DA DE GREGORIO AL SUPER LATITANTE DI PANAMA …

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4 OTTOBRE 2011 DA DE GREGORIO AL SUPER LATITANTE DI PANAMA E’ berlusconiano fino al midollo, Valter Lavitola. Eppu- re, a sdoganare “lo suo maestro”, Sergio De Gregorio, era stato il tandem di vertice dell’Italia dei Valori Di Pie- tro-Formisano. Con quest’ultimo nei panni del masso- ne, proprio come l’editore dell’ Avanti . Ecco la vera sto- ria dei Lavitola alla turbolenta corte di De Gregorio. Do- ve incontriamo, fra gli altri, personaggi coinvolti in in- chieste sui mercenari anti-terrorismo, protagonisti del- la P4 e un Centro studi massonico sulla guerra. O RA NON PERDE occasione per sparargli addosso, un giorno sì e l’altro pure. Ma la verità è che a sdoganare i Lavitola è stato proprio lui, il giustiziali- sta e dispensatore di norme morali An- sembra il racconto di fatti realmente ac- caduti. E’ precisamente l’11 ottobre del 2005 quando la srl Editrice Mediterranea vie- ne iscritta al Registro imprese della Ca- mera di Commercio di Roma con il nu- mero 241367. Il capitale sociale, costi- tuito dai canonici 10mila euro, è suddi- viso fra Antonio Lavitola (classe 1967, cugino di Valter Lavitola ed ammini- stratore unico della società), l’aversano Tommaso D’Alesio e il giovanissimo Marco Capasso. Una terna di stretto en- tourage del giornalista napoletano Ser- gio De Gregorio, all’epoca già noto per le sue scorribande editoriali, ma non per questo meno deciso a fare il grande sal- to verso il Parlamento, i cui portoni gli erano appena stati chiusi in faccia da Silvio Berlusconi in persona («non vo- glio grane a Napoli», aveva detto il pre- mier ai suoi fedelissimi in occasione del- le regionali di quello stesso anno, il 2005, quando la candidatura di De Gre- gorio in Forza Italia era sfumata all’ulti- mo momento, con i manifesti già affissi RITA PENNAROLA tonio Di Pietro». Il commento - colto al volo fra le battute di alcuni peones du- rante la kermesse di Vasto, proprio men- tre il “tribuno” Di Pietro sul pulpito ca- valca l’onda montante del giustizialismo nel Paese - più che uno sfogo di pancia, « Il quotidiano “Italia dei Valori” al tempo di Lavitola e De Gregorio. Nel fotomontaggio, da sinistra, Valter Lavitola, Sergio De Gregorio e Antonio Di Pietro. MAESTRI DI L

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DA DE GREGORIO AL SUPER LATITANTE DI PANAMA

E’ berlusconiano fino al midollo, Valter Lavitola. Eppu-re, a sdoganare “lo suo maestro”, Sergio De Gregorio,era stato il tandem di vertice dell’Italia dei Valori Di Pie-tro-Formisano. Con quest’ultimo nei panni del masso-ne, proprio come l’editore dell’Avanti. Ecco la vera sto-ria dei Lavitola alla turbolenta corte di De Gregorio. Do-ve incontriamo, fra gli altri, personaggi coinvolti in in-chieste sui mercenari anti-terrorismo, protagonisti del-la P4 e un Centro studi massonico sulla guerra.

ORA NON PERDE occasione persparargli addosso, un giornosì e l’altro pure. Ma la veritàè che a sdoganare i Lavitola èstato proprio lui, il giustiziali-

sta e dispensatore di norme morali An-

sembra il racconto di fatti realmente ac-caduti.

