Democratica n. 373 del 19 marzo 2019 - Diciotti bis · 2019-03-19 · n. 373 martedì 19 marzo 2019...

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WWW.DEMOCRATICA.COM n. 373 martedì 19 marzo 2019 “Noi che abbiamo un mondo da cambiare/ noi che ci emozioniamo ancora davanti al mare” (Pino Daniele, 19 marzo 1955-4 gennaio 2015) PAGINA 4 Altro che flat tax, con il governo gialloverde tasse in aumento GOVERNO N on siamo in un momento qualsiasi della storia dell’umanità. Possiamo decidere di chiudere gli occhi, come fanno molti, ma l’innovazione, come è noto, non chiede il permesso. Oggi sembrano più rassicuranti le visioni catastrofiste. Una di queste ricorre a un’immagine di Warren Bennis e racconta un futuro in cui compaiono un uomo, un cane e un robot che sostituisce integralmente il lavoro umano: «L’industria del futuro avrà solo due dipendenti: un uomo e un cane. L’uomo sarà lì per nutrire il cane. Il cane sarà lì per evitare che l’uomo tocchi qualcosa». SEGUE A PAGINA 5 Contrordine, la tecnologia è amica dell’uomo L’EDITORIALE / 2 Marco Bentivogli PAGINA 6 Pd e M5S testa a testa. Gentiloni: “Credibile l’alternativa alla destra SONDAGGI Secondo Swg dem e grillini al 21%, è un trend che prosegue da settimane. Evidente il declino dei pentastellati Continuano le promesse elettorali grillo-leghiste. Ma si ignora la realtà dei conti pubblici I l voto di domani del Senato su Salvini sarà uno spartiacque. La linea divisoria sarà costituita dal prendere o meno sul serio le parole della legge costituzionale 1/1989 nella loro letteralità. Quando è possibile dire di No al Tribunale dei Ministri? Quando vi sia, è importante riprendere appunto le parole esatte, “la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo.” SEGUE A PAGINA 2 Senato, su Salvini un voto spartiacque L’EDITORIALE /1 Stefano Ceccanti Diciotti bis A ncora una volta c’è da vergognarsi di essere italiani. O meglio, è questo governo – da Salvini ai suoi complici pentastellati – che stende un nuovo vergo- gnoso manto sull’umanità dei questo Pae- se. Siamo alla ripetizione della Diciotti (nel giorno della discussione del Senato sull’au- torizzazione a procedere contro il ministro dell’Interno per quei fatti, il voto domani). Mario Lavia CONDIVIDI SU SEGUE A PAGINA 2 Bartolo, il medico di Lampedusa: “Scendano tutti, c’è chi sta male” L’INTERVISTA CARLA ATTIANESE PAGINA 3

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n. 373martedì

19 marzo2019

“Noi che abbiamo un mondo da cambiare/ noi che ci emozioniamo ancora davanti al mare” (Pino Daniele, 19 marzo 1955-4 gennaio 2015)

PAGINA 4

Altro che flat tax, con il governo gialloverde tasse in aumento

GOVERNO

Non siamo in un momento qualsiasi della storia dell’umanità. Possiamo decidere di chiudere gli occhi, come fanno molti, ma l’innovazione,

come è noto, non chiede il permesso.Oggi sembrano più rassicuranti le visioni catastrofiste. Una di queste ricorre a un’immagine di Warren Bennis e racconta un futuro in cui compaiono un uomo, un cane e un robot che sostituisce integralmente il lavoro umano: «L’industria del futuro avrà solo due dipendenti: un uomo e un cane. L’uomo sarà lì per nutrire il cane. Il cane sarà lì per evitare che l’uomo tocchi qualcosa». SEGUE A PAGINA 5

“Contrordine, la tecnologia è amica dell’uomo

L’EDITORIALE / 2

Marco Bentivogli

PAGINA 6

Pd e M5S testa a testa. Gentiloni: “Credibile l’alternativa alla destra”

SONDAGGI

Secondo Swg dem e grillini al 21%, è un trend che prosegue da settimane. Evidente il declino dei pentastellati

Continuano le promesse elettoraligrillo-leghiste. Ma si ignora la realtà dei conti pubblici

Il voto di domani del Senato su Salvini sarà uno spartiacque. La linea divisoria sarà costituita dal prendere o meno sul serio le parole della legge costituzionale

1/1989 nella loro letteralità. Quando è possibile dire di No al Tribunale dei Ministri? Quando vi sia, è importante riprendere appunto le parole esatte, “la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo.” SEGUE A PAGINA 2

“Senato, su Salviniun voto spartiacque

L’EDITORIALE /1

Stefano Ceccanti

Diciotti bis

A ncora una volta c’è da vergognarsi di essere italiani. O meglio, è questo governo – da Salvini ai suoi complici

pentastellati – che stende un nuovo vergo-gnoso manto sull’umanità dei questo Pae-se. Siamo alla ripetizione della Diciotti (nel giorno della discussione del Senato sull’au-torizzazione a procedere contro il ministro dell’Interno per quei fatti, il voto domani).

