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- Pagine Mida - 61 “E’ importante avere dei sogni abbastanza grandi da non perderli di vista mentre si perseguono.” Oscar Wilde In ogni momento della nostra vita, quotidianamente, siamo im- pegnati nel prendere delle decisioni: dallo scegliere i vestiti la mattina, al prendere una decisione importante sul luogo di la- voro o decidere in situazioni critiche; che siano scelte ordinarie R GHFLVLRQL FKH SRVVRQR PRGLタFDUH LO FRUVR GHOOD QRVWUD YLWD GL- versi aspetti della nostra personalità sono coinvolti nel processo decisionale. In queste pagine presentiamo i risultati di un lavoro seminariale riguardante il prendere decisioni in ambito manage- riale. Premessa L’occasione per progettare un seminario che avesse al centro del- OD ULチHVVLRQH LO WHPD GHOOH GHFLVLRQL DQ]L GHOOH EXRQH GHFLVLRQL q nato all’interno di un importante progetto curato da Cfmt - Cen- tro di Formazione Management del Terziario, e dedicato ai ma- nager inoccupati di questo settore (1) . ,O SHUFRUVR FKLDPDWR エ&RPLQFLR ォ GD オ SUHYHGH YDUL VWHS H RIIUH XQD YDULHWj GL VWUXPHQWL GD PRPHQWL GL ULチHVVLRQH GキDXOD a momenti di assessment, a incontri individuali con un coach. /キDPSLD RIIHUWD q タQDOL]]DWD D IDYRULUH FRQVDSHYROH]]D GHOOH SUR- prie competenze, ma anche ad acquisirne di nuove, a generare nuovi punti di vista su se stessi e sul contesto professionale in cambiamento, a individuare prospettive professionali percorri- bili. Il seminario “Costruire buone decisioni”, progettato da un team di consulenti di Mida e da Massimo Del Monte, rappresenta una tappa fondamentale di tutto il percorso, di fatto è un punto di snodo. Dopo la fase comune, il percorso formativo si articola in due prospettive professionali, il rientro in azienda o la scel- ta imprenditoriale. A valle di queste due giornate di seminario i manager sono invitati a scegliere quale dei due percorsi seguire per focalizzare meglio il loro impegno formativo e le energie pro- gettuali. decisioni di Alessandra Vesi e Massimo Del Monte Costruire buone decisioni… per reinventarsi il futuro

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“E’ importante avere dei sogni abbastanza grandida non perderli di vista mentre si perseguono.” Oscar Wilde

In ogni momento della nostra vita, quotidianamente, siamo im-pegnati nel prendere delle decisioni: dallo scegliere i vestiti la mattina, al prendere una decisione importante sul luogo di la-voro o decidere in situazioni critiche; che siano scelte ordinarie

-versi aspetti della nostra personalità sono coinvolti nel processo decisionale. In queste pagine presentiamo i risultati di un lavoro seminariale riguardante il prendere decisioni in ambito manage-riale.

Premessa

L’occasione per progettare un seminario che avesse al centro del-

nato all’interno di un importante progetto curato da Cfmt - Cen-tro di Formazione Management del Terziario, e dedicato ai ma-nager inoccupati di questo settore(1).

a momenti di assessment, a incontri individuali con un coach. -

prie competenze, ma anche ad acquisirne di nuove, a generare nuovi punti di vista su se stessi e sul contesto professionale in cambiamento, a individuare prospettive professionali percorri-bili. Il seminario “Costruire buone decisioni”, progettato da un team di consulenti di Mida e da Massimo Del Monte, rappresenta una tappa fondamentale di tutto il percorso, di fatto è un punto di snodo. Dopo la fase comune, il percorso formativo si articola in due prospettive professionali, il rientro in azienda o la scel-ta imprenditoriale. A valle di queste due giornate di seminario i manager sono invitati a scegliere quale dei due percorsi seguire per focalizzare meglio il loro impegno formativo e le energie pro-gettuali. d

ecis

ion

i

di Alessandra Vesi e Massimo Del Monte

Costruire buone decisioni…per reinventarsi il futuro

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1 Il progetto “Comincio …

da 3” è nato da un accordo

quadro tra Confcommercio

e Manager Italia e affidato

per la sua realizzazione a

Cfmt. Da marzo 2010 a

ottobre 2011 vi hanno par-

tecipato complessivamente

21 gruppi tra Roma e Mi-

lano. Dei 464 dirigenti che

hanno iniziato il percorso,

235 hanno ritrovato, ad oggi,

collocazione nel mondo del

lavoro. La percentuale delle

persone rioccupate si di-

stribuisce in questo modo:

25% Imprenditori, 15% Pro-

fessional, 21% Manager, 11%

Quadri, 28% Dirigenti.

2 Apollo 13, film del 1995

diretto da Ron Howard,

racconta la storia vera di tre

astronauti che, a 205.000

miglia dalla Terra, ormai a

un passo dal raggiungere

il loro obiettivo, la Luna,

devono “cambiare” i loro

programmi per un’avaria

alla navicella spaziale. Ven-

gono riportati sani e salvi a

terra dai tecnici di Huston

che guidano le operazio-

ni di salvataggio. Un otti-

mo esempio di fusione di

competenze specialistiche

e determinazione nei com-

ponenti di una squadra al

servizio di un obiettivo co-

mune. Salvare tre americani

in avaria nello spazio.