E’ precisamente l’11 ottobre del 2005quando la srl Editrice Mediterranea vie-ne iscritta al Registro imprese della Ca-mera di Commercio di Roma con il nu-mero 241367. Il capitale sociale, costi-tuito dai canonici 10mila euro, è suddi-viso fra Antonio Lavitola (classe 1967,cugino di Valter Lavitola ed ammini-stratore unico della società), l’aversanoTommaso D’Alesio e il giovanissimoMarco Capasso. Una terna di stretto en-tourage del giornalista napoletano Ser-gio De Gregorio, all’epoca già noto perle sue scorribande editoriali, ma non perquesto meno deciso a fare il grande sal-to verso il Parlamento, i cui portoni glierano appena stati chiusi in faccia daSilvio Berlusconi in persona («non vo-glio grane a Napoli», aveva detto il pre-mier ai suoi fedelissimi in occasione del-le regionali di quello stesso anno, il2005, quando la candidatura di De Gre-gorio in Forza Italia era sfumata all’ulti-mo momento, con i manifesti già affissi

RITA PENNAROLA

tonio Di Pietro». Il commento - colto alvolo fra le battute di alcuni peones du-rante la kermesse di Vasto, proprio men-tre il “tribuno” Di Pietro sul pulpito ca-valca l’onda montante del giustizialismonel Paese - più che uno sfogo di pancia,

«

Il quotidiano “Italiadei Valori” al tempo diLavitola e De Gregorio.Nel fotomontaggio,da sinistra,Valter Lavitola,Sergio De Gregorioe Antonio Di Pietro.

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pubblico. Valter smentisce (giammai uncraxiano purosangue come lui potrebbeaver da fare con il persecutore in togaAntonio Di Pietro), ma Velardi ribadisce,poi la cosa sembra finire lì. Fatto sta chel’idillio fra De Gregorio e il Tonino na-zionale dura lo spazio d’un mattino,quanto basta per proiettare sugli scran-ni di Palazzo Madama il giornalista na-poletano: nemmeno il tempo di arriva-re, ed ecco che si fa eleggere alla presi-denza della Commissione Difesa coi vo-ti della Casa delle Libertà.

De Gregorio, via Di Pietro, sbarca al-la corte di Berlusconi, ma restano nellesue mani il quotidiano “Italia dei Valo-ri” e l’editrice capitanata da Lavitola. An-cora a febbraio 2007 (vedi foto di aper-tura) in prima pagina spicca l’editorialefirmato da Antonio Di Pietro.

La questione torna in ballo nel 2010quando scoppiano gli scandali dell’in-chiesta sui grandi appalti per il G8 del-la Maddalena. Perché salta fuori chel’appartamento di Via della Vite 3 a Ro-ma, sede della Editrice Mediterranea, erastato dato in affitto a Lavitola dall’uomodi punta della “cricca”, Angelo Balduc-ci. Ed era precisamente in quella sedeche aveva la sua redazione il quotidia-no di Italia dei Valori. Lo conferma lostesso Di Pietro sul suo blog, nel tenta-tivo di replicare alle verbalizzazioni del-l’architetto Angelo Zampolini ai magi-strati di Perugia.

ODOR DI CLANLa biografia ufficiale del senatore De Gre-gorio (ormai si considerano ufficiali quel-le che appaiono su Wikipedia) riporta letre grane giudiziarie che lo hanno vistoindagato negli ultimi anni. Tutto a postoper l’inchiesta sui presunti collegamen-ti con la ‘ndrangheta, archiviata nel 2009dal gip di Reggio Calabria.

Peccato solo che pochi mesi dopo, afebbraio 2010, uno tra gli artefici delladegregoriana “Fondazione Italiani nelMondo”, Nicola Di Girolamo, sia statoarrestato per rapporti con le ‘ndrine. Perlui l’accusa parlava chiaro: violazionedella legge elettorale con l’aggravantemafiosa. Secondo la procura, Di Girola-mo sarebbe stato eletto all’estero con ivoti della malavita organizzata, come di-mostra tra l’altro una foto che lo ritrae

L’INCHIESTA

in tutta la Campania).Ma come si dice, per una porta che

si chiude, qualche volta si spalanca unportone. E così De Gregorio, mentre fal’accordo con la Democrazia Cristiana diGianfranco Rotondi in area centro-de-stra, il giorno dopo flirta con l’Italia deiValori di Antonio Di Pietro, mettendosul piatto un consistente pacchetto divoti (era stato tra i più votati con la Dcdi Rotondi alle Regionali, benché poinon eletto) e, per l’appunto, un quoti-diano di partito nuovo di zecca, pron-to ad intercettare le provvidenze pub-bliche. Edito, why not?, dalla societàmade in Lavitola, direttori editoriali lostesso De Gregorio e il senatore Idv Nel-lo Formisano, con il figlio di quest’ul-timo, Antonio Formisano, in prima fi-la tra i redattori.