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SEGUE A PAGINA 2

Bartolo, il medico di Lampedusa:“Scendano tutti, c’è chi sta male”

L’INTERVISTA

CARLA ATTIANESE PAGINA 3

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2 martedì 19 marzo 2019

Un’altra volta ci sono dei di-sperati – 49, fra cui 12 mi-nori – salvati da una nave alla quale il ducetto Salvini blocca lo sbarco (uno di essi però è stato trasportato a

terra, malato di polmonite). E’ scatenato, il capo della Lega. Invoca “l’arresto” per i volontari della ong Mediterranea che han-no soccorso i migranti facendo leva sui trascorsi dell’ex “disobbediente” Luca Ca-sarini.

Lui, Salvini, le sta provando letteralmen-te tutte per impedire l’attracco della nave Mare Jonio che ha salvato i 49 migranti da

un gommone in avaria al largo della Libia. A complicare i piani del ministro, stavolta, il fatto che la nave batta bandiera italia-na, una circostanza che di fatto impedisce, come accaduto nei casi precedenti, di fare spallucce chiamando in causa il Paese di pertinenza dell’imbarcazione. Quella della Mare Jonio è una matassa che tocca tutta all’Italia del governo gialloverde sbroglia-re; per questo Salvini, granitico nella sua faccia truce, ha alzato il tiro fino spingen-dosi fino ad azzardati paralleli tra la con-dizione di una nave in balìa del mare for-za 7 e chi “forza un posto di blocco”, che per questo “deve essere arrestato”.

Il sindaco di Lampedusa Totò Martel-lo si chiede perché la nave non sia entra-ta ancora in porto: “Il porto è aperto, non ci sono cannoni puntati”, dice ricordando

che sull’isola gli sbarchi non si sono mai fermati. Non sa bene cosa sta accadendo e si pone degli interrogativi: “È stato auto-rizzato l’ancoraggio? Non lo capisco… per-ché non entrano? Il governo non si è fatto vivo, come sempre, e neppure la nave. Noi siamo qui e il porto resta aperto”.

Il cosidddetto premier Conte, alla Came-ra, ha fatto come sempre lo gnorri, susci-tando lo sdegno delle opposizioni mentre il buon Di Maio ciurla nel manico ma so-stanzialmente copre l’altro vicepremier: ed è l’ennesima riprova che ad un M5s ormai in crisi non resta che aggrapparsi a Salvini come ad un’ancora di salvezza.

D’altronde i grillini si apprestano a com-pletare l’opera di salvataggio del numero uno leghista al Senato, dove inizia nel tardo pomeriggio la discussione sulla richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di perso-na nei confronti del titolare del Viminale, richiesta – come si ricorderà – sulla quale la Giunta aveva espresso parere negativo. Si prevede una seduta combattuta, anche se l’esito è scritto. Domani pomeriggio l’aula di palazzo Madama ribadirà il no ai magistrati sancendo il principio che “uno non vale uno”. E’ il prezzo che Di Maio deve pagare all’alleato, vero dominus di un esecutivo che ancora una volta solleva l’indignazione delle persone che hanno a cuore il senso di umanità e di solidarietà. Sono e saranno ore di grande angoscia, e non giureremmo che stavolta il Paese stia dalla parte del ministro dell’Interno.

L’ultima vergogna.Salvini fa il bis dello scandalo Diciotti

Immigrazione

Mario Lavia Segue dalla prima

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Il capo della Lega impedisce lo sbarco di 49 migranti, Conte fa lo “gnorri”, Di Maio lo copre. Ma stavolta gli italiani stanno con loro?

Senato, sul ministro degli Interni un voto spartiacque

Rilevanza costituzionale, premi-nenza di un interesse pubblico non sono concetti per i quali è sufficiente una sorta di autocerti-

ficazione da parte del Ministro. Altrimenti si tratterebbe di parole vane. Rilevanza e preminenza comportano un giudizio in cui la tesi sostenuta dal Ministro va oggettivata e messa quindi in discussione.

Ora nel blocco dello sbarco a chi si trova-va sulla nave Diciotti, nave militare facente parte dell’Italia non meno del porto in cui si trovava, quei criteri si possono ritenere soddisfatti?

