DAL PARLAMENTO Due Italie a confrontocon cui Il Presidente Renzi, il Ministro Alfano e l’Alto...

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MAGAZINE OGGI OGGI OGGI OGGI OGGI 2 17 MAGGIO 17 MAGGIO 17 MAGGIO 17 MAGGIO 17 MAGGIO 2015 2015 2015 2015 2015 OPINIONI & FATTI \ DAL PARLAMENTO Migranti e cultura: la speranza e i diritti dei primi e la necessità, per la seconda, di accorciare le distanze con i modelli formativi di altri Paesi Due Italie a confronto S U QUESTE colonne, qualche settimana fa, concludevo l’ultima corrispondenza parlando dei drammi dell’oggi e delle speranze del domani. I drammi dei migranti che scompaiono nel Mediterraneo, per i quali non c’è parola che possa bastare. La speranza di modificare, sia pure a distanza di tempo, l’approccio con le migrazioni e la cultura dell’accoglienza, ancora troppo appesantiti di spirito xenofobo. Ebbene, a distanza di qualche giorno i motivi di speranza sembrano prevalere sulle ragioni del pessimismo. La determinazione con cui Il Presidente Renzi, il Ministro Alfano e l’Alto Commissario Federica Mogherini, dopo le ultime inenarrabili tragedie, hanno affrontato la questione in sede europea è riuscita a vincere le resistenze dei partner europei e a produrre una prima svolta, da tempo auspicata. Senza dimenticare l’“Aiutateci a non vergognarci!” di Papa Francesco, che è stato un monito imbarazzante per molti governanti del mondo. L’Unione Europea assume finalmente una responsabilità collegiale di fronte all’onda dei richiedenti asilo fuggiti dalla fame e dalla guerra, decidendo di triplicare le risorse finora destinate ai Programmi Triton e Poseidon, di aiutare i Paesi d’origine dei partenti per rafforzare le possibilità di permanenza, di controllare meglio le frontiere dei Paesi contermini alla Libia e di intervenire per distruggere prima della partenza i barconi usati dai trafficanti di uomini. Naturalmente, la cosa più delicata è quest’ultima, considerata l’opposizione delle parti libiche, in conflitto tra loro ma unite nell’escludere operazioni di forza sul proprio territorio. Bene ha fatto l’Alto Commissario europeo Mogherini a investire della questione il Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma il cammino non è privo di insidie. L’essenziale è che ci si muova in avanti nel quadro di responsabilità condivise, cosa che finora è avvenuta in modo debole e discontinuo o addirittura è mancata. Certo, non si può sperare che i flussi si prosciughino per misure estrinseche o calate dall’alto, né che il Mediterraneo sia miracolosamente liberato dalle tragedie che in questi anni si sono succedute. E resta l’amarezza che per ridestare l’Europa dal suo cinico torpore ci siano voluti migliaia di morti innocenti. L’essenziale, comunque, è che si sia invertita la rotta e che finalmente i di Francesca di Francesca di Francesca di Francesca di Francesca La Marca (*) La Marca (*) La Marca (*) La Marca (*) La Marca (*) governanti europei si siano assunti delle responsabilità. Si parla, a proposito e spesso a sproposito, dell’usura della politica. Questa vicenda ci aiuta a capire che, come per tante altre cose, c’è la buona e la cattiva politica, quella che s’impegna per cambiare e per migliorare le cose, e quella che si limita a parlarne per ragioni di propaganda. Ebbene, su una materia così complessa e delicata, anche eticamente, prendiamo atto che è stato fatto un passo nella giusta direzione. (*) Deputata del PD eletta nella Circoscrizione Nord e Centro America diversità di linee è profonda: da un lato il tentativo del Governo e delle forze di maggioranza di imboccare con decisione la strada dell’autonomia degli istituti scolastici e della valutazione come criterio dirimente della qualità del lavoro formativo, con il necessario risvolto di una maggiore managerialità e produttività dell’intero sistema; dall’altro le preoccupazioni dei sindacati e degli operatori di evitare l’eccessiva gerarchizzazione che deriverebbe dalla figura di un dirigente scolastico dotato dei poteri di assunzione e di valutazione della qualità dell’insegnamento e soprattutto la volontà di tutelare il posto di lavoro acquisto o da acquisire. Due Italie a confronto: una che vuole accelerare, modernizzarsi, accorciare le distanze con i modelli formativi di altri paesi affini affermando la centralità del merito, collegare meglio la scuola al lavoro, a costo di creare qualche rottura con il passato e il presente; l’altra, non disponibile a mettere in discussione i diritti acquisiti come gruppo professionale e come singoli, che dà priorità all’occupazione e al carattere pubblico della formazione, che non vuole sacrificare quanto di buono c’è stato nella lunga vicenda della scuola italiana. Confronto aspro, si diceva, ma necessario, a conclusione del quale sarà comunque importante trovare un punto di comprensione e di equilibrio. La cosa che ci interessa da vicino è che in coda alla delega che il Parlamento si appresta a dare al Governo, c’è anche un riferimento alla promozione della lingua e della cultura italiana all’estero. Anche in questo caso siamo arrivati ad un bivio: se la delega debba limitarsi ad una rivisitazione della normativa precedente per farne un aggiornamento dopo decenni di onorato servizio o se si debba affrontare il tema di una riforma del sistema per mettere l’Italia sulla stessa strada sulla quale si sono già incamminati paesi come la Germania, la Francia e la Spagna, per limitarsi all’ambito europeo. Vedremo come il Parlamento si pronuncerà. Tornando alla speranza, è sempre un bene perseguirla e testimoniarla. Ma alla fine arriva sempre un punto in cui è doveroso verificare se la speranza di avere strumenti più adatti per formare le nuove generazioni abbia trovato nei fatti il suo riscontro e il suo inveramento. E questa è una valutazione che saremo un po’ tutti chiamati a fare con onestà intellettuale e senza pregiudizi di parte. 