Daniela Storti - Politiche per le aree ruraliconcettualizzazioni criteri e indicatori

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Politiche per le aree rurali: concettualizzazioni criteri e indicatori Daniela Storti Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (ex INEA) 7 luglio 2015

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Politiche per le aree rurali:concettualizzazioni criteri e indicatori

Daniela StortiConsiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (ex INEA)

7 luglio 2015

Indice

1. Outline

2. La politica comunitaria di sviluppo rurale

3. Le componenti della politica di SR

4. Lo SR come politica per la coesione: elementi concettuali a confronto

5. SR: assetto attuale

6. Le aree rurali (2014-2020)

7. Il metodo per classificare le aree rurali italiane nel’AP

8. Aree rurali e aree interne

9. Aree rurali e aree progetto SNAI

10.Le dinamiche: analisi dei dati censuari

11. Le opportunità ieri: le risorse

12.Alcuni spunti dalla fase di campo

13.Le opportunità oggi

14.Conclusioni

OUTLINE

• Di cosa parliamo: la politica comunitaria di sviluppo rurale (evoluzione, concettualizzazione, assetto attuale)

• La classificazione delle aree rurali nell’AP (lettura del territorio e complementarietà rispetto alla mappa delle aree interne)

• Implicazioni di policy

Politiche per le aree rurali, Daniela Storti – Roma, 7 luglio 2015

La politica comunitaria di sviluppo rurale

• parliamo di un insieme di politiche riguardanti l’agricoltura e le foreste o in senso più ampio la gestione del territorio e delle risorse naturali;

• nasce negli anni ‘80 in risposta all’insostenibilità della PAC = politica di ammodernamento strutturale dell’agricoltura europea + politica dei prezzi;

• rimane in bilico per decenni come politica di coesione e sviluppa componenti innovative di politica settoriale

Politiche per le aree rurali, Daniela Storti – Roma, 7 luglio 2015

Le componenti della politica di SR

• Politica per la competitività settoriale (agricola e forestale) che oggi incorpora azioni inerenti la sostenibilità ambientale e climatica delle produzioni

• Politica per la multifunzionalità dell’agricoltura (plurifunzionalità e beni pubblici)

• Gestione forestale e politiche agroambientali• Finanziamento di partenariati e reti (LEADER; Reti rurali nazionali;

partenariato europeo per l’innovazione “Produttività e sostenibilità dell'agricoltura” - PEI-AGRI)

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Lo SR come politica per la coesione: elementi concettuali a confronto

• Sviluppo endogeno delle aree rurali (parentela con la teoria dei distretti) (approccio territoriale; valorizzazione risorse locali, focus su bisogni, capacità e visioni degli attori locali, reti e capitale sociale)

• Diversi percorsi di sviluppo (diverse tipologie di aree)• Scenari futuri: riduzione degli squilibri interterritoriali di sviluppo ??? • Azione di policy : prevede incentivi a partenariati locali in aree C e D

per azioni di sviluppo locale di tipo partecipativo e integrato accanto ad azioni a supporto dei fattori di competitività settoriale e territoriale (manca raccordo con politiche ordinarie, connessione forte con le altre politiche di sviluppo, azione redistributiva incisiva, misure a supporto del cambiamento istituzionale)

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Sviluppo rurale: assetto attuale

• Quadro strategico comunitario• Accordo di partenariato• Programmi nazionali e Piani di Sviluppo Rurale (PSR), a livello

regionale e per le diverse tipologie di aree rurali• integrazione strategica : linee di indirizzo nazionali comuni ai

diversi Fondi• integrazione tra fondi poco cogente: possibilità di integrazione a

livello locale inficiata dalla mancata armonizzazione di norme e “culture” di intervento

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Le Aree rurali

• Individuazione ambiti territoriali funzionali alle diverse priorità di politica (periurbani e di agricoltura intensiva, aree rurali diversificate)

• Individuazione di aree in difficoltà• In tale analisi la perifericità non è considerata elemento di

classificazione. La sovrapposizione tra la mappa delle aree rurali e quella delle aree interne, consente di recuperare questa dimensione

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Le aree rurali (2014-20)

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Il metodo per classificare le aree rurali italiane nel’AP (1)

• Selezione dei comuni capoluogo con > 150 ab./kmq (urbano stretto)

• Comuni rurali = indicatori di densità abitativa (< 150) e di peso delle superfici agro-forestali (superficie rurale>2/3),

• Metodo OCSE per zona altimetrica all’interno delle singole province. Utilizzo delle % popolazione rurale OCSE per classificazione: prevalentemente urbane (<15%), significativamente rurali (15-50%), prevalentemente rurali (>50%)

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Il metodo per classificare le aree rurali italiane nel’AP (2)

• Ulteriore disaggregazione delle aree definite rurali in base al peso della popolazione che vive nei centri superiori a 150 abitanti per Kmq. Peso dei centri oltre il 50% della popolazione totale l’area è “rurale urbanizzata”. Applicazione per zona altimetrica (comuni rurali urbanizzati)

• Individuazione di 12 tipi di aree derivanti dall’incrocio delle tre zone altimetriche (montagna, collina e pianura) per le quattro categorie di base:

• Esigenza di sintesi funzionale all’individuazione di priorità di intervento della politica di sviluppo rurale

• Fine tuning a livello regionale: aggregazione, sulla base di variabili discriminanti comuni e di ulteriori elementi conoscitivi sul sistema agricolo e agro-alimentare delle singole aree, nelle quattro macro-aree individuate.

