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145 Da EL BURGO RANERO a LEON Data 17/05 Tappa 18 Distanza 37 km Abitanti 130.916 Regione CASTIGLIA-LEON La città di León dal latino ("Legio"), fu fondata dai romani per ordine di Galba (prima che diventasse imperatore) su pianta quadrata, ed è il risultato di una serie di eventi storici; si conservano ancora alcune vestigia dell’antico accampamento romano. Capitale del Regno medievale di León, che più tardi si unì con quello di Castilla, divenne la tappa di riposo obbligatoria per i pellegrini del Cammino di Santiago.Nella città ci sono numerosi edifici particolari che fanno di León un posto speciale: la Cattedrale, che se visitata in giornate assolate ci trasporta in uno spazio multicolore creato dalle sue incredibili vetrate, la Basilica di San Isidoro, che possiede quello che per molti sono le pitture murali più belle d'Europa("la Cappella Sistina del Romanico"), il Parador di San Marcos, una volta ospedale dei pellegrini del cammino di Santiago mentre attualmente è un hotel di lusso, ed edifici così originali quali il Palazzo dei Guzmanes , o la Casa dei Botines , frutto dal genio di Gaudí. Anche León vanta una storia di città accademica. Ai tradizionali corsi di laurea si aggiungono i corsi di spagnolo per stranieri. Quest'ambiente studentesco si nota, specialmente durante certe ore del giorno se si fa un giro per la zona del "Barrio Húmedo", zona di bar e di divertimento all'aperto, ove potrete provare i tipici insaccati frutto della terra (specialmente la c.d. " cecina" carne salata e stagionata) accompagnati dai vini propri della zona di León. Monumenti principali: la Cattedrale di Santa Maria la Regla; la basilica di San Isidoro; il Monastero di San Marcos trasformato in Parador Timbro dell’Albergo

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Da EL BURGO RANERO

a LEON

Data

17/05

Tappa

18

Distanza

37 km Abitanti

130.916

Regione

CASTIGLIA-LEON

La città di León dal latino ("Legio"), fu fondata dai romani per ordine di Galba (prima che diventasse imperatore) su pianta quadrata, ed è il risultato di una serie di eventi storici; si conservano ancora alcune vestigia dell’antico accampamento romano. Capitale del Regno medievale di León, che più tardi si unì con quello di Castilla, divenne la tappa di riposo obbligatoria per i pellegrini del Cammino di Santiago.Nella città ci sono numerosi edifici particolari che fanno di León un posto speciale: la Cattedrale, che se visitata in giornate assolate ci trasporta in uno spazio multicolore creato dalle sue incredibili vetrate, la Basilica di San Isidoro, che possiede quello che per molti sono le pitture murali più belle d'Europa("la Cappella Sistina del Romanico"), il Parador di San Marcos, una volta ospedale dei pellegrini del cammino di Santiago mentre attualmente è un hotel di lusso, ed edifici così originali quali il Palazzo dei Guzmanes , o la Casa dei Botines , frutto dal genio di Gaudí. Anche León vanta una storia di città accademica. Ai tradizionali corsi di laurea si aggiungono i corsi di spagnolo per stranieri. Quest'ambiente studentesco si nota, specialmente durante certe ore del giorno se si fa un giro per la zona del "Barrio Húmedo", zona di bar e di divertimento all'aperto, ove potrete provare i tipici insaccati frutto della terra (specialmente la c.d. " cecina" carne salata e stagionata) accompagnati dai vini propri della zona di

León. Monumenti principali: la Cattedrale di Santa Maria la Regla; la basilica di San Isidoro; il Monastero di San Marcos trasformato in Parador Timbro dell’Albergo

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Tappa lunga e faticosa. Fino a Mansilla, che dista 19 km dalla partenza, il Cammino procede seguendo il sentiero regolarmente alberato.

È sicuramente uno dei tratti più brutti e meno stimolanti di tutto il Cammino. Da EI Burgo Ranero a Reliegos, primo paese che si incontra, ci sono quasi 13 km di solitudine attraverso l'infinita piana che già da giorni si percorre; l'unica cosa che interrompe la monotonia di questo mondo orizzontale è, dopo l0 km, una ferrovia. È questo il più lungo tratto di solitudine dopo quello di 17 km, percorso in precedenza, tra Carrion de los Condes e Calzadilla de la Cueza. Passata Reliegos si arriva senza difficoltà a Mansilla de las Mulas, città storica situata sul Rio Elsa, con le antiche mura secondo alcuni di fondazione romana. A Mansilla facciamo sosta per riposarci, sedendoci su un muretto che sembra fatto apposta come punto di sosta. C’è anche una bellissima ragazza danese, bionda con berretto alla Vasco Rossi e i vestiti tendenti più al barbone che al pellegrino. Ci scambiamo qualche parola. La rincontrerò a Santiago sulle scale dell’Albergo con un cagnolino tenuto in fagotto. Il giorno dopo la rivedo dentro l’albergo con in braccio una borsa nella quale sicuramente teneva il cucciolo che non avrebbe potuto portare dentro. Vicino al muretto c’è un bar e ne approfittiamo per fare nuovamente colazione. Riprendiamo il cammino attraverso una via che traversa la città, contrassegnata nel mezzo ogni due o tre metri da conchiglie di ottone o di bronzo, come già visto anche in altri centri abitati grandi o piccoli. Usciti da Mansilla per l'antico ponte di pietra sul rio Elsa, una pista agricola evita un po' di asfalto; il paesaggio comincia a mutare e ad arrotondarsi. Come già anticipato, di qui a poco si dovrà sopportare il margine asfaltato della statale, che accompagnerà "fedele" il pellegrino fino a Leon. I paesi che si incontrano tra Mansilla e Leon sono: Villamoros (dove non si trova alcun servizio), Puente de Villarente, Arcahueja e Valdelafuerte. Prima di entrare a Puente de Villarente, si attraversa uno strano ponte sul Rio Porma; usciti da questa località (che è per lo più quasi un'area di servizio con bar e ristoranti), dopo un benzinaio, le frecce gialle indicano a destra per un cammino agricolo che evita quantomeno il contatto diretto con la statale; cominciano ad apparire cartelli con un leone vestito da pellegrino. Dopo Arcahueja, invece, si sale, facilmente, all'Alto del Portillo (890 metri), da dove in lontananza si vede Leon, con le guglie dell'imponente cattedrale. Si accede al centro della città attraversando il Puente Castro sul Rio Torio.

