

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    27Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    Lui e Giorgio Clerici laccompagnarono alla stazione.Questa pareva, quel giorno, pi pulita, meglio rassettatadi quanto fosse mai stata dal principio della guerra. Ilcielo era di un grigio trasparente, pi bello del pibellazzurro, uniforme in tutta la sua immensit. Sareb-be stata sera, una tetra affumicata sera, quando Fulviasarebbe scesa a Torino. Ma dove precisamente abitava aTorino? Non lavrebbe chiesto n a lei n a Giorgio, ilquale certamente sapeva lindirizzo. Voleva ignorar tut-to di Torino, riguardo a Fulvia. La loro storia si facevaunicamente nella villa sulla collina di Alba.

    Giorgio indossava uno scozzese di prima dellautar-chia. Milton una giacca di suo padre riaccomodata, conuna cravatta che non teneva il nodo. Fulvia era gi salitain treno e stava affacciata al finestrino. Sorrideva legger-mente a Giorgio, scuoteva di continuo le trecce. Poi feceuna smorfia verso un grosso viaggiatore che la sorpassa-va nel corridoio schiacciandola. Ora rideva a Giorgio.Sulla banchina il vicecapo allung il passo verso la loco-motiva, srotolando la bandierina. Il grigio del cielo si eragi un tantino guastato.

    Disse Fulvia: Gli inglesi mica bombarderanno que-sto mio treno?

    Giorgio rise. Gli inglesi volano solo di notte.Poi Fulvia chiam lui sotto il finestrino. Non sorride-

    va e disse parole che Milton afferr pi dal movimentodelle labbra che dal suono della voce.

    Quando torno in villa voglio trovarci una tua lettera.S, rispose, e la voce gli trem nel monosillabo.Debbo trovarla, capisci?Il treno part e Milton lo segu con lo sguardo fino al-

    la svolta. Voleva ripigliarlo dopo il ponte, rincorrendoneil pennacchio di fumo al di sopra delle interminabilipioppete delloltrefiume, ma Giorgio lo spinse ai cancel-li. Andiamo a giocare a biliardo. Si lasci trascinarefuori della stazione, ma per il biliardo disse di no, dove-

    28Letteratura italiana Einaudi

  • va rincasare immediatamente. Aveva appena una setti-mana, e forse meno, per scrivere a Fulvia che lamava.

    Tast il muro per ritrovare la carabina che vi avevaappoggiata e faticosamente si rizz dalla panca. Non po-teva stare peggio. Tremava in tutto il corpo per scarichedi freddo e la testa gli bruciava, di un ardore fisso, pie-no, quasi ronzante.

    Il piccolo Jim sbuc da uno dei vicoletti laterali. Sen-za accostarsi gli disse che Pascal era entrato in quel mo-mento al comando, se era con Pascal che gli interessavaparlare.

    No. Minteressa solo parlare con Giorgio. Quale? Giorgio il bello? ancora fuori. Lo so. Voglio andargli incontro per un pezzo di strada. Non ti scostare troppo dal paese, avvert Jim. C

    un nebbione da perdercisi.Attravers il paese per la via principale, sbirciando la-

    teralmente in ogni vicoletto per notare i progressi dellanebbia nella campagna. Gli alberi piantati ai bordi delpaese erano gi fantasmi.

    Allangolo dellultima casa si arrest netto. Avevasentito sulla rampa sassosa il passo di una mezza dozzinadi uomini. Il passo era quello inconfondibile, lungo e ra-pido, dei partigiani ragazzi di citt. Salivano muti, evi-dentemente con gola e polmoni intasati dalla nebbia.Gli prese una agitazione orribile, annasp e dovette ap-poggiarsi allo spigolo della casa. Ma non era la squadradi Giorgio. Senza essere interrogato, uno di quelli dissepassando che venivano da sotto il camposanto, avevanopassato la notte nella casa del becchino.

    Ancora turbato, usc nella campagna. Aveva deciso diaspettar Giorgio allaperto, presso la cappelletta dellAn-nunziata. Lavrebbe separato per un momento dagli altriquattro e...

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    29Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    La strada era invasa dalla nebbia, ma cerano ancoraspiragli e ondeggiamenti. I valloni ai due lati ne eranoinvece colmi rasi, di unovatta assestata, immota. Lanebbia aveva anche risalito i versanti, solo alcuni pina-stri in cresta ne emergevano, sembravano braccia di gen-te in punto di annegare.

    Scendeva cauto verso il fantasma della cappelletta.Tutto taceva, a parte il pigolio attonito di uccelli nei loronidi oppressi dalla nebbia e il mormorio di rigagnoli neivalloni sommersi.

    Al campanile di Mango suonarono le sette, senza eco.Si addoss al muro della cappella e guard ansiosa-

    mente al passo della Torretta. Era gi quasi ostruito dal-la nebbia che saliva, per saturazione, dal pianoro sotto-stante. Rimaneva ancora uno squarcio, ma la squadra diGiorgio avrebbe dovuto apparirvi in dieci secondi. Nonapparvero ed ecco, ora era fatta, un rinforzo di nebbiaaveva cancellato il passo.

    Accese una sigaretta. Da quanto tempo non accende-va la sigaretta a Fulvia? Valeva s la pena di attraversare anuoto loceano pauroso della guerra per giungere a riva enon far altro o pi che accendere la sigaretta a Fulvia.

    Alla prima boccata gli sembr gli scoppiassero i pol-moni, alla seconda dovette piegarsi in due per le convul-sioni, la terza la sopport meglio e pot fumarla fino infondo con solo pi qualche sussulto.

