David Sedaris - Esploriamo Il Diabete Con i Gufi (2014)

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Language: ItalianAuthor: David SedarisTitle: Esploriamo il Diabete Con i GufiGenre: Fiction

Transcript of David Sedaris - Esploriamo Il Diabete Con i Gufi (2014)

  • Il libro

    Un tizio entra in un vagone ristorante eDa qui la storia pu continuare in mille modi diversi. Il tizio entra nel vagone ristorante e incontra

    lamore della sua vita. Oppure, il tizio entra nel vagone ristorante e lo trova completamente vuoto.Quando il tizio David Sedaris le possibilit diventano infinite, ma il risultato sempre lo stesso: vi farspanciare dalle risate e vi lascer con un fastidioso groppo in gola e gli occhi vergognosamente lucidi.

    Sedaris racconta della divisa di suo padre per la cena (mutande e maniche di camicia), della primacolonscopia della sua vita (straordinariamente piacevole), e di quando consider molto seriamenteleventualit di acquistare lo scheletro di un pigmeo assassinato. Il filo rosso? La sua magistrale abilitnel trasformare qualsiasi tema in una storia damore: come ci si sente a stare in una relazione dove siama e si amati anche dopo molti anni? Cosa significa essere parte di una famiglia? E, soprattutto,com possibile, nonostante tutte le assurdit della vita, imparare ad amare se stessi?

    Con Esploriamo il diabete con i gufi David Sedaris dimostra ancora una volta perch lintero suo lavorodi scrittore stato definito dalle pi autorevoli firme dAmerica esilarante, raffinato, e incredibilmenteemozionante.

  • Lautore

    David Sedaris (Johnson City, New York, 1956) nato da una vasta epittoresca famiglia di origini greche. Si iscritto alla Kent State UniversitydellOhio per poi intraprendere unesistenza equamente divisa tra viaggi e lavoripoco ortodossi. Nel 1987 si diplomato allArt Institute di Chicago, ma la verasvolta della sua vita avvenuta quando ha scelto di lavorare per qualchesettimana come elfo di Babbo Natale nei grandi magazzini Macys. Nel 1994 hapubblicato Barrel Fever, nel 1997 Naked e nel 2000 Me Talk Pretty One Daycon un successo sempre pi travolgente. Vive a Londra. Con Mondadori hapubblicato Ciclopi (2003), Holidays on Ice (2003), Me parlare bello un giorno(2005), Mi raccomando: tutti vestiti bene (2006), Diario di un fumatore(2007), Quando siete inghiottiti dalle fiamme (2009) e Bestiole e bestiacce(2011).

  • David Sedaris

  • ESPLORIAMOIL DIABETECON I GUFI

    Traduzione di Matteo Colombo

  • Esploriamo il diabete con i gufi

    A mia sorella Amy

  • Nota dellautore

    Nel corso degli anni ho conosciuto parecchi adolescenti che partecipano a eventi chiamatiforensics. In pratica sono un incrocio fra un discorso pubblico e un dibattito. Gli studentiprendono dei racconti e dei saggi pubblicati, li tagliano in modo tale che raggiungano unacerta lunghezza e quindi li leggono in pubblico, gareggiando luno contro laltro. A talescopo il che spiega in parte lecc. nel sottotitolo di questo libro ho scritto alcuni brevimonologhi che i ragazzi potessero leggere davanti a una giuria. Di quali si tratti,dovrebbe essere evidente. Sono quelli in cui il sottoscritto compare nelle vesti di unadonna o di un padre.

  • Dentisti senza frontiere

    Una delle cose che mi hanno lasciato pi perplesso, durante il dibattito sulla riformasanitaria americana, stato il gran parlare che si fatto di sanit pubblica, e di quanto inteoria sarebbe inefficiente. Il modello canadese veniva assimilato al genocidio, ma peggioancora se la passerebbero in Europa, dove i malati languono su brandine sudicie in attesache venga inventata laspirina. Non so dove la gente vada a pescare certe idee, ma lemie esperienze in Francia, il paese dove vivo a periodi da tredici anni, sono state tuttepositive. A Parigi, una visita medica a domicilio ti costa lequivalente di una cinquantina didollari. Sono stato tentato di richiederne una lultima volta che ho avuto un calcolorenale, ma in quel caso era improponibile anche solo aspettare dieci minuti, per cui hopreso la metropolitana e sono andato allospedale pi vicino. In centro, dove abbiamo lafortuna di vivere noi, la soddisfazione della maggior parte dei miei bisogni a portata dimano. C una farmacia dietro langolo, e due isolati pi in l lo studio del mio medico dibase, il dottor Mdioni.

    Mi capitato due volte di chiamarlo il sabato mattina, e lui, dopo aver risposto altelefono personalmente, mi ha subito detto di andare in studio. Anche quelle visite misono costate sui cinquanta dollari. Lultima volta che sono andato, avevo una saetta rossache mi solcava dallalto in basso il bulbo oculare sinistro.

    Il dottore ha dato unocchiata, poi si seduto dietro la scrivania. Al suo posto non mipreoccuperei mi ha detto. roba che si risolve in un paio di giorni.

    Ok, ma da dove viene? gli ho chiesto io. Come mai ce lho?E come mai abbiamo la maggior parte delle cose che abbiamo? ha risposto.Perch le compriamo?La volta prima, mentre ero a letto, mi sono ritrovato un bozzo sul fianco destro,

    appena sotto la cassa toracica. Sembrava una specie di uovo ripieno, ma infilatosottopelle. Cancro ho pensato. Una telefonata, e venti minuti dopo ero steso sul lettinocon la camicia sollevata.

    Ah, non niente ha detto il dottore. Solo un piccolo tumore adiposo. Ai canivengono spessissimo.

    Mi sono venute in mente altre cose che avevano i cani e che io non volevo: la coda,per esempio. Il cimurro. Posso farmelo togliere?

    Direi di s, ma perch dovrebbe?Mi ha fatto sentire frivolo e vanitoso per il semplice fatto di averlo pensato. Ha

    ragione ho detto. Posso sempre tirare un po pi su il costume da bagno.Quando gli ho chiesto se il tumore si sarebbe ingrossato, il dottore gli ha dato una

  • strizzatina. Be, s. Probabile.Ma si ingrosser tanto?No.Come mai? ho chiesto.E lui, con voce improvvisamente stanca: Non lo so. Come mai gli alberi non arrivano

    fino al cielo?.

    Mdioni riceve in un appartamento al terzo piano di un bel palazzo ottocentesco, e ognivolta che esco da l penso: Un attimo. Ho visto qualche diploma appeso? Non cheDottor il suo nome di battesimo?. Non sto dicendo che mi tratta con indifferenza. solo che io mi aspetto qualcosa di pi di un Poi passa. La saetta rossa se n andata,come aveva previsto lui, e da allora ho conosciuto decine di persone che hanno tumoriadiposi e stanno benissimo. Sar forse io che, essendo americano, ho bisogno di parolepi ingombranti. Mi aspetto anche un po pi di solennit. Ho effettuato alcuni esamivorrei sentirmi dire, i quali hanno evidenziato che lei ha una patologia nota comemortificazione gangliale bilaterale, o, per i non addetti, rottura cartoidale del septrumovenale. Molto frequente nei cani, che di solito ne muoiono. Ecco perch vorrei procederecon la massima cautela.

    Per cinquanta dollari, io voglio uscire dallo studio del dottore in lacrime, e invece vadovia sentendomi un ipocondriaco, che una delle poche cose che non sono. Se il miomedico francese lascia un po a desiderare, il mio parodontologo francese compensaabbondantemente. Posso solo dire bene del dottor Guig, che in materia di gengive mi haletteralmente ripescato dallabisso. In dieci anni mi avr operato due volte. Dopodich,lanno scorso, mi ha tolto quattro incisivi inferiori, ha trapanato la mandibola e cementatodue perni. Per prima mi ha fatto sedere, spiegandomi per filo e per segno la procedura,con un sacco di paroloni che mi hanno fatto sentire importante, un eroe tragico.Effettuer lintervento alle nove in punto di marted mattina. Richieder al massimo treore mi ha detto. Il tutto, come sempre, in francese. Alle diciotto dello stesso giorno,andr dal dentista per collocare gli impianti provvisori, ma vorrei ugualmente che sitenesse libero per tutto il giorno.

    Tornato a casa, ho chiesto al mio fidanzato Hugh: E dove voleva che andassi, senzaquattro denti?.

    Dal dottor Guig vado per le operazioni e le visite, ma la pulizia approfondita dei dentidue volte lanno me la fa la sua collega, la dottoressa Barras. Ci che quella donna fanella mia bocca indicibile, e siccome quando lo fa io sudo, ho preso labitudine diportare con me un cambio di vestiti, che indosso in bagno prima di tornare a casa. Oh,monsieur Sedaris ridacchia lei. proprio un bambinone.

    Un anno fa mi sono presentato in studio annunciando che, dallultima visita, mi eropassato il filo interdentale tutte le sere. Ero convinto di ricevere dei complimenti Mache bravo, che disciplina! e invece lei mi ha risposto: Ah, ma mica serve.

    Grosso modo la stessa scena si ripetuta quando mi sono lamentato perch ho gliincisivi troppo distanziati. Da bambino ho portato lapparecchio, ma forse dovreirimetterlo ho buttato l. Un dentista americano mi avrebbe mandato da un ortodontista,

  • ma secondo la dottoressa Barras ero solo isterico. Lei ha quelli che noi in Franciachiamiamo denti allegri mi ha detto. Perch mai dovrebbe correggerli?

    Ehm, forse perch come filo interdentale uso la cintura dellaccappatoio?Su, su ha tagliato corto lei. Basta, con sto filo interdentale. Ci sono modi migliori

    per passare le serate.Sar per quello che li chiamano denti allegri.La dottoressa Barras ha la madre malata e un gatto a pelo lungo che si chiama Andy.

    Mentre me ne sto sulla poltroncina a sudare con la bocca spalancata, lei mi passa il suouncino elettrico sotto il bordo della gengiva e mi aggiorna sulla sua vita dallultima voltache ci siamo visti. Immancabilmente me ne vado sputando sangue, ma torno semprevolentieri. Lei e il dottor Guig sono conoscenze mie, del tutto indipendenti da Hugh:definirli amici sarebbe forse un parolone, ma sono sicuro che mancherei a entrambi,dovessi morire di tumore adiposo.

    Una cosa simile sta succedendo con il mio dentista, il dottor Granat. Non stato lui afabbricarmi i denti sostitutivi quelli sono opera di un protesista dentale ma mi ha fattoil calco dei denti e si assicurato che quelli finti combaciassero. Il tutto ha richiestocinque visite nel corso dellinverno 2011. Una volta alla settimana andavo nel suo studio emontavo sulla poltroncina reclinabile, quindi mi adagiavo sullo schienale e aprivo labocca. a va? mi chiedeva lui pi o meno ogni cinque minuti, cio Tutto bene?. E ioemettevo un piccolo segnale acustico. Tipo il campanello di una porta: E-um.

    Gli impianti si montano in due fasi. I primi denti che ti avvitano, quelli provvisori, sonotozzi e di colore spento. I secondi sono pi rifiniti, e non so come ma li tingono o liverniciano in modo da renderli uguali a quelli vicini. I miei quattro incisivi finti sonocollegati tra loro e formano un blocco unico, che mi stato fissato con un vero e propriocacciavite. Siccome dai denti dipende la masticazione, devono essere posizionati in modopreciso, per cui il mio dentista li metteva e li toglieva facendo piccoli aggiustamenti.Metti, togli. Metti, togli. A ripetizione. Avendo ormai patito tutto il dolore a disposizione,io mi limitavo a star l sulla poltroncina, da bravo paziente.

