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Assisi; cappella delle Rose e del “Perdon d’Assisi”. Affreschi di Tiberio d’Assisi. Francesco annuncia il Perdon d’Assisi, predicando dal pulpito: “Vi voglio mandare tutti in Paradiso”

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Assisi; cappella delle Rose e del “Perdond’Assisi”. Affreschi di Tiberio d’Assisi.

Francesco annuncia il Perdon d’Assisi,predicando dal pulpito:

“Vi voglio mandare tutti in Paradiso”

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Letteradel padre Direttore

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Nell’ultimo numerodi Eco vi abbiamo il-

lustrato il 23° Congresso Amici di TerraSanta del Triveneto, tenutosi presso la no-stra sede travigiana. Un congresso moltoimportante ed impegnativo con una dop-pia tematica: 1° - La riscoperta delle radi-ci cristiane dell’Europa; 2° - I Francesca-ni nella difesa dell’Europa cristiana. Dop-pia tematica di grande importanza storicae preoccupante attualità! In questo nume-ro desideriamo sviluppare maggiormenteil secondo tema; “Il ruolo degli OrdiniFrancescani in difesa dell’Europa”cristiana (ora non più). Si tratta della se-conda relazione del prof. G.F. Trabuio alcongresso, che - sebbene non integrale -sviluppa sostanzialmente il secondo tema:I Francescani nella difesa dell’Europa cri-stiana. Essa dimostra il ruolo importan-tissimo che hanno avuto i Francescani nelsalvaguardare l’Europa, la sua fede e civil-tà cristiana dalle insidie minacciose del-l’Islam. Ora passando ad altro argomen-to, sento l’urgenza di raccomandare a voitutti, carissimi Amici di Terra Santa ilvostro apporto spirituale, nella preghierae nell’offerta dei vostri sacrifici (malattie,disgrazie, sofferenze varie) al Buon Dio,perché possa avere felice esito il progettodell’unificazione dei cinque Commissaria-

ti di Terra Santa d’Alta Italia. Al riguar-do posso informarvi che sono state avan-zate e discusse le seguenti proposte (nonancora approvate, naturalmente):— Commissariato unico e 2 vice-Com-

missariati sparsi sul territorio;— Divisione del territorio: per regioni

civili, ottenendo tre macro zone (Pie-monte e Liguria; Lombardia ed Emi-lia-Romagna; Triveneto, ossia il no-stro Vicecommissariato del Nord-estd’Italia.

— Le tre sedi delle 3 macro-zone non so-no ancora state fissate.

Questo è quanto è stato proposto finora…dovrà essere ulteriormente discusso, ap-profondito ed approvato dalle Autoritàdell’Ordine, della Provincia nostra e del-la Custodia di Terra Santa. Preghiamoche il tutto vada per il meglio. Come viscrissi nell’ultimo numero di Eco, proprioallo scopo di ottenere un pieno e soddisfa-cente esito al progetto di cui sopra… viinvito tutti a partecipare “spiritualmen-te” all’incontro di preghiera, il lunedì diogni settimana, che io terrò con tutti voinella nostra chiesa Votiva di Treviso dal-le ore 20,30 alle ore 21,30. Grazie a quan-ti si ricorderanno di partecipare! Vi salu-to e benedico vostro

Padre Aldo

Amici carissimi di Terra Santa!

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Una nuova catechesiper gli Amici di Terra Santa sulla:

Parola di vita

«Chiunque beve di quest'acqua (delpozzo di Giacobbe) avrà di nuovo se-te; ma chi beve dell'acqua che io glidarò, non avrà mai più sete, anzi,l'acqua che io gli darò diventerà inlui sorgente di acqua che zampillaper la vita eterna» (Gv 4, 13-14).

In questa perla del Vangelo che è ildiscorso alla Samaritana, nei pressidel pozzo di Giacobbe, Gesù parladell’acqua come dell’elemento piùsemplice, ma che si evidenzia più de-siderato, più vitale per chi ha consue-tudine col deserto. Non gli occorre-vano molte spiegazioni per far inten-dere cosa significasse l’acqua.L’acqua sorgiva è per la vita nostra na-turale, mentre l’acqua viva, di cuiparla Gesù, è per la vita eterna.Come il deserto fiorisce solo dopouna pioggia abbondante, così i semisepolti in noi col battesimo possonogermogliare solo se irrorati dalla Pa-rola di Dio. E la pianta cresce, mettenuovi germogli e prende la forma diun albero o di un bellissimo fiore. E

tutto questo perché riceve l’acqua vi-va della Parola che suscita la vita e lamantiene per l’eternità.

«Chiunque beve di quest’acqua avràdi nuovo sete; ma chi beve dell’ac-qua che io gli darò, non avrà mai piùsete, anzi, l’acqua che io gli darò di-venterà in lui sorgente di acqua chezampilla per la vita eterna».

Le parole di Gesù sono rivolte a tuttinoi, assetati di questo mondo: a quel-li che sono coscienti della loro aridi-tà spirituale e sentono ancora i morsidella sete e a quelli che non avverto-no più neanche il bisogno di abbeve-rarsi alla fonte della vera vita, e deigrandi valori dell’umanità.Ma, in fondo, è a tutti gli uomini e al-le donne di oggi che Gesù rivolge uninvito, svelando dove possiamo trova-re la risposta ai nostri perché, e la pie-na soddisfazione dei nostri desideri.A noi tutti, dunque, attingere alle sueparole, lasciarci imbevere del suomessaggio.

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Come?Rievangelizzando la nostra vita, con-frontandola con le sue parole, cer-cando di pensare con la mente di Ge-sù e di amare con il suo cuore.Ogni attimo in cui cerchiamo di vive-re il Vangelo è una goccia di quell’ac-qua viva che beviamo.Ogni gesto d’amore per il nostroprossimo è un sorso di quell’acqua.Sì, perché quell’acqua così viva epreziosa ha questo di speciale, chezampilla nel nostro cuore ogniqual-volta l’apriamo all’amore verso tutti.È una sorgente – quella di Dio – chedona acqua nella misura in cui la suavena profonda serve a dissetare gli al-tri, con piccoli o grandi atti di amore.

«Chiunque beve di quest’acqua avràdi nuovo sete; ma chi beve dell’ac-qua che io gli darò, non avrà mai piùsete, anzi, l’acqua che io gli darò di-venterà in lui sorgente di acqua chezampilla per la vita eterna».

Dunque abbiamo capito che, per nonsoffrire la sete, dobbiamo donarel’acqua viva che attingiamo da Lui innoi stessi.Basterà una parola, talvolta, un sorri-so, un semplice cenno di solidarietà,per darci di nuovo un sentimento dipienezza, di soddisfazione profonda,uno zampillo di gioia. E se continuia-mo a dare, questa fontana di pace edi vita darà acqua sempre più abbon-dante, senza mai prosciugarsi.E c’è anche un altro segreto che Ge-sù ci ha rivelato, una specie di pozzosenza fondo a cui attingere. Quandodue o tre si uniscono nel suo nome,amandosi dello stesso suo amore, Luiè in mezzo a loro. Ed è allora che cisentiamo liberi, uno, pieni di luce etorrenti di acqua viva sgorgano dalnostro seno. È la promessa di Gesùche si avvera perché è da Lui stesso,presente in mezzo a noi, che zampil-la acqua che disseta per l’eternità.

