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Dalla guerra alla Costituzione Botticino 1918 - 1948 La conquista della libertà e della democrazia

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Dalla guerra alla Costituzione

Botticino 1918 - 1948

La conquista

della libertà

e della democrazia

Il primo dopoguerra

Una cartolina del 1917

controllata dalla censura della corrispondenza militare

4 novembre 1918

fine della prima guerra mondiale

Tra i molti problemi del dopoguerra ci sono la riconversione industriale, l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e lo stato di crisi dell’agricoltura che accrescono drammatica-mente la disoccupazione e il malcontento popolare.

Si registrano rivolte contro il carovita, inizia l'occupazione di terre e fabbriche.

I cavatori occupano le cave, ma salvaguardano il lavoro. Nell'autunno del 1920, in contemporanea a quella delle fabbriche di Brescia, si attua l'occupazione delle cave di marmo e dei cantieri di Rezzato, Mazzano, Virle e Botticino.

A Botticino Mattina ci sono una società di mutuo soccorso e un circolo operaio: "Circolo Cooperativo Fratellanza».

Esiste una "sezione socialista" e la lega degli scalpellini aderisce alla Camera del lavoro di Brescia.

Nello stesso anno la "Cooperativa Casa del Popolo", sta ultimando la costruzione di una nuova sede in via Marconi a Botticino Mattina.

Nel 1921 il movimento fascista diventa un partito, il P.N.F. (Partito Nazionale Fascista).

Volantino del Sindacato fascista

Ci sono violenze squadristiche a Botticino:

"Tutte le domeniche autocarri pieni di fascisti venivano a fare scorrazzate a Botticino, fascisti forestieri che venivano e picchiavano quelli che trovavano per strada e li mandavano a dormire. Tutte le domeniche alle sette, bisognava sgombrare il paese e andare a dormire perché arrivavano loro. Noi eravamo giovani, si faceva presto a scappare, i vecchi invece...”

Si verificano aggressioni e intimidazioni ai danni di operai che si erano azzardati a discutere di politica all'osteria o perché conosciuti come socialisti.

La casa del Popolo di via Marconi subisce l'assalto dei fascisti, che entrano, spaccano i mobili e sparano alle damigiane che sono in cantina.

L'avvento del fascismo e debiti non ancora estinti consentiranno, un paio d'anni dopo, ad un dirigente della locale sezione del PNF di acquisirla

Le bande musicali

Don Pietro Tedoldi, curato a Botticino Mattina, promuove una scuola di musica, la "musica bianca", diretta dal maestro Dante Colosio, affinché "i giovani possano divertirsi, istruendosi".

Nel 1922 nasce a Botticino Mattina "la musica proletaria", chiamata anche “musica rossa”, diretta da Giovitta Gorni, composta da "compagni che fanno sacrifici per crearsi le loro istituzioni."

A San Gallo una piccola banda è diretta dal maestro Antonio Busi (Tóne Zeca)

A Botticino Sera la banda musicale fondata da don Tadini è inoperosa per la morte dell’artefice. Dopo la guerra c’è qualche segnale di ripresa anche se con l’avvento del fascismo le bande musicali subiscono il tentativo di inquadramento del regime. L’attuale banda prende il nome «Giuseppe Forti» da uno degli storici musicisti botticinesi

Federazione comuni fascisti

22 ottobre 1922 marcia su Roma.

1924 il "listone fascista", grazie anche a brogli e intimidazioni, ottiene la vittoria alle elezioni.

1924 il Comune di Botticino Mattina aderisce alla Federazione dei Comuni Fascisti. Nello stesso anno viene conferita la "cittadinanza onoraria a Sua Eminenza Benito Mussolini".

1 aprile 1928 i comuni di Botticino Sera, Botticino Mattina e Caionvico vengono riuniti in un unico comune.

1933 il partito nazionalsocialista di Hitler vince le elezioni e va al potere in Germania.

1935 l'Italia aggredisce l'Etiopia. Le grandi potenze impongono al Regno d'Italia le sanzioni economiche. Mussolini impone l’autarchia agli italiani.

1936: guerra di Spagna, dove l'Italia invia i cosiddetti «Legionari».