Evidentemente no, nonostante quanto deciso a maggioranza dalla Giunta. Lo di-mostrano soprattutto i fatti successivi al

blocco voluto da Salvini: lo sbarco è poi realmente avvenuto, sia pur differito, ed è stata possibile anche la fuga di molte per-sone sbarcate. Né vi era modo, lo si sapeva dall’inizio, di evitare questo epilogo. L’u-nico senso che ha avuto il comportamento del Ministro Salvini è quello di tipo propa-gandistico-elettorale a breve. Questo tipo di propaganda non può assurgere al valore di rilevanza costituzionale o di preminenza di interesse pubblico. L’interesse era solo poli-tico di parte.

A questa insostenibilità di merito si è poi legata una grave forzatura di metodo da parte del M5S che vuole imporre una disci-plina di partito con annesse sanzioni ai dis-sidenti non come esito finale di un confron-to aperto tra i propri senatori, a partire dai membri della Giunta, ma come conseguen-za di un voto su una piattaforma privata da parte di iscritti che non hanno la medesima

conoscenza dei parlamentari e sulla base di un quesito non coincidente a quello posto nell’Aula del Senato.

Il probabile voto contrario alla richiesta del Tribunale dei Ministri non sarà quindi in nessun modo un atto di affermazione del-la dignità del potere legislativo ed esecutivo di fronte al giudiziario, ma un aggiramen-to pesante dell’interesse pubblico in nome della propaganda di parte e del divieto di mandato imperativo a favore di un vincolo fatto valere da chi meno sa nei confronti di chi più conosce.

La dignità sarà concentrata nella par-te di chi dirà Sì, non all’esecutività di una condanna, ma ad una richiesta contro la quale viene opposta solo una inconsistente autocertificazione cementata dalla volontà politica di tenere insieme una maggioranza rissosa.

Stefano CeccantiSegue dalla prima

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“In assenza totale di politica estera e sull’immigrazione, stiamo assistendo all’ennesima tragica

sceneggiata contro gli esseri umani da parte di chi si sente forte contro i deboli e non fa assolutamente nulla per gestire e governare #MareJonio”

NICOLA ZINGARETTI

“Presidente Contealzi il telefono, ce l’ha lì sotto il banco, e ordini lo sbarco

immediato dei 49 migrantia bordo della nave Mare Jonio, dimostri di possedere le facoltà del ruolo di capo del governo”

DARIO FRANCESCHINI

“Non c’è una sola ragione che giustifichi il divieto di far scendere a terra della povera gente. Non ci si

nasconda dietro cavilli burocratici. La vita il più prezioso e grande bene di ogni persona. Nessuno, e a nessun titolo, ha il diritto di metterlo in pericolo”

PIERO FASSINO

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3 martedì 19 marzo 2019

“Li facciano sbarcare tutti, Lampedusa pronta ad accogliere”

Pietro Bartolo è il medico coraggio di Lampedusa diventato un simbo-lo di umanità, la cui fama è arrivata fino a Hollywood grazie al film Fuo-coammare di Gianfranco Rosi, ma che nel frattempo è rimasto lì, nel

suo ambulatorio, ormai lontano dall’emergen-za sbarchi di due anni fa ma sempre attivissi-mo sul fronte dell’impegno umanitario. Lo ab-biamo sentito per Democratica, mentre la nave Mare Jonio è attraccata a poche miglia dalla sua isola.

Dottore, che novità sulla Mare Jonio, bloccata in mare per volontà del ministro Salvini?La novità è che noi siamo qui pronti ad acco-gliere, questo non è mai stato un problema per Lampedusa. Ne abbiamo accolti a migliaia, figu-riamoci 49 persone. Il problema vero adesso è che speriamo li facciano scendere, perché il tempo è brutto e alcuni migranti stanno male. Per adesso hanno fatto scendere una persona, le cui condizioni per fortuna non erano così gravi come si temeva. Io spe-ro davvero che adesso facciano scendere anche gli altri, sono su una nave che batte bandiera italiana e dunque già tecnicamente su suolo italiano. Se c’è un po’ di umanità si facciano sbarcare, poi se sono delinquenti saranno riportati indietro, se invece sono del-le persone per bene faranno il loro percorso. Questo atteggiamen-to non è nella storia dell’Italia, noi siamo un grande Paese civile che ha fatto onore all’umanità intera. Si tratta di povera gente che quando sale sui gommoni sa di poter morire, se si mette in viaggio è perché non ha altra scelta. Il braccio di ferro va fatto nelle sedi opportune e non sulla pelle dei disperati.

Cosa pensa della richiesta di Salvini di arrestare chi guida la Mare Jonio?È una cosa inopportuna e fuori da ogni logica, ma ormai possiamo aspettarci di tutto. La legge del mare impone di salvare chi è in dif-ficoltà, e la Mare Jonio non ha forzato nessun blocco perché è anco-ra attraccata. Se poi si vogliono trovare delle responsabilità, non lo

so chi è che in questo caso commette un reato.