    La nebbia si era ormai richiusa anche su quel tratto distrada, ma restava sospesa a circa un metro dal fondo.Fu proprio in quellintercapedine che vide finalmentearrancare delle gambe vestite di cachi. I tronchi e le te-ste erano velati dalla nebbia. Salt in mezzo alla strada esi protese per meglio distinguere le gambe, il passo diGiorgio. Come sempre, quando era estremamente emo-zionato, il cuore gli latit in corpo.

    I tronchi e le teste affioravano dal nebbione. Sceriffo,Meo, Cobra, Jack...

    30Letteratura italiana Einaudi

  • E Giorgio dov? Non era con voi?Sceriffo si era fermato di malavoglia. Certo. dietro. Dietro dove? domand Milton perforando la

    nebbia. Dietro di qualche minuto. Perch lavete staccato? lui che si fatto staccare, toss Meo. Non potevate aspettarlo? Grande grande, disse Cobra, e la strada la co-

    nosce quanto noi.E Meo: Lasciaci andare, Milton. Io crepo di fame.

    Se la nebbia fosse lardo... Aspettate. Parlavate di qualche minuto ma io anco-

    ra non lo vedo.Rispose Sceriffo: Si sar fermato a far colazione in

    qualche casa lungo la strada. Sai com Giorgio. Glischifa di mangiare in compagnia.

    Lasciaci andare, ripet Meo, o se proprio vuoiparlare parliamo camminando.

    Dimmi la verit, Sceriffo, disse Milton senza scan-sarsi. Avete litigato con Giorgio?

    Macch, fece Jack che fino ad allora non si era in-tromesso.

    Macch, disse Sceriffo, per quanto Giorgio nonsia il nostro tipo. un figlio di pap, come se ne vedevanel porco esercito.

    E qui siamo tutti uguali, disse Cobra riscaldando-si di colpo. Qui i figli di pap non funzionano. Perchse funzionassero anche qui come nellesercito...

    Ma io crepo di fame, disse Meo e a testa bassa sor-pass Milton.

    Vieni con noi in paese, disse Sceriffo muovendosipure lui. Puoi bene aspettarlo lass.

    Preferisco aspettarlo qui. Come vuoi. Vedrai che ti arriva in dieci minuti al

    massimo.

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    31Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    Lo trattenne ancora. Comera la nebbia di l? Spaventosa. Voglio proprio arrivare in paese per

    chiedere a qualche vecchio se in vita sua ne ha vista maidi simile. Spaventosa. A un certo punto, nemmeno achinarmi vedevo pi la strada e nemmeno i miei piediche ci posavano sopra. Ma non c pericolo, dato che lastrada non costeggia burroni. Ti voglio per dire, Mil-ton, che se il tuo amico avesse chiamato io lo avrei aspet-tato e avrei fermato anche questi. Ma non ha chiamato eio ho capito che come al solito voleva farsi i fatti suoi.Sai com Giorgio.

    Erano rispariti tutte quattro nella nebbia.Risal ad addossarsi alla cappella. Accese una seconda

    sigaretta e fumando teneva docchio lintercapedine cheresisteva fra strada e piano della nebbia. Dopo mezzoraridiscese sulla strada e prese a camminare adagio verso ilpasso della Torretta.

    Sceriffo aveva ragione a pensare che Giorgio avevasfruttato la nebbia apposta per restar solo. Era impopola-re proprio per la sua mancanza, la sua ripulsa del camera-tismo. Non perdeva occasione, anzi ne creava a getto con-tinuo, di isolarsi, per non divider nulla del suo con glialtri, nemmeno il suo calore animale. Dormire solo, man-giar da solo, fumare di nascosto in tempi di carestia di ta-bacco, darsi il borotalco... Milton port avanti il labbroinferiore e vi affond i denti. Ci che prima di ieri, diGiorgio, lo faceva sorridere ora lo lancinava. Giorgio pa-reva sopportare il solo Milton, coabitava solo con Milton.Quante volte, dormendo nelle stalle, si erano stesi lunoaccanto allaltro, stretti luno contro laltro, in una inti-mit la cui iniziativa partiva sempre da Giorgio. SiccomeMilton dormiva dabitudine ricurvo a mezzaluna, Giorgioaspettava che si fosse sistemato e poi gli si stringeva eadattava, come in unamaca orizzontale. E quante volte,svegliatosi prima, Milton aveva avuto tutto lagio di consi-derare il corpo di Giorgio, la sua pelle, il suo pelo...

    32Letteratura italiana Einaudi

  • La sofferenza gli fece accelerare il passo, sebbene orasi muovesse nel pi folto e nel pi cieco della nebbia.Formava spessori concreti, una vera e propria muraturadi vapori, e ad ogni passo Milton aveva la sensazione delcozzo e della contusione. Era certamente vicinissimo alpasso, ma poteva dedurre la sua posizione unicamentedallandamento e dal grado di pendenza della strada.Proprio come aveva detto Sceriffo, solamente curvando-si poteva distinguere il fondo della strada e i suoi piedi,sfocati e come avulsi. Quanto alla visibilit anteriore, seGiorgio gli si fosse presentato a due metri, non lavreb-be sicuramente visto.

    Sal ancora di qualche passo e fu certo di trovarsi sulculmine. Un immenso e compatto volume di nebbiaschiacciava laltipiano sottostante.