Tra i volontari che accorrono in difesa della repubblica contro il franchismo sono segnalati alcuni botticinesi tra cui uno dei fratelli Lonati di S.Gallo e un Filippini di Botticino Sera.

Contratti cave

3 settembre 1925 viene stipulato il primo dei contratti tra

la ditta Fratelli Lombardi e il Comune di Botticino

rappresentato dal commissario prefettizio Pietro Calzoni,

podestà di Brescia.

I contratti stipulati assoggettano tutta la zona marmifera di

proprietà del Comune:

La Convenzione del tre settembre 1925

Il Contratto dell’otto settembre 1926

Il Contratto del dodici settembre 1941

Il Popolo di Brescia del 18 maggio 1937 inaugurazione del

monumento ai caduti nella piazza del Comune di

Botticino

Il consenso al regime è

costruito abilmente

attraverso la demagogia,

il populismo, l'uso dei

nuovi mezzi di

comunicazione (la radio e

il cinema), una efficace

campagna di immagine

del duce stesso, il

completo controllo sulla

scuola e sulle professioni.

Nel 1932 si costituisce la "Cooperativa operai cavatori del Botticino" che è costretta ad aderire alla Federazione nazionale fascista delle imprese cooperative.

In seguito all'annessione

del "Corno d'Africa" viene

proclamato "l'Impero".

A Botticino il podestà impone la costruzione di un monumento che ricordi i caduti e nello stesso tempo celebri la fondazione dell'impero

Il monumento, che nella sua forma riproduce l'iniziale di Mussolini, sorge nella piazza comunale grazie al "generoso sentimento degli operai" ai quali vengono imposte 48 ore di trattenute sotto forma di ore di lavoro straordinario; alla cooperativa vengono invece richieste 24 ore più 3 metri cubi di marmo per ogni socio.

Il Monumento ai Caduti “in bianca pietra” si erge nella piazza municipale intitolata ad Aldo Moro e ai Martiri della libertà; già il

nome della piazza testimonia la nemesi storica: da sprezzante celebrazione dell’impero a memoria per i giovani morti nelle

guerre del ’900 e ricordo del lavoro nelle cave.

Il 7 aprile 1937 Italo Nicoletto - dirigente comunista, partigiano, poi parlamentare - sfugge all'arresto e resosi latitante viene ospitato a San Gallo da dove, presi gli ultimi contatti, inizia la fuga che lo porta a Gorizia e quindi in Yugoslavia.

Nel 1937 Italo Nicoletto riferisce di una realtà difficile ma in movimento: i cavatori botticinesi segnalano il rischio in cui incorrerebbero a far presente le proprie rivendicazioni «perché i padroni avrebbero dato per un certo tempo quanto gli operai avevano diritto, ma i promotori alla prima occasione sarebbero stati licenziati e non avrebbero più trovato lavoro nel loro mestiere». «Molte volte - scrive Nicoletto - preferiscono fare un lavoro cospirativo (distribuire stampe ecc.) col quale rischiano parecchi anni di carcere». Questo rapporto conferma l'esistenza di un inizio di diffusione di propaganda antifascista in gran parte collegata all'esperienza clandestina comunista: copie dell'Unità, volantini, materiali riferiti alla situazione dell'Unione Sovietica. Alcuni operai, come raccontava il cavatore Mario Rossi, riescono a leggere libri proibiti dal regime grazie all'aiuto del curato di Mattina che mette a disposizione la sua biblioteca.

Operai contro

Casimiro Lonati (come responsabile della Federazione clandestina del PCI) aveva tenuto numerosi incontri con gli operai delle fabbriche della Val Trompia. Tra essi anche il botticinese Rino Gorni. Casimiro Lonati dirige il lavoro politico e organizzativo in Val Trompia e si fa anche promotore della costituzione delle commissioni interne di fabbrica.

8 settembre 1943

Il 3 settembre 1943 Badoglio firma a Cassibile (in Sicilia) con gli anglo-americani l'armistizio, che viene reso noto l'8 settembre 1943. Il re e Badoglio fuggono a sud, lasciando l'esercito privo di un comando e di direttive, mentre i tedeschi cominciano l'invasione della penisola.

Proprio la sera dell'8 settembre il botticinese Casimiro Lonati si trova a Collio, a casa di Pietro Gerola, dove assieme ad altri giovani del luogo viene costituito il primo nucleo di resistenti in alta Valle Trompia.