    Nello studio del dottor Granat, su una mensola appena sotto il soffitto, c un piccolotelevisore senza il sonoro, e ogni volta che ci vado sintonizzato sul canale di viaggifrancese. Voyage, si chiama. Una volta ho visto non so pi quale popolo delle montagneaddobbare uno yak. Non arrivavano ad appendergli i fili di lucine, ma per il resto ceratutto: nastri, campanelli, copricorna argentati.

    a va?E-um.La settimana dopo eravamo da qualche parte in Africa, dove una famiglia di cinque

    persone, scavando per terra, portava alla luce una specie di tana piena di topi.Lassistente del dottor Granat entrata a chiedergli una cosa, e quando sono tornato aguardare lo schermo i topi erano stati scuoiati e infilati a mo di kebab su bastoniappuntiti. seguita unaltra distrazione, e un attimo dopo la famiglia africana era l chearrostiva i topi su un fal e li mangiava con le mani.

    a va? mi ha chiesto il dottor Granat, e io ho alzato una mano, gesto che nel

  • linguaggio internazionale dei segni dentistici significa: Ho una comunicazione diimportanza vitale. Lui mi ha tolto il cacciavite dalla bocca, e io gli ho indicato loschermo. Ils ont mang des souris en brochette gli ho detto, ovvero: Hanno mangiatodei topi allo spiedo.

    Il dottor Granat ha alzato gli occhi verso il televisorino. Ah, oui?Essendo uno spettatore abituale di Voyage, il mio dentista non si stupisce di niente. Ha

    gi visto tutto, e lui stesso un discreto viaggiatore. Come anche il dottor Guig. Ladottoressa Barras di posti eccitanti non ne ha visitati, ultimamente, ma con la madre inquelle condizioni c anche da capirla. Avendo una vita cos affollata di professionisti deidenti, in teoria dovrei somigliare un po meno a una zucca di Halloween. Dovrei riuscire amordere una pannocchia, o anche solo a sfilare la carne da un osso di pollo, e invece nonsar possibile ancora per qualche anno, almeno fino a quando non avremo affrontatoanche i due incisivi superiori e i due denti che ballano subito accanto. Ma una volta finitodovr comunque venire regolarmente, vero? ho chiesto al dottor Guig, quasi in preda alpanico. La malattia delle gengive non guarita, no?

    Se una volta evitavo dentisti e parodontologi, ora praticamente li perseguito, e nonperch ambisca a un sorriso hollywoodiano, ma perch ne apprezzo la compagnia. Nelleloro sale dattesa, con i tavolini carichi di riviste come Gala e Madame Figaro, io sonofelice. Mi piace il loro francese, biascicato da dietro le mascherine di polietilene. Nessunodi loro mi chiama mai David, nonostante tutti i miei inviti a farlo. Per loro sono monsieurSedaris: non mio padre, ma il modello pi piccolo, continentale. Monsieur Sedaris con iquattro impianti inferiori. Monsieur Sedaris con i denti allegri, quello che suda cos tantoda lasciare ogni volta lo studio con due chili in meno. Io, quello che chiede alla segretariase pu usare il bagno, io che mi trascino gi per le scale indossando abiti freschi dibucato, sul volto un sorriso dolceamaro imbrattato di sangue, contando i giorni che miseparano dalla prossima visita, ansioso di affidarmi ancora a questa allegra sanitpubblica.

  • Cos mi piaci

    Era inverno a New York, e stavo ingannando il tempo in attesa di andare al cinema. Laneve della settimana prima marciva ai bordi delle strade, e stavo giusto notando comefosse piena dimmondizia quando ho sentito un signore gridare: Ti dichiaro in arresto inqualit di privato cittadino!. Sapevo vagamente che in certi casi possibile, ma siccomenon senti mai di qualcuno che lo fa davvero, ho immaginato che fosse uno scherzo, unaspecie di candid camera, o magari uno studente che girava un film.

    Ti dichiaro in arresto in qualit di privato cittadino! ha ripetuto il signore. Era fermodavanti al Fairway Market, un grande negozio di alimentari sulla Broadway, allaltezzadella Settantaquattresima. Dietro la testa e ai lati aveva i capelli color peltro pettinati concura, ma la sommit era calva e arrossata dal freddo. Indossava un piumino gonfio, eavvicinandomi ho visto che teneva la mano sulla spalla di un ragazzino adolescente, ma,pi che per trattenerlo, come se lavesse preso ad acchiapparello e ne rivendicasse lacattura.

    Ti dichiaro in arresto! Sei in arresto! Mi chiedevo quale fosse il reato commesso, e agiudicare dalle persone che avevo intorno, molte delle quali si erano fermate o avevanoquantomeno rallentato, non ero lunico. Per terra era caduto qualcosa di argentato, eproprio mentre notavo che era un grosso pennarello, un uomo e una donna sono corsifuori dal negozio. Saranno i genitori del ragazzino, ho pensato, vedendo che siprecipitavano al suo fianco. Questo ragazzo in arresto ha ripetuto il signore. Stavagraffitando la buca delle lettere!

    Mi aspettavo che i genitori dicessero: Stava cosa?. Ma loro, invece di sgridare il figlio,che aveva in effetti laria colpevole, se la sono presa con quello che laveva beccato. Chile ha dato il diritto di toccare nostro figlio?

    Ma la buca delle lettere ha cominciato a spiegare il signore. Lho visto cheChi se ne frega di cosa faceva ha risposto la donna. Lei non ha il diritto di toccare

    mio figlio. Dal suo tono sembrava fosse una cosa sessuale, come se il signore, anzichappoggiare delicatamente una mano sulla spalla del ragazzo, glielavesse infilata nel culo.Chi diavolo crede di essere? La donna si girata verso il marito. Douglas, chiama lapolizia.

    Lo sto gi facendo ha risposto lui.Mentre lo guardavo comporre il numero, ho pensato: Ma veramente? questa la

    vostra reazione?. Se a tredici anni avessero beccato me che imbrattavo una buca dellelettere, i miei genitori avrebbero ringraziato il signore stringendogli la mano. Ora cipensiamo noi lavrebbero rassicurato. Poi, davanti a tutti i presenti, mi avrebbero

  • picchiato. E non sarebbero stati due schiaffetti per finta, ma roba seria, con tanto di dentiallentati e soffocate implorazioni di piet. E quello sarebbe stato solo linizio. Non solo miavrebbero tagliato la paghetta, ma se mai avessi voluto riavere la libert, avrei dovutopagarla: ogni ora fuori dalla mia stanza mi sarebbe costata un dollaro, che come dire,non lo so, diciassette dollari di oggi.

    Ma come faccio a lavorare, se non mi fate uscire di casa? avrei chiesto in lacrime.Dovevi pensarci prima di imbrattare quella buca delle lettere avrebbe risposto mio

    padre, il tutto mentre mia madre mi teneva le braccia bloccate dietro la schiena e lui micolpiva con una mazza da golf. Nelle palle.

    Mai si sarebbero sognati di difendermi a priori, o anche solo di chiedere la mia versionedei fatti, perch cos facendo mi avrebbero messo sullo stesso piano delladulto. Se unestraneo ti accusava di aver commesso un reato, tu lavevi commesso. O era comunquepossibile che lavessi commesso. O perlomeno stavi pensando di commetterlo. Non ceranegoziato, nessuno parlava di ruolo genitoriale come si usa oggi. Penso a tutte quellegiovani madri che scarrozzano i vulcanici figli di tre anni in giro per il supermercato. Ilnome del bambino ha sempre un che di vagamente presidenziale, e lui, o lei, tende acomportarsi di conseguenza. Mamma ha capito che vorresti un dolcetto dice la donna,ma adesso dovresti per cortesia staccarti dai suoi capelli e rimettere il pacchetto diM&Ms dove lhai preso.

    No! strilla McKinley, o Madison, o Kennedy, o Lincoln, o il piccolo Reagan dal faccinopaonazzo. A me, osservando la scena, viene sempre voglia di intervenire. Senta vorreidire alla madre, io di figli non ne ho, ma a questo punto credo che la soluzione miglioresia dare a questo bambino una sberla. Non smetter di piangere, ma almeno lo far perun motivo valido.

    Io non lo so come fanno, le coppie che ogni sera passano ore a rimboccare le coperteai figli, a leggergli libri che parlano di gattini sbandati o foche in divisa, e poi arileggerglieli, se il figlio glielo ordina. A casa mia, i genitori ti mettevano a letto con tresemplici parole: E ora silenzio. Era immancabilmente lultima cosa che sentivamo primache ci spegnessero la luce. I nostri disegni non venivano appesi al frigorifero, ma neppurenelle vicinanze, e questo perch i nostri genitori si rendevano conto di quello che erano:degli sgorbi. Non vivevano in una casa governata dai bambini, eravamo noi cheabitavamo a casa loro.

    E nemmeno potevamo scegliere che cosa mangiare. Ho un amico il cui figlio di setteanni prende in considerazione il cibo solo se bianco. Avessi mai azzardato una cosa delgenere, i miei genitori mi avrebbero detto Ma certo, dopodich mi avrebbero servitouna ciotola di impasto per pane crudo, seguito da stucco per cartongesso e magari, seavevo fatto il bravo, da un po di sperma. Nessuno li considerava severi. Non eranoviolenti. Molto semplicemente, allora le regole erano diverse, specie in materia dipunizioni corporali. Non solo potevi picchiare i tuoi figli, ma anche quelli degli altri.

    Facevo la quinta elementare, quando un giorno nella nostra via qualcuno diede a miamadre della troia. Non stavo facendo niente di strano spieg lei a mio padre.Rientravo in macchina dopo aver portato Lisa dal dottore, e di punto in bianco quelbambino mi urla contro. Incinta al quarto mese di mio fratello Paul, si accese una

  • sigaretta e si vers un po di vino dalla brocca da duecento litri che teneva accanto altostapane.

    Quale bambino? chiese mio padre. Era appena tornato dal lavoro e se ne stava inpiedi in cucina, a bere un bicchiere di gin con un po di ghiaccio. Davanti a lui, sul tavolo,cerano dei cracker e un parallelepipedo di formaggio spalmabile affogato in una salsinadorata. No, te lo scordi mi disse, mentre allungavo una mano verso il coltello. Questo mio, Cristo.

    Ma non posso solo?Se vuoi farti uno spuntino dopo il lavoro, va a lavorare disse lui, dimenticando,

    immagino, che avevo undici anni.Insomma, chi questo bambino che ha dato della troia a tua madre? mi chiese.

    Dimmi come si chiama, che vado a farci due chiacchiere.Risposi che non lo sapevo, e lui mi guard con laria delusa, come si guardano le

    persone tragicamente fuori dalla realt. Be, ma non hai nemmeno idea di chi possaessere?

    Proprio no. Nessuno, nella nostra via, aveva motivo di odiare mia madre.Probabilmente quel bambino aveva solo voluto collaudare una nuova parolaccia, peraltroun po in ritardo, visto che il nostro angolo dellisolato laveva scoperta mesi prima.Letteralmente significa maiale femmina avevo spiegato alle mie sorelle, ma puvoler dire anche donna stronza che non ti lascia fare quello che vuoi.

    Il giorno in cui diedero della troia a mia madre fu un giorno come tanti. Mio padretorn a casa dal lavoro come sempre. Bevve il suo bicchiere e fece il suo elaboratospuntino. Quando mia madre annunci che era pronta la cena, lui si tolse la giacca, sisfil i pantaloni e venne a sedersi con noi. Dal ripiano del tavolo in su, era in perfetto stilecasual da ufficio camicia stirata, cravatta allentata ma sotto era in mutande e gambenude. Ho saputo da tua madre che oggi pomeriggio qualcuno lha chiamata in un modopoco gentile disse, rivolgendosi a mia sorella maggiore. Tu eri in macchina con lei. Haiidea di chi sia stato?

    Lisa ipotizz che fosse stato Tommy Reimer, e questo non perch lavesse vistochiaramente, ma perch era successo vicino a casa sua.