7 7 7 7 7 [email protected] prova finora, abbia portato allo scoperto un nodo complesso ma decisivo per il futuro dell’Italia. La questione dei precari da mettere in organico (il Governo ha promesso la sistemazione di 100.000 insegnanti che hanno vinto un concorso, ma non hanno trovato ancora un posto, mentre i sindacati chiedono impegni per altri 70.000-80.000 che sono abilitati ma non vincitori di concorso) rischia di avvelenare un confronto che dovrebbe IACE e molto lo stand della Regione Toscana all'Expo di Milano nella foto). Piace ai visitatori, molti stranieri, ma anche molti italiani che arrivano ed entrano, all'inizio quasi titubanti, poi accompagnati dalle hostess alla scoperta P di Laura di Laura di Laura di Laura di Laura Pugliesi (*) Pugliesi (*) Pugliesi (*) Pugliesi (*) Pugliesi (*) Toscana tra passato e presente: arte, sapori e innovazione delle meraviglie della Toscana, si coinvolgono e si divertono. «Vieni vieni - dice una moglie al marito - questa è la Toscana, la "nostra" Toscana». Sorridono alcune turiste bionde quando la hostess mostra il "profumo di Toscana" e ne regala loro una confezione, è omaggio, non si vende: servirà a ricordarvi il profumo di questa regione. Qualcuno vorrebbe spruzzarselo sul polso, il profumo, e la hostess è pronta: "No, no, è un profumo per ambiente, spruzzatelo a casa". Poi si fanno coinvolgere dal percorso, ammirano le immagini che scorrono, con le opere d'arte, visionano attentamente i pannelli delle "librerie", dove c'è tutto quello che rappresenta la Toscana, i suoi semi, le sue piante, le sue stoffe (c'è perfino il panno del Casentino, ma la versione esposta è blu e non arancio come da tradizione), poi c'è l'oro, in sottili lamine ma anche con le riproduzioni di raffinati gioielli etruschi. E già, anche gli Etruschi hanno fatto grande la Toscana.... Poi ci sono le essenze, i documenti dell'Accademia dei Georgofili, fra i quali due mappe del 1826 che mostrano vigneti dell'epoca e - sorpresa - alcuni sono "a rittochino", ossia disposti EXPO 2015 in verticale sulla collina, altri invece sono a "giropoggio", ovvero in orizzontale. Più avanti ci sono i tavoli dell'esperienza, e non solo si può ascoltare la Toscana, con i suoi suoni caratteristici, ma si possono annusare alcuni fra i più tipici dei suoi alimenti: olio, vino, panzanella, fagiolo zolfino... Poco più in là c'è la salvia "intelligente", quella che reagisce agli stimoli delle persone che, incuriosite, si accalcano intorno, e poi il famoso "polpo" robot della Scuola superiore Sant'Anna. Insomma un percorso che la Toscana la fa davvero vedere tutta, quella del passato e quella del presente, quella dell'arte e quella dell'innovazione. Un patrimonio che sarà utile, quando sarà finito il soggiorno ad Expo (il 28 maggio lo stand verrà smontato e si farà posto ad un'altra regione, la Sicilia). L'idea allora è quella di allestire le strumentazioni che oggi sono presenti a Rho in uno spazio all'interno della presidenza della Regione Toscana, in palazzo Strozzi Sacrati a Firenze. Il presidente della Regione, che ha visitato con interesse e grande apprezzamento lo stand a Milano, ne è convinto. E ha già incaricato l'assessore all'agricoltura, che ha la delega per Expo, di preparare il futuro percorso nella sede di palazzo Strozzi Sacrati a Firenze. Così le migliaia di visitatori che ogni giorno arrivano in piazza Duomo avranno l'occasione di avere, già da lì, un assaggio di cosa è la Toscana oggi. Tutta la Toscana, quella delle città d'arte, quella dei borghi, quella delle colline, del mare, della montagna. E la storia continua, protagonista sarà sempre la "Toscana del buon vivere". (*) “Toscana notizie” L’altra settimana, parlando di formazione delle nuove generazioni, parlavamo di speranza. Anche in questo caso, il discorso può uscire dalle generalizzazioni e legarsi a situazioni più concrete. In Parlamento abbiamo appena avviato l’esame del progetto di legge del Governo sulla “Buona scuola”. Chi segue le cose italiane, avrà ancora negli occhi le immagini dello sciopero e delle manifestazioni di piazza promosse dai sindacati e da una notevole parte di insegnanti e studenti, nel tentativo di contestare alcune impostazioni del provvedimento. Al di là delle schermaglie contrattuali, che avranno ulteriori sviluppi nelle prossime settimane, mi sembra di capire che Renzi, con la sua determinazione e con il coraggio del rischio politico di cui ha dato avere un maggiore respiro culturale e strategico. In modo del tutto libero, mi permetto di dire che nelle condizioni in cui oggi l’Italia si trova assumere un impegno di immissione nei ruoli della pubblica amministrazione di centomila persone non è certamente cosa da poco. Pongo, “al contrario”, solo un quesito: se la sentenza della Consulta sui rimborsi ai pensionati degli arretrati delle maggiorazioni legate al costo della vita (un colpo potenziale alle casse dello Stato di 16 miliardi!) fosse arrivata prima del disegno di legge sulla scuola, e non dopo, l’impegno del Governo sarebbe stato lo stesso? Insomma, è bene che tutti ragioniamo con senso di responsabilità. Ad ogni modo, il confronto è reale e la