Chiara Lubich

Questo commento alla Parola di Vita si trovaanche nel quindicinale CITTÀ NUOVA con te-stimonianze di giovani e adulti che nel van-gelo trovano una luce per contribuire al dia-logo fra le diverse culture e orientare il loroagire quotidiano alla fraternità e alla pace.

Info:Centro Mariapoli Chiara LubichCadine (TN) - Telefono 0461.866.170

Il testo della “Parola di Vita” viene tradottoil 85 lingue e idiomi, e raggiunge oltre 14 mi-lioni di persone in tutto il mondo, attraversostampa, radio e televisione.

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San Francesco ela Sacra Famiglia

ci ottengano un Nataledi “Pace e Bene”...

e di granderinnovamento spirituale

alle nostre famiglie,alla Chiesa e al mondo intero.

VEGLIA dell’IMMACOLATAe del SANTO NATALE

Per tutti i nostri Amici di Terra Santa e simpatizzanti

SABATO 8 DICEMBRE 2012 - L’IMMACOLATACHIESA VOTIVA TREVISO - Ore 15,00 - 17,30

La Veglia accompagnata da canti appropriati, si svolgerà in due tempi:

Primo Tempo(Inizia ore 15,00 nel Presbiterio - Chiesa Votiva - Treviso)

LA VEGLIA DELL’IMMACOLATA“AURORA” che precede il “SOLE DI GIUSTIZIA”

che concepisce e partorisce“IL MESSIA - IL VERBO INCARNATO”

1. - Introduzione e presentazione di padre Aldo;2. - I° canto: “Dell’aurora tu sorgi più bella”;3. - I. Cavallaro: da l’Apocalisse 12, 1-13 “La Donna e il Drago”;4. - II° canto: “Tutta bella sei Maria”;5. - Maria Frasson: 2 testi biblici sul Dogma;6. - III° canto “Immacolata, Vergine Bella”;7. - G. Trabuio: La proclamazione dogmatica. La Bolla “Ineffabilis Deus”;8. - Canto finale: “Andrò a vederla un dì”.

Anche quest’anno rivolgiamo un caloroso invito agli A.T.S. di tutte le zone ad intervenire l’8Dicembre alla solenne duplice veglia: dell’Immacolata e del Santo Natale, presso la nostraChiesa Votiva a Treviso. Per questo abbiamo stampato in anticipo lo schema della celebra-zione, anche perché venga seguita da quanti, pure invitati, non potranno parteciparvi.

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Secondo TempoCOMMEMORAZIONE

DELLA NASCITA A BETLEMME DEL

“MESSIA - L’EMMANUELE”9. - pag. 310: Padre Aldo intona e commenta: “Mistero della Cena”;

10. - pag. 347: Inizia la Processione al S. Presepio al canto: “Venite fedeli”11. - pag. 311: Davanti al Presepio padre Aldo intona, accompagnato dalla

pianola l’inno natalizio: “Jesu Redemptor omnium”, Danielapoi lo intona in italiano e verrà recitato a strofe alternate;

12. - pag. 348: canto: “Astro del Ciel” (tutte tre le strofe);13. - pag. 313: Giuliano intona e commenta la preghiera di S. Girolamo:

“Betlemme!” (S. Grotta); fa seguito, dal “Natale di Perosi”l’annuncio evangelico musicale ai pastori;

14. - pag. 314: Sergio intona e commenta: “Quando giunse la pienezza deitempi” (alla mangiatoia);

15. - pag. 379: canto: “Dio s’è fatto come noi”...16. - pag. 316: Maria F. intona e commenta: “Camminavano i Magi”...17. - pag. 318: Sandra G.: Memoria di San Giuseppe: “O Giuseppe nobile

figlio di David”;18. - pag. 319: Maria Sant intona e commenta: “Vi saluto candidi fiori”...19. - pag. 320: Padre Aldo conclude commentando S. Girolamo, betlemmita

di adozione;20. - pag. 321: Canto finale: “Tu scendi dalle stelle”.

SARÀ

CHIAMATO

“EMMANUELE”

DIOCONNOI

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La devozione all’Immacolatanella poesia del Petrarca

di Ivano Cavallaro

Il francescano Duns Scoto difende la tesidell’Immacolata Concezione di Maria agliinizi del Trecento, e Petrarca scrive e viveverso la metà di quel secolo. Ma i due gran-di della teologia e della letteratura si illumi-

nano a vicenda, perché anche il Petrarca tes-se le lodi della Madre di Dio sottolineando il

valore di quella Incarnazione che rese immaco-lato il suo concepimento. Ed insistendo sulla di-scesa di Dio verso di noi, anziché sulla nostra fa-ticosa salita verso di Lui, il grande poeta si rivelaanche un grande francescano, perché la sottolinea-tura dell’umanità del Figlio di Dio è la stessa es-senza del francescanesimo. Come vediamo fin dal-l’apertura della “Canzone alla Vergine” che con-clude il Canzoniere:Vergine bella, che di sol vestita,coronata di stelle, al sommo Sole,piacesti sì che in te sua luce ascose,amor mi spinge a dir di te parole,ma non so cominciar senza il tuo aiutoma di Colui che amando in te si pose.L’amore per Maria ha spinto il poeta del Canzonie-re a chiedere la sepoltura, in Arquà, sui colli Euga-nei, accanto alla parrocchiale intitolata all’Assunta;e non a caso sulla sua tomba vi è una iscrizione co-me la seguente: “Vergine madre, ricevi la sua ani-ma, e tu perdona, Figlio di Maria”. Mirabile poi la conclusione della Canzone appena

ricordata:Raccomandami al tuo Figliuol,

verace omo e verace Dioche accolga il mio spirito ultimo in pace.

È il vertice stesso della teologiafrancescana che, in Duns Scotoparticolarmente, vede come mis-sione primaria del Figlio di Dio edi Maria la realizzazione della no-stra umanità.

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Come molti lettori già sanno, il pro-

gramma dei prossimi esercizi spirituali

itineranti comprende anche una visita,

in San Mauro di Romagna detta anche

San Mauro Pascoli, alla casa natale del

grande poeta, del quale è ricorso que-

st’anno il centenario della morte.

Tra i componimenti di ispirazione reli-

giosa, emercono due brevi poemetti na-

talizi intitolati rispettivamente “InOriente” e “In Occidente”: raffigu-

ranti in entrambi le località, il momen-

to stesso della nascita di Gesù. nella co-

siddetta Notte Santa.

