DAL CUORE D’ITALIA MARCHIGIANI & UMBRI · Attilio Mauri (Milano) Il fanese «spervén-gul»...

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Editoriale Il convegno su Fernando Palazzi al "Corriere" Il Miracolo di Bolsena Ricordi dell'altro secolo Clio Napolitano: la nostra First Lady La nostra voce: lettere al Professore Walter Tobagi: un eroe del nostro tempo Una marchigiana alla presidenza della Camera Leggende e tradizioni marchigiane e umbre Consigli per combattere il mal di schiena IN UESTO NUMERO Q Periodico semestrale dell’Associazione Marchigiani e Umbri di Milano e Lombardia - Anno 10° - n. 1 - Giugno 2013 - Sped. abb. postale - Diffusione gratuita Sede Legale: C.so Buenos Aires, 52 - 20124 Milano. • Redazione: Via Stendhal,19 - 20144 Milano • Aut. Trib. Milano n°613 del 28.09.1999 Con il patrocinio delle Regioni Marche e Umbria DAL CUORE D’ITALIA DAL CUORE D’ITALIA DI MILANO E LOMBARDIA MA RCHIGIANI & UMBRI www. www. MA RCHIGIANI & UMBRI

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• Editoriale

• Il convegno su Fernando Palazzi al "Corriere"

• Il Miracolo di Bolsena

• Ricordi dell'altro secolo

Clio Napolitano: la nostra First Lady•

• La nostra voce: lettere al Professore

• Walter Tobagi: un eroe del nostro tempo

• Una marchigiana alla presidenza della Camera

• Leggende e tradizioni marchigiane e umbre

• Consigli per combattere il mal di schiena

IN UESTO NUMEROQ

Periodico semestrale dell’Associazione Marchigiani e Umbri di Milano e Lombardia - Anno 10° - n. 1 - Giugno 2013 - Sped. abb. postale - Diffusione gratuitaSede Legale: C.so Buenos Aires, 52 - 20124 Milano. • Redazione: Via Stendhal,19 - 20144 Milano • Aut. Trib. Milano n°613 del 28.09.1999

Con il patrocinio delle Regioni Marche e Umbria

D A L C U O R E D ’ I TA L I AD A L C U O R E D ’ I TA L I A

DI MILANO E LOMBARDIA

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MARCHIGIANI & UMBRI

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Redazione: Via Stendhal, 19 – 20144 Milano

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Vanny Terenzi

[email protected]

Luciano Aguzzi, Edda Bartolucci, Anna Maria Broggi, Maria Dicorato,

Mimma Esposito, Antonello Madau Diaz, Fiorella Morici

Assoc. Marchigiani e Umbri di Milano e Lombardia

Restituta Castellaccio -

Giorgio Polverari (per le foto di pagina 4)

Tipografia Borroni snc

21042 Caronno Pertusella (VA)

Pubblicità non superiore al 45%

Aut. Trib. di Milano n. 613 del 28/09/1999

Sede legale: C.so Buenos Aires,52 – 20124 Milano

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Una primavera tormentata questadel 2013, sia per quanto riguardail tempo metereologico che nonvuole ancora saperne divolgere al bello, che ci propinadue giorni di sole e tre di pioggiae non ci permette di riporrepiumini e coperte di lana, sia sulversante della politica, piùtormentato, complesso e"nebbioso" che mai. Ma non éassolutamente questa la sede perparlare degli avvenimenti politici,anche se proprio questi ultimi cihanno dato lo spunto permettere in primo piano la figura didue donne marchigiane diorigine, diverse per età e peresperienze, ma entrambe inevidenza sulla scena nazionale:mi riferisco a Clio BittoniNapolitano, la moglie delPresidente della Repubblica,nata a Chiaravalle, alla qualededichiamo la copertina diquesto primo numero del 2013 ea Laura Boldrini, la neo presiden-te della Camera dei Deputati,originaria di Macerata, macresciuta in un paesino nellazona di Jesi. Entrambe laureate inGiur i sprudenza, entrambeautorevoli, sobrie ed eleganti,pragmatiche e indipendenti: duedonne impegnate sul fronte del

sociale e realizzate professional-mente. Per Clio Napolitano éstata necessaria questa secondastraordinaria elezione del maritoperché si parlasse un po' di piùanche di lei, sempre riservata nelsettennato precedente, tanto chepochi conoscevano la sua storia.Così come sconosciuta al grandepubblico era, prima della suaelezione, Laura Boldrini. Ci piacemettere in primo piano queste duefigure di donne straordinarie,forse grazie anche - almeno unpo' - alle loro origini, a quella terradi cui sono figlie. Per il restodiamo spazio, in questo numerodel giornale, anche a illustraretradizioni, leggende e storiepopolari dell'Umbria e delleMarche, che ci aiutano acomprendere sempre più a fondoi caratteri e la realtà attualedelle due Regioni. Pur nella loromodernità non rinunciano ailegami preziosi con il passato,all'interno di un universo culturalericco di valenze, di spunti, dirappresentazioni simboliche cheaffascinano ed emozionanoancora oggi il lettore, nonostanteil trascorrere dei secoli.

A tutti auguro una buona eserena estate!

Ho ricevuto, per posta elettronica,da un nostro Socio, "Ogni nota diblu", di Daniele Ciacci, una raccoltadi poesie in edizione on-linedell'editore ticinese 'Alla chiarafonte', che pubblica prevalentemen-te testi di poesia. Ho cominciato aleggere qualche cosa qua e là,come si fa normalmente prima diconsiderare se eliminare o menoquanto ricevuto, ma ben presto hodovuto ammettere che la lettura diquei versi ricchi di immaginiluminose mi avvinceva, come delresto la descrizione di angoli eluoghi di una Milano non conven-zionale, in cui spesso si sovrapponel'immagine evocativa di emozioni esentimenti (...tu rimani chiusa nellastanza, e forse sale / dalla darsenaun'aria di elegia) a una perfettatensione tra interiore ed esterno.D'altra parte in una recenteintervista a un sito di poesia, ilgiovane Ciacci ha detto: "Per me lapoesia é quel contatto fra l'io e lecose, un punto d'incontro sorpren-dente dove tutto il mondo sicalamita in un luogo di me stessoancora sepolto. E risorge. La realtà

é lo spazio in cui accade questoincontro, ed io parlo per essa piùche per me stesso...”.La raccolta "Ogni nota di blu"comprende venti liriche, divise indue sezioni, intitolate rispettivamen-te "Silosonte" e " A Funny Valentine"con modalità narrative differenti:una più lirica e l'altra più discorsiva,intercalata con frasi in inglese, checi rimandano immediatamente allapoesia americana dei Kerouac edei Ginsberg. Una voce, quella diDaniele Ciacci, già matura,sebbene abbia solo 26 anni e riccadi riferimenti che evocano autoricome Vittorio Sereni e Luciano Erba,ai quali ha dedicato studi approfon-diti per la sua tesi di laurea,conseguita in Lettere Modernepresso l'Università Cattolica delSacro Cuore di Milano. E latensione lirica tipica dei due"maestri" si rivela spesso nei suoiversi, come "...La tua anima nella miaanima stanca/ - perché eri casa edàncora straniera-/ aperta al mondo.Ed eri sempre tu / che torni in me..." oin un'altra breve poesia "All'aurora ticerco,/di schianto/ il tuo voltostampato sullo specchio. /Riflette leattese smarrite, / i profumi deidesideri,/ la luce/ e l'anima delgiorno."Daniele Ciacci é nato a Urbino nel1987, ma da sempre vive a Milano,lavora come giornalista presso ilsettimanale Tempi e collabora conPoesia, ClanDestino e Cenobio; lasua é una prima prova veramentedegna di nota, che apre ampiorizzonti per un futuro di successo.

di Vanny Terenzi

UN GIOVANE POETAVeramente degna di nota la raccolta di poesie "Ogninota di blu", opera prima del giovane Daniele Ciacci,marchigiano di nascita, milanese di adozione.

la nostra voce

V.T.

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El spervéngul

Caro Aguzzi,

trovandomi a Fano ho incontra-to il termine dialettale «sperven-gul», usato nel senso di «incubo»che viene a chi ha mangiatotroppo e ha il sonno agitato. Èpossibile saperne di più su que-sto termine dialettale che igno-ravo completamente?

Attilio Mauri (Milano)

I l fa n e s e« s p e r v é n-gul» (termineche in altrearee dialet-tali delle pro-v i n c e d iPe s a ro eUrbino e diAncona, si re-gistra anche

nelle varianti: spervéngl, sprovin-gol, spremìngolo e sprevéngolo) èun nome comune che si può tra-durre con: folletto, spiritello, diavo-letto, e solo in senso traslato e or-mai privato del suo senso magicolo si trova nei racconti dialettali an-che con il significato di «spaventa-passeri» e persino, impropriamen-te, di «incubo».Nella tradizione popolare questotipo di folletto viene rappresentatocon un piccolo corpo gibboso, conaspetto di vecchio, vestito di strac-ci, con un cappello rosso e scar-

pette fatte con gusci di noce.Ma ha il carattere di un bambino esi diverte a fare i dispetti, bonaria-mente per lo più, ma talvolta an-che malignamente. In particolare(da qui il significato traslato di «in-cubo») si dice che di notte va a pu-nire chi ha mangiato troppo sal-tandogli sulla pancia.Ha, insomma, caratteristiche ingran parte comuni al genere mito-logico-folcloristico dei «folletti», dicui gli studiosi hanno catalogato,nei vari Paesi europei, circa50.000 varianti.L'origine è antica, indoeuropea, earriva sino a noi attraverso la tra-dizione celtica che si è poi conta-minata con quella romana dei «la-ri», divinità tutelari della casa, equella dello spirito dei morti che,per scontare particolari penitenze,restano invisibili nei luoghi dove

hanno abitato in attesa di trasferir-si poi in purgatorio o in paradiso.Lo «spervengul» fa i dispetti, ma tal-volta aiuta gli uomini, protegge glianimali, difende la casa dai ladri.Però se viene offeso o se si cercadi scacciarlo, può legarsela al ditoe diventare cattivo. Ci sono perio-di in cui gli «spervengul» sono piùattivi: uno di questi è la notte di sanGiovanni (23-24 giugno), un'altroè l'ultima settimana di ottobre, in vi-cinanza del giorno dei morti e del-la tradizione celtica ora ritornatadi moda in Europa col nome diHalloween, ma da sempre presen-te nelle Marche centrosettentrio-nali.Dopo lo spegnersi delle tradizionioriginali popolari nel corso delNovecento, negli ultimi dieci annialcune sono state riprese, anche ascopo turistico, in chiave modernae obbligatoriamente eclettica, do-ve la tradizione si mescola con il

nuovo, con la moda e l'invenzione.È il caso delle tre giornate di fine ot-tobre che il Comune di Ostra dedi-ca, dal 1998, alla «Notte degliSprevengoli», occasione di richia-mo, con botteghe e mescite di vinoaperte e vendita di prodotti tipici,oggetti e merci varie, maschere ealtro: i tre giorni hanno il caratteredi rievocazione folcloristica, di fie-ra e di sagra popolare.

