Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario...

17
Una mostra a cura del CeSMAP – Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica, Museo Civico di Archeologia e Antropologia di Pinerolo promossa da: CeSMAP-Pinerolo, University of Helsinki e University of Lapland, Università di Torino, Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, Pohjoisen Etnografian Seura Società per l’Etnografia Nordica Patrocini e Ringraziamenti: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero degli Esteri, Roma Regione Piemonte – Provincia di Torino - Città di Pinerolo – Comunità Montane del Pinerolese - Italia Nostra del Pinerolese Rotary Club e Lions Club del Pinerolese Chiesa di S. Agostino Via Principi d’Acaja, Pinerolo Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 Orari: Sabato 15,30 - 18,30 e Domenica 10,30 -12,30 e 15,30 - 18,30 – Ingresso libero Visite guidate per scuole e gruppi: tutti i giorni, prenotazione obbligatoria - Tel. 0121 794382 Web: www.cesmap.it - E-mail: [email protected] Edizione della Mostra - Pinerolo 2009 – Colophon Organizzazione generale: CeSMAP - Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica Museo Civico di Archeologia e Antropologia, Pinerolo IFRAO Italian National Representative e UNESCO Liaison Office; Responsabile istituzionale: Piero Ricchiardi; Coordinatori scientifici: Dario Seglie, Enrico Comba, Juha Pentikäinen, Vesa Matteo Piludu, Daniele Ormezzano; Referenti dell’edizione: Roberto Seglie, Massimo Raffo; Progettazione degli allestimenti: Tere Grindatto; Allestimenti e Laboratorio: Remo Cardon, Franco Carminati, Adalberto Fiorillo, Giuseppe Irrera, Mario Martini, Mario Busatto, Danilo Pons, Vincenzo di Peso; Grafica e comunicazione, mediaplanning: Mario Fina, ADGROUP; Layout dei pannelli, Stazione Internet e sistemi informatici: Manuela Cauduro; Giuseppe Brunod, Nicola Truculento; Sezione Didattica: Angela Falcone, Silvana Rolando, Franca Bertazzi e Collaboratori; Servizi giornalistici RAI-TV: Maurizio Menicucci, Torino; Reperti Sciamanici, Testi e Fotografie: Collezione Juha Pentikäinen; Juha Pentikäinen, Vesa Matteo Piludu; University of Helsinki e University of Lapland; Pohjoisen Etnografian Seura - Società per l’Etnografia Nordica; Collezione Arte Rupestre: CeSMAP - Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica; Servizi museali: I.RI.S. – Istituto Ricerche Socioterritoriali, Pinerolo. (x(x(

Transcript of Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario...

Page 1: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

Una mostra a cura del CeSMAP – Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica,

Museo Civico di Archeologia e Antropologia di Pinerolo

promossa da: CeSMAP-Pinerolo, University of Helsinki e University of Lapland, Università di Torino,

Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, Pohjoisen Etnografian SeuraSocietà per l’Etnografia Nordica

Patrocini e Ringraziamenti: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero degli Esteri, Roma

Regione Piemonte – Provincia di Torino - Città di Pinerolo – Comunità Montane del Pinerolese - Italia Nostra del Pinerolese Rotary Club e Lions Club del Pinerolese

Chiesa di S. AgostinoVia Principi d’Acaja, Pinerolo

Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009Orari: Sabato 15,30 - 18,30

e Domenica 10,30 -12,30 e 15,30 - 18,30 – Ingresso liberoVisite guidate per scuole e gruppi: tutti i giorni, prenotazione obbligatoria - Tel. 0121 794382

Web: www.cesmap.it - E-mail: [email protected]

Edizione della Mostra - Pinerolo 2009 – ColophonOrganizzazione generale: CeSMAP - Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica

Museo Civico di Archeologia e Antropologia, Pinerolo IFRAO Italian National Representative e UNESCO Liaison Office;

Responsabile istituzionale: Piero Ricchiardi;

Coordinatori scientifici: Dario Seglie, Enrico Comba, Juha Pentikäinen, Vesa Matteo Piludu, Daniele Ormezzano;

Referenti dell’edizione: Roberto Seglie, Massimo Raffo;

Progettazione degli allestimenti: Tere Grindatto;

Allestimenti e Laboratorio: Remo Cardon, Franco Carminati, Adalberto Fiorillo, Giuseppe Irrera, Mario Martini, Mario Busatto, Danilo Pons, Vincenzo di Peso;

Grafica e comunicazione, mediaplanning: Mario Fina, ADGROUP;

Layout dei pannelli, Stazione Internet e sistemi informatici: Manuela Cauduro; Giuseppe Brunod, Nicola Truculento;

Sezione Didattica: Angela Falcone, Silvana Rolando, Franca Bertazzi e Collaboratori;

Servizi giornalistici RAI-TV: Maurizio Menicucci, Torino;

Reperti Sciamanici, Testi e Fotografie: Collezione Juha Pentikäinen; Juha Pentikäinen, Vesa Matteo Piludu; University of Helsinki e University of Lapland; Pohjoisen Etnografian Seura - Società per l’Etnografia Nordica;

Collezione Arte Rupestre: CeSMAP - Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica;

Servizi museali: I.RI.S. – Istituto Ricerche Socioterritoriali, Pinerolo.

