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QUESTA RIVISTA ESCE GRAZIE ALLE OFFERTE DEI SOSTENITORI DEL FONDO EDO TEMPIA Il fesval del benessere a pagina 7 DEL FONDO 35 ANNI DI FONDO Grazie Prof. Il saluto al professor Umberto Veronesi grande amico del Fondo La corsa della speranza a pagina 18 Il tumore della prostata a pagina 34 A N N O X X I I - N U M E R O 2 - D I C E M B R E 2 0 1 6

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QUESTA RIVISTA ESCE GRAZIE ALLE OFFERTE DEI SOSTENITORI DEL FONDO EDO TEMPIA

Il fes�valdel benesserea pagina 7

DEL FONDO

35ANNIDI FONDO

Grazie Prof.Il saluto al professor Umberto Veronesigrande amico del Fondo

La corsadella speranzaa pagina 18

Il tumore della prostataa pagina 34

a n n o X X I I - n u m e r o 2 - D I C e m B r e 2 0 1 6

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“Le merende con i torcetti e le paste di meliga con Gim Tempia nel giardino della nostra casa di Netro sono tra i ricordi più belli della mia vita. La lotta al cancro, la resistenza partigiana, i nomi, i volti del passato e del presente si mescolavano ad una sensazione piacevolissima di voglia di fare e di cambiare. Purissimo esempio di pessimismo della ragione e ottimismo della volontà.Il Fondo Tempia fa ormai parte della storia dell’oncologia italiana e continuerà a farne parte perché ha la forza “genetica” del passaggio positivo da una generazione all’altra.”

Dottor Alberto CostaMembro del Comitato Scientifico del Fondo Edo TempiaSegretario generale della Scuola Europea di Oncologia

Membro del Comitato degli esperti sul cancro della Commissione Europea; Vice presidente di Onda, Osservatorio Nazionale per la salute della donna

Membro dell’Accademia Europea degli Oncologi

dal 1981

onlus

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Comitato ScientificoPresidente Umberto VERONESIDirettore Scientifico Istituto europeo di oncologia, mi-lano, Vicepresidente FIrC, Fondatore della Fondazione «umberto Veronesi» per il progresso delle scienze

MembriMassimo AGLIETTAProfessore ordinario di oncologia medica, uni-versità degli Studi di Torino, Direttore unità di oncologia medica I.r.C.C. CandioloOscar ALABISODirettore della S.C. di oncologia, azienda ospe-daliero-universitaria, «maggiore della Carità» di novara – Coordinatore operativo, del Polo oncolo-gico del nord-est (rete oncologica del Piemonte e della Valle d’aosta)Oscar BERTETTODirettore S.C. oncologia medica delle molinette di Torino, Coordinatore operativo rete oncologica regionale Piemontese, Cofondatore Fondazione F.a.r.o.Paolo COMOGLIOProfessore ordinario, università degli Studi di Torino, Direttore Scientifico della ricerca Clinica, IrCC CandioloAlberto COSTACoordinatore Centro di Senologia della Fondazione maugeri di Pavia, Direttore Scuola europea di oncologia, Coordinatore del Centro di Senologia del Canton TicinoMaurizio D’INCALCIDirettore Dipartimento di oncologia, Istituto di ricerca Farmacologica mario negri, milano, Precli-nical Coordinator della Fondazione SenDo, milanoGiovanni GANDINIProfessore ordinario, università degli Studi di Torino, Direttore Dipartimento di Diagnostica per Immagini, S.C.D.u. radiodiagnostica 4, azienda ospedaliero universitaria S.Giovanni Battista, TorinoFabio MALAVASIProfessore ordinario, Laboratorio di Immunogene-tica, Dipartimento di Genetica, Biologia e Biochimi-ca università degli Studi di Torino Silvia MARSONIDirettore della Clinical Trial unit - Direzione scien-tifica FPo-IrCC TorinoGuido MONGAGià prof. ordinario, Dipartimento Scienze della Sa-lute, università degli Studi del Piemonte orientaleMarco PIEROTTICoordinatore dell’attività di ricerca dell’Istituto di ricerca Pediatrica città della Speranza, PadovaMauro RISIO Direttore S.C. anatomia Patologica, IrCC CandioloNereo SEGNANDirettore Dipartimento Interaziendale di Preven-zione Secondaria dei Tumori, SCDo epidemiologia dei Tumori - CPo Piemonte e aou S.Giovanni Battista, TorinoGabriella SOZZIresponsabile Struttura Semplice di Citogenetica, e Citogenetica molecolare, Dipartimento oncologia Sperimentale, I.n.T. milano

Un ricordo del Consiglio di Presidenza

Medico, scienziato, umanista: questo è stato Umberto Vero-nesi. Immensa e preziosa l’e-redità che ci ha lasciato, che continua nelle Istituzioni che

ha creato e nel lavoro dei molti che operano nel solco del suo pensiero.Dall’ esperienza della guerra maturò la ri-bellione verso la violenza e, quindi, anche contro la devastazione causata dalle cure oncologiche, soprattutto sul corpo femmini-le. Il poderoso studio clinico da lui condotto negli anni ‘80 e concluso nel 1981, che con-frontava la mastectomia con la quadrantec-tomia, stabilì tre capisaldi su cui si fonda la moderna oncologia: l’importanza della dia-gnosi precoce, il principio della cura minima efficace, l’attenzione alla dimensione psico-logica della malattia.Alle donne ha fatto un dono inestimabile: aver pensato di salvare il seno, senza inter-venti demolitivi, ha ridato serenità e fiducia alle donne di ogni età, ha favorito la nasci-ta di una attenzione all’immagine corporea come parte integrante dell’immagine di sé e del proprio vissuto.La grande attenzione al vissuto del paziente ha portato Veronesi, quando divenne Mini-stro della Sanità, a pensare, in tandem con Renzo Piano, un modello di ospedale “a mi-sura di paziente”, risultato di un’architettura che lo rendesse in ogni sua parte funzionale al soddisfacimento delle esigenze del ma-lato. Un luogo di competenza elevata, ma soprattutto un luogo dove il malato vede ri-conosciuta la sua identità umana: “nessuno è la sua patologia. Il buon medico è quello che saprà condividere il peso psicologico con il paziente”. Il suo impegno di medico e di ricercatore per salvare la vita si è intrecciato con profonde riflessioni sulla morte, sulla percezione del dolore attraverso la mente e il corpo. In tanti suoi libri ha sostenuto con forza il diritto del malato a una morte dignitosa: “concedere al malato il diritto di scegliere quando inter-rompere la sofferenza” e quando rifiutare, come ha fatto lui, cure ormai inutili. Non ha potuto vedere concretizzare queste idee in

una legge che regoli, attraverso il testamen-to biologico, la volontà del malato di rifiutare cure che prolunghino inutilmente una vita giunta irrimediabilmente al termine.Si confrontò anche con il grande tema del rapporto tra pace e scienza. Fondatore, nel 2009, e presidente di Science for Peace, so-steneva che la pace è una condizione impre-scindibile del progresso civile e scientifico per l’umanità.” La scienza ci insegna che la guerra non è il destino ineluttabile dell’uo-mo. E’ il dialogo l’unica soluzione dei conflitti e il linguaggio giusto è quello della scienza, universale, fondato sul confronto e sulla va-lutazione dei risultati”.Ma vogliamo anche ricordare il professor Ve-ronesi come grande amico del Fondo Tem-pia, un faro per la nostra attività, ispiratore e sostenitore di tanti programmi. Invitato da Elvo Tempia a Biella, con Alberto Costa, dopo i primi anni di attività del Fondo, fu conqui-stato dall’entusiasmo, dalla determinazione e dalla chiarezza degli obiettivi del nostro fondatore. Divenne il Presidente del Comita-to Scientifico del Fondo Tempia e lo è stato fino alla fine.In tante occasioni ci è stato vicino esprimen-do il suo apprezzamento per i risultati che il Fondo stava ottenendo. Per la prefazione di un libro sulla vita di Elvo Tempia scrisse, tra l’altro: “Oggi (1998) siamo testimoni dei grandi risultati raggiunti dal Fondo, delle co-noscenze diffuse, delle famiglie rassicurate, delle vite salvate da una delle più capillari e minuziose azioni di diagnosi precoce dei tu-mori mai realizzate in Italia”.La ricerca nel cuore, sempre. All’inaugura-zione, nel 2001, del nostro laboratorio di far-macogenomica, scrisse “Oggi inauguriamo addirittura dei laboratori di ricerca, parliamo di biologia molecolare e di sviluppo dei nuo-vi farmaci. Biella ha assunto ormai un ruolo importante nel panorama nazionale dell’on-cologia e non a caso il Fondo è anche partner dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro”.Gli dobbiamo tutti molto.Grazie per quello che ha dato all’umanità, grazie per averci guidato.

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Fondatore Foglie Elvo Tempia

PresidenteFondo Edo Tempia Simona Tempia

Direttore Responsabile Corradino Pretti

Responsabiletematiche sanitarie Paolo Bagnasacco

Hanno collaborato Vincenzo Alastra Giovanna Badà Paolo Bagnasacco Giovanna ChiorinoFrancesca CrivelliMariella Debernardi Giovanna Pepe Diaz Viola Erdini TempiaP.F. GasparettoIsabella GraziolaMaria Teresa Guido Roberta InvernizziBenedetta LanzaSocorro Magnani Angelica MercandinoAlessandra Pella Pietro Presti Ivana RamellaTuttinsieme Per La Vita

Un ringraziamento particolare al Dott. Alberto Costa e al Prof. Riccardo Masetti per il loro con-tributo.

Grafica Inedita – Biella

Stampa Tipolito Botalla srl

informativa dati non raccolti

presso l’interessato

informiamo che, secondo quanto disposto dall’art. 13 comma 1 della legge 675/96 sulla “tutela dei dati personali”, le persone citate hanno diritto, in qualsiasi momento e del tutto gratuitamente, di consultare, far modificare e cancellare i propri dati o semplicemente opporsi al loro utilizzo ed inoltre di ottenere informazioni sulle iniziative di cui si sono rese partecipi. Tale diritto potrà essere esercitato semplicemente scrivendo al fondo edo tempia, via malta 3 - 13900 Biella

Responsabile del trattamento:camilla erdini

In questo numero

11. Rotary distretto 2031 e Fondazione Tempia insieme contro il papilloma virus

18. In mille per aiutare la ricercadi Benedetta lanza

20. “I Bambini fanno OOObiettivo Oropa”!di isabella Graziola e Giovanna pepe diaz

24. «Grazie!»di maria teresa Guido

36. Storie veredi pier francesco Gasparetto

40. “La musica fa bene”di francesca crivelli

7Festival del benessere

12Una corsa in rosa per promuovere la salute della donna

16Prevenzionee informazione

26Incontro con la dottoressa Nicoletta Valestra

soMMario

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Medicina

effettivamente prescritta a dosi al-tissime, senza considerazione per gli effetti che avrebbe avuto sul malato. Allora vigeva in oncologia il principio del massimo trattamento tollerabile: si applicava in chirurgia, in radioterapia e in chemioterapia la dose (o l’amputazione) maggiore che il paziente potesse tollerare. Inoltre la chemio veniva utilizzata anche per pazienti in stadio avan-zato, che avevano pochissime o nessuna chances di beneficiarne. Ma negli ultimi decenni è avvenuta una rivoluzione di pensiero per cui nella cura dei tumori si applica il principio del minimo trattamento efficace: si ricerca la dose più bassa o l’intervento più limitato in grado di assicurare l’efficacia oncologica. Certo, i farmaci chemioterapici ri-mangono una terapia impegnativa per la persona, ma gli sforzi enormi per ridurne gli effetti collaterali stan-no sortendo risultati significativi. Oggi, anche grazie alla genomica, la chemioterapia è mirata e sempre più basata sulla risposta al trattamento di ogni paziente. Inoltre, guidati dal nuovo faro dell’attenzione alla persona nella sua globalità, gli on-cologi stanno imparando anche a controllare il lato estetico. Certo, molto ancora resta da fare, anche e soprattutto su quello del rapporto medico-paziente. I vari guaritori hanno successo con i malati e le loro famiglie perché dedicano molto tempo al dialogo. Senza perdere la sua scientificità, anche la medicina deve recuperare la sua capacità di prendersi cura della persona nella sua unità inscindibile di mente e corpo, come faceva la medicina oli-stica dell’antichità. Il miglior antidoto contro i ciarlatani è un rapporto

di fiducia fra medico e paziente. Non auspico con questo un ritorno alla medicina paternalistica, in cui il medico-padre, arroccato nel suo sapere, prendeva arbitrariamente le decisioni per il malato. Al contrario ribadisco che queste dolorose vi-cende che ci amareggiano e ci scon-volgono non devono far vacillare il principio costituzionale che regge la medicina moderna: la libertà di cura. Che significa anche libertà di rifiutare la cura.

È con viva emozione che mi con-gratulo con gli amici del Fondo e della Fondazione Tempia per i primi 35 anni di attività. Rivolgo un pen-siero speciale a Elvo Tempia, figura carismatica capace di autentico e concreto impegno al servizio della comunità, nonché di una visione in grado di aprire prospettive feconde. La strada intrapresa dalla Fonda-zione, in particolare l’orientamen-to verso la ricerca oncogenomica, porterà a innovazioni che già ora sono tangibili: l’obiettivo è elaborare terapie sempre più personalizzate e quindi più mirate ed efficaci. Il cancro non è ‘più’ una malattia incu-rabile e le moderne terapie possono salvare la vita salvaguardando anche l’identità psico-fisica della persona. Anche per questo i due recenti casi delle donne morte per tumore per-ché hanno rifiutato di aderire alla chemioterapia che poteva salvarle sono una ferita aperta per tutti noi oncologi. Ma, come ho scritto anche sul quotidiano “La Repubblica”, sono anche un grido d’allarme non solo per l’ampia comunità dei pazienti e le loro famiglie, ma anche per la società nel suo insieme. Nel nostro Paese purtroppo la fuga verso le false promesse di chi disconosce la medicina e proclama di aver trovato la vera cura contro il cancro o un’al-tra malattia grave non sono una no-vità. Nei casi cui facevo riferimento, va rilevata una particolarità: il rifiuto della cura è stato basato sulla paura dei suoi effetti collaterali. E allora qui possiamo fare di più. Bisogna liberare la chemioterapia dallo stig-ma di cura devastante, che fa paura più del cancro stesso. Va detto che in passato è stata utilizzata in modo improprio e per molti anni è stata

“Cura e libertà di cura”Il saluto del professor Umberto Veronesi al Fondo Edo Tempia: un contributo scritto un mese prima della sua scomparsa

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collaborazioni e incarichi

di accesso ai trattamenti che ancora si registrano trai vari paesi europei.A livello nazionale, Presti è stato an-che recentemente nominato membro del Comitato Esecutivo della F.A.V.O, federazione nazionale, nata nel 2003, come “associazione delle associazio-ni” di volontariato a servizio dei malati di cancro e delle loro famiglie. È stato, inoltre, nominato vice presidente di Europa Uomo Italia, la più importante associazione nazionale nell’ambito del tumore della prostata.

Lo scorso maggio, il nostro DG, Pietro Presti, è stato nominato presidente Comitato di Controllo dell’ECPC di Bruxelles, una delle più grandi orga-nizzazioni europee nell’ambito del no profit oncologico, che rappresenta oltre 400 associazioni di pazienti, nazionali e locali in tutta Europa e che vanta forti e stabili relazioni politiche istituzionali europee al fine di mi-gliorare la qualità di cura e di vita dei pazienti oncologici, anche attraverso l’abbattimento delle diseguaglianze

europa (ecpc) e italia (favo) insieme con il fondo tempia e il suo direttoreIl Direttore della Fondazione Tempia, Pietro Presti: importanti nomine a livello nazionale ed europeo

Dal 12 al 15 maggio 2016 si è svolta a Roma la XI Giornata nazionale del malato oncolo-gico, dedicata anche agli ex malati, ai sopravvissuti al can-cro e a tutti coloro che hanno vissuto da vicino la malattia condividendone ansie, preoc-cupazioni, speranze. Questa giornata rappresenta il cuore dell’attività della Federazio-ne Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO), costituita da oltre 500 associazioni e circa 25.000 volontari.I lavori si sono aperti come di consueto con la presentazione dell’8° Rapporto sulla condi-zione assistenziale del malato oncologico. Quest’anno sono stati approfonditi temi chia-ve nell’attualità dell’oncologia come l’impatto dei farmaci innovativi sulla Sanità italia-na, nuovi scenari assistenziali per i lungo sopravviventi, la nutrizione del paziente on-

cologico, il dolore oncologico nella rete italiana della terapia del dolore, l’importanza della chirurgia oncologica, lo stato dell’arte dei centri di senologia, l’immuno-oncologia, le patolo-gie colon-rettali.Guarire dal cancro oggi è pos-sibile. Nonostante il crescente tasso di incidenza della malat-tia, la crescente efficacia delle terapie e la sempre più diffusa adesione ai programmi di scre-ening per la diagnosi precoce hanno notevolmente inciso sulla prognosi delle patologie tumorali, con il progressivo e costante aumento del numero di malati cronici e di persone guarite. Dal Rapporto pubbli-cato dall’Associazione Italiana Registri Tumori nel 2015 si

evince che complessivamente un malato di cancro su quattro può considerarsi guarito a tutti gli effetti.Sorgono una serie di interroga-tivi in merito alla condizione in cui versano le persone guarite, dal punto di vista sanitario, sociale ed economico. Que-ste persone, insieme ai malati oncologici cronici, rappresen-tano oggi la nuova disabilità di massa, con una serie di bisogni espressi e inespressi e con l’e-sigenza di veder riconosciute tutele giuridiche mirate alla peculiarità e complessità delle patologie neoplastiche, anche al fine di evitare la dolorosa emarginazione troppo spesso generata dall’ignoranza.Francesco De Lorenzo è sta-to confermato Presidente di FAVO per altri tre anni e l’8 giugno 2016 è stato confer-mato anche Presidente della Coalizione europea dei malati di cancro (ECPC). La “European

Cancer Patient Coalition” riu-nisce più di 400 associazioni in tutta Europa. Insieme a De Lorenzo è stato eletto Pie-tro Presti (Direttore Generale della Fondazione Edo ed Elvo Tempia) consigliere di FAVO e Presidente dell’Audit Commit-tee dell’ECPC.La Presidenza di De Lorenzo è stata caratterizzata da una proficua collaborazione con il Parlamento e la Commis-sione Europea. Tra i risultati più importanti di questa si-nergia la recente approvazione ad amplissima maggioranza del Parlamento Europeo de-gli emendamenti presentati dall’On. Gardini, su proposta ECPC, che introducono una valutazione a livello europeo di riferimento dell’efficacia comparativa dei nuovi medi-cinali, eliminando sprechi e inefficienze a livello nazionale.

www.favo.itwww.ecpc.org

L’esecutivo FAVO eletto nel maggio 2016

XI Giornata nazionale del malato oncologicoNuovi scenari e nuove cariche alla Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia

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festival del benessere

1995, collabora insieme alle aziende sanitarie locali. 35 anni sono passati da allora e il Fondo Edo Tempia, oggi anche Fondazione Tempia, è sempre stato in prima linea per poter realizzare i programmi di prevenzione, assistenza, cura e ricerca in ambito oncologico.