Questo Licel è instancabile. Vorrei trovare ogni tanto una panchina per riposarmi, ma non se ne trova nessuna e inoltre Licel da quest’orecchio quasi non ci sente. Nei giorni seguenti, proprio perché voglio marciare riposandomi di quando in quando, gli dico: “tu vai pure avanti, non ti fare scrupoli; io ti rallento la marcia...”, ma non riesco a spiccicarmelo. Mi dice che quando si è sposato, il prete gli disse che sarebbe dovuto rimanere con la moglie per sempre, nella buona e nella cattiva sorte; e lui farà così anche con me. ... ma allora fermati ogni tanto!...

Seguendo le frecce gialle ci trasciniamo fino all’albergo che si trova nel Barrio Humido (quartiere umido), detto così perché in ogni cantone c’è un posto per bere. Io ho il problema delle vesciche, e visto che a Belorado era stato così facile farsi curare, chiedo informazioni su dove si trovi il Centro Medical. Con le ciabatte ai piedi e senza calzini, mi faccio altri due km e mi sottopongo alle cure di un’infermiera che per levarmi lo speciale cerotto che ci avevo applicato, mi fa un male cane. Mi disinfetta, mi mette un altro speciale cerotto e mi dà una ricetta che, per come capisco, mi serve per

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andare al prossimo centro medico, cui devo andare ogni 24 ore. Però la mia convinzione di sapere lo spagnolo subisce un duro colpo. Quando dopo due giorni vado ad un Centro medico e mostro la carta, il medico mi chiede: hai comprato l’antibiotico ordinatoti? No, io credevo... Insomma, era una ricetta da presentare in farmacia per comprare l’antibiotico.

Sistemato il piede, torno all’Albergo: altri due km. Poi esco con Licel a visitare la città, che è abbastanza grande e bellissima. Siccome è domenica mi dirigo anche alla Cattedrale di Santa Maria la Regla, sperando ci sia la Messa. Invece non c’è. La Cattedrale è stupenda, definita l’opera maggiore del gotico spagnolo, con 1800 mq di vetrate spettacolari.

Uscendo dalla Chiesa incontriamo Francisco e Javier, con i quali facciamo una foto. Mi dicono che sono diretti alla Basilica di San Isidoro, sia perché è un’opera da visitare assolutamente, sia perché alle 7:30 c’è la messa. Sono o non sono fortunato? mi chiedo. La basilica di San Isidoro secondo la guida è uno dei tesori più belli del Cammino. Fu consacrata nel 1063 quando vi furono traslate le reliquie del grande Santo sivigliano Isidoro, molto venerato e decantato matamoros. Nella Basilica si trova una cripta, il Pantheon Reale, che la guida definisce di una bellezza stupefacente, definita la Cappella Sistina del romanico spagnolo, ma che non ho potuto vedere perché a pagamento e fuori orario. Siccome siamo in anticipo rispetto all’orario della messa, né possiamo visitare la Cripta Reale, Francisco ci invita al bar di fronte. Prendiamo tre birre, e una Red Bul per Francisco. Poi andiamo a messa e Francisco fa la Comunione. Mi viene da pensare che ognuno il Paradiso se lo costruisce su misura. Quelli con molti scrupoli, si fanno un Paradiso stretto dove è difficile entrare; quelli accomodanti e bonaccioni si fanno un Paradiso facile: Francisco fa la comunione dopo essere andato al bar, trascina a velocità sostenuta Javier, che è stato per 20 anni il suo secondo presso la Società in cui hanno lavorato, senza tener conto che Javier ha difficoltà a tenergli dietro, per uno strappo al polpaccio; cambia 4 volte lo zaino facendoselo portare di volta in volta da casa dai familiari senza preoccuparsi dell’eventuale disturbo; uno zaino sempre più piccolo e con cinghie messe in maniera diversa, perché ha dolore ad una spalla.

La sera io e Licel andiamo a cena ad un locale reclamizzato presso l’Albergo per 9 euro, ma presso il ristorante il prezzo esposto per lo stesso menu è 12 o 14 euro.

Licel mi ricorda Marco, perché è instancabile, è stoico, è multi sportivo, ma per il resto io sono lo spagnolo locale e lui è lo straniero che mi viene appresso: non sa chiedere le informazioni, non sa orientarsi con le informazioni ricevute, insomma lo sminestro io qua e là.

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Allba alle 6:15, quando già camminiamo da 20 minuti

Deserto fino all’orizzonte

In vista di Mansilla de las Mulas

Mansilla de las Mulas, la piazza dell’Ayuntamento

Mansilla, percorso in città segnato con conchiglie

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Sullo sfondo di Leon, Licel

Sullo sfondo di Leon, il Pellegrino Azzurro; notare lo zainetto

Leon sullo sfondo

Periferia di Leon

Puente Castro sul Rio Torio

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Le antiche mura della città

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Santa Maria del Mercado, nel Barrio Humido

Santa Maria del Mercado, nel Barrio Humido

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Palazzo di Gaudì

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La Cattedrale

La Cattedrale

La Cattedrale, interno

Io, Javier, Licel e Francisco davanti la Cattedrale

Basilica di San Isidoro

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Javier, Licel e Francisco

Javier davanti la Basilica di San Isidoro

Basilica di San Isidoro, interno

Piazzetta adiacente il nostro Albergo

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Da LEON

a SAN MARTIN DEL CAMINO

Data

18/05

Tappa

19

Distanza

24,9 km Abitanti

50

Regione

CASTIGLIA-LEON

San Martin del Camino. Piccola località di case sparse

Timbro dell’Albergo.

Ci mettiamo in marcia verso le sei, lasciando Leon. Passiamo davanti un palazzo bellissimo, che una volta era un ospizio per pellegrini ed oggi è un parador, un albergo di lusso a 5 stelle. Vicino al parador, la solita croce in pietra che c’è in ogni paese e in molti incroci fuori delle città Addossato alla croce c’è un pellegino che si riposa, in bronzo. Ho notato che in queste città grandi e piccole

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seguitano ad abbellire piazze e piazzette con figure o sculture a puro scopo di abbellimento. Dopo mezz’ora che camminiamo passiamo davanti un orologio che segna le 7:30 e alternativamente 4°, ma non sento freddo. Quindi il camminare mette in circolo il sangue.