Le tarantelle cominciano quasi subi-to. Claudio Velardi, allora direttore delRiformista, scrive che sarà proprio Val-ter Lavitola, direttore dell’Avanti, ad in-canalare il progetto editoriale dei dipie-tristi verso il sospirato finanziamento

insieme al boss della ‘ndrangheta Fran-co Pugliese.

Strano: è proprio nel corso di questainchiesta su Di Girolamo che per la pri-ma volta, lo scorso anno, si apre unosquarcio su quegli stessi, foschi scenariall’interno di Finmeccanica che rappre-sentano oggi il piatto forte delle indagi-ni su Lavitola.

Non meno incandescenti, intanto, leindagini della Dda di Napoli scaturiteda una perquisizione delle Fiamme gial-le in casa di tal “Caprariello”, al secoloRocco Cafiero. Considerato elemento dispicco del clan Nuvoletta, Caprariellocustodiva una serie di assegni firmati ogirati da De Gregorio.

L’archiviazione disposta dal gip nonè però riuscita a sgombrare il campo daquell’ombra di sospetto che fin dagliesordi della sua carriera circonda, negliambienti del giornalismo napoletano,Sergio De Gregorio. Almeno da quando,negli anni ‘80, mette su il periodico ingiallo e nero Dossier Magazine, consi-derato vicino ad un imprenditore del set-tore delle pulizie, Luigi Romano, poicondannato per collegamenti col clan ca-morristico dei Nuvoletta. Sempre loro.

Passano i decenni ma la scena (giu-diziaria) resta quanto meno turbolenta.Perché socio di De Gregorio nella co-razzata Italiani nel Mondo Channel, spada 2 miliardi e passa di capitale, è statol’imprenditore di abiti da sposa dei Ca-maldoli Giuseppe Giordano, oggi allaguida di Italiamia, network televisivoneomelodico in salsa napoletan-caserta-na. Quando nel 2008 Giordano, la mo-glie ed una sfilza di parenti vengono ar-restati nell’ambito dell’operazione OndeRotte con l’accusa, fra l’altro, di false fat-turazioni, viene alla luce che molti gior-nalisti delle sue tv iscritti nel registro deipraticanti provevivano proprio da duescuderie di De Gregorio: Dossier Maga-zine e l’Avanti. Una, fra loro, si chiama-va Maria Lavitola. Ed era - ed è - la so-rella di Valterino.

Del resto, anche nella famiglia diquest’ultimo le frequentazioni “perico-lose” non sono mancate. Scrive Corra-do De Rosa nel libro “I medici della ca-morra”, uscito lo scorso anno: «Sebbenetutti associno Cutolo (il boss della NcoRaffaele Cutolo, ndr) ad Aldo Semera-

LAVITOLA

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ri, il primo più volte indica come suoperito di fiducia il professor GiuseppeLavitola (padre di Valter, ndr), esponentedella Democrazia Cristiana campana perla quale ha coperto incarichi politici, eche svolge un ruolo di mediazione traCutolo stesso e gli ambienti politici an-che durante il sequestro Cirillo». «Lavi-tola - aggiunge De Rosa - negli anni suc-cessivi certifica l’incapacità di intende-re e di volere per ragioni di natura psi-chica a Vincenzo De Falco, e diagnosti-ca una grave anoressia a Nunzio, cheserve ad accertarne la sua incompatibi-lità con il carcere». De Falco non è unoqualsiasi, ma «un personaggio centraledella storia del clan dei Casalesi. Arre-stato nei dintorni di Casal di Principe il21 giugno 1990, non è mai rimasto mol-to in carcere proprio per via delle deci-sioni giudiziarie a lui favorevoli ottenu-te sfruttando le perizie psichiatriche, egià al suo primo processo di rilievo vie-ne considerato non imputabile e ricove-rato per tre anni in Ospedale psichiatri-co giudiziario a Montelupo Fiorentino».Tanto che negli ambienti lo definiscono‘o fuggiasco.