LETTERE AL PROFESSOREChi ha curiosità di carattere storico-culturale scriva a segreteria marchigianieumbri.info.Il Prof. Aguzzi risponderà alle vostre domande

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ANCONA - MILANO IN MENO DI TRE ORE

la nostra voce

Le Marche non più fanalino di coda nell'ambito dei collegamen-ti ferroviari nazionali.

La Regione più manifatturiera d'Italia ha finalmente collegamentiferroviari veloci con la capitale economica del nostro paese: lo scorso16 aprile é stata inaugurata la nuova linea ad alta velocità cheporterà i viaggiatori da Ancona a Milano in meno di tre ore e daPesaro in due ore e 34 minuti. Due saranno i collegamenti giornalieriandata/ritorno: partenza da Ancona alle ore 6.05, fermata a Pesaroalle ore 6,29 e arrivo a Milano Centrale alle ore 9,04 e tutta lagiornata proficuamente a disposizione fino al ritorno, da MilanoCentrale alle ore17,45, arrivo a Pesaro alle 20,12 e ad Ancona alle20,42. Fermate intermedie a Rimini e Bologna; certamente concor-renziale e vantaggioso rispetto al collegamento aereo Falconara-Milano. Ma non solo! Già nel mese di dicembre era stata annunciatadal gestore privato, con partenza da giugno, l'alta velocità tra leMarche e Milano: in questo modo i collegamenti saranno almenoraddoppiati e rafforzeranno - per dirla con il Presidente Spacca - "lamobilità e la connessione strategica della nostra comunità con i centrinevralgici nazionali e internazionali".

SOSTIENI LA NOSTRA ASSOCIAZIONE

La nostra Associazione da parecchi anni svolge la sua funzione diaggregazione, di promozione e di scambio, favorendo la crescita di

amicizia e di simpatia tra Marchigiani Umbri e non.Numerose sono le iniziative agevolate alle quali potrai partecipare

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Associazione Marchigiani e Umbri di Milano e Lombardia

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DAL CUORE D’ITALIADAL CUORE D’ITALIA

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Fernando Palazzi: marchigiano di nascita, milanese d'adozione

di Luciano Aguzzi

Si é tenuto a Milano, il 30 gennaio, nella Sala Montanelli del Corriere della Sera, in Via Solferino,il bel convegno organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera e Fondazione Mondadori incollaborazione con il Comune di Arcevia. Anche la nostra Associazione ha contribuito all'evento.

la nostra Presidente e il giornalista Beppe Severgnini

I relatori e il saluto del Sindaco di Arcevia

attualità e cultura

Fra i tanti marchigiani che hanno contribuito allavita culturale di Milano troviamo lo scrittoreFernando Palazzi (Arcevia, Ancona, 21 giugno1884 - Milano, 8 giugno 1962). Magistrato efecondo collaboratore, come critico letterario, didiversi periodici, nonché traduttore dal francesee dal tedesco, scrittore e autore di libri di testo,nel1922 Palazzi diede le dimissioni da magistra-to per dedicarsi a tempo pieno al giornalismo eall'attività letteraria e si trasferì a Milano, dovepoi visse fino alla morte, avvenuta nella suaabitazione di via Gustavo Modena 20.

A Milano collaborò con gli editori Unitas,Ceschina (per cui compilò opere di grandesuccesso quali l'Enciclopedia degli aneddoti,1935, e il Nuovissimo dizionario della linguaitaliana, 1939), Principato (per il quale scrissefortunati testi scolastici, fra cui una diffusissimaGrammatica i tal iana e moderna, eun'Enciclopedia della fiaba) e soprattuttoMondadori, per cui scrisse testi per i licei di cuialcuni superarono le venti edizioni.

Per la casa editrice Utet di Torino, con l'amicogermanista Vincenzo Errante, progettò, diresse ein parte scrisse la collana «La Scala d'Oro» cheha edito150 capolavori della letteratura di tutti ipaesi narrati ai bambini, e l'enciclopedia ilTesoro, per ragazzi.

L'intenso lavoro di collaboratore editoriale,tuttavia, non esauriva l'attività di Palazzi, che fusempre attivo anche come giornalista letterario.Fu, tra l'altro, collaboratore del «Corriere dellaSera» negli anni1931-1935 e di nuovo nel1945-1946.

Duole dire che su questo infaticabile operatoreculturale non esistono studi critici e biografici. Laprima pubblicazione critica, ma ancora troppo

esile e incompleta, è uscita inoccasione del Cinquantenariodella morte nella collana dei«Quaderni del ConsiglioRegionale delle Marche», conil titolo Fernando Palazzi. Unsilenzioso e operoso costrutto-re (Ancona, Regione Marche,2012, pp.108).

Milano, oltre a collaborarealla pubblicazione del volumecon i contr ibut i del laFondazione Arnoldo eAlberto Mondadori e dellaFondazione Corriere dellaSera, ha dedicato a FernandoPalazzi un interessanteincontro culturale che si èsvolto il 30 gennaio 2013

nella Sala Montanelli della FondazioneCorriere della Sera. Era presente un foltopubblico che comprendevaanche una delegazione delComune di Arcevia guidatad a l s i n d a c o An d r e aBomprezzi, il consigliereregionale Enzo Giancarli, giàsindaco di Arcevia, AlfieroV e r d i n i p r e s i d e n t edell'Accademia Misena diRoccacontrada, SimoneSpadoni sindaco di Morrod'Alba e altri venuti apposita-mente dalle Marche. Fra ilpubblico milanese vi era unaconsistente rappresentanzadell'Associazione Marchigianie Umbri di Milano eLombardia.

L'incontro è iniziato con

l'intervento di Renato Palazzi, nipote di Fernando(in aula, in prima fila, era presente anche la figliaRosetta Palazzi), ricco di aneddoti, di annotazio-ni biografiche e di considerazioni sul metodo dilavoro del nonno scrittore. Di seguito sonointervenuti, con relazioni che hanno ripreso icontenuti del libro, Vittorio Armanni dellaFondazione Arnoldo e Alberto Mondadori(profilo biografico di Palazzi), MargheritaMarvulli della Fondazione Corriere della Sera(Palazzi e il «Corriere della Sera»), ElisaRebellato della Biblioteca dell'Archiginnasio diBologna (Palazzi direttore de «La Scala d'Oro»).Vittoriano Solazzi, presidente dell'Assemblealegislativa delle Marche, ha concluso la seriedegli interventi previsti dal programma. Fuoriprogramma si sono aggiunti gli interventi delsindaco di Arcevia Andrea Bomprezzi e dellochef che ha brevemente ricordato i prodottitipici marchigiani e ha introdotto il pubblico alladegustazione del buffet conclusivo.

Vittoriano Solazzi e Andrea Bomprezzi hannoringraziato pubblicamente, per la collaborazio-ne data alla riuscita dell'incontro, l'AssociazioneMarchigiani e Umbri di Milano e Lombardia edin particolare la presidente Vanny Terenzi,presente in sala.

Il pomeriggio si è concluso con un ricco buffetofferto da alcuni ristoratori di Arcevia, a base diprodotti tipici locali, tra cui la polenta prodottacon mais Ottofile di Roccacontrada, ciauscolo,formaggi, vini Verdicchio e Lacrima di Morrod'Alba e lo speciale pane di mais del panificioPagnani.

FOTOGRAFIE DI GIORGIO POLVERARI

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RICORDI DELL'ALTRO SECOLO....

Benché io viva a Milano ormai dapiù di cinquant'anni, e abbiafrequentato la scuola superiore inuno dei più famosi Licei Classicidella città oltre ad una prestigiosaUniversità, non ho mai dimenticatodi essere figlio delle Marche. Diuna Regione che ancora oggi moltimilanesi dichiarano di nonconoscere a sufficienza; per questomi piace parlarne appena posso,perdendomi a volte nel gran maredei ricordi, forse nella speranza direndere attuale un tempo felice cheragionevolmente non tornerà! Finoai tredici anni, dunque, ho vissuto inun delizioso paese in provincia diAncona, nella zona preappennini-ca del fabrianese, a non moltichilometri dal confine con l'Umbria.La mia è stata un'infanzia spensie-rata e felice, fatta di passeggiatefuori dalle mura medievali dellacittadina, verso le colline e i ruscellidella campagna che rappresenta-vano, per noi bambini, un immensoparco giochi naturale. Ma i ricordipiù intensi si riferiscono allenumerose feste di paese, alle qualitutti partecipavano, con unentusiasmo oggi forse pococomprensibile, in un'epoca comequella attuale che vede crescere,purtroppo, individualismi edegoismi ovunque.Negli anni cinquanta del secoloscorso, dopo la terribile esperienzadella guerra, la gente aveva vogliadi tornare a vivere in serenità e disentirsi parte di una comunitàfinalmente in pace; quale miglioreoccasione di festa della ricorrenzadel Santo Patrono? In un paese incui le automobili non invadevanoancora ogni angolo disponibile distrada, le varie associazioni simettevano al lavoro con settimanedi anticipo per preparare festeg-giamenti superbi: ho ancora oggiun ricordo vivissimo della gioia concui, piccoli, giovani e adulti cidedicavamo alla raccolta dei fioriche dovevano servire per"l'infiorata" delle strade su cuisarebbe passata la processione.Siccome la festa del Patronocadeva ai primi di giugno, tantissimierano i fiori a disposizione: dalleginestre fondamentali per i fiorellini