Arrivati alla Virgen del Campo, ci sono due possibili persorsi: uno che va a Villar de Mazarife e l’altra che va a Villadangos del Pàramo. Decidiamo di prendere il primo persorso, quello a sinistra, e già penso di poter visitare a Villar de Mazarife la bottega di Monseñor, un artista che dipinge in stile romanico ed ha un piccolo museo. Invece sbagliamo strada e quando ce ne accorgiamo siamo già sul secondo tragitto; tornare indietro aumenta la fatica, quindi decidiamo di proseguire. La tappa terminerebbe a Villadangos del Pàramo, dopo 21 km da Leon; per accorciare la tappa dell’indomani che prevederebbe 31 km, decidiamo di proseguire fino a San Martin del Camino, dove, ci hanno detto, ci sono molti posti letto; forse ci siamo distratti con i racconti di Licel.

Quando Licel era piccolo e viveva in Navarra, aveva un cavallo morello intelligentissimo; si chiamava Moro. Quando gli voleva montare in groppa, Licel lo chiamava: “Moro, vieni qui” e Moro correva, poi si inginocchiava per facilitargli la salita in groppa. Oppure era Moro che si avvicinava senza essere chiamato e s’inginocchiava quasi sdraiato per invitarlo a salire.

Arriviamo all’Albergo Municipale, che è nuovo e bello, ma fuori del paese; proseguiamo verso il paese, ma quando passiamo davanti un altro albergo privato, ci sentiamo chiamare. Sono Francisco e Javier che hanno già preso alloggio e stanno prendendo il sole in giardino. C’è possibilità di scegliere varie soluzioni di stanze: collettiva a 7 euro a letto, o con due letti a 16 euro (8 a testa), o singola a 18, ecc.. E’ tutto nuovo. C’è possibilità di mangiare. Ordiniamo tra l’altro zuppa di lenticchie, che non sarà pronta prima delle 3:45. Poi faccio il bucato a mano e stendo. I panni si asciugano rapidamente perché c’è il sole e molta aria. Prendo appuntamento con l’albergatore che per le 18, per 12 euro mi porterà al Centro Medico per curare i piedi. San Martino è un paese troppo piccolo per avere un medico stabile. Il medico ha orari stabiliti per ogni paese dei dintorni e quando ha finito nei vari paesi, assicura la presenza di pronto soccorso nel Centro medico del Paese più grande, in questo caso a Hospital de Órbigo. E’ qui che il medico mi chiarisce che avrei dovuto comprare l’antibiotico in farmacia. Javier si è gentilmente offerto di accompagnarmi, in maniera che io non abbia difficoltà a parlare e capire quanto mi dirà il medico. ... e pensare che io ero convinto di non avere difficoltà a capire lo spagnolo. Durante il viaggio parliamo con l’albergatore, che è una persona che si dà molto da fare. Non solo ha messo su un albergo e fa il cameriere, l’autista, il giardiniere, aveva un’officina meccanica per la riparazione di trattori e macchinari agricoli, ma è andato in pensione e ha dovuto chiudere l’attività; però quando un conoscente ha bisogno di riparare un trattore, lui, a officina chiusa, seguita a darsi da fare. Ha anche un piccolo appezzamento di terreno che coltiva direttamente. Ma le cose in questo periodo in campagna non vanno bene: se nascono vitelli o maialini, conviene sopprimerli subito perché la spesa per alimentarli supera il ricavo della vendita dell’animale adulto; il granturco per semente costa in maniera spropositata rispetto a quanto si ricava dal granturco posto in vendita. Anche i canali d’irrigazione sono rimasti quelli che furono fatti tanti anni fa’. Mi sembra di aver capito che è uno di quelli che dicono “... quando c’era Lui, caro lei...”

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Una piazza con monumento moderno

Le antiche mura

Palazzi vecchi e moderni

Un bellissimo Parador

Moderni palazzi per il Comune

Un pellegrino di bronzo che si riposa accanto alla croce

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Ponte San Marcos sul Rio Bernesga

Interminabile susseguirsi di palazzi uscendo da Leon;

l’orologio, al centro in verde segna le 7:30

Lo stesso orologio subito dopo segna 4°

L’onnipresente pellegrino

Il mio Albergo

La mia stanza a due letti

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Dall’Albergo, veduta delle montagne innevate

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Da SAN MARTIN DEL CAMINO

a ASTORGA

Data

19/05

Tappa

20

Distanza

21.5 km Abitanti

12.039

Regione

CASTIGLIA-LEON

Astorga è un comune della provincia di León. Cittadina medioevale, sorge nell'aspra e povera zona montagnosa detta La Maragatería del versante sud-ovest della Cordigliera cantabrica. Il primo insediamento umano risale al periodo dei Celto-Liguri, conquistata dai Romani la città prese il nome Asturica Augusta e si ingrandì. È citata da Plinio il Vecchio che la definisce una splendida città. Tiberio nel 24-25 costruì la strada che congiungeva la capitale della Lusitania Emerita Augusta(Merida) con Astorga e una testimonianza della presenza romana sono resti delle mura e dell' Ergastula grande carcere di schiavi visibile oggi nei sotterranei delle casas consistoriales Nel Medioevo divenne un'importante tappa del Camino de Santiago nel tratto fra Leon e Ponferrada; qui infatti la via di pellegrinaggio proveniente dal sud, la Vìa de la plata, si riuniva al Camino francés, e per questo rafforzò la sua cinta muraria. La lingua leonese è ancora parlata nella regione. Durante la Guerra d'indipendenza spagnola (1808 - 1812) Astorga resistette ad un duro assedio da parte delle truppe napoleoniche che risultò in una dura sconfitta per gli attaccanti. Questo episodio valse alla città il titolo di Benemerita. Per i meriti conseguiti dalla città e dai suoi abitanti lungo i secoli Astorga

vanta il titolo di Città nobilissima, leale,

benemerita, magnifica, augusta e bimillenaria.

