Dal processo assistenziale a. - Centro Studi EBN · PDF fileLa diagnosi infermieristica...
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Il processo assistenziale è un
approccio sistematico alla pratica
infermieristica che consente di
identificare, prevenire e trattare i
problemi di salute reali o potenziali di
una persona, di gruppi di pazienti,
famiglie o comunità.
Quando un infermiere assiste un
paziente applica il processo
infermieristico per:
• avere una guida predefinita, ma
flessibile;
• per fornire una assistenza
appropriata ed efficace alla persona;
• per aiutarlo ad assumere un ruolo
attivo nelle decisioni sulla sua salute.
Le finalità del processo infermieristico sono:
• promuovere un’assistenza personalizzata,
continua e coordinata;
• aumentare la partecipazione della persona al
progetto di cura favorendone l’autonomia;
• raggiungere gli standard professionali;
• promuovere la collaborazione tra i
componenti dello staff assistenziale;
• migliorare i rapporti costi-benefici;
• aumentare la gratificazione professionale.
(Wilkinson,2009)
Il processo infermieristico prevede 5 fasi:
• accertamento (raccolta, validazione e
organizzazione dei dati);
• diagnosi infermieristica (identificazione del
problema e delle sue cause);
• pianificazione degli interventi;
• attuazione degli interventi;
• valutazione dei risultati.
ACCERTAMENTO
Raccogliere informazioni
sulle condizioni del paziente
PROCESSO
ASSISTENZIALE
DIAGNOSI
Identificare i problemi del
paziente e le cause
correlate
PIANIFICAZIONE
Identificare i risultati
attesi e gli interventi
appropriati
ATTUAZIONE
degli interventi
assistenziali
VALUTAZIONE
Determinare in che misura
i risultati sono stati
raggiunti
In tutte le fasi del processo l’infermiere
utilizza un pensiero critico, cioè un
approccio attivo ed organizzato, per
esaminare il quadro complessivo ed
esplorare varie possibilità nell’identificare
il problema, nel prendere decisioni sulle
condizioni di salute di un paziente, nello
scegliere gli interventi più appropriati e
nel valutare criticamente i risultati
dell’assistenza sulla base delle
conoscenze (fisiologia, biologia, scienze
sociali, infermieristiche, etc.. ),
dell’esperienza, della curiosità e
dell’intuito.
Le buone capacità di comunicazione e il
coinvolgimento del paziente, dove è
possibile, consentono maggiori possibilità
di successo in tutte le fasi del processo.
Prima fase del processo assistenziale: Accertamento
L’accertamento infermieristico consiste nella raccolta
sistematica di una serie di dati sul paziente per
comprendere come risponde e reagisce, o potrà
rispondere e reagire, ai problemi di salute e per
valutare le possibili soluzioni per soddisfare i suoi
bisogni.
(Carpenito, 2002)
Tipi di accertamento
L’accertamento iniziale o globale consente di
avere un quadro generale delle condizioni di
salute della persona al momento della presa in
carico. Si esegue generalmente al primo contatto
con la persona in ospedale, a domicilio o in
strutture di lungo degenza.
Questo tipo di accertamento si avvale di
riferimenti concettuali come i Modelli funzionali
di Gordon, il Modello testa piedi e il Modello dei
sistemi corporei.
L’accertamento mirato è parte integrante delle quotidiane cure
infermieristiche, si concentra su un aspetto specifico per definire e
valutare l’insorgenza e/o l’evoluzione di un problema, per questo si
definisce anche continuo o di monitoraggio (es: valutazione delle
caratteristiche e dimensioni di una lesione da pressione).
L’accertamento d’urgenza o emergenza si esegue durante
l’insorgenza di una crisi fisica o psichica di un paziente per
evidenziare i problemi che possono minacciare la vita (es: pervietà
delle vie aeree).