Politiche per le aree rurali, Daniela Storti – Roma, 7 luglio 2015

Aree rurali e aree interne

• Le macro-aree dello sviluppo rurale classificano il territorio tenendo conto dei rapporti dell’agricoltura con i più generali processi di sviluppo economico e sociale (tipologie di aree);

• La mappa delle aree interne, indipendentemente dalla tipologia in cui ricadono, individua le aree a rischio di abbandono;

• L’utilizzo congiunto delle due mappe aiuta a disegnare una politica del rurale più efficace rispetto all’obiettivo di riduzione degli squilibri interterritoriali di sviluppo.

% di aree interne in aree B, C,D• Aree B = 26% superficie e 16% popolazione• Aree C = 51% superficie e 30% popolazione • Aree D = 84% superficie e 68% popolazione

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Aree rurali e aree progetto SNAI

Aree rurali: tipologie di aree funzionali alle diverse priorità di politica• A) aree urbane e periurbane; B) aree rurali ad agricoltura

intensiva; C) aree rurali intermedie, nel cui ambito rientrano aree diversificate; D) aree rurali con problemi di sviluppo.

Aree progetto: • aree a rischio di abbandono selezionate attraverso un processo

di istruttoria pubblica che prevede una fase di campo; • ricadenti in aree rurali di tipo C (intermedio) e D (con problemi

di sviluppo)• eccezioni: sei comuni - sui 883 delle 57 aree progetto in corso

di selezione – sono di tipo B (agricoltura intensiva); Politiche per le aree rurali, Daniela Storti – Roma, 7 luglio 2015

Le dinamiche: analisi dei dati censuari

Perdita di SAU • abbandono dei terreni agricoli • crescita dei terreni forestali (gestione!)

Perdita demografica• senilizzazione della popolazione

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Le dinamiche

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Aree ruraliAree progetto SNAI

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Aree ruraliAree progetto SNAI

Le dinamiche

Le opportunità ieri : le risorse

Politiche per le aree rurali, Daniela Storti – Roma, 7 luglio 2015

Aree progetto SNAI

Fonte: Elaborazioni INEA su dati SIN

alcuni spunti dalla fase di campo• l’innovazione del sistema agro-alimentare: filiere, progetti, attori,

istituzioni, strumenti;• il patrimonio forestale locale : le direttrici di sviluppo; il modello di

governance, le norme di gestione;• gli interventi di contesto : logistica, rete di trasporto, interventi

infrastrutturali, adeguamento offerta formativa, accesso al credito, etc.;

• complementarietà con le altre politiche di sviluppo, con particolare attenzione alla politica per il turismo (costruzione di una visibilità d’area, politiche di marketing territoriale) e all’azione di politica industriale (investire su filiere produttive innovative collegate alle risorse esistenti, riutilizzo funzionale di capannoni abbandonati nelle aree industriali improduttive come poli logistici)

• problematiche generali che richiedono un‘azione nazionale e regionale e a volte una rivisitazione delle norme (frammentazione fondiaria; organizzazione delle filiere, gestione e tutela attiva del patrimonio forestale per dissesto idrogeologico e servizi eco-sistemici, etc.)

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Le opportunità oggi

1. Costruire una visione unitaria

2. Integrare gli interventi di sviluppo e di contesto logistica, ricerca e innovazione, accesso al credito, rete dei trasporti,

offerta formativa, etc.;

3. Agire sulle norme e le relazioni che influenzano la realizzabilità delle visioni rivisitando alla luce dei fabbisogni le normative esistenti e ripensando la rete di relazioni sociali e istituzionali (sia formali che informali) secondo logiche maggiormente inclusive; 

i singoli non sempre vedono le connessioni (innovatori si) e hanno la forza di perseguirle da soli senza le istituzioni

Politiche per le aree rurali, Daniela Storti – Roma, 7 luglio 2015

non perdere tali opportunità comporta:

sperimentare la transizione da una politica rurale tradizionale (agricoltura, foreste e gestione del territorio) a una politica del rurale con più ampi risvolti sociali che includa politiche ordinarie quali l’istruzione, la salute, il welfare, la fornitura di servizi pubblici e la giustizia sociale

disegnare una politica del rurale più efficace rispetto all’obiettivo di riduzione degli squilibri interterritoriali di sviluppo

Politiche per le aree rurali, Daniela Storti – Roma, 7 luglio 2015

Conclusioni

Grazie per l’attenzione!

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Politiche per le aree rurali, Daniela Storti – Roma, 7 luglio 2015