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OPINIONI & FATTI \ DAL PARLAMENTOMigranti e cultura: la speranza e i diritti dei primi e la necessità, per laseconda, di accorciare le distanze con i modelli formativi di altri Paesi

Due Italie a confronto

SU QUESTE colonne, qualchesettimana fa, concludevo l’ultimacorrispondenza parlando dei drammidell’oggi e delle speranze del domani.

I drammi dei migranti che scompaiono nelMediterraneo, per i quali non c’è parola chepossa bastare. La speranza di modificare, siapure a distanza di tempo, l’approccio con lemigrazioni e la cultura dell’accoglienza, ancoratroppo appesantiti di spirito xenofobo.

Ebbene, a distanza di qualche giorno imotivi di speranza sembrano prevalere sulleragioni del pessimismo. La determinazionecon cui Il Presidente Renzi, il Ministro Alfanoe l’Alto Commissario Federica Mogherini,dopo le ultime inenarrabili tragedie, hannoaffrontato la questione in sede europea èriuscita a vincere le resistenze dei partnereuropei e a produrre una prima svolta, datempo auspicata. Senza dimenticarel’“Aiutateci a non vergognarci!” di PapaFrancesco, che è stato un monitoimbarazzante per molti governanti del mondo.

L’Unione Europea assume finalmente unaresponsabilità collegiale di fronte all’onda deirichiedenti asilo fuggiti dalla fame e dallaguerra, decidendo di triplicare le risorse finoradestinate ai Programmi Triton e Poseidon, diaiutare i Paesi d’origine dei partenti perrafforzare le possibilità di permanenza, dicontrollare meglio le frontiere dei Paesicontermini alla Libia e di intervenire perdistruggere prima della partenza i barconiusati dai trafficanti di uomini. Naturalmente,la cosa più delicata è quest’ultima,considerata l’opposizione delle parti libiche,in conflitto tra loro ma unite nell’escludereoperazioni di forza sul proprio territorio. Beneha fatto l’Alto Commissario europeoMogherini a investire della questione ilConsiglio di sicurezza dell’ONU, ma ilcammino non è privo di insidie. L’essenzialeè che ci si muova in avanti nel quadro diresponsabilità condivise, cosa che finora èavvenuta in modo debole e discontinuo oaddirittura è mancata.