    Inghiott saliva e poi chiam il nome di Giorgio, rego-lando la voce come lo dovesse sentire chi in quel mo-mento salisse per lultima rampa. Poi chiam molto piforte, nel caso che Giorgio avesse percorso laltipiano estesse attaccando lerta. Nessuna risposta. Allora portle mani a imbuto attorno alla bocca e url il nome diGiorgio, lunghissimamente. Un cane gua, poco sotto. Epi niente.

    Con ogni cura, per non sbagliarsi nellorientarsi sulpaese ormai invisibile, Milton gir su se stesso e passopasso ridiscese.

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    33Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    V

    Ritrov Sceriffo alla mensa. Si era sfamato e sonnecchia-va coi gomiti spianati sulla tavola. Sotto il suo fiato rantolo-so le chiazze del vino versato si increspavano come stagni.

    Milton lo scroll. Non si visto. Non so cosa dirti, rispose Sceriffo con la voce

    spessa ma si sollev sul busto a significare che era pron-to ad affrontare tutto un discorso. Che ore sono? do-mand stropicciandosi gli occhi.

    Le nove passate. Sei sicuro che fascisti non ce nera-no nelle vicinanze?

    Con quel nebbione? Non basarti sulla nebbia diqui. Al bivio era un mare di latte, ti dico.

    Il nebbione pu averli sorpresi in marcia, osservMilton. Quando sono partiti da Alba un nebbione si-mile laggi certo non cera.

    Sceriffo dondol la testa. Con quel nebbione, ripet.Milton sirrit. Tu ti servi del nebbione solo per

    escludere che ci fossero. E se usassi il nebbione solo pergiustificarti di non averli visti?

    Dondolava sempre la testa, sempre pacato. Li avreisentiti. Da Alba non si muove mai meno di un battaglio-ne. Un battaglione non un topo e li avremmo sentiti.Bastava che un soldato tossisse.

    Pascal per li aspettava. Vi mand di guardia al bi-vio proprio perch li aspettava da quella parte.

    Pascal, sbuff Sceriffo. Se ci basiamo su Pascal.Ma chi che lha fatto comandante di brigata? Ma nonvoglio criticare, dico solo che in tanti mesi non lho maivisto imbroccarne una. Se vuoi saperlo, tutto ieri e tut-ta stanotte che noi mandiamo degli accidenti secchi aPascal. Quello si sogna un attacco e noi dobbiamo fareuna vitaccia. Cos gliene abbiamo dette per ore a Pascal.Anche il tuo Giorgio.

    34Letteratura italiana Einaudi

  • Milton aggir la tavola e venne a sedersi a cavalcionidella panca di fronte a Sceriffo.

    Sceriffo, avete litigato con Giorgio?Laltro fece un paio di smorfie e poi annu. Si pre-

    so per i denti con Jack. Ah. Ma non centra per niente col distacco. Non lab-

    biamo perduto nella nebbia per quello, insomma. luiche si sganciato, di sua spontanea volont, per fare isuoi comodacci di figlio di pap.

    Naturalmente, voi tre vi siete schierati dalla parte diJack.

    Puoi dirlo. Jack aveva tutte le ragioni.Per la verit, spieg Sceriffo, erano tutte cinque imbe-

    stialiti. Avevano lasciato Mango poco dopo che Miltonera rientrato a Treiso dalla sua puntata su Alba. Non era-no ancora arrivati al passo della Torretta che era gi not-te nera, incarnita. Camminavano in cresta, pigliando dipetto un vento forte, sinistro, di un freddo gi invernale.Un vento, disse Meo, che senzaltro nasceva dalle tombespalancate di uno di quei cimiteri dalta collina dove luinon sarebbe rimasto nemmeno da morto fucilato. Era undeserto completo, ma tutti i cani della mezzacosta latra-vano, annusandoli mentre passavano in cresta. Cobrache non pu soffrire i cani a ogni latrato tirava una be-stemmia. Si era gi incappucciato la testa nella coperta ecos pareva una suora che camminasse bestemmiando. Econsiderando le bestemmie che i contadini tiravano ai lo-ro cani che col loro zelo rivelavano lesistenza e la posi-zione di case altrimenti assolutamente invisibili, si con-cludeva che tutto il mondo era una bestemmia. Ancheperch pure gli altri quattro, che avanzavano digrignan-do i denti, bestemmiavano mentalmente. Erano convintiche Pascal aveva sognato o voleva semplicemente ren-dersi interessante, e toccava a loro pagare con la vitaccia.Il pi furibondo era certamente Giorgio, e perch la

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    35Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    squadra non era di suo gradimento e perch il comandoera stato dato a Sceriffo. Se fra questi quattro scalzaca-ni, pensava senza dubbio, io non sono consideratodegno di prendere il comando, immaginiamo la figura, lacarriera che faccio io nei partigiani.

    Poi dovettero prendersela con Meo il quale, siccomeda Mango erano partiti digiuni, aveva suggerito di anda-re per cena a un certo casale isolato dove una certa voltalui e il povero Raf erano stati trattati molto bene. Panefresco di forno, minestra sostanziosa sebbene dolce, e avolont pancetta della migliore, di quella bianca comeneve e col circoletto roseo nel mezzo. Furono tutti dac-cordo di andar l, sebbene il posto fosse molto scomodo,perch la casa stava ai piedi del grande versante. Arriva-rono in basso per un sentiero da rompersi il collo, la not-te era nera come pece ma come animata, dava lillusioneottica di tante voragini che continuamente si formassero.Una volta in basso, poi, Meo non riusciva pi a rintrac-ciare la casa, dovettero sparpagliarsi nelle quattro dire-zioni per ritrovarla. I suoi muri erano talmente anneritidalle intemperie che non davano nemmeno pi quelchiarore proprio degli spiriti. Finalmente, la ritrov Co-bra, il quale era finito inganciato coi calzoni proprio nelfilo spinato che cintava laia. Cobra li indirizz da lui conuna enorme bestemmia. Per fortuna non cera cane diguardia perch avrebbe fatto le furie e Cobra lavrebbefatto senzaltro secco con lo sten e allora sarebbe stata lavolta di Sceriffo di impazzire e di lottare nel fango conCobra, perch Sceriffo impazziva a veder stecchire i cani.