Giovanni Pascolidavanti al Natale

del prof. Ivano Cavallaro

A 100 anni dalla morte (1912-2012)del poeta:

“In Oriente”Si aprono le porte del cielo ed un angelo viene sulla terra:E un angelo era, con le braccia tese,tra loro, come un’alta esile croce bianca;e diceva: “Gioia con voi! Scese Dio sulla terra”.Ed a ciascuno il cuore sobbalzò verso il bianco angelo,e prese via per vedere il Grande che non muore.E un canto invase allora i cieli: “Pace sopra la terra!”.E i fuochi quasi spenti arsero e desta scintillò la brace,come improvvisa ala di venti silenziosie si sentì nei cieli come il soffio di due grandi battenti.Mossero e Betlehem, sotto l’osanna dei cielied il fiorir dell’infinito dormiva. E videro, ecco, una capanna.Ed ai pastori l’accennò col dito un angelo:una stalla umida e nera donde gemeva un filo di vagito.

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Nel primo caso protagonisti sono i pa-

stori, gli unici a ricevere l’annuncio an-

gelico: il lamento di un bambino che

nel secondo poemetto, (quello intito-

lato “In Occidente”) diventa il lamen-

to di uno schiavo in punto di morte,

nella Roma dei grandi che dimentica i

piccoli:

“In Occidente”E venne bianco nella notte azzurraun angelo dal cielo di Giudea a nunziar la pace;e la Suburra non l’udiva;e nel tempio alto di Rhea bandì la pace;e non alzò la testa quell’uomo rosso ai piedi della Dea;e vide un tempio aperto, e dal sogliare mormoròe non l’udì che il vento che uscì gemendo e portò la guerra al mare.E l’angelo passò candido e lento per i taciti trivi,e dicea “Pace sopra la terra!”…Udì forse un lamento. Vegliava il Geta … Entrò l’angelo: “Pace” disse. E nella infinita urbe dei forti sol quegli intese.E chiuse gli occhi in pace.

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Ipastori da un lato e uno

schiavo moribondo dall’altro

ricevono il dono della pace

portato dalla venuta del Figlio di Dio

sulla terra. Sono gli ultimi del mondo,

e questo sta a significare che Egli è ve-

nuto veramente per tutti, nessuno

escluso. Quel Bambino un giorno

spalancherà le braccia sulla croce in un

abbraccio universale.

Questo il messaggio del Pascoli per il

suo e per il nostro Natale.

Vi sentiamo l’eco di un punto fermo

fondamentale della teologia di san

Paolo: “Come per la disobbedienza diun solo uomo tutti sono stati costituitipeccatori, così per l ’obbedienza di un so-lo tutti saranno costituiti giusti” (Romani 5,19).

Il Messaggio Natalizioche ci tramanda ilPascoli

Casa natale di Giovanni Pascoli ove nacque il 31 dicembre 1855e visse felice i primi anni della sua vita… La visiteremo.

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In preparazio-ne al ventesimo an-niversario della beatificazione del francesca-no Giovanni Duns Scoto, avvenuta il 20 mar-zo 1993 da parte di papa Giovanni Paolo II,le Edizioni San Paolo hanno realizzato un in-teressante DVD con la regia di Fernando Mu-raca. Questa in sintesi la vicenda. Lo Scoto,giovane e brillante professore alla Sorbona diParigi, per volontà dei suoi stessi superiori ècostretto a scappare dalla città francese per-ché non è stato disposto a firmare una lette-ra di denuncia del re di Francia, Filippo IV ilBello contro il papa del tempo, BonifacioVIII. Negli anni di allontanamento egli pre-ga e medita sul tema dell’Immacolato Con-cepimento di Maria. Ritornato alla Sorbonanel 1305, affronta una celebre disputa per so-stenere la sua celebre tesi mariana contro idomenicani che, in accordo con la teologiadi san Tommaso d’Aquino, la negavano. Ladimostrazione dell’Immacolata Concezionedi Maria si fonda, anche nel film, sui tre ver-bi latini: potuit, decuit, ergo fecit. Dio, inquanto onnipotente, poteva fare un similemiracolo, era conveniente che lo facesse, equindi effettivamente l’ha compiuto, potrem-mo anche tradurre quella frase con l’afferma-zione, ricorrente nel film, che il peccato ècancellato dalla grazia.

Ma la motivazione fondamentaledel dogma dell’Immacolata (che sa-rà poi proclamato da papa Pio IX nel1854) è il fatto che, per un france-

scano come Duns Scoto, Dio èamore. E da questo Amore di-pendono le due grandi realtàdella creazione e della Incar-nazione. Due realtà, per la teo-logia di Duns Scoto evidenzia-ta dal film, profondamente col-legate. Perché come lo stesso

Scoto afferma nel corso delladisputa, “il Verbo incarnandosi si

è messo dalla parte del creato, e inquesto modo vi è stata l’entrata ditutto il creato nel seno del Padre”.Maria in questo modo, con la suaImmacolata Concezione non ricevesolo un privilegio di tipo personale,ma rivela il disegno iniziale delCreatore: che avrebbe mandato il Fi-glio nel mondo anche senza la col-pa di Adamo, per realizzarlo. (I.C.)

GiovanniDuns Scoto:

il Cantoredell’Immacolata

in un recente DVDdelle Edizioni

San Paolo

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In questo nostro tempo la Chie-

sa vede la comunità umana, gra-vemente turbata, apirare ad un

totale rinnovamento. Questo si richiedeora alla Chiesa: di immettere l’energiaperenne, vivificante, divina del Vangelonelle vene di quella che è oggi la comu-nità umana”. Così papa Giovanni XXIIInella Costituzione apostolica “Humanæsalutis” del 25 dicembre 1961, annun-ciante l’inizio del Concilio EcumenicoVaticano II per il mese di ottobre dell’an-no successivo. Con il quale la Chiesa havoluto gettare un’ancora di salvezza all’u-manità tutta intera. Perché la Chiesa nonè per se stessa ma per tutti gli uomini,nessuno escluso. La nostra fede è quindiper tutti. Il concetto c’è anche in un ser-mone di sant’Antonio di Padova, quelloper la domenica diciannovesima dopoPentecoste: “Gesù, veduta la fede dei por-tatori, disse al paralitico: Abbi fiducia, fi-gliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. Da-vanti a Dio ha molto valore la propria fe-

de, e in quella circostanza anche la fededegli altri ebbe tanto valore da far sì cheun uomo si rialzasse subitamente guaritonell’anima e nel corpo, e che per meritodegli altri gli fossero perdonati i suoi er-rori”. Un miracolo che può ripetersi an-che oggi, se noi veramente crediamo inDio. Spiega ancora sant’Antonio: “Cre-dere a Dio significa credere che Dio esi-ste, cosa che fanno anche i demoni. Cre-dere in Dio invece vuol dire credere eamarlo, credere e andare con lui, crederee aderire a lui. Questa è la fede che giu-stifica l’empio. Quindi dove c’è questa fe-de c’è la fiducia nella misericordia di Dio,e c’è anche la remissione della colpa”.Della nostra colpa personale ma anchedelle colpe degli altri: come insegna l’epi-sodio evangelico spiegato e interpretatodal Santo dei miracoli. La nostra piccolafede porta quindi alla salvezza univerale,all’ecumenismo del Concilio Vaticano II.