Eppure Salvini miete consensi. Che cosa sta cambiando in un Paese, come ha detto lei, tradizionalmente accogliente?Certo che qualcosa sta cambiando. La gente è stata spaventata perché sono state delle loro delle bugie, come quella dell’invasione, che nella realtà non esiste. Questo ha creato pau-ra, così come dire che ci rubano il lavoro o che prendono 35 euro al giorno ha creato odio. È su questi sentimenti che si fa leva, odio e paura alimentate con notizie false.

Non pensa però che Salvini stia tirando troppo una corda che presto potrebbe spezzarsi?Non la sta tirando da adesso, lo ha fatto fin dal primo momento. Da un lato parla di flat tax e pensioni, e dall’altro blocca le navi di migran-ti. È un prestigiatore che parla alla pancia della gente che poi cerca di difendersi, ma dalle bu-gie. Per questo è necessario dire la verità.

E qual è, la verità?La verità è che non è vero che c’è un’invasione, non

è vero che ci rubano il lavoro, non è vero che pren-dono 35 euro al giorno, non è vero che sono delinquenti

e terroristi. Su questo hanno fatto una campagna elettorale come se fosse l’unico problema che ha l’Italia, mentre abbiamo un milione di poveri, la recessione, aziende che chiudono e i giova-ni che se ne vanno. Certo non è tutta colpa di questo governo, ma invece di trovare soluzioni si continua ad alimentare la paura, ad esempio chiudendo gli Sprar, l’unica cosa che funzionava.

Dunque è giusto parlare di strumentalizzazione da parte del governo e di Salvini?Certo, lui è bravo in questo, ma alla fine cosa stanno facendo per il popolo? Le tasse aumentano e il lavoro manca. Se i laureati se ne vanno non è perché gli immigrati gli rubano il posto, perché nessuno vuole raccogliere pomodori o mungere mucche. Quando mi parlano di ‘pacchia’ vorrei saper dov’è, perché ci vorrei andare anch’io. So invece, quello sì, dove fanno gli schiavi, ma lì nessuno ha interesse a intervenire.

Immigrazione

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Il braccio di ferro va

fatto nelle sedi opportune, non

sulla pelle di povera gente

Intervista a Pietro Bartolo

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4 martedì 19 marzo 2019

Altro che flat tax, la verità è che le tasse sono aumentate

Il governo continua a promettere politi-che economiche utopistiche, parlando di mega tagli alle tasse delle famiglie, sbandierando ai quattro venti prima una flat tax da 60 miliardi polemizzan-do con lo stesso ministro dell’Econo-

mia. Poi rivede la misura a circa 20 miliardi (nella versione ridotta dal consigliere leghista Armando Siri). Continua a promettere, di-menticando di fare i conti con la realtà.

L’interrogativo che più risuona nella te-sta di tutti gli osservatori economici, infatti, è come potrà l’Esecutivo mettere sul piatto della prossima legge di Bilancio una misura di almeno 20 miliardi considerando che solo per far quadrare i conti pubblici avrà bisogno di circa 40 miliardi (tra cui ci sono gli oltre 23 miliardi necessari a evitare l’aumento dell’Iva nel 2020, le cosiddette clausole di salvaguar-dia volute dallo stesso esecutivo nella scorsa legge di Bilancio).

Delle due l’una, dunque. O l’Esecutivo met-terà in campo la flat tax, aumentando l’Iva e colpendo quindi iniquamente tutti i consuma-tori, oppure sarà costretto ad alzare una ban-dierina bianca sul cavallo di battaglia leghista (scelta che chiaramente verrebbe annunciata soltanto dopo il voto delle europee).

Ma quanto saranno credibili le favole gial-loverdi prima del voto di maggio? Se si osser-va quanto fatto finora dal duo Di-Maio-Salvini sul fronte fiscale, i numeri smentiscono con chiarezza le intenzioni del governo. Lo ha evi-denziato stamani il neo presidente dem Paolo Gentiloni, sottolineando “che per la prima vol-ta, quest’anno, le tasse sono di nuovo aumen-tate. E non di poco, dello 0,4%”. “E’ chiaro – dice Gentiloni - che la Flat tax non si farà e che le tasse stanno aumentando, magari sperano che qualcuno ci creda”.

Verrebbe poi da chiedersi come mai le acci-se non sono state ancora tolte, come promesso da Matteo Salvini mesi fa.

Nel frattempo l’altro vicepremier Di Maio ribadisce la promessa: “L’importante è abbas-sare le tasse e subito”, dice, aggiungendo, pa-

radossalmente, di non voler lasciarsi andare in “promesse alla Berlusconi”. Cosa dirà però nel momento in cui la Flat Tax non vedrà mai la luce? Attribuirà la colpa - come ha provato a fare in altre circostanze - ai governi prece-denti che a suo giudizio hanno solo pensato ad alzare le tasse?