    Il bello poi fu che per entrare dovettero fare un saccodi cerimonie. A bussare and Meo e il padrone si fecedietro luscio.

    Chi siete? Partigiani, rispose Meo. Dillo in dialetto, pretese il vecchio. E Meo lo ri-

    pet in dialetto.

    36Letteratura italiana Einaudi

  • Di che razza? Azzurri badogliani o Stella Rossa? Badogliani. E di che comando siete, se siete badogliani? Del comando di Mango, rispose Meo paziente-

    mente. Siamo uomini di Pascal . Ma il vecchio nontoglieva ancora il paletto e Sceriffo doveva badare a con-trollare Cobra il quale scalpitava e voleva avvicinarsi adirne due attraverso il legno a quel contadino, due chelavrebbero fatto spicciare ad aprire.

    E che volete? continu il vecchio. Mangiare un boccone e subito ripartiamo per il no-

    stro servizio.Ma quello non era ancora soddisfatto. Si potrebbe sapere chi sei tu che mi parli? Io ti co-

    nosco? Certo, fece Meo. Io sono Meo e sono gi stato

    una volta a mangiare in casa vostra. Ricordatevi un po.Pass in silenzio, il vecchio stava ricordando e setac-

    ciando. Dovete ricordarvi di me, disse Meo. Vennidue mesi fa. Pure di sera. Cera un vento che portava via.

    Il vecchio bofonchi qualcosa in segno che comincia-va a raccapezzarsi. E tu, domand poi, tu ti ricordicon chi sei venuto?

    Certo, fece Meo, ci venni con Raf, Raf che po-co dopo rest morto nella battaglia di Rocchetta.

    Allora il vecchio diede una voce alla sua donna, tolse ilpaletto ed entrarono. Ma non ci fu tutta la buona robaassicurata da Meo, anzi mangiarono da porci, non cerache polenta e cavoli freddi e una manciata di nocciole. Etocc mangiare quella miseria sotto gli occhi fissi del vec-chio. Li sorvegliava, si lisciava continuamente i baffonibianchi e diceva ogni tanto una parola, una parola sola.Siberia. Era il suo intercalare. Siberia, Siberia. Gior-gio non tocc la polenta e tanto meno i cavoli, mangiuna dozzina di nocciole che masticate in fretta e con rab-bia gli rimasero sullo stomaco. Disse poi che se le sentiva

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    37Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    come tante pietruzze disseminate lungo lesofago. Quan-do finalmente uscirono da quella casa disgraziata e siinerpicarono per rimettersi in cresta, erano appena le no-ve e la notte era paurosa come un attimo prima dellalba.Salirono dicendone di tutti i colori a Meo per quella tro-vata della cena. Il pi a posto era ancora Jack, borbottavasenza tregua e con voce morbida e quasi allegramente:Porci fascisti, porci fascisti, porci fascisti...

    Poi si scaldarono con Sceriffo per la scelta della casain cui far base per la guardia al bivio. Erano ormai giun-ti in vista del bivio, la strada a valle biancheggiava lugu-bremente. Cobra dimen la testa incappucciata e disse: Se domattina per quella strada passano i fascisti, iogiuro che ne manger la ghiaia fino a creparne . I quat-tro volevano fermarsi a Cascina della Langa, che avevauna grande stalla, con tutte le aperture bene tappate eun gran numero di buoi che col fiato riscaldavano cometanti termosifoni. Sceriffo obiett che, se era comodaper dormirci, era mal situata per la guardia, troppo di-stante dal bivio. Dovette impuntarsi, ma alla fine li con-dusse a una casupola abbandonata sul ciglio di un pog-gio proprio dirimpetto al bivio, a un tiro di sten dal suocrocchio di case gi mute e spente e sprangate. Ci arriva-rono seguendo un lungo filare di alberi che sotto il ven-taccio crosciavano fin nelle radici.

    La casupola aveva tre stanzette diroccate e scoper-chiate. Lunico vano un po sano era la stalla, ma chia-mala stalla. Era cos piccola che non ci sarebbero statesei pecore, la mangiatoia poteva contenere s e no un na-no, e lammattonato era assolutamente nudo salvo in unangolo doverano ammucchiate due o tre fascine spinoseCera poi ununica finestrella, mancante del vetro e conlimpannata sfondata, e luscio aveva delle fessure in cuipassava la mano piatta.

    Cominciarono la guardia alla mezzanotte. Sceriffomont per il primo turno. Gli altri si erano messi a gia-

    38Letteratura italiana Einaudi

  • cere, acciambellati, raggricciati sullammattonato, manessuno dormiva. Erano cos abbrutiti che a nessunovenne la semplicissima idea di aumentare lo spazio sca-raventando fuori quelle vecchie fascine. Se ne erano ap-pena discostati, ma poi fin per rovesciarcisi su Jack,spinto dalle contorsioni, dalle slittate, dai guizzi di fred-do degli altri. Ebbene Jack era lunico che dormiva, sul-le fascine spinose come un fachiro, dormiva e gemevacome un moribondo. Il penultimo turno lo mont Gior-gio e lultimo toccava a Jack il quale aveva una vistastraordinaria per la luce ingannevole dellalba.