Backstage progettuale

Non è stato facile immaginare come poter essere utili a dirigenti, in un momento così importante della loro vita, in bilico tra il farsi

del mercato del lavoro, oppure cogliere l’opportunità all’inter-no della crisi; eterogenei per età, professioni, posizioni aziendali, tempo trascorso dal licenziamento o dalla chiusura dell’azienda di cui erano dipendenti, ma soprattutto diversi per reazioni e vis-suti soggettivi collegati alla perdita del lavoro. Ad ogni giornata di start-up del progetto le emozioni sono tan-gibili osservando le espressioni dei volti o ascoltando le parole,

Qualcuno arriva con un carico di rabbia davvero incontenibile. Qualcuno con senso di vergogna. Qualcuno al contrario con un forte senso di liberazione da un passato professionale ormai lo-goro di stimoli. Qualcuno con un intreccio di problematiche pro-fessionali e familiari davvero pesanti. Qualcuno ancora incredu-lo che possa essere accaduto senza avere avuto alcun sentore di quello che stava avvenendo. Qualcuno con avvisaglie di males-sere profondo. Qualcuno davvero impaurito, smarrito. Qualcuno invece con un forte sentimento di positività nei confronti della prospettiva di cambiamento. Qualcuno con senso di colpa verso la famiglia, sia per la perdita di status, sia per non aver saputo evitare il licenziamento. L’immagine dell’equipaggio dell’Apollo 13(2) che “ha perso la luna” ci ha guidato in alcune scelte di fondo. Gli stati d’animo degli astronauti, che vedono allontanarsi per sempre il sogno di raggiungere un obiettivo, dopo anni di preparazione, sono de-

che lentamente si allontana, sia dallo sguardo smarrito del pro-tagonista che sogna ad occhi aperti di posare i suoi piedi sul suo-lo lunare e che, nonostante le sue indubbie capacità, a fatica si orienta rispetto a cosa sta succedendo e al da farsi.

In situazioni di cambiamento, voluto o imposto, perdiamo infatti i punti di riferimento, e insieme alla stabilità perdiamo la nostra capacità di decidere con lucidità.

o dell’obiettivo professionale raggiunto e ritenuto consolidato, come per molti dei nostri partecipanti, rischia di depotenziare la persona nel processo decisionale. Vissuti emozionali come l’in-credulità, l’illusione di poter ancora “raggiungere la luna”, o la paura di non farcela, o la rabbia verso se stessi o verso l’azienda di provenienza, rischiano di allontanare la persona dalla realtà e di conseguenza di spingerla a intraprendere strade di ritorno im-

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3 Secondo l’Analisi Tran-

sazionale la struttura di

personalità di ogni individuo

è costituita da tre nuclei

distinti: gli Stati dell’Io. Sta-

to dell’Io Bambino, Stato

dell’Io Adulto, Stato dell’Io

Genitore.

pressione della fretta, di impedire l’attaccamento ad una nuova prospettiva professionale, per alcuni di loro già alle porte. E al-lora abbiamo capito che l’utilità del seminario poteva derivare dall’offrire ai partecipanti non già un modello decisionale che si

partire da alcune domande fondamentali.

Quali sono le mie aspettative? Cosa voglio davvero per me? Ho de-sideri autentici, magari abbandonati per strada per qualche ragione

importanti per me? E come posso trasformare i desideri in obiettivi possibili? Quali competenze già possiedo e di quali ho bisogno, e quali risorse mi servono?

Per mobilitare la consapevolezza su aspetti così importanti e così profondi abbiamo scelto di proporre come teoria di riferimento il modello analitico transazionale degli Stati dell’Io con l’obietti-

si basa sul processo di allineamento tra desideri autentici, valori di riferimento attuali, dati di realtà certi. Abbiamo così struttura-

mobilitano pensieri di speranzosità, energie positive, “visioni di gloria” per il proprio futuro.Assumere una decisione, come ad esempio continuare la ricerca di un collocamento come dirigente o cambiare completamente strada verso l’incognita dell’imprenditoria o della consulenza, è

visione, passione; insomma un processo che attiva tutti e tre gli Stati dell’Io: il Genitore, l’Adulto e il Bambino. L’obiettivo prin-cipale dell’intervento formativo è mirato all’arricchimento delle opzioni possibili, all’ampliamento di quelle mappe mentali che integrano il rispetto dei bisogni e degli stati emotivi, il patrimo-nio di valori interni e il potere di pensare razionalmente, analiz-zare la situazione, attingere alle proprie competenze e assumersi la responsabilità di agire.

Tappe del seminario

L’ancoraggio all’esperienza

La prima tappa che proponiamo é la rielaborazione individuale di un’esperienza di buona decisione presa in passato, nella vita professionale.Le esercitazioni di “ancoraggio” ad una propria esperienza posi-tiva hanno l’obiettivo di sollecitare nella persona, attraverso l’atti-

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spone. Inoltre alimentano il senso di potere personale attraverso

e dalle nostre azioni (internal locus of control) -

-

-

-le storie personali.