Quanto a Nunzio De Falco, detto ‘olupo, è invece il mandante dell’omici-dio di don Peppe Diana. Scrive ancoraDe Rosa che De Falco «nel processo chene consegue è difeso dall’avvocato Gae-tano Pecorella, all’epoca presidente del-la Commissione Giustizia della Cameradei deputati. L’anoressia che viene dia-gnosticata al boss dal professor Lavito-la, in realtà, è una diagnosi malposta.Nel suo caso sarebbe più giusto parlaredi dimagrimento indotto, che il boss siprocura consapevolmente. ’O lupo, in-

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Confratelli coltelli?AVANTI, massoni! Se molti fra

i socialisti che ruotavanointorno allo storico quotidianoavevano i loro punti di riferi-mento nella massoneria car-bonara, quella che in qualchemodo aveva ispirato l’unitàd’Italia, ben più prosaicamen-te i personaggi che si aggira-no oggi intorno alla testata sirichiamano agli affari ed affa-rucci sottobanco tipici di mol-te logge dei nostri tempi, al dilà dei proclami del Gran Mae-stro Gustavo Raffi e dei suoiomologhi.

Si parte da lui, l’editoreValter Lavitola che, come laVoce ha scritto in anteprimafin da ottobre 2008, è iscrittoal Grande Oriente d’Italia colnumero di elenco 3425 e laqualifica di “tecnico”. Ha do-vuto ammetterlo anche lo stes-so entourage di Raffi, pur pre-cisando che l’affiliato in que-stione sarebbe “in sonno”.

Lui però, l’assonnato di-rettore, viene dalla lunga scuo-

la muratoria di un confratellocome Fabrizio Cicchitto, P2doc. Non per niente, dentrol’Avanti si è trovato a fianco ungiornalista che dell’apparte-nenza massonica ha semprefatto la sua bandiera: AldoChiarle. Nato a Savona nel1926 ed iscritto col numero20.762, quando nel numero diottobre 2008 furono pubblicatiche elenchi dei massoni, Chiar-le scrisse alla Voce una lungalettera rivendicando con orgo-glio la sua affiliazione.

Bei tempi, quelli dei con-fratelli come Chiarle, massonee partigiano. Poi, però, sonoarrivati i Lavitola. E pure i For-misano. Già, perché fra i poli-tici che in un modo o nell’altroritroviamo lungo il camminodel tandem Sergio De Gre-gorio-Valter Lavitola, ci sononaturalmente alcuni proconso-li di Italia dei Valori. «Fu pro-prio Nello Formisano (nato aTorre del Greco, senatore Idve responsabile del partito di

Antonio Di Pietro per la Cam-pania, ndr) a sdoganare DeGregorio. Ed a lui - ricorda unex supporter del Tonino na-zionale - si deve l’abbraccio“mortale” fra Di Pietro e DeGregorio, che portò quest’ulti-mo per la prima volta in par-lamento». Per puro caso an-che Nello Formisano è mas-sone. Presente nell’elenco allaposizione numero 10.142 conla qualifica di “avvocato”.

Oggi i due massoni Lavi-tola e Formisano si ritrovanosu sponde - almeno apparen-temente - contrapposte.

Confratelli coltelli?

fatti, fa entrare clandestinamente in car-cere un farmaco chiamato fendimetrazi-na. Si tratta di una sostanza che serveper dimagrire, che viene utilizzata pro-prio per far perdere peso al boss velo-cemente, e che lo fa deperire fino ai li-miti della sopravvivenza».