L’Anno della Fedein coincidenza con il mezzo secolo dall’iniziodel Concilio Vaticano II:riflessioni tratte dai sermoni di

sant’Antoniodi Padovaa cura di Ivano Cavallaro

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23° Congresso ATS TrivenetoTema del congresso:

I Francescani, l’Islame le radici cristiane dell’Europa

Prima relazione del prof. Gianfranco Trabuio

«Il francescanesimo nella promozione e riscopertadelle radici cristiane dell’Europa»

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Cosa vuole Dio, Padrone della storia,da noi sottoposti oggi al terrorismo isla-mico?Cosa ha voluto proporci Dio, Padronedella storia, con l’avvento del profetaMuhammad e con la sua religione intri-sa di violenza e di sopraffazione?

Io non sono un teologo e men che menoun profeta, però queste domande frullanonella mia mente da quando ho cominciatoa studiare l’Islam insieme col nostro illu-stre fondatore: monsignor Antonio Mistro-rigo, vescovo emerito di Treviso, di recentesalito nelle braccia del Padre celeste.Certo il Francescanesimo con la sua secola-re storia di testimonianza e di martirio nel-le terre dominate dall’Islam, e con la glorio-sa epopea nella difesa dell’Europa all’epocadelle invasioni degli eserciti turchi, puòfornire piste di lavoro talmente importanti

La relazione integrale si trova sul sitodel prof. Gianfranco Trabuio;www.gianfrancotrabuio.it

da meritare un approfondimento storicoattuale. Anzi, come nel 2010 i Frati Fran-cescani della Provincia Toscana hanno rea-lizzato un interessante Convegno interna-zionale sullo storico incontro tra Francescodi Assisi e il sultano Malik al Kamil, ai tem-pi della Quinta Crociata, così sarebbe al-trettanto importante e urgente una rifles-sione sul ruolo del Francescanesimo nelladifesa dell’Europa cristiana. Non tanto peruna rivisitazione accademica degli eventi,ma per capire se il Francescanesimo ha an-cora un ruolo da svolgere oggi, qui e ora. Sel’insegnamento dei Santi francescani attoridi quella epica difesa, siano capaci di attua-lizzarlo all’oggi, quando l’Europa non è piùcristiana. Oggi, come sappiamo bene tutti,l’Europa è un’entità politico-economica icui organi decisori hanno decretato la finedelle radici cristiane, hanno legiferato sul-la fine della famiglia naturale composta damarito e moglie, hanno legiferato sulla di-struzione della vita nascente, hanno legife-rato sulla morte dei malati terminali e non.

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Stanno legiferando per imporci un’econo-mia basata sulla speculazione finanziariadove non c’è più spazio per il lavoro comelo intendevano i padri fondatori: De Ga-speri, Adenauer e Schuman. Oggi, pur-troppo, l’Europa è un’entità politico-eco-nomica che ha rinnegato la propria identi-tà culturale basata sulle radici greco-giu-daico-cristiane, in una ubriacatura colletti-va di relativismo religioso e filosofico chenei fatti ne decreta il dissolvimento.Gli stessi fondatori dell’Europa, De Gaspe-ri, Adenauer e Schuman – tutti credenti ecattolici – non avevano soltanto una visio-ne economica, ma avevano anche una vi-sione spirituale sull’ampiezza della condi-zione umana. Jean Monnet, maestro di

Schuman, ha detto che l’Europa non è sol-tanto una coalizione fra Stati ma un’unio-ne fra uomini. L’assetto spirituale e mora-le dell’Europa, specialmente in un mo-mento di crisi, è sempre più importante[...]. E’ giusto menzionare le radici spiri-tuali giudaico-cristiane ma anche ricordareche non ci sono solo quelle giudaico-cri-stiane, abbiamo anche preso molto da Ate-ne e dall’illuminismo. Ma in questo mo-mento è importante ricordare che servonola carità e la grazia: anch’esse fanno partedell’assetto della civilizzazione europea. In particolare, a livello dei diritti, ebraismoe cristianesimo le cose importanti che han-no portato sono: «che il mondo in cui vi-viamo non è soltanto materiale, il “telos”

Montefalco, Chiesa di San Francesco - Benozzo Gozzoli discepolo del Beato Angelico..San Francesco predica davanti al Sultano ed è tentato da una fanciulla.

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dell’uomo non è soltanto il guadagno, ilprofitto personale; e quindi, che dare è im-portante quanto prendere. Non ci sonosoltanto i diritti che sono comunque mol-to importanti – la storia dei diritti fonda-mentali, i diritti dell’uomo – ma l’assettogiudaico-cristiano fa pensare canche ai do-veri fondamentali dell’individuo verso lasocietà […]. Questo è un contributo im-portante del pensiero guidaico-cristianonella nostra civilizzazione: la responsabili-tà degli uni verso gli altri, non soltanto ildiritto, ma anche la solidarietà. In questomomento di cristi bisognerebbe pensare aquali sono i miei doveri verso gli altri, noni miei diritti verso gli altri.

E ora, passo ad analizzare come siano statedistrutte le radici cristiane dell’Europa,mediante l’incessante logorio del sistemamediatico basato sulle calunnie contro laChiesa di Roma. Le calunnie anti-catto-liche, sosteneva Cardini, sono ricondu-cibili a due tipologie:

a) Calunnie di natura ideologica, deri-vanti dall'odio nei confronti della Chiesastessa: per quello che è, per la missione dicui è portatrice, per il suo insegnamento.Quelle calunnie, cioè, che «nel nome di unmodello etico-antropologico per definizio-ne ritenuto l'unico valido possibile, attac-cano la realtà ecclesiale o il suo magistero:come può la Chiesa cattolica essere sessuo-fobica? e combattere l'aborto? e sostenerel'infallibilità del pontefice di Roma? e di-fendere il celibato del clero? e sostenere ilprogetto religioso che per sua natura è alie-nante? e combattere il progresso, la moder-nità, la laicizzazione? Insomma, la Chiesa

sarebbe «retriva» e «intollerante» in quantonon accetterebbe o comunque ostacolereb-be scelte e modi di pensare maggioritari odiffusi nel mondo occidentale moderno: ein ciò andrebbe contro il «vento» e il «sen-so» della storia». Calunnie di questo tipo, proprio perchéfondate su un'avversione preconcetta, ren-dono impossibile qualsiasi tipo di dialogo.In casi simili altro non resta se non la me-ra constatazione di questa incomunicabili-tà, il che tuttavia non esime dal ribadire laverità nella carità.

b) Calunnie di natura storica, che, sebbe-ne «tutto sommato meno malevoli, menoinsidiose, meno ottuse», in compenso so-no «più diffuse e vengono ritenute porta-trici di altrettante indiscutibili verità». Da questa pletora di luoghi comuni scatu-risce così una litania tanto ossessiva quan-to mistificatrice che, nell'atto di rammen-tare ai cattolici la damnatio memoriae cheaccompagna la loro storia, non lesina sfor-zi per rappresentare - talora surrettiziamen-te, talora apertamente - la Chiesa romanacome una plurisecolare associazione a de-linquere.