Come riesce il Fondo ad essere sem-pre all’avanguardia e promuovere nuove start up?Il nostro è un grande lavoro che ri-chiede molto sforzo e impegno, ma tutto questo è ripagato dall’impor-tantissimo scopo che perseguiamo. Per poter essere sempre innovativo il Fondo si muove su più realtà a livello nazionale ma anche internazionale, partecipando a importanti organiz-zazioni che si occupano di oncologia come la UICC, Union for Interna-tional Cancer Control di Ginevra e l’ECPC, European Cancer Patient Coalition di Bruxelles, sviluppando progetti internazionali (tra gli ultimi ricordiamo il gemellaggio tra i Regi-stri Tumori italiani di Torino e Biella con quelli del Marocco di Casablan-ca e Rabat) sotto il coordinamento dell’IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) di Lione e

lo IACR (Associazione Internazionale Registri Tumori). Oggi stiamo tentando di sviluppare i programmi di screening al fine di ottenere prevenzione e cure sempre più personalizzate; grazie alle conti-nue innovazioni tecnologiche è stato possibile dal 2012 partire con il nuovo programma di screening mammografi-co 3D sperimentale “Proteus Donna”, che vede il Piemonte regione pioniera per l’avvio di questo studio in Italia. Inoltre, grazie a un contributo dell’AIRC abbiamo fatto partire quest’anno un altro studio sperimentale denominato “Andromeda” sempre nell’ambito di “Prevenzione Serena”, al fine di poter suddividere le donne in gruppi di ri-schio ed effettuare in futuro uno scre-ening mammografico personalizzato.Ma l’ingrediente fondamentale senza il quale non riusciremmo a raggiunge-re sempre nuovi importanti traguardi resta la passione con cui svolgiamo il nostro lavoro, con il supporto di illustri professori membri del nostro Comitato scientifico, come per esem-pio Alberto Costa che ringrazio per aver avuto l’importante intuizione che ha dato origine al “Progetto Andromeda”.

Un festival del benessere per festeg-giare i 35 anni. Che traguardo rappre-senta per noi del Fondo Edo Tempia?35 anni sono un grande traguardo. Siamo partiti nell’81 quando di cancro ancora non si sapeva nulla. Il nonno, sotto la guida di illustri professori come Rosselli Del Turco, Veronesi, Costa, Marsoni, Aglietta, Gandini ecc., ha implementato alla fine degli anni 80, qui a Biella, il primo programma di screening a livello nazionale che allora si chiamava “Programma Mimosa” e che tutti ricorderanno perché vedeva le nostre unità mobili spostarsi per tutti i Comuni per portare la diagnosi pre-coce direttamente a casa dei cittadini biellesi. Questa era stata l’intuizione del nonno e ad oggi ancora viene uti-lizzato lo stesso modello organizzativo nell’ambito del programma di screening regionale “Prevenzione Serena”, al qua-le il Fondo, sin dalla sua istituzione nel

Benedetta Lanzaufficio stampa

Fondazione Edo ed Elvo Tempia

la “due giorni” per i 35 anni del fondo nel racconto di viola erdiniIntervista alla co-presidente della Fondazione Edo ed Elvo Tempia

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loro energia incessantemente e da sempre per l’affetto che nutrono nei confronti del Fondo: Alfredo Pino, Maria Teresa Guido, Silvia Fonio Boroli, Anna Rivetti. Grazie davvero! Senza di loro non saremmo potuti arrivare dove siamo oggi!

Da dove è nata l’idea di un festival del benessere per festeggiare il com-pleanno del Fondo?Il Fondo da circa dieci anni organizza attività complementari di sostegno alle terapie oncologiche, attività che age-volano il recupero dell’equilibrio psico-fisico e della quiete mentale. Si tratta di proposte dedicate alle persone in terapia, ma anche alle persone sane, in una logica di prevenzione mirata a una

35 anni di storia, di lavoro, di pas-sione e di riconoscimento da parte della popolazione che continua a sostenere il Fondo Edo Tempia. Il segreto è la qualità dei servizi che forniamo alle persone che ne bene-ficiano concretamente e gratuita-mente. Non possiamo che ringraziare tutta la popolazione del sostegno che non è

mai mancato in questi an-ni, le istituzioni che ci sono

sempre vicine, i volontari, che sono l’anima della nostra

organizzazione e senza i quali non potremmo sostenere anche

le tante raccolte fondi che sono in-dispensabili per continuare a prose-guire nelle nostre attività. A questo proposito, ricordo che chi dispone di qualche ora di tempo libero può darci una mano: ne abbiamo sempre biso-gno! E in ultimo, ma non per ordine di importanza, ringrazio tutti i membri del Consiglio del Fondo e del Comitato Direttivo per la vicinanza che hanno sempre dimostrato e in particolare i membri più attivi della Presidenza, che hanno donato il loro tempo e la

Il concerto di apertura di Emiliano Toso (foto Fighera), alcune immagini delle attività mente-corpo proposte; nella pagina a destra la dot-toressa Paduos e la lezione di cucina di Marta Foglio, sotto l’orchestra filarmonica di Cigliano diretta da Roberto Perinotti

DECENNALEfestival del benessere

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con grandi risultati, presso l’Ospedale Bellaria di Bologna, e con il Dottor Masetti, senologo del Policlinico Ge-melli di Roma che da tempo speri-menta l’efficacia di queste pratiche complementari, abbiamo pensato che il modo migliore per festeggiare non poteva che essere un festival dedicato a queste attività e a propo-ste affini. Sposiamo una concezione ampia di “prevenzione”, che include varie dimensioni: dalla prevenzione a tavola all’attività fisica, ma anche all’importanza di trovare il tempo per ridere insieme e condividere emozio-ni. Per questo, abbiamo pensato di proporre, in occasione del Festival, anche un corso di cucina sana con la Dottoressa Adriana Paduos, senologa di fama e collaboratrice del Fondo, e

con Marta Foglio, chef di cucina natu-rale; anche gli intrattenimenti artistici sono confluiti in questa visione. L’evento si è aperto con il concerto di musica vibrazionale a 432 hz del biologo cellulare e musicista-com-positore Emiliano Toso, a cui sono seguite letture di medicina narrativa, esposizione di immagini fotografiche e performance con artisti dell’Asso-ciazione “Suoni di parole”, partner nella realizzazione dell’evento che ringrazio, in particolare nelle persone di Elisa Lacchia e Franco Fortunato, cari amici del Fondo. L’evento si è chiuso con una me-ravigliosa interpretazione musicale dell’orchestra filarmonica di Cigliano diretta dal caro amico Roberto Peri-notti, chirurgo.

visione olistica della cura, che abbracci non solo la cura del corpo ma anche della mente. Tra le numerose attività che il Fondo propone, lo yoga, il tai chi e il qui gong possono giocare un ruolo molto importante per sviluppare una maggiore consapevolezza di sé tramite l’ascolto del proprio corpo e dei ritmi fisiologici, come il respiro. Proponiamo anche altre attività fisiche dal Nordic walking alla ginnastica in acqua e al pilates, pratiche come il reiki e la riflessologia plantare, sempre nella prospettiva olistica e con la finalità di costruire un’armonia di vita nel proprio presente.Poiché da qualche tempo stiamo col-laborando con il Dottor Pagliaro, che applica la meditazione in oncologia

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DECENNALEfestival del benessere

benessere non è solo uno stato fisico ma riguarda anche la mente, ci è parso interessante cogliere l’occasione per unire i due eventi, quello del Fondo, più legato alla una dimensione fisica, e quello di Suoni di Parole, legato alla dimensione culturale.Siamo rimasti molto soddisfatti da questo esperimento perché i ri-scontri sono stati davvero positivi. Ci auguriamo, quindi, che sia solo l’inizio di una lunga collaborazione in sinergia.

Quale bilancio si può trarre del Festival?Sono molto soddisfatta, soprattut-to per i riscontri ricevuti! Il rischio temporali ci ha obbligati a rinviare le attività psico-fisiche, che sono state recuperate il 2 ottobre, in un pomeriggio dedicato, ma alla fine il tempo ha retto ed è stata una grande gioia vedere una così grande partecipazione da parte di tutti gli amici e collaboratori/sostenitori del Fondo! Evidentemente qualcuno ci ha guar-dato da lassù ed è un pensiero che mi piace tenere con me perché mi dà la forza per portare avanti il nostro grande impegno!

Di che cosa si occupa l’Associazio-ne Suoni di Parole e che cosa la lega al Fondo?L’Associazione Suoni di Parole na-sce ufficialmente nel 2014, ma già negli anni precedenti il gruppo di soci fondatori aveva organizzato diversi eventi culturali e artistici, collaborando con La Linea di Biella e con.testi di Torino.L’Associazione intende promuovere localmente artisti non molto cono-sciuti ma degni di nota e l’editoria indipendente. I primi festival orga-nizzati alla Fondazione Pistoletto - Cittadellarte di Biella nel 2014 e nel centro storico di Biella nel 2015 hanno incluso anche una parte le-gata all’editoria che quest’anno si è deciso di omettere visto il rischio del maltempo.

Gli eventi artistici che l’associazione propone riguardano tutte le arti, da quelle pittoriche/fotografiche a quelle acrobatiche passando dal te-atro alla musica e alla scultura e alle conversazioni letterarie. L’obiettivo è portare alla cittadinanza la cultura e la conoscenza artistica del Biellese e del Piemonte in modo semplice e fruibile da un vasto pubblico.L’idea di collaborare con loro è nata dal mio incontro con Elisa Lacchia: se il

un ringraziamento speciale a novacoop, caffetteria inter-no 21, foodopia, fondazione cassa di risparmio di Biella, menabrea, associazione suoni di parole, emiliano toso, asso-ciazione ravi, federico rusich, riccardo Garufi, Giulio valen-tini, marta foglio, adriana pa-duos, francesca mosca, Giovan-na ferraro, elena macchiorlatti, Barbara saccagno, luca de-antonis, sara molon, stefano Giorgi, roberto perinotti e l’or-chestra filarmonica di cigliano, tutti i curatori dei laboratori, gli insegnanti delle attività psicofi-siche, tutti i volontari e lo staff di collaboratori e dipendenti del fondo, che si sono spesi con grande impegno e disponibilità per la buona riuscita dell’evento.

Le attività per il benessere del Fondo Edo Tempia

REIKIAntica disciplina orientale che consiste nel trasmettere energia attraverso il contatto o la prossimità delle mani dell’operatore sul corpo del soggetto ricevente. Ha come obiettivo l’armonizzazione del corpo, del cuore e della mente attraverso la canalizzazione dell’energia vitale.RIFLESSOLOGIA PLANTAREÈ una tecnica di massaggio che utilizza una pressione su precise aree del piede che corrispondono ad altre zone del corpo. Permette di comunicare attraverso il tatto, consentendo all’organismo di essere messo nelle migliori condizioni possibili per sostenere la salute.YOGALa pratica dello yoga mantiene in salute, può far scomparire problemi e dolori, previene l’insorgenza di malattie e altri problemi legati allo squilibrio corporeo, dona una maggiore chiarezza mentale. Induce rilassamento e può contribuire a risolvere i problemi di sonno.TAIJIQUAN E QI GONGAntica arte che segue i principi della Medicina Tradizionale Cinese. Si tratta di movimenti lenti ed armoniosi che favori-scono l’equilibrio psicofisico, la quiete mentale, il rilassamento e la concentrazio-ne. Si pratica per rivitalizzare il corpo attraverso il fluire dell’energia.NORDIC WALKINGCamminata nordica indicata per tutti coloro che vogliono camminare o impara-re a camminare. Corsi formativi per impa-rare la tecnica con i bastoncini.

PILATESGli esercizi di pilates fanno acquisire consapevolezza del respiro e dell’allineamento della colonna vertebrale, rinforzando i muscoli del piano profondo del tronco, molto importanti per alleviare e prevenire il mal di schiena. Si tratta di esercizi personalizzati e di facile esecuzio-ne, accompagnati da un lieve sottofondo musicale.GINNASTICA È SALUTEAttività motoria personalizzata, guidata da istruttori qualificati svolta in palestre attrezzate. La pratica costante permette di migliorare la condizione psico-fisica del soggetto.IO CAMMINOIdeale per i neofiti che vogliono iniziare a fare movimento all'aria aperta. Il proget-to è rivolto a tutte la fasce di età.SALUTE IN MOVIMENTOProposta di espressione motoria di gruppo, con movimenti ritmati a tempo di musica per promuovere il benessere psicofisico.DOLCE BENESSERE IN MOVIMENTOIncontri volti ad approfondire il contatto tra corpo, intelletto e spirito, con l’obiettivo di recuperare il rapporto armo-nioso con il corpo attraverso piccoli semplici gesti di cura verso sé.GINNASTICA RIABILITATIVA IN ACQUARiservata alle pazienti operate di tumore al seno, volta al completo recupero funzionale e per la prevenzione di possibili complicanze, come il linfedema (o gonfio-re del braccio).

PER INFORMAZIONI SUI CORSITELEFONARE AL: 015.35.18.30

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solidarietà

avvenuta il 19 settembre durante la conviviale del Rotary Club di Biella presieduto da Giancarlo Petrini che si è svolta per l’occasione presso i giardini della Fondazione Tempia per preciso volere congiunto di quest’ul-tima e del Rotary Club Biella.La serata si è aperta con un aperitivo nel parco organizzato dalla Caffetteria “Interno 21” e accompagnato dal pia-cevole sottofondo musicale del duo Musical Chair. Cogliamo l’occasione per ringraziare le aziende “Tenute Sella” e “Centovigne” per aver offerto il vino.Tema delle relazioni è stato il virus HPV, il cancro ad esso connesso e la vaccinazione. Il cancro al collo dell’u-tero rappresenta la seconda forma tumorale più diffusa tra le donne nel mondo e in Italia colpisce circa 3000 donne ogni anno. I relatori sono stati il dottor Enrico Negrone, direttore della Struttura di Ostetricia e Ginecologia

dell’Ospedale di Borgosesia e la dot-toressa Maria Scatolini, direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare della Fondazione Tempia.La relazione del dottor Negrone aveva lo scopo di dare una panoramica sul tema dell’HPV, facendo chiarezza su alcuni pregiudizi ancora legati a questa tematica. La dottoressa Scatolini ha invece illustrato l’attività di ricerca e diagno-stica del Laboratorio di Oncologia Molecolare della Fondazione Tempia che beneficerà del contributo. In particolare, il contributo Rotary ha permesso l’acquisto di “TENDIGO”, un’apparecchiatura all’avanguardia molto importante per la diagnostica delle infezioni HPV. Grazie all’imple-mentazione della metodica HPV-DNA, la Fondazione Tempia sarà in grado di svolgere progetti di ricerca regionali multicentrici e applicazioni diagnostiche.

Il distretto 2031 del Rotary Interna-tional ha scelto di destinare 10.000 euro alla Fondazione Tempia per il service nazionale Papilloma virus dell’anno rotariano 2015/2016 nel quale Massimo Tosetti è stato Gover-natore, con lo scopo di implementare i progetti del Laboratorio di Onco-logia Molecolare della Fondazione riguardanti lo studio dell’HPV. L’im-portante service è stato condiviso da tutti i distretti italiani con il patrocinio del Ministero della Salute.La consegna formale dell’assegno è

Angelica Mercandinoresponsabile

ufficio comunicazione Fondazione

Edo ed Elvo Tempia

rotary distretto 2031 e fondazione tempia insieme contro il papilloma virus Una serata dedicata alla salute e alla solidarietà

Viola Erdini Tempia riceve l’assegno da Massimo Tosetti. A destra, Simona Tempia, Viola Erdini Tempia, Enrico Negrone, Maria Scatolini e Giancarlo Petrini durante la conviviale del Rotary Club Biella svolta presso la Fondazione Tempia

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DECENNALEeventi

Tempia faranno parte del corpo docente del Master di Terapie In-tegrate promosso dal Policlinico Gemelli in collaborazione con Ko-men e terranno una conferenza al Policlinico in ottobre.Apprezzata come una delle real-tà più concrete in questo campo e presieduta dal Dottor Riccardo Masetti, senologo di grande fama e persona di grandissima umanità e sensibilità, Komen Italia svolge le sue attività grazie alla passione di uno staff dedicato, di centinaia di volontari e al sostegno di aziende, istituzioni e testimonial, tra cui Maria Grazia Cucinotta e Rosanna Banfi.Il tema a cui si rivolge Komen è di grande rilevanza sociale: i tumori del seno rappresentano le neo-plasie maligne più frequenti fra le donne di tutte le età e la principale causa di morte nella popolazione

femminile oltre i 35 anni. Una don-na su nove sviluppa un tumore del seno nel corso della vita.L’evento si è sviluppato in tre gior-nate ricche di iniziative dedicate a salute, sport, benessere e solidarie-tà ed è terminato con la tradizionale corsa di 5 km e la passeggiata di 2 km.Caratteristica principale dell’evento è la presenza delle “Donne in Rosa” (quest’anno, oltre 5000), donne che hanno affrontato in prima persona il tumore del seno e che, per mostra-re l’atteggiamento positivo con cui si confrontano con la malattia, scel-gono di rendersi intenzionalmente visibili indossando una maglietta e un cappellino rosa.Nei due giorni precedenti la corsa è stato allestito il “Villaggio della Salute della Donna”, per la promo-zione della salute e del benesse-re psicologico: sono stati offerti

Anche quest’anno con un nuovo record di partecipanti (63.000), dal 13 al 15 maggio, nello splendido scenario del Circo Massimo, si è svolta a Roma la Race for the cure, una delle manifestazioni più signi-ficative organizzate in Italia con l’obiettivo di sostenere la lotta ai tumori del seno e manifestare soli-darietà alle donne che combattono contro la malattia. L’evento è realiz-zato a cura della Susan G. Komen Italia, organizzazione senza scopo di lucro basata sul volontariato che dal 2000 opera anche in Italia.La Fondazione Tempia, che già col-labora con Komen Italia e con il Policlinico Gemelli, è stata felice di sostenere la Race for the cure per l’importanza che questa mani-festazione riveste nel sostenere le donne durante il difficile cammino di cura.La Fondazione Tempia sarà anche partner dell’Accademia di S. Cecilia e di Komen nell’organizzazione del-la parte oncologica del II Convegno Internazionale di Musicoterapia che si terrà a Roma, probabilmente il prossimo aprile, all’Auditorium Par-co della Musica. Inoltre, musicote-rapisti consigliati dalla Fondazione

Viola Erdini Tempiacopresidente

Fondazione Edo ed Elvo Tempia

una corsa in rosa per promuoverela salute della donna

L’impegno di Komen Italia contro il tumore al seno

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gratuitamente esami diagnostici, consulenze specialistiche, lezioni pratiche e momenti educativi, per incoraggiare uno stile di vita sano in nome del rispetto delle norme di prevenzione primaria e secondaria, dell’attività fisica e sportiva e di una corretta alimentazione. Grazie ai servizi fruiti, durante l’evento sono stati diagnosticati tre tumori del seno e cinque tumori della pelle.Nel corso del workshop “Think for women’s health” è emersa, attra-verso l’esperienza del Policlinico Gemelli, l’importanza di dare atten-zione particolare al tema della ri-cerca sviluppando attività di ricerca al femminile in una vera e propria modalità di medicina di genere, per-sonalizzata e declinata al femminile, costruendo dei percorsi dedicati alle donne sia dal punto di vista organizzativo sia soprattutto in termini di ricerca scientifica mirata.In questo ambito, la Fondazione Tempia ha portato la sua testimo-nianza riguardo al “Progetto An-dromeda”. Grazie a un contributo aggiudicatosi dalla Fondazione con un bando AIRC nel 2015, il proget-to è partito come primo studio in Italia nell’ambito del programmi di screening mammografico regionale,

ponendosi l’obiettivo di definire un algoritmo per un’accurata clas-sificazione delle donne in gruppi di rischio e determinare la fattibi-lità e le implicazioni di programmi proporzionalmente più o meno intensivi; l’obiettivo finale è quello di predisporre una prevenzione per-sonalizzata che si traduca in risultati molto più efficaci e, al contempo, per il sistema sanitario nazionale, in un considerevole risparmio di risorse. Al Policlinico Gemelli è attualmente in uso un questiona-rio similare, per alcuni aspetti, a quello somministrato alle pazienti di Andromeda. Vi è l’intenzione di confrontare i risultati di questi lavo-ri per trarne ulteriori considerazioni, sempre in una logica di prevenzione personalizzata.A chiudere la Race for the cure, estremamente emozionante e sug-gestivo è stato il momento della premiazione con il lancio dei pal-loncini rosa e la testimonianza di guarigione di una donna in rosa che riportiamo a pagina 14 per l’importanza del suo messaggio e la sua intensità emotiva.

www.komen.itwww.raceroma.it

Viola Erdini Tempia e Riccardo Masetti

Race for the Cureper il professorMasettiLa Race for the Cure è cresciuta anno dopo anno fino a diventare la manifestazione più partecipata nel-la lotta ai tumori del seno in Italia.Una crescita continua che si spie-ga con le qualità espresse dalla manifestazione: la capacità di rac-colta fondi, che ha consentito di sostenere economicamente oltre 600 nuovi progetti, dei quali 351 svolti da altre Associazioni; l’im-patto culturale positivo, che ha trasformato l’esperienza di malat-tia delle “Donne in Rosa” in una formidabile testimonianza sociale, contribuendo a ridurre la paura ed il senso di isolamento che le pato-logie oncologiche ancora determi-nano e incoraggiando a condividere queste esperienze per affrontarle meglio; la sua vasta eco mediatica, che ha contribuito a tenere alta l’attenzione del grande pubblico sull’importanza della prevenzione e di uno stile di vita sano.Ma, come Presidente, apprezzo la Race anche per la sua capacità quasi “magica” di far incontrare persone e associazioni che operano con la stessa passione. Ed è proprio questa qualità che ha fatto nascere di recente una collaborazione vir-tuosa con la Fondazione Tempia, della quale sono davvero felice e che sono certo porterà a realizza-zioni importanti.