‘A LA GUERRECOMME ‘A LA GUERREDura la vita, eh? Meno male che c’è chiper combattere le guerre continua ad at-trezzarsi. Con ogni mezzo. Perciò, avvol-to in una tanto prudente quanto volonta-ria cortina di silenzio mediatico da circaun anno (in particolare, da quando Di Gi-rolamo aveva vuotato il sacco sui finan-ziamenti in contanti a Italiani nel Mon-do), Sergio De Gregorio si dedica ora ani-ma e corpo a presiedere l’Assemblea Par-lamentare della Nato, dividendosi senzasosta fra i cinque continenti. E volandovolando, ecco spuntare il suo nome inuna inedita storia che riporta alle miliziemercenarie o, come preferiscono chia-marli loro, general contractors in funzio-ne anti-terrorismo mondiale. Comincia-mo dall’inizio.

Già perché, preso com’è dalle sue

missioni di alto livello internazionale, DeGregorio ha forse dimenticato che nell’e-state del 2008 un gruppetto di imprendi-tori partenopei decide di riportare nelleedicole il quotidiano La Notte. In primafila ci sono i fratelli Giuseppe e Vincen-zo Catapano da San Gennaro Vesuviano,«a un tiro di schioppo da Ottaviano - scri-ve la stampa locale - che controllano unagalassia di società attive nei settori degliimmobili, del credito (con quattro finan-ziarie) e dell’editoria». Direttore della te-stata è, guarda caso, un fedelissimo di DeGregorio, Andrea Viscardi, praticantatoalle emittenti di Giuseppe Giordano ed alungo alla guida della redazione di Ita-liani nel Mondo.

Vatti a fidare. A maggio di quest’an-no per Giuseppe Catapano che, abban-donata l’avventura editoriale, si era tra-piantato nel Veneto, scattano le manet-te ai polsi. Con lui finiscono in galerauna quindicina di collaboratori, quasitutti provenienti dal napoletano o dal ca-sertano. Il gioco, secondo gli inquirenti,era semplice: dar vita ad una “rete fi-nanziaria di assistenza” per le aziendein difficoltà, che invece venivano rego-larmente spolpate con operazioni fittizie

Il manifesto ufficiale che celebrava la nascitadella Fondazione Italiani nel Mondo. Secondoda sinistra è Sergio De Gregorio. Sotto lafreccia, Nicola Di Girolamo.

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L’INCHIESTA

perdere con un milieu tanto pletorico,benché chi lo frequenta continui a giu-rare che sono tuttora esistenti i rappor-ti col duo Viscardi-Ruggiero. Quest’ul-timo, fra l’altro, come la Voce ha docu-mentato nell’inchiesta di maggio 2011,si è dato un gran da fare anche in ve-ste di press agent, entrando e uscendoda Palazzo Chigi con Papi girl al se-guito. Una sorta di Tarantini in stileafragolese?

CAMPUS DELLE MIE BRAMEBen più altisonanti sono invece altrecompagini attualmente destinatarie del-le attenzioni del senatore De Gregorio. Eparliamo in particolare di quel CampusUniversitario di Malta tanto caro ancheal sottosegretario agli Esteri Enzo Scot-ti, napoletano e, fin dagli anni del do-poterremoto, uno fra i principali riferi-menti politici dello stesso De Gregorio.

Il più recente atto parlamentare pre-sentato in Senato a sua firma si occupaproprio di appoggiare incondizionata-mente le sorti dell’ateneo maltese. Por-ta la data del 13 settembre 2011 e chie-de perentoriamente che al Link Campusvenga riconosciuto lo status di Univer-sità al pari di quelle italiane, con titolidi studio parimenti validi a tutti gli ef-fetti. Certo, è da una vita che l’onorevoleVincenzo Scotti si dedica a presiedere lasezione romana del Link Campus. Cheha, in particolare, una spiccata vocazio-ne a formare esperti nel contrasto al ter-rorismo internazionale.