Nota del redattore: a questo punto ritengoopportuno tralasciare l’elencazione el’imputazione dei vari “crimini” secola-ri attribuiti, dagli oppositori, alla Chie-sa Cattolica… per riportare al riguardoil pensiero e la dottrina di rinnovamen-to del nostro illuminato Papa BenedettoXVI. (padre Aldo)

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La settimana scorsa il Papa hafatto Santa una mistica: Ilde-garda di Bingen.

Ildegarda, vissuta nel XVII secolo, hamostrato quanto il cristianesimo possaesaltare la natura femminile e quanto ilcarisma di una donna possa inciderenella storia e nella vita della Chiesa.Fondatrice di monasteri, poetessa,compositrice di musica sacra e scien-ziata, fu anche grande teologa. Per que-sto il Papa vuole indicarla come nuovafonte da cui attingere. Non solo Ilde-garda visse in un momento storico si-mile al nostro, in cui la Chiesa era at-taccata dal suo interno. Da una partec’erano i sacerdoti peccatori e dall’altrai catari, convinti che la riforma dellaChiesa dovesse partire da un rinnova-mento formale.Il Papa, davanti alla Curia romana, hacitato una visione della santa: «Nellavisione di sant’Ildegarda il volto dellaChiesa è coperto di polvere ed è cosìche noi l’abbiamo visto». La donna, in-fatti, vide una vergine bellissima il cui

vestito, però, «era strappato per la col-pa dei sacerdoti». Così come lei l’ha vi-sto ed espresso, aveva continuato Bene-detto XVI, «l’abbiamo vissuto in que-st’anno”. Commentando la visione diIldegarda, il Santo Padre ha citatoesplicitamente coloro che vogliono rin-novare la Chiesa con l’abolizione delcelibato o il sacerdozio femminile:«Dobbiamo accogliere questa umilia-zione come un’esortazione alla verità euna chiamata al rinnovamento.

Un recente insegnamentodi Benedetto XVI

Invita la Chiesaa rinnovarsi nello spiritodi San Francescoe Santa Ildegardaa cura del prof. Gianfranco Trabuio

Nella foto la copertina del librodi Ivone Cacciavillani sui 600 anni del

Commissariato di Terra Santa a Venezia.

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Solo la verità salva. Dobbiamo interro-garci su che cosa possiamo fare per ri-parare il più possibile l’ingiustizia av-venuta. Dobbiamo chiederci che cosaera sbagliato. Dobbiamo trovare unanuova risolutezza nella fede e nel bene.Dobbiamo essere capaci di penitenza»,perché «il vero rinnovamento della co-munità ecclesiale non si ottiene tantocon il cambiamento delle strutture,quanto con un sincero spirito di peni-tenza e un cammino operoso di con-versione. Questo è un messaggio chenon dovremmo mai dimenticare».Concludo con una breve indicazionedel Papa sui presupposti metodologiciche possono essere attuati per ricrearele condizioni per lo sviluppo armoni-co della nuova Europa alla luce dellesue radici.Qualche mese fa, Benedetto XVI è sta-to in visita a un monastero benedetti-no: Serra san Bruno, in Calabria. Que-ste sono le sue parole: “I monasterihanno nel mondo una funzione mol-to preziosa, direi indispensabile. Se nelmedioevo essi sono stati centri di bo-nifica dei territori paludosi, oggi ser-vono a "bonificare" l’ambiente in unaltro senso: a volte, infatti, il clima chesi respira nelle nostre società non è sa-lubre, è inquinato da una mentalitàche non è cristiana, e nemmeno uma-na, perché dominata dagli interessieconomici, preoccupata soltanto dellecose terrene e carente di una dimensio-ne spirituale. In questo clima non so-

lo si emargina Dio, ma anche il pros-simo, e non ci si impegna per il benecomune. Il monastero invece è model-lo di una società che pone al centroDio e la relazione fraterna. Ne abbia-mo tanto bisogno anche nel nostrotempo”. Il Vecchio Continente, haconstatato, il Papa, è oggi “alla ricercadella propria identità”. Per creare “un’unità nuova e duratura”,sono ovviamente importanti gli stru-menti politici, economici e giuridici,ma occorre soprattutto “suscitare unrinnovamento etico e spirituale che at-tinga alle radici cristiane del Conti-nente, altrimenti non si può ricostrui-re l’Europa”. “Senza questa linfa vita-le, l’uomo resta esposto al pericolo disoccombere all’antica tentazione di vo-lersi redimere da sé – utopia che, inmodi diversi, nell’Europa del Nove-cento ha causato, come ha rilevato ilPapa Giovanni Paolo II, “un regressosenza precedenti nella tormentata sto-ria dell’umanità”. Ecco la sfida che do-vrebbe essere accettata dagli OrdiniFrancescani per il terzo millennio:promuovere una “nuova crociata spiri-tuale” per la rinascita delle radici cri-stiane dell’Europa.Abbiamo bisogno di lanciare questanuova crociata non tanto contro l’Islam, ma per convertire l’Europa el’Islam grazie alla Madonna.

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Come potete immaginare, in tren-ta minuti è impresa ardua spiega-re in modo adeguato la ampia e

complessa tematica contenuta nel titolo.Quando con padre Aldo abbiamo pro-gettato questo 23° incontro per gli Ami-ci di Terra Santa, si voleva dare continui-tà al tema del 22° Congresso, quando ab-biamo affrontato la storia dell’incontrotra San Francesco e il Sultano d’Egitto.Alla fine del 2010 la Provincia toscanadei Frati Minori aveva organizzato unConvegno di Studi proprio su questo te-ma così affascinante e così poco docu-mentato. Di recente ho acquisito gli At-ti di quel Convegno con i contributi deipiù accreditati studiosi dell’argomentocompreso fra Pacifico Sella che oggi è ve-nuto tra di noi a Treviso per portarci ilsuo contributo di conoscenza. San Fran-cesco di Assisi, come vedete, dopo 800anni continua a scompigliare le acquedella Cristianità. La sua spiritualità e i

suoi insegnamenti fanno ancora da gui-da per tutte le persone innamorate di Ge-sù e pronte a seguirlo nel cammino dellatestimonianza, sia nelle missioni verso inon cristiani, sia a casa nostra dove il Cri-stianesimo sta per venire progressiva-mente cancellato dalla legislazione euro-pea e dalla cultura dominante. Quandoho iniziato a sviluppare questi argomen-ti era il 24 maggio scorso, giorno che laChiesa Cattolica dedica alla MadonnaAusiliatrice. Festa che nelle nostre chiesemi risulta poco ricordata, almeno nellasua genesi storica. Solo i Salesiani fannomemoria solenne di questa festa, inquanto San Giovanni Bosco, loro fonda-tore, era particolarmente devoto alla Ver-gine Madre di Dio con questo attributodi Auxilium Christianorum. Ho pensatodi dedicare questa mia prima relazioneproprio a Maria Auxilium Christiano-rum e ora vedremo perché proprio dagliscritti di San Giovanni Bosco.