(x(x(

Page 2: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

Alle volte le idee partono da fatti remoti: molti anni orsono, negli anni ‘970, Dario Seglie, Direttore del Museo di Arte Preistori-ca di Pinerolo, aveva incontrato Juha Pentikäinen, Docente di Religioni Comparate all’Università di Helsinki, ad un congresso internazionale. L’anno scorso, il Professore finlandese ed un suo assistente, Vesa Matteo Piludu, hanno tenuto delle lezioni sullo sciamanismo all’Università di Torino, invitati da Enrico Comba, docente di Antropologia Culturale nell’ateneo torinese e collaboratore scientifico del CeSMAP, Centro Studi e Museo di Pinerolo. Enrico Comba e Dario Seglie, una decina di anni orsono avevano realizzato una missione di studi in Siberia, nella regione tra i fiumi Ob e Yenisei con colleghi russi dell’Università di Kemerovo, per indagare l’archeologia e l’antropologia di quelle terre ed avevano avuto l’opportunità di conoscere alcuni sciamani e di essere invitati ad assistere ai loro riti. Con i dati scientifici raccol-ti si era realizzata a Pinerolo una importante mostra, “Siberian Rock Art” che aveva portato i visitatori a conoscere, attraverso l’arte rupestre, popoli lontani e sconosciuti, genti che praticano lo sciamanismo e considerano l’orso come animale sacro. Dalla sommatoria di questi eventi è partita l’idea della presente mostra che è allestita nella Chiesa di S. Agostino, in via Prin-cipi d’Acaja a Pinerolo dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009.

Juha Pentikäinen, dagli anni ’60 ha effettuato molte missioni scientifiche - al confine tra antropologia ed archeologia - nel Gran-de Nord, raccogliendo dati e testimonianze di tradizioni a rischio di estinzione. In questa mostra sono riuniti materiali di fine ‘800, ‘900 e dei giorni nostri; i reperti esposti provengono dalla sua collezione: vestiti, tamburi e strumenti musicali, sculture, ornamenti e paramenti degli sciamani eurasiatici.Si sono inseriti alcuni documenti che provengono dalle ricerche del Museo di Pinerolo, particolarmente per quanto concerne l’arte rupestre della Siberia e ci si è avvalsi della collaborazione del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, il cui Con-servatore Daniele Ormezzano ha portato reperti e documenti sulla sistematica degli orsi e sul rapporto uomo-orso.

Sciamanismo e culto dell’orso sono il fil rouge in un viaggio affascinante e misterioso verso il mitico Grande Nord dell’Eurasia, esplorato con gli occhi di studiosi settentrionali e meridionali, attraverso la focale dei racconti di antiche pratiche tradizionali e di eventi e tratti culturali ancora vivi oggi nei vastissimi territori circum-polari e sub-polari estesi tra Europa ed Asia. La Siberia è la culla dello sciamanismo; la parola stessa deriverebbe dal shaman, termine dei Tungusi (o Evenki), utilizzato in antropologia per definire figure di uomini o donne che svolgono varie funzioni di carattere religioso, rituale e di guarigione. Esi-stono diverse categorie di sciamani presenti in tutto il mondo, che svolgono funzioni sociali più o meno rilevanti, a seconda del gruppo di appartenenza. Tali funzioni variano dall’intermediazione con gli spiriti dei defunti, alla divinazione, a pratiche di guarigione, interpretazione di sogni e guida in azioni belliche. Elementi sciamanici si trovano presso le culture dell’Asia cen-trale, dell’Europa e delle Americhe. In Africa e nell’Oceania non si parla di un vero sciamanismo, anche se alcuni riti sono ad esso assimilabili per il loro significato magico - religioso. Lo sciamanismo ha radici preistoriche, come suggeriscono alcune interpretazioni, ad es. di Jean Clottes, per dipinti parietali paleolitici in caverna, e dal Neolitico, alcune composizioni di arte rupestre del territorio scandinavo e siberiano, unitamente a reperti degli scavi archeologici.Gli strumenti classici dello sciamano consistono nel tamburo, maschere, strumenti musicali, cinture con sonagli, statue raffi-guranti l’effige degli spiriti verso cui trasmigrare. Il tamburo è lo strumento principale, e talvolta la sua pelle tesa viene decorata e dipinta con immagini antropomorfe e zoomorfe, simboli sacri ed elementi cosmologici. Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei miti della comunità. Conosce le poesie, le canzoni ed i rituali. I suoi saperi spaziano dalla mitologia alla medicina, alla religione.

Le comunità umane che vivono a stretto contatto con la natura considerano sacri alcuni animali. Normalmente vengono ado-rati animali che uniscono doti terrifiche ma anche positive, come il coraggio e la generosità. L’orso, nei popoli artici e subar-tici, è uno di questi. Essendo proibito evocarlo per nome, esistono tanti nomignoli con i quali viene affettuosamente indicato. Riti relativi all’uccisione rituale dell’orso si ritrovano in tutta l’Eurasia. Questo animale, così amato dai popoli di tutto il mondo, simboleggia la rinascita periodica della natura. L’orso incarna il mito dell’eterno ritorno, ha un “timer” biologico che lo fa uscire dal letargo all’inizio di ogni primavera, risvegliandosi all’equinozio dalle profondità della Madre Terra e quindi in sincronia con i cicli naturali. La conoscenza di pratiche tradizionali di questi popoli che viene presentata nella mostra, suggerisce una evidente convergen-za con alcune esperienze spirituali delle società contemporanee. Culto dell’orso e Sciamanismo sono peculiari di aggregati umani in continuo e profondo rapporto di equilibrio con l’ambiente naturale dal quale traggono ispirazione, forza e sostentamento. Il patrimonio tradizionale posseduto da queste culture, oggi ritenute marginali rispetto al nostro mondo che gioca la carta del “glocale” con incerte prospettive, non può che essere pro-posto nel quadro di una espansione della conoscenza, che ci consenta di spingere un po’ in là il buio che ci circonda; e rimet-tendo al centro sull’axis mundi del palo sciamanico l’Umanità il cui bene e progresso generale è il fine nobile da perseguire.

Prof. Dario SeglieDirettoreCivico Museo di Archeologia e AntropologiaPinerolo, Italia

Page 3: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

L’ORSO e L’UOMOL’aspetto, il modo di camminare, la capacità di restare sulle sole zampe posteriori sono state lette, soprattutto in passato, come affinità con la specie umana.Anche la dimensione ha influito sulla considerazione che l’orso ha avuto nelle culture antiche. Presso molti popoli è il capostipite mitico, l’antenato del gruppo, della tribù o del clan che sia. Diventa quindi emblema totemico ed animale raffigurato in molte occasioni: incisioni e pitture rupestri, ornamenti, armi, elmi o scudi; poi, col tempo, emblema o cimiero del cavaliere medievale.