Soldati alla ricerca di abiti civili, ex prigionieri alleati che scappano attraverso le montagne verso la Svizzera, sbandati che riparano sui monti: si formano i primi gruppi partigiani. Per la maggior parte si tratta di porre fine ad una guerra non sentita, di sfuggire alla cattura, di "fare qualcosa" di fronte all'invasione tedesca.

In Valsabbia si formano in maniera spontanea e piuttosto improvvisata, alcuni gruppi costituiti prevalentemente da militari sbandati, in massima parte abitanti della valle.

Il 12 settembre un reparto di paracadutisti tedeschi libera Mussolini dalla sua prigione sul Gran Sasso. Dopo un periodo di permanenza in Germania, Mussolini forma uno stato fantoccio nell'Italia occupata dai tedeschi, la Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.)

.

Dal 10 settembre 1943, giorno stesso dell'entrata delle truppe tedesche a

Brescia, gruppi di ex militari si nascondono sulle colline e sulle montagne: si trovano via via sulle balze di Botticino, a San Gallo, a Serle e in molte altre località

della provincia bresciana. A Brescia il 12 settembre giunge Leonardo Speziale, comunista con esperienza militare nella Resistenza francese. Futuro animatore della 122° brigata Garibaldi si mette al lavoro per organizzare i primi G.A.P. (Gruppi di Azione Patriottica).

CLN a Brescia

I partiti democratici bresciani

danno vita il 18 settembre al

Comitato di Liberazione nazionale,

composto da Giuseppe Ghetti, Casimiro

Lonati (PCI), Bigio Savoldi (PSI), Andrea

Vasa (Pd'A), Enrico Testa (DC).

Casimiro Lonati si occupa dell'organizzazione politica della zona di collina e di media montagna a nord di Brescia, compito cui si aggiunge una funzione di carattere militare in riferimento alle particolari necessità della zona intorno al monte Guglielmo, dove sono dislocate le prime bande partigiane.

La dislocazione

di alcuni gruppi

partigiani

San Gallo Luogo di passaggio e raccolta per i gruppi partigiani

Il movimento di Liberazione a Botticino Mattina trova fertile terreno anche in persone di estrazione cattolica, specialmente alcune donne di Azione Cattolica si fanno promotrici di aiuti materiali e di sostegno morale ai patrioti che sono sulle montagne. Maria Squassina, Maria Rossi, Angela Casali ed altre donne, col consenso del parroco e col pretesto di raccogliere le offerte per le campane, passano nelle famiglie a chiedere il contributo per i partigiani.

Le campane di Botticino Mattina

Nel 1943 le campane di Botticino Mattina rischiano la distruzione a causa di un ordine di requisizione secondo il quale Botticino Mattina deve consegnare 20 quintali di bronzo da trasformare in armi per i bisogni della guerra.

Due campane vengono tolte dalla torre e trasportate a Ghedi in un campo di raccolta insieme ad altre della nostra zona.

Gli avvenimenti politici che si accavallano in quel periodo, fermano l'esodo delle campane bresciane: le botticinesi nel dicembre del 1943 sono ancora intatte e si pensa di recuperarle andando a Ghedi a prelevarle, ma occorrono 5.000 lire per riscattarle.

Il "resoconto offerte campane" eseguito dal parroco in data 31 dicembre 1943, segnala i nomi degli offerenti. Raggiunta la cifra occorrente, si pagano le cinquemila lire di riscatto e si vanno a prendere a Ghedi. Il trasporto viene eseguito da Marino Antonelli (Scàrpa) che "si porta a Ghedi con la sua "carata" trainata da due cavalli. Eseguito il carico, prende la via del ritorno evitando le strade maestre per non fare spiacevoli incontri, e giunge a Botticino Mattina quando ormai è notte, perciò si ferma alla ex "Casa del popolo". La mattina seguente le campane fanno il loro ingresso per la via principale del paese (via Roma) dove è accorsa gente attirata dal loro suono essendo percosse con il martello".

Vengono scaricate nel cortile della canonica e "ricollocate in torre" dalla ditta Filippi Giuseppe e Figlio con una spesa di L. 3.600: la fattura porta la data del 5 maggio 1944.