splendenti di gialla luce solare aipapaveri già spuntati in mezzo algrano quasi maturo, alle roseprofumate dei giardini e degli ortiche coprivano tutte le sfumaturedella gamma dei rosa fino al rossointenso, al bianco candore dellemargherite, per non parlare deiviola dei giaggioli e dell'azzurrodei fiordalisi...insomma un autenticoarcobaleno di petali che con maniesperte sfogliavamo in ceste diviseper colore. La notte prima dellafesta "gli artisti" disegnavano in

terra, lungo il corso principale dovesarebbe passata la processione,immensi disegni con i gessetticolorati, che poi via via altriandavano riempiendo di petali, nelrispetto assoluto dei colori stabilitidai disegnatori. Io, bambino di sei osette anni, li guardavo incantatomentre creavano immagini sacre,grandi calici e ostensori, e tuttosembrava miracoloso, compreso ilfervore che animava gli abitanti.E che meraviglia le ghirlandeintrecciate che si esponevano allefinestre, con le coperte piùpreziose, magari ricamate dallebisnonne, a rendere solenneomaggio alla statua del Patrono.Oggi purtroppo tutto questo nonesiste più: il ritmo frenetico della vitamoderna toglie ogni possibilità didedicare il proprio tempo adiniziative di questo genere, iltraffico intenso anche nelle piccolecittadine e nei paesi di provinciaimpedisce che le strade restino adisposizione, per almeno un giornoe mezzo, di queste secolari

iniziative. Neanche il rito della ViaCrucis per le strade del paese,ovviamente, viene più osservato: unrito che ai miei occhi di bambinoaveva una componente di dolore edi timore autentici, di sofferenzapersino, indotta dalle musiche sacrepiene di drammaticità, dalle paroledel sacerdote che descrivevano,strada facendo davanti alle varie"stazioni" l'agonia del Cristo. Realtàe fantasia si mescolavano in modoperfetto e allora mi stringevo,facendomi piccolo piccolo, alle

ampie gonne nere della mia nonna,una divisa quasi obbligatoria per ledonne anziane, come del resto lacrocchia di capelli grigi, puntati conle forcelle di osso o di tartaruga.Era quello l'aspetto della nonna alquale tutti eravamo abituati e cheincuteva, inutile dirlo, un granderispetto.Un ricordo vivissimo, per me, èanche quello legato alla festa di S.

Giovanni, che cade il 24 giugno;rammento le decine e decine difuochi che punteggiavano lacampagna fino al mare: unospettacolo emozionante quello chepotevo vedere dal balcone dellacasa dei nonni che dominava lavallata fino al mare.Ma quello che entusiasmava noiragazzi erano i preparativi dellezucche e delle bottiglie da metteresui davanzali delle finestre la seraprecedente la festa: la tradizionepopolare voleva che in quella nottepassassero le streghe e allora noibambini trascorrevamo il pomerig-gio a scavare le zucche rotonde epolpose fino a vuotarle. Poiintarsiavamo occhi, naso e bocca einfine le ponevamo sul davanzaledella finestra con dentro unacandela che le il luminava:maschere orribili che dovevanospaventare le streghe e tenerlelontane dalle abitazioni! Nelcontempo si rispettava ancheun'altra antica consuetudine: siinserivano in alcune bottiglie piened'acqua delle chiare d'uovo cheavevano tutta la notte perespandersi nella bottiglia eformare, con i loro filamenti opachie sottili, i disegni più incredibili, chesi cercava poi di interpretare comesegni quasi premonitori: soprattuttole ragazze da marito, che"desideravano" vedere in quelleramificazioni fantastiche qualchecosa che alludesse a un prossimomatrimonio....i single non eranoancora di moda !!

Sul filo della memoria, una bella pagina di testimonianze su un mondo che va ormai scomparendo.

arte e cultura

di Lino Mancini

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attualità e cultura6

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STORIE E LEGGENDE UMBRE: IL MIRACOLO DI BOLSENA E IL DUOMO DI ORVIETOSecondo la tradizione a Bolsena avvenne il "miracolo eucaristico" che diede origine allafestività del Corpus Domini, istituita da Papa Urbano IV, con la Bolla Transiturus de hocmundo l'11 agosto 1264. Orvieto custodisce oggi, nel suo Duomo, le reliquie del miracolo.

EVENTI

Ad Orvieto é fortemente radicata la tradizione che racconta come il magnifico Duomo, innalzato sul punto più altodella città, sia stato costruito appositamente per custodire le reliquie testimoni del miracolo eucaristico di Bolsena:un'opera di straordinaria bellezza, progettato da Arnolfo di Cambio nel1290 in forme tardo romaniche, poi instile gotico da Lorenzo Maitani e terminato quasi tre secoli più tardi alla fine del1500. In realtà non ci sono provedocumentate che il Duomo sia stato costruito a seguito del miracolo di Bolsena e della festività del Corpus Dominisuccessivamente istituita, come affermò Giovanni Paolo II in occasione della sua visita proprio ad Orvieto il 17giugno1990, ma sicuramente la Cappella del Corporale, dove sono conservate le reliquie nel tabernacolo inmarmo opera di Nicola da Siena, fu costruita appositamente per questo.

Ha origini lontane la storia del miracolo, addirittura in Boemia, dove un sacerdote del luogo, Pietro da Praga, tra il1263 e il1264, stava vivendo un periodo di travagli e insicurezze riguardo alla reale presenza di Cristo nell'ostiache ogni giorno consacrava durante la celebrazione della messa. E il dubbio era diventato talmente insopportabi-le che il povero sacerdote decise di intraprendere un pellegrinaggio a Roma, centro della cristianità, per pregaresulla tomba di Pietro, il primo papa e il simbolo stesso della Chiesa. In effetti la preghiera e la penitenza servirono arassicurarlo, e ripartì dalla città eterna per far ritorno in Boemia. Durante il viaggio pernottò a Bolsena, sulla ViaCassia, nella Chiesa di Santa Cristina . Ma proprio la storia della Santa che aveva accettato il martirio senza vacillare, gli fece sentire la sua inadeguatezzae i dubbi ricominciarono a tormentarlo. Al mattino celebrò messa e proprio durante questa celebrazione, all'atto della consacrazione avvenne il prodigio:l'Ostia che stava consacrando cominciò a gocciolare sangue, che intrise non solo il corporale e il calice, ma macchiò con numerose gocce anche il marmodell'altare e i gradini. Ovviamente Pietro da Praga aveva risolto tutti i suoi dubbi e andò subito dal papa Urbano IV che si trovava ad Orvieto. Un inviato delpapa, proprio il vescovo di Orvieto, si recò successivamente a Bolsena per indagare sul caso, accompagnato, si dice, nientedimeno che da due teologi dispicco quali Tommaso d'Aquino e Bonaventura da Bagnoregio; e il vescovo si narra sia tornato ad Orvieto con la sicurezza dell'avvenuto miracolo e con lereliquie intrise di sangue, che furono subito conservate nella cattedrale di Santa Maria Prisca.

Non solo a seguito del miracolo di Bolsena, ma anche per altre proposte che gli erano pervenute di creare una festa solenne in onore del SantissimoSacramento, fra cui quella della Beata Giuliana di Cornillon da Liegi, Urbano IV nel1264 decise di istituire la solennità del Corpus Domini, che avrebbe

dovuto celebrarsi il giovedì dopo l'ottava di Pentecoste. L'11 agosto1264 il papa promulgò labolla "Transiturus", grazie alla quale la solennità diventava realtà, affidando proprio a Tommasod'Aquino il compito di comporre l'Ufficio del Corpus con i testi per la liturgia in tutte le sue parti.E' a questo punto che la tradizione popolare racconta che per custodire le sacre reliquie delmiracolo di Bolsena la vecchia cattedrale sembrava vecchia e inadeguata, e per questo sidecise di costruirne una nuova , all'altezza di quanto contenuto, e fu allora iniziata la costruzio-ne del Duomo di Orvieto. Che tale notizia corrisponda alla realtà oppure sia frutto solo dileggenda, questo non é senz'altro determinante, ciò che é invece sicuro é che le reliquie, comeabbiamo già detto, sono conservate ancora oggi nel complesso del Duomo. Nella Cappelladetta " del Corporale" sono state trasferite infatti , all'incirca nel 1363, l'Ostia e il corporale(cioè il panno di lino usato durante la messa per coprire il calice con le ostie consacrate) e lestesse sono oggetto di grande culto da parte degli orvietani del nostro tempo, perpetuandoquella devozione che diede origine alla raccolta di fondi per la costruzione del duomo. Nellachiesa di Santa Cristina a Bolsena, luogo testimone del miracolo, é ancora oggi conservato ilmarmo dell'altare su cui Pietro da Praga celebrò la fatidica Messa.

La storia

L'istituzione della festa del Corpus Domini

Reliquiario del Corporale di BolsenaPer il 750° anniversario del Miracolo Eucaristico di Bolsena (1263-2013) sabato 8 giugno2013 si terrà a Orvieto una grande giornata di festa e di riflessione spirituale in programmanella Piazza del Duomo: sarà un'occasione non solo di raccoglimento, ma anche di grandespettacolo, che possa degnamente ricordare il Miracolo del Corpus Domini e diventareappuntamento annuale per le numerose persone che visitano Orvieto. Sono in programmauna grande e spettacolare festa medievale di piazza, alle ore18, con il prestigioso CorteoStorico, gli sbandieratori dei Borghi e Sestieri Fiorentini, alcune rappresentanze della Partitaa Scacchi di Marostica. Ma il clou della giornata sarà la rappresentazione del DrammaSacro "Miracolo de lo Sacro Corporale" che si svolgerà sul sagrato del Duomo alle ore21,30: un libero adattamento di Giuseppe R. Baiocco del Dramma sacro di anonimo del'300, con la regia di Maurizio Panici e l'ausilio delle più moderne tecnologie visuali edacustiche. Tra gli attori coinvolti anche Paola Gassman e Luigi Diberti .

di Antonello Madau Diaz

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Direttamente proporzionaleall'avanzare della tecnologia e delprogresso scientifico é stata, inquesti ultimi anni, la riscoperta delletradizioni popolari e delleleggende legate al territorio,considerate come un patrimonioculturale e sociale da non disper-dere, una ricchezza che, prove-niente dal passato, spiega eillumina il presente. Numerosissimesono le leggende e le storiepopolari marchigiane, come anchetestimonia il bel volume di AntonioDe Signoribus "Segreti e storiepopolari delle Marche", dal qualeabbiamo tratto alcune di questenotizie.