L’orso come divinitàIl ritrovamento avvenuto nel 1917 nella grotta di Drachenloch, in Svizzera, di un gruppo di crani ordinati con il muso rivolto nella stessa direzione, aveva suggerito allo studioso di preistoria Emil Bächler l’esistenza di un culto o di ce-rimonie rituali in cui il protagonista era l’orso delle caverne.La polemica, vivissima, si accese subito con posizioni fortemente critiche da parte di chi sosteneva trattarsi di un fenomeno naturale di accumulo. I toni oggi sembrano placati ma l’antagonismo resta, come per la sepoltura, trovata nel 1965 da Bonifay a Le Regourdou (Dordogna) con delle strutture artificiali a secco contenenti resti scheletrici di orsi bruni e un adulto neandertaliano privo di cranio adagiato su un letto di pietre e coperto da un tumulo.

La storia del re degli animaliL’orso, il più grande ed il più forte carnivoro predatore d’Europa, è considerato il re degli animali in molte culture antiche. Già le comunità preistoriche vedevano nelle stelle la grande orsa indicante il Nord. La bestia è’ legata alle divinità del mondo greco Artemide, alla latina Diana - che è spesso raffigurata con orsi e le sue sacerdotesse sono appellate orse - ed a quello celtico e nord europeo. Molti eroi, guerrieri leggendari, hanno il nome legato all’orso: Artù - da arktos, il nome in greco - Beowulf – il lupo / orso delle api – della letteratura anglosassone. Solo il cristianesimo con il suo bagaglio di simboli originatisi in un mondo dove questo animale è sconosciuto lo so-stituirà con il leone.Il risultato di questa decadenza vede la posizione dell’orso degradare col tempo: demonizzato, ridicolizzato fino ad essere gioco da fiera, oggetto di spettacolo da circo.Ma il nostro plantigrado riemerge per vie insolite diventando simbolo degli antagonisti di quel potere che fa largo uso del leone nelle insegne o diventando il compagno di “nanna” di intere generazioni.

Page 4: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

SISTEMATICA DELL’ORSO

Gli ursidi sono, all’interno dei mammiferi Euteri, o Placentati, classificati come appartenenti all’ordine dei Carnivora.Carnivori in quanto presentano una serie di adattamenti al regime alimentare visibile nella dentatura, nell’articolazione

della mandibola, negli artigli.Appartengono poi alla famiglia degli Ursidae e, all’interno

di questa, agli Ursinae.

Le forme attuali di orsi sono:

L’ORSO MALESE Helarctos malayanus (Raffles,1821)

L’ORSO LABIATO Melursus ursinus (Shaw,1791)

L’ORSO DAGLI OCCHIALI Tremarctos ornatus (Cuvier, 1825)

L’ORSO NERO AMERICANO Ursus americanus Pallas, 1780

L’ORSO BRUNO Ursus arctos Linnaeus, 1758

L’ORSO BIANCO Ursus maritimus Phipps, 1774

L’ORSO DAL COLLARE Ursus thibetanus Cuvier, 1823

Page 5: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

SULLE TRACCE DELL’ORSO NELLE CULTURE PREISTORICHE DELLA SCANDINAVIA

In Scandinavia l’orso era considerato un animale sacro fin dalla remota prei-storia. Lo dimostrano le incisioni rupestri raffiguranti orsi che sono state sco-perte in Norvegia e Svezia. Le incisioni risalgono al neolitico e, secondo le recenti teorie degli archeologi, furono eseguite per scopi religiosi e rituali.

Ad Alta, in Norvegia, sono state trovate oltre trenta in-cisioni rupestri raffiguran-ti orsi. In questa immagine, nei pressi di Hjemmelund, si può ammirare una delle po-che rappresentazioni “reali-stiche” della caccia all’orso, probabilmente eseguita ri-tualmente.

In Finlandia si trova un cen-tinaio di siti con pitture rupe-stri, ma solo in pochissimi si

trovano rappresentazioni di orsi. Secondo l’esperto d’arte rupestre Pekka Kivikäs, i rari orsi dipinti sarebbero tutti cuccioli. Secondo Juha Pentikäinen, l’orso adulto era considerato un animale troppo sacro e troppo potente per poter essere raffigurato.

Testa d’ascia rituale a for-ma di muso d’orso, trova-ta nei pressi di Paltamo. Questa ascia litica prei-storica è forata al centro e doveva avere un mani-co in legno. Oggetti simili, a forma di testa d’orso o

d’alce, sono stati trovati in Finlan-dia e in Russia. Secondo le ultime interpretazioni, potrebbe trattarsi di asce rituali, utilizzate da leader dei clan o da sciamani.

Massi sacri a forma d’orso. Tratta-si di altari sacrificali: le offerte po-tevano essere inserite nei fori sca-vati nella roccia.

La roccia Altarikallio (“Roccia Al-tare”) a Kynsikaivonniemi, presso Hirvensalmi, ha un evidente profi-lo naturale a forma d’orso. Secon-do le tradizioni locali, i pescatori erano soliti fare offerte allo spiri-to della roccia per assicurarsi una buona pesca.

Incisione rupestre rappresentante un orso a Valle, in Norvegia. Foto di Pekka Kivikäs (OrsoPR)

Foto di Pekka Kivikäs. (Alta)

Foto di Markku Haverinen. (AsciaOrso).

Foto di Timo Huvilinna.

Page 6: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

GIGANTESCHI VISI UMANI E PITTURE RUPESTRI SCIAMANICHE

Le rocce considerate sacre in Finlandia avevano spesso forme naturali singolari. I siti dove furono dipinte le pitture rupestri preistoriche sono spesso caratterizzati da enormi rocce che ricordano le sembianze di visi umani. Su queste pareti alcuni motivi pittorici compaiono con maggio-re frequenza, barche, antropomorfi e alci, essendo l’alce un importante

simbolo psicopompo per gli sciamani in tutta l’area circumboreale e subartica.