    Tommy Reimer, eh? Mio padre guard mia madre allaltro capo del tavolo. Non uno dei figli di Arthur?

    Oh, Lou, lascia stare rispose mia madre.Come sarebbe, lascia stare? Un ragazzino che usa certe parole ha qualche problema,

    e io voglio aiutarlo a risolverlo.Magari sono io che ho capito male disse mia madre. O forse mi ha scambiato per

    qualcun altro. Sar stato quello.Questo lo chiariremo quando ci vado a parlare disse mio padre, sottintendendo che

    quel discorso era chiuso e che adesso saremmo passati ad altro. Una volta che i figlifossero stati grandi e fuori di casa, mia madre avrebbe preso labitudine di mangiaretardi, spesso da sola davanti alla TV, ore dopo aver servito nostro padre, ma allepoca,come quasi tutte le famiglie della nostra via, anche noi cenavamo alle sei. Quella sera inparticolare, il sole non era ancora tramontato. Erano i primi di settembre, e non ho idea

  • di cosa stessimo mangiando, ma ricordo chiaramente di essermi irrigidito al suono delcampanello.

    Oddio, pensai, come tutti gli altri seduti a tavola. Perch quando qualcuno veniva asuonare allora di cena, era sempre nostro padre che insisteva per andare ad aprire ecomunicare a chiunque fosse, con molta fermezza, che non era una buona ideainterrompere la gente mentre stava mangiando. Magari era una signora che abitava pocopi in l, oppure uno dei nostri amici. Poteva essere una ragazzina scout che vendevabiscotti, o uno strano signore che raccoglieva firme per una petizione, ma quando quellaporta si spalancava, chiunque ci fosse dallaltra parte aveva la stessa espressione, unosguardo sorpreso, perplesso, che si poteva tradurre, in quei tempi pi gentili e educati,in: Dove sono i suoi pantaloni, signore?.

    Quel giorno Lisa era uscita da scuola in anticipo. Una sua compagna di classe dovevapassare a consegnarle i compiti, e temendo che fosse lei, Lisa balz in piedi e corse nellastanza accanto dicendo: Lascia, vado io.

    Mio padre fece per alzarsi, poi si risedette. Chiunque sia, gli dici che qui stiamocenando, Cristo. Guard mia madre ingrugnito. Ma chi diavolo che si presenta aquestora?

    Tutti quanti tendemmo lorecchio per capire chi fosse il visitatore, e non appena Lisadisse Ah, ciao, Tommy, nostro padre scatt in piedi e si fiond alla porta. Quandonoialtri lo raggiungemmo, il bambino, che a scuola frequentava lanno precedente al mio,era appeso alla parete di legno della nostra autorimessa. Mio padre lo teneva per il collo,sollevato da terra con le gambette che scalciavano.

    Pap! gridammo. Pap, smettila. Non lui. Tu volevi Tommy Reimer, ma questo Tommy Williams!

    Chi? In camicia da ufficio e mutande, nostro padre aveva unaria possente, maanche un po caricaturale, come un orso vestito per un colloquio di lavoro.

    Lou, santIddio, metti gi quel bambino disse nostra madre.Mio padre cal a terra Tommy, il quale si pieg in avanti boccheggiando. Era un

    bambino paffuto, e la sua faccia, lentigginosa e in genere pallida, aveva adesso il coloredi un biglietto di San Valentino.

    Ehi, piccolino disse mio padre, di colpo affettuosissimo, sincero. Pos una mano sullaspalla di Tommy. Va tutto bene? Lo vuoi un po di gelato? Che ne dici di un po digelato?

    No, grazie rantol Tommy. Mi sa che vado a casa.No che non vai a casa disse mio padre, accompagnandolo oltre la porta. Ci fa

    piacere se ti fermi un po. Vieni a sederti con noi. Girandosi verso di me, abbass lavoce: Trova del gelato, Cristo.

    Se in casa ci fosse stato qualcosa di decente, qualcosa di simile a del vero gelato,sarebbe sparito da un pezzo. Io questo lo sapevo, perci tralasciai il freezer della cucina equello secondario nel capanno degli attrezzi, e andai direttamente a quello similtundraabbandonato gi in cantina. Sotto i polli comprati in offerta anni prima, e sotto gli arrostiracchiusi come castagne in una brina color sangue, trovai una vaschetta di gelatoghiacciato, al gusto vaniglia e color pus. Era in freezer da cos tanto tempo che perfino io,

  • bambino, guardando il prezzo mi sentii vecchio. Trentacinque centesimi! Ormai con queisoldi non ci compri pi niente.

    Che io stessi pensando questo mentre il mio amico, con la gola rossa come unciuffolotto, sedeva al tavolo della nostra sala da pranzo, la dice lunga sullepoca. Seanche Tommy fosse sfuggito alla prigionia e corso a casa, difficilmente i suoi genitoriavrebbero chiamato la polizia, e men che meno ci avrebbero fatto causa condannandocialla mensa dei poveri. Nessuna parola di rabbia sarebbe volata la prima volta che suopadre avesse incrociato il mio per strada, e del resto che motivo ci sarebbe stato? Il figliomica era morto, aveva giusto trascorso un minuto senza ossigeno. Magari lavrebbe resopi forte.

    Aprendo il gelato, mi accorsi che prima di essere congelato per lultima volta si erasciolto. Sotto due dita di quella che sembrava neve, aveva una consistenza tuttasbagliata. Era troppo lucido, e cos duro da piegare il cucchiaio, staccandosi in scagliesottili e semitrasparenti. Dovetti usare tutte le mie forze per intagliarne una coppetta, maalla fine ci riuscii. Poi la portai a Tommy e gliela appoggiai sul tavolo. Era strano vederlodavanti al dolce, mentre tutti noi eravamo ancora alle prese con la cena. Per un porimase immobile a fissarlo, sbattendo le palpebre. Mio padre scelse di interpretarla comeunespressione di meraviglia. Eh, s disse. tutto per te. E secondo me ne salta fuoriperfino dellaltro, se lo vuoi.

    Tommy guard noi, le sette paia docchi che lo fissavano, e allung la mano verso ilcucchiaio.

    Ecco disse mio padre. Cos mi piaci. Mangialo tutto.

  • iPsycho

    Tra le tante espressioni di cui noi americani tendiamo ad abusare, trovo che la piirritante sia Anche i ciechi sono esseri umani. Lo saranno pure, ma dirlo ti fa sembraremoralista, oltre che coinvolto in prima persona, come se tutti i tuoi migliori amici fosserociechi, cosa che probabilmente non vera. Io, personalmente, di ciechi non ne conosco,anche se il tizio da cui una volta compravo i giornali aveva una cataratta tremenda.Portava una benda sullocchio sinistro, e quello destro somigliava al cielo nei film di lupimannari, con la luna azzurro pallido coperta dalle nuvole di passaggio. Ci vedevacomunque abbastanza bene da riconoscere le monete canadesi. Eh, no, caro mio mi hadetto lultima volta che ho comprato qualcosa da lui. Mi ha perfino afferrato la mano!

    Lho tirata via di scatto. Be, mi scusi tanto. Poi ho aggiunto: Sar ora che cominci aservirmi altrove. Lho detto modificando laccento per fargli credere che fossi canadese,cosa che del resto sarei, se solo fossi nato trecento chilometri pi a nord. Quello stronzodi un mezzo cieco. Io quelli come lui non li difendo pi.

    Al secondo posto della mia classifica di espressioni irritanti c Non dimenticher maila volta che. Quando qualcuno me lo dice, io penso: Ecco. Arriva laneddoto pi noiosodi tutti i tempi. Come alla festa per il Quattro di luglio, quella che organizzano ogni annonel mio condominio. Ci sono andato lestate scorsa, ed eravamo io, tale Teddy che abitadue porte pi in l e una donna che sta al pianterreno, tutti e tre in piedi intorno allapiscina. I fuochi dartificio erano finiti, e tutta un tratto, senza preavviso, Teddy si mettea fissare lacqua. Non dimenticher mai la volta che mia figlia di cinque anni annegata ci ha detto, tutto mesto, come se fosse successo quella settimana e non unanno prima.

    La donna del pianterreno gli ha messo una mano sulla spalla. Oddio ha detto. lacosa pi triste che ho sentito in vita mia.

    Io, nel frattempo, li guardavo pensando che non bisogna mai dire mai, specie aproposito delle cose che si ricorderanno. La gente invecchia, ed incredibile quello cheriesce a dimenticare. Qualche settimana fa, per esempio, ho chiamato mia madre perfarle gli auguri di compleanno. Ne faceva ottanta. Chiss quanto vorresti che pap fosseancora vivo le ho detto. Per poterli festeggiare insieme.

    Ma ancora vivo ha risposto lei.Davvero?Be, certo mi fa. Secondo te chi che ha risposto al telefono?Eccomi qua: cinquantanni appena compiuti e mi dimentico che mio padre non ancora

    morto! A mia discolpa, per, va detto che c abbastanza vicino. Al momento piuttosto

  • in salute, ma non fa pi le cose che faceva una volta, tipo darmi soldi o insegnarmi adandare in bicicletta.

    Ci sono cose che dimentichi naturalmente le password del computer, lesistenza invita di tuo padre e altre che non riesci a dimenticare nemmeno se lo vorresti. Una volta,per esempio, quandero in terza elementare, ho visto il nostro cane Pepper staccare amorsi la testa di un coniglietto. Ma proprio staccargliela, come se io togliessi il tappo a unflacone di aspirina. Quello me lo ricordo come se fosse successo ieri, mentre sulla nascitadel mio primo figlio, buio completo. So che ero in sala parto. Ricordo perfino che stavoascoltando il Walkman, ma del bambino che esce niente. Non saprei nemmeno dirvi seera maschio o femmina, ma al primo matrimonio normale.

    Il Walkman, per Non dimenticher mai il suo peso, e come mi stava perfettamentenella tasca della giacca. Adesso, ovviamente, sarebbe come portarsi in giro un mattone,ma allepoca era difficile immaginare qualcosa di pi moderno. Quand uscito il primoiPod, ricordo di aver pensato che avrebbe avuto vita breve. Non assurdo? Era quello chepensavano gli svitati dellepoca in cui fu inventata lauto, solo che adesso lo svitato eroio! Sono rimasto fedele al mio Walkman finch non uscito liPod shuffle, dopodich hoceduto e me lo sono comprato.

    Mi sono anche risposato, ma durata solo fino alliPod nano, che il figlio nato da quelmatrimonio maschio, ne sono quasi sicuro ha buttato nel gabinetto insieme al mioportafoglio e alle chiavi della macchina. Anzich ripescare tutto quanto sporcandomi lemani, ho lasciato la moglie e il figlio in questione e mi sono trasferito dove vivo adesso,nel condominio che vi dicevo. Ho anche pensato di ricomprarmelo, liPod nano, ma poi hopreferito aspettare un po e prendermi un iPhone, che uso rigorosamente per nonchiamare n le mie ex mogli, n i figli che mi hanno fatto fare con linganno. Mi stanca gliocchi, per ci leggo anche il giornale, alla faccia delledicolante. Adesso quello mezzocieco sono io, e tu sei disoccupato!

    DalliPhone 2 sono passato al 3, ma non ho preso n il 4 n il 5, perch sto aspettandoil 7, che, mi dicono fonti affidabili, si pu usare anche come taser. Il che vuol dire cheavr una cosa in meno da portarmi in giro. E non forse a questo che serve latecnologia? Ad alleggerire il nostro fardello? Ad allargare il nostro orizzonte? Apermetterti di parlare col tuo avvocato, ascoltare un album degli Styx, controllare inecrologi della cittadina dove vivono ancora i tuoi genitori, filmare una rivolta razziale,mandare un sms e stordire la gente per sottometterla, tutto contemporaneamente?