    Fu durante lora di Jack che successe il guaio conGiorgio. Rientrato, aveva scrollato Jack e, una volta fuo-ri Jack, aveva scostato i corpacci di Cobra e di Meo e siera semisteso sulla lettiera. Naturalmente non prese son-no e si raggomitol con le mani intrecciate sotto i ginoc-chi. Fum una sigaretta, poi prov cento posizioni, nontanto per dormire quanto per vegliare sopportabilmen-te, ma senza riuscirci. Allora si mise seduto e si acceseunaltra sigaretta. Alla luce del fiammifero vide che Jacknon era fuori a fare il suo dovere di sentinella ma stavadentro la stalla. Si era seduto contro il muro a filo dellaporta e ciondolava la testa

    Giorgio, disse Sceriffo, deve aver visto rosso.Lui aveva fatto per bene il suo turno...

    Non c nessuno, interruppe Milton, in tutta ladivisione, non c nessuno che monti la guardia scrupo-losamente come Giorgio.

    Questo vero, ammise Sceriffo, e non stiamo aguardare se la fa tanto bene solo per s o anche per icompagni. Fatto sta che facendola cos bene per la suapelle automaticamente la fa bene anche per la pelle deglialtri. Su questo siamo daccordo. Come ti ho detto,Giorgio vide rosso. Si rizz sui ginocchi e come una bel-va raspava con le mani la lettiera. Perch non sei fuoridi guardia? e senza aspettare leventuale giustificazione

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    39Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    copr Jack di nomacci, dei quali figlio di puttana era ilpi bello. La colpa di Jack, se una colpa, fu quella dinon spiegarsi subito. Jack, mi sembra, scroll le spalle,borbott qualcosa come inutile e forse sput in ter-ra in direzione di Giorgio.

    Giorgio gli salt addosso come una rana e in volo glidisse: inutile!? Noi labbiamo fatta e tu no, porco vi-gliacco? e gli zomp addosso. Noi eravamo svegli maancora non ci raccapezzavamo bene e inoltre eravamotalmente indolenziti e anchilosati che prima che ci met-tessimo ritti pass un buon minuto. Io avevo unicamen-te capito che Jack non era fuori di guardia e gli gridaiperch? e uscisse subito a far la sua parte. Ma Jack nonmi rispose perch era occupatissimo a difendersi daGiorgio. Laveva preso per il collo e aveva tutte le inten-zioni di fargli entrare il cranio nel muro. E mentre glistringeva il collo e gli sforzava la testa non smetteva diinsultarlo. Bastardo, ora di finirla con la ciurma comevoi! Voi non siete buoni n per noi n per loro! Andatetutti ammazzati! Siete cani, siete maiali, siete schiu-ma...! Jack non rispondeva, sia perch Giorgio quasi lostrangolava sia perch lui stesso irrigidiva il collo pernon cedere con la testa contro il muro. Cos non parla-va, nemmeno per chiederci aiuto. Aveva arricciato legambe e con quelle cercava di schizzar via Giorgio. Tut-to questo io te lho raccontato in lungo, ma non durpi di trenta secondi. Prima che noi intervenissimo, Jackriusc a portare i piedi contro il petto di Giorgio e lomand a gambe levate sullammattonato. Io allora gridaia Jack di dar subito spiegazione e Jack, restando sedutoal suo posto, mi disse: inutile, ho detto. Guarda tu, econ una manata spalanc la porta. Noi guardammo fuo-ri e capimmo il perch.

    La nebbia, mormor Milton.Per descrivere la nebbia Sceriffo si alz dalla panca. Immaginati un mare di latte. Fin contro la casa, con

    40Letteratura italiana Einaudi

  • delle lingue e delle poppe che cercavano di entrare nellanostra stalla. Uscimmo fuori, uno dietro laltro, ma conprecauzione e di non pi di due passi, per paura di anne-gare in quel mare di latte. Ci distinguevamo appena, e sche stavamo sulla stessa linea, a contatto di gomiti. Da-vanti a noi non vedevamo niente. Pestavamo i piedi peraccertarci che eravamo sul solido e non su una nuvola .Si rimise pesantemente seduto e continu: Cobra rise,rientr nella stalla, fece una bracciata di quelle fascine,torn fuori e con tutta la sua forza le butt avanti, in boc-ca alla nebbia. Non le sentimmo ricadere in terra.

    Per quanto sforzassero gli orecchi e non fiatassero,non sentivano il pi piccolo rumore. La lite di Giorgio eJack era gi dimenticata. Lorologio di Giorgio segnavaquasi le cinque. Erano tutti daccordo che lattacco noncera e non poteva esserci. L non avevano pi niente dafare e dovevano riprender subito la strada per Mango. Muchachi, disse Sceriffo, abbiamo la strada di crestache la pi breve ed inoltre la sappiamo a memoria. Inquesta nebbia per pericolosa perch corre a filo di ra-soio sui due versanti. In questa nebbia facile sbandaree chi sbanda non dico che si ammazzi, ma non si illuda.Rotola gi fin che ce n, non si ferma prima di Belboche scorre laggi a due chilometri. Quindi io propongodi scender coi piedi di piombo fino a met versante e linserirci sulla strada della mezzacosta che pi lungama almeno protetta da un lato dalla ripa. Camminere-mo tenendoci sempre a destra e tastando la ripa. Arriva-ti allaltezza del Pilone del Chiarle potremo risalire incresta. A questo punto la strada meno pericolosa per-ch ha ai due fianchi dei prati piuttosto larghi prima deisalti. Inoltre speriamo che l la nebbia sia meno tremen-da di qua . Gli diedero ragione e scesero a mezzacostacon tutte le cautele, inizialmente mettendo piede avantipiede come si usa fare per misurare i punti alle bocce.Sulla strada della mezzacosta, che riconobbero inginoc-

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    41Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    chiandosi, camminarono poi un po pi svelti, sebbenela nebbia fosse ugualmente fitta. Poi imbroccarono percaso il sentiero che sale al Pilone del Chiarle e si rimise-ro in cresta.