L’accertamento di follow up o di rivalutazione, si attua per
rivalutare un particolare aspetto o problema del paziente (es: la
capacità motoria di un paziente colpito da ictus) dopo un periodo di
tempo e consiste nel confrontare le condizioni attuali con quelle
basali, per esempio accertate all’ingresso.
Tipologia di dati
I dati che si raccolgono con l’accertamento
devono essere descrittivi, concisi e completi
perché una raccolta dati inadeguata può
portare ad una errata identificazione dei
problemi e dei bisogni del paziente, e di
conseguenza, ad interventi inappropriati ed
inefficaci.
I dati possono essere soggettivi ed oggettivi.
Dati soggettivi
I dati soggettivi sono le percezioni del paziente ed
includono:
• pensieri;
• convinzioni;
• sentimenti;
• percezione di sé e della propria condizione di salute.
Si raccolgono con l’intervista.
Dati oggettivi
I dati oggettivi sono osservazioni o rilevazioni effettuate da infermieri,
altri operatori, famigliari, etc…
Si possono raccogliere con i cinque sensi o misurare con:
• strumenti durante l’osservazione;
• l’esame obiettivo;
• attraverso test di laboratorio su campioni prelevati dal paziente.
Tipologia di dati
Dati anagrafici
Motivi di accesso alle cure sanitarie
Anamnesi
Stile e ambiente di vita
Esame della funzionalità dei sistemi corporei
Storia sociale e famigliare, ruolo e relazioni
Informazioni emotive, tolleranza allo stress e meccanismi
di difesa
Benessere spirituale, valori e credenze
Aspettative del paziente
Fonti di dati
La fonte primaria dei dati è l’assistito. Se la famiglia o
un gruppo di persone sono l’oggetto diretto delle
cure infermieristiche, per un intervento educativo o
di sostegno, questi diventano fonte primaria.
Le fonti secondarie sono:
• i famigliari ed altre persone significative;
• altri operatori sanitari come il medico, l’assistente
sociale, il fisioterapista, il dietista, etc..
• la documentazione o cartella clinica.
Qualità dei dati
Per una buona qualità dei dati è necessario garantire due criteri: precisione
e validità.
La precisione è la vicinanza di misure ripetute ad un unico valore.
La validità ha lo scopo di verificare l’accuratezza dei dati raccolti per evitare
di trarre superficialmente conclusioni che possono rivelarsi erronee.
La convalida dei dati richiede di:
• comparare i dati soggettivi ed oggettivi per integrare le affermazioni del
paziente con le nostre osservazioni;
• assicurare la coerenza delle informazioni raccolte;
• effettuare un duplice controllo dei dati anormali;
• determinare la presenza di fattori che possono interferire con l’accuratezza
della misurazione;
• ricorrere a testi, articoli, ricerche, linee guida per spiegare tali fenomeni.
I dati vanno documentati in modo completo, conciso ed accurato.
Organizzazione dei dati
L’infermiere organizza le informazioni e raggruppa quelle collegate fra loro in categorie, per identificare i problemi assistenziali, i fattori di rischio e le risorse dell’assistito. Questo processo viene definito giudizio clinico.
Per l’accertamento globale, in particolare, in molte strutture sanitarie, vengono utilizzate schede standard su modelli concettuali.
Valutazione/accertamentodello stato di salute del paziente
Convalida dei dati con altre fonti
Sono necessari altri dati?
Interpretare ed analizzare il significato dei dati Conoscenze,Esperienza,Standard
Raggruppare i datiRaggruppare i segni ed i sintomiClassificare ed organizzare
Iniziare a formulare una diagnosi
NO
SI
GIUDIZIO CLINICO
Seconda fase del processo assistenziale: Ragionamento Diagnostico e Diagnosi Infermieristiche
Il ragionamento diagnostico è una attività intellettuale in cui tutti gli infermieri elaborano i dati raccolti per trarre delle conclusioni identificando i problemi di interesse.
Non è un processo di ragionamento esclusivo della professione infermieristica……
Nel processo di ragionamento diagnostico interagiscono gli elementi essenziali della conoscenza , dell’esperienza e delle capacità riflessive .