    Dalle mie parti, fare queste cose mentre guidi illegale, perci a breve mi trasferir inun posto dove la parola libert ha ancora un significato. Dove non ve lo dico, perchvoglio che rimanga incontaminato. Vi do giusto un indizio: uno dei pochi Stati dove aimalati di mente danno ancora il porto darmi. Una volta era limitato ai moschetti, mentreadesso possono portare con s o tenere nascosto tutto quanto, come le persone normali.Se non ritenete che un paziente psichiatrico abbia il diritto di entrare con un fucile acanne mozze nella chiesa dove si sta sposando la sua ex fidanzata, allora il problema celavete voi. La verit che i matti che sono semplicemente persone normali, solo piincomprese hanno il diritto di difendersi tanto quanto noi.

    Quando si vive liberi, la fantasia pu prendere il volo. Fossi nato nello Stato in cui sto

  • per trasferirmi, va a sapere cosa sarei oggi. Un chirurgo odontoiatra, chiss, o magari ilsovrano degli Stati Uniti rurali. Gli altri re mi pagherebbero tributi in bestiame e pietrepreziose, ma dentro di me so che non sarei diverso dalla persona che sono adesso: untizio qualunque con un telefono, che aspetta il giorno in cui potr comprarne uno perfinomigliore.

  • Tuffi nella memoria

    Mi sono sempre detto che compiuti cinquantanni avrei scoperto lopera, ma nondistrattamente, in grande stile: studiando i compositori, imparando litaliano, magariperfino comprandomi un mantello. Mi sembrava il genere di cosa in cui una persona pimatura pu davvero buttarsi anima e corpo. Ecco perch ho rimandato tanto. Poi icinquantanni li ho compiuti, e invece dellopera ho scoperto il nuoto. O meglio, lhoriscoperto. Ho imparato a nuotare quando avevo dieci anni, frequentando i corsi delRaleigh Country Club. Cera un posto migliore, il Carolina Country Club, ma non credofosse aperto ai nordisti. Nemmeno agli ebrei, se la memoria non minganna. Gli unici neriche ricordo erano dipendenti, e tutti quanti, perfino i bambini, li chiamavano con il nomedi battesimo. Luomo dietro il bancone del bar era Ike. Tu, a undici anni, eri il signorSedaris.

    Il country club migliore operava in base al principio che Raleigh fosse un posto checontava, che le sue antiche famiglie fossero di alto livello, e necessitassero di un luogodove godere della reciproca compagnia senza che nessun altro li sfiorasse con le suezampacce. Se quella non ci fosse parsa una cosa ridicola, il nostro country club avrebbeforse avuto un che di disperato. Invece latteggiamento dominante era Pensa a quantisoldi hai risparmiato per il semplice fatto di non essere allaltezza!.

    Dei campi da golf non so dire, ma le piscine dei due club erano grandi uguali, e in unpomeriggio torrido e senza un filo di vento il loro odore si poteva probabilmente sentiredalla stessa distanza. Delle pozze di cloro, ecco coserano. Dei bagni chimici. Nel punto incui lacqua era pi profonda, io e le mie sorelle ci immergevamo a caccia di monetine. Nebuttavi dentro una e, nel tempo che impiegavi per raggiungerla, a Jefferson si era corrosamet faccia. Allora di pranzo facevamo la fila al bar, i capelli come zucchero filato e gliocchietti infiammati che sembravano bacche di ribes.

    Il corso lo feci nel giugno del 1966, il nostro primo anno di iscrizione al country club.Lestate successiva entrai a far parte della squadra di nuoto. Detto cos sembra unsuccesso, ma io credo che nel 1967 chiunque potesse entrare nella squadra del RaleighCountry Club. Bastava andare l e mettersi uno slippino arancione.

    Alla vigilia del primo allenamento, per me il nuoto si collocava nella stessa categoria diattivit del camminare e dellandare in bicicletta: cose che servivano ad andare da unposto allaltro. Non mi ero mai chiesto se le facessi bene o male. Solo con la competizioneunattivit fisica diventava fonte di angoscia e disagio. Pi precisamente, solo con lacompetizione fra maschi. Con le femmine non avevo problemi, specie se erano pi piccoledi me. Pi piccole e con qualche handicap era ancora meglio. Se la mia avversaria aveva

  • la prima elementare e un tutore alla gamba, quellacqua la frullavo come un motoscafo.Quando si trattava di vincere, non andavo tanto per il sottile.

    La maggior parte delle medaglie che ottenevo erano per la sportivit, complimento adir poco ambiguo. Quando si alzava la pistola dello starter, guardavo i miei avversarifremere ai loro posti. Dagli spalti venivano gli incitamenti dei genitori mezzi ubriachi, eallora mi sfiorava il pensiero che uno di noi avrebbe dovuto perdere, e che gi che ceroquel favore potevo farglielo io. Tanto, che riuscissi a piazzarmi o arrivassi per ultimo,lunica cosa che provavo alla fin fine era sollievo. La gara era finita, e adesso potevotornarmene a casa. Poi annunciavano lincontro successivo, e tutto ricominciava da capo:le notti insonni, i mal di pancia, una debilitante e diffusa sensazione di catastrofeimminente. Della squadra facevano parte anche le mie sorelle Lisa e Gretchen, che pernon credo se la vivessero altrettanto male. Per me, le giornate delle gare seguivano tuttelo stesso copione. Mamma pronunciato con un gemito, come se invocassi il suo nomeda sotto un macigno, non mi sento tanto bene. Forse il caso di

    Non ci provare.Se avessi cercato di saltare la scuola, perlomeno mi avrebbe concesso di esporre le

    mie argomentazioni, ma lei a scuola non aveva alcun ruolo. Al country club invece era inprimissima linea, se la rideva con il barista e con le ragazze al ristorante accanto algreen. Una volta iniziata lestate, in piscina ci passavamo tutta la giornata, noi in acqua elei a strinarsi su una delle sedie a sdraio. Ogni tanto si immergeva per rinfrescarsi, manon sapendo nuotare e non fidandosi di noi temeva la trascinassimo sottacqua. Cos sene stava seduta a mollo fino alla vita nella vasca dei bambini, buttando la cenere dellasigaretta sul pavimento bagnato e spargendola con un dito.

    Di donne come lei ce nerano diverse, e ad accomunarle era il desiderio di esserelasciate in pace. Correvi da tua madre a lagnarti di qualcosa, e prima che lei potesseaprire bocca, interveniva una delle altre: Oh, su, non facciamo le spie oppure Queldente ti sarebbe caduto comunque. Torna in acqua. Ripenso a loro in quel caloreterribile, senza ombrelloni, solo con gli occhiali da sole e certi flaconi di olio abbronzanteche le facevano odorare come noci di cocco.

    La piscina era territorio di donne e bambini fino alle gare di nuoto, che di solitocominciavano alle sei. A quel punto venivano ordinati i drink e arrivavano i padri. Per lamaggior parte di loro, le gare erano semplicemente lennesima cosa a cui dover farepresenza. Il pi delle volte, il figlio faceva parte della squadra scolastica di football o dibasket. E magari giocava anche a baseball. Per mio padre, invece, quello del nuoto eralunico impegno e, per come la vedo io, avrebbe dovuto essermi riconoscente. Pensate aquanto tempo gli regalava il mio terrore dello sport. Weekend e serate del tutto liberi.

    Ripensandoci oggi, come nuotatore non sono mai stato pessimo, semplicementemedio. Ogni tanto arrivavo terzo, e una o due volte, quando facevo parte di una squadradi staffetta, ci piazzammo anche primi, anche se il merito non fu certo mio. Ogni tantofacevamo delle gare interne al club, noi contro di noi, e in quelle, proprio come nelle garepi importanti, la star era un bambino di nome Greg Sakas, alto come me ma di qualcheanno pi piccolo, con i capelli biondi chiarissimi e due gambe non pi grosse di un paio dicavi per la batteria. Dio santo, quel Greg Sakas. Ma hai visto come filava? disse mio

  • padre mentre tornavamo a casa dalla mia prima gara. Diamine, quel ragazzino fan-ta-sti-co.

    Allinizio non mi dava fastidio. Greg non era uno che si dava delle arie. Il padre era unapersona abbastanza a modo, e la madre la adoravano tutti. Era una delle poche mammeche potevano permettersi il bikini. Il suo era color cioccolato, e col passare dellestatefiniva per farla sembrare nuda. Suo figlio davvero un fenomeno sentii che le dicevamio padre dopo la seconda gara. Dovrebbe portarsi una cinepresa e filmarlo.

    Mentre tornavamo a casa, rifer la conversazione a mia madre. Le ho detto: Mandi ilfilmato a un allenatore di nuoto professionista, e vedr che far i salti di gioia. Suo figlio un nuotatore vero. Roba da olimpiadi, dia retta a me. Ha velocit, carattere, tutto quelche serve.

    Daccordo pensai. Adesso con Greg Sakas puoi anche darci un taglio.Allepoca avevamo una station wagon, e io e mia sorella Gretchen eravamo seduti in

    quello che chiamavamo lo sprofondo, lo spazio dove di solito veniva messa la spesa.Quando Gretchen era molto piccola, un cane laveva morsa in faccia, lasciandole unacicatrice che risultava quasi invisibile, almeno finch non si abbronzava. A quel punto,sembrava che qualcuno le avesse scritto quattro volte col gessetto il numero 1 in faccia,per poi tirarci una riga sopra.

    A me fanno pena i bambini che gareggiano contro di lui prosegu mio padre. Queibuffoni non hanno mezza speranza. E poi hai sentito che cosha detto quando gli hannoconsegnato il premio? Chi lavrebbe detto che Greg Sakas fosse anche cos simpatico? Epoi che bel ragazzo. Insomma, un campione proprio in tutto.

    Da piccola, mia sorella era quel che si dice robusta, e pi mio padre andava avanti aparlare di Greg, pi dava limpressione di attirare lattenzione su quel dettaglio. Ehidissi io. Gretchen ha il sole in faccia. Sentite anche voi odore di pancetta fritta?

    Mia sorella mi guard come a dire: Ma non eravamo amici, fino a due minuti fa? Cometi venuto in mente?.

    Forse mamma dovrebbe metterla a dieta proseguii. Almeno non sarebbe cosgrassa.

    In effetti non mica una cattiva idea disse mio padre.Mia madre, che era incinta da poco e si sentiva un po robusta di suo, espresse la sua

    opinione, e io mi adagiai contro lo schienale trionfante. Era quello il vantaggio di avereuna famiglia numerosa. Su Lisa, Miss Perfezione, era meglio non concentrarsi, ma dipersone su cui accanirsi ce nerano ben altre tre, e in seguito quattro, tutte pi piccole econ le loro specifiche magagne: incisivi sporgenti, voti scarsi. Era un gioco da ragazzi.Anche se poi mi avessero punito, era comunque un modo per cambiare canale, in quelcaso passando dal Greg Show al David Show, oggi gentilmente offerto dai problemi dipeso di Gretchen. Nel frattempo, anche le mie sorelle avevano i loro canali da cambiare,e quando si finiva per esagerare, e i nostri genitori non ne potevano pi, aprivano laportiera della macchina e ci scaraventavano fuori. Il loro posto preferito quello cheavevano letteralmente annerito con i segni degli pneumatici si trovava in fondo a unasalita molto ripida. La distanza da casa nostra non era enorme, qualcosa come unchilometro scarso, che per sembrava lungo il doppio quando faceva caldissimo o

  • pioveva, oppure, peggio ancora, durante un temporale. Oh, sono giusto due o tre lampiin lontananza diceva nostro padre. Non muore nessuno. E adesso fuori dalla miamacchina.

    Passavano i vicini, e sentendo i loro clacson mi ricordavo di essere in costume dabagno. Allora mi legavo lasciugamano intorno alla vita a mo di gonna, e ricordavo allemie sorelle che non era una cosa da femmine, ma da egizi, se permettete.