Prof. Riccardo MasettiDirigente Medico responsabile

Struttura ComplessaChirurgia senologia Policlinico

Gemelli di Roma

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testiMonianze

Così mi sono armata di forza e coraggio e sono scesa in campo. Ho dichiarato guerra al mio tumore e a tutte le circostanze ad esso connesso.E mentre loro attaccavano per rendere la mia vita incredibilmente negativa, io gli rispondevo a colpi di vita e di sorrisi in modo che la mia vita continuasse a essere una vita normale e io continuassi a vivere e non sopravvivere. Ho combattuto e alla fine, ce l’ho fatta, ho vinto e sono rinata.Ma c’è una cosa che non vi ho detto. Ho giocato un po’ sporco perché a combattere contro il tumore, non ero sola.Ho avuto accanto a me un esercito stra-ordinario. Questo esercito ha un nome. Si chiama “famiglia” e si scrive con tutte ed 8 le lettere maiuscole. Ma non mi riferisco alla mia famiglia in senso stretto poiché di questo esercito-famiglia fanno parte mia madre, mio padre, mio fratello, i miei non-ni, i miei zii e cugini, le mie amiche, il mio fidanzato (colui che, invece di scappare, ha accettato tutti i “se”, i “forse” e i “chissà” che questa storia comportava) ma anche le mie infermiere e i miei medici. A guidare questo esercito-famiglia, ho avuto la for-tuna nonché il privilegio, che ci fosse un super generale, il mio straordinario medico, il mio supereroe, il prof Riccardo Masetti, colui che mi ha salvato la vita curando non il tumore di Arianna, ma Arianna che, a 25 anni, si trovava ad affrontare una malattia più grande di lei e custodendo il mio sorriso di sempre e a cui non dirò mai grazie abbastanza.C’è un’ultima cosa che devo dirvi. Contro il mio tumore abbiamo usato due armi letali: la creatività, che mi ha portato a creare un piccolo cuore di stoffa con cui colorare i momenti grigi, e l’amore, in tutte le sue molteplici forme. L’amore è stata la mia miglior cura. L’odore di questo amore è quello che ho sentito quando mi sono risvegliata dall’o-

perazione, quello che respiro tutte le volte che torno al centro integrato di senologia del Policlinico Gemelli dove mi sento “a casa”; l’odore dell’amore è più forte dell’o-dore della chemio; è l’odore della speranza; è l’odore che cancella quello della paura. Del loro amore è piena la mia casa, il mio cuore, la forza che ho dentro di me, il mio sorriso. Di fronte all’amore, non c’è “effet-to collaterale da chemio” che non valga la pena sopportare e credo proprio che dell’odore di amore di cui mi sono nutrita abbia avuto paura il mio tumore. Oggi ho 27 anni, quasi 28. Ho circa 10 kg in più e un seno ricostruito. I capelli sono ricci e sono arrivati quasi alle spalle. Meno di mese fa, ho fatto l’ultimo ciclo di chemioterapia. Il 18 novembre scorso ho conseguito la laurea magistrale, con lode.Ho un nuovo lavoro e tanti sogni per il mio futuro.Io e il mio fidanzato conviviamo. I miei amici sono sempre accanto a me, così come pure la mia famiglia.Se sono cambiata? Si, lo sono. Perché oggi il mio sorriso proviene dall’anima, perché credo di conoscere il senso della vita nel profondo, perché il Professor Masetti mi ha insegnato ad avere il cuore che mi esplode di nuova gioia -che prima non conoscevo- per serate come questa, per ogni Race for the cure, per ogni cuoricino di stoffa che cucio, per ogni volta che cerco di fare qualcosa che possa essere di aiuto ad altri, per tutto quello che è la Komen Italia, perché io, nel mio mondo rosa mi sento al sicuro. Perché il tumore ha trasformato la mia vita in una vita incredi-bilmente normale; perché io non sono più una persona serena: io sono una persona felice. Grazie.”

La testimonianza di Arianna è stata filmata nel 2015 e pubblicata s u YouTube; cerca “Arianna Stabile Komen” per ve-derla e ascoltarla.

“Avevo 25 anni, capelli lunghi e lisci, ero magra. Avevo un lavoro che mi piaceva tanto e mi mancava un solo esame per conseguire la laurea magistrale. Avevo un fidanzato, tanti amici e una bella famiglia.Direi che ero una persona serena che aveva una vita fortunatamente normale quando, circa due anni fa, ho fatto l’incon-tro-scontro più importante della mia vita: quello con il tumore al seno.So che è brutto dirlo, ma quando hai 25 anni, il tumore è quel genere di cose che pensi capitino agli altri.Poi ho scoperto che era capitato a me e così la mia vita fortunatamente normale si è trasformata in una vita incredibile.Un incredibile che sembrava essere solo negativo perché ho dovuto affrontare l’intervento di mastectomia, il post ope-ratorio, la chemioterapia, la caduta dei capelli e gli effetti collaterali; ho dovuto accettare i cambiamenti del mio corpo, ho dovuto rispettare la lista delle “cose da non fare” e quella delle “cose da evitare”, il tutto accompagnato da preoccupazioni, angoscia e paura. Una terribile paura.Se mi fermassi qui, voi potreste credere che la paura abbia preso il soppravvento e che questa esperienza sia stata per me, solo negativa. Ma no. Non è stato così, perché questa esperienza ha una con-troparte positiva, che è l’incredibile che preferisco e che riguarda tutte le persone che ho conosciuto e tutte le cose che ho imparato.Ho imparato che nella vita ci vuole corag-gio, forza e determinazione; ho imparato che da soli non si va da nessuna parte e soprattutto, ho imparato che la vita ti toglie delle cose per poi restituirtene delle altre, e qualche volta, con gli interessi.Credo sia questo quello che mi è capitato perché Si, il tumore mi ha sconvolto la vita, ma tutto quello che è capitato durante e dopo, me l’ha sconvolta di più ed in meglio.

«l’odore dell’amoreè più forte dell’odore della chemio»La testimonianza di una donna serena diventata una donna felice

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riflessioni

me che spaventa, mi trovo davanti ad una realtà a dir poco drammatica, de-cine di malati di ogni età che aspettano esami, cure e terapie. Nei loro volti si legge il dolore e a volte la rassegnazio-ne… sono pochi quelli che reagiscono con indifferenza, o almeno cercano di convincere se stessi e gli altri di essere in grado di vincere la battaglia. Quasi tutti sono accompagnati da parenti stretti o amici che cercano di sostenerli e magari di rincuorarli… ma anche nei loro occhi si legge spesso l’angoscia e la paura. Molti trascinano i piedi e i loro movimenti, stremati dalle cure a base di chemio e altre diavolerie, sono lenti e faticosi. Quando si aprono le porte dei laboratori le sale d’aspetto si svuo-tano e i “PAZIENTI” si ritrovano seduti o sdraiati in grandi spazi luminosi per i prelievi, le flebo, e le infusioni. Ed ecco che come per incanto appaiono le in-fermiere e gli infermieri! Leggeri nei lo-ro camici bianchi, professionali e sicuri di se. Conoscono molti dei loro malati

perché li seguono passo dopo passo nel calvario che stanno vivendo. Una parola buona per tutti, un sorriso e un consiglio. Vogliono sapere se stai bene e se hai avuto problemi negli ultimi giorni. Sanno che almeno il 50% di loro non ce la faranno. Io li ho studiati e ho provato a mettermi nei loro panni… io che ho scelto di fare l’artista e non ho mai conosciuto il male, la sofferenza e l’angoscia. Loro sono persone speciali, al di là della professione che hanno scelto, persone che amano donare e prendersi cura degli altri, persone generose per loro natura e non solo per uno stipendio. Quando ti cercano una vena, ti iniettano una puntura o una medicazione fanno in modo di non farti soffrire, ti mettono a tuo agio e vedi l’impegno sui loro volti. E’ un impegno stressante il loro, ore e ore senza tregua con malati spesso difficili e non sempre consci del loro sacrificio, magari maleducati e irriconoscenti. Ma loro devono passare sopra a tutto questo con il sorriso e la leggerezza, devono compiere la loro missione. Ora che ho capito il ruolo spesso incom-preso di queste persone, sono certo di essere in buone mani. I medici danno la via da seguire e loro la applicano con diligenza, perizia e spesso con affetto. Tutte le medicazioni, le applicazioni e le terapie che poi ogni paziente deve seguire. Un lavoro straordinario di forza e di coraggio, un lavoro che almeno da parte mia necessita di un grazie davvero di cuore!”

INFERMIERIGli angeli della sofferenza!“Sono ormai cinque mesi che entro, esco e soggiorno in ospedale. Prima che toccasse a me non mi ero mai reso conto di certe realtà e non davo il giu-sto peso o il merito a figure altamente professionali come le infermiere e gli infermieri. Sono un piccolo esercito e stanno tra il medico e il paziente, fanno da cuscinetto tra la diagnosi, l’intervento chirurgico, il trauma e il malato. Sono gli ANGELI DELLA SOF-FERENZA! Ogni volta che entro nel mio reparto “ONCOLOGICO”, un no-

Omar Rondaartista e amico

del fondo edo tempia

testimonianza d’artistaOmar Ronda, negli ultimi mesi coinvolto direttamente nell’esperienza del tumore, ha dedicato agli Infermieri una riflessione che gentilmente ci concede di condividere

PREMIOPER LA POESIA DI LUCA STECCHIDomenica 28 settembre 2016, a Varallo, ha avuto luogo il Pre-mio Internazionale di Poesia “Città di Varallo “ 2016; l’evento si è svolto alla presenza delle più alte autorità cittadine, fra i quali anche il Sindaco Eraldo Botta. Tra i premiati anche il poeta biellese Luca Stecchi che, con la poesia “Blu Cobalto”, è risultato fra i finalisti e premiato con l’ar-tistico diploma personalizzato

con targa aurea e menzione d’onore e la cui opera è già in-serita in una raccolta edita dalla casa Editrice Otma 2 Edizioni.L’ispirazione per questa poesia, racconta l’autore, nasce dall’a-ver assistito in maniera fortuita a una presentazione letteraria presso il Fondo EdoTempia, de-

dicata alla storia di Elena Mac-chiorlatti (nella foto, accanto a Luca Stecchi) e al suo viaggio all’interno della malattia, anche negli aspetti più dolorosi come le cure e la cobaltoterapia.Durante la presentazione qual-cosa è scaturito in Stecchi e quasi di getto ha scritto del-le frasi su un foglio di carta, appunti che hanno lasciato la forma embrionale diventando veri e propri versi: ecco la storia di “Blu Cobalto”.

BLU COBALTOUn incontro di emozioni ha gui-dato il tuo viaggio

come il Soleha colorato il Tuo visocosi la porpora ha macchiato la Tua animaEsisteva un tempo in cui sognavicon candide stelle e in acque cobalto Come poetaun Dio sovrano intesse la telaanela preghiera riserva timoreIn acque quiete cimenta il tuo travagliola forza di donna crea legameE ridesta amoreSe il tuo cuore si aprisseRacconterebbe il coraggio di ma-dreChe è stata anche figlia.

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prevenzione

la circolazione e l’abuso deve esse-re in qualche modo inquadrato in un’etica dell’informazione. Proprio in considerazione delle implicazioni etiche e sociali di questo genere d’informazioni/notizie - la cui etica, come abbiamo visto, non sempre è fondata su principi e regole condivise -, l’impegno della Fondazione Edo ed Elvo Tempia su questo problema si è tradotto si può dire dalla sua fondazione ad oggi in una continua battaglia culturale che si realizza at-traverso un’informazione strutturata in comunicazione, conoscenza e con-sapevolezza, in modo da contrastare, o almeno arginare, questo crescente problema.Tutti gli ambienti sono sensibili e quindi raggiungibili.Nel corso di 35 anni di vita tra Fon-do e Fondazione Tempia abbiamo

La crescente diffusione di internet e social network, unita ai media più tradizionali, ha comportato una sem-pre più ampia disponibilità di notizie e informazioni, sollevando delicate questioni etiche e di responsabilità sociale, in particolare sul tema della salute umana. In ambito medico-scientifico alcune notizie possie-dono potenzialità così dirompenti, sia sul piano collettivo sia su quello individuale, che la produzione, l’uso,

Paolo Bagnasaccodirettore sanitarioFondo Edo Tempia

prevenzione e informazioneUn impegno costante per diffonderela consapevolezza in materia di salute

La mensa dello stabilimento Reda S.p.A. di Crocemosso

Un successola serata a Zumaglia sulla prevenzione oncologica a tavolaUna serata che ha coinvolto molte perso-ne, interessate all’argomento e partecipi alla discussione: è stata un successo la conferenza “Prevenire i tumori senza rinunciare al gusto” che si è tenuta a Zumaglia, a Villa Virginia (via Roma 13), nel mese di aprile. Paolo Bagnasacco, ra-dioterapista oncologo dell’Asl di Biella e direttore sanitario della Fondazione Tem-pia, ha esposto gli studi, i dati e le eviden-ze scientifiche che dimostrano quanto e come una sana e corretta alimentazione possa ridurre il rischio e l’incidenza di diverse patologie, in particolare quelle cardiovascolari e oncologiche. Alla parte scientifica sono seguiti con-sigli pratici per mettere in tavola tutti gli ingredienti della salute e sono state distribuite alcune ricette che, senza rinunciare al gusto, prediligono la salute e la prevenzione. “Un’alimentazione corretta – ha spiegato Paolo Bagnasac-co – prevede l’assunzione giornaliera di cereali integrali, legumi, verdura e frutta di stagione. Niente di difficile e compli-cato. Basterebbe ritornare alle origini,

alle ricette dei nostri nonni, che consuma-vano i prodotti della terra e quelli coltiva-ti direttamente negli orti. Uno stile di vita sano comprende, oltre all’alimenta-zione corretta, an-che una moderata attività fisica, evi-tando le cattive abitudini (primo su tutti il fumo di sigaretta)”.

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raggiunto piazze, scuole fabbriche, assemblee pubbliche, chiese, mo-schee, università popolari per cercare di tradurre nel modo più semplice possibile le informazioni scientifiche volte a tutelare la nostra salute.Per fare tutto questo operiamo con le Aziende Sanitarie territoriali, Uni-versità e Centri di ricerca al fine di sostenere e migliorare i programmi oncologici della Regione Piemonte, in particolare nei seguenti ambiti:• Prevenzione • Ambulatori di diagnosi precoce • Programmi regionali di screening • Supporto alla sanità pubblica • Psiconcologia • Cure palliative

• Ricerca • Oncologia molecolare • Registro tumori • Formazione e divulgazione medico

scientifica • Volontariato

Ultimo progetto che stiamo svilup-pando è la collaborazione con le mense delle aziende, segnalando tra gli alimenti offerti quelli che sono raccomandati dal WCFR (massimo organo che valuta il rapporto tra cibo e salute).Come si può vedere dalle fotografie allegate, vengono affissi alle pare-ti dei cartelloni riportanti concetti molto semplici. La finalità è quella di

consentire al lavoratore di leggere (o non leggere) in piena autonomia e discrezionalità il contenuto. Giorno dopo giorno pensiamo che il con-cetto venga correttamente assimi-lato. Successivamente si accede alla mensa, dove tra le varie offerte la persona interessata può consuma-re gli alimenti di cui prima ha letto pregi e virtù. Ovviamente si è liberi di scegliere quello che si vuole tra le offerte del giorno.Pertanto le parole chiave sono infor-mazione, istruzione, consapevolezza, libertà di scelta.Così cerchiamo di fare con i Comuni.Siamo partiti da Gaglianico ma presto arriveremo in altri. A presto!

La mensa dello stabilimento Fiat di Verrone

L’azienda Aglietti è attenta alla salute dei suoi clienti e sen-sibile all’impegno del Fondo Edo Tempia. Federico Aglietti ha fatto stampare sulle borse della spesa disponibili presso il suo punto vendita di Cossato un consiglio su temi legati all’a-limentazione e, sull’altro verso, l’invito a donare il 5 per mille al Fondo.Gli stili di vita orientati alla sa-lute si costruiscono tutti i giorni.Complimenti per l’iniziativa e grazie per il sostegno!

Nella foto Federico Aglietti con Simona Tempia, Davide Zappalà, Paolo Bagnasacco e alcuni collaboratori del Fondo Edo Tempia

Grazie a chi ha offerto il pro-prio contributo in occasione del tradizionale appuntamento con le Azalee della Ricerca. Lo scorso 8 maggio, in occasio-ne della festa della mamma e della giornata nazionale delle Azalee della Ricerca, il Fondo Edo Tempia, sede provinciale dell'AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro), ha promosso attraverso i suoi volontari la vendita delle pian-tine per la provincia di Biella, sia a Biella sia a Cossato.