Timbro dell’Albergo

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E’ una tappa piana e gradevole fino all'imponente e storico ponte sul Rio Orbigo, che si supera per entrare nel paese di Puente y Hospital de Orbigo.

Il nome delle due località praticamente congiunte è dovuto al famoso ponte e al fatto che qui, anticamente, c'era un hospital che accoglieva pellegrini malati (eretto probabilmente dai Cavalieri di San Giovanni). il ponte sul Rio Orbigo, di origine romana, di ottima costruzione, con molti archi, fu testimone in passato di numerose battaglie, fra le quali si ricordano una tra svevi e visigoti avvenuta nel 452, e quella che nel 900 circa pose di fronte le truppe di Alfonso III El Magno e quelle cordobesi che minacciavano la zona. Un'antica storia narra che qui il cavaliere leonense Suero de Quifiones, per difendere il proprio onore infamato in una faccenda d'amore, per un mese sfidò, con nove fedeli alleati, trecento cavalieri giunti da ogni parte d'Europa. Invocò in aiuto della sua innocenza San Giacomo e vinse la sfida, recandosi poi a Compostela in pellegrinaggio. La vittoria del cavaliere, avvenuta nell'anno santo jacopeo 1434, conferì al ponte il nome di Paso Honroso (d'onore).

Seguendo il cammino si attraversano in breve i paesini di Villares de Orbigo e Santibafiez de Valdeiglesias. Da qui il paesaggio inizia a mutare; a un soffio già si vedono i Montes de Leon, tra cui spicca il Teleno (2.188 metri), oltre i quali si trova la zona più umida del Bierzo e... ancora più in là... la Galizia.

Una pista più avanti sbocca su una piccola altura al Crucero de Santo Toribio (900 metri), da cui si vede in lontananza Astorga con la sua cattedrale. Si scende dunque verso questa importante città, dove si giunge dopo aver attraversato il paese di San Justo de la Vega.

Arriviamo all’Albergo e ci assegnano un letto in una stanza a due castelli. Mi custodisco; andiamo a pranzo negli appositi locali dell’Albergo, mangiando quanto abbiamo comprato al supermercato; un ragazzo di Frascati mi offre degli spaghetti aglio e olio. Poi vado alla ricerca del Centro Medico. Capito con un medico che ha il figlio che studia architettura a Roma, quindi mi cura le vesciche con una certa attenzione e poi mi da anche un cerottone di scorta.

Incontriamo Francisco e Javier, che lungo il percorso ci avevano abbandonato perché Francisco, se non va veloce si stanca troppo. Infatti ogni pellegrino ha il suo ritmo di marcia, che deve assecondare per stancarsi di meno. Visitiamo la città insieme e poi andiamo a cena: bel ristorante al centro, ottima cena, 9 euro.

Poiché l’Albergo è dotato di computer, approfitto per mandare un’email.

From: <[email protected]>

Sent: Tuesday, May 19, 2009 9:45 PM

To: <[email protected]>

Oggi sono arrivato ad Astorga, citta`romana fondata da Augusto. L'altro ieri

sono arrivato a Leon una citta´stupenda con una chiesa straordinaria.

Abbiamo mangiato in un ristorante con menu`a prezzo fisso di 14 euro, ma per

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i pellegrini solo 9. Ottimo.

Io ero con Lisel, un Navarro trasferitosi in Catalogna 50 anni fa' e che il

20 settembre celebra i suoi 50 anni di matrimonio, Ha 76 anni ma sembra un

ragazzino. Ha tutte le dite dei piedi incerottate ma cammina senza mai

riposarsi. Gli piace andare ogni anno a Pamplona e correre davanti ai tori.

Ancora ci corre. A volte il toro lo prende e lo scaraventa per aria. Una

volta gli ha fatto uno sbrego in un braccio. Lui è di vicino Pamplona. ma

gli piace soprattutto toreare con le vacche che sono più cattive, perché i

tori caricano ad occhi chiusi mentre le vacche ad occhi aperti e le puoi

fregare una volta sola. Mi ha raccontato tante altre storie. Ieri

chiacchierando abbiamo sbagliato strada per cui ne abbiamo fatto un’altra,

ma ci siamo poi corretti. Domani dovremmo fare solo 20,50 km mentre

dopodomani 32,50, per cui abbiamo pensato di farne 5 in più`domani. Oggi sono stato

al pronto soccorso per le vesciche e mi ha curato un medico che ha il figlio

a Roma a studiare architettura. Mi ha detto che non c’è infezione e fra

qualche giorno avrò la pelle nuova. Domani e dopodomani non ci sono

città che valga la pena di raccontare. Ora, siccome c’è la fila debbo lasciare il computer.

Ciao a tutti

Il Pellegrino.

(la figura del pellegrino sta dappertutto: in bronzo, in pietra, in tutte le maniere...)

From: [email protected]

Sent: Tuesday, May 19, 2009 9:46 PM

To: [email protected]

cristina mia bella, amoricione, ti ho mandato una lettera circolare

sperando che ti arrivi. Rispediscila.

Un bacione .

Papà

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Una via di Hospital de orbigo

Ponte che collega Puente e Hospital de Orbigo

Paesaggio

Una croce che si trova spesso ai crocevia

Altura di Cruceiro de Santo Toribio

Mercatino all’ingresso di Astorga

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Mercatino all’ingresso di Astorga

Astorga, Chiesa di San Francisco

Astorga, Chiesa di San Bartolomeo

L’albergo di Astorga

Una piazza di Astorga

Una via di Astorga

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Palazzo di Gaudì per l’Arcivescovado

Astorga

La Cattedrale

Una via di Astorga

La Cattedrale, interno

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Da ASTORGA

a FONCEBADON

Data

20/05

Tappa

21

Distanza

25 km Abitanti

40

Regione

CASTIGLIA-LEON

Foncebadon. Poco rimane attualmente di questo paese, uno dei posti ma famosi nella storia del Medioevo in Maragateria. Il primo avvenimento del quale si tiene memoria, fu il concilio del Monte Irago, nell'anno 946, nel quale si trattò come porre rimedio agli incessanti furti ed assassini che si commettevano durante il tragitto di Santiago.