    Attirare lattenzione sul peso di Gretchen era il tipico comportamento che mia madredefiniva rimestare nella cacca, e quellestate io lo feci tantissimo. Pap vorrebbe averecome figlio Greg Sakas invece che me, pensavo, e per reazione mi comportavo come ilclassico bambino che nessuno poteva apprezzare.

    Ma che diavolo ti prende? continuava a chiedermi mia madre.Avrei voluto dirglielo, ma pi ancora avrei voluto che ci arrivasse da sola. Come si fa a

    non accorgersene? continuavo a chiedermi. Praticamente lui non parla daltro.La gara di nuoto seguente fu una replica delle prime due. Tornando a casa, mi piazzai

    di nuovo nello sprofondo. Qualsiasi cosa, pur di tenere le distanze da mio padre. Te lodico io, quel Greg ha qualcosa di magico. Il successo ce lha scritto in faccia e, quandoarriver, io andr l a dirgli Ehi, bello, ti ricordi di me? Sono il primo che si accorto diquanteri speciale.

    A sentirlo, sembrava che di nuoto ci capisse davvero qualcosa, nemmeno fosse untalent scout della Poseidon o roba del genere. Il suo forte la farfalla, ma anche nellostile libero non da meno, per non parlare della rana. Vedere quel ragazzino in acqua come vedere uno squalo!

    I suoi discorsi erano in teoria diretti a mia madre, che guardava fuori dal finestrino eogni tanto sospirava: Oddio, Lou. Non saprei. Siccome lei non si sforzava mai di portareavanti la conversazione, io immaginavo che mio padre quelle cose le dicesse a me.Altrimenti perch avrebbe parlato cos ad alta voce, cercando il mio sguardo nellospecchietto retrovisore?

    Una volta, mentre tornavamo a casa in macchina, presi la Barbie di mia sorella Amy, lelegai i piedi a un angolo del mio telo da spiaggia e la calai dal finestrino dello sprofondo,trascinandola mentre la macchina andava. Ogni tanto sollevavo il telo, per constatare idanni prodotti dallasfalto, che le aveva consumato i capelli su un lato della testa epiallato il naso tipo trampolino da sci fino a cancellarlo. Chiss, mi domandavo, checosa star facendo Greg in questo preciso istante? Anche suo padre lo apprezzava tantoquanto il mio? Era figlio unico, perci non escludevo che a casa ricevesse lo stessotrattamento da star che gli riservavano al club. Calai di nuovo la bambola fuori dalfinestrino e lasciai andare lasciugamano. La macchina dietro di noi strombazz, io miabbassai sotto lo schienale e mostrai il dito medio al conducente.

    A met luglio, ormai imploravo i miei genitori di togliermi dalla squadra, ma loro nonvolevano. Dai, guarda che nuoti bene diceva mia madre. Magari non sarai il migliore,ma che timporta? A chi interessa essere il migliore in una cosa che si fa in costume dabagno?

  • Quellinverno, mia nonna greca fu investita da una macchina e lasci lo Stato di New Yorkper venire ad abitare con noi. Portarla al club avrebbe seminato la depressione. Con i suoiluttuosi abiti neri e i lunghi capelli grigi raccolti in una crocchia da vecchio continente, eralequivalente umano di un nuvolone gonfio di temporale. Pensavo avrebbe messo unfreno al nostro imminente ritorno in piscina, ma arrivato il Memorial Day tutto ricomincicome sempre. Tua nonna ormai grande disse mia madre. Pu anche starsene acasa da sola.

    Be, ma non sarebbe meglio tornare per le cinque, casomai cadesse dalle scale o nonso cosa? Non volevo che mi rovinasse lestate. Solo che mi tenesse alla larga dallasquadra di nuoto. Magari posso tornare a casa io e tenerle compagnia.

    Scordatelo rispose mia madre. Io spero proprio in un bel volo da un punto moltoalto.

    Pensai anche che la nascita di mio fratello Paul avrebbe limitato le nostre ore dipiscina, e invece niente, nemmeno quello. A un bambino di sei mesi non pu far benestare sotto un sole del genere. Forse per questo che non piangeva mai: era sotto shock.Lunico neonato a cui abbia mai visto il segno dellabbronzatura. Che bel bambino disseGreg un pomeriggio, e a me venne il timore che potesse conquistare sia Paul che miamadre proprio come aveva fatto con mio padre.

    Lestate del 68 and perfino peggio della precedente. Il club cominci a organizzareuna cena settimanale a base di carne, per cui era richiesto un abito elegante, il che perme voleva dire la mia giacca sportiva di lana blu. Sudando sul mio cocktail alla frutta,guardavo mio padre che faceva i suoi giri, fermandosi al tavolo dei Sakas e posando unamano sulla spalla di Greg come mai, nemmeno una volta, laveva posata sulla mia.Allepoca non erano molte le persone per cui provavo un autentico odio trenta,quarantacinque al massimo e Greg stava in cima alla lista. La cosa straordinaria era chenon lo facevo nemmeno di mia iniziativa. Venivo costretto a odiarlo, o meglio, costretto aodiare me stesso per il fatto di non essere lui. E non eravamo nemmeno cos diversi, inrealt: alti uguali, stessa corporatura. Greg non era straordinariamente bello. E di sicuronon era un pozzo di scienza. Cominciavo a rendermi conto che non era nemmeno un cosgran nuotatore. Veloce, certo, ma troppo discontinuo. Feci notare la cosa a mio padre, ilquale giustific il mio commento con la favola della volpe e delluva: Magari sarebbe ilcaso che lavorassi un po di pi sulla tua bracciata, prima di criticare quella degli altri.

    Le cose miglioreranno una volta finita lestate mi ripetevo. Continuammo ad andareal club a mangiare costolette, ma non sempre cera anche Greg, e senza il nuoto miopadre non aveva molto di cui blaterare. Arrivato lautunno, cominci a fare il tifo per unragazzino del mio reparto scout. Ma mio padre faticava a capire le attivit degli scout. Lacosa pi difficile che facemmo quellanno fu avvolgere delle patate nella stagnola, e adavvolgere una patata nella stagnola io ero bravo tanto quanto gli altri. Poi una sera,mentre guardavamo lAndy Williams Show, lui scopr Donny Osmond.

    Ho appena visto questo ragazzino alla TV, e ve lo giuro, mi ha veramente lasciato abocca aperta. Come canta, come balla Quello diventer famosissimo, ricordatevi le mieparole.

    Non lhai scoperto tu gli dissi la sera dopo a cena. Se uno va allAndy Williams

  • Show, vuol dire che lhanno gi scoperto. Smettila di prenderti meriti che non hai.Ah, ma vedo che siamo permalosetti. Mio padre sollev il suo drink dal tavolo.

    Chiss quando lo rimandano in onda, quel Donny.Si chiamano Fratelli Osmond dissi. A scuola le femmine non parlano daltro. Lui non

    un solista, fa parte di un gruppo.Che senza di lui non esisterebbe, questo poco ma sicuro. Il fuoriclasse Donny.

    Togli lui, e quegli altri non sono niente.Alla successiva apparizione degli Osmond allAndy Williams Show, mio padre mi

    trascin fuori dalla mia stanza per costringermi a guardarli.Non fantastico, sto ragazzino? Ma guardalo! SantIddio, una cosa da non

    credere.Entrare in competizione con delle celebrit, con delle persone che non erano reali da

    nessun punto di vista, era una partita persa in partenza. Lo sapevo con la stessa certezzacon cui sapevo il mio nome e il numero del mio reparto scout, ma pi mio padre andavaavanti a parlare di Donny Osmond, pi io mi sentivo minacciato e insignificante. Il puntoera che a lui quel genere di musica nemmeno piaceva. Be, di solito no mi risposequando glielo feci notare. Ma quel Donny ha qualcosa che me la fa piacere. Silenzio. Eil colmo che pi piccolo di te.

    Di un anno. comunque pi piccolo.Non ho mai capito se mio padre lo facesse per ferirmi o per spronarmi, ma entrambe le

    cose gli riuscivano alla grande. Ricordo che ero al club la sera che luomo mise piede sullaluna, nellestate del 69. Avevano sistemato un televisore sulla sedia del bagnino, e tuttiquanti ci eravamo radunati intorno, io col pensiero fisso che, almeno per quel giorno,qualcosa sarebbe stato pi importante di Donny Osmond e Greg Sakas, il quale peraltroadesso era un filino pi basso di me.

    Il giorno del Labor Day, allinizio di settembre, durante lultima gara interna dellastagione, battei Greg nella farfalla. Ma stavi guardando? Hai visto? Ho vinto!

    Ma s, per di un soffio disse mio padre quella sera, mentre tornavamo a casa. Epoi capirai, una volta su quante, cinquanta? Non so proprio che hai da vantarti.

    Fu allora che pensai: Ok, quindi cos che funziona. Mio padre era come il corpo deimarines, solo che invece di farti a pezzi per poi ricostruirti, si limitava alla prima parte etanti saluti. Oggi pu sembrare un comportamento crudele, perfino violento, ma tuttoquesto succedeva prima che inventassero lautostima, cosa che peraltro trovofrancamente un po sopravvalutata.

    Nel frattempo crescevo, e sono sicuro che mio padre mi avr detto un sacco di cosenormali, ma la cosa che mi rimase impressa, forse perch me la ripet, non so, diecimilavolte, fu: Tutto quel che tocchi si trasforma in merda. Laltro suo tormentone era: Losai cosa sei tu? Un emerito zero.

    Te la far vedere ricordo che mi dicevo. Dimostrargli che si sbagliava era il pensieroche mi faceva alzare dal letto ogni mattina, e che quando fallivo mi spingeva a rimettermiin piedi. Ricordo quando nellestate del 2008 gli telefonai per dirgli che il mio libro aveva

  • raggiunto il numero uno nella classifica dei bestseller sul Times.Be, non certo un numero uno nella classifica del Wall Street Journal mi rispose.Per gli amanti dei libri, la classifica di riferimento non quella gli dissi.Ma figurati disse lui. Per me lo .E tu saresti un amante dei libri?Io leggo. Certo.Mi torn in mente la copia dei Segreti del golf che prendeva polvere sul sedile

    posteriore della sua macchina. Ah, gi, vero dissi.Finire al numero uno nella classifica del Times non significa che il tuo libro bello, ma

    solo che quella settimana lha comprato un sacco di gente, gente che magari stataattratta con linganno, o che non mai stata troppo sveglia. Non come vincere il Nobelper la letteratura, ma se si tratta di tuo figlio non dovresti comunque mostrarti felice epartecipe?

    Certo le cose si complicano parecchio, quando buona parte del libro in questione parladi te e di quanto sai renderti ridicolo. In quel caso specifico, il mio numero uno volevadire che un sacco di gente aveva appena letto di mio padre che girava per casa inmutande e picchiava la gente in testa con dei cucchiai. Perci lui forse aveva anche ildiritto di non esserne propriamente entusiasta.

    Quando gli dissi che avevo ricominciato a nuotare, mio padre rispose: Cos mi piaci. la frase che usa quando faccio una cosa che ritiene sia stata unidea sua.

    Ricomincio luniversit.Cos mi piaci.Sto pensando di farmi sistemare i denti.Cos mi piaci.Anzi, ripensandoci mi verrebbe sempre voglia di dirgli.Ad assillarmi non lidea di ricevere lapprovazione di mio padre, ma la speranza

    infantile che per una volta possa durare. contento che abbia ricominciato a nuotare, percui magari sar contento anche della casa che ho comprato (Be, con te hanno propriofatto un terno al lotto) o della giacca sportiva che ho comprato lultima volta inGiappone (Cristo, sembri un pagliaccio).

    Prima o poi anche Greg Sakas avrebbe ricevuto lo stesso trattamento, proprio come glialtri figli mancati con cui mio padre mi mise in competizione per tutta ladolescenza. Nonappena si abituavano al sapore dolce della sua approvazione, lui non aveva altra sceltache strappargliela, e non perch avessero fatto qualcosa, ma perch nella sua natura.Quando vede una scintilla, non pu fare a meno di calpestarla.