Dalla raccolta dei dati alla formulazione del problema si utilizza quindi il ragionamento diagnostico che si articola in 3 fasi:
1. Interpretazione e collegamento dei dati :- attribuire significato ai dati raccolti per collegare tra loro dati rilevanti
che vengono definiti anche “indizi ”- assegnare un grado di rilevanza ai dati.
2. Formulazione e verifica di ipotesi :- aggregare segni e sintomi rilevanti.
3. Definizione del problema e della diagnosi infermierist ica :- diagnosi significa “conoscere attraverso qualcosa”.
La diagnosi infermieristica è un giudizio clinico sulle risposte di individui, famiglie o comunità a problemi di salute reali o potenziali o processi vitali che l’infermiere è autorizzato e competente a trattare. Le diagnosi infermieristiche possono fornire la base per la selezione degli interventi il cui esito è responsabilità dell’infermiere (NANDA International, 2003)
Processo di ragionamento diagnostico
Iniziale incontro con il paziente(dati preliminari)
Colloquio con il paziente per ulteriore raccolta dati
Raggruppamento degli indizi
Ipotesi diagnostiche
Ricerca dati aggiuntivi
Convalida ipotesi diagnostiche
Enunciato diagnostico
Attivazione di eventuali altre ipotesi diagnostiche
Terza fase del processo assistenziale: Pianificazione dell’assistenza infermieristica
La pianificazione dell’assistenza infermieristica comprende la definizione dei problemi prioritari del paziente, dei risultati attesi e la selezione degli interventi da effettuare.
Nella pianificazione si ricorre a capacità decisionali e di soluzione dei problemi, si selezionano le priorità (spesso i pazienti hanno più di un problema) e si propongono una serie di interventi.L’infermiere valuta l’urgenza dei problemi e le risorse del paziente e del sistema sanitario.
Durante la pianificazione, oltre a collaborare con il paziente e con la sua famiglia, l’infermiere consulta altri membri dello staff sanitario e consulta la letteratura pertinente.
Stabilire la priorità dei problemi
Per stabilire le priorità si devono classificare le diagnosi o i problemi in ordine di importanza, per poter organizzare le attività di cura, soprattutto quando il paziente ha più di un problema (Carpenito, 2002).
Problemi ad alta priorità : problemi, che se non trattati, mettono a rischio la vita del paziente.
Problemi a media priorità : comprendono necessità non emergenti e che non minacciano la vita del paziente.
Problemi a bassa priorità : sono centrati sui bisogni connessi allo sviluppo o problemi/rischi che richiedono interventi infermieristici di natura supportiva o di monitoraggio.
Stabilire i risultati attesi
Un risultato atteso è un cambiamento dello stato del paziente in risposta agli interventi infermieristici; il cambiamento deve essere misurabile e indicare il livello di benessere o l’indipendenza in alcune funzioni.
I risultati attesi devono essere:• basati sul paziente e condivisi;• realistici;• definiti nel tempo (a breve, a medio e a lungo termine);• misurabili.
Pianificare gli interventi infermieristici
La pianificazione degli interventi infermieristici è basata sul giudizio clinico e sulle conoscenze (Dochterman e Bulechek, 2004).
Tipi di intervento (1)Un intervento infermieristico è un “qualsiasi trattamento basato sul giudizio clinico e sulle conoscenze cliniche che un infermiere mette in atto per raggiungere i risultati definiti per e con l’assistito”. Definire e progettare per e con l’assistito significa contemplare i seguenti elementi:• le evidenze derivanti dai risultati della ricerca;• la buona pratica;• la dimensione etico-deontologica come la dignità, il rispetto dei valori culturali, la riservatezza e l’intimità;• le preferenze e i valori del paziente;• le risorse disponibili sia umane che materiali.
Gli interventi si possono classificare in base al grado di responsabilitàdell’infermiere e in base alla finalità e natura dell’intervento.
