Daniele Novara, pedagogista, direttore del CPP “LITIGARE CON METODO. Perché è benefico imparare...

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La tendenza correttiva nei litigi infantili si

perde nella notte dei tempi.Resta un tabù pedagogico ancora

operativo.

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Le frasi che si tende ad usare sono moltoemblematiche :“Chi è stato?” “Chi ha iniziato?” “Basta!”Segnalano che il comportamento infantile

èsbagliato e che solo l’adulto lo puòcorreggere.Accentuano nel bambino la vergogna e ladipendenza.

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PER I BAMBINI I LITIGI SONO COMPONENTI

NATURALI

LEGATI AL BISOGNO DI

CONOSCERSI E

DI IMPARARE A STARE CON GLI

ALTRI

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““I PICCOLI AGISCONO COME I PICCOLI AGISCONO COME CUCCIOLI CHE GIOCANO AL CUCCIOLI CHE GIOCANO AL

LITIGIO PER IMPARARE A VIVERE LITIGIO PER IMPARARE A VIVERE E A STARE INSIEME”E A STARE INSIEME”

Fino a sei anni i bambini hanno una naturale tendenza ad autoregolarsi per gestire le loro litigiosità, anche quando sono di carattere fisico.

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NON C’ E’ NESSUN MOTIVO SCIENTIFICO DI PENSARE CHE ENTRO I PRIMI SEI

ANNI I BAMBINI POSSANO FARSI MALE

Lo sviluppo del pensiero cognitivo non prevede, fino a quell’età, la genesi del rancore come struttura relazionale.

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I LITIGI FAVORISCONO:I LITIGI FAVORISCONO:

- il riconoscimento delle proprie risorse e dei propri limiti

- la scoperta dell’errore come strumento per imparare nuovi contenuti

- la capacità di vedere la realtà da un altro punto di vista

- le funzioni auto regolative

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1) NON CERCARE IL COLPEVOLE

2) NON IMPORRE LA SOLUZIONE

3) FAVORIRE LA VERSIONE RECIPROCA DEL LITIGIO

4) FAVORIRE L’ACCORDO CREATO DA LORO STESSI

IL METODO MAIEUTICO

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Primo passo indietro:NON CERCARE IL COLPEVOLE

È il compito più difficile per l’adulto che spessochiamato in causa come riferimento e in partegratificato dal ruolo di giudice assegnatoli daibambini, tende a intervenire continuamente.

È difficile che in un litigio tra bambini si possaindividuare chiaramente un colpevole e spessol’intervento di un “grande” non fa altro che aumentare lapercezione della gravità di un problema che spesso èbanale, a volte è solo un gioco.Il litigio è anche una richiesta di attenzione e selitigando si ottiene questa attenzione…più si litiga meglio è!

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Secondo passo indietro:NON IMPORRE LA SOLUZIONE

L’adulto ha paura che i bambini non ce la faccianoda soli.Teme che il litigio possa degenerare.La paura genera un intervento coercitivo“Smettetela, fate la pace, dagli la mano, dagli unbacino”.La soluzione imposta dall’adulto non corrisponde

allasostenibilità relazionale fra i bambini.

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Primo passo avanti:FAVORIRE LA VERSIONE RECIPROCADEL LITIGIO

“Datevi la vostra versione”È importante che ciascun bambino possaspiegare i fatti e presentare le proprie ragioni. Le emozioni negative decantano nei bambini con molta

rapidità,parlare favorisce questa decantazione.Vanno bene le parole ma anche le versioni scritte e i disegni

per i piùpiccoli.L’adulto resta neutrale favorendo questo atto di reciprocità.

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Secondo passo avanti:FAVORIRE L’ACCORDO CREATO DA LOROSTESSI

Tutte le ragioni fornite sono legittime, ognuno ha potutoesprimersi comunicando la propria versione all’altro/altri.È il momento in cui si crea spontaneamente un accordo fra ibambini.L’adulto sostiene questa possibilità autoregolativa.Progressivamente i bambini imparano da soli e non si rivolgonopiù agli adulti.Imparano a stare insieme anche nelle situazioni dicontrarietà.

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LE TRE FUNZIONI PROTETTIVE DEL

LITIGIO INFANTILE:

Perché litigare bene da piccoli serve

tutta la vita

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1) Capacità AUTOREGOLATIVA

Saper trovare un accordo da soli.Regolare gli interessi individuali in

mododa trovarne uno comune.

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2) Capacità DI DECENTRAMENTO

Saper vedere il problema da un altro punto di vista.

Consente di analizzare le situazioni con un occhio

esterno.Funzione anti rigidità, sviluppa la capacità

plasticamentale ed emotiva.

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3) Capacità CREATIVO-DIVERGENTE

A un certo punto devo rinunciare perchél’altro è più forte di me.Vado a cercare qualcosa che mi piace di piùdi quello che volevo condividere con il mioamico e che lui non ha voluto condividere.