-

Determinazione

Chiarezza obiettivi

Senso responsabilità

Uso informazioni

Consapevolezza risorse

Voglia di rischiare

Valori e correttezza

Azioni fuori dagli schemi

Autosviluppo priorità personali

Autostima

Soluzione alternativa

Forte creatività

Sicurezza in me stesso

Senso di giustizia

Esempio di mappa prodotta da un sottogruppo

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Le connessioni alla teoria analitico transazionale

-

Stati dell’Io.

-

Genitore Adulto, del Bambino.

-

-

-

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bilità di prendere una decisione “ecologica”, funzionale cioè al

soddisfacente. Può al contrario, succedere che ci sia una Conta-minazione(4), che ci impedisce di procedere con lucidità o di sa-

E’ interessante citare qualche esempio di Contaminazione ri-scontrata in alcuni manager incontrati in questo percorso. Un eccesso di Bambino che si manifesta attraverso il protrarsi dell’illusione di rientrare in azienda pur essendo alle soglie del-la pensione, o attraverso un eccesso di rabbia verso la propria azienda o un Genitore interno troppo incombente che opprime con martellanti richiami al senso del dovere verso la propria famiglia o fa pressioni rispetto al tempo della decisione, spinge cioè a decidere in fretta. Chi ne fa le spese è il nostro Adulto che non riuscendo a contene-re l’”esondazione” proveniente o dal Bambino o dal Genitore (o da tutti e due) perde la capacità di prendere, in questo caso, de-

-bilità di successo, valutando le risorse disponibili, le competenze possedute o da acquisire.Quando facciamo riferimento al Genitore interno che fa pressanti richieste, rimprovera o fa pressioni, descriviamo di fatto una di-namica relazionale che avviene tra gli Stati dell’Io della persona stessa. In sostanza gli stati dell’Io si parlano, hanno cioè un vero e proprio Dialogo interno, Genitore e Bambino possono anche

-zione, questo dialogo può talvolta escludere la parte Adulta.Da questo momento in poi il seminario prende quota con un

-sapevole dei tre Stati dell’Io e di un dialogo interno funzionale al benessere della persona attivando, prima di tutto, la funzione desiderante, mettendola in relazione prima con la funzione valo-

L’attivazione del desiderio

-riodo dell’infanzia, che i partecipanti sono preventivamente invi-tati a portare al seminario. La richiesta prevede di portare da una

4 Si verifica una Conta-

minazione quando parte

del contenuto degli stati

dell’Io Bambino o/e Geni-

tore viene erroneamente

considerata dalla perso-

na contenuto Adulto. Ad

esempio quando l’Adulto è

contaminato dal Genitore

utilizza pregiudizi o stere-

otipi come se fossero dati

di realtà; quando è conta-

minato dal Bambino utilizza

illusioni infantili e le scambia

per cose vere.

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bambina. L’idea di fondo che sta dietro a questa richiesta è molto importante.Il periodo dell’infanzia è, in genere, quello in cui abbiamo mag-giore libertà di movimento del corpo e della mente. Manifestia-mo le nostre emozioni, come gioia e rabbia, con maggiore na-turalezza; abbiamo una grande potenzialità di apprendimento, come tutti gli studi più recenti ci confermano, illimitate risorse ed energie; ci permettiamo di fare sogni e avere desideri per il nostro futuro più liberi da convinzioni autolimitanti o condizionamenti e se sogniamo di fare l’esploratore o la direttrice d’orchestra o la “parlante” lo esprimiamo con entusiasmo e spontaneità. Berne non solo ci dà un’idea precisa di tutta questa ricchezza ori-ginale chiamando tutto ciò Bambino Naturale(5), ma afferma ad-dirittura che ogni persona, alla nascita, è potenzialmente dotata di tutte le risorse necessarie per affrontare la vita.Per ragioni molteplici qualche risorsa ci viene inibita, non la svi-luppiamo o non la manteniamo allenata; per le più diverse ra-gioni qualche sogno lo abbandoniamo; perdiamo cioè per strada pezzi importanti del nostro corredo naturale.In ogni fase di cambiamento o svolta della vita è importante per-tanto andare a fare una ricognizione nel “là e allora”, recuperan-

-to collegato a quei sogni e a quei desideri di bambino o bambina e riscoprire qualche desiderio autentico non ancora realizzato, qualche passione sopita o aspirazione personale che possiamo realizzare nel futuro o ri-attivare qualche risorsa inespressa ma, forse, sempre lì potenzialmente a disposizione.

Dal desiderio alla dimensione progettuale

Di che cosa abbiamo bisogno per trasformare un desiderio in un progetto?

“Alla ricerca della felicità”(6), consente di dare risposta a questa domanda e di far fare al grup-po un decisivo passo avanti nel processo sia cognitivo che intro-spettivo.

“Non permettere a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa”“Se hai un sogno lo devi proteggere”“Se vuoi qualcosa, vai e inseguila!”

-

a capire la natura di questi messaggi.