    Oh, fece Sceriffo, calcola che abbiamo fatto intre ore la strada che normalmente si fa in una.

    E Giorgio dove lavete perso? Non lo so. Ma ti ripeto che lui che si fatto perde-

    re. Credo si sia sganciato al principio della strada dellamezzacosta. Sta tranquillo, Milton, io mimmagino do-ve sta Giorgio. Sta al caldo in qualche bella cascina, afarsi servir colazione a suon di quattrini. Ne ha sempretanti, alle volte ne ha pi lui del cassiere della brigata.Suo padre glieli fa avere come fossero mentini. Io ormaiso come fa. Si fa portare una grande scodella di lattebollente e siccome non c pi zucchero si fa scioglieredentro delle belle cucchiaiate di miele. Ecco perch nonlo senti mai dare un colpo di tosse, mai il pi piccolosbruffo, mentre noialtri tossiamo lanima. Sta tranquil-lo, Milton, vedi come sto tranquillo io che ho la respon-sabilit della pattuglia. Va tranquillo che per mezzo-giorno lo rivedi in paese.

    Per mezzogiorno io volevo esser di ritorno a Treiso, disse Milton. Mi ritengo impegnato con Leo.

    Sceriffo sventol una mano in segno di lassismo. Che ti frega di arrivare pi tardi? Che gliene frega aLeo? Qui non si fa n appello n contrappello. Il parti-giano grande anche per questo. Altrimenti sarebbe co-me il Regio e permetti che tocchi ferro . Effettivamentetocc il ferro di un caricatore e aggiunse:

    Qui si va tutti a spanne e perch tu vuoi andare almillimetro?

    Io a spanne non vado. Ora marci anche tu coi sistemi del porco esercito? Dellesercito non voglio neppur sentir parlare, ma

    io a spanne non vado.

    42Letteratura italiana Einaudi

  • Se cos, per Giorgio ritorna un altro giorno. Ho bisogno di parlargli subito. Ma perch hai questa febbre di vederti con Gior-

    gio? Che hai da dirgli di tanto importante? Che gli morta la madre?

    Vide Milton voltarsi alla porta e fece: E ora dovevai? In paese?

    Appena qui fuori, a vedere la nebbia.Nel vallone sottostante la nebbia stava muovendosi,

    come rimescolata in fondo da pale gigantesche e lentissi-me. In cinque minuti si aprirono buchi e fessure in fon-do alle quali si mostrarono pezzetti di terra. La terra gliapparve remotissima, nerastra, come da asfissia. Le cre-ste e il cielo erano ancora densamente coperti, ma in ca-po a mezzora qualche squarcio si sarebbe fatto anchelass. Alcuni uccellini si riprovavano a pigolare.

    Rimise dentro la testa. Sceriffo pareva essersi riaddor-mentato.

    Sceriffo? Hai sentito niente per strada? Niente, rispose pronto, senza sollevare la testa n

    allargare i gomiti. La strada della mezzacosta, dico. Ma niente. Assolutamente? Niente di niente! Sceriffo aveva scattato la testa

    ferocemente, ma la voce la domin meglio. Se vuoiproprio la precisione, e cos pignolo non ti avevo mai vi-sto, ti dir che in tutto e per tutto abbiamo sentito vola-re un uccello. Doveva aver perduto il nido e lo cercavain quel nebbione. E adesso fammi dormire.

    Fuori prese a pioggerellare.

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    43Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    VI

    Aveva lasciato detto a una decina di compagni di man-dargli Giorgio appena lo vedevano e aveva lasciato il reca-pito della mensa. Ma verso le undici e mezzo era uscitodalla mensa e per mezzora aveva vagolato ai bordi del pae-se nella speranza di poter avvistare da una certa distanzaGiorgio che tornava dal vuoto della campagna. La nebbiaera dovunque in via di dissoluzione, lacquerugiola si eraun po appesantita ma non dava ancora sensibile fastidio.

    Allo sbocco del vicoletto del lavatoio si stagli per unattimo Frank. Era un ragazzo pure di Alba, della catego-ria di Milton e di Giorgio. Pass via come se di Miltonnon avesse visto nemmeno lombra, ma dovette avere co-me una visione ritardata, perch in un istante si reinqua-dr nel vicoletto. Fremeva dai capelli ai piedi e la sua fac-cia era pi infantile e bianca che mai, pareva di gesso.

    Mi hanno preso Giorgio, si mormor Milton. Milton! grid Frank correndo gi. Milton! ri-

    grid frenando coi tacchi sul selciato sconnesso. Vero, Frank, che hanno preso Giorgio? Chi te ne ha gi parlato? Nessuno. Me lo sono sentito. Come si saputo? Un contadino, balbett Frank, un contadino

    della bassa collina che lha visto passare prigioniero suun carro ed venuto a dircelo. Corriamo al comando, e Frank prese la corsa.