La flotta dell’Europacristiana schierata nelgolfo di Lepanto pocoprima dell’inizio dellaBattaglia di Lepanto,vinta il 7 Ottobre 1571dalla coalizionedell’esercito crociato.

Seconda relazione del prof. Gianfranco Trabuio

«Il ruolo degli Ordini Francescani nella

difesa dell’Europa “cristiana”

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Egli scrive dei “fatti particolariche diedero motivo alla Chiesadi appellarla Auxilium Christia-

norum. Il primo è la battaglia di Le-panto” (7 Ottobre 1571).E così continua: “Il Romano Pontefice,che allora era san Pio V, nel timore chei Turchi, se fossero riusciti vittoriosi,avrebbero portato fra i Cristiani desola-zione e rovina, pensò di impegnare la po-tente intercessione di Colei che la santaChiesa proclama terribile come un eser-cito ordinato a battaglia: Terribilis utcastrorum acies ordinata. (…).Ordinò che in tutta la Cristianità si reci-tasse il Santo Rosario per chiedere l’in-tercessione della Madonna affinché le armate turche fossero sconfitte.

Dopo lungo, accanito e sanguinosocombattimento d’ambo le parti, la vitto-ria rimane completamente ai Cristiani.Le navi Turche fuggono verso terra, i Ve-neziani le inseguono e le fracassano. (…)

Continua la seconda relazionedel prof. Gianfranco Trabuio

San Pio V e don Boscoprincipali promotoridella devozionea Maria Ausiliatrice

Maria aiuto dei cristianiprega per noi.

SAN PIO VNato a Bosco. Eletto il 17-I-1566, mor-to l’1-V-1572. Per arginare l’eresia,promosse la cultura del popolo. Sco-municò Elisabetta d’Inghilterra. Fu l’ar-tefice della vittoria cristiana di Lepantosui Saraceni. Dispose l’uso del Messa-le Romano.

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In quel momento gli apparve la santaVergine, rivelandogli il trionfo delle na-vi cristiane, il quale trionfo san Pio V an-nunziò tosto per la città di Roma primache alcuno avesse in altra guisa potutoportare quella notizia. Allora il santoPontefice in riconoscenza a Maria, al cuipatrocinio attribuiva la gloria di quellagiornata, ordinò che nelle Litanie Laure-tane si aggiungesse la giaculatoria: MariaAuxilium Christianorum, ora pro nobis.Maria aiuto dei Cristiani, prega per noi.Il medesimo Pontefice, affinché fosseperpetuata la memoria di quel prodi-gio, istituì la Solennità del SS. Rosarioda celebrarsi ogni anno la prima do-menica di ottobre.”

Il secondo fatto che san Giovanni Bo-sco accosta al titolo di Maria Ausiliatri-ce è la battaglia di Vienna: “L’anno1683 i Turchi per vendicare la sconfittadi Lepanto (…) con un esercito di due-cento mila uomini, avanzandosi a marceforzate, vennero a porre l’assedio davan-ti alle mura di Vienna. Il sommo Ponte-fice, che allora era Innocenzo XI, pensòdi fare ricorso ai principi cristiani ecci-

tandoli a venire in soccorso della Cristia-nità minacciata (…) L’esercito cristianodiscendendo allora dalle montagne siavanzò verso il campo dei Turchi, i qua-li dopo aver combattuto per qualchetempo si ritirarono dall’altra parte delDanubio (…) lasciarono sul campo (…)circa centomila uomini (…). Era il 12settembre 1683. Quel santo Pontefice,egli pure persuaso che la gloria di queltrionfo fosse tutta dovuta alla grandeMadre di Dio, e desideroso di perpetua-re la memoria del benefizio ordinò chela festa del ss. Nome di Maria, già datempo praticata in alcuni paesi, fosseper l’avvenire celebrata in tutta laChiesa.”

Il terzo fatto, il Santo piemontese osser-va che “una cosa mancava ancora ed eraun giorno dell’anno stabilito per onora-re il titolo di Maria Ausiliatrice (…) ilmodo meraviglioso con cui Pio VII fuliberato dalla sua prigionia è il grandeavvenimento che ha dato occasione allaistituzione della festa di Maria “Aiutodei Cristiani” (…) Maria mossa a pietàdai gemiti del Vicario di Gesù Cristo e

B. INNOCENZO XINato a Como. Eletto il 4-X-1676, mor-to l’12-VIII-1689. Abolì il diritto di fran-chigia e estirpò il nepotismo. Si opposealle prepotenze di Luigi XIV di Francia.Sollecitò il re polacco Sobieskj chesconfisse i turchi a Vienna. Istituì la fe-sta del nome di Maria al 12 settembre.

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dalle preghiere dei suoi figliuoli cangiòin un momento le sorti d’Europa e ditutto il mondo. Il rigore dell’invernonella Russia e l’infedeltà di molti genera-li francesi delusero tutte le speranze diNapoleone. La maggior parte di quelformidabile esercito perì assiderato dalgelo o sepolto nella neve. Le poche trup-pe risparmiate dai rigori del freddo ab-bandonarono l’Imperatore ed egli dovet-te fuggire, ritirarsi a Parigi e consegnarsinelle mani degli Inglesi. (…) Fatto cosìlibero Pio VII, volle tosto dare un pub-blico segno alla beata Vergine Maria,dalla cui intercessione tutto il mondo ri-conosceva la inaspettata sua libertà (…)Pio VII per rendere perpetua la memo-ria della prodigiosa liberazione sua, deiCardinali, dei Vescovi e della libertà ri-donata alla Chiesa, e perché ne esistesseperpetuo monumento fra tutti i popolicristiani, istituì la festa di Maria Auxi-lium Christianorum da celebrarsi ognianno al giorno 24 maggio. Fu scelto quelgiorno perché appunto in esso, l’anno1814, egli era stato fatto libero e poté ri-tornare a Roma fra i più vivi applausi deiRomani”.

Esiste, dentro alle strutture della ChiesaCattolica, una vasta e variegata area cul-turale con un fortissimo complesso dicolpa e di inferiorità nei confronti dellacosiddetta cultura progressista. È La cul-tura che tiene alta la bandiera del relati-vismo etico, del relativismo religioso edella negazione dei principi e dei valoripropri della dottrina sociale della Chie-sa. Quella cultura che domina nel Parla-mento Europeo e nei parlamenti nazio-nali, dove si esercita la regia sapiente ecalcolata per la cancellazione delle radicigreco-giudaico-cristiane dell’Europa.E mentre questo mondo, che detiene ilpotere politico e culturale, si esercita inquella missione di distruzione dell’uomoe della famiglia, come sono concepitenella dottrina cattolica, noi, oggi, siamoqui per tentare di riprendere le fila del-la nostra storia francescana per ricordarea tutti che se l’Europa negli ultimi cin-que secoli è rimasta ancorata, nonostan-te tutto (rivoluzione francese compresa)alla cultura cristiana lo dobbiamo a deiSanti figli di San Francesco. (Citare il li-bro della Velar editrice sul santi e beatifrancescani).