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corsa della speranza

azzurro, il sole che scalda ancora, la bellezza di una domenica mattina, di un fine settembre meraviglioso. Forse l’eredità di Elvo Tempia è proprio que-sta: lui si commosse, in ospedale, rico-verato, quando partì la prima edizione della Corsa nel 2004 (e mancò un mese dopo) e lasciò ad Anna Rivetti, già allora vice presidente del Fondo e coordinatrice della Corsa, un saluto e un messaggio: “non smettete di cor-rere, perché la ricerca, per vincere la battaglia contro il cancro, ha bisogno anche di voi. Grazie a tutti”.Il motto e i ringraziamenti si rin-novano ogni anno, perché in ben 12 edizioni i Biellesi hanno sempre risposto con grande entusiasmo: dal record di 1300 partecipanti, i numeri si sono sempre più o meno aggirati intorno al migliaio. Sicuramente un successo. La costanza di molti, la

L’energia che si sprigiona alla parten-za della Corsa è improvvisa, impal-pabile, eppure la senti precisa come un groppo alla gola. È dalla prima edizione che mi presento all’arco di partenza e la sensazione è sempre la stessa, una lacrima trattenuta a stento. L’ho corsa da “atleta” con gli amici e il cronometro al polso, l’ho camminata con mia figlia appesa al marsupio e poi per mano, ho accom-pagnato Anna, l’amica di sempre, e Barbara, mamma sprint, straziate dalla chemio, mancate troppo presto, neanche a 40 anni; e sempre, ogni anno, la stessa emozione. Ma non è soltanto la sfera personale, ognuno ha la sua, a far vibrare un’e-nergia sottile; è vedere tutta quella gente che corre, cammina, chiacchie-ra, spinge passeggini, monopattini e biciclette, le magliette colorate, il cielo

Benedetta Lanzaufficio stampa

Fondazione Edo ed Elvo Tempia

In 1000 per aiutare la ricerca La Corsa della Speranza rallegra la città: una passeggiata non competitiva e aperta a tutti

Grazie all’associazione sportiva Biella Running e agli organizzatori della corsa podistica Mosso Vertical Mille.Nel mese di maggio a Mosso si sono tenute due corse, una com-petitiva e una non competitiva, attraverso borghi, boschi e pascoli e caratterizzate dal percorso ripido, dal paesaggio meraviglioso che ne ha costituito lo scenario e dalla scelta di solidarietà che ha ulterior-mente valorizzato l’appuntamento sportivo. Il sindaco Carlo Grosso ha infatti scelto di devolvere il ri-cavato dalla manifestazione Mosso Vertical Mille, 1.200 Euro, al Fondo Edo Tempia, da sempre impegnato anche nella promozione dell’attività fisica come strumento di preven-zione delle patologie oncologiche e cardiovascolari.

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Grazie a: Autotrasporti Delledonne, Balossino bevande, Biscottificio Cer-vo, Centro Ricambi Bresciani, Clinica Odontoiatrica Villa, De Martini Bayart e Texifibra, dott. Carlo Maffei medico dentista, Farmacia Balestrini, Filatura di Trivero, Filatura Lama, La Pialla, La-nificio di Sordevolo, Liabel, Manifattura Golf, S.I.R.A, Ver-gas di Veronese. La loro generosità ha consentito al Fondo Edo Tempia di disporre di un’auto in comodato d’uso gratuito, nell’ambito del progetto di solidarietà sociale rea-lizzato dalla Mobility Life srl: il progetto prevede che gli automezzi forniti siano finanziati dagli imprenditori locali che acquistano spazi pubblicitari da appli-care sulla superficie esterna del veicolo.L’auto consentirà ai volontari del Fon-do di trasportare pazienti oncologici anziani o soli in ospedale per accedere alle terapie e alle cure necessarie. Il ser-vizio di trasporto offerto dal Fondo è molto apprezzato: ogni anno vengono percorsi circa 22.000 km.

stenevano il Fondo. Sono passati dodici anni dal messag-gio di Elvo Tempia, uomo lungimirante, e il cancro sta diventando sempre più una malattia curabile. Terapie per-sonalizzate, studi sui geni, progetti, sperimentazioni e applicazioni, hanno permesso alla ricerca, e più preci-samente la ricerca clinica, di base e applicata, di migliorare il corso della malattia e la qualità di vita dei pazienti. Si sono unite, frutto del lavoro di un’e-quipe di esperti, le raccomandazioni del Fondo Mondiale per la ricerca sul cancro (WCRF) che nel decalogo per uno stile di vita corretto mette ai primi posti l’importanza di svolgere un’adeguata attività fisica, rivolgendo sempre una particolare attenzione ad una alimentazione sana e naturale. La Corsa è quindi prevenzione allo stato puro, sport e benessere, unita alla possibilità di sviluppare la ricerca scientifica. Un binomio invincibile, che tutti possiamo contribuire a so-stenere. L’importante è non smettere di correre!

sensibilità di tutti, hanno fatto sì che si potessero raccogliere oltre 100.000 euro (dalla prima edizione del 2004 ad oggi), tutti destinati a finanziare la ricerca oncologica della Fondazione Tempia, che vanta due laboratori, di Farmacogenomica e di Oncologia Molecolare, fiori all’oc-chiello del territorio ed eccellenze in tutto il Piemonte. Quando nacque la Corsa, nel 2004 con il nome dell’eroi-co canadese Terry Fox, che, ricevuta l’infausta diagnosi di cancro, decise di attraversare il Canada chiedendo un dollaro al suo passaggio, l’Onco-logia Molecolare era ancora lontana dal suo arrivo a Biella (il laboratorio fu poi inaugurato nel 2011), ma la ricerca stava compiendo già passi da gigante. Giovanna Chiorino, direttrice del laboratorio di Farmacogenomica, attivo dal 2001, procedeva con le collaborazioni con le grandi univer-sità italiane ed europee, l’oncologo Alberto Costa, biellese di nascita, promuoveva la Corsa in tutta Italia, i Biellesi raccoglievano l’invito e so-

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In senso orario: Paolo Bagnasacco con i figli; Elena Rocchi, Viola Erdini Tempia, Nicoletta Favero e Paolo Bortolozzo; due partecipanti alla corsa

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dal Fondo Edo Tempia, realizzate con il coordinamento della vice-presidente Maria Teresa Guido e della psicologa del Progetto Bambini Isabella Graziola: laboratori artistici insieme all’artetera-peuta Giovanna Pepe Diaz, di cucina con la chef Marta Foglio, di yoga con l’insegnante Elisabetta Veralli, di psi-comotricità con Michela Arnaldi, di movimento con l’istruttore Edoardo Valsania.Hanno reso speciali le giornate an-che Eleonora Buratti e Luca Boggio ballando sui ritmi africani; Maurice Debernardi con il teatro dei burattini; Emanuela Regis e Giusy Golisano insieme al cane magico Zaira; Anto-nio Rubino e Nicoletta Storchio, con

divertenti giochi tradizionali con le bocce. Bellissimo e coinvolgente lo spettaco-lo messo in scena dagli artisti Milo e Olivia, gentilmente offerto dal Circolo di Lessona, nell’ambito degli eventi del programma del festival Ratataplan, che ha condensato un po’ lo spirito di questa iniziativa: uno spazio in cui poter sorridere insieme. È stata un’e-sperienza costituita da incontri molto preziosi: fra i volontari della nostra As-sociazione e di “Amar – Amici di Ma-rio”, Radio Soccorso Sociale e gli alpini di Giaveno e di Biella; con i volontari della Croce Rossa, in particolare, di Biella, che ha messo a disposizione 24 ore su 24 la Bambulanza e l’animazio-ne dei suoi giovani; con gli operatori della Rete Oncologica Piemontese e dell’Associazione Faro di Torino; con le famiglie e i loro bambini, che hanno vissuto con entusiasmo questo pro-getto, permettendoci di farne parte.Davvero una bella esperienza nei 35 anni del Fondo Edo Tempia!

Dalla nascita del Progetto Bambini sono trascorsi sette anni: un tempo ricco di cambiamenti, di attività e di incontri con tante famiglie e operatori.Fra questi, nel corso di questa esta-te, il Fondo Edo Tempia ha avuto il piacere di conoscere Progetto Giada, una splendida realtà di volontariato torinese. L’occasione è stata l’orga-nizzazione di una vacanza un po’ speciale, pensata per quelle famiglie che si trovano ad affrontare la realtà della malattia oncologica di un figlio o di un genitore.Fin da subito c’è stata un’intesa par-ticolare, un riconoscimento reciproco nell’investimento delle proprie risorse in favore di chi attraversa un momen-to complesso della propria vita.“I Bambini fanno OO – Obiettivo Oropa” è stata un’esperienza intensa per tutti i suoi protagonisti: piena di momenti di serenità e di benessere, di vicinanza e di condivisione.Ben 35 sono i nuclei familiari che sono stati coinvolti nel progetto, che ha avuto come scenario il Santuario di Oropa: le famiglie FARO della Re-te Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, le famiglie provenienti dall’Ospedale Gaslini di Genova, dall’I-stituto Tumori di Milano e dal Regina Margherita di Torino. Bambini, ragazzi e genitori si sono così divertiti nelle diverse attività proposte

Isabella Graziolacoordinatrice

progetto BambiniFondazione

Edo ed Elvo Tempia

Giovanna Pepe Diaz

arteterapeutaFondazione

Edo ed Elvo Tempia

“i Bambini fanno ooobiettivo oropa”!Insieme a “Progetto Giada” onlus, il Progetto Bambini sempre più ricco di nuove collaborazioni

progetti

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Il nostro ricordo di “Gim” è ancora vivo e presente, fin dal nostro primo incontro con lui, il colloquio di lavoro. Per qualcuna di noi sono passati più di vent’anni e per qualcun’altra quasi vent’anni... stiamo parlando degli anni ’90, quando Elvo entrava ogni mattina nella “Villa” (allora detta Canepa e poi diventata sede ufficiale del Fon-do Edo Tempia) e passava sempre sorridente tra le nostre scrivanie per un saluto (eravamo in poche, quindi faceva in fretta), per poi sedersi alla sua, ricoperta di fogli pieni di migliaia di idee da realizzare per la crescita di questo ente, ma soprattutto per il benessere dei cittadini a cui lui teneva particolarmente. Tra i mille obiettivi, il più importante, quello che ormai è istituzionale da anni, era lo screening mammografico e citologico; ci tene-va così tanto alla salute delle donne biellesi, da voler arrivare a tutte, ma proprio a tutte, e l’ha fatto, con gli ambulatori mobili itineranti per i vari paesi delle vallate, per poterle age-volare all’utilizzo della prevenzione

anche sotto casa o fuori dalle fabbri-che. Ha voluto creare gli ambulatori di diagnosi precoce, il servizio di cure palliative domiciliari; si è battuto per l’avvio del nostro importante labora-torio di farmacogenomica e ci teneva a condividere questi suoi obiettivi scrivendo ai cittadini e ai sindaci dei Comuni biellesi per coinvolgere tutta la popolazione nella realizzazione di questi importanti traguardi e ci è riuscito. Un uomo così ti resta nel cuore, per il suo coraggio, la sua te-nacia, la sua abilità e la sua sensibilità, doti rare da trovare tutte insieme in una persona sola, ma questo era Elvo Tempia. Colui che ha piantato le radici del Fondo Edo Tempia così profondamente, che a 35 anni dalla sua costituzione è ancora per tutti noi così importante. Per questo motivo abbiamo voluto scrivere queste poche righe, perché per noi, le “vecchiette” del Fondo (e solo in questo caso ci fa piacere appellarci così), è un motivo di orgoglio far parte di questa prestigiosa associazione, ancora dopo tanti anni.

un ricordo di elvo tempia 35 anni dopo la sua grande intuizioneGim nelle parole delle impiegate e delle infermiere del Fondo

testiMonianza

GRAZIE AGLI AMICI DI SANDIGLIANOUn bel regalo alle donne e alla ricerca: il Fondo Edo Tempia ringrazia di cuore il gruppo Amici della Ricerca, gli organizza-tori e i partecipanti alla cena benefica che si è svolta la scorsa settimana alla Pro Loco di Sandigliano.Una bella serata all’insegna dell’allegria, della buona cucina tradizionale e della solidarietà: tutto il ricavato è stato, infatti, devoluto al Fondo Edo Tempia. I promotori dell’evento, capeggiati dal sindaco Mauro Masiero e dal presidente della pro Loco Fiorenzo Diviso, hanno consegnato a Si-mona Tempia ben 5.080 euro: 3.000 euro verranno destinati alla ricerca scientifica, mentre i restanti 2.080 euro serviranno all‘acquisto di Dignicap, il macchinario che riduce la perdita dei capelli indotta dalla chemioterapia. In tutta Italia solo l’IEO di Milano, e altri 4 centri sono dotati di que-sta apparecchiatura, ma nessun ospedale piemontese può proporre alla donne che si ammalano di cancro questa preziosa possibilità. Da qui è nato il desiderio della Fondazione Tempia di dotare l’ospedale di Biella di DigniCap. Un bel gesto quello degli Amici della Ricerca di Sandigliano: il loro contributo è fondamentale perché mancano circa 7.000 euro all’acquisto del macchinario ed è un prezioso regalo alle donne, nell’ambito di ottobre, mese della prevenzione del tumore al seno.

Sandra De Bianchi (screening) a sinistra, Paola Serpieri (ammi-nistrazione) al centro e Giovanna Genta (infermiera) a destra

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DECENNALEcosì scriveva elvo teMpia

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testiMonianza

Resistenza, nelle Istituzioni e nel Par-lamento della Repubblica del quale è stato deputato. Gim era consapevole e orgoglioso del ruolo straordinario che le formazioni Garibaldi e i comunisti hanno avuto nella Lotta di Liberazione, in partico-lare in territori come il Biellese, ma ha sempre contrastato il tentativo di ridurre la Resistenza all’impegno di una parte soltanto, esaltandone in-vece il carattere unitario e di popolo. Ed a noi più giovani, che sbagliando, consideravano quella posizione un cedimento verso gli altri partiti, egli non si stancava mai di ricordare il valore dell’unità, condizione fonda-mentale per isolare e battere i nemici delle istituzioni democratiche che in quegli anni vennero sottoposte ad attacchi durissimi. Egli è stato la dimostrazione di co-me non esista alcuna relazione tra l’età anagrafica delle persone, la lo-ro combattività e la loro passione

civile. Erano donne ed uomini con una tempra d’acciaio, ciascuna delle quali esprimeva una forte persona-lità, accanto ovviamente a pregi e a difetti. Tutti avevano però un grande rispetto per le istituzioni e per le idee di coloro che la pensavano di-versamente da loro. Comune era la concezione quasi sacrale della libertà e della democrazia.Ho lavorato con Gim per anni, non l’ho mai sentito “sparlare”, “ denigrare” o usare parole fuori luogo nei con-fronti di un suo avversario politico.Difendeva con convinzione le pro-prie idee e invitava noi più giovani a fare altrettanto, a non indulgere al compiacimento e all’opportunismo. L’invettiva e lo sberleffo non faceva-no parte del suo modo di concepire e praticare la lotta politica. Viveva con fastidio l’idea della politica che nega il valore dei rapporti tra le persone e si riduce ad un pragmatismo senza principi e riferimenti ideali e valoriali o peggio ancora a meschine lotte rivolte a conquistare il potere per il potere.Ai giovani, ai quali amava rivolgersi, ha insegnato a non rinunciare alle proprie idee ed a credere nel cam-biamento e in grandi utopie positive. Molti dei suoi discorsi contro le ingiustizie e gli oppressi, contro un mondo all’interno del quale aumen-tano le distanze tra ricchi e poveri, contro le guerre, per un nuovo uma-nesimo e per uno sviluppo soste-nibile, mi ricordano quelli di Papa Francesco.La sua vita è per tutti noi un inse-gnamento permanente a battersi per difendere i valori della libertà, della democrazia, della pace e della giu-stizia sociale, perché nessuno possa sentirsi ultimo.”

Ringraziamo l’ANPI per aver orga-nizzato questo evento in occasio-ne del 25 aprile, festa della Libe-razione, Mariella Acquadro per le intense letture che ha proposto, il Prof. Gasparetto per il suo ri-cordo di Gim e Wilmer Ronzani per l’intervento che riportiamo parzialmente di seguito.

“È merito di donne e di uomini come Gim se l’Italia è diventata un Paese libero e se abbiamo una Costituzione che, per quanto riguarda la prima parte, rimane una delle Costituzioni più avanzate e belle del mondo. La mia generazione ha avuto una grande fortuna: quella di conoscere, di impa-rare, di formarsi alla scuola di donne e uomini come lui; donne e uomini con un grande senso delle istituzioni, una forte moralità, una umanità e una generosità non comuni.Quando alcuni di noi, allora giova-nissimi, si avvicinarono alla politica, i protagonisti della Guerra di Libera-zione avevano sì e no 50 anni. Il 25 aprile ci sembrava una data lontana nel tempo, ed invece la Resistenza si era conclusa da una manciata di anni. Era lì dietro l’angolo ed è anche per questo che la nostra scuola principale sono stati i racconti in ‘viva voce’ di molti protagonisti. Della Resistenza, di ciò che essa aveva rappresentato, del sacrificio di tanti giovani, dei suoi capi e degli episodi di eroismo che l’avevano caratterizzata, si parlava nelle famiglie, ce ne parlavano i nostri nonni, i nostri genitori e i partigiani.La Resistenza, intesa come grande processo unitario, l’antifascismo e la Costituzione, hanno rappresen-tato la bussola dell’impegno di Gim nell’ANPI, nell’Istituto Storico della

Wilmer ronzani ricorda GimUn ricordo di Elvo Tempia in occasione del 25 aprile di quest’anno

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DECENNALEvolontariato

legazioni si moltiplicano (conferen-ze, spettacoli teatrali e musicali, mostre...) e i volontari dimostrano di essere una forza efficace e ine-stimabile per diffondere i messaggi del Fondo. Nel 2000 parte la bella storia del volontariato in oncologia. Con la nascita del Polo Oncologico all’Ospe-dale di Biella, il Fondo forma i primi volontari. Per Biella e per il Fondo è l’inizio di un percorso nuovo, che da-rà risultati importanti nel corso degli anni successivi. Otto corsi di forma-zione preparano negli anni oltre 80 volontari, che vengono assegnati a vari compiti, in convenzione con l’Asl: aiuto nel day hospital ospedaliero e nel reparto, al domicilio dei malati in cure palliative. Poco tempo dopo parte anche il servizio di trasporto di pazienti oncologici, sempre effettua-

to da volontari e molto apprezzato dalla popolazione. Oggi, se ai volontari in oncologia aggiungiamo quelli delle varie dele-gazioni, degli uffici di via Malta, dei gruppi di socializzazione, quelli di supporto ai progetti di ricerca, dei giovani di “Tuttinsieme per la vita”, il numero è rilevante: sono oltre 180. Mentre scrivo, penso a Tempia, che, quando veniva a salutare i volontari riuniti per i loro incontri, diceva con spontaneità e convinzione “siete il fiore all’occhiello del Fondo”. Lo di-rebbe anche oggi.A tutti va il caloroso grazie della Presi-denza per il lavoro prezioso che svol-gono quotidianamente e per la loro dedizione al Fondo. Grazie anche a quelli che hanno svolto la loro attività nel passato, per aver condiviso una parte del cammino del Fondo.

La storia del volontariato del Fondo Edo Tempia è lunga quanto la storia del Fondo stesso. Quando, nel 1981, Elvo Tempia creò il Fondo, seppe raccogliere intorno a sé molte persone che, per i nobili fini che si prefiggeva, lo aiutarono a concretizzare il suo sogno. Erano persone conosciute e persone “co-muni”, unite dalla consapevolezza di aderire ad un progetto che sarebbe diventato una importante realtà per il Biellese e non solo. Negli anni successivi, tra i tanti che aderiscono, in un crescendo di con-divisione, ci sarà il Comitato di Cos-sato “È Natale...tutti insieme per la vita!”, con importanti iniziative per la raccolta fondi da destinare, secondo l’obiettivo del Fondo, all’acquisto di apparecchiature per l’Ospedale, in primis la TAC.

E poi, i giovani di “Tuttinsieme per la vita” portano una ventata di en-tusiasmo e di nuova energia. Le loro feste dei bambini e le innumerevoli iniziative sono sempre un successo. Nel 1996 si strutturano le delegazio-ni territoriali che raccolgono gruppi di volontari in varie zone del Biellese. La prima è quella di Cossato, molto attiva ancora oggi, poi, tra le altre, quella più numerosa di Biella e, ultima in ordine di tempo, ma attivissima, quella di Ponzone. Le iniziative organizzate dalle de-

«Grazie!»La forza propulsiva e insostituibile dei volontari

Un gruppo di volontari attivi presso la struttura di Oncologia dell’Ospedale degli Infermi di Biella

Maria Teresa Guidovice presidente

Fondo Edo Tempia

Sparirà con me ciò che trattengo

ma ciò che avrò donato resterà nelle mani di tutti.