5 Bambino Naturale: all’in-

terno dello Stato dell’Io

Bambino è quella parte che

rappresenta tutto ciò che

un bambino sarebbe stato

di “natura” se non fosse sot-

toposto ad alcuna influenza

esterna. E’ la parte di noi

impulsiva, affettuosa, incen-

surata, curiosa, espressiva,

sensuale, creativa.

6 La ricerca della felicità

(The Pursuit of Happyness)

è un film del 2006 diretto

da Gabriele Muccino. Il film

è ispirato ad una storia re-

almente accaduta: quella

di Chris Gardner, impren-

ditore oggi milionario che

durante i primi anni ottanta

visse giorni di intensa po-

vertà, con un figlio a carico

e senza una casa dove po-

terlo crescere.

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di farci crescere. In genere questa funzione può essere interpreta-ta sia in termini di “guida”, attraverso messaggi di tipo educati-vo in senso lato, sia in termini di “cura” attraverso un processo di valorizzazione e di sviluppo dell’empowerment della persona.

-la nostra soggettività, diventano il nostro Genitore interno, che proprio come i genitori reali, continua a svolgere verso la perso-na stessa sia la funzione di “guida” che di “cura”. Talvolta que-ste funzioni, rispecchiando l’esperienza infantile, sono esplicate in modo diseguale, determinando la prevalenza di una sull’altra, talvolta possono “tradire” la loro natura intrinseca (farci cresce-re) e assumere una piega sbagliata.I messaggi normativi possono essere inibitori, oppressivi, ecces-sivamente critici oppure iperprotettivi e pertanto depotenzianti come ingiunzioni, attribuzioni, spinte . Nel nostro percorso le

-iettato derivano dalla funzione di “cura”.

“Non permettere a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa” è un messaggio che chiamiamo Permesso; “Se hai un sogno lo devi pro-teggere” è un messaggio riconducibile alla Protezione; “Se vuoi qualcosa, vai e inseguila!” è un messaggio che produce Potenza.

E’ da queste tipologie di messaggi che dentro di noi si scatena-no energia di fare e affrontare il cambiamento con positività, au-tostima, carica per affrontare anche le situazioni più complesse,

-menti che contemplano nuove alternative il più possibile vicine ai desideri del nostro Bambino Libero (o Naturale). In sostanza producono il nostro stato di empowerment.

-ne al suo momento fondamentale. Il processo decisionale viene infatti presentato attraverso una slide che sintetizza il processo interiore: c’è un Bambino che desidera, un Genitore che auto-rizza, un Adulto che progetta e realizza confrontandosi con le concrete possibilità che la realtà offre.

7 Ingiunzioni, attribuzioni,

spinte: tipologie di messaggi,

verbali e non verbali, pro-

venienti dalle figure di rife-

rimento dell’infanzia che gli

analisti Transazionali hanno

individuato essere fonte di

forti condizionamenti circa

il fare e l’essere della perso-

na adulta, il suo benessere, la

sua propensione a costruire

relazioni significative, la sua

crescita, l’autorealizzazione.

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“Sponsorship” (visualizzazione)

La visualizzazione che proponiamo ai partecipanti, in questa fase del lavoro, ha lo scopo di sostenere la motivazione interna e di attingere alle risorse interne, agli “alleati” che possono fare la dif-ferenza in un momento delicato che necessita di sostegno e con-

dallo stress, dal disagio dovuto alla situazione contingente, op-pure da un lungo periodo lavorativo mirato esclusivamente alla realizzazione delle performance aziendali.

un potente strumento per sviluppare risorse interne legate ad

sottofondo di musica suggestiva e con l’accompagnamento di un tono di voce rilassante e profondo, si guida il partecipante a visualizzare una stanza immaginaria comoda e rilassante dove

-re se stessi e l’altra persona dall’alto. L’esperienza continua con una “immersione” nel corpo della persona “invitata” nella stan-za immaginaria. Immergendosi nell’altro, “vestire i suoi panni”, permette di andare in “seconda posizione” e guardare a se stessi con gli occhi dell’altro, sentire con le sue sensazioni, pensare con

GENITORE

ADULTO

BAMBINO

Passione

Piacere

Curiosità

Talento

Creatività

Conoscenze

Abilità

Attitudine

Esperienza

Interesse

Valori

Ecologia

Etica

Autorealizzazione

Autostima

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la sua mente. Il passo successivo consiste nel parlare a se stessi, -

gianti e motivanti rispetto all’obiettivo che ci si propone di realiz-zare. L’esperienza termina abbandonando il corpo dell’altro per rientrare mentalmente in se stessi, portando con sé sensazioni,

-do gli occhi molti dichiarano di aver vissuto emozioni intense, di aver toccato qualcosa di profondo, essersi sentiti rinvigoriti, motivati, sentire per la prima volta particolari sfumature di sen-

del Genitore o l’eccessiva razionalità escludente dell’Adulto, non consente di fare un esperienza insolita, fuori dagli schemi. Tro-

che incoraggia l’iniziativa, ne trova i risvolti positivi e scatena l’energia per continuare o iniziare un percorso di vita.