Situato in provincia di AscoliPiceno, vicinissimo al confine conl'Umbria, é anche definito "il lagocon gli occhiali", per la forma deisuoi invasi comunicanti cherichiamano, appunto, quella degliocchiali. E' uno dei pochi laghiglaciali delle Marche e ospita unpiccolo crostaceo rossastro dipiccolissime dimensioni rigorosa-mente protetto: é infatti proibitobagnarsi nel lago per noncalpestare le uova del "chirocefa-lo".

La tradizione popolare vuole cheproprio in questo lago, consideratocosì particolare sia sprofondato ilcorpo di Ponzio Pilato, ucciso aRoma da Tiberio, messo in un saccoe collocato su un carro di bufaliche, peregrinando senza unaguida, fecero precipitare nel lago illoro particolare carico. NelMedioevo nacque la fama sinistra

del lago, come luogo abitato dastreghe e negromanti e fu proibitopersino di avvicinarsi ad esso.

I due amanti resi eterni da Dantecome protagonisti del quinto cantodell'Inferno non hanno sicuramentebisogno di presentazioni, ma forsepochi sanno che il Castello in cuiavvenne il duplice omicidio fuquello di Gradara, residenzaestiva dei Malatesta, dove ancoraoggi é visibile la camera di tortura,e la fossa in cui gettavano nellacalce viva i corpi dei giustiziati. Equesto spiega, forse, la grandecrudeltà di Gianciotto, il maritotradito di Francesca, che uccise apugnalate sia il fratello PaoloMalatesta, sia la bella moglieFrancesca da Polenta, colpitanell'estremo tentativo di difendere ilgiovane amante. L'avvenentefanciulla era, come si sa, rimastavittima a sua volta dell'inganno delmarito che, gobbo e sciancato, purdi prenderla in moglie, le avevafatto credere che sarebbe andatain sposa all'affascinante e giovanePaolo. Nel 1790 si trovò nelCastello uno scheletro di donna,con vesti elegantissime e sfarzosigioielli: per la fantasia popolareresterà per sempre la certezza chequello era il corpo della sfortunataFrancesca.

Soprattutto nel Maceratese é vivaancora oggi la tradizione della

Pasquella, vale a dire l'Epifania,considerata la prima festadell'anno. E' la prima Pasquadell'anno, così chiamata perdistinguerla dalla Pasqua maggio-re. Non solo nelle Marche, maanche in Umbria e in Romagna lavigilia dell'Epifania si usava chealcuni gruppi di suonatori, per lo piùdi organetto, fisarmonica etamburelli, girassero per le vie delpaese cantando stornelli o storielegate al paese e alle variefamiglie nelle cui case essisostavano: quasi un lungo raccontoepico in musica delle vicende dellefamiglie per lo più contadine. Incambio delle loro performancecanterine i "pasquellotti" riceveva-no doni mangerecci e appetitosi:salsicce, uova, polli e i prodottidella campagna tipici del periodo.

L a t r a d i z i o n e p o p o l a r edell'arceviese racconta di unafanciulla, sicuramente la più belladel paese, rapita dal diavolo ilgiorno dell'Ascensione, quandostava festeggiando con i compae-sani la ricorrenza religiosa tra le piùimportanti dell'anno, duranteun'allegra merenda nel bosco. Daallora in quella macchia folta einestricabile sul monte Sant'Angelo,si poteva sentire distintamente,durante il giorno, il rumorecadenzato e ritmico, sempreuguale a se stesso, del telaio.Mentre la notte veniva sostituito,distintamente, da gemiti e singhioz-zi femminili . Si racconta anche cheil telaio al quale lavorava la bellafanciulla rapita si trovava , insiemead un incommensurabile tesoro, inuna grotta custodita dal diavolo inpersona!

Numerosissime sono le feste checelebrano l'arrivo della primavera,la natura che rinasce , la fertilità

della terra, ma senz'altro la più"colorata" é quella che si svolge aPolverigi la notte prima dell'inizio dimaggio, il mese per eccellenza delrisveglio della natura: e proprio inquella notte si celebra l'usanza diinfiorare con variopinti mazzi difiori o con i caratteristici "maggi" leporte delle case delle ragazzegiovani e belle, corteggiate eomaggiate dai giovanotti innamo-rati.E fin dai tempi più antichi il"maggio", cioè il ramo fiorito che siappendeva alle porte dellaragazza del cuore, venivaconsiderato il simbolo del risvegliodella natura e la testimonianza delsuo potere di rinascere dopo i bruttigiorni dell'inverno.Ma spesso non mancava in questiriti anche una componente ironicae un po' perfida: infatti se alle belleragazze andavano gli omaggifloreali e le serenate dei maschi,alle bruttine veniva appeso allaporta di casa un mazzo disambuco, naturalmente il tuttodurante la notte e in gran segreto!Oggi la tradizione dell'infiorata édiventata a Polverigi una preziosaattività : decine di donne di tutte leetà, infatti, hanno riscoperto questaantica arte povera e nei mesiprecedenti la festa si apronolaboratori dove vengono creaticentinaia e centinaia di fiori dicarta multicolori che abbellirannosoprattutto le porte e le finestre delcentro storico, tra profumi diantiche taverne; un vero godimen-to per gli occhi.

Il Lago di Pilato

Paolo e Francesca

La Pasquella

La bella al telaio

L'infiorata di Polverigi

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MARCHIGIANI & UMBRI

TRADIZIONI E LEGGENDE MARCHIGIANE: dal Lago di Pilato alla Pasquella,dal Castello di Gradara alla Bella al telaio, all'Infiorata di Polverigi; una serie di leggendee tradizioni popolari alcune delle quali vive ancora oggi nelle diverse province marchigiane.

attualità e cultura

di Vanny Terenzi

Castello di Gradara

Arcevia

Chirocefalo

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MARCHIGIANI & UMBRI8 di Vanny Terenzi

Da oltre cinquant'anni, con intelligenza e discrezione, al fianco del marito Giorgio Napolitano.E‘ MARCHIGIANACLIO BITTONI NAPOLITANO:

Ci è voluta la seconda elezione del marito Giorgio alla presidenza della Repubblica per sollevarequel velo di discrezione che ha sempre contraddistinto la vita di Clio Bittoni, la first lady italiana, nataa Chiaravalle, la cittadina famosa per avere dato i natali a Maria Montessori, in provincia di Ancona,il10 novembre1934, da Amleto Bittoni e da Diva Campanella, convinti antifascisti, che la concepironoquando si trovavano in confino a Ponza, dove avevano conosciuto un compagno greco che avevauna figlia di nome Clio, mitologica musa della storia. E questo nome, laico e inusuale, fu scelto daiconiugi Bittoni per la loro bambina, così come scelsero Talia (mitica musa della commedia) per l'altrafiglia. I nonni materni, poi, battezzarono di nascosto, anche con il nome di Maria, la piccola Clioche trascorse la sua infanzia con i genitori impegnati in politica e nel sociale. Spesso accompagnavala mamma, subito dopo la Liberazione, nella locale sezione del Partito Socialista e l'atmosfera che sirespirava in famiglia non poteva certamente non influenzare la sua formazione anche politica.

Dopo la Scuola Media Clio frequenta a Jesi, dal1949 al1954, il Liceo Classico Vittorio Emanuele II, nelquale é ritornata il12 dicembre 2012 per i festeggiamenti dei150 anni della scuola: un'occasione perrivedere almeno una decina dei suoi vecchi compagni e per rivivere, anche attraverso le domandedei giornalisti, gli anni degli studi trascorsi nelle Marche, che poi abbandonerà per trasferirsi a Napolidove si era iscritta alla Facoltà di Giurisprudenza e dove conseguirà la Laurea, e successivamente aRoma, dove inizierà la pratica per diventare avvocato. Durante la cerimonia di commemorazionedell'anniversario del Liceo, tenutasi al Teatro Pergolesi, Clio era accompagnata dalla sorella Talia edha avuto un'accoglienza piena di affetto e di ammirazione: molti suoi ex compagni di scuola raccon-tavano che Clio era di sicuro la più brava e la più bella della classe e che molti studenti eranoinnamorati di lei! E in effetti, a guardare una foto dell'epoca in cui frequentava il Liceo, fasciata da unleggero abito bianco, in occasione di una gita sul lago di Como, si è facilmente disposti a credere alleparole dei suoi vecchi compagni. Raccontando di quegli anni, la prima signora della Repubblicaevidenzia la sua vita di studentessa impegnata politicamente, rigorosa negli studi, indipendente nelgiudizio: impegno, rigore, indipendenza che saranno le linee guida anche della sua vita futura.Conseguita la Laurea in Giurisprudenza si sposta a Roma, dove inizia a far pratica presso uno studiolegale specializzato in Diritto del Lavoro: farà per parecchi anni la libera professione e successiva-mente, nel momento del ritorno a Roma per il procedere della carriera politica del marito, sceglieràdi abbandonare la libera professione e di lavorare all'Ufficio Legislativo della Lega delleCooperative, fino a diventarne responsabile. Questa scelta fu fatta nel rispetto della famiglia e degliimpegni conseguenti, dimostrando ancora una volta quanto valesse per lei il mondo degli affetti .Ma lascerà anche questo suo prestigioso incarico nel1992, quando il marito diventerà Presidentedella Camera. "Mi sembrava inopportuno continuare, essendo le mie controparti i presidenti dellecommissioni parlamentari, la presidenza del Consiglio e altri organismi istituzionali...." dirà in un'intervista a Paola Severini.