Certo, non si può sperare che i flussi siprosciughino per misure estrinseche o calatedall’alto, né che il Mediterraneo siamiracolosamente liberato dalle tragedie chein questi anni si sono succedute. E restal’amarezza che per ridestare l’Europa dal suocinico torpore ci siano voluti migliaia di mortiinnocenti. L’essenziale, comunque, è che sisia invertita la rotta e che finalmente i

di Francescadi Francescadi Francescadi Francescadi FrancescaLa Marca (*)La Marca (*)La Marca (*)La Marca (*)La Marca (*)

governanti europei si siano assunti delleresponsabilità. Si parla, a proposito e spessoa sproposito, dell’usura della politica. Questavicenda ci aiuta a capire che, come per tantealtre cose, c’è la buona e la cattiva politica,quella che s’impegna per cambiare e permigliorare le cose, e quella che si limita aparlarne per ragioni di propaganda. Ebbene,su una materia così complessa e delicata,anche eticamente, prendiamo atto che è statofatto un passo nella giusta direzione.

(*) Deputata del PDeletta nella Circoscrizione

Nord e Centro America

diversità di linee è profonda: da un lato iltentativo del Governo e delle forze dimaggioranza di imboccare con decisione lastrada dell’autonomia degli istituti scolasticie della valutazione come criterio dirimentedella qualità del lavoro formativo, con ilnecessario risvolto di una maggioremanagerialità e produttività dell’interosistema; dall’altro le preoccupazioni deisindacati e degli operatori di evitarel’eccessiva gerarchizzazione che deriverebbedalla figura di un dirigente scolastico dotatodei poteri di assunzione e di valutazione dellaqualità dell’insegnamento e soprattutto lavolontà di tutelare il posto di lavoro acquistoo da acquisire.

Due Italie a confronto: una che vuoleaccelerare, modernizzarsi, accorciare ledistanze con i modelli formativi di altri paesiaffini affermando la centralità del merito,collegare meglio la scuola al lavoro, a costodi creare qualche rottura con il passato e ilpresente; l’altra, non disponibile a mettere indiscussione i diritti acquisiti come gruppoprofessionale e come singoli, che dà prioritàall’occupazione e al carattere pubblico dellaformazione, che non vuole sacrificare quantodi buono c’è stato nella lunga vicenda dellascuola italiana. Confronto aspro, si diceva,ma necessario, a conclusione del quale saràcomunque importante trovare un punto dicomprensione e di equilibrio.

La cosa che ci interessa da vicino è che incoda alla delega che il Parlamento si apprestaa dare al Governo, c’è anche un riferimentoalla promozione della lingua e della culturaitaliana all’estero. Anche in questo casosiamo arrivati ad un bivio: se la delega debbalimitarsi ad una rivisitazione della normativaprecedente per farne un aggiornamento dopodecenni di onorato servizio o se si debbaaffrontare il tema di una riforma del sistemaper mettere l’Italia sulla stessa strada sullaquale si sono già incamminati paesi come laGermania, la Francia e la Spagna, per limitarsiall’ambito europeo.

Vedremo come il Parlamento sipronuncerà. Tornando alla speranza, è sempreun bene perseguirla e testimoniarla. Ma allafine arriva sempre un punto in cui è doverosoverificare se la speranza di avere strumentipiù adatti per formare le nuove generazioniabbia trovato nei fatti il suo riscontro e il suoinveramento. E questa è una valutazione chesaremo un po’ tutti chiamati a fare con onestàintellettuale e senza pregiudizi di parte.

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prova finora, abbia portato allo scoperto unnodo complesso ma decisivo per il futurodell’Italia.

La questione dei precari da mettere inorganico (il Governo ha promesso lasistemazione di 100.000 insegnanti che hannovinto un concorso, ma non hanno trovatoancora un posto, mentre i sindacati chiedonoimpegni per altri 70.000-80.000 che sonoabilitati ma non vincitori di concorso) rischiadi avvelenare un confronto che dovrebbe

IACE e molto lo stand della Regione Toscana all'Expo diMilano nella foto). Piace ai visitatori, molti stranieri, maanche molti italiani che arrivano ed entrano, all'inizio quasititubanti, poi accompagnati dalle hostess alla scopertaP

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Toscana tra passato e presente: arte, sapori e innovazione

delle meraviglie della Toscana, si coinvolgono e si divertono.«Vieni vieni - dice una moglie al marito - questa è la Toscana, la"nostra" Toscana».