Foto di Juha Pentikäinen.

Ukonvuori (“il Monte del Vecchio”), presso il parco naturale di Ko-lovesi, è una collina caratterizzata da una gran roccia nella quale si intravede un viso umano. Nella grotta sono state trovate alcune pitture rupestri.

La parete della roccia di Astuvansalmi è stata dipinta più volte nel corso dei millenni. Le pitture più antiche, dipinte nella parte superio-re, risalgono al 7000-5700 AC. Il complesso delle immagini sembra essere connesso a riti atti a favorire la riproduzione degli animali. Ivusef e Jeremei, figli dello sciamano khanti Ivan Stepanovich So-pochin, presso il sito di Astuvansalmi.

Foto di Juha Pentikäinen.

Page 7: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

I POPOLI DELL’ORSA MAGGIORE

A partire dal medioevo fu definita “Artica” la cosiddetta Terra Hyperborea Incognita, l’area settentrionale sconosciuta che ap-pariva “bianca” nelle antiche mappe. Ma l’etimologia del nome è ben più antica e affonda le sue radici nel mito greco. “Artico” de-riva dal greco antico arktos, “orso”. Secondo gli antichi ellenici, i popoli artici e iperborei abitavano in una mitica landa a nord, la Hyperborea, governata dal sommo dio Apollo. Il vento del nord (Borea) soffiava da questo remoto reame, situato sotto le stelle dell’Orsa Maggiore e dell’Orsa Minore.

Molti popoli artici e subartici vedevano un orso nella costellazio-ne dell’Orsa Maggiore e avevano elaborato miti sul tema. I fin-landesi credevano che l’orso, Ohto, fosse nato in cielo, presso l’Orsa Maggiore. Nel 1894 Ukko Timonen di Kitee cantò una formula magica per calmare gli orsi, dove erano svelate le segrete origini ursine.

Dove Ohto fu generato,

Zampa di Miele partorito?

Là fu Ohto generato,

Zampa di Miele partorito!

Su per il firmamento,

Sulle spalle della Gran Orsa.

In che modo scese in basso?

Con un filo fu calato,

Con uno spago argentato,

In una culla dorata,

A vagabondar per boschi,

A gironzolar al nord!

(Collezione degli Antichi Poemi del Popolo Finlandese, SKVR - VII 5/loit-sut 3932)

Altri popoli mettevano in relazione altre costellazioni con l’orso. I russi credevano che fosse possibile inaugurare la caccia all’orso solo quan-do apparivano in cielo le Pleiadi, chiamate in russo Volosynia, la co-stellazione del dio Volos, il dio che proteggeva gli orsi e le mandrie di bovini.

Page 8: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

GLI ORSI NELLA HISTORIA DE GENTIBUS SEPTENTRIONALIBUSL’opera di Olao Magno fu la Historia de gentibus septentrionalibus (1555), in ventidue libri. Nonostante il titolo, Olao non scris-se un trattato storico. Compaiono alcuni eventi storici, ma il vero fulcro del libro è la descrizione degli usi e costumi degli abi-tanti del regno di Svezia: gli svedesi, i sami (lapponi) e i finlandesi (essendo la Finlandia parte del regno di Svezia). Può essere considerato il primo testo di “etnografia nordica”, anche se pieno di elementi fantastici. L’opera fu pubblicata e tradotta in tutte le lingue europee e costituì per lungo tempo il testo di riferimento sui popoli scandinavi.

Citando Sant’Agostino e riferendosi a Sassone il Grammatico, Olao tentò di dimostrare la possibilità dell’incrocio fra uomini e orsi. La questione era politicamente delicata e assai poco corretta, visto che si trattava delle “scabrose” origini della corona danese, l’avversaria tradizionale della Svezia. Secon-do Olao, i re di Danimarca non erano altro che i rampolli di un villoso orso e di una avvenente contadinella svedese. La faccenda è raccontata nel capitolo 30 del XVIII libro.

“Un contadino in Svezia aveva una figlia attraente assai. Un giorno la fanciulla uscì di casa e un enorme orso la rapì. (...) Ben presto l’orso divenne un focoso spasimante, ansioso di con-giungersi con la pulzella. (...) La natura permise la nascita di un bambino normale da quella strana unione: ma anche se il bam-bino aveva aspetto umano, celava il sangue della bestia. (...) Suo figlio fu Ulf, il progenitore di Sven e di tutto il casato reale di Danimarca”.

Nel Capitolo 25 Olao illustra uno stravagante metodo per cacciare gli orsi, che diede risultati a dir poco catastrofici:

Un cacciatore volle tirare all’orso quando stava in piedi a mangiare bacche da un albero in autunno. Riuscì ad allarmare l’animale a tal punto che la povera bestia prese a lanciare le bacche dall’ano come chicchi di grandine.

Nel capitolo 26, vi è una bella incisione in cui un orso azzanna un cervo e un cacciatore chiama i cani a raccolta.

Nel Capitolo 27 è narrato il curioso “conflitto fra l’orso e il riccio”:

“Il riccio è circondato da spine appuntite. Le usa per raccoglie-re frutta, che poi va sempre a na-scondere nel cavo di un albero. Ha anche l’abitudine di infastidire gli orsi nelle tane con le sue spine, ma quan-do l’orso attacca il riccio, quello si fa a palla e non può essere acciuffato.”

Nel Capitolo 29 Olao racconta di “come uccidere gli orsi con una mazza”:

In Russia e Podalia sospendono una gran mazza di legno con aculei di ferro sopra un alveare su un albero. L’orso in cerca di miele stacca la mazza, che, cadendo sulla sua delicata testa, lo uccide. La carne era di solito salata per le scorte militari e il grasso era usato per curare le ferite.

Infine, nel capitolo 34, Olao narra “come gli orsi fan girare le ruote”:

“Nelle grandi case, gli orsi vengono usati per far girare ruote per attingere ac-qua da un pozzo.”