La storia professionale …

La seconda giornata si apre con un’altra attività individuale di

alcuni periodi della vita professionale caratterizzati da progetti -

riodo ricordato, gli aspetti positivi che hanno generato particola-re soddisfazione.

Quali sono state le attività principali svolte da me? Cosa mi è piaciuto fare? Cosa ho imparato di nuovo in questa fase professionale? Cosa mi ha appassionato di più? Quali sono stati i miei contributi?

… sono alcune delle domande che poniamo ai partecipanti con -

rienze vissute in modo, come descritto per l’attività con cui si apre il seminario, da avere maggiore chiarezza relativamente ad

-sfazione e il senso di autorealizzazione e sollecitarne la ricerca in prospettive future. La richiesta prevede anche di fare sintesi dei

-ria di ciascun periodo. Nel processo di “ancoraggio” la rievocazione di emozioni positi-ve è molto importante perché contribuisce a riattivare nella per-sona energie propulsive per far ri-accadere ciò che ha provocato il sentimento di soddisfazione.Questo processo psico-neuro-biologico è ben descritto da Um-berto Galimberti in una frase che riportiamo integralmente:

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“La felicità non dimenticata diventa un modello inconscio che ne mo-tiva di nuovo la ricerca. Questo nesso tra memoria della soddisfazione e ricerca della soddisfazione è l’essenza del ‘desiderio’ ossia di quella

.

… continua

Il percorso apre decisamente le sue porte alle prospettive future.

partecipante viene invitato a disegnare su grande foglio attra-verso una metafora il progetto professionale, o il sogno, per il proprio futuro e a presentarlo agli altri partecipanti. Come sap-piamo l’utilizzo di metafore è in generale un potentissimo dispo-sitivo didattico. In questo contesto assume una valenza partico-

d’aula una sorta di “coming out” che permette il superamento

aspetto così intimo come un progetto professionale ancora da in-traprendere, magari ambizioso, o addirittura un sogno di vita. Inoltre nel disegnarlo, e ancora di più nel condividerlo con altri, il partecipante raggiunge un grado di chiarezza maggiore delle proprie aspirazioni o delle strade che vuole intraprendere e la presentazione ad una platea che, in genere ascolta con attenzione profonda, produce un effetto “kick off”, come se il partecipante

-getto o della strada decisa.E’ bene precisare che non tutti i partecipanti riescono a fare que-sto movimento in avanti. Ma anche chi è un passo indietro respi-ra un’energia positiva che dà forza per aprirsi al futuro, alla pro-gettualità. Non è retorica ma è a questo punto del seminario che abbiamo visto visi sorridere, posture aprirsi, espressioni e corpi più rilassati e un clima d’aula carico di positività.In sostanza è attraverso la condivisione di idee progettuali, desi-

-duale e del gruppo, che possiamo chiamare empowerment, come se le persone si dicessero “I can”, “We can”. Ci fa piacere infatti sottolineare che, attraverso un cammino lento fatto di recupero

questo punto si cristallizza un forte legame e il gruppo diventa davvero gruppo; incomincia quindi a serpeggiare un sentimen-to comune di coesione che si protrarrà, per la maggior parte dei gruppi, anche dopo il seminario e per qualche gruppo anche ol-

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Mettere in opera il desiderio: le coerenze interne

Attraverso una griglia di domande, e il confronto con un collega, chiediamo a ciascun partecipante di “sottoporre” il proprio so-gno o progetto ad una attenta analisi per favorire la consapevo-lezza sulle coerenze tra il progetto che sta per intraprendere (o la soluzione che sta attuando) e il suo sistema valoriale, il suo piano di autorealizzazione e i dati di realtà:

Questa scelta risponde ai tuoi bisogni, ai tuoi desideri? Seguendo que-sta strada riuscirai ad esprimere te stesso, a soddisfare l’area creativo-emozionale? Da che cosa sei principalmente guidato in questa scelta?

-gica (si intende l’equilibrio tra vantaggi e svantaggi personali ed ester-ni)? Quali sono le conoscenze, le risorse di cui disponi, che utilizzi o utilizzerai per la riuscita del progetto (o della soluzione)? Questa scelta stimola il tuo interesse intellettuale, le tue attitudini o le tue abilità? Quali strategie intendi utilizzare per portare avanti la scelta?

Come si evince da questa serie di domande ancora una volta l’obiettivo è quello di stimolare l’esplorazione dei tre Stati dell’Io

benessere che facilita la decisione.Terminata l’analisi chiediamo ai partecipanti di sostenere il pro-

-cazione delle 3 P, Permesso, Protezione e Potenza, necessarie a far partire, dare slancio e vigore, rendere forte (rispetto a pres-sioni esterne) il proprio progetto professionale. Il lavoro prevede anche una visualizzazione preparatoria per “allenare” l’attiva-

relativo, che implica il permesso del Genitore, e la focalizzazione

“La macchina dei sogni” (visualizzazione)

Si parte da uno stimolo visivo che illustra la “macchina dei so-gni” (un oggetto poco decifrabile con su scritto “Macchina del sogni”) e l’indicazione di pensare ad un desiderio, al perché si vuole realizzarlo e alle sensazioni ed emozioni che suscita l’idea. Poi si invitano i partecipanti a chiudere gli occhi ed immaginare di entrare nella “macchina dei sogni”, una speciale “rimodella-trice” dei propri desideri, nella quale accomodarsi. Si chiede di