A Roma conosce il giovane deputato Giorgio Napolitano , si sposano nell'ottobre del1959, in Campidoglio, testimone Gerardo Chiaromonte: quasicinquantaquattro anni di matrimonio "vecchio stampo", ma Clio non é di sicuro la donna sempre accondiscendente al servizio del marito. Il loro é

piuttosto un solido equilibrio basato sulla diversità e complemen-tarietà, un rapporto paritetico che arricchisce entrambi.Razionale e pacato il nostro Presidente, più immediata e amantedella battuta la Signora Clio: entrambi riescono a ricavare,dalla diversità dei loro caratteri, un motivo in più di riflessione e diapprofondimento. Importante anzi fondamentale é però la loroidentità di fondo, la comunanza di ideali e di convincimentipolitici. " Non avrei mai potuto sposare un uomo che non lapensasse come me. Questo proprio sarebbe stato impossibile"ha detto sempre in occasione dell'intervista a Paola Severini,intervista riportata nel libro "Le mogli della Repubblica", editoreBaldini, Castoldi, Dalai.Dopo i primi anni trascorsi a Napoli e la nascita dei due figliGiovanni e Giulio ( che regaleranno poi alla coppia presiden-ziale anche i nipoti Simone e Sofia) i coniugi Napolitano sitrasferiscono a Roma, anche per il procedere della carrierapolitica di lui: quando Giorgio Napolitano fu eletto Presidente

Gli studi e la realizzazione professionale

Il matrimonio con Giorgio Napolitano

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Eustache Le Sueur (sec XVII) - Clio, Euterpe e Talia

DI CHIARAVALLE LA PRIMA SIGNORA DELLA REPUBBLICAdella Camera , Clio decise di seguirlo nell'appartamento in dotazione al Presidente che era stato di Nilde Jotti, ma non volle abbandonare il loroappartamento a Monti quando il marito diventa Ministro dell'Interno, difendendo con forza la sua vita privata che voleva soprattutto "normale",

rifiutando con fermezza la scorta. Così come alla normalità ha educato e cresciuto i suoi figli,accompagnandoli persino allo stadio nonostante non capisse nulla di calcio. Così come non ha maiabbandonato le amicizie di una vita: da Letizia Berlinguer, la vedova di Enrico a Bruna Bellonzi, lavedova di Sandro Curzi, a Franca Ciampi, forse la first lady italiana più amata, con la quale condivi-de valori di vita vissuta, nonostante esperienze diverse.

Se Franca Ciampi hainaugurato un modo nuovo diessere la mogl ie delPresidente della Repubblica,sempre presente accanto almarito, schietta e comunicati-va, Clio Napolitano haimposto di sè, anche comep r i m a s i g n o ra d e l l aRepubblica, un'immagineautentica, gentile e sobria.Come Carla Pertini Valtolinaha mantenuto inalteratiinteressi e indipendenza diazione nella vita privata, maha fatto sentire sempre la sua presenza discreta accanto al marito nelle occasioni ufficiali, ricoprendocon intelligenza e semplicità, con modi schietti e aperti, il suo ruolo di prima signora della RepubblicaItaliana. Clio Bittoni non avrebbe mai accettato una vita solo all'ombra del marito, senza una suarealizzazione professionale, ove non avesse potuto coltivare i suoi interessi : il solo ruolo di moglie,come ebbe a dire in un'intervista in occasione della prima elezione del marito alla presidenza,risulta un po' limitativo, da un punto di vista di realizzazione femminile. L'ufficialità non le ha mai toltoautenticità di comportamento e di espressione, così come il fatto di essere la coppia più in vista dellanazione non ha mai tolto ad entrambi la voglia di condurre una vita normale, fatta anche , a volte, difile per acquistare il biglietto per un concerto o per partecipare ad uno spettacolo cinematografico eproprio questa essenzialità e semplicità hanno caratterizzato il primo settennato della coppiapresidenziale. Non era affatto difficile vedere la moglie del Presidente lasciare il Palazzo delQuirinale tranquillamente a piedi, o prendere un taxi, e purtroppo il 28 giugno 2007 ebbe ancheun brutto incidente: fu infatti investita da un'auto, guidata da un'anziana signora insegnante di fisica in

pensione, mentre stava attraversando la strada sulle strisce pedonali, quasi di fronte al Quirinale , riportando una brutta frattura alla tibia della gambasinistra e al braccio destro. Furono momenti di preoccupazione per tutta la famiglia, ma fortunatamente tutto si risolse per il meglio, grazie anche allasua innata forza d'animo.Accanto al marito la Signora Clio ha iniziato ora il cammino della rielezione; forse aveva già assaporato il gusto della libertà , fuori dagli schemi checomunque l'essere moglie del Presidente della Repubblica comporta . I giornali hanno spesso scherzato sugli scatoloni del trasloco fatti e disfatti, su unsogno di vita privata vanificato ancor prima di concretizzarsi. Ma noi tutti l'abbiamo vista nelle cerimonie ufficiali di insediamento dei vari organiistituzionali elegante e discreta come sempre, e facciamo anche a lei i nostri migliori auguri per il rinnovato impegno.

Gli anni da First Lady

Figlie del grande Zeus e di Mnemosine, la dea della memoria, le Museerano divinità di primo piano, chiamate anche Olimpiche come il loropadre e questo appellativo non spettava ad altri che a lui. Esse rappre-sentavano l'ideale supremo dell'arte e infatti ciascuna di esse vieneconsiderata protettrice di una diversa forma artistica: CALLIOPE lapoesia epica; CLIO la storia; EUTERPE la poesia lirica; TALIA la comme-dia; MELPOMENE la tragedia; TERSICORE la danza; ERATO la poesiaamorosa; POLIMNIA il mimo; URANIA l'astronomia. Apollo era il loroprotettore ed esse frequentemente allietavano con canti e danze ibanchetti degli dei.

CHI ERANO LE MUSE?

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Teatro Pergolesi - Jesi

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personaggi

Le vie di Milano....marchigiane: via Luigi AlbertiniIniziamo con questo numero quasi "una rubrica", ideata dal prof. Luciano Aguzzi, sulle vie di Milano intitolate a personaggi

marchigiani e umbri famosi, rigorosamente in ordine alfabetico.

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Milano è una città che, fin dagli antichi tempi incui era capitale dell'Impero romano, ha visto ilconfluire di personaggi di ogni parte d'Italia, iquali, soggiornandovi per qualche tempo ostabilendovisi come milanesi adottivi, hannocontribuito alla storia del capoluogo lombardo.Questa caratteristica si è rafforzata nei tempimoderni e nelle storie e cronache della cittàincontriamo moltissimi personaggi immigrati daaltre regioni, attratti dalle opportunità offerte nelcampo dell'industria, della vita artistica eculturale, dell'insegnamento, delle attività nellamoda e nel design e, naturalmente, nel campodel giornalismo e dell'editoria, di cui Milano è laprima città in Italia.Perciò non c'è da stupirsi se nella toponomasticadi Milano si incontrano alcune decine di vie,piazze o parchi intitolati a marchigiani e umbriche hanno contribuito alla storia del capoluogolombardo. Il primo, in ordine alfabetico, è ilgiornalista e storico Luigi Albertini, direttore ecomproprietario del «Corriere della Sera». Sitratta di una via breve, ma collocata in una zonacentrale e importante, nei pressi dell'Arena, davia Giulianova a via Luigi Solera Mantegazza,non troppo lontano dalla sede storica del suo«Corriere».

Luigi Albertini è nato in Ancona il19 ottobre1871.Dopo gli studi ginnasiali e liceali a Senigallia eMacerata, si iscrisse a Giurisprudenzaall'Università di Bologna, per poi trasferirsi inquella di Torino dove si laureò nel1893. Allievodell'economista Salvatore Cognetti de Martiis epoi suo assistente e collaboratore, divenne amicodi Luigi Einaudi, Luigi Luzzatti e altri importantistudiosi e uomini politici di tendenza liberale.Avviato alla carriera accademica, collaborò al«Giornale degli Economisti», ma nel1894, sia perla sua inclinazione al giornalismo sia per lanecessità di guadagnarsi da vivere, divennecollaboratore de «La Stampa». Si recò a Londracome corrispondente e nella capitale britannicapassò otto mesi dove, fra l'altro, studiòl'organizzazione e il funzionamento del «Times»,autorevole quotidiano europeo, e frequentò icircoli liberali. Furono otto mesi decisivi per la suaformazione professionale, politica e morale.

Tornato in Italia, alla fine del 1895 divennedirettore del giornale «Credito e Cooperazione»e l'anno dopo fu assunto al «Corriere dellaSera», dove, come primo incarico, si recò aMosca e a Budapest come inviato e, al ritorno insede, gli venne affidata, come segretario diredazione, l'organizzazione tecnica e ammini-strativa del quotidiano milanese, dove cominciò aintrodurre le innovazioni che aveva appreso al«Times» di Londra.

La carriera di Albertini fu rapidissima: il 12 luglio1898 divenne direttore amministrativo e nelluglio 1900 direttore del quotidiano e compro-prietario per una piccola quota (1,57%).Oltre a rinnovare il giornale dal punto di vistatecnico e amministrativo, lo rinnovò anche dalpunto di vista giornalistico, chiamando acollaborare personaggi illustri e creando dei

supplementi, fra i quali «La Domenica delCorriere» e «La Lettura». Anche dal punto di vistapolitico il giornale modificò sensibilmente il suoindirizzo, passando dalla linea estremamenteconservatrice del precedente direttoreDomenico Oliva a una linea liberale più apertaai valori costituzionali, che potremmo qualificarecome conservatorismo illuminato, secondo lamigliore eredità della Destra storica risorgimen-tale.Sotto la direzione di Albertini il «Corriere» svolseun ruolo politico di primo piano e diventò ilmaggiore e il più influente quotidiano italiano. Dauna tiratura di 75.000 copie nel 1900 arrivò aoltre 700.000 nel1920, e, con «La Domenica delCorriere», giunse a superare il milione e mezzo. Il«Corriere» di Albertini non fu un quotidianoneutrale, ma un vero e proprio strumento di lottapolitica, culturale e ideale. Si oppose ai governidi Giolitti e dei giolittiani, ma appoggiò l'impresalibica e l'intervento nella Prima guerra mondiale.Fu inizialmente favorevole al fascismo per la suaopposizione al socialismo, al comunismo e alpartito popolare cattolico, ma ne colse presto ilcarattere violento e dittatoriale e già dall'agostodel1922 divenne un coerente e tenace avversa-rio di Mussolini e del suo regime.