RABINDRANATH TAGORE

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tuttinsieMe per la vita

continuità di “Tuttinsieme per la vita” e il maggior sostenitore delle nostre attività è sempre stato Elvo Tempia, che ci ha sempre incoraggiati a con-tinuare e ha sempre appoggiato ogni idea con entusiasmo.L’esigenza, adesso, è di coinvolgere

e aggregare giovani che, con le loro idee, diano linfa nuova e comunichi-no ai loro coetanei che si può fare volontariato divertendosi.

Il Gruppo“Tuttinsieme per la Vita”

Fare volontariato divertendosi con gli amici è sempre stato il filo con-duttore del gruppo “Tuttinsieme per la vita” del Fondo Edo Tempia.L’obiettivo del gruppo è la raccolta di fondi a sostegno dell’Associazione Fondo Edo Tempia e delle sue iniziati-ve fin dal 1983, anno della nascita del Gruppo.Le attività del gruppo iniziarono con serate che fruttarono, dal 1983 al 1994, circa 800 milioni di vecchie lire.Dal 1995 le lotterie che, in alcuni anni permisero di raccogliere cifre che superarono 100 milioni di lire, si concludevano con serate in discoteca con ospiti molto famosi del calibro di Ezio Greggio, Gene Gnocchi, Samue-le Bersani, Dario Vergassola, I ragazzi dello zoo di Radio 105 e molti altri. Per parecchi anni il Gruppo è stato presente all’Expo di primavera e di autunno presso i saloni di Biella fiere, con lotterie istantanee che riscuote-vano grande successo sia in termini di pubblico sia in termini di offerte raccolte.Da diciotto anni il gruppo organizza ai giardini Zumaglini la “Grande Festa dei Bambini” una giornata di festa per i bambini delle scuole materne ed elementari, con giochi all’antica, me-rende e premi per tutti i piccoli dif-fondendo sul territorio provinciale le attività dell’associazione.Dalla nascita del gruppo “Tutti insie-me per la vita”, tutti i fondi raccolti sono stati utilizzati per l’acquisto di apparecchiature mediche donate all’Ospedale degli Infermi di Biella, per l’implementazione del laborato-rio di ricerca, per le cure palliative e negli ultimi anni per il “Progetto Bambino”.In questi trentatré anni tante persone hanno contribuito al successo e alla

Solidarietà e divertimentoL’esperienza più che trentennale di un gruppo di amici

Alcune immagini di repertorio

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intervista

nel salotto per l’attesa libri e riviste di argomenti disparati e caramelle (quelle buone davvero, non quelle “formali”). Un inno alla vita. Questo ambiente di vera accoglienza mi trasmette la gioia travolgente della generazione e il valore del benes-sere. Attualmente, la dottoressa Ni-coletta Valestra (nella foto qui sotto) dedica il 50% circa del suo tempo alla procreazione assistita. Ma man-tiene in primo piano anche l’opera di prevenzione di patologie come il cancro dell’utero e delle ovaie, che

Entro in uno studio medico distante da molti cliché: un appartamento, una vera casa, nel cuore di Biella, con le pareti tappezzate di fotogra-fie di bimbi, immagini di ecografie,

da 30 anni all’avanguardia nella prevenzione per le donne del BielleseUn incontro con Nicoletta Valestra, ginecologa per il Fondo

Roberta InvernizzicollaBoratrice

Fondazione Edo ed Elvo Tempia

HPV (Papilloma Virus Umano)Se ne conoscono 120 tipi. La stragran-de maggioranza delle infezioni è tran-sitoria e asintomatica. Tuttavia, se l’in-fezione persiste, può manifestarsi con lesioni della pelle e delle mucose, a se-conda del tipo di Hpv coinvolto. Alcuni tipi di Hpv sono definiti ad alto rischio oncogeno poiché associati all’insorgen-za di neoplasie. Il tumore più comune-mente associato all’Hpv è il carcinoma del collo dell’utero (cervicocarcinoma o carcinoma della cervice uterina). Il virus Hpv si trasmette per via sessuale, attra-verso il contatto con cute o mucose. I microtraumi che avvengono durante i rapporti sessuali potrebbero favorire la trasmissione. La trasmissione attra-verso contatti genitali non penetrativi è possibile, pertanto l’uso del preservati-vo, sebbene riduca il rischio di infezio-ne, non lo elimina totalmente perché il virus può infettare anche la cute non protetta dal profilattico. Numerosi stu-di concordano nel ritenere il numero dei partner sessuali e la giovane età al momento del primo rapporto sessuale i fattori di rischio più rilevanti per l’ac-quisizione dell’infezione da Hpv. Il Pap-test consente di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in carcinoma: si stima che, eseguito a intervalli regolari di 3-5 anni, riduca il rischio di sviluppare un tumo-re cervicale invasivo di almeno il 70%. I tipi oncogeni di Hpv, oltre a essere re-sponsabili della totalità dei tumori della cervice uterina, sono responsabili di cir-ca il 90% dei tumori dell’ano, il 70% dei tumori della vagina, il 50% dei tumori del pene e il 40% dei tumori della vulva.

Fonte: EpiCentro - Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, a cura del Centro naziona-

le di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità.

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comprendere l’importanza di effet-tuare esami di controllo; quella fatica è stata ripagata, nel tempo, dalla quantità di donne che hanno potu-to ricevere per tempo una diagnosi oppure di quelle che hanno diffuso il nostro messaggio di cura in senso lato: a tutte coloro che facevano il pap test chiedevamo di raccontare quell’esperienza e il suo significato

a due o tre amiche, per innescare il meccanismo più efficace, il pas-saparola.

Chi sono le donne che si rivolgono al Fondo per una visita ginecologica gratuita da lei?Ci sono tante donne che tendono a trascurare la loro salute, per disinte-resse, sottovalutazione dei sintomi oppure perché non sentono dolore, e le si ritraccia al di là di qualsiasi cate-gorizzazione sociale o culturale. Tante donne, una volta in menopausa, quasi dimenticano la sfera ginecologica; purtroppo, invece, il cancro all’ovaio e all’endometrio sono tipici proprio della postmenopausa. È importante tenta-re di raggiungere queste persone. Il personale del Fondo, in occasione del pap test, chiede da quanto tempo la paziente non si sottopone a una visita ginecologica e consiglia un controllo.

Dopo tanti anni trascorsi a svolgere questa professione, qual è il “moto-re” della sua motivazione?M’interessa in primo luogo la grati-ficazione che deriva dalla possibilità di prevenire o risolvere i problemi. L’amore per il mio lavoro.

conduce da molti anni, come me-dico specialista volontario, insieme al Fondo Edo Tempia, ricevendo le pazienti proprio in questo studio: in media, circa cento visite all’anno.

Come ha iniziato questa attività?Simona (Tempia; n.d.r.) e io abbiamo cominciato 30 anni fa ad andare in giro per le fabbriche a parlare di pap test e di screening, che allora chiamavamo come non farsi venire il cancro dell’utero. Non era faci-le. Gli ostacoli erano la diffidenza, la non conoscenza, la paura; ma bastava che ci credessero alcune, considerate importanti o autore-voli nell’azienda, perché l’interesse crescesse. Siamo andate nei centri sociali, presso i gruppi di ascolto, nei vari circoli Arci del territorio, in-crociando uomini che ci guardavano con stupore. Ricordo viaggi in posti lontani, la sera tardi, per parlare con donne che avevano lavorato tutto il giorno, che sapevano abbastanza poco del loro corpo ed erano inte-ressate a sapere che cosa farne, a capire i loro disturbi. Le fabbriche di sera erano senza riscaldamento e con poche luci, socchiuse in una sorta di ostilità anche fisica. Il primo incontro era tutto rossore e silenzi, poi, dalla volta successiva, quelle donne ci rivolgevano domande di ogni genere, sulla contraccezione, sui rapporti di coppia, la procrea-zione. All’inizio è stato faticoso far

Pap test o test di Papanicolaudal nome del medico greco-americano Georgios Papanicolaou che l’ha sviluppato. Ha un valore notevole per la prevenzione, dà informazioni sull’equilibrio ormonale della donna e consente di riconoscere infezioni batteriche, virali o micotiche e quindi è impor-tante effettuarlo regolarmente; però, ha anche dei limiti: non consente di individuare i tumori dell’endometrio e dell’ovaio, per esempio.

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del collo dell’utero (pap test): “Diritto Salute Donna”. I programmi hanno successo: le adesioni sono altissime. L’impegno è premiato, la strada è quella giusta.Nel 2000 la Regione li farà propri, con il progetto “Prevenzione Serena” che continua ancora oggi e che le donne biellesi conoscono bene. Essere un elemento di stimolo per programmi di più ampio respiro è uno dei motivi principali che spinge il Fon-do a continuare ad impegnarsi in altri progetti, quale ad esempio il progetto SCORE, progetto multicentrico italo-inglese, in collaborazione con il CPO Piemonte, per dimostrare l’utilità e l’efficacia dello screening per i tumori del colon-retto.Dall’esame e dall’elaborazione dei dati dello Score, nel 2006 prende il via lo screening regionale del colon-retto, oggi previsto per le persone di 58 anni, a cui il Fondo aderisce. La tecnologia, intanto, fa progressi costanti: la mammografia è passata dal sistema analogico a quello digitale, che comporta l’uso di apparecchiature più sofisticate e delicate che non si possono più collocare sui mezzi mobili. Oggi le mammografie dello screening coordinato dal Fondo si eseguono in Ospedale, con mammografi moderni.Anche lo screening per i tumori al collo

dell’utero ha avuto un’evoluzione. Dal gennaio 2015, accanto al pap test, è stata introdotta la ricerca del DNA di papilloma virus umano (test HPV). Nell’arco di 5 anni questo esame so-stituirà il pap test per le donne dai 30 ai 64 anni. È stato dimostrato che lo screening con test HPV permette di ridurre del 60-70 % l’incidenza dei tumori invasivi del collo dell’utero rispetto allo screening con pap test.Il know how e l’expertise maturati in oltre vent’anni di screening, sia sotto il profilo dell’organizzazione, della ge-stione e dell’esecuzione degli esami, sia sotto il profilo informativo e di sensibilizzazione della popolazione, hanno reso la Fondazione Edo ed Elvo Tempia (nata nel 2005; da allora i pro-grammi sanitari fanno capo ad essa) uno dei principali centri di riferimento per gli screening a livello regionale. Dal 2006 collabora con l’ASL di Vercelli.Se oggi la risposta delle donne ai nuovi programmi della Fondazione Tempia è alta e partecipata, lo si deve anche alla fiducia che il Fondo ha saputo conquistarsi negli anni. Ne sono un esempio i progetti Proteus Donna e Andromeda, rivolti alle donne tra i 46 e i 68 anni eleggibili per la mammo-grafia di screening in Piemonte, per i quali Biella può vantare il maggior numero di adesioni. Il primo studio

Dopo i primi anni di attività, il Fondo, che si era impegnato soprattutto per favorire l’aggiornamento professionale di medici erogando borse di studio e inviandoli in prestigiosi centri europei, e per acquisire apparecchiature per l’Ospedale di Biella, oltre che per aiu-tare persone malate, amplia il suo oriz-zonte. Alla luce dei risultati degli studi scientifici in vari settori dell’oncologia, si definiscono i cardini dell’impegno del Fondo per concorrere alla lotta contro il cancro: la prevenzione, la diagnosi precoce, la ricerca. La malattia non è solo un fatto per-sonale, ma incide anche sulla collet-tività, quindi riguarda tutti. Occorre allora curare, difendere la salute, dif-fondere la cultura della prevenzione: questo è il messaggio che il Fondo inizia a trasmettere alla popolazione biellese.Nel 1989, supportato da un presti-gioso comitato scientifico presieduto dal professor Veronesi, il Fondo avvia un programma unico in Italia per le modalità: lo screening mammografico su mezzi mobili, che raggiungono le donne nei loro luoghi di residenza. È il famoso “Programma Mimosa”, rea-lizzato in collaborazione con la clinica La Vialarda e che ha come campo di indagine l’USSL di Cossato. Nel 1992 si aggiunge lo screening per i tumori

Maria Teresa Guidovice presidente

Fondo Edo Tempia

Giovanna Chiorinodirettrice laboratorio di farmacogenomica

dei tumoriFondazione

Edo ed Elvo Tempia

Una lunga storia che guarda al futuro

LA STORIA

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un tumore al seno a causa di fattori genetici non modificabili potrebbero ridurlo notevolmente (e riportarlo al rischio medio della popolazione) solo modificando il proprio stile di vita.Studi e progetti racchiudono passato, presente e futuro del Fondo e sono l’espressione del volere di Elvo Tempia:

collaborazione stretta tra pubblico e privato, diffusione della cultura della prevenzione, ricerca e diagnostica al servizio della popolazione. Sono, altresì un esempio positivo di lavoro sinergico di volontari e operatori del Fondo coinvolti nei vari momenti della loro realizzazione.

si pone l’obiettivo di confrontare la mammografia digitale in 2D con la tomosintesi (metodica in 3D che per-mette l’acquisizione di un numero maggiore di immagini da angolazioni diverse), per dimostrarne la maggiore efficacia. Il secondo ha come scopo il calcolo accurato del rischio individuale di sviluppare un tumore al seno, al fine di personalizzare gli intervalli tra una mammografia e la successiva (più lun-ghi se il rischio è basso, più ravvicinati e abbinati ad altre metodiche di mo-nitoraggio se il rischio è elevato). Alle donne che aderiscono viene chiesto di fornire informazioni su famigliarità per tumore al seno, storia ormonale e riproduttiva, stili di vita (attività fisica, dieta, fumo), gestione dello stress, e di sottoporsi ad un prelievo di sangue. Tutti i parametri raccolti, insieme alla densità mammaria fornita dal mam-mografo digitale e alla valutazione di nuovi marcatori ricavati dal sangue, concorreranno alla definizione del livello di rischio individuale. Siccome i parametri relativi agli stili di vita so-no modificabili, anche le donne che hanno un rischio elevato di sviluppare

La prevenzione è un lavoro di rete. Ecco le volontarie e le operatrici del progetto “Proteus Donna” attive presso l’Ospedale di Verbania, in graditissima visita al Fondo.

Di te parlano i colori che amavi e sceglievi per creare le meravigliose immagini che hanno fatto da sfondo alla tua storia e arricchito gli incontri nel laboratorio di arte terapia. Nel descrivere un tuo dipinto avevi parlato della malattia come di un “percorso obbligato, dove è neces-sario cercare una via di uscita che ti porti alla luce, perché rimanere lì non ti consente di godere del meglio che puoi avere” e chi ti ha conosciuto sa che in tutti questi anni non hai mai smesso di assaporare e gioire delle cose belle che la vita può offrire. La malattia può creare una distanza con la normalità, ma tu quello spa-zio hai deciso di riempirlo e viverlo con coraggio e determinazione e, con delicatezza, sei stata sempre presente anche con chi stava at-traversando il tuo stesso “percorso obbligato”. Voglio salutarti ricordando il tuo bel sorriso, quando parlavi di un lavoro artistico che avevi in mente di rea-lizzare oppure quando condividevi le belle immagini scelte per colorare il tuo futuro.

Giovanna Pepe Diazarte terapeuta clinica

Ciao ChiccaNel mese di settembre, dopo una lunghissima battaglia, ci hai salutato….

Ci mancherai, Chicca. Simona

Elena,sarai per me sempre

una persona speciale. Simona

Tutto il Fondo si stringe con affetto al Prof. Gasparetto.

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evento

che si è spesa per la collettività, ponendosi sempre grandi obiettivi. Esempio di volontà, di carisma, di coraggio e di passione democratica per i più giovani affinché potessero realizzare un valore aggiunto per la società. Non a caso il suo più grande succes-so è stato quello di aver realizzato, attraverso l’esperienza del Fondo Edo Tempia, un modello di riferi-mento per la creazione di valore nell’ambito del sociale, in particolare a favore della salute umana, e il can-cro è stato il suo ultimo e più grande nemico. Il melanoma che gli aveva strappato via il figlio Edo diventò la causa delle sue ultime battaglie. Ma Tempia, uomo positivo, tramutò il suo dolore e la sua sofferenza in termini concreti e propositivi, in un “fare qualcosa per gli altri, per i pazienti, per i loro famigliari e per la

gente comune. Sono passati circa trentacinque an-ni da questo proposito, e la storia delle collaborazioni che tutt’oggi intercorrono tra la sanità pubblica biellese, rappresentata dall’ASL e dall’Ospedale, il Fondo Edo Tempia e la Fondazione Tempia, è una storia di progetti, programmi, iniziative che hanno permesso alla sanità biellese importanti passi in avanti nel mon-do dell’oncologia e non solo. Dal garantire la continuità e la qualità di servizi essenziali e fondamentali, con la messa a disposizione di apparec-chiature all’avanguardia (dalla prima TAC del ’86 agli ultimi mammografi digitali 3D), di personale medico-sanitario, tecnico, amministrativo e psicologico, al proporre, sostenere e realizzare progetti di primaria im-portanza: dai primi programmi di screening oncologici (mammografi-

Nel 35esimo anniversario del Fondo Edo Tempia, l’ASL di Biella riconosce a Elvo Tempia Valenta un impor-tante tributo, intitolandogli la Sala Convegni dell’Ospedale. Questo riconoscimento da parte della sanità pubblica biellese arriva a distanza di dodici anni dalla scomparsa dell’On. Tempia. Una figura preminente nella storia del Biellese e non solo. Dap-prima come uomo combattente nelle vesti del partigiano “Gim”, poi uomo politico, eletto in Parlamento e in diversi enti locali. Passando per l’uomo comunicatore, in veste di giornalista su importanti testate, oltre che fondatore e direttore del giornale Baita. Infine, la sfida più difficile, l’uomo che, come padre, trasforma la per-dita del figlio in speranza per gli altri, divenendo promotore e presidente del Fondo Edo Tempia. Una vita

un’intitolazione per andare oltre la speranza Il nome di Elvo Tempia Valenta “Gim” alla Sala Convegni dell’Ospedale

Pier Francesco Gasparetto, Gianni Bonelli direttore generale Asl BI, Viola Tempia Erdini e Pietro Presti

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co, citologico e del colon retto) tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni Novanta, poi regionalizzati; alla prima équipe interdisciplinare di cure palliative domiciliari (1998); al Registro Tumori provinciale (1995); al Laboratorio di Farmacogenomi-ca (2001) che segnò l’ingresso del Fondo Edo Tempia nel mondo della ricerca scientifica, grazie anche al fondamentale sostegno di scienziati e illustri nomi come quello di Vero-nesi, Costa, Marsoni e Sozzi solo per citarne alcuni. Nel 2011, la Fonda-zione Tempia aprì anche un secondo Laboratorio dedicato all’Oncologia Molecolare, trasferito nel 2015 nel nuovo ospedale di Biella. Anche il progetto di realizzazione del nuovo Ospedale di Biella trova tra i suoi più fervidi sostenitori lo stesso Elvo Tempia che aveva fatto predisporre un piano di fattibilità per la nuova struttura nel 1994. Altre tappe storiche fondamentali per la sanità biellese furono le cam-pagne di prevenzione primaria, di sensibilizzazione su stili di vita sani, atti a prevenire il cancro, attraverso conferenze, dibattiti, presentazioni nelle fabbriche, nelle piazze dei Co-muni, nelle scuole, ovunque ci fosse qualcuno desideroso di conoscere qualcosa in più sul tema. Gli ambulatori di diagnosi precoce e il Centro di ascolto psicologico completavano l’offerta dei servizi gratuiti offerti a tutti coloro che ne avessero fatto semplice richiesta.