Croce di Marone Prima grande battaglia partigiana

La formazione della 122° Brigata Garibaldi Il 13 luglio 1944, durante il bombardamento di Brescia, Bruno Gheda, Leonardo Speziale (Arturo) e altri, riescono a fuggire dal carcere e a riparare in Val Trompia. Qui riorganizzano il movimento partigiano, raccogliendo molti uomini: i garibaldini ormai diventati 122a Garibaldi rappresentano il punto di riferimento per tutti i giovani della nostra zona che scelgono la montagna.

I partigiani hanno contatti con la popolazione di Botticino, soprattutto a San Gallo, per cercare viveri e indumenti:

raccontano le loro esperienze e fanno opera di proselitismo fra gli operai rimasti, i renitenti alla leva repubblichina e i

giovani appartenenti alle famiglie di vecchia fede socialista e comunista.

Casimiro Lonati San Gallo 3.10 1897

Botticino Mattina 13.4.1983

Casimiro Lonati, giovanissimo muratore, entrò nel partito socialista e dal 1919 si dedicò all'attività sindacale tra gli edili. Aderì al partito comunista sin dalla fondazione, nel 1921. Attivo antifascista, fu costretto ad espatriare, assieme ai fratelli, alla ricerca di lavoro e si stabilì nei pressi di Parigi, dove nel 1922-1923 continuò la sua attività politica tra i fuoriusciti italiani. Espulso dalla Francia nel febbraio 1930 riparò nel Belgio dove divenne redattore del giornale "Il Riscatto", nonché segretario delle "Leghe Antifasciste" attive tra gli italiani emigrati in Belgio, Olanda e Lussemburgo. Nel 1931 entrò a far parte dell'apparato centrale del Partito Comunista d'Italia. Per missione di partito rientrò clandestinamente in Italia.. Dopo qualche tempo Miro Lonati fu inviato a Mosca, ove frequentò l'università leninista. Rientrato in Italia nel 1934, lavorò nelle organizzazioni antifasciste clandestine di Milano e Genova, dove fu arrestato nel giugno e assegnato per 5 anni al confino nell'isola di Ponza. Nel 1935 fu processato a Napoli e condannato a 10 mesi che scontò nel carcere di Poggioreale.

Riacquistata la libertà, ritornò a Sant'Eufemia e Botticino e poté riabbracciare la famiglia, alcuni membri della quale non vedeva da 19 anni. Riprese la lotta pur costantemente vigilato dalla polizia e fino al 1943 fu segretario della Federazione comunista clandestina di Brescia. Qui, d'intesa con i socialisti, costituì il "Fronte del Lavoro", organismo che ebbe parte importante negli scioperi del marzo. Dopo l'8.9.1943, sostituito da Giovanni Grilli nella direzione della Federazione comunista bresciana, entrò a far parte del C.L.N. locale con Bigio Savoldi e il col. Pizzuto assumendosi il compito di mantenere i contatti con le prime formazioni partigiane della provincia. Dal 4 febbraio 1944 venne trasferito dal partito a Novara come ispettore delle brigate Garibaldi dell'alto novarese (col nome di "Pippo Coppo") e successivamente come responsabile politico della 2° Divisione operante nel Cusio e nell'Ossola col nome di battaglia "Verdi". Rappresentò successivamente il P.C.I. nel governo provvisorio della repubblica dell'Ossola (40 giorni) e dopo la sua caduta finì coi partigiani dell'Anzasca. Dopo la Liberazione divenne segretario della Federazione comunista di Novara. Tornato a Brescia divenne membro della segreteria provinciale del P.C.I., del comitato esecutivo della C.d.L. per la categoria degli edili, segretario della F.I.L.E.A., dirigente del lavoro sindacale del P.C.I. e segretario della Confederterra di Brescia. Nell'ottobre 1948 venne nominato segretario della C.d.L. di Manerbio. Fu inoltre presidente dell'A.N.P.P.I.A. provinciale. E' stato consigliere comunale del P.C.I. a Botticino dal 1956 al 1960. Visse gli ultimi anni a Botticino dove morì il 13 aprile 1983.