Paestum, ottobre 2008. Il Centro Con-gressi Ariston ospita la due giorni su “In-telligence e Security”, con esperti di tut-ta Italia a confronto. Accanto a Scotti,organizzatore dell’incontro come presi-dente dell’università maltese, ci sono,fra gli altri, il senatore campano Giu-seppe Esposito, tuttora vicepresidentedel Copasir, nonché il deputato Pdl Al-fonso Papa e l’ex europarlamentare Giu-seppe Gargani. Gli ultimi due, com’è no-to, sono rimasti coinvolti, a diverso ti-tolo, nelle indagini sulla cosidetta P4(mentre scriviamo, Papa è ancora reclu-so a Poggioreale). Ma c’è anche, al tavo-lo dei relatori, il professor Carlo MariaPolidori. Torinese, di professione avvo-cato, Polidori è fondatore del Cesdis,Centro Studi per la Difesa e la Sicurez-za. E poi è, forse non a caso, presentenegli elenchi dei massoni iscritti al Gran-de Oriente d’Italia.

A proposito. Fra le numerose onori-ficenze vantate nel suo curriculum daGennaro Ruggiero - oltre a quelle di «Ca-valiere Templare» e di «socio dellaNiaf», altra sigla italoamericana fondata

sull’estero e gettate sul lastrico. Pochigiorni fa, il 26 settembre scorso, il gupdi Padova Lara Fortuna ha condannatoin primo grado Giuseppe Catapano allapena di 4 anni e 5 mesi di reclusione.

Prima di essere arrestato, Catapanoaveva fatto in tempo a fondare il cosid-detto Osservatorio Parlamentare Euro-peo, finito ben presto nel mirino di dueprocure della repubblica, Benevento eMilano, nell’ambito delle indagini suuna loggia massonica coperta del capo-luogo sannita, denominata “ColonnaTraiana”. Fra gli scopi dell’Osservatorio,quello di arruolare mercenari per la “li-berazione” del Cabinda - uno fra i terri-tori africani più ricchi di petrolio - dai“comunisti”.

Al fianco di Catapano nel promuo-vere le sorti dell’iniziativa, ecco il “ca-valier” Gennaro Ruggiero da Casoria(per lui il gip di Milano non aveva con-validato l’arresto richiesto dai pm) colquale, non a caso, oggi collabora a tuttocampo il giornalista di origini degrego-riane Viscardi nella web tv denominataProgetto Italia.

Ovvio che il senatore, impegnato inben altri incarichi, non abbia tempo da

da Sergio De Gregorio - spicca anche laqualifica di «membro del Cesdis». E ilcerchio si chiude.

VIENI AVANTI, LAVITOLA!Mentre i suoi amici e maestri di semprepreparano l’arte della guerra, lui, Valte-rino, se la ride dall’esilio dorato pana-mense (o brasiliano che dir si voglia).Nell’isola caraibica si era rifugiato dalungo tempo. Questo, almeno, aveva fat-to credere esternando da laggiù. Primadi venir pizzicato dall’infallibile pennaal vetriolo di Napolispia, alias il giorna-lista Carlo Tarallo, che a settembre lan-cia lo scoop: Valter ha trascorso felice-mente l’estate in quel di Procida, nota-to anche a una serata di tango per prin-cipianti. «Era là - conferma a DagospiaLuigi Muro, storico sindaco dell’isola -sicuramente fra il 15 e 20 agosto, ci sia-mo pure incontrati».

Ma è proprio sotto Ferragosto cheGiacomo Amadori di Panorama co-mincia ad aggirarsi per Napoli. Ritualefuga di notizie dalla procura del Centrodirezionale, e il botto è fatto: con unasettimana di anticipo rispetto all’ordi-nanza di custodia cautelare, il settima-nale pubblica in esclusiva le prime an-ticipazioni dell’inchiesta dei pm parte-nopei Enzo Piscitelli e John Woodcocksulla presunta estorsione ai danni di Ber-lusconi. Per Giampaolo Tarantini e suamoglie Angela Devenuto scattano le ma-nette. Valterino? Uccel di bosco.