Page 9: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

LA CARTA MARINA DI OLAO MAGNO

La “Carta marina et Descriptio septemtrionalium terrarum” di Olao Magno, stampata a Venezia nel 1539, è la prima carta della Scandinavia e dei paesi nordici. Fu prodotta dallo svedese Olao Magno, che nel 1518 fece un viaggio in Lapponia e nel nord della Svezia, visitando le sparute comunità cattoliche dell’epoca. Fu poi segretario del fratello Giovanni Magno che, dal 1523, fu arcivescovo di Uppsala e ambasciatore di Svezia. Nel 1524 fu inviato dal Re di Svezia Gustavo Vasa in missione in Italia, ma, a causa dell’affer-marsi della religione luterana in Svezia, non fece più ritorno in patria. Nel 1544 fu nominato arcivescovo di Uppsala, ma non poté mai raggiungere la sede. A Roma creò una stamperia e stampò le proprie opere e quelle del fratello Giovanni.Morì a Roma il primo agosto del 1557.

Nella sua mappa delle regioni artiche compaiono, oltre a mostri marini e altri animali fantastici, anche di-versi orsi: in Islanda un piccolo orso bianco spunta da una grotta e in Lituania vi sono due orsacchiotti.

Nella parte centrale della Scandinavia, appena sopra la provincia Botnia Occidentalis, si può intravvedere una caccia all’orso.

Olao Magno ha anche rappresentato se stesso: è l’uomo che trascina il cavallo in cima ai monti, vicino alla scritta “Scandia”.

Page 10: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

CHI SONO I SAMI?

I Sami sono circa 75.000 e vivono in Sapmi o Lapponia, regione che include la penisola di Kola (Russia) e le parti settentrionali della Norvegia, Svezia, Finlandia. I Sami sono stati definiti dai popoli vicini “Lappo-ni”, termine che i Sami considerano carico di significati dispregiativi. L’etimologia del termine lappone è abbastanza oscura.

I Sami non hanno un proprio stato indipendente, ma hanno una loro bandiera, un organo rappresentativo, il Parlamento Sami, e una capitale: Karasjok, in Norvegia.

Le lingue Sami fanno parte del ceppo linguistico ugro-finnico e si possono classificare in due gruppi: le lingue sami occidentali e quelle orientali.Esiste circa una decina di tipi di lingue Sami scritte e, nella Biblioteca di Karsjok, sono raccolti 35.000 vo-lumi in lingua Sami.

Bandiera del popolo sami con i colori della natura della Lapponia e con il cerchio rappresentante il sole, astro particolarmente sacro nell’antica mitologia di questo popolo.

Page 11: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

L’ORSO NEI TAMBURI SCIAMANICI LAPPONI

Prima della conversione al cristianesimo, lo sciamanismo era un importante elemento della religione tradizionale dei Sami. Lo sciamano Sami era chiamato noaiddi ed era solito usare il tamburo nei rituali di cura. La superficie dello stru-mento era dipinta con simboli che illustravano la complessa visione Sami del cosmo. I tamburi erano utilizzati anche per la divinazione: un piccolo oggetto era posto sulla superficie, che veniva percossa con il martelletto. L’oggetto si muoveva e finiva inevitabilmente per posizionarsi vicino a un disegno, che doveva essere interpretato a seconda della situazione. L’orso compare spesso fra i disegni del tamburo.

L’orso del tamburo del Museo Preistorico ed Etnografico L. Pigorini di Roma.

Sulla superficie del tamburo Sami conservato presso il Museo Prei-storico ed Etnografico L. Pigorini di Roma è disegnata una linea orizzontale che divide la sfera celeste da quella terrestre. Sulla linea sono rappresentate le principali divinità Sami. Nella parte uranica si può notare un cacciatore con il cappello Sami “dei quattro venti” puntare la freccia contro un grosso orso, sormontato da una ren-na di enormi proporzioni. Si tratta della rappresen-tazione di un mito di cac-cia, che narra come il cac-ciatore e le prede si siano trasformati in costellazio-ni. Al centro del tamburo vi è la rappresentazione del sole, connesso al cie-lo e alla terra da una linea verticale che potrebbe rap-

presentare il “pilastro dell’universo”. La corta linea verticale in basso divide il mondo terrestre da quello sotterraneo, nel quale sono rappresentate le divini-tà ctonie e, curiosamente, anche una chiesa cristiana (la casa con tre croci).

Anche la parte inferiore del tamburo del Museo Pigorini è ornata da simboli, di difficile interpretazione, vi-sto che si tratta della parte “esoterica” del tamburo, depositaria di una conoscenza tenuta volutamente segreta dallo sciamano.

Gli orsi del tamburo di Lyksele

Alcuni tamburi avevano orsi dipinti sulle superfici. E’ il caso di que-sto tamburo del XVII secolo, proveniente da Lycksele. L’orso compa-re nella parte sinistra del tamburo e in alto al centro. Entrambi gli orsi sono accompagnati da dei puntini che possono rappresentare il po-tere spirituale dell’orso. In alto si trova l’orso, in cima a una montagna (il triangolo) abitata da uno spirito (saivo olmai), probabilmente asso-ciato alla riproduzione della selvaggina (orsi e alci).Sulla parte destra, si può vedere la tana dell’orso, rappresentata con due archi sormontati da puntini. Al centro il sole è simboleggiato come un piccolo rombo, dove si in-travvede una renna, simbolo celeste e solare, ed anche vittima sacri-ficale. Tamburo del XVII secolo, proveniente da Lycksele. Disegno di Ernst Manker, 1951.

L’orso del tamburo del Museo Preistorico ed Etnografico L. Pigorini di Roma.

Page 12: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

CHI SONO I KHANTI E I MANSIL’area della Siberia occidentale, ad oriente dei monti Urali, è abitata da minoranze etniche che, come l’ungherese e il finlandese, fanno parte del ceppo linguistico ugro-finnico. Oggi questi popoli sono chiamati con il nome originale delle loro lingue: Khanti (un tempo chiamati Ostiachi) e Mansi (Voguli). I Khanti e i Mansi vivono, da mil-lenni, nell’area in cui scorre il vasto fiume Ob e i suoi numerosi affluenti.