Altro valore fondamentale di sup-porto alla sanità pubblica, in parti-colare in Ospedale, presso i reparti e il Day Hospital, e di assistenza verso i pazienti e dei loro famigliari, è rappresentato dalle decine di volon-tari che hanno sempre dimostrato una dedizione quotidiana fatta di impegno e di serietà per donare preziosi momenti di solidarietà e di compassione. Tutte le attività e iniziative del Fondo Edo Tempia hanno sempre trovato la loro integrazione e complementarie-tà nella sinergica collaborazione con l’ASL Biella, con la Regione Piemonte e la sua Rete Oncologica, suggellan-do una partnership istituzionale che è diventata modello di riferimento per molte altre realtà territoriali a livello nazionale. Tuttavia, il perno iniziale, lì dove ebbe inizio il progetto del Fondo Edo Tempia, è stato l’ambito della formazione. Non tutti sanno, infatti, che il termine “Fondo” nasce dalla volontà di raccogliere dei fondi, per l’appunto, finalizzati a finanziare borse di studio in ambito medico. Già allora, Elvo Tempia sapeva che è dalla cultura, dalla conoscenza che si può ottenere il vero progresso negli ambiti della cura e dell’assistenza, formando giovani medici ad affron-tare le sfide attuali e future. La volontà di intitolare la Sala Convegni dell’Ospedale da parte dell’ASL BI e della sua Direzione Generale, si innesta pertanto nel

solco del DNA del Fondo Edo Tem-pia e del suo fondatore: la nuova Sala Convegni dell’Ospedale è per definizione un luogo in cui trova-no pieno spazio la conoscenza, la formazione e la cultura attraverso percorsi di informazione, di co-municazione, di divulgazione e di narrazione. D’ora in poi, qui ritroveremo anche il nome di Elvo Tempia, a memoria di quanto egli abbia fatto nella sua vita per la salute degli altri e di quanto abbia creduto nel valore della cultu-ra e del sapere: le migliori armi che abbiamo non solo per conoscere e prevenire il cancro, ma, soprattutto, per rendere questo mondo un luogo migliore, per “andare oltre la speran-za”, come lui amava sostenere. “Come Asl– sottolinea il direttore generale Gianni Bonelli - l’intito-lazione della nostra sala convegni all’On. Elvo Tempia rappresenta il tributo più giusto nei confronti di un uomo che ha avuto un ruolo determinante per la sanità, locale e regionale. Il luogo in cui quotidia-namente l’Asl di Biella promuove corsi, incontri e dibattiti scientifici e culturali sarà anche lo spazio che ne evocherà il ricordo. Temi, quelli legati alla formazione e alla comu-nicazione, particolarmente cari ad Elvo Tempia”.

Simona, Camilla e Violaringraziano

i collaboratori del Fondo, gli amici e tutti coloro che sono stati loro vicini

in questo triste momento.

A Piero«Ci sono momenti nella vita

in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni

per abbracciarlo davvero».Paolo Coelho

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cure palliative

Il servizio di Cure Palliative del Fondo è nato nel 1998, grazie a un’intuizione e alla sensibilità di Elvo Tempia nei riguardi dei malati oncologici per i quali non c’è più possibilità di terapie attive e che si avviano verso la fine della vita. Si tratta di un servizio domiciliare completamente gratuito, in ori-gine erogato solo dal Fondo; nel 2000, con l’attivazione del servizio di Cure Palliative ospedaliero da parte dell’ASL, si è trasformato in un servizio integrato pubblico-privato, insieme anche ad altri soggetti.L’accesso al servizio passa attra-verso la struttura ospedaliera delle Cure Palliative; il contatto può avvenire di persona o telefonica-mente da parte del paziente, dei familiari o degli amici, del medico di base, della casa di riposo op-pure dei medici ospedalieri, per offrire una dimissione protetta. Un palliativista ASL effettua un colloquio con il malato e/o i fami-liari per valutare se la soluzione di assistenza domiciliare sia quella preferibile.L’équipe del servizio di Cure Pal-liative del Fondo Edo Tempia è composta dalla Dott.ssa Ales-sandra Pella, responsabile, dalla Dott.ssa Tiziana Basiricò, dagli Infermieri professionali Giovan-na Badà, Rocco Ruffa ed Elisa Tamiazzo, dai volontari Socorro Magnani, Miriam Monje, Umberto Tamiazzo, Meo Germanetti, Maria Luisa Comella, Celia Lodise, Laura Clerico e Marisa Borla.

“la cura è un obiettivopiù ampio della guarigione”Quasi vent’anni di interventi a domicilio

Un’occasione per riflettere sul ruolo del medico“La professione medica è da sempre orientata al fare per guarire. L’obiettivo della guarigione è nobilissimo ed è il motore dell’evoluzione della medicina; fin dal contesto universitario, non si parla dei pazienti che muoiono, degli interventi che non vanno bene. Così, il confronto con la morte, vissuta come fallimento, diventa difficoltoso. Il malato oncologico viene coinvolto fin dal momento della diagnosi in terapie, interventi chirurgici e non, azioni per guarire o prolungare il più possibile la sopravvivenza; se non c’è

più niente da fare anche il medico soffre, vive con disagio questo momento di resa la cui comunicazione è molto delicata e dà origine a un distacco che somiglia a un abbandono. Le cure palliative sono un’occasione per riflettere sul ruolo del medico, che non è solo colui che guarisce, ma è colui che cura. La cura continua fino a quando la persona è viva, anzi anche dopo, attraverso la presenza presso i fa-miliari. Piccole tappe di guarigione ci sono anche nelle cure palliative, per esempio in relazione a sintomi o complicanze specifiche, ma il curare è più ampio del guarire. Noi curiamo perché il malato stia meglio e utilizzi il tempo che gli rimane nel miglior modo possibile. Ho visto pa-

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La morte come parte della vita“Ho iniziato questo servizio 11 anni fa. Avevo già orientato la mia formazione verso queste temati-che e ho poi conseguito un master biennale sulla materia. La morte oggi è un tabù e viene nascosta, in particolare ai bambini, oppure, al contrario, spettacolarizzata, come in certa cronaca. Io l’ho sempre interpretata come parte della vi-ta, naturale, inevitabile e di tutti. L’efficacia nel nostro ruolo dipen-de da competenze tecniche, per esempio in ambito farmacologico, che vanno oltre le pratiche infer-mieristiche ordinarie; ma è fonda-mentale soprattutto una forma di apertura mentale. I percorsi che seguiamo sono poco prevedibili e il contesto domiciliare richiede estrema delicatezza. È importan-te anche la dimensione cultura-le: aiutare pazienti e famiglie di religione islamica, per esempio, richiede attenzioni specifiche a regole per noi non immediate. L’aspetto relazione è essenziale. Il nostro obiettivo realistico è migliorare la qualità della vita residua. L’orizzonte non è quello della guarigione, quindi non provo scoramento quando il paziente che seguo muore. Ciascuno ha la propria storia e i sentimenti alla fine della vita possono essere differenti: rabbia, magari contro il mondo intero, rassegnazione oppure pace e serenità…La nostra assistenza si nutre dell’alleanza con il paziente e la famiglia, che non s’interrompe con il decesso del malato: dopo alcuni giorni, facciamo una vi-sita di cordoglio, un saluto alle persone con la quale abbiamo condiviso il percorso. Parliamo di obiettivi futuri, capiamo come stanno i familiari. Si tratta di per-sone tristi, stanche, ma spesso anche sollevate: dipende dalla qualità del congedo, che cerchia-mo di costruire insieme a loro. Infine, informiamo sulle possi-bilità di supporto che il Fondo offre per l’elaborazione del lutto e che valuteranno liberamente se utilizzare.”

I.P. Giovanna Badà

da lontano possono motivare un morente a resistere: a volte, solo dopo subentra-no una sorta di abbandono e la morte. Spesso abbiamo il ruolo di stare accanto al malato e ai suoi cari per aiutare a rag-giungere l’obiettivo.Le cure palliative, focalizzandosi su di un concetto ampio di cura, hanno operato una sorta di rivoluzione culturale che dovrebbe essere patrimonio diffuso: una sensibilità di base di tipo palliativo, al di là delle competenze specialistiche legate per esempio alla terapia del do-lore e al controllo dei sintomi, dovrebbe essere trasversale a tutti gli operatori della sanità.”

Dott.ssa Alessandra Pella

oppure semplicemente restando insie-me nel silenzio, quando la persona che assistiamo si assopisce o desidera pace.Ricordo la prima paziente che ho seguito, nel 2000: era una signora che un giorno mi ha espresso la sua stanchezza, il suo desiderio di morire e di passare il tempo che le rimaneva con il figlio; ci siamo salutate e abbracciate e due giorni dopo è morta. Ricordo un’altra signora, che aveva un gatto; mi raccontava di quando era giovane e andava a ballare al teatro Villani, dove aveva conosciuto il grande amore della sua vita… Spesso diventiamo custodi di aneddoti e ricordi, si crea una relazione di confidenza. Ogni paziente ci regala una sorta di intenso lascito morale, spirituale, sotto forma di frammenti della propria storia.Il nostro è un lavoro di squadra con lo splendido personale sanitario delle strutture ospedaliere con cui siamo in contatto di frequente, soprattutto per i trasporti, come le Cure Palliative, il Day Hospital oncologico e la Radioterapia.”

Volontaria Socorro Magnani

L’equipe di cure palliative. Qui sopra Elisa Tamiazzo, Tiziana Basiricò, Giovanna Badà, Alessandra Pella e Rocco Ruffa.

zienti fare cose che non erano riusciti a realizzare prima; con l’avvio verso la fine della vita si può sprigionare una fortissi-ma motivazione che dà nuovo senso alle scelte e alle azioni; c’è chi riscopre, con soddisfazione, interessi messi da parte. I tempi del processo del morire dipendono da molti fattori, anche dal malato stesso e da interventi di assistenza come il nostro. La priorità è far sì che il paziente non sia preda della sofferenza fisica, affinché possa gestire con consapevolezza la sua vita residua. Anche essere nella propria casa, circondato dagli affetti, può incre-mentare la volontà di vivere. L’imminenza di eventi come il matrimonio di un figlio, la nascita di un nipote, l’arrivo di un amico

Il volontario come fonte di sollievo“Quando la morte si avvicina, la figura del volontario può rappresentare una risorsa di sollievo per i familiari del malato, per esempio per consentire loro di svolgere commissioni, oppure una presenza in grado di contrastare il senso di solitu-dine del malato stesso. Trascorriamo il tempo chiacchierando, giocando a carte, leggendo il giornale o ascoltando musica, passeggiando, se le condizioni cliniche e le indicazioni del medico lo consentono,

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DECENNALEeuropa uoMo

Alla sera, alle 20,30, si è tenuta una conferenza aperta alla cittadinanza sui temi della prevenzione e della cura del tumore della prostata presso la Sala Convegni “Elvo Tempia” dell’O-spedale di Biella.“Questa inziativa, promossa dalla Fondazione Tempia e Europa Uomo, e che ha visto il coinvolgimento atti-vo dell’ASL BI, ha rappresentato un ottimo esempio di comunicazione, informazione e coinvolgimento della cittadinanza al fine di rendere la po-polazione maschile più consapevole su questo importante tema onco-logico” ha dichiarato Pietro Presti, direttore generale della Fondazione Tempia e Vicepresidente di Europa Uomo.

“L’Asl di Biella – ha detto il direttore generale Gianni Bonelli – è in prima li-nea in materia di prevenzione. Questo incontro, pensato per la popolazione, ha puntato ad alimentare la consape-volezza e la conoscenza con l’apporto di informazioni autorevoli da parte dei professionisti del settore. Perché tra i nostri obiettivi vi è quello di sviluppare una maggiore cultura in materia di salute, cultura che di certo si alimenta meglio con il supporto degli specialisti”.

“L’invito a partecipare – ha concluso il dott. Stefano Zaramella, direttore dell’urologia dell’Ospedale – è stato esteso a tutti coloro che desiderava-no saperne di più. Il miglior strumento di prevenzione è la conoscenza”.

Da quest’anno, in occasione del mese di novembre dedicato a campagne e iniziative di sensibilizzazione e infor-mazione sulle patologie prostatiche, e in particolare sul tumore della prosta-ta, la Fondazione Edo ed Elvo Tempia e l’ASL BI, in collaborazione con Eu-ropa Uomo Italia, ha organizzato per il 23 novembre una intera giornata aperta alla popolazione.

Si è partiti al mattino, dalle 10 alle 13, presso l’atrio dell’Ospedale di Biella, con un gruppo di esperti dell’ASL BI che sono stati a disposizione per rispondere a domande, dubbi e chia-rimenti per chiunque volesse sapere qualcosa di più su una delle patologie più frequenti nel sesso maschile.

una giornata insieme per informare sul tumore della prostata

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esordio, cioè quando è ancora lo-calizzato all’interno della ghiandola, ha una prognosi molto favorevole. La diagnosi precoce è fondamen-tale per aumentare le possibilità di guarigione.

CHE COSA FAREPER PREVENIRLO?Effettuare una diagnosi precoce è possibile solo rivolgendosi al medi-co di famiglia oppure a un interni-sta o uno specialista urologo, che valuteranno la storia della persona e l’eventuale presenza di fattori di rischio. Se si presentano disturbi della min-zione (difficoltà a urinare, necessità frequente di urinare, difficoltà a controllare la vescica e a svuotarla completamente, dolore e bruciore durante la minzione) o sessuali (eia-culazione dolorosa, sangue nello sperma, difficoltà a raggiungere e mantenere l’erezione), è impor-tante chiedere appena possibile una visita, parlando apertamente e considerando il medico come un partner di fiducia.

ESAMI DIAGNOSTICIPrelievo di sangue per il dosaggio del PSA: Le linee guida internazionali EAU (European Association of Uro-logy) e NCCN (National Comprehen-sive Cancer Network) consigliano di sottoporsi al primo test del PSA a 40

anni. Sarà il medico a suggerire la ca-denza dei successivi controlli in base al valore rilevati. PSA è una proteina prodotta dalla ghiandola prostatica, presente sia nel liquido seminale sia nel sangue. I valori ematici del PSA possono aumentare per varie ragioni come infezioni, infiammazione acu-ta o cronica, iperplasia prostatica benigna e, naturalmente, tumore; anche situazioni che determinano un massaggio della prostata (es.: an-dare in bicicletta, sottoporsi ad una visita o a una ecografia prostatica transrettale, avere rapporti sessuali) possono alterare il risultato del test; in tal caso, è consigliabile rinviare di tre giorni il prelievo.

Ecografia Prostatica Transretta-le: consente di valutare il tessuto ghiandolare e le eventuali altera-zioni presenti.

Biopsia Prostatica: è il prelievo di tessuto prostatico effettuato dallo specialista per esaminarlo al microscopio.

RMN prostatica multiparametrica e Biopsia prostatica a fusione di immagini: esami che stanno ac-quisendo sempre più valore nella diagnosi del carcinoma prostati-co per esempio nei casi in cui la biopsia standard non ha rilevato la neoplasia.

Il tumore della prostata per punti

È la neoplasia più fre-quente negli uomini: in Italia colpisce circa 42 mila persone ogni anno

CHE COS’è LA PROSTATA?È una piccola ghiandola dell’appa-rato genitale maschile che in con-dizioni normali ha le dimensioni di una noce. È situata dietro l’intestino e avvolge l’uretra, il canale utilizzato per trasportare l’urina fuori dalla vescica.

A COSA SERVE?Riveste un ruolo molto importante nella produzione del liquido semi-nale poiché fornisce i componenti fondamentali per la sopravvivenza e la qualità degli spermatozoi.

IL TUMORENella maggioranza dei casi, si svi-luppa molto lentamente, senza da-re sintomi. Se riconosciuto al suo

Paolo Bagnasacco, Stefano Zaramella (direttore urologia), Roberto Bellinazzo (infermiere volontario Fondo Edo Tempia). A destra Pietro Presti durante il suo intervento alla conferenza.

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DECENNALEstorie vere

Pier Francesco Gasparetto

scrittore

il benessere secondo napoleone

Un’ambulanza dell’epoca e, a destra, il chirurgo Larrey Healing con gli appestati di Giaffa

Napoleone, “il macellaio d’Europa” - secondo i suoi storici meno cordiali - non lo si poteva dire molto pre-occupato per il benessere di quella “carne da cannone” che regolarmente mandava al macello. Non era, però, dello stesso avviso quando si tratta-va del suo benessere personale. Era preoccupatissimo, anzi, a schivare batteri, microbi, bacilli e ogni altro possibile agente di infezione con una pulizia personale che, specie, per quei tempi, si poteva configurare co-me maniacale. Tanto nei suoi palazzi in città quanto nelle ville in campagna quanto sotto la tenda degli accampa-menti esigeva un bagno quotidiano, caldissimo, lungo e meticoloso, se-guito da energica frizione di Acqua di Colonia. Non ancora soddisfatto, spazzolava accuratamente i denti e le unghie, di cui era ambizioso, e si

raschiava la lingua con un raschietto d’argento. In campo di benessere fisico e sul come promuoverlo e conservarlo, Napoleone aveva, anche qui, opinioni tutte sue. Basate in gran parte su una sua viscerale diffidenza, per non dire avversione, nei confronti del medici e delle medicine. Eccezione fatta, naturalmente, per i chirurghi militari, primo fra tutti quel celebre Dominique-Jean Larrey (1766-1842), capo chirurgo della Grande Armata e considerato il padre della Medicina d’Urgenza, il quale dopo la battaglia di Eylau (8 febbraio 1807) nel corso di ventiquattro ore aveva proceduto infaticabilmente a più di cento ampu-tazioni, e che a Wagram (5-6 luglio 1809) aveva stabilito il record con milleduecento soldati operati. Ma per quanto riguarda, invece, il benessere personale del quotidiano, Napoleone fermamente credeva – e fermamente e ossessivamente praticava – una filosofia tutta sua che oggi si potrebbe definire na-turalista. Dove, appunto, la natura viene assunta come unica realtà e come unico modello da rispettare,

riprodurre o imitare. Tra le riflessioni e i ricordi raccolti nel “Memoriale di Sant’Elena” (1822-23) compare scritto infatti: «L’Imperatore non crede né alla medicina né ai suoi rimedi. Il nostro corpo è una mac-china fatta per vivere e organizzata a questo scopo; lasciate la vita libera di difendersi da sola, essa farà di più che non quando ingombra di rimedi. Il nostro corpo è come un orologio perfetto. A forza di tormentarlo si può distruggerlo». Forte di queste sue incrollabili con-vinzioni, Napoleone aveva elabora-to per il proprio benessere un suo codice di comportamento sempre fedelmente e meticolosamente ap-plicato. Lo definiva: «Ristabilire l’e-quilibrio della natura». Consisteva nel riscattare ogni eccesso tuffandosi nell’eccesso opposto. Quando aveva esagerato nel riposare, si sfiancava con una galoppata di ventiquattro ore; quando aveva esagerato nello stancarsi, si dedicava a ventiquattro ore di totale riposo, e così via.Senza scomodare Napoleone, più semplicemente noi diremmo: chiodo scaccia chiodo.