I messaggi, però, non ce li fa man-care. Basta andare sulla sua pagina Fa-cebook, inaugurata, a quanto pare, pro-prio nell’ultimo periodo di “esilio for-zato”. «Mi trovo in Bulgaria per contat-ti con potenziali distributori di pesce con-

Enzo Scotti, che presiede il Link Campus diMalta. A sinistra il senatore di IdvNello Formisano e, sotto, i massoni del Goi.

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gelato» (2 settembre). «Adesso sono al-l'estero perché devo fare la selezione dimodelle per la Fininvest» (4 settembre).Nè ci risparmia i suoi proverbiali sber-leffi: «Ragazzi, che devo fare, torno e chia-risco tutto?» (9 settembre). Il 15 settem-bre si icrive al gruppo “Aiutare una fa-miglia in difficoltà con 20.000 euro al me-se”. Il 16 settembre tiene a precisare: «iocomunque adesso sono a Panama, eh».

Biglietto da visita per presentarsi adamici e fan di Facebook è, naturalmente,la testata affidatagli da Sergio De Grego-rio. «Sono l’editore e direttore dell’A-vanti!, attualmente all’estero per lavoro»,proclama Valter sul suo profilo, evocan-do la testata che di soldi ne ha incassatitanti: oltre 2 milioni e mezzo l’anno co-me contributo dello Stato, nonostantel’infuocata battaglia tuttora in atto con glieredi naturali dello storico quotidiano.

Scrive il segretario Psi Riccardo Nen-cini nell’appello lanciato per sottrarre latestata dalle grinfie di Lavitola-De Gre-gorio: «Paghiamo colpe che non sono dinessuno dei nostri padri ma di un mil-lantatore che ha pensato, mettendo una‘L’ ed un apostrofo, di entrare nel pan-theon dei direttori del più antico gior-nale della sinistra italiana». Come ha fat-to? Ricostruisce Nencini: «Nel 1996 La-vitola, nelle vesti di editore (direttoreSergio De Gregorio), col sostegno politi-co di alcuni esponenti dell’ex Psi finitinel centrodestra, si presenta con una te-stata graficamente identica a quella delPsi, ma con una differenza che sorpren-dentemente gli consente di registrarlapresso l’apposito ufficio del Tribunale,senza opposizione». «La sua testata - con-tinua il j’accuse - si chiama “L’Avanti!”,con l’articolo determinativo e l’apostrofo.Vi chiederete: ma se Caio si presentassein Tribunale a registrare la testata de “IlCorriere della Sera”, con l’articolo davantie tutto il resto identico, ci riuscirebbe?

No, crediamo proprio di no, ma perl’Avanti! è successo...».

All’epoca dello “scippo” Lavitola,che compiva i suoi primi trent’anni, al-tro non era se non l’intestatario di fidu-cia del giornalista partenopeo De Gre-gorio, alla cui corte, come abbiamo vi-sto, ruotavano anche la sorella Maria eil cugino Antonio.

Oggi però fa l’ingrato e prova a pren-dere le distanze dal suo maestro. Il 5 lu-glio scorso Valter telefona ad Elena,un’addetta ai pagamenti di Finmeccani-ca. I due discutono di un versamentosull’estero che deve essere fatto in favo-re di Lavitola. Mancano alcuni docu-menti, ma Valter non si scoraggia. «Laverità vera - dice alla sua interlocutrice- è quella che diceva De Gregorio, chequando ci stanno i casini io mi diverto...

DA DE GREGORIO AL SUPER LATITANTE DI PANAMA

Gli incontri di TeanoHA ORIGINI salernitane ma so-

lide radici nell’agro aversa-no, Valter Lavitola. A metterein luce i legami societari tra ilfaccendiere ora latitante ed al-cuni imprenditori di Teano, pro-vincia di Caserta, ci ha pensa-to la testata online PignataroMaggiore news. Si legge in unarticolo a firma Rosa Parchiche i soci teanesi di Lavitola«sono da molti anni consulentidell’Amministrazione cittadina diPignataro Maggiore, per le pra-tiche edilizie relative agli even-ti sismici, nell’ambito di rapporticon l’Ufficio tecnico comunaleinstauratisi e consolidatisi du-rante la prima e la secondaAmministrazione guidata dall’exsindaco Giorgio Magliocca,quest’ultimo per altre vicendedetenuto dall’11 marzo 2011con l’accusa di concorso ester-no in associazione mafiosa (col-lusioni con la potente e san-guinaria cosca Lubrano-Ligato)».