I Khanti e dei Mansi erano specializzati nell’uti-lizzare al meglio le limitate risorse naturali offer-te dalle foreste subartiche; quindi si erano mal adattati all’economia sovietica, specie quella dei kolchoz e dei sovchoz fondati a partire dagli anni ‘30, a causa dei profondi contrasti con la loro tradizionale visione del mondo. Per i Khan-ti e i Mansi la foresta e la terra sono sacre. Le foreste non possono essere abbattute e la terra

non può essere dissodata per l’aratura o la coltivazione perché è considerata la Dea Madre, e dissodare il terreno è come graffiare il suo petto.

L’informatore principale della ricerca sul campo era l’anziano sciamano khanti Ivan Stepanovits Sopotshin, che nel gennaio 1990 aveva un’età stimata di circa 90 anni ed era analfabeta. Sopotshin era l’unico sopravvissuto degli otto sciamani khanti arrestati nel 1930 durante le persecuzioni ordinate da Stalin contro presunti “leader nazionalisti” khanti.

Nella cerimonia sacrificale si uccidono due renne, una bianca e una nera. La bianca veniva sacrificata al più giovane dei figli del dio del cielo, poiché si credeva che lui amasse guidare una renna. La renna nera era destinata invece alla divinità del-la terra, visto che il colore abbinato alla terra è il nero, che rappresenta anche la femminilità (la Madre Terra).

Il sacrificio della renna era qualcosa di molto più rilevante di un semplice rito domestico connesso all’allevamento delle renne. Alla base di que-ste complesse procedure rituali vi è un mito riguardante la costellazione di una renna selvatica (o di un’ alce). Dopo il sacrificio, lo sciamano ha illustrato con un disegno la costellazione riferita al mito.

La costellazione della renna selvatica disegnata dallo sciamano coincide chiaramente con le stelle lumino-se e ben visibili di Perseo e Cassiopea, che in quella stagione si trovano esattamente allo zenith del cielo siberiano.

L’orso, uno degli antenati mitici dei Khanti, ha un ruolo di fondamentale importanza nello stesso sacrificio della renna. Nella tradizione degli Ob-ugrici, l’uccisione e il funerale dell’orso erano il dramma rituale “per eccellenza”: durava una settimana

e comprendeva centinaia di canti, il cui corpus forma il fulcro dell’epica dei cacciatori. L’orso aveva sposato la pri-ma donna khanti, l’an-tenata del popolo, con la quale aveva genera-to i clan.

Juha Pentikäinen (secondo da sinistra) con la famiglia dello sciamano khanty Sopotshin (primo da sinistra).

L’anziano sciamano Ivan Stepanovits Sopotshin

suona il suo tamburo rituale.

(Foto Juha Pentikäinen)

Fase del sacrificio delle renne. tradizional-mente vengono sacrificate due renne, una di

colore scuro e una di colore chiaro.

Il disegno originale dello sciamano Ivan Stepanovits Sopotshin mostra la costellazione della renna selvatica “a sei gambe”.

Lo studio del professore di di Astronomia dell’Università di Helsinki Tapio Markanen colloca con precisione la costellazione khanti della renna mitica fra le costellazioni di Perseo e Cassiopea.

Due anziani Mansi suonano uno strumento a corde e intonano canti per i riti dell’orso. Foto dell’Archivio delle Antichità di Finlandia.

Alcuni giovani Khanti

Page 13: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

CHI SONO I NANAI ?

I Nanai sono una stirpe tunguso-manciù, una delle tante etnie che abitano il cor-so inferiore dell’Amur, situato fra il 46° e il 54° parallelo.

Nella loro lingua i Nanai si definiscono hedeni o hezhen, “il popolo della foce del fiume”. Vi è poi un secondo temine utilizzato per autodefinirsi, “nanai”, cioè

i “primi abitanti della terra”. I popoli del basso Amur seguono uno stile di vita seminomade e ap-partengono alle cultu-re dei cacciatori nor-dici. I Nanai abitano in un’area abbastan-za estesa, nelle valli di Sungar e Aigun fra il basso Amur ed i suoi affluenti. La flora risulta parzial-mente artica; nella fitta taiga si trovano anche tigri e zibellini.

Saman: lo sciamano nanai e le sue gerarchie

Nella lingua nanai il termine saman indica indifferentemente uno sciamano o una sciamana. Un individuo di questo rango gode di un rispetto fuori dal comune. È una persona particolarmente competente, alla quale ci si rivolge anche per risolvere molte questioni quotidiane. Lo sciamano è il massimo esperto delle leggi che rego-lano il cosmo. Garantire la continuità dell’ordine universale è fondamentale: ogni cosa avviene secondo regole ben precise. Lo sciamano, in quanto esperto del funzionamento di quest’ordine, è dunque anche il garante del-l’armonia della comunità, in grado di aiutare la gente a superare le loro afflizioni. Non basta essere un semplice guaritore per ottenere il titolo e lo status di sciamano. Fra i Nanai esistono tre ca-tegorie di sciamani. La gerarchia è fondata sulle attività rituali che gli sciamani sono in grado di svolgere, sulla

potenza dei loro spiriti e infine sul potere di controllo su di essi. La categoria più bassa è occupata dagli sciamani taochi, ritenuti in grado di curare le per-sone. Appartengono alla seconda categoria gli sciamani hergen, che hanno potere sui vivi e sui morti. Gli sciamani più potenti, i kasa tai, sono in grado di incontrare gli spiriti – guida che conoscono la via per portare le anime dei morti alla loro ultima di-mora. Sono in gra-do di effettuare il kasa taori, il rito finale per condur-re i morti nell’al-dilà “definitivo”: il Buni.

La sciamana Lindza suona il tamburo in un rituale di guarigione.

Foto Juha Pentikäinen.

Sciamani Nanai svolgono alcuni rituali sul ghiaccio del fiume Amur, nello stesso luogo dove furono uccisi gli sciamani negli anni ‘30, nelle “purghe” staliniste. Foto Juha Pentikäinen.