In base al grado di responsabilità:• interventi autonomi;• interventi dipendenti;• interventi interdipendenti.
In base alla finalità:• monitoraggio e vigilanza;• prevenzione;• soluzione o cura;
In base alla natura:• educativi formali ed informali;• di counselling per supporto emotivo;• sull’ambiente;• tecnico assistenziali;• di supporto fisico nelle abilità di vita quotidiana.
Tipi di intervento (2)
Classificazione internazionale degli interventi infermieristici (1)
L’Iowa Intervention Project ha sviluppato una tassonomia (dal greco ταξις, taxis, "ordinamento", e νοµος, nomos, "norma" o "regola" è, nel suo significato più generale, la disciplina della classificazione) degli interventi infermieristici (Nursing Interventions Classification - NIC) per fornire una standardizzazione degli stessi al fine di migliorare la comunicazione tra gli infermieri e con gli altri operatori. Per formare la tassonomia NIC sono stati usati dati di ricerca infermieristica, ma anche il giudizio clinico di esperti.
Nel processo di costruzione della tassonomia sono stati identificati 486 interventi infermieristici, successivamente raggruppati in 30 classi e 7 domini.Ogni classe include interventi che possono migliorare la condizione del paziente.
Gli interventi NIC sono stati correlati alle diagnosi infermieristiche della NANDA International, facilitandone così la scelta. La classificazione include interventi in autonomia ed in collaborazione e sono riferiti a diversi ambiti specialistici (Docherman e Jones, 2003; NANDA International, 2003).
Classificazione internazionale degli interventi infermieristici (2)
Classificazione internazionale degli interventi infermieristici (3)
Negli ultimi anni si sta cercando di creare una struttura unificante che leghi le diagnosi infermieristiche della NANDA International, le classificazioni degli interventi infermieristici (Nursing Interventions Classification - NIC) e degli esiti (Nursing Outcomes Classification -NOC) sviluppato dal Centro per le Classificazioni Infermieristiche e per l’Efficacia Clinica della Facoltà di Infermieristica dell’Universitàdell’Iowa (Docherman e Jones, 2003).
Lo scopo è di accelerare lo sviluppo, la verifica e la ridefinizione di un linguaggio comune da utilizzare nel processo infermieristico per migliorare la documentazione delle cure, aumentare la capacità di associare i contributi dell’infermieristica alla qualità degli esiti ed ai costi (Docherman e Jones, 2003).
Quarta fase del processo assistenziale: Attuazione delle cure infermieristiche
L’attuazione è la fase in cui l’infermiere svolge o delega le attivitànecessarie al conseguimento degli obiettivi dell’assistito. Le azioni di questa fase contemplano il:• rivalutare;• fare;• attribuire;• registrare.
Strumenti a supporto dell’attuazione assistenziale sono i protocolli.
Quinta fase del processo infermieristico: Valutazione dei risultati attesi
La valutazione consente di determinare in che misura i risultati siano stati ottenuti, se completamente o parzialmente o per nulla, e in base a questo si decide se concludere o revisionare il piano di cura.
La valutazione è dinamica e può essere effettuata più volte durante le cure ad un paziente, in rapporto ai problemi e alle condizioni del paziente stesso.
Le domande che un infermiere si pone per valutare i risultati raggiunti sono:• quale è la risposta del paziente all’assistenza infermieristica?• gli interventi sono stati efficaci nel migliorare lo stato fisico o emotivo del paziente?• il paziente ne ha tratto benefici?• le aspettative del paziente sono state soddisfatte?
Strumenti a supporto dell’assistenza clinica (1)
A supporto dell’attuazione dell’assistenza l’infermiere adotta diversi strumenti che si distinguono, per finalità, in strumenti di pianificazione , cioè che prescrivono e orientano l’agire infermieristico (rispondono alle domande: quale è il risultato che possiamo ottenere a breve termine rispetto a quel problema? Ogni quanto tempo?) e strumenti di documentazione che documentano l’esito degli interventi sul paziente (quali interventi ho attuato? Quali risultati sono stati ottenuti? Come ha reagito il paziente?).