Lavitola sarebbe stato in-fatti socio ed amministratoreunico della Socobi 2000 srl,azienda agricola facente capoa Carla De Francesco di Tea-no. La cittadina, peraltro, vienecitata anche nell’ordinanzad’arresto del gip Amelia Pri-mavera come uno dei luoghiin cui veniva «posta in esserela condotta estremamente flui-da ed articolata» di Lavitola e

di Giampaolo Tarantini.I rapporti tra le imprese del

gruppo De Francesco e il co-mune di Pignataro passavanoattraverso la società SidicinaConsulting, destinataria di in-carichi di consulenza per le pra-tiche edilizie relative ad eventisismici ed inizialmente acquar-tierata, proprio come la Soco-bi, nel quartier generale di piaz-za Municipio 15 a Teano.

Nel 2008 Sidicina Consul-ting cessa la propria attività.A vincere il nuovo bando pub-blico per l’affidamento del ser-vizio, espletato nel 2009, è laSunshine srl.

«Chi sono e da dove arri-vano i professionisti qualificatidella Sunshine? Nulla cambia -prosegue l’articolo - perché iprofessionisti vengono, percombinazione, sempre da Tea-no e sono, per coincidenza,ancora una volta i soci di Val-ter Lavitola nella Socobi 2000,la famiglia De Francesco, evi-dentemente molto fortunatanei rapporti con la ammini-strazione comunale di Pigna-taro Maggiore».

La storia finisce qui. Nes-sun coinvolgimento della fa-miglia De Francesco con le in-

dagini roventi che pendono at-tualmente sul capo di ValterLavitola.

Nè si può mettere in di-retta relazione l’attivismo que-st’ultimo in un’area, come quel-la di Pignataro Maggiore, dasempre nota come avampostodel clan Nuvoletta (ancora lo-ro) in Terra di Lavoro.

Prima di chiudere, i croni-sti di Pignataro News trovanoil modo di evocare quella leg-genda metropolitana secondocui ci fu lo zampino dei servi-zi segreti nella vicenda Ma-gliocca. «Valter Lavitola - scri-vono - al quale qualche orga-no di stampa vorrebbe attri-buire contatti con i servizi se-greti, non c’entra nulla con lasede dell’Amministrazione co-munale pignatarese. Anche sesarebbe piaciuto ai buontem-poni locali attribuire ai servizi(nel caso allertati da Valter La-vitola) la scandalosa fuga dinotizie che in qualche occa-sione ha permesso all’ex sin-daco Giorgio Magliocca di ve-nire a conoscenza del fattoche erano in corso intercetta-zioni telefoniche e ambientalia suo carico nell’ambito di in-chieste della magistratura».

tu non hai idea che casini sto combi-nando, non ne hai proprio idea».

Un’idea, su Lavitola, per fortuna sela sono fatta i pubblici ministeri di Na-poli e il gip Amelia Primavera (benchéi fascicoli siano ora stati trasferiti a Ro-ma). Il punto, però, è ancora un altro: haavuto un ruolo, il padre putativo di La-vitola e berlusconiano doc Sergio De Gre-gorio, in tutta questa vicenda? Di certo,chi a Napoli conosce le gesta della “cop-pia”, se lo sta domandando da un pezzo.«Ora Valter - dice un giornalista parteno-peo di lungo corso - ne parla al passato,quasi fosse una storia in naftalina. Ma quilo sappiamo tutti che lui non era nessu-no. Ed è cresciuto a pane e De Gregorio.Possibile che ora il senatore se ne stia nel-l’ombra, al riparo da tutto?». Ah, saper-lo..., direbbe Dagospia.

Giampaolo Tarantini. Nel box, la zona diTeano, altra meta prediletta da Lavitola.