Ad un chilometro si trova la Croce di Ferro, monumento emblematico, dove i pellegrini attraverso i tempi hanno continuato a depositare una pietra sulla pedana della croce. Da questa altezza il panorama è abbagliante, da una parte abbiamo una vista della Maragateria fino ad Astorga e per l'altro l'immensità del Bierzo. Rabanal del Camino: Presidio dei Templari (nel XII secolo). Ai cavalieri, toccava il compito di proteggere i pellegrini. Il paese ha conservato le caratteristiche costruzioni in pietra e soprattutto l'antica e generosa accoglienza; oggi, su una popolazione di meno di cento abitanti, ci sono ancora tre rifugi attivi. A Rabanal, nel piccolo monastero di San Salvador, i due monaci benedettini pregano lodi e vespri (aperti ai pellegrini) in gregoriano. Il mattino: benedizione della pietra da lasciare alla Cruz de hierro. Chi vuole si può fermare qualche giorno per pregare e partecipare alla vita del monastero.

Timbro dell’Albergo.

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Oggi dovremmo fare da Astorga a Rabanal del Camino, appena 20.5 km. Decidiamo di avvantaggiarci per accorciare così la tappa dell’indomani che dovrebbe essere di 32,5 e ci poniamo come meta Foncebadon. Partiamo da Astorga alle 5.50, con Francisco e Javier che però, al solito, dopo un po’ ci abbandonano. Alle 7.30 arriviamo a Santa Catalina de Somoza e, dopo un’altra ora, a El Ganso, a 1.030 metri.

All’ingresso di Santa Catalina incontriamo un tizio che sta preparando un bastone da pellegrino e attacca discorso, poi ci dice che più avanti c’è un bar e subito dopo c’è il bar del figlio per fare colazione; praticamente ce lo raccomanda. Abbiamo dedotto che stesse lì a far finta di preparare il bastone per attaccare discorso con ogni pellegrino, per dirottarlo al bar del figlio.

A El Ganso troviamo una bella area di sosta dove facciamo merenda e dove si fermano anche due coreani. Sfoggiando il mio coreano, praticamente l’unica parola che so è, “agnòn”, mi faccio scattare una foto.

Da qui inizia un’altra salita che in’ora e mezza ci porta a Foncebadon. La montagna intorno al sentiero è un mare di fiori.

Foncebadon è un paese di montagna abbandonato, di case diroccate, alcune delle quali sono state rimesse in sesto per attività connesse al Cammino. Gli albergatori sono alcuni ragazzi slovacchi, probabilmente volontari, lenti come lumache e di un garbo tutt’altro che mediterraneo. Mi faccio il bucato a mano e lo stendo su un mio filo personale e rimango a guardia per paura che il filo, troppo sottile, si spezzi.

A cena ci dispongono in tavoli da 7 e cominciano a portare piatti comuni da dividere. Rincorro il proprietario dell’albergo e faccio presente che io ho pagato una cena individuale e quindi mi ridesse i soldi che me ne vado. Il tizio, uno spagnolo, mi dice “Buffone!” e mi ridà i soldi. Presi i soldi gli dico: “Buffone sei tu e tutti gli amici tuoi!” e vado ad un ristorante vicino, un ristorante costruito in un rudere con addobbi di effetto, dovendo sembrare un ristorante medievale. Il locale è pieno, benché io abbia pagato il doppio dei soliti ristoranti.

Partenza alle 6.30

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Santa Catalina de Somoza

Una strada asfaltata che sembra fatta solo per noi

El Ganso

Area di sosta a El Ganso

Foto scattataci da un coreano

Sentiero al lato della strada asfaltata

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A sinistra, l’Albergo

Il mio Albergo

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Ristorante-night

Altro albergo e ristorante

Cavalli al pascolo

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Da FONCEBADON

a PONFERRADA

Data

21/05

Tappa

22

Distanza

28 km Abitanti

67.969

Regione

CASTIGLIA-LEON

Ponferrada è un comune della provincia di León, comunità autonoma di Castiglia e Leon. Città industriale, sorge su un altopiano a 543 metri di altitudine alla confluenza dei fiumi Boeza e Sil. Importante nodo stradale, capoluogo della comarca di El Bierzo, prende il nome da un ponte costruito nel XII secolo per consentire ai pellegrini di superare il fiume Sil nel loro cammino verso Santiago di Compostela. I primi nuclei abitativi fissi della zona furono costituiti da Liguri poi soppiantati e mescolati a popoli Celtici. La conquista romana di questi territori iniziò nel I secolo a.C. e con essa iniziò lo sfruttamento intensivo dei giacimenti auriferi locali. Questa risorsa fece dell'attuale Ponferrada una città romana, sede di una mansio, citata ancora nel III secolo col nome di Interamnium Flavium nell'itinerario Antonino. Con la caduta dell'Impero romano e le invasioni dei Vandali il sito fu abbandonato, finché nel XII secolo il vescovo di Astorga, Osmundo, per agevolare i pellegrini di Santiago fece costruire sul fiume Sil un ponte rinforzato in ferro (Pons Ferrata) dal quale prese il nome il borgo, tappa del

camino frances intermedia fra Mulina Seca e Villafranca del Bierzo.

Timbro dell’Albergo

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Partiamo prima delle 6 e si comincia subito a salire. Si arriva in circa mezz' ora alla famosa Cruz de hierro, che si trova a 1.504 metri d'altezza (siamo sul monte Irago). Si tratta di un alto palo di legno in cima al quale è posta una semplice croce in ferro che, isolata in cima, sembra voler congiungere la terra al cielo. Eretto forse dall'eremita Gaucelmo (intorno al 1100) nel punto dove anticamente sorgeva un altare dedicato a Mercurio. Alla base della croce si è formata una montagnola di pietre, da secoli portate dai pellegrini per chiedere protezione nel viaggio. Un gesto ripetuto da molti anche oggi. In questa tappa si toccano i punti più elevati della rotta jacopea. Il paesaggio che si attraversa, così spopolato, dall'aspetto un po' misterioso, e l'aria limpida della montagna, predispongono l'ani-mo a percorrere di buona lena il cammino.

Gran parte della tappa è su strada asfaltata, però spesso lungo vie secondarie e senza traffico. Come nella tappa precedente, i paesi che si incontrano sopravvivono grazie al Cammino e ai pellegrini, e sono tutti caratteristici.