Strumenti a supporto dell’assistenza clinica (2)
Gli strumenti di pianificazione possono essere:• monoprofessionali o • multiprofessionali
I piani di assistenza possono essere:• standard o• individualizzati.
I piani di dimissione.
Profili assistenziali, piani di cura (critical pathway o clinical pathway).
DIFFERENZIAZIONE
INTEGRAZIONE
Piani di Assistenza Standard Piani di Assistenza Personalizzati
Standardizzazione
Clinical Pathways
Personalizzazione
Piani di dimissione
Documentazione (1)
Ad integrazione degli strumenti che supportano il processo di pianificazione delle cure infermieristiche è necessario documentare l’assistenza erogata, la rivalutazione, gli esiti.
Gli scopi della documentazione sono molteplici: definire gli aspetti rilevanti dell’assistenza del singolo, mantenere la continuità assistenziale, distinguere l’attività infermieristica, valutare l’assistenza erogata, fornire dati per revisioni amministrative, fornire i dati necessari per la ricerca (Palese et al., 2006).
Documentazione (2)
Dal 1991 a livello internazionale è attivo un dibattito su questo tema; ad esempio, in ambito oncologico gli infermieri hanno concordato i dati essenziali necessari per descrivere i problemi, gli interventi e gli esiti dell’assistenza infermieristica oncologica e l’hanno chiamato Nursing Minimum Data Set(NMDS). Questi dati sono definiti in modo standard da personale esperto nell’assistenza di quell’area clinica, sono condivisi e rappresentano un orientamento da adottare nelle diverse Unità Operative.
Gli strumenti di documentazione dell’assistenza dovrebbero contenere il NMDS condiviso per l’ambito clinico a livello nazionale, per permettere di oggettivare e quindi confrontare i dati traendo conclusioni rispetto alla rilevanza dell’assistenza infermieristica e offrire quindi alla persona assistita un minimo standard di assistenza.
Quali risultati perseguite nella vostra pratica pro fessionale?
OUTCOMES
Quali sono i dati di cui avete bisogno per orientar e /raggiungere e documentare questi risultati?
Nursing Minimum Data Set
OUTCOMESEs: mantenimento dell’attivitàresidua
NMDS
STRUMENTO
• Accertamento iniziale• Accertamento periodico• Attività da svolgere a fronte degli esiti(eseguite/non eseguite)
Scheda di accertamento iniziale o periodica…..Lista di attività standard (con spazio per registrazione)…… .E ancora…… .
STANDARD D: PIANIFICAZIONE (1)
Il case manager deve identificare i bisogni immediati, a breve e a lungo termine ed in itinere, come pure sviluppare strategie di case management appropriate e necessarie ed obiettivi rivolti a quei bisogni.
STANDARD D: PIANIFICAZIONE (2)
In che modo dimostrarlo:Documentazione di informazioni e dati rilevanti e completi usando interviste ed altri metodi utili per sviluppare un piano di cura. Identificazione delle diagnosi del cliente, dei bisogni di assistenza, delle preferenze, ruolo preferito nel decision-making ed esiti finali del piano di cura.Convalida che il piano di cura sia coerente con la pratica basata su evidenza, quando queste linee guida siano disponibili ed applicabili.Organizzazione di obiettivi misurabili e indicatori all’interno di cornici temporali specifiche. Esempi di misure potrebbero includere l’accesso alla cura, valutazione del costo-efficacia dell’assistenza e qualità dell’assistenza.
Documentazione della partecipazione del cliente o del sistema di supporto del cliente nella compilazione del piano di cura; documentazionedell’accordo con il piano, compreso l’accordo con ogni cambiamento o aggiunta.Facilitazione al problem solving e risoluzione dei conflitti.Evidenza di aver sostenuto il cliente con informazioni e risorse, utili a prendere decisioni informate.Consapevolezza della massimizzazione degli outcome del cliente da tutte le risorse disponibili e dalle prestazioni.Compliance con le aspettative del finanziatore, rispetto a quante volte contattare e rivalutare il cliente o ridefinire obiettivi a lungo e breve termine.