Albertini, che il 30 dicembre1914 era diventatosenatore del Regno, nell'ottobre del 1921 funominato rappresentante del governo italianoalla conferenza di Washington per il disarmonavale. In quell'occasione cedette la responsabi-lità del «Corriere» al fratello Alberto, ma nemantenne, di fatto, l'effettiva direzione. Finché, il29 novembre 1925, fu costretto dal fascismo acedere la sua quota di proprietà e ad abbando-nare il giornale. Con l'allontanamento diAlbertini, il «Corriere», sotto la direzione di PietroCroci, venne «normalizzato» e «fascistizzato» eperse molti dei suoi migliori collaboratori e la suaautonomia politica. L'allontanamento di Albertinisuscitò molta impressione in Europa e il «Times»parlò di «una perdita seria per la civiltàeuropea».Albertini manifestò il suo antifascismo anche condiscorsi al Senato, l'ultimo dei quali è del 12maggio1928. Poi fu costretto all'isolamento e alsilenzio. Nel 1926 si trasferì a Roma doveacquistò la tenuta di Torre in Pietra nell'Agroromano che bonificò e trasformò in un'aziendaagricola modello. Fra il1926 e la morte, avvenutaa Roma il 29 dicembre1941, Albertini si dedicò ascrivere opere storiche ancora oggi importantinelle quali ripercorre gli anni di cui era stato unodei protagonisti, fra il 1898 e il 1925. I titoli piùimportanti, pubblicati postumi, sono i tre volumi deLe origini della guerra del 1914 e i cinquedell'autobiografia Venti anni di vita politica, neiquali il taglio autobiografico è solo un pretestoper un esame ampio e approfondito della storiaitaliana ed Europea dei primi due decenni delNovecento.A Luigi Albertini hanno dedicato una via, oltre aMilano, le città di Ancona e di Roma.

Notizie biografiche

La "carriera" come giornalista

Gli anni del Fascismo

di Luciano Aguzzi

Santa Maria delle Grazie

Galleria Vittorio Emanuele

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privata del padre, ma anche unpercorso per capire se stessa e il suodolore, attraverso la comprensionedi un momento disperato dellanostra storia.

"Non potevo tollerare di avere soloquell'immagine di mio padre, uccisoquella mattina " ha scrittoBenedetta e nel contempo esprimela consapevolezza che l'uccisionedel padre non é stato soltanto undramma per la sua famiglia, ma hatoccato tutta la società. "perchè -aggiunge - il terrorismo l'ha privatadi risorse che avrebbero potutorenderla diversa"

«Un libro che andrebbe letto anchea scuola" - ha scritto il direttore delCorriere della Sera Ferruccio deBortoli in un suo editoriale- "noi ciauguriamo, leggendo queste paginecosì belle e nobili, di non dover piùrivivere gli anni di piombo, anche sene vediamo ripetersi alcuni deisintomi. E immersi nel liquido, a voltemaleodorante , del la nostracontemporaneità ci domandiamo,con senso di angoscia, come ciricorderanno i nostri figli. E se stiamofacendo di tutto per consegnare lorouna società migliore".

che i terroristi prendevano di mirasoprattutto i riformisti, per arrivareallo scontro diretto tra estremadestra ed estrema sinistra.

Tobagi scrisse molti articoli sulterrorismo, tra cui uno dal titolosignificativo: “Non sono samuraiinvincibili”. L'omicidio Moro lo colpìprofondamente e rappresentò quasiuna premonizione del suo destino: loassalì allora la preoccupazione dispiegare, soprattutto ai suoi figli, ilperché della sua vita. La sera primadi essere assassinato, Tobagipresiedeva un incontro al Circolodella Stampa di Milano, durante ilquale fu oggetto di ripetuteaggressioni verbali. A un certopunto, riferendosi agli attentatiterroristici, disse: “Chissà a chitoccherà la prossima volta”: dieciore dopo cadeva sotto i colpi deisuoi assassini, in Via Salaino, a pochipassi dalla sua abitazione, appenaprima di salire in auto. Al tragicoagguato presero parte sei terroristi,tra cui Marco Barbone e MarioMarano, i due che spararono: tuttifigli di famiglie appartenenti allaborghesia milanese, spesso dellostesso ambiente giornalistico eintellettuale al quale apparteneva ilgiornalista . Barbone collaborò,dopo il suo arresto, con gli inquirentie grazie alla sua collaborazionel'intera Brigata 28 marzo fucatturata.

Nel 2009 la figlia Benedetta, oragiornalista e scrittrice, ha dedicatoal padre il libro: “Come mi batte forteil tuo cuore”: un verso della poetessaWislawa Szymborska. E il sottotitoloè Storia di mio padre : un libro chenon vuole essere solo la commemo-razione del martire, la ricercaintorno alla persona pubblica e

” ”

Il ricordo é vivo ancora oggi

Walter Tobagi, un eroe del nostro tempo

Walter Tobagi abitava a Milano inzona Solari, ed anche nel quartiereera conosciuto per la sua cordialitàed umanità: ai suoi funerali, nellachiesa di Santa Maria del Rosarionella omonima piazza, assistetteromigliaia di persone e la partecipa-zione autentica ed affettuosa dellagente si percepiva immediatamente,come l'affetto per la moglieMaristella e per Luca e Benedetta, isuoi piccoli bambini.

Walter Tobagi era nato il18 marzo1947 a San Brizio, frazione diSpoleto, ma quando aveva otto annila famiglia si era trasferita a Bresso,nell'hinterland milanese, poiché ilpadre Ulderico era ferroviere.

A Milano frequentò il liceo classico“Parini” dove divenne in breve ilcapo redattore dello storicogiornale studentesco “La zanzara”.Dopo il liceo entrò all' Avanti perpoi passare al quotidiano cattolicoAvvenire: egli infatti univa alla suafede politica socialista una grandefede religiosa.

Cominciò ad occuparsi da subito deitemi sociali, politici e sindacali:riformista e capace di analisiprofonde per interpretare il suotempo, Tobagi si impegnò in primapersona per un giornalismodemocratico e libero, fino adiventare il presidente dellaAssociazione lombarda deiGiornalisti

Su “Avvenire” pubblicò un'inchiestasul movimento studentesco checostituì la base per un più ampiolavoro pubblicato nel1970 da Sugarcol titolo:”Storia del movimentostudentesco e dei marxisti-leninisti inItalia”.

Come disse di lui il suo Direttore diallora, Leonardo Valente: “Della

Gli anni giovanili

contestazione condivideva ipresupposti, ma respingeva leintemperanze”. Forte fu anche il suoimpegno in campo universitariocome ricercatore, in special modoper quanto concerne i movimentisindacali, in ambito cattolico esocialista. Si interessò inoltre anchedi temi economici e di politica estera,ma il suo impegno maggiore lodedicò al terrorismo nero e rosso.

Gli anni trascorsi all'”Avanti!” eall'”Avvenire” furono un lungopraticantato che doveva portarlo al”Corriere d'Informazione” e, dal1972, al “Corriere della sera”.

In questo giornale Tobagi seguì tuttele vicende relative agli anni dipiombo e agli episodi di sangue piùefferati di cui furono protagoniste leBr, Prima Linea e le altre bandearmate.

In “Vivere e morire da giudice aMilano” raccontò la storia di EmilioAlessandrini, il magistrato assassina-to da Prima Linea, che si era distintonelle indagini sui gruppi estremisti didestra e di sinistra. Osservò inoltre

L'approdo al "Corrieredella sera"

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MARCHIGIANI & UMBRI

personaggi

Un ricordo senza retorica di Walter Tobagi, il giornalista di origini umbre assassinato il 28 maggio 1980 aMilano in un attentato dalla Brigata XXVIII marzo, un gruppo terroristico di estrema sinistra.

di Anna Maria Broggi

Oggi, sul luogo dove è stato assassinato Walter Tobagi ,eroe del nostro tempo morto per difendere la libertà e lademocrazia, una targa lo ricorda con queste parole bibliche:" Più tenace della paura, più profonda del tuo dolore nelsilenzio dell'essere, la vita canta".

All'interno dell'"International journalism festival" che si é appe-na tenuto a Perugia dal 24 al 28 aprile, il concorso giornali-stico " Una storia ancora da raccontare", dedicato ai giorna-listi che hanno perso la vita svolgendo la loro professione eorganizzato in collaborazione con l'Associazione "IlariaAlpi", é stato dedicato quest'anno a Walter Tobagi.

"Una storia ancora da raccontare"«Più tenace della paura ........"

Benedetta Tobagi

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UNA MARCHIGIANA ALLA PRESIDENZA DELLA CAMERA

Siede dal 16 marzo scorso sullasedia che fu di Nilde Jotti e diIrene Pivetti (per citare le altre duedonne presidenti della Cameradei Deputati) Laura Boldrini,appena eletta Presidente dellaCamera dei Deputati: un'elezionequasi a sorpresa, almeno per i nonaddetti ai lavori, un nome che nonera di primissimo piano tra i politiciche quotidianamente fanno bellamostra di sè nei telegiornali o nelletrasmissioni di "approfondimentopolitico" seguite da innumerevolifans. Un nome quasi sconosciuto algrande pubblico, ma con unacarriera alle spalle di tuttorispetto, a livello internazionale,come portavoce dell'Unhcr, l'AltoCommissariato delle Nazioni Uniteper i Rifugiati, che ha subitoimpressionato favorevolmente peri suoi modi schietti e semplici e illinguaggio serio, ma finalmenteben lontano dal politichese.

Laura Boldrini, 52 anni, elegante esobria, viene da una famiglia dellabuona borghesia di Matelica, maé nata a Macerata e vissuta in unpaesino nella campagna jesina inContrada Monte Cappone. Asentirla raccontare della suainfanzia si rivive una realtà chepensavamo sepolta: la scuolafrequentata in campagna, in unapluriclasse, con un'unica maestrache insegnava a tutti i ragazzidalla prima alla quinta elementa-re, a turni alterni il mattino e ilpomeriggio. Quattro fratelli,madre an t i qua r io , padreavvocato, una famiglia moltotradizionale di forte improntacattolica, "coccinella" negli scout,poi studentessa di Giurisprudenzaalla Sapienza di Roma, dove si élaureata con una tesi sul diritto dicronaca e infine...cittadina delmondo. Iniziò presto, infatti, aviaggiare per scoprire realtàcompletamente diverse da quelledella tranquil la campagnamarchigiana: dopo la maturità,contro il volere del padre, andò alavorare in Venezuela, in unafattoria, poi, durante gli studi

universitari, viaggiò in autobusper tutta l'America Centrale fino aNew York, scoprendo con grandeemozione il Sud del Mondo, altreculture, tanti bisogni, realtà chenecessitavano di grandi aiuti.