Si scende quindi per un breve tratto lungo una strada asfaltata poco trafficata, fino a El Acebo (1.156 metri). Incontriamo all'uscita del paese un piccolo monumento a forma di bicicletta in ricordo di Heinrich Krause, pellegrino tedesco morto per un incidente in bicicletta.

Siamo nel Bierzo, regione del leonense famosa per i suoi vini, come La Rioja. Si continua a scendere, quasi sempre su sentiero, non difficile ma a tratti molto pietroso, brevemente interrotto dalla strada, e accanto a un ruscello. Arriviamo a Molinaseca attraverso un ponte romanico che scavalca il rio Meruelo e lambisce il Santuario de las Angustias, del XVIII secolo. Qui decidiamo di fare merenda in un bel bar accanto al fiume. Un tizio vende le ciliegie e io, pensando che a Roma costino tanto, ne compro mezzo chilo: un euro e mezzo. Seguitando a camminare mentre Licel mi racconta dei suoi 8 fratelli, nipoti, cognati..., arriviamo finalmente a Ponferrada, la città dei Templari.

Al solito dobbiamo attendere l’apertura dell’albergo. Nel giardino dell’Albergo c’è una stele in memoria di un pellegrino finlandese. Gli addetti all’accettazione sono due volontari italiani, che mi chiedono di dove sono. Io rivolgo loro la stessa domanda: uno è di Ancona e l’altro è di Lucca: “Ma per caso sei il marito di Carla?” Me lo conferma e mi dice che lei dovrebbe arrivare uno di questi giorni. Nella stessa nostra camera, con due soli castelli, troviamo anche Francisco e Javier. Io e Licel usciamo per la spesa e, in un supermercato vicino, compriamo per pochi euro un sacco di roba Compro con la card e mi fanno firmare su un piccolo schermo elettronico accanto alla cassa. E’ la prima volta che vedo questo sistema.

Mangiamo ed usciamo per un giro in città. Visitiamo la parte vecchia, il Castillo del Temple, la Basilica de Encina. Encina significa quercia e si riferisce qui alla tradizione che ricorda come un Templare trovò la scultura della vergine detta poi Virgen de la Encina, che era stata nascosta in una quercia per sottrarla alla possibilità che se ne impadronissero i Musulmani. Popolarmente questa statua è detta La Morenita perché è una delle antiche Madonne nere della Spagna.

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Foncebadon alle sei della mattina

La croce di ferro

Una chiesetta vicino alla Cruz de hierro

Animali al pascolo

Animali al pascolo

Un mare di fiori

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Manjarin

Manjarin

In memoria di Heinrich KRAUSE, pellegrino tedesco morto qui per un incidente in bicicletta

Riego da Ambros

Molinaseca in lontananza

Molinaseca

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Molinaseca

Uscita da Molinaseca

In fondo a sinistra l’albergo di Ponferrada

Giardino dell’Albergo a Ponferrada

Ingresso della’Albergo

Pronti per la cena

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Soggiorno-pranzo dell’Albergo

In memoriam

de YOUKO TYYRY Peregrino de Finlandia

La cappella dell’Albergo

Ponferrada

Una piazza di Ponferrada

La Cattedrale

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La Cattedrale, interno

Il Castello di Ponferrada

Il Castello

Il Castello

Una via di Ponferrada

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Da PONFERRADA

a PEREJE

Data

22/05

Tappa

23

Distanza

28 km Abitanti

50

Regione

CASTIGLIA-LEON

Pereje: qualche casa, un bar-ristorante, un albergo municipale

Timbro dell’Albergo.

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Lasciamo Ponferrada alle 6 di mattina. Spesso mi alzo alle 5.30 di mattina per essere pronto alle 6, dopo essermi fatto la barba, essere stato in bagno e fatta una sommaria colazione ed aver completato la preparazione dello zaino, iniziata la sera prima. Lo strano è che non mi sento stanco né ho sonno. Dovessi alzarmi a casa così presto, ne risentirei per tutta la giornata. Forse è dovuto all’entusiasmo per l’”impresa”, e al contagio dell’entusiasmo altrui. Quando camminiamo con Francisco e Javier, è un frequente ripetersi di “precioso”, “divino”, “stupendo”, “impresionante”, “maravilloso”...., riferito a monumenti, alberi, paesaggi, fiori, chiese...; anche Licel pur non usando aggettivi, mostra continuamente il piacere di certe situazioni, di ricordi, di particolari (che spesso già io ho comunque notato). Anche per questo sono contento di aver fatto questo Cammino: nonostante la fatica, uno si carica di entusiasmo e buon umore.

Traversiamo Cacavelos e arriviamo a Villafranca del Bierzo. Entrando s'incontra, isolata, la chiesa di Santiago: romanica, con una sola navata, è famosa per lo splendido portale settentrionale, la cosiddetta "Puerta del Perdon". l'importanza della chiesa è dovuta al papa spagnolo Callisto III (1455-58)18, che le conferì il privilegio dell'indulgenza per tutti i pellegrini che, ammalati o moribondi, non potendo arrivare fino a Compostela, si fermavano qui e passavano sotto la porta suddetta, definita proprio per questo "del perdono".

E’ una bella cittadina, capoluogo della regione del Bierzo, che è una zona con campagne molto coltivate e ordinate, dove si produce un vino abbastanza famoso. Dovrebbe essere il termine della tappa, ma dopo 22,5 km dalla partenza, pensiamo di avvantaggiarci proseguendo, perché almeno io ho un mezzo incubo per una prossima tappa di 40 km, ricordando quella di 37 per arrivare a Leon. Proseguiamo quindi e uscendo dalla città incontriamo tre siciliani che poi rivedrò parecchie volte. Uno dei tre ha una rotula dolorante, e quindi sono costretti a camminare senza troppo forzare. Pensiamo di arrivare per lo meno a Pereje, perché ho letto nella guida che c’è un buon albergo. E infatti lì arriviamo. Dopo un attimo di delusione nel constatare che il paese è di quattro case o poco più, non vediamo nessuna traccia di albergo, nessun passante cui chiedere informazioni, andiamo nel bar del paese a chiedere notizie. La proprietaria ci dà la chiave dell’albergo e ci manda direttamente ad aprire e sceglierci un letto. Dopo di noi arrivano altre persone che, vedendo la porta aperta, entrano ma non sanno cosa fare o a chi rivolgersi; allora io do istruzioni a tutti: entrare e scegliersi un letto e poi verso le 18 arriverà l’hostelera a regolarizzare timbri e registri e pagamenti. Si tratta di un ottimo albergo comunale, nuovo, pulito e comodo. In attesa della cena, fatte le solite operazioni di pulizia e schiacciato un pisolo, andiamo in un portico davanti al bar dove ci dissetiamo. C’è un vecchio paesano reso allegro dalla birra che racconta barzellette. Era un operaio emigrato in Svizzera dove ha imparato un po’ d’italiano, di francese e di tedesco; comunque, se parla spagnolo, si capisce di più. Tra le storielle ci racconta che Zapatero, quando era ragazzo, era considerato lo scemo della famiglia, quando poi è stato nominato Capo del Governo, i genitori si sono preoccupati: “Che è scemo finora è stato un segreto di famiglia, ma ora lo sapranno tutti...”