Si tratta di rinuncia attiva.

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Queste fidanzate…

Come ogni giovedì pomeriggio Andrei, Sorin e David si trovano al parco per fare due tiri con il pallone. Sorin ha 9 anni ed è accompagnato dalla zia, andrei e David hanno 10 anni e sono soli. Stanno giocando, a un certo punto Andrei inizia a raccontare di essere arrabbiato con una bambina di classe 4 perché non ha accettato la sua proposta e anche se lui ha già una fidanzata si lamenta perché prima ne aveva ben 4. Allora Sorin dice di aver visto la sua fidanzata in bagno con un altro bambino. Dopo poco i due si mettono le mani addosso. La zia li ferma, loro molto concitati vogliono farsi le loro ragioni e iniziano a urlare “Lui ha detto…lui mi ha fatto…ma io…adesso ti spacco i denti…”. La ziaconsegna loro due foglietti dicendo di scrivere cosa è successo. I bambini prendono i foglietti e scrivono in silenzio. Anche David si fa dare un foglietto perché dice di aver sentito tutto. Dopo poco arrivano con i foglietti in mano. La zia li fa leggere.

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Andrei:

Lui mi ha detto che ha visto la sua fidanzata in bagno con un altro

bambino. Ed io ho detto che non me ne frega. Allora lui mi ha tirato una

botta forte sulla guancia.

Sorin:

Andrei ha parlato della sua fidanzata e io ho detto che oggi ho visto la

mia fidanzata in bagno con un altro. Poi ho fatto vedere a Andrei cosa è

successo.

David:

Sorin aveva parlato della sua fidanzata. Andrei gli ha detto che non gli

importa e Sorin gli ha dato uno schiaffo sulla guancia.

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I due litiganti continuano a sostenere la loro versione, la zia consegna loro un altro foglietto dicendo “scrivete cosa

potete fare, cercate di trovare un accordo”. I due bambini si parlano, sbuffano, fanno no con la testa,

poi Andrei prende il foglio e scrive consultandosi con Sorin.

David li osserva e ascolta.

Ecco il loro accordo:Abbiamo deciso di sfidarci a un gioco: schiacciadito.Lo ripetiamo 3 volte e vediamo chi vince.David farà l’arbitro.

I due si sfidano, vince Andrei e tornano tutti e tre a giocare pallone.

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Istruzioni per

1) Non attaccare la persona ma resta sul problemaL’altro, gli altri entrano in conflitto con noi a partire da un problema. Si tratta di focalizzare bene in quale problema ci

stiamo imbattendo e in che misura ci riguarda. L’altro nel conflitto è necessario per comprendere, superare e integrare il problema.

In ogni caso il problema c’è e bisogna tenerne conto.

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2) Meglio prendere tempo che una qualsiasi reazione emotivaVorremmo subito mettere a tacere il fastidio che il problema

ci suscita. In questo modo apriremmo solo un ping pong di

reazioni, tendente ad avere l’ultima parola sull’altro e perderemmo di

vista il problema. Aspettiamo che passi l’impeto!

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3) Capire il conflitto è più importante che volerlo risolvere

Il problema, la difficoltà che attraversiamo rimanda ad un conflitto che ha significati spesso impliciti e estremamente soggettivi. Comprendere quello che sta succedendo consente

di sciogliere i nodi emotivi e gli eventuali equivoci su cui il

conflitto costruisce confusione e percezione distorta. Chiarificare è più importante che eliminare il conflitto.

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4) Non prenderti i conflitti degli altri. Aiutali a gestirliDiventare parti o controparti di un conflitto altrui non aiuta adipanare il gomitolo ma aggiunge benzina al fuoco già acceso, viceversa assumere una funzione di regolazione comunicativa permette ai contendenti di riconoscere le ragioni reciproche. Né giudice né difensore ma mediatore maieutico aiutando a

fare da soli.

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5) Meglio una domanda (maieutica) che una minaccia!

Nel conflitto servono informazioni per poterlo integrare nella relazione. La domanda aiuta a prendere tempo, a spostare sull’altro il testimone. Le domande verificano la disponibilità,

la sostenibilità, il possibile della situazione. La domanda

maieutica è una domanda di interessamento e non di controllo né

inquisitoria.

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6) C’è sempre un interesse in comune!Questa è la parte inedita del conflitto: se c’è un conflitto, c’è un interesse da trattare insieme. Il conflitto è spesso una copertura di questo

interesse, si tratta di farlo emergere, esplicitarlo e farlo

diventare il regolatore della relazione che ci riguarda.

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“LE PAROLE SERVONO A LITIGARE SENZA FARSI

MALE”

(un bambino di Reggio Emilia)

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BUON LITIGIO A TUTTI!