    Poco tempo fa mi trovavo a Las Vegas, e alzando la testa ho visto Donny Osmond chemi sorrideva da un cartellone appena pi piccolo del cielo. Tu ho sussurrato.

    Qualche ora dopo, nella piscina dellalbergo, ho ripensato a lui mentre facevo le mievasche. Poi mi venuto in mente Greg, e il pensiero mi ha riportato dritto al RaleighCountry Club. Labor Day, 1969. Pubblico numerosissimo per la gara di nuoto interna,nellaria odore di cloro e fumo di barbecue. La cosa davvero brutta, quando nuoti, chementre lo fai non vedi granch: il fondale della piscina, certo, una macchia di mondoconfusa e fugace quando giri la testa per respirare. Ma non riesci a distinguere i dettagli.

  • Per esempio, la faccia di un signore che guarda dagli spalti mentre tu, per la prima voltanella tua vita, tiri la volata e vinci.

  • Unamica nel ghetto

    Ero a Londra e stavo aguzzando la vista per osservare dalla finestra della mia cucina unelicottero lontano, quando ho ricevuto una telefonata da un venditore di un call centeroltreoceano. Il signor Sedriz? mi ha chiesto. con lei che ho il piacere di parlare?Aveva un accento straniero e io, pur non riuscendo a collocarlo con esattezza, capii cheera povero. La sua voce sapeva di serpenti. E di dissenteria, e di manghi.

    Oggi vorrei farle scoprire un cellulare ha annunciato. Ma non un cellulare qualsiasi!Con questo pu scattare fotografie da spedire ai suoi amici!

    Mi spiace gli ho detto, ma di amici non ne ho.Lui ha ridacchiato. No, ma sul serio, signor Sedriz, questo nuovo telefonino con

    fotocamera integrata di gran lunga superiore a quello che ha lei.Quando gli ho risposto che il telefonino non ce lavevo proprio, lui ha esclamato:

    Meglio ancora!.No gli ho detto. Non lo voglio. Non mi serve.Come fa a non servirle un cellulare?Forse perch nessuno mi telefona?Be, ma come fanno a telefonarle? ha obiettato lui.Gli ho detto che mi bastava il fisso.Ma se uno ha un cellulare la gente poi lo cerca ha ribattuto lui. Lo so per certo. E

    poi questo telefono ha un periodo di prova gratis, per cui pu immaginarlo come unregalo temporaneo!

    Hugh avrebbe riattaccato nellistante stesso in cui gli avessero storpiato il nome, ma ionon ne sono mai stato capace. Indipendentemente dal livello di frustrazione cheraggiungo, tra il mio cervello e la mia lingua si verifica un cortocircuito, tanto che Non midovete rompere i coglioni diventa Be, perch no. Certo. Capisco cosa intende.

    Stavolta, per, era fuori discussione. Senta ho detto dopo un po. Tentare di rifilareun telefonino a me come se io tentassi di rifilare a lei un procione.

    seguito un silenzio, e quando mi sono reso conto che non sapeva cosa fosse unprocione, ho cercato di sostituirlo con un animale di taglia simile che vivesse in un paesepovero. O una mangusta ho detto. O un tasso del miele.

    Io le spedisco questo telefono, signor Sedriz, e poi se non soddisfatto ce lo purestituire entro tre settimane senza pagare una penale.

    Ma proprio questo, il punto ho detto. Io non sar soddisfatto. Non lo tirernemmeno fuori dalla scatola, e allora che senso ha farsi spedire una cosa solo per poirestituirla?

  • Lui ci pens su un istante, poi sospir. Signor Sedriz, lei un uomo coi piedi per terra,e io questo lo apprezzo. Mi rendo conto che non vuole un cellulare, ma parlare con lei mi piaciuto. Non che magari un giorno la posso richiamare? Non dobbiamo per forzaparlare di lavoro, possiamo chiacchierare di quello che vuole.

    Be, certo ho risposto. Con molto piacere.La mattina dopo mi squillato il telefono, e scoprendo che non era lui sono rimasto

    sinceramente deluso. Il fatto che la nostra conversazione era piaciuta anche a me.Avevo trovato un po fastidiosa la parte in cui cercava di vendermi il telefonino, masiccome quella era acqua passata, ora speravo potessimo voltare pagina, e che ascoltarlosarebbe stato come leggere il genere di libri che mi piace di pi, quelli che raccontano dipersone che fanno una vita sostanzialmente diversa dalla mia. E con questo intendodiversa in peggio. Se uno abita in una villa fatta doro massiccio, chi se ne frega, ma secasa tua un vecchio frigorifero accanto a un canale di scolo, chiamami! Anche a carico.

    A te nella vita servono persone cos per poterti sentire superiore diceva sempre miamadre. La prima volta che me lo disse avevo quattordici anni e avevo da poco iniziato lesuperiori. Il nostro sistema scolastico aveva appena abolito la segregazione, e io volevoinvitare una mia nuova compagna di classe a una festa nel condominio di mia nonna. Laragazzina che avevo in mente, la chiamer Delicia, era sostanzialmente il mio opposto lei nera e io bianco, lei grassa e io magro e anche se la mia era una famiglia del cetomedio, avevo la certezza che, paragonata alla sua, noi fossimo ricchi.

    I ragazzini che venivano a scuola in autobus vivevano tutti nella zona sud. Era unaparte della citt che attraversavamo per andare alla spiaggia, sempre con le portiere benchiuse e i finestrini alzati, indipendentemente dal caldo. Non sapevo con esattezza qualedelle tante case fatiscenti fosse quella di Delicia, ma davo per scontato che fosse la pimalridotta. Anche vestita elegante, quella ragazza sarebbe sembrata comunque unapersona povera, ma non di quelle insolenti e sfacciate. Piuttosto, di quelle che hannosmesso di lottare e accettato la povert come proprio destino. I vestiti che portavasembravano di seconda mano, roba smessa pi adatta a una donna sciatta che aunadolescente. Le scarpe avevano la parte posteriore schiacciata, come ciabatte da casa,e per via del suo peso Delicia era spesso sudata e con il fiato corto.

    Una delle cose che gli abitanti della zona nord impararono quellanno fu che i neri sidiscriminavano a vicenda esattamente come facevano i bianchi con loro, e spesso per lestesse ragioni. Delicia aveva la pelle scura, ed era quello, pi del peso, che sembravafarla soffrire. Nel suo aspetto cera un che di fuori moda: quelle guance piene e gli occhirotondi, sorpresi, con il bianco che risultava abbagliante rispetto al resto della faccia.

    A scuola, quellanno, di studentesse nere decisamente sovrappeso ce nerano due, e mistupivo sempre quando la gente le scambiava una per laltra. La seconda ragazza, Debra,aveva i capelli molto trattati, dai quali spuntava, come il manico di unascia,limpugnatura di un enorme pettine a denti larghi. Se ne stava seduta al suo banco con illibro chiuso, e quando linsegnante le chiedeva di aprirlo a pagina trentasei, leiborbottava che a pagina trentasei non apriva proprio un cazzo, e nemmeno a paginaduecento.

  • Hai detto qualcosa, Debra?No, professoressa rispondeva lei, per poi aggiungere a bocca chiusa, quasi

    impercettibilmente: S che ho detto qualcosa. Sfilati dal culo quella testa di cazzo emagari la senti.

    Chiedo scusa, c qualche problema?No. E poi: Eccome, brutta stronza, sei tu il mio problema.Delicia, invece, era timida e gentile, con i capelli pettinati in una afro corta e una voce

    delicata, quasi infantile. Pensavo che, essendo timida, sarebbe andata bene a scuola, masono due cose che non sempre coincidono. Era certamente educata, e dava limpressionedi fare del suo meglio. Solo che nella zona nord non era abbastanza. Io e lei eravamonella stessa classe di inglese, e anche se tra me e me mi dicevo che eravamo amici, lasua riservatezza rendeva difficile intrattenere una qualsiasi conversazione. Come tutti iragazzi nuovi, anche lei usava il verbo stare al posto di abitare, per esempio: Sto inSouth Saunders Street, oppure Sto a Chavis Heights. Delicia stava da sua zia.

    Era tutto ci che sapevo della sua vita privata. Il resto me lo inventavo. Come primacosa, decisi che era una persona di sani principi e desiderosa di cambiare, e che la nostrafrequentazione, in un qualche modo sostanziale, la stava migliorando. Non lidea che siha normalmente di un amico, e meno ancora di una potenziale fidanzata. Perch eraquello lo status a cui lavevo promossa qualche settimana dopo linizio dellannoscolastico. A quattordici anni, pensavo fosse ormai venuta lora di buttarsi. Tutticontinuavano a chiedermi se facessimo coppia fissa, o perlomeno tutti gli individui viscidi,in particolare gli uomini che frequentavano la chiesa greco-ortodossa, e che davano deglisciupafemmine perfino ai neonati, chiedendosi quanti cuori avessero gi spezzato.Come se non fosse gi abbastanza avere relazioni allet di tre settimane. Dovevi anchecornificare.

    Agli altri ragazzini con cui andavo a catechismo dicevano: Chi la fortunata?. A mesoltanto: Trovato qualcuno?. E anche se a quellet non sarei mai riuscito adammetterlo, fisicamente Delicia mi attraeva esattamente quanto qualsiasi altra femmina.Per me il suo corpo era invitante quanto quello della nostra capo cheerleader, e alloraperch non scegliersi una fidanzata di centodieci chili nella parte sbagliata della citt?

    Lidea mi venne in contemporanea con il trasloco della mia nonna greca da casa nostrain un nuovo condominio per anziani chiamato Capital Towers, luogo dove lei eratragicamente fuori posto, lunica residente a non essere nata negli Stati Uniti e a nonsforzarsi, con risolutezza tutta americana, di apparire allegra e giovanile. Da dove venivaYiayi, la vecchiaia non era una cosa da nascondere o battere in velocit. Al contrario lasi accettava, e con riconoscenza, perch in Grecia essere decrepiti aveva i suoi vantaggi.Laggi vivevi a stretto contatto con la tua famiglia allargata, e chiunque fosse pigiovane di te si trasformava in una tua pedina. In America, a essere vecchio ciguadagnavi soltanto una stanza degli ospiti ridipinta di viola e con la porta coperta diadesivi. Poi un bel giorno tua nuora decideva che non ne poteva pi, e tu dovevisloggiare, non solo in un altro appartamento, ma in uno studio, che in pratica volevadire una camera da letto con angolo cottura.

    Al Capital Towers stavano tentando di avviare un programma di attivit. Cera una

  • festa in calendario per una domenica pomeriggio di inizio ottobre, e quello, stabilii, eraesattamente il posto dove portare Delicia al nostro primo appuntamento.

    Stai scherzando disse mia madre.No le risposi. Credo che per lei sarebbe interessante conoscere Yiayi.Interessante? Mia madre lasci che a fare il lavoro sporco fosse il suo tono di voce, e

    questo perch, a meno che uno non dovesse girare un documentario sulla malinconia,mia nonna non aveva nulla di interessante. O almeno non per noi allepoca. Se potessitornare al 1972, e fossi in grado di capire il greco, magari mi racconterebbe un sacco dicose affascinanti: che sensazione d dover sposare un uomo che non ami, esserescaricata dalla tua famiglia e costretta a salpare verso un altro paese. Da Ellis Island erafinita a Cortland, una cittadina nella parte occidentale dello Stato di New York. L, lei e ilsuo spietato marito avevano aperto unedicola poco pi grande della loro cassettaportavalori. Comera rinunciare alla propria giovinezza? Essere analfabeti in due lingue?Perdere tutti i denti che hai in bocca entro i quarantanni? Lunica cosa che sapevo erache Yiayi ci voleva bene. Non in modo specifico non era in grado di indicare le nostrebuone qualit pi di quanto lo sarebbe stato il gatto eppure noi lo percepivamo. Ognitanto le permettevo di accarezzarmi la mano. Tutti noi bambini lo facevamo, a volte, etutti lo consideravamo un lavoro. Dio, quantera faticoso lasciarsi adorare.