Chiudiamo la serata con un’ottima cena in un bel ristorante: 9 euro.

18

Borgia, lo zio di Alessandro VI (Borgia)

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Il castello di Ponferrada alle 6 di mattina

Rio Sil a Ponferrada

Foto prima di Cacavelos, inviatami da Francisco

Cacavelos

Rio Cua dopo Cacavelos

Foto scattata a Cacavelo, inviatami da Francisco

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Murale con “Bienvenido a Villafranca”

Villafranca del Bierzo

il castello dei marchesi di Villafranca

La Collegiata di Santa Maria

Il ponte all’uscita da Villafranca

Lasciando Villafranca

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Lungo la Valle del Valcarce

L’Albergo a Pereje

Il Ristorante a Pereje

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Da PEREJE

a ALTO DO POYO

Data

23/05

Tappa

24

Distanza

34 km Abitanti

40

Regione

CASTIGLIA-LEON

O Cebreiro è un villaggio situato in Galizia a 1293 m s.l.m.. È la porta d'accesso per chi percorre il Cammino di Santiago. Venne fondata prima dell'arrivo dei Romani, come testimoniano le "pallozas", abitazioni di pietra dalla forma ellittica con tetti di paglia, di probabile origine celtica. Santa Maria la Real e il Miracolo. La chiesa preromanica di Santa Maria la Real fu fondata nel XI secolo dai monaci benedettini. Al suo interno è possibile ammirare la cappella di San Benito, dedicata ai monaci fondatori, e la cappella del Milagro, al cui interno si conserva il Calice del Sacro Graal, segno del miracolo eucaristico della transustanziazione e l'immagine di Santa Maria la Real che, secondo la leggenda, spalancò gli occhi dallo stupore di fronte al miracolo. La leggenda narra che un giorno d'inverno un abitante del paese di Barxamaior incurante del forte temporale che stava abbattendosi su quelle terre, si recò, come di consueto, ad ascoltare messa. Il monaco, che lo vide arrivare disse con disprezzo "cosa non si fa per assicurarsi un pezzo di pane e un sorso di vino...". Durante l'eucarestia il pane e il vino si sarebbero trasformati in carne e sangue di Cristo davanti agli occhi increduli del poco compassionevole monaco. I due sono ora sepolti insieme nella chiesa

Timbro dell’Albergo

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Camminiamo lungo la Valle de Valcarce, e per i primi 17 km sull'asfalto ai margini della statale che collega il Bierzo con la Galizia.

Oggi però, fortunatamente per il pellegrino, l'apertura di una nuova superstrada nella zona ha la-sciato quasi senza traffico la suddetta vecchia statale. Inoltre, la realizzazione di una pista parallela evita di camminare direttamente sulla strada.

Esiste in realtà una variante, durissima, sulla montagna, che allunga di 2 km l'intera tappa: chi la prenderà?

Verso le 8 arriviamo a La Portela de Valcarce dove riprendo un ennesimo pellegrino di pietra. Da la Portela inizia una piacevole discesa ombreggiata di castani. Dopo 5 km, da Vega di Valcarce si reinizia a salire verso il Cebreiro con bellissime vedute di prati e pascoli e vallate. Un cippo monumentale indica il confine tra la Castilla-Leon e la Galizia e tra le province di Leon, di qua, e Lugo, in Galizia. Qui la salita è quasi terminata; O Cebreiro è vicino ma non si vede subito perché il sentiero è coperto da alberi. Quando appare, manco mi rendo conto di essere arrivato. Sono una Chiesetta e poche case in pietra, molto belle, come fosse stato tutto appena ristrutturato. Visito il paese e la chiesa senza ricordarmi dell’importanza che la guida gli dà. Ci sono vari banchetti di ciliegie e ne compro un chilo e mezzo per un euro e mezzo. Arrivo all’Albergo, nuovo, e ci mettiamo in fila. Subito mi capita di mettermi al centro dell’attenzione parlando con spagnoli, brasiliani, siciliani..., mi meraviglio io stesso di me.

Probabilmente abbiamo fatto 25 km, ma non ci sentiamo stanchi; e, sempre con il pensiero di ridurre la tappa dei 40 km, decidiamo di andare al prossimo albergo, a Hospidal de la Condesa ma non lo troviamo facilmente e decidiamo di andare al prossimo albergo ancora, a Padornelo, dopo altri 2 km.: sono tre case, quale sarà l’albergo? E non c’è nessuno cui chiedere. Allora seguitiamo a camminare fino all’Alto do Poyo, un altro km ancora. Finalmente, trovato l’albergo, ci sistemiamo: 10 euro per dormire e 8 per mangiare. La nostra stanza, di 4 castelli, si riempie rapidamente con altri avventori. L’ultimo ad arrivare è un Norvegese alto quasi due metri, cui tocca un letto sotto un pezzo di soffitto spiovente come di mansarda; potrebbe avere difficoltà a sedersi sul letto per lo spazio insufficiente, eppure è contentissimo, entusiasta; si presenta a tutti, mentre solitamente si saluta e basta. Scendiamo nel bar-soggiorno; fuori fa freddo e si alternano la nebbia o le nubi, e la pioggia, ma il norvegese esce in camicia e ciabatte a “gustare l’aria fresca”. La padrona è una negriera: un tedesco che ha appoggiato qualche panno lavato sull’acciaio del bar, l’ha fatto nero; a sette italiani (che hanno iniziato il Camminino ieri) che sono arrivati per chiedere alloggio, ha risposto in malo modo ”no, non c’è posto!”.Ma non era vero. Quelli sono usciti e sono andati all’albergo di fronte dove si paga con offerta. Alle 7, grida a tutti quelli in attesa: “A cena!” quasi avesse la frusta in mano. A noi ci fa ridere, più che arrabbiare.