Proprio la scoperta di tante realtàproblematiche ha portato LauraBoldrini a lavorare per la difesadei diritti dei migranti comemembro dell'Alto CommissariatoOnu per i rifugiati, convinta che

l'immigrazione non debba essereconsiderata una minaccia a"prescindere", ma che deve essereregolamentata tenendo conto deidiritti di coloro che, per esempio,fuggono una situazione di guerree di persecuzioni nei loro paesi, oche cercano una vita migliore inluoghi diversi da quelli in cui sononati. In un'intervista rilasciata adAldo Cazzullo, giornalista delCorriere della Sera, Laura Boldriniafferma "Presto sarà normalenascere in un Paese, crescere in unaltro, lavorare in un altro ancora.Non dobbiamo avere paura diquesto. Dobbiamo aprirci alfuturo. L'immigrazione va regolata,gestita, non subita. Ma non vaneppure vissuta come unaminaccia. I migranti sono

l'elemento umano della globaliz-zazione, l'avanguardia del mondofuturo".

Eletta deputato in questa 17°legislatura, Laura Boldrini non siaspettava certamente di esserenominata Presidente dellaCamera dei Deputati, pensandoche la carica fosse riservata apersonalità di maggiore esperien-za politica, ma non si é tirataindietro, con il coraggio e la forza

di carattere che hanno semprecaratterizzato le sue scelte: unadonna di grande fermezza,autorevole pragmatica, che nellaserietà e nell'impegno che hannodeterminato le sue scelte prece-denti mostra - e lo diciamo conorgoglio - il "marchio di fabbrica"delle donne marchigiane, dasempre importanti pilastri delmondo familiare, economico esociale della Regione ...e non solo.Appena eletta ha tagliato del30% il suo stipendio, raccogliendole istanze più urgenti provenientidalla popolazione, ritenendo piùche doverosa la politica dei tagli. Ilsuo discorso di insediamento éstato una lucida analisi deiproblemi che affliggono l'Italia,coraggiosa ed autentica, che

vorrei sintetizzare in un'unicafrase: "Vorrei un'Italia - ha detto laneo presidente - che fa notizia peril buon governo, per la buonapolitica". Nello stesso discorso nonha certo dimenticato gli "ultimi": isofferenti, gli esodati, gli imprendi-tori in gravi difficoltà, le donnesempre più vittime della violenza etutto questo perfettamente inlinea con i suoi venti anni dilavoro nelle organizzazioniuman i ta r i e i n te rnaz iona l i .Naturalmente l'elezione di LauraBoldrini ha riempito di orgoglio laRegione Marche, e il PresidenteGian Mario Spacca, congratulan-dosi , si é così espresso: "Un motodi orgoglio e di gioia perl'elezione della marchigiana LauraBoldrini a presidente dellaCamera" Ed ha aggiunto: " Sonoconvinto di interpretare i sentimen-ti di tutta la comunità regionale. Ilprofilo umano e l'esperienza divita di Laura Boldrini riempiono didignità la elevata carica istituzio-nale cui é stata chiamata. Il suoimpegno decennale a fianco degliultimi, l'elevata professionalità chel'ha portata ai più alti ruoli diresponsabilità in seno all'AltoCommissariato Onu per i Rifugiati,l'umanità con cui ha interpretatoogni incarico che ha ricopertonegli anni, offrono riferimenti,garanzia e sicurezza allacomunità nazionale. Laura Boldriniha portato la sua esperienza nelmondo, senza mai dimenticare leproprie radici nelle Marche, allequali resta ancora molto legata.Esprimo anche a nome dellaGiunta regionale le più sentitecongratulazioni per questa nuova,impegnativa sfida"

Dalle Marche allascoperta del Mondo

L'impegno civile

La nomina a Montecitorio

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MARCHIGIANI & UMBRI

E' appena salita alla ribalta della politica, e subito in primissimo piano, Laura Boldrini, marchigiana, nata a Matelica, nominata

Presidente della Camera dei Deputati in questa 17° legislatura.

di Vanny Terenzi

attualità sociale

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VINO E OLIO PRODOTTI DI ECCELLENZA NELL'ECONOMIA UMBRO-MARCHIGIANA

CUCINA MARCHIGIANA AL TOP

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MARCHIGIANI & UMBRI

attualità sociale

A Vinitaly 2013, il Salone del Vino di Verona, grande successo dei prodotti delle due Regioni. Accanto alla produzione

tradizionale anche i vini biologici ed ecosostenibili.

Ancora tre forchette per i famosi chef Cedroni e Uliassi

L'edizione 2013 di Vinitaly, il Saloneinternazionale dei vini e dei distillatiche si é tenuto a Verona dal 7 al 9aprile scorsi, ha rappresentatoun'ottima vetrina per la produzionev i n i co l a de l l e Marche edell'Umbria: in rappresentanzadella produzione vinicola marchi-giana hanno partecipato 109espositori, a conferma dello strettolegame che esiste tra la cultura delvino e il territorio marchigiano,certificato dal marchio IGT(identificazione geografica tipica)oltre che Doc e Docg, delle qualipossono fregiarsi più di venti vinidella Regione. In primo luogotroviamo il Verdicchio, il più classico

e conosciuto tra i vinimarch ig ian i , la cu iproduzione é oggi per il5 0 % d e s t i n a t aall'esportazione per unfatturato che supera i 12milioni di euro, in crescitacon t i n ua . Ma nondobbiamo dimenticare glialtri Doc: dal Bianchellodel Metauro alla lacrimadi Morro d'Alba, dalR o s s o P i c e n o a lSerrapetrona, per citarnesoltanto alcuni ed unan u o v a s c o m m e s s adell'agricoltura marchi-

giana, rappresentata dal VinoBiologico e da quello a "Bollicine",che raccolgono ormai grandiconsensi tra i consumatori ,soprattutto nel mondo femminile. Eproprio agli spumantizzati sidedicheranno dei momenti dipromozione per far conoscere laproduzione marchigiana. D'altraparte il comparto vitivinicolo"Sintetizza efficacemente lastrategia economica della Regione -ha detto il presidente Gian MarioSpacca - ed é il settore che riescemaggiormente a cogliere leopportunità sul mercato" E in effetti inumeri relativi al 2012 lo conferma-

no: la produzione regionale supera i917 mila ettolitri per un valorecomplessivo pari a 80 milioni dieuro, di cui 50 riferiti all'export, conun incremento del10% sul 2011, e unulteriore trend positivo tra il 3 e il 5%nel primo trimestre del 2013.I mercati di riferimento europei sonosoprattutto la Germania el'Inghilterra, quelli mondiali in primisgli Stati Uniti ai quali é diretta il 65%dell'esportazione, oltre che Cina,Giappone e Canada. Risultati chepremiano l'enologia marchigianache ogni anno rinnova tra i 400 e i500 ettari di vigneti, con investi-menti nel comparto che sono tra ipiù alti a livello nazionale.Anche l'Umbria sta puntando moltosullo sviluppo del settore enologico,soprattutto nell 'ambito dellapromozione dei suoi prodotti, comeh a i l l u s t r a t o l ' a s s e s s o r eall'agricoltura della regione UmbriaFernanda Cecchini "Il piano per lapromozione e la commercializza-zione del vino umbro é unostrumento per dare certezze alvitivinicolo, speranza e fiducia nelfuturo: il vino, in Umbria, abbiamodimostrato di saperlo fare, oradobbiamo dimostrare di saperloanche vendere. E per questo civuole unitarietà, un marchio che lo

renda riconoscibile, la messainsieme di saperi, conoscenze erisorse." La partecipazione al Vinitalydei produttori umbri é stata anchel'occasione per presentare ilmarchio " Green Heart Quality",con il quale la Regione Umbria,prima in Italia, intende valorizzare leeccellenze "green" dell'Umbria e laproduzione di vini ecosostenibili.

Ma all'interno di Vinitaly erapresente anche una sezionededicata all'olio, prodotto dieccellenza nell'economia umbra."C'é un rinnovato interesse per ilnostro olio - ha affermato CarloGradassi, vice presidente delConsorzio dell'olio umbro - cheabbiamo offerto in degustazionecon le lenticchie di Castelluccio".L'abbinamento dell'olio con iprodotti tipici certificati é sicuramen-te vincente, e ci dimostra come essidebbano agire in sinergia.

La Guida ai ristoranti d'Italia delGambero Rosso, edizione 2013,forse la voce più autorevole nelgiudizio dell'enogastronomiaitaliana, ha fatto registrare ancorauna volta il successo straordinariodi due chef marchigiani, titolari dei

due famosiss imir i s t o r a n t i d iSenigallia, ai qualis o n o s t a t econfermate le "treforchette", vale adire la massimaquotaz ione ne lc a m p o . Ta n t ogrande é stata l'ecodi questo rinnovatoriconoscimento, che

anche il Sindaco di Senigallia,Maurizio Mangialardi, ha volutosottol ineare l 'evento."Siamodavvero orgogliosi - ha affermatoil primo cittadino - per questonuovo riconoscimento assegnato aMario Uliassi e Moreno Cedroni, i

cui ristoranti hanno riconfermatoancora una volta le fatidiche treforchette nella Guida delGambero Rosso. Avere nel nostroterritorio, a distanza di pochichilometri, due locali situatientrambi ai verticidella ristorazionenazionale, fa diSenigallia un casoforse unico nellagastronomia di tutto ilmondo. Ed é giustosottolineare che i dueg r a n d i c h e frappresentano nelmigliore dei modiu n ' e c c e l l e n z arealmente diffusa

nell'intera città, risultando così ilsimbolo di quella elevatissimaqualità della ristorazione cherende Senigallia una delle capitaliinternazionali della cucina edell'enogastronomia"

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Alzi la mano chi non ha avuto,almeno una volta nella vita, unattacco di mal di schiena, questodolore - spesso veramente difficileda sopportare - che può colpire laparte cervicale della colonnavertebrale, il dorso oppure, piùspesso, la regione lombare.Quest'ultimo é il più diffuso, seguito

a ruota dalla cervicale e, a moltedistanze, dalla dorsalgia, quasisempre dovuta a problemiposturali.Chi soffre di cervicale puòaccusare anche sintomi diversi,quali vertigini, nausea e ronzii alleorecchie, mentre la lombalgia éspesso rappresentata dal famoso"colpo della strega", una fortecontrattura muscolare conseguentesolitamente ad uno sforzo dovutoal sollevamento di un pesoeccessivo o ad un movimentobrusco o, in qualche caso, anche aun colpo di freddo che provoca

l'irrigidimento muscolare.Ma anche lo stress ha le sueresponsabilità nel mal di schiena:infatti la colonna vertebrale é unadelle maggiori localizzazioni deldolore psicosomatico, battuta forsesolo dal colon.