Il 28 settembre 1943 il partito socialista e quello comunista, all'interno della resistenza bresciana, rinnovano il patto di unità d'azione con lo specifico compito di combattere il nazifascismo. Al botticinese Casimiro Lonati, uno dei fondatori della Federazione del PCI di Brescia, in quel tempo residente provvisoriamente a Villa Carcina, viene assegnato il ruolo di massima responsabilità

Casimiro Lonati come membro del CLN tiene anche i contatti con alcuni giovani renitenti alla leva della Repubblica di Salò fino al 1944, quando viene inviato a Novara come ispettore delle brigate Garibaldi dell'Alto Novarese.

Commemorazione alla Fratta

ALLA STAFFETTA PARTIGIANA

SANTINA DAMONTI (BERTA )

Te sièt amò n’a scitulina

E lassat èn banda la bavaglia,

tè vignit per le ma

le bombe e la mitraglia.

E l’è stada la tò vocassiù,

perché de corsa e ‘m bicicleta,

te ghet servit

de Garibaldi la brigada

e ta sèt deèntada

la sò stafèta.

So le montagne de la Val Trompia,

te rampegaèt drè ai senter

con la nev e con la brina,

da la sera a la matina

èn mèss a pericoi de ogne sort

e per regalam la libertà

te ghet sfidat ènfin la mort.

Sòi senter dei altipiani

sentom ènsèma al vent

le us dèi Partigiani

che le tà compagna èn del tò vias:

adès som con te…

e ta lassom piò sula..

va Berta! Corr…..anse……ULA!

Avelino Busi

(San Gallo 9 Agosto 2014)

Sul monumento è ricordato Giovanni Busi ucciso il 26 aprile 1945 da un soldato tedesco in fuga

Giuseppe Giordani (Capèla) di Iseo e Giovanni (Vittorio) Ciocchi di Bovegno, nascosti nella cisterna d’acqua, riescono a sopravvivere all’eccidio.

Berta Angelo «Lino» Belleri (marito di Berta), vice-comandante della 122° Brigata Garibaldi

Sebastiano Busi (Nóno) e altri partigiani di Botticino

Da Botticino salgono a San Gallo con viveri, indumenti e informazioni i partigiani locali, raccolti soprattutto intorno a Rino Gorni, riportando notizie sulla preparazione di azioni, loro compito è quello di fornire l'appoggio necessario.

A Botticino Mattina sono attive due cellule: una localizzabile in via San Nicola (oltre al Gorni, Arnaldo Arici, Emilio Moreschi, Angelo Damonti e altri), l'altra intorno a via Cave (Amilcare Benetti, Luigi Tomasotti, Angelo Noventa). A Botticino Sera, dove le difficoltà sono maggiori, sia per la minore presenza antifascista sia per la vicinanza alla città, ma anche perché vi alloggiano ufficiali tedeschi e i fascisti hanno una presenza più marcata, esiste un gruppetto legato a Scarpari, Fraboni, Quadri, Della Fiore; quest'ultimo, garzone fornaio, gode di una certa libertà di movimento, per cui fa anche da "postino" per la propaganda oltre a partecipare ad alcune azioni di appoggio.

Fuga dalla scuole

Nella notte tra il 13 e il 14 aprile 1945 un gruppo della 122a Garibaldi, in cui sono presenti alcuni botticinesi, aiuta una trentina di soldati e cinque sottufficiali del 131° battaglione dell'esercito della RSI (dei quali due avevano preso accordi con la 122° per disertare) a lasciare la caserma di Botticino con armi ed equipaggiamento e dirigersi verso il Sonclino accompagnati da una decina di partigiani. La caserma era situata nell'edificio comunale che attualmente ospita la biblioteca. I fuggitivi prendono la strada di San Gallo, dove sostano, per poi avviarsi verso la Val Trompia.

Febbraio 1944 L'aereo

americano caduto a San Gallo

Nel febbraio del 1944 i mitragliamenti alla stazione di Rezzato erano frequenti. I caccia arrivavano in gruppo di quattro o cinque, scendevano in picchiata sopra i vagoni carichi di munizioni mitragliando e poi risalendo in quota rapidamente.

Entrava in azione la contraerea tedesca.