PIO VIINato a Cesena. Eletto il 21-III-1800,morto l’20-VII-1823. Ottenne per vo-lontà di Napoleone, il Concordato cherisollevò la Chiesa in Francia. IncoronòImperatore Napoleone a Parigi, ma percontrasti poi lo scomunicò. Creò la ban-diera Pontificia «bianca e gialla».

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Turchi ed Europa:Caduta di Costantinopoli 1453

Il 29 maggio 1453 gli ottomani di Mao-metto II dilagano in Costantinopoli sac-cheggiando e massacrando. I vincitorientrarono nella basilica di Santa Sofia ela trasformarono subito in moschea. InOccidente, la caduta della millenaria ca-pitale dell'Impero Romano d'Orienteprovocò un'impressione fortissima: laterra, che da quel momento iniziò a chia-marsi Turchia, era stata patria delle piùfiorenti comunità e vestigia cristiane. Ilsenso della minaccia sulla cristianità eu-ropea era tangibile e incombente. Lapaura e l’angoscia erano tornate prepo-tenti e si facevano sentire con forza su lar-ghi strati della popolazione. Anche se

non su tutti. Davanti ad ogni avveni-mento doloroso c’è sempre un certo nu-mero di apatici, che sono poi quelli dagliideali ristretti e dagli orizzonti che coin-cidono esattamente con il proprio benes-sere e tornaconto. Fu così anche allora.

La Battaglia di Belgrado, 1456

Dal 14 al 22 luglio 1456 Cristiani e Tur-chi si batterono a Belgrado e la vittoria fu,contro ogni speranza, dei crociati. Il nuovo pericolo che minacciava l’Euro-pa era costituito dall’avanzata sanguinariae apparentemente inarrestabile dell’Islame dei Turchi. Furono i papi Niccolò V epoi il successore Callisto III che organiz-zarono una crociata in difesa della fedecristiana e dell’Occidente intero minac-

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ciati dal pericolo ottomano-islamico. Masul campo è stato san Giovanni da Cape-strano, un umile frate francescano, a rac-cogliere la sfida e darsi da fare, con la pre-dicazione, per reclutare uomini. Purtrop-po solo gli Ungheresi, i più direttamenteminacciati, risposero al suo appello. Con un esercito di quasi 5.000 uominisi mise in cammino verso Belgrado, for-tezza che era stata chiusa in una tenagliadalle truppe di Maometto II e dalla flot-ta turca. Fu dapprima un coman-dante ungherese, Giovanni Hunya-di, dietro suo impulso a romperel’assedio navale con un attacco cheriportò pieno successo il 14 luglio1456. Una settimana dopo arrivòanche la vittoria terrestre. E questaebbe come protagonista assolutofra Giovanni da Capestrano cheguidò l’attacco. Un frate trasforma-tosi in generale vittorioso. Fu que-sta azione a difesa dell’Occidenteche gli meritò in seguito l’appellati-

vo di “Apostolo dell’Europa Unita”.Ma gli costò anche la vita. Contrasse in-fatti la peste e ne morì tre mesi dopo nelconvento di Ilok, in Croazia. Era il1456. Anno della Battaglia di Belgradodell’Europa contro i Turchi, come vieneindicato nei libri di storia. Il Papa Cal-listo III istituì, in memoria, la festadella Trasfigurazione il 6 agosto a sim-boleggiare la letizia che trasfigurava l'Eu-ropa. Belgrado, poi, cadrà nel 1521.

Il santuario francescano della Madonna di Tersatto a Fiume“Regina dell’Adriatico” la Nazareth croata.

Papa Callisto IIINato a Jativa (Spa-gna). Eletto il 20-VIII-1455, morto il 6-VIII-1458. Ordinò univer-salmente di suonarele campane alle ore12 di ogni giorno. Fe-ce fiorire il cristiane-simo in Svezia, Nor-vegia e in Danimar-ca. Istituì la festa del-la “Trasformazione”.

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I turchi di Suleiman (Solimano) il Ma-gnifico riusciranno, allora, a concquista-re i Balcani, ad invadere l’Ungheria (bat-taglia di Mohàcs, 1526) e ad assediareuna prima volta Vienna (1529). Belgra-do sarà liberata solo nel 1717, dopo qua-si due secoli di occupazione.

La Battaglia di Vienna, 1683

L’impero ottomano, che aveva ormaiconquistato i paesi balcanici fino allapianura ungherese, il 1° agosto 1664 erastato fermato nella sua avanzata daglieserciti imperiali guidati da RaimondoMontecuccoli (1609-1680) nella batta-glia di San Gottardo, in Ungheria. Pocodopo però, sotto l'energica guida delGran Visir Kara Mustafà (1634-1683),l'offensiva turca riprende, incoraggiataincoscientemente da Luigi XIV, re diFrancia, e alleato con gli Ottomani, nel-la sua spregiudicata politica anti-asbur-

gica, e approfitta della debolezza in cuiversano l'Europa e l'Impero.Solo la Repubblica di Venezia contendeai Turchi ogni isola dell'Egeo e ogni me-tro di Grecia e di Dalmazia combatten-do orgogliosamente da sola la sua ultimae gloriosa guerra, che culmina con la ca-duta di Candia nel 1669, difesa eroica-mente da Francesco Morosini il Pelo-ponnesiaco (1618-1694).Nel gennaio del 1683, a Istanbul, vengo-no innastate le code di cavallo di batta-glia in direzione dell'Ungheria e un im-menso esercito si mette in marcia versoil cuore dell'Europa, sotto la guida diKara Mustafà e del sultano MaomettoIV (1642-1693), con l'intento di creareuna grande Turchia europea e musulma-na con capitale Vienna.Le poche forze imperiali guidate dal du-ca Carlo V di Lorena (1643-1690), ten-tano invano di resistere. Il grande con-dottiero al servizio degli Asburgo prendeil comando benché ancora convalescen-

La Battaglia di Vienna, 1683

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te di una grave malattia che lo aveva por-tato sull'orlo della morte, dalla quale - sidice - l'abbiano salvato le preghiere di unpadre cappuccino, il beato fra Marco daAviano (1631-1699). Il religioso italia-no, inviato del Papa presso l'Imperatoree instancabile predicatore della crociataanti-turca, consiglia che tutte le insegneimperiali portino l'immagine della Ma-dre di Dio. Da allora le bandiere milita-ri austriache manterranno l'effigie dellaMadonna per due secoli e mezzo, fino aquando Adolf Hitler (1889-1945) le fa-rà togliere.All'alba del 12 settembre 1683 il venera-bile Marco da Aviano, dopo aver cele-brato la Messa servita da Giovanni So-bieski, re di Polonia, benedice l'esercitoschierato, quindi, a Kalhenberg, pressoVienna, 65.000 cristiani affrontano inbattaglia campale 200.000 ottomani.La battaglia provoca la rotta degli otto-

mani e la vittoria dell'esercito cristiano.Il re di Polonia invia al Papa le bandierecatturate accompagnandole da questeparole: "Veni, vidi, Deus vicit". Ancoroggi, per decisione di Papa InnocenzoXI, il 12 settembre è dedicato al SS. No-me di Maria, in ricordo e in ringrazia-mento della vittoria.