Diremo innanzi tutto che ésbagliato mettersi a letto erimanere immobili in attesa che ildolore passi: si può fare il primogiorno se il dolore é veramentep o t e n t e , m a o r m a i éuniversalmente stabilito che unamoderata attività fisica ed il giustomovimento sono gli antidoti piùvalidi per combattere il mal dischiena. E se non passa nel giro didue o tre giorni? Allora é possibilericorrere agli antidolorifici, perbocca o esterni (meglio questiultimi, come il cerotto daposizionare sulle

parti doloranti), oppure ad un ciclodi fisioterapia, che potrebbeessere "massoterapia" ( massaggiterapeutici che eliminano lecontratture dei muscoli) oppure"fisiochinesiterapia", vale a diredelle manovre mirate per rimetterein forma la persona che ha subitoun trauma. Ovviamente, nono c c o r r e d i r l o , m a l eraccomandazioni non sono maitroppe, é importantissimo sceglierel'operatore giusto, professionale,competente e qualificato, chesappia consigliare nella manierapiù adeguata sulle terapie piùgiuste per la singola persona. Ilprimo intervento é senz'altro lavalutazione della postura e laeventuale riabilitazione posturale,vale a dire la capacità dimodificare atteggiamenti noncorretti attraverso esercizi appositieseguiti sotto l'occhio vigile delprofessionista. Per la lombalgia,anche cronica, una delle tecnichepiù efficaci sembra essere quella diAlexander, un tipo di riabilitazioneposturale che riesce a diminuire lacontrattura dei muscoli della testa,del collo e della schiena. Anche lepressioni ritmiche del massaggioshiatsu, tradizionale praticagiapponese, si sono rivelatevincenti in molti casi di mal dischiena cronico.

Innanzi tutto chi sta seduto perotto ore alla scrivania (e spessosono le persone più colpite) deveadottare una postura adeguata,che prevede un modo di lavorarecon gli avambracci appoggiatialla scrivania, la schiena dritta, i

piedis o l l e v a t i d a u n p i c c o l opoggiapiedi, la sedia regolabile inaltezza.Lo stretching, così come il pilatessono molto utili ed efficaci perrinforzare la colonna ed evitarel'insorgere del mal di schiena, cosìcome molto raccomandata él'aquagym, la ginnastica in acquache rappresenta una cartavincente per la schiena. Infatti,quando il corpo é immerso inacqua si riduce notevolmente ilcarico sulla colonna vertebrale,soprattutto se si ha l'accortezza distare immersi in acqua fino al collo.Ci sono poi tant i piccol iaccorgimenti nella vita di ognigiorno che possono aiutarci aprevenire il mal di schiena: adesempio dormire a pancia in suoppure sdraiati su un fianco matenendo le gambe dritte e usarematerassi di media durezza, nonguardare la televisione "insaccati"nel divano seppure morbido epiacevole, bilanciare i pesi (adesempio i sacchetti della spesa),rinunciare ai vertiginosi tacchi elimitarsi al massimo ai cinquecentimetri, abbassarsi sempreflettendo le gambe e nonpiegando la schiena, stiraretenendo la schiena dritta e in assecon le gambe. Insomma, sono tantigli accorgimenti che possonoaiutarci a prevenire uno dei fastidipiù spiacevoli e spesso basta un po'di buona volontà e di "furbizia» perprevenirli.

Come combatterlo?

Come prevenirlo?

CONSIGLI UTILI PER COMBATTERE IL MAL DI SCHIENA

BELLEZZA: LENTICCHIE NON SOLO IN CUCINA…Dagli ultimi studi effettuati si sono rivelate un toccasana per le pelli grasse

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MARCHIGIANI & UMBRI

La lenticchia è tropponota come delizioso con-torno al cotechino neipranzi natalizi perché cisi debba dilungare adescriverla.Ebbene, da un recentebrevetto ungherese,apprendiamo anchedelle sue interessantipotenziali utilizzazioni incampo cosmetico.I semi sono stati finemente

macinati, setacciati e quin-di la polvere microfineottenuta è stata mescola-ta con olio di girasole,sino a ottenere un impastoomogeneo.Questo impasto che, inrelazione ai due derivativegetali che la costitui-scono, risulta ricco in pro-teine, lipidi e tocoferolo, èrisultato di notevole effi-cacia in preparati cosme-

tici e dermofarmaceuticiindirizzati al trattamentodi pelli grasse, onde pre-venire l'eccessivo svilup-po di sebo, rimuoverel'eccesso di untuosità, pre-venire la formazione dimanifestazioni acneichecorrelate a questo statodella pelle.Chi l'avrebbe mai imma-ginato?

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GLI OLI ESSENZIALI IN ORAL CARE

Ciò che rende profumati i fiori e lepiante cosiddette “aromatiche” è lapresenza degli oli essenziali,sostanze pregiatissime, conosciutegià dagli Antichi, preziosi rimedidell'Aromaterapia moderna. Si hatestimonianza del loro impiego inIndia, Cina, nel Medio Oriente e inEuropa. Tuttavia all'inizio il profumodelle piante non veniva prodottonella sua forma pura, cioè sotto

forma di olio essenziale, ma erasempre veicolato da un solvente, unolio vegetale o una sostanza grassacome pomate e balsami, perciò nonesiste un uso antico degli oliessenziali, se per antichità ciriferiamo all'antichità classica. Iprofumi o gli oli profumati di cui siparla nei documenti di originemesopotamica ed egizia, e poigreco-romana, sono da intendersicome oleoliti (estrazione delleessenze tramite macerazione inolio) o come resine grezze (adesempio incenso, mirra, sandalo,ecc.). I primi a estrarre le parti piùvolatili e sottili, furono gli Arabi conl'invenzione dell'alambicco, chepermetteva, infatti, di estrarrel'essenza aromatica della pianta,nella forma più pura, mediantedistillazione.

Le loro proprietà antibatterichesono note da molti secoli, ma è dallaseconda metà dell'ottocento che glioli essenziali sono stati utilizzaticome i primi antisettici perl'esecuzione di interventi chirurgici ela prevenzione delle infezionipostchirurgiche.

gengivali, nel trattamento dellegengivit i , nel migl ioramentodell' igiene orale quotidiana,soprattutto nei siti difficili daraggiungere con filo scovolino espazzolino.

Il controllo dello sviluppo e dellacrescita della placca dentariarappresenta infatti la condizionefondamentale per il mantenimentonel tempo della salute di denti egengive.

La placca si accumula più facilmentenelle zone più difficili da raggiunge-re con lo spazzolino come gli spazitra dente e dente, i punti di contattotra dente e gengiva, le superficimasticatorie dei denti posteriori e siriforma già in poche ore.

La placca è causa diretta di alitosi,carie e gengivite: una corretta ecostante igiene orale quotidiana è ilprincipale strumento di prevenzionee controllo.

L'associazione quotidiana deipresidi meccanici e di collutori sonoconsigliati in soggetti portatori diprotesi, apparecchi ortodontici,impianti, e nei casi in cui una scarsamanualità o più spesso la nostra vitafrenetica quotidiana ci impedisconodi dedicarci alla nostra igiene oralequotidiana. I collutori a base di oliessenzial i (Mentolo, Timolo,Eucaliptolo, Metilsalicilato) chepossiamo definire di” nuovagenerazione” perché NONcontengono alcol e SLS raccolgonotutti i benefici clinicamente

dimostrati degli oli essenziali, macon un'attenzione in più al benesse-re del paziente e alla sicurezzaanche in caso di utilizzo prolungato.

L'alcool etilico è presente in molticollutori. In passato era ritenutonecessario nei collutori per potersolubilizzare gli oli essenziali in unasoluzione acquosa, ma l'altaconcentrazione necessaria a questoscopo rese i collutori molto fastidiosie sgradevoli per la sensazione dibruciore che generavano dopo losciacquo. L'alcool infatti non è uncomponente fondamentale deicollutori, è praticamente solo unsolubilizzante e un conservante, e laricerca scientifica ha permesso die l im inar lo fac i lmente dal leformulazioni, senza incideresull'efficacia dei principi attivi.

Queste formulazioni oltre acompletare la rimozione dellaplacca, hanno un'azione antibatteri-ca sui batteri responsabili dell'alitosi,cioè su quei microrganismi cheproducono sostanze volatili sulfureemaladoranti e questa azionecombinata con il grande potererinfrescante propria degli oliessenziali conferiscono a questiprodotti una elevata compliance.

*Responsabile Ricerca & Sviluppodi Curaden Healthcare

I progressi della ricerca scientifica

La combinazione dei 4 oli essenzialiusati in odontoiatria in quel periodo(mentolo, eucaliptolo, timolo emetilsalicilato) si è rivelata talmenteefficace, che è giunta praticamenteinvariata fino ai giorni nostri. Negliultimi anni, l'utilizzo dei collutori haconosciuto un notevole incremento.A parte i cosiddetti collutoriterapeutici, consigliati dal dentista incaso di patologie e normalmenteutilizzati per brevi periodi, semprepiù pazienti ricorrono a collutori dausare quotidianamente, permigliorare la propria igiene orale epreservare la salute di denti egengive.

La scelta di un collutorio da usarequotidianamente è tutt'altro chesemplice. Esistono infatti nei collutorisul mercato diversi principi attivi,molti dei quali promettono efficaciaantibatterica, controllo dell'alitosi eincremento dell'igiene orale. Traquesti, troviamo soprattutto il Fluoro,il Cetil-piridinio Cloruro e gli OliEssenziali (mentolo, eucaliptolo,timolo e metilsalicilato). Di tutti iprincipi attivi indicati per l'igieneorale quotidiana, quelli che peròpossono vantare una ricerca

scientifica molto rilevante sonoappunto proprio gli Oli Essenziali.

Numerose pubblicazioni ne hannodimostrato l'assoluta efficacia nellaprevenzione di carie e malattie

Come scegliere un collutorio da

usare quotidianamente

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di Restituta Castellaccio*

salute e bellezza

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