    La mia Yiayi era esattamente il genere di amico che avrei apprezzato da adulto, unapersona con una scorta infinita di aneddoti sfortunati e nessun desiderio di scrivere unlibro. Allepoca, per, lei rappresentava soltanto un obbligo. Se proprio dovevo andare aquella festa, pensai, tanto valeva ricavarne qualcosa. E quindi portarci Delicia. Nonavremmo dovuto fare altro che arrivare l tenendoci per mano, e i vecchi avrebbero datodi matto, pi di tutti mia nonna. Chi la cioccolatina? avrebbe probabilmente chiesto,perch lei continuava a usare quella parola, anche se noi continuavamo a urlarle che sidiceva negro.

    Io in questa cosa non ci voglio entrare disse mia madre.Perci non ci dai nemmeno un passaggio?Quando mi disse di no, la accusai di avere dei pregiudizi. Tu non vuoi che tuo figlio

    frequenti una ragazza non bianca, ecco cosa.Disse che non gliene fregava niente di chi frequentavo, ma che al Capital Towers

    quella Delicia non ce lavrei portata.E va bene, allora la porto in chiesa.Non la porti nemmeno l rispose mia madre. Non corretto nei suoi confronti.Tu hai da ridire su chiunque non come te! strillai. Hai solo paura che ti nascano

    dei nipoti mezzi neri!Come fossi passato dal trascinare una povera ragazza in un condominio di anziani al

    frequentarla e quindi diventare padre dei suoi figli ora come ora mi sfugge, ma miamadre, che allora aveva tre figli adolescenti, e altri tre li avrebbero seguiti a ruota, non siscompose minimamente.

    Esatto disse. Voglio che tu sposi una uguale identica a me, con una grossa borsettabeige e un sacco di vene varicose. Anzi, che ne dici se divorzio da tuo padre cos io e tepossiamo scappare insieme?

  • Sei disgustosa le dissi. Io non ti sposer mai. Mai! Me ne andai con fareteatralmente stizzito, pensando Davvero mi sono appena rifiutato di sposare miamadre? e poi, segretamente, Sono libero!. La parte del mio piano in cui mettevo adisagio i vecchi, smascherandoli per i razzisti che erano e di domenica! mi attiravaancora. Solo che metterla in pratica sarebbe stato un casino. Quel giorno gli autobus nonsarebbero circolati, perci qualcuno avrebbe dovuto prendere la macchina, andare nellazona sud, raccogliere Delicia e poi riattraversare la citt. Finito di scioccare tutti quanti, inqualche modo avrei dovuto riportarla a casa. Difficile che sua zia avesse una macchina.Mia madre non voleva accompagnarci, per cui rimaneva solo mio padre, che di sicuroavrebbe voluto guardare il football e non avrebbe abbandonato la sua postazione davantialla TV nemmeno se la mia ragazza fosse stata bianca e si fosse offerta di pagare labenzina. Qualcosa ci si poteva inventare, ma sembrava pi semplice approfittare dellascappatoia che mi era appena stata offerta e dire che ci era proibito uscire insieme.

    Lamore sembrava molto pi dolce, se era contrastato, se il mondo lo condannava. Ilfatto era che io e Delicia ci conoscevamo a malapena. Il suo interesse nei miei confrontiera una pura congettura, non si basava su qualcosa che avesse detto o fatto, ma sullamia crudele supposizione che nessun altro si sarebbe interessato a lei. Il nostro dialogopi intimo avvenne un pomeriggio in cui io mi sbottonai la camicia e le mostrai cosanascondevo sotto: una maglietta raffigurante un maschio doca che montava a mezzariauna femmina, con la lingua che gli penzolava dal becco in unespressione di appagataspossatezza. Capito? e le indicai la scritta che avevo sul petto. Dice Fly United.

    Delicia sbatt le palpebre.United come la compagnia aerea le dissi.Tu sei fuori disse lei.Lo so, che ci posso fare!Il luned dopo la festa al condominio per anziani, rivelai a Delicia che avrei tanto voluto

    portarla in un posto speciale, ma i miei genitori non me lavevano permesso. Li odio ledissi. Non hai idea di quanti pregiudizi hanno.

    Non so che reazione mi aspettassi, ma un minimo di disappunto sarebbe stato un buoninizio. Se la nostra relazione doveva decollare, dovevamo avere una causa comune percui combattere, ma quella, evidentemente, potevo scordarmela. Lei disse soltanto: Eh,vabb.

    No, come, vabb niente risposi. uno schifo, ecco cosa! Misi le mani sulle sue,che erano appoggiate sul banco, poi le guardai, pensando che sarebbero state un posterfantastico. La scritta poteva essere: Insieme. Mi aspettavo che tra noi scorresse unascarica elettrica, e invece provai soltanto disagio, oltre che delusione per il fatto che inquel momento non ci fossero molti pi spettatori.

    Quanto a Delicia, chiss che cosa passa per la mente di una persona la prima volta chela trattano con superiorit? Era imbarazzata? Arrabbiata? O forse non era la prima volta.Forse le succedeva cos spesso che ormai si era rassegnata.

    un inizio pensai mentre sollevavo le mani dalle sue e mi giravo sulla sedia. Eroconvinto che avessimo tutta la vita davanti, ma quando venne il giorno delRingraziamento ero ormai stato ammesso in una cerchia di emarginati di medio livello, e

  • di lei mi ero praticamente scordato. Ci salutavamo ancora, ma non pranzavamo piinsieme, non ci telefonavamo n facevamo le cose che fanno gli amici veri. Durante glianni scolastici successivi non ricordo di averla pi vista, e non so se abbia frequentato lemie stesse superiori, o se sia rimasta nella sua parte della citt e si sia iscritta alla Enloe.Sarebbero passati sette anni buoni prima che la rivedessi. Avevo appena lasciatoluniversit per la seconda volta e lavoravo come rifinitore di mobili in un posto nonlontano dal centro di Raleigh. Ogni giorno, tornando a casa in bici, passavo davanti a unnegozio tutto a dieci centesimi, e un pomeriggio alzando gli occhi vidi Delicia che uscivada l. Aveva un camice e un cartellino con il suo nome, e quando mi fermai per salutarlasembr ricordarsi di me davvero.

    Insomma gestisci questo negozio? le chiesi.E lei: Tu sei fuori.Mi piace pensare che lidea di Delicia responsabile di un negozio tutto a dieci centesimi

    non fosse sullo stesso piano di una maglietta con la scritta Fly United, perci la suarisposta mi intrist. La versione di lei che mi ero inventato era pragmatica e responsabile,ma in realt sapevo soltanto che era gentile e timida, ed evidentemente ancora povera.Allepoca avevamo tutti e due sui ventanni, e ormai avevo capito che lamicizia non sipoteva pianificare a tavolino. Non ti mettevi a scorrere lagendina degli indirizzi pensandoDove sono i coreani? o Devo conoscere pi paralitici. Non che avere amicizie delgenere sia bizzarro, ma devono nascere in modo naturale.

    La gente che frequentavo a poco pi di ventanni apparteneva al ceto medio ed era,almeno a nostro parere, di indole artistica. Avevamo tutti voltato le spalle alle nostreesistenze privilegiate, ma senza stress, come chi sa di potervi fare ritorno in qualsiasimomento. Nessuno di noi avrebbe voluto telefonare a casa chiedendo soldi, masapevamo che alloccorrenza i nostri genitori sarebbero accorsi in nostro aiuto. Eraquesto, pi della razza, a distinguermi da Delicia: comera possibile vivere sul gradino pibasso della scala sociale e non indignarsi per una simile ingiustizia?

    Nei giorni successivi, passando davanti al negozio di pomeriggio, pensavo allex donnadi servizio della mia famiglia, Lena, che aveva cominciato a lavorare per noi quanderanato mio fratello ed era rimasta finch mia nonna non si era trasferita. Lei e mia madrechiacchieravano un sacco, e anche se mia madre, come tutte le madri della nostra via,pensava alla sua donna di servizio come a unamica, io sapevo che in realt intendevauna persona che pago e con cui sono in buoni rapporti. Perch diciamocelo, quante diquelle madri frequentavano le donne di servizio degli altri? Cosa avrebbero pensato gliOConnor, se mia madre si fosse presentata da loro con una borraccia al collo?Marthandra ha gi finito? Pensavo che questo weekend potevamo provare ad andare incampeggio.

    Forse in una tenda, lontano dalle automobili, dalle TV a colori e dallaria condizionata,unamicizia avrebbe anche potuto attecchire. Allo stato attuale, le disparit da superareerano troppe. Se vuoi un amico con una vita economicamente allopposto della tua, forsela scelta migliore trovartene uno di penna, come quelli che ti fai alle elementari. Unapersona che da lontano ti scrive per raccontarti che il suo dromedario scappato. Turispondi che hai bucato una ruota della bici, e lui che nel suo paese agosto il momento

  • delle grandi abbuffate. Tutto avviene per corrispondenza, in modo tale che questapersona non veda mai la tua nuova villetta in periferia, n tu il coprimozzo che a casa suausano per far bollire lacqua. E poi sei un bambino, per cui il tuo primo pensiero non Che schifo, un dromedario, ma Che figata, un dromedario!. Oppure un procione, o unamangusta, o un tasso del miele.

    Con il passare delle settimane, constatando che il venditore di cellulari non richiamava,ho cominciato a temere che avesse perso il lavoro. Ma forse solo il mio snobismoculturale a farmi pensare che la sua vita debba per forza andare di male in peggio. Non forse altrettanto probabile che lo abbiano promosso, o meglio ancora, che abbia lasciatoil call center per lidi migliori? Esatto mi dico. Appena si sar ambientato nel nuovoposto di lavoro e avr traslocato nella casa che teneva docchio da un po, quando ladonna di servizio avr finito la sua giornata e lui capito qual il telecomando deltelevisore e quale quello del lettore DVD, di sicuro avr bisogno di interagire con qualcuno.Allora recuperer il mio numero, prender in mano il cellulare e, quant vero Iddio, michiamer.

  • Tartarughe

    La particolarit delle Hawaii, perlomeno nelle zone destinate al turismo, che tuttocorrisponde esattamente alle promesse. Scendi dallaereo e ti piazzano al collo un leicome se fosse una cosa che ti sei guadagnato, una medaglia olimpica per essere venutoa grattarti le palle. Sollevi una mano appena sopra la spalla e non importa dove sei, mada qualche parte spunter comunque un drink: servito dentro un ananas svuotato, omagari in una noce di cocco tagliata a met. Proprio come prima che inventassero ibicchieri! pensi tu.

    Crateri vulcanici, cascate, e quelle spiagge bianchissime. Tutte cose sconvolgenti, perchi viene dallEuropa. Nel posto in Normandia dove andiamo io e Hugh, invece dellasabbia trovi dei sassi maculati grossi come patate. La temperatura dellacqua va daglaciale ad arresto cardiaco, e il colore quello del t freddo. E poi c tutta la roba che cigalleggia dentro, che non spazzatura creata dalluomo, ma spazzatura creata dal mare:poltiglie imprecisate e pezzi di vita vegetale, a formare un tuttuno limaccioso che puzzadi marcio.

    Le spiagge delle Hawaii sembra siano state candeggiate, tant bianca la sabbia.Lacqua calda anche in inverno, e cos trasparente che non solo ti vedi le dita dei piedi,ma anche i calli aggrappati ai lati come crostacei. Una volta io e Hugh eravamo a Maui, anovembre, e mentre facevamo il bagno, girandoci abbiamo visto una gigantescatartaruga marina che si avvicinava in mezzo a noi. Placida come una mucca, della muccaaveva anche lespressione, assorta e quasi trasognata. Per me una cosa del generevaleva tutto il viaggio, quasi la mia intera vita, in pratica. Vedere con i propri occhi tantamaest, esserne letteralmente sfiorati: non forse quello che desideriamo tutti?