    No, non corriamo, disse, preg Milton. Le gambelo reggevano appena.

    Frank gli si riaffianc docilmente. Anche a me hafatto un effetto disastroso. Mi sono sentito liquefare.

    Risalivano adagio, quasi con ripugnanza, verso il co-mando.

    fottuto, eh? bisbigli Frank. Preso in divisa earmato. Di qualcosa, Milton!

    44Letteratura italiana Einaudi

  • Milton non apr bocca e Frank riprese: Fottuto.Non voglio pensare a sua madre. Devessergli finito inbocca nel nebbione. Il nebbione di stamattina era trop-po straordinario perch non ci capitasse niente. Ma soncose che si pensano dopo. Povero Giorgio. Quel conta-dino lha visto passare legato su un carro.

    sicuro che fosse Giorgio? Dice che lo conosceva. Del resto non manca che lui.Un contadino stava scendendo verso laperta campa-

    gna. Aveva imboccato una scorciatoia scivolosissima e cisi calava afferrandosi allerba pi alta.

    quello! fece Frank e gli mand un fischio e glischiocc le dita.

    Di malavoglia si ferm e risal sul selciato. Era un uo-mo sui quarantanni, quasi albino, con schizzi e patac-che di fango fin sul petto.

    Dimmi di Giorgio, gli ordin Milton. Ho gi detto tutto ai vostri capi. Ripetilo a me. Come lhai visto? La nebbia non co-

    priva? Laggi da noi non era cos iniqua come quass. E

    poi a quellora si era gi quasi tutta ritirata. Di che ora parli? Delle undici. Mancava poco alle undici quando ho

    visto passare la colonna di Alba col vostro compagno le-gato sul carro.

    Lhanno portato gi come un trofeo, disse Frank. Li ho visti per combinazione, riprese luomo. Io

    mi portavo a tagliar canne e li vedo passare nella stradasottana. Li ho visti per combinazione, senza sentirli, per-ch scendevano come bisce.

    Sicuro che era Giorgio? domand Milton. Di vista lo conoscevo bene. Era venuto pi duna

    volta a mangiare e dormire in casa del mio vicino. Tu dove abiti? Subito a monte del ponte di Mabucco. La mia casa...

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    45Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    Milton gli tronc la descrizione della casa. E perchnon sei corso ad avvisare gli uomini di Ciccio ai piedidella collina?

    Glielha gi chiesto Pascal, sospir Frank. E tu hai sentito quello che ho risposto al vostro co-

    mandante, ribatt il contadino. Non sono mica unadonna, ho fatto il militare anchio. Mi son subito detto chelunico dei vostri che li poteva fermare era Ciccio e son vo-lato gi. E ho rischiato la mia parte, perch quelli in codapotevano vedermi mentre li sorpassavo di fianco e sparar-mi come a una lepre. Ma come arrivo al distaccamento diCiccio non ci trovo che il cuciniere e una sentinella. Li hoavvertiti ugualmente e quelli son partiti come frecce. Ioimmaginavo che cercassero il grosso, che mettessero inpiedi unimboscata, che facessero qualche cosa, ma eranocorsi solo a rintanarsi nel bosco. Passata la colonna, gilontana sullo stradale di Alba, quei due sono tornati e mihanno detto: Che potevamo farci noi due soli?

    Disse Frank: Pascal dice che oggi stesso manda giuna squadra a riprendere a Ciccio uno dei due bren. Unbren pi che sufficiente per quel branco di...

    Lasciatemi andare, disse il contadino. Se tardotroppo la mia donna si affanna ed gravida.

    Era proprio Giorgio della brigata di Mango? insi-stette Milton.

    Sicuro come la morte. Per quanto avesse la facciasporca di sangue.

    Ferito? Pestato. E... come stava sul carro? Cos, fece luomo e imit la posizione di Giorgio.

    Lavevano piantato seduto sul bordo del carro e legatoper il busto a un paletto conficcato nel graticcio del pia-nale, di modo che Giorgio stava ritto come una spada,con le gambe penzolanti con le code dei buoi che tirava-no il carro.

    46Letteratura italiana Einaudi

  • Lhanno portato gi come un trofeo, ripet Frank. Figurati la scena quando entrer in Alba. Immaginatile ragazze di Alba, oggi e stanotte.

    Che centrano le ragazze? scatt Milton straluna-to. Niente o pochissimo. Tu sei un altro che sillude.

    Io? Scusa, di che milludo io? Non capisci che dura da troppo tempo? Che noi

    abbiamo fatto labitudine a crepare e le ragazze a veder-ci crepare?

    Non mi lasciate ancora andare? domand il con-tadino.

    Un momento. E Giorgio che faceva? E che vuoi che facesse? Guardava fisso in avanti. I soldati lo pestavano ancora? Non pi, rispose luomo. Come lhanno preso

    debbono averlo subito pestato. Ma per strada pi nien-te. Avevano certo paura che spuntaste voi da un mo-mento allaltro, da questa o da quella collina. Ve lhodetto che scendevano senza rumore come bisce. E quin-di lo lasciavano in pace. Ma pu darsi che una volta fuo-ri della zona di pericolo gli siano saltati addosso per sfo-garsi un altro po. E adesso posso andare?

    Milton si era gi avventato verso il comando. Frank,sorpreso da quello scatto, lo rincorreva gridando: Adesso perch corri?