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proprio desiderio. L’esperienza di visualizzazione viene facilitata dal trainer attraverso una serie di suggerimenti che non riguar-

-la rappresentazione mentale. Ad esempio si suggerisce di rende-re l’immagine più luminosa, accendere i colori, renderla nitida, focalizzarla e creare movimento. E’ noto, ad esempio, che imma-gini visive vivide, colorate, di grandi dimensioni, in movimento, hanno generalmente un impatto emotivo maggiore sugli indivi-dui, piuttosto che immagini caratterizzate da submodalità oppo-ste. Al pari di una ricetta di cucina, la quantità e l’integrazione tra i vari ingredienti, costituiscono la base del modo con il quale la persona vivrà l’esperienza stessa; la loro manipolazione diviene un processo molto utile per aumentare o diminuire l’intensità di

con l’associazione “entrando” nell’immagine stessa, per viverla

ma diviene un’esperienza simulata che consente maggiormente di vivere le emozioni suscitate. Se la passione è forte e il sogno è realmente piacevole, allora aumenterà la motivazione e la spinta del Bambino Libero. Dopo l’uscita dalla macchina dei sogni, si

-glio del proprio Genitore: si lascia ai partecipanti qualche minuto

in che modo si agisce per conservare e migliorare le cose. In ulti-mo si attiva l’Adulto chiedendo di individuare e programmare i passi da compiere verso la realizzazione del desiderio.

In questa parte del lavoro lo scopo che ci proponiamo è attivare lo Stato dell’Io Adulto dei partecipanti per trasformare il desi-derio del Bambino, in un vero e proprio progetto. Ogni progetto

-tono alla parte adulta di basarsi sul principio di realtà e attingere al proprio potere personale e alla responsabilità, intesa come abi-lità a dare risposte ai bisogni percepiti, in modo coerente con il patrimonio di valori interno. I manager nel loro lavoro adottano

obiettivi aziendali. Ma è anche vero che nel passaggio dal ruolo aziendale di dirigente a persona che vuole, che ha bisogno e a volte che deve dare una svolta alla propria vita professionale, gli “strumenti” di lavoro precedenti vengono svalutati, dimenticati, scarsamente presi in considerazione. In altre parole, quando si tratta di se stessi come persone, privi del ruolo professionale, dif-

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-to, delle conoscenze e della cassetta degli attrezzi acquisita nella formazione manageriale precedente. Abbiamo deciso, pertanto, di utilizzare lo strumento della formulazione degli obiettivi, se-condo i principi alla base dell’acronimo +SMARTER, formula

-nosciuta con l’acronimo Smart, di nuove lettere.Alla S M di misurabile, alla A che rimanda ad

R di raggiungibile e alla T che indica la dimensione temporale, si aggiunge il segno + che sta per posi-tivo e affermativo. Si sottolinea in questo modo l’importanza di utilizzare affermazioni piuttosto che negazioni e positività per rendere appetibile e desiderabile ciò che si vuole, per far sì che la nostra mente si sintonizzi esclusivamente su ciò che si desidera realizzare e non su ciò che non si desidera, un non-qualcosa, coe-rentemente con il funzionamento del cervello che non può accet-tare l’input paradossale “non pensare a questa cosa”. La lettera E etico, ecologico, entusiasmante. Per poter essere accettabile, un obiettivo deve mantenere elevati standard etici, essere reciprocamente vantaggioso per se stessi e per l’am-biente intorno a noi, ma anche entusiasmante per mantenere alte le motivazioni e migliorare chi siamo in relazione a ciò che desi-deriamo. La lettera R sta per responsabilità, poiché uno dei principi cardi-ne sui quali si basa un buon obiettivo è costituito dal potere per-sonale che ci abilita a fornire una risposta utile alla realizzazione degli obiettivi. Un eccessivo spostamento di responsabilità verso l’esterno diminuisce notevolmente il controllo sull’obiettivo stes-so. Questo aspetto emerge talvolta come fattore critico, soprat-tutto per coloro che tendono ad attribuire totalmente all’esterno

incontrata. In questo caso, per tornare all’Analisi Transazionale, il lavoro sugli obiettivi ha consentito di entrare delicatamente nel sistema rigido che non consentiva loro di assumersi le responsa-bilità del proprio futuro, pur mantenendo una visione corretta di

Community work: da “me” a “we”

Quello che abbiamo chiamato Community Work costituisce l’ul-tima tappa del percorso.Il lancio dell’attività avviene attraverso la visione di un altro