    Ho avuto unesperienza simile qualche anno dopo, sempre con Hugh. Eravamo inGiappone e stavamo passeggiando per un parco nazionale durante una bufera di neve,quando una scimmia alta come lo sgabello di un bar ci passata accanto sfiorandoci.Aveva il pelo di un grigio opaco, color sciacquatura di piatti, ma un muso rossobarbabietola, fisso in unespressione seria, quasi solenne. Labbiamo visto bene quandoper un attimo la scimmia si girata a guardarci, dopodich ha scrollato le spalle e si incamminata tutta tranquilla su un ponticello pedonale.

    Cristo! ho esclamato io. Perch era troppo. La foresta, la neve, e adesso lei. Inquella zona del paese, le scimmie sono unattrazione. Prima o poi ci aspettavamo divederle, ma io pensavo fossero chiuse in un recinto. Come nel caso della tartarugamarina, in parte lemozione derivava dal fatto di sentirsi accettati, vale a dire non temuti.Ti permetteva di pensare che tra te e quella creatura esistesse un rapporto speciale. Un

  • pensiero infantile, certo, ma che procura grande conforto. Be, almeno alle scimmie stosimpatico mi sarei ritrovato a pensare nei mesi successivi, ogni qualvolta mi fossi sentitosolo o incompreso. Proprio come, nei mesi successivi a quel viaggio alle Hawaii, mi sonoritrovato a pensare alla tartaruga marina. Nei suoi confronti, per, avevo pensieri untantino pi complicati, e invece di credere che fra noi fosse nato un legame, mi chiedevose avrebbe mai potuto perdonarmi.

    Il mio rapporto con le tartarughe cominciato alla fine degli anni Sessanta. Cera dimezzo il mio migliore amico delle elementari, un bambino che chiamer Shaun, e che aRaleigh abitava nella mia stessa via. A farci avvicinare era stata la passione per la natura,o, per lesattezza, la passione di catturare esseri vivi e inavvertitamente ucciderli.Cominciammo quandero in quarta elementare, il che significa, credo, che avevo diecianni. Immagino che per ciascuno sia diverso, ma io, a quellet, pur non potendoaffermare con certezza di essere gay, sapevo comunque di non essere come gli altrimaschi della mia classe o del mio reparto scout. Se loro gradivano la compagniamaschile, io la rifuggivo, la temevo, mi sembrava costantemente di dissimulare, e chealla fine mi avrebbero scoperto, espellendomi dalla buona societ. Un bambino normalele muove cos, le braccia? mi chiedevo, guardandomi nello specchio a figura intera incamera dei miei genitori. cos che ride? Sono queste le cose che trova divertenti? Eracome imitare laccento inglese. Pi mi concentravo nel tentativo, pi mi imbarazzavo erisultavo poco credibile.

    Con Shaun, per, riuscivo quasi a essere me stesso. Questo non vuol dire che cisomigliassimo, ma solo che lui non ci prestava particolare attenzione. Per Shaun linfanziaera una cosa da sopportare, da superare come un tratto di strada noioso. Pi avanticerano le cose belle, e ogni tanto, guardandolo, guardando il modo in cui fissava il vuoto,quasi volesse perforare lorizzonte, avevi limpressione che non solo riuscisse aimmaginarla, ma che la vedesse proprio: quella fantastica vita adulta che lo aspettava aldi l dei sedici anni.

    Oltre allinteresse per gli animali selvatici, io e lui condividevamo la condizione ditrapiantati. La mia famiglia veniva dal Nord, mentre i Taylor erano del Midwest. Il padredi Shaun, Hank, era uno psichiatra e a volte faceva fare ai suoi figli e a me dei test, diquelli nei quali, ci garantiva, non esistono risposte giuste. Lui e sua moglie erano pigiovani dei miei genitori, e si vedeva, non solo dallabbigliamento, ma dai gusti eclettici:dischi di Donovan e dei Moby Grape in mezzo a quelli di Schubert. A casa loro cerano verie propri libri rilegati, che spesso vedevi aperti sul divano, con le parole ancora tiepide dilettura.

    In un quartiere di madri casalinghe, quella di Shaun lavorava. Faceva linfermiera in unambulatorio di zona, ed era da lei che andavi se ti svegliavi con gli occhi gialli o ti infilaviun popcorn caramellato un po troppo a fondo nellorecchio. Su, non hai niente dicevaJean, perch cos voleva che la chiamassimo, anzich signora Taylor. Con i suoi zigomialti e la bocca sempre un po piegata allingi, ricordava una giovane Katharine Hepburn.Le altre madri potevano essere carine, fra i venti e i trentanni potevano fare per unattimo tappa nella bellezza, ma Jean era chiaramente parcheggiata l a vita. La vedevi inmezzo ai fiori del suo giardino, con i guanti che le spuntavano dalla vita dei pantaloni

  • come se da dentro qualcuno stesse tentando di uscire, e non potevi fare a meno didesiderare che tua madre fosse lei.

    Dalla madre, i figli dei Taylor avevano ereditato la bellezza, soprattutto Shaun. Gi dabambino, sembrava a suo agio con il proprio corpo. Non era grazioso, ma decisamentebello, con i capelli biondi calati a mo di sipario su met del volto. Locchio che ti guardavadal lato scoperto era azzurro fiordaliso, oltre che efficientissimo nellindividuare animaliferiti o vulnerabili. Mentre gli altri bambini del nostro quartiere giocavano a pallone nellavia, io e Shaun perlustravamo i boschi dietro le nostre case. Io avevo come limite iserpenti, ma qualsiasi altra cosa veniva portata a casa e imprigionata nei nostri acquarida quaranta litri. Lucertole, rospi, uccellini appena nati: a tutti toccava la stessa dieta carne cruda tritata e tutti, salvo rare eccezioni, morivano nel giro di una o duesettimane.

    Non sarebbe male se variaste un pochino il menu disse una volta mia madre,riferendosi alla mia farfalla-luna in cattivit. Era grande quanto un tascabile, di unbellissimo verde menta, ma il macinato di spalla non le interessava granch. Potrestedarle, che ne so, dei fiori o roba del genere.

    Come se ci capisse qualcosa.Tra gli animali catturati, il migliore apparteneva al fratello minore di Shaun, Chris, che

    aveva trovato uno scoiattolo volante ferito e lo teneva libero nella sua stanza. Non erapi grosso di un normale criceto, e quando dallalto del letto a castello planava sulcassettone, il suo corpo si appiattiva, facendolo sembrare un burattino da mano vuoto.Lunico problema di quello scoiattolo era il suo atteggiamento, la rigidit. Tu volevitenertelo stretto o portartelo in giro su una spalla, ma lui proprio non voleva saperne dirilassarsi. Devo andarmene da qui sentivi che pensava, mentre disperato, con gli occhifuori dalle orbite, grattava le unghie contro la finestra o tentava di infilarsi nella fessurasotto la porta. Alla fine riusc a scappare, e anche se tutti quanti speravamo tornasse peri pasti, diventando una specie di animaletto domestico part-time, lui non torn.

    Non molto tempo dopo la fuga dello scoiattolo, Jean port i suoi figli e me atrascorrere un fine settimana sulla costa del North Carolina. Era met ottobre, alliniziodella prima media, e lacqua era troppo fredda per fare il bagno. Domenica, il giorno incui saremmo dovuti tornare a casa, io e Shaun ci alzammo allalba e andammo a fare ungiro con i nostri retini. Eravamo a caccia di granchi fantasma, quando in lontananzaintravedemmo delle creature che si muovevano a scatti, come giocattoli a molla su unasuperficie irregolare. Guardando pi attentamente, ci rendemmo conto che eranotartarughe marine appena nate, che a decine uscivano dalla sabbia e si dirigevano incerteverso il mare.

    Un adulto le avrebbe forse portate in acqua, oppure avrebbe tenuto lontani i gabbianiaffamati. Noi per avevamo dodici anni, e quindi, mentre io raccoglievo le tartarughineammonticchiandole una sullaltra, Shaun correva in albergo a prendere il cestino dellacarta straccia. Avremmo potuto portarcele via tutte, ma ammucchiate una sullaltrasembravano abbastanza infelici. Cos alla fine ne prendemmo solo dieci, ovvero cinque atesta.

  • La cosa fantastica delle tartarughe marine, rispetto per esempio agli scoiattoli volanti, che crescono esponenzialmente, raggiungendo quindi, non ho idea, forse cinquanta,cento volte le loro dimensioni iniziali? Quando le prendemmo, sembravano deiportamonete di plastica, di quelli ovali che ti regalano in banca e nei concessionari dauto.Ma avevano le pinne, e ovviamente la testa, che era liscia e con il becco, come quella diun uccellino appena uscito dalluovo. Dopo la morte di una talpa traumatizzata cheavevamo dovuto strappare di bocca alla nostra gatta Samantha, il mio acquario erarimasto vuoto, ed era quindi pronto ad accogliere nuovi inquilini. Ci versai una caraffadacqua marina portata dalla spiaggia, poi buttai dentro una grossa conchiglia e un paiodi vongole per renderla pi accogliente. Le tartarughine percorrevano a nuoto il brevetragitto da un lato allaltro dellacquario, dopodich cominciavano a sbattere le pinne sulvetro, incapaci di accettare che fosse tutto l. Un vicolo cieco. Quello di cui avevanobisogno, mi sembrava, era qualcosa da mangiare.

    Mamma, hai qualche hamburger crudo?Ripensandoci oggi, stupisce che nessuno abbia sollevato obiezioni stiamo parlando di

    tartarughe marine, santIddio! ma forse allepoca non erano ancora a rischio diestinzione. Nemmeno i maltrattamenti agli animali erano ancora stati inventati. Ilpensiero che un essere non umano provasse sensazioni fisiche, per non dire che fosse ingrado di perdere la speranza, era stravagante e sconosciuto, come pensare che la cartaavesse dei parenti. Ma anche vero che, quanto a capacit di suscitare empatia, rettili eanfibi sono gli ultimi della lista, essendo creature, diciamocelo, non particolarmentericche di personalit. Nemmeno dargli un nome migliorava le cose, perch giocare conShelly non era diverso da giocare con Pokyhontus, laddove il giocare, in quel caso, siriduceva a piazzarli sulla scrivania e guardarli sgambettare gi dal bordo.

    Era rincuorante sapere che nella casa in fondo alla via le tartarughe di Shaun non se lapassavano tanto meglio. La carne trita che mettevamo negli acquari rimaneva intatta e dil a poco andava a male, appestandoci le stanze. Svuotai la mia vasca, e non disponendodi altra acqua di mare, ne preparai un po da solo mescolando la buona vecchia acqua dirubinetto con del sale.

    Non sono sicura che vada bene lo stesso disse mia madre, ferma sulla porta dellamia stanza con una sigaretta in mano e il posacenere nellaltra. Un recente tentativo difarsi i colpi di sole con un kit casalingo le aveva ulteriormente seccato e sfibrato i capelligi fragili. I superstiti venivano ora coperti con un foulard, turchese, che le stavabenissimo quandera abbronzata, ma non altrettanto quando non lo era. Nellacqua dimare non ci sono delle sostanze nutritive o roba del genere?

    Che ne so.Mia madre guard le tartarughe che si trascinavano meste sul mio copriletto. Be, se

    ti interessa scoprirlo, sabato porto Lisa in biblioteca.Io a dire il vero speravo di passare il fine settimana allaperto, ma poi si mise a

    piovere, e mio padre monopolizz la TV con una delle sue partite di football. Lalternativaera andare in biblioteca o restare a casa a morire di noia, perci salii in macchinamugugnando contro le ingiustizie del mondo. Mia madre lasci me e mi