STANDARD D: PIANIFICAZIONE (3)
CMSA, 2010
Bibliografia
Dochterman JM, Jones DA. (2003) Unifying nursing: the harmonization of NANDA, NIC, NOC. Washington DC: American Nurse Association.
Nanda International (2009). Diagnosi infermieristiche: definizioni e classificazioni 2009-2011. Ed. Italiana a cura di Calamandrei C. Milano CEA (cercate l’ultima edizione).
Wilkinson JM. (2007) Processo infermieristico e pensiero critico. (4°ed.or.) 2°edizione italiana (2009)a cura di Redigolo D. Milano CEA
Wilkinson JM. Diagnosi Infermieristiche con NOC e NIC. CEA (cercate l’ultima edizione).
STANDARD L: ADVOCACY (1)
Il case manager dovrebbe sostenere il cliente quando viene fornito il servizio, a livello dell’amministrazione, dei benefit e a livello della formulazione delle politiche.
STANDARD L: ADVOCACY (2)
In che modo dimostrarlo:Documentazione dimostrante:
la promozione dell’auto determinazione del cliente, l’informazione e la partecipazione alla presa di decisioni, l’autonomia, l’accrescimento e l’auto sostegno;la formazione da parte di altri fornitori di assistenza sanitaria e servizi per riconoscere e rispettare i bisogni, le resistenze (oforze?) e gli obiettivi del cliente;la facilitazione del cliente ai servizi necessari ed appropriati durante la formazione del cliente, della famiglia o del caregiver, sulle risorse disponibili all’interno dei setting di cura;
STANDARD L: ADVOCACY (3)
l’identificazione , la prevenzione e l’eliminazione di disparitànell’avere accesso alle cure di alta qualità e gli outcome sanitari del cliente correlati alla razza, alla etnia, alla provenienza e ad un background di migrazione; sesso, orientamento sessuale e stato coniugale; età, religione e credo politico; disabilità fisica, mentale o cognitiva; genere, identità di genere o espressione di genere; o altri fattori culturali;
l’advocacy per l’ampliamento o la costituzione dei servizi e per i cambiamenti centrati sul paziente all’interno della linea politica organizzativa e governativa.
Riconoscimento che l’advocacy al cliente può a volte confliggere con il bisogno di mantenersi in equilibrio fra i vincoli dei costi e le risorse limitate. La documentazione con cui il case manager pesa le decisioni con l’intento di sostenere l’advocacy del cliente, quando possibile.
Cos’è l’Advocacy?• Il concetto di advocacy non è né semplice
né univoco. • Esiste una corposa letteratura che ha
indagato questo concetto al fine di definirne il significato (Baldwin 2003, Bu & Jexewski 2006, Zomorodi & Foley 2009).
A cosa serve l’advocacy?• A proteggere le persone in posizione di
svantaggio. • I sistemi ospedalieri ed il potere proprio
degli operatori sanitari rendono i pazienti vulnerabili ed impotenti, così come LA MALATTIA.
Per definire l’advocacy
• Fattori antecedenti• Attributi• Fattori conseguenti
Fattori antecedenti• Relativi al paziente
– Stato di vulnerabilità
– Conflittualità derivante dalla necessità di dovere assumere decisioni.
• Relativi all’infermiere– Volontà di assumere il ruolo– Senso di responsabilità verso il paziente.
Attributi• Riconoscere i valori del paziente ed i
propri• Valutare e sostenere il processo
decisionale• Svolgere una intermediazione tra il
paziente e gli altri professionisti sanitari
Attributi• Riconoscere i valori del paziente ed i propri - relazione
terapeutica infermiere-paziente in cui viene assicurata la libertà e l’autodeterminazione del paziente.