Prima di farlo, però, il leader grillino do-vrebbe dare un’occhiata ai numeri dell’Euro-stat che, come ha ribadito oggi Gentiloni, ci di-cono che le tasse in Italia sono gradualmente diminuite costantemente negli ultimi sei anni, per poi risalire da quando è partito l’attuale governo. Dati che dimostrano come, rispetto al 2012, nel 2017 l’Italia ha avuto, grazie ai governi Renzi e Gentiloni, il più forte calo del Tax rate (pressione fiscale sul Pil) tra i Paesi dell’area euro. Il calo del Tax rate italiano è stato di 1,4 punti percentuali, passando dal 43,8% del 2012 al 42,4% del 2017.

Mentre quest’anno, invece, sta salendo del-lo 0,4%. Forse è soprattutto per questo che l’e-secutivo sta correndo ai ripari promettendo l’impossibile.

Governo

Stefano Minnucci CONDIVIDI SU

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Continuano le promesse elettorali grillo-leghiste. Ma si ignora la realtà dei conti pubblici

Caso Cucchi, otto carabinieri rischiano il processo

La Procura di Roma ha chiuso l’inda-gine sui depistaggi relativi alla morte di Stefano Cucchi. Rischiano di finire sotto processo otto carabinieri tra cui

il generale Alessandro Casarsa (all’epoca dei fatti capo del Gruppo Roma) e il colonnello Lorenzo Sabatino (ex capo del nucleo operati-vo di Roma). I reati contestati, a seconda delle posizioni, falso, omessa denuncia, favoreggia-mento e calunnia.

La catena dei falsi legata alle note sullo sta-to di salute di Stefano Cucchi, dopo l’arresto, parte da Alessandro Casarsa, all’epoca co-mandante del Gruppo carabinieri di Roma. E’ quanto emerge dal capo di imputazione pre-sente nell’atto di chiusura delle indagini. In

particolare i magistrati di piazzale Clodio con-testano a Casarsa, Cavallo,Di Sano, Colombo Labriola e Soligo, il reato di falso ideologico.

I pm affermano che gli indagati “avrebbero attestato il falso in una annotazione di servi-zio, datata 26 ottobre 2009, relativamente alle condizioni di salute di Cucchi”, arrestato dai carabinieri di Roma Appia e portato nelle cel-le di sicurezza di Tor Sapienza, tra il 15 e il 16 ottobre del 2009. Per l’accusa il falso fu confe-zionato “con l’aggravante di volere procurare l’impunità dei carabinieri della stazione Ap-pia responsabili di avere cagionato a Cucchi le lesioni che nei giorni successivi gli determi-narono il decesso”.

Per allontanare i sospetti e garantire “l’im-punità dei carabinieri della stazione Appia”, secondo la Procura di Roma, fu redatta una seconda nota sullo stato di salute di Stefano Cucchi, con la data truccata del 26 ottobre,

nella quale si attestava falsamente che “Cuc-chi riferiva di essere dolorante alle ossa sia per la temperatura fredda/umida che per la rigidità della tavola del letto ove comunque aveva dormito per poco tempo, dolenzia ac-cusata per la sua accentuata magrezza’ omet-tendo ogni riferimento alle difficoltà di deam-bulare accusate da Cucchi”. Dunque dolori causati dal letto, dal freddo e dalla magrezza, secondo i carabinieri.

“In questi momenti di difficoltà emotiva per la nostra famiglia è di conforto sapere che coloro che ci hanno provocato questi anni di sofferenza in processi sbagliati verranno chia-mati a rispondere delle loro responsabilità. È un’enorme vittoria per la nostra famiglia e la nostra giustizia“. Così Ilaria Cucchi ha com-mentato la chiusura, da parte della Procura di Roma, dell’indagine sui depistaggi relativi alla morte del fratello.

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5 martedì 19 marzo 2019

La tecnologia a favore dell’uomo

(Questa è una parte dell’introduzione deì libro del segretario della Fim Marco Bentivogli Contrordine compagni da oggi in libreria)