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Notizie dal mondoI contenuti di questa rubrica sono tratti da articoli apparsi su periodici seri, attendibili e documentati. Ciò nonostante, le notizie qui riportate vanno considerate pura e semplice informazione orientativa, suscettibile al limite di eventuali revisioni o smentite. Per ogni eventuale orientamento o comportamento a fini terapeutici ci si deve rivolgere esclusiva-mente al proprio medico curante o a uno specialista.

a cura di Corradino

Pretti

Nuove cure per il doppio mentoUn rimedio che promette di eliminare l’antiestetico doppio mento, presentata da un’a-zienda farmaceutica, è sta-to approvato dal severo ente governativo statunitense per la regolamentazione dei far-maci. Il preparato va iniettato direttamente nel grasso con aghi molto sottili, ogni sedu-ta comporta una cinquantina di microiniezioni. Dalle speri-mentazioni su oltre mille adulti volontari sono emersi risultati molto incoraggianti, con minimi effetti collaterali (gonfiori e dolori per brevi periodi).

Parkinson a passo di tangoI sintomi motori e cognitivi causati dal morbo di Parkinson possono essere attenuati dal tango. Uno studio della McGill University lo ha dimostrato, attraverso la valutazione dei benefici di un corso di tango su 40 ammalati. Movimenti ritmici e concentrazione valgono a migliorare deambulazione ed equilibrio

Nel Working Dog Center della Pennsylvania University c’è un cane, il pasto-re tedesco Tsunami, addestrato ad annu-sare i campioni di sangue delle donne affette da un cancro ovarico. Nove volte su dieci il cane indi-vidua la presenza della malattia. Che alcune ma-lattie si potesse-ro diagnosticare dall’odore lo ave-vano già dimostra-to, tempo addietro, due pastori tede-schi addestrati a

riconoscere l tumore della prostata dagli addetti al Centro veterinario di Grosseto.

Ora si prospetta il passo successivo, attraverso “nasi elet-tronici” costituiti da

sensori capaci di indivi-duare le diverse sostan-

ze chimiche: ci stanno riuscendo i ricercatori del Technion Israel Institute of Technology and Car-mel Medical Center di

Haifa, in Israele.

Cani che “annusano” la malattia

I piccioni “vedono” i tumori?Uno studio “pubblicato su Plos One” afferma che i piccioni sanno distinguere fra un tessuto sano e uno tumorale. Al-lenati da alcuni ricercatori a riconoscere una serie di immagini al microscopio di tessuti, sia sani che tumorali, ogni volta che facevano la scelta giusta (premendo con il becco uno dei due pulsanti di di-verso colore posti a lato delle immagini mostrate loro all’interno di un box), i piccioni venivano premiati con del cibo. Potremmo avanzare dubbi sulla serietà di questo studio. I piccioni potrebbero avere semplicemente memorizzato le immagini che procuravano automa-ticamente il cibo… Però si prosegue

affermando che gli uccelli “non solo imparavano a discriminare i tessuti tumorali nel set di immagini usate per il training, ma riuscivano a individuare il cancro al seno anche in immagini che non avevano mai visto, con un’accura-tezza elevata”… Mah. Abbiamo ripreso l a notizia da un articolo (con

tanto di firma) comparso su un autorevole setti-manale, soltanto perché appare piuttosto bizzar-

ra. Ma non altrettanto convincente.

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consigli di lettura

l’arte della metamorfosi che permette di restare davvero vivi

Mariella DebernardiGiornalista

Ad attirare immediatamente è l’immagine di copertina: stuzzi-ca l’occhio del lettore un nido che accoglie uno strano uccello bianco e rosso, ma senza ali, abbracciato ad una bambina che dalle spalle in giù è ricoperta di piume rosse e sulla schiena ha due ali spiegate. Rispecchia l’essenza del romanzo di Mathias Malzieu, un can-tante e scrittore francese che sceglie come protagonista Tom ‘Ematom’ Cloudman, il peggior acrobata del mondo. Dotato di una goffaggine fuori del comune, sbatte comicamente contro qualunque cosa ed è affascinato dalla libertà degli uccelli. Li guarda e vorrebbe tanto imitarli, ma nei suoi maldestri ten-tativi cade molto e vola spesso in mille pezzi, ricoprendosi di lividi. Sente impellente il desiderio di sfuggire alla normalità; il vivere come una trottola gli procura notorietà, senso di libertà, ma anche guai fisici seri. Finisce in ospedale dove “alle sei di mattino il direttore d’orchestra degli interruttori fa schioccare i neon e parte la grande parata delle Ginger Rogers in camice bianco e scarpette da tip tap di plastica”. Tom si sente in trappola. Gli hanno scoperto la ‘Barbabietola’. Gli cresce dentro e traccia un limite invalicabile ai suoi sogni. “Conosco la rapidità con cui la Barbabietola può disperdere le fantasticherie negli angoli più remoti del cervello. Non posso lasciarmi inghiottire così! Devo dribblarla, far risuonare il canto delle possibilità, ballare per sempre, volare anche se poco, anche se male!”.Inizia una lotta senza confini tra le regole drastiche di quel cimitero di viventi, dove nessuno legge, tutti sbadigliano da-vanti alla tv; la camera diventa un’implacabile morsa e ogni

giorno che passa le pareti si restringono un po’.Per dare senso al tempo che gli resta da vivere, inventa una nuova vita trasformandosi poco alla volta in un uccello. Si stacca catetere e flebo, sale sul tetto dell’ospedale, saccheg-gia cuscini di piume che si appiccica al corpo. Comincia una nuova avventura della mente, mentre il corpo fatica a reggere persino lo sforzo di respirare, perché Barbabietola gli si è seduta in testa e ha sprofondato le dita chiodate nella sua pancia, schiacciandolo in un mare di dolore.Cloudman ha però due assi nella manica: Morphine che lo tiene tra le braccia e lo sottrae agli uppercut di Barbabietola; e Endorphine, mezza donna e mezza uccello, che gli insegna l’arte della metamorfosi, quella che permette di restare dav-vero vivi. “La notte mi trasformo e al mattino torno umana” gli confida. “Il giorno della morte diventerò completamente uccello. Ma a lei il cancro impedisce questa naturale pro-gressione. Soltanto un mutamento totale le permetterà di sfuggire alla morte”.C’è ancora un modo per non morire: avere un figlio. Da Endorphine, la donna uccello. E quando Tom sarà volato via, avrà raggiunto sé stesso, avrà scalato il cielo, ormai ombra che si sfilaccia trascinata dalla brezza, un neonato dalle dita in miniatura e gli occhioni che si illuminano come due misteriosi pianeti rappresenterà il futuro, il domani, la gioia di vivere che si coniuga spesso alla malinconia.

Ida Fazzari Romeo ha devoluto il ricavato della vendita del suo libro di poesie Le mie Emozioni, in occasione della presentazio-ne avvenuta a luglio presso il Fondo Edo Tempia. I suoi versi scaturiscono dall’esperienza professionale come infermiera, a contatto con la sofferenza, e intendono esprimere un inno alla gioia e all’amore, dedicato a tutti coloro che nella vita non hanno avuto la fortuna di provare gioia e affetto.

La copertina del libro, edito da Feltrinelli, e l’autore, MathiasMalzieu

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concorsi

Questo segno distintivo ci riconduce a GIM. È un “marchio di fabbrica” che viene rinnovato in mille occasioni, una delle quali, appunto, il concorso letterario a lui dedicato e alla cui realizzazione ho l’onore di con-tribuire. Questa centratura, nella azienda sanitaria di Biella, mira a sostanziarsi in un “umanesimo della cura” che deve pervadere l’operato di chi si dedica alla buo-na vita dell’altro.“Aver cura” significa vivere una sorta di avventura insieme al paziente, una situazione di in-certezza che richiede umiltà, rispetto, focalizzazione sulla propria e altrui dignità. Pra-ticare la cura è quindi un terreno impegnativo a più livelli: richiede, in particolare, che i comportamenti di cura e i pensieri che li accompagna-no siano costantemente “sorvegliati” dalla riflessione, dalla disponibilità a mettersi in gioco e in discussione. A queste condizioni la relazione è rela-zione di cura, opportunità di fioritura delle rispettive esperienze, luogo in cui la narrazione si fa vibrante, vitale e vivificante, occasione ideale per un “risveglio”, secondo la suggestiva immagine suggerita dal sociologo Pa-olo Jedlowski. Il soggetto (operatore, paziente o familiare che sia) attraverso la narrazione accede non a una storia nuova, altra, ma alla storia in cui già è (in cui vive, lavora, lotta, spera). E la scopre, come se la vedesse per la prima volta. Ecco il cuore della pro-posta del concorso letterario: offrire a chi vorrà partecipare, attraverso la

narrazione della propria esperienza, ma anche ai lettori di queste storie, l’occasione di ascoltarsi, di sospendere la vita ordinaria per aprirsi a un “risve-glio”, a possibilità di sollievo e ritrovato ben essere.

Il concorso letterario nazionale “Gim Paladino di un sogno”, nato nel 2008 per incoraggiare il racconto in poesia o in prosa delle esperienze di malattia oncologica, promosso dalla Fonda-zione Edo ed Elvo Tempia Valenta in collaborazione con l’ASL di Biella, si prepara alla sua sesta edizione, previ-sta per il 2017.Un concorso letterario è un progetto ricco di potenzialità formative e co-municative che non può germogliare e svilupparsi se non in un ambiente narrativo. Il Fondo Edo Tempia è, appunto, un esempio di ambiente narrativo virtuoso, in perenne allesti-mento, percorso da una quotidianità intensa. Una realtà da sempre attenta ai racconti e ai vissuti dei pazienti, dei volontari e degli operatori, che richie-de ai suoi collaboratori di esserci in re-lazione con il paziente, di condividere l’idea di un progetto di cura inteso in senso ampio, esistenziale. Chi opera e dà vita al Fondo si contraddistingue per un atteggiamento mentale nar-rativo, si pone in continuo rapporto con la propria e altrui biografia, dando così luogo a un vivificante intreccio di biografie, a una dimora di occasioni di reciproche narrazioni.

Vincenzo Alastraresponsabile

Formazione e Sviluppo Risorse Umane

ASL BI

la narrazione come occasione di “risveglio”Verso la nuova edizione del concorso letterario “Gim Paladino di un sogno”

GIM PALADINO DI UN SOGNO. Narrazioni di malattia e curaA cura di Vincenzo AlastraPensa Multimedia, 2015

Un libro corale che dà voce a storie di malati, familiari, medici, paramedici e volontari per valorizzare l’ascolto e il confronto fra differenti esperienze della malattia e della cura.La pubblicazione relativa alla V Edi-zione del concorso letterario è in vendita, per sostenere la Fondazione Edo ed Elvo Tempia.

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XV CONVEGNO NAZIONALE

dei Gruppi A.M.A. per l’Elaborazione del LuttoRIPARTIRE DAL FONDO

Nei giorni 31 marzo, 1 e 2 aprile 2017 a Oropa si terrà il Convegno Nazio-nale dei Gruppi di Auto Mutuo Aiuto promosso dal Fondo Edo Tempia e dal Coordinamento Nazionale dei gruppi A.M.A.Gli argomenti in programma saranno tra i più attuali e spazieranno dal lutto comunitario per calamità naturali, stragi, attentati, al testamento bio-logico, al femminicidio, al suicidio, e tutto ciò che è considerato lutto e sua conseguenza.Il filo conduttore del convegno sarà la musica, perché le note riescono a sciogliere anche il nodo più ingarbu-gliato del dolore.Sono attesi a Oropa membri del Co-ordinamento e partecipanti ai gruppi AMA di tutta Italia, che si ritrove-ranno per stringersi in un affettuoso abbraccio.Un invito a partecipare per tutti coloro che desiderano ascoltare, discutere e condividere l’argomento dell’elabora-zione del lutto.

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Musicoterapia

Molti gli enti patrocinatori che hanno appoggiato e creduto in questa nostra iniziativa, appartenenti al mondo della Musicoterapia (Confiam, Aim), al mon-do medico (Cipomo e ASL BI), a quello psicologico (SIPO) e del volontariato (Favo, Komen Italia).Due anni di impegno: per noi ad or-ganizzare, consapevoli di come solo la complessità della proposta potesse dare origine alla multicompetenza, per gli studenti ad apprendere da docenti provenienti da Italia, Gran Bretagna, Danimarca, Germania, Spagna, nei di-versi ambiti, medico, psico-oncologico, antropologico, musicoterapeutico, con molteplici metodi applicati.Da questa esperienza è nata anche una pubblicazione a cura di Paolo Cerlati e mia, edita da Franco Angeli: Musicoterapia in oncologia e nelle cure palliative. Prendersi cura dell’al-tro con uno sguardo sistemico-com-plesso. Il testo raccoglie i contributi del gruppo transdisciplinare che ha lavorato per il biennio di specializza-zione e vuole essere la testimonianza di una visione complessa di come le terapie complementari, e in partico-lare la musicoterapia, possano essere vissute ed elaborate negli ospedali e nelle istituzioni che ospitano malati e familiari.A fine ottobre è partita la seconda edizione del corso, organizzata questa volta insieme all’Associazione EchoArt e ricalcata sulla struttura del prece-dente.Ci auguriamo che questo nuovo corso possa generare, come il precedente, condivisione di conoscenze ed espe-rienze, numerosi nuovi progetti, stu-denti entusiasti, propositivi e coinvolti. Esploratori in primo luogo della propria anima, poi delle stanze del dolore e della morte, per imparare ad aiutare altri a perlustrare e a sostare nelle stesse stanze.

La Musicoterapia è l’utilizzo della musi-ca come mezzo per relazionarsi, possi-bilità di esprimersi, modo per spostare l’attenzione sull’individuo e non sulla malattia, identificando e sviluppando le risorse interne del paziente, spesso schiacciate e isolate dalla patologia oncologica. La Fondazione Tempia, già da gennaio 2010, nell’ambito del Centro di Ascolto Psicologico, si è impegnata a offrire ai pazienti oncologici laboratori gratuiti di Musicoterapia, guidati dal musico-terapista Guido Antoniotti e tuttora attivi (info: 015 351830 - chiedere del Centro di Ascolto Psicologico). Inoltre, nel settembre 2012, per approfondire questa tematica, ha organizzato il Pri-mo Convegno Nazionale di Musicote-rapia in Oncologia: relatori provenienti dalle più prestigiose scuole di Musico-terapia europee e un grande successo di partecipanti.Proprio questo interesse ha portato a interrogarci sulle esigenze dei pro-fessionisti del settore. Con la consa-pevolezza di poter offrire il nostro expertise in ambito oncologico e di poter contare su una rete di musicote-rapisti italiani ed europei, intercettati da Paolo Cerlati, abbiamo progettato un corso biennale di perfezionamento in Oncologia e Cure Palliative desti-nato a musicoterapisti già diplomati, per permettere loro di dare luogo a interventi sempre più pertinenti ed efficaci sulle persone malate e sui loro familiari.

Francesca Crivellidata manager

e coordinatrice di ricerca clinica

“la musica fa bene”L’esperienza della formazione specialistica a cura della Fondazione Tempia

Questo testo raccoglie i contributi del gruppo transdisciplinare che ha lavora-to per il biennio di specializzazione di Musicoterapia in oncologia e cure pal-liative promosso dalla Fondazione Edo ed Elvo Tempia. Il libro vuole essere la testimonianza di una visione complessa ed eco-sistemica di come la terapia e in particolare la musicoterapia potrebbero essere vissute ed elaborate negli ospedali e in tutte le istituzioni che ospitano i ma-lati e i loro familiari.

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per le sue apparizioni televisive e per un impegno divulgativo co-stantemente percorso da ironia ed elegante leggerezza.Dopo le collettive “Andy Wahrol & company” e “Plastica Italiana”, dopo il Maestro Michelangelo Pi-stoletto, Umberto Mariani, Luca Alinari e Bertozzi&Casoni, a gen-naio ci attende una mostra straor-dinaria di uno dei più importanti artisti italiani contemporanei: Ugo Nespolo.Lo spazio museale, in cui sono esposte permanenti e temporanee di artisti accomunati dall’eccezio-nale livello espressivo e dalla con-divisa sensibilità etica, è aperto di sabato e domenica, dalle 15.00 alle 19.30. L’ingresso è libero e gratuito.

M.A.C.I.S.T. MUSEUM, via Costa di Riva 11/a Biella; www.macist.it(Immagini di Mario Zenoglio)

Il M.A.C.I.S.T. (Museo d’Arte Con-temporanea Internazionale Senza Tendenze) ha riaperto le sue porte e la sua sfida, lo scorso 24 settem-bre, con una straordinaria mostra: Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni (Bertozzi&Casoni) hanno esposto le loro sculture po-licrome in ceramica, ironiche e sim-boliche. Il primo museo d’arte etico e democratico per la lotta contro il cancro, “inventato” nella primavera del 2015 dal Maestro Omar Ronda, è riuscito a coinvolgere artisti di fama internazionale, che hanno deciso di donare e di mettere a disposizione le loro opere per so-stenere le attività di prevenzione, cura e ricerca della Fondazione Edo ed Elvo Tempia. Presidente del Comitato d’Onore del museo è il Professor Philippe Daverio, per-sonaggio di eccezionale spessore culturale, volto familiare anche

m.a.c.i.s.tMuseo d’arte contemporanea senza tendenze... e con un grande cuore

Giornata mondiale senza taBacco31 maGGio 2016

“Ciak! Si gira… la salute”

Trentadue studenti di due classi II della Scuola Media di Tollegno hanno creato un video, indirizzato ai coeta-nei, sui danni provocati dal fumo. Il loro messaggio è che il vero “sballo” è gridare “No al fumo” e “Sì” ad uno stile di vita rispettoso della propria salute. Il progetto s’inserisce nelle varie iniziative che il Fondo da anni realizza con attività di prevenzione nelle scuole allo scopo di promuo-vere la conoscenza di stili di vita salutari tra i giovani. “Ciak! Si gira…la salute” quest’anno è stato realiz-zato, anche grazie al sostegno del Comune di Tollegno, partendo dal recupero e dalla ridiscussione delle informazioni acquisite dai ragazzi durante il corso “Unplugged”, tenuto precedentemente dagli insegnanti della stessa scuola. Coordinato dalla Regione Piemonte e promosso a livello locale da ASL BI e Fondazione Tempia, “Unplugged” è un program-ma di prevenzione scolastica dell’uso di tabacco, alcool e droghe.Hanno seguito il progetto la prof.ssa Sara Tomati e la prof.ssa Graziella Si-monetti. L’esperto che ha coordinato le attività è Luca Percivalle, regista di documentari e insegnante del linguag-gio audiovisivo che ha già collaborato con il Fondo conducendo laboratori in varie scuole.I video dei ragazzi di Tollegno sono scaricabili dal sito web della Fonda-zione Tempia.Il Centro Trattamento Tabagismo della Fondazione Tempia è aperto tutte le mattine per informazioni telefoniche (tel. 015.351830) oppure è possibile fissare un appuntamento in sede.

arte e creatività

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il cancro prostatico. Di qui l’indicazio-ne di selezionare attentamente i casi che possono beneficiare della terapia andando a valutare l’espressione del gene nelle cellule tumorali e nel mi-croambiente circostante.Lo studio porta alla luce i risultati di una collaborazione iniziata diversi anni fa con il Prof. Gian Paolo Dotto alla quale hanno partecipato le Dott.sse Paola Ostano e Maurizia Mello Grand del Laboratorio di Farmaco-genomica dei Tumori sotto la guida della Dott.ssa Giovanna Chiorino e della Dott.ssa Maria Scatolini, attualmente a capo del Laboratorio di Oncologia Molecolare della Fon-dazione Tempia.Per trovare sul web il testo integrale dell’articolo, è sufficiente inserire nel motore di ricerca, come chiave: “oncotarget notch1 giugno 2016”.