• Valutare e sostenere il processo decisionale -Consiste nella promozione e nella protezione dei diritti dei pazienti ad essere coinvolti nell’assunzione delle decisioni e nel decision making.
• Svolgere una intermediazione tra il paziente e gli altri professionisti sanitari. Chi esercita l’advocacy agisce come intermediario tra il paziente, la sua famiglia e le altre persone significative e tra loro ed i professionisti sanitari.
1.a Riconoscere valore al paziente• Considerare il valore dell’individualità del
paziente, garantendo alla persona la possibilità di definire e perseguire i propri valori attraverso l’autodeterminazione.
• NB: L’advocacy può essere agita solo avendo una adeguata conoscenza del paziente e dei suoi valori e MAI presupponendo quali siano i suoi valori senza conoscerli realmente.
1.b Riconoscere i propri valori
• Per questo la conoscenza di sé stessi, dei propri valori e delle proprie attitudini e convinzioni è necessaria per esercitare l’advocacy.
• Solo così si possono mettere da parte le proprie posizioni per sostenere quelle degli assistiti.
Advocacy ≠ Paternalismo
Calpestare intenzionalmente le preferenze di una persona da parte di un altra persona, che giustifica le proprie azioni con la volontàdi determinare beneficio o evitare dei danni alla persona la cui volontà è stata calpestata.
Johnstone, 1999
Autonomia
Advocacy
Paternalismo
L’autonomia è l’abilità di pensare, decidere e agire sulla base di tali decisioni, senza avere paura di ritorsioni (Rubin 1998). Nell’assistenza sanitaria è spesso definita come il diritto di autodeterminazione, come il diritto di rifiutare o accettare un trattamento (Beauchamp & Childress 2001 )
Il contrario dell’autonomia èl’eteronomia, o assunzione di decisioni sulla base delle opinioni di altre persone.
Eteronomia
Quando si realizza il paternalismo?
Quando non si dà la possibilità al paziente di decidere, ossia quando non viene data una informazione sufficientemente dettagliata.
2.Valutare
• Questo attributo è finalizzato a supportare l’assunzione delle decisioni.
• Si realizza informando, consigliando ed educando.
• Prima di assumere la decisione il paziente deve essere messo a conoscenza delle implicazioni, delle conseguenze e delle opzioni alternative offerte.
3. Intercedere
• Consiste nel porsi tra le parti ed intervenire o mediare dove necessario.
• Questa funzione si esercita in modo particolare tra il paziente e i professionisti sanitari.
• L’esercizio dell’advocacy comporta che l’infermiere aiuti il paziente a superare le barriere esistenti rispetto al soddisfacimento dei propri bisogni.
Conseguenze
• Per il paziente– Sostegno all’autodeterminazione
– Disagio, se più professionisti svolgono questa funzione, non essendo in accordo tra loro.
• Per l’infermiere– Soddisfazione lavorativa– Rischio di conflittualità con gli altri
professionisti
Condizioni antecedentiInfermiere: volontà & responsabilità
Condizioni conseguenti
Positive Paziente: AutodeterminazioneInfermiere: Soddisfazione
NegativePaziente: DiscomfortInfermiere: Rischio di conflitti
Paziente: vulnerabilità & conflitto
Barriere (Hanks 2007)
• Conflitto di interesse tra il ruolo di advocate e il ruolo svolto nella struttura
• Mancanza di potere• Mancanza di formazione• Mancanza di tempo• Mancanza di supporto• Rischio di ritorsioni o punizioni
Esercizio di pensiero critico
• Vi chiediamo di riflettere, individuando un episodio in cui avete esercitato l’advocacy.
• Ritenete che sia una dimensione assistenziale applicabile nelle vostre realtà?
• Quali sono le barriere all’esercizio dell’advocacy?
• Quali sono i fattori favorenti l’esercizio dell’advocacy?
15 minuti per pensare e per scrivere qualche appunto…
… poi discussione.
CMSA, 2010