Dal kantismo all’Idealismo

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Dal Kantismo all’Idealismo

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La massima incarnazione del Romanticismo filosofico è l'idealismo che, infrangendo i limiti conoscitivi posti da Kant, inaugura una nuova metafisica dell'infinito. L'idealismo risulta preparato da coloro che criticano i dualismi lasciati dal criticismo kantiano, cercando di trovare un principio unico sulla cui base a fondare una nuova filosofia.

Il dualismo fondamentale è rappresentato dalla distinzione tra fenomeno e noumeno.La contraddizione è rappresentata da un noumeno dichiarato esistente e insieme inconoscibile: ciò è filosoficamente inammissibile. Jacobi nel 1787osserva che o il criticismo è vero, e allora bisogna abolire la cosa in sè e ricondurre tutto al soggetto, o il criticismo è falso, e allora si deve ammettere la cosa in sé e tornare al realismo.

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Il ragionamento generale dei critici di Kant è il seguente: ogni realtà di cui siamo consapevoli esiste come rappresentazione della coscienza, la quale ultima funge, a sua volta, da condizione indispensabile del conoscere. Ma se l'oggetto risulta concepibile solo in relazione ad un soggetto che lo rappresenta, come può venir ammessa l'esistenza di una cosa in sè, ossia di una realtà non pensata e non pensabile, non rappresentata e non rappresentabile? La cosa in sé diventa un concetto impossibile..

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Questa critica interpreta la filosofia di Kant come una forma di idealismo della coscienza basato sulla doppia riduzione del fenomeno a rappresentazione e della rappresentazione a coscienza. Ma Kant ha identificato il fenomeno non con la rappresentazione ma con l'oggetto della rappresentazione e parla del noumeno come di un semplice concetto limite, facendo intendere che il fenomeno non è una rappresentazione o un'idea, che sta dentro la coscienza, ma un oggetto reale, anche se appreso tramite il corredo mentale delle forme a priori, in virtù delle quali esso risulta a punto un fenomeno

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Altra critica mossa a Kant è l'asserzione che afferma che la cosa in sé è causa delle nostre sensazioni: avrebbe applicato il concetto di causa ed effetto, che vale solo per il fenomeno e non per il noumeno. Kant afferma che il noumeno, per noi, non costituisce una realtà cui applicare le categorie, ma un semplice memento critico, uno promemoria che ci ricorda costantemente che l'oggetto ci è dato attraverso una rete di forme a priori.Queste critiche sono però ancora in un orizzonte gnoseologico, non ancora incentrato sulla tesi metafisica di un io creatore e infinito.

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La parola Idealismo a molti significati. In filosofia può indicare alcune visioni del mondo che privilegiano la dimensione ideale su quella materiale e che affermano il carattere spirituale della realtà vera (platonismo).Per idealismo gnoseologico intendiamo tutte quelle posizioni di pensiero che finiscono per ridurre l'oggetto della conoscenza a idea o rappresentazione (Cartesio, Berkeley, Kant).Per idealismo romantico o assoluto intendiamo la corrente filosofica post kantiana nata in Germania che fa dell‘Io penso il principio fondamentale della conoscenza . Esso è Trascendentale (vedi l’io penso di Kant) , Soggettivo (in contrapposizione a Spinoza) e Assoluto (sostiene la tesi che l'Io o Spirito è il principio unico di tutto e che fuori di esso non vi è nulla)

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L'idealismo sorge quando Fichte spostando il discorso dal piano gnoseologico al piano metafisico abolisce il fantasma della cosa in sè, ovvero la nozione di qualsiasi realtà estranea all'io, che in tal modo diviene una entità creatrice, fonte di tutto ciò che esiste, e infinita cioè priva di limiti esterni.

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Da ciò la tesi tipica dell'idealismo tedesco secondo cui tutto è spirito. Il termine spirito per Fichte è in ultima istanza la realtà umana considerata come attività conoscitiva e pratica e come libertà creatrice. Ora poiché nella realtà non c'è mai il positivo senza il negativo, la tesi senza l'antitesi, lo spirito, proprio per essere tale, ha bisogno di quella antitesi vivente che la natura. Questa concezione del mondo è dialettica. È lo spirito ad essere causa della natura, poiché quest'ultima esiste solo per l'io ed in funzione dell'io, essendo semplicemente il materiale, la scena della sua attività, ossia il polo dialettico del suo essere.

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Lo spirito crea la realtà nel senso che l'uomo rappresenta la ragion d'essere dell'universo, la natura esiste non come realtà a sé stante ma come momento dialettico necessario della vita dello spirito. La chiave di spiegazione di ciò che esiste, vanamente cercata dai filosofi fuori dell'uomo, ad esempio un Dio trascendente o nella natura, si trova invece dell'uomo stesso, ovvero dello spirito. Ma allora l'uomo coincide con l'assoluto e con l'infinito, cioè con Dio stesso, ossia con gli attributi fondamentali che la filosofia occidentale ha sempre riferito alla divinità.

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L'idealismo tedesco conclude che l'uomo stesso è dio, cioè soggetto che si costituisce tramite l'oggetto, la libertà che opera attraverso l'ostacolo, l'io che si sviluppa attraverso il non io. L’Idealismo è una forma di panteismo spiritualistico (Dio è lo spirito operante nel mondo, cioè l’uomo) che si distingue dal panteismo naturalistico (Dio è la Natura) o dal trascendentismo ebraico cristiano (Dio è Persona altra dall’universo). Esso è un monismo dialettico diverso dai dualismi metafisici e gnoseologici (dai Greci a Kant).