Rito sciamanico per condurre le anime dei defunti nel regno dei morti. Il Buni, l’aldilà Nanai, è collocato sulle sponde del grande Fiume Amur.

Foto Juha Pentikäinen.

Fase rituale del riscaldamento del tambuto svolta da Ella, giovane apprendista per diventare sciamana. Il riscaldamento si svolge davanti l’albero sacro con gli scalini. Foto Juha Pentikäinen.

Page 14: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

LE STATUE MUDGEN E LA PREPARAZIONE DEL RITUALE

Il giorno precedente il rituale Aleksei Jegorevits, marito di Nesul-ta Geiker, aveva scolpito e piallato i mudgen, statuette in legno che rappresentano i morti da inviare nel Buni. Sono scolpite in maniera molto semplice e schematica, quindi abbigliate.

Tutte le generazioni del clan Zaksor furono coinvolte nei prepa-rativi. Le donne prepararono il cibo rituale nei bivacchi mentre i bambini giocavano intorno agli adulti. Gli uomini costruirono la tenda itoan e piantarono un albero ad occidente della tenda. Sul tronco vennero fissati tre assi orizzontali che rappresentavano i gradini per la scalata verso il cielo. Sulla tela della tenda itoan vennero appoggiati due tamburi sciamanici, uno chiaro e uno più scuro. Quello chiaro era utilizzato per il viaggio nel mondo celeste, quello scuro per il cammino verso il Buni.

All’inizio delle attività rituali lo sciamano deve riscaldare il tambu-ro. Si tratta di un accorgimento indispensabile, poiché la mem-

brana lasciata fredda potrebbe spezzarsi o produrre un suono di scarsa qualità. La voce dello sciamano deve es-sere forte, egli ha uno spirito - guida al quale chiede di se-dere sulle sue spalle durante il rituale per aiutarlo. Si può anche interpretare il rito del riscaldamento del tamburo come una metafora dell’intero sciamanismo.

In una delle fasi fondamentali del complicato rituale la sciamana Lindza cominciò a intonare il kekuri, canto dalla melodia ossessiva e melanconica che serviva a rintraccia-re e riunire tutte le anime da accompagnare in gruppo nel viaggio ultraterreno. Le comunità dei vivi e dei morti erano così simbolicamente riunite.

Arrivò dunque il momento fatidico della partenza per il Buni. Fu legata alla slitta sacra una statua di fasci d’erba che rappresentava il cane, l’animale psicopompo del clan Zaksor. Quando tutto alla fine fu pronto, lo sciamano Ivan cominciò ad intonare canti tradizionali; Linza, seduta davanti alla tenda con Nesulta e Maria Vasilevna, scoppiò in un lungo songo, un lamento in forma di canto funebre. Mentre Lindza intonava la lamentazione rituale, Nesulta Geiger e Vasilevna Beldy si unirono in pianto insieme a lei, accom-pagnando il canto di Ivan Torovits. In seguito fu bruciato il cane d’erba. Quando gli spiriti ebbero lasciato le statue per tra-sferirsi nel Buni, le statuette furono gettate fuori dalla tenda itoan.

Gli oggetti Nanai di questa mostra

Molti degli oggetti sciamanici Nanai pre-senti in questa mostra appartenevano alla sciamana Mariya Petrovna Beldy che, nel suo testamento, decise di lasciarli in dono a Juha Pentikäinen.

La sciamana Lindza, con la pipa in bocca, fa sistemare le ultime offerte alle statue mudgen, che rappresentano gli spiriti dei morti da inviare nell’aldilà. Foto Juha Pentikäinen.

Conclusione del complesso rituale kasa-taori col quale la sciamana Lindza fa compiere il viaggio ultraterreno verso il Buni alle anime dei defunti.

Foto Juha Pentikäinen.

La sciamana Lindza intona un lamento. Foto Juha Pentikäinen.

In questa foto il marito della sciamana

raccoglie gli oggetti della moglie defunta.

Sulla parete si nota la coperta usata nei rituali.

Page 15: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

LA CHIESA LUTERANA E L’UNIVERSITÀ CONDANNANO I RITI DELL’ORSO

In Finlandia i riti dell’orso vennero pubblicamente condannati dalle più alte autorità politiche e religiose.

La processione per l’inaugurazione dell’Università di Åbo nel 1640. Al centro vi è il Governatore di Finlandia Per Brahe. Il religioso nel quadro di destra è il Vescovo Isac Rothovius, autore del sermone per l’inaugurazione. Quadro di Albert Edelfert, 1904.

L’Università fu inaugurata (15 Giugno 1640), quindi nella Cattedrale il Vescovo, Vice-ret-tore dell’Università, pronunciò un lungo sermone di ringraziamento. Il prelato spiegò che la neonata Accademia Åboensis avrebbe avuto il nobile scopo di estirpare i “costumi pagani” che si perpetuavano in Finlandia. “Sappiamo bene quale rude paganesimo e stregoneria esistevano in Svezia e Finlandia; la grazia di Dio ce ne ha liberati! (...) !”Negli stessi anni la chiesa si scagliò contro i tamburi “magici” dei Sami in Lapponia, bru-ciandone a decine . In seguito sui roghi ci finirono anche le presunte “streghe” ed i suppo-sti “stregoni”.

In Finlandia, che all’epoca era parte del regno di Svezia, le autorità si impegnarono in una dura crociata nei confronti dei rituali dell’orso. Gli orsi vennero sterminati con tale violenza da rischiare la completa estinzione.

Negli ultimi anni gli orsi finnici si sono ripresi e hanno raggiunto le mille unità. A piccoli passi, l’orso sta ridiventando il Signore del Bosco... e nel 1985 è stato ufficialmente proclamato “Animale Nazionale” (kansaneläin), conquistando un posto d’onore anche fra le immagini dei francobolli finlandesi.