Firenze, Chiesadi Santa Croce.Cappella Bardi.San Francesconel 1219 navigacon i guerrieridella V Crociataper raggiungerela Terra Santa (Maestro del sanFrancesco Bardi).

A sinistra si può intravedere il venerabileMarco da Aviano e a destra la figura del re

polacco Giovanni III Sobieski, il condottierodelle truppe cristiane che liberarono la città

di Vienna nel 1683.

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La grande alleanza, che riesce a prendervita all’ultimo momento grazie a PapaInnocenzo XI, ricorda l’impresa e il mi-racolo realizzati un secolo prima grazie al-l’opera di Papa san Pio V (1504-1572) aLepanto, il 7 ottobre 1571. Per la svoltaimpressa alla storia dell’Europa Orientalela battaglia di Vienna può essere parago-nata alla vittoria di Poitiers del 732, quan-do Carlo Martello (688-741) ferma l’a-vanzata degli arabi. E l’allenaza che nel1684 viene sancita con il nome di LegaSanta vede un accordo unico fra tedeschie polacchi, fra impero e imperatore, fracattolici e protestanti, animata e promos-sa dalla diplomazia e dallo spirito di sacri-ficio di un grande Papa, tutto teso al per-seguimento dell’obiettivo della liberazio-ne dell’Europa dai turchi. Ho tratteggia-to fin qui alcuni segmenti di storia delladevozione a Maria Ausiliatrice, ricordan-do quanto siano stati importanti i Fran-cescani nello sviluppo della teologia ma-riana. Dai Francescani è nato il dogmadell’Immacolata Concezione con il beatoGiovanni Duns Scoto. San Francesco èstato un figlio devotissimo della Madre diCristo, alla Porziuncola presso Santa Ma-

ria degli Angeli è nata la regola scritta deiFrati Minori. San Massimiliano Kolbe,francescano, è stato il fondatore della Mi-lizia dell’Immacolata e ha addirittura co-struito due città dedicate all’Immacolata,una in Polonia e una in Giappone, pro-prio a sottolineare come Francesco nellasua Regola prevedesse che i suoi Frati an-dassero per il mondo a far conoscere Cri-sto, non per convertire gli altri ma per farconoscere il suo Divino Maestro. Conclu-do ora con qualcosa di più personale. Co-me avete capito, tutta la mia relazione ècentrata sul ruolo della Madonna nella di-fesa della Chiesa e della Cristianità. Oggi,in particolare, la Chiesa cattolica e il Pa-pa stanno subendo una grande prova, trapersecuzioni esterne e conflitti interni ildiavolo sta lavorando alacremente per di-struggere ciò che rimane del silenziosoesercito dei credenti.

Finite le Crociate, la presenza francescana inTerra Santa si identifica con la presenza

cattolica.

Beato Papa Innocenzo XI

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Successo della serata del 13 ago-sto con la testimonianza disuor Ginetta Aldegheri, della

Congregazione delle suore DoroteeFiglie dei Sacri Cuori, di Vicenza, inse-gnante dell'Istituto Effetà, Paolo VI, diBetlemme. Il periodo feriale non hainfluito sulla partecipazione dei devo-ti della Divina Misericordia e dei par-rocchiani, invitati per la suggestiva se-rata. Oltre cinquanta per-sone hanno pregato, eascoltato con attenzionee commozione il lavorostraordinario di questesuore per la rieducazionedei bambini sordomuti deiterritori palestinesi.La metodologia messa apunto dalle suore è di ta-le efficacia che alla finedella scuola i ragazzi par-

lano e diventano autonomi nelleloro relazioni e nel loro lavo-

ro. Vanno addirittura all'Uni-versità, si laureano e diven-tano dei bravi professioni-sti.Quest'anno, 2012, sonoricorsi i 40 anni della pre-

senza a Betlemme delleSuore Dorotee Figlie dei Sa-

cri Cuori, suor Ginetta ha pro-gettato ed eseguito il logo che è sta-to collocato all'ingresso della scuola.Durante le cerimonie liturgiche nellachiesa dell'Istituto, faceva bella mo-stra di sé anche il ritratto di santa Ma-ria Bertilla Boscardin, eseguito dal no-to maestro Paolo Canciani di Dossondi Casier - Treviso.

Effetàa Betlemme

e aOlmo di Maerne

a cura diGianfranco Trabuio

Suor Ginettae gli operai di Betlemme

davanti all’ingresso della Scuola Effetà.

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Telefono 0422.405.505Fax 0422.405.395e-mail: [email protected]: IT70 J033 5901 6001 00000009933C.C.P. n. 224303Aut. Trib. Treviso del 27.03.98R.S. n. 1056Spedizione in Abb. Postale

ANNO XXV – N. 4-2012Ottobre-Novembre-DicembreOrgano Ufficialedegli Amici di Terra Santadel TrivenetoConvento Chiesa VotivaVia S. Venier, 3431100 Treviso

Art. 2 Comma 20/cLegge 662/96 - Filiale di TrevisoDirettore responsabile:Dino BusoRedattore:padre Aldo Mario ToniniStampa: Grafiche Dipro, Roncade (Tv)

IL DOGMA DELL’ASSUNTA NELLAPOESIA DEL PETRARCA

(Stanze IV-V-VI)

La “Canzone alla Vergine” che conclude il capolavoro poetico (e la vita) di Fran-cesco Petrarca - motivo per cui essa va ritenuta come composta ad Arquà - con-tiene una vasta parte centrale in cui si può cogliere la fede del poeta nella stessaAssunzione al cielo di Maria. Già la terza stanza si concludeva con la significati-va invocazione alla madre di Dio “già coronata nel supremo regno”. Ma ancorapiù esplicita è l’apertura della quarta stanza:

“Vergine santa, d’ogni grazia piena,che per vera e santissima humilitatesalisti al ciel, onde i miei preghi ascolti...”

Uno sguardo al cielo come patria attuale di Maria vi è anche all’inizio della quin-ta stanza:

“Vergine sola al mondo, senza esempio,che il ciel di tue bellezze innamorasti...”

Un cielo, divenuto “santuario mariano” per eccellenza, con la cui splendida realtàstride comunque questa nostra povera terra, autentica valle di lacrime, bisognosaquindi dell’aiuto divino a noi donato - come già san Bernardo e Dante avevano sot-tolineato - per le mani di Maria. Lo ribadisce tutta l’ampia fase iniziale della se-sta stanza:

“Vergine chiara et stabile in eternodi questo tempestoso mare stellad’ogni fedel nocchier fidata guida,pon mente in che terribile procellaio mi ritrovo solo, senza governo,et ho già da vicin l’ultime strida”.

Ivano Cavallaro