Un giorno un caccia americano che si staccò dagli altri e con la coda fumante si diresse verso il monte Paina , arrivato sopra il dosso grande si buttò il pilota col paracadute, mentre l’aereo andò a schiantarsi sotto il paese di Castello di Serle.

Dei resti dell'aereo rimase ben poco: i giorni seguenti molte persone passarono e raccolsero i pezzi dell'aereo esploso; una donna prese dei pezzi di lamiera, li portò a casa e gli uomini ne fecero coperchi per le pentole. Il pilota svelò dove aveva nascosto il paracadute che era di seta pregiata e se ne fecero camice e vestiti.

Il pilota raccolse il paracadute in fretta e furia e si nascose coperto dalla popolazione del luogo aspettando la notte, fu accompagnato da un giovane del paese verso il monte Sonclino dove operava la 122 Brigata Garibaldi

Sonclino

Al monte Sonclino avviene il più grosso scontro della 122a brigata Garibaldi con i nazifascisti che in forze (circa 400 uomini della San Marco appoggiati da un gruppo di tedeschi) attaccano le postazioni partigiane: numerosi i nazifascisti uccisi e feriti. Vengono catturati e poi fucilati 18 garibaldini; il vice comandante Gheda muore combattendo.

La battaglia del Sonclino, dagli esiti drammatici, è indice dell'insurrezione finale ormai vicina ed è l'ultimo disperato tentativo fascista di colpire la parte più avanzata e combattiva del movimento partigiano.

25 aprile 1945

Il CLN provinciale dà l'ordine di insurrezione generale. Questa avviene in città e in tutti i paesi della provincia fra il 25 e il 28 aprile del '45 con la partecipazione della popolazione che combatte facendo prigionieri migliaia di soldati tedeschi e fascisti con le loro armi. E' la Liberazione.

24 e 25 aprile a Botticino La 122a ha il compito di scendere dalla Valtrompia a liberare Brescia: a San Gallo viene inviato un numeroso distaccamento. Questo gruppo di garibaldini passa attraverso il Ghiacciarolo e la zona delle cave giungendo inquadrato militarmente nella piazza del Municipio a Botticino già nel tardo pomeriggio del 24 aprile. Il distaccamento partigiano occupa la sede comunale ed organizza un centro di raccolta di viveri e indumenti e, a nome del CLN, una prima forma di amministrazione in "terra libera". Il 24 aprile anche il gruppo di Serle delle Fiamme Verdi scende a Brescia costeggiando Botticino attraverso il monte Maddalena. Il 26 aprile muore a San Gallo Giovanni Busi, ucciso, mentre porta al pascolo le sue mucche, da un tedesco in fuga.

Casì de Panada Alghisio Bottarelli (Nuvolera 25 .9.1895

Botticino 28.4. 1945)

Il 30 aprile 1945 muore Teodolinda Lanzi, moglie di Giacomo Panada: "Decessa per commozione celebrale in seguito a panico avuto di fronte alla lotta dei patrioti contro i tedeschi, asseragliati nella sua casa". Lo scontro tra soldati tedeschi e partigiani avviene il 28 aprile 1945, presso il "casì de Panàda". Qui un gruppo di soldati tedeschi ha preso possesso del piccolo edificio e ucciso alcune pecore che vi erano custodite. Un gruppo di partigiani, avvisato del fatto, sale nei pressi della casa in attesa di rinforzi per snidare e catturare gli occupanti: i tedeschi sparano dalle finestre nel tentativo di aprirsi un varco e fuggire verso la valle di Nuvolera. Arriva sul posto Alghisio Bottarelli, di Nuvolera che, poiché conosce il tedesco, chiede di parlamentare. Bottarelli entra a parlare con i soldati tedeschi : questi fingono di arrendersi e quando il partigiano si affaccia alla porta per chiamare i suoi, viene pugnalato alle spalle; i soldati escono con le armi in pugno sparando verso i partigiani che si stanno avvicinando credendo alla resa; nella sparatoria rimangono feriti i botticinesi Giovanni Zanola, Adelino Zanola, Costantino Zanola e Umberto Della Fiore. Alcuni soldati riescono a fuggire verso Nuvolera, mentre due di essi si asserragliano di nuovo nella casa. Con l'arrivo dei rinforzi la casa viene parzialmente incendiata e i due tedeschi, costretti ad uscire, vengono catturati e condotti attraverso il paese fino ad essere sottoposti ad una esecuzione sommaria davanti al cimitero di Mattina. Sulla facciata della casupola è tuttora leggibile la lapide che ricorda il fatto con questa iscrizione: BOTTARELLI ALGHISIO MARTIRE COMUNISTA CADUTO PER LA LIBERTA' E L'INDIPENDENZA D'ITALIA NELLA LOTTA INSURREZIONALE IL 28 APRILE I945. I COMPAGNI POSERO.