Apollo 13.Il brano mette in forte evidenza quanto una situazione dramma-

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ticamente critica, in quel caso rappresentata dal rischio di per-dere tre astronauti nello spazio, possa essere risolta sia attraver-so un gioco di squadra che valorizza competenze, esperienze e contributi diversi, sia dalla forte determinazione a raggiungere l’obiettivo di riportare sulla terra la navicella spaziale. “Il fallimento non è contemplato!” esprime con forte convinzione il capo della base di Huston. Divisi in sottogruppi i partecipanti sono invitati a fare un’ analisi di fattibilità del progetto di un collega e a contribuire con idee, stimoli, soluzioni creative alla realizzazione del progetto presen-tato, facendo leva ciascuno sulle proprie competenze ed espe-rienze. Se paragonassimo il seminario ad un brano musicale, quando si arriva a questo punto è come se le parole, le idee, le critiche, e gli incoraggiamenti prendessero man mano quota, in un crescen-do travolgente che diventa confronto, voglia di provarci insie-me con convinzione, ingaggio reciproco, progettazione di “mini social network” dai nomi autoironici, proprio come accade nel crescendo di note di una sinfonia musicale. Il gruppo si autopercepisce compatto, forte del processo che li ha portati a trasformare un problema, spesso vissuto e affrontato in solitudine, in energia positiva che si nutre delle risorse e compe-tenze riconosciute all’interno del gruppo. Spiccate singolarità passano da una dimensione Me alla dimen-sione We, a tal punto che per qualcuno la ri-scoperta del piacere

L’inventore di chiavi (visualizzazione)

La visualizzazione con cui si conclude il percorso, costituisce un

e si lasciano accompagnare in un viaggio profondo, alla scoperta di sentieri dell’immaginario ricchi di risorse. Lo scopo principale è liberare la mente, rilassarsi ed integrare le varie esperienze ef-

-zione vigile. Dopo un breve rilassamento, guidato semplicemen-te dalla visualizzazione di numeri colorati, e dal richiamo sonoro delle balene e del mare(8), si narra la storia dell’inventore di chia-vi, la metafora del viaggio alla scoperta di preziose risorse, nuove chiavi di lettura, prospettive diverse da cui guardare il mondo. La potenza della metafora consiste nell’attivare contemporanea-mente i due emisferi cerebrali: quello sinistro che ascolta e recepi-

8 Quando la parte co-

sciente della mente si con-

centra su più aspetti con-

temporaneamente, come

ad esempio la visualizzazio-

ne di un numero e il colore

relativo, consente per così

dire di “liberare spazio” per

il funzionamento delle al-

tre aree cerebrali. Il nostro

emisfero sinistro, deputato

al linguaggio e ai processi

di tipo razionale, se viene

in qualche modo “distratto”

da un compito, come quello

di visualizzare contempo-

raneamente numeri e co-

lori, consente all’emisfero

destro di attivarsi e di re-

cepire maggiormente quei

messaggi che consentono

di entrare in uno stato di

rilassamento più profondo

e salutare. Più si aumenta il

lavoro sulla visualizzazione,

più si mette a tacere il dialo-

go verbale interno; un com-

pito che presuppone una

capacità di visualizzazione

favorisce, infatti, il passaggio

del controllo dall’emisfero

dominante all’emisfero non

dominante.

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sce il linguaggio con il quale si racconta la storia, si concentra sul-le parole, allentando il chiacchiericcio mentale e il disturbo dato da eventuali razionalizzazioni e divagamenti. Quello destro che, invece, è attivato non solo dalla musica di sottofondo, ma anche

prosodia con la quale viene raccontata la storia, dalle immagini rappresentazionali che evoca. La costruzione della storia, infatti, è basata sull’attivazione di tutti i sistemi rappresentazionali e su una concatenazione di frasi che coinvolgono e lasciano al tempo

altri. Lo scopo, infatti, è far sì che l’ascoltatore sia in grado di cogliere il contenuto della storia e di generalizzare a se stesso l’indice referenziale, cioè le informazioni riguardanti l’eroe della storia. La storia rievoca, in chiave metaforica, aspetti trattati nel corso della giornata di formazione per consentire alla mente più profonda di elaborare ulteriormente l’esperienza ed integrare le informazioni acquisite precedentemente, favorire l’aprirsi a nuo-ve prospettive, collocarsi nel futuro per intravedere nuovi possi-bili scenari.

Conclusioni: il processo decisionale tra neuroscienze e

Analisi Transazionale

Negli ultimi anni la neurobiologia ha compiuto molti approfondi-menti sul funzionamento del cervello in relazione alle decisioni. Secondo il neurobiologo Antonio Damasio le componenti emoti-ve hanno un ruolo essenziale nel processo decisionale. Nell’accu-mulare l’esperienza di vita il nostro cervello crea un insieme di

-biamo vissuto una data situazione che possiamo riattivare, come ricordo, ogniqualvolta ci troviamo in condizioni simili, anche se a volte non ne siamo pienamente consapevoli. Damasio individua quattro elementi importanti, compresi nella memoria archiviata: i dati di fatto relativi al problema l’opzione scelta per risolverlo l’esito effettivo di quella scelta l’esito della scelta in termini di emozioni e sentimenti.