L’uomo sarà lì per nutrire il cane. Il cane sarà lì per evitare che l’uomo tocchi qualcosa». Per quanto suggestiva, questa immagine restituisce solo metà della verità. Il libro che avete tra le mani ha questo obiettivo: spiegare nel modo più chiaro possibile che vi sono sempre insidie e minacce, ma

che il futuro è un formidabile terreno di sfida in cui nulla è prede-terminato; che è importante cogliere alcune tendenze già in atto, e soprattutto decidere cosa e come fare perché la persona resti il fine di ogni progetto umano, che sia economico, industriale, tecno-logico o sociale.Tutto cambia, persino la nostra percezione delle variabili di spazio e tempo sta mutando in relazione ai cambiamenti che la tecnologia porta nelle nostre vite. L’utilizzo che ne facciamo è condizionato dalla velocità e dalle possibi-lità, non infinite ma certo aumentate, che l’innovazio-ne offre. Esistono due approcci: il primo è quello pas-sivo, individualista e pessimista che comporta essere travolti, guidati, sostituiti. Il secondo è, invece, quello di governare i processi, riempirli di contenuti e obiet-tivi che superino lo spazio angusto dei nostri affanni e traccino un futuro nel quale le persone rientrano nella dimensione del «noi» e di un progresso umano e soli-dale.«Il tempo è superiore allo spazio. Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’osses-sione dei risultati immediati» scrive Papa Francesco in Evangelii Gaudium. «Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel pri-vilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei pro-cessi. Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tenta-re di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo signifi-ca occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. [...] Si tratta di privilegiare le azioni che gene-rano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici.» È una lezione straordinaria che il Santo Padre riprenderà nel 2015 con la Laudato si’: nell’avvio e nella gestione del processo, con lo sguardo oltre se stesso, l’essere umano pone le basi per la costru-zione di una società migliore. Ed è un invito all’azione dal quale è necessario muoversi per interpretare in anticipo, con operosa serenità, i poderosi cambiamenti che la quarta rivoluzione indu-striale porta con sé.

La velocità del cambiamentoL’elettricità e il motore elettrico impiegarono più di quarant’anni a diffondersi. Per molte ragioni, tra cui la scarsa affidabilità del-le prime applicazioni. Oggi, grazie ad algoritmi, dati e potenza di calcolo, l’innovazione galoppa e si diffonde in tempi rapidissimi. Probabilmente la relazione che meglio può esprimere la cresci-ta determinata dalle tecnologie cui stiamo assistendo, e alla qua-le assisteremo nei prossimi anni, è quella di una funzione espo-nenziale: non un progresso veloce ma, anzi, dapprima lento, poi improvviso e deflagrante, con esiti trasformativi in larga parte, a oggi, imprevedibili. Dalla prima, grande rivoluzione nella storia dell’umanità, quella neolitica, scriveva David Landes, «ci vollero all’incirca diecimila anni per fare il successivo passo avanti di portata paragonabile: l’introduzione di nuove tecniche industriali a cui diamo il nome di Rivoluzione industriale. [...] Grazie a questo progresso sono basta-

ti meno di duecento anni per passare d’un balzo all’energia atomi-ca e all’automazione; e nel frattempo il ritmo dei cambiamenti si è accelerato in ogni campo». Mentre scriveva queste parole alla fine degli anni Sessanta, lo sto-rico americano poteva ipotizzare che il mondo si trovasse all’inizio della terza rivoluzione industriale e che anche in futuro si sareb-bero verificate tante rivoluzioni corrispondenti alle «sequenze, fra loro distinte, di innovazione industriale». Ma quasi certamente non poteva prevedere ciò che sarebbe acca-duto di lì a pochi decenni, ovvero che la nuova, quarta rivoluzione sarebbe stata molto più simile a un vero e proprio cambio di asset-to piuttosto che a un progresso lineare. Industry 4.0 è, lo vedremo, molto più di una rivoluzione industriale: combinata alla tecnolo-gia blockchain e all’Intelligenza artificiale, si configura come il se-condo balzo in avanti dell’umanità. I dati demografici mondiali fino all’Ottocento sono più o meno re-golari. Il primo balzo in avanti è avvenuto con la diffusione della macchina a vapore: questa invenzione e i suoi successivi migliora-menti consentirono il superamento dei limiti della potenza musco-lare umana e animale. Oggi le tecnologie della quarta rivoluzione

industriale ampliano e aumentano le capacità cogniti-ve della nostra specie. Questo, rispetto alla produzio-ne, darà vita a un mondo che non siamo in grado di immaginare compiutamente e che implica discontinu-ità rispetto al passato. Produzioni, lavoro, nuovi ecosistemi cambieranno la vita di ciascuno, per cui la prima operazione da com-piere è quella di comprendere ciò che ci aspetta e capi-re che si tratta di una trasformazione più impegnativa di una semplice robotizzazione.I dati demografici mondiali fino all’Ottocento sono più o meno regolari. Il primo balzo in avanti è avvenuto con la diffusione della macchina a vapore: questa in-venzione e i suoi successivi miglioramenti consentiro-no il superamento dei limiti della potenza muscolare umana e animale. Oggi le tecnologie della quarta rivo-luzione industriale ampliano e aumentano le capacità cognitive della nostra specie. Questo, rispetto alla pro-duzione, darà vita a un mondo che non siamo in grado di immaginare compiutamente e che implica disconti-nuità rispetto al passato.Produzioni, lavoro, nuovi ecosistemi cambieranno la vita di ciascuno, per cui la prima operazione da com-piere è quella di comprendere ciò che ci aspetta e capi-re che si tratta di una trasformazione più impegnativa