Luoghi

e

segni

Emiliano Rinaldini Nato a Brescia il 19 gennaio 1922, ucciso a Pertica Alta (Brescia) il 10 febbraio 1945, maestro elementare, Croce di guerra al valor militare alla memoria. Emiliano maturò la sua profonda avversione al fascismo, condivisa anche dai fratelli Federico e Luigi e dalla sorella Giacoma. Rinaldini si diede alla diffusione di stampa clandestina e assolse a compiti di collegamento con i primi partigiani delle valli bresciane. Sopra Bovegno costituì, diventandone vice comandante, una formazione partigiana, il gruppo "S 4", che aderì alla Brigata Fiamme Verdi «Giacomo Perlasca». Nella notte fra il 6 e il 7 febbraio 1945, il suo gruppo fu sorpreso a Odeno e Rinaldini non riuscì a sottrarsi all'arresto. Nei giorni seguenti fu percosso e ripetutamente interrogato e il 10 febbraio fu ricondotto nella zona di Pertica Alta, perché indicasse dove si trovava un deposito di armi. Ma il maestro non parlò. I fascisti, dopo averlo costretto a togliersi le scarpe, finsero allora di offrirgli la possibilità di fuggire. Su un sentiero di Belprato in Valle Sabbia, Rinaldini fu abbattuto con quattordici colpi di mitra sparati alle spalle.

La chiesetta di San Bernardo appena fuori dall'abitato di Belprato, luogo della barbara uccisione di Emiliano Rinaldini . Panoramica di San Gallo : la scuola elementare dedicata a E. Rinaldini, a fianco della Parrocchiale

Tita Secchi, una passione per le rocce da scalare, decide di salire sui monti fra i partigiani: “ Mi sembrava che le montagne mi chiamassero…” dirà poi.

E’ fra gli organizzatori del gruppo partigiano sorto a Bagolino e appartenente alla brigata FF.VV. “Giacomo Perlasca”.

Il 26 agosto 1944 catturato e trascinato per la Valle Sabbia e la Val Trompia, è condannato a morte e quando gli fanno sapere che la sua vita potrebbe essere riscattata, versando ad un maresciallo tedesco due milioni in oro e preziosi, risponde secco: “O tutti o nessuno”

“Quando Secchi venne arrestato - scrive mons. Luigi Fossati – si cercò in tutti i modi di liberarlo. Bruno Boni era riuscito a corrompere un maresciallo tedesco che l’avrebbe liberato dietro compenso di due milioni in ottima valuta e preziosi. Boni, che nel frattempo era piantonato in casa, prima del suo arresto mandò a chiamare il padre, prof. Rizzardo Secchi, il quale rispose: “Farei un sacrificio ancora maggiore purché non esca solo mio figlio, ma anche tutti i suoi compagni di cattura, perché il mio Tita non me la perdonerebbe più se uscisse solo”. Il maresciallo tedesco vide che si sarebbe compromesso troppo e così furono fucilati tutti, improvvisamente”

Il 16 settembre 1944, alle 6,30 del mattino, Tita Secchi è in fila con cinque compagni davanti al plotone d’esecuzione.

Un autocarro, il motore acceso per soffocare il rumore dei mitra, è pronto a caricare alla svelta i sei giovani morti e gettarli in una fossa comune al Vantiniano.

Tita Secchi è insignito della medaglia di bronzo al valore militare.

La scuola primaria di Botticino Mattina è intitolata a Tita Secchi

Giovan Battista “Tita” Secchi Bologna 16.6.1915 Brescia 16.9.1944

2 giugno 1946

Referendum

1 gennaio 1948 entra in vigore la Costituzione Italiana

«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione» Piero Calamandrei