Dopo cena andiamo a vedere com’è l’altro albergo e troviamo che Francisco e Javier hanno preso alloggio lì. Ci invitano a un dopocena con pizze rustiche e vino portate dai familiari di Francisco che sono venuti a portare l’ennesimo zaino. Sono presenti anche altri pellegrini conosciuti lì e che reincontrerò nelle successive tappe.

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Buen camino, peregrino A La Portela de Valcarce

Veduta di Rutelan

Veduta di Rutelan

Ognuno per sé e Dio per tutti

Licel, arrancando in salita verso il confine della Galizia

Entriamo in Galicia

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La Croce a O Cebreiro

La Chiesa di O Cebreiro

La Chiesa di O Cebreiro

O Cebreiro

Monumento al Pellegrino all’Alto de San Roque

Alto do Poyo

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Dopocena offerto da Francisco

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Da ALTO DO POYO

a SARRIA

Data

24/05

Tappa

25

Distanza

30.5 km Abitanti

12.887

Regione

CASTIGLIA-LEON

Sarria è un comune della comunità autonoma della Galizia. Questa cittadina deve la sua fama in quanto dista 112 km da Santiago de Compostela. Essendo il primo centro importante a distare poco più di cento chilometri da quest'ultima città, ed essendo cento i chilometri minimi da compiere nel Camino Francés per ottenere la Compostela, è quindi il punto di partenza più gettonato dai pellegrini del Cammino di Santiago di Compostela. Triacastela è un comune di 873 abitanti situato nella comunità autonoma della Galizia. È una località importante del Cammino di Santiago di Compostela.

Timbro dell’Albergo

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Siamo partiti un po’ più tardi, alle 6.30 perché il tempo è freddo e umido. Dopo un po’ comincia a piovere, ma non dà fastidio, tutti indossano l’impermeabile ed è bello vedere tutte queste sagome di tutti i colori. Passando per un piccolo agglomerato di case, vicino Triacastela, attacchiamo discorso con un contadino (non piove più) che tra l’altro ci indica un enorme castagno di 1.800 anni, dice lui. A Triacastela vorremmo visitare la famosa chiesa ma, come al solito, è chiusa.

Anche oggi non facciamo il percorso programmato perché, anziché fermarci a Triacastela, andiamo oltre, fino a Sarria, sempre allo scopo di avvantaggiarci per la tappa dei 40 km.

Siamo partiti da Alto del Poyo in coppie separate, io e Licel, e Francisco e Javier; loro in genere partono prima e camminano veloci, poi fanno sosta nei vari bar e noi li raggiungiamo. Anche qui è successo lo stesso. Dopo un’ora li abbiamo raggiunti e fino a Triacastela abbiamo marciato insieme. Mi dice Francisco che in Spagna si dice che la Galizia è l’orinale della Spagna, perché piove sempre; mentre noi quest’anno siamo stati molto fortunati ché non è piovuto quasi mai. Passiamo lungo la solitaria e remota valle di San Xil, attraverso villaggi sperduti, boschi di querce e a fianco di un torrente e una folta vegetazione che a volte crea veri e propri tunnel naturali. Si attraversa dunque il gruppo di case che è San Xil, poi, seguendo un percorso asfaltato (comunque piacevole), si sale all'Alto de Riocabo (905 metri). Si oltrepassano varie località, tra cui Furela, dove ci fermiamo per fare merenda; un bocadillo favoloso fatto di frittata e formaggio, il migliore che abbia mangiato durante questo mese. Finalmente in lontananza si intravede Sarria. Quando finalmente arriviamo, otteniamo posto al terzo piano di un albergo che è già quasi pieno. Individuo un letto e chiedo: “E’ libero questo?” “Sì, solo se non russi” mi dice in spagnolo una ragazza italiana spiritosa. Francisco e Javier sono già arrivati ed hanno preso alloggio al primo piano. Ogni tanto ci incontriamo, ma non sempre ci fermiamo allo stesso posto. L’Albergo costa 3 euro, compreso un lenzuolo ed una federa usa e getta. Così sarà per tutti gli alberghi della Galizia. L’Albergo, fuori sembra una vecchia casa di paese, ma dentro è stato ristrutturato ed è abbastanza grande , moderno e comodo. Mentre stiamo sistemandoci arriva Javier e ci dice che sta andando a fare il bucato con la lavatrice che costa 4,50 euro, e ci conviene approfittarne. La macchina è grande e c’entra tutta la roba di tutti e quattro, io lavo tutto e rimango con i calzoncini da corsa senza maglietta, nonostante il freddo, in attesa che la macchina finisca e che poi finisca anche la macchina asciugatrice.

In Galizia si parla il gallego o galiziano, che è una delle lingue ufficiali della Spagna. E’ una lingua a metà strada tra lo spagnolo e il portoghese. Comunque, se uno sa un po’ di spagnolo, riesce a leggere un giornale galiziano senza difficoltà.

Facciamo un piccolo giro turistico e poi, alle 7 andiamo a cena dove intratteniamo e siamo intrattenuti dalla barista-padrona del bar, che tra l’altro mi definisce requeño; non lo trovo nel vocabolario e quindi non so se compiacermene; però mi parla con simpatia. Comunque, ceniamo bene e poi alle otto andiamo alla messa domenicale nella vicina chiesa parrocchiale.

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Partenza con freddo e forte umidità

In cammino sotto la pioggia

Un castagno di 1.800 anni

Triacastela in fondo

La Chiesa di Tracastela

Verde appena innaffiato

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Nentiero nel verde, con fiori

Verde dappertutto, umido e oscuro

Sarria, Rio Ouribio

Sarria

Sarria, palazzi colorati

Sarria, palazzi colorati

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Il nostro Albergo

La via dell’Albergo

A Messa nella Chiesa di Sarria