di una semplice robotizzazione.Anche la Fiat Ritmo del 1978 era completamente automatizzata e veniva prodotta tramite robot nello stabilimento di Cassino, in provincia di Frosinone, ma la fabbrica 4.0 è qualcosa di completa-mente diverso: è interconnessa con un livello di interdipendenza all’interno di un ecosistema intelligente, in un dialogo tra macchi-na e macchina e tra macchine e uomo. La vera svolta è la connes-sione costante con l’ecosistema esterno materiale e immateriale attraverso nuvole di dati (cloud). In Italia, di fatto, non esiste anco-ra nulla del genere. Le prime piccole esperienze nel nostro Paese sono nicchie, cantieri che non somigliano nemmeno a una fabbri-ca 4.0. Quest’ultima è invece completamente integrata al suo in-terno sulle nove tecnologie abilitanti, che vedremo nel dettaglio più avanti: sistemi di produzione avanzati, manifattura additiva, realtà aumentata, simulazioni, integrazione orizzontale e vertica-le dei sistemi informativi, Internet delle cose, cloud manufacturing, cybersicurezza, utilizzo e analisi dei big data.Le fabbriche di Siemens e Bosch sono state le prime a cimentarsi davvero sul 4.0. Questa mutazione implica la necessità di ripensare la produzione e le persone impegnate nella produzione, ma anche di rigenerare il territorio intorno a una fabbrica smart. Una fabbri-ca funziona se ci sono addetti con la professionalità adeguata, ma soprattutto se intorno vi è, appunto, un ecosistema intelligente. È questo contesto che consente di riportare la manifattura al centro, e l’Industry 4.0 è l’occasione – l’ultima – per raggiungere l’obietti-vo, con buona pace di chi parla di dematerializzazione dell’econo-mia.

Pensieri e parole

Marco BentivogliSegue dalla prima

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Marco BentivogliCONTRORDINECOMPAGNIManuale di resistenza alla tecnofobia per la riscossa del lavoro e dell’Italia

Rizzoli

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Sondaggi, Pd e M5S testa a testa. Gentiloni: “L’alternativa è credibile”

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Intimidazioni e svastiche contro Pd e Anpi. Ma a Prato c’è la manifestazione fascista

Una svastica nazista con le scritte Dux e “Arriviamo” è com-parsa nella notte all’ingresso della Casa del Combattente in prossimità di piazza San Marco, il locale che ospita il Mu-seo delle memorie di guerra per la pace, a Prato. Gli autori

del gesto, su cui le forze dell’ordine sarebbero già indagando,hanno cancellato dal campanello anche le scritte dell’Anpi e dell’Associazio-ne Combattenti e Reduci che proprio lì hanno sede. L’atto vandalico arriva proprio nelle ore in cui la città si sta mobilitando contro l’an-nunciata manifestazione di Forza Nuova, organizzata per il pome-riggio di sabato 23 marzo, il giorno del centenario della creazione dei Fasci italiani d’azione.

Angela Riviello, presidente provinciale dell’Anpi, ha commentato: “Non ci stancheremo mai di parlare di pace di democrazia di valori, non ci stancheremo mai di denunciare che i fascismi sono l’esatto contrario di tutto questo. Non ci intimidiscono le azioni dei vigliac-chi, di chi sa usare solo violenza e volgarità perché non ha altri ar-gomenti. Fermiamo la manifestazione fascista a Prato! Chiediamo al questore al prefetto alle istituzioni tutte di decidere presto, chiedia-mo che il coro democratico che si è alzato in città non resti inascol-tato”.

Immediata anche la reazio-ne dei dem. A parlare è il se-gretario provinciale Gabriele Bosi: “Sappiano che a Prato, cit-tà medaglia d’argento al valor militare nella guerra di Libe-razione, nessuno si farà intimi-dire. Insieme a tutti coloro che si riconoscono nei valori della Resistenza e della Costituzio-ne, continueremo a chiedere a Prefetto e Questore di impedire una manifestazione indegna di questa città e palesemente anti-costituzionale”.

Una linea ribadita anche dal sindaco di Prato, Matteo Biffoni: “La nostra città non lascia spazio all’odio e rigetta con forza questi gesti antidemocratici”.