L’esito immediato della nostra decisione passata è importante, poiché ha generato uno stato, un vissuto, una sensazione che abbiamo catalogato come piacevole o spiacevole, o con altri tipi di sensazioni emotive; altro fattore importante riguarda l’esito

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futuro di quella decisione; gli effetti a lungo termine sono stati -

mento della scelta? La capacità di ragionare in termini di futuro e, dunque, di anticipare gli esiti confrontandoli con l’esperienza passata, ci consente di fare delle simulazioni in grado, per quanto

soggettivamente più vantaggiosa. L’associazione tra le decisioni, i risultati ad esse connessi e gli stati emotivi prevalenti, ci mettono nelle condizioni di catalogare

-le; questo può essere un fattore limitante o potenziante, può di-schiuderci delle opportunità oppure indurci ad abbassare il livel-lo di ciò che desideriamo ottenere, può proteggerci da eventualità sgradite o motivarci a conseguire nuovi risultati. I segnali emo-zionali che ci spingono in una direzione, piuttosto che in un’altra, possono essere di varia intensità, ma sono sempre presenti a vari livelli di coscienza. Anche se il segnale emozionale non sostitui-sce interamente il ragionamento, o l’analisi logica delle informa-zioni, rimane sempre un indicatore importante per andare verso una direzione o allontanarci, cambiando orientamento. Avere la sensazione giusta, sentirlo nelle viscere, nella pancia o seguire ciò che ci dice il cuore, sono esperienze di vita comune in cui abbia-mo a che fare con segnali emotivi più o meno intensi ed evidenti;

è un altro esempio di come, nella vita di ogni giorno, alcuni di noi

la cognizione delle operazioni implicite che avvengono a livello emotivo e mentale. In ambito organizzativo ed aziendale il “decision making”, cioè il processo che porta ad assumere decisioni riguardanti i diversi

-

Come abbiamo già visto, in modo più o meno automatico antici-piamo gli effetti delle nostre decisioni in base a quello che Dama-sio chiama il “marcatore somatico”, cioè quel nucleo di memoria, quella mappa neuronale che riguarda la relazione tra il ricordo, l’emozione collegata a ricordo e il corrispondente stato corporeo associato. L’analisi previsionale delle conseguenze e degli effetti, anche in termini emotivi, consente alla persona di evitare possi-bili svalutazioni e giochi ed assumersi la responsabilità adulta della decisione. Far lavorare i partecipanti su esperienze decisio-nali del passato e analizzarle con il modello degli Stati dell’Io, come precedentemente illustrato, è stato un modo per aumentare la consapevolezza di processi che il più delle volte avvengono sotto la soglia della coscienza. Il questionario delle “Coerenze in-

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-ne alla scelta che i partecipanti intendevano effettuare. Il parteci-pante è stimolato ad entrare in contatto con i bisogni, gli aspetti emozionali, ciò che lo motiva maggiormente verso una direzione. Quanto emerso viene messo in relazione all’area etico-valoriale, in altre parole si confrontano i contenuti del Bambino con quelli del Genitore, con particolare riferimento al patrimonio dei va-lori interni. L’esito di questo confronto produce una particolare sensazione di consonanza o dissonanza interna. Se la scelta è in accordo con i principi guida, ne risulterà una percezione interna favorevole, piacevole, in altre parole uno stato emotivo che faci-lita la scelta. Dunque, si procede con la scelta delle strategie, dei comportamenti, delle risorse ecc. (o altri aspetti dell’area cogniti-vo-esperienzale) per agire concretamente verso la realizzazione e il conseguimento degli scopi. Il diagramma degli Stati dell’Io indica un processo che parte dal contatto con il proprio Bambino interiore, con le passioni, il pia-cere, la curiosità, il talento e la creatività.

Nelle parole di Bill Strickland, uno dei maggiori “innovatori so-ciali” della storia di Pittsburgh:

La passione, per quanto intensa, va sottoposta al vaglio del pa-trimonio di valori che ci guida che rende equilibrato ed etico il percorso verso la realizzazione. Come afferma Gary Hamel:

tenacia. In questo modo, trasforma un grande talento in un risultato straordinario”. La nobiltà degli scopi insieme ad una visione che si spinge oltre l’orizzonte, fornisce la direzione per l’ispirazione, per la produ-zione di nuove idee che possono rendere le cose migliori.

-so al mondo, ma c’è bisogno di persone che rendano il sogno realtà”, affermava Walt Disney che ha ben illustrato, nella sua opera, il modo in cui si può integrare l’energia del Bambino, la visione del Genitore e la concreta determinazione dell’Adulto.

Nel famoso discorso tenuto da Steve Jobs ai giovani laureati all’Università di Stanford, possiamo cogliere l’intensità emotiva del Bambino sostenuto dal permesso interno del Genitore e gui-dato dalla perseveranza dell’Adulto:

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“Sono convinto che l’unica cosa che mi ha fatto andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare quello che amate. Questo vale sia per il lavoro sia per gli affetti. Il lavoro

essere realmente soddisfatti è fare quello che riterrete essere un ottimo lavoro. E l’unico modo per fare un ottimo lavoro è ama-

cercare. Non accontentatevi. Come succede sempre quando c’è di

avrete trovato. Non accontentatevi(9)”.

Alessandra Vesi

Consulente Mida([email protected])

Massimo Del Monte

Psicologo, Psicoterapeuta([email protected])

9 http:// www.youtube.com/

watch?v=oObxNDYyZPs