    Lingresso del comando era intasato da buona partedel presidio di Mango. Milton si infil in quella calca dispalle, sfondando per s e per Frank che ora lo tallona-va. Un altro cerchio si era formato intorno a Pascal chegi impugnava il telefono. Milton si incastr anche inquella calca interna e si trov in prima fila, gomito a go-mito con Sceriffo, bianco come un morto.

    Mentre Pascal aspettava la comunicazione, Frankmormor: Scommetto la testa se in tutta la divisioneabbiamo uno straccio di prigioniero.

    Per me, prendete nota, ghirlanda di rose bianche, disse un altro.

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    47Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    Venne in linea il comando di divisione. Allaltro capodel filo era laiutante maggiore Pan. Disse subito che nonaveva prigionieri disponibili. Volle che Pascal gli descri-vesse Giorgio e poi Pan credette di rammentarselo. Manon aveva prigionieri. Pascal si rivolgesse ai vari coman-danti di brigata. Vero che il regolamento prescriveva lim-mediato trasferimento al comando di divisione di tutti iprigionieri fatti dai comandi inferiori; comunque, a scaricodi coscienza, Pascal telefonasse a Leo, a Morgan e a Diaz.

    Leo non ne ha, disse Pascal nel cornetto. Ho quidavanti a me un uomo della brigata di Treiso che mi fasegno che Leo non ne ha. Provo a telefonare a Morgan ea Diaz. Comunque, Pan, se ti arrivasse un prigionierofresco fresco, non lo scorciate ma speditemelo subito inmacchina.

    Telefona a Morgan, presto, disse Milton come Pa-scal riagganci.

    Chiamo Diaz, rispose Pascal seccamente.Milton sbirci Sceriffo. Ora era grigiastro. Ma, pensa-

    va Milton, non era per il destino di Giorgio, ma solo peril terrore retroattivo dei nemici sparsi a centinaia nelnebbione, e lui Sceriffo che li passava in cieca rivista,tranquillo, incosciente, tutto assorbito dal frullo di unuccello sperduto.

    Povero Giorgio, biascic Sceriffo. Che porca ul-tima notte si passato. Chiss come sta male. Avr anco-ra quelle nocciole sullo stomaco.

    Forse gi tutto finito per lui, disse un tale allespalle di Milton.

    Piantatela, disse Pascal, mentre il telefono squillava.Era Diaz in persona. No, non aveva prigionieri. I

    miei serpenti, disse, non beccano da un mese . Ri-cordava benissimo il biondo Giorgio e gliene rincresce-va, ma non aveva uno straccio di prigioniero.

    Un partigiano col pizzetto, che Milton vedeva per laprima volta, domand in giro dove lo facessero in Alba.

    48Letteratura italiana Einaudi

  • Rispose Frank: Qua e l. Il pi delle volte contro ilmuro del cimitero. Ma anche contro la scarpata dellaferrovia o in un punto qualsiasi della circonvallazione.

    Non buono a sapersi, disse quello col pizzetto. Esi risent. Per me rose bianche.

    Morgan parlava gi. Fottuted boys. Non ne ho. Chiera questo Giorgio? Dio sergente, vedi come capita. Tregiorni fa ne avevo uno, ma ho dovuto smistarlo alla divi-sione. Era un pulcino bagnato, e poi si rivel un buffonedi prima forza. Una rivelazione. Ci fece spanciare pertutta la giornata che pass con noi. Pascal, lavessi vistoimitare Tot e Macario. Lavessi visto suonare tutta unabatteria invisibile. Lo spedii alla divisione raccomandan-do di non scorciarlo, ma lo sotterrarono nella notte. Ve-di come capita, Dio sergente! Chi era questo Giorgio?

    Un bel biondo, rispose Pascal. Se ne pigli unofresco fresco, non lo scorciare, Morgan, e non lo smista-re nemmeno alla divisione. Sono gi daccordo con Pan.Mandamelo in macchina.

    Pascal agganci e vide Milton che premeva versoluscita.

    Dove vai? Torno a Treiso, rispose voltandosi a met. Resta a mangiare con noi. Che parti adesso per

    Treiso a fare? A Treiso si sa prima. Che cosa?Ma Milton si era gi avventato fuori. Ma fuori cozz

    in unaltra ressa. Facevano cerchio serrato intorno a Co-bra il quale si era accuratamente rimboccato le manichefin sui potenti bicipiti e ora si curvava verso un immagi-nario catino. Guardate, diceva, guardate tutti quelche far se ammazzano Giorgio. Il mio amico, il miocompagno, il mio fratello Giorgio. Guardate. Il primoche beccher... mi voglio lavar le mani nel suo sangue.Cos . E si curvava sullimmaginario catino e immerge-

    Beppe Fenoglio - Una questione privata

    49Letteratura italiana Einaudi

  • Beppe Fenoglio - Una questione privata

    va le mani e poi se le strofinava con una cura e una mor-bidit spaventevoli. Cos. E non solo le mani. Ma an-che le braccia voglio lavarmi nel suo sangue . E ripete-va loperazione di prima sullavambraccio e sul lacerto. Cos. Guardate. Se ammazzano il mio fratello Giorgio. Parlava con la stessa morbidit e nettezza con cui silavava, ma in ultimo scoppi in un urlo altissimo: Vo-glio il loro sangue! Voglio entrare nel loro sangue finoalle ascelleeeee!

    Milton part di l e si ferm non prima dellarco alprincipio del paese. Guard lungo in direzione di Bene-vello e Roddino. La nebbia si era sollevata dappertutto,in basso non ne restava che qualche francobollo appicci-cato sulla fronte nera delle colline. La pioggia cadev