In attesa della decisione di Prefettura e Questura sulla autorizza-zione, la petizione online “Fermiamo la manifestazione fascista a Prato”, promossa da una sessantina di soggetti tra partiti, associazio-ni e sindacati, che chiede a questore e prefetto di revocare le autoriz-zazioni alla manifestazione, è arrivata a circa 15 mila firme.

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Paolo Gentiloni è ottimista e lo dice chiaramente in un intervista al “Corriere della Sera”. La sfida con Salvini è una battaglia politica che va combattuta con il giu-sto spirito: “Dico che finalmente comincia a profilarsi la possibilità di un’alternativa. E che il 26 maggio una grande lista progressista ed europeista capace può

competere per il primo posto con i nazionalisti antieuropei della Lega, anche se so bene che oggi i sondaggi registrano una distanza notevole”.

E se la distanza con Lega è ancora molta, si consuma però un sorpasso clamoroso. Il sondaggio SWG pubblicato dal Tg La7 di En-rico Mentana registra come il Partito Democratico torna a essere il secondo in Italia. Il Movimento 5 Stelle, infatti, è dato in caduta li-bera. Dalle elezioni del marzo 2018 – alle quali ottenne il 32% delle preferenze – il partito guidato da Luigi Di Maio ha perso 11 punti percentuali e si attesta al 21%. Di un decimo di punto fa meglio il Partito Democratico guidato da Nicola Zingaretti: il suo 21,1% cer-tifica un’inversione di rotta.

Ma fare affidamento solo sul crollo dei 5 stelle non basta vi-sto che l’avversario vero è la Lega. Anche se +Europa e Pizzarotti hanno detto di no, secondo l’ex premier, ci sarà comunque una grande lista europeista che metterà insieme anche molti protago-nisti dell’appello ‘Siamo europei’ promosso da Calenda. “Le forze europeiste vanno ben oltre il Pse come ha detto ieri giustamente Zingaretti, da Tsipras a Macron. E non c’e’ dubbio che in questa fase Macron rappresenti sui temi europei la frontiera piu’ avanza-ta con la quale gli eletti del Pd e in generale il Pse saranno chiamati a collaborare”.

“Molto – osserva il presidente – dipende da noi. Dalla nostra ca-pacità di offrire un’alternativa credibile a un Paese fermo, isolato e perfino incattivito. Un Paese in cui si è affermata la leadership della Lega sul governo. Credo che questo sia un elemento di rifles-sione sia per quei nostri elettori che alle scorse politiche si sono astenuti – e sono la maggior parte dei consensi che abbiamo perso

– sia per chi magari ha sperato nei 5 Stelle”.“Abbiamo sostenitori di Chavez che appoggiano la chiusura dei

porti contro i migranti, abbiamo giustizialisti che votano per non procedere nei confronti di Salvini. I principi su cui si era afferma-ta l’onda dei 5 Stelle si sono capovolti alla prova del governo”.

“Noi – spiega l’ex premier – abbiamo una responsabilità nei confronti del milione e seicentomila persone che ci hanno rinno-vato la fiducia. Non ci hanno dato una delega in bianco, sono mol-to esigenti e ci chiedono due cose fondamentalmente. La prima di far capire che nel Paese un’alternativa è possibile. “E poi, visto che siamo reduci da una sonora sconfitta elettorale, ci chiedono di cambiare. E si può cambiare in due direzioni. Guardando all’in-dietro, alle nostre biografie, ai nostri album dei ricordi, oppure guardando al futuro”.

Il futuro non vuol dire pero’ rimettersi con i transfughi Pd “vuol dire un Pd più verde, più sociale, più europeista che superi i limiti che ha avuto in questi anni la nostra azione. Non certo un Pd che riscopra vocazioni del secolo scorso e faccia marcia indietro. Se qualcuno pensa di tornare allo schema Ds-Margherita, per inten-derci, non conosce nemmeno la realtà del nostro paesaggio politi-co”e farlo sapendo che i tempi possono essere anche molto brevi, e cioè che si potrebbe votare nel 2020 o persino nel 2019”.

Partito Democratico

18 marzo 2019Sondaggio SWG per La7

PARTITO DEMOCRATICOMOVIMENTO 5 STELLELEGA NORDFORZA ITALIAFRATELLI D’ITALIA+EUROPA DI EMMA BONINOMDP, SI, ALTRI SINISTRAPOTERE AL POPOLO ALTRO PARTITO

21,121,033,9

8,64,43,02,42,0 2,5

18.03.2019

20,321,833,78,94,12,82,61,9 2,7

11.03.2019

+0,8 -0,8+0,2-0,3+0,3+0,2-0,2+0,1 -0,2

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Maddalena Carlino CONDIVIDI SU

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7 martedì 19 marzo 2019

In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Giovanni Belfiori, Stefano Cagelli,Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace, Stefano Minnucci, Agnese Rapicetta

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