I risultati di altri due importanti studi, questa volta condotti in collabora-zione con l’Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo, e sotto la supervisione del Dr. Leone e del Prof. Massimo Aglietta, sono stati pubblicati nel mese di luglio in un caso e nell’altro sono in fase di

pubblicazione, sempre sulla rivista Oncotarget. Il primo studio riguarda la sperimen-tazione preclinica di due farmaci (inibitori di EGFR e MEK1/2, due proteine molto attive in questo con-testo tumorale) nei carcinomi delle vie biliari, tumori maligni per cui at-tualmente ci sono limitate opportuni-tà terapeutiche. La combinazione dei due farmaci si è dimostrata efficace e promettente nel trattamento di que-sto tipo di tumori in fase preclinica.Il secondo studio riguarda gli effetti della Trabectedina, un farmaco anti-tumorale ricavato da un’ascidia ma-rina caraibica, sul colangiocarcinoma intraepatico. Nel nostro laboratorio sono stati eseguiti gli esperimenti sulle modificazioni che si registrano in questi tumori in seguito a sommi-nistrazione del farmaco, in modo da chiarirne il meccanismo di azione e gli effetti.

La Dr.ssa Chiorino (nella foto in alto) ha inoltre partecipato alla realizza-zione della ricerca pubblicata a set-tembre sul “Journal of Hepatology” e che ha visto la collaborazione di diversi centri italiani (Humanitas e Università Bicocca di Milano, Univer-sità del Piemonte Orientale di Novara e Università Sapienza di Roma, oltre alla Fondazione Edo ed Elvo Tempia di Biella) con importanti gruppi esteri (di Danimarca, Spagna, Francia e Texas). Lo studio ha riguardato il colangiocarcinoma, un tumore mali-gno che origina dalla trasformazione delle cellule delle vie biliari (i dotti che trasportano la bile prodotta dal fegato all’intestino). In particolare,

Il 30 giugno 2016 è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica in-ternazionale “Oncotarget” uno studio condotto dal Laboratorio di Farmaco-genomica della Fondazione Edo ed Elvo Tempia di Biella, in collaborazio-ne con il gruppo del Prof. Gian Paolo Dotto dell’Università di Losanna e con l’Unità di Endocrinologia Mole-colare ed Oncologia dell’Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia - CNR di Roma guidato dalla Dott.ssa Antonella Farsetti.Lo studio riguarda il ruolo del gene Notch1 nello sviluppo del tumore della prostata: si tratta di un argo-mento piuttosto dibattuto, in quanto la letteratura ha spesso riportato risultati contrastanti. Mentre in alcuni tipi di tumore il ruolo di Notch1 è chiaro (ad esempio nelle leucemie si comporta da gene che favorisce lo sviluppo del tumore mentre nei tu-mori cervicali o nei tumori squamosi della pelle gioca il ruolo opposto), nel tumore prostatico alcuni studi riportano un ruolo pro-tumorigenico mentre altri evidenziano un compor-tamento anti-tumorale.La ricerca descritta nel recente la-voro, invece, è riuscita a riconciliare questi dati apparentemente in con-flitto in quanto l’équipe di ricercatori ha dimostrato sperimentalmente e attraverso analisi bioinformatiche che sia la aumentata sia la diminuita espressione del gene possono attua-re meccanismi a favore dello sviluppo tumorale. Questi risultati sono di particolare rilevanza, soprattutto se si considera il fatto che farmaci an-titumorali che bloccano l’attività di Notch1 vengono proposti anche per

importanti studi per il laboratorio di farmacogenomica Un excursus sulle più recenti attività e collaborazioni

studi e pubblicazioni

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nesis e sono a sostegno dell’utilizzo del Resveratrolo in associazione alla chemioterapia per i tumori ovarici altamente aggressivi.

Un ulteriore riconoscimento per il Laboratorio di Farmacogenomica è dato dal lavoro pubblicato, sempre a ottobre, sulla prestigiosa rivista internazionale “Journal of Clinical Investigation”, in collaborazione con il gruppo dell’Istituto IOR-IOSI della Svizzera Italiana diretto dalla Dr.ssa Giuseppina Carbone. Lo studio in questo caso ha indagato il ruolo del microRNA 424 nel tumore prostati-co. È stato dimostrato come questa molecola abbia un importante ruolo oncogenico (favorendo quindi lo sviluppo del tumore) in questo con-testo e ne sono stati dimostrati in dettaglio i meccanismi molecolari. Gli studi di ricerca di base di questo tipo sono fondamentali per svela-re meccanismi ancora ignoti che stanno alla base della formazione e della progressione dei tumori e, di conseguenza, per proporre nuovi bersagli terapeutici nella cura di queste patologie.

Infine, nel mese di novembre il La-boratorio di Farmacogenomica ha ulteriormente consolidato la ormai storica collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano con la pubblicazio-ne, sulla rivista scientifica “Clinical Cancer Research”, di uno studio sul-la caratterizzazione molecolare del tumore epiteliale dell’ovaio di stadio 1. Benché si tratti di una tipologia di cancro poco frequente e gene-ralmente a buona prognosi, alcune pazienti vanno incontro a ricaduta. I ricercatori si sono concentrati sull’espressione dei lncRNAs, mole-cole di RNA. In particolare, è stato individuato un gruppo di molecole la cui valutazione permette di dare un’indicazione sulla sopravvivenza e di classificare le pazienti in alto e basso rischio di recidiva. Alla ricerca hanno partecipato anche le Università di Padova (capofila del progetto), Milano-Bicocca, Brescia e Torino, oltre a diverse aziende ospedaliere della Lombardia e, per il Laboratorio le Dott.sse Giovanna Chiorino, Maurizia Mello Grand e Chiara Ghimenti.

è stata evidenziata la capacità delle cellule staminali tumorali (che so-no fondamentali nel determinare la gravità del tumore) di manipolare il microambiente circostante e nello specifico un tipo di cellule del siste-ma immunitario chiamate macrofagi. Si tratta di risultati che ampliano la comprensione dei meccanismi che permettono lo sviluppo del tumore e che coinvolgono non solo le cel-lule tumorali, ma anche quelle che lo circondano e ne sono influenzate.

Il Prof. Ciro Isidoro dell’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro” di Novara si è avvalso della collabo-razione con la Dr.ssa Chiorino e il nostro Laboratorio di Farmacogeno-mica per un interessante studio su un fenolo naturale contenuto nell’uva, il Resveratrolo. Lo studio ha dimostrato le proprietà antitumorali di questo composto su linee cellulari di tumore ovarico, in cui inibisce la migrazione delle cellule e di conseguenza il loro potenziale metastatico, e ne ha chia-rito i meccanismi molecolari. I risultati ottenuti sono stati pubblicati a otto-bre sulla rivista Molecular Carcinoge-

Un grande e doveroso ringraziamento va a chi ha sostenuto economicamente molti di questi studi: oltre alla nostra Fondazione, la Fondazione Boschetto Colombo, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Lauretana SpA, e Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC).

Nella foto a destra la signora Boschetto dell’omonima Fonda-zione, qui in alto Simona Tempia con il dottor Giovanni Vietti di Lauretana e Giovanna Chiorino

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Non basterebbe tutta la rivista per descrivere la sua figura di uomo tanto lungimirante.Oggi la Fondazione Edo e Elvo Tempia ha valicato i confini territoriali, por-tando ovunque l’esperienza acquisita.Un impegno forte. Una “cassa di riso-nanza” da stordire i sordi.

Sono trascorsi decenni da quando Elvo Tempia, attraverso un’esperienza dolorosa, capì quanto fosse necessa-rio trovare una forma più efficace per combattere il cancro.C’erano uomini impegnati in tal sen-so, fuori dai confini biellesi, ma era necessario creare un rapporto per-sonalizzato con i malati del territorio, dar loro la possibilità di colloquiare in ogni momento.Nacque così il Fondo Tempia.A dirigerlo Elvo Tempia, giornalista, impegnato politicamente, con lunga esperienza in ogni campo. La sua ve-ste istituzionale gli avrebbe permesso di arrivare, informare, coinvolgere. E lo fece. Organizzò una struttura prio-ritaria in Italia, e unica nel suo genere.Nessun mezzo fu tralasciato per sen-sibilizzare: dalla carta stampata alla televisione locale, Telebiella, dove illustrava ogni settimana i progetti e l’attività svolta.Nel frattempo editò il giornale interno, diventato in seguito l’attuale rivista, nella quale mi assegnò le pagine “av-venimenti.”Instaurò rapporti con i paesi del ter-ritorio dove mandò il camper attrez-zato, a disposizione delle donne. Vi si svolgeva prevenzione “sotto casa”, senza intaccare la loro quotidianità e sensibilità.Convocò il meglio delle figure profes-sionali in campo medico ed organizzò una fitta rete di volontariato sensibile all’iniziativa.

Ivana Ramellaconduttrice tv

e volontaria del Fondo Edo Tempia

SQUILLA IL TELEFONO NELLA SEDE DI TELEBIELLA: “SONO ELVO TEMPIA. CERCAVO IL PEPPO”.Si incontrano. Tempia chiedeva uno spazio tutto suo, per parlare alla gente: raccontare la sua storia di padre ferito. Uno spazio per coin-volgere i cittadini ai quali parlare del progetto ispirato dal suo dolore.L’intento era di raccogliere fondi per formare un’associazione volta alla prevenzione contro il cancro.Telebiella storica era nata dieci anni prima e lui sapeva benissimo quanto fosse seguita. Era l’unica antenna del territorio, era la novità assoluta.Per settimane, come un fiume in piena, parlava, parlava, descriveva progetti, pianificava il futuro, non sbagliava mai.“Quelli della Televisione” sanno quanto sia difficile trovarsi di fronte ad un obiettivo, che ti scava, che capisce quando sei sincero o racconti fandonie. Ma lui, già giornalista, sapeva gestirsi, non staccava gli occhi dal tubo catodico, catturava l’attenzione.L’uso del mezzo lo coinvolse talmente da indurlo a produrre il video “La vita amica” che documentava l’attività compiuta con i collaborato-ri. Il filmato fu riprodotto in cassetta e distribuito in centinaia di copie.E la gente scoprì l’efficacia di un nuovo modo per essere vicino al Fondo.Un messaggio che trasmise ai collaboratori, ai quali ho il piacere di appartenere, e che hanno continuato a produrre documentazione visiva delle numerose attività realizzate.L’Onorevole Elvo Tempia è stato più che mai Onorevole. La sua idea salvò molte vite e diede speranza a centinaia di persone. Una iniziativa che ha valicato i confini territoriali.

I.R.

Trentacinque anni:il ricordo di una volontaria professionista della comunicazione

ricordo

Elvo Tempia

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donazioni

Elvo Tempia

Come donareCOLLEGATI AL SITO

www.retedeldono.it e nella barra di ricer-ca digita “Prima di tutto donna”CLICCA SU “VEDI” E POI SU

“DONA ANCHE TU” inserisci il tuo nome e la cifra che hai

scelto di donareSCRIVI UN MESSAGGIO (facoltativo).

Con una piccola donazione e in pochi minuti contribuirai

a sostenere un progetto molto importante per il territorio!

fa’ un dono alle donne che si ammalano di cancroAiutaci a dotare l’ospedale di Biella di Dignicap, il rivoluzionario sistema che previene la perdita dei capelli durante la chemioterapia

La testa calva è la cicatrice visibile di un tumore. È una calvizie temporanea, ma è il segno che attira gli sguardi, che obbliga a un cruccio estetico quando si vorrebbe pensare ad altro. È diventato il simbolo di una sofferenza e di una battaglia per la vita. E ora potrebbe non essere più l’effetto obbligato delle cure: esiste un’apparecchiatura che salva i capelli durante la chemioterapia.Il Fondo Edo Tempia, forte dei 35 anni di attività in campo oncologico, conosce molto bene il problema della perdita dei capelli per le donne che si ammalano di tumore: un problema non solo estetico, ma che provoca un grande malessere psichico. Conservare i propri capelli, infatti, dona maggiore forza alla paziente per affrontare il trattamento e per non dover mostrare al mondo la propria malattia. Esiste un macchinario, DigniCap, che

cancro questa preziosa possibilità. La Fondazione Tempia desidera dotare l’ospedale di Biella di DigniCap, il costo dell’operazione di acquisto è di 49.000 euro e l’obiettivo minimo di raccolta fondi online è di 25.000. In caso non si raggiunga l’intero budget necessario all’acquisto, la Fondazione stanzierà l’eventuale rimanenza (per non oltre 24.000 €). Crediamo che, tutti insieme, si possa raggiungere questo importante ed am-bizioso obiettivo: sostenere in modo effettivo ed efficace le donne in un particolare e triste momento delle loro vite, in cui anche il perdere i capelli assume una dimensione dura e difficile che riguarda il benessere psico-fisico, la salute, l’intimità, la relazione e la bellezza di tutte le donne. Puoi contribuire anche tu con una piccola donazione, aiutaci a donare all’ospedale di Biella DigniCap!

Le considerazioni della dottoressa Adriana Paduos (Breast Unit Biella):“Ogni anno a Biella trattiamo circa 150 casi di tumore della mammella. 150 donne a cui comunichiamo che hanno un cancro, che dobbiamo operarle e che dovranno sottoporsi a terapie. TUTTE chiedono se sopravviveranno e, quando diciamo loro di si, chiedono “…ma perderò i capelli?”. Sono una donna, capisco che questo rappresenterà per le pazienti un ulteriore peso da sopportare… Con una piccola donazione puoi aiutare le donne che si ammalano a preservare la loro immagine in un momento difficile come quello della malattia!”

offre la possibilità alla donne di ridurre la perdita dei capelli indotta dalla che-mioterapia, contribuendo ad alleggerire questo periodo difficile e carico di stress.In tutta Italia solo l’IEO di Milano, il po-liclinico Gemelli di Roma e altri 3 centri sono dotati di questa apparecchiatura, nessun ospedale piemontese può pro-porre alla donne che si ammalano di

Grazie a tutti i giocatori e organizza-tori della Coppa Fondo Edo Tempia, torneo benefico svoltosi nel mese di luglio nello splendido scenario del Circolo del Golf di Biella “Le Betulle” a Magnano. La loro generosità e il loro sostegno hanno fatto sì che il ricava-to delle iscrizioni sia stato devoluto ai progetti di prevenzione e ricerca del Fondo per la lotta contro i tumo-ri. Anna Rivetti, nostra vicepresidente, desidera ricordare Piero Ramella, consigliere del Fondo e appassionato giocatore di golf, che si fece promo-tore di questa iniziativa.

Un momento della premiazione.

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46Auguri per un sereno 2017

A TUTTI

COLORO CHE

CI HANNO SEMPRE

SOSTENUTO E AIUTATO.

AI NOSTRI GENTILI DONATORI.

AI NOSTRI INFATICABILI VOLONTARI.

AI NOSTRI DIPENDENTI E COLLABORATORI.

AI MEDICI, INFERMIERI, TERAPEUTI VOLONTARI.

A TUTTE LE AZIENDE E LE ISTITUZIONI DEL TERRITORIO.

GRAZIE PER AVERCI PERMESSO DI REALIZZARE PROGETTI,

PROGRAMMI, ATTIVITÀ E INIZIATIVE DI SOLIDARIETÀ E DI UMANITÀ

PER ANDARE OLTRE LA SPERANZA, CON LA PREVENZIONE, CURA E RICERCA.

35 ANNI DI FONDO EDO TEMPIA. 35 ANNI DI STORIA INSIEME A VOI. PER VOI.

Lotteria benefica: il grande sostegno del Fondo alle cure palliative

Grande successo per la lotteria benefica del Fondo Edo Tempia. Ben 35093 i biglietti venduti soltanto nel territo-rio biellese: l’intero ricavato verrà interamente devoluto al servizio di cure palliative territoriali che l’Asl Biella, in stretta collaborazione con il Fondo, garantisce sul territorio. In particolare, la Fondazione Tempia mette a disposizione dell’U.O.C.P. 2 medici e 3 infermieri per il territorio biellese (vedi articolo a pag.32). “Un risultato importante - ha commentato Alfredo Pino, vice presidente della Fondazione - che è stato raggiunto grazie all’impegno di tutti, in particolare dei volontari. So-stenere il servizio di cure palliative territoriali è un grande obiettivo: ancora una volta i Biellesi hanno dimostrato

sensibilità e generosità nei confronti del Fondo Edo Tem-pia. Grazie a tutti”. Il primo premio, parure anello e orecchini in oro giallo con diamanti e rubini, offerto dalla gioielleria Boglietti, è stato assegnato al biglietto numero 33937; il secondo, un orolo-gio Gucci di Boglietti 2, al numero 12935; il terzo, collana in perla della gioielleria Stefano Pivano, al numero 5959.

N. PREMIO AZIENDA DONATRICE33937 1. Parure anello e orecchini in oro giallo con diamanti e rubini Gioielleria Boglietti, via Italia 11/B - Biella12935 2. Orologio Gucci Boglietti 2 Gioielleria, via Italia 12/C - Biella5959 3. Collana in perla Gioielleria Stefano Pivano, via Italia 14 - Biella20383 4. Borsa Marc by Marc Jacobs Minola srl, via Italia 7 - Biella17953 5. Smartphone Asus Penta Elettronica s.a.s., via Milano 94 - Biella

POTETE TROVARE TUTTI GLI ALTRI NUMERI ESTRATTI SUL SITO www.FONDAZIONETEMPIA.ORG

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le offerte per finanziare i programmi si ricevono presso:

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L’elenco di tutte le offerte è disponibile sul sito

www.fondazionetempia.org ed è visionabile presso la nostra sede di Biella.

Non pubblicarle su queste pagine ci consente di dedicare più spazio ai contenuti

informativi e di approfondimento: speriamo che questa scelta

sia gradita!

Siamo certi che i nostri lettori lo sanno, ma per la trasparenza che ha sempre contraddistinto l’attività del Fondo Tempia, ci pare utile ricordare alcuni punti

fondamentali sulle fonti di finanziamento dell’Associazione e sul loro utilizzo.Il Fondo Edo Tempia e la Fondazione Edo ed Elvo Tempia si sostengono con:

offerte di cittadini, Enti e Istituzioni, lasciti e donazioniconvenzioni con strutture sanitarie pubbliche, finanziamento di progetti di ricerca

Tutto quello che il Fondo riceve dal territorio biellese, con le offerte e con il 5 per mille, viene reinvestito nel Biellese per la realizzazione dei vari progetti: prevenzione,

diagnosi precoci, assistenza ai malati, cure palliative, sostegno psicologico...

Oltre alle offerte, sono fondamentali e indispensabili le risorse che provengono da lasciti e donazioni, da convenzioni con ASL e Regione, che ci consentono, con un impegno veramente notevole,

di supportare la sanità pubblica ( messa a disposizione di medici, infermieri, psicologi ) per contribuire ad offrire servizi più efficienti ai malati e attuare programmi di prevenzione.

Rinnoviamo il nostro grazie a voi cittadini biellesi, che continuate a sostenerci riconoscendo nel Fondo uno strumento di fondamentale importanza per la tutela della salute di tutti.

Con voi, per voi, grazie a voi continueremo nella nostra azione con impegno, professionalità e trasparenza.

Page 48: DEL FONDO - Edo ed Elvo Tempia€¦ · informazioni sulle iniziative di cui si sono rese partecipi. Tale diritto potrà essere esercitato semplicemente scrivendo al fondo edo tempia,

Facilitatori Ornella Duodo, Luigi BaragiolaMarisa Betti, Mara Vettori, Laura Osella

Dottori Nicoletta Valestra, Angelo Vercelloni, Alberto Arnulfo,Valter Saccone, Mario Giana,Elvira Sorbilli

Claudio Schepis, Fabio Bertone, Nicolò Pavignano

Dottori Franca Sandigliano e Maurizio Fiora

Luigi Comella,