Sorridono alcune turiste bionde quando la hostess mostra il"profumo di Toscana" e ne regala loro una confezione, è omaggio,non si vende: servirà a ricordarvi il profumo di questa regione.Qualcuno vorrebbe spruzzarselo sul polso, il profumo, e la hostessè pronta: "No, no, è un profumo per ambiente, spruzzatelo acasa". Poi si fanno coinvolgere dal percorso, ammirano le immaginiche scorrono, con le opere d'arte, visionano attentamente ipannelli delle "librerie", dove c'è tutto quello che rappresenta laToscana, i suoi semi, le sue piante, le sue stoffe (c'è perfino ilpanno del Casentino, ma la versione esposta è blu e non aranciocome da tradizione), poi c'è l'oro, in sottili lamine ma anche con leriproduzioni di raffinati gioielli etruschi. E già, anche gli Etruschihanno fatto grande la Toscana....

Poi ci sono le essenze, i documenti dell'Accademia deiGeorgofili, fra i quali due mappe del 1826 che mostrano vignetidell'epoca e - sorpresa - alcuni sono "a rittochino", ossia disposti

EXPO 2015

in verticale sulla collina, altri invece sono a "giropoggio", ovveroin orizzontale. Più avanti ci sono i tavoli dell'esperienza, e nonsolo si può ascoltare la Toscana, con i suoi suoni caratteristici,ma si possono annusare alcuni fra i più tipici dei suoi alimenti:olio, vino, panzanella, fagiolo zolfino...

Poco più in là c'è la salvia "intelligente", quella che reagisceagli stimoli delle persone che, incuriosite, si accalcano intorno,e poi il famoso "polpo" robot della Scuola superiore Sant'Anna.Insomma un percorso che la Toscana la fa davvero vedere tutta,quella del passato e quella del presente, quella dell'arte e quelladell'innovazione.

Un patrimonio che sarà utile, quando sarà finito il soggiornoad Expo (il 28 maggio lo stand verrà smontato e si farà posto adun'altra regione, la Sicilia). L'idea allora è quella di allestire lestrumentazioni che oggi sono presenti a Rho in uno spazioall'interno della presidenza della Regione Toscana, in palazzoStrozzi Sacrati a Firenze.

Il presidente della Regione, che ha visitato con interesse egrande apprezzamento lo stand a Milano, ne è convinto. E ha giàincaricato l'assessore all'agricoltura, che ha la delega per Expo,di preparare il futuro percorso nella sede di palazzo Strozzi Sacratia Firenze. Così le migliaia di visitatori che ogni giorno arrivano inpiazza Duomo avranno l'occasione di avere, già da lì, un assaggiodi cosa è la Toscana oggi. Tutta la Toscana, quella delle cittàd'arte, quella dei borghi, quella delle colline, del mare, dellamontagna. E la storia continua, protagonista sarà sempre la"Toscana del buon vivere". (*) “Toscana notizie”

L’altra settimana, parlando di formazionedelle nuove generazioni, parlavamo disperanza. Anche in questo caso, il discorsopuò uscire dalle generalizzazioni e legarsi asituazioni più concrete. In Parlamento abbiamoappena avviato l’esame del progetto di leggedel Governo sulla “Buona scuola”. Chi seguele cose italiane, avrà ancora negli occhi leimmagini dello sciopero e delle manifestazionidi piazza promosse dai sindacati e da unanotevole parte di insegnanti e studenti, neltentativo di contestare alcune impostazionidel provvedimento. Al di là delle schermagliecontrattuali, che avranno ulteriori sviluppinelle prossime settimane, mi sembra di capireche Renzi, con la sua determinazione e con ilcoraggio del rischio politico di cui ha dato

avere un maggiore respiro culturale estrategico. In modo del tutto libero, mipermetto di dire che nelle condizioni in cuioggi l’Italia si trova assumere un impegno diimmissione nei ruoli della pubblicaamministrazione di centomila persone non ècertamente cosa da poco. Pongo, “alcontrario”, solo un quesito: se la sentenzadella Consulta sui rimborsi ai pensionati degliarretrati delle maggiorazioni legate al costodella vita (un colpo potenziale alle casse delloStato di 16 miliardi!) fosse arrivata prima deldisegno di legge sulla scuola, e non dopo,l’impegno del Governo sarebbe stato lostesso? Insomma, è bene che tutti ragioniamocon senso di responsabilità.

Ad ogni modo, il confronto è reale e la