Costume sciamanico e tamburo siberiano,

Museo dell’Università di Novosibirsk, Foto Dario Seglie,

Archivio CeSMAP.

Battuta di caccia all’orso, Carelia, 1903.

Page 16: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

KALEVALAIl Kalevala è il principale poema epico del-la Finlandia, composto dal medico Elias Lönnrot a metà dell’Ottocento sulla base di poemi e canti popolari, paragonabile ai racconti di Re Artù, all’Odissea o al-l’Eneide. “Kalevala” significa letteralmente “Terra di Kaleva”, ossia la Finlandia.I personaggi principali sono Väinämöinen, eroe saggio, bardo e sciamano, il fabbro Ilmarinen, che rappresenta l’eterna inge-gnosità, e il guerriero seduttore Lemminkäi-nen, simbolicamente il lato guerresco e sensuale dell’uomo. In breve, il Kalevala racconta della lotta dei tre protagonisti contro Louhi, signora del paese di Pohjo-la (la Terra del Nord, rivale di Kalevala, la Terra del Sud), per il possesso del Sam-po, magico mulino portatore di benessere e prosperità, forgiato da Ilmarinen. Il mondo del Kalevala nasce dall’ imma-ginazione poetica popolare e ha l’indeter-minatezza della fiaba. Per secoli e’ stato tramandato oralmente partendo dalla tra-dizione sciamanica per arrivare ai canto-ri accompagnati da strumenti tradizionali (come il Kantele, sorta di cetra nordica). Nel 1893 il compositore finlandese Jean Sibelius ha scritto la suite musicale Lem-minkäinen, opera in quattro movimenti ispirata al Kalevala.Il pittore Akseli Gallen-Kallela (1865-1931) dipinse molte opere ispirate al Kalevala ed ai suoi personaggi, favorendo l’identità na-zionale finlandese.Il Kalevala è una delle fonti citate come ispirazione per l’opera Il Silmarillion di John Ronald Reuel Tolkien, l’autore de Il Signo-re degli Anelli. Ispirata all’opera è anche un’avventura di Walt Disney, Paperino alla ricerca di Ka-levala, una storia a fumetti molto popolare in Finlandia.

Sampo: il fantastico, indecifrabile strumento forgiato dal mitico fabbro Ilmarinen, che procura salute, ricchezza e gioia a chiunque lo possieda; gli aiutanti azionano un immenso mantice. Dipinto di Joseph Alanen, 1915 - 20

La difesa del Sampo, magica ruota di mulino forgiata dal mitico fabbro Ilmarinen. Il saggio

sciamano Väinämöinen, al comando della barca che trasporta il Sampo, affronta l’insidia di Louhi, maga e signora del paese di Pohjola, la Terra del Nord,

rivale di Kalevala, la Terra del Sud. Dipinto di Akseli Gallen – Kallela, Tempera su tela, 1896.

La difesa del Sampo, magica ruota di mulino forgiata dal mitico fabbro Ilmarinen.

Copertina del fumetto (1999) di Walt Disney che reinterpreta il Kalevala finlandese.

L’eroe Kullervo va alla guerra. Dipinto di Akseli Gallen – Kallela; acquarello, 1899

La partenza di Väinämöinen, l’ eroe saggio, bardo e sciamano, raffigura la fine dell’antica religione finnica.

Dipinto di Akseli Gallen – Kallela, olio su tela, 1896

Il dipinto Ad Astra vuole rappresentare la transizione dalla Grande Dea delle antiche

religioni tradizionali alla nuova religione cristiana. Akseli Gallen – Kallela, olio su tela, 1894

Marjatta ed il bambin Gesù.

La nuova religione che si afferma sulla roccia.

Akseli Gallen Kallela, Tempera su tela, 1896

L’eroe Kullervo impreca contro le ingiustizie. Dipinto di Akseli Gallen Kallela, olio su tela, 1899

La fabbricazione del Sampo, la magica e misteriosa ruota di mulino del Kalevala forgiata da Ilmarinen con gli aiutanti. Dipinto di Akseli

Gallen – Kallela, olio su tela, 1893

(Gallen_Kallela_Lemminkainens_Mother.jpg) : L’eroe Lemminkäinen ritrovato morto dalla Madre, richiama la Pietà cristiana. Dipinto di Akseli Gallen

– Kallela; acquarello e guazzo su carta, 1894

Page 17: Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009 - CeSMAP · 2009-10-12 · Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei

SCIAMANISMO: IL LAVORO DEL PROF. JUHA PENTIKÄINEN, UNIVERSITÀ DI HELSINKI. RUSSIA, TRA IL FIUME AMUR E L’OB, 1990 – 1992.

La sciamana Tojo Petrovna Beldy suona il tamburo in casa sua. Fiume Amur,

villaggio Daerga, 1991.

Offerta rituale per una persona defunta nel villaggio Jari, Troytskaya. Maria Vasiljevna Beldy versa liquidi sul fuoco. Jari, 1992.

Olga Andreevna e Trofiim Maktovits nel villaggio Dada, 1992.

La sciamana Nesulta Geiker, 1992. La sciamana Maria Vasiljevna Beldy mentre canta, 1992.

Maria Vasiljevna, Ivan Torokovits Beldy, Aleksei Jegorevits e Nesulta Geiker pranzano sulla sponda

del Fiume Amur, 1992.

La famiglia di Maria Vasiljevna e Ivan Torokovits Beldy con i ricercatori Tatjana Bulgakova e Antti

Pentikäinen. Daerga, 1992.

Juha Pentikäinen e Mingo Beldy ascoltano la performance sciamanica appena filmata. Daerga, 1991.

Juha Pentikäinen , Ivan Torokovits Beldy e Lindza Beldy fanno una tipica colazione Nanay a base di pesce. Daerga, 1993.

Maria Vasiljevna Beldy e familiari. Daerga, 1991 Cerimonia sciamanica di offerta rituale. Ivan Torokovits Beldy e Maria Vasiljevna Beldy. Daerga, 1991.

L’anziana sciamana Marina Sopotshin “scalda” il suo tamburo rituale.